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Anton Cechov

È l’ultimo degli scrittori classici e il primo degli scrittori moderni, il suo nome non è
legato a nessuna scuola o movimento.

Biografia

Nasce nel 1860 a Taganrong, iglio di un ex servo della gleba (la servitù della gleba
era stata abolita in quel periodo) che gestisce una drogheria e di una madre iglia di
commercianti. Erano sei igli (famiglia molto numerosa). Dopo aver terminato il liceo
raggiunge i genitori a Mosca nel 1879. Negli anni ’80 comincia gli studi di medicina e
intanto inizia a scrivere come giornalista. All’università sta alla larga dall’e ervescenza
politica degli anni ’80 e di ida degli estremismi. Nel 1884, la doppia vita di Cechov si
concretizza con la pubblicazione della sua prima raccolta di novelle, nel 1886
pubblica “racconti variopinti”, raccolta di alcuni tra i più celebri dei suoi racconti
brevi. All’interno di questo ilone egli si distingue, ritenuto un completo innovatore
(periodo di Cechov giovane). Scrive: “la medicina è la mia moglie legittima, la
letteratura è mia amante” . Negli stessi anni si lega ad Alexis Souvorine, direttore di
“Novoe Vremja”, che diventerà anche il suo editore. La collaborazione con questo
giornale famosissimo lo renderà uno scrittore a ermato.
Nel 1890 partì per l’isola di Sakalin, perché decide di indagare sulle “carceri”. Dopo il
soggiorno a Sakalin visita sia la Francia che l’Italia. Nel 1892 a causa di un’epidemia di
peste la sua attività di medico si intensi ica. Nel 1897 la tubercolosi peggiora, lascia
Mosca per la Crimea. Nel 1901 sposa Olga Knipper, con la quale viaggerà poi in
Germania, muore però qui nel 1904.

Stile e poetica

Per i suoi contemporanei Cechov fu di un’originalità sconcertante, e spesso ache


incomprensibile. La sua opera è innovativa in quanto viene attuata fuori dal genere
allora dominante del romanzo, usando invece la novella. Importante è la reazione del
maggior critico russo allora vivente, Nikolaj Michailovskij. La critica di Michailovskij a
suo modo coglieva alcuni elementi della prosa di Cechov, inoltre egli non era
insensibile alla qualità letterarie dello scrittore. Secondo lui però vi erano due difetti
che impedivano a Cechov di diventare un grande scrittore: la casualità nella scelta
dei temi e l’assenza di un’idea generale che uni icasse in modo chiaro e coerente i
dettagli colti, questo ultimo punto in particolare è in realtà la presenza di un sistema
di valori diverso da quello tradizionale (sistema di valori che risultava in
un’a ermazione diretta di questi valori nelle opere, al contrario di Cechov, che non
impone il suo sistema di valori al lettore come idea generale). Cechov invece nelle
sue opere non si pre igge di risolvere problemi religiosi, morali, sociali,
semplicemente li pone, donando una visione della realtà senza la presenza di un
“giudice” ( a di erenza di Anna Karenina).
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L’opera cechoviana è uno straordinario catalogo di personaggi, situazioni e oggetti
della Russia tra i due secoli. Vi è un fortissimo materiale documentario sulla vita russa
urbana, contadina, artistica, intellettuale, borghese, etc. Nei racconti di Cechov la
Russia si presenta popolata da una folla variopinta di persone, ognuna della quali è
radicata in un determinato ruolo sociale: nella precedente letteratura russa i
protagonisti erano igure di una società pietroburghese strutturalmente semplice. In
Cechov abbiamo moltissime professioni diverse: insegnanti, ingegneri, levatrici,
attori, musicisti. Anche i sacerdoti, che nella precedente letteratura erano dotati di
signi icato simbolico, sono qui visti come portatori di un ruolo non diverso dai tanti
altri che arricchiscono la società. Importantissimo è anche il mondo degli oggetti:
dall’arredamento al vestiario di cui sono circondati i personaggi cechoviani, gli
oggetti hanno qui una presenza e uno spessore.
Anche l’intreccio cambia, la cellula dell’azione cechoviana non la grande azione,
bensì l’azione in initesimale.

