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Edoardo Gridelli
To cite this article: Edoardo Gridelli (1950) II problema delle specie a diffusione attuale
transadriatica con particolare riguardo ai Coleotteri, Italian Journal of Zoology, 17:S2, 421-441,
DOI: 10.1080/11250005009436823
Gia alia fine del seeoIo seorso vari Autori, particoIarmente geoIogi
e botanici; mi"ero in evidenza iI' falto che in varie regioni delI'ItuIia
.appenniniea . si trovano popolazioni appartenenti a specie prettamente
baIcaniche. Di esse si interessarono in seguito "ari zoologi e, per
quanta riguarda i coleotteri, in modo particoIare M ii II e r (1910-
1912; 1921) e HoI d h au s . (1911).
Recentemente, su proposta del prof. Umberto D' An con a, l'Isti·
tuto di _Studi Adriatiei (Venezia) sceIse quale argomento di studio
quello delle specie suddette. general mente indicate con il nome di
specie transadriatiche, e 10 affido a me, per quanto riguarda i coleotteri
e la impostazione generale.
Ho pnbblicato in proposito una prima nota, di carattere preven·
tivo (0< La Ricerca Scientifiea~, Roma, Anno 19, N. 7, 1949), e la
relazione definitiva si trova attualmente in corso di stampa. Da essa
chi si interessa dell' argomento potra rieavare tutti i. dati neeessari
per conoscere il mio pensiero in proposito e sottoporlo acritica.
Credo pero di fare cosa utile riassumendo brevemente, in questa sede
i principaIi risultati dello studio.
Con il nome di specie transadriatiche, in senso lato, io ho indi-
cato, accettando ]'uso .generale, queUe specie la cui area di distribu-
zione viene di visa in due parti dall'Adriatico auuale.
In un primo tempo ho dedicato la mia attenzione alIo studio
del fenomeno «geonemia transadriatica ~ come tale, ossia ho fatto
quanto era possibile fare per slabilire quali sono Ie specie di col cot-
teri la eui area di distribllzione viene Lipartita dalI'Adriatieo.
Ho quindi studiato la sistematica e la geonemia delle specie trans-
adriati~he indicate dai vari Autori, e di molte altre, ad essi ignote,
basandomi in prima linea sulla mia esperienza peraonale e au reperti
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La prima ipotesi che si presenta alIa mente di chi studia il
problema, e" quella di ammettere l'esistenza, in un periodo pili 0
menD geologicamerite remoto, di un collegamento terrestre tra Ie
due sponde, ~tto a funzionare davero e proprio ponte transadria-
tico, completo oppure s~fficiente.
L'Adriatico; il Quale ha occupato la sua attuale Ilede nel Qua-
ternario antico, risuIta diviao ill due bacilli dalla cosidetta soglia
dalmato garganica, dalla quale emergollo Ie isole Tremiti, Pianosa,
Ie Pelagose, e Ie isole della Dalrriazia centrale. Detta soglia rag-
giunge attualmente lasua profondita massima, di metri 181, tra Pe-
lagosa e Cazza. Nel corso del Pleistocene, iI livello di tutti i mari
e quindi dell'Adriatico, suM una serie di oscillazioni, coincidenti
con Ie varie oscillazioni glaciali: ad ogni glaciazione corrisposd un
abbassamento del livello "marino, e quindi una regressione mentre
ogni periodo interglaciale corrispose ad un innalzamento del livello
marino e quindi una trasgre~sione.
Di conseguenza Ie linee di riva adriatiche subirono osciIlazioni
cospicue nel corso del Pleistocene, sia in seguito al fenomeno sud-
detto, sia in seguito ad altri fa ttori, e tra essi gli spostamenti ver-
ticali del suolo (sollevamenti della regione gargano-pugliese, delle
Tremiti e di Pelagosa, abbassamento della zona marginale costiera
padana).
