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Estetica degli Oggetti

Estetica e percezione dell’opera d’arte. Un percorso fenomenologico

Unità didattica A (20 ore; 3 CFU): Problematiche fondamentali in fenomenologia: Husserl e Merleau-Ponty
Unità didattica B (20 ore; 3 CFU): Per una fenomenologia dell’oggetto, da Merleau-Ponty a Dino Formaggio
Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

Prima parte - Problematiche fondamentali in fenomenologia: Husserl e Merleau-Ponty

INDICE

Prima parte - Problematiche fondamentali in fenomenologia: Husserl e Merleau-Ponty......................................................................................................................................2

Introduzione al corso..............................................................................................................................................................................................................................................3

I problemi della fenomenologia – Giovanni Piana.................................................................................................................................................................................................4

Merleau-Ponty: Il filosofo e la sua ombra – il linguaggio indiretto e le voci del silenzio...................................................................................................................................21

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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

Introduzione al corso due problematiche, che in realtà permetteranno degli sviluppi


successivi. Uno, è chiaro che viene in luce come il discorso
14/02 – Lezione I fenomenologico, visto e considerato nel quadro e nel contesto
della dimensione husserliana, è un discorso che tende a non
Il corso di quest’anno è sul problema della percezione estetica e considerare il soggetto come una realtà concreta posta nel
dell’opera d’arte, ed è un corso eminentemente fenomenologico, quadro della sua «esistenza mondana». Quindi il soggetto
sebbene non andrà nelle specificità più profonde della corporeo appare come un soggetto astratto; l’intenzionalità cioè
fenomenologia. È diviso in tre moduli. La genesi di questo il modo di dirigersi verso gli oggetti appare come qualcosa che
programma è stata abbastanza tormentata e alla fine, quasi ancora non ha una sia definizione esistenziale. Insomma, il
inconsapevolmente, ne è uscito un programma di carattere discorso husserliano, giusto o sbagliato che sia, viene accusato
autobiografico, ma anche un corso con una ben precisa struttura di logicismo, cioè di avere un approccio astratto al problema del
al di là dell’autobiografismo. corpo, anche al problema della percezione, anche al problema
dell’esperienza. Viene accusato di non considerare mai il
Il primo modulo parte da un testo significativo di Giovanni soggetto come una realtà mondana, cioè di non considerare il
Piana scritto all’età di 25 anni. Un testo molto lineare, costruito soggetto concretamente posta nel mondo; di considerare il
con una chiarezza esemplare, che mette in luce con un soggetto, malgrado le apparenze, come qualcosa di ancora
linguaggio ‘piano’ tutti i temi essenziali che si andranno a astratto, come qualcosa che in definitiva deve esistere e non può
trattare durante il corso, visti con gli occhi di Edmund Husserl non esistere, una delle fondamentali polarità della conoscenza
(1854 -1938). Perché si è scelto di approntare questo testo? ma è ancora qualcosa che non è fra di noi, che “non è in
Perché nel medesimo finisco ad essere centrali i tre temi che si situazione mondana”.
andranno a trattare.
Il primo è il tema dell’oggetto, il secondo è il problema del Merleau-Ponty, poco prima di morire, scrive a questo proposito
corpo e il terzo è il tema della percezione; oggetto, corpo e dei saggi su questo tema. Maurice Merleau-Ponty (1908-1960) è
percezione sono i temi essenziali che si andranno ad esaminare un filosofo francese che non conobbe mai Husserl, ma che
durante lo svolgimento delle lezioni. Questi compongono la mentre in Europa imperversava la II Guerra Mondiale, andava a
base di quella che si chiama esperienza estetica e il tentativo di Lovanio, dov’era posti gli archivi di Husserl, a leggere e
cogliere quello che è il senso dell’esperienzialità. Di fatto, la preparare la sua tesi di dottorato. Merleau-Ponty vuole scavare
fenomenologia è integralmente, radicalmente e quella che lui chiama l’ombra di Husserl, cioè il non detto di
«consustanzialmente» una filosofia dell’esperienza, una Husserl; vuole scavare quella dimensione che è implicitamente
filosofia che vuole dire come si svolge l’esperienza del mondo presente nel discorso husserliano, cioè la situazionalità del
tramite atti esperienziali, cioè attraverso atti che partono dalla corpo, una forma di intenzionalità, una forma di rivolgersi agli
nostra capacità di avere rapporti con il mondo circostante. oggetti più concreta e situazionale, che tuttavia Husserl non
Rimangono, però, fuori dalla prospettiva di questo libro almeno riuscì ad esplicitare. E usare un’espressione di Merleau-Ponty, si
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vuole esplorare il corpo nella sua dimensione «carnale», fenomenologia sia costretta a diventare concreta. Diventa
mostrando in questo modo che la percezione non è qualche cosa concreta nel momento in cui non tratta di cose astratte, bensì
che possa essere logicamente risolto, ma che quella tra la della propria posizione concreta a fronte di oggetti che sono nel
percezione e l’esperienza è una comunione carnale tra la propria mondo e che cercano di dire il mondo al di là della
“carne”, la “carne del corpo, e la “carne” del mondo; è una rappresentazione del mondo; cercano di esprimere il mondo al
«comunione carnale» tra la “carne” del mondo e la “carne” del di là della rappresentazione del mondo. Nello specifico, la
corpo, che si fondono in una medesima consustanzialità; è una pittura non cerca di oggettivare il mondo ma cogliere attraverso
consustanzialità concreta con la sostanza concreta della realtà il visibile quelle dimensioni profonde, segrete e fondamentali
mondana. che sono all’interno del mondo circostante (ad es.: La montagna
Saint Victorie, Paul Cezanne è e non è al tempo stesso la
Questa centralità del corpo in quanto carne può essere vista in montagna che si vede sorgere sulla piana della Provenza; nel
due direzioni e qui ci si apre il secondo modulo. visibile e attraverso il visibile noi si deve scavare, in ciò la
Una dimensione «fondativa». Dove si fonda questa pittura è maestra, quelle dimensioni profonde, che sono radicate
consustanzialità? Dove questa dimensione di comunione tra la nel visibile stesso e che la pittura fa emergere).
carne del corpo e la carne del mondo può essere radicata?
Insomma, è il vecchio problema della fondazione originaria
(Stiftung o Ur-Stiftung). Dove cerare questo radicamento? I problemi della fenomenologia – Giovanni Piana
Merleau-Ponty nel testo L’occhio e lo spirito (…), mentre i due
testi precedenti Il Filosofo e la sua Ombra (…) e Il Linguaggio L’ordine problematico, che Piana introduce nel parlare di
Indiretto e le Voci del Silenzio (…) che si trovano nella raccolta fenomenologia, impone di riflettere su quei nessi biografici in
Segni (…), parla di una dimensione ontologica, cioè di un grado di risalire a quei nuclei tematici che si vogliono parlare.
radicamento in un unico e medesimo «essere». È necessario C’è bisogno, dunque, di partire da alcuni cenni biografici della
precisare che l’«essere» sia una comunanza della carne, cioè un vita di Edmund Husserl. Nella vita di Husserl non accade niente
essere “carnale”, per Merleau-Ponty. Questo «essere carnale», di rilevante, in quando Husserl è un filosofo classico tedesco,
proprio a dimostrare che questa consustanzialità non sia molto noioso che aveva un animo buono, mite e gentile. Gli
qualcosa di astratto, trova nell’Occhio e lo Spirito unici eventi fondamentali della sua vita capitano nell’anno 1916.
esemplificazione con l’arte della pittura (esemplificazione Si tenga presente che Husserl non è d’origine un filosofo, bensì
simbolica di questa consustanzialità carnale). E non un’arte un matematico. Egli si laurea in matematica all’epoca con il
della pittura generica, bensì quella di colui dal quale parte la grande matematico Karl Weierstrass e la sua prima opera è La
tradizione della pittura moderna, Paul Cezanne. Dino Formaggio filosofia dell’aritmetica; perciò, è già un pensatore uso ad un
appronta un’altra strada che non è quella ontologica, ma quella linguaggio formale sin dagli albori della sua carriera.
che fa una sorta di fenomenologia storica, su cui fondare la Abbandona la carriera universitaria in matematica e diviene
dimensione della percezione dell’arte. allievo di un filosofo austriaco, di origine italiana, che si
Insomma, è come se noi si vedesse che, nel momento in cui si chiamava Franz Brentano ed è uno psicologo. Questo fornisce
incontrano oggetti concreti carichi di significati, la già un utile indicazione, giacché Husserl conosce poco la Storia
della Filosofia. Si vede spesso che Husserl ha una lettura più da
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amatore della filosofia più che da professionista. Basti pensare 1929, quando pubblica Logica Trascendentale e Formale e che
al filosofo Ernst Cassirer, contemporaneo ad Husserl, che non scrive in risposta a Sein und Zeit di Heidegger.
riesce a fare filosofia senza fare storia, mentre Husserl quando C’è bisogno, dunque, di prendere in considerazione il rapporto
fa filosofia è imbarazzante dal punto di vista storico. con Heidegger come ciò che fa emergere immediatamente il
Nell’anno 1916 accadono due eventi importanti nella vita di primo problema da affrontare, cioè la centralità del soggetto.
Husserl e il primo è di tipo accademico, ovverosia avviene il suo Qual è il punto d’avvio del percorso filosofico? Come bisogna
passaggio dall’Università di Gottinga a quella di Friburgo. A considerare il proprio rapporto con il mondo? Husserl è
Gottinga Husserl era diventato ordinario ma venne quasi subito convinto e originando con ciò molti equivoci, che il proprio
chiamato a ricoprire la carica di professore all’università piccola rapporto con il mondo non può essere il rapporto tra due realtà
ma prestigiosa di Friburgo. Quasi tutti i suoi allievi lo distinte come oggetto e soggetto. Quindi la conoscenza non può
abbandonano a fronte di questa traduzione da Gottinga a essere la relazione tra due realtà distinte, come il vecchio
Friburgo, fatta eccezione per la sua studentessa Edith Stein, la modello della adeguatio et rei intellectus. Ma bisogna
quale ebbe la tragica sorte di morire nel campo di considerare la realtà indubitabile del «mondo», in Husserl è
concentramento. Husserl conobbe a Friburgo qualcuno che già sempre presente un «presupposto di mondo», non va vista come
insegnava come docente privato (Privatdozent), il cui nome era se fosse li da rappresentare. Insomma, il «mondo» è reale ma ciò
Martin Heidegger già allievo all’epoca dello storicista Heinrich che si chiama trascendenza del «mondo» (i.e.: il mondo nella
Rickert. Accadde così che Husserl con evidenza si innamorò di sua realtà statica) non può essere conosciuta come una realtà
Heidegger, evento che non si ripeterà mai più nella vita di esterna al soggetto, che possa essere conosciuta come una realtà
Husserl da un punto di visto filosofico. Husserl si spinse persino indipendente dal soggetto. Beninteso, il «mondo» è
a dire «la fenomenologia: Heidegger ed Io» nell’anno 1925. trascendente; il «mondo» è reale; il «mondo» ha la sua struttura
Negli stessi anni in cui Husserl scriveva ciò, Heidegger di senso. I colori, le forme e qualità del «mondo» sono quelle e
apostrofava Husserl ai suoi allievi come «il vecchio noioso». sono reali. C’è un’essenza del «mondo» (Wesen), il «mondo» ha
Insomma, nel passaggio a Friburgo Husserl matura i concetti una sua essenza di fondo. Quindi, c’è un presupposto di senso
fondamentali del suo pensiero, ma incontra anche quello che nella fenomenologia. Il problema, dunque, non è spiegare
sarà il suo grande contraltare, cioè quello senza il quale perché il mondo ci sia, non è neanche a rigore determinare il
Merleau-Ponty non ci sarebbe stato, cioè colui che critica la “che cosa” il «mondo» sia; il problema è come si conosca
concezione husserliana di soggetto. Quindi a Friburgo incontra questo mondo. Ecco il problema non è spiegare le motivazioni
il suo grande antagonista novecentesco, cioè quello che già dagli interiori o metafisico psicologiche in virtù delle quali si conosce
anni 20’ accusa Husserl di «logicismo», di non comprendere le il «mondo», il problema è rispondere al “come” si conosce il
problematicità storiche del pensiero, d’essere incapace di «mondo». La conoscenza è far diventare per-me il «mondo»
comprendere la complessità esistenziale del soggetto. circostante nella sua realtà di senso.
Il secondo passaggio nell’anno 1916 è la morte del figlio in E qui subentra il tema del “come”, in primo luogo, cioè del
guerra, che non è un evento di carattere unicamente biografico, carattere descrittivo della fenomenologia, della sua descrizione
ma che costringe Husserl a rivedere il suo modo di lavorare e a del “come” della conoscenza. Il fenomenologo esercita il suo
prendere la decisione di non pubblicare più nulla fino all’anno sguardo per cogliere il senso delle cose girandoci attorno. Per
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conoscere il mondo, dunque, è necessario partire dagli atti del fondamentale per la rappresentazione propria del «mondo». Il
soggetto, dalla descrizione degli atti soggettivi. Husserl chiama soggetto è una fondamentale funzione della conoscenza. È così
questi atti, con un termine che gli deriva da una tradizione fondamentale che appronta un altro termine per descriverlo, cioè
tedesca coeva, «vissuti». La conoscenza è un Erleben, vita condizione di possibilità per la conoscenza e la rappresentazione
fluente. Quindi è descrivendo i propri vissuti che si coglie la del «mondo». Di qui, quando si parla del soggetto come
struttura di senso del mondo. Quindi gli atti del soggetto sonon condizione di possibilità si sottolinea la trascendenza del
fondamentali per conoscere il mondo, si conosce il mondo medesimo, nella misura in cui il termine trascendentale è la
attraverso la descrizione degli atti. E sono atti dell’esperienza, condizione di possibilità di ogni giudizio possibile e reale. Non
atti esperienziali attraverso i quali ci si rivolge al mondo; tale è possibile rappresentare il «mondo» se non da una attività di
rivolgimento al mondo attraverso la descrizione dei propri atti carattere trascendentale. Nel paragrafo 24§ della Critica della
Husserl lo chiama «intenzionalità». Parola che vuol dire Ragion Pura Kant fa la nota affermazione: «l’Io penso (Ich
rivolgersi verso, direzionarsi, descrivere il mondo attraverso la denke) deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni».
descrizione esperienziale dei propri atti: l’intenzionalità è «il Tuttavia, Husserl sottolinea a più riprese che il soggetto non è
titolo generale della fenomenologia». trascendentale in questo senso, bensì in uno nuovo.
Di qui sorge il primo problema che si articola nella domanda In primo luogo, a Husserl non interessa il funzionalismo, il
seguente: qual è il soggetto di cui si sta parlando? Soggetto, in considerare la conoscenza come un insieme di funzioni, e a
definitiva, è una parola nuova, è una realtà che le grandi rigore a Husserl non piace nemmeno l’idea che questa funzione
tradizioni metafisiche non considerano perché realtà minuta e abbia solo una funzionalità rappresentazionale, cioè che la
transeunte; il soggetto in altri termini è una parola che conoscenza debba mettere capo a rappresentazioni. Egli vuole
caratterizza la modernità, che nasce nel moderno. La prima volta andare alle cose stesse e non alle loro rappresentazioni. Al di là
in cui appare la suddetta parola è con René Descartes nella di queste raffinatezze filosofiche, Husserl aborrisce la frase di
formulazione «ego cogito, ergo sum». Le caratteristiche di cui sopra per due motivi: innanzitutto non lo convince il fatto
questo soggetto cartesiano non sono le caratteristiche del che l’io-penso appare ancora come una realtà distinta dalle
soggetto husserliano. Innanzitutto, è un soggetto sostanziale e rappresentazioni del «mondo»; in secondo luogo, è vero “l’io”
metafisico, cioè una sostanza pensante, una res cogitans, e il kantiano non ha carattere sostanziale, ma ha ancora un carattere
carattere della sua sostanzialità è metafisico nella misura in cui è psicologico, cioè è il “proprio io”, è la propria individualità
radicata nella sostanza divina. La verità del soggetto, della «cosa conoscitiva distinta dalle rappresentazioni e dal «mondo». Il
pensante», è radicata nella sostanza di Dio. Sia chiaro che il mondo e le rappresentazioni hanno un senso proprio perché c’è
soggetto di cui parla Husserl non è un soggetto sostanziale e non un “io” che glielo dona. In tutto ciò Kant non profonde il suo
è una realtà metafisica. Dire che non è una sostanza vuol dire sforzo nel raggiungere le cose, bensì i fenomeni, le cose così
che non ha una esistenza reale, mentre dire che non è metafisica come appaiono a questo soggetto. Tuttavia, c’è una terza ed
vuol dire che non ha bisogno di un principio fuori di sé per ultima anima del soggetto in Husserl ed è quella che vede l’io
esistere. farsi con l’esperienza del «mondo», un io che quindi si fa con il
Le medesime critiche furono rivolte a Descartes anche da mondo, con l’esperienza che ha con il mondo, e che è ricavato
Immanuel Kant, giacché anche Kant ritiene che il soggetto sia dalla grande tradizione empirista, cioè da Hume.
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virtù del nostro esperire, della nostra esperienza – è l’azione


15/02 – II Lezione diretta di un’entità, di una realtà, di un soggetto sul «mondo»;
«l’esperienza è un “modo per coniugare la relazione tra soggetto
S’era cominciato a capire come si possa sviluppare, all’interno ed oggetto».
di una importante corrente della filosofia del nostro tempo, il Infine, compare il terzo tema. Se s’è certi della realtà del mondo
problema della costituzione dell’oggetto. Come si forma e del fatto che si ha un modo per apprendere il «mondo», cioè
l’oggetto, come si forma il problema dell’oggettività? C’è una quello dell’esperienza (Incipit della Critica della Ragion Pura:
distinzione qui da portare all’attenzione del lettore, quella tra la «tutte le mie conoscenze derivano dall’esperienza»), allora ci si
«cosa» indeterminata e l’«oggetto» determinato, pregno di adopererà nella direzione di conoscere i modi della conoscenza
qualità. Di qui, ci sono dei punti essenziali in questa – centralità del soggetto nella sua interazione con il mondo che è
costituzione dell’oggetto, che peraltro non si riferiscono soltanto il luogo di scaturigine della conoscenza medesima. Nello
al discorso fenomenologico ma che si rivolgono a tutto il specifico, la filosofia si origina come sapere di carattere
pensiero moderno. conoscitivo e tentativo di traduzione del medesimo in formule
Innanzitutto, che cosa intendiamo, dunque, quando parliamo di logiche. In quanto tale l’unità minima senza la quale si sarebbe
oggetto? Intendiamo genericamente il mondo dei fenomeni che in absentia di formulazione logica e di filosofia è quella in
ci appare, quello che si trova sotto il termine di «mondo ultima analisi del giudizio, cioè «“S” (soggetto) è “P”
circostante», del quale non è interessante il sapere né “perché” (predicato)»; ovverosia è la relazione che si instaura tra il
ci sia né, in linea di principio, che “cosa” sia questo «mondo». soggetto e il predicato. In altri termini, la conoscenza è il
Quindi, nell’avvicinarsi al «mondo» sorge quell’atteggiamento tentativo di sposare i miei atti con il mondo circostante. È
che non è né metafisico (il domandare perché l’essere il mondo, oltremodo importante, perciò, definire ciò s’intende quando si
sia) né ontologico (l’ontologia è la scienza dell’essere, quindi parla del soggetto.
che indaga che “cosa” sia il «mondo»). Il problema della Ma non esiste una sola nozione univoca di «soggetto», nella
filosofia moderna da Kant in avanti, e si parla di filosofia misura in cui il «soggetto» è un’entità estremamente complessa
moderna in virtù dell’emergenza di questo problema, è “come” da definire, sebbene un tentativo possa essere fatto a favore di
il mondo appare. Nello specifico, Immanuel Kant diceva che era una possibile definizione per via negationis. In altri termini, il
stato Hume a sottrarlo da quello che lui ha poi nominato il “soggetto” anzitutto non è l’uomo, è qualche cosa di diverso da
«sonno dogmatico», ovverosia il non possedere un un’entità “individuale” (non si parla di individuo). Quando si
atteggiamento né metafisico né ontologico. In questo, Hume è parla di una dimensione individuale, non si sta facendo filosofia
uno degli autori filosofici più importanti della modernità, bensì della psicologia. Come, perciò, parliamo di soggetto senza
giacché introduce al problema relativo a “come” appaiano le fare della psicologia? Ma la psicologia non è un’invenzione
cose per-noi. recente, bensì è la scienza dell’anima inventata da Aristotele nel
Il secondo problema, che viene naturale porsi, è sugli strumenti De Anima. Un testo che racchiude in sé la nota affermazione che
a disposizione nel fare emergere il senso del “mondo segue: «nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu»1.
circostante”. Quali strumenti si possiedono per far emergere il
senso degli oggetti? Il «mondo», in linea di principio, appare in 1 Aristotele, De Anima

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Come coniugare tra loro i concetti di «mondo», di «esperienza» Dagli studi di Estetica emerge spesso il fatto che la bellezza non
e di «soggetto» è il problema specifico della fenomenologia. è qualcosa che può essere resa ontologia, ma che si costruisce
Tutto ciò è finalizzato alla conoscenza, non alla costruzione di attraverso una esemplificazione del suo senso. Ma come, quindi,
teorie, di -ismi, di costituzione di visioni del «mondo». Il fine di si esplicita la verità del mondo, delle cose? Come si ha
questo tentativo di esplicitare il concetto di «mondo», conoscenza di questa verità? Verrebbe da dire che la verità è
«esperienza» e di «soggetto» è all’interno di un quadro in cui si estremamente cosale, è qualche cosa che si esplicita nella
vuole profondere uno slancio alla conoscenza. Ma qual è la relazione con il mondo; nella filosofia kantiana la verità è nei
finalità costitutiva del discorso filosofico husserliano nel fenomeni, la verità non è qualcosa che sta in cielo ma che si
momento in cui dice che la sua finalità è conoscere? Esso si esplicita in terra e che si esplicita all’interno delle proprie
prefigge il compito di indagare quell’orizzonte incerto e azioni; all’interno dell’intenzione di conoscere il mondo, di
confuso, perché ad ora non è data per certa nessuna risposta, che rivolgersi al mondo e alle cose. Perciò, quando si parla di
è l’antico problema della verità. Nel Vangelo di San Giovanni «mondo», che cosa s’intende? Bisogna far fronte a tutti gli
viene ricordato l’episodio della scelta di Pilato tra Barabba e equivoci del caso. In tal senso il «mondo» è definito da
Cristo, momento in cui Pilato sente un qual certo imbarazzo Giovanni Piana come il «regno delle cose» (Umwelt), cioè il
(Nel Maestro e Margerita Pilato è afflitto da un feroce mondo in cui s’è immersi; l’oggetto primario della filosofia è il
malditesta per quello incontro avuto con Cristo nel momento proprio «mondo» in cui si vive, il mondo che, dice Husserl, «ho
della condanna a morte) e durante il quale Cristo, rispondendo qui, ho alla mano e che mi circondo». Il mondo che si vuole
alle domande di Pilato, usa la parola aletheia (verità) senza conoscere è questo «mondo» “qui”, cioè il «mio mondo della
darne una definizione ontologica. Pilato è allora spinto a vita» Lebenswelt (mondo della vita, dei vissuti). Husserl
domandargli, senza aspettarsi una risposta in cambio, «che cos’è fornisce una seconda definizione del «mio mondo della vita»,
la verità?» E Cristo, dinnanzi alla domanda del governatore, se del mondo che si deve conoscere, ed è il «mondo
ne va, non risponde. In altri termini, la risposta non è ontologica precategoriale», cioè quel «mondo» che viene prima di
bensì una testimonianza della verità. Quindi indagare come la qualsiasi categorizzazione. Qui c’è un grande problema teorico e
verità si esplicita difronte ai propri occhi. Questo è in definitiva che non è necessario essere filosofo per comprendere.
la finalità del discorso fenomenologico, cioè come la verità si Innanzitutto, è possibile dire che il mondo esiste? È un problema
esplicita difronte ai propri occhi. Nell’Idiota di Dostoevskij determinare che cosa sia la realtà del mondo. Non potrebbe
viene fatta un’altra splendida domanda retorica a quella essere, diceva Descartes, l’invenzione di un genio maligno? In
straordinaria figura cristologica che è il principe Myškin. Nello definitiva, per Husserl, anche Kant cade nello scetticismo,
specifico, durante il dialogo tra il principe e Ippolit, questo pronunciando che le cose non si potranno mai conoscere in sé.
ultimo chiede al principe: – Ma allora principe, mi hanno detto
che lei ha detto che la bellezza salverà il mondo, è forse vero? Il Il secondo problema che qui si affaccia riguarda il “come” si
principe non risponde a Ippolit, il quale allora rincara: – Ma conosce questo «mondo». La filosofia ci suggerisce che il
allora principe, la bellezza lo salverà il mondo? Nemmeno a mondo ha una sua verità, che il mondo della vita è quello ch
questa seconda domanda c’è l’accenno di una risposta da parte quotidianamente esperieamo e del quale non possiamo fare a
del principe che prende ed esce dalla stanza. meno. Ma di questo atteggiamento proprio dell’essere “qui” nel
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«mondo», di questa dimensione del “qui” del mondo, questo L’atteggiamento scettico è un atteggiamento non veritativo
modo di atteggiarsi nel «mondo» del “qui” è il modo (come, a torto o a ragione, Kant non credeva nel potere
dell’atteggiamento valido per conoscere il «mio mondo della costituivo di senso del linguaggio, così nemmeno Husserl non
vita» circostante? La risposta è che c’è bisogno di un metodo crede nel potere costitutivo del linguaggio; esso serve al solo
per conoscere il mondo circostante, cioè una strada-verso scopo di “dire” le cose). Nel saggio di Merleau-Ponty Il
(etimologia di metodo), cioè c’è bisogno di cambiare linguaggio indiretto e le voci del silenzio c’è un tentativo di
atteggiamento, ecco che cos’è e a cosa serve il metodo. Quindi riprendere Husserl a fronte della svolta “linguistica” di quegli
per manifestare il senso del mondo circostante, di “questo” anni. D’altra parte, il realismo è asserire che le cose sono “in
mondo, non è possibile avvicinarsi in modo ingenuo, irriflesso. sé”, ed è in particolare l’atteggiamento dello scienziato che non
C’è bisogno di mettere tra parentesi il proprio atteggiamento si interroga sui modi in cui il «mondo» è. (1) Il «realismo
naturale, ovvero che il nostro concetto naturale di mondo in scientistico» è la forma più pericolosa di scetticismo, perché
ultima analisi è da sospendere e così innestare nella propria asserisce che l’unica verità sia quella dei fatti materiali. È uno
dinamica di conoscenza del mondo un atteggiamento metodico. scetticismo fattualista, che si rifiuta di vedere che la conoscenza
Innanzitutto, il metodo non è la filosofia, essa è il contenuto si esplicita in quelle che sono le sue operazioni. Husserl lo dice
semmai, quello del metodo è un presupposto, ma la verità è in La Filosofia come Scienza rigorosa, il «realismo scientistico»
extra metodica. Husserl parla della differenza tra il contenuto è la forma più pericolosa di scetticismo. Perché lo scetticismo
apprensionale e l’apprensione, perché nonostante l’importanza antico estendendo il dubbio su tutto assumeva che non ci fosse
dei modi dell’apprensione, ciò che interessa sta nei contenuti alcuna verità, mentre lo scientismo afferma che la verità sia
dell’apprensione. quella dei fatti, dimenticando che la verità è «indagine su». C’è
Dunque, come si arriva al metodo? Si arriva al metodo bisogno di superare il fattualismo scientistico. La prima forma
attraverso una serie di operazioni tra loro connesse. Si giunge al dello scetticismo è la suddetta (È un punto costante di tutte le
metodo cercando di comprendere il rapporto tra l’atteggiamento fenomenologie l’entrare in polemica direttamente con credenza
naturale e la realtà degli oggetti. La tradizione filosofica ha inestinguibile del fattualismo nell’esistenza di un «mondo»
considerato in vari modi questo rapporto e l’atteggiamento indipendente dalle operazioni che lo disvelano). In particolare,
filosofico più pericoloso è l’atteggiamento scettico, cioè un Giovanni Piana insiste molto su questo, cui perché questo è
atteggiamento che dubita della realtà oggettiva. Ci si accorgerà, proprio il contrario della fenomenologia, per il mondo ha
leggendo, che il discorso di Husserl attraverso le parole di G. strutture indipendenti dal soggetto che le spiega; è una sorta di
Piana considera scettici tutti i filosofi che non siano lui; sono, scetticismo pericolosissimo perché non appare tale bensì come
dunque, pericolosi tutti gli atteggiamenti filosofici precedenti «conoscenza oggettiva» (ad es.: Galileo di Berthold Brecht).
all’atteggiamento fenomenologico. Insomma, Husserl adotta, La seconda operazione di carattere scettico è speculare ed è
forse senza riconoscerlo, un atteggiamento teleologico – la quello che s’è abituati a chiamare (2) «relativismo scetticistico»
filosofia se moi. È chiaro, di fatto, che con la fenomenologica si o psicologismo, che altro non è che una esaltazione; una forma
dà l’inveramento dell’atteggiamento filosofico, il di scetticismo che è credenza assoluta nel soggetto indipendente
ricominciamento della filosofia toto coelo. dalla realtà oggettiva del mondo. Il mondo non esiste: esistono
soltanto le operazioni del soggetto sul «mondo» – è una forma
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di «individualizzazione relativistica» della realtà a partire dal La (3) forma meno importante di scetticismo è quella del
soggetto. E Husserl ne dà due esempi di questo atteggiamento, «relativismo storicistico», cioè la riduzione del pensiero e della
cioè di questa riduzione del «mondo» ad apparenza sensistica. conoscenza alle sue manifestazioni storiche. Credere che la
Anzitutto lo (2.a.) «scetticismo classico» delle grandi scuole filosofia si possa ricondurre la filosofia alla storia, significa
greche, dove tutta la conoscenza è in esplicitarsi delle proprie pensare che l’esperienza sia relativa alla storia, che le strutture
sensazioni, cioè attraverso i propri singoli atti (i.e.: il mondo e la dell’esperienze cambino con il mutare delle epoche storiche. In
sua verità non sono per-noi un problema – la filosofia è chiusa altri termini, la percezione del «mondo» è storica o la
nell’arco della soggettività; è inessenziale che il «mondo» ci sia percezione del «mondo» è sempre uguale a se stessa? È chiaro
per lo scettico, in quanto per lo scettico non c’è ontologia ma che la risposta di Husserl è la seconda, nella misura in cui la
soltanto il proprio soggetto); in secondo luogo, lo (2.b) struttura dell’esperienza non muta, bensì sono le piccole
«scetticismo relativistico» è una forma di psicologismo o di esperienze a mutare. La struttura dell’esperienza ha delle
psicologistica, cioè tutto imperniato sull’individualità. E vi sono strutture storiche ma non è fondata sulla storia. La (4) ed ultima
differenti forme di psicologismo, cioè di riduzione della verità forma di scetticismo è quella che permette di uscire dallo
del mondo e delle cose esclusivamente alla soggettività. (i) è scetticismo proprio attraverso lo strumento del «metodo». Nello
uno psicologismo «ingenuo» dell’età classica, degli antichi, che specifico, questa quarta ed ultima forma dello scetticismo è
riduce il tutto al proprio esperire (pirronismo); (ii) è uno quella che si potrebbe chiamare del «dubbio metodico». Qui il
psicologismo di carattere «empiristico» – David Hume parte riferimento è René Descartes, primo argomentatore del «dubbio
nelle sue Ricerche proprio da un’opzione scettica, cioè da una metodico». Nel Discorso sul Metodo Descartes afferma che se si
serie di esplicitazioni indifferenti al senso del mondo e delle vuole trovare la «verità», allora c’è bisogno prima di giungere
cose e interessate ad esplicitare le operazioni della natura tramite definizione a un «metodo». E dice «il grande nemico
umana. Per cui la verità, secondo Hume, è nelle proprie della Filosofia è lo scetticismo» – il buonsenso è
operazioni soggettive indipendenti. Questa, per Husserl è la l’atteggiamento più diffuso al mondo, ma bisogna scoprire su
«bancarotta della conoscenza oggettiva», perché la conoscenza cosa si fondi questo atteggiamento; esso è l’esemplificazione
è solamente soggettiva. In questo incrocio (tra fattualismo e della condotta del flaneur scettico –, e che bisogna combattere
psicologismo) Husserl pone sé stesso, proprio perché afferma attraverso l’esasperazione del suo dubbio (lo scettico
che la fenomenologia è il massimo della credenza nel soggetto e nell’immagine classica è un uomo che raggiunge la felicità, che
il massimo della conoscenza dell’oggetto; cioè: la vive senza porsi domande ontologiche o metafisiche), cioè
fenomenologia è il modo di superare questi speculari giungere alla sua manifestazione «iperbolica» (i.e.: elogio del
scetticismi. Infine, (iii) forma di scetticismo, la forma più nulla). Fintantoché dal «dubbio» non è possibile ricavare
pericolosa di psicologismo, Husserl la chiama «psicologia l’essere, l’atteggiamento corretto del filosofo dovrà essere di
trascendentale», cioè una cattiva applicazione della relazione dubitare del dubbio e cercare un modo per uscire da questo
soggetto-oggetto (sebbene Husserl abbia definito il suo operato dubbio. Bisogna, dunque, trovare delle realtà di cui non è
come «psicologia trascendentale» nella Krisis, suggerendo una possibile dubitare; il dubbio si ferma soltantodi fronte ad una
possibile distinzione tra una psicologia trascendentale buona ed realtà che è indubitabile, cioè la realtà della quale è indubitabile
una cattiva). che si stia dubitando. Il fatto che non si possa dubitare più del
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