Dall’esperienza di giornalista Cechov non ricava molto, diverso è il valore dell’attività


di scrittore umorista.
• Cechov giovane: vi troviamo qui un forte elemento parodico, si tratta di parodia di
generei letterari e del modo di fare letteratura. Attraverso questo atteggiamento
giocoso che Cechov cerca se stesso e sviluppa le sue forme letterarie. “Dramma a
caccia” unica opera che si può considerare formalmente come romanzo. È
disprezzato sia da Cechov che dai critici a lui contemporanei. Viene interpretato
come una parodia del romano poliziesco, è un esperimento. Il giovane Cechov si
rivela un sperimentatore che lavora sui generi e sul linguaggio. Il giovane Cechov
esercita il suo umorismo non solo nella realtà sociale, ma anche sulla realtà
letteraria. Racconti del periodo: “Camaleonte”, “Il grasso e lo smilzo”, “la morte
dell’impiegato” ( il servilismo dell’impiego diventa un fenomeno psichico dati tratti
patologici, l’impiegato che insiste a scusarsi con il generale a cui involontariamente
sputa addosso). La satira sfuma verso la tragedia in base ad episodi banali che
mettono in crisi le certezze dei personaggi.

Con Cechov nasce un nuovo tipo di racconto, un romanzo miniaturizzato, perché a


di erenza della novella centrata su un caso anomalo e singolare in Cechov l’intensità
di una forma narrativa minore si concentra l’universalità della forma maggiore, ovvero
del romanzo. Il suo stile è essenziale, non vi sono osservazioni, digressioni o
sovrapposizioni, è uno stile modellato sul tragico quotidiano, sulle minute pene
dell’esistenza umana. Tolostoj lo paragona a un tipo di pittura le cui pennellate
sembrano messe a caso “come se non avessero alcun rapporto tra di loro”, mentre
guardando da lontano si coglie un quadro chiaro e indiscutibile.
La complessità, la confusione e incomprensibilità sono caratteristiche fondamentali
dell’opera di Cechov. La complessità rappresenta la coesistenza di qualità diverse, la
confusione è l’irrazionale compenetrazione di qualità inconciliabili e
l’incomprensibilità è il carattere illogico di tali nature. Cechov si trova a suo agio in un
mondo di ricerche inquiete, senza bisogno di assoluti meta isici che caratterizzavano
gli scrittori della letteratura precedente.
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Nel 1886 scrive “Un conoscente”. Una donna di facili costumi, dimessa dall’ospedale.
Si trova senza soldi e senza un vestito confacente al suo mestiere. Pensa allora di
rivolgersi a n “conoscente”, ma vestita distesamente viene scambiata per una cliente
del suo conoscente, che è un dentista. Le viene tolto un dente e per la prestazione le
viene tolto il suo ultimo rublo. La donna prova vergogna, che poi si trasforma in
orgoglio, si crede che cambierà vita, in realtà torna come prima a lavorare nel lusso
come se nulla fosse successo. Attraverso l’equivoco si scopre la dipendenza degli
esseri umani dai loro ruoli sociali e dagli attributi estetici legati a questi luoghi (il
vestito della donna, indicativo della sua professione)

Nel 1888 vi è l’anno della frattura e inizia a passare alla “grande forma”. In questo
periodo scrive “La steppa”, è la storia del viaggio di un bambino per raggiungere la
città in cui studierà. Qui cambia il modo di scrivere, il narratore gente a comparire,
aumenta il peso del dialogo tra i personaggi. Anche i personaggi sono diversi, si
trovano infatti dei bambini. Uno dei personaggi principali è Egorushka, un bambino di
9 anni. Da queso momento si passa al racconto romanzesco di Cechov, si entra nel
periodo maturo.

