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Che Venezia sia città eccezionale di certo, luogo comune. Che tale
eccezionalità sia intesa secondo vari punti di vista, lo e altrettanto: per
Ia sua strana struttura urbanística, per il fascino che la sua atmosfera
emana e che diventa, nelle pagine dei poeti, magia, incanto, meraviglia.
Ma, qui, ora, questo fascino veneziano non interessa: qui si cercherà di
índividuare il significato o, meglio, un significato della sua storia e del
1
mito che di essa storia fa parte Storia e mito non appaiono necessaria-
•
dia, prima fino all'Oglio , poi fino all'Adda Giova qui osservare che re-•
centeme nte e stato ipotizza to che il termine Venetia abbia avuto nell'an-
tichità un duplice significato: una Venezia di terra ferma e una Venezia
lagunare-costiera. E merito di Mazzari no avere interpre tato in modo
nuovo il famoso passo nel quale Plínio il Vecchio (Naturalis Historia
III 126-31) descrive la X Regio. Egli, Mazzari no, rifletten do appunto
sul testo pliniano , cosí conclud e:
In questo testo di Plínio e essenziale Ia distinzio ne fra le aree costiere [...]
e _l'a~ea interna (in mediterraneo) di cui si tratta dopo [ .. .]. Ogní lettore di P~·
mo mtende ag~volmente Ia distinzion e. Essa corrispon de al consueto. proce:
mento dello scrlttore comasco nella sua trattazion e dell'Itali a [ ...]. Possiam_o_c
riassumere: la menzione della Venetia a III r26 rientrand o nella desc~rzionc:
·
deI tttorum · d'1ca soltanto una parte marittim
tractus, m ' a dell'area veneta (1n sen·-,
so stretto) compresa nella decima regia. Padova e Oderzo sono considerate ~
mediterraneo (III 130) e dunque apparten gono secondo Plínio, ªh'egli un~ par à
ben d·iversa da queIIa m · 'cu1· s1 pone quella Venetia in senso stretto, e . , rrov
· ' III
n
menzionata dalla fonte del suo « paraplou s » ( « rotta costiera » ), e i clico ª JiCÍ-
126· I limiti precisi di questa Venetia marittim a non sono dati del tutto es~oJJO
tamente da Plínio: ma possiamo ritenere con certezza che essi compren
!' ,11tll
3s l -11/t!1rJ ,
cit PP. MAZZARINO , Il concetto storico-geografico dell'unità veneta , in Storia dei a ,
·, . 13 sgg.
Vcnczl11 mcdic vnlc, tru Orien te e Occi<l ente 389
·n, >lldli ndln slll,I conl:czionc d~I pornpl ou~) una città mari.tt~ma nel ~ens~ str~~~
(
1
lt·1 1111111 10 ~hc ti p11rnplow, pl1n111no, sub1to <lopo la Venetta, menz1 ona 11 Stl1.\
!.
1
';
111;1111111 : pt:l'dÕ, possi111110 riba_di1·c che la sua fon~c consid erava íl Sile e Alti-
1111111 limit i, npp11nto, ddln V cm:tta ncl senso stretto
.
Umt volta incHvjduat~, ~e si accet ta l'inte rp~et azion e di Mazz_arino,
r~sistcni.i di una V cne~1a 10 ~cnso strett o, costte ra e lagu? are,. s1 deve
,snrc nHfl verifica a1·cheolog1ca, per avere o meno la testtm onian
za se
!111":ci) impcdalc Jc isole deJla lagun a - dove si rifug erann o i profu
1
ghi
romoni» e d a 11e qua1·1 nasce ra' V enez1·a - erano centr1. roman1zzat1
. .. Il
\oblc ma non puo esser e risolt o propo nend o soluz ioni che rigua rdino
~,tte le isole e Je coste della lagun a; convi ene limit are la ricerc
a al centr o
per il quale si hanno le notiz ie piú antic he e nel quale sono stati esegu iti
scavi archeologici: inten do Torce llo, confr ontan dolo, per cerca re di es-
scre chiari, con Grad o. Grad o non facev a parte della Vene tia in senso
stretto, ma la scelta e cadut a ugua lmen te su tale città, perch é essa e un
csempio di sicura roma nizza zione di un'iso la, in diret ta conne ssion e con
una città illust re, Aqui leia. Anch e Torce llo era in conne ssion e con un
centro famoso, Altin o. Ma al di là di tale analo gia, del resto abbas tanza
generica, vi sono, tra Grad o e Torce llo, differ enze notev oli. La prim a
chiudeva, e chiud e tuttor a, la lagun a dai mare , la secon da e un'is ola del-
1a laguna. Grad o fu scalo di Aqui leia, con la quale era in comu nicaz ione
per via lagunare e fluviale, e perta nto fu certa ment e centr o roma nizza to.
Torcello invece, per la sua posiz ione geogr afica, non ebbe analo ga fun-
zione rispetto ad Altin o, ma cio non toglie che possa esser e stata centr o
romanizzato. Solta nto i dati di scavi sistem atici potre bbero forse risol-
vere il probl ema. Sulla base delle conos cenze attua li, si puo, pur con una
certa cautela, prosp ettare la concr eta possi bilità di esiste nza di un certo
insediamento roma no di età impe riale. Le conos cenze cui ho fatto qui
riferimento sono quell e offer te dai risult ati di una camp agna di scavi
stratigrafici limita ti a poch i saggi , realiz zati, qualc he anno fa, da studi osi
po1acchi 5 • Tali scavi «diag nosti ci» hann o porta to qualc he cono scenz a su
Torcello in età impe riale. Nello strato VIII dello scavo effet tuato in
prossimità della catte drale si sono prese rvati , tra l'altr o, fram ment i di
ceramiche di cucin a, di ampo lle, di vasi e tesse re di mosa ico. Potre bbe
trat~arsi di mater iale di riemp imen to, prov enien te forse da Altin o, ma
se s1 facevano tali lavor i, vuol dire che Torc ello prob abilm ente, nel mo-
~ento di magg iore splen dore di Altin o, era abita ta; e forse era carat te-
nzzata dalla prese nza di ville e giard ini come luogo di ri tiro e di riposo
6
,
,
4
s lb1'd ·, PP. ,-6.
6 }/;{CIEJ EW1cz , E. TABACZ YNSKA e s. TABACZ YNSKI, Torcello. Scavi I961-62 , Roma
l . , p, 21,. 1977.
390 Giovanni Lorenzoni
Le conclusioni tratte dai risultati degli scavi sono, a mio an·iso, ab.
bastanza interessanti, perché permettono di affermare che guasi certa-
mente ci fu una colonizzazione romana (e specificatamente altinate) di
quell'isola che poi assunse il nome di Torcello.
La situazione politico-socio-economica delle isole lagun ari nella pri-
ma metà del secolo vr e documenta ta dalla famosa lettera di Cassiodoro '
ai tribuni marittimi delle Venezie, datata 537-38: le isole della lagur1a
erano abitate dai salinari, da pescatori e da naviganti ded iti ai co~mer·
cio soprattutto lagunare e fluviale; essi abitavano in case che app ,1 n:·ano
a Cassiodoro quali nidi di uccel.li acquatici, costruite su terreno_ r~on·
10
quistato alie acque dall'intervento umano. Probabilmen re C<1=- - or;.
vedeva nei _veneti della !agur:a quasi il mo?ell_o di :1na _vi ~a-s~ren: 1
rosa, ben diversa dalla s1tuaz1one drammauca 1n cu1 egli \ 'J' e~ J · n I su.i
~;n-
testo della guerra greco-gotica . Ma al di là di questa osse~vazione. 0:rito
testimonianza vale come documento. Recentemen te Carile hj su~~11e !e
una nuova interpretazione del testo cassiodoriano: seco!'1do ª _qe in es·
isole della laguna veneta avevano complessi insediamentl um~tgo' 1
e~:---'
se isole, si svolgeva un'importante attività economica, sotto
,,
1 Ib I'd . , pp. 2 8 7 · 88 . , J p.,JQ, ..i 1.J .. : '
' ll. CE.S SI , D ocument i re/ativi a/la storio di V e ne~ia anterion JÍ ,\f,I. .-. ·
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 391
9
. trati appunto i tribuni marittimi , Pertanto, quando, qualche
di mag~s do~o, le isole diventano ricettacolo dei profughi, che cercava-
dece:;°1~0 dall'invasione longobarda, la situazione sembra cambiare piú
11° rt ugnto riguarda la quantità dell'insediamento, che per la struttura
per.quoª-economica. Questa pero e affermazione piuttosto generica: gio-
po1me are alla cons1'deraz1one
· d'1 cas1· concret1.· Scego,
1 ancora una vota,
1
va pas S 1
G do e Torce! o.
r; occasione dell'occupazione di Aquileia da parte dei longobardi, il
•ºrca Paolo (o Paolino) si rifugiava a Grado, portando con sé i tesori
~:f[;ª Cattedrale: ~rado diventava di fatto_ la nuova s~de del metropo-
1' 11 patriarca Elia, qualche anno dopo, v1 fece costruire la nuova Cat-
itd~ale (Santa Eufemia, dedicata nel 579) sul luogo di una preceden-
~; chiesa. Accanto a S~nta ~ufem_ia e a! Battistero fu ricostruita anche la
hiesa dedicata a santa Maria: Elia, evidentemente, era ben consapevole
~he il suo rifugio gradese non aveva carattere temporaneo e, in questa
prospettiva, fece costru_ire un co?1pl~ss? e_cclesiastico degno del pres~igio
del suo titolo metropolitano. Gli ed1fic1 d1 Grado della seconda meta del
secolo VI, sia per la tecnica costruttiva, che per l'impianto strutturale, e
per l'aspetto figurativo e iconografico dell'apparato decorativo, si inse-
riscono nella piú scontata t,;adizione paleocristiana in generale e, piú pre-
cisamente, nell'ambito dei monumenti dell'arco dell'alto Adriatico, da
Ravenna a Parenzo. Dunque in Grado si ebbe, nella seconda metà del
secolo VI, un insediamento ecclesiastico di prestigio in un contesto urba-
no preesistente, anzi in un precedente insediamento ecclesiastico.
A Torcello Ia situazione sembra radicalmente diversa, visti i risultati
9
CARILE, in CARILE e FEDALTO, Le origini di Venezia cit., pp . 158 e 179 sgg. Una conferma al-
l'int~rpretazione di Carile viene offerta, indirettamente, da L. BOSIO e G. ROS ADA, Le presenze inse-
dr~twe nell'arco dell'alto Adriatico dali' epoca romana alta nascita di Venezia, in AA. vv., Da Aqui-
lera a Venezia, Milanó 1980, pp. 509 sgg. Malamocco, i1 cui nome Metamaucus deriverebbe da Me-
~oacus, l'antico nome del fiume Brenta, che allora passava anche per Padova (Patavium), fu, fin dal-
l epoc~ Protoimperiale, porto all'interno della laguna (dunque non dove e attualmente, sul litorale,
vers? tl mare) ed era collegato coo Patavium tramite appunto il corso del Brenta, tanto da essere
nsiderato lo scalo mercantile di Padova. II rapporto Patavium-Metamaucus puà, tra l'altro, giusti-
6 care_la_sce)ta opera ta dai padovani, quando, occupata la loro città da Agilulfo agli inizi dei secolo
~ i st rtfug1arono in zona bizantina appunto in terre lagunari e precisamente a Malamocco. Gli au-
11
/r' ~tludono per l'esistenza di u~ traffico notevole in parte endolagunare da Ravenna ad Altino
l'efl?t tno a~ Aquileia, attraverso dunque la laguna veneta, e pertanto non si puo che ammettere
di sB~:tza dt notev?li _ins~di~mentI um~ni in e_ss_a, legati s~ ~on alt~o al traffico 1;1er~antile. _II l~voro
Porti trº ~ R_osad~ ~ n~ch1ss1mo d1 altn spuntl mte_rpretat1v1; ne cito uno. a ~o d1 esemp10: 1 r_a~-
nale ª 1 bi~antm1 e 1 longobardi nel territorio frmlano e veneto sono v1st1 m una nuova e ongt-
rnelJºiPetttva, soprattutto per il período che va dai .568 (calata dei longobardi in Ita!ia) ~lla prima
in rna e i5ecolo VII, almeno fino al 639, anno in cui per la prima volta Oderzo ~Opzt~rgzum) cade
l'i,nptº ongobarda e l'autorità locale si trasferisce a Cíttanova (Eraclea o Eraclzana, m onore del-
rirnanJªtor~ Eraclio), dove rimarrà fino al trasferimento a Malamocco. ln questa sede non posso che
lile e d~e il le~tore. interessa to a questo importante lavoro, che presenta, attraverso un. atte~to es_a-
~tà imp ~ flontt ant1che e delle indicazioni topografiche un'ulteriore prova della romamzzaz1one, rn
er1a e d li ,
' e e terre della laguna veneta.
Giovanni Lorenzom
392 1. .
. . • L'insediamento ecc esia stlc
dei recentl sca t· preesistente. La caduta o non sarebbe
definitiva dellaª~venut .
u_n c~ntesto ulr nagn0obarda risale al secolo VII 0
uno m mano o , forse al 639 l)Cltltlà di A1~
anno e precisa . mente almeno secondo pertus1• 10' del per · e O <\.l.
iod stess
·1'1 ºsettembreeil' 15 ottobreappunto _de.1639 ,e, 1 o com o
t: i t ellana di Santa Maria Madre d1 D10 adedicazi Pt~o
e ,:sa .~rc rinvenuta nella Cattedrale di Tor La notizia eri one deUa
.
cello. ln verità cavata da
unli iscn~i~ne d'accordo che essa debba rife
g storici sono . rirsi a Torcello· Cno~ tutti
. 'f
• ritiene che detta iscrizione possa rt ertr. s1. ll · ess111
esemp10 , . . d' a a chie sa d' .' ad
nova. Personalmente non riesdco e· a m 1v1'duare 1· mot1v1•.
per i qu 1liCttt
rebbe trasportata a Torcello a ltt~ ova ~n ,. . . . . a Sl. sa.
1sc
marmorea. Ecco il testo, nella sua ediz10ne mte nz1one incisa su last:·
grata, secondo Pertusi,1~
t ln Nomine Domini Dei Nostri Ihe~u ~pi~ti, lmp
clio perpetuo Augusto,_Ann? XXI_X ~~d1ct1?ne_ e;rante Domno Nostro Bera ·
est Ecclesia Sancte Mane Dei Gemtncis ex mss XlII,_Facta
ione pio et
devoto domno nostro Isaacio_ excellen~issimo
exarc~10 patrício et Deo valente
dedicata pro eius meritis et ~ms exerci~ .. Hec
a fundamentis per bene mentum Mauncmm fab:1cata est .
glon
Provinde Venetiarum, resedentem in hunc locu osum mag1stromili tum
m
consecrante sancto et reverendíssimo Mauro epis suum
copo huius ecclesie feliciter
Tale iscrizione non solo c'informa sulla data del
la consacrazione della
Cattedrale di Torcello ma lascia anche capire
quale fosse la struttura or-
ganizzativa dei potere a Torcello e percio pur
e nelle altre zone del terri-
torio lagunare. Cioe almeno nella prima metà
del secolo vn la Venezia
lagunare riconosceva come imperatore il bas
ileus bizantino, nella per-
sona di Eraclio, e come autorità locali l'esarc
a di Ravenna e il magister
militum; e pertanto essa appare ben inserita nel
bizantino. sistema politico-militare
L'iscrizione torcellana offre altri interessanti
spunti interpretativi: e
evidente, come nota Pertusi 13 , che il titolo di
Santa Maria Madre di Dio
e tipicamente bizantino (Theotokos, il cui cul
to si e diffuso a partire dai
Concilio di Efeso dei 431) percio l'assunzione
di tale titolo ben s'inqua·
dra nella struttura illustrata dall'iscrizione; e
giova anche riprendere a~-
cune osservazioni suggerite da Niero: vale a
dire che la scelta di tale u-
tolo ~uo ess~re interpretata come omaggio all'i
mperatore Eraclio «1e·
voto m partlcolare della Vergine Maria» 14 e
soprattutto puà essere in·
10 A PE T L'' . .
· ~ usr, . zscrz1
pp. 9 sgg. e m partlcolare p.zone
. 26.
torcellana dei tem pi di Eraclio in « Studi .
veneziant. », !V
'
1962,
'
:: R. CESS I,L~. ori_g~ni del Ducàto veneziano, Napoli 1951
B PE~TUsr, L zscrmone torcellana , pp. 35-36.
cit.
