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L’ambiente e la cultura
L’ambiente rappresenta il teatro dell’agire umano, da cui l’uomo si distacca man mano
che avanza nel suo processo di sviluppo, pur avendo un dialogo con l’ambiente ed
operando all’interno delle potenzialità da esso offerte. Non c’è più dipendenza, quindi,
dall’ambiente, ma interrelazione: la cultura è un filtro che permette di dialogare con
l’ambiente.
Il linguaggio
In effetti, la più grande conquista dell’uomo è il linguaggio. Infatti, impariamo a pensare,
a sentire, a giudicare attraverso e nei limiti che le parole, gli idiomi e la sintassi della nostra
lingua ci impongono.
Esso rende possibile la comunicazione dei significati e la partecipazione attiva all’interno
di un gruppo, in modo tale da renderlo capace di formare una società stabile, di creare e
di trasmettere una propria identità; ed in questo contesto il linguaggio viene ad assumere
una funzione sociale ed espressione di comportamento interpersonale.
I toponimi
Vi sono diversi tipi di toponimi. Generalmente essi sono,
Geo-toponimi:
- idronimi (corsi d’acqua);
- limnonimi (laghi);
- oronimi (rilievi);
- coronimi (regioni);
- fitonimi (nomi di piante);
- zoonimi (nomi di animali).
Oppure essi si possono ricondurre ad azioni degli esseri umani, a processi di
territorializzazione, di appropriazione antropica dell’ambiente naturale:
- agionimi o ieronimi o teonimi (nomi di santi o comunque sacri);
- antroponimi o familionimi o etnonimi (legate a nomi di persona, cognomi o etnie), detti
anche toponimi prediali;
- odonimi (vie e strade);
- tecnonimi (dal nome di professioni).
Esempi di toponimi a seconda dell’origine
- pre-struttura;
- struttura;
- post-struttura.
Lingua e società
Si possono individuare quattro aspetti principali sul rapporto tra lingue e società in cui
queste sono parlate o scritte:
a) diversi gruppi umani usano diverse varietà della lingua, in rapporto alle diverse classi
e ai contesti sociali;
b) gli stessi gruppi umani utilizzano “registri” differenti per esprimere diversi stati
d’animo, emozioni, ecc.;
c) la lingua rispecchia la società e la cultura nella quale è usata;
d) la lingua forma la società nella quale è usata.
I tipi di linguaggio
Secondo H. Gobard per ogni specifica area culturale si possono individuare quattro tipi
di linguaggio, indipendentemente dalla lingua utilizzata:
La lingua standard
Nelle società tecnologicamente avanzate è probabile che esista una lingua standard, la
cui qualità è materia di identità culturale e interesse nazionale. In genere, la scelta della
lingua standard di un popolo è legato ai gruppi di potere e a scelte politiche.
In generale, i dialetti si possono concepire come varianti regionali di una lingua standard.
Lingua e dialetti
Cosa è un dialetto?
• In senso linguistico, un dialetto è una varietà di una lingua.
• In senso genealogico, un dialetto è una lingua che si è evoluta da un’altra lingua.
• In senso sociolinguistico, un dialetto è una lingua subordinata ad un’altra lingua.
a) al primo livello si trovano le lingue prive di scrittura, di tradizione orale e uso locale;
b) al secondo livello vi sono le lingue locali (o vernacolari) entrate in uno stadio di
“letterizzazione”;
c) al terzo livello si hanno le parlate “veicolari”, che all’inizio erano lingue vernacolari,
ma poi elevate a lingua relazionale; d) al quarto livello si collocano le lingue nazionali,
espressione di un gruppo etnico ormai consolidato;
e) all’ultimo livello si collocano le lingue internazionali.
La politica linguistica
Quasi tutti i Paesi hanno una politica linguistica, a volte palese, altre volte meno, a volte
imposta, altre volte stabilizzata da lungo tempo, con la quale si tende a privilegiare l’uso
di una lingua a discapito di un’altra, per ridurre le differenze, per omogeneizzare la
popolazione, al fine di rendere più semplice il controllo politico e sociale, in una parola
per esercitare il potere in maniera meno conflittuale.
Secondo tale modello, procedendo dal centro di una regione etnolinguistica (A) verso il
centro di un’altra regione etnolinguistica (B), possiamo osservare una serie di aree con
connotazioni linguistiche differenti. La prima è l’area dell’etnia A e in cui si parla solo la
lingua a (Aa); andando verso l’esterno,
però, ancora nella regione dell’etnia A, ci
saranno persone che hanno come prima
lingua a, ma utilizzano anche la vicina
lingua b (frangia bilingue Aab).
Proseguendo ancora, si incontrerà una
zona, sempre di etnia A, dove è invece la
lingua b a prevalere, mentre la lingua a ha
solo un’importanza secondaria (frangia bilingue Aba). Ancora più all’esterno, infine, ci
sarà un’area appartenente, sì, all’etnia A, ma monolingue b (Ab), e quindi, osserva Breton,
completamente allofona. Più avanti ancora ci sarà l’area dell’etnia B, con monolinguismo
etnofono b (Bb).
