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e,

Che Venezia sia città eccezionale di certo, luogo comune. Che tale
eccezionalità sia intesa secondo vari punti di vista, lo e altrettanto: per
Ia sua strana struttura urbanística, per il fascino che la sua atmosfera
emana e che diventa, nelle pagine dei poeti, magia, incanto, meraviglia.
Ma, qui, ora, questo fascino veneziano non interessa: qui si cercherà di
índividuare il significato o, meglio, un significato della sua storia e del
1
mito che di essa storia fa parte Storia e mito non appaiono necessaria-

mente né sempre termini contraddittori. II mito, nel momento della sua


creazione o della sua accettazione, eprodotto culturale, quindi fatto sto-
rico. Cosí l'operazione della distinzione tra storia e mito, portata avanti
dagli storici con molte difficoltà e talora con soluzioni soltanto ipoteti-
che, ha messo in evidenza il significato simbolico del mito stesso, soprat-
tutto, direi, simbolico-politico. La mitogenesi marciana, ad esempio, av-
venne in funzione di determinate scelte politiche, a mio avviso ormai
ben chiarite, e pertanto il mito veneziano, e ancor prima aquileiese, di
San Marco appare prodotto culturale di alcune situazioni storiche. Buo-
na parte della storiografia veneziana risulta manipolata (non tanto nel
significato piú specifico di documentazione artificiosamente ritoccata,
talara con aggiunte apocrife, quanto perché viziata dal presupposto che
si vuol dimostrare: ad esempio che Venezia nacque indipendente da Co-
stantinopoli). Dal punto di vista di tale manipolazione, sono esenti quel-
2
le fonti che Schlosser chiamo fonti primarie, cioe i monumenti (e in
questa classe si possono comprendere anche i <lati archeologici, risultati
di scavi); grazie a queste fonti e possibile spesso ottenere la verifica del-
1
ln questo breve saggio ho cercato di evidenziare soltanto alcuni aspetti di Venezia « ducale »,
cioe de! centro del potere: da cio deriva una limitatezza, per altro scelta, di indagine storico-arti-
stica.
Per quanto riguarda storia e mito, rimando a due punti di ri ferimento bibliografici: G. FASOLI,
Nascita di un mito in Studi storici in onore di Gioacchino Volpe, 1, Firenze 1958, pp. 447-79 e
A. CARILE, Le origi;i di Veneúa nella tradiúone storiogra/i.ca, in Storia delta cultura veneta, I, Vi•
cenza 1976, pp. 135-66, successivamente ripreso in A. CARILE e G. FEDALTO, Le origini di Venezia,
Bologna 1978, pp. 19-123.
2
G. SCHLOSSER, Arte del Medioevo, Torino 1961, p. 22.
Giovanni Lorenzon i
388
. darie sempre secondo la termino logia schloss .
le fonftl s':con_tt s'ciogliendo la storia dai mito e successiv er1ana .
delle on t1 scrt e, d d. d arnen , C:ta'
·1 1·to stesso. Sembra unque 1 over· privileg·latete·1in.tet,t
Pretand o 1 m1 O «archeolog1co» . f
su11a onte scntta, e in 1 <l
«monum enta e» · .fi qua11 ata
. d eII' arte, tale scelta mi pare
rico . d. nte •g1ust1
. .certame , cata. J.v.ta
1'..r
rn to sta,
. nel campo difficile delle . or1g1n1 1 una •c1tta tanto singolarelloveh·1-
.
d 0s1 . • .
v
enezia, pe
.
r la quale Ie font1 pr1mar1e
d.
, per 1 •temp1 antichi , sono come
d
. . n ci si puo permett ere 1 pre eterm1n are regole ge . assai
11m1tate, no . d' . 1. d. . nerah.
tanto un procedim ento inter isc~p inare, n?n tco ,onn1comprensiv~ sol,
sarebbe utopia, ma almeno plur1com prens1v~ , pu? permett ere di e~ c_hé
i motivi di certe scelte anche figurattv e, nell ambtto della societ'a ehPrre el
ha assunte. e

Venezia e una città nata su isole e .palafitte


.
, quale rifugio di
b b . h e». Ma Venvenetr
.
. 1 .
e 1nvas1on1 « ar anc . :
che ivi ripararo no per ev1tare
, b' d. . ·1~ preesisten
ezra e
sorta nel «deserto » o ~e11. am 1~0 . 1 un_a st_ruttur a ~1v1 te)
Soltanto confron tando 1 r1sultat1 d1 vane ncerche s1 puo, se non d ·
una risposta esaustiv a, almeno. sugge~ire. alcune ipote~i interpretati::~
Come e ben noto, la« Venet1a et H1str1a» era la dec1ma regione nell
suddivis ione voluta da Augusto . La Venezia , delimita ta a sud dai cors~
del Po, compren deva, verso occiden te, anche parte dell'attu ale Lombar-
3

dia, prima fino all'Oglio , poi fino all'Adda Giova qui osservare che re-•

centeme nte e stato ipotizza to che il termine Venetia abbia avuto nell'an-
tichità un duplice significato: una Venezia di terra ferma e una Venezia
lagunare-costiera. E merito di Mazzari no avere interpre tato in modo
nuovo il famoso passo nel quale Plínio il Vecchio (Naturalis Historia
III 126-31) descrive la X Regio. Egli, Mazzari no, rifletten do appunto
sul testo pliniano , cosí conclud e:
In questo testo di Plínio e essenziale Ia distinzio ne fra le aree costiere [...]
e _l'a~ea interna (in mediterraneo) di cui si tratta dopo [ .. .]. Ogní lettore di P~·
mo mtende ag~volmente Ia distinzion e. Essa corrispon de al consueto. proce:
mento dello scrlttore comasco nella sua trattazion e dell'Itali a [ ...]. Possiam_o_c
riassumere: la menzione della Venetia a III r26 rientrand o nella desc~rzionc:
·
deI tttorum · d'1ca soltanto una parte marittim
tractus, m ' a dell'area veneta (1n sen·-,
so stretto) compresa nella decima regia. Padova e Oderzo sono considerate ~
mediterraneo (III 130) e dunque apparten gono secondo Plínio, ªh'egli un~ par à
ben d·iversa da queIIa m · 'cu1· s1 pone quella Venetia in senso stretto, e . , rrov
· ' III
n
menzionata dalla fonte del suo « paraplou s » ( « rotta costiera » ), e i clico ª JiCÍ-
126· I limiti precisi di questa Venetia marittim a non sono dati del tutto es~oJJO
tamente da Plínio: ma possiamo ritenere con certezza che essi compren
!' ,11tll
3s l -11/t!1rJ ,
cit PP. MAZZARINO , Il concetto storico-geografico dell'unità veneta , in Storia dei a ,
·, . 13 sgg.
Vcnczl11 mcdic vnlc, tru Orien te e Occi<l ente 389
·n, >lldli ndln slll,I conl:czionc d~I pornpl ou~) una città mari.tt~ma nel ~ens~ str~~~
(
1
lt·1 1111111 10 ~hc ti p11rnplow, pl1n111no, sub1to <lopo la Venetta, menz1 ona 11 Stl1.\
!.
1
';
111;1111111 : pt:l'dÕ, possi111110 riba_di1·c che la sua fon~c consid erava íl Sile e Alti-
1111111 limit i, npp11nto, ddln V cm:tta ncl senso stretto
.
Umt volta incHvjduat~, ~e si accet ta l'inte rp~et azion e di Mazz_arino,
r~sistcni.i di una V cne~1a 10 ~cnso strett o, costte ra e lagu? are,. s1 deve
,snrc nHfl verifica a1·cheolog1ca, per avere o meno la testtm onian
za se
!111":ci) impcdalc Jc isole deJla lagun a - dove si rifug erann o i profu
1

ghi
romoni» e d a 11e qua1·1 nasce ra' V enez1·a - erano centr1. roman1zzat1
. .. Il
\oblc ma non puo esser e risolt o propo nend o soluz ioni che rigua rdino
~,tte le isole e Je coste della lagun a; convi ene limit are la ricerc
a al centr o
per il quale si hanno le notiz ie piú antic he e nel quale sono stati esegu iti
scavi archeologici: inten do Torce llo, confr ontan dolo, per cerca re di es-
scre chiari, con Grad o. Grad o non facev a parte della Vene tia in senso
stretto, ma la scelta e cadut a ugua lmen te su tale città, perch é essa e un
csempio di sicura roma nizza zione di un'iso la, in diret ta conne ssion e con
una città illust re, Aqui leia. Anch e Torce llo era in conne ssion e con un
centro famoso, Altin o. Ma al di là di tale analo gia, del resto abbas tanza
generica, vi sono, tra Grad o e Torce llo, differ enze notev oli. La prim a
chiudeva, e chiud e tuttor a, la lagun a dai mare , la secon da e un'is ola del-
1a laguna. Grad o fu scalo di Aqui leia, con la quale era in comu nicaz ione
per via lagunare e fluviale, e perta nto fu certa ment e centr o roma nizza to.
Torcello invece, per la sua posiz ione geogr afica, non ebbe analo ga fun-
zione rispetto ad Altin o, ma cio non toglie che possa esser e stata centr o
romanizzato. Solta nto i dati di scavi sistem atici potre bbero forse risol-
vere il probl ema. Sulla base delle conos cenze attua li, si puo, pur con una
certa cautela, prosp ettare la concr eta possi bilità di esiste nza di un certo
insediamento roma no di età impe riale. Le conos cenze cui ho fatto qui
riferimento sono quell e offer te dai risult ati di una camp agna di scavi
stratigrafici limita ti a poch i saggi , realiz zati, qualc he anno fa, da studi osi
po1acchi 5 • Tali scavi «diag nosti ci» hann o porta to qualc he cono scenz a su
Torcello in età impe riale. Nello strato VIII dello scavo effet tuato in
prossimità della catte drale si sono prese rvati , tra l'altr o, fram ment i di
ceramiche di cucin a, di ampo lle, di vasi e tesse re di mosa ico. Potre bbe
trat~arsi di mater iale di riemp imen to, prov enien te forse da Altin o, ma
se s1 facevano tali lavor i, vuol dire che Torc ello prob abilm ente, nel mo-
~ento di magg iore splen dore di Altin o, era abita ta; e forse era carat te-
nzzata dalla prese nza di ville e giard ini come luogo di ri tiro e di riposo
6
,
,
4
s lb1'd ·, PP. ,-6.
6 }/;{CIEJ EW1cz , E. TABACZ YNSKA e s. TABACZ YNSKI, Torcello. Scavi I961-62 , Roma
l . , p, 21,. 1977.
390 Giovanni Lorenzoni

di villeggiatura insomma, per i_ ri~chi di A:tino. La probabil .


una Torcello «romana» non significa pero che tra quest e esisten
fugio degli altinati forse nel VI e certamente nel vn secotO e _la_sede~~~
tinuità ininterrotta: infatti lo strato superiore a quello
1
s~a una; tt. h
nire romano, e di origine alluvionale: e e si Puà d~fi:
Nei secoli v-vI sopravvennero alcune calamità naturali eh
vitn nell'estultrio e di cui e testimonianza lo strato alluvion~resero difficiJ
Pia~~ª [di Torcel~or Tale sit_u~zione ~rova_precisi riscontri in si~i~~?Pe:to n:i~ª
1
vatl m altre locahta: nella v1cma Aluno v1 sono testimonianze d ' ind1zi oss ª
vioni nello stesso periodo; la città di Julia Concordia fu seppell~ uragani e al~~-
dn metà del secolo VI ( come hanno dimostrato gli scavi) da un lta, r elia secon:
n_ale prodottn dallo st:nripamento dei Tagliame~to; fra il 451 : i~º 6tre alluvio.
ricordano numerose p1ene dei Tevere. Dunque 11 periodo dalla n1 , 5 1e fonti J
v fino alla metà del VH fu , in questa parte dell'Europa , caratteriz .e,t~ dei seco!o
zioni climatiche genernlmente turbinose. A Torcello non ci fu [ Jz]ta ª condi.
alluvi?ne, ma sot~ili e_ freq~1enti sedimentazioni di fango ; port~~~ ~~ittande
del Piave e del S1le, ricoprirono gradualmente la superficic dell 'isol acque
nd
dola inadatta nll'abitazione, anche per l'abbassamento na turale dei ter;, re cn.
~oso. P<:>i~h_é IR, disor~anizzaz.ione s?Ciale della terraferm a ren?eva, ine~~J~~:
r10~0, diffictle 1.~ttuaz1one dei_lavo_n che .pcrmettessero_la con tin uazionc.: del!'in.
sediamento sull isola, la colomzzaz1one d1 T o rcello resto p raticamente interr
prob a b 1·1mente per pm · , d 1º un seco1o -·. otta

Le conclusioni tratte dai risultati degli scavi sono, a mio an·iso, ab.
bastanza interessanti, perché permettono di affermare che guasi certa-
mente ci fu una colonizzazione romana (e specificatamente altinate) di
quell'isola che poi assunse il nome di Torcello.
La situazione politico-socio-economica delle isole lagun ari nella pri-
ma metà del secolo vr e documenta ta dalla famosa lettera di Cassiodoro '
ai tribuni marittimi delle Venezie, datata 537-38: le isole della lagur1a
erano abitate dai salinari, da pescatori e da naviganti ded iti ai co~mer·
cio soprattutto lagunare e fluviale; essi abitavano in case che app ,1 n:·ano
a Cassiodoro quali nidi di uccel.li acquatici, costruite su terreno_ r~on·
10
quistato alie acque dall'intervento umano. Probabilmen re C<1=- - or;.
vedeva nei _veneti della !agur:a quasi il mo?ell_o di :1na _vi ~a-s~ren: 1
rosa, ben diversa dalla s1tuaz1one drammauca 1n cu1 egli \ 'J' e~ J · n I su.i
~;n-
testo della guerra greco-gotica . Ma al di là di questa osse~vazione. 0:rito
testimonianza vale come documento. Recentemen te Carile hj su~~11e !e
una nuova interpretazione del testo cassiodoriano: seco!'1do ª _qe in es·
isole della laguna veneta avevano complessi insediamentl um~tgo' 1
e~:---'
se isole, si svolgeva un'importante attività economica, sotto
,,
1 Ib I'd . , pp. 2 8 7 · 88 . , J p.,JQ, ..i 1.J .. : '

' ll. CE.S SI , D ocument i re/ativi a/la storio di V e ne~ia anterion JÍ ,\f,I. .-. ·
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 391
9
. trati appunto i tribuni marittimi , Pertanto, quando, qualche
di mag~s do~o, le isole diventano ricettacolo dei profughi, che cercava-
dece:;°1~0 dall'invasione longobarda, la situazione sembra cambiare piú
11° rt ugnto riguarda la quantità dell'insediamento, che per la struttura
per.quoª-economica. Questa pero e affermazione piuttosto generica: gio-
po1me are alla cons1'deraz1one
· d'1 cas1· concret1.· Scego,
1 ancora una vota,
1
va pas S 1
G do e Torce! o.
r; occasione dell'occupazione di Aquileia da parte dei longobardi, il
•ºrca Paolo (o Paolino) si rifugiava a Grado, portando con sé i tesori
~:f[;ª Cattedrale: ~rado diventava di fatto_ la nuova s~de del metropo-
1' 11 patriarca Elia, qualche anno dopo, v1 fece costruire la nuova Cat-
itd~ale (Santa Eufemia, dedicata nel 579) sul luogo di una preceden-
~; chiesa. Accanto a S~nta ~ufem_ia e a! Battistero fu ricostruita anche la
hiesa dedicata a santa Maria: Elia, evidentemente, era ben consapevole
~he il suo rifugio gradese non aveva carattere temporaneo e, in questa
prospettiva, fece costru_ire un co?1pl~ss? e_cclesiastico degno del pres~igio
del suo titolo metropolitano. Gli ed1fic1 d1 Grado della seconda meta del
secolo VI, sia per la tecnica costruttiva, che per l'impianto strutturale, e
per l'aspetto figurativo e iconografico dell'apparato decorativo, si inse-
riscono nella piú scontata t,;adizione paleocristiana in generale e, piú pre-
cisamente, nell'ambito dei monumenti dell'arco dell'alto Adriatico, da
Ravenna a Parenzo. Dunque in Grado si ebbe, nella seconda metà del
secolo VI, un insediamento ecclesiastico di prestigio in un contesto urba-
no preesistente, anzi in un precedente insediamento ecclesiastico.
A Torcello Ia situazione sembra radicalmente diversa, visti i risultati

9
CARILE, in CARILE e FEDALTO, Le origini di Venezia cit., pp . 158 e 179 sgg. Una conferma al-
l'int~rpretazione di Carile viene offerta, indirettamente, da L. BOSIO e G. ROS ADA, Le presenze inse-
dr~twe nell'arco dell'alto Adriatico dali' epoca romana alta nascita di Venezia, in AA. vv., Da Aqui-
lera a Venezia, Milanó 1980, pp. 509 sgg. Malamocco, i1 cui nome Metamaucus deriverebbe da Me-
~oacus, l'antico nome del fiume Brenta, che allora passava anche per Padova (Patavium), fu, fin dal-
l epoc~ Protoimperiale, porto all'interno della laguna (dunque non dove e attualmente, sul litorale,
vers? tl mare) ed era collegato coo Patavium tramite appunto il corso del Brenta, tanto da essere
nsiderato lo scalo mercantile di Padova. II rapporto Patavium-Metamaucus puà, tra l'altro, giusti-
6 care_la_sce)ta opera ta dai padovani, quando, occupata la loro città da Agilulfo agli inizi dei secolo
~ i st rtfug1arono in zona bizantina appunto in terre lagunari e precisamente a Malamocco. Gli au-
11
/r' ~tludono per l'esistenza di u~ traffico notevole in parte endolagunare da Ravenna ad Altino
l'efl?t tno a~ Aquileia, attraverso dunque la laguna veneta, e pertanto non si puo che ammettere
di sB~:tza dt notev?li _ins~di~mentI um~ni in e_ss_a, legati s~ ~on alt~o al traffico 1;1er~antile. _II l~voro
Porti trº ~ R_osad~ ~ n~ch1ss1mo d1 altn spuntl mte_rpretat1v1; ne cito uno. a ~o d1 esemp10: 1 r_a~-
nale ª 1 bi~antm1 e 1 longobardi nel territorio frmlano e veneto sono v1st1 m una nuova e ongt-
rnelJºiPetttva, soprattutto per il período che va dai .568 (calata dei longobardi in Ita!ia) ~lla prima
in rna e i5ecolo VII, almeno fino al 639, anno in cui per la prima volta Oderzo ~Opzt~rgzum) cade
l'i,nptº ongobarda e l'autorità locale si trasferisce a Cíttanova (Eraclea o Eraclzana, m onore del-
rirnanJªtor~ Eraclio), dove rimarrà fino al trasferimento a Malamocco. ln questa sede non posso che
lile e d~e il le~tore. interessa to a questo importante lavoro, che presenta, attraverso un. atte~to es_a-
~tà imp ~ flontt ant1che e delle indicazioni topografiche un'ulteriore prova della romamzzaz1one, rn
er1a e d li ,
' e e terre della laguna veneta.
Giovanni Lorenzom
392 1. .
. . • L'insediamento ecc esia stlc
dei recentl sca t· preesistente. La caduta o non sarebbe
definitiva dellaª~venut .
u_n c~ntesto ulr nagn0obarda risale al secolo VII 0
uno m mano o , forse al 639 l)Cltltlà di A1~
anno e precisa . mente almeno secondo pertus1• 10' del per · e O <\.l.
iod stess
·1'1 ºsettembreeil' 15 ottobreappunto _de.1639 ,e, 1 o com o
t: i t ellana di Santa Maria Madre d1 D10 adedicazi Pt~o
e ,:sa .~rc rinvenuta nella Cattedrale di Tor La notizia eri one deUa
.
cello. ln verità cavata da
unli iscn~i~ne d'accordo che essa debba rife
g storici sono . rirsi a Torcello· Cno~ tutti
. 'f
• ritiene che detta iscrizione possa rt ertr. s1. ll · ess111
esemp10 , . . d' a a chie sa d' .' ad
nova. Personalmente non riesdco e· a m 1v1'duare 1· mot1v1•.
per i qu 1liCttt
rebbe trasportata a Torcello a ltt~ ova ~n ,. . . . . a Sl. sa.
1sc
marmorea. Ecco il testo, nella sua ediz10ne mte nz1one incisa su last:·
grata, secondo Pertusi,1~
t ln Nomine Domini Dei Nostri Ihe~u ~pi~ti, lmp
clio perpetuo Augusto,_Ann? XXI_X ~~d1ct1?ne_ e;rante Domno Nostro Bera ·
est Ecclesia Sancte Mane Dei Gemtncis ex mss XlII,_Facta
ione pio et
devoto domno nostro Isaacio_ excellen~issimo
exarc~10 patrício et Deo valente
dedicata pro eius meritis et ~ms exerci~ .. Hec
a fundamentis per bene mentum Mauncmm fab:1cata est .
glon
Provinde Venetiarum, resedentem in hunc locu osum mag1stromili tum
m
consecrante sancto et reverendíssimo Mauro epis suum
copo huius ecclesie feliciter
Tale iscrizione non solo c'informa sulla data del
la consacrazione della
Cattedrale di Torcello ma lascia anche capire
quale fosse la struttura or-
ganizzativa dei potere a Torcello e percio pur
e nelle altre zone del terri-
torio lagunare. Cioe almeno nella prima metà
del secolo vn la Venezia
lagunare riconosceva come imperatore il bas
ileus bizantino, nella per-
sona di Eraclio, e come autorità locali l'esarc
a di Ravenna e il magister
militum; e pertanto essa appare ben inserita nel
bizantino. sistema politico-militare
L'iscrizione torcellana offre altri interessanti
spunti interpretativi: e
evidente, come nota Pertusi 13 , che il titolo di
Santa Maria Madre di Dio
e tipicamente bizantino (Theotokos, il cui cul
to si e diffuso a partire dai
Concilio di Efeso dei 431) percio l'assunzione
di tale titolo ben s'inqua·
dra nella struttura illustrata dall'iscrizione; e
giova anche riprendere a~-
cune osservazioni suggerite da Niero: vale a
dire che la scelta di tale u-
tolo ~uo ess~re interpretata come omaggio all'i
mperatore Eraclio «1e·
voto m partlcolare della Vergine Maria» 14 e
soprattutto puà essere in·
10 A PE T L'' . .
· ~ usr, . zscrz1
pp. 9 sgg. e m partlcolare p.zone
. 26.
torcellana dei tem pi di Eraclio in « Studi .
veneziant. », !V
'
1962,
'
:: R. CESS I,L~. ori_g~ni del Ducàto veneziano, Napoli 1951
B PE~TUsr, L zscrmone torcellana , pp. 35-36.
cit.
~
14 A NIE o . . . -/~
11 e Sanei~ M R?, d llerva1.zodnz lepzgrafiche e iconografi
arta e ª catte ra e torcellana, in « Studiche su mosaici e considerazionz. su{l'"n/1 10 a.
Veneziani », xvn-xvm , 1975·76, p. ' n. 1 ~·
~6 1
V
393
~'" l~,r '""'" un~\ à'..rm t.-uureln. in chhwe imtiariana 1 e cioe an-
"1:lt:\. •· t ·
'··~"''\"\:
•'. . · ~~~~fa .
' \.'

. . ~ 11· hi d-" U ,. • •
,H S\.."tt\\\· S.J~td\l~U.\C.l
. ·
1,.,'1~ 'àtl-""l na itm to c.ua "'lSiliai anual.e. ri-
h' 1'~n( .. . · · . l" .e dell n _sili. d .
, · ~'--ti ptx'bit.'tl~àtt\..-U ~ll\lU~ u~ !oonogn.:ma. u ~ _ca ~ ~lo
~~it~ ~-.,_ 1 t..·ui in hn~!l di nu\88lnlt\ s.i trovfü10 d accordo gli studioS1 che
' (1'.l ~
\ ;.. . . ,.,,,...,,.:,.:, .•t\ ;\J.11•
~ ')..' lh•"-'"'·'-..-..•
' -L- 1•OfllllllafU.l
' :tn._,'.\mento e LllC
. . . UUMUCll
'O __ :\:
l.lVesse 1e di.-
' ...,,
:-1 ~ . • klLttnmle. ~x.X'ttO hl 20m1 te.rnlimtle. c:he doveva avere una
• ,,, , , ) l'11\ .. •
,.'l< ··· ..· 1 , Q)n-mro 1n p:trte rm1imt! • dcll d e1 ~UlO
----1 VII e' il di-
,)'.M ;;:,,1o...K , • l . . _:. _:1_strutu1n1
1 • •
:-- · R,;ni~t~rx.', \.·:he ...,.:m :\ -:-t~t\ plfültl.\ un..·lml.re rnppresenta un·eccezt.one
~:~~-11x, ;-tlLt :if"l'-l~~i~, piü ditfu&.1: a partire sopratrutto dal secolo IV , dal-
.\-~~ ,.mhrx'\."1~\tl;l · • . . . . .
• 11 -.:m1n.l..".&. .;1.., ddfa B!tSJ.hu1 e del &1tustero 1 che oru~ msiemecon pochi
.•,-;~~En:i. :1pp.~ qu:1~i in un deserto,. ritengo sia stato es~cruito 1 date 2~2
:·_:·~:m..:11~1..1.ni ,.kll:1 C nto...lntle. per una comunità notevole 1 quanto a nu-
~-.:~~-i· ~i p1.,0 dunquc p~un1ere che rnspetto del territorio torcellano
1
;~\~b.~ -~~ rulor.,. ndl\uto 1'1edioe,-ul ben diverso dalPattuale.
,., ~i ~ ó~ :K'L'cnn:ttú che in ew rnrdoantica Torcello subí un processo di
,,.::mt>;t:uionc nlluYionttle~ pe.rcià in occasione del trasferimento della
~':."i.~!.u.ione. o di J)!trh! ddb popol,izione: da Altino 1 si dovette proce-
3.:~ . ,-. l:nmi di cx1nsoli&m1ento del terreno. Gli studiosi polacchiJ sulla
:m."' dc-gli &..'J\'i esC-b'ltÚti., gitmsero a queste conclusioni:
\'~ h tine dd VI - inizi dcl Vll seccloi sebbene le condizioni narurali non
i,~" .mco.r-.1 fuyore\-oli. le dirli.cili condiziani {X)litiche ed economiche sulla
:seií"ã.ferm.J d~terminfilO.llo una r i ~ delis rolonillaZione di I orcello : una po-
3e:r~1Sâ oper-.1 di r-JJiorzrunento oon p;..tlafitte sulla sponda dell'isoln e la sistema-
::iom:· ~ ~ v·.•1 dei terreno per le necess.irà delrabiroro segnano una num111 fa-
~ cdLm :h-ici economi.Cl.l; '\-el\:, l."'OilO intn1presi.! nelr~ delratruale piazza da-
,znti ~lfa Cartedru.le! l~n~ri di rassodamenro su Yasta scala del terreno fungos-o;
5i incremcnw gi'.1du.ilmé:llte la superlicie t1bitabile del setrore mediante succes-
ó "i Lm.m di timplfamenro~ atruaci ron quanro file verüatli di pali. rafrorzate
~...'n .tltri P'ili posti orizzontnlmenre e da mt1ttani e pietre tUDIIlasssti alia rinfusa
J~ inticrspszi; anche la sponda dell'isola viene rafforzata e si apre un accesso
al c.mdl.:: chc antiaunente scorreni s ttra\êr'SO l'attuale piaz.z.a r. .