~
14 A NIE o . . . -/~
11 e Sanei~ M R?, d llerva1.zodnz lepzgrafiche e iconografi
arta e ª catte ra e torcellana, in « Studiche su mosaici e considerazionz. su{l'"n/1 10 a.
Veneziani », xvn-xvm , 1975·76, p. ' n. 1 ~·
~6 1
V
393
~'" l~,r '""'" un~\ à'..rm t.-uureln. in chhwe imtiariana 1 e cioe an-
"1:lt:\. •· t ·
'··~"''\"\:
•'. . · ~~~~fa .
' \.'
. . ~ 11· hi d-" U ,. • •
,H S\.."tt\\\· S.J~td\l~U.\C.l
. ·
1,.,'1~ 'àtl-""l na itm to c.ua "'lSiliai anual.e. ri-
h' 1'~n( .. . · · . l" .e dell n _sili. d .
, · ~'--ti ptx'bit.'tl~àtt\..-U ~ll\lU~ u~ !oonogn.:ma. u ~ _ca ~ ~lo
~~it~ ~-.,_ 1 t..·ui in hn~!l di nu\88lnlt\ s.i trovfü10 d accordo gli studioS1 che
' (1'.l ~
\ ;.. . . ,.,,,...,,.:,.:, .•t\ ;\J.11•
~ ')..' lh•"-'"'·'-..-..•
' -L- 1•OfllllllafU.l
' :tn._,'.\mento e LllC
. . . UUMUCll
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l.lVesse 1e di.-
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:-1 ~ . • klLttnmle. ~x.X'ttO hl 20m1 te.rnlimtle. c:he doveva avere una
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,.'l< ··· ..· 1 , Q)n-mro 1n p:trte rm1imt! • dcll d e1 ~UlO
----1 VII e' il di-
,)'.M ;;:,,1o...K , • l . . _:. _:1_strutu1n1
1 • •
:-- · R,;ni~t~rx.', \.·:he ...,.:m :\ -:-t~t\ plfültl.\ un..·lml.re rnppresenta un·eccezt.one
~:~~-11x, ;-tlLt :if"l'-l~~i~, piü ditfu&.1: a partire sopratrutto dal secolo IV , dal-
.\-~~ ,.mhrx'\."1~\tl;l · • . . . . .
• 11 -.:m1n.l..".&. .;1.., ddfa B!tSJ.hu1 e del &1tustero 1 che oru~ msiemecon pochi
.•,-;~~En:i. :1pp.~ qu:1~i in un deserto,. ritengo sia stato es~cruito 1 date 2~2
:·_:·~:m..:11~1..1.ni ,.kll:1 C nto...lntle. per una comunità notevole 1 quanto a nu-
~-.:~~-i· ~i p1.,0 dunquc p~un1ere che rnspetto del territorio torcellano
1
;~\~b.~ -~~ rulor.,. ndl\uto 1'1edioe,-ul ben diverso dalPattuale.
,., ~i ~ ó~ :K'L'cnn:ttú che in ew rnrdoantica Torcello subí un processo di
,,.::mt>;t:uionc nlluYionttle~ pe.rcià in occasione del trasferimento della
~':."i.~!.u.ione. o di J)!trh! ddb popol,izione: da Altino 1 si dovette proce-
3.:~ . ,-. l:nmi di cx1nsoli&m1ento del terreno. Gli studiosi polacchiJ sulla
:m."' dc-gli &..'J\'i esC-b'ltÚti., gitmsero a queste conclusioni:
\'~ h tine dd VI - inizi dcl Vll seccloi sebbene le condizioni narurali non
i,~" .mco.r-.1 fuyore\-oli. le dirli.cili condiziani {X)litiche ed economiche sulla
:seií"ã.ferm.J d~terminfilO.llo una r i ~ delis rolonillaZione di I orcello : una po-
3e:r~1Sâ oper-.1 di r-JJiorzrunento oon p;..tlafitte sulla sponda dell'isoln e la sistema-
::iom:· ~ ~ v·.•1 dei terreno per le necess.irà delrabiroro segnano una num111 fa-
~ cdLm :h-ici economi.Cl.l; '\-el\:, l."'OilO intn1presi.! nelr~ delratruale piazza da-
,znti ~lfa Cartedru.le! l~n~ri di rassodamenro su Yasta scala del terreno fungos-o;
5i incremcnw gi'.1du.ilmé:llte la superlicie t1bitabile del setrore mediante succes-
ó "i Lm.m di timplfamenro~ atruaci ron quanro file verüatli di pali. rafrorzate
~...'n .tltri P'ili posti orizzontnlmenre e da mt1ttani e pietre tUDIIlasssti alia rinfusa
J~ inticrspszi; anche la sponda dell'isola viene rafforzata e si apre un accesso
al c.mdl.:: chc antiaunente scorreni s ttra\êr'SO l'attuale piaz.z.a r. .
. Gli scayi hrumo dato dei reperti di qualche interesse nello strato V .
.\ ~ropos.ito della cronolooia di questo strato,. c:os1 stato scritto:
~
e
Tcn~imis post quem ci sano offerti dalla fibbia bronrea di stile longobardo
del se-rolo rn trovam al lh-ello superiore dello strnto VII, nel punro in rui que-
4 !t 4?,..,.._
Giovanni Lorenzoni
394
. ntatto con lo strato V, e, nello strato V, da una 1
· · d. · Ucer
sto giace a co l • na PaleCl<:t'
.
sttana d e1. secoli v-vn d · C ·, e da a cum pettm1 1 corno di tipo 1ongob
11
e
Ma Torcello non che un centro di colonizzazione; altri centri ana-
loghi sorsero nelle isole della laguna e lungo le coste. Venezia dunque
non nacque come ricettacolo unitario di popolazioni fuggiasche, ma qua-
si come propaggine di singole città o diocesi, circa dalla seconda metà
del secolo v1 alla prima metà del vn; e pertanto non si dovre66e par-
lare di origine di Venezia, per un período cosí alto, ma di origini dei di-
versí centri «veneziani», ciascuno con una propria autorità, pur sotto il
governo di un magister militum, dell'esarca di Ravenna e dell'impera-
tore bizantino, appunto in quanto propaggini di una struttura preesi-
stente. Scrisse Carile:
. Le suggestioni di Cassiodoro potrebbero fornirci lo spunto per tratteggiare,
10 un ampio discorso economico e archeologico sulla linea del Kretschmayr, il
26
si"" R. CEssr, Política, economia religione in Storia di Venezia, II, Venezia 19.58, p. 94• Credo
~ ssa affe_rmare ehe_l ,eco_nomia di'
Possibilità Torcello 'fosse soprattutto a~ri~~
· lª i ma non s1· puo' ~:ascu_rare l
a
la dei] sulla test1monianza della stessa Origo _ che altre att1v1ta s1 svolgessero _n~ll isola. q~el-
al qua~~~a e q~ell~,della mercatura. II passaggio da un'attività a~r(c?l_a a u1_1'att1v1t~ mercanule,
~ corn cennero p1u avanti, troverebbe forse una maggiore cred161ltta stonca se si ammettesse
l'unic:. Personalmente credo si debba ammettere - che l'attività agricola fosse la prevalente, ma non
11
Ib·d
1 ., p, 95.
396 Giovanni Lorenzoni
quadro ecologico, per cosí di~e, _di una Venezia a1;toctona c~e quasi natur ..
camente si svolge dai paesagg10 lagu~a~e. ~n realt~ quan?o s1_pone in rno·/listi.
to il processo di formazione della cttta d1 Venez1a nell amb1to della p ~en.
. . . t 1
V enetiarum, dalla cesura e defi muva conqms a, ong?b ard a ( 568-69 e 6rovzn .
) cza
fissazione rivoaltina della sede locale ( 809-1 I ), 1_amb1_ente storico cui do11"
alla
far riferimento e quello della società tardo-a1:1t1ca v:1gente nella provinci 1atno
quadro piú ampio dell'impero romano-costantmop<;>ht_an_o. Una società ehª nel
suggerisce cer~<: immagi~i di o~igini n~l senso ap!1onst1co che e familiar:
nostra mentahta · e che c1 offre mvece Il quadro d1 una struttura politica ª
!it
siastica e sociale ben consolidata in tradizionali organismi cittadini 28 • 'ecc1e-
Tali organismi cittadini, trasferiti in laguna, assumevano, dal Punto
di vista del paesaggio architettonico , l'aspetto di veri e propri castr~.
Cito, a questo proposito, Cessi:
Nella laguna trovava ospitalità il sistema castrense, che si diffondeva nella
terraferma. Le isole prendevano figura di castra, di luoghi autonomi, avessero
o no mura. Grado era dotata di alte mura; Bibione era un castrum; un castello
individuava Equilo; castrum era definito Caorle; di castello, i cui resti forse si
appoggiavano al muraglione dei rio dell'arsenale, era dotata Olivolo; un castello
era eretto a Chioggia, uno a Brondolo, un altro era dislocato a Loreo, un altro a
Cavarzere. Tra questi si allogavano le civitates, le urbes, difese o no da mura.
Torcello era una civitas, un grande emporio, non aveva mura, ma era circondata
da una corona di isole, da vici, che assicuravano la sua difesa e delineavano la
sua configurazione urbana. Cittanova nel nome denuncia origine e struttura; e
urbs, cui non facevano difetto opere, che consentirono al tardo annotatore di
assimilado a castrum (Necastrum): e al grado di civitas assurse Malamocco,
quando divento sede dei governo, onore che cedette a Rialto nel trapasso dei
poteri 29 •
Questi centri citati da Cessi (e che non sono tra loro sempre contem-
poranei, nei limiti delle definizioni dello stesso Cessi) si costituiscono
come nuclei fortificati, proprio perché manca un'unitarietà di política;
anzi essi furono spesso in lotta tra loro, determinando stati di tensione,
di guerra vera e propria, di altre migrazioni, questa volta all'interno del
territorio lagunare. Cosí Cessi riassume la situazione:
Un ambiente dunque penoso e convulso, che ospitava aspre lott~, dolo~i
episodi di rappresaglia e di guerra, altre migrazioni, e questa volt~?ª 1so~a,,a iso-
la, sospinte non da aggressioni straniere, ma da odiosità e rancon mternt ·
Lo spostamento dell'autorità locale da Cittanova a Malamocc~ eudel
dei risultati piú appariscenti di tali lotte intestine. Ma, nell'ordin~al
trasferimento di sede di potere, e il successivo, da Malamocco a Ri t~~
quello che segna una svolta decisiva nella storia di Venezia. E per ques
28
CARILE, in CARILE e FEDALTO, Le origini di Venezia cit. pp. 21 -22.
29 CESSI, Politica, economia,
religione cit., p. 96. '
30
lbid. , p. 7 5.
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 397
•menta non e piú sufliciente far riferimento soltanto a lotte inte-
a~ve~\ra Ia fine dei secolo VIII e gli inizi dei IX giocano, per Venezia,
st10~· fattori di política esteta: essa infatti e al centro di scontri diplo-
anc. ei tra franchi e bizantini. Giova ricordare che la maggior parte dei
matf~ghi di provenienza interna, che si erano rifugiati a Rialto, apparte-
pro ano alla classe tribunizia ed etano soprattutto proprietari terrieri 31 •
f:\icchezza dei patrimonio permise loro di svolgere una notevole atti-
vità edilizia.
11 trasferimento Malamocco-Rialto avvenne con l'intervento del mes-
50 imperia~e (bizantino) 1?-rsafi? e nuov~ duca f~. Agnello Parteciaco (o
Partecipaz10). Nel nuovo 1nsed1amento s1costru111 palazzo, sede dei du-
ca e del governo. Alio stesso Agnello spetta, tra l'altro, la fondazione di
taluni monasteri: ne ricordo qui due, di San Zaccaria (pressa il quale
sarà costruita pochi anni dopo la Basílica marciana) e di Sant'Ilario, in
terraferma, approssimativamente nella zona dell'odierna Fusina. Nel-
l'8r9 i duchi Agnello e Giustiniano (padre e figlio) donarono la Cappella
di Sant'Ilario, con le proprietà ad essa connesse, all'abate di San Ser-
volo, al fine di rendere possibile il trasferimento della comunità bene-
dettina dall'isola lagunare nella cappella appunto di Sant'Ilario, di pro-
32
prietà dei duchi •
Annotava Marzemin: «Secando la notizia riportata dal cronista Mat-
teo Corato la prima chiesa dedicata a Sant'Ilario fu fondata da Agnello
Partecipazio nell'anno 784, col titolo di Cappella Ducale» 33 • Agnello di-
venne duca nel1'8 II, pertanto mi pare ben poco attendibile la notizia
riportata da Marzemin, in quanto il 784 e data troppo anticipata per la
fondazione di una cappella «ducale». Se si vuole tener conto del 784,
penso si possa suggerire soltanto questa possibilità interpretativa: che
in tale anno i Parteciaci abbiano fondato una cappella privata - e non
ducale: sarebbe potuta diventare tale solo dopo 1'8 II -, dunque proba-
bilmente una Eigenkirche. I duchi Agnello e Giustiniano Parteciaci nel-
1'8 r9 trasmisero questa loro proprietà ai benedettini di San Servolo 34 , i
quali avrebbero allora cominciato i lavori di fondazione del monastero
0, P~r lo meno, di ingrandimento
del complesso edilizio preesistente; in-
fatti un decennio dopo, nell'829, Giustiniano, dettando il suo testamen-
to, de_cideva che si dovevano usare le pietre di Equilo (Jesolo) di sua
Ptoprietà per portare a termine (compleatur) il monastero di Sant'Ila-
Ib"d
3t
32 e/ ·, PP. II8-19.
3J G ~CEss1, Documenti cit., pp. 71 sgg. . . . ·
1912 · ARZEMIN Le abbazie veneziane dei SS. Ilarzo e Benedetto e dt S. Gregorzo, Venezta
~ P- 53. '
Cfr. CEss1, Documenti cit., pp. 71-75. Per la successiva citazione dell'esenzione cfr. p . 73.
398 Giova nni Loren zoni
rio 35 che qualc he anno dopo appar irà con la dopp ia intitolazio .
t'Ilar' io e San Bene detto . L:at~o d. . 1_ onazi one 1?-º tre J?revedeva , san.
d . ·
1 1 ne d1
zione del mona stero dalla g1unsd1z1o_n_e _del i:atna r~a d1 Grado e d;sen. 1
scovo locale . Di quest o comp lesso ed1hz10 dei secoh VIII-I X non ,, ~ Ve.
sto nulla, s~ noS1_1 hqu~lche f ram1:1~ntohm~s.1vf . d'd .
o 1 ecoraz1?ne pavirncen~
entaa-
e seu1toreo . 1 a 1nvece not1zia e e 1v1 urano sepo1t1 quatt ro d 1
6
.e
Agne llo e Giust inian o Parte ciaci, Pietr o IV Cand iano e Vi tale Cand~chi:
La sepol tura dei primi due e significativa: i due costr uttori del p tªno.
