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• quando Parigi diventa il faro del nuovo progresso che attira dalle campagne migliaia di persone,
non tutte trovano il loro posto e finiscono nelle banlieues
↳Courbet dice che lui sta raccontando la realtà vera per quella che è e rimprovera a coloro
che lo attaccano il fatto che non si devono scandalizzare perché per il benessere di alcuni
c’è la povertà di altri
• Courbet si presenta come pittore del realismo sociale, viene molto criticato e marginalizzato
nell’ambito dell’arte del 1800, ma ci sono molti che lo seguono tra cui Millet
• Courbet presenta le sue opere al Salone delle Belle Arti e gliele rifiuta per i protagonisti che i
benpensanti non vogliono vedere, allora lui fa un’operazione di una modernità incredibile
↳nel 1855 paga a Parigi uno spazio urbano e costruisce il Padiglione del Realismo in cui
espone le sue opere, chiede a chi vuole entrare di pagare un simbolico biglietto, lui fa la visita
guidata e se si vuole si può comprare un opuscolo
↳questo fa nascere il concetto di mostra a pagamento
↳la prefazione dell’opuscolo è il manifesto del Realismo
↳nella prefazione dell’opuscolo, venduto a 10 centesimi, Coubert dice che l’attributo di realista
gli è stato imposto come agli uomini del 1830 si impose quello di romantici. In ogni tempo le
etichette non hanno mai dato una giusta idea delle cose
↳l’arte del 1900 inizia adesso con le idee di Courbet
↳“ho studiato, al di fuori di qualsiasi sistema e senza prevenzioni, l’arte degli antici e quella
dei moderni. Non ho voluto imitare gli uni né copiare gli altri; non ho avuto l’intenzione di
raggiungere l’inutile mera dell’arte per l’arte”=concetto novecentesco pazzesco
↳Coubert ha studiato e conosce tutto ciò che lo ha preceduto, non ha fatto arte per arte fine a se
stessa
• “ho voluto semplicemente attingere dalla perfetta conoscenza della tradizione il sentimento
ragionato e indipendente della propria individualità. Sapere per potere, questa fu sempre la
mia idea. Essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca, secondo
il mio modo di vedere; essere non solo un pittore ma un uomo; in una parola fare dell’arte
viva, questo è il mio scopo”
↳Coubert dice che l’arte se pensa di essere confinata nel giudizio di benpensanti sbaglia
perché il nuovo tema dell’arte è la realtà
↳per la prima volta un artista a livello europeo si contrappone ai critici d’arte, non sono
loro a dirgli cosa può rappresentare=ritorna il concetto di libertà dell’artista
↳Courbet lancia l’impressionismo perché gli stessi impressionisti non pensano di andare a
esporre in un’occasione ufficiale dell’arte di Francia ma si organizzano da soli e fanno la
loro prima mostra nell’atelier di un fotografo
↳a metà del 1800 un artista a sue spese prende un rischio professionale
↳per la prima volta un artista si ribella all’arte ufficiale decretando, da parte dell’artista, la
possibilità di scegliere lui i temi e come guardare la realtà che va guardata con verità, senza
camuffarla
• molti dopo il manifesto scritto da Courbet iniziano a seguirlo, tra essi ricordiamo Millet
“FUNERALE A ORNANS”
• 1849
• Musée d’Orsay, Parigi
• Ornans è il paese dove è nato Courbet
• quest’opera dice il suo modo di rendere i temi dell’arte
• rappresenta una scena di funerale avvenuto nel suo paesello che lui aveva lasciato per
andare a studiare Parigi
• sacerdote, chierichetti, popolani
↳rappresenta una ventina di personaggi cercando di dare a ciascuno un’identità e un volto
per dare il senso della realtà che lui meglio conosce
• quest’opera viene presentata al Salone delle Belle Arti e viene giudicata molto male dai critici
d’arte perché dicono: “chi sono questi zoticoni qui rappresentati vestiti a festa?”