. Gli scayi hrumo dato dei reperti di qualche interesse nello strato V .
.\ ~ropos.ito della cronolooia di questo strato,. c:os1 stato scritto:
~
e
Tcn~imis post quem ci sano offerti dalla fibbia bronrea di stile longobardo
del se-rolo rn trovam al lh-ello superiore dello strnto VII, nel punro in rui que-

4 !t 4?,..,.._
Giovanni Lorenzoni
394
. ntatto con lo strato V, e, nello strato V, da una 1
· · d. · Ucer
sto giace a co l • na PaleCl<:t'
.
sttana d e1. secoli v-vn d · C ·, e da a cum pettm1 1 corno di tipo 1ongob
11

s si accetta la definizione di longobardo. degli oggetti sopra . ar~o • t-


«la testimonianza dei costruttivi}apportl tra pop_o!azione la:~t1 si ha
mondo barbarico di terraf:rma» . ~a _scoperta ptu interessante eare e il
che si riferisce ad una offi.c1na vetrarta. quella
Nello strato V furono interrate, e forse coperte_di argille, costruz·00 . .
toni e pietre nelle quali, in base alia struttura e a1 reperti rinvenu/l a11lor
d1 lllat.
, ffi . t . io .
terno, si puõ riconoscere uno ema ve rar1a . o in.

La scoperta di questa officina vetraria e interessante da vari punt'1 d'1 .


sta: se si accetta la datazione proposta, dal secolo VII all'vin for 6v1-
.
. tnterme
agli inizi del IX 2, st• ha un term1ne
' se no.
dio d.1 documentazione
fica tra il tardoantico ele p~im: n~ti~i: di .ln:aestri «?olari» dei sec~~~:
XI , inoltre si ha la prova d1 ~n a~t1v1ta artfgtanale « zn loco» e, probabil-
22

mente, connessa con la reahzzaz1one dell apparato decorativo della 1-_


cina Basílica. Non credo che tale attività artigianale abbia rappresenta~
per Torcello una fonte di ricchezza; l'attività agrícola dovette essere ab~
bastanza sviluppata nell'isola: e non e improbabile che la sistemazione
del terreno, cui si e fatto cenno, fosse stata realizzata a scopo appunto
agricolo.
E forse possibile, almeno in via d'ipotesi, individuare le modalità dei
rapporti sociali esistenti a Torcello. Recentemente il collega Cracco ha l)

cercato di trarre alcune interessanti osservazioni dall'Origo Civitatum


Italie seu Veneciarum (Chronicon Altinate et Chronicon Gradense) 1\
scritta da piú autori in un arco di tempo che va dalla fine del secolo xr
alla fine del XIII . Nella leggendaria narrazione della fondazione di Tor-
cello da parte di Aurius, a un certo punto l'autore esplícita il rapporto
di dipendenza del colono dal dominator 25 : il contadino dipendeva dal
1 vescovo, nessuna iniziativa poteva essere assunta senza l'autorizzazione
i
l vescovile e inoltre allo stesso presule era pagata una t assa annuale e ~
1
1
lui spettavano i diritti sulla pesca. Tale situazione sodale, al di là degt
elementi leggendari, dovrebbe rispecchiare quella contemporanea ag

ISl bid., p . 72.


19
l bid., p . 292.
;~ l b~d., p. 63 e per Ia relazione scavi cfr. pp. 63-73 .
22
l bzd., p. 73. .
Cfr. ibid., p . 293. . CitY frot#
2
LAt ~ G. _CR~CCO, ín L. CRA~CO RUGGINI e G. CRACCO, Changing Fortunes oi the Italtf~C- 4, 1977'
pp_e t!~~~zty 10 Early Mzddle Age, in « Rivista di Filologia Classica», vol. 1 05 • ª
46
24 Ed·
25 Jb ·dº a cura di R. Cessi, Roma 1933 .
l ·, p , 35, 7·I 8.
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente
395
. della cronaca; ma non mi sem6ra ~zzardato ipotizzare un'analoga
:iutorl. ne fin dalle origini. ln occasione dei trasferimen to da Altino a
sicuazio · ·0ne d'1 terre da parte dei
llo non v1· sare66e s t a t a un ' appropnaz1
f orc.e chi se non secando certe regole imposte dal rapporto gerarchico,
[uggtat:bilito dall' establishment político-religioso. Il territorio probabil-
ben st venne orgamzzato . . d'iamento rura1e, con
soprattutto come mse
Jll~ epostazione gerarchica 6en definita. Che !'economia dei primi vene-
u?.1fosse basata soprattutto sull'agricol tura confermato anche da une
uci vedímento preso da Cario, re dei franchi, verso la fine del secolo
prº1/ quando, per rappresaglía política, ordinà la confisca di proprietà
VI ,
!1-e11'· agro r~venn~t~ . A s~a v~1ta Torce.11o d'1ve?-
26
fondiarie • •
di venez~am,
ne centro di colomzzaz10ne delle isole v1cme. Scnsse m propos1to Cess1:
Se si spoglia di quanto ha di fantastico e favoloso l'antico racconto tradizio-
nale altinate, non puo riuscire difficile raccogliere in esso qualche aspetto realí-
stico del processo di colonizzazione e della sua efficienza nell'ambito lagunare.
Chiara el'irradiazione da Torcello nelle isole, che di essa costituirono altrettan-
ti vici, Burano, Mazzorbo, Costanziaco, Ammiana, nelle quali col tempo, in con-
comitanza al progressivo impaludamento della limitrofa terraferma, si trasferí
il centro della vita dell'agro altinate, come attesta la migrazione di chiese e mo-
nasteri . Da Torcello inoltre !'influenza si estese anche sopra i lidi piú settentrio-
nali, da Sant'Erasmo verso nord, già lido Mercede, alle Vignole, al lido Albo
(litus minus), al lido Bovense (litus maius), che rimasero livellari dell'episco-
·
pato a1tmate 27
.

e
Ma Torcello non che un centro di colonizzazione; altri centri ana-
loghi sorsero nelle isole della laguna e lungo le coste. Venezia dunque
non nacque come ricettacolo unitario di popolazioni fuggiasche, ma qua-
si come propaggine di singole città o diocesi, circa dalla seconda metà
del secolo v1 alla prima metà del vn; e pertanto non si dovre66e par-
lare di origine di Venezia, per un período cosí alto, ma di origini dei di-
versí centri «veneziani», ciascuno con una propria autorità, pur sotto il
governo di un magister militum, dell'esarca di Ravenna e dell'impera-
tore bizantino, appunto in quanto propaggini di una struttura preesi-
stente. Scrisse Carile:
. Le suggestioni di Cassiodoro potrebbero fornirci lo spunto per tratteggiare,
10 un ampio discorso economico e archeologico sulla linea del Kretschmayr, il

26
si"" R. CEssr, Política, economia religione in Storia di Venezia, II, Venezia 19.58, p. 94• Credo
~ ssa affe_rmare ehe_l ,eco_nomia di'
Possibilità Torcello 'fosse soprattutto a~ri~~
· lª i ma non s1· puo' ~:ascu_rare l
a
la dei] sulla test1monianza della stessa Origo _ che altre att1v1ta s1 svolgessero _n~ll isola. q~el-
al qua~~~a e q~ell~,della mercatura. II passaggio da un'attività a~r(c?l_a a u1_1'att1v1t~ mercanule,
~ corn cennero p1u avanti, troverebbe forse una maggiore cred161ltta stonca se si ammettesse
l'unic:. Personalmente credo si debba ammettere - che l'attività agricola fosse la prevalente, ma non
11
Ib·d
1 ., p, 95.
396 Giovanni Lorenzoni
quadro ecologico, per cosí di~e, _di una Venezia a1;toctona c~e quasi natur ..
camente si svolge dai paesagg10 lagu~a~e. ~n realt~ quan?o s1_pone in rno·/listi.
to il processo di formazione della cttta d1 Venez1a nell amb1to della p ~en.
. . . t 1
V enetiarum, dalla cesura e defi muva conqms a, ong?b ard a ( 568-69 e 6rovzn .
) cza
fissazione rivoaltina della sede locale ( 809-1 I ), 1_amb1_ente storico cui do11"
alla
far riferimento e quello della società tardo-a1:1t1ca v:1gente nella provinci 1atno
quadro piú ampio dell'impero romano-costantmop<;>ht_an_o. Una società ehª nel
suggerisce cer~<: immagi~i di o~igini n~l senso ap!1onst1co che e familiar:
nostra mentahta · e che c1 offre mvece Il quadro d1 una struttura politica ª
!it
siastica e sociale ben consolidata in tradizionali organismi cittadini 28 • 'ecc1e-
Tali organismi cittadini, trasferiti in laguna, assumevano, dal Punto
di vista del paesaggio architettonico , l'aspetto di veri e propri castr~.
Cito, a questo proposito, Cessi:
Nella laguna trovava ospitalità il sistema castrense, che si diffondeva nella
terraferma. Le isole prendevano figura di castra, di luoghi autonomi, avessero
o no mura. Grado era dotata di alte mura; Bibione era un castrum; un castello
individuava Equilo; castrum era definito Caorle; di castello, i cui resti forse si
appoggiavano al muraglione dei rio dell'arsenale, era dotata Olivolo; un castello
era eretto a Chioggia, uno a Brondolo, un altro era dislocato a Loreo, un altro a
Cavarzere. Tra questi si allogavano le civitates, le urbes, difese o no da mura.
Torcello era una civitas, un grande emporio, non aveva mura, ma era circondata
da una corona di isole, da vici, che assicuravano la sua difesa e delineavano la
sua configurazione urbana. Cittanova nel nome denuncia origine e struttura; e
urbs, cui non facevano difetto opere, che consentirono al tardo annotatore di
assimilado a castrum (Necastrum): e al grado di civitas assurse Malamocco,
quando divento sede dei governo, onore che cedette a Rialto nel trapasso dei
poteri 29 •
Questi centri citati da Cessi (e che non sono tra loro sempre contem-
poranei, nei limiti delle definizioni dello stesso Cessi) si costituiscono
come nuclei fortificati, proprio perché manca un'unitarietà di política;
anzi essi furono spesso in lotta tra loro, determinando stati di tensione,
di guerra vera e propria, di altre migrazioni, questa volta all'interno del
territorio lagunare. Cosí Cessi riassume la situazione:
Un ambiente dunque penoso e convulso, che ospitava aspre lott~, dolo~i
episodi di rappresaglia e di guerra, altre migrazioni, e questa volt~?ª 1so~a,,a iso-
la, sospinte non da aggressioni straniere, ma da odiosità e rancon mternt ·
Lo spostamento dell'autorità locale da Cittanova a Malamocc~ eudel
dei risultati piú appariscenti di tali lotte intestine. Ma, nell'ordin~al
trasferimento di sede di potere, e il successivo, da Malamocco a Ri t~~
quello che segna una svolta decisiva nella storia di Venezia. E per ques
28
CARILE, in CARILE e FEDALTO, Le origini di Venezia cit. pp. 21 -22.
29 CESSI, Politica, economia,
religione cit., p. 96. '
30
lbid. , p. 7 5.
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 397
•menta non e piú sufliciente far riferimento soltanto a lotte inte-
a~ve~\ra Ia fine dei secolo VIII e gli inizi dei IX giocano, per Venezia,
st10~· fattori di política esteta: essa infatti e al centro di scontri diplo-
anc. ei tra franchi e bizantini. Giova ricordare che la maggior parte dei
matf~ghi di provenienza interna, che si erano rifugiati a Rialto, apparte-
pro ano alla classe tribunizia ed etano soprattutto proprietari terrieri 31 •
f:\icchezza dei patrimonio permise loro di svolgere una notevole atti-
vità edilizia.
11 trasferimento Malamocco-Rialto avvenne con l'intervento del mes-
50 imperia~e (bizantino) 1?-rsafi? e nuov~ duca f~. Agnello Parteciaco (o
Partecipaz10). Nel nuovo 1nsed1amento s1costru111 palazzo, sede dei du-
ca e del governo. Alio stesso Agnello spetta, tra l'altro, la fondazione di
taluni monasteri: ne ricordo qui due, di San Zaccaria (pressa il quale
sarà costruita pochi anni dopo la Basílica marciana) e di Sant'Ilario, in
terraferma, approssimativamente nella zona dell'odierna Fusina. Nel-
l'8r9 i duchi Agnello e Giustiniano (padre e figlio) donarono la Cappella
di Sant'Ilario, con le proprietà ad essa connesse, all'abate di San Ser-
volo, al fine di rendere possibile il trasferimento della comunità bene-
dettina dall'isola lagunare nella cappella appunto di Sant'Ilario, di pro-
32
prietà dei duchi •
Annotava Marzemin: «Secando la notizia riportata dal cronista Mat-
teo Corato la prima chiesa dedicata a Sant'Ilario fu fondata da Agnello
Partecipazio nell'anno 784, col titolo di Cappella Ducale» 33 • Agnello di-
venne duca nel1'8 II, pertanto mi pare ben poco attendibile la notizia
riportata da Marzemin, in quanto il 784 e data troppo anticipata per la
fondazione di una cappella «ducale». Se si vuole tener conto del 784,
penso si possa suggerire soltanto questa possibilità interpretativa: che
in tale anno i Parteciaci abbiano fondato una cappella privata - e non
ducale: sarebbe potuta diventare tale solo dopo 1'8 II -, dunque proba-
bilmente una Eigenkirche. I duchi Agnello e Giustiniano Parteciaci nel-
1'8 r9 trasmisero questa loro proprietà ai benedettini di San Servolo 34 , i
quali avrebbero allora cominciato i lavori di fondazione del monastero
0, P~r lo meno, di ingrandimento
del complesso edilizio preesistente; in-
fatti un decennio dopo, nell'829, Giustiniano, dettando il suo testamen-
to, de_cideva che si dovevano usare le pietre di Equilo (Jesolo) di sua
Ptoprietà per portare a termine (compleatur) il monastero di Sant'Ila-

Ib"d
3t
32 e/ ·, PP. II8-19.
3J G ~CEss1, Documenti cit., pp. 71 sgg. . . . ·
1912 · ARZEMIN Le abbazie veneziane dei SS. Ilarzo e Benedetto e dt S. Gregorzo, Venezta
~ P- 53. '
Cfr. CEss1, Documenti cit., pp. 71-75. Per la successiva citazione dell'esenzione cfr. p . 73.
398 Giova nni Loren zoni
rio 35 che qualc he anno dopo appar irà con la dopp ia intitolazio .
t'Ilar' io e San Bene detto . L:at~o d. . 1_ onazi one 1?-º tre J?revedeva , san.
d . ·
1 1 ne d1
zione del mona stero dalla g1unsd1z1o_n_e _del i:atna r~a d1 Grado e d;sen. 1
scovo locale . Di quest o comp lesso ed1hz10 dei secoh VIII-I X non ,, ~ Ve.
sto nulla, s~ noS1_1 hqu~lche f ram1:1~ntohm~s.1vf . d'd .
o 1 ecoraz1?ne pavirncen~
entaa-
e seu1toreo . 1 a 1nvece not1zia e e 1v1 urano sepo1t1 quatt ro d 1
6

.e
Agne llo e Giust inian o Parte ciaci, Pietr o IV Cand iano e Vi tale Cand~chi:
La sepol tura dei primi due e significativa: i due costr uttori del p tªno.
Duca le, di San Zaccaria, ecc. scelse ro come luogo per le loro tornb: ;zzo
t'Ilar io. Perch é? Riten go che si possa tener conto , per motivare
scelta , di quest o fatto: Sant' Ilario rappr esent ava, nonos tante la d ª e
/t·
zione ai mona ci bened ettini , la vecch ia Eigen kirch e della famiglia ~na:
rappr esent anti erano diven uti duchi (per quest o, lo ripeto , l'appe llat:1
di Capp ella Duca le puà essere accet tato, anche se non per il 784). II rico~
nosci ment o dell'e sisten za di una Eigen kirch e e intere ssant e: questo isti-
tuto, come accen nerà piú avant i aprop osito di San Marco, e otcidentale
e legato spess o alla propr ietà -terriera (la propr ietà fondi aria e la fonte
princ ipale di ricchezza per quei tem pi); e perci à una scelta di tradizione
occid entale , e tale scelta avvie ne quasi conte mpor aneam ente agli accordi
franc o-biz antin i ( 8 r o- r 4) 37 , con i quali il ducat o venez iano risultava ap-
parte nere all'am bito bizan tino. Tale ambig uità tra Occid ente e Oriente
non e spora dica per il secolo IX. Anch e la strutt ura amministrativa del
ducat o puà essere defin ita occid entale , anche se il duca era insignito di
titoli digni tari bizan tini 38 •
Tale occid entali smo della prima metà del secol o I X e determinato dal-
la strutt ura della classe al poter e (quel la dei propr ietari fondiari) e non
va, assol utam ente, interp retato - almen o quest a e la mia opinione -,
nell'a zione políti ca, come attegg iamen to filocarolingio: infatt i nel mo-
ment o in cui la chies a venez iana stava per esser e sotto posta all'autorità
del patria rca di Aquil eia, il che avreb be signif icato dipen denza dal Sacro

35
Cfr. CESSI, Documenti cit., pp. 93-99 e specificatamen te p. 98 . Per Sant'Ila
e successivi rifacim enti - cfr., oltre a MARZEMIN, Le abbazie venezia ne cit.:
ri~ - fo nd ª1~~~
e S. Gregor io , a cura di L. Lanfran chi e B. Strina, Venezia 1965; F. FORLAT Ss. Ila_rtO e BsnÍtario
in St oria di Venezia cit., pp. 638-40; per i mosaici pavime ntali I, Da R~a~to ª · ·stiani
P. L. zovATTO , Mosazcz paleocrt
d elle Venezie , Udi!)e s.d ., pp. 164 s~g. . .
36
Cfr. da ultimo, con la relativa b ibliografia, R. POLACCO Marmi . . •stiani dei
Museo A rcheolo gico di V enezia, Roma 1980, schede nn . 20-22' e 24-31. e mosarcz paleocd ' sculrure
piuttos to modest e, opere di artigian i di non alte qualità , ragione per cui Si tratta spessof ~le 5ugge·
r ire ipotesi cronolo giche su dati attendi bili. I noltre non si ha alcun aiuto non e se:npre _aci avi degl\
da notizie sugh se rnette di
anni 1875-83 , infatti la scarsa o nulla scientificità con la quale sono stat
i condott i_no~ ,P~: le anche
con~scere dove _e 3: che li_vello d~ profond it~ si son trovati i reperti oggi
per i framme nu d ~ mosaico 1;>av1mentale . Si veda, su alcuni di questi problem conos~iuu e .~1ir~\,e reee0 •
sione al volume d1 Polacco , m « Arte Veneta », x xxv 1981 pp. 241 -4 2 1, la mi
37 .
CESSI, Política, econom ia, religion e cit ., p. 13'6 . '
JS Ibid. , p . 157.
Vcnezia medievnle, tra Oriente e Occidente 399
! pero i veneziani si opposero, ben decisi a mantenersi indi-
1{011n1110. Dma ra1~ scelta politica nacque, tra l'altro, la prima Basílica di
cntJ.
pl'lld
S111lMt~~~ trn il patriarcato di Aquileia e quello di Grado riguarda an-
111 ~ \ ,1 di Venezia. Il patriarca di Aquileia, Massenzio, fece ogni
st01 '
1 lii ;) riunire

c:ic · patnarcato
sotto un umco · ·
- ovviamente 1·1 suo - anch e
stor~o~pe( suffrntranee del vescovo di Grado e Grado stessa. Nel giugno
k_d!~~es fu con:ocato a ~antova _u? sinodo di ve~covi delle prov_ince ~i
d_tl\ 7Liguria e Venez1e, per d1nmere la questione della duplice es1-
E1111 ~ndei titoli patriarchini. Massenzio riuscí nell'intento di far ricono-
~te~z,~he Grado era soltanto una plebs di Aquileia. Tale deliberazione,
~~e•,ficata dai delegati papali e imperiali (franchi), abolendo !'autonomia
:ítGrado, comportava ?i
fatto_ l'inge~en~a dell'au~orità aquil7iese sulle
chiese Iagunari._La re?z1one dei ve~ez1a111 n~n_fu d1 protesta d1_retta con-
tro la deliberaz~one s1?odale; ma s1 conc~et_o m un atto che d~ fat_t? su-
perava la situaz1one d1 contrasto tra Aqmle1a e Grado, o me~h? p~u che
superare i1 contrasto tendeva ad annullare nel concreto le dec1s1on1 man-
tovane. Alludo al trafugamento del corpo di san Marco e al suo trasporto
aVenezia ad opera di due tribuni, Buono e Rustico. Il significato storico
di questo avvenimento e ben noto: segna l'inizio della mitogenesi mar-
ciana. Massenzio, nel sinodo di Mantova, aveva portato come prova, a
sostegno della sua tesi di unificazione, il fatto che san Marco sarebbe
giunto ad Aquileia, su mandato di san Pietro, per evangelizzare la città:
daqui avrebbe portato a Roma con sé Ermagora, che sarebbe stato fatto
vescovo dallo stesso san Pietro (il condizionale, ovviamente, e mio; nel
testo sinodale si scrive all'indicativo). I veneziani, con il trasporto nella
!oro sede dei corpo di san Marco, affermavano, in modo molto concreto,
che il fondatore della loro chiesa era stato appunto san Marco, che era
passato per le terre lagunari, dove avrebbe avuto il sogno che gli prean-
nunciava la finale dimora in quelle terre 39 •
Il trafugamento avvenne, secando la tradizione, nell'828 e si conclu-
shcon il collocamento dei corpo dell'evangelista nel Palazzo Ducale . 11
1,ªn°rtta
d
e po~r~bbe significare che tutta l'operazione fu portata a termine dai-
política e non da quella ecclesiastica. Cià e avvalorato anche
gil ~tio che la committenza della Basílica che doveva contenere le spo-
e
e e santo ducale. Infatti nell'829 il duca Giustiniano Parteciaco,
i1 I
l testo d li . .
ll e del1berazione dei sinodo di Mantova riportato m CESSI, Documenll. cit. •
p
P. 83.90 s ª e ,
~· ~t rko ~ ,u ª leggenda marciana cfr soprattutto s TRAMONTIN, S. Marco, in s. TRAMONTI N,
1u11 ' · "1usou · dei Santi a ·Venezza,
. Venez~
·a 1p65, PP ·. 43 sgg. e sopra t -
gr r;0 llJl . 54. . ~o e e. CANDIANI, Culto
5
ª· ª
1
relativa. 5 ' e l'EDALTO, in CA RILE e FEDALTO, Le origini di Venez1a ctt., pass,m, con la biblio-
400 Gio van ni Lor enz oni

ne1 suo tes tam en t o , affidava alia mo


40
gli
. . ed'l'im pre sa di co str uir e una chi
. d'
sa 1n on ore 1 san Ma rco ne l ter nto no 1 an zaccari·a: c1o
S • ,e nel 1 e-
de ll'a ttu ale Basílica. uog0
Sa n Marco nacque come Basílica de
l Pa laz zo Du c~ le, sul~a cui strut-
tur a originale giova spe nd ere qualc
~e paro~a. E da dir e sub ito che non
ci sono res ti né si ha nn o document1
de l pn mo _P ala zzo J?ucale. L'unico
res to di un mo nu me nto antico po tre
bb e ess ere il tra tto di mu rat ura , del-
lo spessore di circa du e me tri , esi ste
nte tra la_Porta_ dell~ Ca rta e l' Arco
Fo sca ri del l'at tua le palazzo. Pu rtr op
po st1
sufficientemente qualificanti pe r un a ques~l p~ ch i re no n ~embrano
determ~naz1one crono_log1ca, anche
pe rch é si dev e ten er co nto di un u~o
m~ lto diffuso .ª Venez~a, ~ 1:on solo
a Venezia di reimpiegare il ma ter ial
e d1 pre ced en tl costruz1on1. E, pero
un da to di
fat to che la str utt ura di qu est o tra tto
di mu ro e diversa d~
qu ell a di tut to il resto de l palazzo att
ua le. Po tre bb ero ess ere i resti di un
castrum tardoantico.
La cosa non stupisce - scrisse For lati
var ono nel secolo vr a dov er dif end - se si rico rda che i Bizantini si
ere il lito ral e ven eto app ena riconqu tro-
ai Go ti e di nuo vo per ico lan te per istato
l'in
retr ote rra : e nat ura le abb ian o pç:nsa vas ion e dei Lo ngo bar di già padroni del
to
gic am ent e imp ort ant i valendosi di cos a erig ere ope ra di dif esa in pun ti strate-
tru tto ri del luo go anc ora ma est ri del
nic a rom ana 41 • la tec•
Pe ro, se si riflette sul l'ip ote si di Ca
rile sul la sit uaz ion e lagunare ai
tem pi di Cassiodoro, no n si pu õ esc
ludere la po ssi bil ità che già prima
del l'in vas ion e lon go bar da del ret rot
err a ve ne to si fosse costituito nella
stessa zona lagunare un sistema di
difesa: no n e pe rta nto da escludere
a priori la possibilità dell'esistenza
di un castrum rom an o - o meglio,
tar do rom an o - anche nel luogo ov e
sar eb be po i sta to co str uit o il primo
Palazzo Ducale. Pu rtr op po no n po
ssediamo ele me nti conoscitivi suffi-
cie nti pe r sufiragare qu est a ipo tes i,
che rim an e, co me ho appena scritto,
sol tan to un a possibilità; come no n
e da esc lud ere ch eq ue i res ti, cui ho
fat to cen no , appart~ngano agli inizi
de l
Du cal e, fatto-costruire da Agnello Pa secolo IX, cioe al pri mo Palazzo
rte cia co.
9u es t? probabilm~nte eb be la for ma
la t1pol<:>g1a, pe r esemp10, de l Palazzo de l palazzo-castrum , second~
di Di ocl ezi ano di Spalato, co1: t ~rr i
angolar1. No no sta nte la mancanza di
no tiz ie e l'in cer tez za di repertl s1cu-
rame~te_ att rib uib i~ a~ s~colo IX, e for
se po ssi bil e av ere un 'id ea delle ($-
:atter1st1che ~ssenz~ali ~19ue~ta pri ma
im po rta nte sed e de l potere ducale
1n zon a realt1na: s1 pu o 1pot1zzare,
tra l'a ltr o, la pre sen za, nel pal aZZO-
•o
41 CES SI, Docu
me_ntt. Clt.,
. pp.
93-9 9.
Da Rzalto a S. Ilar io cit., p . 63? .
FOR .LAT I,

i d
Venezia medievale, tra Oriente e Occidentc 40 1

llo nel suo complesso, di almeno tre torri angolari • Un altro fatto 42
ste
d O di nota e' quest ' a1tro.· ehe 1·1 caste11o era c1rcon
ca · d ato da acque. l n
e~f modo per suggerire una sep~ur generica ~icostruzione dei palazzo-
~fstello, ri porto quanto ebbe a scr1vere la Bass1:
Si puo quindi concludere, sulla base delle pochissime testimoni anzc, che il
castello aveva per lo meno tre tor~i, congiunte da muraglie di cinta non altissi-
me, ma robust~, bagnate _da ~an~h s~ ~r_e lat_i e dalla lagu~a su quello meridio-
nale. Dentro v1 erano van ed1fic1, ad1b1t1 a d1mora, ad uffict, a difesa, e vi era la
chiesa; tutte le costruzioni interne erano prevalentemente in legno 43 •
Conviene ora accennare ai vari problemi, o, almeno, ad alcuni di essi,
relativi alia prima edizione della Basilica marciana. Secondo la vecchia
ipütesi di Cattaneo .. questo primo edificio era a pianta longitudinale,
secondo la tipologia piú diffusa delle costruzioni derivanti dalla tradi-
zione ravennate e postravennate : la cosiddetta esarcale 45 • La Basilica sa-
rebbe stata costruita tra il Palazzo Ducale e la chiesa di San Teodoro:
quest'ultima dedicata al primo, presunto, patrono di Venezia, e innal-
zata nella zona dell'attuale piazzetta dei Leoncini. Forlati ha effettuato
in loco alcuni saggi di scavo che non hanno dato esito positivo; cio, tut-
tavia, non esclude la possibilità, come osserva lo stesso Forlati, che lí
sia stata eretta una chiesa:
Raffaele Cattaneo ha supposto, seguendo Giovanni Saccardo che per primo
se ne e occupato, che esso [San Marco] sia stato preceduto [ ...] da una chiesetta
dedicata a san Teodoro eretta dove ora trovasi la Piazzetta dei Leoncini e avente
la forma basilicale propria della terraferma. Pero i saggi di scavo da me condotti
in detta Piazzetta non hanno finara dato conferma sicura, quantunque una sími-
le ipotesi sia stata accettàta anche dall'ultimo importante studioso che se ne e
occupato, il Demus. Del resto non mi nascondo che gli scavi possono anche non
aver dato risultati soddisfacenti perché dopo la demolizione della chiesetta, av-
venuta secondo il cronista Magno nel 1063, al suo posto furono costruiti nuovi
~difi~i, come risulta chiaramente dal dipinto di Gentile Bellini, la Processione
t~ pza:tza San Marco, ora alle Gallerie dell'Accademia. E questi possono aver
distrutto le tracce dell'edificio precedente 46 •
Qui non interessa approfondire chi sia stato questo Teodoro, il cui
nome ecertamente bizantino; si puà solo ricordare che l'esistenza di un
tale patrono veneziano e frutto di leggenda e che per quanto riguarda