Duca le, di San Zaccaria, ecc. scelse ro come luogo per le loro tornb: ;zzo
t'Ilar io. Perch é? Riten go che si possa tener conto , per motivare
scelta , di quest o fatto: Sant' Ilario rappr esent ava, nonos tante la d ª e
/t·
zione ai mona ci bened ettini , la vecch ia Eigen kirch e della famiglia ~na:
rappr esent anti erano diven uti duchi (per quest o, lo ripeto , l'appe llat:1
di Capp ella Duca le puà essere accet tato, anche se non per il 784). II rico~
nosci ment o dell'e sisten za di una Eigen kirch e e intere ssant e: questo isti-
tuto, come accen nerà piú avant i aprop osito di San Marco, e otcidentale
e legato spess o alla propr ietà -terriera (la propr ietà fondi aria e la fonte
princ ipale di ricchezza per quei tem pi); e perci à una scelta di tradizione
occid entale , e tale scelta avvie ne quasi conte mpor aneam ente agli accordi
franc o-biz antin i ( 8 r o- r 4) 37 , con i quali il ducat o venez iano risultava ap-
parte nere all'am bito bizan tino. Tale ambig uità tra Occid ente e Oriente
non e spora dica per il secolo IX. Anch e la strutt ura amministrativa del
ducat o puà essere defin ita occid entale , anche se il duca era insignito di
titoli digni tari bizan tini 38 •
Tale occid entali smo della prima metà del secol o I X e determinato dal-
la strutt ura della classe al poter e (quel la dei propr ietari fondiari) e non
va, assol utam ente, interp retato - almen o quest a e la mia opinione -,
nell'a zione políti ca, come attegg iamen to filocarolingio: infatt i nel mo-
ment o in cui la chies a venez iana stava per esser e sotto posta all'autorità
del patria rca di Aquil eia, il che avreb be signif icato dipen denza dal Sacro
35
Cfr. CESSI, Documenti cit., pp. 93-99 e specificatamen te p. 98 . Per Sant'Ila
e successivi rifacim enti - cfr., oltre a MARZEMIN, Le abbazie venezia ne cit.:
ri~ - fo nd ª1~~~
e S. Gregor io , a cura di L. Lanfran chi e B. Strina, Venezia 1965; F. FORLAT Ss. Ila_rtO e BsnÍtario
in St oria di Venezia cit., pp. 638-40; per i mosaici pavime ntali I, Da R~a~to ª · ·stiani
P. L. zovATTO , Mosazcz paleocrt
d elle Venezie , Udi!)e s.d ., pp. 164 s~g. . .
36
Cfr. da ultimo, con la relativa b ibliografia, R. POLACCO Marmi . . •stiani dei
Museo A rcheolo gico di V enezia, Roma 1980, schede nn . 20-22' e 24-31. e mosarcz paleocd ' sculrure
piuttos to modest e, opere di artigian i di non alte qualità , ragione per cui Si tratta spessof ~le 5ugge·
r ire ipotesi cronolo giche su dati attendi bili. I noltre non si ha alcun aiuto non e se:npre _aci avi degl\
da notizie sugh se rnette di
anni 1875-83 , infatti la scarsa o nulla scientificità con la quale sono stat
i condott i_no~ ,P~: le anche
con~scere dove _e 3: che li_vello d~ profond it~ si son trovati i reperti oggi
per i framme nu d ~ mosaico 1;>av1mentale . Si veda, su alcuni di questi problem conos~iuu e .~1ir~\,e reee0 •
sione al volume d1 Polacco , m « Arte Veneta », x xxv 1981 pp. 241 -4 2 1, la mi
37 .
CESSI, Política, econom ia, religion e cit ., p. 13'6 . '
JS Ibid. , p . 157.
Vcnezia medievnle, tra Oriente e Occidente 399
! pero i veneziani si opposero, ben decisi a mantenersi indi-
1{011n1110. Dma ra1~ scelta politica nacque, tra l'altro, la prima Basílica di
cntJ.
pl'lld
S111lMt~~~ trn il patriarcato di Aquileia e quello di Grado riguarda an-
111 ~ \ ,1 di Venezia. Il patriarca di Aquileia, Massenzio, fece ogni
st01 '
1 lii ;) riunire
•
c:ic · patnarcato
sotto un umco · ·
- ovviamente 1·1 suo - anch e
stor~o~pe( suffrntranee del vescovo di Grado e Grado stessa. Nel giugno
k_d!~~es fu con:ocato a ~antova _u? sinodo di ve~covi delle prov_ince ~i
d_tl\ 7Liguria e Venez1e, per d1nmere la questione della duplice es1-
E1111 ~ndei titoli patriarchini. Massenzio riuscí nell'intento di far ricono-
~te~z,~he Grado era soltanto una plebs di Aquileia. Tale deliberazione,
~~e•,ficata dai delegati papali e imperiali (franchi), abolendo !'autonomia
:ítGrado, comportava ?i
fatto_ l'inge~en~a dell'au~orità aquil7iese sulle
chiese Iagunari._La re?z1one dei ve~ez1a111 n~n_fu d1 protesta d1_retta con-
tro la deliberaz~one s1?odale; ma s1 conc~et_o m un atto che d~ fat_t? su-
perava la situaz1one d1 contrasto tra Aqmle1a e Grado, o me~h? p~u che
superare i1 contrasto tendeva ad annullare nel concreto le dec1s1on1 man-
tovane. Alludo al trafugamento del corpo di san Marco e al suo trasporto
aVenezia ad opera di due tribuni, Buono e Rustico. Il significato storico
di questo avvenimento e ben noto: segna l'inizio della mitogenesi mar-
ciana. Massenzio, nel sinodo di Mantova, aveva portato come prova, a
sostegno della sua tesi di unificazione, il fatto che san Marco sarebbe
giunto ad Aquileia, su mandato di san Pietro, per evangelizzare la città:
daqui avrebbe portato a Roma con sé Ermagora, che sarebbe stato fatto
vescovo dallo stesso san Pietro (il condizionale, ovviamente, e mio; nel
testo sinodale si scrive all'indicativo). I veneziani, con il trasporto nella
!oro sede dei corpo di san Marco, affermavano, in modo molto concreto,
che il fondatore della loro chiesa era stato appunto san Marco, che era
passato per le terre lagunari, dove avrebbe avuto il sogno che gli prean-
nunciava la finale dimora in quelle terre 39 •
Il trafugamento avvenne, secando la tradizione, nell'828 e si conclu-
shcon il collocamento dei corpo dell'evangelista nel Palazzo Ducale . 11
1,ªn°rtta
d
e po~r~bbe significare che tutta l'operazione fu portata a termine dai-
política e non da quella ecclesiastica. Cià e avvalorato anche
gil ~tio che la committenza della Basílica che doveva contenere le spo-
e
e e santo ducale. Infatti nell'829 il duca Giustiniano Parteciaco,
i1 I
l testo d li . .
ll e del1berazione dei sinodo di Mantova riportato m CESSI, Documenll. cit. •
p
P. 83.90 s ª e ,
~· ~t rko ~ ,u ª leggenda marciana cfr soprattutto s TRAMONTIN, S. Marco, in s. TRAMONTI N,
1u11 ' · "1usou · dei Santi a ·Venezza,
. Venez~
·a 1p65, PP ·. 43 sgg. e sopra t -
gr r;0 llJl . 54. . ~o e e. CANDIANI, Culto
5
ª· ª
1
relativa. 5 ' e l'EDALTO, in CA RILE e FEDALTO, Le origini di Venez1a ctt., pass,m, con la biblio-
400 Gio van ni Lor enz oni
i d
Venezia medievale, tra Oriente e Occidentc 40 1
llo nel suo complesso, di almeno tre torri angolari • Un altro fatto 42
ste
d O di nota e' quest ' a1tro.· ehe 1·1 caste11o era c1rcon
ca · d ato da acque. l n
e~f modo per suggerire una sep~ur generica ~icostruzione dei palazzo-
~fstello, ri porto quanto ebbe a scr1vere la Bass1:
Si puo quindi concludere, sulla base delle pochissime testimoni anzc, che il
castello aveva per lo meno tre tor~i, congiunte da muraglie di cinta non altissi-
me, ma robust~, bagnate _da ~an~h s~ ~r_e lat_i e dalla lagu~a su quello meridio-
nale. Dentro v1 erano van ed1fic1, ad1b1t1 a d1mora, ad uffict, a difesa, e vi era la
chiesa; tutte le costruzioni interne erano prevalentemente in legno 43 •
Conviene ora accennare ai vari problemi, o, almeno, ad alcuni di essi,
relativi alia prima edizione della Basilica marciana. Secondo la vecchia
ipütesi di Cattaneo .. questo primo edificio era a pianta longitudinale,
secondo la tipologia piú diffusa delle costruzioni derivanti dalla tradi-
zione ravennate e postravennate : la cosiddetta esarcale 45 • La Basilica sa-
rebbe stata costruita tra il Palazzo Ducale e la chiesa di San Teodoro:
quest'ultima dedicata al primo, presunto, patrono di Venezia, e innal-
zata nella zona dell'attuale piazzetta dei Leoncini. Forlati ha effettuato
in loco alcuni saggi di scavo che non hanno dato esito positivo; cio, tut-
tavia, non esclude la possibilità, come osserva lo stesso Forlati, che lí
sia stata eretta una chiesa:
Raffaele Cattaneo ha supposto, seguendo Giovanni Saccardo che per primo
se ne e occupato, che esso [San Marco] sia stato preceduto [ ...] da una chiesetta
dedicata a san Teodoro eretta dove ora trovasi la Piazzetta dei Leoncini e avente
la forma basilicale propria della terraferma. Pero i saggi di scavo da me condotti
in detta Piazzetta non hanno finara dato conferma sicura, quantunque una sími-
le ipotesi sia stata accettàta anche dall'ultimo importante studioso che se ne e
occupato, il Demus. Del resto non mi nascondo che gli scavi possono anche non
aver dato risultati soddisfacenti perché dopo la demolizione della chiesetta, av-
venuta secondo il cronista Magno nel 1063, al suo posto furono costruiti nuovi
~difi~i, come risulta chiaramente dal dipinto di Gentile Bellini, la Processione
t~ pza:tza San Marco, ora alle Gallerie dell'Accademia. E questi possono aver
distrutto le tracce dell'edificio precedente 46 •
Qui non interessa approfondire chi sia stato questo Teodoro, il cui
nome ecertamente bizantino; si puà solo ricordare che l'esistenza di un
tale patrono veneziano e frutto di leggenda e che per quanto riguarda
42
n. 51 E. BAssr, Appunti per la storia dei Palazzo Ducale di Venezia, in «Critica d'Arte», rx, 1962 ,
4j
44
)i·.J5 p.sgg.3I.e particolarmente pp. 29 sgg.
t .,
4sp CATTANEo,
L' e\~na sintesi
La basilica di San Marco IIStoria architettonica della basilica, Venezia 188r.
'l'tt,;y (con la relativa bibliografi; ) sulla cosiddetta architettura esarcale cfr. s. BET-
ladi~• are ztettura esarcale in «Bollettino del centro internazionale di studi <li architetturn "A. Pal-
46» , VIU, 1966 '
F, FOR L , n. 2 , pp. 179 sgg. . ' . 6
ATr, La basílica di San Marco attraverso i suoi restaurz , 1neste 1 97' , PP, 4.5-4 ·
402 Giovanni Lorenzoni
,d
una chiesa a lui dedicata il primo documento che la menziona
d:I el
976 , Pertanto, essendo dubbia l'esistenza d! una San Teodoro
47
a se.
colo IX sarebbe dei tutto improprio, alme1no ·m questa fase storic ' sug.
· e ipote ·
' si interpretative su11a sua tipo ?gta. . .. ,
gerir
prirna
Dicevo dunque che Catta~eo rrospetto 1~ pos~ibih~a c~e la
San Marco fosse a pianta long1tudm ale: tale 1potes1 fu, m linea1 di Illas.
. h, e tipolo.
s~ma, accettata, se non altro perc e, come appena accenn,ato, ta
ati
g1a ben s'adattava alia tradizione della terraferma dell alto Adri
Forlati, negli anni intorno al '50, compí una serie di scavi ai piedi
di ~t
ni:
cuni pilastri dell'attuale Basílica, giungendo a queste conclusio
no il gran.
Anzitutto ho eseguito uno scavo ai pie~i dei d_ue pilastri che _reggo
de arcone di destra tra l'attuale cupola dell ascens1on~ ~ quell~
d1 San Leonardo·
. s1 sare~ bero dovui;
se mai fosse esistito un primo San Marco a ~arma bas1h~ale'
z1oni non rin.
trovare le fondazioni dell'asserito muro penmetrale. D1 tah fonda
e!o ~se_gu iti degli
venni ~racci~ alcuna, né a destra né ~ s~nistra, ?º~e pure _venn d1 p1etra squa-
assagg1. I p1lastri sorgono da robust1ss1me bas148d1 grand1 mass1
drata di Aurisina, evidentemente nate con essi •
almeno
Da queste osservazioni Forlati concludeva che i pilastri attuali,
seconda
quelli da lui considerati, non sarebbero contariniani (cioe della
strato.
metà del secolo XI), bensí parteciaci: il che non mi sembra dimo
Il fatto che non si siano trovate tracce di fondazioni proprio in vici-
vieta di
nanza di pilastri, pressa i quali furono effettuati gli scavi, non
ele-
ipotizzare la preesistenza di una struttura basilicale, mancando ogni
~ dei
mento sicuro per definire il luogo esatto della possibile costruzion
perime-
muri perimetrali; in secando luogo perché gli eventuali muri
spste-
trali potevano aver avuto fondamenta poco profonde, dovendo
essere
nere soltanto un tetto a capriate lignee, pertanto essi potrebbero'
·pila-
scomparsi in seguito ai lavori successivi. Che poi le fondamenta dei
strare:
stri esaminati da Forlati siano da attribuire al secolo IX e da dimo
si vedano, in ogni modo, queste altre osservazioni su tale problema.
Ag-
giunge Forlati una seconda prova a sostegno della sua tesi:
perimetrali
Di piú, esaminata con cura la tecnica costruttiva di tutti i muri
quota del pavimento
del nastro primo San Marco, cioe di quanto resta sotto la nel fianco s~tten-
attuale, essi hanno dimostrato un identico tipo specialment e
chiesa dei secolo
trionale, che del resto anche Cattaneo attribuisce in parte alia
IX. Queste murature sono infatti formate da matto
ni romani, interi e frammen·
e unit~ co? ~al-
tarii, della c?nsueta misura 0,3~ x o,r 5 x 0,08, disposti in piano Gmsuni~º
ta. [...] Aggmngo un altro particolare: nel suo testam ento il doge
dovev ano usare 1e pie-
Partecipazio dice che per la costruzione di San Marco si
53 Basílica « elegantissime
forme, ad eam similitudinem, quam supra domini Tumuli flieroso·
limis viderat »: cosí un passo della Translatio cit. da TRAMONTI N S Marco cit . p. 56. roal
54 · to an « Iconography
R. KRAUTHEIM ER , I ntro d uctz~n •· ' · Jou
of Medieval Architecture » , 1.n «. EarlY
of t ~e _Warburg_and Courtauld _Inst1tutes», v , 1942, pp. 1 .3 , r ipubblicato in rn., ~tudzes tnte PP· ·
Chrzstzan, Medieval, and Renatssance Art, New York 196 3, pp.
9 11 5 sgg., e specdicataroen
I 16-30.
55 Jbid., p . II7,
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 4o5
. . dividuare i particol ari che possano giustific are il rapp orto stes-
e in· trascuri. la possi·6·1· , h d. .
