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REALISMO

GUSTAVE COURBET (Ornans, 1819-Vaud, 1877)


• protagonista del realismo francese
• momento di grande tensione sociale in Europa, in particolare a Parigi, che porta all’abbandono
delle campagne
• autore del “Manifesto del “Realismo”=“Manifeste du Réalisme”
• famiglia francese contadina benestante perché proprietari di terrieri, va a studiare a Parigi, ha
grande successo e comincia a dipingere

• artista molto interessante perché racconta la realtà per quella che è


• le sue opere non piacciono per i soggetti rappresentati e diventa famoso perché si permette
di usare una grande tela per dei contadini
• Courbet ad un certo punto decide di scrivere il “Manifeste du Réalisme”
• rappresenta la realtà e alcuni iniziano a giudicarlo non per i temi del realismo, ma sul piano
ideologico
↳un critico chiamato Garcin lo definisce un pittore socialista e Coubert risponde che lui è un
realista e realista significa autenticamente innamorato della verità vera
↳quando Courbet inizia a rappresentare la realtà, le sue opere vengono criticate e alcuni gli
danno del socialista
• il realismo di Courbet è quello di raccontare la realtà per quella che è senza mistificazione,
senza abbellimento

• quando Parigi diventa il faro del nuovo progresso che attira dalle campagne migliaia di persone,
non tutte trovano il loro posto e finiscono nelle banlieues
↳Courbet dice che lui sta raccontando la realtà vera per quella che è e rimprovera a coloro
che lo attaccano il fatto che non si devono scandalizzare perché per il benessere di alcuni
c’è la povertà di altri
• Courbet si presenta come pittore del realismo sociale, viene molto criticato e marginalizzato
nell’ambito dell’arte del 1800, ma ci sono molti che lo seguono tra cui Millet

• Courbet presenta le sue opere al Salone delle Belle Arti e gliele rifiuta per i protagonisti che i
benpensanti non vogliono vedere, allora lui fa un’operazione di una modernità incredibile
↳nel 1855 paga a Parigi uno spazio urbano e costruisce il Padiglione del Realismo in cui
espone le sue opere, chiede a chi vuole entrare di pagare un simbolico biglietto, lui fa la visita
guidata e se si vuole si può comprare un opuscolo
↳questo fa nascere il concetto di mostra a pagamento
↳la prefazione dell’opuscolo è il manifesto del Realismo
↳nella prefazione dell’opuscolo, venduto a 10 centesimi, Coubert dice che l’attributo di realista
gli è stato imposto come agli uomini del 1830 si impose quello di romantici. In ogni tempo le
etichette non hanno mai dato una giusta idea delle cose
↳l’arte del 1900 inizia adesso con le idee di Courbet
↳“ho studiato, al di fuori di qualsiasi sistema e senza prevenzioni, l’arte degli antici e quella
dei moderni. Non ho voluto imitare gli uni né copiare gli altri; non ho avuto l’intenzione di
raggiungere l’inutile mera dell’arte per l’arte”=concetto novecentesco pazzesco
↳Coubert ha studiato e conosce tutto ciò che lo ha preceduto, non ha fatto arte per arte fine a se
stessa

• “ho voluto semplicemente attingere dalla perfetta conoscenza della tradizione il sentimento
ragionato e indipendente della propria individualità. Sapere per potere, questa fu sempre la
mia idea. Essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca, secondo
il mio modo di vedere; essere non solo un pittore ma un uomo; in una parola fare dell’arte
viva, questo è il mio scopo”
↳Coubert dice che l’arte se pensa di essere confinata nel giudizio di benpensanti sbaglia
perché il nuovo tema dell’arte è la realtà
↳per la prima volta un artista a livello europeo si contrappone ai critici d’arte, non sono
loro a dirgli cosa può rappresentare=ritorna il concetto di libertà dell’artista
↳Courbet lancia l’impressionismo perché gli stessi impressionisti non pensano di andare a
esporre in un’occasione ufficiale dell’arte di Francia ma si organizzano da soli e fanno la
loro prima mostra nell’atelier di un fotografo
↳a metà del 1800 un artista a sue spese prende un rischio professionale
↳per la prima volta un artista si ribella all’arte ufficiale decretando, da parte dell’artista, la
possibilità di scegliere lui i temi e come guardare la realtà che va guardata con verità, senza
camuffarla
• molti dopo il manifesto scritto da Courbet iniziano a seguirlo, tra essi ricordiamo Millet
“FUNERALE A ORNANS”

“Funerale a Ornans”, Gustave Courbet,


1849-1850, olio su tela, 3.15 x 6.6 m,
Parigi Museo d’Orsay

• 1849
• Musée d’Orsay, Parigi
• Ornans è il paese dove è nato Courbet
• quest’opera dice il suo modo di rendere i temi dell’arte
• rappresenta una scena di funerale avvenuto nel suo paesello che lui aveva lasciato per
andare a studiare Parigi
• sacerdote, chierichetti, popolani
↳rappresenta una ventina di personaggi cercando di dare a ciascuno un’identità e un volto
per dare il senso della realtà che lui meglio conosce
• quest’opera viene presentata al Salone delle Belle Arti e viene giudicata molto male dai critici
d’arte perché dicono: “chi sono questi zoticoni qui rappresentati vestiti a festa?”
↳zoticone era un modo dispregiativo per riferirsi ai contadini
↳inoltre secondo i critici d’arte le tele in grande formato vengono usate per rappresentare
temi mitologici, della religione e la grande storia
↳i critici d’arte criticano la rappresentazione di qualcosa che non ha dignità per essere
rappresentata per di più su una tela in grande formato
• realismo sociale
• funerale di zoticoni vestiti a vesta