fatto che si stia dubitando e che il dubbio sia un pensiero; primo risultato raggiunto ieri, esistendo svariate forme di
perciò, il dubbio genera in noi l’idea che si sta pensando e di ciò scetticismo, è che tutte quante vadano rigettate, nella misura in
non è possibile dubitare. E come si realizza l’uscita dallo cui lo scetticismo è in ultima analisi la «bancarotta della
scetticismo? conoscenza oggettiva».
Ci sono due modi per uscire dal dubbio. C’è il modo onto- Ritornando alla critica più radicale dello scetticismo, s’era
metafisico e c’è l’esercizio di un metodo, cioè delle vecchie osservato come Piana enfatizzi più volte la suddetta, proprio per
domande filosofiche: «Che cosa significa pensare? Come metto segnalare il rapporto tra Husserl e l’ultimo degli scettici
ordine al mio pensiero? Che cosa significa pensare?» metafisici, nonché primo filosofo moderno, cioè René
Descartes. Husserl ha una conoscenza approfondita di Descartes
16/02 – III Lezione e ha, perciò, un atteggiamento bivalente nei confronti del
Discorso sul Metodo (questo ultimo scritto era destinato e
Innanzitutto, lo scetticismo è da intendersi in modo molto pensato come introduzione ad un libro che non scrisse mai, cioè
ampio, per cui non esiste una sola modalità di scetticismo. Di Il Mondo). Quando scrive il Discorso, Descartes è già
fatto lo scetticismo è un modo dal punto di vista teorico per consapevole che lo scetticismo fa parte di una metodologia,
problematizzare il rapporto soggetto e oggetto. Quindi, la soprattutto Descartes comprende che la verità è una dimensione
finalità del discorso husserliano è di rifiutare delle prospettive extra-metodica, come anni dopo dirà Husserl. Il senso del
che siano tutte incentrate sul soggetto o sull’oggetto. Nei fatti, le mondo e delle cose non si situa nel metodo ma è per entrambe
analisi che Husserl, in modo molto ripetuto e molto insistente, fa un ausilio, una dimensione propedeutica a quello che deve
sullo scetticismo sono già parte di una dimensione metodica che essere il senso del discorso filosofico, perché esso ci porta sul
è intrinseca al discorso fenomenologico. «mondo», sugli oggetti e non sul metodo medesimo. Di che
Il secondo punto, (fine del Capitolo I, Le argomentazioni cosa, dunque, si occupa la Filosofia? La risposta, da ambe due le
scettiche) per cui Piana enfatizza in modo particolare lo parti, è che la Filosofia si occupa del «mondo» e delle cose in
scetticismo, il valore, il peso dello scetticismo, per un motivo di esso raccolte. Inoltre, c’è la tendenza comune, presente in
interpretazione del discorso fenomenologico evidente, cioè per entrambe gli autori, che il metodo è necessario alla scienza: non
allontanarlo da Kant, da Descartes e portarlo il più possibile c’è scienza, dimensione scientifica o discorso di carattere
verso il filosofo David Hume. Dunque, per riportare il discorso cognitivo che non abbia bisogno di un metodo, cioè che non
fenomenologico ad un elemento evidente, cioè quello d’essere, abbia bisogno di una dimensione di sapere organizzato
la fenomenologia, uno strumento di chiarificazione concettuale. all’interno di una serie di regole.
E la lezione humiana, il suo scetticismo, conduce ad una prima Concluse le doverose premesse sul rapporto tra Husserl e
conclusione, ovverosia che è quasi impossibile arrivare ad una Descartes, è chiaro che Husserl riprende la struttura metodica
conoscenza del mondo e delle cose senza considerarli come del dubbio cartesiano; non può non riprendere la struttura
fenomeni. È evidente, dunque, nel libro di Piana la portata metodica del dubbio cartesiano. Il dubbio cartesiano è quel
intenzionale dello scetticismo. In sintesi, lo scetticismo è la dubbio iperbolico che tende verso una realtà indubitabile, e
condizione di possibilità metodica che pone in vista di una questo qualchecosa che è assolutamente indubitabile è il fatto
dimensione, che è propriamente quella dell’intenzionalità. Ma, il che si sta dubitando. Da cui la nota affermazione «cogito ergo
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

sum». Perché questa frase è così importante? (1) È importante dell’idealismo classico, che si inaugura con l’idealismo
perché con evidenza Descartes sospende tutto ciò di cui è lecito trascendentale kantiano, la coscienza funziona perché l’io è
il dubbio, per arrivare a qualcosa di cui non può dubitare. sintetico, cioè opera la sintesi, ovvero è capace di unire il
Perciò, l’ego, l’io, la coscienza, è il residuo indubitabile (Il materiale sensibile alle categorie strutturanti (schematismo). In
dubbio giunge ad essere iperbolico (figura geometrico- realtà, per entrambi, l’io è funzionale, ma la funzione è diversa.
matematico e figura retorica)). Risulta difficile non attestare che E su ciò, G. Piana, insiste per sottoscrivere che la funzione
Husserl prenda molto da questa posizione di Descartes; è dell’io non è una capacità di unità sintetica del molteplice; non è
possibile evidenziare ciò che non sottoscriva, ma dal punto di una funzione che sintetizza il molteplice del sensibile. L’io è
vista logico-argomentativo Husserl si insinua nel medesimo uno sguardo, è esperienza del mondo, è capacità descrittiva ed
«cominciamento» di Descartes, cioè all’interno di un punto di intenzionale (la sintesi non viene operata dall’io) – la
inizio evidente. Di qui, l’epochè è il termine che adopererà conoscenza delle cose stesse non è nell’io, ovverosia la
Husserl nel medesimo modo in cui Descartes l’aveva adoperata, dimensione egologica è necessaria ma non sufficiente a
cioè come punto d’avvio della discussione. Ora, questa è una determinare il senso della conoscenza. Ovviamente Piana insiste
premessa al discorso, una propedeutica alla filosofia molto su questi temi, nella misura in cui arriverà a concludere
husserliana: l’epochè è una parte accessoria del discorso che è possibile fare dell’ottima fenomenologia senza mai parlare
fenomenologico. La parte forte del discorso fenomenologico è la di metodo e di io. È chiaro che lui vede la problematica dell’Io e
critica alle argomentazioni scettica, nella misura in cui lo la problematica dell’epochè in quanto tali, ma non concorda
scetticismo viene visto come modo di ragionare sulla possibilità affatto nel sottoscrive la loro appartenenza ai contenuti della
del rapporto tra soggetto e oggetto. Che poi il modo di uscire fenomenologia.
dallo scetticismo sia la teoria dell’epochè è importante, ma non Per Husserl questa funzione come si esplicita (Cap. II, La
è parte costitutiva del discorso fenomenologico. Che cos’è, riduzione fenomenologica e l’idea di intenzionalità)? Qual è la
dunque, il «residuo»? Se l’io, l’ego o la coscienza sono un funzione della riduzione e la funzione della soggettività
lascito residuale, allora quando si arriva all’ego cogito che cosa all’interno del discorso fenomenologico? Da quale struttura di
s’intende? Descartes risponde che l’ego cogito è una «sostanza senso si conosce il mondo? S’è dentro o fuori le cose quando si
pensante». Questa è, per Husserl, una nozione «mistica», perché conosce? Quando si parla della conoscenza del «mondo»
la sostanza pensante non è nulla. Chiaramente per Husserl il esterno vuol dire che s’è posti al di fuori del «mondo» esterno,
residuo fenomenologico è qualcosa di non sostanziale –la ma è veramente così? Il problema della posizionalità
domanda «che cosa è questa cosa?» è evidentemente mal posta spaziotemporale propria del soggetto conoscitivo mostra con
per Husserl, perché la domanda che sarebbe da porre è quella evidenza che nel momento in cui si è convinti d’essere dentro le
sul suo funzionamento, giacché è in quanto solo dal suo cose che si conoscono, cambia di conseguenza la propria
funzionamento che viene alla luce quella dimensione costitutiva prospettiva. Merleau-Ponty affermava che «siamo della stessa
e costituente che l’io può avere. carne (Scharr) del mondo», affermazione che Husserl avrebbe
D’altra parte, che differenza allora ci sarebbe tra Edmund aborrito in toto, perché non è possibile entrare per noi in una
Husserl e Immanuel Kant? La risposta più corretta (evadendo dimensione antropologica, addirittura ontologica. Perché quando
dalla fenomenologia) è che per Kant, così per la tradizione si conoscono le cose si è nello sguardo, ed è inaudito pensare
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

che si possa d’essere al loro interno. Quando si conosce, c’è Husserl adopera il termine «neutralizzazione», cioè che non ci si
bisogno di distinguere tra contenuto «apprensionale» e pone ancora il problema dell’essere delle cose (i.e.: als ob –
apprensione, cioè tra soggetto intenzionale e «mondo». Il come se non ci fossero); il (iii) termine che Husserl evidenzia
soggetto non è né antropologico né ontologico, al netto della maggiormente è il termine «riduzione», cioè un principio
correlazione intenzionale. Perché, detto con una metafora, il egologico di riduzione all’io (è un termine che si riferisce
paesaggio che si staglia davanti agli occhi di Husserl è quello maggiormente al soggetto, per cui dal punto di vista dell’oggetto
della Città Ideale di Leon Battista Alberti e non della Montagna c’è una sua neutralizzazione e una messa tra parentesi del
Saint Victoire di Paul Cezanne. La fenomenologia è la Città «mondo», dal punto di vista del soggetto v’è una riduzione
Ideale. Perciò, l’impianto di Husserl è logicista, nella misura in all’Io. Ecco, la messe tra parentesi del «mondo» genera un
cui l’unico modo per fare della filosofia una scienza rigorosa è residuo, quello dell’Io); infine, il (iv) ed ultimo modo è il
quello di porre l’Io come concetto di soggetto trascendentale, termine «sospensione del giudizio», il quale che significa
puro. Un soggetto che non entra direttamente nelle dinamiche sospensione della propria capacità di giudicare, ovverosia il
del «mondo». Cosa, dunque, si intende quando si parla di terminare quel tipo di giudizi che non siano vagliati da una
«sospensione del giudizio» e di «Io puro»; quest’ultimo è un critica della ragione e da un’analisi dell’esperienza. Perché,
termine derivato dall’idealismo tedesco e volente o nolente quando si sospende il giudizio è posto a latere quel giudizio
Husserl si sobbarca quella medesima tradizione su di sé. Perché connesso al proprio atteggiamento naturale, ingenuo e
insiste Piana nel dire che è possibile fare una fenomenologia quotidiano che noi tutti si ha ogni giorno. In tal senso,
senza soggetto ed Io puro? Perché, in altri termini, vuol dire fare l’ingenuità rappresenta la verità; semplicemente l’atteggiamento
della fenomenologia senza Immanuel Kant e senza Rene naturale è quell’atteggiamento vero e valido, profondamente
Descartes. L’affermazione di Piana è, dunque, un’affermazione mondano, ma che non può dimostrare la sua verità e la sua
potentemente teorica, che vuole prendere le distanze validità – c’è bisogno di un altro atteggiamento che non sia
dall’idealismo. Ma se non si tratta né di un Io cartesiano né di collocato in una dimensione di situazionalità, cioè che sospenda
un Io kantiano, che cosa s’intende quando si parla di Io? la propria realtà psicologica. In altri termini, c’è una cosa che
C’è bisogno di dividere in due il problema. Innanzitutto, il differenzia tutti i modi dell’epochè e che va sottolineata, ovvero
concetto di Io deriva da un’epochè. Ma, dunque, cosa che questo dubbio non contiene in sé alcuna istanza di
intendiamo quando parliamo di epochè come mezzo metodico negazione. È evidente che l’Io non è né sostanziale né capacità
per arrivare a questa funzione dell’Io? di sintesi ma atteggiamento con cui ci si pone di fronte al mondo
Husserl per chiarificare che cos’è l’epochè usa quattro modi delle cose, è, in ultima analisi, una potenzialità.
diversi di definizione completamente analoghe nel denotare In questo senso, ed in questa direzione, s’è di fronte alla
aspetti del medesimo problema. Quindi, questi quattro modi possibilità di ingaggiare un atteggiamento teorico – la messa tra
diversi con cui definisce l’epochè sono un esercizio di parentesi è sospensione di tutto ciò che è l’atteggiamento
fenomenologia visto da quattro punti diversi. Il (1) è la «messa naturale, ingenuo e individualistico. La prima accezione
tra parentesi del mondo» (i.e.: esercitare la “parentesi”), cioè interessante, dunque, è quella di sottoscrivere che l’Io, secondo
vuol dire evadere per il momento la problematizzazione del H., non è funzione ma possibilità di esperienza non-psicologica,
«mondo» (non significa affatto cancellare); dopodiché, (ii) o di carattere non-antropologico, non-situazionale e non-
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

individuale. A maggior ragione, sono da fare, da presentare, tre descrivendo gli atti è possibile una comprensione del senso delle
osservazioni nodali. Innanzitutto, se è epochè ciò di cui si parla, cose, si descrive l'essenza, il wesen, la struttura di questi atti
allora non si è ancora arrivati a parlare di fenomenologia: conoscitivi. Quindi, l’espressione cogito cogitata qua cogitata
s’incomincia a fare fenomenologia nel momento in cui viene («penso i pensati in quanto pensati») indica che v’è una
ingaggiato un atteggiamento non-naturalistico. In tal senso, la correlazione necessaria tra gli atti del soggetto e la struttura
fenomenologia non è una metodologia, bensì è una scienza che delle cose, ovvero la struttura di senso del mondo deriva
desidera guardare il senso delle cose (relazione tra soggetto e soltanto dalla descrizione degli atti esperienziali, tramite i quali
«mondo»). In secondo luogo, se il soggetto è un atteggiamento, l’Io rivela il senso di questo mondo. È qui che il corpo
metodico, come si rapporta agli altri soggetti? Il punto debole di interviene, cioè la situazionalità interviene da dopo che si è
Husserl è che il punto di partenza è il solipsismo (dal lt. solus manifestato il senso intenzionale del «mondo» e del conoscere.
ipse), mentre la conoscenza non solipsistica ma è Il principio è «puro», dopodiché la possibilità dell’Io è d’avere
intersoggettiva, e una delle problematicità emerse con la un corpo che fa esperienza, non è il corpo il pregresso (sarebbe
fenomenologia è il rapporto tra soggetti solipsistici (relazione un atteggiamento ontologico).
tra soggetti). L’epochè è un metodo proprio perché fa emergere
le problematiche, come quella del rapporto tra soggetto e 21/02 – Lezione IV
«mondo» e del rapporto tra soggetti solipsistici, sebbene non sia
possibile tramite essa raggiungere una soluzione dei medesimi. Innanzitutto, affermare che si possa fare fenomenologia senza
Infine, il problema tra i problemi della fenomenologia è quello parlar mai di Io e di epochè non è in contraddizione con
dell’intenzionalità, del titolo generale della fenomenologia. l’importanza che Husserl attribuisce all’Io medesimo? In
Insomma, l’epochè serve a far venire in luce un nuovo secondo luogo, se non c’è la soggettività, su cosa si fonda il
l’atteggiamento, con cui noi si è posti nei confronti del «mondo» discorso fenomenologico? Qual è il fondamento egologico da
e degli «altri», e questo nuovo atteggiamento è un atteggiamento cui partire? Il testo di Hans Spigelberg del 1960, che fa la
di carattere intenzionale. fortuna della fenomenologia, dice che «la storia della
L’epochè fa venire in luce un atteggiamento nuovo, diverso fenomenologia è la storia delle eresie husserliane». Lo si vedrà
dall’ego cogito ergo sum e che può essere detto, secondo Piana, anche nel saggio Il filosofo e la sua ombra di Maurice Merleau-
in altro modo differenziandolo da tutti i differenti modi come Ponty, quando afferma con chiarezza che bisogna indagare il
«cogito cogitata qua cogitata», cioè quel modo che denota il non-detto di Husserl. Giovanni Piana dal canto suo parlava di
carattere descrittivo della fenomenologia. La frase serve a cerchio di coscienza possibile, cioè che ogni autore ha un nucleo
sottoscrivere che «il contenuto filosofico della fenomenologia si forte, una sua realtà eidetica, ma è anche influenzato dalla storia
esaurisce solamente all’interno di una dimensione descrittiva il in cui vive. E la storia in cui vive Husserl è quella di una
fenomeno può assumere un senso concreto e determinato» – Germania che attraversa un primo conflitto mondiale e che si
solo all’interno di una discrezione il fenomeno diventa «cosa». prepara negli anni successivi ad orchestrarne un secondo; è la
Per arrivare al senso concreto del fenomeno si devono storia di un’accademia filosofica tedesca impregnata di
descrivere i vissuti della coscienza, ovverosia quei modi con cui tradizioni che esigevano una fondazione egologica. Il problema
ci si rivolge alle cose, cioè gli atti del proprio rivolgersi verso e dell’Io è quello di una tradizione originantesi nei primi anni
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

dell’Ottocento e perdurata fino alle soglie del secondo conflitto ad essere l’esplicitazione della soggettività. E l’intenzionalità è
mondiale. Giovanni Piana affermava che «la fenomenologia non sicuramente l’immanenza dell’attività del soggetto e null’altro.
è e non può essere una pura metodologia», il che significa che è Si potrebbe dire che il problema riguardo frase testé citata sia
improprio considerare l’epochè come facente parte della dottrina dovuto ad una inadeguatezza del vocabolario? Bisogna essere in
fenomenologica. Dacché, i contenuti filosofici della grado di cogliere la retoricità che avviluppa la dimensione del
fenomenologia si esauriscono interamente nell’intento di una discorso husserliano. È evidente che Husserl non ha le parole
ricerca descrittiva e solo in essa. Detto ciò, c’è un’affermazione per dire ciò che pensa, problema che concerne anche il discorso
di Merleau-Ponty opposta a quella di Piana, per cui l’epochè di Merleau-Ponty; bisogna discernere gli usi terminologici che
insegna invece che non è così facile fuggire dall’esistenza, e fa ci segnalano un’inadeguatezza nel procedere l’indagine da parte
la nota affermazione: «il mondo non è ciò che io penso ma ciò di Husserl. Giovanni Piana di fronte a tutto questo afferma che il
che vivo». Piana ritiene, invece, che ci sia la necessità di una contenuto filosofico di fondo è descrivere il «mondo» nelle sue
polarità che non sia nell’oggetto, poi chiamarla ‘io’ o strutture di senso. E che cosa c’è di più fondazionale che
‘coscienza’ non comporta alcun problema. Chiamare questa descrivere il mondo nelle sue strutture di senso se non quello di
capacità immanente di descrivere le cose in un determinato andare verso le essenze delle cose? In tal senso, Husserl traduce
modo concerne unicamente a una questione metodologica e non e adopera il termine essenza sia nel suo significato greco (Eidos)
intrinseca. Sicuramente è possibile dare una distinzione tra che nel suo corrispettivo tedesco (Wesen, che è traducibile con
fenomenologia e fenomenologia metafisica. La fenomenologia “strutture”). Questo è un discorso di fondazione del senso, che
così come la concepisce Giovanni Piana («la fenomenologia è non conduce ad un principio di fondazione egologico. In altri
descrizione delle regioni di senso del mio mondo circostante») termini, il problema non è nominalistico e potrebbe essere un
non ha un esito metafisico. Husserl definisce la metafisica come problema di disattenzione nei confronti dell’uso linguaggio da
la scienza delle questioni ultime e supreme e ritiene fondative, parte di Husserl. Questa posizione di Piana non deriva dalla
fondazionali, tutte quelle operazioni che Piana ritiene lettura degli inediti ma dal fatto che è il traduttore delle
contingenti e preliminari. Il primo modo (puramente descrittivo) Ricerche Logiche (1898–1901), nel quale dell’Io non si parla,
ci porta a degli esiti strutturali che rifiutano il discorso sulla non viene fatto riferimento al termine «ego», nemmeno al
fondazione; oppure che la fondazione si esaurisca nella termine «trascendentale», e l’epochè emerge dal discorso, ma
considerazione della trascendenza del «mondo». Da qui ad non è definita come teoria; Husserl. ne inizia a parlare dal 1904,
arrivare ad una teorizzazione della fenomenologia come prima non v’è alcun tipo di accenno in merito.
fondazione tout court del senso, esito che avrà in Merleau-
Ponty, è un passo abbastanza lungo. Il problema, il nucleo del discorso, riguarda la necessità
dell’epochè, perché è necessario un metodo, ma non è di per sé
In secondo luogo, c’è ancora bisogno di far uso del termine sufficiente. L’atteggiamento del fenomenologo (teorico) è
psicologia? Rispondiamo con una frase di San Paolo: «oportet quello riassunto nella formula «cogito cogitata qua cogitata»
et haereses esse» («è opportuno che ci siano gli eretici»). Nel («nella relazione necessaria tra l’atto del pensare e il contenuto
Capitolo III, dedicato alla soggettività, si giunge alla messa in che viene appreso»). Questa correlazione necessaria tra cogito e
atto del principio dell’intenzionalità. Quindi, è l’intenzionalità cogitatum è chiamata intenzionalità. È assurdo pensare che, ed è
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

questa l’intenzionalità, esista un dato percettivo senza un La soggettività è temporalità, perché è questa a permettere di
corrispondente atto percettivo. Ecco perché non è a ragione cogliere le cose; il concetto di coscienza è di carattere
debito parlare di soggetto-oggetto, perché la correlazione non è temporale; le strutture di senso del mondo circostante sono
accidentale ma strutturale, cioè struttura del senso, ovverosia strutture di carattere temporale; il paradosso dell’intenzionalità è
necessaria. un paradosso temporale. Ma l’esplicitarsi del senso della
Questo vuol dire che la conoscenza è attività. Si potrebbe coscienza significa far emergere il problema del tempo.
chiamare questo «pippo» come qualcosa che è attivo, che si Insomma, al di là delle discussioni di ordine storico-filosofico,
rivolge al mondo, che è una «relazione a…», al tempo stesso che cosa significa far emergere un senso? Portare alla luce la
però consideriamo questa attività come diretta ad una struttura struttura della temporalità. Husserl ha ben in mente che il tempo
di senso già determinata. Il rapporto intenzionale sembra non sia una struttura esistentiva, bensì una struttura conoscitiva.
ossimorico, ma Husserl lo definisce nei termini di attivo– D’altra parte, nelle Lezioni sul Tempo (1905/6) sottoscrive che
passivo. Perché implica un’attività verso le regioni di senso del l’atto di coscienza strutturalmente sia un atto temporale – non
«mondo», ma al tempo stesso è passivo perché il mondo ha esiste una conoscenza fissata, poiché il vivere, l’esperienza, è un
questa costituzione. Quindi la conoscenza intenzionale è una flusso. Il problema dell’intenzionalità è il seguente: come è
forma di riconoscimento delle strutture del «mondo»; la possibile fissare il divenire? Come questa esperienza temporale
conoscenza è una interrogazione del «mondo», solo in questo che chiamiamo coscienza può diventare oggettiva? Come
modo è possibile conoscerne le strutture di senso. fissiamo il «tempo»? Che rapporto c’è tra il tempo del «mondo»
L’intenzionalità è un rapporto necessario, totalmente e la propria apprensione delle cose? Perché la coscienza ha la
correlativo, in cui si interroga il «mondo» e parimenti si viene volontà di determinare la struttura di senso del «mondo». Ma se
interrogati dal «mondo» (ad es.: La Montagna Saint Victorie). noi determiniamo la struttura di senso del mondo, allora bisogna
D’altro canto, la struttura profonda del «mondo» che ci circonda chiedersi quali siano le funzioni della propria costituzione
è stratificata, per cui siamo interrogati sempre in modi differenti. temporale. Come è possibile determinare il senso oggettivo del
Abbiamo detto che nei fenomenologi v’è un presupposto di «mondo»? Esplicitando, afferma Husserl, il senso della propria
«mondo», ma nel momento in cui si scopre il principio esperienza, cioè chiarificando gli atti della propria esperienza si
dell’intenzionalità ed essendo il presupposto sempre correlato di giunge a dare un senso oggettivo al «mondo». L’unico elemento
uno sguardo, forse è esso stesso meno presupposto di quanto inconcepibile è che questa determinazione delle strutture di
appare. Tuttavia, rimane un presupposto di senso, cioè rimane senso della coscienza soggettiva e l’essere del mondo (le
un atteggiamento fondazionale. E nel momento in cui si afferma strutture di senso del «mondo») sono tra di loro necessariamente
che le descrizioni che metto in atto conducono ad un senso delle correlati, inseparabili, cioè il tempo della coscienza e quello del
cose, allora mi muovo di fatto in un presupposto di senso. «mondo» sono inseparabili. La conoscenza è temporale, la
Husserl non ha avuto il coraggio di sviluppare il presupposto nel conoscenza è il tempo. Dunque, il tempo della coscienza fluente
suo pensiero e di chiamarlo con il termine che la tradizione gli e l’esperienza dell’oggettività sono tra di loro strettamente e
consegna, cioè «essere». necessariamente correlati; tuttavia, questi due elementi, che
sono strettamente, necessariamente, correlati, possono essere
divisi sul piano analitico. Analiticamente, è possibile esaminare
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

un coté e poi l’altro coté: li dividiamo e vediamo le strutture del dell’epoca Heidegger era rimasto affascinato dall’idea
tempo coscienziale e le strutture del tempo oggettivo, che poi è dell’intenzionalità; rimase sconvolto dall’idea di un
lo svolgersi delle strutture dell’esperienza. È quello che superamento della metafisica attraverso una filosofia attiva;
Merleau-Ponty leggendo ideologicamente Husserl non vede in Husserl la capacità di dare dinamicità al neokantismo.
comprende, cioè che c’è il bisogno di esplicitare il senso del L’equivoco sorge nel momento in cui Husserl gli dà da
tempo, che il tempo è il divenire della nostra coscienza; tuttavia, correggere le lezioni sul tempo, quello scartafaccio
il termine coscienza significa il divenire della nostra temporalità incomprensibile e disordinato da cui Heidegger comprese subito
nell’esperienza temporale che abbiamo del «mondo». Nello la deriva teoreticista di Husserl e se ne volle allontanare.
specifico, l’esperienza temporale è la chiave di ciò che si sta Heidegger volle sin da subito far figurare la fenomenologia
cercando di vedere. Heidegger dal canto suo contesta a Husserl come metodologia descrittiva dell’ontologia. Cosa che Husserl
la mancanza della dimensione esistenziale nell’esperienza avrebbe aborrito nella misura in cui la sua ferma convinzione è
temporale, la stessa contestazione che gli muove Merleau-Ponty. che la fenomenologia non cerchi di spiegare bensì di descrivere
Di quale tempo parla Husserl? Egli parla del tempo della le «cose» a differenza dell’ontologia. Heidegger fa
conoscenza, non del tempo che a tutti è dato da vivere su questa dell’ermeneutica, dell’antropologia ma non della
terra; trattasi di un tempo che è struttura metafisica, come fenomenologia.
dimensione strutturale dell’esperienza. Dunque, quando si parla Di qui, l’intenzionalità è un principio di teoria della conoscenza,
di temporalità è in gioco l’esperienza (non un tempo astratto un principio della ragione. Non che con ciò si voglia oscurare
agostiniano), come se non ci fosse addietro la presenza della l’esistenza della malattia, che non esistano determinati altri
lezione kantiana nella misura in cui la coscienza è temporalità. elementi. Ma nel momento in cui Kant escluse la follia come
La percezione è una profonda esperienza temporale e percepire cancro della ragion pura, ciò stette a significare l’esclusione
ogni oggetto del «mondo» circostante è mettere in gioco i della medesima dal novero delle cose che possono essere
momenti del tempo (passato, presente e futuro). È la capacità di descritte da un filosofo. D’altro canto, è evidente che la
afferrare il «qui ed ora» (hic et nunc), ma di ritenere anche i dinamica del nonsenso è quella che Merleau-Ponty chiama
momenti precedenti e di connetterli a quelli successivi, cioè di l’ombra di Husserl, cioè il suo non-detto, ciò a cui non si
esplicitare il senso del tempo. dunque, la percezione è la interessa e di cui teme di trattare. Per esempio, Husserl non
capacità di avere una sensazione, un atto del sentire, di ritenere scriverà mai di arte, ed è vero se non si prende in considerazione
all’interno del flusso un atto precedente e di collegarlo ad uno quella «porcheria» di commento alle poesie di Ugo Von
successivo. Hofmannsthal.
Ma quale fu il rapporto di Edmund Husserl con Martin
Heidegger? 22/02 – Lezione V
Innanzitutto, il rapporto tra Heidegger e Husserl può essere visto
come la storia di un meraviglioso equivoco. Quando Husserl Resumé
giunge da Gottinga a Friburgo nel 1916, Heidegger non era È evidente che è da poco emerso in molte delle sue accezioni
ancora ordinario. E prenderà le distanze definitivamente dal che la problematica dell’epochè sia una problematica di apertura
nuovo maestro nel 1925. Come tutti i giovani tedeschi al «mondo». E quindi, la pratica dell’epochè costituisce una
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

forma metodica per entrare nel pieno della problematica f.- attraverso ciò che è un per-me; in secondo luogo, la filosofia è
logica e per portare sull’oggetto del discorso f.-logico, cioè il descrizione; in terzo luogo, la filosofia è costruzione; infine, la
«mondo», per cui ci si chiede come si conosca il «mondo». In filosofia è emersione delle strutture di senso delle cose stesse.
tal senso, Husserl introduce a quello che è il titolo generale della Di qui, la prima domanda da porci riguarda il quid al fondo delle
fenomenologia, cioè la problematica dell’intenzionalità. Questa operazioni dell’Io, cioè quello che s’intende quando si ragiona
apre a problemi di carattere sia terminologico che teorico, cioè sugli atti della coscienza, ovvero su atti intenzionali. In altri
fa capire in modo abbastanza chiaro e definito che la termini afferma Piana: «non possiamo noi dire che Husserl non
conoscenza è una correlazione necessaria tra un cogito ed un parli di coscienza […]» e parla anche di soggettività costituente,
cogitatum. Ovverosia è una correlazione tra un atto di cioè di una soggettività che non è passiva. Quando parla di
apprensione (ad es.: l’atto del vedere, del percepire un colore) e questo, Husserl ci avvisa d’essere ancora davanti ad una fictio
i contenuti apprensionali (i.e.: la struttura di senso del metodologica. In quanto, la suddetta fictio metodologica viene
«mondo»). Perciò, la si definisce «necessaria», cioè una presentata come «soggetto solipsistico», cioè come un soggetto
correlazione della conoscenza non occasione, è la struttura della che è solo nel cogliere le strutture del «mondo» circostante.
conoscenza. Pur essendovi una correlazione necessaria, cioè Husserl è consapevole del fatto che il soggetto non sia solo, ma
strutturale e non contingente, tra contenuto apprensionale e bisogna partire dalla descrizione dei suoi atti. Perciò, bisogna
apprensione, tra cogito e cogitatum, tra atto del conoscere e iniziare a parlare dell’Io, c’è bisogno di smitizzare la parola
erleben (vita fluente), da punto di vista dell’analisi bisogna, ed è “Io”. È un termine che bisogna emendare da tutta la tradizione
possibile, distinguerli e cercare di vedere come si correlino tra di dell’idealismo e del kantismo; non è una parlo che dice l’essere,
loro nelle rispettive differenze. Il problema della fenomenologia, è un Io che esplora il «mondo». Quello che importa l’Io è
dunque, si duplica, sebbene necessariamente correlato, nel l’esplorazione e l’interrogazione del mondo. L’Io è un
tentativo di comprendere come siano fatte queste due polarità. atteggiamento che mira a determinare il senso strutturale delle
Sorge perciò da un lato il problema dell’Io, del cogito, della cose, sicché Husserl adopera alcune espressioni per de-mitizzare
coscienza mentre dall’altro emerge il problema della struttura di l’Io: il primo elemento è proprio un soggetto solipsistico, una
senso del «mondo». Si vuole, a partire da questi atti di finzione (non ci sono altre parole per descriverlo), sebbene l’Io
coscienza, determinare il senso strutturale del «mondo». Questa teorico è un soggetto come centro dei suoi atti, cioè l’«Io polo»,
relazione, questo rapporto, lo si è chiamato in due modi: da un non come realtà sostanziale ma come realtà attiva;
lato è una filosofia dell’esperienza, che fa emergere il senso successivamente Piana aggiunge l’Io come potere di riflessione,
dell’esperire, e dall’altro lato è una filosofia che si occupa della cioè come potere di riflettere sul «mondo». Naturalmente, alla
costituzione del «mondo», cioè di quelle che sono le strutture base si deve presupporre che l’Io sia temporalità, perché non ci
manifestative del senso del «mondo». Dire, dunque, ciò che è, può essere alcuna distinzione, secondo Husserl, tra l’«essere nel
cioè determinare il senso ontologico di ciò che ci circonda, tempo» e l’esperire. Perciò, a questo punto, Piana afferma che
passa necessariamente attraverso i propri atti. La trascendenza non esiste un solo senso di intenzionalità (Husserl si tormenta
del mondo passa attraverso l’immanenza dei propri atti. proprio per determinare il senso profondo dell’intenzionalità);
In primo luogo, s’è di fronte a quella che Piana chiama una non è che quando non si conosce svanisce la propria
visione costruttiva della filosofia, cioè passa necessariamente intenzionalità; non è che quando non si riflette è cancellata la
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

distinzione tra categoriale e precategoriale; insomma, non è che quelle cose lì, cioè attraverso i nostri atti. Dunque,
il modo di rapportarsi al «mondo» sia un modo contingente che l’intenzionalità d’atto è quella che costituisce le differenze tra le
c’è semplicemente quando si cambia atteggiamento (i.e.: il cose, che indaga la natura, che indaga il senso strutturale del
tempo della vita continua a esserci). Quindi, lo sguardo che «mondo». Quindi, la soggettività realizza la sua forza descrittiva
costituisce va nel «mondo» (in td.: In der Welt sein). Piana, e costitutiva tramite una intenzionalità d’atto. Il senso
perciò, ricorda semplicemente ciò che Husserl aveva ben in dell’esperienza costitutiva, cioè la dinamica dell’esperienza
mente dalle Ricerche Logiche, ovverosia che c’è una conoscitiva, è nell’intenzionalità d’atto, cioè nell’intenzionalità
intenzionalità «d’atto» e una intenzionalità «fungente» (non a costitutiva. Però, il tempo non è soltanto quello della
caso è questo il punto di partenza di Merleau-Ponty). Nella costituzione, è anche il tempo di una coscienza vivente e
Prefazione alla Fenomenologia della Percezione Merleau-Ponty fluente; perciò, il tempo della costituzione è una fissazione
spiega la differenza tra intenzionalità «fungente» e strutturale del tempo, è un’oggettivazione del tempo. È costituire
intenzionalità «d’atto». Nello specifico, spiega che degli interi, conoscere creare dei nessi sensibili di unità tra le
l’intenzionalità «d’atto» è quella che costituisce il tempo mentre parti delle cose. il modello della costituzione dell’intenzionalità
l’intenzionalità «fungente» è quella che vive il tempo. La d’atto è il modello della costituzione tra l’interno e la parte:
nozione di intenzionalità, dunque, è sempre legata al concetto di costituire cose significa costituire degli interi. Rendere, dunque,
temporalità e segna quei modi diversi di orientarsi nel tempo. il tempo fluente e vivente della mia coscienza tempo delle
Esso, il tempo, è quella realtà inconsistente (ossimoro) sottesa «cose». Insomma, il senso del discorso che fa Husserl, che Piana
all’Io e che linea di principio ne mostra la non-sostanzialità. riprende, è che la dimensione vivente della temporalità rimane
quandanche non si stessero costituendo le strutture oggettive del
Da un lato, l’intenzionalità d’atto tende verso le regioni del «mondo». Dimenticare che la propria esistenza è un flusso
«mondo» circostante, cioè è un’intenzionalità costitutiva. Scrive vivente equivale a dimenticarsi che la costituzione è un’opera
Merleau-Ponty nella Prefazione: «l’intenzionalità d’atto è quella critica della ragione ma non l’interezza della verità. Il senso
dei nostri giudizio e delle nostre prese di posizione volontarie» 2, delle «cose» non è esaurito nella conoscenza delle «cose», se si
dove con il termine giudizio si vuole sottolineare l’atto di esaurisse in essa, la Filosofia sarebbe un percorso finito. Ecco
rappresentarsi «il mondo» come il voler attribuire ad un che accanto all’intenzionalità «d’atto» Husserl colloca
soggetto un predicato (ad es.: «il sole è giallo», l’essere giallo un’intenzionalità «fungente» – sottostante al nostro vivere esiste
del sole costituisce il senso della natura materiale). Il che vuol quell’intenzionalità che è il tempo della nostra vita.
dire, interrogarsi sulle strutture di senso del nostro mondo L’intenzionalità «fungente», cioè sempre operativa, è definita da
circostante (che cos’è la nostra natura circostante? Beh, è un Merleau-Ponty nel modo seguente:
regno di cose. il mondo circostante non è fatto di spiriti, bensì di
cose che diventano oggetti. Perciò il fenomenologo costituisce «L’intenzionalità fungente viene così definita: quella che
l’ambiente circostante). Di fronte alla natura circostante, con costituisce l’unità naturale e antepredicativa del «mondo» e
questa intenzionalità, descrive le differenze di struttura. Ci dice della nostra vita, che appare nei nostri desideri, nelle nostre
valutazioni, nel nostro paesaggio più chiaramente che nella
attraverso quali operazioni noi comprendiamo le specificità di
nostra conoscenza oggettiva e che fornisce il testo di cui le
2 Merleau-Ponty, Fenomenologia della Percezione nostre conoscenze cercano di essere la traduzione in
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