1 1
d1ri.a:c1 i ita c e uno 1 questt elementi ' o ' al limite '
on s 1
so: ? ossa essere stat a la cop ertu ra lignea a cono
(xylotroulos). 56
parteciaca, Demus
}'unico,:uanto riguarda il modello della San Marco
orum di Costan-
Pe~ ce l'ipotesi che esso sia stat o la basílica Apostol
ste r_notiva.zio~i: la
s~g:e~lt portando a ~uffragi~ ~ella. sua ipotesi. que mop ohta m e lo
un P enza diretta dei Partec1aci dei monumentt cos tantstat o dalle fon ti
conotsc rapporto tra Venezia e Bisanzio nel secolo IX, atte . San
.
o ano ch e alcum mon ume nti venezia
stret icord . . m. (come per esemp10
erat ore d'O rien te.
fe :ria) furono eret ti grazie all'i nter ven to dell 'imp
secolo IX avesse,
T~c ipotesi parte dai presupposto che la Basílica del oni di quella conta-
:no approssimativamente, la forma ele dimensi
1 la fondazione contari-
ª.~ana del secolo XI, cioe dell 'attu ale; e poiché e-
rt?na fu esemplata sull'Apo stolion di Costantinopoli, anch.e la prec
nta lo avre bb e avu to 1o stesso pro toti.po. m10 avviso i·1
A .
dente del seco IX,
comprendere se si fos-
rifaci~ento, totale, contariniano non si potr ebb e
tipologicamente ana-
se concreta to nella realizzazione di una costruzione
fu abb attu ta per fare
loga, informa e in dimensioni, alla precedente, che
posto alia nuova. sibilità che la prim a
Sembra ipotesi piú ragionevole pro spe ttar e la pos
cop ertu ra, all'incrocio
San Marco fosse un martyrium a croce libera, con
piú lim itate dell 'at-
dei bracci, a cupola o a xylotroulos, di dimensioni
ta nel 106 3 per po-
tuale (la chiesa di San Teo dor o sarebbe stat a abb attu
sarebbe stat o neces-
ter costruire la nuova Basílica contariniana: cio non
to le dimensioni della
sario fare se la San Marco del secolo XI avesse avu
tem po - San Teo dor o,
precedente, che almeno per un cert o perí odo di
ebb e accanto app unt o
come si egià notato, e doc ume ntat a nel secolo x-
- ipotizzata - cu-
la chiesa di San Teodoro). Nel vano centrale, sott o la
Cat tane o e piú recen-
pola di questo martyrium, si apriv a la cripta. Già
nel riconoscere in una
temente Demus, Bettini e For lati sono concordi
dei secolo I X e, secan-
parte dell'attuale crip ta marciana i rest i di quella
e carolinge. Cer tam en-
do Bettini , quest 'ultima rim and ereb be a tipologi
57
della San Marco del secolo IX e che manif estano chiara mente il legame
cultur ale con la terraferma carolín gia.
Ho cosí propo sto un altro eleme nto «occid entale », questa volta nel-
l'amb ito della tiP.ologia figura tiva sculto rea. E, nella ricerca dei varicoef-
ficient i cultur alí che contri buiron o a defini re la prima San Marco, ne_v~
I
1
tenuto presen te un altro: secand o Demu s la San M arco dei Parteciaci
59
si riallac cia all'isti tuto della Eigen kirche , istitut o di estrazione senz'altro
occide ntale.
Dopo quant o s'e qui scritto , mi sembr a che in un calcolo statistic~,
gli eleme nti occide ntali abbian o la preval enza 'su quelli orientali, dfil ~
bi, o , per lo meno, proble matici . Ma come si puo spiega re questo << . º.
occide ntalis mo» con la polític a di stretto rappo r to d ei duchi venezia~
con Costa ntinop oli? Il trattat o franco -bizan tino dell'8 r4 riconoscev
s8
F . ZULIANI , I marm z·d·z_s an M arco, Venezia s .d . (m a f 78-93·
59
DEMU S , T he Cburch clt., p. 45. 1971 ) , figg. 49-70; e r . P P·
.d
Ven ezia med ieva le, tra Ori ent e e O cc1 ente 40 7
eziani si me tte vano a1 s1c .
ezia pro vín cia biz ant inali. Co nCcià i ven . . uro
Ven . ·1 · . on G1 ~st1ni ano Par tec iac o, nel l'82 4,
da poss 1?1 1 mg ere nze car ~ nge :
rati fica dec enn ale dei pat tl franco -b1zantini , si· 1·nsi·st eva su1 carat-
ne11 ª prov1n d" V
. • b'1zant1•na 1 enezia · ma cio' no n s1g. · n1'fi ca ch e f osse
d i cia . '
cere
nta la ten•1den· zafi aut· ono•1mi sta del la .cit tà lagunare • E qu ando, per op-
sp e . pro pri o il mo num ent o archi-
ad Aq ui <:ia , or1 sce i _mi to _m arc ian o,
porsi
nico ma rcia ~o seg na _s1 ~bo hca m_ e:1 te l'ad esi one a una cul tur a occi-
retto 1n un ra~ ato gioco di equilibri
den tal~ ! val e ª ~ir e car ohn ~ia : qua s!
che sara il mo tiv o dom ina nte
instabili, tra On ent e e Occ1dente, g1oco
dentale pot reb be dun que essere
della política del duc ato . ~a sce~t~ fi!occi
le due gra ndi potenze del mo-
interpretata come_ scelta ~1 equ1hbr_10 ~ra
biz ant ina , di fro nte ai bizantiní
mento: rispetto a~ franch1 era pr?v1nc1a
_sfffatto pot reb be essere ípo tes i
era di cul_tu:a occ1dentale. Un d1scorso
piú vero~umle se suffragat~ da pro v~
~1~ ,concrete; no n posso, inf att i,
1hta: che la scelta dei motivi oc-
esiroernll dal pre sen tar e un alt ra poss1b
tur ale del tem po e del luogo vi-
cidentali rientri in un gen eri co gus to cul
itic he.
cino, senza motivazioni pre tta me nte pol
Ma v'e pur e una ter za mo tiv azi one , per
la qua le dev o pro por re qual-
La scelta ope rat a dalla cor te ca-
che osservazione di ord ine piú gen era le.
ess a pu à rie ntr are nel con tes to
rolina della tipologia che qu i ora c'in ter
l 78 7 a Nicea si ten ne il Conci-
della questione delle im ma gin i sacre. Ne
re deciso nel 7 5 4 . Ca rio co-
lio che abrogà il di vie to del le im ma gin i sac
Nic ea att rav ers o un a tra duz ion e
nobbe le deliberazioni del Co nci lio di
nd ere pos izio ne con tro le deci-
non certo per fet ta, che gli per mi se di pre
i nice ne e fec e scr ive re i cos idd ett i Lib ri Carolini, che sem bra no at-
sion
a Bisanzio, anc he att rav ers o il
testare lo sforzo del re fra nco di op po rsi
i sac re. La sce lta figurativa, che,
disaccordo sul pro ble ma del le im ma gin
and o a «ic ono gra fie », po tre bb e
come ho accennato, rifi uta qua lsia si rim
iam ent o.
configurarsi come ris ult ato di tal e att egg
e ipo tes i di lav oro , tra scelta
Questo legame, sug ger ito sol tan to com
po tre bb e rip res ent ars i nel mo~
figurativa e pro ble ma del l'ic on od ast ia,
ezi ani di tal e ti?olog~a. I ~u chi
ment~ dell'acquisizione da pa rte dei ven
ci con la cor te 1mpena~e bizan-
~eneziani avevano str ett i rap po rti po liti
, pre sso la qua le era em ers a un a m agg ior anz a di po ter e filo icon~cla-
tt?a
st1~ª (Concilio di Co sta nti no po li del l
'8 15 ): pe rta nto la scelt~ ven ezi ana
re dip esa anc he da l fat to che tal e tip olo gia figura tiv a, pu ~ ~s-
Puo esse 1·1, b ene s1· ad att ava alia poh tica
send o d"1 · ·
ine e di sio- n ific ato occ ide nta
· ocI orig
icon . o .
N ªst1ca della corte bizan tina . ind terp reta-
rop ost e ass ai lab ili di
%ion on v'e dub bio che q ues te sian o p f d . te ten en o con to
e, lha per que sto no n indegn e d i ess ere ap pro on 1 '
408 Giovanni Lorenzon i
e ancora:
II riflusso demografico del gruppo delle isole realtine, aveva aiutato come
inevitabil e conseguenza il concentra mento político in Rialto, assurto a naturale
convegno dell'universus populus Venetiaru m. Tribuni e primati delle isole ~el
gruppo realtino convenne ro in Rialto nel palatium, accentran do in esso la v1ta
isolana, e nell'unific ato nucleo si riassorbí la funzione política dianzi dispe~sa
nelle comunità periferiche. Automati camente risulto limitata in misura maggio-
re o minore la loro partecípaz ione alla vita política del ducato e diminuita la
loro autonomi a, da Torcello a Malamocco, a Equilo 62 •
E verso la fine del secolo, il IX, il nucleo realtino trovo una nuova si-
s temazion e urbana: anche se, ancora una volta, e impossibile verificare
in loco una tale ristruttu razione, e pertanto le misure e il sign~ficato
tico di essa; le fonti ci permetto no di ricordar e appunto che, 1ntorno
P~:
1'897, si cominci à ad edificare una città, presso Rialto 63 • ._
L'età carolíngia e di notevole importan za per la situazione eco~otnla
ca: in essa infatti prende sviluppo una nuova attività, che sarà P01 un
60 G. LORENZONI, · ini ái
Aspetti altomedioev ali a Venezia, in Symposium italo-polacc(!- Le/ '': . x48·
Vene:da. Problemi esperiem,e proposte (Venezia, 28 febbraio. 2 marzo 1980) , Venezia 19 l ,
61 CESSI,
Politica, economia, religione cit., p . 183 .
62
lbid.
63
lbid., p . 194.
Venezia medieva le, tra Oriente e Occiden te
delle111princta una vera e propria flotta e militare e mercantile '• e ' paral-
enta . .
Jocu allo sviluppo mercantde per via mare, emerge anche quello
1eia111~nterrestre: Venezia, cioe, tende a diventare il ponte dei rapporti
via te . .d 65
rema .,-iS:i:s"fs;'.;ãJ5v:::
Venezia rnedievale, tra Oriente e Occidente 4II
di· trecento case furono dº1stru tte, case ' pro bab ilm ent e anc
1egno 72 . ' ora tutte di
E assai probabile che il fuoco abb'ia tro f ·1
v~~o aci ~ esc ~ nelle case d'
legno , mentre nel Palazzo Duc~le e
nella Basihca abbia cmnvolto solo ~
Part i lignee cioe per quanto ng uar da San Marc~, la pa rte alta (atn 1
so che ci fos' se un' o xylotrou l os ): e' tn
~er t 0 , m.
· ogn1 mo do h · d
. . .' e e 1 ue prin es..
cipali edifici ducali non ebbero a.sub1re dan ni gra
vissim1. Ne fanno te •
monianza Giovanni Diacono e altre f · d 11
ont1, .ª e qu ali 81. ~~i·nce che l'opstie.·
ra successiva all'incendio fu sopratt
ut_to d1 restau~o, piu_che di rifad.
me nto totale (tale op era va ascritta
agh Orseolo, e in partlcolare al duca
Pie tro I). Scrisse Demus:
Th e terms redintegrare, redifichar
, reparare, res taurare, complere, seem to
indicate tha t the wo rk clone byOrseoli was, more or less, a restora
original church and not a complete tion of the
rebuilding (reparavit, ubi combusta
erat) n.
Un 'al tra prova portata da Demus 74
dagli Orseolo e fu realizzata ent ro
e questa: l'opera fu sovvenzionata
due anni, du nq ue no n dovette trat-
tar si di grandi lavori, pertanto eda
escludere che le str utt ure fondamen-
tali degli edifici ducali siano state gra
ndemente danneggiate.
Sulla base di queste osservazioni, a
mio avviso motivate, si puo con-
cludere che la seconda San Marco
no n abbia rappresentat o una nuova
edizione della Basílica, quanto a str
utt ura di fondo, ma solo un grande
restauro, che certamente coinvolse
anche l'ap par ato decorativo. A que-
sto proposito condivido quanto ebb
e a scrivere Zuliani:
I radicali restauri dell'Orseolo, dop
o l'incendio del 976, furono anche
tes to per un completo rinnovo del pre-
l'arredo scolpito: sulle pareti, este
tern e, dovevano correre lunghi freg rne ed in-
i in terracotta o in pie tra con la fau
stica intrecciata al riscoperto tralcio na fanta-
classico; ven ner o tolte o messe in
piano le lastre ad intreccio vimine secando
o, me ntr e importanza essenziale assu
lastre bizantine a fettucc ia e le loro mono le
prime repliche veneziane. 11 gusto
dun que , si rivolge ai moduli orie nta muta,
leggianti di questa fase dell'ar te biza
ma già traspaiono indicazioni verso ntina,
quel deciso «re vival» paleocristian
ver à la sua qualificazione piú organi o che tro-
ca nel l'ambito della basílica contari
alla fine del secolo xr •
75 niana,
lbid p
Ottone II!, in f:a V~ne zia dei Mille , _Firenze 196l,
us i, Venezza e Btsan zzo nel secolo x r' m La Vene zza
pp. 2~ sgg._
dei Mille c1t., PP, II 7 sgg •
., , 124,
41 4 Giovanni Lorenzoni
che non viene compromessa dall'~ncontro tra Ottone_ I II e_il _duca, in-
contro segreto avvenuto in Venezia stessa. Ben poco si sa de~ risultati di
questo incontro, ma e certo che Ottone nulla ottenne da P1etro II Or-
seolo 80 •
Nel 1008 fu consacrato vescovo di Torcello Orso Orseolo, figlio di
Pietro II. Quattro anni dopo Orso, divenuto patriarca di Grado , fuso-
stituito nell'episcopato torcellano dal frat~llo Vitale. ~ello stes~o anno
- 1008 - della consacrazione a vescovo di Torcello d1 Orso, P1etro
II
commissiono i lavori di restauro della Cattedrale del figlio, Cattedrale
che appariva «vetustate consumpta».
285 Come si epiú volte ripetuto, !'icnografia della Basílica dovette rima-
nere costante dalla sua fondazione: unica eccezione l'aggiunta delle ab-
sidi laterali, attribuibili ai lavori degli Orseolo. Per quanto riguarda in-
vece l'alzato della struttura basilicale, non si hanno dati confortanti. Ci
si muove in un campo di mere ipotesi.
Si tenga conto di una possibilità: che i mosaici dell'abside centrale e
dell'abside meridionale siano da datare alia metà circa del secolo XI. E
questa ipotesi abbastanza recente: Demus 81 ha suggerito, mi sembra in
287 modo attendibile, che gli Apostoli deli'abside maggiore
siano da datare
agli anni intorno al 1050, in questo seguito dalla Andreescu 82; Furlan s;
286-88 ha ipotizzato che il Cristo deli' abside meridionale sia
opera di un mae-
stro bizantino delia metà del secolo XI; la Andreescu u ha evidenziato la
possibilità che il programma unitario delia decorazione della Catted rale
comprendesse - della decorazione attuale - gli Apostoli dell'abside mag-
giore, tutta la decorazione della cappella meridionale (ora del Sacram en-
to) e la decorazione del muro ovest (cioe dell'interno della facciata), del-
la quale la prima scena (la Crocifissione) e opera di comple to restauro,
28 9 mentre le due scene sottostanti, I'Anast asis e il Giudiz
io , sarebbero in
buona parte originali. A distanza di circa un secolo (seconda metà del
80
« La delusione imperiale dovette essere profonda, ed essa doveva sancire l'insuccesso
dei con-
vegno. L' i~perat~r e ~artiva insoddisf~tto, _d op? a:,,e_r ri~utato i ricchi doni offerti dall'ospit
e, j quali
forse appar1vano 1~on_1co c?mme_n to d1 ostmatl 1 m1~g~1 » _(~ESS~, Po~itica, economia
, religione
p . 241 ). Con ma~,rn1on par~1co~~n , ma con a~alog1a d1 g1ud1Z10, s,_espn me M. Uhlirz (Veneúa ci t.,
ci t. , p.
4?)_: «_Dur~te 11 colloq~10 l 1mperatore d1s~sse '!1ºlto pro~ab 1lmente con il suo ospite
sui possi-
b1h sv1lupp1 della conquista del_la ~otta venez1an_a 1~ Dalmaz1a, ed espresse il desiderio
all'imperium romanorum le reg1om sottomesse, ms1eme a! !oro retroterra e d i affidarlodialia annettere
Chiesa
di Roma, perché vi potesse sv?l~ere ]a su3: i:nis_sione. I] dog~, prudenteme~te, non d isse
né sí né no,
rimanend o fedele alia sua poliuca d1 equthbno fra Bisanz10 e Roma, fra Cristianesimo
orientale e
Cristianesimo occidenta le ».
81 o. DEMUS, Zu den
Mosaiken der Hauptapsis von Torcello, in « Zborni ki Radojcica -Starin,1r"
XX, 1969, pp . .53-57.