42
n. 51 E. BAssr, Appunti per la storia dei Palazzo Ducale di Venezia, in «Critica d'Arte», rx, 1962 ,
4j
44
)i·.J5 p.sgg.3I.e particolarmente pp. 29 sgg.
t .,
4sp CATTANEo,
L' e\~na sintesi
La basilica di San Marco IIStoria architettonica della basilica, Venezia 188r.
'l'tt,;y (con la relativa bibliografi; ) sulla cosiddetta architettura esarcale cfr. s. BET-
ladi~• are ztettura esarcale in «Bollettino del centro internazionale di studi <li architetturn "A. Pal-
46» , VIU, 1966 '
F, FOR L , n. 2 , pp. 179 sgg. . ' . 6
ATr, La basílica di San Marco attraverso i suoi restaurz , 1neste 1 97' , PP, 4.5-4 ·
402 Giovanni Lorenzoni
,d
una chiesa a lui dedicata il primo documento che la menziona
d:I el
976 , Pertanto, essendo dubbia l'esistenza d! una San Teodoro
47

a se.
colo IX sarebbe dei tutto improprio, alme1no ·m questa fase storic ' sug.
· e ipote ·
' si interpretative su11a sua tipo ?gta. . .. ,
gerir
prirna
Dicevo dunque che Catta~eo rrospetto 1~ pos~ibih~a c~e la
San Marco fosse a pianta long1tudm ale: tale 1potes1 fu, m linea1 di Illas.
. h, e tipolo.
s~ma, accettata, se non altro perc e, come appena accenn,ato, ta
ati
g1a ben s'adattava alia tradizione della terraferma dell alto Adri
Forlati, negli anni intorno al '50, compí una serie di scavi ai piedi
di ~t
ni:
cuni pilastri dell'attuale Basílica, giungendo a queste conclusio
no il gran.
Anzitutto ho eseguito uno scavo ai pie~i dei d_ue pilastri che _reggo
de arcone di destra tra l'attuale cupola dell ascens1on~ ~ quell~
d1 San Leonardo·
. s1 sare~ bero dovui;
se mai fosse esistito un primo San Marco a ~arma bas1h~ale'
z1oni non rin.
trovare le fondazioni dell'asserito muro penmetrale. D1 tah fonda
e!o ~se_gu iti degli
venni ~racci~ alcuna, né a destra né ~ s~nistra, ?º~e pure _venn d1 p1etra squa-
assagg1. I p1lastri sorgono da robust1ss1me bas148d1 grand1 mass1
drata di Aurisina, evidentemente nate con essi •
almeno
Da queste osservazioni Forlati concludeva che i pilastri attuali,
seconda
quelli da lui considerati, non sarebbero contariniani (cioe della
strato.
metà del secolo XI), bensí parteciaci: il che non mi sembra dimo
Il fatto che non si siano trovate tracce di fondazioni proprio in vici-
vieta di
nanza di pilastri, pressa i quali furono effettuati gli scavi, non
ele-
ipotizzare la preesistenza di una struttura basilicale, mancando ogni
~ dei
mento sicuro per definire il luogo esatto della possibile costruzion
perime-
muri perimetrali; in secando luogo perché gli eventuali muri
spste-
trali potevano aver avuto fondamenta poco profonde, dovendo
essere
nere soltanto un tetto a capriate lignee, pertanto essi potrebbero'
·pila-
scomparsi in seguito ai lavori successivi. Che poi le fondamenta dei
strare:
stri esaminati da Forlati siano da attribuire al secolo IX e da dimo
si vedano, in ogni modo, queste altre osservazioni su tale problema.
Ag-
giunge Forlati una seconda prova a sostegno della sua tesi:
perimetrali
Di piú, esaminata con cura la tecnica costruttiva di tutti i muri
quota del pavimento
del nastro primo San Marco, cioe di quanto resta sotto la nel fianco s~tten-
attuale, essi hanno dimostrato un identico tipo specialment e
chiesa dei secolo
trionale, che del resto anche Cattaneo attribuisce in parte alia
IX. Queste murature sono infatti formate da matto
ni romani, interi e frammen·
e unit~ co? ~al-
tarii, della c?nsueta misura 0,3~ x o,r 5 x 0,08, disposti in piano Gmsuni~º
ta. [...] Aggmngo un altro particolare: nel suo testam ento il doge
dovev ano usare 1e pie-
Partecipazio dice che per la costruzione di San Marco si

. TRAMONTIN, Jei Santi a


Culto a,
41 Cf~- A. NIERO, S. Teodoro, lil NIERO, MUSOLINO e CANDIANI,
V enezia cit., pp. 91 sgg.
48 FORLATI, La basílica cit., pp. 48-49.
Vcnczia medievale, tra Oriente e Occidente 403

. :E uilo [ ...] che fossero rimaste inutilizzabili in quel monastero di San-


trc di_ -;1 cui cgli volle cssere sepolto. Ora tra queste pietre vi possono essere
f
t'lfar1 \.e rnrdo-antiche [.. .]. Ma vi erano anche, e soprattutto, le pietre usa te
Jc scuf tu dazioni che hanno ancora il taglio proprio della tecnica romana e che si
n_cl_l\aº:0 identiche nella torre_er~tta nello stes~o peri?do a difesa d~ll'Abb_azia
r1_ri.o t'llario sia nelle fondaz1om del Campamle, universalmente riconoscmto
di 5an er'l del ' seco1o IX ◄9 .
come Op '
S eramente potessimo dimostrare che le pietre delle fondazioni dei
. ~rr sono da attribuire, per il taglio, al secolo IX, non si puõ scartare
~!11ª\esi che dette fondazioni risalgano alla costruzione contariniana, per
1Pº ale si sarebbe potuto usufruire del materiale, giacente in loco, che
ª tva essere servito di fondamenta alla eventuale e problematica co-
po ezione basilicale. Per quanto riguarda parte del muro settentrionale,
stru
databile
1 ' 1 h. . d. . .
al seco o IX, non e asso utamente c 1ar_o _se s1a opera 1 re1mp1e-
o di materiale precedentemente usa to, o, se ongmale del secolo IX, qua-
fe rapporto abbia avuto con il resto della struttura architettonica. Se
queste osservazioni mi inducono a ritenere non suflicientemente dimo-
strata l'esistenza di una prima San Marco a pianta accentrata, come l'at-
tuale, certamente esse non portano a dimostrare che il primo edificio fos-
se a pianta basilicale. Nell'ambito delle ipotesi sulla prima San Marco, e
mia opinione che ci si possa muovere esclusivamente su ricerche di or-
dine tipologico. Ciô premesso, ritengo piú probabile che la prima San
Marco avesse forma accentrata, come vuole Forlati, ma non necessaria-
mente di dimensioni analoghe all'attuale. Tale ipotesi si basa sul fatto
che essa nacque come basílica ad corpus, in piú per il corpo di un evan-
gelista, che poteva essere equiparato a un apostolo (basílica Apostolo-
rum): dunque dovrebbe trattarsi di un martyrium, per la cui tipologia
e
la pianta accentrata la piú comune, e facendo rimando all'apostolicità,
e
tra le piante accentrate quella a forma di croce la piú diffusa • Se poi
50

si considera che fu cappella palatina, cio avvalora l'ipotesi che fosse a


51
struttura accentrata • E questa soltanto una possibile ricostruzione - ti-
pologica - della prima San Marco e la si suggerisce come ipotesi di la-
voro. Infatti, una volta proposta tale ipotesi, le considerazioni da farsi
sono numerose. Per esempio, si tratta di un apporto bizantino, come
vuole Forlati SZ, o del risultato della tradizione paleocristiana e poi alto-

: ~b{d., pp. 49-5r.


anttq;e,
l'art
Veneta »
mapy~ia cfr. soprattutto A. GRABAR, Martyrium. Recherches sur !e culte des reliquies et
aris r946; sull'argomento specifico dr. s. BETTINI, Un libra su San Marco, in «Arte
s1 s'. v, r961 ( PP. 263-71.
1
inoltre c& ~apporti tra martyrium e cappella palatina cfr. GRABAR, Martyrium cit., 1, pp. 559 sgg.;
1974, pp · ~ LORENZONI, Monumenti di età carolíngia. Aqui/eia, Cividale, Malles, Münster, Padova
ll . 7 gg.
FORLAT! . p. s.
, La basz·z·zca c1t., 5
404 Giovanni Lorenzoni
medievale svoltasi in loco doe nel territorio veneto? Poiché non .
' sicurezza né la' st:uttura ne" 1 d' . . d_e11'edificio,
· 81
co.
no_scono con e u:~ensioni edif.
fic1le dare una risposta esaur1ente a questo interrogati vo. Ammess .
tra~tasse di una basilica crucifo~me, ~otrebbe essere iliuminant e, peit:~
lun1 aspetti, conoscere quale upo di copertura ~asse stato usato: e
esempio se all'incrocio dei bracci ~'e~a un! auten~1ca cu~ola !n murat~r:
o una pseudocup ola di legno. Se 1 pilastr1 attuali, _esam1n~t1 da Forlati,
sono del secolo 1x, si dovrebbe concludere che ess1 erano 1n funzione di
una cupola autentica; uno xylotroulos non dovrebbe aver avuto bisogno
di pilastri cosí grossi. La presenza di uno xylotroulo s porterebbe an-
che al riferiment o al Santo Sepolcro di Gerusalem me, citato da alcune
fonti 53 • E assai arduo il tentativo di individuar e il significa to preciso del
rimando alia piú famosa costruzion e gerosolom itana: si tratta di un ri-
mando « simbolico » o propriame nte di aspetto tipologico? Ritengo che
una risposta a questo interrogati vo puà essere suggerita generalizzando
il problema. Nel Medioevo - e in molti casi in età carolíngia - sono assai
numerosi gli esempi di edifici che si rifanno al Santo Sepolcro di Geru-
salemme: tali riferimenti sono documenta ti da fonti scritte; ma quando
si voglia passare alia verifica copia-modelio, ci si rende conto che il rap-
porto instaurato e molto approssima tivo. Il problema generale e stato
studiato anni fa da Krautheim er 54 : egli prese in considerazione alcune
costruzion i che rimandava no appunto al Santo Sepolcro ed osservava
che l'aggancio a tale modelio, documenta to dalle fonti , in pratica si ridu-
ceva soltanto a pochi particolari che, evidentem ente, devono essere in-
terpretati come simbolicam ente significativi. Non v'e infatti altra possi-
bilità d'interpret azione, quando si accettino queste osservazio ni, moti-
vate, di Krautheim er :
These copies [del Santo Sepolcro] were built all over Europe from the fifth
to as late as the seventeenth century. Yet although the intention of imitating
the Rotunda of the Holy Sepulchre is expressly stated in many istances, the
buildings vary surprisingly from each other; they are also astonishingly diffe-
rent from the prototype which they mean to follow 55 •
Pertanto all'ampia casistica citata da Krautheim er si puà tranquilla-
mente aggiungere anche la prima Basílica marciana, insistendo sul fatto
che e ammissibi le, al massimo, un rapporto simbolico, anche se riesce

53 Basílica « elegantissime
forme, ad eam similitudinem, quam supra domini Tumuli flieroso·
limis viderat »: cosí un passo della Translatio cit. da TRAMONTI N S Marco cit . p. 56. roal
54 · to an « Iconography
R. KRAUTHEIM ER , I ntro d uctz~n •· ' · Jou
of Medieval Architecture » , 1.n «. EarlY
of t ~e _Warburg_and Courtauld _Inst1tutes», v , 1942, pp. 1 .3 , r ipubblicato in rn., ~tudzes tnte PP· ·
Chrzstzan, Medieval, and Renatssance Art, New York 196 3, pp.
9 11 5 sgg., e specdicataroen
I 16-30.
55 Jbid., p . II7,
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 4o5

. . dividuare i particol ari che possano giustific are il rapp orto stes-
e in· trascuri. la possi·6·1· , h d. .
1 1
d1ri.a:c1 i ita c e uno 1 questt elementi ' o ' al limite '
on s 1
so: ? ossa essere stat a la cop ertu ra lignea a cono
(xylotroulos). 56
parteciaca, Demus
}'unico,:uanto riguarda il modello della San Marco
orum di Costan-
Pe~ ce l'ipotesi che esso sia stat o la basílica Apostol
ste r_notiva.zio~i: la
s~g:e~lt portando a ~uffragi~ ~ella. sua ipotesi. que mop ohta m e lo
un P enza diretta dei Partec1aci dei monumentt cos tantstat o dalle fon ti
conotsc rapporto tra Venezia e Bisanzio nel secolo IX, atte . San
.
o ano ch e alcum mon ume nti venezia
stret icord . . m. (come per esemp10
erat ore d'O rien te.
fe :ria) furono eret ti grazie all'i nter ven to dell 'imp
secolo IX avesse,
T~c ipotesi parte dai presupposto che la Basílica del oni di quella conta-
:no approssimativamente, la forma ele dimensi
1 la fondazione contari-
ª.~ana del secolo XI, cioe dell 'attu ale; e poiché e-
rt?na fu esemplata sull'Apo stolion di Costantinopoli, anch.e la prec
nta lo avre bb e avu to 1o stesso pro toti.po. m10 avviso i·1
A .
dente del seco IX,
comprendere se si fos-
rifaci~ento, totale, contariniano non si potr ebb e
tipologicamente ana-
se concreta to nella realizzazione di una costruzione
fu abb attu ta per fare
loga, informa e in dimensioni, alla precedente, che
posto alia nuova. sibilità che la prim a
Sembra ipotesi piú ragionevole pro spe ttar e la pos
cop ertu ra, all'incrocio
San Marco fosse un martyrium a croce libera, con
piú lim itate dell 'at-
dei bracci, a cupola o a xylotroulos, di dimensioni
ta nel 106 3 per po-
tuale (la chiesa di San Teo dor o sarebbe stat a abb attu
sarebbe stat o neces-
ter costruire la nuova Basílica contariniana: cio non
to le dimensioni della
sario fare se la San Marco del secolo XI avesse avu
tem po - San Teo dor o,
precedente, che almeno per un cert o perí odo di
ebb e accanto app unt o
come si egià notato, e doc ume ntat a nel secolo x-
- ipotizzata - cu-
la chiesa di San Teodoro). Nel vano centrale, sott o la
Cat tane o e piú recen-
pola di questo martyrium, si apriv a la cripta. Già
nel riconoscere in una
temente Demus, Bettini e For lati sono concordi
dei secolo I X e, secan-
parte dell'attuale crip ta marciana i rest i di quella
e carolinge. Cer tam en-
do Bettini , quest 'ultima rim and ereb be a tipologi
57

cide ntal i» e rimand a


te la presenza della crip ta indu ce a rife rim enti «oc
hoprattutto al culto delle reli quie . Me ntre gli hero
a anti chie tard oan tich i
ito il Mauso-
ann? ta~ora un vano sott erra neo (esempio típico in pro pos mo di Spa-
1
Ieo di D1ocleziano nel suo palazzo pres sa Salona,
e ora Duo
e ra : il sarcofago dov eva
tato), q~esto vano non util izza to per la sep oltu
rra. Nel l'uso cris tiano,
rovars1 ben visibile entr o la cos truz ione sop rate
16
ington (D.C.) 1960 , p. 67.
s; ~~~~ usU, Th~ Chu:ch of San Marco in Venice, Wash
Nr, n l1bro cit.
406 Giovan ni Lorenz oni
la cripta divent a luogo riserv ato al culto dell': reliqu ie; ed e in età e
língia che fiorisce la tenden za a struttu rare cripte molto complesse :ro.
ticola te· e in qualch e misura anche quella del secolo IX di San M ar.
rientr a ~ell'am bito di questa tenden za. Pertan to se la tipolo gia del arco
tyrium e diffus a sia nella parte occide ntale sia nella parte orientaltndar.
vecch io imper o roman o, la presen za dll .. d e el
e a cripta nman a a protot ipi _
cident ali piú che bizant ini. 0c
Un'alt ra osserv azione non va :rascu rata: la p~esen_za ~n San Marco di
scultu re cosidd ette carolín ge puo ~vere un pree1so s1g?1ficato. L'agget-
tivo carolí ngio~ quant o mai generi co, va pertan to spec1ficato. S'intend
qui far riferim ento alla diffusi one di una tipolo gia figura tiva, a intrecci~
vimin eo, che occup a presso ché totalm ente l'area del piano decorato, in
una sorta di horror vacui ; ma e da aggiun gere anche che tale infreccio
si realizz a secand o modul i compo sitivi che si ripeto no in costante ana-
logia, sugge rendo un senso di chiare zza compo sitiva. Const ato un fatto:
essa, tipolo gia, e presen te in età carolín gia anche nella terrafe rma veneta,
cioe nelle zone occup ate dai franch i, in modo talme nte perent orio' e ge-
nerali zzato da poterl a definire propri ament e carolí ngia e pertan to•inse-
rire nell'am bito occide ntale. A Venez ia, e precis ament e in San Marco e
nel chiost ro-mu seo di Sant' Apollo nia ( dove da qualch e anno sono de-
positate alcune opere proven ienti da San Marco ) , e presen te una serie
di plutei e di framm enti sculto rei che si inseris cono bene nella classe di
283 opere alie qualí si e appen a accenn ato. Intend o,
per San M arco, i plutei
pubbl ícati da Zulían i che dovett ero far parte dell'ap parato decorativo
58
,

della San Marco del secolo IX e che manif estano chiara mente il legame
cultur ale con la terraferma carolín gia.
Ho cosí propo sto un altro eleme nto «occid entale », questa volta nel-
l'amb ito della tiP.ologia figura tiva sculto rea. E, nella ricerca dei varicoef-
ficient i cultur alí che contri buiron o a defini re la prima San Marco, ne_v~
I
1
tenuto presen te un altro: secand o Demu s la San M arco dei Parteciaci
59

si riallac cia all'isti tuto della Eigen kirche , istitut o di estrazione senz'altro
occide ntale.
Dopo quant o s'e qui scritto , mi sembr a che in un calcolo statistic~,
gli eleme nti occide ntali abbian o la preval enza 'su quelli orientali, dfil ~
bi, o , per lo meno, proble matici . Ma come si puo spiega re questo << . º.
occide ntalis mo» con la polític a di stretto rappo r to d ei duchi venezia~
con Costa ntinop oli? Il trattat o franco -bizan tino dell'8 r4 riconoscev

s8
F . ZULIANI , I marm z·d·z_s an M arco, Venezia s .d . (m a f 78-93·
59
DEMU S , T he Cburch clt., p. 45. 1971 ) , figg. 49-70; e r . P P·
.d
Ven ezia med ieva le, tra Ori ent e e O cc1 ente 40 7
eziani si me tte vano a1 s1c .
ezia pro vín cia biz ant inali. Co nCcià i ven . . uro
Ven . ·1 · . on G1 ~st1ni ano Par tec iac o, nel l'82 4,
da poss 1?1 1 mg ere nze car ~ nge :
rati fica dec enn ale dei pat tl franco -b1zantini , si· 1·nsi·st eva su1 carat-
ne11 ª prov1n d" V
. • b'1zant1•na 1 enezia · ma cio' no n s1g. · n1'fi ca ch e f osse
d i cia . '
cere
nta la ten•1den· zafi aut· ono•1mi sta del la .cit tà lagunare • E qu ando, per op-
sp e . pro pri o il mo num ent o archi-
ad Aq ui <:ia , or1 sce i _mi to _m arc ian o,
porsi
nico ma rcia ~o seg na _s1 ~bo hca m_ e:1 te l'ad esi one a una cul tur a occi-
retto 1n un ra~ ato gioco di equilibri
den tal~ ! val e ª ~ir e car ohn ~ia : qua s!
che sara il mo tiv o dom ina nte
instabili, tra On ent e e Occ1dente, g1oco
dentale pot reb be dun que essere
della política del duc ato . ~a sce~t~ fi!occi
le due gra ndi potenze del mo-
interpretata come_ scelta ~1 equ1hbr_10 ~ra
biz ant ina , di fro nte ai bizantiní
mento: rispetto a~ franch1 era pr?v1nc1a
_sfffatto pot reb be essere ípo tes i
era di cul_tu:a occ1dentale. Un d1scorso
piú vero~umle se suffragat~ da pro v~
~1~ ,concrete; no n posso, inf att i,
1hta: che la scelta dei motivi oc-
esiroernll dal pre sen tar e un alt ra poss1b
tur ale del tem po e del luogo vi-
cidentali rientri in un gen eri co gus to cul
itic he.
cino, senza motivazioni pre tta me nte pol
Ma v'e pur e una ter za mo tiv azi one , per
la qua le dev o pro por re qual-
La scelta ope rat a dalla cor te ca-
che osservazione di ord ine piú gen era le.
ess a pu à rie ntr are nel con tes to
rolina della tipologia che qu i ora c'in ter
l 78 7 a Nicea si ten ne il Conci-
della questione delle im ma gin i sacre. Ne
re deciso nel 7 5 4 . Ca rio co-
lio che abrogà il di vie to del le im ma gin i sac
Nic ea att rav ers o un a tra duz ion e
nobbe le deliberazioni del Co nci lio di
nd ere pos izio ne con tro le deci-
non certo per fet ta, che gli per mi se di pre
i nice ne e fec e scr ive re i cos idd ett i Lib ri Carolini, che sem bra no at-
sion
a Bisanzio, anc he att rav ers o il
testare lo sforzo del re fra nco di op po rsi
i sac re. La sce lta figurativa, che,
disaccordo sul pro ble ma del le im ma gin
and o a «ic ono gra fie », po tre bb e
come ho accennato, rifi uta qua lsia si rim
iam ent o.
configurarsi come ris ult ato di tal e att egg
e ipo tes i di lav oro , tra scelta
Questo legame, sug ger ito sol tan to com
po tre bb e rip res ent ars i nel mo~
figurativa e pro ble ma del l'ic on od ast ia,
ezi ani di tal e ti?olog~a. I ~u chi
ment~ dell'acquisizione da pa rte dei ven
ci con la cor te 1mpena~e bizan-
~eneziani avevano str ett i rap po rti po liti
, pre sso la qua le era em ers a un a m agg ior anz a di po ter e filo icon~cla-
tt?a
st1~ª (Concilio di Co sta nti no po li del l
'8 15 ): pe rta nto la scelt~ ven ezi ana
re dip esa anc he da l fat to che tal e tip olo gia figura tiv a, pu ~ ~s-
Puo esse 1·1, b ene s1· ad att ava alia poh tica
send o d"1 · ·
ine e di sio- n ific ato occ ide nta
· ocI orig
icon . o .
N ªst1ca della corte bizan tina . ind terp reta-
rop ost e ass ai lab ili di
%ion on v'e dub bio che q ues te sian o p f d . te ten en o con to
e, lha per que sto no n indegn e d i ess ere ap pro on 1 '
408 Giovanni Lorenzon i

che le tre possibilí tà qui proposte non necessar iamente sono in e ·


p~sizion e tra loro. Ribadisc o qui quanto ebbi già modo di scrive:~trap.
L'accoglim ento, dunque, di_ ta~e struttu~a figurativ~ a V~nezia negli an . . '
torno all'829, potrebbe essere tl risultato d1 un tentativo d1 reperire al nt 1!1·
mondo una struttura figurativa di origine occidenta le, che pero non si
alle direttive costantino politane 60 • 0
neva
10 l;Pr
La costruzi one del Palazzo Ducale con l'anness a Cappella Palati
( San Marco) in zona rivoaltin a puà essere assunta a símbolo di una nun~
va situazion e storica: segna l'inizio del processo di centralizzazione d~l
potere della nuova - e definitiva - sede. Se e lecito parlare della nascita
non di Venezia ma di una federazione di centri venezian i, coo il período
carolíng io si avvia appunto il processo di centralizzazione che tende a
costituir e uno stato piú unitario: e appunto Palazzo Ducale e San Marco
sono i simboli del processo intrapres o. Cessi ha bene messo in evidenza
questo fenomen o:
Rialto, che era diventato attivissim o quartiere di concentra zione, arricchito
da rapido incremen to demografico, aveva esteso la sua forza espansiva e con me-
todica azione aveva avvicinato e collegato al nucleo primigeni o le isole conter-
mini, Olivolo, Luprio, le Gemini, Dorsodur o, Spinalong a, preconizz ando la ci-
vitas 61 ;

e ancora:
II riflusso demografico del gruppo delle isole realtine, aveva aiutato come
inevitabil e conseguenza il concentra mento político in Rialto, assurto a naturale
convegno dell'universus populus Venetiaru m. Tribuni e primati delle isole ~el
gruppo realtino convenne ro in Rialto nel palatium, accentran do in esso la v1ta
isolana, e nell'unific ato nucleo si riassorbí la funzione política dianzi dispe~sa
nelle comunità periferiche. Automati camente risulto limitata in misura maggio-
re o minore la loro partecípaz ione alla vita política del ducato e diminuita la
loro autonomi a, da Torcello a Malamocco, a Equilo 62 •