linguaggio esatto […]. Il rapporto al mondo, così come si delle scoperte più originali dell’intenzionalità postulata da
pronuncia instancabilmente in noi, non è qualcosa che possa Brentano, in quanto è il primo, a suo parere, a connettere la
essere più chiaro da un’analisi»3. psicologia al problema dell’intenzionalità conoscitiva. Husserl
deve la sua tematizzazione del tempo a Brentano e ad una forma
Dunque, l’intenzionalità «fungente» è il tempo vivente e fluente di psicologia di stampo lockiano, ovverosia nella
e al tempo stesso è il tempo che rappresenta l’unità del mondo consapevolezza che una conoscenza si dà solo all’interno di una
della vita, è una formula di giudizio antepredicativo. Merleau- temporalità esperienziale – non una temporalità pura, ma una
Ponty dice che questa unità è il nostro paesaggio (Umwelt), cioè temporalità dell’esperienza. La prima concezione del tempo è
l’ambiente in cui siamo. «È il testo di base – l’intenzionalità derivata da Bergson, cioè quella del «tempo naturale», l’ex-
fungente – di cui le nostre conoscenze cercano di essere la contrario del tempo fenomenologico. Quindi, la prima
traduzione in un linguaggio esatto». È il mondo dell’estetica, del operazione fenomenologica è quella di mettere tra parentesi il
sensibile che si manifesta, è il «mondo» che si manifesta prima «tempo naturale». In secondo luogo, indubitabilmente per
di essere tematizzato da me. Merleau-Ponty dirà nella Husserl la costituzione del tempo è il modello della costituzione
Fenomenologia della Percezione che siamo condannati al senso; fenomenologica; se si desidera dire qual è il modello della
l’Io potrà anche essere «puro», ma il «mondo» non lo sarà mai, costituzione di oggetto, allora si parla del modello della
perché esso è il tempo che fluisce. «La vera filosofia consiste costituzione del tempo. Si pensi che il tempo ha due modelli,
nel reimparare a vedere il mondo»4. cioè quello della linea che va ad infinito, che è il tempo
assolutamente unidirezionale della nostra coscienza (Husserl
Quello che si è determinato è che il discorso della cita il tempo agostiniano, cioè il tempo dell’Io) – il tempo della
fenomenologia pone un enorme interrogativo sulla natura del soggettività. E poi v’è un tempo che Husserl chiama «tempo
tempo. Dunque, nel Cap. IV L’esperienza del tempo Piana si oggettivo», un tempo fatto di punti uniti tra di loro da nessi; è il
interroga sul senso del tempo, su quale sia la natura del tempo. E tempo che si vuole costituire come un intero; è un tempo
Husserl fornisce quelle che sono tre accezioni per intendere il inseparabile dalle cose che io intendo riconoscere e costituire.
tempo. Anzitutto, va detto che Husserl affronta il momento del Il tempo oggettivo è, in ultima analisi, il tempo delle cose che
tempo in tutti i momenti enigmatici della sua vita, cioè il sono. Il problema allora è quello di cercare di comprendere
problema del tempo in Husserl assume anche una accezione come si passa da un tempo «immanente» (della coscienza) in-
biografica: lo affronta nel 1905 quando sta facendo emergere il me al tempo degli oggetti, cioè al tempo «trascendente». Il
concetto di «Io»; lo affronta nel 1917 quando sta facendo problema del tempo è il problema della costituzione della
emergere il concetto di «genesi»; lo affronta nel 1929/30 quando «cosa». Come è possibile passare da una percezione parcellare
sta facendo emergere il problema della «vita». Perciò, il ad una percezione dell’unità della cosa? Come facciamo ad
problema del tempo è anche un problema che accompagna la uscire da un impressionismo sensistico per dirigerci vero
genesi del pensiero fenomenologico. Husserl trae dal maestro un’oggettività del «mondo»? La risposta è semplice e ci dice
Franz Brentano il concetto di «tempo», egli ritiene che sia una che si può passare solo attraverso i modi con cui apprendiamo;
3 Ivi.
perciò, si comprenderanno i contenuti apprensionali descrivendo
4 Ivi.
le modalità dell’apprensione. Quindi, noi potremo comprenderlo
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

solo andando a descrivere, insiste Piana, e vedere le strutture coscienza costituente»5. Tuttavia, non c’è bisogno di enfatizzare
dell’esperienza. E nelle strutture dell’esperienza non c’è l’Io, questo problema della soggettività, dal momento che la finalità
non sono strutture egologiche: è sconveniente trattarle come del discorso husserliano è di carattere descrittivo e costitutivo. È
strutture soggettive. Il soggetto che esperisce è colui che mette la costituzione del «mondo», delle «cose» e del senso d’essere
in azione questi atti. Il senso delle cose è inseparabile dalla che interessa a Husserl. Infatti, Giovanni Piana parla del
struttura di questi atti. Come da una percezione puntuale si soggetto come di un «Io-polo» di tutti gli atti, mentre Eugen
costituisce l’unità della «cosa»? Fink, allievo di Husserl, parla di «soggetto dotato di
riflessione». E addirittura, in conclusione al Capitolo III, Piana
parla dell’Io come dell’ora, cioè come dell’atto del costituire,
riportando il problema ad anni in cui Husserl non aveva ancora
tematizzato la problematica egologica.
Ecco, quando si parla dell’«io-polo» come di un’entità
temporale, avanza a latere la problematica della temporalità.
23/02 – Lezione VI Allo stesso modo, quando noi si parla di intenzionalità, il nucleo
filosofico forte riguarda il problema della temporalità; fu
evidente soprattutto ai giovani che seguirono Husserl che il
Merleau-Ponty: Il filosofo e la sua ombra – il linguaggio nucleo problematico della fenomenologia concerneva la natura
indiretto e le voci del silenzio temporale dell’esperienza. E, appunto, viene alla luce come il
problema della temporalità sia un problema che assume varie
Resumé forme, vari modi, varie accezioni nel discorso husserliano; del
Il punto nodale da poco affrontato concerne i modi in cui è quale non si può a ragione pensare di arginarlo ad un solo punto
possibile gestire la questione della coscienza, quella che poi in I di vista. Quando Husserl parla del problema della temporalità
problemi della fenomenologia e in Husserl si delinea attraverso non si sta riferendo al tempo naturale, nella misura in cui non è
l’uso di termini come «Io puro», dove però il termine «purezza» da quel tempo che si comprenderà la sua essenza medesima.
non è da intendersi come rifacente parte della tradizione Parlando del tempo non si può non fare riferimento al termine
kantiana, bensì come indicazione di una polarità fittizia. Nel wesen, cioè a quella struttura della temporalità stessa. Quando si
saggio Il filosofo e la sua ombra Merleau-Ponty sottolinea, pro parla del tempo non c’è bisogno di determinare la sua naturalità,
domo sua, che progressivamente Husserl parla sempre meno bensì la sua struttura entro i processi della conoscenza. Qual è la
dell’Io nel momento in cui deve costituire il «mondo», gli struttura della temporalità quando si opera nella costituzione del
«oggetti», etc. Insomma, Merleau-Ponty dice con chiarezza che «mondo»?
nel momento in cui in Husserl appare la cosa «materiale Il problema del tempo è il medesimo della costituzione
oggettiva», parimenti appare all’orizzonte una rete di delle medesime strutte della costituzione di «mondo». La
implicazioni, «dove non si sente più la pulsazione della temporalità è “l’ambiente in cui si svolge la costituzione e
parimenti il modello su cui essa si articola”. Nei fatti non è
5 M. Merleau-Ponty, Il filosofo e la sua ombra, cit. p. 219.

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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

possibile essere al di fuori della temporalità, perché è l’orizzonte cui carattere è di tipo operativo, cioè che possiede una ben
che noi costituiamo ma parimenti noi costituiamo le cose in determinata direzione irreversibile. È il tempo del mondo della
quanto «oggetti» temporali. Di qui, si può in linea di massima vita. Però, come osserva Merleau-Ponty, il problema del tempo
cercare quali siano stati gli autori che maggiormente hanno è un problema di inaudita profondità, cioè è qualcosa che rimane
influenzato le riflessioni di Edmund Husserl sulla temporalità. Il con il suo carattere enigmatico. Perché il tempo della coscienza
primo autore, eccezion fatta per Bergson, che lo introdusse alla è anche il tempo degli oggetti, cioè il tempo delle «cose». E qui,
questione della intenzionalità della coscienza fu Franz Brentano. il tempo delle «cose» è il tempo della costituzione, della
In secondo luogo, dietro a Husserl c’è quest’idea del mondo che domanda su come posso fissare il tempo; su come posso
si fa e della natura che si costituisce, che è la lezione di Goethe. costituire una polarità temporale; su come posso obbiettivare la
Per cui il tempo è l’archè, l’inizio, l’avvio di un processo temporalità. È possibile avvicinarsi al mondo, cogliere il senso
costitutivo, che è con evidenza un processo di carattere degli oggetti, esplicitando la propria esperienza. Ma la propria
formativo (Bildung, la quale contiene il sostantivo Bild esperienza funziona a partire da un senso che non è astratto,
«immagine», in linea di principio sarebbe traducibile con bensì dalla potenzialità di operare concretamente sul mondo e
l’espressione «farsi forma dell’immagine»). sulle cose. Così non ha più alcun senso parlare di un «Io
Il tempo costituisce il senso di una parola chiave della astratto», e di un «Io puro», perché l’ora che si attua è una
fenomenologia, cioè il concetto di genesi; la costituzione è una corporeità.
genesi, ovvero l’emergenza del senso. È evidente anche fin Di qui, il percorso incontra una biforcazione e si può operare
quando non c’è esplicitazione della genesi, il mondo continua a bandendo la soggettività come fa G. Piana; oppure si va nella
“farsi” nel tempo. Piana ricorda che si incrociano qui due strada di Merleau-Ponty, il quale assume che bisogna costituire
concezioni del tempo, poiché si vanno ad incrociare due dal corpo se si vogliono costituire il «mondo» e le «cose». Cioè
concezioni di intenzionalità; essa è il rapportarsi nel momento in cui vogliamo attualizzare il «mondo», bisogna
conoscitivamente al «mondo» e alle «cose», ma si dipana in bandire l’io-polo come pura finzione metodologica e
forme varie e differenti. Perciò, è necessario fissare 6dei punti concentrarsi sul corpo, in quanto è il soggetto ogni apprensione
nelle cose, nella natura che ci circonda. Husserl vuole, nei fatti, del «mondo» possibile e reale. D’altro canto, Piana arriva al
giungere alla costituzione temporale della natura. «La natura qui corpo a partire dal concetto di tempo, percorso che già Husserl
ridiventa poema», dice Merleau-Ponty, «che è sempre stata aveva avviato con le lezioni Sul concetto naturale di mondo del
reintegrata alla coscienza che l’ha sempre interamente 1910, perché l’«ora» non è qualcosa di astratto, in quanto la
costituta». Quindi, riuscendo a comprendere la complessità e la struttura della percezione implica un corpo. Il che non vuol dire
stratificazione del tempo, è evidente che Husserl dica che vi che non si possa arrivare alla struttura dell’esperienza facendo
siano due modi con cui l’intenzionalità si manifesta. Nello meno del concetto di «corpo». Perché l’esperienza ha una sua
specifico, vi sono un’intenzionalità d’atto ed un’intenzionalità struttura che per essere esplicitata abbisogna di un corpo, ma
fungente; assumere la prima forma di intenzionalità nel nostro questo può essere fatto senza esplicitare il concetto di «corpo».
discorso, significherebbe affermare che si è immersi in un flusso Sarebbe scorretto dire che quella di Piana sia fenomenologia e
cosciente di temporalità, che s’è condannati alla temporalità il che quella di Merleau-Ponty non lo sia. Ma è utile a
6 M. Merlea-Ponty, Il filosofo e la sua ombra, cit., p. 214.
sottoscrivere che l’elemento strutturale della fenomenologia non
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

può fare a meno dell’aspetto genetico, il quale a sua volta non valore costitutivo della memoria, essendo un’esperienza passata
può non avere a che fare con la corporeità. che s’è verificata in un luogo a un soggetto e che è incorsa
Cosa s’intende – si chiede Merleau-Ponty – quando si subitaneamente al decadimento temporale. Si ha dunque un
parla di «esperienza»? Che cos’è l’esperienza per Husserl? E ulteriore problema: come sia possibile il darsi di un oggetto alla
qual è il protagonista (soggetto) di questa esperienza? Se da un percezione hic et nunc e come sia possibile che il darsi
lato abbiamo la fenomenologia strutturale di matrice dell’oggetto possa essere anche a prescindere dall’hic et nunc.
husserliana, dall’altro la fenomenologia di Merleau-Ponty va La memoria è, dunque, fondamentale per costituire l’oggetto.
verso problemi che in gran parte a Husserl sfuggono, cioè che L’esperienza si articola su di una temporalità presente nella
portano verso orizzonti che non sono propri di Husserl quale si verifica una fissazione di un atto che va costituito
medesimo. oggettivamente. La costituzione dell’oggetto ha che fare sia con
Innanzitutto, si chiede Husserl, nell’esperienza del tempo come l’ora percepito che con l’oggetto memorato. V’è anche una (iii)
connettere tra di loro i punti diacronici di questa esperienza manifestazione esperienziale, la più bella secondo Jean Paul
della temporalità. È evidente qui, dice Husserl, che in questo Sartre, la differenza fenomenologia esperienziale
rapporto esperienziale il motore è quello della percezione dell’immaginazione. Ed è da un punto di vista fenomenologico
(quando si parla di percezione – in Merleau-Ponty – è sottintesa muta il rapporto con il tempo, ovvero dal tempo di
una corporeità percipiente), cioè che il «mondo» sia una realtà un’esperienza concreta si passa ad un tempo fittizio o
da percepire. «finzionale», un tempo del «come se», che genera una
Ma come, dunque, opera la percezione? Come costituisco un costituzione dell’oggetto immaginario che ha delle
intero dalle parti? Husserl dice, in primo luogo, cercando di caratteristiche fenomenologiche diverse dall’atto della
comprendere la struttura dell’atto percettivo. E la struttura costituzione della percezione, perché v’è una sospensione del
dell’atto percettivo sia quello d’avere delle condizioni oggettuali tempo hic et nunc. Il tempo del gioco è, ad esempio, il tempo di
dalle quali non è possibile sfuggire. La (i) condizione è la una rappresentazione fittizia, dove c’è bisogno della
compresenza spaziotemporale con l’oggetto, il vecchio principio costituzione di una realtà nuova.
che denota la percezione, cioè quello dell’hic et nunc (tr. it.: qui Il primo problema è come legare le manifestazioni puntuali del
ed ora), cioè determinare qualcosa come una realtà concreta di proprio percepire e il momento attuale. C’è bisogno di uno
senso, come una realtà realizzata. Ma, dove non c’è il qui ed strabismo, di uno sguardo sia sulla temporalità della (ii)
ora, dove non c’è compresenza di atto apprensionale e di memoria che sulla temporalità della (i) percezione. Husserl parla
contenuto apprensionale, allora si tratta di processi di ritenzione dell’ora dell’oggetto e connessa in un momento
dell’esperienza che hanno in se una modificazione. La prima sensibile di unità del nunc. La percezione è una struttura di
esperienza modificata è che il tempo decade, ovverosia che c’è senso complessa che implica uno sguardo mobile. È uno
una direttrice comune ma divergente. Nello specifico, quando si sguardo che deve seguire il tempo (insegnamento etico della
ha un’esperienza (ii) del «qui ed ora» è verificabile anche un fenomenologia, di non innamorarsi di un singolo punto e andare
tipo di esperienza che si realizza in absentia della compresenza oltre al momento). Il modo in cui, perciò, si lega il diacronismo
spaziotemporale. Quindi, abbiamo degli oggetti che percepiamo dell’esperienza sensibile è quello della (ii) ritenzione della
e degli oggetti invece che ricordiamo. non si dimentichi del traccia (la seconda struttura dell’esperienza dopo la percezione
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

attuale). Essa è un processo temporale che indica la questa fissazione lo schema del tempo, esso indica un
compresenza dell’oggetto al mio sguardo e, che se ne dica, decadimento degli atti soggettivi in oggetti (i.e.: sono
implica sempre quel presupposto-di-mondo. Naturalmente, ciò inseparabili le due frecce del tempo sul piano temporale ma
implica un'altra dimensione non da poco, nella misura in cui il distinte sul piano contenutistico).
tematizzare un oggetto apre ad un movimento verso il futuro. E Se da un lato quell’esperienza della temporalità del «qui ed ora»
qui, la (iii) struttura della percezione che si fa largo è quella ci conduce alla forma senza avanzare alcun contenuto, dall’altro
della «protensione». L’esperienza implica che le dimensioni del lato l’esperienza della temporalità nella memoria, il
tempo siano tra di loro fuse e connesse. decadimento degli atti soggettivi in oggetti (i.e.: il fissarsi del
Ma determinate le strutture essenziali della percezione, quali tempo in oggetti), fa emergere una dimensione contenutistica
«sensazione», «ritensione» e «protensione», non sono ancora materiale. La dimensione formale indica una forma applicabile
state costituite le qualità intrinseche all’oggetto; le qualità al «mondo» in modo generale, mentre la costituzione di
intrinseche della cosa, le sue strutture di senso cosali possono «mondo» richiede l’applicazione di qualcosa non in generale ma
essere costituite soltanto in questo modo («sensazione», a oggetti. In ultima analisi, lo schema del tempo mi porta sulla
«ritensione» e «protensione»). Ma pur necessariamente legati, Natura delle cose.
sono comunque da separare i contenuti apprensionali e Il formale per Husserl è l’analitico. Quindi lo schema del tempo
l’apprensione. Nello specifico i contenuti apprensionali si porta sul «mondo», sulle cose mondane e sulle cose stesse, porta
determinano sempre in quel modo, ma soprattutto secondo le sulla Natura delle cose.
proprie caratteristiche; perciò, c’è bisogno di fissare il tempo in Il secondo problema, è che cos’è, dunque, si domandano gli
oggetti. Ciò comporta almeno due elementi fenomenologici: il allievi di Husserl, una «cosa». D’altro canto, in Husserl diventa
primo è quello di fissare l’oggetto nella catena del tempo, cioè la domanda su come si costituisce la «cosa». Come la «cosa»
modalità esperienziali che mettano insieme la memoria e la manifesta il suo senso di esperienza, le sue qualità intrinseche?
percezione – l’oggettività del tempo all’interno di una catena. Detto ciò, per Husserl, «l’essere cosa della cosa» è un problema
La fenomenologia aiuta a fissare il tempo, cioè a dire che il secondario (nella cosiddetta svolta di Heidegger si svolge nel
tempo della nostra coscienza si realizza in atti, i quali fanno 1936 con tre saggi: Holderlin, l’essenza della poesia; L’epoca
capo ad oggetti, a realtà del mondo circostante. In altri termini, dell’immagine del Mondo; La questione della cosa), non è una
l’esperienza è dotata delle strutture di cui sopra, ma la propria domanda husserliana. Ciò che Husserl si domanda è come la
conoscenza fa poi capo ad oggetti naturali; quel processo non è cosa diventa tempo oggettivo.
finalizzato a determinare la natura metafisica del tempo o la La Natura viene definita da Husserl come il regno delle mere
divinità del tempo o il carattere metafisico del tempo: è cose, ma come si formano queste mere cose? come si costituisce
finalizzato a determinare la concretizzazione del tempo in atti la Natura? Bisogna dapprima determinare, completando quella
costituitivi d’oggetti. Insomma, se si vuole conoscere, in senso seconda parte dello schema del tempo e ancora una volta vedere
lato, l’intenzionalità «fungente» deve allora trasformarsi in dalla prospettiva di due elementi: contenuto apprensionale e
intenzionalità «d’atto»; se si vuole conoscere, l’intenzionalità apprensione. Pur sapendo che il processo è unitario, c’è bisogno
operativa del flusso temporale, attraverso i propri atti analiticamente di separare e indagare separatamente chi guarda
d’esperienza, deve trasformarsi in dimensioni oggettuali. È il mondo e che cosa è il mondo, cioè coloro che sono gli atti e le
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

strutture di senso. Per cui, la costituzione della Natura, insiste


Piana nel Capitolo V, La Concretezza del Soggetto, passa Resume
attraverso un soggetto concreto, cioè passa attraverso un corpo. Il passaggio alla dimensione della corporeità ed alla sua
D’altronde, la risposta, ravvisa Merleau-Ponty, può essere data manifestazione problematica che Merleau-Ponty scopre
solo passando attraverso una corporeità. Non è più possibile scrivendo la sua tesi di dottorato (1943-1945) e leggendo il
separare la costituzione del «corpo» dalla costituzione del faldone degli scritti inediti di Husserl, il quale andrà poi a
«mondo», giacché i due elementi sono fusi insieme ed ogni formare il II volume dell’opera Idee (Husserl scrisse quest’opera
distinzione è analitica, faziosa e fittizia. Husserl non si rende nel 1913, ma non la fece pubblicare). Merleau-Ponty si fa così
conto che queste due ombre che lui separa fanno in realtà parte il divulgatore e il profeta di una problematica che era già, in
della medesima costituzione. Dunque, che cosa si fa quando si realtà, presente in Husserl. Si veda come il problema della
parla di corpo? Quando si parla del corpo intendiamo una corporeità negli scritti di Husserl sia un problema
stratificazione di senso che non va banalizzata, ovvero che tutti estemporaneo, tanto che non gli dedicò mai in vita una
gli oggetti del mondo circostante hanno un corpo, cioè una trattazione estesa in opera.
massa estesa. Il problema della corporeità non sorge dal problema della
costituzione dell’Io, non sorge come una evoluzione del
C’è un primo concetto di corpo, ed è analogo a quello di problema «egologico», ma sorge dal tentativo di cogliere il
«materia estesa», che è quello di körper, analogo limitatamente senso concreto del percepire. E, quindi, sorge dalla applicazione
a quello di res estensa. Ma c’è anche un corpo che non solo concreta della relazione tra soggetto e «mondo», cioè dalla
occupa lo spazio, bensì un corpo che entra nel «mondo» ed è costituzione della «cosa». Perciò, il problema del corpo ipso
fatto della stessa carne. Husserl chiama questo corpo della facto è sia il problema della percezione che il problema della
costituzione leib. Data la difficile traducibilità del termine, costituzione di «mondo», di dare un essere alle cose. Quindi, il
venne scelto di tradurlo come «corpo-proprio» da Enzo Paci, problema del corpo nasce con due addentellati: il primo
cioè è un elemento di identificazione. Successivamente il addentellato che nasce è che se la problematica del corpo è
termine leib è stato tradotto come «corpo-vivo», perché soltanto legata a quella della percezione, cioè quella problematica della
un corpo che è vita può “girare” attorno alle cose. percezione che è di dare un corpo alle «cose», nasce allora ipso
Insomma, il centro della costituzione è un corpo concreto, è un facto con un’opzione di carattere ontologico, nella misura in cui
soggetto che ha una sua storicità intrinseca: noi siamo il nostro la percezione affronta l’hic et nunc delle «cose» (in Husserl c’è
corpo e quindi siamo la nostra storia nel suo incedere una problematica ontologica, non esiste in Husserl un’ontologia
costituente. Per cui la concretezza dell’oggetto è data dalla fondamentale, ma c’è il problema dell’essere delle «cose», c’è il
costituzione da parte di un leib. Ma come dunque questo corpo, problema della costituzione delle «cose». Il concetto vuoto della
che è il «corpo vivo», si rapporta con gli altri soggetti? Come la «cosa» va riempito di “sensi”, perché ciò da cui s’è circondati
concretezza storica propria diventa parte di una storicità all’interno del proprio mondo sono delle «cose» con delle
intersoggettiva? Si apre qui al problema della intersoggettività. qualità, cioè delle proprietà di carattere ontologico); in secondo
luogo, se noi si parla di percezione, di essere delle «cose», di
28/02 – Lezione VII un’ontologia non-fondamentale, (i.e.: un ontologia dell’esperire,
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

non la pastorizia dell’Essere), allora sorge un problema Husserl? Essa è indubitabilmente trascendentale e, perciò, da
secondario, dice Giovanni Piana, ovvero che la dimensione un’idea di strano miscuglio tra stratto e concreto. In effetti,
dell’esperienza subito fa apparire nel «mondo» circostante una leggendo il titolo del V Capitolo del libro di Piana, La
realtà oggettuale diversa dalle altre e analoga alla propria. concretezza del soggetto, si vede scritto che il soggetto è
Insomma, appare tra gli oggetti un oggetto con caratteristiche concretamente trascendentale. Come fa il leib ad essere
analoghe alle proprie: è il corpo dell’altro ad apparire in tutta la trascendentale e parimenti assolutamente concreto? Cosa
sua tensione problematica per la “mia” corporeità. In altri intendiamo quando parliamo di “trascendentale” in Husserl?
termini, il problema dell’altro è un problema di costituzione di Quello che irrita molti post-fenomenologi e che accettano il
«mondo», nel quale appaiono delle realtà di carattere percettivo substrato della fenomenologia è proprio l’uso del termine
analoghe a ciò che io sono. Il problema della corporeità ci porta “trascendentale”.
con evidenza su di un piano che non è più con evidenza In Husserl una prima definizione di trascendentale è ciò che non
solipsistico bensì su di un piano intersoggettivo. il problema è empirico, di conseguenza trascendentale è termine derivato da
della intersoggettività è il problema dell’avere a che fare con Immanuel Kant, che lo adopera per primo in una specifica
altri corpi, di una dimensione intersoggettiva che è una direzione non medievale. E porta con sé, in Kant, due eredità
dimensione inter-corporea, ovverosia di un corpo che ha che permangono in Husserl: anzitutto che l’Io trascendentale
relazioni con altri corpi. Dal che deduciamo che la costituzione non è un Io empirico; in secondo luogo, non è nemmeno un Io
della cosa determina la concretezza del soggetto e parimenti la metafisico e sostanzialistico. L’Io trascendentale è per Kant la
concretezza di una comunità intersoggettiva (costituire un funzionalità apriorica dell’Io, cioè l’Io come apriori (i.e.: l’Io è,
oggetto non può che accadere nella fictio metodologica su un in Kant, come condizione di possibilità della conoscenza).
piano solipsistico, perché costituire la cosa significa confrontarsi Quindi, senza la presenza di una funzionalità dell’Io non si
con l’altro, entrare in una relazione con l’altro). Quindi, bisogna darebbe alcuna sintesi, perciò non si darebbe alcuna conoscenza
considerare che la cosa si costituisce sempre su di un piano dei fenomeni. Allora, pur assumendo il significato di
intersoggettivo, non esiste un oggetto che si costituisca trascendentale dalla filosofia kantiana, Husserl – Capitolo VI,
nell’intimità del soggetto. In Husserl la dimensione dell’altro è Una fenomenologia della percezione – rovescia completamente
sempre presente nel quadro di una dinamica costitutiva, perché è il significato di trascendentale. Se il trascendentale è per Kant
l’altro che permette la costituzione dell’oggetto, è l’altro che ci una operazione del soggetto, se è la funzionalità soggettiva a
permette di entrare in una connessione con il «mondo» rendere imprescindibile l’operazione conoscitiva, il soggetto
circostante. trascendentale in Husserl non è la struttura del soggetto ma la
struttura oggettiva che v’è nelle cose. Per cui, la soggettività
È utile sottoscrivere che, anzitutto, ogni relazione per Husserl è trascendentale di Husserl ha una sua struttura che si concretizza
una relazione di carattere intenzionale, ciò implica che anche la nell’apprensione del «mondo», quindi nel riconoscimento delle
relazione inter-corporea si svolge entro il quadro strutture del «mondo». Quindi, quando noi parliamo di
dell’intenzionalità. In secondo luogo, esattamente come la intersoggettività, diciamo qualcosa che deriva da un termine
soggettività trascendentale anche l’intersoggettività è astratto ma che, in realtà, è molto concreto, in quanto il termine
trascendentale. Perciò, che cosa significa intersoggettività per trascendentale per Husserl vuol significare che questa
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

intersoggettività ha sue specifiche strutture di senso, che si Husserl è palese fin dalle Ricerche Logiche (1901), cioè fin da
determinano all’interno degli atti concreti della conoscenza. quando non aveva ancora ben chiaro il proprio percorso.
Insomma, il soggetto trascendentale è un soggetto concreto Husserl è sicuramente il punto più alto della filosofia come
perché determina la propria dimensione attraverso i suoi atti di teoria della conoscenza, è il punto però talmente alto da
esperienza. Nello specifico, il carattere trascendentale del mostrarne tutti i limiti e le contraddizioni. Perché, quando parla
soggetto sta nelle sue operazioni corporee, cioè nelle sue della costituzione della cosa, continua a cogliere la «cosa» come
strutture d’esperienza. un oggetto di esperienza da conoscere. Mentre Heidegger e
Come si determina questa struttura? Essa di determina in modo Merleau-Ponty parleranno dell’Essere della «cosa», la cui
correlato su due piani: sul piano della soggettività e sul piano emergenza di senso è possibile portare in evidenza ma non è
della natura delle cose. La struttura dell’esperienza soggettiva qualcosa che si possa conoscere. La filosofia è emersione di
non è avulsa né dall’esperienza dell’altro né dall’esperienza senso dell’essere; la cosa è emersione del senso dell’essere; la
delle cose (i.e.: il corpo si determina nella sua storicità). Non «cosa» è il c’è preliminare. Merleau-Ponty sostiene che
bisogna pensare che il soggetto ha un corpo, ma che il soggetto attraverso la percezione si può prescindere da una dinamica
è un corpo, dove è in questa copula che si ravvisa la struttura del esclusivamente di carattere conoscitivo, per porre in questione
leib (Hegel disprezza l’astratto, perché l’astratto è vuota forma e un essere, che emersione di senso, che non si vuole conoscere,
Hegel comprende che Kant è astratto, perché è formale. Mentre ma che emerge nella sua dimensione di Stifftung. Ma una volta
i processi della conoscenza sono processi che hanno la che il «senso» è stato fatto emergere tramite i propri atti
concretezza del concetto, cioè che guidano le cose stesse nel soggettivi, ha ancora «senso» esercitare su di esso
loro divenire sensato. Per Husserl la concretezza non è forma un’intenzionalità di carattere conoscitivo? No, perché l’essere
astratta, la concretezza è realtà concreta di senso, che si realizza non si conosce; l’invisibile lo si scopre ma non è possibile
nel farsi della ragione. Infatti, Husserl, invecchiando, parlerà conoscerlo. Perciò, il trascendentale husserliano è concreto,
spesso di questa espressione hegeliana, del «farsi» della ragione, esperienziale ma ancora in un quadro teorico e conoscitivo delle
la quale non ha una forma ma si fa; la ragione kantiana è «cose».
astratta, mentre la ragione fenomenologica è concreta perché va Sul finire del Capitolo V, Piana chiosa dicendo che il concetto
nella struttura del «mondo». il fenomeno è la cosa stessa, non di corporeità si determina tramite gli atti della percezione, così
qualcosa che viene attribuita dal soggetto al «mondo». Perciò, come la corporeità di cui parla Husserl. Su questa scorta è
quando parliamo di intersoggettività trascendentale, stiamo possibile leggere anche il saggio Il filosofo e la sua Ombra, in
parlando di un senso che si fa con la costituzione di senso. cui afferma: «Pensare non è possedere oggetti di pensiero: è
L’esperienza soggettiva del proprio corpo si fa negli atti circoscrivere, mediante questi ultimi, un campo da pensare, che
soggettivi dell’esperienza. dunque non pensiamo ancora»7. Ecco questo «campo da
pensare» sono le relazioni con la natura che ci circonda. Il
Sebbene Husserl descriva questa struttura, alla fine è una concetto di «natura» e di «corpo» sono tra loro assolutamente
struttura che può esser solo postulata, sempre sulla scorta del inseparabili. E, quindi, bisogna determinare la struttura del
presupposto che il «mondo» sia un intero da costituire. E ciò in corpo attraverso la determinazione delle cose che ci circondano.
7 Merleau-Ponty, Il filosofo e la sua ombra cit., p. 212.,

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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

Il fatto che sia la «cosa» che il «soggetto» corporeo sono fatti di reciproca interrogazione con la «cosa». Sorge spontaneo
strati, indica che possano essere colti ed afferrati da plurimi chiedersi come l’Io costituisca la «cosa», che cosa l’Io coglie
punti di vista. Quindi, determinare il significato stratificato del nel processo di costituzione della «cosa». Ma soprattutto, come
«mondo» circostante e del corpo vuol dire saper guardare. questo Leib diventi consapevole di se stesso, cioè un io con una
Perciò, quando parliamo di corpo concreto, di che cosa stiamo sua storicità (l’Io-uomo dirà Husserl).
parlando? Innanzitutto, parliamo di una realtà di senso che è Sono gli oggetti a determinare i miei atteggiamenti; sono gli
correlata alla realtà di senso ugualmente stratificata del stimoli oggettuali a determinare i miei atteggiamenti corporei
«mondo», cioè costituire il «mondo» significa costituire la soggettivi, non sono imposti da me a loro. È l’oggetto il
«cosa»; costituire il soggetto significa descrivere ciò che la cosa referente di ogni costituzione possibile e ideale, perché non sono
è. Quando parliamo di Korper stiamo parlando di un corpo io ad attribuire qualità alle cose ma le qualità delle cose
senza qualità, che tutte le cose hanno. Il problema di una stimolano le mie domande.
soggettività costituente è quella di capire come un Korper
diventi Leib, cioè diventi corpo vivente. Questo diventare corpo
vivente non avviene in modo astratto, ma avviene all’interno di 01/03 – Lezione VIII
un processo costitutivo che ha al suo centro la cosa, la quale è
una realtà spaziotemporale che si confronta con una altra realtà, Il punto che bisogna sottolineare è che l’Io è attivo, cioè che non
il «corpo», spaziotemporale. Il precesso è anzitutto estetico (i.e.: può non esserci un’attività intenzionale nel momento in cui
il sentire, la nostra percezione); perciò, il mondo si connette costituiamo il «mondo». Tuttavia, c’è bisogno di differenziare
attraverso il nostro percepire, cioè che si connette girandoci tra loro la costituzione husserliana di mondo e la costituzione
intorno. Ogni apprensione del mondo è estetica, cioè ha a che kantiana di mondo. Quello che Husserl vuole sottolineare, che
fare con l’universo della sensibilità. Il Leib, dunque, è dotato di per altro Piana insiste, è che l’Io cogito non è un Io legislatore,
aisthesis, cioè di sensibilità, di essere un corpo che sente a vari cioè non è un Io che attribuisce al «mondo» un senso
livelli. In tutto ciò il Leib è un corpo temporale. Ma, allora va fenomenico. Ma è il mondo fenomenico stesso a possedere già
aggiunto un ulteriore, piccolo, elemento, ovvero che il Leib non queste qualità.
è solo un corpo estetico ma anche un corpo cinestetico. Giacché Ciò non toglie che, in verità, Husserl, ma soprattutto Merleau-
vedere una cosa significa descrivere quella nella mia medesima Ponty, insista più sull’aspetto cosale che sull’aspetto soggettivo,
temporalità, cioè girargli intorno. Quindi la conoscenza è nella misura in cui insistere su quell’aspetto, porta verso una
davvero movimento ed azione. Perciò, la conoscenza implica dimensione di, mutatis mutandis, costituzione idealistica del
non un solo sguardo ma una successione temporale di sguardi. Il «mondo». Ma, quello che Husserl vuole sottolineare è la forza
vero intero da costituire è, dunque, il tempo ed è possibile dell’oggetto che guida o sguardo del soggetto. Nel Filosofo e la
costituirlo entro una descrizione fenomenologica. In ultima sua ombra si legge:
analisi, il corpo deve avere una capacità d’essere cosciente del
suo essere un animale. «le cose sono là, non più come nella prospettiva del
Ecco, questo processo stratificato (di senso) si manifesta nel rinascimento nella loro apparenza proiettiva e secondo
momento in cui mi avvicino al mondo e lo guardo nella l’esigenza del panorama, bensì erette, insistenti, pronte a