82 1. ANDREESCU , Torcello,
III , La chronologie relative de mosaiques pariétales, in « Dumb.ml>n
O aks Papersi~, xxx, 1976, pp . 24.5 sgg.
u 1. FURLAN, Aspetti di cultura greca a Veneúa nell'x1 secolo: la scuola di 5a!onicco
11 lo i t1:e
monumento/e protocomneno, in «Arte Veneta», xxLX, 19n, pp. 28 sgg.
'4 ANDREESCU, Torce/lo cit., passim e in sintesi p. 260.
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 415
ra-
11) si sarebbe I?roceduto a un ampio resta uro della primitiva deco
o XI non
x.one 85 , L'ipotes1 della retro dataz ione alla86metà circa dei secol
::ova ostacoli d~lla let~~ra d~lle _iscrizioni •
dei se-
Pertanto se 1 mosa1c1 abs1dah sono da datar e alla metà circa
La par-
colo xr, le absidi stesse non possono essere posteriori a tale data.
lavorà
te inferiore dell'abside maggiore e stata attrib uita al cantiere che
rima-
nella Cattedrale nella seconda metà del secolo rx; e sarebbe stata
inferiore
neggiata non prim a degli inizi del secolo XI, dato che nella zona
conoscia-
al registro degli Apostoli v'era una decorazione - della quale
a pit-
rno un piccolo bran o - forse analoga a quella successiva piú alta,
men-
tura murale, databile non oltre gli inizi dei secolo xr. II rimaneggia
to ai quale ho alluso, sarebbe consistito nell'innalzamen
to dei semicilin-
si con-
dro absidale, collegato con quello dei syntronon (la scalinata che
con la cu-
clude nella catte dra vescovile), il quale a sua volta e collegato
bside
poletta della cripta, la quale si lega all'absidiola che esorbita dall'a
uirsi
centrale. A mio avviso i resti della pittu ra murale dovrebbero attrib
a un momento precedente la realizzazione dei prese nte syntronon
, che
ne pitto -
nella sua ampiezza avrebbe coperto buon a parte della decorazio
be stato
rica • Secondo me, non c'e dubbio che detto syntronon sareb
87
che es-
troppo alto per un'ab side piú bassa dell'attuale; ritengo perta nto
ale; in
so sia da datar e ai mom ento dell'innalzamento dell'abside centr
uzio-
questa fase di lavoro si sarebbe posto mano alla cripta, con la costr
e
ne della calotta, il cui estradosso nascosto dai syntronon mede
simo , e
centr ale.
che si lega strut tural ment e all'absidiola esorbitante dall'abside
uzione
Questi lavori di rimaneggiamento dell'abside centrale e la costr
Orseolo,
delle due absidiole laterali potre bber o risalire all'impresa degli
con sé,
a partire dal roo8 . L'innalzamento della zona presb iteriale porta
elli del
direi logicamente, l'innalzamento anche dei naos. Alcuni capit 88
ricon osciu ti analo ghi a quelli della Basílica marc iana • 290
naos sono stati
ni della
Che essi siano stilisticamente vicini a quelli cosiddetti contarinia
nciazione e Cristo in
Ibid., passim e in sintesi p . 261 : nell'abside centrale la Vergine, l'Annu
85
di chi guarda) . Sul muro
Aposto li (sulla destra
clipeo tra Angeli sull'arco di trionfo ; un gruppo di parte superio re della scena del
di Cristo - teste escluse - , Ia
ovest: il gruppo di Apostoli a sinistra
delta Vergin e che si trova nel
Mare che rende i morti e la scena della Pesa delle anime con il Busto
tímpano della porta d'ingresso.
Basílica, in parte connesso con
86
Cfr. NIERO , Osservazioni epigrafiche cit. Per un restauro della
acciata , nel secolo xv, cfr. M . VECCHI , Santa Maria Assunta
la decorazione del mosaico della controf «Aquil eia nostra» , XLVIII, 1977, coll.
di Torcello: un importante ri/acimento posteriore al 1008, in
289-96,
Pertanto non sono d'accordo con A. Nicole tti (Precisazioni sui
87 mosaici degli Apostoli a Tor-
sgg.) quando afferma che la costruzione del syntronon
~ello, in «Arte Veneta », XXIX, 1975, pp. 19 ·
mdica il terminus post quem dell'esecuzione degli affreschi. Ages in San Marco,
88
Cfr. H. BUCHWALD, The Carved Stone Ornam ent o/ the High Middle
uch der Õsterreichisch en Byzant inísche n Gesellschaft» , xm, 1964 , p. 153.
Venice, II, in «Jahrb
.p6 Giovanni Lorenzoni
essenziali relative a Santa Fosca sono queste: nel secolo IX e piú volte
ricordata una chiesa dedicata a Santa Fosca in Torcello, dipendente dal
monastero veronese di San Zeno 91 • Nel 1 o II due sorelle di Torcello la-
sciano alcune proprietà alia chiesa di Santa Fosca 92 •
Secando la leggenda, forse verso la fine dei secolo x, un certo Vitale
avrebbe trafugato da Sabrata il corpo di santa Fosca, insieme con quello
di santa Maura, martire ravennate, e trasportato a Torcello i corpi stessi.
Fin qui le poche notizie documentarie e una leggenda. L'attuale edi-
ficio di Santa Fosca si trova-in prossimità della Cattedrale e precisamente
nella zona piú vicina all'antico cimitero. Già si e osservato che gli scavi
della missione polacca hanno messo in evidenza l'esistenza di un cimi-
tero, Ie cui tombe piú antiche risalirebbero agli anni tra la fine del se-
9
d l ª Cfr. ultimamente R. POLACCO, I plutei delta Cattedrale di Torce/lo e l'iconostasi contariniana
e Zf basílica di S. Marco, in « Arte Veneta », XXIX, 1975, pp. 38 sgg. con la relativa bibliografia
su 11 argomento.
90
_Cfr. ultimamente M. VECCHI Santa Fosca di Torce/lo prebizantina, in « Atti dell'Istituto Ve-
neto9d1 1 Scienze, Lettere e Arti » c~xv 1976-77 pp. 275 sgg., con la relativa bibliografia.
92
Cft. Z'bl ·d • ' ' '
e
etiam Quest'ulti~~ i:iotizia tratta da F . cORNER, Ecclesiae torcellanae antiquis monumentis nunc
Przmum edztzs zllustratae, I, Venezia 1749, p . 53-
Giovanni Lorenzom
4 18
1 .... d ll'xr nel sito già occupato dal mercato: tra
; colo x e g11 1mz1 e ' 1a Catte
drale e Santa Fosca. . fi d 1 . -
292 Santa Fosca ha un impianto 1cnogr
. a co e tutto s1ngola
1 . re pe V
r en
. . ~ dominata da un amp10 vano centra e, a p1anta quadrat e.
zia.les~a ç sul lato est un ampio presbi terio e, sugli altri tre a, sul
qua e s1 aprono dº
(che suggeriscono all'ins_ieme la form_a 1 croce ) ~ l centro , mentre
, arcon·
all'e~
stremità, dietro i pilastri _e colon~e d1 sosteg no d1 quella c?e doveva es.
sere la cupola (forse ma1 cos~ru1ta ma, cert~m ente, prev~sta!, vi sono
vani a pianta quadrata, c?J?ertl d_a yolte a croc1era. Ilyres b1teri o ediviso
in tre navate, terminant1 1n a_bs1d1: la centra le amp1a, alquanto ridotte
le laterali. 11 raccordo tra la pianta quadr ata del vano centrale e la mur _
tura di impostazione della cupol~ e re~li~zato, da una. s~ngolare dopp~
cuffia O tromba d'angolo. Che s1 trattl d1 un opera d1 influenza bizan-
tina ~enso non ci sia dubbio: i confro nti portat i già da Bettin i regoono 93
la verifica. A parte la propo sta cronologica, conco rdo coo la sua co~clu-
s10ne:
[ ...] Santa Fósca, dove tutto, dalla pianta all'equ ilibrio delle membrature e de-
gli spazi, tradisce quel deciso e profon do interve nto del gusto bizantino, che di-
venne (ma non prima, direi, del secolo xn) una delle determ inanti del gusto
veneziano, innestandosi sulla precede nte, e sempre viva, tradizione dell'Esar-
cato 94 •
La datazione del secolo XII dipend e dal fatto che Santa Fosca viene
considerata opera di derivazione dal cantie re di San Marco , della secon-
da metà del secolo xr. Che in Santa Fosca siano presen ti all'interno (vedi
per esempio la cornice che corre nell'ab side centra le) e all'esterno (ve-
di la decorazione della stessa abside centrale) eleme nti cosiddetti contari-
niani, a mio avviso non c'e dubbi o alcuno. Ma come ho anticipato la da-
tazione dei capitelli della Catted rale, cosí ora tendo ad anticip are l'esecu-
zione di tali appara ti decorativi (e percio anche dell' edificio), che diven-
terebb e precontariniana, cioe ante il cantie re di San Marco . .
L'antic ipo alia prima metà del secolo xr viene proposto, pur in vi~
ipotet ica, con varie motivazioni. Prima di tutto e da dite che i confronU
con le costruzioni greco-bizant ine non vietan o tale anticipazione. ~n se·
condo luogo, tenuto conto della docum entazi one dell'esistenza di una
. d.
eh1esa 1 Santa Fosca d.1 propri età del monas tero di San Zeno d.1 Verona 1
nel secolo IX, sembr a diflicile accett are che un m art yrium (ché di un fta e
e d1.ficio
· dovreb
be trattar si), cosí stretta mente legato alia Cattedra1_e, os·
·.
d. .
se 1 propri eta' dº1 un monas tero « strani ero » · conve rrebbe forse ipotlZ
'
93
94
ln AA.vv., T orce/lo Venezia 1939 p 55
Ih1'd · , p . 54 , ' ' · ·
Venezia medievale , tra Oriente e Occidentc 419
, re l'esistenza di un edificio sorta in luogo diverso dall'attu ale (sembra
::uavia ostare a questa ipotesi il fatto dell'assunzione di un titolo già
esistente nella zona da parte di un'altra chiesa). D'altron de, se si potesse
dare credito alla leggenda del trafugam ento del corpo di santa Fosca (con
quello di santa Maura) e il trasporto a Torcello nel secolo x, si dovrebb e
coerentemente concludere che l'esistenza di un martyriu m sarebbe pos-
sibile solo dopo tale evento, e in questo caso si potrebbe far risalire la
costruzione di Santa Fosca agli inizi del secolo XI, il che sarebbe avvalo-
rato dal fatto che il martyriu m fu costruito in zona cimiteriale: giova ri-
peterlo, il cimitero fu costruito tra la fine del secolo x e gli inizi dell'xI.
ln altre parole, mi sembra si possa avanzare la proposta che il martyriu m
di Santa Fosca sia sorta successivamente al trasporto del corpo della san-
ta a Torcello e che la zona piú adatta per la costruzio ne di tale edificio
sia la zona cimiteriale, accanto alla Cattedra le 95 •
Ritengo che fino ache non si effettuino scavi archeologici al di sotto
della chiesa, sia impossibile suggerire proposte sorrette da prove atten-
dibili: la mia e soltanto una possibilità interpret ativa; niente di piú.
Nemmeno il documen to del 1011 e illumina nte in merito: forse, ma con
una notevole anticipazione, si potrebbe correlarlo con la nuova costru-
zione; se si tiene conto che già a partire dal restauro marciano degli Or-
seolo (fine secolo x) e stata notata una certa influenza bizantin a, non
pare del tutto illegittim o prospett are la possibili tà che tale influenz a sia
continuata per tutto il secolo successivo (l'xr), pur con aggiorna menti
dei vari prototipi .
Cio che mi induce a insistere per un'antici pazione della fabbrica di
Santa Fosca rispetto alla San Marco contarin iana e la mancanz a, nell'edi-
ficio di Torcello, di quella struttura muraria che - come accenner õ piú
avanti- sarà típica del cantiere marciano .
Secondo questa nuova interpre tazione cronologica, proposta pero
con una certa cautela data la labilità degli elementi a disposiz ione, si do-
vrebbe ammette re che nella prima metà del secolo XI ( dagli inizi dei la-
vori nel 1008 fino alla decorazi one musiva, databile alia metà del secolo)
Torcello fu un cantiere di grande e di notevole importan za, in quanto
anticiperebbe, dai punto di vista decorati vo - non da quello della strut-
tura muraria - , malte delle soluzion i che si troveran no poi nella San
Marco contariniana. .
alia ; E eviden~e che tale proposta si basa su una leg~end~ e ~he nessu~ valore :7i~ne dato invec~
vaz· 0 cu~entazione del secolo 1x. Mi rendo conto dell arbitrano procedimen to cnt1co per la mot1-
scen1one di questa mia proposta ma la lettura del monumento non mi· off re, a11e mie
· attua1·1 cono-
ze, altre soluzioni attendibiÍi.
420 Giova nni Lorenzoni
96 La lotta
tra Poppo e i veneziani ritengo sia stata motiva ta sopratt utto •ci·
Poppo voleva aver accesso ai mercati d'Orien te, e per questo aveva necessi da ínteres~i econc;: ~
tà di avere m suo
Grado.
97 Sulla Basílica
di Aquilei a cfr. D. DALLA BARBA BRUSIN e G. LORENZ ONI, L'arte_del pªtriarealº
di Aquilei a dal seco/o IX al secolo XIII, Padova 1968 , pp. 35 sgg.
98
H . BUCHW ALD, Capitel li corinzi a palmett e dell'xr seco/o
. . . Aquilcia
nella
nostra », xxxv111 , 1967, coll. 177 sgg. (preced enteme nte pubblic ato zana di Aq~zleiaÀ 10 Bulletin••
in inglese m « rt
XLVIII, 1966).
V1•1w1/.lit ,,,,,di1·v;dl.! 1
11 :1 Otí~ 111,1,; 1: (JÇ(, íi l.~1i L<! 421
, d ,11 1111111 ,•1·11 ~1111 1, l 1 ,1id11µ, didl'ap,,;iu,Jo Jli ~ 1r1,, n.i,I 11
1 i1J11J<;n1J..> c~t;; la Ca~-
~:.'i'1'::111, r ~ln11•1111 • 1wl 1,1,111, wi,nl,,, 1w 1·v11 gih
/aJlJ111 ia ; ;iti;ma dí Sa.n l~J~~ro (evi·
dt·1tH ·i, ir1111 • 1w1· l!' /:l!l"ht lt' " !/1.111111 ), JWI' ~n11nl
111." :j!'(~ d J1,Jr:dJd<1 A4~:!<::J~-Rom~
(ilr (1•1111111(•111{• dern lr1,: d, f1f1/1 Wlllal'I: la
:ll•ll,, t',IJl{ll ~ l HHlZ; t dd la :,!Jft ch_i eMi ~>l m<!
1,11 1,1111111, l11d111111l111 w 11u11 w ln ht (w1 1,i:1 e::i1i;:rt1ij 111a ílnche I parn
f //11 colan archi-
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cu,111: liu gi~ ítV 11l11 11('<.: wiío11t: dí tJHH(;;l'VilJ?e '' non ved 11
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lirdln J\q11ík~ia•l<11111a ndla ícnografíft ddla. Batt ílíca
dí Aquiltia; e la
\('d ia drlla 1ip"logia dei r:q,i1dlí :1q11íleieH Í da parte:
dí Poppo potr~bbe
~~Htl 'l.i 1-1 lala 1,w1íva1a da 1111 g~ncrÍ<,
;l>g,.rn w "tll(:.(Jda i;fiíco~ dei patriarca
~l<.:~K O, pi,í dic da Ílll t llZÍ(>Jl(; poliL ka. r~1,Jll
fauo, ín ogni !1:odo, che _se
:1nch1.: ltt N~dta dí Poppc, <:l,h <.: v<.: nllfl (;l!lCgíw;tífic
~zíonc poliu_ca, t~lc grn:
s1ifico;do11c 11011 vale; pí,í, <.: Ms<.:ndo c,;ontn--td<liuoría, pc.;r
la <l1!fus1one d1
~ cl'la Lip<Jlogi:t 11<.: ll 'a1·ca vcn<.: zí:uia.