E verso la fine del secolo, il IX, il nucleo realtino trovo una nuova si-
s temazion e urbana: anche se, ancora una volta, e impossibile verificare
in loco una tale ristruttu razione, e pertanto le misure e il sign~ficato
tico di essa; le fonti ci permetto no di ricordar e appunto che, 1ntorno
P~:
1'897, si cominci à ad edificare una città, presso Rialto 63 • ._
L'età carolíngia e di notevole importan za per la situazione eco~otnla
ca: in essa infatti prende sviluppo una nuova attività, che sarà P01 un
60 G. LORENZONI, · ini ái
Aspetti altomedioev ali a Venezia, in Symposium italo-polacc(!- Le/ '': . x48·
Vene:da. Problemi esperiem,e proposte (Venezia, 28 febbraio. 2 marzo 1980) , Venezia 19 l ,
61 CESSI,
Politica, economia, religione cit., p . 183 .
62
lbid.
63
lbid., p . 194.
Venezia medieva le, tra Oriente e Occiden te

. ipali per !'economia veneziana. E infatti nel secolo IX che e


64

delle111princta una vera e propria flotta e militare e mercantile '• e ' paral-
enta . .
Jocu allo sviluppo mercantde per via mare, emerge anche quello
1eia111~nterrestre: Venezia, cioe, tende a diventare il ponte dei rapporti
via te . .d 65

pe:, 111erciali tra Oriente ~ 0 cc1 ente : I . d _


c0 ll sviluppo econom1co-commerc1a e cornspon e uno sv11uppo ur-
11
'

~ . 0 come si e già notato, per la zona rivoaltina: mad. non esclusi


0 -
ban1st1cte 'in essa; e anche per quanto r1guar. 1·
da 1·1 processo 1 centra 1zza-
v~mendel potere nella stessa zona, si deve parlare, giova ripeterlo, solo
21.º~~zio di processo. Un esempio, a prova di tale affermazione, viene
10
di to ancora una volta, da Torcel lo. Negli scavi eseguiti negli anni
.6
otl:r 2 dalla missione polacca si sono trovati (nella zona prossima alla
66

1 9 ilica) un denaro di Cario Magno della Zecca di Milano e un dirham


asbo della fine della II Egira (secoli VIII-IX ). E importante notare che
araeste due monete assai probabilmente si trovavano originariamente in
q~ unico sacchetto , e tale ritrovamento puo essere interpretato come
67

~!emento significante della nuova situazione economica maturatasi ap-


punto nel secolo IX. Anche a Torcello dunque doveva essere avviato il
processo di ristrutturazione dell'economia, che da prettamente agrícola
passava a co~merciale. Cond~vi~o, pu~ c?n qualc?e riserva, le conclu-
sioni alle quali sono pervenutl gh stud1os1 polaccht:
Nei secoli VIII-IX !'isola di Torcello va lentame nte perdend o, come le altre
della laguna, il suo caratter e esclusivamente rurale e acquista l'aspetto di un
centro di abitazione, dotato di mercato che sarà68definito da Costant ino Porfiro-
genito (secolo x) emporion mega dell'Adr iatico •

Anche Torcello, dunque, nei secoli IX ex, dovette partecipare al rin-


novamento economico in direzione mercantile e godette di un certo pre-

E 9uesta l'opinione di R. Cessi (ibid., p. 1.56), che mi sembra sufficientemente documentata,


64
9) che
~entre _m1_pare piú generica l'affermazione di F. C. Lane (Storia di Venezia, Torino 1978, p.
1ven_ezErani prima dell'anno 1000 avrebbero avuto un «ruolo [ ...] relativamente passivo » nei com-
merc1 st-Ovest
, '
65
un'ec-
ce . «~ afilus_so dei mercanti stranieri [in Venezia], provenienti dai continente, non era piú
L.~J°r• SI che ti c~mpendio di prodotti orientali portat_
attesta Eginardo , che
i nei
ven1vano
m~rcati
d1
dei
_Iontano
regn?
~on_ 1
destasse
!oro
m~ra~igli
cavalh ~ 1
a.
lor?
catri 0rano _m~rcantt! sec~>ndo
loc~lt!
Per tra~ri.1 ~1 merct e g1unti ai Iimitare della laguna ~da~ano _1 loro canch1 at tr~ghettant!
1 s ln questa tecn1ca s_1 delt~eava no la evol~z!on e deg~1 ~lt1m1
cinquant~: rl( u_I mer~ato_lagunare. [. ..]
fico co . nni e ti rap1do mcremento dell'economia mercanttle, altmentat a da stab1lt correntt d1 traf-
ntrnental I · oltre » · economia
( CES SI , p ot·zttca, · , ret·z-
&ione c't e, a cu1 meta era il porto adriatico e non
66 e·· P. 156).
61 rl~:iLECIEJEWICZ,283.TABACZYNSKA e TABACZYNSKI, Torcello cit.
68 Cfr ·,. PP. 272 e
a una
lllercantile ·,1~1d;, p. 289. Questa situazione di Torcello che passa da un'economia agrícola
00 ta 26 s· e elrneata in modo forse troppo schematico Come ho avuto occasione di accennare alla
1 tratta
stenza di' eco · · ·1 h
i se~ondo me, di prevalenza di un tipo di economia, 1 c e non
esc Iude Ia coes1-
·
nomre d1verse, pur a differenti livelli di rilevanza.
410 Giova nni Loren zoni
stigi o, come d attes ta l'in1p erato re bizan tino Cost ant ino VII Po
f
nito: il che comp orta, . sul pia_no dell_o svi~uppo u r~-~n<:-' 1'ipote si d~c1
la avess~ un paes~gg10 arch1t~tton1_co ~1 ~1~a ce1 tLt 1tlcvan~a. Anch
'i~~e-
dunq ue e avv1ato 11 proce sso d1 centr abzzaz1one del pote re 1n Ri·tl /º·
se
cora nei secoli IX ex Torc ello si prese ntav a come un centr o mer < to 'lt"l
· . ' <. -
impo rtant e; sarà solo verso 1a fi ne d e1 seco1o x e g]1· 1n1zt
· · · d. ell'xr che
canttl
T e
cello perd erà ques ta sua prero gativ a economico-comn1crciale, a
van ·~t-
gio di Rialt o, dive ntan do a sua volta sopr attut to centr o religioso.
La tag.
perta di una zona cimit erial e comp resa tra la Catte drale e Santa
Fo:c~-
datab ile agli inizi del secolo XI, e nata nella zona del n1ercato, potreb
bt,
significare la fine della rilev anza com1nerciale dell'i sola, co1ne, credo
co1~
retta men te, prop ongo no gli studi osi polac chi:
11 termi nus post quem del cimit ero e fissato dalla crono logia delle
ivi rinve nute. Semb ra, tuttav ia, che le prime tombe ( o, almen o monet
quelle della se~
conda fase) risalg ano alla fine del x - inizi XI secolo e corr.ispond
ano cronologi-
came nte alla costru zione della chiesa di Santa Fosca . Poich é nei
primi anni del
secolo XI furon o anche effett uate dal vesco vo Orso Orseo lo innov
azioni nelle
basili che di Santa Maria e presso ché conte mpor aneam ente fu
elevat a la torre
camp anaria , semb ra evide nte che alia fine del x - inizi XI secolo
i1 centro storico
di Torce llo abbia acqui stato un aspet to comp letam ente nuovo , anche
per l'allar-
game nto in quel perío do dell'a rea dietro la catted rale. Ques ti
mutam enti bene
si accor dano con l'anda mento gener ale dello svilup po dell'is ola
attest ato dalle
fonti scritt e: Torce llo, cioe, va lentam ente perde ndo il caratt ere
commerciale a
vanta ggio di Rialto e acqui sta, in comp enso, l'aspe tto di un centr
o religioso 69 •
Non c'e dubb io, dunq ue, che Torc ello nel secolo rx e nel successivo
abbi a avut o un'im porta nza notev ole sul pian o econon1ico, il che,
come
già osser vato, dovr ebbe essersi riflesso sulla strut tura urba na, che
tutta-
via non ci e nota . E prob abile che nel secolo IX si sia posto mano
ad un
resta uro della Catte drale : il Lore nzett i avan zà l'ipo tesi che il passo
della
cron aca di Giov anni Diac ono («ecclesia Sanc te Dei Geni tricis et
Virgi-
69
I bid., p . 290. Per quanto ri guarda Torcel lo nel secolo x ,
propos ta di Cracco (in CRACCO RUGGIN I e CRACCO, Changing Fortungiova tener presen te una recent1
es cit.). Egli prende )e _mo se d/a
volum e di Toube rt (P. TOUBE RT, Les structures du Latium médiév
Sabine du rx• siecle à la fin du x11•, Roma 1973) la cui tesi « is focusse al. Le Latium mérrdzone e\ • 1
d on the "revolu tion _caS tª e_
ar "incas tellam ento", that is the gather ing into castra during
viousl y spread throug hout the countr yside, brough t abou t by
· Fortune s ·
the x 1
" centur y of a popubition
the landlo rs' interve ntion [ ...] » (CRlla
P:~-
co RUGGI~I e CR~cc o, ehqngzng c1t., p . 462), per pai ricono scere un fenomeno_ d'1 · caste ·
menta ne1 centn lagunan, n~l secolo x, parten do dall'es ame di C' .
I talie seu Veneti arum, apphca ndo cosí la tesi di Toube rt all'are
. t h at we can,
fonti come la citata Orzgo
a venezi ana («Wha t I wou [ ·i,·J.
'td'\ug·
1 111111

gest he re 1s to some extent , apply Tou bert 's thesis .


p . 474]) . Sono, person alment e, perplesso di fronte alla pur origina to the Venet1 an areast ... » l ·I, ' c,>1·'
lega Cracco : a me sembra non del tutto sicuro che i riferim enti le e interes sante propo ª. \~ reln·
tivi alla situazi one del secolo x. Cessi, ad esemp io come ho sopra tratti dall'Or igo debbano es~~ te dei·
1~ laguna a~bi_a no p~eso l'_as_pet~o di ca_s~ra da te~p~ piú remoti
accenn ato ritiene che 1e 1~~on ,ni
n sulta che 1 nsulta tl degli scav1 esegm tl dalla m1ss1one polacc del seco lo -lc e, ~~pratw 1:,?,;,0 di un
fenom eno di incaste llamen to nello stesso secolo x. a abbian o dato es1t1 a s0 st "

rema .,-iS:i:s"fs;'.;ãJ5v:::
Venezia rnedievale, tra Oriente e Occidente 4II

. que vetustate pene consupta manebat, a Marini Patrici filiis


11 is M~~(; est» 1º) si debba attribuire alla Cattedrale torcellana. Tale
consohrd ~ento» dovrebbe riferirsi al vescovado di Adeodato II, tra
«canso ,;67 secondo Ia testimonianza dello stesso Giovanni Diacono.
1
1'~64 e nto piú cospicuo potrebbe essere stato quello relativo alla zona
L'lD:rveiale: costruzione della piccola cripta anulare (senza Ia calotta
pres 1;ere la relativa piccola abside esorbitante dalla grande abside) con
~ent~a:ento del piano de~ ~resbiterio e rifacimento dell'a~s,ide centr~Ie,
1nna ebbe da riconoscers11n quella attuale (senza, come s1 e detto, l ab-
sr
c~~ della cripta) almeno fino a una certa altezza. Alio stesso momento
sidio ~be risalire il rifacimento del pavimento della navata: i pochi fram-
potret. musivi che ancor oggi si vedono, al di sotto Idi circaN trenta centi-
. . aI seco o IX. on mancano
men il dall'attuale, possono essere attn'b u1t1
1u

m~t:lementi scultorei attribuibili allo stesso período: alcuni frammenti


po~ e là sulle murature e soprattutto gli stipiti del portale maggiore, che 284
d~cheggiano motivi oc~i~en!ali, %eneri~amente car~Iingi, e che vann? in~
terpretati come esemp1 di d1~us10~e di cult~ra ~cc1de?t~l~, alla pan de1
manufatti di San Marco e d1 Sant Apolloma, a1 quah s1 e fatto cenno.
Questi stipit! sono d! riport~, ~ertame~te eseguiti n?n per I'att~ale de-
stinazione; s1 tratta, m quals1as1 caso, d1 opere veneziane, da aggmng ere
11

appunto al gruppo già esaminato trattando della Basílica marciana •

II secolo x e caratterizzato dalla grande crisi italica: Venezia solo


marginalmente risente di tale situazione. Anche se puà apparire irrile-
vante puntare su un unico evento disastroso per la storia «artística» di
Venezia, giova insistere, a mio avviso, su tale fatto. Nel 976 buona parte
della zona rivoaltina venne incendiata. La rivolta popolare, che si con-
cluse proprio con I'incendio del centro di potere, Palazzo Ducale e San
~arco con Ia zona adiacente, fu il risultato di un lungo processo político,
1
m~e_rniato sulla figura di Pietro IV Candiano. Questi favorí una scelta
po~t,ca «continentale» (e assai sintomatico, in proposito, i1 fatto che
egh avesse abbandonato la moglie Giovanna relegata in un monastero
re,rWaldrada, sorella di Ugo marchese di To~cana): ma addurre tale po~
M
:::ca ~otiv? dei risentimento popolare sarebbe limitazione ingiustifi-
conªi, º. t_o ptú complessi furono i motivi della rivolta, che si conduse
drad uccisione di Pietro IV Candiano e del suo figlioletto, avuto da Wal-
cato :1tn ntre tentava di fuggire dal palazzo incendiato; i1 fuoco appic-
1
pa azzo e a San Marco si estese su un'area abbastanza grande: piú
lo
71 M. BRlJNEtt r T .
Cfr. R. POLAc~ orcel!o, m Storia di Venezia cit., p. 603. .
o, Sculture paleocristiane e altomedievali di Torcello , Trev1s0 1975, PP- 45·47,
412 Giovanni Lorenzoni

di· trecento case furono dº1stru tte, case ' pro bab ilm ent e anc
1egno 72 . ' ora tutte di
E assai probabile che il fuoco abb'ia tro f ·1
v~~o aci ~ esc ~ nelle case d'
legno , mentre nel Palazzo Duc~le e
nella Basihca abbia cmnvolto solo ~
Part i lignee cioe per quanto ng uar da San Marc~, la pa rte alta (atn 1
so che ci fos' se un' o xylotrou l os ): e' tn
~er t 0 , m.
· ogn1 mo do h · d
. . .' e e 1 ue prin es..
cipali edifici ducali non ebbero a.sub1re dan ni gra
vissim1. Ne fanno te •
monianza Giovanni Diacono e altre f · d 11
ont1, .ª e qu ali 81. ~~i·nce che l'opstie.·
ra successiva all'incendio fu sopratt
ut_to d1 restau~o, piu_che di rifad.
me nto totale (tale op era va ascritta
agh Orseolo, e in partlcolare al duca
Pie tro I). Scrisse Demus:
Th e terms redintegrare, redifichar
, reparare, res taurare, complere, seem to
indicate tha t the wo rk clone byOrseoli was, more or less, a restora
original church and not a complete tion of the
rebuilding (reparavit, ubi combusta
erat) n.
Un 'al tra prova portata da Demus 74
dagli Orseolo e fu realizzata ent ro
e questa: l'opera fu sovvenzionata
due anni, du nq ue no n dovette trat-
tar si di grandi lavori, pertanto eda
escludere che le str utt ure fondamen-
tali degli edifici ducali siano state gra
ndemente danneggiate.
Sulla base di queste osservazioni, a
mio avviso motivate, si puo con-
cludere che la seconda San Marco
no n abbia rappresentat o una nuova
edizione della Basílica, quanto a str
utt ura di fondo, ma solo un grande
restauro, che certamente coinvolse
anche l'ap par ato decorativo. A que-
sto proposito condivido quanto ebb
e a scrivere Zuliani:
I radicali restauri dell'Orseolo, dop
o l'incendio del 976, furono anche
tes to per un completo rinnovo del pre-
l'arredo scolpito: sulle pareti, este
tern e, dovevano correre lunghi freg rne ed in-
i in terracotta o in pie tra con la fau
stica intrecciata al riscoperto tralcio na fanta-
classico; ven ner o tolte o messe in
piano le lastre ad intreccio vimine secando
o, me ntr e importanza essenziale assu
lastre bizantine a fettucc ia e le loro mono le
prime repliche veneziane. 11 gusto
dun que , si rivolge ai moduli orie nta muta,
leggianti di questa fase dell'ar te biza
ma già traspaiono indicazioni verso ntina,
quel deciso «re vival» paleocristian
ver à la sua qualificazione piú organi o che tro-
ca nel l'ambito della basílica contari
alla fine del secolo xr •
75 niana,

Se il restauro della str utt ura edilizi


a della Basílica si concluse entro
du e anni, e probabile che tale arco
di tempo no n sia stato sufliciente per
la realizzazione di tut to l'ap par ato dec
orativo, cui si eappena accennato,
72
Sull a política di Piet ro IV Can dian
Politica, economia, religione cit ., pp. o e sulle motivazioni della rivolta
209 sgg. Per la notizia dell
con tro di lui d r. ~ESSI,
dio cfr. ibid. , p. 2 17. e trecento case distrutte dall'mcen·
73 DEM
US, The Church cit., p , 69.
74
Ibid., pp. 69-70.
75
ZULIANI, I marmi cit., p . 39.
Vene zia medi evale , tra Orie nte e Occi dent e 413
corri-
ale realizzazione si puo pen sare gene rica men te ai perí odo
per ld qute agli ultimi anni dei secolo x .
lo successivo,
sp00i efunge cosí all~ fine dei secolo x e _all'~1:izio del s_ec?note
t
S puõ essere nco rdat o per una serie d11ntervent1 d1
vole rile-
ro I Or-
rxr, e Ucciso nel 976 Piet ro IV Can dian o, il nuo vo duca Pietficaz ione
vant· he governo per brev e tem po (976 -78) , cerco la riappaci
e del Pa-
seot eimi e come si e già nota to, com miss iono la rico stru zion
duc ato di Vita le
deg ~ucale' e della Basílica mar cian a. Dop o il brev e
1
nne duca
]azzd.1 no (9 78-7 9) e quel lo di Trib uno Men io (979 -91) , dive
C~n ª11 Orseolo (991 -100 9), figlio di Piet ro I.
p1etro sua vita
dove re della
II secondo Orse olo - scrisse Cess i - sentí , come prim o
ca a Orie nte e a Occi-
lítica impellenti bisog ni di una larga azione diplo mati
ano per una migl iore
rnte: ;iallacciare i cont atti con il gove rno costa ntino polit
stati m~d iterr anei ~ar~-
r:golazione degli_sc~mbi, norm alizz are i rapp orti con gli sse dai prec eden u d1-
eni Ie cui relaz1on1 eran o state note volm ente comp rome
con la corte occid ental e,
~ietÍ- parallelamente dispe rdere !'equ ivoc o nei76 rapp orti
sopr;vvissuto alia mort e del seco ndo Otto ne •
e polí tica di
Accenno ad alcuni fatti che poss ono esemplificare la posi zion
e l'im pero
Pietro II Orseolo. Nel 992 si rinn ovav ano i patt i tra Venezia
giov ane Otto -
d'0ccidente, con giov ame nto per i veneziani. Nel 996 il
pres e con tatto
ne III, nella sua discesa in Itali a, attra vers o il Bre nne ro,
con Pietro II Orseolo (quasi a suggellare tale con tatto e
il successivo
itua le» con
accordo Ottone III inst auro un rapp orto di «pa rent ela spir
Ver ona il gio-
il duca veneziano; chiese ed otte nne che il duca inviasse a
li il nom e di
vane figlio per fargli da pad rino nell a cresima, imp onen dog
11
0ttone) •
pera tore
Nel 992, dunque nello stes so ann o dei patt o otto nian o, l'im
I, conc edev a
bizantino Basílio II, con il figlio core gna nte Cos tant ino VII -
ª! veneziani alcu ni privilegi rigu ardo le imp osiz ioni fiscali sul com mer
i vene zian i so-
cio marittimo • Not a Pert usi che in que sto doc ume nto
78 79

che han no rap-


no d~finiti «cives extr anei » cioe «co me pers one stra nier e
Tale riconosci-
porti con le autorità fiscali e giur isdi zion ali deil 'imp ero» .
ia anch e for-
me;ito _segna un pun to di rilie vo nel proc esso di auto nom
ente una si-
ma~ di Venezia dall 'imp ero biza ntin o, e con tem pora neam
del secolo x
~1zione di privilegio risp etto agli altri « stra nier i ». Aila fine
te e Orie nte,
e unque documentata Ia polí tica di equ ilíbr io tra Occ iden
76
CEssr Pol"t"
. n Per u~a / zca! eco1:omia, religione cit., p . 234. Orseo lo e Otton e III cfr. M. UHLIR Z, V ene-
;; Cfr.i.1~~R;
Zta lle//a Pol't' J~t.esi storica sui rappo rti tra Pietro II

lbid p
Ottone II!, in f:a V~ne zia dei Mille , _Firenze 196l,
us i, Venezza e Btsan zzo nel secolo x r' m La Vene zza
pp. 2~ sgg._
dei Mille c1t., PP, II 7 sgg •
., , 124,
41 4 Giovanni Lorenzoni
che non viene compromessa dall'~ncontro tra Ottone_ I II e_il _duca, in-
contro segreto avvenuto in Venezia stessa. Ben poco si sa de~ risultati di
questo incontro, ma e certo che Ottone nulla ottenne da P1etro II Or-
seolo 80 •
Nel 1008 fu consacrato vescovo di Torcello Orso Orseolo, figlio di
Pietro II. Quattro anni dopo Orso, divenuto patriarca di Grado , fuso-
stituito nell'episcopato torcellano dal frat~llo Vitale. ~ello stes~o anno
- 1008 - della consacrazione a vescovo di Torcello d1 Orso, P1etro
II
commissiono i lavori di restauro della Cattedrale del figlio, Cattedrale
che appariva «vetustate consumpta».
285 Come si epiú volte ripetuto, !'icnografia della Basílica dovette rima-
nere costante dalla sua fondazione: unica eccezione l'aggiunta delle ab-
sidi laterali, attribuibili ai lavori degli Orseolo. Per quanto riguarda in-
vece l'alzato della struttura basilicale, non si hanno dati confortanti. Ci
si muove in un campo di mere ipotesi.
Si tenga conto di una possibilità: che i mosaici dell'abside centrale e
dell'abside meridionale siano da datare alia metà circa del secolo XI. E
questa ipotesi abbastanza recente: Demus 81 ha suggerito, mi sembra in
287 modo attendibile, che gli Apostoli deli'abside maggiore
siano da datare
agli anni intorno al 1050, in questo seguito dalla Andreescu 82; Furlan s;
286-88 ha ipotizzato che il Cristo deli' abside meridionale sia
opera di un mae-
stro bizantino delia metà del secolo XI; la Andreescu u ha evidenziato la
possibilità che il programma unitario delia decorazione della Catted rale
comprendesse - della decorazione attuale - gli Apostoli dell'abside mag-
giore, tutta la decorazione della cappella meridionale (ora del Sacram en-
to) e la decorazione del muro ovest (cioe dell'interno della facciata), del-
la quale la prima scena (la Crocifissione) e opera di comple to restauro,
28 9 mentre le due scene sottostanti, I'Anast asis e il Giudiz
io , sarebbero in
buona parte originali. A distanza di circa un secolo (seconda metà del
80
« La delusione imperiale dovette essere profonda, ed essa doveva sancire l'insuccesso
dei con-
vegno. L' i~perat~r e ~artiva insoddisf~tto, _d op? a:,,e_r ri~utato i ricchi doni offerti dall'ospit
e, j quali
forse appar1vano 1~on_1co c?mme_n to d1 ostmatl 1 m1~g~1 » _(~ESS~, Po~itica, economia
, religione
p . 241 ). Con ma~,rn1on par~1co~~n , ma con a~alog1a d1 g1ud1Z10, s,_espn me M. Uhlirz (Veneúa ci t.,
ci t. , p.
4?)_: «_Dur~te 11 colloq~10 l 1mperatore d1s~sse '!1ºlto pro~ab 1lmente con il suo ospite
sui possi-
b1h sv1lupp1 della conquista del_la ~otta venez1an_a 1~ Dalmaz1a, ed espresse il desiderio
all'imperium romanorum le reg1om sottomesse, ms1eme a! !oro retroterra e d i affidarlodialia annettere
Chiesa
di Roma, perché vi potesse sv?l~ere ]a su3: i:nis_sione. I] dog~, prudenteme~te, non d isse
né sí né no,
rimanend o fedele alia sua poliuca d1 equthbno fra Bisanz10 e Roma, fra Cristianesimo
orientale e
Cristianesimo occidenta le ».
81 o. DEMUS, Zu den
Mosaiken der Hauptapsis von Torcello, in « Zborni ki Radojcica -Starin,1r"
XX, 1969, pp . .53-57.
82 1. ANDREESCU , Torcello,
III , La chronologie relative de mosaiques pariétales, in « Dumb.ml>n
O aks Papersi~, xxx, 1976, pp . 24.5 sgg.
u 1. FURLAN, Aspetti di cultura greca a Veneúa nell'x1 secolo: la scuola di 5a!onicco
11 lo i t1:e
monumento/e protocomneno, in «Arte Veneta», xxLX, 19n, pp. 28 sgg.
'4 ANDREESCU, Torce/lo cit., passim e in sintesi p. 260.
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 415
ra-
11) si sarebbe I?roceduto a un ampio resta uro della primitiva deco
o XI non
x.one 85 , L'ipotes1 della retro dataz ione alla86metà circa dei secol
::ova ostacoli d~lla let~~ra d~lle _iscrizioni •
dei se-
Pertanto se 1 mosa1c1 abs1dah sono da datar e alla metà circa
La par-
colo xr, le absidi stesse non possono essere posteriori a tale data.
lavorà
te inferiore dell'abside maggiore e stata attrib uita al cantiere che
rima-
nella Cattedrale nella seconda metà del secolo rx; e sarebbe stata
inferiore
neggiata non prim a degli inizi del secolo XI, dato che nella zona
conoscia-
al registro degli Apostoli v'era una decorazione - della quale
a pit-
rno un piccolo bran o - forse analoga a quella successiva piú alta,
men-
tura murale, databile non oltre gli inizi dei secolo xr. II rimaneggia
to ai quale ho alluso, sarebbe consistito nell'innalzamen
to dei semicilin-
si con-
dro absidale, collegato con quello dei syntronon (la scalinata che
con la cu-
clude nella catte dra vescovile), il quale a sua volta e collegato
bside
poletta della cripta, la quale si lega all'absidiola che esorbita dall'a
uirsi
centrale. A mio avviso i resti della pittu ra murale dovrebbero attrib
a un momento precedente la realizzazione dei prese nte syntronon
, che
ne pitto -
nella sua ampiezza avrebbe coperto buon a parte della decorazio
be stato
rica • Secondo me, non c'e dubbio che detto syntronon sareb
87

che es-
troppo alto per un'ab side piú bassa dell'attuale; ritengo perta nto
ale; in
so sia da datar e ai mom ento dell'innalzamento dell'abside centr
uzio-
questa fase di lavoro si sarebbe posto mano alla cripta, con la costr
e
ne della calotta, il cui estradosso nascosto dai syntronon mede
simo , e
centr ale.
che si lega strut tural ment e all'absidiola esorbitante dall'abside
uzione
Questi lavori di rimaneggiamento dell'abside centrale e la costr
Orseolo,
delle due absidiole laterali potre bber o risalire all'impresa degli
con sé,
a partire dal roo8 . L'innalzamento della zona presb iteriale porta
elli del
direi logicamente, l'innalzamento anche dei naos. Alcuni capit 88

ricon osciu ti analo ghi a quelli della Basílica marc iana • 290
naos sono stati
ni della
Che essi siano stilisticamente vicini a quelli cosiddetti contarinia

nciazione e Cristo in
Ibid., passim e in sintesi p . 261 : nell'abside centrale la Vergine, l'Annu
85
di chi guarda) . Sul muro
Aposto li (sulla destra
clipeo tra Angeli sull'arco di trionfo ; un gruppo di parte superio re della scena del
di Cristo - teste escluse - , Ia
ovest: il gruppo di Apostoli a sinistra
delta Vergin e che si trova nel
Mare che rende i morti e la scena della Pesa delle anime con il Busto
tímpano della porta d'ingresso.
Basílica, in parte connesso con
86
Cfr. NIERO , Osservazioni epigrafiche cit. Per un restauro della
acciata , nel secolo xv, cfr. M . VECCHI , Santa Maria Assunta
la decorazione del mosaico della controf «Aquil eia nostra» , XLVIII, 1977, coll.
di Torcello: un importante ri/acimento posteriore al 1008, in
289-96,
Pertanto non sono d'accordo con A. Nicole tti (Precisazioni sui
87 mosaici degli Apostoli a Tor-
sgg.) quando afferma che la costruzione del syntronon
~ello, in «Arte Veneta », XXIX, 1975, pp. 19 ·
mdica il terminus post quem dell'esecuzione degli affreschi. Ages in San Marco,
88
Cfr. H. BUCHWALD, The Carved Stone Ornam ent o/ the High Middle
uch der Õsterreichisch en Byzant inísche n Gesellschaft» , xm, 1964 , p. 153.
Venice, II, in «Jahrb
.p6 Giovanni Lorenzoni