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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

scalfire lo sguardo con i loro spigoli, rivendicanti, ognuna per passive), da qui, e Piana lo sottolinea, il fatto che noi non si può
proprio conto, una presenza assoluta»8. percepire se non attraverso i propri organi. Di qui, si potrebbe
vedere come sia sorta da questa considerazione, il carattere
Ecco, questo è il carattere delle cose. Nello specifico, quelle erratico della percezione corporea. Nei fatti, la percezione del
che Merleau-Ponty chiosa con l’espressione «voci del silenzio», mondo (la costituzione del mondo) avviene all’interno di
sono le voci delle cose, l’aspetto attivo della passività circostanze apprensionali. E queste circostanze correlano
(ossimoro). La presenza di oggetti e di cose genera in me sempre la dimensione soggettiva e la dimensione oggettuale,
stimoli, e lo riconosco perché i miei atteggiamenti mutano nella nella misura in cui le medesime possono riguardare il Korper
circostanza in cui l’oggetto si presenta a me. La fenomenologia ma anche l’oggetto. La costituzione della «cosa» fornisce subito
serve proprio ad osservare le strutture di senso che gli oggetti due indicazioni: anzitutto che per costituzione non s’intende la
«buttano» addosso al soggetto. Questi sono gli oggetti, per creazione, bensì formazione di una rappresentazione (i.e.: la
Merleau-Ponty, che hanno in sé «le voci del silenzio» rappresentazione del mondo è un processo attivo-passivo, nella
(espressione di André Marlaux), quelle che sono le opere d’arte misura in cui le cose sono apprese in una dimensione attivo-
pittoriche. passiva; le cose non sono come nella prospettiva del
In conclusione, se considerassimo come contrapposti l’aspetto rinascimento, non sono cioè lì in una stabilità ideale, bensì sono
oggettivo e l’aspetto soggettivo, ricadremmo in una filosofia che nelle loro stratificazioni); al tempo stesso, in secondo luogo, ci
separa la dimensione oggettiva da quella soggettiva. C’è sono le circostanze soggettive della percezione – è il problema
bisogno di pensare la relazione, anzitutto, e così porsi entro un dell’errore che impone il passaggio da una dimensione
punto di vista che è quello dell’intenzionalità – la trascendenza soggettiva ad una dimensione intersoggettiva; l’intersoggettività
del mondo, che è lì con i suoi spigoli, passa attraverso i miei atti è imposta dalla complessità delle circostanze oggettuali e della
formali, i quali sarebbero vuoti se non fosse per la trascendenza comprensione.
delle cose. c’è bisogno di cambiare atteggiamento nei confronti Dunque, tralasciando il problema dell’intersoggettività, se il
del mondo, dal punto di vista fisico nella misura in cui la corpo è questa cosa complessa, come avviene l’apprensione del
percezione non è solo estetica ma anche cinestetica e dal punto «mondo»? Quali sono le qualità che colgo nel «mondo»?
di vista costitutivo, che mette tra parentesi l’atteggiamento In primo luogo, la fenomenologia insegna la passione per la
naturale e si dirige al nocciolo delle strutture intenzionali. differenza, dal momento che il «mondo» non è uniforme ma
costituito da differenze (Nella tradizione filosofica moderna
In primo luogo, c’è da sottolineare la centralità del corpo. Esso è posta da Galileo Galilei, riproposta da Descartes e sistemata
una realtà unitaria, organica (i.e.: che non è un agglomerato di linguisticamente da John Locke, il mondo è fatto da qualità
parti, ma che le parti sono fuse tra loro), perciò è una realtà primarie e qualità secondarie – peso ed estensione sono le
stratificata. Questa unità stratificata sta a segnalare che la qualità che hanno bisogno di una «fattualizzazione»
relazione corporea con il mondo non è uniforme, ma appunto dell’oggetto, quelle con cui Dio costituisce il «mondo» dando
dipende dalla realtà complessa del corpo. Ciononostante, il una geometria; tuttavia, il mondo che ci circonda lo cogliamo
corpo medesimo ha le sue strutture di senso (i.e.: strutture per le sue qualità secondarie, cioè quelle attraverso le quali si è
8 Ivi, cit., p. 235.
in grado di cogliere il mondo per noi). La percezione del
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

«mondo» è, dunque, una percezione di qualità intrinseche alle Ecco lo stesso Husserl, nel momento in cui si entra nelle
cose stesse. Come sono, però, apprese queste qualità? Di qui, il dinamiche concrete di una fenomenologia dell’esperienza,
libro di Husserl Esperienza e Giudizio affronta di petto la abbandona progressivamente la centralità idealistica dell’ego.
questione del come si attui l’apprensione del soggetto. Permane il principio dell’egologia, ma questo è solo il debito
Innanzitutto, l’apprensione del «mondo» non è immediata e che la fenomenologia paga alla filosofia del suo tempo.
implica essa stessa una stratificazione degli atti apprensionali, La struttura percettiva del mondo della vita è concreta, ma le
perché la percezione stessa del «mondo» è una centralità che ha circostanze apprensionali rendono sempre nuova la percezione
anche aspetti di passività; perciò, la prima stratificazione delle della cosa. Ecco, quello che è importante non sono le singole
strutture della percezione è ricettiva senza alcuna parti, sono i tessuti connettivi tra le parti, cioè quelle dimensioni
tematizzazione. E le strutture passive della ricezione sono che legano le parti tra loro. Le parti sono certo da descrivere, ma
molteplici, e sono anche di carattere sensoriale, cioè riguardano è evidente che è il nesso sensibile a dare la qualità alle parti ed è
i sensi; perciò, la sensorialità dell’atto corporea è centrale nella la varietà dei nessi sensibili a rendere interessante la percezione.
ricezione del mondo. In secondo luogo, nella stratificazione Nei fatti, Husserl non è un ontologo, perché non gli interessa
delle strutture della percezione si incontra di conseguenza l’intero, bensì gli interessano come si formano le connessioni tra
l’attenzione – accorgersi di oggetti che attirano la propria le parti. L’intero è una forma, ma l’esperienza non è
attenzione (ad es.: essere attirato da una barchetta mentre si formalistica, anzi è concreta.
scruta l’orizzonte). Quindi, il passaggio dalla passività La percezione non è perfetta, ma è soggetta ad errore – nella
all’attività si radica nel gradualismo delle forme della percezione del mondo c’è qualche cosa che ci fa cadere
percezione e della ricezione. Di qui, all’attenzione segue la nell’errore e la risposta metafisica cartesiana ricade sulla
tematizzazione – un oggetto di tematizzazione è colto come fallacità dei sensi; cioè i sensi sono il segno della differenza
oggetto da costituire, cioè ciò di cui sono «costretto» a cogliere dell’uomo da Dio. Tuttavia, se i sensi sbagliano, secondo
le qualità. Ma come afferro queste qualità? Secondo un Husserl, è anche vero che
principio associativo, cioè costituisco le cose attraverso un
principio associativo. Da un lato, si potrebbe cadere nella 07/03 – Lezione X
tentazione dell’associazionismo soggettivistico di matrice
humiana e convalidare le qualità oggettuali in virtù Resume
dell’esistenza percipiente del soggetto; dall’altro, Il punto da sottolineare, quello che ci permette di andare avanti
l’associazionismo di cui parla Husserl accade e avviene nelle nello svolgimento delle idee degli autori, e due chiavi del
cose stesse, secondo un modello che s’era già visto nell’analisi discorso fenomenologico e il rapporto che hanno con l’oggetto.
del modello della costituzione del tempo, cioè quel modello Per la fenomenologia non può darsi determinazione di senso che
della costituzione di interi a partire dalla percezione delle parti. non sia estetica. La fenomenologia fa capo a degli oggetti che
Perciò, l’intero ha un suo senso concreto, cioè a partire da quelli sono estetici, nel significato etimologico del termine per cui ciò
che Husserl chiama nessi sensibili di unità. Il giudizio si fa che è oggetto estetico è un oggetto sensibile, ovverosia
sempre più articolato e complesso, tanto più è articolata e derivante da un rapporto con il mondo circostante. È attraverso
complessa la nostra esperienza.
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

il rapporto con il mondo circostante che entro in una relazione il poeta romantico Holderlin. L’idea è «che quel che resta lo
con l’oggetto. fondano i poeti» romantici, cioè la poesia romantica come
Fatta questa generale premessa, va detto che s’è visto fondativa dell’essere, di una stabilità statica. Diversa è la
come la fenomenologia si sviluppi in vari rami, nello specifico concezione di Merleau-Ponty, per cui l’essere scaturisce da
va nella direzione di un’analisi strutturale dell’essenza un’esperienza corporea, dal percepire e che viene alla luce da un
dell’oggetto, ovverosia non si chiede più che cosa sia l’oggetto contatto diretto e da un carattere consustanziale rispetto alla
né tanto meno osserva le relazioni tra soggetto, intersoggettività propria carne. c’è un aspetto di percezione comune, di
ed oggetto e va in una direzione che potremmo chiamare esperienza comune. quindi, quale arte, a parere di Merleau-
strutturale, cioè vuole determinare la struttura di senso delle Ponty, fa emergere questo senso? Un’arte che abbia una
varie regioni del nostro mondo circostante. Quindi, la complessività non tradotta in narratività. Insomma, un’arte che
fenomenologia diventa una chiarificazione concettuale degli non ha come suo fine la rappresentazione del «mondo», perché
elementi strutturali che caratterizzano l’esperienza del mondo l’avversario di una visione ontologica della fenomenologia è
delle cose; dall’altro lato, la strada presa da Merleau-Ponty e proprio il concetto di «rappresentazione».
Dufrenne, la quale è una strada che ha degli aspetti metodologici Tuttavia, bisogna sin da subito specificare che nessuno
e contenutistici in comune con quella di Piana, ma che è una dice che per aver l’oggetto bisogna rappresentare, oppure che la
strada che conduce verso un’ontologia fondamentale. Una è la conoscenza dell’oggetto non passi attraverso la
strada che si potrebbe chiamare di vocazione goethiana (il rappresentazione. Saremmo al di fuori della fenomenologia se
fenomeno è il senso in sé), l’altra invece è una strada dicessimo che la conoscenza dell’oggetto eccede la dimensione
profondamente ontologica, che vuole vedere l’essere dei fenomenologica. Ma il punto è che alcuni oggetti non ci dicono
fenomeni. Quindi un’indagine sull’esserci preliminare del il loro senso solo attraverso la rappresentazione; perciò, il
«mondo» e delle «cose». passaggio ad una sola dimensione ontologica deriva proprio dai
È chiaro che dei discorsi che abbiamo appena fatto si limiti cognitivi della rappresentazione. La rappresentazione non
enfatizzano dei punti mentre se ne dimenticano degli altri. E basta a conoscere il senso del «mondo», il senso dell’essere;
sono enfatizzati in particolare quelle operazioni di donazione esso va al di là della rappresentazione ed è al di là della
dell’essere che hanno nelle opere d’arte un loro costante punto rappresentazione. Questo ci sottolinea immediatamente gli
di riferimento, ma non si parla di un’arte in generale che autori di Merleau-Ponty come Marcel Proust, Paul Valery,
esprime un’ontologia fondamentale, bensì è un’arte con Gustav Flaubert e in particolare le esemplificazioni di carattere
determinate caratteristiche. In questa direzione, è chiaro che dei fondative di Merleau-Ponty vanno verso degli autori come Paul
discorsi fatti si enfatizzano alcuni punti e se ne dimenticano Cezanne e Paul Klee. Entrambe gli autori superano il concetto di
altri. Nello specifico si enfatizza quella donazione di senso che rappresentazione; la pittura attraverso il rappresentare deve far
nelle opere d’arte hanno il loro fulcro principale. Ma non è l’arte emergere un senso, deve essere emersione di un senso (Husserl
in generale ad esprimere l’essere, ciò da cui emerge l’ontologia non parla mai di opere d’arte, perché l’opera d’arte non ha un
dell’essere; è un’arte dove si evidenza quel senso poematico, valore maieutico e di emersione del senso). Il senso non
quell’emersione di un senso con determinate caratteristiche. In scaturisce unicamente dal visibile, non può essere soltanto
Heidegger, il poeta che fa emergere questo senso è con evidenza scritto; la critica d’arte non può essere descrittiva; la descrizione
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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

ha i suoi limiti (i.e.: un pensiero razione, critico, che si esaurisca corpo della pittura. Proprio perché il gesto è al di là della
soltanto nella descrizione è un pensiero monco che non dimensione di riconoscimento dell’oggetto. In tutto ciò, forse il
considera gli enigmi). Dunque, la prima ragione è che questi due punto ancora più ambiguo, questi autori manifestando
autori (Paul Klee e Cezanne) non limitano la pittura ad una l’ambiguità del rapporto espressivo (ex-primere, uscire dalla
funzione rappresentativa. Il rapporto che si ha con queste opere, propria limitatezza per conoscere un’altra limitatezza; capacità
pur essendo necessariamente visivo, non è esclusivamente di riconoscere carnalmente l’altro corpo). Il senso della pittura
visivo. Entrambe le opere di questi autori superano il concetto di di autori come Paul Cezanne e Paul Klee manifesta la necessità
«rappresentazione prospettica»; le regole della pittura razionale di superare il visibile e di accedere all’invisibile. L’invisibile per
in cui è fissato il punto di vista dell’osservatore sono Merleau-Ponty è una struttura ontologica (i.e.: il lato posteriore
sicuramente superate. Quindi, accentuando il peso di questi dell’oggetto); tuttavia, nell’arte l’invisibile assume per giunta
autori, Merleau-Ponty cancella ipso facto due temi della pittura dei connotati ontologici che vanno al di là della sua descrizione:
moderna: la rappresentazione del dato reale e la prospettiva. La l’invisibile è il senso dell’essere. Di qui, in relazione alla
prospettiva è un calcolo, è geometria, ha semplicemente più di definizione dell’invisibile come senso dell’essere si aprono due
uno scopo teorico: restituire una profondità spaziale con degli problemi, che sono poi il tema delle dei due testi presi in
opportuni artifici di carattere geometrico; in secondo luogo, considerazione9.
esiste per la prospettiva uno punto di vista privilegiato per In primo luogo, per costruire questo orizzonte di senso
guardare il mondo (ad es.: La Casa dell’impiccato di Cezanne) quali punti fa emergere del discorso che abbiamo finanzi
(è il cogito cartesiano il punto di vista privilegiato). Paul Klee, osservato? In secondo luogo, quando parliamo di «Essere» che
che si ritiene allievo di Cezanne, supera completamente il cosa intendiamo? Innanzitutto, è utile fare riferimento al
principio della rappresentazione; rappresentare punti, linee e concetto di Essere senza pensare che ci si trovi davanti a
colori vuol dire rappresentare oggetti irriconoscibili. Quindi, qualcosa si astratto. Non si pensi l’essere come qualcosa di
Merleau-Ponty sceglie questi due autori per l’irriconoscibilità di platonico, me nemmeno come qualcosa di heideggeriano, bensì
un oggetto preciso nella composizione delle loro opere, bisogna pensare l’essere come qualcosa di concreto. Si pensi ad
l’assenza di prospettiva e il superamento di una dinamica un essere che metta in rilievo tutte le problematicità della
rappresentazionale. In secondo luogo, Cezanne e Klee pongono percezione; ad un essere come ad un leib, legato dunque alla
a fianco alla «rappresentazione» la parola «espressione», come dimensione del bisogno. Un grande problema che nella
ciò che integra il senso del dipinto, ciò che fa sì che il dipinto fenomenologia non è presente, ma bensì lo è in Merleau-Ponty
non si limiti alla rappresentazione di oggetti. riguarda il carattere di «carenza del corpo e di necessità di
Innanzitutto, esprimere vuol dire un tipo di pittura che coinvolga andare oltre le carenze colmando i bisogni». Ciò per sottolineare
il “corpo”, che non rappresenti il «mondo» ma che esprima il che in Merleau-Ponty v’è una dinamica che non troviamo in
corpo del «mondo»: mette in comunicazione espressiva l’opera 9 Merleau-Ponty non prende in considerazione il simbolismo e nemmeno l’arte pittorica di Monet. In particolare, il
e il soggetto corporeo. Per questo Merleau-Ponty enfatizza simbolismo è evocativo, per cui è straordinariamente wagneriano; oppure in Monet la pittura è un elogio della visibilità.
moltissimo l’espressione semanticamente ambigua del gesto: la Ebbene costruzione una dimensione evocativa non è quello che vuole fare Merleau-Ponty, egli vuole andare alla
pittura non è soltanto linea, colore e segno, bensì è anche il concretezza dell’essere (i.e.: simbolico ma non simbolista). C’è bisogno di far emergere una dimensione in cui l’arte e
gesto dimensione che deve scaturire tra il soggetto corporeo e il l’artistico manifestano la concretezza gestuale e corporea di un senso.

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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

Husserl, che vede all’opera un corpo storico che ha bisogni Fenomenologia della Percezione, è il soddisfacimento sia dei
potenti. Di qui, ciò significa che entrano in gioco due autori che bisogni primari che dei bisogni secondari). In tutto ciò Merleau-
in Husserl non ci sono: il primo è Hegel, le avventure della Ponty vuole evidenziare la struttura attiva (bisogno secondario)
dialettica (i.e.: il corpo in sé a delle forze di propulsione e delle e passiva (bisogno primario) del nostro corpo, la realtà del corpo
forze di negazione). Quindi la ripresa di Hegel come come stratificazioni di diversi strati di senso che realizza la sua
riproposizione della dimensione della concretezza della completezza. Quindi, il corpo come progressione di senso, come
dialettica, soprattutto nella negatività, perché il bisogno è serie di orizzonti, sfondi e circostanze.
anzitutto carenza (i.e.: il corpo è dialetticità, il corpo è Il corpo non è il copro astratto della filosofia ma
negazione della negazione della sua volontà di colmare i soggetto di bisogni, è qualcosa di «barbaro» 10, di stratificazione
bisogni, qualcosa che decide sempre colmare i suoi bisogni). Il di bisogni; la vera ombra di Husserl è proprio quella di non aver
secondo autore che troviamo presente in Merleau-Ponty è Marx, fatto emergere il lato «barbaro» delle cose (i.e.: il bisogno è il
assieme alla tradizione marxista, perché a partire dagli anni 50’ lato «barbaro» della corporeità). Al di là di ciò, sono presenti in
fino agli anni 70’ si tende a coniugare la fenomenologia con il Husserl altri due adombramenti. Innanzitutto, una teoria
marxismo. E si tende a fare ciò anzitutto attraverso una teoria dell’intersoggettività. Una teoria del «corpo» in Merleau-Ponty
dei bisogni e in secondo luogo attraverso un uso dei Manoscritti deve portare a concretezza quel principio che Husserl mantiene
Economico Filosofici del 1944. In realtà, Merleau-Ponty viene astratto, ovverosia il principio dell’empatia. Merleau-Ponty
molto influenzato da un autore vietnamita dal nome di Tran Duc rimprovera ad Husserl anche l’uso del solipsismo sebbene
Taho, e questo autore vietnamita è uno dei primi che coniuga finzionale, perché i corpi non possono essere mai «da soli»,
fenomenologia e marxismo proprio sulla base del tema del nella stessa misura in cui i corpi comunicano e lo fanno tramite
bisogno. Successivamente il tema verrà proposto da Agnes gesti espressivi. La teoria dell’empatia (Einfhulung) non è un
Heller con il libro dal titolo La teoria dei bisogni in Marx (tutte principio asettico ed astratto, ma è comunione di corpi (i.e.: il
tematiche di cui Husserl non tratta, ma che hanno a che fare con gesto è originario, la parola è seguente al gesto; l’espressione
le aporie della realizzazione del socialismo). gestuale è sempre rivolta all’altro, mai a se stessi). Il secondo
Quindi, il corpo di Merleau-Ponty è un corpo della punto, invece è la «riabilitazione ontologica del sensibile» 11 ,
storia, della dialettica, che vive le aporie della realizzazione e perché Husserl non ha portato a compimento una «riabilitazione
senza il rapporto con la teoria marxiana dei bisogni non è ontologica del sensibile»; ecco che cos’è l’ultima sua ombra.
possibile capire il «corpo» in Merleau-Ponty (i.e.: sono quei Quindi, se la prima parte è la teoria del corpo e della inter-
bisogni che Descartes aveva spuntato). Poi però Merleau-Ponty corporeità, la seconda parte è il farsi Essere del sensibile.
sa che oltre alla dimensione carnale c’è anche lo spirito, cioè Husserl manca la «riabilitazione ontologica del
quelli che Marx chiama i «bisogni secondari», ovverosia i sensibile» nella misura in cui non ha operato un discorso
bisogni della spiritualità (i.e.: bisogni invisibili, che ci portano sull’Essere, ma ha preso l’essere come il «regno delle mere
verso la dimensione della bellezza). Il «soggetto completo» cose»; quindi non ha scavato nel carattere extra-cosale
(i.e.: mitologia del socialismo e di Merleau-Ponty) è un soggetto dell’essere. Per Husserl l’Essere sono le ontologie regionali,
in grado di soddisfare i suoi bisogni primari e i suoi bisogni 10 Ivi, cit., p. 232.
secondari (i.e.: la libertà, titolo dell’ultima parte della 11 Ivi, cit., p. 220.

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Estetica degli Oggetti Modulo A: Problematiche fondamentali in Fenomenologia

l’Essere per lui è soltanto il «mondo» da descrivere nei suoi


strati. Sfugge ad Husserl l’importanza e la forza carnale
dell’Essere; non riesce a comprendere che il sensibile non è
semplicemente una realtà da strutturale ma l’emersione stessa
dell’Essere. L’accusa che viene fatta ad Husserl è quella di
riflettere sull’Essere ma senza comprenderne il senso, perché il
senso dell’Essere non si può esaurire nella riflessione. L’essere
va riabilitato in quanto essere sensibile.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Parte Seconda – Per una Fenomenologia dell’oggetto: da Merleau-Ponty a Dino Formaggio


INDICE

Parte Seconda: Per una Fenomenologia dell’oggetto, da Merleau-Ponty a Dino Formaggio........................................................................................................................35

L’Occhio e lo Spirito - Merleau-Ponty...........................................................................................................................................................................................................41

Dino Formaggio, L’Arte, come idea e come esperienza.................................................................................................................................................................................62

Parte I – Le grandi figure fenomenologiche della coscienza artistica............................................................................................................................................................62

Parte II – Teoria del significato dell’arte......................................................................................................................................................................................................................................................................................69

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

08/03 – Lezione XI

Resume
Questa pittura ha i suoi canoni fondativi in primis nella pittura
S’erano sottolineati tre punti che costituiscono il nucleo di Cezanne, dove la prospettiva diventa ormai una lezione da
fondante della fenomenologia di Merleau-Ponty. Il primo punto dimenticare, e poi nella pittura di Paul Klee. Sono qui pittori che
è l’individuazione di un oggetto privilegiato, che è senza dubbio permettono a Merleau-Ponty di far emergere l’essere attraverso
l’oggetto della pittura, cioè ciò con cui Merleau-Ponty si le dinamiche pittoriche.
avvicina alle dinamiche dell’arte. In secondo luogo, l’ombra di
Merleau-Ponty è quella di una fenomenologia del bisogno;
sicuramente nel delineare il concetto di «corpo» Merleau-Ponty
assume il punto di vista fenomenologico husserliano, nello
specifico quell’Husserl che legge quando si reca a Lovanio. Ma
oltre al punto di vista di Husserl è chiaro che v’è tutta una
dinamica storico politica che è intrinseca al concetto di corpo,
che vede sia l’inserzione della dialettica hegeliana che quella
che sarebbe una fenomenologia del bisogno. Il corpo, proprio
perché realtà concreta che vive il mondo nella sua concretezza, è
una realtà intersoggettiva, cioè sempre da intendersi come una
realtà inter-corporea. Infine, quasi a sintesi di queste due
posizioni (pittura e corpo) gestuali e carnali, arriva il terzo punto
di Merleau-Ponty: se la pittura è gestuale e carnale e lo è anche
il corpo, ebbene persino l’ontologia fondamentale per Merleau-
Ponty è carne del corpo e carne del mondo in un Essere carnale.
Sicuramente Merleau-Ponty risente dell’influenza
heideggeriana, per lo più dell’Heidegger ontologo, della
«pastorizia dell’essere». Se da un lato Heidegger è il filosofo
che vede emergere l’Essere dalla dimensione della poesia
romantica, dall’altro Merleau-Ponty è il filosofo che vede
emergere il linguaggio tacito dell’Essere attraverso la pittura, in
particolare la pittura che fa saltare gli schemi della pittura Figura 1, Madame Cezanne
moderna, della pura visibilità rinascimentale.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Inoltre, in Merleau-Ponty, il discorso sull’Essere prende dipinto è diventato, la sua genesi. In breve, Merleau-Ponty come
avvio da quella che, contrariamente ad Heideggere, per ribadire ha una visione dell’essere immanentistico, così ha una visione
la base estetica della fenomenologia, è una «riabilitazione della pittura come qualche cosa che esprime immediatamente
ontologica del sensibile. l’essere, senza l’avvalersi di medium come quello della fatica,
\Quindi, il modo con cui ci avvicina all’Essere è attraverso il della tecnica e del lavoro. In questo Merleau-Ponty ha a che fare
nostro «corpo». L’essere non è qualcosa di distante ma ha una con tutta la tradizione ontologica del neoplatonismo. Ma in
sua dimensione totalmente immanente, cioè non è un “Dio” Merleau-Ponty v’è anche uno sguardo in avanti, ovverosia è
trascendente o un “motore” immobile (sarebbe da segnalare che presente la consapevolezza che l’essere scaturisca dalla
sia Merleau-Ponty che Dufrenne, nel delineare il carattere percezione – la forza immanente della natura è nel senso
immanente dell’essere, sono accaniti lettori di Baruch Spinoza); ontologico del sentire. L’essere si fa con il nostro «corpo», che
è possibile immaginare l’essere di Merleau-Ponty come una si costituisce attraverso i nostri gesti; quindi, Merleau-Ponty si
natura naturante – è un essere che diviene nelle cose e che al cala e riprende tutta la tradizione dell’arte pittorica, soprattutto
tempo stesso le ingloba e che va letto nelle categorie della nella forza di una pittura come segno sempre nuovo. Nel saggio
modalità, dove il discorso si gioca integralmente nel rapporto tra Linguaggio indiretto e le voci del silenzio Merleau-Ponty parla
l’esistenza, il possibile e il necessario. L’essere è costruzione di di «interiorità del segno»13 – attraverso l’esperienza, la
«mondi possibili», si traduce in oggetti ma non è mai risolvibile percezione si mostra l’interiorità del segno –; sono pagine in cui
negli oggetti in cui s’è tradotto. Quindi descrivendo gli oggetti, condensa soprattutto una forte critica alla riduzione linguistica
in particolare le opere d’arte, non si esaurisce l’essere ma se ne dell’opera d’arte, la quale non è «scritta» in un linguaggio che
dimostra la potenza ed il divenire. Ciò naturalmente impone possa essere riportato a parole. V’è dunque un’estensione
qualche dimensione critica di questa posizione, perché in semantica dell’espressione, perché l’essere nella sua espressività
Merleau-Ponty la pittura ha un effetto ontologico, globalizzante. non è qualcosa che possa essere ridotto a gesti linguistici. Ecco
E dunque, in questo modo si verifica un’ontologizzazione della perché Merleau-Ponty sceglie la pittura, essa riesce a mostrarci
pittura che ne limita gli orizzonti di applicabilità. quell’interiorità del segno che altri linguaggi non riescono a
Per esempio, Merleau-Ponty afferma, erroneamente, manifestare. È una presa di posizione di contro allo
nell’Occhio e lo Spirito, che in pittura «non esistono problemi strutturalismo linguistico; cioè l’essere deve avere a che fare
distinti, né strade realmente opposte né soluzioni parziali» 12, in non con un cogito parlante ma un cogito muto. La pittura parla
quanto la pittura è manifestazione dell’essere. Secondo Dino un linguaggio indiretto e cioè parla attraverso la voce del
Formaggio nella pittura esistono solo problemi distinti, lo si silenzio. Il tentativo filosofico di risolvere l’enigma dell’essere è
vede nella sua descrizione della Guernica di Pablo Picasso integralmente, per Merleau-Ponty, riverso nell’interrogazione
quando descrive la genesi di tale opera. Al museo Reina Sofia di dell’essere, e perciò si rende possibile adoperare sempre di
Madrid, intorno a Guernica sono collezionati i fogli preparatori, meno il linguaggio filosofico stesso. Se la filosofia vuole parlare
ben più interessanti, afferma Formaggio, dell’opera stessa. dello «spettacolo irrefutabile della pittura»14, ebbene deve
Tutt’intorno all’opera i disegni preparatori mostrano come il 13 Merleau-Ponty, Linguaggio indiretto e le voci del silenzio, cit., p. 65.
12 Merleau-Ponty, L’Occhio e lo Spirito. 14 Ivi, cit., p. 73

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

andare oltre se stessa ed eccedere così il linguaggio, perché solo riducibile alla dimensione rappresentazionale, così come a
quello non è sufficiente. quella linguistica. La verità è semplicemente una restituzione
Come più avanti nel saggio Il linguaggio indiretto e le del mondo attraverso i segni e le parole, oppure qualcosa
voci del silenzio Merleau-Ponty scrive che «quello che il d’altro? Essa manifesta la necessità dell’ente (i.e.: così come è
filosofo vuole descrivere è una verità che non somiglia alle necessario per Cezanne e Klee dover rappresentare) e della sua
cose»15; mentre la filosofia che si limita alla descrizione rappresentazione, ma ciò che così viene rappresentato è
rappresentazionale del mondo vuole porci sul piano di una verità l’eccedenza della verità medesima al di fuori della sfera
che somigli alle cose, la pittura invece ha dimenticato la rappresentazionale. Il che equivale a affermare che la verità sia
dimensione della somiglianza. La dimensione mimetica della riducibile al visibile ed al dicibile; oppure che abbiamo bisogni
pittura è quella stessa dimensione imitativa della filosofia che di una dimensione altra? La verità del mondo pur non potendo
bisogna seppellire. prescindere da una rappresentazione del mondo e delle cose, la
Sebbene in polemica con lo strutturalismo, Merleau- verità del mondo non è dicibile. C’è bisogno di un linguaggio
Ponty rimane affascinato dai corsi di Ferdinand de Saussure di altro, indiretto e silenzioso.
Linguistica Generale. Per quella breve parte del corso dove Ma, d’altra parte, non è il medesimo problema per ciò
Saussure afferma la differenza irriducibile tra significato e che concerne il nostro «corpo»? È il nostro corpo riducibile ad
significante (i.e.: v’è una arbitrarietà nel rapporto tra significato un’immagine, oppure è esso un coacervo di pulsioni, emozioni e
e significante) Merleau-Ponty n’è estasiato. Dunque, in primis di realtà spirituali che non è riducibile ad una dimensione
De Saussure evidenzia l’arbitrarietà nel rapporto tra significato e descrittiva e rappresentazionale. La pittura è metafora del nostro
significante, per poi affermare che nella lingua non ci sono altro corpo, nel sento etimologico del termine, perché il corpo si
che differenze e non analogie. Queste affermazioni sono esprime in modi diversi dalla pittura e perché essa si esprime in
l’ossatura iniziale del saggio Il linguaggio indiretto e le voci del modi diversi da quelli del segno così come il corpo si esprime in
silenzio, perché nella stessa misura in cui nella lingua ad un modi diversi da quelli del solo gesto, etc.
significato è dato arbitrariamente un significante, così nella Ciò che indica l’al di là della rappresentazione è
pittura si riflette questa arbitrarietà tra significato e significato, l’espressione. La filosofia manifesta qui il suo carattere extra-
perché l’arte della pittura esalta una modalità comunicativa dove logico e extra-metodico. Fino ad arrivare a quella espressione
si perda la mimesi; in fondo l’essere, per Merleau-Ponty, non etimologicamente rilevante che fa derivare il termine mythos dal
può essere in alcun modo dato alla dimensione della termine mutos, per dire l’esistenza di un linguaggio originario,
rappresentazione, ovverosia ad una dimensione linguistico muto, che non può essere espresso nell’età dei filosofi. Ma l’età
descrittiva. dei filosofi non è l’unica in cui si manifesta il senso. Merleau-
Non si può superare il piano rappresentazionale dal Ponty nel saggio Il linguaggio indiretto e le voci del silenzio su
momento che già l’espressione è rappresentazione? Merleau- questo linguaggio dice che è «percezione e storia» 16 (p. 108). È
Ponty non dirà mai che la rappresentazione è inutile, ma la chiaro che se si vuole arrivare ad una conclusione, la verità,
pittura e le sue opere ci insegnano che la verità dell’essere non è sempre entro il perimetro del discorso fenomenologico che
15 Ivi, cit., p. 84. 16 Ivi, cit. p.108.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

anche Husserl avrebbe sottoscritto, non si riduce al visibile. E la rappresentazione e che chiamiamo iconica. Perciò, è sensato
conclusione di Merleau-Ponty è che la struttura della percezione affermare che Merleau-Ponty si rifaccia ad una tradizione
implichi l’invisibile, cioè che il visibile si manifesti attraverso il pittorica iconica, così come fanno Paul Cezanne e Klee che
presupposto dell’invisibilità – bisogna sempre presuppore un apportano alla loro pittura tutte le caratteristiche della pittura
lato nascosto delle cose, un retro del visibile. Ma il visibile iconica (le icone religiose). La pittura iconica è stata la pittura
implica l’invisibile in un senso etimologico forte, perché nel fino a Giotto, cioè prima che la pittura iniziasse ad usare il
visibile c’è l’invisibile. Lo scarto di Merleau-Ponty da Husserl è linguaggio prospettico, in cui la rappresentazione non si
nell’interesse di indagare il senso dell’essere entro l’invisibile, esaurisce in sé stessa, ma dove la rappresentazione è un medium
che non è riducibile all’'interno di un linguaggio – l’essere è visibile, nella più antica delle tradizioni neoplatoniche, per
confusione tra visibile e invisibile, ed in ciò c’è differenza dalla accedere all’invisibile – la sacra icona non ha un valore in sé.
tradizione husserliana, perché Merleau-Ponty ravvisa la verità in Quei volti rappresentati nelle icone sacre sono dei mezzi per
questa relazione ambigua. Per cui, l’invisibile è e non è al tempo accedere ad una verità superiore. Per cui, la battaglia
stesso qualchecosa che sia riducibile ad una dinamica di tipo iconoclasta è una battaglia tra iconofili ed iconoclasti,
descrittivo, che ci costringe ad interrogarci sulla natura quest’ultimi sostenevano la non liceità delle immagini sacre in
dell’invisibile. Qui Merleau-Ponty può soltanto usare la quanto le immagini non dovevano essere adorate; perciò, gli
metafora della pittura, perché nello spiegare la relazione iconoclasti non rifiutavano le immagini in sé ma il mezzo
percettiva ontologica tra visibile e invisibile non può che fare dell’immagine come accesso al divino, e che l’accesso all’essere
uso della pittura, cioè ciò che nasce non soltanto come non dovesse passare da rappresentazioni. Le chiese iconoclaste
referenziale (Paul Cezanne e Paul Klee). sono adornate di immagini referenziali, dove la pittura gioca un
La prima funzione della pittura è puramente decorativa (pitture ruolo di venustas parietum, cioè di decorazione parietale.
parietali a Pompei), la venustas parietum, e la funzione della D’altro canto, gli iconofili parlano della pittura come realtà
pittura in questo caso è realistica e decorativa (la categoria del visibile che è un mezzo per accedere ad una realtà invisibile e di
grottesco nasce nelle aree della pittura parietali nella domus di carattere ontologico – il visibile, tramite l’immagine, serve a
Nerone). La pittura, esattamente come il «corpo», non si riduce rinviare all’invisibile. La pittura è un’immagine che è parimenti
alla rappresentazione del vero. Beninteso, la pittura è anche una struttura di rinvio, cioè serve a rinviare ad una realtà di
rappresentazione del vero, altrimenti non adoprerebbe la senso che al tempo stesso è e non è immagine. Per cui, è
prospettiva; perciò, la pittura è anche descrizione del vero, tecnicamente un mezzo per dire qualcosa che nell’immagine
ideale, attraverso artifizi geometrici. Ma la pittura non è soltanto non c’è. Qual è la figura filosofica? Qual è l’espressione
rappresentazione ed elogio della visibilità, perché la pittura filosofica con cui noi esprimiamo questa relazione?
occidentale moderna nasce con il dilemma del rapporto tra L’espressione che attribuisce alla pittura questo carattere non
visibile e invisibile (le pitture parietali pompeane sono tutte referenziale è il simbolo; perciò, la pittura è simbolica per
pitture prospettiche, è una scelta dell’artista adoperare la Merleau-Ponty. La pittura scava nelle cose per rinviare ad un
prospettiva). È evidente che la pittura extra rappresentazionale, senso che non è nelle cose, ad un senso extra-
quella che vuole esprimere un senso al di là della rappresentazionale. Si ricordi che il «simbolo» è una parola
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

composta sim – bolo che sta per riunificazione, ovverosia sta per un’icona religiosa. Nella misura in cui la sua una pittura manca
la riunificazione di visibile ed invisibile (la differenza della mela di un carattere rappresentazionale, ciò le permette di andare dal
come unicum e della mela separata c’è la traccia della visibile all’invisibile ed accentuare quella funzione di medium e
separazione, della differenza – il simbolo è interessante perché di rimando.
mantiene la traccia della differenza, della differenziazione che
spezza l’unità del dipinto, che è esattamente il senso di una
pittura non rappresentazionale). Il contrario di simbolo è
diavolo, perché se il termine «simbolo» deriva dal suffisso
«sim», cioè mettere insieme, ebbene il «diavolo» è colui che
separa. La pittura non è diabolica, ma è riunificazione di un
senso che però mantiene la traccia della differenza, per cui che
non sarà più referenziale. Quella differenza non la toglie
nessuno, rimane lì. Perciò ci dobbiamo interrogare sulla
differenza e non sulla piattezza levigata delle cose.