• Cechov maturo: periodo dei racconti romanzeschi. Importanti sono: Il vescovo


(1902) in cui l’illuminazione che di proietta sulla vita del protagonista denuda ogni
particolare prima sentito come normale e rivela la falsità irreparabile di un’esistenza
vicina alla ine. La morte imminente apre una prospettiva al passato, l’arcivescovo
vede con nostalgia immagini autentiche della sua vita. Le potenzialità irrealizzate
del suo destino e le limitazioni che la sua carica religiosa gli ha imposto. Nei
racconti romanzeschi di Cechov tutti i valori e gli istituti sociali vengono sottoposti
a una critica
• “La signora col cagnolino” il matrimonio viene corroso dalla critica
cechoviana.
• “Anima mia” (dusenka) — vi è un’interpretazione freudiana. Ol’enka, giovane e
bella rappresenta la terra, aspetta la pioggia (indica che è aperta al mondo
maschile). Importante è il signi icato di Kukin, personaggio maschile
(signi ica bu o e non tanto bello). Anche la parola dusenka (che cara) viene
ripetuta più volte nel corso della storia, espressione del fatto che Kukin sia
disperato di carattere. “Anima mia” è un testo ciclico, si ripete sempre l’azione
principale, con sfumature diverse. Tolstoj ri lette sul ruolo della donna in
“Anima mia”. La donna per Tolstoj è un essere superiore che tira fuori il meglio
degli uomini grazie alla devozione e all’amore incondizionato.
• “Violino di Rotschild” — forse ambientato in Polonia perché gli ebrei non
potevano studiare al centro della Russia. Vi è una citazione del Vecchio
testamento, il canto dei giudei su Gerusalemme perduta. La prossimità della
morte, prima quella della moglie, poi la propria, genera anche in Jàkov un
diverso modo di guardare la vita. Dopo il funerale della donna, Jàkov è
angosciato, comincia a sentirsi male anche lui e caccia via in malo modo
Rotschild che lo invitava a suonare nell’orchestrina. Poi va sul iume, rivede il
salice e i luoghi della sua giovinezza, e sorge nella sua memoria, come se
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fosse viva, la sua bambina. E pensa a tutte le cose che avrebbe potuto fare in
quel luogo: pescare e vendere il pesce, trasportare la gente con un barcone
ai vari possedimenti e suonare il violino, allevare oche: che guadagno ne
avrebbe tratto!Jàkov dunque vede la sua come una vita sprecata, perché ha
sprecato tutte le buone occasioni - di amore, di amicizia, di guadagno (cioè di
fecondità) -: e vede invece quanto avrebbe potuto essere positiva; ma, nel
momento in cui sembra ormai troppo tardi, la sua vita cambia e, attraverso il
dono del violino e di una canzone, diventa un bene per tutti. Infatti, il gemito
che la sua musica riesce a strappare a Rotschild e a tutti gli altri in paese
testimonia il desiderio inde inibile di ciò che mancava nella sua vita: e questo
è un grande guadagno. La sua memoria sopravvive anche dopo la morte
grazie al violino che Rotschield suona.
• “Reparto n.6” — si nota la posizione di Cechov contro l’ignoranza e
l’oscurantismo retrogrado del ritorno alla natura: lui crede nel progresso,
nella scienza, nella medicina, ma senza esaltazione. Sono nel reparto 6 di un
ospedale sono internet 5 pazienti psichiatrici, reclusi in pessime condizioni, la
loro vita trascorre in apatia e miseria. (Personaggio principale è Ivan Dimitric
Gromov). A loro provvede solo Nikita, un soldato che li gestisce a forza di
pungi e li priva di qualsiasi proprietà e dignità. La psichiatria sembra fare
passi in avanti, la tutto resta a livello teorico. Il primari si tiene alla larga da
questi internati, in quanto non si trova parlare con Gromov, ragazzo
rinchiuso per la sua troppa dedizione alla giustizia e all’onestà. Questo
incontro cambia la vita al medico. Questo racconto è un’analisi di quando sia
lieve la linea che divide i sani di menti dai malati e di come siano complessi i
valori per cui una società possa considerare una persona folle.

Il teatro

Cechov si occupa della drammaturgia e del teatro parallelamente all’attività narrativa.


Tra il 1884 e il 1891 Cechov scrisse per il teatro 8 atti unici o vaudevilles. In alcuni sono
ancora prevalenti la dimensione narrativa e il monologo: “Il tabacco fa male”, “Tragico
contro voglia”, "Il canto del cigno”. In altri è già una tecnica autonoma oltre che
notevoli qualità drammatiche: così in Sulla via maestra. A questi vaudevilles
seguirono 6 lavori in quattro atti. Il primo dramma vero e proprio di Cechov fu
“Ivanov” (1888): la cosa più debole di questo dramma è proprio la componente
troppo evidentemente psicopatica del protagonista. Abbiamo poi “Platonov” in
entrambi il rapporto con la narrativa si attua attraverso la centralità del protagonista,
la sui origine è letteraria e risale all’”uomo super luo”. Vi è un abbassamento dell’eroe
drammatico tradizionale, costretto a s inirsi in un ambiente quotidiano inadeguato
alla sua origine letteraria. I veri capolavori del teatro cechoviano furono i quattro
drammi successivi: “Il gabbiano” (1895), “Zio Vanja” (1899), “Le tre sorelle” (1901), e “Il
giardino dei ciliegi” (1904). Čechov crea il cosiddetto teatro delle emozioni, secondo
cui ogni personaggio è racchiuso nella sfera delle proprie pulsioni; essi parlano ma