111 Allu<l(, aí capí tdli dí San Nicolo al
(,ido. Sc,.íve; B11<.:hw:tld:
'foui í dnt1111.: c.:ar,ílcllí ldí. Sfrn Níc:o lo ai LíJol i,ono grav
1na 1':iníc.:ol:tzíc,nt: c.: li<.: 1·in1;tnc 1,u,hlrn d 1iaramcn U; emente danneggiati,
chc '-=rano tutti ddla stess a
,,iin11ra 1.: frui 10 ddla HL<.:HMt ,1c:'-uru1 a tcc.:nka,
{; c:ht wui
rípn di CítpÍl t llo cnrín ✓.i1J ;t palrn c:tlc chc sí trova nclla apparu.: ngono alio stess o
nasílíca di Aqu i1eía 1°' .
Si tcnga conto <li un fatto rílc.:vantc: San Nicolb ai Lido
m: di Domcníco Contaríni, c:ioc dei <luca che fccc cost
e una fondazio-
ruíre, qualche an-
no dopo H monast<.:ro d<.:J Lido, la terza - e ultima - San
t-,far
Jazionc.: <li San Nic.:olo risal<.: al 104 3 o 1053 1'12 • E dunque co. La fon-
chc, nd mom<.:nto Jí maggíor attrito tra Aquílcia e Gra impensabile
do, il duca vene-
ziano avcss<: intcnzionc di proccdcre a sceltc
politiche <<filoaquileiesi>>.
Si Lratta, a mio avví so, <li scdtc.: dí gusto o, se si vuo
le, <li cultura, senza
alcun rifcdm<.:nto, pjú u mcno simbolico, a situazíoni
poütiche. 11 fatto
t~unyuc c.:hc Contarin i abbia scclto per San Nicolo al.
Lido capitelli <li
llpo a<.Juileícs<.: significa che tale scelta non era sub
ordinata a condiziona-
mtnti né a jnt<.:nzíonalítà politiche.
103
CESSI, Política, economia, religione cit., p . 288.
;a
104
105 s. BETTINr , V ene:âa. Nascita di una città, Milano 1978, p . 132.
V Considerazioni sul lessico architettonico delta San Marco contariniana, in « Arte
P. ZULIANI,
cneta», xxrx, 197,, pp. 'º
sgg .
424 Giovanni Lorenzoni
viamente minore, ne aggiungono altri due sulle pareti lunghe. E la stessa_dispo-
106
sizione si ripete, ímmancabilmente, anche nclla parete orientale della cripta •
106
I bid., pp. 53 -54 .
107
Ibid., p . 55 .
ios Sul Duo mo vecchio di Jesolo dr. L. ARTICO, Novità su Jesolo, in « Arte Veneta •>, xxx, ,
1977, pp. 16-26; su Santi Maria e Donato d i Murano dr. il pur vecchio H. RHHGE:--s, S. Donat1, :u
Murano und ahnliche venezianischen Bauten, Berlin 1903 ; su Santa Sofia di Padova dr. F. zuuA:--1,
S. Sofia, in AA.VV., Padova. Basiliche e Chiese, Vicenza 1975, pp. 137 sgg. e G. LORE..\CZONI , in .H \, ,
La chiesa di Santa Sofia in Padova, Cittadella (PadO\·a) 1982, pp. 37 sgg.
►
\ k n~zi:t medievnk, tr:1 Oriente e Occidente
42 5
pl10vo opporto biztmtino, poi !iberamente e in modo del tutto orioinale
b
interpreto to. . .
Secondo fo ncostrnz101:e che ho tentato di propone fin qui, il secolo
~r, per tutta_ lu suH ~stens1~1~e, appare dominato da una forte influenza
bizantina e m alcrn:1 mosct1c1 e nel campo architettonico e decorativo.
Cio non deve nppanre come tendenza incoerente rispetto alle scelte po-
litiche: se Venezia appare ormai indipendente e leoata alla sua costante
politica di equilíbrio tra Oriente e Occidente, il m~ndo che le e piú vi-
cino ecertamente quello dell'impero costantinopolitano, da un punto di
vistn cultunüe: ele motivazioni di alcune scelte in questo senso ho cer-
cnto di illustrarle. Ma e importante notare anche che molto spesso, una
volta accettato un modello bizantino, gli artisti locali riescono a tramu-
tnrlo in veneziano. Dal secolo XI (da questo grande secolo, per quanto
riguarda la cultura artist~ca) in poi si puà parlare di arte autenticamente
veneziana e, ad essere p1ú precisi, soprattutto dagli inizi della seconda
metà del secolo, in modo esemplare con il fondamentale cantiere nato
per la costruzione della terza San Marco, la contariniana.
Probabilmente, dunque, nel 1071 la struttura edilizia della San Mar-
co contariniana dovette essere pressoché totalmente portata a termine:
al successore di Domenico Contarini, Domenico Silvo (1071-8 5) spetta-
va il compito della decorazione della nuova Cappella Ducale, o meglio
dell'inizio di tale impresa.
Nell'apparato decorativo della terza San Marco si e individuata una
«maniera contariniana »: l' aggettivo « contariniano » non ha pero valore
cronologico. Lo si usa, con legittimità, in quanto anche la decorazione
scultorea che esula, quanto a datazione, dal período del ducato di Conta-
rini, e strettamente legata alla Basilica fatta costruire da tale duca. E
merito di Buchwald 109 aver individuato tale maniera contariniana, attra-
verso una larga ed esaustiva esemplificazione di lastre, fregi e capitelli
scolpiti e di averla storicizzata 11º.
109
BUCHWALD, The Carved Stone ... , in «Jahrbuch der Õs~errei~his~he~ Byzantinischcn s;esell-
schaft », xr-xu, 1962-63 , pp. 169. 209 ; II cit., pp. 137-70. Sut cap1tell1 d1 San ~forco cfr. moltre
F. W. DEICHMANN Corpus der Kapitetle der Kirche vo11 San Marco 1.11 \l e11ed1g, W1esbaden !98r.
11
° Cosí rias;ume i temi piú diffusi: « Animais, either in heraldic symmetry or. attackmg_ each
other, the vine, spiny acanthus, various palmette friezes, as wel_l as rosette format1ons :md mt~-
,ye~ve are favorite motifs [ ...] » ( BUCHWALD , Tbe Carved Stor~e ctt., II , p. 168). Che tale scelta srn
tip1camente veneziana ma di origine costantinopolitana, e d1mostrato dallo ~cesso Buch,~ald, cl:e
cosí condude: «ln no' other area which had strong contacts with Venice or w1th Constantmople m
the H_i~h Middle Ages do we find so many rnotifs comparable to those of San Marco (G reece, Apu-
lia, S1ctly Asia M" T ) \Y/ may therefore assume that the style used. to ornament San
Marco IIÍ and th ilnodr,_ uscany . e f th San Marco workshop came to Venice from C.onstan-
. e ea mg stone carvers o e
t1nop[e in th thº d
e 1 f h
lf or ear y ourt quarter o
f th 1 i' h century although other :1rt1sans
· · l h
tn t ie s op
lllay Well have be . 1 "b e ' • d" ·1 dº . • 1 , l ·I
d li
reviu l al . e_n trame oca y » t t ., p. ( "
d 170)
, riprendendo qum 1 J iscorso su tem.1 < l:
ª P eob1zantmo.
426 Giova nni Lorenzoni
Un influsso costantinopolitan_?, ben do_cume_ntato da BuchwaI
l'app arato deco rativ o scult oreo , e stato e~1denz1at? anch e per i
r/'.fle t
verit à assai poch i, della pri~ itiya decoraz10~~ mus1va della Basilicast1,
in
29, cio rifer imen to ai fram ment l d1 una Depo szzzo ne nel sepolcro d· . ~ac.
no rima sti il grup po (parz ia· 1e) d e11e pie· d onne e un core tto d1·' 1 cu1 so.·
Tale mosa ico parie tale (deco rava 1a pare te mer1.d.1ona1e del pilasangeI· 111
t 1.
oves t dell'a rcon e centr ale) e stato attn.buito. d B . . 112
a ett1n1 a un m to. s~ d·
. sotto ·1 d
bizan tino, attiv o a Venez1a 1 ?c~ s·1 ! Osa1cist
vo, d.iscend ~nte da lllodi
chi di Bisanzio in quan to prec eden tl d1 cuca 150 ann1: tale mau· a .ª
' ata dalla nt1.
rebb e esem plific lune tta d.1 Leone VI 1n . Santa tera
Sofia di Co t sa:
. , .
nopo li m. Un legam e con la cu1tura p1u agg1orn~ta d e 11a capitale s an t1
dell'i ·
pero bizan tino potre bbe esser e docu ment ato dai quat tro Patroni
(i rn:
Pietr o, Nico lo, Marc o, Erma gora ) dell' absid e magg iore della Basili
~:~tt
cio se si conv eniss e con Furla n 114 per una retro dataz ione , rispe
tto ·ue
cron olog ia piú diffusa, al dece nnio prec eden te il r 094. Se si accet
ta: ª
tale ipote si, si dovr ebbe amm etter e, per coere nza, che a dista nza di
pochl
anni , se non addi rittu ra cont empo rane amen te, lavor asser o in San
Marco
maes tranz e bizan tine diver se: il fare sgran ato dei fram ment i della
Depo-
sizio ne ha ben poco in comu ne con la solid ità «mo num ental e» dei
Pa-
troni dell'a bside .
Lo spos tame nto - se accet tato - della dataz ione di ques t'ulti mi
dai
prim i dece nni del secolo XII all'ul timo o al penu ltimo decennio
e rilev ante agli effet ti della stori a della pittu ra veneziana: infattdell'x i essi
i
sareb bero , seco ndo ques ta ipote si, gli antec eden ti e non gli esiti
dei mo-
saici del r r r 2 della Catte drale di Rave nna 115 •
Una poss ibile prese nza di maes tranz e bizan tine a Vene zia nello scor-
cio del secol o xr non puo esser e inter preta to come un fatto incoe
rente
nella situa zione polít ica del mom ento , ma non lo sareb be nepp
ure per
gli inizi del XII.
111
Attual mente al Museo marciano, sono stati scoper ti da F. Forlat
i (dr. « Arte Veneta », IX,
I9,5,5, p . 241): la notizia di Forlati
112 s . BETTIN
eseguita da uno studio di G. Galass i (ibid.) .
I, Appun ti di storia delta pittura veneta nel medioevo. I, in «Arte Venera », XX,
I966, p. 24.
113
Piú recent emente I. Furlan (in «Catal ogo della mostra . 1aZZo
Ducal e», Milano I974, scheda n. 33) propon e un rappor to conVenez ia Bisanzio , Venezia,Jª. di
Chio. Cfr. ibid. anche per la bibliografia. la decora zione della Nea J olll
114
FURLA N, Aspett i di cultura greca cit.
115
Si tratta della decora zione presbi teriale della vecchi a Catted rale 1'1Jr·
di Raven na - ap nto del·
siana -, distrut ta nel secolo XVIII. 1 pochi framm enti di mosaic
l'~cives co':'ad o. E oper_a sicu~a ~ente _data~a u12, in base ad un'iscri rimast ici sono ora al 111rºdec:O-
raz1one abs1dale. Che s1 trattl d1 reahzzaz1one di maestr anze veneziizione eh~ ~i trovav~
0
!staDZI!
66
diffusa . P~r la bibli<;>grafia _sull'argomento si rimand a a quella ane e opm1o ne oggi ª ·oni Sfll
framm entt dei mosaico abstdale della basílica ursiana, in « Felixraccol ta in s. PASI, Osser~a~ p. 2n:
Raven na », cXI-CX II, 1.9 7 ' ogrdei,
~3~; ID., II mosico absidale dell'u-rsiana: spunti per un
inquad ramen to dei problerm rcon
tbtd., CXIII, I977, pp. 2I7-39 .
1
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 42 7
116 «Dopo un ampio preambolo in cui l'imperatore esprime la sua riconoscenza per l'aiuto da
essi recato a Durazzo, segue nel documento !'elenco dei benefici a loro concessi " in remuneratione ...
ipsorum servitiorum": un "solempnium" annuale, da erogarsi al tempo dei pagamento degli onorari
agli alti funzionari, di 20 libbre (d'oro) da distribuirsi alie chiese di Venezia; il titolo di " proto-
sebaste" ai duca con relativo onorario, titolo trasmissibile ai suoi successori; il titolo di "hipertimos"
ai patriarca con relativo onorario di 20 libbre (d'oro) titolo anch'esso trasmissibile ai suoi succes-
sori; Ia rendita di 3 nomismata o solidi ogni anno "pro capite" da parte di tutti i cittadini Amalfi-
tani che avevano empori a Costantinopoli o nelle province dell'impero a favore della chiesa di San
Marco in Venezia; il possesso degli empori che si trovavano nella zona dell' " embolon", cioe del
portico di Perama - sulla riva dei Corno d'oro, a sinistra di chi entra-, della (porta) Ebraica (- Ba-
lik pazar Kapisi) alla (porta) Vigia, cioe dei Drungario della Vigla (- Adun Kapi), in cui stavano
tre scali marittími; il possesso di un forno con una rendita di 20 bisanti pressa la chiesa <li San-
t'Acindino e di una chiesa, dedicata a Sant'Andrea, a Durazzo con case e rendite annesse; infine la
facoltà di negoziare in tutte le regioni dell'ímpero, e specialmente nei principali porti della Siria,
dell'Asia Minore delle isole della Grecia, dell'Epiro, della Macedonia, della Tracia e della stessa
Megalopoli (Costantinopoli),' senza pagare tributi particolari, senza ess:r sottoposti a requisi~ioni e
alla giurisdizione dei vari funzionari marittimi. ln sostanza la nuova cnsobolla non solo abol1va an-
che il tributo sia pure di carattere prefenziale, pagato dopo il 992 all'erario pubblico, ma clonando
ª! yeneziani ~na porzione di territorio sulla riva del Çorno_d'Oro con botte~he, em1;>0ri , sca1i ,_depo-
s1t1, forno chiesa dava stabilità al loro precedente msed1amento commerc1ale e h poneva m una
con~zion: di part'icolarissimo favore nei confronti ~elle altre_ colonie ~er~antili >~ ( f'.ERTU S~, V enezia
e Brsan:âo cit., p. 129 ) . Metto in evidenza che, tra 1 vantagg1 ottenut1 da1 venez1am , uno e a favore
della Basílica di San Marco.
1
:: Cfr. ibid., pp. 143-46. . . .
12 . Anche se m conness10ne <X?º una_1ecor~1o~e _d uecente~a .
8 DEMUS, The Church cit., p .
c-fr. M. MURARO, Il pilastra del Miracolo e il secando programma dez -mosa1cz mareiam , m «Ar te\ e-
neta», xxrx, 1975, pp. 60 sgg.
428 Giovanni Lorenzoni
119 12
la decorazione pittorica marciana ; Demus ~ ha suggerito l'ipotesi, se-
condo me attendibile, che la data dedl 1 145 sta stata ahssu,~ta pe~ errore
di trascrizione della Cronaca Bemba e1 seco1O xv e c e 1 1ncend10 vad
datato al 1106, al tempo del duca Ord~laffo Fal!~r ( 11 ~ 2 - 1 ~). Anche
puo sembrare irrilevante la retrodataz1oi:ie de": tnc~ndto d1 San Marco
s:
di circa un quarantennio, il fatto e, a mio avvtso, importante per una
proposta cronologica delle vicende pittoriche. della ~ecorazione marcia-
na del secolo xn, in quanto viene a mancare tl termtnus post quem del
1145.
E opportuno ora riconsiderare l'ipotesi suggerita da Furlan, che i mo-
296 saici dei Patroni dell'abside maggiore di San Marco siano da porre nel
121
penultimo decennio del secolo XI , siano opera di un maestro costanti-
nopolitano 122 e siano gli antecedenti dei maestri dell'Ursiana di Raven-
na. Il rapporto tra le decorazioni dell'abside marciana e dell'abside ra-
vennate, visto nella prospettiva di Fúrlan, a me sembra piuttosto limita-
tivo, nel senso che non e sufficiente il rapporto di dipendenza dei mae-
stri veneziani, o almeno di alcuni di essi, attivi a Ravenna dai maestro
costantinopolitano di San Marco per «giustificare» lo stile di taluni mo-
297 saicisti operosi a Ravenna. Si prenda, ad esempio, l'autore della testa di
San Pietro: il suo modo di fare rientra in una fase di quella manipola-
zione della rappresentazione del volto che, in altra occasione, Dina Dal-
la Barba Brusin ed io abbiamo cercato di storicizzare, seppur a grandi
123
linee .