Figura 4, Quadrato Nero, Malevich


È evidente che il discorso di Merleau-Ponty funziona
con le pitture che non hanno delle caratteristiche
rappresentative. L’aporia di Merleau-Ponty, in senso tecnico, è
quella di avere una concezione dell’essere estetica, naturalistica,
assolutamente immanentistica e organicistica. Per cui, il suo è
un essere che deriva da una dinamica corporea, ovvero da una
domanda, tipica dell’ontologia fondamentale, di uno che ha letto
Ideen II, che è consapevole che ogni conoscenza in generale ha
una componente fondamentale di carattere percettivo,
concernente il principio fondativo della ricerca e
dell’interrogazione. Da un lato è un’ontologia che ha una sua
09/03 – Lezione XII dinamicità interna, diversa dalle altre, derivante dal corpo. In
particolare, l’ontologia di Merleau-Ponty emerge dal tentativo di
L’opera Quadrato Nero, facente parte di un’installazione di più mostrare l’ontologizzazione dell’intenzionalità fungente
opere, viene considerata dal suo autore, Malevich, alla pari di husserliana, come qualcosa che si manifesta nella relazione
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

corporea tra la carne del mondo e la carne del corpo. In fin dei non poteva che abbandonare una fenomenologia
conti, in questa ontologia del tutto particolare, c’è questo aspetto dell’antropologico, per muoversi in direzione di una filosofia
naturante che deriva dall’espressività dell’essere, che non che il platonismo aveva obliato (l’oblio dell’essere). Perché,
deriva da altro che dalla congiunzione dell’espressività del invece, si rese necessario in Merleau-Ponty il passaggio
corpo con l’espressività della natura. Quando, però, passa dal all’essere? Il richiamo ad una dimensione ontologica ha un suo
principio generale all’esemplificazione, ovverosia nel momento fascino di carattere retorico, al quale non è mai congrua una sua
in cui vuole attribuire a una determinata dimensione oggettuale chiara esplicitazione razionale. Dino Formaggio prende molto
una particolare valenza ontologica (i.e.: quando vuole attribuire da Merleau-Ponty, ma non ha bisogno di rifarsi all’essere.
alla pittura un particolare significato di donazione di senso Ma per quale motivo deve essere l’oggetto artistico a
dell’essere), non può non metter in atto quel processo per cui dire l’essere? Perché deve essere l’arte e non il pensiero critico a
alcuni esempi di pittura (da Cezanne a Klee) diventano, ipso darci l’essere? Perché l’arte deve avere questo valore metafisico,
facto, una struttura di rinvio all’essere. È chiaro che assumono elevandola a paradigma dell’invisibile? Ma chi determina quale
quel ruolo e quella funzione che in filosofia sia chiama funzione arte è ontologica e quale arte non è ontologica?
simbolica, (i.e.: ciò che sta per un’altra dimensione di senso). C’è il rischio nell’Occhio e lo Spirito di trasformare l’arte da
Quindi il rapporto tra il visibile e l’invisibile diventa, esemplificazione a struttura di significato. Cioè semnbra che si
consapevolmente, un rapporto aporetico, enigmatico e ambiguo. voglia dare all’arte un significato di cui l’arte non ha
E questo perché possiamo, fino ad un certo punto, declinare assolutamente bisogno, cioè di dà all’arte un valore di
Merleau-Ponty con le categorie classiche del discorso simulacro, quando, invece, l’arte ha un valore, un senso, in sé. È
fenomenologico. In fin dei conti, il sistema concettuale della evidente che qui cadiamo nel paradosso di tutti i pittori di icone,
descrizione fenomenologica è pur sempre simbolico, nella perché tali pittori costruiscono consapevolmente all’interno
misura in cui è un rinvio a qualcosa d’altro che non si compie. dell’icona un’unione di visibile ed invisibile, in quanto sono
Dopodiché, è presente in Merleau-Ponty quella che oggetti visibili che rinviano ad una dimensione piena di senso.
Formaggio chiama una «ontologizzazione» dell’invisibile, a
sottolineare il carattere enigmatico del nostro rapporto con le
cose. Di fatto, c’è una contraddizione di carattere logico nella L’Occhio e lo Spirito - Merleau-Ponty
misura in cui c’è un neoplatonismo perenne che entra, quasi
inconsapevolmente, nella dinamica merleaupontiana. Il Merleau-Ponty scrive questo testo avendo dei precisi fuochi,
problema che ci si deve porre quando si legge Merleau-Ponty è suddividendolo in “capitoletti”, cinque in tutto, ciascuno dei
se sia necessario il passaggio all’essere, alla dimensione quali ha un suo fuoco. La prima dimensione è evidentemente
ontologica. In Heidegger era necessario far emergere l’essere, derivata da una lettura dei discorsi di Heidegger sulla tecnica e
perché in Heidegger l’essere serve a scardinare la tradizione della Crisi delle Scienze europee di Husserl. Infatti, l’incipit de
della filosofia come teoria della conoscenza (i.e.: è una L’Occhio e lo Spirito così: «la scienza manipola le cose e
conseguenza inevitabile per la forma di un decostruttivismo rinuncia ad abitarle»17. È evidente già l’elemento polemico,
filosofico che Heidegger pone in essere – dopo Essere e Tempo 17 Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

abbastanza forte, nei confronti del potere che la scienza ha sugli d’informazione»20, ma è «un corpo effettuale che chiamo mio». I
oggetti e che evidentemente viene coniugata nelle modalità della corpi associati non sono dei congeneri, cioè oggetti della
tecnica – la scienza è vista da Merleau-Ponty come costruzione zoologia, ma sono coloro che abitano insieme questo «c’è»
di modelli astratti (i.e.: modellistica), che tratta degli oggetti in preliminare, che abitano l’Essere effettuale (i.e.: l’Essere deriva
generale, senza comprenderne il senso. Il grande limite della dai corpi associati, deriva dal «c’è» preliminare). Soltanto in
scienza è quello di considerarsi autonoma, cioè di considerarsi questo modo la scienza potrà ri-ancorarsi al mondo della vita e
come una pratica costruttiva, autonoma e fine a se stessa. solo in questo modo potrà tornare filosofia. «Se la scienza ha
Insomma, la scienza è una sorta di alterità del pensiero dove il rinunciato ad essere filosofia […] l’arte invece, e la pittura in
pensiero «si riduce deliberatamente all’insieme delle tecniche di particolare, attingono a ciò cui la scienza non attinge»,
presa e di captazione»18. Husserl insiste proprio nel dire, nella ovverosia attingono a questo strato di senso bruto che
Crisi delle Scienze europee, che la scienza invece non è l’attivismo scientistico invece ignora. Per di più l’arte si
autonoma, cioè dimentica le sue origini e che dimentica di ricolloca in tutta innocenza, proprio per «penetrare nelle
essere nata nel «mondo della vita» (ad es.: la geometria nasce intelaiature dell’essere come flusso e riflusso, esplosioni e
come agrimensura, ove era inserita perfettamente nelle vortici»21; dice, dunque, Merleau-Ponty che «il pittore guarda le
dinamiche costitutive del «mondo della vita»). cose e non le valuta»22, perché ha uno sguardo innocente. Per
Come possiamo, dunque, trovare una via d’uscita? «È l’artista, il pittore, la parola perde di importanza, perché non
necessario che il pensiero scientifico – pensiero di sorvolo, possiamo ridurre il rapporto che il pittore ha con l’essere alla
pensiero dell’oggetto in generale – si ricollochi in un c’è conoscenza che ha delle cose.
preliminare»19. Ecco, il «c’è» preliminare non puà non ricordare Quindi, nel primo capitoletto v’è già la critica al metodo
il Dasein heideggeriano ed è chiaro che quando afferma che «il scientifico, soprattutto c’è la delineazione di quella figura (il
pensiero scientifico deve ricollocarci in un c’è preliminare» pittore) e di quella operatività (la pittura) che possono restituire
vuole introdurci ad una dinamica di carattere esistenzialistico. In senso all’essere. V’è anche l’indicazione di come questo senso
sostanza, il «c’è preliminare» è il terreno del mondo sensibile e si determina, cioè attraverso quella dimensione precognitiva che
non qualcosa di astratto. si tratta di ricollocare il mondo è il corpo.
scientifico nel mondo della nostra vita, cioè nel mondo della Il secondo capitoletto si apre con la seguente citazion dal
nostra sensibilità. Appare chiaro, quindi, che in questo testo poeta Paul Valery: «il pittore – colui che accede alla pre-
Merleau-Ponty voglia ontologizzare la Lebenswelt. E spiega, categorialità dell’essere – “si dà con il suo corpo”», e aggiunge
dunque, come avvenga la ricollocazione della scienza in quel «in effetti, non si vede come uno spirito potrebbe dipingere»; è
«c’è» preliminare passando attraverso il corpo; cioè la un corpo che dipinge, non il Gheist, non l’Espirit. «È soltanto
ricollocazione della scienza nel «c’è» della vita passa attraverso prestando il suo copro al mondo che il pittore trasforma il
la ricollocazione nel corpo. Ecco, «il corpo non è una macchina
20 Ivi.
18 Ivi. 21 Ivi., cit., p.16.
19 Ivi, cit., p. 15. 22 Ivi.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

mondo in pittura»23. E qui usa per la prima volta la parola fatte della medesima stoffa»26, tale è il problema del pittore che
«transustanziazione»; perché il pittore trasforma la pittura come coniuga alla raggiunta visibilità delle cose una visibilità segreta
il prete trasforma il pane in corpo di Cristo. Quindi, il corpo nel (i.e.: l’enigma del corpo ci fa capire che la visibilità esplicita
pittore, del pittore, dà un senso sacro al mondo; il pittore nasconde una verità segreta), per cui «la natura è all’interno».
restituisce, dandosi con il suo corpo, un valore spirituale, Quindi la natura non è soltanto esteriorità visibile, ma anche
operando una ri-sacralizzazione del mondo. Questa è «liturgia», interiorità invisibile, che l’arte pittorica porta in una dimensione
perché il pittore compie un atto liturgico, donando un senso che la fa diventare oggetto. E, esattamente come farà
spirituale al mondo. Ed è questa una «fusione sacra di visibile Formaggio, qui Merleau-Ponty cita la prima manifesta
ed invisibile»24, compare per la prima volta il termine espressione sacrale della pittura cioè i dipinti di Lascaux come
«invisibile». Insomma, la pittura è un atto sacralizzante, che ci dimensione non mimetica, che vuole andare a toccare non solo il
ricolloca nel mondo della vita, ma inguaribilmente di carattere visibile ma soprattutto l’invisibile delle cose. Guardando queste
enigmatico. La pittura è l’esibizione di questa relazione pitture parietali si rimane interrogati dal motivo che poté
enigmatica dalla quale non se ne esce: è una situazione di spingere un ominide, per altro privo di alcun tipo di linguaggio,
carattere aporetico e che continua a manifestarsi con il gesto a dipingere la sua quotidianità sulle umide pareti delle grotte di
pittorico. La pittura è una situazione enigmatica dalla quale non Lascaux o Chauvet o Altamira. Cioè l’uomo, ancor prima di
usciamo, che continua a manifestarci ogni volta che si ripete. La saper usare la lingua, sente il bisogno di esprimere quello che fa;
pittura è «un sistema di scambi» tra vedente e visibile, tra sente il bisogno di manifestare un’essenza segreta delle cose,
visibile e invisibile, tra sacro e profano, che Merleau-Ponty perché non lo soddisfa il limitarsi a farla, ma la rappresenta.
definisce con l’aggettivo «strano»25. Ecco, tale è il senso enigmatico della pittura.
In Merleau-Ponty il corpo è il protagonista di un enigma,
che genera un sistema di scambi e che naturalmente non può
essere descritto, come invece si descrivono delle operazioni di
carattere scientifico. Tale sistema di scambi (la pittura) ci porta
nel mondo della vita, Lebenswelt, in cui s’è al di qua delle
categorie, che non può essere reso in categorie. In altri termini,
la pittura ci pone davanti ad un mondo che non può essere
ridotto a categorie. Dunque, il copro è il veicolo di ogni
operazione reale che viene operata sul mondo, non c’è
altrimenti, ma diversa è la funzione del corpo all’interno di
queste dinamiche. Perciò, «le cose e il mio corpo (leib) sono
Figura 5, Grotte di Lascaux
23 Ivi., cit., p. 17.
24 Ivi., cit., p. 18.
25 Ivi, cit., p. 20 26 Ivi, cit., p. 20.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Di qui, giunge il terzo problema, nella misura in cui è costruire, nonché ciò sia la dimostrazione dell’ascendenza
necessario per spiegare la dimensione di un rapporto enigmatico bergsoniana persino su quegli autori a lui avversi.
tra visibile ed invisibile il rifarsi al rapporto consustanziale Dal saggio Il linguaggio indiretto e le voci del silenzio al
(ontologico) tra pittore e mondo. È dapprima evidente il libricino de L’Occhio e lo Spirito corre una traccia che lega
problema della consustanzialità: il corpo e le cose sono assieme le due opere, di ciò siamo certi dal momento che
consustanziali. Merleau-Ponty per portare a termine il suo discorso nell’Occhio
e lo Spirito si concentra su quella dimensione creativa che
14/03 – Lezione XIII permette il superamento del metodo scientifico, ovverosia che
permette di inaugurare una nuova possibilità di sguardo nei
Se volessimo dare un titolo generale a questo libro potrebbe confronti della natura, che viene data dalla dimensione pittorica.
essere Il Visibile e l’invisibile: la pittura e l’essere. il punto di Insomma, il centro del discorso di Merleau-Ponty finisce per
partenza ed uno dei centri focali di tutto quanto il libro è la essere il senso che può avere nel rivelare l’essere la pittura. Di
polemica nei confronti di un atteggiamento scientistico, cioè un qui, ci siamo posti alcune domande: anzitutto, di quale pittura
atteggiamento che ha un modo di guardare il mondo unilaterale intende parlare Merleau-Ponty? E qui la risposta è chiara ed
ed univoco. Qui, Merleau-Ponty riprende con evidenza le inevitabile, ovverosia si tratterà di una pittura che non sia
polemiche anti-scientistiche sia di Husserl, contenute nella Crisi ricondotta nell’alveo della pura visibilità; cioè quel tipo di
delle Scienze Europee, sia quelle dei primi scritti contro la pittura che non mette in gioco soltanto la dimensione del
tecnica di Martin Heidegger (1936). Tanto è stato scritto che qui visibile, ma che va oltre il problema della mimesi, del problema
sia possibile parlare di una ripresa del concetto husserliano di della rappresentazione e, in termini ancor più generali, quella
Lebenswelt contrapposta ad una visione della natura che ne pittura che vanno al di là del problema della verosimiglianza. È
permette uno modo diverso di concepire questa realtà estrinseca. chiaro che Merleau-Ponty è indirizzato verso una forma
Dall’altra parte, per quanto riguarda l’influsso heideggeriano la pittorica che vada al di là la finalità di «ordinare lo spazio» o del
polemica è maggiore, perché, sottolinea Merleau-Ponty, il peso, mondo circostante, cioè è una pittura che perde la prospettiva.
i guai, della dimensione tecnica nella visione del nostro mondo La pittura prospettica è essenzialmente un ordinamento
circostante. All’interno di questa polemica generale nei geometrico dello spazio pittorico; quindi, inserisce la
confronti della scienza, si riflette soprattutto una polemica dimensione geometrica in quello pittorico ed ha in sé due
diretta all’«eroe» della scienza moderna, ovverosia a Rene elementi. Anzitutto, ciò che la pittura prospettica richiede è la
Descartes. L’idea di una polemica diretta a Descartes traccia fissità del soggetto, in quanto la prospettiva è costruita per un
ancora un’analogia tra l’opera di Merleau-Ponty e l’opera osservatore che individui il punto focale del dipinto ed «entri nel
husserliana della Crisi (1936). Un ulteriore elemento che dipinto» con il suo sguardo. Insomma, il soggetto che guarda il
ravvisiamo nel testo è la lettura di Bergson che si presenta dipinto costituito secondo dinamiche prospettiche è un soggetto
attraverso tutta l’opera di Merleau-Ponty, per mezzo della quale isolato, ideale ed è un soggetto immobile. Di queste tre
traccia un avventuroso passaggio nelle le tematiche del senso caratteristiche Merleau-Ponty richiede il superamento, sebbene
della creatività, della dimensione diveniente del creare e del Merleau-Ponty miri parimenti a qualcosa d’altro. Prima di lui il
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

rapporto tra visibile e invisibile in pittura era enunciato soltanto divenire scienza della pittura con Giotto e con il passaggio dalla
da Paul Klee, il quale insegnava al Bauhaus e nei cui lavori non perspectiva naturalis alla perspectiva artificialis. La pittura
c’era nemmeno il tentativo di rendere nei suoi dipinti qualcosa diventa una visione del mondo solamente quando incamera con
di riconoscibile. sé dei principi scientifici. Panofsky arriva ad ipotizzare che la
forma della prospettiva in un certo qual modo anticipi il
cartesianesimo, cioè una visione del mondo «per» il soggetto;
insomma, quando la pittura assume le regole della
rappresentazione prospettica diventa scienza e nel suo divenire
scienza rappresenta la perfezione della modernità. In altri
termini, la pittura è vista, da Panofsky, come un progressivo
raffinamento degli strumenti della visibilità.

Figura 6, Highways and Byways, Paul Klee

Da un lato è inevitabile andare su pittori, come Paul Klee, che


hanno superato la concezione fissa e bloccata della prospettiva
(Nell’Occhio e lo Spirito Merleau-Ponty polemizza alacremente
con Erwin Panofsky e il suo saggio La prospettiva come forme
Figura 7, Castello e Sole, Paul Klee
simbolica, la quale ha un’ottica di carattere teleologico,
ovverosia vuole dimostrare la genesi della pittura sul divenire Sulla scia del filosofo Ernst Cassirer, Panofsky parla
della forma prospettica; perciò, la pittura, come tutte le scienze, della prospettiva come forma simbolica, ovverosia di come la
ha una sua evoluzione, non è sempre uguale a se stessa. Per prospettiva stia per una visione scientifica dell’arte, nella sua
Panofsky il senso della pittura deriva soltanto nel momento in volontà di diventare forma iconica del visibile. Nel momento in
cui la pittura si avvicina progressivamente alla scienza. Ebbene, cui Merleau-Ponty polemizza contro Panofsky, è in realtà
il momento culminale della pittura moderna avviene col il
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

implicito il riferimento, oltre che al critico tedesco, anche ad una che è la pittura raffigura ed amplifica la struttura metafisica
visione iconica della prospettiva, perché la finalità dell’artista della nostra carne29. Nel testo, parlando in modo esplicito della
non può essere quella di una perfetta rappresentazione visuale Montagna Sainte Victoire (1904-1906), Merleau-Ponty parla di
(di far prosperare l’inganno). La prospettiva è tanto più un’ossessione di entrare nella carne del mondo e far così
espressiva, quanto più sbaglia ed è densa di errori. La pittura emergere un senso che prima non era visibile, ma non ciò che è
non ha il suo senso nell’autoreferenzialità del visibile, cioè visibile delle forme bensì del significato: «essenza (Wesen) ed
nell’essere uno strumento raffinato della visione, ma va al di Esistenza (Dasein), immaginario e reale, visibile ed invisibile
fuori di sé. La pittura è un modo per accedere ad uno strato di […] struttura intrinseca ma anche materialità che appare; realtà
senso che va oltre il visibile; aiuta a svelare una stratificazione della montagna e della sua forma, ma anche capacità di
del senso che senza di essa rimarrebbe nascosto. Insomma, è trasfigurare la realtà attraverso quella forza possibilizzante che è
attraverso il visibile che la pittura ci fa accedere all’invisibile, l’immaginazione; infine visibile ed invisibile: la pittura non
uno strato di senso bruto, selvaggio e in ultima analisi l’Essere. porta a chiarezza il simbolo ma lo confonde»30, riprende quella
Quindi, la pittura non serve a rappresentare bene il visibile ma struttura iconica, neoplatonica, del simbolo per cui il simbolo
ad esprimere il senso del visibile, ciò significa far emergere una non è riferito a se stesso ma ad una realtà altra.
dimensione di emergenza del senso. La prima conclusione di Merleau-Ponty è che la pittura
Come avviene questa comunione di visibile ed invisibile? È un confonde tutte le nostre categorie: essa è l’emersione del
problema non da poco questo per un filosofo che desidera precategoriale. In tutto ciò, la pittura dispiega «il suo universo
rimanere legato alla dimensione dell’esperienza. Tant’è che onirico di essenze carnali». Ciò non conduce soltanto
Merleau-Ponty tiene molto a sottolineare come lo svelamento di all’esaltazione della dimensione mitico simbolica della pittura,
una dimensione del senso è sia metafisico, nel significato ma conduce anche a dire che è necessaria la pittura perché
etimologico del termine, sia definito nell’emergenza dalla sua tramite essa si dà una nuova visione dello spazio. Nello
carnalità. In altri termini, approfondendo il disvelamento degli specifico, la pittura ci permette di avere una visione formale
strati di senso nella pittura contemporanea, Merleau-Ponty tiene differente da quella cartesiana e kantiana; quindi, in realtà il
a porre l’accento sull’emergere dell’invisibile27 dalla carnalità e senso dell’ontologia è un senso che si dà concretamente
nell’esaltazione enfatica della gestualità. Per Merleau-Ponty il all’interno dello spazio e ci induce a modificare una visione
pittore si dà con il suo corpo mentre la pittura segna una formale dello spazio. La pittura ci permette di interrogarci non
consustanzialità tra il pittore, lo spettatore e il suo mondo tanto su cosa sia lo spazio, in modo definitorio, ma permette di
circostante. La pittura non è sguardo vuoto, formale, ripetitivo interrogarci sul nostro essere comunemente spazio.
ma è un’interrogazione carnale mirante ad una genesi febbrile e Qual è il senso di un «linguaggio muto» se per dire
segrete delle cose nel nostro corpo 28. Questa tecnica del corpo l’essere si ha sempre bisogno di un linguaggio, più banalmente
27 Le definizioni di Merleau-Ponty son tante e vanno riprendendo anche gli scritti di Klee, ma l’invisibile è l’altro lato del parlare? Anzitutto, la concezione soggiacente di Merleau-
del visibile, la fodera di quest’ultimo; quindi, far emergere l’invisibile significa far emergere un senso concreto, esistente, Ponty in tutte le sue quando parla di linguaggio è quella di
che si riassume nel non-tematizzato e che non appare a prima vista. 29 Ivi, cit., p. 27.
28 Merleau-Ponty, l’Occhio e lo Spirito, 1960, cit., p. 25. 30 Ivi, cit., p. 28.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

«linguistico», cioè il linguaggio della parola. In tal senso, il partire da un punto di vista esterno (i.e.: è un fallimento per
linguaggio di Merleau-Ponty è veicolare, per cui il linguaggio è Merleau-Ponty). Lo «spazio che fuori di noi – la prospettiva – è
utilizzato per indirizzare a delle forme che sono dichiaratamente un mondo costruito per un manichino»; cioè, per qualcosa che
extra linguistiche. In altri termini, Merleau-Ponty vuole non è carne. «La visione non è la metamorfosi delle cose stesse
affermare che la verità del senso sia extra-linguistiche. Ma ciò è nella loro visione» – nell’atto del vedere in realtà non vediamo
foriero di almeno due conseguenze: innanzitutto, bisogna le cose da un punto estrinseco a loro, bensì ci troviamo nella
complicare il concetto di linguaggio (la critica al linguistico è medesima metamorfosi delle cose per Merleau-Ponty; la visione
una critica alla concezione che si può esprimere un senso solo se di Descartes non ci mostra la doppia appartenenza delle cose, il
questo porta ad una significazione; ecco, il senso non si pubblico-privato, bensì mostra quella che è la rassomiglianza
esaurisce nella significazione di carattere linguistico, perché alla realtà dell’opera e non la sua capacità di penetrare il reale.
esistono altre tipologie di linguaggi incarnati dal corpo e che Per cui le cose, di cui parla Descartes, sono fuori di noi, sono
non sono dicibili, tanto meno visibili); la seconda ragione, è che forme fenomeniche e non cose in cui penetriamo in una doppia
giungendo alla conclusione dell’Occhio e lo Spirito Merleau- appartenenza di mondo, ma sono cose esterne che noi
Ponty afferma che non sia possibile fare filosofia solo con occupiamo e non un senso che noi abitiamo. Per fare ciò la
strumenti logico rappresentazionali (i.e.: come la filosofia può Diottrica è la convinzione che per restituire la realtà nella
essere fatta anche in altri modi, così la pittura può diventare visione bisogna passare attraverso una dimensione illusoria,
filosofia) e che la filosofia non si faccia unicamente con i bisogna cioè costruire la dimensione del vedere attraverso la
giudizi, con la forma della predicazione «S è p». In sostanza, per costituzione di una nuova dimensione.
dire l’Essere non esistono soltanto le forme della linguistica, Alle conclusioni del III §33 le cose per una visione chiara
così come la semantica del gesto non può essere ricondotta ad e distinta sono «le une fuori dalle altre», estrinseche, nel mondo.
un piano ordinato di significazione. «È la metafora della finestra – prospettiva –: le cose sono fuori
Ma quando parliamo di copro come carne, che cosa di noi»34; quello che propone una visione cartesiana del mondo è
intendiamo? Stiamo parlando di un corpo che si oppone ad una un’assoluta positività (i.e.: non-ambiguo) dello spazio della
vetusta concezione spaziale cartesiana, proponendone una visione. Lo spazio è un in sé per eccellenza, non è un per sé e
nuova. Merleau-Ponty cita espressamente la Diottrica31 nemmeno un per noi: l’«in sé» è una forma logica – lo spazio è
evidenziando l’intento di Descartes nel costruire un mondo una forma logica che rigetta l’empirico e per cui non è una
senza equivoci, cioè quello di costruire un mondo chiaro distinto forma dell’esperienza bensì idealizzato (Critica del giudizio,
ed evidente. La Diottrica è il breviario «di un pensiero che non l’estetica trascendentale: «ogni intuizione possibile e reale deve
vuole più abitare il visibile, ma decide di ricostruirlo secondo il essere ordinata dall’interno di una forma spaziale» – lo spazio di
modello che se ne crea»32, nella stessa misura in cui lo sguardo Immanuel Kant è uno spazio chiaro, malleabile e omogeneo, che
dell’osservatore s’affaccia sulla finestra della prospettiva, viene assolutamente definito) dove soggetto ed oggetto sono
osservando da fuori, così Descartes ricostruisce il mondo a separati e occupanti uno spazio diverso. Questo spazio è uno
31 Ivi, cit., p. 28. 33 Ivi, cit., pp. 36-37.
32 Ibid. 34 Ivi, cit., p. 35.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

spazio che denota un senso positivo dell’essere, cioè l’essere è dell’adequatio rei et intellectus. È un rapporto più profondo a
chiarezza e distinzione, mentre quello che si vuole determinare è rivelarci che le cose e il nostro sguardo non sono giustapposti.
una visione diversa dello spazio e dare allo spazio quelle qualità Al fine di ri-semantizzare il mondo serve la pittura (le voci del
che Descartes non ha dato allo spazio: latenza, profondità e silenzio), perché nella pittura le cose non sono distinte, sono le
spessore. Descartes ha visto uno spazio senza latenza né une dentro le altre (i.e.: il mio corpo e nel dipinto e il dipinto è
profondità e nemmeno spessore, insomma uno spazio che nel mio corpo). All’interno di questa forma di ri-
poteva essere «rappresentazione dell’essere», ma che non semantizzazione vi sono due problematiche che lo
poteva essere «espressione dell’essere»35. caratterizzano.
Innanzitutto, in questa nuova forma di
15/03 – Lezione XIV intenzionalizzazione, e cioè di cercare la profondità attraverso la
pittura, comporta in Merleau-Ponty un’ontologia. In altri termini
Resume la ri-semantizzazione comporta per Merleau-Ponty un discorso
Qui sono in gioco una definizione della fenomenologia e della di carattere ontologico. Perciò, è destinato a fallire quel tentativo
nostra relazione con l’oggetto. Ed è chiaro per Merleau-Ponty che opera un nuovo ordine semantico senza, però, pagare il fio
che bisogna afferrare una nuova semantica – una teoria del ad un’ontologia che veda la fusività tra il corpo e le cose.
significato del mondo – degli oggetti. Quello che cerca di fare È evidente che esiste questa dimensione ontologica, di
Merleau-Ponty è tentativamente di cogliere una nuova forma di cui Descartes ha intuito l’esistenza, ma che successivamente ha
«semantizzazione» del mondo e che ha un significato non della spezzato. La grandezza di Rene Descartes è stata quella di
definizione logico-formale (trattasi di un discorso comprendere che il pensiero si equipaggia di più metodologie
profondamente anti-cartesiano e anti-kantiano). rispetto a quella dell’adequatio. Merleau-Ponty considera
La prima conclusione di questo libro è che il nostro rapporto con Descartes il primo «ontologo» dell’epoca moderna ed in questo
questo «mondo» non è riducibile ad un rapporto di si ritiene erede di Descartes. Ciononostante, Merleau-Ponty
significazione, cioè ad un’intenzionalità d’atto che ci ponga alla considera preminente l’unità dell’Essere, cioè il rapporto di
struttura di fusione di noi con le cose (i.e.: fatti della stessa carne) e non
determinati fenomeni. Ciò non vuol dire che il nostro rapporto solo di conoscenza logico-discorsivo. Il rapporto con l’altro non
con il mondo non sia intenzionale, ma che questo rapporto è un rapporto di giustapposizione che si possa risolvere con
intenzionale non può essere solamente di carattere costitutivo l’adeguazione tomistica dell’altro a me. Il discorso
nei termini della significazione. Ecco, se si vuole cogliere la fenomenologico porta alla luce che noi e le cose condividiamo
profondità nella pittura, dice Merleau-Ponty, c’è bisogno di uno spazio che non è risolvibile all’interno di un quadro logico.
mettere in atto una dimensione nuova che ci permette di cogliere In secondo luogo, quello che Merleau-Ponty mette in
delle dimensioni che la significazione non fa emergere. In atto, e che è stato chiamato così dall’allievo di Merleau-Ponty,
questo risente anche delle critiche che Heidegger fa a certa Jean Francois Lyotard (la condizione post-moderna), è una
fenomenologia, e desidera, dunque, mettere in crisi il rapporto «referenza sdoppiata», cioè non solo una relazione duale di
35 Ivi, cit., pp. 35-36. stampo conoscitiva, ma c’è uno sdoppiamento della referenza
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