Basili.ca di San Marco, credo non ci sia dubbio. Se dunque l


arato decorativo va assegnata a terza fabb rica rn a no
ali · <l·
. V1tà
questo ,app , d arc1a l
secuzione di quelli di Torcello non puo essere retro atata oltre il /ª,_ l'e.
decennio dei secolo x1. Si dovrebbe dunque ammettere _ se n t~t1 r110
. . di 1 on s1
viene con Buchwald per un mse:1mento tar vo, ne s~colo xrrr, di crJ~.
telli marciani nella Cattedrale d1 Torcelio - che quest1 non fec ca.p1.
dell'impresa iniziatasi sotto il ~e.s~ovo o.rso nel. r 008; si dov;:btª~re
vece supporre un intervento ediliz10 con 11 camb1amento dei ca . _111.
. . .d . d li d Plttlli 1'
un'età non antecedente ru prmu ecenru e a secon a metà d~l 1l
' b 'd .
x1 . A me sembra che l'inna1zamento deli a s1 e magg1ore (non p st . o
. secúl
re alla metà dei secolo, se i mosaici sono di questo período) porrf ~ii().
•, ntcts-
sa riamente all'innalzamento de1naos - come gta proposto - e invec.
. :e. . . l . e: nrm
mi se~?ra altrettan~o g1~st11~cat~ 1pot1z~are un u tenore inter~ento nd.
Ia Basílica per camb1are 1cap1telh - tecmcamente certo la possibilità .,·
ste, ma si tenga conto dell )elevato costo necessano . all'operazione stC)l•
,. , :12a
alcun plausibile motivo - , qua1che anno dopo 1mtervento orseoliano
Conviene dunque concludere con un'ipotesi nuova : che i capitell i co~ii
detti contariniani di Torcello non siano stilisticamente di derirazirme
marciana, e pertanto non si possano definire contariniani, ma sianr1 in-
vece i precedenti di quelli di San Marco. I capitelli contariniani di ~an
Marco sono, in qualche misura, bizantini: se si accetta la mia proposta,
si deve anticipare ai primi decenni del secolo XI questa influenza bizan-
tina e cià non mi sembra impossibile, dati i freq uenti rapponi u. gli
Orseolo e Costantinopoli. Nella política di equilibrio tra Est e (}. ::s~
non fa meraviglia un aggancio culturale con !'Oriente, sia percr.t r:o-
stantinopoli supera, quanto a cultura, ogni centro occidentale, sia ;,.·:~
nella prima metà del secolo XI si riprende con forza la lotta tra G~,~oe
Aquileia, per risolvere il problema dell'unità del patriarcato: e ~=:na
e ben coinvolta in questa lotta: pertanto un rapporto «culturalc ~OD
Costantinopoli poteva significare una netta distinzione dall'Occ:~.::1te
- Aquileia, con la política filoimperiale - e pure da Roma. Ma su <:;:~~ 51?
tema ritornerà tra poco, quando accennerà alla rifondazione del!J 0 .1st-
lica marciana.
L'ipotesi di retrodatazione del cornplesso edilizio e decoratin,_c:~
Cattedrale di Torcello alla prima metà del secolo x1 puà essere cos'. =-1SS:
sunta: se buona parte della decorazione musiva eda far risalire agli J[lJJI
'50, necessariamente la struttura muraria sottostante ad essa nori ~
essere posteriore a tale data. II mosaico della parete ovest copre d~il· .ine-
stre oblunghe della facciata e la muratura della medesima fanii:.: pre,
senta chiari segni di un suo innalzamento. Sulfa base di que:itc ,! : OS-
Vcnezia medieval.e, tra Oriente e Occidcntc 417

servazioni si puà meglio specificare l'ipotesi. Nel 1008, con sovvenzione


ducale, si diede inizio a]la ricostruzione della Basílica. Quakhe anno do-
po, sotto il vescovado di Vitale Orseolo (si tenga conto che Orso (?rseo-
lo patriarca di Grado, poteva appoggiare il fratello Vitale a fare d1 Tor-
cello un centro della politica della famiglia; mentre cio era difficile rea-
lizzare a Grado, troppo vicina ad Aquileia, e mentre quivi pontificava il
patriarca Poppo, acerrimo nemico di Grado), si sarebbe proceduto ad
un ulteriore progetto di ristrutturazione della Cattedrale, con la decora-
zione musiva. Cio sarebbe potuto accadere negli anni '30 o '40 e a que-
sta occasione andrebbe attribuita l'esecuzione dei capitelli e forse anche
quella dei plutei dell'iconostasi della Cattedrale stessa, plutei che nella 2 91
storiografia piú accreditata vengono attribuiti all'iconostasi marciana
89
dell'edizione contariniana Questi plutei, chiari esempi di quel revival

che viene di solito riconosciuto al cantiere contariniano, potrebbero


rientrare in questa sistemazione della Cattedrale di Torcello, con un'an-
ticipazione di circa un cinquantennio sulla cronologia tradizionale.
II cantiere edilizio orseoliano (il primo sovvenzionamento avvenne a
opera dei duca Pietro II, ma l'impresa dovette continuare anche dopo la
morte dei duca, prima con Orso e poi con il fratello Vitale, che fu ve-
scovo di Torcello fino alia metà dei secolo) forse fu impegnato anche
nella costruzione di Santa Fosca, considerata tradizionalmente come ope-
90
ra postcontariniana e databile al secolo xu Le notizie documentarie

essenziali relative a Santa Fosca sono queste: nel secolo IX e piú volte
ricordata una chiesa dedicata a Santa Fosca in Torcello, dipendente dal
monastero veronese di San Zeno 91 • Nel 1 o II due sorelle di Torcello la-
sciano alcune proprietà alia chiesa di Santa Fosca 92 •
Secando la leggenda, forse verso la fine dei secolo x, un certo Vitale
avrebbe trafugato da Sabrata il corpo di santa Fosca, insieme con quello
di santa Maura, martire ravennate, e trasportato a Torcello i corpi stessi.
Fin qui le poche notizie documentarie e una leggenda. L'attuale edi-
ficio di Santa Fosca si trova-in prossimità della Cattedrale e precisamente
nella zona piú vicina all'antico cimitero. Già si e osservato che gli scavi
della missione polacca hanno messo in evidenza l'esistenza di un cimi-
tero, Ie cui tombe piú antiche risalirebbero agli anni tra la fine del se-

9
d l ª Cfr. ultimamente R. POLACCO, I plutei delta Cattedrale di Torce/lo e l'iconostasi contariniana
e Zf basílica di S. Marco, in « Arte Veneta », XXIX, 1975, pp. 38 sgg. con la relativa bibliografia
su 11 argomento.
90
_Cfr. ultimamente M. VECCHI Santa Fosca di Torce/lo prebizantina, in « Atti dell'Istituto Ve-
neto9d1 1 Scienze, Lettere e Arti » c~xv 1976-77 pp. 275 sgg., con la relativa bibliografia.
92
Cft. Z'bl ·d • ' ' '
e
etiam Quest'ulti~~ i:iotizia tratta da F . cORNER, Ecclesiae torcellanae antiquis monumentis nunc
Przmum edztzs zllustratae, I, Venezia 1749, p . 53-
Giovanni Lorenzom
4 18
1 .... d ll'xr nel sito già occupato dal mercato: tra
; colo x e g11 1mz1 e ' 1a Catte
drale e Santa Fosca. . fi d 1 . -
292 Santa Fosca ha un impianto 1cnogr
. a co e tutto s1ngola
1 . re pe V
r en
. . ~ dominata da un amp10 vano centra e, a p1anta quadrat e.
zia.les~a ç sul lato est un ampio presbi terio e, sugli altri tre a, sul
qua e s1 aprono dº
(che suggeriscono all'ins_ieme la form_a 1 croce ) ~ l centro , mentre
, arcon·
all'e~
stremità, dietro i pilastri _e colon~e d1 sosteg no d1 quella c?e doveva es.
sere la cupola (forse ma1 cos~ru1ta ma, cert~m ente, prev~sta!, vi sono
vani a pianta quadrata, c?J?ertl d_a yolte a croc1era. Ilyres b1teri o ediviso
in tre navate, terminant1 1n a_bs1d1: la centra le amp1a, alquanto ridotte
le laterali. 11 raccordo tra la pianta quadr ata del vano centrale e la mur _
tura di impostazione della cupol~ e re~li~zato, da una. s~ngolare dopp~
cuffia O tromba d'angolo. Che s1 trattl d1 un opera d1 influenza bizan-
tina ~enso non ci sia dubbio: i confro nti portat i già da Bettin i regoono 93

la verifica. A parte la propo sta cronologica, conco rdo coo la sua co~clu-
s10ne:
[ ...] Santa Fósca, dove tutto, dalla pianta all'equ ilibrio delle membrature e de-
gli spazi, tradisce quel deciso e profon do interve nto del gusto bizantino, che di-
venne (ma non prima, direi, del secolo xn) una delle determ inanti del gusto
veneziano, innestandosi sulla precede nte, e sempre viva, tradizione dell'Esar-
cato 94 •
La datazione del secolo XII dipend e dal fatto che Santa Fosca viene
considerata opera di derivazione dal cantie re di San Marco , della secon-
da metà del secolo xr. Che in Santa Fosca siano presen ti all'interno (vedi
per esempio la cornice che corre nell'ab side centra le) e all'esterno (ve-
di la decorazione della stessa abside centrale) eleme nti cosiddetti contari-
niani, a mio avviso non c'e dubbi o alcuno. Ma come ho anticipato la da-
tazione dei capitelli della Catted rale, cosí ora tendo ad anticip are l'esecu-
zione di tali appara ti decorativi (e percio anche dell' edificio), che diven-
terebb e precontariniana, cioe ante il cantie re di San Marco . .
L'antic ipo alia prima metà del secolo xr viene proposto, pur in vi~
ipotet ica, con varie motivazioni. Prima di tutto e da dite che i confronU
con le costruzioni greco-bizant ine non vietan o tale anticipazione. ~n se·
condo luogo, tenuto conto della docum entazi one dell'esistenza di una
. d.
eh1esa 1 Santa Fosca d.1 propri età del monas tero di San Zeno d.1 Verona 1
nel secolo IX, sembr a diflicile accett are che un m art yrium (ché di un fta e
e d1.ficio
· dovreb
be trattar si), cosí stretta mente legato alia Cattedra1_e, os·
·.
d. .
se 1 propri eta' dº1 un monas tero « strani ero » · conve rrebbe forse ipotlZ
'
93
94
ln AA.vv., T orce/lo Venezia 1939 p 55
Ih1'd · , p . 54 , ' ' · ·
Venezia medievale , tra Oriente e Occidentc 419
, re l'esistenza di un edificio sorta in luogo diverso dall'attu ale (sembra
::uavia ostare a questa ipotesi il fatto dell'assunzione di un titolo già
esistente nella zona da parte di un'altra chiesa). D'altron de, se si potesse
dare credito alla leggenda del trafugam ento del corpo di santa Fosca (con
quello di santa Maura) e il trasporto a Torcello nel secolo x, si dovrebb e
coerentemente concludere che l'esistenza di un martyriu m sarebbe pos-
sibile solo dopo tale evento, e in questo caso si potrebbe far risalire la
costruzione di Santa Fosca agli inizi del secolo XI, il che sarebbe avvalo-
rato dal fatto che il martyriu m fu costruito in zona cimiteriale: giova ri-
peterlo, il cimitero fu costruito tra la fine del secolo x e gli inizi dell'xI.
ln altre parole, mi sembra si possa avanzare la proposta che il martyriu m
di Santa Fosca sia sorta successivamente al trasporto del corpo della san-
ta a Torcello e che la zona piú adatta per la costruzio ne di tale edificio
sia la zona cimiteriale, accanto alla Cattedra le 95 •
Ritengo che fino ache non si effettuino scavi archeologici al di sotto
della chiesa, sia impossibile suggerire proposte sorrette da prove atten-
dibili: la mia e soltanto una possibilità interpret ativa; niente di piú.
Nemmeno il documen to del 1011 e illumina nte in merito: forse, ma con
una notevole anticipazione, si potrebbe correlarlo con la nuova costru-
zione; se si tiene conto che già a partire dal restauro marciano degli Or-
seolo (fine secolo x) e stata notata una certa influenza bizantin a, non
pare del tutto illegittim o prospett are la possibili tà che tale influenz a sia
continuata per tutto il secolo successivo (l'xr), pur con aggiorna menti
dei vari prototipi .
Cio che mi induce a insistere per un'antici pazione della fabbrica di
Santa Fosca rispetto alla San Marco contarin iana e la mancanz a, nell'edi-
ficio di Torcello, di quella struttura muraria che - come accenner õ piú
avanti- sarà típica del cantiere marciano .
Secondo questa nuova interpre tazione cronologica, proposta pero
con una certa cautela data la labilità degli elementi a disposiz ione, si do-
vrebbe ammette re che nella prima metà del secolo XI ( dagli inizi dei la-
vori nel 1008 fino alla decorazi one musiva, databile alia metà del secolo)
Torcello fu un cantiere di grande e di notevole importan za, in quanto
anticiperebbe, dai punto di vista decorati vo - non da quello della strut-
tura muraria - , malte delle soluzion i che si troveran no poi nella San
Marco contariniana. .

alia ; E eviden~e che tale proposta si basa su una leg~end~ e ~he nessu~ valore :7i~ne dato invec~
vaz· 0 cu~entazione del secolo 1x. Mi rendo conto dell arbitrano procedimen to cnt1co per la mot1-
scen1one di questa mia proposta ma la lettura del monumento non mi· off re, a11e mie
· attua1·1 cono-
ze, altre soluzioni attendibiÍi.
420 Giova nni Lorenzoni

Lung o la stessa prima metà del secol o XI si ravvi va la lotta t .


· · d A
Patriar cati ' di Aquile1a e d1 Gra o. qui·1eia, · prima
· con Giov ta 1. due
con Popp o tenta di ricom porre un1ta e11' antlco
l' . , d . patria rcato ann1 .
_?01
rando Grad o semp lice plebs di Aquil eia (seco ndo la politi ca ch~onsid~.
stata di Mass enzio ); Grad o, con il patria rca Orso Orseo lo, resist era già
prosp ettiva , cerca ndo di ribad~re la ?uplic i~à del titolo patriarc:1: tt~
quest ione e molto dibat tuta e 1n van s1nod1 la quere lle viene ripr · a
tata, spess o con nsu · 1tatl· tra 1oro d.1scord · M a P oppo non si aesen.
. . ff anti.
1 .
tenta d1 bnga re p_er da e rmare a Gsuadte~!; Qpassa a11e v1ed_1. d. ccon.
fatto, occu.
pand o e sacchegg1an o 1a stessa ra o . uesto stato 1 tensione t
due centr i vicini , quali Aquil eia e Grad o, puà aver indot to gli Orseolª
- come ho sopra sugge rito - a prefe rire quale luogo ove manifestarº
esplic itame nte la loro poten za Torcello', sede del vesco vado di Vitalee
piutto sto che Grad o, sede di Orso. Ma al di là di quest a possibile inter:
preta zione , i fatti qui menz ionat i sono propo sti invis ta di altre conside-
razion i. La lotta tra Aquil eia e Grad o ha una sua svolta decisiva nel si-
nodo del 1053 , nel quale Grad o viene ricon osciu ta sede metropolitana
delle Vene zie e dell'I stria. Anch e se l'argo ment o della duplic ità del pa-
·triarc ato o della sua unici tà sarà succe ssivam ente ripres o (come si vedrà
piú sotto ), riman e il fatto che il 1 o 5 3 puõ essere assur to come data della
fine della lotta trai due patria rcati.
Il canti ere di Torc ello- cosí come ho tenta to di costr uirlo - potrebbe
esser e consi derat o il contr oaltar e all'at tività di Popp o nella Basílica di
Aqui leia 97 • Riten go oppo rtuno soffer marm i breve ment e sull'in terpreta-
zione politi ca sugge rita da Buch wald 98 di alcun e scelte opera te da Pop-
po, in partic olare dei capite lli della Basilica aquile iese. Tali capitelli han-
no a mode llo il corin zio roma no: tale scelta allud erebb e ad uno stret-
to legam e di Popp o con Roma : «Sem bra quind i perlo meno ragion evole
presu mere che Popp o voles se sotto linea re la sua affinità spirit uale _co~
il papat o, quan do fece costru ire la sua Catte drale ». E poi prosegue, mst·
stend o sulla dipen denza da Roma , aprop osito di altri eleme nti:
La chiesa poteva servire come dimos trazio ne visiva che sottolineasse il fatto
che il suo patria rcato era stato fonda to (cosí si asseriv a) dall'apostolo Marco,

96 La lotta
tra Poppo e i veneziani ritengo sia stata motiva ta sopratt utto •ci·
Poppo voleva aver accesso ai mercati d'Orien te, e per questo aveva necessi da ínteres~i econc;: ~
tà di avere m suo
Grado.
97 Sulla Basílica
di Aquilei a cfr. D. DALLA BARBA BRUSIN e G. LORENZ ONI, L'arte_del pªtriarealº
di Aquilei a dal seco/o IX al secolo XIII, Padova 1968 , pp. 35 sgg.
98
H . BUCHW ALD, Capitel li corinzi a palmett e dell'xr seco/o
. . . Aquilcia
nella
nostra », xxxv111 , 1967, coll. 177 sgg. (preced enteme nte pubblic ato zana di Aq~zleiaÀ 10 Bulletin••
in inglese m « rt
XLVIII, 1966).
V1•1w1/.lit ,,,,,di1·v;dl.! 1
11 :1 Otí~ 111,1,; 1: (JÇ(, íi l.~1i L<! 421
, d ,11 1111111 ,•1·11 ~1111 1, l 1 ,1id11µ, didl'ap,,;iu,Jo Jli ~ 1r1,, n.i,I 11
1 i1J11J<;n1J..> c~t;; la Ca~-
~:.'i'1'::111, r ~ln11•1111 • 1wl 1,1,111, wi,nl,,, 1w 1·v11 gih
/aJlJ111 ia ; ;iti;ma dí Sa.n l~J~~ro (evi·
dt·1tH ·i, ir1111 • 1w1· l!' /:l!l"ht lt' " !/1.111111 ), JWI' ~n11nl
111." :j!'(~ d J1,Jr:dJd<1 A4~:!<::J~-Rom~
(ilr (1•1111111(•111{• dern lr1,: d, f1f1/1 Wlllal'I: la
:ll•ll,, t',IJl{ll ~ l HHlZ; t dd la :,!Jft ch_i eMi ~>l m<!
1,11 1,1111111, l11d111111l111 w 11u11 w ln ht (w1 1,i:1 e::i1i;:rt1ij 111a ílnche I parn
f //11 colan archi-
11•1f' ,, ' 11 f '

cu,111: liu gi~ ítV 11l11 11('<.: wiío11t: dí tJHH(;;l'VilJ?e '' non ved 11
o un_ r~pporto
;
lirdln J\q11ík~ia•l<11111a ndla ícnografíft ddla. Batt ílíca
dí Aquiltia; e la
\('d ia drlla 1ip"logia dei r:q,i1dlí :1q11íleieH Í da parte:
dí Poppo potr~bbe
~~Htl 'l.i 1-1 lala 1,w1íva1a da 1111 g~ncrÍ<,
;l>g,.rn w "tll(:.(Jda i;fiíco~ dei patriarca
~l<.:~K O, pi,í dic da Ílll t llZÍ(>Jl(; poliL ka. r~1,Jll
fauo, ín ogni !1:odo, che _se
:1nch1.: ltt N~dta dí Poppc, <:l,h <.: v<.: nllfl (;l!lCgíw;tífic
~zíonc poliu_ca, t~lc grn:
s1ifico;do11c 11011 vale; pí,í, <.: Ms<.:ndo c,;ontn--td<liuoría, pc.;r
la <l1!fus1one d1
~ cl'la Lip<Jlogi:t 11<.: ll 'a1·ca vcn<.: zí:uia.
111 Allu<l(, aí capí tdli dí San Nicolo al
(,ido. Sc,.íve; B11<.:hw:tld:
'foui í dnt1111.: c.:ar,ílcllí ldí. Sfrn Níc:o lo ai LíJol i,ono grav
1na 1':iníc.:ol:tzíc,nt: c.: li<.: 1·in1;tnc 1,u,hlrn d 1iaramcn U; emente danneggiati,
chc '-=rano tutti ddla stess a
,,iin11ra 1.: frui 10 ddla HL<.:HMt ,1c:'-uru1 a tcc.:nka,
{; c:ht wui
rípn di CítpÍl t llo cnrín ✓.i1J ;t palrn c:tlc chc sí trova nclla apparu.: ngono alio stess o
nasílíca di Aqu i1eía 1°' .
Si tcnga conto <li un fatto rílc.:vantc: San Nicolb ai Lido
m: di Domcníco Contaríni, c:ioc dei <luca che fccc cost
e una fondazio-
ruíre, qualche an-
no dopo H monast<.:ro d<.:J Lido, la terza - e ultima - San
t-,far
Jazionc.: <li San Nic.:olo risal<.: al 104 3 o 1053 1'12 • E dunque co. La fon-
chc, nd mom<.:nto Jí maggíor attrito tra Aquílcia e Gra impensabile
do, il duca vene-
ziano avcss<: intcnzionc di proccdcre a sceltc
politiche <<filoaquileiesi>>.
Si Lratta, a mio avví so, <li scdtc.: dí gusto o, se si vuo
le, <li cultura, senza
alcun rifcdm<.:nto, pjú u mcno simbolico, a situazíoni
poütiche. 11 fatto
t~unyuc c.:hc Contarin i abbia scclto per San Nicolo al.
Lido capitelli <li
llpo a<.Juileícs<.: significa che tale scelta non era sub
ordinata a condiziona-
mtnti né a jnt<.:nzíonalítà politiche.

