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Le differenze narratologiche nei poemi omerici

I due più grandi testi epici classici giunti sino a noi sono l’Iliade e l’Odissea. Sebbene siano attribuiti alla
stessa penna, presentano evidenti differenze dal punto di vista narratologico, che individuano nel poema
dell’eroe di Itaca una componente più moderna.

In primo luogo, dal punto di vista della struttura narrativa, l’Iliade si presenta molto semplice, non elaborata
e addirittura ci sono anche delle incongruenze. Al contrario nella seconda opera la narrazione è molto
articolata, poiché l’intreccio non segue la fabula. Questo significa che ci sono delle anacronie o sfasature
temporali: infatti l’ordine cronologico dei fatti è seguito solo fino all’arrivo di Odisseo nell’isola dei Feaci, in
cui il protagonista inizia a narrare le peripezie da lui stesso affrontate fino al quel giorno, tramite un
lunghissimo flashback. Inoltre in questo componimento vengono seguiti tre filoni narrativi: il viaggio di
Ulisse, il suo ritorno in patria e il viaggio di Telemaco.

Le differenze tuttavia non si limitano a queste: infatti la voce narrante nell’Iliade è sempre esterna e
onnisciente, ad eccezione di un solo episodio in cui il narratore si rivolge al personaggio di Patroclo con il
“tu”. Nell’altra operainvece c’è una grande variazione, siccome il narratore di primo grado è esterno e
onnisciente, mentre quello di secondo grado è interno. Ciò accade nel momento in cui Odisseo inizia la
narrazione dell’analessi.

Alla luce di tutti questi elementi si può affermare la modernità e la complessità all’interno dell’Odissea.

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