↳zoticone era un modo dispregiativo per riferirsi ai contadini
↳inoltre secondo i critici d’arte le tele in grande formato vengono usate per rappresentare
temi mitologici, della religione e la grande storia
↳i critici d’arte criticano la rappresentazione di qualcosa che non ha dignità per essere
rappresentata per di più su una tela in grande formato
• realismo sociale
• funerale di zoticoni vestiti a vesta
“LO SPACCAPIETRE”
• 1849
• Musée d’Orsay, Parigi
• 2 versioni dell’opera: una di collezione privata e una versione che è andata distrutta
• spaccapietre=uomo che con zoccoli, pantaloni, gilet sta rompendo delle grosse pietre in piccolo
ciottoli con un martellino
• di fianco a lui c’è un filone di pane, pentola che immaginiamo contenga il suo pasto
• col titolo viene individuato immediatamente il soggetto
• lo spaccapietre è l’unico protagonista della scena
• colori dal giallo ocra al marrone più intenso
• opera che racconta, come se stesse fotografando, un lavoro pesantissimo in una situazione
di povertà estrema
JEAN-FRANÇOIS MILLET
“L’ANGELUS”
• 1857
• Musée d’Orsay
• coppia di contadini che al suono delle campane della chiesa che chiama per l’Angelus su
mettono a terra il forcone e posano le patate nel cesto e si raccolgono in preghiera
• anche Millet viene attaccato dai benpensanti dell’Accademia di Francia per i soggetti che
rappresenta, ma loro non sanno che la seconda industrializzazione è la causa di quella
povertà
↳i critici d’arte sono disturbati dalla realtà che irrompe nell’arte perché per loro non sono
soggetti da opera d’arte
“LE SPIGOLATRICI”
• spigolatrici=contadine che, nel 1800, dopo che era stato raccolto il grano nel campo, a mano
raccoglievano le spighe e le sterpaglie che non erano state raccolte
↳le donne vedove, anziane avevano il compito di andare a spigolare il campo a schiena china
tirare su le sterpaglie sperando di trovare una spiga con cui fare una focaccella la sera
• 3 donne che hanno il volto e le mani bruciate dal sole
• hanno una sacca in cui mettono le sterpaglie e nelle mani tengono
• lavoro molto duro che facevano donne sulla soglia della povertà, donne bruciate dal sole
con le mani rovinate da un lavoro estremamente faticoso
• Millet mette in primo piano le spigolatrici esattamente come Courbet aveva messo in primo
piano lo spaccapietre
• Millet tentò di esporre quest’opera al Salone delle Belle Arti ma i critici gli dissero: “chi sono
queste parche del malaugurio?”
↳nessuno giudica l’opera per il tema del realismo sociale, ma i critici si rifugiano in un
giudizio prevenuto perché non è pensabile che queste parche possano essere soggetto
d’opera d’arte
↳i critici hanno paura di queste opere perché esse colgono il segno: a fronte di una ville de
lumière (Parigi) solo per pochi, ci sono campagne spopolate dove povere donne sono
costrette a spigolare il campo pur di ricevere pochi soldi e qualche spiga con cui farsi una
focaccella
↳Millet racconta la realtà per quella che è
HONORÉ DAUMIER
“IL VAGONE DI TERZA CLASSE”
• 1862
• nel terzo scompartimento sui treni c’erano panche di legno (non comodamente in pelle o tessuto)
e persone sedute tutte ammassate, la gente veniva ammassata sulle panche
• donna che allatta un bambino, anziana col suo cestino, bambino che si è addormentato forse
appoggiandosi alla nonna
• dietro ci sono quelli seduti alle loro spalle
↳personaggi che per il copricapo possiamo definire popolani, però tra questi si vedono anche 3
personaggi con il cappello a cilindro e la marsina nera esattamente come ne “La Libertà che
guida il popolo” l’autoritratto di Delacroix
↳questo è il realismo sociale
↳questi signori, fino a poco tempo prima ricchi e economicamente ben messi, si ritrovano
a potersi permettere solo il biglietto di terza classe e hanno il vezzo di salire con indosso la
veste della loro dignità economica passata sul vagone di terza classe
↳Daumier si occupa proprio degli effetti dell’industrializzazione che ha spopolato le
campagne e portato le banlieues di Parigi a riempirsi, e ha portato gli affaristi a tentare
affari perdendo tutto alla fine, quindi gli è rimasto solo un vestito
↳l’industrializzazione ha portato gli affaristi a compiere affari e investire, ma alla fine hanno
perso tutto e gli rimane solo un vestito e possono permettersi solo un biglietto di terza classe