conoscitiva, dove relazioni più profonde permetto di andare significante, bensì un rapporto pulsionale, libidinale, sfuggevole
nella carne del «mondo». Merleau-Ponty mette in camp completamente ad ogni forma di significazione.
un’ontologia dell’on (in gr.: ὅυ) sostituito all’ego, come ciò che Insomma, Merleau-Ponty sta cercando una vera e propria
accomuna l’essere e il soggetto. In altri termini, c’è un senso legittimazione della filosofia moderna. Per Lyotard invece
passivo che si dà nel corpo e nel «mondo» che l’ontologia della bisogna uscire dallo schema della legittimazione della filosofia
pittura fa emergere. Ora il passaggio dall’ego all’on («c’è» moderna (extra-logico); se si vuole dire qualcosa di nuovo,
preliminare) è un passaggio importante, perché l’intenzionalità bisogna superare lo schema della significazione. È chiaro che
non è più qualcosa di soggettivo ma è comunione con le cose, qui può inserirsi Freud, tanto quanto Karl Marx, il quale si rese
esperienza vissuta di questa relazione. L’ontologia di Merleau- conto che bisognava mutare il rapporto strutturale della
Ponty è un orizzonte di passività fenomenologica che la pittura conoscenza (i.e.: il mondo, che non è guidato da principi
porta alla luce (i.e.: l’Essere è un «si è» comune). Naturalmente, gnoseologici, è guidato da ragioni economici sociale), nella
se ci soffermiamo un attimo ci renderemo conto anche delle misura in cui il «pensiero» è una giustificazione dell’immensa
debolezze di questa referenza sdoppiata, perché, come dirà sovrastruttura che è invece è socioeconomica. Lyotard, Derrida
Lyotard, l’on è pur sempre un principio e non basta questo e Deleuze l’avevano compreso arrivando a toccare con mano il
riferimento per uscire dallo schematismo cartesiano. Se da un problema della decostruzione del senso. Non è un caso che
lato Merleau-Ponty critica il riferimento dell’ego cartesiano, questi atteggiamenti provengano da una matrice
dall’altro la referenzialità del giudizio non è in Merleau-Ponty fenomenologica, perché il principio husserliano è fatto per
cancellata. Ecco, se vogliamo cancellare la referenzialità, mettere in crisi il modello tomistico della giustapposizione
bisogna abbandonare qualsiasi discorso sul senso delle cose. dell’Io al «mondo».
Dunque, l’ontologia di Merleau-Ponty non cancella la Ecco perché Merleau-Ponty ha bisogno di confrontarsi
referenzialità ma rimane un discorso metafisico sul senso ed è con l’origine dell’ontologia occidentale moderna, cioè con chi
totalmente all’interno della storia della metafisica. In altri ha posto quel principio di differenziazione, egologico, come
termini, il problema non è soltanto il passaggio da numero di senso del mondo e delle cose. Di qui, Merleau-Ponty
un’intenzionalità d’atto ad un’intenzionalità fungente perché arriva a questa problematica dialogando con la pittura, nello
l’intenzionalità è sempre un rapporto intenzionale, cioè di specifico dialogando sul problema della spazialità. Giacché è
significazione del «mondo». Fintanto che ci sarà il problema evidente che il rapporto con le cose che l’ontologia della pittura
della donazione di senso, ci sarà sempre il problema metafisico disegna è un rapporto di ordine spaziale. Di conseguenza,
della significazione. Merleau-Ponty ci fa comprendere come si possa passare dallo
La grande differenza con Heidegger è che Merleau- spazio all’essere in un modo sia nel modo sbagliato di
Ponty continua a ritenere che io compito della filosofia sia Descartes, sia nel modo in cui possa emergere la profondità
sempre dare un senso al «mondo», mentre Heidegger crede che dell’essere.
questa sia la versione del platonismo. Dopodiché, Lyotard dirà Ebbene, di qui la critica iniziale a Descartes è quello di
che il rapporto di noi con la pittura non è un rapporto fare dello spazio, cioè dell’essere, un elemento totalmente
positivo (i.e.: qualcosa che deve essere reso all’interno dei
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

parametri della chiarezza e della distinzione). In queste pagine conseguenza infedele de cartesianesimo – bisogna dunque che
campiamo ancor di più l’espressione «pensiero di sorvolo», cioè ne esista un pensiero»40, che metta insieme ciò che Descartes ha
di quel pensiero che è pensiero «tematizzante», nella misura in separato. L’ontologia è, dunque, un nuovo modo di interrogare
cui non vuole vivere lo spazio ma oggettivarlo dall’alto nelle il nostro rapporto con le cose, che sia un modo ontologicamente
sue parti disgiunte36. Di fatto, vede di esso solo una distinzione unitario. Questo nuovo modo (i.e.: l’ontologia) di interrogare lo
tra l’Io e le cose; cioè una realtà di senso che è distinta da «me». spazio (i.e.: il nostro rapporto con le cose) – conseguenza
Descartes comprende che questa realtà è parte di un'unica infedele – è reso possibile dalla pittura, e cioè è un modo per far
sostanza, di un unico Essere, che esiste una sola dimensione di emergere ciò che il cartesianesimo ha fissato e sclerotizzato.
senso indistinta. Ma che il rapporto tra pensare e l’essere è un
rapporto consustanziale, cioè è un rapporto ontologico: il Ebbene, bisogna avere una nuova concezione dello spazio, la
pensiero è un modo di esprimersi dell’Essere. «Eppure, quale ha due evidenti passaggi di natura sia tecnica che pratica.
Descartes cede dopo aver compreso il senso indistinto Innanzitutto, non bisogna considerare lo spazio – nella
dell’essere e il suo sguardo si sdoppia» 37. Descartes accoglie conseguenza infedele – della Diottirca cartesiana, cioè lo spazio
l’unitarietà dell’essere in un c’è preliminare, ma scinde nel suo spazio del geometra «che la [visione, n.d.r.] ricostruisse
sguardo il corpo e lo spirito. Il guaio di Descartes è stato quello sorvolando»41, è invece qualcosa che vive con-me, spazio
di non cogliere la problematicità dell’essere, ma di scegliere la vissuto, e non al di fuori di me. «È uno spazio considerato a
strada tomista della dicotomia38. La scissione tra res extensa e partire da me come punto o grado zero della spazialità»42. Il
res cogitans è vista come una scissione di carattere soggetto è un «non», un grado zero della spazialità. Un autore
metodologico; la distinzione sostanziale si traduce in una che riprende questa espressione è quella strana figura geniale
distinzione di metodi, per cui il metodo per conoscere i corpi che è Roland Barthes. Quindi, il corpo è il grado zero del senso
non è il medesimo che per conoscere le anime. Da cui Merleau- e dell’espressione, è un’altra forma di relazione con il mondo
Ponty scrive «la nostra scienza e la nostra filosofia sono che ha ormai superato la volontà di significarlo. Questa
conseguenze fedeli ed infedeli del cartesianesimo, due mostri spazialità non si dà alla visione secondo il suo involucro
nati dal suo smembramento»39. La filosofia della modernità è un esteriore: la costituzione della cosa da sola non basta, perché le
sequitur di Descartes, al tempo stesso fedele ed infedele. Si cose non le vedo solo in base alla sua esteriorità (altrimenti
presti attenzione al fatto che anche la «nostra scienza» è una sarebbe unicamente tomismo). Un «mondo esterno» è ancora un
conseguenza del cartesianesimo, è un sorvolo che non abita le mondo cartesiano e tomista, mentre il mondo si vive
cose. D’altro canto, Husserl è una conseguenza fedele del «dall’interno ed inglobato», perché il mondo «è intorno a me,
cartesianesimo mentre non lo è l’ombra di Husserl. «Noi – dice non di fronte a me». Per la prospettiva il mondo è di fronte a
Merleau-Ponty – siamo il composto di anima e corpo – me, mentre per il fenomenologo il mondo è
36 Ivi, cit., pp. 36-43.
37 Ivi, cit., p. 39. 40 Ivi, cit., p. 42.
38 Ibid. 41 Ibid.
39 Ivi, cit., p. 41. 42 Ibid.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

tutt’intorno43.Ebbene è chiaro che la frase «il mondo è intorno a è «Interrogazione senza fine (in td.: immer wieder), poiché la
me e non più di fronte a me» è estremamente fenomenologica, visione, a cui essa è rivolta, è anch’essa interrogazione» 45 che
sebbene la posizione di Husserl sia ancora prospettivistica riprende con evidenza quello che è il compito della
(persino Piana ha un’impostazione prospettivistica, altrimenti fenomenologia per Husserl (i.e.: immer wieder).
non parlerebbe di filosofia come di «chiarificazione
concettuale» - Leon Battista Alberti avrebbe sottoscritto la frase
«la pittura è chiarificazione concettuale»). 16/03 – Lezione XV
La pittura per Merlau-Ponty non è chiarificazione
concettuale ma con-fusione. Perciò, il superamento del Domanda
cartesianesimo e di una visione prospettica dell’essere ci induce Perché Merleau-Ponty sceglie la pittura e non un'altra arte?
alla costruzione di un nuovo metodo, di un nuovo modo di Perché la pittura e non l’arte in generale? Se dovessimo
rapportarci al mondo, ad una nuova forma di rapporto con la perseverare nel solco calcato da Giovanni Piana, allora
trascendenza (i.e.: il mondo), e questo la filosofia non è l’unica dovremmo rifarci ad un tipo di fenomenologia strutturalista e,
a saperlo fare, come ci annuncia Merleau-Ponty. perciò, concentrarci su quella che è l’esperienza musicale nella
Cezanne mette in luce un nuovo modo di intendere le sua intrinseca temporalità.
categorie della relazione, di intendere la relazionalità con il Innanzitutto, non c’è una risposta se non ravvisando la
mondo (i.e.: è la relazionalità ad essere la struttura della familiarità che Merleau-Ponty condivideva con l’arte pittorica;
conoscenza, dice Kant). Mettere in crisi le categorie della soprattutto, la scelta ricade sull’arte pittorica dal momento che è
relazionalità significa fare ritorno a Leibniz, a Spinoza e in inerente all’esperienza dell’opera d’arte l’uso della vista, che è
ultima analisi all’ontologia. Ebbene, la pittura ci aiuta a ciò che permette un rapporto immediato con gli oggetti e che
costruire questa nuova forma di relazione che Merleau-Ponty non abbisogna di una decodificazione di carattere culturale.
chiama «interrogazione senza fine»: «non si tratta più di parlare In secondo luogo, Merleau-Ponty approfitta della stesura di
dello spazio e della luce», come fa Descartes, cioè non si deve questo saggio (L’occhio e lo spirito) per rivangare gli argomenti
più trattare il mondo secondo la concezione del genitivo de Il linguaggio indiretto e le voci del silenzio. Nello specifico,
oggettivo, «bensì si tratta di far parlare lo spazio e la luce al fine di compiere una decostruzione del principio di
esistenti»44, come fa Paul Cezanne. Ciò che a noi è lasciato fare rappresentazione in Descartes, Merleau-Ponty si appoggia
43 Di qui, tutto il discorso husserliano sull’epochè salta, perché mi è impossibile sospendere il giudizio sul mondo, anche all’arte pittorica per la sua peculiare dimensione
se solo per mezzo della fictio metodologica (della finzione). Il principio, che Husserl non ha ben inteso, è l’impossibilità rappresentazionale e denotativa di cui la musica non dispone. E
dell’epochè e non tanto il principio dell’intenzionalità, perché il corpo è sempre in situazionalità mondana. Ma si presti al tempo stesso sostituire al concetto di profondità, introdotto
attenzione al fatto che non sarebbe possibile arrivare a questa conclusione rimanendo fedeli ad un atteggiamento dalla costituzione della terza dimensione, cioè dall’apporto
prospettico nei confronti del mondo, cosa che Husserl non ha perché parla di una concezione del mondo cinestetica – il geometrico della prospettiva nell’arte pittorica, un nuovo
«girare intorno alle cose» non può avvenire in una forma purificata, perché purificarlo vorrebbe dire «estrasi» da una concetto – il concetto di profondità non è più ciò che trasporta
realtà di senso da cui non posso prescindere. nell’illusione, bensì ci permette d’entrare in una nuova
44 Ibid. 45 Ibid.

51
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

dimensione dell’Essere. Tutto ciò, Merleau-Ponty poteva farlo interrogazione (anche in questo caso Merleau-Ponty rivanga la
solo facendo emerge la pittura come problematica della terminologia husserliana di Ideen, Vol. II)46.
rappresentazione. La pittura ha chiaramente una funzione esemplificativa di una
Però, al tempo stesso, ed è la terza possibile risposta, ciò mette percezione emblematica, cioè di quella percezione che la pittura
dei limiti alla concezione generale di Merleau-Ponty e alla sua ci permette ed è chiaramente questo il senso con cui Merleau-
ontologia, perché si rimane all’interno di una filosofia della Ponty intende disporne.
rappresentazione, che rimane all’interno della metafisica. La sua Cezanne, ci dice Merelau-Ponty, scava all’interno della
ontologia è un capitolo della storia della metafisica, perché montagna Saint Victoire, e così testimonia il fatto che l’arte
Merleau-Ponty decostruisce le dinamiche rappresentazionali ma pittorica è «interrogazione senza fine, poiché la visione, a cui
rimanendone totalmente vincolato (i.e.: l’avvio di ogni discorso essa è rivolta, è anch’essa interrogazione»47. Persino dallo stesso
ontologico avviene sulla base di una rappresentazione, per lo più punto di vista un «motivo percettivo» è possibile vederlo in
di una rappresentazione pittorica, ossia di una rappresentazione modi diversi; ciò dimostra che la ricchezza semantica del reale
che ci mostra delle cose). può dirci molto di più di ciò dice invece la filosofia. Il pittore
L’essere, per Merleau-Ponty, è qualcosa che può essere non è padrone della sua opera quando la propone al mondo; da
percepito, toccato e che possiamo manifestare attraverso il gesto essa inizia una filosofia ancora tutta da fare nell’istante in cui la
corporeo e i nostri sensi. Perciò, ancora una volta la pittura gli pittura si fa gesto, cioè nella sinestesia (i.e.: il dialogo tra sensi
permette quella visione naif che l’esperienza disarticolata della corporei) dell’atto corporeo. Merleau-Ponty dice che Cezanne
musica non gli permetterebbe. Soprattutto la pittura ci permette «pensa in pittura», cioè che il pensiero diventa un atto gestuale.
una interrogazione costante del dipinto ed un confronto della Le visioni e i gesti di Cezanne cambiano la nostra percezione
percezione del dipinto con la percezione della realtà. In linea di del «mondo» – è la manifestazione del carattere vivo
principio, Merleau-Ponty insiste sulla montagna Saint Victoire e dell’intenzionalità fungente. Ci fa capire anche la storicità della
sul ciclo d’opere di Cezanne perché sia la montagna che il percezione, perché la percezione modifica il nostro rapporto con
quadro sono l’esserci reale e percepibile (così come l’esserci il percepito.
ugualmente reale e percepibile del dipinto) che le
contraddistinguono dall’esecuzione di un Aria della Nona Domanda
Sinfonia di Beethoven e che ci permette una fusione di orizzonti, Esistono almeno due distinti problemi percettologici della
dimensione di interrelazione corporea; cosa che le altre arti non pittura: anzitutto, bisogna mettere tra parentesi, precludendo tale
ci permettono di sperimentare (Roman Ingarden nel momento in esperienza, l’osservazione del pittore al lavoro nella misura in
cui tenta una fenomenologia dell’opera letteraria, produce uno cui non è un’esperienza estetica (i.e.: alla fenomenologia non
scritto ridicolo e noioso). aggiunge nulla di rilevante, perché il ruolo della pittura si svolge
nella solitudine dell’atelier); in secondo luogo, Merleau-Ponty
Quindi, il problema della pittura serve ad arrivare al problema parla dell’esperienza della visione dell’opera d’arte non solo nei
della nominazione di una nuova intenzionalità. Nello specifico, 46 Ivi, cit., p. 42-43.
assurge a riempire il vuoto quello che è il termine 47 Ibid.

52
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

termini del senso che la stessa esprime, ma anche nei termini del di una profondità non prospettica delle cose non si produce
gesto che l’ha prodotta; cioè quello che intende Merleau-Ponty alcun tipo di conoscenza.
quando afferma che la pittura ha la capacità di tradurre la Da un lato c’è un tipo di conoscenza estensiva del mondo, che è
visione in gesto e di connettere il gesto e la visione. È l’intenzionalità d’atto; dall’altro c’è un tipo di conoscenza
definizione settecentesca che la pittura ferma l’attimo, che intensiva che non accresce il nostro sapere né approfondisce le
permette di guardare di nuovo con al tri occhi. nostre qualità. Immanuel Kant scrive che «l’arte è quel prodotto
dell’immaginazione (Zeitgeist) che ci consente di pensare
Pablo Picasso si ritiene allievo di Cezanne, anzitutto perché la molto».
pittura cubista permette di guardare da diversi punti di vista
nella simultaneità del dipinto: è un gioco di gesto e visione; il La filosofia ha una semantica che non si limita alla dimensione
secondo motivo, di cui Guernica è la manifestazione visiva, per della rappresentazione; senza dimenticare che la
cui Picasso si ritiene allievo di Cezanne, è perché egli «pensa in rappresentazione altro non è che la traduzione empirica del
pittura». Cioè, è possibile, di cui Klee è un antesignano, fare giudizio. Dopodiché, è pericoloso dire che la filosofia possa
un’ermeneutica della pittura. Ci porta a domandare, cosa essere fatta senza strumenti logico giudicativi e non è un caso
significa uno specifico particolare nell’opera di Picasso? Cosa che Lyotard dica che Kant decostruisca se stesso con la stesura
contenevano i disegni preparatori? Cosa ha eliminato Picasso della Critica del Giudizio.
dal dipinto? Questa è la capacità del gesto, cioè quella di
giostrarsi con il segno, perché il segno non è mai ciò che Merleau-Ponty ci fa intendere il nucleo della fenomenologia
rappresenta. In ultima analisi, è possibile fare un discorso di attraverso la pittura, cioè che il mondo vada interrogato e non
carattere teorico nella pittura? È possibile fare un discorso spiegato. Infatti, all’incipit del quarto capitoletto Merleau-Ponty
relativo al pensiero con la pittura? La pittura non accresce le scrive: «tutta la storia moderna della pittura, il suo sforzo per
nostre conoscenze sul «mondo», ma ce ne fa cogliere la liberarsi dall’illusionismo e per acquisire dimensioni sue
profondità. proprie, ha un significato metafisico»48. Tutta la storia della
Il succo della filosofia critica di Kant è che pensare è più pittura moderna prescinde dalla fisicità rappresentazionale –
importante che conoscere, ed è questo che cerca di dirci illusionismo come forma di pittura che separa la pittura dal
Merleau-Ponty, ossia che gli strumenti del pensiero possono non gesto, che vuole approfondire fino allo spasimo le forme della
essere di carattere cognitivo. Il pensiero non ha bisogno della visione rimanendo catturata all’interno di una visione diottrica –
conoscenza. ed accede alle sfere della metafisica. Per Merleau-Ponty, la
Bisogna, dunque, intendere che l’interrogazione del mondo pittura con Cezanne ci fa capire come la pittura di premoderna
portata avanti dalla pittura non è la spiegazione. Perciò, la era ancora una pittura che faceva della rappresentazione (i.e.:
filosofia non è e non può essere spiegazione del mondo, bensì è voleva restituirci il mondo), mentre la pittura moderna vuole
interrogazione del mondo. restituirci la profondità metafisica del «mondo».
Ogni gesto pittorico accresce la profondità del mondo e delle
cose. Perciò, è chiaro che nel nostro tentativo di andare a fondo 48 Ibid.

53
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Più in là Merleau-Ponty cita Giacometti a proposito di Cezanne, derivato, non è grazie ad esso che una cosa prende forma» 52.
e la citazione riporta: «penso che Cezanne abbia cercato la Bisogna prestare attenzione a non trasformare mai, ed in questo
profondità per tutta la vita»; così come disse Robert Delaunay: la pittura ci aiuta, la fenomenologia in un fenomenismo. La
«la profondità è la nuova ispirazione». La pittura che rinuncia pittura «è il luogo dove s’incontrano il nostro cervello e
definitivamente alla prospettiva è la pittura monocromatica, di l’universo»53 dice Cezanne in quell’ammirevole linguaggio da
cui Malevic è il pittore più emblematico. «artigiano dell’Essere» che Klee amava citare. L’occhio e lo
L’illusionismo è quella forma superficiale ed esclusivamente spirito non più scissi, ma parte della carnalità dell’Essere, sono
visiva di cogliere il mondo attraverso la pittura: «l’enigma è in uno orizzonte di assoluta reversibilità. Con Cezanne si
l’esteriorità delle cose percepita nel loro reciproco avvolgersi, e comprende finalmente
la loro mutua dipendenza nella loro autonomia»49. Cezanne
dipinge la reversibilità del mondo; cioè che le cose nella pittura «non si tratta più di aggiungere una dimensione alle due
sono mutualmente scambievoli, hanno un loro retro e che la dimensioni della tela, di organizzare un’illusione o una
profondità non è più la prospettiva bensì l’indagine sulla percezione senza oggetto la cui perfezione consisterebbe nel
rassomigliare il più possibile alla visione empirica. […] La
reversibilità del mondo. Per cui,
visione del pittore non più uno sguardo sul di fuori, relazione
meramente «fisico-ottica» col mondo. Il mondo non è più
«la profondità così intesa è piuttosto l’esperienza della
davantinoi per rappresentazione: è piuttosto il pittore che
reversibilità delle dimensioni, di una località globale in cui
nasce nelle cose come per concentrazione e venuta a sé del
tutto è contemporaneamente, e da cui vengono astratte altezza,
visibile»54.
larghezza e distanza, di una voluminosità che si esprime, in
una parola, dicendo che una cosa è là»50.
La prima conclusione è che Cezanne mostra come la
La Montagna Saint Victoire, la natura naturans non è quella di
«visone non è una certa modalità del pensiero, o presenza a sé:
Spinoza, è un orizzonte di reversibilità: dove le cose si stagliano è il mezzo che mi è dato per essere assente da me stesso, per
ma dove sono al tempo stesso reversibili. Per cui, la nuova assistere dall’interno alla fissione dell’Essere, al termine della
categoria chiave del pensiero filosofico dell’ontologia è quale soltanto mi richiudo su di me»55.
reversibilità. E la reversibilità «è questa deflagrazione
dell’Essere»51, cioè la reversibilità delle dimensioni La seconda conclusione, tratta da Klee, è che il pittore è
spaziotemporali. L’Essere ha una deflagrazione perché non ha inafferrabile nell'immanenza56 (i.e.: immanenza intesa come
più una sola dimensione, ma ha quella reversibilità propria dello reversibilità).
spazio. Perciò, «la forma esterna, l’involucro, è secondario,
52 Ibid.
53 Ivi, cit., p. 48.
49 Ivi, cit., p. 47. 54 Ivi, cit., p. 49.
50 Ibid. 55 Ivi, cit., p. 56.
51 Ibid. 56 Ivi, cit., p. 60.

54
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Si parla qui dell’immanenza del corpo nell’oggetto. Abbiamo dimensione meramente prospettica. La pittura sembra dire
visto che Husserl diceva che si giunge alla trascendenza del Merleau-Ponty, eccede il mero esercizio intellettuale, non è
mondo, al contenuto apprensionale, soltanto attraverso atti semplicemente un processo di adeguamento intellettuale.
immanenti. Ma quello che bisogna fare è tenere ben separati Nello specifico, il quadro ripreso qui sotto (Figura 1) è un
l’apprensione e i contenuti apprensionali, altrimenti si rischia di eccelso caso di prospettiva corretta, è proprio quasi un trattato di
divenire psicologisti-antropologisti-ontologi, forme diverse della prospettiva. Si notano almeno due elementi che caratterizzano
medesima perversione. Cioè porre immanenza e trascendenza quella forma che la pittura non deve essere: in primo luogo
fuse all’interno dell’apprensione del mondo, mentre il compito l’assenza di qualsiasi elemento antropico, cioè non c’è nessuna
dell’apprensione del mondo è affermare che la trascendenza si figura umana (sebbene la figura umana sarebbe stata utile per
dà soltanto nell’immanenza ma nella separatezza concettuale dei dare il senso della proporzione in questa prospettiva); in
due elementi. Qui Merleau-Ponty va in una strada secondo luogo, questo è un dipinto che rappresenta lo sguardo
consapevolmente opposta a quella di Husserl, perché confonde esterno del pittore, che esclude il pittore dall’interno del quadro
apprensione e contenuti apprensionali, confonde meccanismi stesso.
tattili con meccanismi visivi. Nel senso che con-fonde
l’immanenza e la trascendenza.
L’Essere da un punto di vista teorico è confusione di contenuti
apprensionali e apprensione, di immanenza e trascendenza. Il
merito della pittura è quello di porci difronte a questa
straordinaria confusione.

21/03 – Lezione XVI

La conclusione di Merleau-Ponty è con evidenza implicitamente Figura 1, Leon Battista Alberti, La città Ideale

polemica nei confronti di Panofsky, seppur non esplicitamente


Di seguito, alcuni dei dipinti di Paul Cezanne ritraenti la
citato. Di fatto, scrive Merleau-Ponty che «l’idea di una pittura
Montagna Sainte Victoire (1904 – 1906). Le prime tre tele si
universale, di una totalizzazione della pittura, di una pittura
differenziano riguardo all’anno in cui sono state dipinte. Dalla
totalmente realizzata, è un’idea senza senso»57, in quanto la
prima all’ultima di queste tele si nota una progressione indicante
pittura incarna, manifesta, esprime, un’interrogazione costante;
la perdita di qualsiasi riferimento rappresentativo, a tal punto
essa è, in un qualche modo, l’interrogazione fenomenologica del
che l’ultima di queste tre tele rassomiglia più ad un abbozzo di
mondo. E qui cita Panofsky, nello specifico definendo la sua
colori che richiamano alla Montagna Sainte Victoire.
prospettiva quella di una «storicità sorda», che non vede tutto il
carattere problematico della pittura e di cogliere nella pittura
una dimensione di manifestazione di senso eccedente la
57 Ivi, cit., p. 62

55
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Figura 2, Paul Cezanne, La Montagna Sainte Victorie (1904) Figura 4, La Montagna Sainte Victorie (1906)

Sono tutte quante prospettive imperfette, sebbene nei primi


dipinti della montagna Sainte Victoire è chiaro che vige ancora
la prospettiva come dimensione di riconoscimento della
montagna medesima; cioè, la montagna non è appiattita sulla
tela, ma si staglia sul panorama costituendo una dimensione ben
visibile. Non è più uno sguardo monocentrico bensì
policentrico. Nei fatti, sia la dimensione del disegno che quella
mimetica vengono perse all’interno della pittura. Ben inteso,
essendo che Merleau-Ponty conosceva la pittura di Paul
Cezanne, per egli è chiaro che non c’è progresso, «gerarchia di
civiltà», tra tutte queste opere di Cezanne; la pittura non ha una
dimensione progrediente. «Non possiamo, né in pittura né
Figura 3, Paul Cezanne, La Montagna Sainte Victorie (1905) altrove, stabile una gerarchia di civiltà né parlare di
progresso»58, perché ogni pittura guarda di necessità al futuro,
perché scava il senso profondo delle cose; che poi un modo per
sottolineare il carattere nodale della pittura: cioè a partire da un
dato di carattere necessario ed effettuale, la pittura è ciò che
58 Ivi, cit., p. 63

56
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

scava nel possibile. E il possibile non è mai finito, non è mai Il dipinto di Klee Equilibrio incerto (Figura 5) rappresenta in
possibilizzato, altrimenti genererebbe un altro possibile diverso pieno il discorso di Merleau-Ponty, nella misura in cui mette in
da sé. Nello specifico «nessuna pittura particolare porta a luce una pittura come incarnazione di forze centripete e
compimento la pittura, allora ogni creazione cambia, altera, centrifughe scandite dalle frecce presenti nel quadro. La pittura,
chiarisce, approfondisce, conferma, esalta, ricrea o crea in di fatto, non è destinata qui ad esprimere forme se non
anticipo tutte le altre»59. Le costruzioni artistico, le opere attraverso le forze e le molteplicità delle dimensioni dello
pittoriche, non sono un dato acquisito non perché sono un sguardo. Insomma, la pittura non si preoccupa più della
prodotto transeunte della storia, ma perché hanno tutta la vita spazialità, bensì intende così esprimere un’intensità
dinnanzi a sé. È chiaro che Merleau-Ponty parte dalla tela del evidentemente di carattere temporale.
1906, l’ultimo dipinto della Montagna Sainte Victoire, che
sarebbe più un insieme di macchie e che la pittura perde di fatto
la sua peculiare dimensione del riconoscimento.

Figura 6, Wassily Kandinsky, Conglomerato

Il dipinto (Figura 6) che Kandinsky (che non si ritiene figlio


Figura 5, Paul Klee, Equilibrio incerto
della tradizione di Cezanne ma della tradizione iconica russa)
intitola Conglomerato mostra una pittura inglobante, di quella
tradizione di cui è capostipite Malevic e che viene
59 Ibid.

57
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

emblematicamente presentata attraverso la sua opera Quadrato


bianco su tela (Figura 7). Ecco, la dimensione di passaggio è radicata nella genialità di
Pablo Picasso con l’opera Les demoiselle d’Avignon (1907),
opera che è una riproposizione polemica delle bagnanti di
Monet, che manifesta sin da subito una disordinata
giustapposizione di corpi e che suggerisce così la simultaneità
temporale della rappresentazione.

Figura 7, Malevic, Quadrato bianco su tela

Figura 9, Pablo Picasso, Guernica

Da un punto di vista logico il passaggio da L’occhio e lo spirito


avrebbe dovuto essere un passaggio all’opera Dufrenne del
1953, in particolare ci avrebbe permesso di sopraggiungere al
testo La fenomenologia dell’esperienza estetica (1953).
Quest’opera precede di sette anni L’occhio e lo spirito e anche i
lavori preparatori de Il visibile e l’invisibile, quasi come fosse
un’anticipazione del discorso di Merleau-Ponty.
Il pregio di quest’opera è quello d’aver «urbanizzato» Merleau-
Ponty, perché riconduce il suo geniale potpourri alle categorie
classiche del pensiero filosofico mostrando l’elemento di rottura
del discorso esperienziale della fenomenologia, portato avanti
da Merleau-Ponty, e prospetta una conclusione di carattere
ontologico. Insomma, Dufrenne mostra come la correlazione tra
Figura 8, Pablo Picasso, Les demoiselle d’Avignon oggetto e percezione sia tutta a favore della dimensione
58
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

percettiva e che l’inveramento dell’oggetto sia soltanto dal chiamano arte»61, dove è al tempo stesso presente una forte
momento in cui entra nelle dinamiche percettive (i.e.: costituisce dimensione antropologica. Così come Dufrenne nella
un complesso filosoficamente ordinato). conclusione dell’Esperienza estetica dirà che bisogna passare
Ma, d’altra parte, v’è un difetto che riproduce una dicotomia già dall’antropologico all’ontologico, tanto Formaggio rimarrà
vista, nella misura in cui Dufrenne privilegia una visione all’interno di una dimensione antropologica. Nello specifico, il
strutturale della fenomenologia, preferendo dare una lettura di discorso sull’arte deve riguardare l’uomo. E questo conduce con
Merleau-Ponty non di carattere empatico, carnale. È chiaro che evidenza a una tautologia, per cui l’unica ontologia possibile è
l’interesse di Dufrenne è quello di determinare le strutture di quella tautologica. Cioè l’arte non ha uno svolgimento al di
senso dell’Essere, quelle che lui chiama «apriori materiali»60. fuori di sé, ma il suo svolgimento è assieme a quello
Dufrenne adopera questo termine per dimostrare la sua antropologico. La verità è nella capacità di ogni opera d’arte di
figliazione con il kantismo. Ma privilegiando questo aspetto evidenziare alcuni nuclei di senso, che non manifestano l’essere
strutturale, rimane in secondo piano, non adeguatamente ma il senso della storia, cioè il senso del senso. E questo è un
tematizzato, l’altro aspetto di Merleau-Ponty, cioè quello della incipit profondamente anti- Merleau-Ponty nella misura in cui il
corporeità (sebbene questa mancanza sia dovuta anche ad una tautologico che conclude il proprio senso nell’antropologico
precocità delle analisi di Dufrenne, dato che negli anni 60’ (i.e.: l’arte) è «l’unica definizione accettabile e verificabile del
Merleau-Ponty era interessato a discorrere della natura, concetto di arte». Per cui, in senso logico, non è una tautologia
sottolineando l’aspetto oggettivistico dell’ontologia). Ecco, ma possiede
sottolineando l’aspetto ontologico, finisce per lasciare in
secondo piano l’aspetto della corporeità. «una salutare validità negativa: quella di impedire che si vada
alla ricerca di una definizione reale, di essenza o di qualche
Nei pochi anni addietro alla morte di Merleau-Ponty Dino essere nascosto, […] sempre nell’illusione veramente
donchisciottesca, da parte di ciascuna posizione, di aver essa,
Formaggio rovescia completamente il discorso di Dufrenne,
e non le altre, infilzato, con la lancia acuminata del proprio
giacché il discorso dell’Essere nell’opera Arte è totalmente sistema concettuale, l’universalità stessa dell’arte, tutta l’arte e
evitato. Questo perché si sottolinea la dimensione potente della per sempre»62.
corporeità. Si potrebbe dire che nel passaggio dalla oggetto
estetico a quello artistico viene alla luce come questo sia un Qual è la validità di questa definizione? Che si vada alla ricerca
oggetto per un copro. In altri termini, Formaggio non conosce di una definizione reale di essenza o di qualche essere nascosto
qui la dimensione astratta dell’oggetto, perché l’opera d’arte è – la validità positiva è quella di evidenziare l’inanità di una
un oggetto concreto. Sebbene Formaggio parta dall’assunto dimensione ontologica nell’arte. Per cui l’arte non è definibile
ontologico e tautologico: «l’arte è tutto ciò che gli uomini né ontologia né come sommatoria di punti di vista particolari
60 Gli «apriori materiale» è un’espressione utilizzata da Husserl nella III e nella IV delle Ricerche Logiche e in seguito sull’arte medesima. In altri termini, Arte non vuole determinare
mai più ripresa. Nello specifico Husserl adopera gli «apriori materiali» (i.e.: le sintesi estetiche) in opposizione agli
apriori formali di Immanuel Kant. Gli «apriori materiali» sono le strutture del mondo sono le strutture autoponentesi 61 Dino Formaggio, Arte, 1974, cit., p. 11.
dell’Essere, cioè le strutture del mondo che si pongono; e il compito del filosofo è far emergere queste strutture di senso. 62 Ibid.