Concordo, dunque, con Furlan che i Patroni di San Marco possano
essere opera di un maestro bizantino che, forse, precede ma non di mol-
to - e in questo dissento dall'ipotesi del collega - l'attività dei maestri
veneziani a Ravenna (mi sembra ancora attendibile una datazione post
I 100, anno in cui giunse a Venezia il corpo di san Nicola); che tale mae-
119
Questa opinione e stata, recentemente, ripetuta da s. BETTINI, Appunti di storia cit., p . 26
e da DALLA BARBA BRUSIN e LORENZONI, L'arte cit., p. 70.
º
12 DEMUS, The Church cit., pp. 87-88.
121 Evidentemente, se questi mosaici sono di tale período, bisogna coerentemente ipotizzare eh~
non furono danneggiati dall'incendio del uo6; d 'altronde, alcuni di coloro che li attribuivano aL
primi anni del secolo XII li consideravano indenni dal danneggiamento dell'incendio supposto nel
1145. . .
122
Maestro da porsi, stilisticamente, «tra il ciclo di Nicea (1065) e quello di Daphni (ultI~f
decenni del_ secol~) ». (FURLAN, Aspetti di cultura greca cit., p. 36). Da questa ipotesi, come ~~ g t~
avuto ~casto_n e _dt ~tcor~are, Furlan pa~sa alla ~roposta di inversione dei rapporti tra i ,mos~1c1 dei
Patront marctant e 1 restt della decoraztone deli Ursiana di Ravenna. Se come accennero qu1 sotto,
non posso nascondere qual~he pe!pless~tà su taluni aspetti della propost~ di Furlan, non posso nem·
meno tacer~ s1;1lle _grosse. d1!fi~olt~ che mcontrano gli storici dell'arte b izantina: sia per la f~eq~ent~
~canza d1 s1~1.m pu~tt 11 nf~nme1;1to cronologico, sia per il conservatorismo di particolan s_ulem~
ragtone pe: ~1 la peno~1zzaz1one_ r_1sulta_ spesso aleatoria e sia perché personalmente non riteng a
sempre val1d1 1 confrontt tra mosaict e m1mature poiché Ia differenza di tecnica rende spesso van
la ricerca di risultati che siano attendibili. '
123
DALLA BARBA BRUSIN e LORENZONI, L'arte cit., pp. 62-63, nota I.
te e Oc cídent e 429
Ve nez ia me die val e, tra Or ien
decorazi·one deII a vec ch.1a eatted ra e
L
ab bia inf lui to sug li art efi ci de lla ·
stro · ob ab.1 d IS p
rav
'
en nabte e ass ai prdi 1 e, ma tra essi alm en o il ma est ro e kan · ,zetro
1
·
mi sem ra
·
risden ta a1 tre .esp. eri en ze biz an ti·n e, d.1 124un a ce rta om e pe r
· 1 ologie ico no gra fic he •
qu an to r1guar ~ as ce ta d1 t1p zia e
o e ~u nq u~ ca ra! ter izz ato da str ett i rap po rti tra Ve ne
. I1 s_e col XI II secolo
san z1 ?, rap po rtt c~ e st rea liz za no an ch e in sce lte cu ltu ral í.
B1
e seg na to ~a mo me nti di pro fon da cri si di tal i rap-
succ~sst~o. - il XI I:- us e, tra le qu ali gio va me nz ion are
ter mm a~ a da va rie ca
portI, <:rtst. de li di me rca nti ve ne zia ni, ch e, gra-
t~r ve nto m Co sta nti n? po
l'_ecc~ss1~0 _in rtc ev uti si era no co sti tui ti co
me for -
z1e a1 prt vil eg 1 pre ce de nte me nte
ra pro -
r i loc ali e pe r i me rca nti di alt
za ~ po t~J e qu asi int oll era bil _e ~e
ue mo me ntt di ten sio ne ce rta me nte ci fur on o an ch e
veruenza • Du nq ; ma , sep pu re in un giu diz io assai
ten ~a tiv i di co nc ilia zio ne
se alt ~rn ati a e i rap po rti ve ne to- biz an tin i ten de
-
do s1 po ssa aff erm are ch
gener1co, cre sec on da me tà de i sec olo . Si ten
ga
ior ars i, so pr att utt o ne lla
di qu est o mo me nto e ca rat ter izz i
vano a de ter ata
te ch e la sit ua zio ne ita lia na
pre sen e in tal
lot te tra l'im pe rat or e Fe de ric o I il Ba rba ros sa e i co mu ni,
dal le
o an ch e il pa pa to. Pr op rio a Ve ne zia , ne ll'e sta te de l
lot te era co inv olt an dro II I e Fe de ric o Ba rba ros sa.
co ntr o tra pa pa Al ess
11 77 , av ve nn e l'in
Scrisse Ce ssi :
si realizzava
tro tedesco-pontificio a Ve nez ia
Ne l gra nd e sce nar io del l'in con sua fun zio ne
inc on sap evo lm ent e un alt ro asp ett o del la vit a ven ezi ana , la dia tric e di
qua si me
le gra nd i pot enz e, cosí com e era ale 126 •
eur ope a, me dia tric e po líti ca tra ane o ori ent
-oc cid ent ale e il Me dit err
scambio tra il con tin ent e cen tro
en tra ti, sim bo lic am en te, ne ll'i nc on tro al ve rti ce de l
Gl i an ni '70 , inc va me nto ed ili zio -ur ba nis tic o
co me gli an ni de l rin no
'77, si qu ali fic an o ci era in-
o del po ter e ve ne zia no . Il ca ste llo -pa laz zo de i Pa rte cia
del ce ntr tra il sec olo
ba to in un a str ut tu ra dif en siv a mo lto am pia . Ne gli anni
glo
tra _i, maestri atti vi all' Ursiana ervadi ~v e~ ,.
ent e not ato ,_v'~ dis i
t_nzi_one xzo nt ~ut
124 Come ho imp lici tam I, (!s~
ito TIN I, App unt z dt stor za ctt. , e, p1u recentemente, PAS Aqu ile1 a, nel la crip-
come hanno sug ger BET um ent ate ad
ti cit Le ma nie re del la dec ora zio ne del l'Ursiana sono doc one piú ant ica (cfr . Le pie
/rammen
esc hi ín par te ripe ton o icon o~rafie di ~rad_izi duc a Do;' 11e-
ta della Basili~a, dov e gli affr ese e l'an alo ga ~en a m:irc1ana, attr_1bmta _al tem po del _ del i U~-
donne della Dep osi zio ne aqu ilei van nt e dei San Pze tro
o) e stil em i ín par te sim ili a gue lli deg li aut on dei San Gw An che la A1adon na trq qngelr,
nico Silv sgg .).
e LOR ENZ ONI , L'a rte cit. , pp. 67 . F . FORLATI, _Ritro vamentz tn San
siana (cfr . DALLA BARBA BRU SIN tist ero ma rcia no (dr
ale dei bat te-
scoperta sulla par ete sett ent rion in «A rte Ve net a», xvr r, 1966,_pp. 2~3-24)_ s1. COD?Ota per ~t ne
esco due cen tesc o, ile1 a. Sta la dec
_ ora z1o
Marco. Un affr ni San ti dei pennac~~i del la cnp
~ dí ~qu
Marco
ristiche analoghe a que lle di akutur alm ent e app are v1cma a Venez1a - sta la .Mad_onna d1 S~
della cripta di Ag uile ía _ che cul Urs iana - e pnm a ,del-
ate alla pri ma me tà ava nza ta, dei secolo XII , pos t III 2 - e ONI , L arte
P<>ssono essere dat enn
BA BRU S~ LOR
erõ piú ava nti (dr. DAL L~ BAR LAN, rn «Ca talo go del la mo-
ENZ
mac edo nic o, al qua le acc
1'.apporto na FUR
ne div ers a sul la Ma don na ma rcia
c,t., PP. 55 sgg.). Cfr . per opi nio . . · , d 1
-Bi san zio» cit. , sch eda n. 50.
per la s1tuaz1 one nel la pn. ma me ta e
stra Ven ezia , p. 136,
125 Cfr. CES SI, Pol ític a, eco nom ia, reli gio ne cit.
secolo xu.
126
lbi d., pp. 421-22.
43º Giovanni Lorenzoni
Enon eda escludere che al di sotto delle attua li lastre marmoree si pos-
sa trovare qualche altro !acer to pittor ico rn .
Eassai probabile che i mosaici antichi (trann e quelli già considerati
come del secolo XI o dei prim i anni dei XII) debba no essere scalati, quan-
to a esecuzione, in un arco di temp o assai vasto , dí decin
e di anni, pero
sulla base di un proge tto generale che potre bbe risalire ai primo decen-
nio della seconda metà del secolo XII. Per il significato e il valore sim-
bolici delle cupole e Ia rilevanza della loro decorazione in un complesso
sistematico, dato che tecni came nte era consu etudi ne cominciare la deco-
razione dalle parti alte, scend endo poi verso il basso , si puo suggerire
l'ipotesi che l'inizio della decorazione sistematica sia da indiv iduar e nel-
le cupole dell'asse maggiore, come ho sopra propo sto. Di quest e tre cu-
~ole_la piú significativa e quell a centr ale, dell'Ascensione; piú significa- 300-r
t~vam quanto segna uno scarto lingu ístico che in un prim o temp o fu con-
siderato esito di influenza occid ental e, ora - ed io conse nta con que-
st'ultima interpretazione storic a - effett o di legami con l'arte mace
do-
portie era già finita , si dovre bbe pensa re - per l'iniz io dei lavor i - a un
cu~~ di qualc he anno rispe tto alla data piú accet tata del '70,
direi di
~u un decen nio, press 'a poco conte mpor aneam ente, per l'iniz io,
c1rca . ai la-
. di decoraz1one marm orea.
vor1
Se il 11 77 segna il primo mom ento «uffic iale» della políti ca europ ea
d' Venezia, all'ini zio del secol o XIII Vene zia diven ta punto d'inc ontro
~ rappresentanti politi co-m ilitari di buon a parte d'Eur opa, assum endo
un ruolo di fonda menta le impo rtanz a nella políti ca conti nenta le.
Anno -
ta Lane:
Dato che i venezi ani erano in tutto meno di 100 ooo anime , non poteva no
agire come una grand e potenza in grado di seguir e un piano bcn precis
o soste-
nendolo con una forza tale da costrin gerc gli altri a sottom ettersi . lnoltr
e, nelle
condizioni del tempo , ln situaz ione politic o-mílit arc cambi ava rapida mente
, in
modi sottrat ti a ogni contro llo dn parte di Vencz ia. II succes so dipend
eva dalla
capadt à di adatta mento ; e l'elast icità venezi ana nell'ad eguars i aUe
circos tanze
non diede mai prova miglio re di sé che nella Quart a Crocia ta, punto di
svolta
della storia di Ve.nezia 1" .
Trai crociati e Vene zia si stipu lõ un accor do secan do il quale i venez iani
s'impegnavano a provv edere , per l'esta te del 1202 , í mezz i di trasp orto
navale e il vetto vagli amen to per un anno per ben 35 ooo uorni ni , contr o
un compenso di 8 5 ooo march i d'arg ento. Per l'esta te del r 202 i vene-
ziani potevano dimo strare di essers i mant enuti ai pattí , non altret tanto
i crociati che evide ntem ente si erano sobba rcati un onere super iore alle
!oro possibilità I1 vecch io duca venez iano Enric o Dand olo negoz iõ un
1
}6 .
accordo con gli occid entali ; essi avreb bero dovu to aiuta re i venez iani a
sottomettere Zara (che müav a a libera rsi dal giogo lagun are, per costi-
tuirsi come poten za marin ara auton oma) : il bottin o di Zara avreb be
contribuito a pagar e il debit o dei croci atí verso Vene zia. Nel r 203 , dopo
I'occupazione di Zara, i venez iani propo nevan o un'ul terior e cliver sione
della IV crocia ta: l'occu pazio ne di Costa ntino poli. Nell'a prile dei 1 204
i crociati entra rono nella vecch ia capit ale impe riale.
1
\! " ~ ndivido quanto scrissc S. Bettini (ibid. , p. 169): « [ ...] di quell 'incont
· .fuco fu in quakhe r.x>do il teatro : sappiam o che gli illustri persona ggi conv-cn ro l.i Basílica di San
~ono acrolti con grondc pompa , condot ti in giro per tutta la uti, scesí da cavall o,
b.tsilia1 , nclla quale avvenn cro
ies abboccamenti e • sedute" ecc.; sappiam o che la_ basili~ aJlorn ena
_in ru_no il suo splen~ rc e
·b1CISa.mente parata a festa : si puõ suppor re senza fat101 che 1 procura toti abb1an
:: •le Der J:?(>rtare innanzi energi cament e il lavoro di decoraz ionc - che aJmeno o fano rutto al ~ -
~;; le tmpaJca turc tra i piedi "'·
gli ospiti non si u o-
1,, LANE, Storia di V eneúa cit., p . 43 .
···'l Secoódo F . C. Lane (ibiá. p . 4, ) s, ooo
~-, e ent.rare annue del re d 'lnghilt erra o dc.l rc dimarchi d 'ar&ent o pot.eva no corru:p oodcrc al dopp10
Francia.
Giovanni Lorenzoni
434
. . • di uccisioni rapine, stupri e sacrilegi. Chie
t;e e ~ase ft,
Segwrono. tre g1o~f~a a fondo . Quando Bonifacio di Monferra
(a parte le ocr!in~ eh~
f1:r~f~~hf~:~ed~~ato per la divisione, eshs_o ful valutato armature N e tOtse
tamente) in 400 ooo marc 1, o tre ro ooo
ianí e.! on ViÍl!
trattenutd~ffinasclota~ a pagare la somma da tempo dovuta ai venez , 1e ebbe
dunque 1 co 137 to
altresí metà del bottino •
Basili
E ben noto che i quat~ro cavalli ch_e a~ornano la facciata d~lla o 1ca
marciana sono parte d1 questo bottmo, ma certamente tant1ssirn
· opoh·. Acceªnno
· dª C0stanti~ tto
· se ª. Venbezib~l
· e ghmn
materiale in tale occas1on
1 una pi 1
solo a una complessa opera c e assai pro a mente contiene
ma assai significativa parte del bottino a seguito della conquistcacoda, el
, d'Oro d'1San Marco 133 .
Pala
1204 : allud o alla
resa condotta con abilità da Enrico .
E indubbio dunque, che l'imp· I . h · d.
' Costantino.
Dandolo e finita con l'oc~p~z10ne e re ativo sa_cc egg1? 1
ziani, non
poli rappresento un grandíssimo af!are e~onom1co per 1_ve?e
e tutta un
solo per il bottino, ma anche per~he per~s_e lo_ro di ~ostttmr
serie di basi navali per i commerc1, con pr1vdeg1 che d1 fatto
li riconosce~
talché con.
vano come autentici vincitori nell'impresa della IV crociata,
viene concludere con Lane:
osto deboll
Sebbene in questa carena di basi navali vi fossero anelli piuttinsieme a11;
ata,
l'impero coloniale ottenuto dai venezíani con la Quarta Croci o latino di e.o.
rno dell'i mper
posizione di privilegio nel commercio e nel g9ve olo avcva otte-
stantinopoli, e alla salda presa sulla Dalmazia che Enrico Dand o predomí-
testat
nuto con la sottomissione di Zara, diedero139a Venezia un incon
nio marittimo nel Mediterraneo orientale •
nio -
Sparito, almeno momentaneamente - per circa un sessanten
riferi mento
!'impero bizantino, a Venezia veniva a mancare il punto di
i, in quan-
culturale che per tanti anni essa aveva assunto: Costantinopol
IV crocia-
to città viva. Ma già qualche decennio prima dell'inizio della
iaria nella
ta, come ho già accennato, Venezia tendeva a porsi intermed
del II77):
política europea (emblematico, giova ripeterlo, l'incontro
nto occi-
questo riferimento all'Occidente si concreta in presenze appu
delle due
dentali, proprio a partire dagli anni '70. Lo scultore delle basi
ra essere un
colonne, sulla140 piazzetta marciana, di Marco e Todaro semb
successiva-
«lombarda» ; mentre, qualche decennio dopo, senz 'altro
Ibid. , p. 51.
ta d r. s. BETTIN1,. Le ~~~~
137
,
133
generale sulle.opere asportate ?ªi veneziani nella IV crociacroc!ata ~lia conqmrla ~'Oro
• ln
d ar/~ zmpo!tate a Vene~ta durante le croctate, in Venezdel ia dalla prima
e pp. 15 . . Parte bottino e stato mser1to neU~ PalaFirenZC
st_antmopolt dei 1204, F1renz 1965 1 7 90
di San Marco. La pala d oro,
d1 San Marco, per la quale dr. soprattutto AA.VV . , Jl /esoro
1965.