Le fasi territoriali del passaggio dalla lingua a alla b attraverso due frange di bilinguismo
a diversa prevalenza possono darci un’idea del processo, in questo caso, di
deculturazione dell’etnia A per effetto della maggiore influenza dell’etnia B (dal cui punto
di vista si può invece parlare di acculturazione).
La geografia linguistica
Lo studio della distribuzione territoriale delle lingue e dei loro meccanismi di diffusione
nello spazio e nel tempo hanno dato vita alla “geografia linguistica” (o geolinguistica, o
linguistica spaziale).
Le regole di Bartoli
Il Bartoli formulò una serie di considerazioni che, pur non avendo l’assolutezza delle
leggi (l’Autore preferì chiamarle norme) avevano interessanti contenuti geografici:
- Norma dell’area isolata: se di due forme linguistiche una si trova in un’area isolata e
l’altra in un’area più accessibile ai mezzi di comunicazione, la prima è più antica;
- Norma dell’area centrale (o delle aree laterali): se di due forme di una stessa lingua una
si trova nelle aree periferiche della regione che usa quella lingua e l’altra nelle aree
centrali, la prima è più antica;
- Norma dell’area vasta: se di due forme linguistiche una è usata in un’area più ampia
dell’altra, allora la prima è la più antica;
- Norma dell’area seriore: Nelle zone in cui la lingua è arrivata più tardi, tende a
conservarsi la fase più antica;
- Norma della fase sparita: se di due fasi linguistiche, una sta per scomparire, quella che
sta per estinguersi è la fase più antica.
Quali sono i vari criteri per classificare le diverse lingue del mondo?
Le famiglie linguistiche
Le circa tremila lingue parlate sulla Terra hanno in comune analogie più o meno
accentuate di fonetica, di grammatica, di vocabolario o di parentela storica accertata e
sono divise in gruppi su una base filogenetica. Sostanzialmente, si cerca di risalire in tutte
queste lingue a una lingua antenata comune, sebbene molti studi siano ancora in divenire
e si abbiano diverse ipotesi.
Secondo Ethnologue si possono attualmente configurare 142 famiglie linguistiche, di cui
però solo sei occupano la maggior varietà di lingue e il più elevato numero di parlanti.
Per quanto riguarda la varietà linguistica la famiglia Niger- Congo conta 1.536 lingue e
quella Austronesiana 1.225. Andando, invece, ad evidenziare il numero dei parlanti, la
famiglia Indo-Europea ha circa 3,3 miliardi di individui, seguita dalla famiglia Sino-Tibetana
con 1,4 miliardi di parlanti.
I gruppi etno-linguistici
I gruppi etno-linguistici sono oggi circa tremila e sono distribuiti in maniera non
uniforme sui diversi continenti, con la frammentazione linguistica che si presenta più
forte in Africa, in Asia e in Oceania.
La lega linguistica
Dagli studi di Trubezkoj emerge il concetto di sprachbund, tradotto in italiano con il
termine lega linguistica. Esso designa il progressivo avvicinamento di lingue eterogenee
o diverse che, venendo a contatto in una stessa area culturale, si sono reciprocamente
influenzate in modo da assumere caratteristiche comuni non riferibili a un'originaria
parentela genetica, ma risultato di una secondaria convergenza storica
Le lingue principali
Appena quattordici lingue sono parlate da più di cento milioni di persone:
- inglese (1,5 miliardi);
- cinese mandarino (1,1 miliardi); hindi (602 milioni);
- spagnolo (548 milioni); francese (274 milioni);
- arabo standard (274 milioni); bengalese (273 milioni);
- russo (258 milioni);
- portoghese (258 milioni);
- urdu (231 milioni);
- indonesiano (199 milioni);
- tedesco standard (135 milioni);
- giapponese (125 milioni);
- pidgin nigeriano (121 milioni).
I linguaggi artificiali
Diverse dalle lingue naturali o spontanee sono le lingue “artificiali”, create per far fronte
ad avvertite esigenze di comunicazione su vasta scala.
Si possono poi avere delle lingue “resuscitate”, ossia lingue morte riportate in uso da un
gruppo etnico come espressione di una identità ritrovata.
I linguaggi artificiali
Fra i linguaggi artificiali si possono evidenziare:
- linguaggi con intenti universali, il più noto di tutti è l’esperanto;
- linguaggi di inclusione, per esempio il linguaggio dei segni (Ethnologue al 2022 ne
classifica 157);
- linguaggi letterari, in alcune opere si inventano non solo nuovi termini, ma anche delle
lingue o parte di esse;
- linguaggi tecnici specifici, in questa epoca, per esempio, i linguaggi di programmazione
dei computer