59
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

il senso di singole opere d’arte o di singoli autori, perché di l’astuzia). Quindi, il primo lato è che il corpo deve confrontarsi
questo se ne occupano i critici d’arte, ma il filosofo fa una con la materia e aggirare la materialità dell’opera con la sua
fenomenologia storica del concetto di arte, cioè riflette sul astuzia («non ha l’ottimo artista alcun concetto che un marmo
concetto di opera, di fatticità, di tekne. D’altra parte, l’opera è solo in sé non circoscriva»). La metamorfosi è la peculiarità di
sia storia che eccedenza di carattere storico. Hermes, il quale ha le caratteristiche che Formaggio ascrive
all’arte, da un lato è metamorfosi, cioè incarna la molteplicità
Il secondo obbiettivo polemico di Formaggio è evidenziare che delle forme artistiche, dall’altro Hermes è la comunicazione tra
l’Estetica non è né poetica e nemmeno una metodologia delle gli dèi, perciò incarna la comunicazione artistica.
poetiche, intendendo con poetica lo studio della singolarità (i.e.: Quindi, che cos’è l’opera d’arte? È astuzia corporea, è
il tessuto teorico) attraverso la quale l’autore costruisce le sue metamorfosi del senso ed è comunicazione, sono queste le tre
opere. Soprattutto, l’Estetica non è Critica, cioè non è critica definizioni che Formaggio ci dà fin dall’inizio di Arte. La forma
d’arte. Nello specifico, l’obbiettivo polemico è qui Luciano non è qualcosa di statico, ma ha in sé tutti questi elementi.
Anceschi filosofo e critico d’arte. Questo è il primo elemento da evidenziare.
Ecco, Formaggio ritiene che l’estetica non possa essere confusa
con punti di vista particolari, per cui l’estetica deve concentrarsi Il secondo elemento, che qui bisogna evidenziare, è
sulla definizione di concetto di opera visto da un punto di vista l’importanza delineata nel tempo dalla scuola di Banfi e che fa
genetico. Per far questo bisogna tenere conto di tre fattori, dei emergere una tradizione autoctona che i francesi non hanno.
quali due storici ed uno teoretico. Formaggio si fa qui portatore, seguendo la strada banfiana, di
una posizione violentemente anti-crociana. La prima opera di
Il primo fattore, che non deriva da Banfi ma da Merleau-Ponty, Formaggio, La tecnica dell’opera artistica, fu eroica, perché
è la centralità della dimensione corporea. E del corpo scritta in una situazione di dominante crocianesimo. Per
Formaggio sottolinea una dimensione che si riferisce a due Formaggio l’idea scaturisce dall’esperienza corporea. Per Banfi
aspetti: non è un corpo fisiologico ma ha una sua mitologia, una l’idea scaturisce da un’esperienza concreta. L’opera d’arte è
sua struttura di senso; e la sua struttura di senso è traducibile in tecnica, ovverosia opera sulle cose, le manipola. L’idea è
due parole: metis (astuzia) ed hermes (metamorfosi). Le quali proprio nel senso di Wesen, cioè è qualcosa che esiste, che c’è,
immediatamente denotano due qualità del corpo, ovverosia la mentre per Croce l’opera d’arte è tanto opera, quanto più si
metamorfosi e l’astuzia. In altri termini, Formaggio intende il libera sia dalla matericità che dal contenuto. Secondo Don
corpo come una dinamica percettologica, una espressività, una Benedetto Croce l’arte non è espressione, non ha contenuti di
dimensione costituente, una realtà storica, ma il corpo che fa carattere materici, insomma: l’arte non è tecnica. Dunque, il
arte deve essere un corpo con risorse extra-logiche, extra- secondo aspetto da tener conto è l’inseparabilità di tecnica
categoriale, cioè un corpo astuto (metis) (i.e.: se l’arista è colui nell’opera Arte. La tecnica è, di fatto, la capacità del corpo di
che produce l’opera previa l’ammissione di un vincolo alla avere a che fare con il materiale della natura. La natura è la
materialità della sua produzione, egli incarna parimenti ciò che è concretezza della materia da plasmare; essa è un ostacolo, un
in grado di superare questo legame vincolante nella materia con vincolo ed una possibilità progettuale: la natura è l’altro. Dove
60
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

la dimensione negativa va superata per far scaturire una fenomenologica delle categorie della modalità. Il significato
positività. Il crocianesimo, dominante in Italia fino agli anni dell’arte è un consapevole svolgimento delle categorie modali
50’, è il grande nemico della fenomenologia in Italia. fatto da Formaggio in Arte attraverso un autore di tradizione
La terza, e la più importante tra le prospettive, dato che il libro è husserliana, Nikolai Hatten. Dall’altro lato, è presente una
suddiviso in due parti, con la prima parte su Le grandi figure fenomenologia come narrazione, che non è presente in Husserl,
fenomenologiche della coscienza artistica e poi la seconda parte e che è invece richiama a Hegel, il quale fa spesso riferimento
su Teoria del significato dell’arte. Formaggio qui usa sia il nella Fenomenologia dello Spirito l’importanza della narrazione
termine «fenomenologia» (cfr. Husserl) che l’espressione sottoforma di Bildungsroman; cioè la fenomenologia della
«fenomenologia della coscienza artistica» (cfr. Hegel); ciò coscienza come romanzo di formazione che diviene attraverso i
mostra una contaminazione esplicita tra due concetti di suoi personaggi. Per cui quello che va descritto è come si
fenomenologia, contaminazione che deriva da Antonio Banfi, e articola nella storia il senso delle cose.
che mette assieme Husserl ed Hegel. Proprio la prima parte di
Arte è una riproposizione, in sintesi, della Fenomenologia dello
spirito di Hegel, cioè è il viaggio della coscienza verso la Dino Formaggio, L’Arte, come idea e come esperienza
consapevolezza di sé (i.e.: come emerge un senso nelle sue
origini, ma che per emergere ha bisogno di un percorso storico). Parte I – Le grandi figure fenomenologiche della coscienza
Per cui, in Arte il senso di fenomenologia è da intendersi in due
direzioni: il primo è quello husserliano o di Merleau-Ponty, per
artistica
cui la fenomenologia è studio delle intenzionalizzazioni (i.e.:
22/03 – Lezione XVII
intenzionalità fungente, il corpo ha a che fare con il mondo pur
non sapendo di averne a che fare) e delle sub-
Il linguaggio di Formaggio in Arte (1974) è di carattere
intenzionalizzazioni. È un’analisi dei principali fenomeni messi
immaginifico, per cui il rischio da parte del lettore è di perdersi
in atto da un corpo che lavora. Ma quali significati emergono da
tra le varie immagini evocate dalla scrittura.
questo corpo che è al lavoro? Il corpo è emersione di significati
che hanno una loro ben precisa intenzionalità, che cosa, dunque,
Resume
significa costruire per il corpo? Come il corpo svolge la sua
Nell’avvicinarci al testo di Formaggio, è inevitabile non
relazione con le categorie della modalità, con la necessità della
ravvisare un cambiamento nel contesto culturale e, dunque,
materia, con l’effettualità dell’atto e la potenzialità dell’opera?
nella sua relativa importanza ai fini dell’analisi fenomenologico
Come il corpo costituisce un progetto a partire dalle sue capacità
estetica.
di intenzionare il mondo e le cose? se fenomenologia è, come è,
D’altronde, nel suo contesto Merleau-Ponty univa ad una
emersione del senso, quali sono i sensi che emergono attraverso
tradizione autoctona francese, con una maggiore incidenza
un processo di intenzionalità artistica? In altri termini, che cosa
esterna husserliana, a cui si deve aggiungere al pensiero
ci fa conoscere l’arte? Quali sono i significati che emergono?
dell’Essere heideggeriano. Di qui, nonostante le differenze
L’analisi dei significati può essere fatta solamente da un’analisi
61
Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

ravvisate tra Husserl e Heidegger, è caro a Merleau-Ponty il esperienza, non è un oggetto contemplativo bensì da costruire,
tema della situazionalità del corpo in quest’ultimo. E viene a da plasmare ed è un oggetto presente nel nostro mondo
mutare radicalmente la funzione degli strumenti metodologici circostante). Ma se l’arte non è idealismo, osserva Formaggio,
husserliani (i.e.: epochè e intenzionalità, sono visti allora essa può essere presa in considerazione da un’angolatura
essenzialmente nell’ottica di una ricollocazione del soggetto nel tecnica, cioè della techné. Quando si sottolinea l’aspetto tecnico,
mondo e del soggetto nell’essere del mondo, cioè in situazione che pregna tutte le pagine di Arte (1973), sono da far emerge
concreta). due elementi dirimenti: anzitutto, il corpo al lavoro della
In tutto ciò, è evidente che il discorso sulla cosa, l’oggetto tecnica, che è sudore, fatica e capacità di avvicinarsi all’arte al
estetico, si conclude nel quadro di una forte dinamica di là dei miti non romantici ma romantizzanti dell’art pour l'art;
ontologica, nella misura in cui l’essere della cosa è l’essere che tuttavia, la tecnica, al tempo stesso, non è soltanto un corpo al
si manifesta e l’essere della cosa artistica è quella cosa che lavoro, corpo concreto in movimento, ma è fatta di gesti, cioè i
riesce a manifestare con particolare forza e pregnanza il senso gesti dell’artista che lavora sulla materia e conosce le tecnica
dell’essere. della sua arte. Ma sottolineare l’importanza della tecnica,
Ecco, volgendo ora alla tradizione banfiana, donde proviene significa riconoscere l’importanza della materia nell’arte; la
Dino Formaggio, cioè quella costola della scuola milanese, a cui tecnica, proprio perché non è qualcosa di astratto, è il confronto
faceva capo Piero Martinetti, maestro di Antonio Banfi, che non con il carattere materico dell’arte, quando questa è abilità nello
prendeva in considerazione la figura di Martin Heidegger in scendere nei vincoli materici. Perciò Formaggio parla di una
modo sistematico e programmatico (i.e.: l’idea di una dinamica tecnica interna e di una tecnica esterna: la prima è la capacità di
autonoma dell’Essere non sfiora minimamente il pensiero degli vedere l’opera nell’abbozzo, cioè la capacità del progetto; la
autori della scuola milanese). seconda è proprio la capacità di plasmare il materiale in modo
D’altro canto, emergono in Arte altri tipi di influssi, necessari da estremamente forte. Il materiale ci vincola e vincola soprattutto
comprendere al fine di analizzare l’opera. In primo luogo, una l’artista. Se da un lato la tradizione crociana parlava di
forte tradizione di Filosofia della Vita (i.e.: un’attenzione un’autonomia dell’arte e dell’artista, dall’altro la tradizione
costante, autenticamente presente in questo testo al maestro banfiana, Formaggio incluso, parlava di una eteronomia
Banfi ed a tutto quell’asse di Simmel; una filosofia volta dell’arte; cioè l’arte ha le sue leggi dentro sé ed anche fuori di
autenticamente alle dinamiche della precategorialità). Il sé. Esiste una necessità dell’arte legata ai vincoli che il materiale
secondo elemento da sottolineare, con evidenza, è la presenza in pone all’artista.
negativo della tradizione neoidealistica del crocianesimo. Se tale La tecnica riguarda sia il soggetto che il rapporto che il soggetto
tradizione crociana era tutta per sottolineare l’idealità dell’opera ha con il mondo, cioè che ha con la dimensione della materia.
d’arte, il carattere puramente espressivo dell’opera d’arte (i.e.: Ecco, tutta questa dimensione tecnica dell’arte ha una sua
dell’autonomia dell’arte, per cui l’arte è un contenuto in sé; essa emergenza interna al panorama italiano, di tradizione banfiana e
è una forma dello spirito che si assolutizza), di contro, la avverso alla scuola crociana.
tradizione banfiana, antihegeliana, sottolineava il carattere
esperienziale dell’arte (i.e.: l’oggetto artistico è un oggetto di
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Il terzo ed ultimo elemento è una diversa presenza di Hegel extra intellettuale. Per Immanuel Kant non esiste una sintesi
all’interno del discorso di Formaggio, che anche questo lo categoriale al di fuori dell’intelletto; non si dà alcuna forza
distanzia e lo differenzia dal panorama francese. Ma quale dirompente del negativo nella filosofia illuminista kantiana.
Hegel è presente in Formaggio? Sicuramente non si tratta Esso è riassorbito all’interno della rappresentazione. In Kant c’è
dell’Hegel dello Spirito Assoluto e di una dialettica ossificata, un solo elemento negativo, ed è il sublime, perché è proprio ciò
allora quale Hegel? Nello specifico, si possono rintracciare due che sfugge alla dimensione intellettuale. E soprattutto il sublime
Hegel. Innanzitutto, l’Hegel «giovane», cioè della (informe) non è il bello (forma), e di ciò Kant è estremamente
Fenomenologia dello Spirito, del linguaggio immaginifico, consapevole. C’è questa duplice idea di una dimensione estetica
ovverosia del venire in luce dell’idea dello Spirito attraverso una non ricondotta all’esclusività del bello, per la quale l’estetico
dinamica storica, fortemente narrativa – lo spirito emerge nel eccede il «bello». Il primo a dire che la bellezza non esaurisce il
farsi della coscienza e nel farsi della coscienza chiara a sé novero del giudizio estetico è Immanuel Kant. L’arte è
stessa. Quindi, che cosìè la Fenomenologia dello spirito? È un eccedenza della forma.
viaggio ella determinazione del sé nell’autocoscienza. Così il In Arte appare con chiarezza quale sia lo statuto dell’arte
discorso di Formaggio è quello del farsi dell’opera d’arte nella contemporanea; essa è l’unione di due principi negativi: da un
sua profonda eteronomia, cioè nella sua profonda sussistenza da lato il principio negativo «kantiano» e il principio della morte
fattori esterni, passeggeri. Perciò, tutta la prima parte di questo dell’arte «hegeliano». Quale sarebbe la nostra lettura dell’arte
libro è proprio una fenomenologia delle opere d’arte. concettuale se non ci fosse mai stato detto prima della morte
dell’arte «hegeliana»? La morte dell’arte compare in nuce nella
Emerge alla fine di questo libro un’idea chiara e distinta di Fenomenologia dello Spirito ed è la fine del romanticismo e
«opera d’arte»? l’inizio della coscienza infelice, ondeggiando tra l’anima bella e
No, non avremo di certo una visione chiara e distinta dell’opera l’anima infelice. Cioè, il romantico non sa più proferire il senso
d’arte; ciò che ci sarà consegnato sono gli strumenti per capire il delle cose; che l’arte non esprime più lo Zeitgeist. D’altra parte,
significato sia antropologico che conoscitivo dell’opera d’arte. la problematica della morte dell’arte appare nelle Lezioni di
Qual è, dunque, la seconda anima hegeliana in Are? È il Estetica, opera non di mano hegeliana bensì scritta dagli appunti
problema hegeliano della morte dell’arte; cioè, il grande a lezione dei suoi allievi. Da cui parte Formaggio, nella misura
problema dell’arte contemporanea, dell’oggetto artistico in cui la problematica della morte dell’arte riflette lo statuto
contemporaneo, è la morte dell’arte. È più volte nel testo dell’arte nella contemporaneità, del suo significato spirituale
evidenziata tale perdita dei connotati fenomenologici dell’arte63. nella contemporaneità. In senso fenomenologico, qual è la
Che cos’è la morte dell’arte? È il negativo che assurge ad una motivazione dell’arte?64 Ma bisogna prestare attenzione alla
funzione positiva; è una dimensione distruttiva del senso; è il funzione creatrice della rappresentazione di alterità. Un’alterità
senso forte della dialettica hegeliana. «dis-alienante», in cui l’altro è un modo d’essere del mio spirito
Diversamente, la dialettica trascendentale kantiana ci pone e non oggettivato. Il problema del bisogno d’arte non è un
davanti alla domanda se le categorie possano trovare una sintesi problema di “lana caprina”, è il bisogno di esprimere attraverso
63 Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, 1974, cit., p. 64. 64 Ivi., cit., p. 30.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

forme artistiche connaturato in noi sin dall’infanzia. Il negativo auto-riconoscimento di una classe sociale. Ma rimane viva una
è antropologicamente correlato alla capacità di costruire, mentre dinamica dell’arte pluri-semantica e simbolicamente complessa,
l’altro è il superamento dialettico della negazione, il progetto è il proprio perché è quasi impossibile definire l’arte attraverso
superamento della negazione. Nell’Estetica Hegel si chiede se l’idea di forma. Non è possibile comprendere l’arte del 900’,
l’arte possa dire l’assolutezza dello Spirto. Benedetto Croce cioè di un’arte che usa la rappresentazione per concettualizzare,
intende l’arte come la forma incapace di dire la forma assoluta senza fare riferimento alla concettualizzazione, alla
dello Spirito. Nelle forme dello Spirito assoluto (religione, arte e contaminazione – l’arte del 900’ è una contaminazione di tipo
filosofia), ove lo Spirito si riconosce nella sua assolutezza, l’arte linguistico: non si usa più un unico linguaggio – della pittura
trapassa in filosofia, il che significa, secondo Croce, che l’arte con la parola. Alla fine, l’arte contemporanea richiede una
non ha più bisogno di materia. Il limite dell’arte è quello di dimensione ironica, non più una dimensione puro-
essere ancora legato al sensibile, ad una materialità che ne contemplativa-astratta. E l’ironia è una modalità di rapporto che
impedisce la purezza. il pensiero non può essere puro, auto- richiede complicità, gioco con l’opera d’arte; cioè subentra la
trasparente a sé stesso, perché è ancora legato alla dimensione dimensione totalmente nuova nell’opera d’arte del gioco. Ma
della materia. Tutto il gioco hegeliano è il rapporto che nell’arte che cos’è il gioco se non la rappresentazione ironica dell’altro
scaturisce tra l’aspetto formale e l’aspetto contenutistico, cioè il da sé?
rapporto tra l’idea e l’esperienza. Ecco, più l’arte diventa ideale, Questa è la vicenda di come si svolge la morte dell’arte e del
meno ha a che fare con la sua dimensione esperienziale. Per cui, tentativo di rispondere alla mancanza senso lasciata dalla
qual è l’arte più alta per Hegel? È la poesia, perché ha a che fare scomparsa di un’arte bella. Entriamo in un’Era di esteticità
con la parte matericamente debole della parola. Nell’Estetica di diffusa (design), ovverosia il bello non è soltanto riservato
Hegel nel momento in cui la filosofia si invera, cioè nel all’oggetto unico ma anche all’oggetto di uso comune. Per cui il
momento in cui riconosce se stessa come forza, deve far morire principio estetico è diffuso all’interno di una collettività sociale.
l’arte e trapassare in una forma spirituale disancorata dal Anzitutto, come si è arrivati a questo trapasso dell’arte? Quali
materico, la filosofia. sono le figure fenomenologiche di questo discorso? Perché
Nell’Estetica di Hegel non c’è mai la parola «fine», perché l’arte è sempre stata ciò che è, anzi l’arte diventa ciò che è. Per
l’arte non finisce con la morte; non esaurisce il suo senso ma cui, l’arte è sempre stata sociale, concettuale, morta, ha sempre
trapassa (aufebung: trapassare, conservando) nella filosofia. avuto dentro di sé la pulsione del negativo, l’arte è sempre stata
Viene superata una certa idea di arte formale, poiché quella che dialettica, ma come diventa consapevole di questo processo?
muore è l’arte della bellezza; è l’arte che esaurisce il suo senso In secondo luogo, chi è protagonista oggi di questo processo? Il
in un’idea formale; è quell’arte che esaurisce il suo spettro protagonista è un concetto di corpo che è parente, che ha
semantico in una direzione univoca. Ecco, l’arte di cui parla un’area di famiglia con il corpo di Merleau-Ponty. È un corpo
Formaggio è il racconto del suo, dell’arte, trapassare che ha in sé tutte quelle dimensione di senso della
conservandosi. Che cosa rimane – si chiede Dino Formaggio – fenomenologia, ma è anche un corpo che vive di una socialità
dell’arte? Muore l’ideologia dell’arte; muore l’arte come profonda, radicata che Merleau-Ponty non gli riconosceva. In
dimensione di mascheramento; muore l’arte come dimensione di altri termini, il corpo è una struttura di «carenza» e di
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

«ulteriorizzazione», cioè sé reintrodotta all’interno del corpo


una teoria del bisogno. E l’arte è bisogno corporeo primario.
Perciò, addietro al percorso di Formaggio si può ben pensare
che si trovino gli scritti giovanili del maggior rappresentante
della sinistra hegeliana, cioè Karl Marx. Il soggetto di cui parla
Marx è un soggetto concreto, fonte di bisogno. E il problema
degli scritti giovanili di Marx è il tentativo di trovare un’uscita
dall’alienazione. D’altro canto, l’arte è una dinamica dis-
alienativa, perché l’io si riconosce nell’altro. Quindi, l’arte
diviene anche forma del disvelamento del bisogno, di una teoria
dei bisogni che finisce per avere una valenza di carattere
rivoluzionario. L’arte è rivoluzione del senso. Ecco spiegato
Figura 10, il Dito, Maurizio Cattelan
l’elogio al nulla metodologico: nella misura in cui l’arte è ciò
che «disossifica» il mondo, essa non può che mettere in gioco il Davanti alla Borsa di Milano, in piazza Affari si trova la
corpo con tutti i suoi bisogni, giungendo ad una scultura di Maurizio Cattelan il Dito, la quale non denota altro
«ulteriorizzazione» del senso. se non l’autoironia della Borsa che paga un’artista per farsi
Infine, la storia dell’arte potrebbe anche riassumersi, in questo la mandare a quel paese. Quell’opera non comunica niente se non
fanno da padroni i critici anglosassoni, nella storia della che prospicente a quella piazza c’è la Borsa, alla quale piace
committenza delle opere d’arte, quasi a sottolineare gli obblighi essere insultata da un’artista.
dell’artista verso un mercato, quello delle committenze, in tutte L’arte che è dis-alienante non ha bisogno di essere informativa,
le epoche. In che modo l’arte riesce a liberarsi dalla cioè un’arte comunicativa, che sa far passare l’ambiguità del
committenza? L’arte si libera dal mercato, dalla committenza, messaggio, che allarga lo spettro semantico, che va al di là del
grazie ad un nuovo tipo di comunicazione, una modalità proprio segno. In altri termini, un’arte che vieta la ripetizione,
comunicativa «ecfrastica». Nella Capella degli Scrovegni si può che si allontana dal mercato, che riesce a manifestare la sua
notare come Giotto dipinga il volto della Vergine senza il forza semantica al di là del mercato.
risvolto iconografico. Dunque, che cosa rischia di diventare
l’arte? Essa rischia di perdere la sua valenza comunicativa a 23/03 – Lezione XVIII
favore di una codificazione del suo linguaggio, ossificato. L’arte
rischia di perdersi in un linguaggio univoco e unidirezionale con Picasso raccontava di sé rappresentandosi come un intrattenitore
il suo fruitore, cioè l’opera s’arrischia a non parlare di di successo più che un artista, e questo perché era riuscito a
nient’altro se non di quello che denota. convogliare il suo sforzo artistico a favore delle preferenze del
pubblico. Ecco, non è possibile che soltanto il mercato di
committenza sia il contenitore entro al quale l’opera collocata

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

venga riconosciuta come tale, cioè quell’unico luogo in cui alla ad una dimensione formale. Dunque, ha ancora senso dopo il
produzione dell’artista è dato il nome di opera d’arte? sublime, dopo la morte dell’arte parlare della bellezza dell’arte?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire da Se da un lato, Formaggio crede che ciò sia possibile, dall’altro
un’assunzione che compie Formaggio, ovverosia che ogni l’opera dei post-modernisti professa che l’arte appartiene ormai
artista è a suo modo un bugiardo quando racconta di sé. Lo è ad una dimensione del passato e che se l’arte contemporanea
nella misura in cui fa dell’ironia per sfruttare il mercato. Nei deve manifestare un senso, allora è del senso dell’inconscio che
fatti, Picasso dipingeva quadri di una rara bruttezza in tarda età si occupa, il quale non è assolutamente quel senso comunicativo
per guadagnare dal mercato di committenza. Tuttavia, parlare di ed espressivo forte di cui parla Formaggio.
arte come di comunicazione richiede la presenza di un pubblico
che sviluppi questa dimensione di carattere comunicativo. In Per riassumere, abbiamo potuto osservare come l’arte sia un
assoluto la comunicazione artistica è un problema complesso da «avventura dello spirito»; essa è inseparabile da un divenire
dirimere, in particolare Dino Formaggio sa che è necessario dello spirito artistico, del senso. In secondo luogo, il
studiare il sistema di comunicazione per comprendere l’opera protagonista di questo divenire dell’arte è il corpo, il quale entra
d’arte. D’altra parte, la comunicazione non si comprende se non anche nel gioco della teoria dei bisogni, cioè viene riconosciuto
si dirimono le strutture della comunicazione stessa. come una struttura di carenza e di bisogno. Infine, il tentativo di
Un’opera d’arte ha una sua uni-situazionalità, al contrario il definire il senso dell’arte oggi passa attraverso una dinamica che
segno vive di una pluri-situazionalità semantica. Ecco, bisogna si traduce in due termini: se da un lato l’arte autentica è
arrivare a definire come la differente struttura segnica del anzitutto «comunicazione», dall’altro lato il messaggio della
comunicare ci aiuti alla comunicazione. comunicazione artistica è quello di una «possibilità
E chiaro che Formaggio scriva Arte (1974) alla luce di nuove progettuale». In altri termini, l’arte comunicativa deriva da un
aperture nell’orizzonte conoscitivo delle dinamiche artistiche, progetto. Ma qual è la struttura semantica di questo progetto? La
avvantaggiato dunque rispetto ad un Merleau-Ponty. In struttura semantica di questo progetto è il possibile. Ci si rifà
particolare, Dino Formaggio conosce le prime opere di Lyotard alla dinamica derivante dalla tradizione aristotelica, nella misura
(allievo di Paul Ricoeur) sulla post-modernità, di Deleuze e in cui è così sottinteso che l’arte esprima nella storia una
Derrida. possibilità che trascende la storia. Nella Poetica di Aristotele si
Che significato ha l’arte nella contemporaneità malgrado gli dice che il compito dell’arte poetica è quello non di esprimere i
elementi distruttivi avanzati nel corso del 900’? Chiaro è che fatti accaduti, bensì quelli che potrebbero accadere. L’arte non è
Formaggio veda i fenomeni di decostruzione dell’arte classica descrizione di un senso storico definito, ma è partire da un senso
nelle correnti tradizionali dell’avanguardia artistica, di cui un storico definito che esprime le intrinseche possibilità ad esso e
esempio è il Dadaismo. Perciò, Formaggio è consapevole che le descrive a partire da un progetto che possiede una determinata
l’arte della contemporaneità ha al suo interno una componente struttura. Tuttavia, l’arte prende avvio dalla storia, poiché anche
decostruttiva del senso. La responsabilità di questa l’arte prende avvio da una fenomenologia storica, che non è più
decostruzione è data alla prime avanguardie storiche, le quali possibile portare avanti con la morte dell’arte.
uccisero consapevolmente l’idea di arte come di un’arte legata
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Quali sono, dunque, le figure storiche che hanno avviato quella l’arte è una forza metamorfica. In tal senso, l’arte è tecnica
che Formaggio chiama la «dialettica della conoscenza»? perché l’arte è trasformazione, metamorfosi di senso come lo è
la tecnica medesima. Hermes è tra tutti il messaggero tra gli dei,
al tempo stesso è il dio che annuncia la dimensione dionisiaca,
la creatività dionisiaca e ha una funzione evidentemente
prometeica. Di per sé la figura di Hermes è un grande sistema
segnico, che ha con evidenza un carattere di ordine
metamorfica. Quindi la tecnica è una metamorfosi ermetica, e
l’arte non è dunque un processo di riproduzione del reale ma ha
in sé la forza mitica della metamorfosi del senso. È legato alla
figura di Hermes il dio Heros, figlio di Poros e Penia, i quali
sono la rappresentazione dell’abbondanza e della carenza. Ecco,
Hermes è il dio della tecnica, perché ha in sé la struttura
corporea della tecnica. Insomma, l’arte ha una funzione erotica,
Figura 11, Altamira, Spagna la quale riproduce quella struttura metamorfica di carenza e
La prima tra tutte le figure storiche di cui parla è la pittura riproduzione che è alla base della tecnica.
rupestre con le sue rappresentazioni di battaglie, rituali della L’arte ha in sé una funzione di carattere mitico e simbolico,
comunità, scene di vita quotidiana, etc. È in questi siti dovendo mostrare un senso che il più delle volte eccede la
archeologici che l’arte appare per la prima volta come mito, rito rappresentazione. Tuttavia, questa concezione mitico e misterica
e magia. La socialità dell’arte, il suo aspetto pubblico, sorge nel dell’arte converge in un’altra tradizione artistica, che riconduce
momento in cui diamo a queste prime figure una funzione non l’arte alla forma. In particolare, il termine per indicare la forma
puramente rappresentativa; la pittura rupestre cessa di essere è quello di «bellezza» e il filosofo che maggiormente ha
soltanto una pittura denotativa e inizia ad avere il valore di rito contribuito nel determinare tale senso della bellezza è Platone 66.
propiziatore di quello per cui sta. Formaggio ci sta dicendo che In tal senso, il maggiore contributo platonico, parlando di
fin dall’inizio l’opera rappresentata dall’uomo ha una funzione bellezza, è il carattere ideale dell’arte – la manifestazione di
che è quella della magia, cioè di una struttura di carattere senso dell’arte abbisogna dell’abbandono degli idola per
magico; tant’è che, dice Formaggio, che le pitture rupestri erano giungere alla manifestazione di un’idea. Il bello della grecità di
cosparse con pelli animali. Nel testo Formaggio le cose derivazione platonica è un bello metafisico che vuole andare al
insensate, attraverso la rappresentazione mitica escono da nulla, di là della materia sensibile.
trapassando dal buio alla luce65. Se da un lato l’arte ha un carattere di tipo sensibile, dall’altro
Come fa l’arte a manifestare questa sua dimensione? Questo è presenta un carattere ideale. La storia dell’estetica si gioca
reso possibile dalla «ermeticità» dell’arte, nella misura in cui all’interno di queste due polarità: tra la polarità di un’arte ideale
e la polarità di un’arte che si manifesta come forma sensibile.
65 Ivi, cit., p. 30. 66 Ivi, cit., p. 38.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

Non ha caso che, in questa direzione, Formaggio contrappone Dino Formaggio intravede un divenire di queste figure
alla concezione platonica, che ritiene il bello autonomo e fenomenologiche dell’arte, che si svolgono nella storia, il cui
autosufficiente, l’altra grande figura delle grecità che è punto culminale, che, come in Hegel, fa scoppiare la coscienza
Aristotele. storica dell’arte, è il Romanticismo. Ed è con il romanticismo
L’arte della modernità, l’arte che cattura e rende eterno il che l’arte acquista una forza esplosiva carica di potenza
pensiero dell’arte nell’occidente cristiano è una forma d’arte che esplosiva, da divenire arte auto-distruttiva – l’arte
mette insieme queste due dimensioni. Ecco che con il contemporanea nasce dalla conflagrazione dello spirito di Faust,
cristianesimo la coscienza artistica 67 mostra d’avere questa ed è soltanto attraverso le contraddizioni dell’arte romantica che
duplice dimensionalità, e che arriva a manifestarsi nelle la filosofia hegeliana rilancia verso le contraddizioni dell’arte
modalità più disparate. contemporanea fino ai giorni nostri71.
Per cui, è chiaro che l’arte nella modernità si sviluppi su due Ma che cos’è l’arte romantica? Essa è quell’arte che intende
tracce ben precise: da un lato l’arte è una verità ideale – riunire in sé i principi dell’arte della bellezza ma nella
manifesta un valore conoscitivo che prescinde da una valenza di consapevolezza tragica, rovinosa, autodistruttiva che verità e
carattere sensibile, che manifesta il senso della proporzione bellezza non potranno tra di loro incontrarsi. Le contraddizioni
divina – dall’altro l’arte della prospettiva, della simbologia, del del romantico sono quelle che disegnano il primo passaggio
Barocco e della sua consapevolezza scientifica68. Il Barocco è la rovinoso della civiltà occidentale. Di qui, il Romanticismo è la
liberazione di un modo fiorito di considerare la morte; cioè il consapevolezza contradditoria e aporetica che per andare nel
Barocco è la manifestazione di un’estasi della morte e segna 69 futuro bisogna guardare nel passato. Per cui, l’utopia dell’arte
l’ingresso dell’arte nella modernità. Il barocco segna il per essere di fronte a noi, deve prima essere dietro di noi.
superamento di un’arte meramente legata ad una funzione L’unica speranza del romantico è una speranza tragica, perché
organica, che libera le forze positive e negative della vita. Da un per guardare al futuro bisogna rivolgersi al passato, nella misura
lato il barocco è elogio della dinamica formativa della vita, in cui il romanticismo non evade dalla dicotomia aperta fra
dall’atro è una violenza liberatrice del negativo; nessun’arte l’organico e l’aorgico. Se da un lato Goethe è l’ultimo autore
nella storia è stata così labile, flessuosa, illusoria ma parimenti organico, cioè l’ultimo autore a credere che l’arte possa
catturata dall’angoscia febbricitante della morte70. Insomma, manifestare l’organicità del senso dove le parti si combinano
l’arte con il Barocco che l’arte scopre la bruttezza, il grottesco, all’interno di un intero, sia pure in una forma metamorfica,
il negativo e uscendo dalla mono-dimensionalità della formalità dall’altro lato per il romantico la dimensione dell’organico è
bella. sempre in bilico su quella dimensione dell’aorgico. Nello
specifico, l’aorgico è la confusività dell’arte, cioè di un’arte che
non è più in grado di trovare un suo senso, nella quale è
67 Ivi, cit., p. 45. manifesta una sensazione di straniamento e alienazione. Ecco,
68 Ivi, cit., p. 52. con l’arte romantica l’arte medesima rivela la sua costante
69 Ivi, cit., p. 53. collaborazione con la morte e con la distruzione. Non a caso la
70 Ivi, cit., p. 58. 71 Ivi, cit., p. 60.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

morte dell’arte per Hegel avviene con la poesia romantica, chiamare concreta e che ha tre padri rilevanti sul piano storico:
perché con l’arte romantica cessa ogni pretesa di unità dello il primo è Antonio Banfi, il padre filosofico di Dino Formaggio;
spirito assoluto72. Con il romantico bisogna cambiare il registro, il secondo è Hegel – la forza del negativo, la morte dell’arte –; il
affrontare il problema della morte dell’arte e indagare la ri- terzo padre è Theodor W. Adorno con la sua Teoria Estetica.
semantizzazione del percorso artistico. Per cui, il romantico ci L’arte contemporanea nasce come un rifiuto ed è chiaro che
fa capire che l’arte va considerata se non sotto l’indice del nulla. Formaggio si appoggi all’altro retaggio della grande
Esso diventa il «carattere distintivo, l’indice metodico, interpretazione della morte dell’arte hegeliana, cioè quello della
dell’uomo», l’immane potenza del negativo. La dialettica vive scuola di Francoforte.
entro la forza del negativo, poiché soltanto attraverso la forza L’arte contemporanea manifesta il rifiuto dei paradigmi normali,
della negazione si potranno porre nuove posizioni. Insomma, il senso di una intenzionalizzazione del dato che viene, però,
l’arte non va vista sotto l’indice del positivo o di una sempre negato. Nella Teoria Estetica di Adorno, l’arte
dimensione costruttiva, l’arte va vista sotto l’indice della contemporanea è l’incarnazione dei Segni dello Sfacelo. Il
nullificazione. sistema dialettico che Adorno aveva elaborato si chiama
Il «nulla» manifesta la forza rivoluzionaria dell’arte, la quale è dialettica negativo, cioè un sistema che capovolge l’elemento di
negazione di un ordine sociale preesistente. Perciò, l’arte positività della ragione, per cogliere la negatività del dato.
manifesta una nuova socialità nel momento in cui desidera il Ma che cosa rimane dell’opera d’arte? L’opera d’arte
travolgimento di una classe preesistente. contemporanea nasce sotto l’indice del nulla, ma dove questo
indice è il nulla dialettico, è il nulla della dialettica negativa,
28/03 – Lezione XIX cioè è il nulla di concrete manifestazioni artistiche. L’opera
d’arte deve avere a che fare con il concetto di opera, qualcosa
che scaturisce da una dimensione tecnica. Un’opera che spezza
Parte II – Teoria del significato dell’arte gli schemi, un’opera che può essere la disperazione
geometrizzante di Kandinskij, ma che può essere anche l’arte
In prima istanza bisogna tenere in conto che il discorso della parola di Lewitt oppure l’arte concettuale di un Duchamp.
fenomenologico fatto da Formaggio è del tutto particolare, Che cosa c’è d’artistico nell’esporre uno scola bottiglie? V’è un
perché della tradizione fenomenologica interroga soltanto atto intenzionale; perciò, l’artisticità non è più nell’opera ma
determinate caratteristiche che vengono coniugate di quello che nell’atto che la pone. Viene meno il concetto di originalità ed
è un sincretismo. Sicuramente, se c’è un autore di riferimento, unicità dell’opera artistica, nella misura in cui l’orinatoio nega il
questo non è Husserl bensì Merleau-Ponty. concetto di opera pur essendo opera – manifestazione di una
morte dialettica. Questi processi ci sono sempre stati nel quadro
Il discorso di Formaggio è un discorso squisitamente dialettico, delle dinamiche artistiche, ma è con l’arte contemporanea che
cioè la teoria e il significato dell’arte sono sicuramente nel affiorano alla coscienza. Ma ha mai avuto senso di parlare di
quadro di una dialettica. Di una dialettica che potremmo bellezza nell’arte? L’arte non nasce dalla accettazione del dato,
72 Ivi, cit., p. 64. ma dalla capacità di negazione, superamento e trasformazione
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