“LO SPACCAPIETRE”

“Lo spaccapietre”, Gustave Courbet,


1849, olio su tela, 1.65 x 2.57 m,
Parigi Museo d’Orsay

• 1849
• Musée d’Orsay, Parigi
• 2 versioni dell’opera: una di collezione privata e una versione che è andata distrutta
• spaccapietre=uomo che con zoccoli, pantaloni, gilet sta rompendo delle grosse pietre in piccolo
ciottoli con un martellino
• di fianco a lui c’è un filone di pane, pentola che immaginiamo contenga il suo pasto
• col titolo viene individuato immediatamente il soggetto
• lo spaccapietre è l’unico protagonista della scena
• colori dal giallo ocra al marrone più intenso
• opera che racconta, come se stesse fotografando, un lavoro pesantissimo in una situazione
di povertà estrema

•la seconda versione, andata distrutta


durante i bombardamenti di Dresda della
seconda guerra mondiale (1945), presenta lo
spaccapietre però rivolto dalla parte opposta
rispetto a quello della prima versione, dietro
di lui c’è un giovane ragazzo (riferimento al
lavoro minorile) che sta portando una pesante
pietra che probabilmente sta per mettere davanti
allo spaccapietre affinché la riduca in piccoli
ciottoli

JEAN-FRANÇOIS MILLET
“L’ANGELUS”

“L’Angelus”, Jean-François Millet,


1857, olio su tela, 3.15 x 6.6 m, Parigi
Museo d’Orsay

• 1857
• Musée d’Orsay
• coppia di contadini che al suono delle campane della chiesa che chiama per l’Angelus su
mettono a terra il forcone e posano le patate nel cesto e si raccolgono in preghiera

• anche Millet viene attaccato dai benpensanti dell’Accademia di Francia per i soggetti che
rappresenta, ma loro non sanno che la seconda industrializzazione è la causa di quella
povertà
↳i critici d’arte sono disturbati dalla realtà che irrompe nell’arte perché per loro non sono
soggetti da opera d’arte

“LE SPIGOLATRICI”

“Le spigolatrici”, Jean-François Millet,


1857, olio su tela, 84 cm x 1.12 m,
Parigi Museo d’Orsay

• spigolatrici=contadine che, nel 1800, dopo che era stato raccolto il grano nel campo, a mano
raccoglievano le spighe e le sterpaglie che non erano state raccolte
↳le donne vedove, anziane avevano il compito di andare a spigolare il campo a schiena china
tirare su le sterpaglie sperando di trovare una spiga con cui fare una focaccella la sera
• 3 donne che hanno il volto e le mani bruciate dal sole
• hanno una sacca in cui mettono le sterpaglie e nelle mani tengono
• lavoro molto duro che facevano donne sulla soglia della povertà, donne bruciate dal sole
con le mani rovinate da un lavoro estremamente faticoso
• Millet mette in primo piano le spigolatrici esattamente come Courbet aveva messo in primo
piano lo spaccapietre

• Millet tentò di esporre quest’opera al Salone delle Belle Arti ma i critici gli dissero: “chi sono
queste parche del malaugurio?”
↳nessuno giudica l’opera per il tema del realismo sociale, ma i critici si rifugiano in un
giudizio prevenuto perché non è pensabile che queste parche possano essere soggetto
d’opera d’arte
↳i critici hanno paura di queste opere perché esse colgono il segno: a fronte di una ville de
lumière (Parigi) solo per pochi, ci sono campagne spopolate dove povere donne sono
costrette a spigolare il campo pur di ricevere pochi soldi e qualche spiga con cui farsi una
focaccella
↳Millet racconta la realtà per quella che è

HONORÉ DAUMIER
“IL VAGONE DI TERZA CLASSE”

“Il vagone di terza classe”, Honoré Daumier,


1862-1865, olio su tela su tavola, 67 x 93 cm,
National Gallery of Canada, Ottawa

• 1862
• nel terzo scompartimento sui treni c’erano panche di legno (non comodamente in pelle o tessuto)
e persone sedute tutte ammassate, la gente veniva ammassata sulle panche
• donna che allatta un bambino, anziana col suo cestino, bambino che si è addormentato forse
appoggiandosi alla nonna
• dietro ci sono quelli seduti alle loro spalle
↳personaggi che per il copricapo possiamo definire popolani, però tra questi si vedono anche 3
personaggi con il cappello a cilindro e la marsina nera esattamente come ne “La Libertà che
guida il popolo” l’autoritratto di Delacroix
↳questo è il realismo sociale
↳questi signori, fino a poco tempo prima ricchi e economicamente ben messi, si ritrovano
a potersi permettere solo il biglietto di terza classe e hanno il vezzo di salire con indosso la
veste della loro dignità economica passata sul vagone di terza classe
↳Daumier si occupa proprio degli effetti dell’industrializzazione che ha spopolato le
campagne e portato le banlieues di Parigi a riempirsi, e ha portato gli affaristi a tentare
affari perdendo tutto alla fine, quindi gli è rimasto solo un vestito
↳l’industrializzazione ha portato gli affaristi a compiere affari e investire, ma alla fine hanno
perso tutto e gli rimane solo un vestito e possono permettersi solo un biglietto di terza classe

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