Nd 1053, come già notato, nel sínodo romano, tenutosi


pato dí Leom: LX, mcntre era patriarca di Gra
sotto il pa-
do il successore dell'Or-
scolo , ~omenico Marcngo, Grado fu ríconosciuta Nova
Aquileia , totius
Venettae el l striac caput et metropolis. Mentrc negli
anní intorno a que-
s~a datai rapporti <lei vcneiiani con J'impcratore germ
anico erano buo-
111, tJuak:hc: anno dopo questi deg
enerarono, tanto che nel 106 2, alla die-
~. Cf
,,,, e' Í' 1h1·d, mi. ,,n.
1•~ '' 1Ju<1 u1,cm ,, M1mum rnti di età carolinyJa cít.
1, 1/J J >.1 '11, r·,á /11 / 1: li /' corin
111:,1,w . :r.1. c,t.,
. co 1, ü
JoO .
t , e .,1. 1 /'J .
.p 2 Giovanni Lorenzoni
. bo
ta di Raos na, s1
. fece r1·ferimento .non lialGsínodo
d dei r o5 3'. quanto a1.
. • del 1027 e del 1040, ne1
precedentt . qua. ra. o era
. .stata 'f
riconosciUta
plebs di Aquileia. E proprio nel giro did quesllt1 ªf11
s1 ~ani es~ava una
certa distinzione della politica ducale ª que ª e patriarca d1 Grado.
Osser\'a in merito Cessi:
L,anima
• ven~.
. ,..,.;ana [ ...] 51· staccava dal nido religioso di Grado,
. .che pur era
stato la fonte della sua relioiosità ed era stato amorosamente ncostrutto cinquan.
O 103
t'anni addietro dal secando Orseolo •
Il distacco da una politica filotedesca e co~temporanea~e~te dai pa-
triarca di Grado coincide, quanto a cronologia, con la d~~1s1one di co-
struire una nuova Basilica marciana: infatti la data trad1z1onale per Ia
fondazione della terza San Marco e il 106 3. E questa una coincidenza
fortuita? Io non lo credo. Nel momento della rinnovata - anche se tem-
poraneamente-lotta tra Aquileia e Grado (dovuta a un ~D:tervento tede-
sco) e in quello in cui i veneziani si distinguono dalla pohuca dei patriar-
ca di Grado, si vuole costruire una nuova e piú grande Basílica per riba-
dire, in quanto San Marco era la chiesa di stato, !'autonomia del ducato,
rivalutando la figura del santo, di fronte alie pretese tedesche e patriar-
cali. E nella scelta del modello per questo nuovo edificio, non ci si po-
teva volgere a Occidente (impero tedesco) né a Roma (la curia romana
aveva trovato un alleato nel patriarca di Grado): unico centro culturale
di riferimento poteva essere Costantinopoli e, in essa, la chiesa dedicata
agli apostoli, in quanto Marco ad essi era assimilato.
La terza San Marco fu costruita, probabilmente, tra il 1063 e il
1071: Domenico Contarini forse vide ultimata, o pressoché ultimata,
la sua.nuova Basilica, poco prima della morte, avvenu ta appunto nel
1071, lasciando ai suoi successori il compito della decorazione. La pian-
ta di questa ultima edizione della chiesa marciana e a croce con coper-
tura a cinque cupole, una su ciascun braceio e una al centro, all'incrocio
dei bracci stessi, cupole dall'estradosso molto ribassato. Era a mattoni
a vista. Concordo con Bettini, quando scrive:
Se il ~odello ~chi_tettonico, ~unque, fu sicuramente quelio costantinoF~-
tano deli Apostolion, 1 costrutton furono, altrettanto sicuramente, venez1aru..
Ancorché le tessiture murarie là dove domina la tecnica del mattone siano ab-
bast,anza ~ ' ~pecie ?el sec?lo xr, nelle terre deli'impero d'Oriente ~ in quelle
d~li alto Adnat1co, e ':°_particolare del golfo di Venezia (probabilmente ~ ra-
~1~ne deli~ c?!11une ong~e tard_oro~ana e paleocristiana); e, non solo ce_ru ~ar:
t1t1 formali, s mtende a livelio di less1co (dentelli, lesene, archeggiature, g1ochi di

103
CESSI, Política, economia, religione cit., p . 288.
;a

Venezia medieva le, tra Oriente e Occiden te 423


nicchlc csterne e int~r~e ecc. ), ma anche certe disposiz ioni di laterizi in vista
di e{fetti ccramoplast1c1, possono essere riscontr ati in ambedu e le zone, sia pure
con articolazioni proprie [ .. .], non credo sia accettab ile per nulla la vecchia (ma
ancora ricorrcnte) e troppo semplic istica ipotesi che anche i costrutt ori di San
Marco siano venuti da Costant inopoli 104 •
Dunqu e modell o bizanti no e cantier e locale. Questo puo essersi for-
mato con alcuni maestr i proven ienti dall'im presa che aveva lavorat o fino
a qualche anno prima a Torcel lo, con gli Orseol o, e da altre maestr anze,
e tra queste saranno da ascrive re coloro che adottan o certe tipolog ie che
diventeranno quasi il motivo firma dell'ap partene nza al cantier e marcia -
no: intendo , per esempi o, i realizz atori di quel partico lare lessico delle
semicalotte delle nicchie , a spinape sce (che non e presen te a Torcel lo,
rnentre la decoraz ione a sega, che si troverà in edifici di dipend enza da
San Marco, e ben eviden te all'este rno dell'ab side di Santa Fosca; invece
emarciana ma non torcella na la decorazione a niello). Ma piú che elen-
care particolari lessicali, giova richiam are l'attenz ione su uno di essi, al
quale si e già fatto cenno. Intend o la calotta delle nicchie a spinape sce.
Recentemente Zulian i ha ben messo in eviden za i modi di compo rre al-
cuni particolari archite ttonici 105 e, tra questi, emerge quello di struttu -
rare le nicchie. Cosí Zulian i:
La nicchia a sezione semicirc olare con stesura a spina di pesce dei mattoni
della cuffia, e senz'alt ro tra gli element i piú apparisc enti di questo gusto archi-
tettonico « con tarinian o », ri petu to insis ten temente su tu tte le su perfici es terne
ed interne di San Marco, in una scala di varie grandez ze che va sino all'enfas i
monumentale dei tre nicchion i che articolan o !'abside centrale . Vedrem o poi
che si tratta di una specie di motivo-f irma, che verifica puntual mente il dissemi-
narsi dell'influsso dei cantiere contarin iano nell'arc hitettura delle lagune e del-
l'entrote rra veneto. II motivo, dicevam o, si ripete quasi ossessiv o nelle piú varie
dimensioni. Le nicchie di misura minore, che compaio no su tutti i pilastri del-
l'esterno (e, ancora, nell'ang olo di Sant'Ali pio) si infittisc ono anche all'inter no
dell'atrio, sui pilastri, sul fondo delle tombe Michiel e Falier, ma soprattu tto,
in numero di quattro, articola no le grandi conche, pure a sezione semieirc olare,
che troviam o in vari punti dell'edif ieio: dalla facciata, dove questa forma e do-
cumentata con sicurezz a almeno per l'arco di Sant'Ali pio, all'esed ra che deli-
mita a nord il braceio oceiden tale; a quella che introduc e allo stesso braceio dai-
la cappella Zen, a quella della porta che immette nel transett o nord. All'este rno
sono ancora da ricordar e le nicchie altissim e che affiancavano l'arcone centrale
e quelle, di elaborat a incornie iatura, che segnano i due piani dell'abs ide. Ma
l'iterazione del motivo di una grande esedra articola ta alia base da nicchie mi-
nori si conclud e clamoro samente nell'org anizzazi one interna delle tre absidi:
quella centrale presenta tre grandi nicchion i e quelle laterali ai tre, di scala ov-

104
105 s. BETTINr , V ene:âa. Nascita di una città, Milano 1978, p . 132.
V Considerazioni sul lessico architettonico delta San Marco contariniana, in « Arte
P. ZULIANI,
cneta», xxrx, 197,, pp. 'º
sgg .
424 Giovanni Lorenzoni
viamente minore, ne aggiungono altri due sulle pareti lunghe. E la stessa_dispo-
106
sizione si ripete, ímmancabilmente, anche nclla parete orientale della cripta •

Zuliani storicizza quindi questo motivo, e conclude:


Dunque, e probabile che il motivo dei la nicchia a _spi napesce sia di deriva-
zione medio-bizantina ma e certo che la duttilità tecnica delle maestranze con-
tariniane ne opero un; vera e propria ri-creazione, adatta_ndol_o a significa_ti affat-
to nuovi nella configurazione dell'immagine arc.~itettonica;_ rn quanto v1~ne ad
articolare le pareti non solo dall'esterno, dove g1a compare rn m1sura assai mag-
101
giore che nel mondo bizantino, ma anche all'interno •

L'esame di un particolare architettonico permette di capire come do-


veva articolarsi la struttura della San Marco contariniana, con ricerca-
tezze formali di grande gusto. Certamente l'aspetto esterno della Basí-
lica doveva essere meno appariscente dell'attuale, ma si ricordi che il
punto di vista era molto piú ravvicinato, in quanto la piazza nel secolo
XI era di dimensioni molto piú ridotte dell'attuale.
Quanto alla diffusione del gusto contariniano siano sufficienti lesem-
plici ci tazioni di mon umen ti: il Duomo vecchio di Jesolo (ora ridotto a
103
293-94 miseri resti) , San ti Maria e Donato di Murano, Santa Sofia di Padova ,
ecc.; pur in diversa maniera e con differente impostazione tipologica so-
no esernpi della diffusione della cultura architettonica marciana dei can-
tiere contariniano.
Con alcune di queste opere citate si supera il secolo XI, anzi con San-
ti Maria e Donato di Murano si dovrebbe giungere fino al r r 40. Ma e
indubbio che tutta la seconda metà del secolo xr , o meglio dagli anni '60
in poi, c'e intorno alia fabbrica di San Marco e su di essa imperniata una
grande scuola architettonica e decorativa, che in parte trova i suoi pre-
cedenti nell 'attività fiorita a Torcello nella prima metà del secolo. Lo
scarto linguístico tra Torcello e San Marco non tocca tanto gli elernenti
decorativi (come ho piú volte ripetuto, molti di essi si trovano p rima a
Torcello e poi in San Marco), quanto propriamente il gusto arch itetto-
nico. La struttura figurativa della San Marco contariniana origjnale e
talmente articolata e complessa (come ha molto bene evidenziato Zu-
liani) che non puà spiegarsi quale semplice evoluzione del linguaggio
documentato a Torcello (Santa Fosca compresa) : si deve ammettere un

106
I bid., pp. 53 -54 .
107
Ibid., p . 55 .
ios Sul Duo mo vecchio di Jesolo dr. L. ARTICO, Novità su Jesolo, in « Arte Veneta •>, xxx, ,
1977, pp. 16-26; su Santi Maria e Donato d i Murano dr. il pur vecchio H. RHHGE:--s, S. Donat1, :u
Murano und ahnliche venezianischen Bauten, Berlin 1903 ; su Santa Sofia di Padova dr. F. zuuA:--1,
S. Sofia, in AA.VV., Padova. Basiliche e Chiese, Vicenza 1975, pp. 137 sgg. e G. LORE..\CZONI , in .H \, ,
La chiesa di Santa Sofia in Padova, Cittadella (PadO\·a) 1982, pp. 37 sgg.

\ k n~zi:t medievnk, tr:1 Oriente e Occidente
42 5
pl10vo opporto biztmtino, poi !iberamente e in modo del tutto orioinale
b
interpreto to. . .
Secondo fo ncostrnz101:e che ho tentato di propone fin qui, il secolo
~r, per tutta_ lu suH ~stens1~1~e, appare dominato da una forte influenza
bizantina e m alcrn:1 mosct1c1 e nel campo architettonico e decorativo.
Cio non deve nppanre come tendenza incoerente rispetto alle scelte po-
litiche: se Venezia appare ormai indipendente e leoata alla sua costante
politica di equilíbrio tra Oriente e Occidente, il m~ndo che le e piú vi-
cino ecertamente quello dell'impero costantinopolitano, da un punto di
vistn cultunüe: ele motivazioni di alcune scelte in questo senso ho cer-
cnto di illustrarle. Ma e importante notare anche che molto spesso, una
volta accettato un modello bizantino, gli artisti locali riescono a tramu-
tnrlo in veneziano. Dal secolo XI (da questo grande secolo, per quanto
riguarda la cultura artist~ca) in poi si puà parlare di arte autenticamente
veneziana e, ad essere p1ú precisi, soprattutto dagli inizi della seconda
metà del secolo, in modo esemplare con il fondamentale cantiere nato
per la costruzione della terza San Marco, la contariniana.
Probabilmente, dunque, nel 1071 la struttura edilizia della San Mar-
co contariniana dovette essere pressoché totalmente portata a termine:
al successore di Domenico Contarini, Domenico Silvo (1071-8 5) spetta-
va il compito della decorazione della nuova Cappella Ducale, o meglio
dell'inizio di tale impresa.
Nell'apparato decorativo della terza San Marco si e individuata una
«maniera contariniana »: l' aggettivo « contariniano » non ha pero valore
cronologico. Lo si usa, con legittimità, in quanto anche la decorazione
scultorea che esula, quanto a datazione, dal período del ducato di Conta-
rini, e strettamente legata alla Basilica fatta costruire da tale duca. E
merito di Buchwald 109 aver individuato tale maniera contariniana, attra-
verso una larga ed esaustiva esemplificazione di lastre, fregi e capitelli
scolpiti e di averla storicizzata 11º.

109
BUCHWALD, The Carved Stone ... , in «Jahrbuch der Õs~errei~his~he~ Byzantinischcn s;esell-
schaft », xr-xu, 1962-63 , pp. 169. 209 ; II cit., pp. 137-70. Sut cap1tell1 d1 San ~forco cfr. moltre
F. W. DEICHMANN Corpus der Kapitetle der Kirche vo11 San Marco 1.11 \l e11ed1g, W1esbaden !98r.
11
° Cosí rias;ume i temi piú diffusi: « Animais, either in heraldic symmetry or. attackmg_ each
other, the vine, spiny acanthus, various palmette friezes, as wel_l as rosette format1ons :md mt~-
,ye~ve are favorite motifs [ ...] » ( BUCHWALD , Tbe Carved Stor~e ctt., II , p. 168). Che tale scelta srn
tip1camente veneziana ma di origine costantinopolitana, e d1mostrato dallo ~cesso Buch,~ald, cl:e
cosí condude: «ln no' other area which had strong contacts with Venice or w1th Constantmople m
the H_i~h Middle Ages do we find so many rnotifs comparable to those of San Marco (G reece, Apu-
lia, S1ctly Asia M" T ) \Y/ may therefore assume that the style used. to ornament San
Marco IIÍ and th ilnodr,_ uscany . e f th San Marco workshop came to Venice from C.onstan-
. e ea mg stone carvers o e
t1nop[e in th thº d
e 1 f h
lf or ear y ourt quarter o
f th 1 i' h century although other :1rt1sans
· · l h
tn t ie s op
lllay Well have be . 1 "b e ' • d" ·1 dº . • 1 , l ·I
d li
reviu l al . e_n trame oca y » t t ., p. ( "
d 170)
, riprendendo qum 1 J iscorso su tem.1 < l:
ª P eob1zantmo.
426 Giova nni Lorenzoni
Un influsso costantinopolitan_?, ben do_cume_ntato da BuchwaI
l'app arato deco rativ o scult oreo , e stato e~1denz1at? anch e per i
r/'.fle t
verit à assai poch i, della pri~ itiya decoraz10~~ mus1va della Basilicast1,
in
29, cio rifer imen to ai fram ment l d1 una Depo szzzo ne nel sepolcro d· . ~ac.
no rima sti il grup po (parz ia· 1e) d e11e pie· d onne e un core tto d1·' 1 cu1 so.·
Tale mosa ico parie tale (deco rava 1a pare te mer1.d.1ona1e del pilasangeI· 111
t 1.
oves t dell'a rcon e centr ale) e stato attn.buito. d B . . 112
a ett1n1 a un m to. s~ d·
. sotto ·1 d
bizan tino, attiv o a Venez1a 1 ?c~ s·1 ! Osa1cist
vo, d.iscend ~nte da lllodi
chi di Bisanzio in quan to prec eden tl d1 cuca 150 ann1: tale mau· a .ª
' ata dalla nt1.
rebb e esem plific lune tta d.1 Leone VI 1n . Santa tera
Sofia di Co t sa:
. , .
nopo li m. Un legam e con la cu1tura p1u agg1orn~ta d e 11a capitale s an t1
dell'i ·
pero bizan tino potre bbe esser e docu ment ato dai quat tro Patroni
(i rn:
Pietr o, Nico lo, Marc o, Erma gora ) dell' absid e magg iore della Basili
~:~tt
cio se si conv eniss e con Furla n 114 per una retro dataz ione , rispe
tto ·ue
cron olog ia piú diffusa, al dece nnio prec eden te il r 094. Se si accet
ta: ª
tale ipote si, si dovr ebbe amm etter e, per coere nza, che a dista nza di
pochl
anni , se non addi rittu ra cont empo rane amen te, lavor asser o in San
Marco
maes tranz e bizan tine diver se: il fare sgran ato dei fram ment i della
Depo-
sizio ne ha ben poco in comu ne con la solid ità «mo num ental e» dei
Pa-
troni dell'a bside .
Lo spos tame nto - se accet tato - della dataz ione di ques t'ulti mi
dai
prim i dece nni del secolo XII all'ul timo o al penu ltimo decennio
e rilev ante agli effet ti della stori a della pittu ra veneziana: infattdell'x i essi
i
sareb bero , seco ndo ques ta ipote si, gli antec eden ti e non gli esiti
dei mo-
saici del r r r 2 della Catte drale di Rave nna 115 •
Una poss ibile prese nza di maes tranz e bizan tine a Vene zia nello scor-
cio del secol o xr non puo esser e inter preta to come un fatto incoe
rente
nella situa zione polít ica del mom ento , ma non lo sareb be nepp
ure per
gli inizi del XII.

111
Attual mente al Museo marciano, sono stati scoper ti da F. Forlat
i (dr. « Arte Veneta », IX,
I9,5,5, p . 241): la notizia di Forlati
112 s . BETTIN
eseguita da uno studio di G. Galass i (ibid.) .
I, Appun ti di storia delta pittura veneta nel medioevo. I, in «Arte Venera », XX,
I966, p. 24.
113
Piú recent emente I. Furlan (in «Catal ogo della mostra . 1aZZo
Ducal e», Milano I974, scheda n. 33) propon e un rappor to conVenez ia Bisanzio , Venezia,Jª. di
Chio. Cfr. ibid. anche per la bibliografia. la decora zione della Nea J olll
114
FURLA N, Aspett i di cultura greca cit.
115
Si tratta della decora zione presbi teriale della vecchi a Catted rale 1'1Jr·
di Raven na - ap nto del·
siana -, distrut ta nel secolo XVIII. 1 pochi framm enti di mosaic
l'~cives co':'ad o. E oper_a sicu~a ~ente _data~a u12, in base ad un'iscri rimast ici sono ora al 111rºdec:O-
raz1one abs1dale. Che s1 trattl d1 reahzzaz1one di maestr anze veneziizione eh~ ~i trovav~
0
!staDZI!
66
diffusa . P~r la bibli<;>grafia _sull'argomento si rimand a a quella ane e opm1o ne oggi ª ·oni Sfll
framm entt dei mosaico abstdale della basílica ursiana, in « Felixraccol ta in s. PASI, Osser~a~ p. 2n:
Raven na », cXI-CX II, 1.9 7 ' ogrdei,
~3~; ID., II mosico absidale dell'u-rsiana: spunti per un
inquad ramen to dei problerm rcon
tbtd., CXIII, I977, pp. 2I7-39 .

1
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 42 7

Venezia, orma_i forte_potenza militare marittima, ha frequenti rap-


porti cOI\ C:ostantm~poh, con cui tratta come stato indipendente (d'al-
tronde gia il sopra cltato documento del 992 aveva riconosciuto i vene-
ziani «cives extranei» dell'impero bizantino). E significativa, e in un cer-
to senso emblematica, la crisobolla del 108 2, rilasciata ai veneziani da
Alessio I, imperatore bizantino, durante la lotta con i normanni. Vene-
zia era scesa in guerra a fianco dei bizantini e l'imperatore ricompensõ
questo aiuto con la concessione di benefici 116 • Questi rapporti Venezia-
Bisanzio certamente portarono tra i veneziani, soprattutto tra le classi
al potere, la diffusione di mode bizantine, che dovevano apparire agli
occhi dei tradizionalisti eccessi di lusso, tanto da .suscitare lo sdegno di
117
san Pier Damiani •
La sconfitta dei bizantini e dei veneziani nella battaglia navale del
gennaio del 108 5 pressa Corfú porto alla destituzione del duca Dome-
nico Silvo. Gli successe Vitale Falier, al quale si deve la consacrazione
definitiva della Basílica marciana: secando la ieggenda nel 1094 si sa-
rebbe «miracolosamente» scoperto il corpo del santo, di cui non si
avrebbe piú avuto notizia da tempo. Come osserva Demus 11 ª la leggenda
puà avere un nucleo storico: la deposizione delle reliquie del santo nella
cripta della Basílica 1'8 ottobre I 094.
La storia della San Marco del secolo xn ha avuto un punto di riferi-
mento nel 1145: quando un incendio avrebbe distrutto buona parte del-

116 «Dopo un ampio preambolo in cui l'imperatore esprime la sua riconoscenza per l'aiuto da
essi recato a Durazzo, segue nel documento !'elenco dei benefici a loro concessi " in remuneratione ...
ipsorum servitiorum": un "solempnium" annuale, da erogarsi al tempo dei pagamento degli onorari
agli alti funzionari, di 20 libbre (d'oro) da distribuirsi alie chiese di Venezia; il titolo di " proto-
sebaste" ai duca con relativo onorario, titolo trasmissibile ai suoi successori; il titolo di "hipertimos"
ai patriarca con relativo onorario di 20 libbre (d'oro) titolo anch'esso trasmissibile ai suoi succes-
sori; Ia rendita di 3 nomismata o solidi ogni anno "pro capite" da parte di tutti i cittadini Amalfi-
tani che avevano empori a Costantinopoli o nelle province dell'impero a favore della chiesa di San
Marco in Venezia; il possesso degli empori che si trovavano nella zona dell' " embolon", cioe del
portico di Perama - sulla riva dei Corno d'oro, a sinistra di chi entra-, della (porta) Ebraica (- Ba-
lik pazar Kapisi) alla (porta) Vigia, cioe dei Drungario della Vigla (- Adun Kapi), in cui stavano
tre scali marittími; il possesso di un forno con una rendita di 20 bisanti pressa la chiesa <li San-
t'Acindino e di una chiesa, dedicata a Sant'Andrea, a Durazzo con case e rendite annesse; infine la
facoltà di negoziare in tutte le regioni dell'ímpero, e specialmente nei principali porti della Siria,
dell'Asia Minore delle isole della Grecia, dell'Epiro, della Macedonia, della Tracia e della stessa
Megalopoli (Costantinopoli),' senza pagare tributi particolari, senza ess:r sottoposti a requisi~ioni e
alla giurisdizione dei vari funzionari marittimi. ln sostanza la nuova cnsobolla non solo abol1va an-
che il tributo sia pure di carattere prefenziale, pagato dopo il 992 all'erario pubblico, ma clonando
ª! yeneziani ~na porzione di territorio sulla riva del Çorno_d'Oro con botte~he, em1;>0ri , sca1i ,_depo-
s1t1, forno chiesa dava stabilità al loro precedente msed1amento commerc1ale e h poneva m una
con~zion: di part'icolarissimo favore nei confronti ~elle altre_ colonie ~er~antili >~ ( f'.ERTU S~, V enezia
e Brsan:âo cit., p. 129 ) . Metto in evidenza che, tra 1 vantagg1 ottenut1 da1 venez1am , uno e a favore
della Basílica di San Marco.
1
:: Cfr. ibid., pp. 143-46. . . .
12 . Anche se m conness10ne <X?º una_1ecor~1o~e _d uecente~a .
8 DEMUS, The Church cit., p .
c-fr. M. MURARO, Il pilastra del Miracolo e il secando programma dez -mosa1cz mareiam , m «Ar te\ e-
neta», xxrx, 1975, pp. 60 sgg.
428 Giovanni Lorenzoni
119 12
la decorazione pittorica marciana ; Demus ~ ha suggerito l'ipotesi, se-
condo me attendibile, che la data dedl 1 145 sta stata ahssu,~ta pe~ errore
di trascrizione della Cronaca Bemba e1 seco1O xv e c e 1 1ncend10 vad
datato al 1106, al tempo del duca Ord~laffo Fal!~r ( 11 ~ 2 - 1 ~). Anche
puo sembrare irrilevante la retrodataz1oi:ie de": tnc~ndto d1 San Marco
s:
di circa un quarantennio, il fatto e, a mio avvtso, importante per una
proposta cronologica delle vicende pittoriche. della ~ecorazione marcia-
na del secolo xn, in quanto viene a mancare tl termtnus post quem del
1145.
E opportuno ora riconsiderare l'ipotesi suggerita da Furlan, che i mo-
296 saici dei Patroni dell'abside maggiore di San Marco siano da porre nel
121
penultimo decennio del secolo XI , siano opera di un maestro costanti-
nopolitano 122 e siano gli antecedenti dei maestri dell'Ursiana di Raven-
na. Il rapporto tra le decorazioni dell'abside marciana e dell'abside ra-
vennate, visto nella prospettiva di Fúrlan, a me sembra piuttosto limita-
tivo, nel senso che non e sufficiente il rapporto di dipendenza dei mae-
stri veneziani, o almeno di alcuni di essi, attivi a Ravenna dai maestro
costantinopolitano di San Marco per «giustificare» lo stile di taluni mo-
297 saicisti operosi a Ravenna. Si prenda, ad esempio, l'autore della testa di
San Pietro: il suo modo di fare rientra in una fase di quella manipola-
zione della rappresentazione del volto che, in altra occasione, Dina Dal-
la Barba Brusin ed io abbiamo cercato di storicizzare, seppur a grandi
123
linee .
Concordo, dunque, con Furlan che i Patroni di San Marco possano
essere opera di un maestro bizantino che, forse, precede ma non di mol-
to - e in questo dissento dall'ipotesi del collega - l'attività dei maestri
veneziani a Ravenna (mi sembra ancora attendibile una datazione post
I 100, anno in cui giunse a Venezia il corpo di san Nicola); che tale mae-