139
140
LANE, Storia di Venezia cit . , p ' 54 '
DEMUS, The Church cit., pp. 117-18 .
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 435
4
j
436 Giovanni Lorenzoni
nelli della facciata, poi, sono esempi_ di de:ivazi?ne da un altro mo
30
9 culturale, e precisamente da Costanu~opoh._Per~ accanto al San Dendo
trio (probabilmente di diretta pr~vemenza bizantma) sono Poste le e-
formelle forse eseguite in loco:. m queste, e s~pr_attutto ?elle du/ /te
1
310 melle di Ercole, si manifesta chiaramente ud~a mcide~~a hn~are, di u~t-
in «1Commentari », x~, _1960, pp. 3-21. Cfr. inoltre, sia per gli arconi sia per altre sculture medievali
dell esterno della Ba_s1ltca, w._WOL!ER~, .?· ~EMUS , G. HEMPEL, J. JULIER e L. LAZZARINI, Die Skulpt~-
ren von San Mar~o tn 1(enedt~. [!te Fzg~rltchen Skulpturen der Aussenfassaden bis 14. Jahrhunder'
Centfi tedesco d1 stud1 veneztam, Stud1en 111,_München-Berlin 1979 , passim.
Cfr. sopratt~tt_o DEM(!~, ~he Church ctt:, pp, 125 sgg. Del Maestro di Ercole e/o dell~=
bottega sono ~~che _1 cmque rthey1 ~app:esentantt Crtsto e i quattro Evangelisti, sul lato_ nordt'~ 1-
no)_della B~s1lt~a (1 due pannel_l1_d1 Çmto e S~n Giovanni si trovano ora nel Museo d1 ~ª-º ,)::,,.
lema( Su d1 ess1 ~ ~ulla _loro orig_mana col~oc~z1one ~fr. R. POLACCO, J bassorilievz marmo,e\fticil di
tescht raffi~urantt tl Cmto e glz Evangelzstz muratt sulla facciata settentrionale delta ba
S. Marco, m «Arte Veneta », xxxn, 1978 pp. ro sgg jto
· t l seg11
1e ag1·1 anm..,1ntorno al_ 1220:' cfr. s. BETTINI, I mosaici di San Marco e i
. 145 Dat~b'l º'º ·
» vlll,
(Lmeamentt per una storza delta pzttura bizantina nell'ultimo período), in « Arte Veneta '
1954, p. 22,
Venezia medievale t O • .
, ra ri ente e Occ1dente 437
6lologico ea_ssai difficile) sono ben di versi dagli «occidentalismi » del
t~aestro, venezia?o, c~e lavora nella Basílica di San Paolo fuori le Mura
1
n Roma nel cui am?ito culturale puo rientrare pur con accenti perso-
"",
a . . '
li che si possono nconoscere m un certo processo di diversificazione
d:i wni, _i~ Maestr? dell'Orazione ?ell'_orto, sulla parete sud del naos 312
della Bas1h~a ma~ciana, maes~ro atttvo mtorno agli anni '20. C'e certa-
mente, a m10 avvts~, ~ Ve~ezia la ~om~resenza, nel secondo e terzo de-
cennio dei secolo, d1 diversi appor
. u~ occidentali , tutti pero di difficile in-
dividuazione q~anto ~ prov~me:1za 1 • •
L'esa~e dei mosa1~i dell atr~o marciano permette di seguire le vicen-
de della pittura ve~eziana per circa un cinquantennio a cavallo della me-
tà del secolo XIII, m amb1to ducale . Limito l'esame all'interpretazione
dello spazio: d~lla cupoletta dell? Genesi e dell'arcone seguente (da sud
verso nord), nei quali le figure si affollano fors'anche su suggestione di
148
rnodelli iconografici , si passa a una composizione spaziale assai piú al-
lentata: le scene sono limitate alla base delle cupolette, lasciando libera
la zona centrale, decorata spesso da una sorta di rosone. E da dire che la 313-14
decorazione del braceio nord, dove e evidente tale tipologia, che si ri-
trova anche nelle lunette dello stesso braceio dell'atrio, e da datarsi a
partire dalla fine degli anni '50 149 • Questa típologia, che si ritroverà qual-
che decennio dopo nella stessa Costantinopoli (San Salvatore in Chora),
potrebbe essere di derivazione romana: l'esempio piú típico eofferto da
alcune cupolette della cripta del Duomo di Anagni, la cui decorazione e
databile alla metà circa del secolo XIII, e sarebbe stata importata a Vene-
zia dai maestri mosaicisti inviati nel 'r 8 a Roma, su invito di papa Ono-
rio III, per decorare la Basílica di San Paolo fuori le Mura 150 •
Da un punto di vista tipologico, quanto a definizione dello spazio,
dunque, si potrebbe documentare un apporto romano successivo alla me-
tà dei secolo XIII.
Anche da questi pochi dati forniti in una forma piuttosto frettolosa,
146 Papa Onorio III nel gennaio del 1218 in_viõ ll:na
lettera ~l _d~ge - si tratta e~identemente ~i
Pietro Ziani _ chiedendo che gli fossero mandatJ altn due mosa1c1st1 yer la decoraz10
lica di San Paolo fuori le Mura (cfr. P. PRESSUT TI, Regesta Honom Papae III, ne della Bas1-
I, Romae 1888,
p. 173, doe. 1019). . . . . • f
147 Anche se non sono mancati tentativi d1 c~1.ar(me
nto !n. mento: e r. per_esemp10 · ETTINI
B_ ,
Appunti di storia cit., che ha ipotizzato per i mosa1c1st1 operos1 m_ ~an Paol? fuon le ~fora d1 Rom~
per Onorio III e per il Maestro dell'Orazione nell'orto della Bas1hca marciana
una d1pendenza dai
pittori di San Giovanni di Tubre, in vai Monastero.
141
Cfr ibid
149 Cos1·, S. B.etttm ·
· · (I mosazcz
· · d·z San Marco c1·t p 22) riassume la cronologia
., · . · al della decoraz1· one
del!'atrio marciano: 1220-40 braceio occidentale;. 12c6oh-80 bd~ªc1º se~~en: rr cf~· soprattu
150 Sui rapporti tra Anagni e San Salvatore m
tto A GRA-
ora 1 0st~n 1~0
BAR, IA decoration des coupoles à Karye Camii et les peintures ·v • · hr
ztaltennes du ugento, m «1a -
huch der ôsterreichischen Byzantinischen Gesellschaft », VI, 19.57,
8 Giovanni Lorenzon1
43
. .
e hm1tat1. adac l
1um·esemplari soltalnthe, risu ta eh'1aramente a n-.·
.
quella capacit. , . ttiva alia qua e o prim . a ' •tüo av .
a r1ce
bile a diverse esperienze acco
l l r t'
accennato: Ve
l
g ie ~a 1 ap~or 1a proprio . n . v180
ez1a s 1
.
ma m venezia . no 11 secolo XIII e dommato da gu sto ' li tta:n.si.
. l . . d' ff ques ta apertu fot.
l'Occ1'dente, coerentemente con a po11t1 ca 1 ra orzamento attta verso
la costituzione dell'impero lat . d'O . d
rie
mo rie~te_, e_11a sua scelta di ' taver
Ponte tso
O nte e Occidente: diventa un punto di riferim
la storia dei rapportl· tra_1· du~ ento fondamental ta
mond'1,. e_ le sue s~elte ~t~lSt
. ·h
lc e tappreesen nel.
tano il simbolo di tale s1tuaz1 .
one pohuca, che m venta no
anzi si accentuerà nei tempi suc · · A n verrà rn
~ess1v1. nco~a un~ Yº1ta ne11
cale si ha la prova di tale atteg 'ambitoeno du:
giamento negli anm mtorno
secolox1v. all a metà del
Intendo far riferimento a un
complesso di lavori ~he coinv
palazzo ducale e, successivam olgono il
ente, a un maestro che d1venta
la corte ducale. pittore del-
Nel 1340 il pretesto, se cosí
si puo dire, che dà avvio al rif
del Palazzo Ducale ela decis acim ento
ione di costruire una nuova
Sala del Maggior Consiglio m. e piú
Forse il primitivo progetto pr grande
costruzione di una grande sala evedeva la
senza dover procedere a lavor
turazione dell'intera zona pros i
piciente il molo. Osserva la Ba di ristrut-
ssi:
Dai documenti consultati no
duecentesco rifacendone le n emerge che si valesse rim
archeggiature e i capitelli; ma odernare. il palazzo
ce, si era già deciso di compie evidentemente, inve-
re
imponenza adeguata all'impo tale lavoro radicale, non solo per dare al palazzo
rta
menti portanti, che certo ne nza della città, ma anche per irrobustire gli ele-
l palazzo bizantino erano piú
degli elaborati capitelli dovev gracili. Gli scultori
tale anno, una carta ci ricordano essere in piena attività nel r 344, poiché, in
dum is2. a un apposito laboratorio pe
r gli I ncisores lapi-
Nel 1 348, causa la pestilenza
successivamente ripresi nel '50 , i lavori furono certamente interrotti e
to che nel '62 c'e un provvedim: ma dovettero proseguire a rilento, tan·
coloro che avessero contribu ento di minaccia di pene pecuniarie per
ito a ritardarne i lavori m. La
senziale delle sale e di tutto il strut
complesso verso il molo va du tura es-
tra il 1340 e gli anni '60, quan nque datata
do Guariento conclude con il
affresco, la decorazione della suo famoso
sa 154
struttura di fondo di questa pa la • Questa e la cron~logia relativa alla
rte del palazzo: non mancano
certamente
151
Cfr . E. BASSI, Appun
1:<, 196 2 , n. 52, pp . 41 sgg ti per la storia del Pala1.1.o Ducale di Venezia. II,
112 . in « Critica d'arte>,
Ibid., p. 42 .
151
I bid.
154
L'affresco e datato agli ann
pp . 36- 38 e 72-7 3. i 136 5-6 8: cfr. F. FLORES D'ARCAIS,
Guariento, Venezia 1~' '
E
IW T f2F
du
;r~\d
f11~ggio liamento avvenuto da anni del Maggior Consiglio 164 • Non c'e
all dunque, che si dovesse provvedere alla costruzione di una nuo-
grande Sala del Consiglio, ma e altrettanto indubbio, che la scel-
d)
va momento per la costruzione coincideva con quello di una gravis-
t~ ecrisi. Ma e forse negli anni intorno al '4 3 che si scelse per una defi-
51~vªa rielaborazione della struttura di fondo del palazzo. C'e una alter-
n1t1tiva nell'interpretaz1one
. d'1 questa sce1ta: se 1a s1· f a risa
· 1·ire a pnm~
.
dal ,42 potrebbe interpretarsi come un'affermazione del regime che s1
s:ntiva'in peri_colo; se la si fa risal~re a dopo il: 42_ si l?º~re~be c?llegarla
lla política d1 Andrea Dandolo, il quale tento d1 pnvileg1are il potere
ducale. Attraverso un'intelligente lettura dei testi di Dandolo stesso,
Cracco giunse a concludere:
Qui, dunque, nella volontà di riformare lo stato, di adeguarlo ai tempi nuo-
vi tramite l'avvento di un príncipe, sta la «rivolta» dei Dandolo, il suo tenta-
tivo di infrarigere i vincoli ferrei che lo bloccavano come doge, per governare
• • 165
da prmc1pe .
E con le date, seppure presuntive, alla mano, mi sentirei di optare
per questa seconda ipotesi: il,passaggio dal primo proge~to (so~o costru~
zione di una nuova grande sala) al secondo progetto (c01nvolg1mento d1
tutta la struttura meridionale del Palazzo) potrebbe essere ascritto all'i-
niziativa di Andrea Dandolo, iniziativa di rinnovare la sede del potere
mentre tentava, seppur illusoriamente, di rinnovare la tipologia del po-
tere stesso.
Il nome di Andrea Dandolo e anche collegato all'attività di Maestro
Paolo: costui e documenta to pittore di stato nel dicembre del '42 166 e il
duca certamente divenne un suo sostenitore: questa ipotesi, portata alie
sue estreme conseguenze, e stata sostenuta da Muraro, il quale legà stret-
tamente l'attività di Paolo al ducato di Andrea Dandolo, tanto da rite-
nere che
1~ p_arabol~ di Mae_stro Paolo si svolge parallelamente a quella dei suo doge, qua-
s1 rispecchiando d1 volta in volta gli aspetti piú significativi della linea política
e delle condizioni storiche che ebbi ricordato 167 •
:l
164
Nel 12 · · · · .
nemmeno vent?5-9? Con~1glio s1 ~omponeva d1 260 membri (cfr. ibid., p . 347); nel I3II, dunque
165 Ibid anni opa, 1 membri erano saliti a 1017 (cfr. ibid., p. 371 ).
166 . , p, 436.
pitto rica di Paolo possa dipen dere in modo ~osí strett o dall'a tti . ,
tica di Andr ea Dand olo , ma riman e il. dato di fatto , che il duca , fVtta Pot
. t ·11usori a» 0tse llel.
1a sua prosp ettiva «gran diosa , m~ 1ntri~ secam en e. 1 169
come princ ipe esser e mece nate di un · p1tto re che a1 suoi occh1·'Pot VoUe
p li ,
e\ra
appa rire decis '
amen te « bizan tino» , anz1 p~ett ame? te costa ntino
cioe della città fonda ta da Costa ntino , d1 quell '1mp erato re che ºdov tano >
170
ambi to statal e, del balco ne della Sala del Gran Cons iglio, d atato 1 4 00-
I404 )112si dimo stra piú sensi bile, nel suo comp lesso , a esper ienze
to-
scane
Con l'iniz io del nuov o secol o, la scelta politi ca di Venezia in favore
della terra ferm a e già avven uta: a quest a apert ura occidental e corrispon-
de il rifiut o, semp re piú esplíc ito, sopra ttutto nell'a mbito dell'establish-
ment venez iano, del riferi ment o cultu rale a Costa ntino poli, non solo alla
cultu ra di quest a città, orma i pross ima a cadet e in m ano turca (1453),
ma anche alia cultu ra provi ncial e bizan tina, crete se in partic olare, che
di Murara - cronolOiÍ·
da Venezia, in «Arte Veneta », XXIV, 1 9 7 0 , pp. 255 sgg. Cfr. inoltre , p rima
enezia 1964.
camen te - , R . P ALLUCCHINI, IA pittura veneziana del T recento Roma-V
169
C RACCO, Società e stato cit., p. 436.
'
170
Ibíd., p . 433.
WOLT E RS , IA scultura cit., p. 70
171
172 Ibid., p. 69. .
tl·nuerà a Venezia
Venezia medieva.le, tra Oriente e Occidentc
173 Ma non si dimentichino i nomi di Gentile da Fabriano e di Pisanello, ambedue operosi, nel
secondo e terzo decennio del secolo xv, in ambito ducale, proprio nel Salone del Maggior Consiglio,
dove affrescarono le storie - perdute - di papa Alessandro III.
174
Ibid., pp. u5 sgg.
m Cfr. t.bt.d. , p, 129.