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hanno paura, hanno di icoltà ad interagire con gli altri. Non sono veri dialoghi, ma
sembra che parlino per sentire le proprie parole e non per comunicare.
• “Il gabbiano” — Nonostante l’esordio negativo, il dramma in 4 atti Il Gabbiano, è
uno dei testi più rappresentati di ogni epoca e tra i capolavori teatrali di Anton
Čechov. Qualche anno dopo, a seguito della fondazione del Teatro d’Arte a Mosca,
quando fu Stanislavskij a metterlo in scena fu invece un vero trionfo. Infatti la
collaborazione artistica di Čechov e Stanislavskij fu cruciale per entrambi:
l'attenzione di Stanislavskij per il realismo psicologico e per il corpo recitante
esaltava le sottigliezze del dramma e fece rivivere l'interesse di Čechov per la
scrittura di scena, mentre la riluttanza di Čechov a spiegare o espandere il testo
costringeva Stanislavskij a scavare sotto la sua super icie in modi che erano del
tutto nuovi per il teatro. Čechov e il Teatro d'Arte, come disse Stanislavskij, erano
uniti dal comune desiderio di "raggiungere semplicità artistica e verità sul
palcoscenico”. L’innovazione sta nell’assenza di azione. Il teatro, l’arte e la
letteratura sono presenti come problemi fusi col problema più generale del modo
d’essere e di vivere in un’epoca di inteterminatezza.
• “Zio vanja” — Gor'kij su zio Vanja in una lettera a Čechov disse: la sua grandezza sta
in queste frasi sprezzanti, ognuno pensa a se stesso, a nessuno importa di parlare
con gli altri. Viola i canoni della drammaturgia dell'800. Gli anni 90 sono anni
deprimenti, senza speranza: caratterizzati da malattie mentali e dall’attesa di
qualcosa che salverà il mondo. La crisi di zio Vanja è quella di un uomo che crede
di aver sacri icato tutto a un idolo. Quando questo commette il torto di rivelarsi
nella sua realtà, lo zio non perdona di avergli tolto l’illusione, ma poi capisce di
dover tornare a vivere nel ritmo della sua esistenza ormai rassegnata.
• Le tre sorelle — In una città di provincia vivono le tre sorelle Prozorov, attorniate
dalla futile ed indolente aristocrazia locale, composta per lo più da u iciali. Olga,
insegnante, iera di lavorare, vorrebbe tornare a Mosca; Masha è infelice perché a
diciotto anni ha sposato l'insegnante Kuljgiu, ed ora lo trova stupido; Irina ha
vent'anni ed è corteggiata da Tuzenbach. Il loro padre è morto, capofamiglia è il
fratello Andrej, idanzato alla timida Natasha: il volgare Solenij, l'a ettuoso
Cebutjkin, ed il fresco arrivato Versinin completano la cerchia degli u iciali. Qui
importante è Mosca, una città simbolica e sognata, le tre sorelle infatti abitano in
una Mosca celeste, che non esiste, possono solo sognare la loro vita in quella città.
L’attenzione di Čechov si concentra sulle loro reazioni psicologiche, sulla loro
capacità di adattamento, sul modo in cui accettano, tollerano, mascherano o
scoprono con orrore la realtà che dovranno vivere al posto di quella immaginata e
sperata.
• “Il giardino dei ciliegi” — L'opera contiene il tema della futilità culturale sia
borghese sia aristocratica e si propone di ri lettere le forze culturali presenti in quel
periodo, incluse le dinamiche socio-economiche del lavoro in Russia alla ine del
XIX secolo e la nascita della borghesia dopo l'abolizione del sistema feudale nel
1861 che ha portato alla conseguente decadenza dell'aristocrazia. Finisce con
l'immagine del silenzio e dell’abbandono.

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Elementi essenziali dei quattro ("Il gabbiano", "Zio Vanja", "Le tre sorelle", "Il giardino
dei ciliegi") maggiori drammi cechoviani sono: l'attitudine rassegnata e dolente di
fronte a un ineluttabile sempre sottinteso; l'attenzione quasi morbosa per il dettaglio
psicologico aberrante e rivelatore; la capillare ricostruzione di atmosfere più che di
vicende. Questi elementi si esaltano e si cristallizzano in un tipo di rappresentazione-
narrazione che, escludendo il 'protagonista', instaura sulla scena una specie di ideale
livellamento. I personaggi di Cechov subiscono una specie di estraneazione che li
rende incapaci di parlarsi. In questo senso il teatro di Cechov esaspera l'intrinseca
staticità del teatro realista russo e anticipa motivi successivi della drammaturgia
occidentale europea e nordamericana. La scena cechoviana, nella quale tutti
attendono, in preda a un abulico sonnambulismo qualcosa di mai nominato ma
sinistramente incombente, è l'antecedente necessario della scena di Beckett, nella
quale gli stessi silenzi e gli stessi vuoti di comprensione alludono a qualcosa di
altrettanto innominato, ma ormai irrimediabilmente accaduto.

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