119
Questa opinione e stata, recentemente, ripetuta da s. BETTINI, Appunti di storia cit., p . 26
e da DALLA BARBA BRUSIN e LORENZONI, L'arte cit., p. 70.
º
12 DEMUS, The Church cit., pp. 87-88.
121 Evidentemente, se questi mosaici sono di tale período, bisogna coerentemente ipotizzare eh~
non furono danneggiati dall'incendio del uo6; d 'altronde, alcuni di coloro che li attribuivano aL
primi anni del secolo XII li consideravano indenni dal danneggiamento dell'incendio supposto nel
1145. . .
122
Maestro da porsi, stilisticamente, «tra il ciclo di Nicea (1065) e quello di Daphni (ultI~f
decenni del_ secol~) ». (FURLAN, Aspetti di cultura greca cit., p. 36). Da questa ipotesi, come ~~ g t~
avuto ~casto_n e _dt ~tcor~are, Furlan pa~sa alla ~roposta di inversione dei rapporti tra i ,mos~1c1 dei
Patront marctant e 1 restt della decoraztone deli Ursiana di Ravenna. Se come accennero qu1 sotto,
non posso nascondere qual~he pe!pless~tà su taluni aspetti della propost~ di Furlan, non posso nem·
meno tacer~ s1;1lle _grosse. d1!fi~olt~ che mcontrano gli storici dell'arte b izantina: sia per la f~eq~ent~
~canza d1 s1~1.m pu~tt 11 nf~nme1;1to cronologico, sia per il conservatorismo di particolan s_ulem~
ragtone pe: ~1 la peno~1zzaz1one_ r_1sulta_ spesso aleatoria e sia perché personalmente non riteng a
sempre val1d1 1 confrontt tra mosaict e m1mature poiché Ia differenza di tecnica rende spesso van
la ricerca di risultati che siano attendibili. '
123
DALLA BARBA BRUSIN e LORENZONI, L'arte cit., pp. 62-63, nota I.
te e Oc cídent e 429
Ve nez ia me die val e, tra Or ien
decorazi·one deII a vec ch.1a eatted ra e
L
ab bia inf lui to sug li art efi ci de lla ·
stro · ob ab.1 d IS p
rav
'
en nabte e ass ai prdi 1 e, ma tra essi alm en o il ma est ro e kan · ,zetro
1
·
mi sem ra
·
risden ta a1 tre .esp. eri en ze biz an ti·n e, d.1 124un a ce rta om e pe r
· 1 ologie ico no gra fic he •
qu an to r1guar ~ as ce ta d1 t1p zia e
o e ~u nq u~ ca ra! ter izz ato da str ett i rap po rti tra Ve ne
. I1 s_e col XI II secolo
san z1 ?, rap po rtt c~ e st rea liz za no an ch e in sce lte cu ltu ral í.
B1
e seg na to ~a mo me nti di pro fon da cri si di tal i rap-
succ~sst~o. - il XI I:- us e, tra le qu ali gio va me nz ion are
ter mm a~ a da va rie ca
portI, <:rtst. de li di me rca nti ve ne zia ni, ch e, gra-
t~r ve nto m Co sta nti n? po
l'_ecc~ss1~0 _in rtc ev uti si era no co sti tui ti co
me for -
z1e a1 prt vil eg 1 pre ce de nte me nte
ra pro -
r i loc ali e pe r i me rca nti di alt
za ~ po t~J e qu asi int oll era bil _e ~e
ue mo me ntt di ten sio ne ce rta me nte ci fur on o an ch e
veruenza • Du nq ; ma , sep pu re in un giu diz io assai
ten ~a tiv i di co nc ilia zio ne
se alt ~rn ati a e i rap po rti ve ne to- biz an tin i ten de
-
do s1 po ssa aff erm are ch
gener1co, cre sec on da me tà de i sec olo . Si ten
ga
ior ars i, so pr att utt o ne lla
di qu est o mo me nto e ca rat ter izz i
vano a de ter ata
te ch e la sit ua zio ne ita lia na
pre sen e in tal
lot te tra l'im pe rat or e Fe de ric o I il Ba rba ros sa e i co mu ni,
dal le
o an ch e il pa pa to. Pr op rio a Ve ne zia , ne ll'e sta te de l
lot te era co inv olt an dro II I e Fe de ric o Ba rba ros sa.
co ntr o tra pa pa Al ess
11 77 , av ve nn e l'in
Scrisse Ce ssi :
si realizzava
tro tedesco-pontificio a Ve nez ia
Ne l gra nd e sce nar io del l'in con sua fun zio ne
inc on sap evo lm ent e un alt ro asp ett o del la vit a ven ezi ana , la dia tric e di
qua si me
le gra nd i pot enz e, cosí com e era ale 126 •
eur ope a, me dia tric e po líti ca tra ane o ori ent
-oc cid ent ale e il Me dit err
scambio tra il con tin ent e cen tro
en tra ti, sim bo lic am en te, ne ll'i nc on tro al ve rti ce de l
Gl i an ni '70 , inc va me nto ed ili zio -ur ba nis tic o
co me gli an ni de l rin no
'77, si qu ali fic an o ci era in-
o del po ter e ve ne zia no . Il ca ste llo -pa laz zo de i Pa rte cia
del ce ntr tra il sec olo
ba to in un a str ut tu ra dif en siv a mo lto am pia . Ne gli anni
glo
tra _i, maestri atti vi all' Ursiana ervadi ~v e~ ,.
ent e not ato ,_v'~ dis i
t_nzi_one xzo nt ~ut
124 Come ho imp lici tam I, (!s~
ito TIN I, App unt z dt stor za ctt. , e, p1u recentemente, PAS Aqu ile1 a, nel la crip-
come hanno sug ger BET um ent ate ad
ti cit Le ma nie re del la dec ora zio ne del l'Ursiana sono doc one piú ant ica (cfr . Le pie
/rammen
esc hi ín par te ripe ton o icon o~rafie di ~rad_izi duc a Do;' 11e-
ta della Basili~a, dov e gli affr ese e l'an alo ga ~en a m:irc1ana, attr_1bmta _al tem po del _ del i U~-
donne della Dep osi zio ne aqu ilei van nt e dei San Pze tro
o) e stil em i ín par te sim ili a gue lli deg li aut on dei San Gw An che la A1adon na trq qngelr,
nico Silv sgg .).
e LOR ENZ ONI , L'a rte cit. , pp. 67 . F . FORLATI, _Ritro vamentz tn San
siana (cfr . DALLA BARBA BRU SIN tist ero ma rcia no (dr
ale dei bat te-
scoperta sulla par ete sett ent rion in «A rte Ve net a», xvr r, 1966,_pp. 2~3-24)_ s1. COD?Ota per ~t ne
esco due cen tesc o, ile1 a. Sta la dec
_ ora z1o
Marco. Un affr ni San ti dei pennac~~i del la cnp
~ dí ~qu
Marco
ristiche analoghe a que lle di akutur alm ent e app are v1cma a Venez1a - sta la .Mad_onna d1 S~
della cripta di Ag uile ía _ che cul Urs iana - e pnm a ,del-
ate alla pri ma me tà ava nza ta, dei secolo XII , pos t III 2 - e ONI , L arte
P<>ssono essere dat enn
BA BRU S~ LOR
erõ piú ava nti (dr. DAL L~ BAR LAN, rn «Ca talo go del la mo-
ENZ
mac edo nic o, al qua le acc
1'.apporto na FUR
ne div ers a sul la Ma don na ma rcia
c,t., PP. 55 sgg.). Cfr . per opi nio . . · , d 1
-Bi san zio» cit. , sch eda n. 50.
per la s1tuaz1 one nel la pn. ma me ta e
stra Ven ezia , p. 136,
125 Cfr. CES SI, Pol ític a, eco nom ia, reli gio ne cit.
secolo xu.
126
lbi d., pp. 421-22.
43º Giovanni Lorenzoni

IX e il x (al tempo del duca Pietro Tribun'?, 889-912) il nudeo a .


tonico palazzo _cappella ducale era stato circondato tchitet.
da un piú largo giro di mura, che si estendeva dal rio della Pagli .
fino alla chiesa di Santa Maria del Giglio; tale circuito comprende : 0 di Palazz
·
tro della città e le m1sure d'1 d"f ª tutto 1·1cen
1 esa erano comp1etate d a pesanti cat °
che al tramonto erano stese dalla punta della Dogana all'isola di· Sene di ferro.
' chiesa di Santa
e alia ' . del G 1g
Maria - [ •··J 121 •
. 110 an e·iorg
10
E necessario ricordare anche che poco piú a ovest dell'attual e ca .
di San Marco scorreva il rio Batario, che delimitava il lato occ:Panile
della piazza, risultante cosí molto piú piccola dell'attual e. entale
Sotto il ducato di Sebastiano Ziani (r 172-78) il complesso pal ·
.
p1azza prese un aspetto de1 tutto nuovo. p nma. d"1 tutto f u abbatt azzo.
t
muraglia difensiva del tempo di Pietro Tribuno; poi fu interrato ~la.ª 1
· con un progetto d"1 amp1·1amento de 11 a piazza
B atano, · verso ovest trio
da renderla, quanto a dimension e, analoga all'attuale . Questo a~;.e 1
spazio fu delimitato dalle abitazioni dei procura tori (da cio la definizi~~
ne di Procuratie data alle due ampie costruzion i che delimitano anche
attualmen te i lati lunghi della piazza anche se originariam ente ve n'era
una sola).
Fu anche interrata parte della laguna a sud del castello parteciaco
dando cosí la possibilità di costruire un nuovo Palazzo Ducale (Palatiu,,;
cumunis Venetiaru m) nel luogo dell'attual e, sul lato della Riva degli
Schiavoni 128 • Ben poche sono le testimonia nze archeologiche 129 , e nulle
quelle document arie, che permettan o una ricostruzio ne ideale del palaz-
zo. Pertanto si puà solo suggerire quakhe ipotesi: per esempio, cp.e la
facciata si presentass e secando la tipologia abbastanz a diffusa nell'epoca
- fine secolo xn - a V enezia, delle case cosiddette « a torreselle » . .
Negli anni '70 vi dovette essere un grande cantiere che operõ,nel-
l'ambito del centro di potere ducale e non e improbabi le che già da qu~l-
che anno fosse posta mano anche alla Cappella Ducale, con la decoraz1o-
ne delle cupole dell'asse centrale. Si e già messo in evidenza come la data
dell'incen dio r 145 sia stata messa in serio dubbio e pertanto ess~ nd~
puõ piú essere assunta come punto di riferiment o per la cronologia ei
mosaici marciani. Alla primitiva decorazio ne mu siva si e già fatto cenno
(probabilm ente data ta agli ultimi anni del secolo xr) . Essa fu, in partdi
coperta d alle lastre marmoree : il che significa che il primo proget~~ni-
decor azione n on prevedeva l 'uso di dette lastre . Si conosc~ la data di 1

127 BASSI, Appunti per la storia cit ., pp. 27-28.


t 28Ih t·J ., p . 31.
129 Cfr. E . R. TRICANATO , f. ·,ettura la sto-
, Il Palazzo D ucale, in AA. VV. , Piazza San Marco. L arn r
ria la funzione, Padova 1 970 , p . 1 1 1.
Venezia medievale, tra Oriente e O cc1"dente 431
ori della decorazione a lastre marm oree : e il 115 9 ttO .1
130
.
1 ale II Michiel. Tali lavor i furon o parti _ a mio a ' _so d"1
ziO de1 d'vVit
1 -
Jt.1cat0 tto generale di decorazione della Basílica marciana.. cí~;\saod-ec1-
roge . d. . . l l . 1 a di ricopríre la
~J1 P di ricoprire 1 mosa1c1 e zone a te s1 ega a quell
s1ooe. f riore con lastre marm oree.
ºª 111 e
io Questa
. . , di pro~ett~zio
dell'uru~a~\eta
. ne. della decorazione a lastre
ee e a mosa1c1 e una semp hce 1potes 1 di Iavoro; e da tale propo-
ar.cnor h . d 1· 0 circa si proce-
fll d iva quanto segue: c e a partt re ag 1 anni '59-6
stª erlla decorazione delle cupo le dell'asse principale, a partir e da quel-
dett~e~tale deil'Emmanuele, per (P prose guire verso occidente con Ia cen-
la ort Ascen, sione) e con Ia terza entecoste), con la decorazione degli 29 y_ 302
tra1e ( ..
rconi rela t1 vt. le
ª In altre parole, fino alla_Prima me~à dei s~colo XII la Cappella Duca
ebbe avuto una decoraz10ne non s1stemat1ca, ma solo affreschi e mo-
::ci sporadici: l'a~si de e Ia_ scena della Deposizione_ su un pilast ra, la
Madonna tra angelz dei Batt1stero; e a quest e opere s1 potre bbe aggíun-
gerela decorazíone dei Porta le Maggiore (Vergine e Apostoli in nicchíe).
298

Enon eda escludere che al di sotto delle attua li lastre marmoree si pos-
sa trovare qualche altro !acer to pittor ico rn .
Eassai probabile che i mosaici antichi (trann e quelli già considerati
come del secolo XI o dei prim i anni dei XII) debba no essere scalati, quan-
to a esecuzione, in un arco di temp o assai vasto , dí decin
e di anni, pero
sulla base di un proge tto generale che potre bbe risalire ai primo decen-
nio della seconda metà del secolo XII. Per il significato e il valore sim-
bolici delle cupole e Ia rilevanza della loro decorazione in un complesso
sistematico, dato che tecni came nte era consu etudi ne cominciare la deco-
razione dalle parti alte, scend endo poi verso il basso , si puo suggerire
l'ipotesi che l'inizio della decorazione sistematica sia da indiv iduar e nel-
le cupole dell'asse maggiore, come ho sopra propo sto. Di quest e tre cu-
~ole_la piú significativa e quell a centr ale, dell'Ascensione; piú significa- 300-r
t~vam quanto segna uno scarto lingu ístico che in un prim o temp o fu con-
siderato esito di influenza occid ental e, ora - ed io conse nta con que-
st'ultima interpretazione storic a - effett o di legami con l'arte mace
do-

I .. cvM DVX VITALIS MI-


scrJZJone della Cappella di San Clemente: «ANNO DOMINI M.C.L.VIIII
1.10
CfiAE , dell'Un iversità
or Paolo Sambin
di· p Ld Gor...CEPIT TABVLAS PETRVS ADDEPIT ». Ringrazio il profess · da l'anno, g1.,a
a ova h · h utto per quanto nguar
letto d R' e e ~1 a ~~ggerito Ia lettura dell'iscrizione, sopratt
tJJ\ · CeSSI (Polrttca, economia, religione cit., pp. 344-4.5 , fig. 7.5) II.58.nel suo complesso, ~ue-
sto giud·1ryche_ se non accetto le singole attribuzioni cronologiche, condivido,234): « Una de~oraz1one
cosí Pa 1~10 d! V. Lazarev (Storia delta pittura bizantina, Torino 1967,Ep.noto, per esemp10, che la
decorazf moniosa dell'interno di San Marco non ci deve meravigliare. ro43 , ma la chiesa fu dec~-
rata soltone del!a Cattedrale di Santa Sofia di Novgorod fu iniziata nel
stema unª·ºrto_nel IIo8. Fino a quest'epoca vi erano solo affresch i isolati che non formavano un si-

1 ario·' a San Marco avvenne evidentemente qualcos a 1 an ogo ».
al
432 Giovanni Lorenzoni
nica. Alcuni particolari di questa _decorazione moS trªfºi uno st_r~volgi.
mento dei corpi e una tensione lmeare che tr?vano ª. oro origine in
esemplari della cultura pittorica della Macedoma, ª parure d~l secolo xr
(per non andare con i precedentl· d'1 ~1'ffatta cultura
., . .
ancora p1ú 10
· d'ietro
nel tempo), ma i modi piú perentori e pm diffuSl sono del _seco!o xi r,
fino alia elaborazione piú agitata alla fine d~l secolo medeSimo_ 10 San
Giorgio di Kurbinovo. Lo spartiacque dell !nfluenza macedonica e, a
mio avviso, filologicamente chiaro, ei?cert~ m.vece p_er qu_a?to afferisce
alla determinazione cronologica. Lo s1 fa risah~~ agli an_ru 70 (sempre
del secolo XII), ma, secondo me, nulla vieta anuciparlo di qualche anno.
Nel r 15 3 e documentata la presenza in Venezia, ~res~?za n~n transito.
ria m di un maestro di mosaico, Marco Indromem. C10 pero non signi.
fica che l'atteggiamento culturale in terra lagunar~ fosse di_ dipendenza
esclusiva dalla civiltà bizantina: ho già accennato, m propos1to, alla pos-
sibilità che nella prima metà del secolo xn si siano andate formando
scuole veneziane di mosaicisti, pur con quakhe inserimento di maestri
greci, che di per sé non comportava adesione a modelli bizantini. A me-
no che non si voglia accedere a un'ulteriore possibilità - senza alcuna
prova pero - che Marco provenisse dalla Macedonia e pertanto fosse
stato lui il vettore di tale cultura.
Le maestranze attive nella decorazione delle tre cupole di San Marco
sono veneziane: su questo punto concordano, in linea di massima, gli
storici dell'arte; rimane invece oggetto di discussione il problema dei
riferimento di tali maestranze al mondo bizantino, che per la sua molti-
plicità di aspetti e assai piú vario di quanto normalmente si possa cre-
dere. Non escludo la possibilità di una elaborazione in loco dei linguag-
gio figurativo dalla prima metà alla seconda metà dei secolo XII, tranne
che per l'inserimento di taluni aspetti della cultura pittorica macedonica,
inserimento che potrebbe configurarsi come scelta di rifiuto di Costanti-
nopoli (e cio sarebbe coerente con la situazione política del momento) e
contemporaneamente come adesione a motivi, indirettamente, occiden-
tali. ln altre parole la scelta macedonica non sarebbe avvenuta se «i Ve-
neziani non avessero trovato nell'arte della Macedonia già interpreta-
zioni << occidentali" delle poetiche costantinopolitane » m. Se poi si tien
conto che l'incontro tra papa Alessandro III e l'imperatore Federico
Barbarossa ebbe come scenario anche la Basílica di San Marco vien da
pensare che nel '77 almeno una parte della decorazione fosse 'stata glà

132 Cfr. BETTINI, Appunti di storia cit., p. 26.


133 m., Venezia cit., p. 162.
Venez ia medie vale, tra Orien te e Decid ente 4 33
4
ta a termi ne u Se dunq ue per il '77 la decor azion e, suppo ngo delle

portie era già finita , si dovre bbe pensa re - per l'iniz io dei lavor i - a un
cu~~ di qualc he anno rispe tto alla data piú accet tata del '70,
direi di
~u un decen nio, press 'a poco conte mpor aneam ente, per l'iniz io,
c1rca . ai la-
. di decoraz1one marm orea.
vor1
Se il 11 77 segna il primo mom ento «uffic iale» della políti ca europ ea
d' Venezia, all'ini zio del secol o XIII Vene zia diven ta punto d'inc ontro
~ rappresentanti politi co-m ilitari di buon a parte d'Eur opa, assum endo
un ruolo di fonda menta le impo rtanz a nella políti ca conti nenta le.
Anno -
ta Lane:
Dato che i venezi ani erano in tutto meno di 100 ooo anime , non poteva no
agire come una grand e potenza in grado di seguir e un piano bcn precis
o soste-
nendolo con una forza tale da costrin gerc gli altri a sottom ettersi . lnoltr
e, nelle
condizioni del tempo , ln situaz ione politic o-mílit arc cambi ava rapida mente
, in
modi sottrat ti a ogni contro llo dn parte di Vencz ia. II succes so dipend
eva dalla
capadt à di adatta mento ; e l'elast icità venezi ana nell'ad eguars i aUe
circos tanze
non diede mai prova miglio re di sé che nella Quart a Crocia ta, punto di
svolta
della storia di Ve.nezia 1" .

Trai crociati e Vene zia si stipu lõ un accor do secan do il quale i venez iani
s'impegnavano a provv edere , per l'esta te del 1202 , í mezz i di trasp orto
navale e il vetto vagli amen to per un anno per ben 35 ooo uorni ni , contr o
un compenso di 8 5 ooo march i d'arg ento. Per l'esta te del r 202 i vene-
ziani potevano dimo strare di essers i mant enuti ai pattí , non altret tanto
i crociati che evide ntem ente si erano sobba rcati un onere super iore alle
!oro possibilità I1 vecch io duca venez iano Enric o Dand olo negoz iõ un
1
}6 .

accordo con gli occid entali ; essi avreb bero dovu to aiuta re i venez iani a
sottomettere Zara (che müav a a libera rsi dal giogo lagun are, per costi-
tuirsi come poten za marin ara auton oma) : il bottin o di Zara avreb be
contribuito a pagar e il debit o dei croci atí verso Vene zia. Nel r 203 , dopo
I'occupazione di Zara, i venez iani propo nevan o un'ul terior e cliver sione
della IV crocia ta: l'occu pazio ne di Costa ntino poli. Nell'a prile dei 1 204
i crociati entra rono nella vecch ia capit ale impe riale.

1
\! " ~ ndivido quanto scrissc S. Bettini (ibid. , p. 169): « [ ...] di quell 'incont
· .fuco fu in quakhe r.x>do il teatro : sappiam o che gli illustri persona ggi conv-cn ro l.i Basílica di San
~ono acrolti con grondc pompa , condot ti in giro per tutta la uti, scesí da cavall o,
b.tsilia1 , nclla quale avvenn cro
ies abboccamenti e • sedute" ecc.; sappiam o che la_ basili~ aJlorn ena
_in ru_no il suo splen~ rc e
·b1CISa.mente parata a festa : si puõ suppor re senza fat101 che 1 procura toti abb1an
:: •le Der J:?(>rtare innanzi energi cament e il lavoro di decoraz ionc - che aJmeno o fano rutto al ~ -
~;; le tmpaJca turc tra i piedi "'·
gli ospiti non si u o-
1,, LANE, Storia di V eneúa cit., p . 43 .
···'l Secoódo F . C. Lane (ibiá. p . 4, ) s, ooo
~-, e ent.rare annue del re d 'lnghilt erra o dc.l rc dimarchi d 'ar&ent o pot.eva no corru:p oodcrc al dopp10
Francia.
Giovanni Lorenzoni
434
. . • di uccisioni rapine, stupri e sacrilegi. Chie
t;e e ~ase ft,
Segwrono. tre g1o~f~a a fondo . Quando Bonifacio di Monferra
(a parte le ocr!in~ eh~
f1:r~f~~hf~:~ed~~ato per la divisione, eshs_o ful valutato armature N e tOtse
tamente) in 400 ooo marc 1, o tre ro ooo
ianí e.! on ViÍl!
trattenutd~ffinasclota~ a pagare la somma da tempo dovuta ai venez , 1e ebbe
dunque 1 co 137 to
altresí metà del bottino •
Basili
E ben noto che i quat~ro cavalli ch_e a~ornano la facciata d~lla o 1ca
marciana sono parte d1 questo bottmo, ma certamente tant1ssirn
· opoh·. Acceªnno
· dª C0stanti~ tto
· se ª. Venbezib~l
· e ghmn
materiale in tale occas1on
1 una pi 1
solo a una complessa opera c e assai pro a mente contiene
ma assai significativa parte del bottino a seguito della conquistcacoda, el
, d'Oro d'1San Marco 133 .
Pala
1204 : allud o alla
resa condotta con abilità da Enrico .
E indubbio dunque, che l'imp· I . h · d.
' Costantino.
Dandolo e finita con l'oc~p~z10ne e re ativo sa_cc egg1? 1
ziani, non
poli rappresento un grandíssimo af!are e~onom1co per 1_ve?e
e tutta un
solo per il bottino, ma anche per~he per~s_e lo_ro di ~ostttmr
serie di basi navali per i commerc1, con pr1vdeg1 che d1 fatto
li riconosce~
talché con.
vano come autentici vincitori nell'impresa della IV crociata,
viene concludere con Lane:
osto deboll
Sebbene in questa carena di basi navali vi fossero anelli piuttinsieme a11;
ata,
l'impero coloniale ottenuto dai venezíani con la Quarta Croci o latino di e.o.
rno dell'i mper
posizione di privilegio nel commercio e nel g9ve olo avcva otte-
stantinopoli, e alla salda presa sulla Dalmazia che Enrico Dand o predomí-
testat
nuto con la sottomissione di Zara, diedero139a Venezia un incon
nio marittimo nel Mediterraneo orientale •

nio -
Sparito, almeno momentaneamente - per circa un sessanten
riferi mento
!'impero bizantino, a Venezia veniva a mancare il punto di
i, in quan-
culturale che per tanti anni essa aveva assunto: Costantinopol
IV crocia-
to città viva. Ma già qualche decennio prima dell'inizio della
iaria nella
ta, come ho già accennato, Venezia tendeva a porsi intermed
del II77):
política europea (emblematico, giova ripeterlo, l'incontro
nto occi-
questo riferimento all'Occidente si concreta in presenze appu
delle due
dentali, proprio a partire dagli anni '70. Lo scultore delle basi
ra essere un
colonne, sulla140 piazzetta marciana, di Marco e Todaro semb
successiva-
«lombarda» ; mentre, qualche decennio dopo, senz 'altro

Ibid. , p. 51.
ta d r. s. BETTIN1,. Le ~~~~
137

,
133
generale sulle.opere asportate ?ªi veneziani nella IV crociacroc!ata ~lia conqmrla ~'Oro
• ln
d ar/~ zmpo!tate a Vene~ta durante le croctate, in Venezdel ia dalla prima
e pp. 15 . . Parte bottino e stato mser1to neU~ PalaFirenZC
st_antmopolt dei 1204, F1renz 1965 1 7 90
di San Marco. La pala d oro,
d1 San Marco, per la quale dr. soprattutto AA.VV . , Jl /esoro
1965.
139
140
LANE, Storia di Venezia cit . , p ' 54 '
DEMUS, The Church cit., pp. 117-18 .
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 435

mente all'arrivo dei_crociati a Venezia, va datato il proget to, realizzato


poi da maestranze d1ver~e, del ~ortale Maggiore della Cappella Palatin a 303-7
che, secando Dem~s., «Is nothm g but adaptation of a French progra m
141
to the special co~dit1o~s and requirements of Venice» •
A questo occ1dentahsmo, che occupa del secolo XIII approssimativa-
mente la prima metà, fa riscontro la presenza di particolari « bizanti ni»,
soprattutto nella facciata di San Marco. Giova ricordare che proprio !'e-
sterno, e percio anche la facciata della cappella ducale, assume un aspet-
to del tutto nuovo. Sotto il duca Sebastiano Ziani, tutta la zona marciana
viene sistemata: il risultato piú rilevante agli effetti della Basílica l'am- e
pliamento della piazza. Cosí cambia radicalmente il punto di vista del-
l'esterno della chiesa: se le sottili e certamente raffinate articolazioni
della struttu ra a matton i a vista avevano un loro significato figurativo
se viste da vicino, l'arretr amento del confine occidentale della piazza
rompe questo rappor to, rendendo inefficace, dal punto di vista del rap-
porto piazza-basilica, la facciata di San Marco, quale quarta parete del-
l'ormai enorme spazio della piazza stessa; di qui la necessità di render e
piú vistoso, piú appariscente !'esterno della Basílica; ed ecco che si in-
ventano i grandi estradossi delle cupole, e che si arricchisce la facciata
stessa, con lastre marmoree, con mosaici, ecc.
L'accrescimento figurativo dell'esterno della Basílica si concreta, co-
e
me si appena ricordato, anche con l'applicazione di lastre marmoree e
nell'esecuzione del portale maggiore (in un arco di tempo che occupa
buona parte del secolo XIII); e si realizza in concomitanza con buona
parte della decorazione musiva .
I sei pannelli scolpiti (Vergine orante, Arcangelo Gabriele, San De- 308-9, 320
metrio, San Giorgio e due rappres entazio ni di Ercole) posti in loco pri-
ma del 1267 e l'arcone della porta principale appaiono sintomatici di
142

una certa situazione culturale che risulta complessa e, filologicamente,


assai difficile da dipanare. Quest' ultimo , nei suoi tre archi di diversa in- 3o3. 7
tonazione stilistica (la cui esecuzione va scalata in un arco di tempo piut-
tosto ampio, circa un cinquantennio a cavallo della metà del secolo) sem-
bra, come ho già scritto, citando Demus, rivelare influssi francesi e forse
~uell'antelamismo che qualcuno ha notato - per altro piuttos to gene-
~tco - mi pare possa essere giustificato piú come dipendenza francese (e
tn particolare dell'tle -de-France) comune acerte esperienze antelamiche,
piuttosto che a una derivazione diretta dall'Antelami stesso m _ I sei pan-
141 Jb ·d
m Ib~i ' p. 149.
. .
143 t :• p , 126.
a~la srnltura
ven . Sugh arconi dr., oltre a ibid. , pp. 148 sgg., L. COCCHETTI P'0TESI, Conlrz~':'lz dz
ez,ana del Duecento, I, La decorazione plastica del porta/e maggrore della Bastl1ca S. Marco,