del dato. La dialettica del -non sottintende sempre alla possibile, nella misura in cui il nulla non essendo fino a sé
desacralizzazione, demitizzazione, dell’opera d’arte, che l’arte stesso, deve portarci ad individuare il senso della progettualità.
diventi parte del mondo della vita, della Lebenswelt. Le
dinamiche del senso non sono dinamiche chiare e distinte e Ma che cosa intende Formaggio quando parla di progettualità
nasce con ciò una dinamica di rivitalizzazione del discorso artistica? L’arte è costruzione da parte di un individuo di
artistico, ovverosia di re-intenzionalizzazione, per esempio, della qualcosa che prima non c’era. È propriamente il passaggio dal
dimensione immaginativo del surrealismo. nulla al qualcosa. Ma come si chiama questo spazio dal nulla al
qualcosa? Questo spazio è qualcosa che non c’era in quella
Qui emerge il terzo aspetto della dialettica di Formaggio, forma lì ma era già presente, in potenza, nel mondo. Di fatto,
ovverosia la presenza di una dialettica concreta marxista. Ma è l’artista trasforma quella potenza in qualcosa d’altro attraverso il
la dialettica marxista dei Manoscritti Economico-Filosofico del suo atto (esplicitazione). Se da un lato il blocco di marmo
1844, che sono l’opera più impegnativa del giovane Marx (cfr. contiene in sé quella determinata forma, che viene resa concreta
Karel Kosich). C’è un marxismo che ritiene di dover rinnovare e possibile da un atto artistico, dall’altro lato il possibile formula
la propria forza e il proprio pathos rivoluzionario. In questo e contiene la struttura logica dell’opera, perché quell’opera, che
quadro, la dimensione del negativo è essenziale, perché è dal è il risultato del possibile, avrebbe potuto essere diversa. Quindi,
rifiuto che sorge il senso, non dall’accettazione. Da questa costituisce una necessità, anche nel momento in cui è prodotta,
esigenza, da questo nulla metodologico – indica una determinata che ha in sé la forza logica della possibilità; perciò, la possibilità
strada, che è una strada costruttiva – emerge qualcosa di non si esaurisce nell’atto che costituisce l’opera, ma è intrinseca
diverso, qualcosa di nuovo. al progetto produttiva dell’opera.
Di qui, in Arte (1974) si trova scritto che il nulla serve alla
generazione del possibile nella misura in cui l’arte nel suo Il possibile è una struttura di senso costante nella produzione
movimento coscienziale, di dialettica concreta, ponendoci nel artistica, non è accessorio il possibile. E qui è evidente che
cuore del senso della Lebenswelt, può illustrarci quella che è la Formaggio abbia in mente73 tre autori che hanno in mente questa
struttura del progettare artistico. Esiste una logica della concezione del possibile: il primo è Aristotele, non solo per il
progettualità artistica dialettica, non sequenziale, a cui è rapporto tra potenza e atto, ma soprattutto come quell’autore che
concesso avere in sé aporie e contraddizioni, senza perciò ha posto al suo centro le categorie della modalità –
conferire un problema per sé. Insomma, il nulla metodologico l’aristotelismo è fenomenologia, bisogna dubitare di coloro che
ha quel ruolo che in Husserl ha l’epochè, ma rafforzato perché è si definiscono fenomenologi ma ripudiano le categorie
parimenti apertura. E il fine di questo libro è mostrare che l’arte aristoteliche della modalità (l’arte è una forma del mio
è una forma di conoscenza, nella misura in cui la conoscenza costitutivo rapporto con il mondo; conoscere significa avere una
passa attraverso giudizi, così come la struttura di senso che sono relazione con l’altro, non assorbire l’altro – quello dell’altro è il
le opere d’arte. Il senso strutturare, dunque, della produzione problema della tradizione fenomenologica); il secondo autore di
artistica è quel passaggio fondamentale che emerge dal nulla al riferimento è Leibniz, colui che è il filosofo del possibile – la
73 Ivi, cit., p. 78.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

monade è una possibilità del mondo interno in sé stessa e dal che la relazione tra significato e significante non è mai lineare.
punto di vista logico la monade rappresenta un punto di vista In altri termini, l’opera d’arte è tanto più significativa, quanto
possibile sul mondo, che raccoglie in potenza tutti i punti di più il significato eccede il significato e quanto più il significato
vista sul mondo (Leibniz determina come la costruzione di ogni favorisce questa eccedenza del significato. Per cui, quando si
opera d’arte sia la costruzione di un mondo possibile; per ciò un afferma che bisogna assumere il senso strutturale del linguaggio
accrescimento di senso); infine, il terzo autore è Nicolai artistico, questo non porta come risultato alla riducibilità
Hartman, che Formaggio incontra grazie alla mediazione di dell’arte ad una struttura (ad es.: il giallo di Van Gogh è un
Remo Cantoni, che ci ricorda come la possibilità autentica, significante, ma non significa nulla perché è il giallo di Van
«creativa», non sia una possibilità disgiuntiva ma che si tratti di Gogh, per cui un significante non riconducibile a un significato).
una possibilità «reale»74: «A e non A possono stare assieme La struttura possibile dell’opera è una struttura non linguistica,
soltanto in un mondo incosale ed inreale», cioè nel mondo dove cioè il rapporto tra significato e significante non può mai
dell’atistico e dell’immaginazione. La realtà del surrealismo, essere pacificato in un significato univoco. Esiste quindi una
per esempio, è per Hartman una possibilità «reale», logica dell’arte che evidentemente non è la logica della
racchiudente la potenzialità del contradditorio. Si pensi alla linguistica strutturale. L’opera d’arte non è una serie di caratteri
differenza tra «nonsenso» e «controsenso»: la prima è ontologici che si colgono nell’opera d’arte – il pericolo di ogni
un’espressione linguistica che non riesce a portare sul modo di strutturalismo dell’opera a meccanismi linguistici è quello di
una cosa («e, e+» è nonsenso), la seconda invece è qualcosa che nascondere uno psicologismo ineliminabile.
ha bisogno dell’esperienza («un quadrato rotondo» è un Formaggio suggerisce che il linguaggio ha sempre in se una
controsenso materiale; l’affermazione «ceci n’est pas una pipe» forma di eccedenza non decifrabile, così come nell’opera il
è un controsenso materiale). Nei fatti, c’è consapevolezza da rapporto tra significato e significante sia non riducibile al
parte di Formaggio della presenza nell’arte sia del suo senso che rapporto linguistico. Esiste una dimensione intuitiva, corporea,
del rispettivo controsenso; perciò, v’è una struttura logica del linguaggio che non può essere detta, cioè una ambiguità
dell’arte che eccede la struttura logica del linguaggio: l’arte ed il produttiva che non può mai essere indicata. Il linguaggio
suo linguaggio non è riducibile ad una determinata struttura di artistico, nonché quello corporeo, è metis, cioè astuzia e
carattere linguistico. L’arte non è lingua, ovverosia l’arte non è risolutezza. La Montagna Sainte Victoire è rappresentata
riducibile all’analisi delle sue componenti significanti: il attraverso il linguaggio della pittura, ma il linguaggio della
significato dell’arte eccede il significante linguistico. Le leggi pittura non esaurisce il senso della montagna. Se ne esaurisse il
del supporto linguistico (i.e.: del significante) non dicono il senso sarebbe logica, ma la pittura non è logica, non ha la logica
senso del significato dell’arte. Per cui, la linguistica strutturale di una verità linguisticamente riducibile. Ecco la possibilità
nata da Edith Jacobson al tempo stesso ci aiuta ma non ci aiuta, progettuale artistica è una possibilità profondamente aporetica
perché determina da un lato che l’arte ha una sua struttura di perché vive le aporie del linguistico, che lei stessa ha messo in
senso, che deve mettere assieme significato e significante, ma luce. L’arte concettuale, dice Formaggio, usa il «concetto» ma
dall’altro il senso di possibilità dell’arte deriva proprio dal fatto non è un concetto, usa la «definizione» ma non è mai
74 Ivi, cit., p. 81. definizione.
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

«V’è un movimento della possibilità che non può essere Nel testo Arte (1974) si legge: «l’arte non conosce e non
detto sul piano di una coscienza linguistica realizzante, v’è un teorizzala possibilità progettuale: la agisce». Il tentativo di
movimento che ha in sé l’eccedenza del senso»75 – cambiare cogliere e determinare il senso della struttura artistica è qualche
“eccedenza” con “invisibile” per accorgersi che avrebbe potuto cosa che possiamo comprendere solo determinando i processi
dir ciò anche Merleau-Ponty. È chiaro che quando parliamo attraverso cui l'arte si costituisce. Il senso del percorso di
della «possibilità artistica progettuale», stiamo parlando di un Formaggio è riflettere sull’importanza della nullificazione,
possibile che ha che fare con il reale, che è reale, ma che non poiché è soltanto attraverso il nulla che si può giungere alla
può essere reso con gli strumenti linguistici con cui noi abbiamo «possibilizzazione».
a che fare con il reale (i.e.: un’opera d’arte non è indicale, non ci Il possibile è una categoria modale, viene considerata da
indica una fruibilità del mondo). Qual è la realtà di senso del Formaggio non in modo disgiuntivo, bensì è considerata
nostro mondo circostante dove il significante eccede il secondo tre (Aristotele, Leibnitz e Nicolai Hartman) direzioni,
significato e il significato eccede il significante? Qual è la realtà le quali guidano il senso della costruzione artistica. Quindi, il
di senso in cui sono me stesso pure eccedendo me stesso? qual è passaggio che Formaggio opera è il passaggio dalla possibilità
il nucleo operativo della possibilità progettuale artistica? Il reale a quella progettuale artistica, in quanto l’arte è un modo
nucleo operativo della possibilità progettuale artistica è il corpo: del possibile, cioè è il modo attraverso il quale il reale diventa
«i segni organizzati hanno il loro senso immanente, che non dimensione progettuale. L’arte per Formaggio non è qualcosa di
deriva dall’io-penso, ma dall’io-posso»76. Quindi il senso della astratto ma, in termini hegeliani, l’arte è qualcosa di concreto,
possibilità è quell’io-posso che la tradizione fenomenologica che si realizza all’interno della storia, sebbene trascenda la
identifica con la dimensione della corporeità. «l’arte non dimensione della storicità.
conosce e non teorizza la possibilità progettuale: la agisce, e È accaduto qualcosa parlando di arte nel 900’, cioè la
questa azione è il corpo»77 e questa speciale forma di prassi è presa di coscienza di una coscienza artistica. Il linguaggio
incarnata; per cui la possibilità progettuale ha nel corpo la sua hegeliano è il momento in cui l’arte diventa cosciente di se
fonte di prassi e il corpo è un sistema di carenza ed stessa e dunque cosciente della sua morte. L’arte prendendo
ulteriorizzazione (i.e.: ultra-linguistico)78. coscienza di se, prende coscienza del proprio percorso
costruttivo e delle proprie contraddizioni. Per la scuola di
Francoforte, in particolare per Adorno, questo segna lo sfacelo
che l’arte manifesta, segna la crisi della ragione moderna,
incapace di costruire. Per Formaggio, la coscienza della morte
29/03 – Lezione XX dell’arte permette invece di costruire un progetto in cui all’arte è
riconosciuto il carattere conoscitivo – una «conoscenza»
75 Ivi, cit., p. 85. progettuale. La possibilità progettuale è all’interno di quella
76 Ivi, cit., p. 87. possibilità che Husserl chiamava «logica della verità» in Logica
77 Ivi, cit., p. 89. formale e trascendentale del 1929 – la possibilità logico-
78 cfr. Paul Valery: «l’artista si dà con il suo corpo». progettuale è all’interno di una logica che vuole andare
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

all’interno dei processi dell’esperienza ed in essi cogliere un Formaggio: chi è il protagonista della progettualità artistica?
senso che si manifesta. Qual è la differenza, la dimensione della speranza? Per
Ecco, tale progetto mette in luce limiti e grandezze del Formaggio il protagonista è il corpo, l’«io-posso». Tale è il
linguaggio – il linguaggio è qualunque forma comunicativa ed modo con cui Merleau-Ponty parla della corporeità. L’artista
informativa e il linguaggio della progettualità artistica è un non è puro spirito, ma si dà con il suo corpo.
linguaggio del tutto particolare perché aumenta lo iato tra L’«io posso» è da un lato il contrario dell’«io-penso»,
significato e significante. In altri termini, il «giallo di Van cioè è un rapporto non contemplativo bensì prassistico con il
Gogh» è il «giallo di Van Gogh» e non può essere posto in altri mondo. Ecco, la dimensione che bisogna aver del mondo è la
spazi contestuali. dimensione del corpo e della dimensione progettuale artistica: è
Il significato di un’opera d’arte non è quello di chiudere nell’arte che si radica il passaggio dal progetto teorico al
lo spazio al significato, ma di aprire, spalancare, le porte al progetto artistico. Più volte in Arte (1974) viene riportato, a mo’
significato. L’opera ha un significato culturale, politico, sociale, di esemplificazione, che l’architetto non fa arte quando progetta,
economico e linguistico che eccede ogni dimensione mistica, ma è nella costruzione a partire dal progetto che all’architetto è
mentre nella dimensione francofortese l’arte diventa uno possibile fare arte. In secondo luogo, l’«io posso» è «un modo
strumento della critica. Da un lato l’arte è dimensione di per chiamare il libero arbitrio», la possibilità di scelta, di
carattere filosofica, per cui l’arte muore nella filosofia, dall’altro cambiare atteggiamento continuamento davanti alle cose ed al
invece continua nella sua autonomia di senso. Il discorso di mondo (la vera metafora della fenomenologia – è possibile
Adorno finisce nella teoria, cioè all’interno del teorico e non in sempre cambiare la prospettiva da cui si osserva il mondo,
una ragione che torna alle opere. Hans Jurgen Krahl è allievo di segnando così la propria differenza da mondo e il potere della
Theodor Adorno e scrive un libro dal titolo Costituzione e lotta propria soggettività).
di classe, che ricorda quando durante l’occupazione Giunti fin qui, non resta che interrogarci sulla natura del
dell’Università di Francoforte videro entrare Adorno. Alla sua corpo, sul ruolo che il corpo svolga nell’arte. Ebbene, sarebbe il
vista la folla esplose in un’ovazione di entusiasmo ma il corpo ciò che permette l’esistenza di una possibilità progettuale
professore si diresse con il capo e lo sguardo fisso al pavimento artistica. Ma il corpo è innanzitutto materia, ed è parte del
verso una porta a lato dell’aula per raggiungere il suo studio. mondo in quanto è materico – superamento della dicotomia
Ecco, questo episodio riassume la filosofia di Adorno, perché cartesiana – perché è pulsione, bisogno, desiderio, linguaggi e in
arriva sempre ad un passo dalla prassi, ma sceglie sempre la ciò sicuramente Formaggio è più vicino a Lyotard e Deleuze.
teoria sul finire. È chiaro che qui ci si domanda quale sia la C’è addietro ad esso anche la forza psicanalitica, dell’inconscio
funzione gnoseologica dell’arte: è essa una dimensione e il fare arte è una dimensione esplicitamente desiderante,
autonoma della conoscenza, oppure è una dimensione perché ci pone all’interno della carnalità del mondo, cioè nella
filosofica? L’arte tocca la filosofia, ma ad essa non è riducibile sua struttura desiderante. In tutte le avanguardie storiche,
nella misura in cui l’arte è sempre foriera di «nuovi mondi», ricorda Formaggio, ci si scontra con la forza della dimensione
mentre la filosofia non è costruttrice di «nuovi mondi», bensì desiderante, con l’inconscio e l’onirico. In secondo luogo, il
abita la teoria. A dimostrazione di ciò v’è la domanda di corpo è sia pulsione inconscia desiderante che «pulsione di
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

morte», cioè il corpo è profondamente dialettica. Il corpo va al non è più quello di Karl Marx, ma è chiaro che il lavoro alienato
di là della forma, non è una realtà formale: non solo il copro non non produce oggetti bensì merce, segni che acquistiamo
è una realtà meccanicistica, ma è in senso proprio una realtà attraverso un supporto estrinseco, il denaro.
organica; perciò, il corpo è metamorfico, oppure trans-formosi. L’arte, il corpo, deve slegarsi da questa logica di
È evidente che in un’ottica critica è da sottolineare l’enfasi sulla mercificazione, nella misura in cui l’arte non può essere
corporeità, proprio perché Formaggio introduce nuove prodotta secondo quelle stesse logiche capitalistiche che
sfaccettature culturali al concetto di corpo. Quindi, v’è questa producono merce. Tuttavia, bisogna ricordarci che l’arte è parte
potenza dell’immanente che il copro rappresenta. Nello di un processo di produzione, sebbene Formaggio insista
specifico, Formaggio cita il pensiero di Baruch Spinoza, nell’indicare che la funzione dell’arte non sia solamente critica,
sebbene opti per un corpo meccanicistico e non metamorfico, il bensì soprattutto liberazione del corpo, che è una doppia
quale è tra i metafisici del 600’ il filosofo che rifiuta la struttura di carenza: è carenza sia sul piano economico che su
dicotomia cartesiana, enfatizzando invece la corporeità. Infine, quello psicologico80. Se da un lato in questa struttura bisogno e
il corpo è una struttura particolare che ha nella tecnica il suo paura sono negatività, dall’altro sono ambe due richieste di
riferimento. In tal senso, un corpo non ha altra dimensione di riempimento. E l’arte è una dinamica complessa di restituzione
appartenenza se non quella del lavoro; perciò, sottolineare in di un senso «dis-alienante» alla corporeità.
che modo si parli di lavoro significa introdurre un ulteriore Ma come avviene questa restituzione di un senso nuovo
elemento nella logica dell’arte, cioè quello di una logica dis- al corpo? Da quello che possiamo constatare, Formaggio non ha
alienativa dell’arte. un punto di vista assiologico, non guarda cioè al valore dell’arte
Ma che cosa vuol dire che il lavoro è alienante? Che che prescinde dal valore in sé dell’opere, bensì il processo di
cos’è il lavoro per il capitale? Il proletario vende la sua forza costruzione dell’opera e la sua funzione non sono riducibili a
lavoro, non il prodotto del suo lavoro che diventa qualcosa da valori estetici, nella stessa misura in cui l’arte eccede l’estetica.
cui si aliena, perché il proletario non produce oggetti ma vende Nel testo Arte (1974) Formaggio cita molto spesso Jan
la sua capacità di produrre oggetti. Il lavoro, in termini Mukařovskỳ che appunto sottolinea l’irriducibilità dell’arte
marxiani, non è un modo per estrinsecare la propria personalità, all’estetica. A sua volta Mukařovskỳ prende le mosse
ma il soggetto, il proletario, diventa altro nel suo lavoro, perché dall’autore tedesco Max Dessoir, entrambe affermano che l’arte
il medesimo è fonte di alienazione ed esplicitazione di una forza non sia riducibile all'esteticità nella stessa misura in cui il corpo
astratta. In senso proprio, per Karl Marx la rivoluzione è la non è riducibile ad un valore estetico. In senso proprio, ad
liberazione dall’alienazione del lavoro (liberare il lavoro, esempio, Guernica (1933) non per nulla un bel dipinto, perché
significa liberare le forze costruttive del soggetto). In nuce il quel dipinto lì non è importante per valori estetici, ma denota un
proletario vende il suo corpo per mezzo di un lavoro alienante, il modo dell’arte del 900’ che eccede la dimensione estetica.
quale non può essere altro che, in una dinamica capitalistica, Inoltre, l’intenzione di Pablo Picasso era quella di presentare al
una fonte di spogliamento, dove il meccanismo della produzione pubblico un’opera spiacevole, disarticolata; un’opera che nella
non realizza se stesso79. Il sistema di produzione degli oggetti sua crudezza testimonia il senso della perdita di senso nell’arte
79 Ivi, cit., pp. 120-121. 80 Ivi, cit., p. 97.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

contemporanea, che ci porta ad interrogare il senso di dipingere al gusto, perché il gusto non è qualcosa che necessariamente ha
oggi come dipingeva nell’epoca sua Raffaello. Perché non ha a che fare con l’arte.
più senso dipingere come dipingeva Raffaello, perché è diverso Detto ciò, appurato il significato del discorso di
il rapporto con il mercato e soprattutto perché l’opera d’arte non Formaggio, è chiaro che una visione così paradossalmente
è più estetica. empatica e dichiaratamente enfatica di un corpo al lavoro,
Il fare arte non è esclusivamente una dimensione di rischia di mettere in secondo piano l’aspetto analitico strutturale
conservazione della memoria, una mera questione di carattere dell’opera d’arte. sebbene, per il fenomenologo sia poco
gnoseologico conoscitivo; il fare arte è una prassi di liberazione. importante, perché l’aspetto analitico riguarda il critico d’arte e
Ebbene, è chiaro che l’artista appare come il protagonista di non il filosofo, il quale ha il compito invece di cogliere i
queste dinamiche di liberazione. E la liberazione passa significati cognitivi dell’opera. L’aspetto concettuale è diventato
attraverso la liberazione del corpo cioè attraverso le dinamiche sempre più importante nell’arte del 900’, è ormai impossibile
di liberazione del lavoro. Dunque, s’è all’interno di una parale di arte contemporanea senza che l’aspetto concettuale
dimensione di carattere profondamente ideologico, dal momento diventi aspetto artistico.
che l’arte esprime una dimensione di libertà che non si esaurisce
nella conoscenza teoreticamente codificata. 30/03 – Lezione XXI
Se questo sottolineare l’aspetto dis-alienativo,
liberatorio, quasi libertario, extra-linguistico di carenza e di Dai Manoscritti Economico filosofici (1844) di Karl Marx Dino
ulteriorizzazione, per cui sottolineare il contesto dell’arte Formaggio riporta che la possibilità progettuale dell’arte ha un
all’interno di una teoria dei bisogni non finisce per far venire protagonista ovvero il corpo, che a questo punto in Arte (1974)
meno l’aspetto proprio tecnico della prassistica dell’arte? 81 ha preso delle caratteristiche estremamente diverse di quelle che
Innanzitutto, dire che l’arte non ha una dimensione di carattere aveva preso in Merleau-Ponty82.
estetico, vuol dire che l’arte novecentesche non è finalizzata al Formaggio è molto più legato alle dinamiche della
piacere immediato, cioè alla dimensione di carattere empatico. prassistica dell’arte che in Merleau-Ponty, ma soprattutto a
Questa è una delle caratteristiche dell’autocoscienza dell’arte quelle dinamiche di una corporeità vivente che ha anche in sé
che è implicita nel superamento dell’estetico, perché l’estetico è caratteri sociali. Insomma, il corpo di Formaggio rispetto al
la capacità di consonanza con l’opera e di essere soddisfatti con corpo di Merleau-Ponty è un corpo più sociale e più desiderante,
quegli elementi formali ed esteriori dell’opera. Questa è una per cui la dimensione psicanalitica e rivoluzionaria sono
caratteristica dell’arte che etichettiamo come classica, cioè di maggiormente presenti rispetto che in Merleau-Ponty. E in tale
quell’arte che aggrada sempre il nostro gusto ed alle sue senso l’arte è un movimento di liberazione sociale, l’arte è
mutevolezze. Sicuramente, quando Formaggio afferma che chiaramente una tappa verso la meta della rivoluzione. Perciò,
l’arte non è riducibile all’estetico, pur partendo dall’estetico, dal momento che l’arte serve alla liberazione dell’uomo e che il
vuole con ciò dire che l’arte non è più riservata alla protagonista della liberazione progettuale del corpo, la dialettica
gradevolezza. E l’arte è consapevole che non deve più adeguarsi di Karel Kosìk e Karl Marx sono molto potenti all’interno di
81 Ivi, cit., pp. 120-121. 82 Ibid.

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

questo libro ed estremamente presenti. Soprattutto autori dialettico della produzione artistica, che alterna a momenti di
portavoce del dissenso marxista dei primi anni come Ernst liberazione momenti di costrizione, di produzione di simulacri
Bloch, che scrive Il principio speranza, e che è proprio un per un mercato. Dice Baudrillard che si vive ad oggi
marxismo che annuncia una possibilità d’ingresso dell’ideale nel nell’immanenza del segno e che la trascendenza è ormai morta.
reale (un altro di questi è György Lukács). Nella semiurgia del simulacro viene meno l’autenticità
È evidente che qualcosa è cambiato dai tempi della nel rapporto con l’oggetto e con il mondo, ed è proprio una ri-
sinistra marxista, da quei discorsi sull’arte connessa alla semantizzazione del concetto di simulacro nell’età moderna. A
dinamica precisa del lavoro. Che cosa è cambiato rispetto a questo si connette un’altra dimensione che fa sempre parte di
quell’arte dove la possibilità progettuale era costruzione di questa dimensione semiugrica, che è una dimensione disperata.
oggetti? Che cosa è mutato da quella dimensione artistica in cui Se da un lato l’arte nel momento in cui si concettualizza, libera
il progetto si concludeva in un oggetto? La concezione del gli oggetti, dall’altro però l’arte viene conquistata da un segno,
lavoro dis-alienato, cioè del lavoro artistico si pone difronte il il quale diviene simulacro ed uccide la dimensione di significato
problema della scomparsa dell’oggetto, ovverosia che l’arte non dell’arte. Per cui, il simulacro è due cose diverse: innanzitutto, il
necessariamente mette capo ad oggetti. Nello specifico, simulacrum è la statua del dio che indica dove guardare ed
fenomeni di auto-coscienza dell’arte, della Bauhaus che libera indica, ovviamente, l’oriente, la terra dell’alba, per cui ha un
l’oggetto e che fa capire che anche le cosiddette arti minori significato positivo; d’altra parte, per Baudrillard questa visione
hanno una loro valenza di carattere artistico. c’è da considerare semantica del simulacro è stravolta, dal momento che il
che il sistema della produzione artistica si complica ancora di simulacro è ora ciò che nasconde l’oggetto. Di qui, il simulacro
più a fronte di due irrelate ma estremamente connesse forme diventa kitsch, cioè una contraffazione, qualcosa che vorrebbe
dialettiche. presentarsi con un senso che alla fine non ha e si richiude su sé
Innanzitutto, come insegna la Bauhaus, l’oggetto si stesso. Il kitsch sostituisce la realtà dell’oggetto, presentandosi
moltiplica in una molteplicità di oggetti, che non concerne come sintomo di una patologia socioeconomica che ha investito
soltanto una estetizzazione diffusa, bensì una liberazione l’arte contemporanea. D’altra parte, il kitsch segna una rottura
dell’oggetto, ovverosia bisogna cercare di comprendere che degli schemi del gusto, cambia il rapporto con l’opera
l’oggetto una valenza anche al di là della sua unicità. Quindi, il (H.C.C.Q., Duchamp), diventa l’ironia.
problema dell’arte diffusa, della diffusività dell’arte, è un Ecco, Umberto Eco indicava la presenza di una doppia
problema tipicamente novecentesco e cambia il rapporto anima del kitsch nel suo saggio Diario Minimo: composto da
dell’artista con il lavoro dell’arte, rendendolo molto più vicino un’anima apocalittica ed un’anima integrata. In altri termini, il
ad una collettività, ad una società. Oltre a ciò, si passa da kitsch è una sorta di facilitazione all’arte, seppure rappresenti
un’arte, Jean Baptiste Baudrillard, che è ancora metallurgia una sua estrema perversione ed una perdita di autenticità (cfr.
(prassi artistica ben delineata) ad un’arte che è semiaurgia, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Milan Kundera). Ciò che
perché l’opera diventa ora soltanto un simulacro, nella misura in accade, dice Formaggio, è la ri-semantizzazione del nostro
cui l’opera perde il suo connotato di senso primario e «sta per» rapporto con l’arte e l’artistico. Il tutto si esaspera quando
qualcos’altro. Di qui, si ravvisa il carattere estremamente giungiamo a commentare il rapporto dell’opera, dell’arte, con la
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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

verità. DI fatto, formaggio insiste tra una concezione di opera perché l’arte ha una sua struttura linguistica che si manifesta in:
d’arte classica, sospesa dalla verità ed una concezione invece comunicazione e informazione.
dove la verità si perde nella ripetizione e nel simulacro. Dunque, Insomma, di fronte ad un oggetto, che non è soltanto un
da che l’arte si perde nella dimensione sociale, bisogna abituarsi oggetto, come possiamo, dunque, codificare il suo essere nel
a vedere nell’arte questa duplicità: è sia ciò che rivela un senso, mondo? come possiamo capire il significato artistico di un
che ciò che questo senso lo rende sociale, lo pone all’interno di oggetto da un altro oggetto che non ha un significato artistico?
una dimensione di vissuto, che non è più la dimensione di Come possiamo comprendere la valenza artistica di un oggetto?
vissuto a cui non siamo più abituati. E come anche possiamo porci il lecito dubbio sulla sua
S’è giunti così ad evidenziare tre centri di Arte (1974). Il artisticità?
primo centro è con evidenza la fenomenologia della coscienza Sicuramente, richiede la chiarificazione della distinzione
artistica, momento sacrale dell’opera proprio per le conclusioni tra l’informazione e comunicazione. Cioè, non è possibile per
tratte da Formaggi riguardo il modo nuovo del carattere noi comprendere il significato dell’arte contemporanea se non si
conoscitivo dell’arte. Il secondo centro focale è proprio quello comprende la differenza, lo scarto tra comunicazione e
di comprendere che cosa s’intende con possibilità progettuale informazione. In generale, come premessa maior, si intende arte
artistica – la possibilità passa attraverso strumenti extra come comunicazione un’arte prassistica, cioè un’arte che mette
filosofici, perché l’arte non ha un metodo, anzi l’unico metodo in gioco il corpo e che non può prescindere dal copro nella
che l’arte ha è quello della «nullificazione»; l’arte non ha tanto a comunicazione linguistica con l’altro. Detto ciò,
che fare con il teorico, quanto è immersa nella prassistica. l’organizzazione segnica: «a dominante comunicativa tipica
Ebbene, la possibilità progettuale artistica è tecnica, lavoro, è dell’arte, mette in relazione progettuale, cioè inserisce in un
socialità; quindi, non è un caso che da un punto di vista progetto, dei segni intenzionali» 84. Quali sono le caratteristiche
strutturale il libro Arte (1973) vada dalla possibilità progettuale di questi segni comunicativi? «sono segni plurivoci, plurivalenti
artistica al lavoro, alle tecniche e ai sistemi degli oggetti, perché ed uni-situazionali». Di conseguenza, i segni informativi, cioè i
la possibilità progettuale artistica è l’interrelazione tra il lavoro e segni che sono lontani dal discorso dell’arte, avranno le
le tecniche e la natura dell’oggetto. Infine, c’è un terzo nodo caratteristiche dell’arte, per cui saranno univoci, monovalenti e
focale ed è nel momento in cui l’arte perde l’oggetto, in cui non pluri-situazionali. Nulla vieta che l’opera d’arte abbia un
è più possibile vedere l’arte riferita ad un oggetto e vive così le carattere informativo, sebbene, citando il più grande artista
contraddizioni del segnico. Che cosa la concettualizzazione concettuale dell’epoca Sol LeWitt, Formaggio affermi che
dell’arte mette in gioco? È l’elemento di carattere linguistico, un’opera apparentemente informativa può avere una valenza
cioè l’arte diventa un evento linguistico di una certa natura; mistica, perché può avere un valore di carattere comunicativo. È
perciò, il terzo punto è interrogarsi se sia possibile parlare di una utile soffermarci sulle assunzioni fatte da Formaggio, nel
struttura linguistica (problema mutuato da Dufrenne) dell’arte tentativo di evidenziarne le criticità che ne possono emergere.
ad oggi83. È necessario parlare del «rapporto tra arte e lingua»; Innanzitutto, Dino Formaggio fa qui del moralismo nella misura
cioè comprendere la struttura linguistica dell’opera d’arte, in cui afferma che una società tecnocratica, con il suo eccesso di
83 Ivi, cit., pp. 160-213. 84 Ivi, cit., p. 174

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Estetica degli Oggetti Modulo B: Fenomenologia dell’opera artistica

informazioni, rischia di polverizzare gli estremi comunicativi e filosofica, oppure di qualcosa di vacuo ed inesistente. Ebbene,
di passivizzare fino al letargo le potenze originarie del corpo l’arte deve mostraci il valore di un pensiero anti-filosofico, che
individuale e sociale. In secondo luogo, le caratteristiche dei non guardi a se stesso o che non voglia essere l’ombelico del
segni comunicativi, cioè quelle d’essere da un lato plurivoci e mondo.
plurivalenti, dall’altro uni-situazioniali, si spiegano nel seguente
modo. Il segno artistico non ha una sola voce (plurivoci) e non
può essere visto da un solo punto di vista (plurivalenti) (ad es.:
tra gli abbozzi preparatori di Guernica vediamo come Picasso
ha modificato il segno, perché se in principio alcuni doveva
assurgere a funzioni denotative, ecco che Picasso le cambiava,
passando da contro-segni a dei segni, cioè da un segno artistico
ad uno informativo). Nell’informazione non c’è quell’ambiguità
che è invece presente nella comunicazione, dove il fine non è il
passaggio di informazioni o di accrescere la mia conoscenza. Il
che vuol dire che bisogna pensare l’arte come qualcosa che vada
sempre interpretato, che ha un suo exploit informativo, ma che
ciò non costituisce il termine ultimo del suo esserci.
Infine, il segno è uni-situazionale, come «il giallo di Van
Gogh» che può vivere soltanto in quella condizione, in quella
situazione e che non possono essere trasportati altrove. In altri
termini, l’arte non è ripetizione, non ripropone i medesimi segni,
se lo facesse perderebbe i suoi connotati comunicativi in favore
dell’informazione. Ecco, la vera caratteristica della
comunicazione dell’arte è questo elemento di incertezza
interpretativa ma uni-situazionalità del segno, di qualsiasi
materia sia fatto il segno.
Nella conclusione di Arte (1974) Formaggio lancia un
messaggio ai filosofi un po’ troppo pieni di sé, un po’ troppo
convinti del senso salvifico della filosofia. Formaggio dice che
il discorso sul senso dell’arte non è quello di concludere
nell’arte, anzi l’arte insegna alla filosofia a saltare oltre se stessa
ed a rovesciarsi in anti-filosofia, «nell’arte o nella vita, come si
vuole». L’anti-filosofia non ha come oggetto se stessa, ma il
mondo naturale, non di una dinamica teorica, di una dinamica
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