Ossia possiamo ammettere per ogni glaciazione uno spostamento
d_elle rive garganiche verso greco ed uno spostamento delle rive
dalmate verso libeccio, e quindi una emersione graduale dei due
tratti, garganico e dalmatico, della soglia clalmato-garganica.
Nella mia relazione del 1949 sullo stes~o argomento, io avevo
ammesso, quale ordine di gran"dezza della regressione massima, coin-
eidcnte con Ia massima glaciazione pleistoce~ica, quello di metri 100,
c la emersione non complcta, ma sufficicnte, della soglia daI-
mato garganica, interrotta da un braccio di mare tra Pelagosa c
Cazza.
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Soglia Soglio
dolmoto-gorgonico dolmotoogorgonica
Si pensi ora che una regre~sione cosi cospicua come quella ro-
mana, avrebbe dovuto portare come conseguenza la messa a secco
di tutto I'Alto Adriatico, ad eccezione della fossa di Pomo, condi-
zioni qneste ammesse difatti da Blanc nella sua nota memoria,
in contrasto sia con i risultati dello studio dei sedimenti pro-
fondi. della blSsa pianura padana, sia con la attuale distribuzionc
in Italia dei coleotteri transadriatici, i quali richiedono I'esistenza
durante tutto il Quaternario di un hacino settentrionale adriatico in
regime marino.
10 credo che questi fatti, contrastanti, possono essere conciIiati
date Ie condizioni particolari delI'Adriatico setlentrioDale separato
da quello merIdionale daUa sogIia dalmato-g.uganica.
Sia (Fig. 1) P la profondita ma3~ima della soglia, e sia A Ia
profondita raggiunta da una regcessione. It ovvio che per qualunque
A miuore di P il livello del mare si abbassera egualmente Dei due
bacini, i quali rimarranno eomunicanti,
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(I) La soglia emersa avrebbe dunque agito quale diga di sbarramento, tra3-
formando I' Adriatrico settentrionale in un grande lago, la cui salsedine avrebbe
dovuto quindi varillre, con tutta probabilita diminuendo dapprima, fino ad arri-
vare aile condizioni di quella dell'acqua dolce, per poi aumentare col riotabilirsi
della comunicazione diretta can il basw Adriatrico per immersione graduale della
80glia.
(%) Pcobabili variazioni di salsedine dell'Alto Adriatico, in seguito alia ridu-
zione di larghezza e profondita del braccio di mare che 10 collegava con il Basso
Adriatico.
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Cio premesso possiamo ora chiederci: Ie migrazioni transadria-
tiche a mezzo di lin ponte pleistocenico possono spiegare la genesi
di tutto il complesso della geonemia transadriatica?
10 credo che la rispoE.ta debba essere negativa. Se consideriamo
Ie specie transadriatiche appartenenti all' ordine dei coleotteri (138)
nel loro insieme, vediamo che soltanto 21 di esse hanno origine tir-
renica e geonemia transadriatica, mentre la grande maggioranza delle
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L'ITALIA
durante if Pliocene
1\Ia nel periodo successivo, finale, del Miocene, ossia nel Pon-
tico, ebbe Iuogo umi cospicua regressione, in seguito alia quale parte
dell'Adriatico miocenico divenne una regione di tipo lagunare e con-
seguentcmente si stabilirono collegamenti territoriali tra Ie due sponde
adriatiche.
Possiamo aHora ammettere che dal Gargano e dalla Puglia, e-
stremi lembi delle due Egeidi, si sieno irrad'iate nell'Appennino DU-
merose specie paleoegeiche, spostamenti faunistici questi documentati
oggi dalle specie paleoegeiche settentrionali e meridionali transioniche
mentre dall'Appennino Ie specie paleoappenninichc, in numero presu-
mibilmente minore, abbiano invaso Ie regioni piu oeciden tali delle
due Egeidi, dan do eosi origine aIle uttuali speci~ paleoappenniniche
transioniehc.
Comunque sia, mediante queste migrazioni transadriatiehe pon-
tiche mollc specie paleoegeiche c paleoappenniniche popolarano nel
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