4
j
436 Giovanni Lorenzoni
nelli della facciata, poi, sono esempi_ di de:ivazi?ne da un altro mo
30
9 culturale, e precisamente da Costanu~opoh._Per~ accanto al San Dendo
trio (probabilmente di diretta pr~vemenza bizantma) sono Poste le e-
formelle forse eseguite in loco:. m queste, e s~pr_attutto ?elle du/ /te
1
310 melle di Ercole, si manifesta chiaramente ud~a mcide~~a hn~are, di u~t-

linea quasi tagliente che appare elemento 1 guS to piu occ1dental hª


orientale 144 • C'e dun~ue da parte di "Y~nezVia du~al: un a, capacità ;i~te
tiva di _suggerimen~i di ben diversa ongme. enez~a e ne1 200 un gran~
e~po!10, punto d'!nco~tr~ - ancora ~na ~olta em ~orm_a anco~ piú de.
cisa nspetto alle s1tuaz1om precedentl ~ di merca~tl e di guerneri: e la
città e proprio la sede del potere mamfestano chiaramente essere cr
giuolo di esperienze diverse, ma contem~o~aneamente luog~ di elabor:
zione di un linguaggio originale, pur sens1~1le a q~e~~ espenenze. Infat.
ti, accanto a opere bizantine e a ope~e occ1dentah, c e tu~ta una serie di
opere tipicamen~e venez~ane: ~o~se s1 potr~bbe Pª:lare d1_ambiguità per
la cultura veneziana cosi sens1b1le a espenenze d1fferent1, ma se si ac-
cetta tale termine, non deve, esso, essere assunto in senso negativo. Se
di tale ambiguità si puà parlare, essa rappresenta il fascino di Venezia
la cui cultura non nasce programmata, neppure in sede ducale: Vene~
zia euna città «esistenziale» che proprio per questo suo carattere escar-
samente incline a un «progetto precostituito» e si arricchisce cosí di
esperienze di varia estrazione, senza· preconcetto alcuno, elaborando e
trasformando gli apporti altrui in veneziano. ln altre parole, edocumen-
tata la presenza di esemplari di importazione e questi contemporanea-
mente sono inseriti nel contesto locale e vengono assunti a motivi di
ispirazione e tradotti in veneziano.
Queste vicende culturali veneziane sono forse meglio esemplificate
nella storia della pittura del ' 200 .
La composizione fitta di figure, determinate da linee grevi, della cu-
145
3II poletta della Genesi dell'atrio marciano risente certamente di influen-
ze occidentali; ma tali occidentalismi (della cui provenienza il riferimen-

in «1Commentari », x~, _1960, pp. 3-21. Cfr. inoltre, sia per gli arconi sia per altre sculture medievali
dell esterno della Ba_s1ltca, w._WOL!ER~, .?· ~EMUS , G. HEMPEL, J. JULIER e L. LAZZARINI, Die Skulpt~-
ren von San Mar~o tn 1(enedt~. [!te Fzg~rltchen Skulpturen der Aussenfassaden bis 14. Jahrhunder'
Centfi tedesco d1 stud1 veneztam, Stud1en 111,_München-Berlin 1979 , passim.
Cfr. sopratt~tt_o DEM(!~, ~he Church ctt:, pp, 125 sgg. Del Maestro di Ercole e/o dell~=
bottega sono ~~che _1 cmque rthey1 ~app:esentantt Crtsto e i quattro Evangelisti, sul lato_ nordt'~ 1-
no)_della B~s1lt~a (1 due pannel_l1_d1 Çmto e S~n Giovanni si trovano ora nel Museo d1 ~ª-º ,)::,,.
lema( Su d1 ess1 ~ ~ulla _loro orig_mana col~oc~z1one ~fr. R. POLACCO, J bassorilievz marmo,e\fticil di
tescht raffi~urantt tl Cmto e glz Evangelzstz muratt sulla facciata settentrionale delta ba
S. Marco, m «Arte Veneta », xxxn, 1978 pp. ro sgg jto
· t l seg11
1e ag1·1 anm..,1ntorno al_ 1220:' cfr. s. BETTINI, I mosaici di San Marco e i
. 145 Dat~b'l º'º ·
» vlll,
(Lmeamentt per una storza delta pzttura bizantina nell'ultimo período), in « Arte Veneta '
1954, p. 22,
Venezia medievale t O • .
, ra ri ente e Occ1dente 437
6lologico ea_ssai difficile) sono ben di versi dagli «occidentalismi » del
t~aestro, venezia?o, c~e lavora nella Basílica di San Paolo fuori le Mura
1
n Roma nel cui am?ito culturale puo rientrare pur con accenti perso-
"",
a . . '
li che si possono nconoscere m un certo processo di diversificazione
d:i wni, _i~ Maestr? dell'Orazione ?ell'_orto, sulla parete sud del naos 312
della Bas1h~a ma~ciana, maes~ro atttvo mtorno agli anni '20. C'e certa-
mente, a m10 avvts~, ~ Ve~ezia la ~om~resenza, nel secondo e terzo de-
cennio dei secolo, d1 diversi appor
. u~ occidentali , tutti pero di difficile in-
dividuazione q~anto ~ prov~me:1za 1 • •
L'esa~e dei mosa1~i dell atr~o marciano permette di seguire le vicen-
de della pittura ve~eziana per circa un cinquantennio a cavallo della me-
tà del secolo XIII, m amb1to ducale . Limito l'esame all'interpretazione
dello spazio: d~lla cupoletta dell? Genesi e dell'arcone seguente (da sud
verso nord), nei quali le figure si affollano fors'anche su suggestione di
148
rnodelli iconografici , si passa a una composizione spaziale assai piú al-
lentata: le scene sono limitate alla base delle cupolette, lasciando libera
la zona centrale, decorata spesso da una sorta di rosone. E da dire che la 313-14
decorazione del braceio nord, dove e evidente tale tipologia, che si ri-
trova anche nelle lunette dello stesso braceio dell'atrio, e da datarsi a
partire dalla fine degli anni '50 149 • Questa típologia, che si ritroverà qual-
che decennio dopo nella stessa Costantinopoli (San Salvatore in Chora),
potrebbe essere di derivazione romana: l'esempio piú típico eofferto da
alcune cupolette della cripta del Duomo di Anagni, la cui decorazione e
databile alla metà circa del secolo XIII, e sarebbe stata importata a Vene-
zia dai maestri mosaicisti inviati nel 'r 8 a Roma, su invito di papa Ono-
rio III, per decorare la Basílica di San Paolo fuori le Mura 150 •
Da un punto di vista tipologico, quanto a definizione dello spazio,
dunque, si potrebbe documentare un apporto romano successivo alla me-
tà dei secolo XIII.
Anche da questi pochi dati forniti in una forma piuttosto frettolosa,

146 Papa Onorio III nel gennaio del 1218 in_viõ ll:na
lettera ~l _d~ge - si tratta e~identemente ~i
Pietro Ziani _ chiedendo che gli fossero mandatJ altn due mosa1c1st1 yer la decoraz10
lica di San Paolo fuori le Mura (cfr. P. PRESSUT TI, Regesta Honom Papae III, ne della Bas1-
I, Romae 1888,
p. 173, doe. 1019). . . . . • f
147 Anche se non sono mancati tentativi d1 c~1.ar(me
nto !n. mento: e r. per_esemp10 · ETTINI
B_ ,
Appunti di storia cit., che ha ipotizzato per i mosa1c1st1 operos1 m_ ~an Paol? fuon le ~fora d1 Rom~
per Onorio III e per il Maestro dell'Orazione nell'orto della Bas1hca marciana
una d1pendenza dai
pittori di San Giovanni di Tubre, in vai Monastero.
141
Cfr ibid
149 Cos1·, S. B.etttm ·
· · (I mosazcz
· · d·z San Marco c1·t p 22) riassume la cronologia
., · . · al della decoraz1· one
del!'atrio marciano: 1220-40 braceio occidentale;. 12c6oh-80 bd~ªc1º se~~en: rr cf~· soprattu
150 Sui rapporti tra Anagni e San Salvatore m
tto A GRA-
ora 1 0st~n 1~0
BAR, IA decoration des coupoles à Karye Camii et les peintures ·v • · hr
ztaltennes du ugento, m «1a -
huch der ôsterreichischen Byzantinischen Gesellschaft », VI, 19.57,
8 Giovanni Lorenzon1
43
. .
e hm1tat1. adac l
1um·esemplari soltalnthe, risu ta eh'1aramente a n-.·
.
quella capacit. , . ttiva alia qua e o prim . a ' •tüo av .
a r1ce
bile a diverse esperienze acco
l l r t'
accennato: Ve
l
g ie ~a 1 ap~or 1a proprio . n . v180
ez1a s 1
.
ma m venezia . no 11 secolo XIII e dommato da gu sto ' li tta:n.si.
. l . . d' ff ques ta apertu fot.
l'Occ1'dente, coerentemente con a po11t1 ca 1 ra orzamento attta verso
la costituzione dell'impero lat . d'O . d
rie
mo rie~te_, e_11a sua scelta di ' taver
Ponte tso
O nte e Occidente: diventa un punto di riferim
la storia dei rapportl· tra_1· du~ ento fondamental ta
mond'1,. e_ le sue s~elte ~t~lSt
. ·h
lc e tappreesen nel.
tano il simbolo di tale s1tuaz1 .
one pohuca, che m venta no
anzi si accentuerà nei tempi suc · · A n verrà rn
~ess1v1. nco~a un~ Yº1ta ne11
cale si ha la prova di tale atteg 'ambitoeno du:
giamento negli anm mtorno
secolox1v. all a metà del
Intendo far riferimento a un
complesso di lavori ~he coinv
palazzo ducale e, successivam olgono il
ente, a un maestro che d1venta
la corte ducale. pittore del-
Nel 1340 il pretesto, se cosí
si puo dire, che dà avvio al rif
del Palazzo Ducale ela decis acim ento
ione di costruire una nuova
Sala del Maggior Consiglio m. e piú
Forse il primitivo progetto pr grande
costruzione di una grande sala evedeva la
senza dover procedere a lavor
turazione dell'intera zona pros i
piciente il molo. Osserva la Ba di ristrut-
ssi:
Dai documenti consultati no
duecentesco rifacendone le n emerge che si valesse rim
archeggiature e i capitelli; ma odernare. il palazzo
ce, si era già deciso di compie evidentemente, inve-
re
imponenza adeguata all'impo tale lavoro radicale, non solo per dare al palazzo
rta
menti portanti, che certo ne nza della città, ma anche per irrobustire gli ele-
l palazzo bizantino erano piú
degli elaborati capitelli dovev gracili. Gli scultori
tale anno, una carta ci ricordano essere in piena attività nel r 344, poiché, in
dum is2. a un apposito laboratorio pe
r gli I ncisores lapi-
Nel 1 348, causa la pestilenza
successivamente ripresi nel '50 , i lavori furono certamente interrotti e
to che nel '62 c'e un provvedim: ma dovettero proseguire a rilento, tan·
coloro che avessero contribu ento di minaccia di pene pecuniarie per
ito a ritardarne i lavori m. La
senziale delle sale e di tutto il strut
complesso verso il molo va du tura es-
tra il 1340 e gli anni '60, quan nque datata
do Guariento conclude con il
affresco, la decorazione della suo famoso
sa 154
struttura di fondo di questa pa la • Questa e la cron~logia relativa alla
rte del palazzo: non mancano
certamente
151
Cfr . E. BASSI, Appun
1:<, 196 2 , n. 52, pp . 41 sgg ti per la storia del Pala1.1.o Ducale di Venezia. II,
112 . in « Critica d'arte>,
Ibid., p. 42 .
151
I bid.
154
L'affresco e datato agli ann
pp . 36- 38 e 72-7 3. i 136 5-6 8: cfr. F. FLORES D'ARCAIS,
Guariento, Venezia 1~' '

E
IW T f2F

Venezia medievale, tra Oriente e Occidente


439
1ture da datarsi ~ pe_riodo posteriore, si potrebbe dire fino al
1404 ,
scll do viene esegu1to il 6?estr?ne centrale. Abbastanza recentemente
qllan 1ss dopo una breve s1ntes1 sulla storia critica dei Palazzo ha ri'ba-
" slan ' . . 156 • , h . , . . . '
Jl_r uesta 1potes1 ,: c10e c e, a suo avv1so, 1ed1fic1o «rispecchia un'idea
dit0 4 verso la meta del Trecento», 151
notando che taluni particolari po-
fiss~:ro derivare dal_l'Inghilterra • La tradizione attribuisce a Filippo
tre dario la costruz1one del palazzo trecentesco: questo Filippo parte-
1

ctpO,
~noel 1 355, alia congiura di Marin Faliero, e nello stesso anno fu
. . .
dannato a morte, per 1mp1ccag1one. Una revisione critica di talune
conlture attribuite per lo piú agli inizi del secolo xv operata da Wol-
scll 1» t;nde a retrodatare tali opere all'ultimo decennío della prima me-
, del secolo precedente, c10e
ters , • , appunto legandole
alla ricostruzione del
;alazzo e attrib_uen~ole _allo_ stesso Fil~ppo ~al~~~ario. Cosí, oltre a un
rto numero d1 cap1tell1, gh sono stat1 attnbmt11 due gruppi degli an-
c~li sud-est (Ebbrezza di Noe) e di sud-ovest (Adamo ed Eva): c'e, in 31 5
!uesti due gruppi, un'essenzialità compositiva realizzata attraverso una
monumentalità d'impos!az_ione delle singole figure, che non trova pre-
cedenti nella cultura artlstlca local~ e chefa di Filippo Calendario (l'at-
tribuzione di Wolters mi sembra convincente) il piú grande maestro dei-
lascultura veneziana, e non solo veneziana, della metà del secolo xrv e
mi sembra di non poter escludere un'interessante suggestione affacciata
da Wolters stesso: che possa essere stato Giotto (e Giotto di Padova)
lichiave di volta per l'elaborazione del suo linguaggio figurativo 159 •
Negli anni che vanno dal r 340 al '5 5 l'esponente maggiore della cul-
tura scultorea veneziana dovette dunque essere Filippo Calendario e
nello stesso giro di anni, nel campo pittorico, la figura dominante fu
Maestro Paolo, il quale, pur lavorando nello stesso ambito ducale nel
quale lavorava contemporaneamente Filippo, si mosse partendo da un
sostrato culturale sostanzialmente diverso dal suo collega scultore. Mi
sembra che in Paolo ci sia una maggiore ambiguità di scelta culturale: il
suo punto di riferimento essenziale fu la pittura paleologa, cioe della
~orte di Costantinopoli, ma far di lui un rappresentante di tale cultura
in Venezia mi sembra procedimento limitativo. Se Paolo risentí, per
esempio, nella Dormitio Virginis di Vicenza della cultura pittorica pa-
leologa, e, secando me, altrettanto verificabile un apporto occidentale,
che si potrebbe definire gotico, per altro di caratura diversa da quella di
lSS
,56
E
/ RSLAN, Venezia gotica. L'architettura civile gotica veneziana, M'l 1 ano 197o.
111
1 td., P. 137 ,
. . .
e 1•· • «Resta, pero il fatto che a questa data del 1350 circa !'arco inflesso non es1steva m Franc1a
isp,raz· ' ' .
111 tone non poteva pertanto che venire dall'Ingh1lterra» ' (z'bz'd,., p. 1 45 )·
111 1 .woLTERs, La scultura veneziana gofica. 1300/1460, Venezia i976, pp. 4° sgg.
td., P. 42.
440 Giovanni Lorenzont
. L p la feriale di San Marco, opera di coll
316
6. 1
Filippo Calenda_ri I' ª e Giovanni e con
ne tra Paolo e i_ g 1 luPc
Filippo nel canttere de aalazzo Du
b
temporanea all' a~ .º~ª~i(}..
cale, si caratterizza per u tt~ttà di
. . 11 ·
tezza d1 eleganze gott.che che non st trovano ne a tens1one essena tice
nz· tca.
le opere di Filippo 160 • la1e del
Q l'attività di Paolo non possa certamente 1irnit. •
. ~antu,nqueh ars·
anm 40 e 50, o scelto questi vent'anni circa• perché tale period l agU

bra esempl1•fican te a documentare una lcerta s1tuaz1one a Venezia oIsem ·•~·
m1. anm. de1' 300 sono tormentosi per a c1tta 1agunare: sono cara·tt Ptt. ~
• ,
zati dall'approfondimento del contrasto tra stat . , er z,.
o e_ soc1eta, corne ha rn 1
so bene in luce Cracco 161; ma la crisi si scatena
tn forma piú pales:s-
drammatica appunto negli anni.,40 e '5º· e
ln siffatte condizioni (~ crisi economica e di.
semrre _pi~, acut~ ?ivario tra
stato e società), la Repubbhca abbordava_ul nSo
ded1 penod1 pm trag1<? della sua
storia: nel decennio 1343-1354 - a~n~ta 1 O
peste e carestia». La crisi della soc1eta stavaanu - ~<sempre _quas1 fu guerrai
per ragg1':ngere. 11 suo punto p',
basso: alla popolazione comincio ~ m~ncare _tut
to [ ...]; 1 pr~~z1 cr~scevano ne:
misura in cui il mercato era spogho d1 merc1,
e la mon~ta s rnflaz1onava sempre
di piú [ ...]. Per giunta, su una città talmente
prov
gelli naturali: un violento fortunale, che fece ata, s~ ~catenaro_no anche i fla-
stra
moto, che rase al suolo parecchi edifici; e, infin ge d1 1mbarcaz10n i; un terre-
e, la grande peste 162 •
E circa in questi anni, all'inizio del quinto dec
ennio, si andava costi-
tuendo il grande cantiere_per la costruzione del
Palazzo Ducale. Concor-
do con Cracco quando conclude che « negli ann
i di Andrea Dandolo , la
città pareva dunque distrutta, nelle cose e neg
li uomini » 163, ma non pos-
so esimermi dal constatare la contemporaneità
tra tale situazione e l'al-
lestimento di quel cantiere edilizio al quale ho
fatto cenno. Quale puo
essere il significato di questa situazione? Com
e ho scritto sop ra, nel
r 340 si decise la costruzione di una nuova _g'rande
Sala del Maggior Con-
siglio, senza coinvolgere, almeno cosí sembra
e come ho già accennato,
la struttura essenziale del palazzo dello Ziar:ii.
Nel r 342 si stabilí che la
nuova sala dovesse raggiungere anche i loggiat
i. Nel '44 etano già a11'<:
pera gli scultori dei capitelli (di alcuni di que
sti), che proseguirono il
loro lavoro per qualche anno, con un'interruzio
ne in occasione della pe-
stilenza del '48. Percio la parte piú importante
e fondamentale del nuo-
vo palazzo ducale, verso il molo, fu eseguita
proprio negli anni della
160 L' 1 g1a
. pro~
. ana_o osta d. a W. W 1ters (La scultura cit., p. 43)
San Gto~a.nn_z Evangelista d1 MaestrooPaol tra la testa Noe, e quellahedia
o mi pare si riferisca piú all'ambito diicono
quello sttltsttco. grafico e
::~ GI.b~dRAcco, Società e stato nel Medioevo vene
1 ., p , 395. ziano (secolo XII-X IV) Firenze 1967.
163
Ibid., p. 396. '
r
Venezia medievale, tra Oriente e Occidente 441

. re crisi. L'iniziativa fu, come già piú volte ricordato, funzionale

du
;r~\d
f11~ggio liamento avvenuto da anni del Maggior Consiglio 164 • Non c'e
all dunque, che si dovesse provvedere alla costruzione di una nuo-
grande Sala del Consiglio, ma e altrettanto indubbio, che la scel-
d)
va momento per la costruzione coincideva con quello di una gravis-
t~ ecrisi. Ma e forse negli anni intorno al '4 3 che si scelse per una defi-
51~vªa rielaborazione della struttura di fondo del palazzo. C'e una alter-
n1t1tiva nell'interpretaz1one
. d'1 questa sce1ta: se 1a s1· f a risa
· 1·ire a pnm~
.
dal ,42 potrebbe interpretarsi come un'affermazione del regime che s1
s:ntiva'in peri_colo; se la si fa risal~re a dopo il: 42_ si l?º~re~be c?llegarla
lla política d1 Andrea Dandolo, il quale tento d1 pnvileg1are il potere
ducale. Attraverso un'intelligente lettura dei testi di Dandolo stesso,
Cracco giunse a concludere:
Qui, dunque, nella volontà di riformare lo stato, di adeguarlo ai tempi nuo-
vi tramite l'avvento di un príncipe, sta la «rivolta» dei Dandolo, il suo tenta-
tivo di infrarigere i vincoli ferrei che lo bloccavano come doge, per governare
• • 165
da prmc1pe .
E con le date, seppure presuntive, alla mano, mi sentirei di optare
per questa seconda ipotesi: il,passaggio dal primo proge~to (so~o costru~
zione di una nuova grande sala) al secondo progetto (c01nvolg1mento d1
tutta la struttura meridionale del Palazzo) potrebbe essere ascritto all'i-
niziativa di Andrea Dandolo, iniziativa di rinnovare la sede del potere
mentre tentava, seppur illusoriamente, di rinnovare la tipologia del po-
tere stesso.
Il nome di Andrea Dandolo e anche collegato all'attività di Maestro
Paolo: costui e documenta to pittore di stato nel dicembre del '42 166 e il
duca certamente divenne un suo sostenitore: questa ipotesi, portata alie
sue estreme conseguenze, e stata sostenuta da Muraro, il quale legà stret-
tamente l'attività di Paolo al ducato di Andrea Dandolo, tanto da rite-
nere che
1~ p_arabol~ di Mae_stro Paolo si svolge parallelamente a quella dei suo doge, qua-
s1 rispecchiando d1 volta in volta gli aspetti piú significativi della linea política
e delle condizioni storiche che ebbi ricordato 167 •

~on mi sembra - e in questa occasione mi sia lecita soltanto l'affer-


mazione, e non la dimostrazione di questa mia opinione 168 - che la storia

:l
164
Nel 12 · · · · .
nemmeno vent?5-9? Con~1glio s1 ~omponeva d1 260 membri (cfr. ibid., p . 347); nel I3II, dunque
165 Ibid anni opa, 1 membri erano saliti a 1017 (cfr. ibid., p. 371 ).
166 . , p, 436.

161 ü;idVRARO, Paolo da Venezia, Milano 1969, p . 16.


161 s·t veda
·, P:in19.prop
0st· to 1a recens1one

al volume di Muraro di G. GAMULI N, Di un libra P,wlo
511
442 Giova nni Loren zoni

pitto rica di Paolo possa dipen dere in modo ~osí strett o dall'a tti . ,
tica di Andr ea Dand olo , ma riman e il. dato di fatto , che il duca , fVtta Pot
. t ·11usori a» 0tse llel.
1a sua prosp ettiva «gran diosa , m~ 1ntri~ secam en e. 1 169

come princ ipe esser e mece nate di un · p1tto re che a1 suoi occh1·'Pot VoUe
p li ,
e\ra
appa rire decis '
amen te « bizan tino» , anz1 p~ett ame? te costa ntino
cioe della città fonda ta da Costa ntino , d1 quell '1mp erato re che ºdov tano >
170

esser e mode llo del nuov o princeps venez iano •



e\ra
Filip po Calen dario , nella nuov a visio.t?-e sugge r~ta da Wolt ers
lo Vene ziano sono i maes tri piú ril~v~ ntl della prim a metà circa' ao. lef
colo XIV : il prim o esent e da quals1as1 legam e con la cultu ra biz . se.
risen te delle esper ienze occid entali , ment re il secon do gioca co~~tina,
ment e sull'a mbig uità tra Orien te e Occid ente; su un subst rato cul~Inua.
paleo logo, inser isce esper ienze gotic he raffin atissi me. Da un punto ~~al_e 1
sta di storia della cultu ra figura tiva forse l'inse gnam ento di Filip \7~-
stato , nel suo comp lesso , piú profic uo, ma non e di certo da sotto p~ e
tare l'inse gnam ento di Maes tro Paolo , sopra ttutto per la sua cornpov u.
te got1c· a. lnf atti, d opo P ao1o, l'espen·enza b"1zant1na · rappr esent a nen.
Vene zia orma i solta nte la tradiz ione piú stanc a e « artigi anale »: sara~ t
i contr ibuti occid ental i, di varia origin e, a provo care intere ssant i re ~
zioni e le piú rileva nti nel mond o cultu rale venez iano. ª
317 Cosí verso la fine del secolo Jacob ello Dalle Mase gne, nell'iconostasi
princ ipale di San Marc o -firm ata da lui e dal fratel lo Pier P aolo e datata
I394 - dimo stra un'es senzi alità comp ositiv a che, molt o alia lontana
po.
trebb e rifars i alle opere di Filipp o Calen dario , ma certa mente con una
ricerc atezz a forma le, un torce rsi dei volum i che riman dano all'esp erien-
318 za gotic a venez iana, sul tipo dei mosa
ici della Capp ella di Sant' Isidoro
in San Marc o Ment re Pier Paolo (auto re tra l'altr o, per rimanere in
171

ambi to statal e, del balco ne della Sala del Gran Cons iglio, d atato 1 4 00-
I404 )112si dimo stra piú sensi bile, nel suo comp lesso , a esper ienze
to-
scane
Con l'iniz io del nuov o secol o, la scelta politi ca di Venezia in favore
della terra ferm a e già avven uta: a quest a apert ura occidental e corrispon-
de il rifiut o, semp re piú esplíc ito, sopra ttutto nell'a mbito dell'establish-
ment venez iano, del riferi ment o cultu rale a Costa ntino poli, non solo alla
cultu ra di quest a città, orma i pross ima a cadet e in m ano turca (1453),
ma anche alia cultu ra provi ncial e bizan tina, crete se in partic olare, che
di Murara - cronolOiÍ·
da Venezia, in «Arte Veneta », XXIV, 1 9 7 0 , pp. 255 sgg. Cfr. inoltre , p rima
enezia 1964.
camen te - , R . P ALLUCCHINI, IA pittura veneziana del T recento Roma-V
169
C RACCO, Società e stato cit., p. 436.
'
170
Ibíd., p . 433.
WOLT E RS , IA scultura cit., p. 70
171
172 Ibid., p. 69. .
tl·nuerà a Venezia
Venezia medieva.le, tra Oriente e Occidentc

ma a livello piú artigianale· e in positivo l'adegua-


443 l
connto d · r:o • ' ' '
al mondo tar ogotlco . .e. mteressante notare che, lungo i primi de-
~1eni del secolo xv, sono a Venezia, per periodi piú o meno lunghi, molti
cen . . . b . . d 1
t'sti roscam rmnovatl: astl ncor arne qualcuno: Michelozzo, Pao o
~c~ello, Leon Battista Albert!, Andrea dei Castagno; ma la loro inciden-
nel tessuto culturale veneziano fu piuttosto limitata, mentre la città si
2
ªostrava piú sensibile a capire l'esperienza lombarda, tardogotica so-
173
Jll·attutto: sia sufficiente la menzione di Matteo Raverti •
pr Per rimanere nell'ambito ducale, desidero concludere questa sintesi
u taluni aspetti della storia dell'arte nel Medioevo, con l'attività, data-
tne agli anni '30-40, di Bartolomeo Buon. E operazione recente la riva-
lutazione di questo scultore-architetto veneziano; e per quanto riguarda
e
la sua attività plastica fondamentale l'attribuzione che Wolters pro-
114

pone alui dei Giudizio di Salomone sull'angolo nord-ovest dei Palazzo


Ducale. E indubbio che se si conviene con lo studioso tedesco sulla au-
tenticità di questo gruppo per Bartolomeo, la sua valutazione sale di
molto; direi, anzi, che cio comporta una totale revisione della storia cri-
tica di questo forse troppo svalutato scultore veneziano. Bartolomeo
Buon, se autore dei Giudizio di Salomone - e autore certo della Porta
della Carta, nella quale primeggia come opera sua la statua della Giusti- 319

zia_ diventa un caposaldo nella storia della cultura figurativa specifica-


tamente veneziana. Egli, suggestionato forse dalla lezione di Filippo Ca-
lendario, d'un secolo prima, - nel senso di un recupero di essenzialità
compositiva, - traduce in forma «moderna» tale essenzialità, evidente
già nel modo di strutturare il gruppo, nel quale le figure appaiono quasi
a tutto tondo, e rese con un modellato articolato amasse compatte e so-
lenni. Con quest'opera finisce il Medioevo veneziano; anche se la consa-
pevolezza dei suo significato non sarà immediata per i locali, mentre for-
115
se lo fu per Donatello •

173 Ma non si dimentichino i nomi di Gentile da Fabriano e di Pisanello, ambedue operosi, nel

secondo e terzo decennio del secolo xv, in ambito ducale, proprio nel Salone del Maggior Consiglio,
dove affrescarono le storie - perdute - di papa Alessandro III.
174
Ibid., pp. u5 sgg.
m Cfr. t.bt.d. , p, 129.

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