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John DOWLAND Opere per Liuto

John Dowland nasce nel 1563. Cinque anni prima, nel 1558 era salita al trono Elisabetta I il cui lunghissimo
regno terminò nel 1603. Questo periodo, storicamente definito età elisabettiana (approssimativamente
dal 1570 al 1600) e influenzato notevolmente dal neo-platonismo di Marsilio Ficino, presenta caratteristiche
e particolarità presenti anche in gran parte della produzione musicale di Dowland. L’uomo, attraverso la
musica poteva congiungersi con lo spiritus mundi che anima l’universo. Dice Ficino :” Il nostro spirito è
consonante con i raggi celesti....quando il nostro spirito si fa più consonante con una deità planetaria, per
mezzo delle nostre emozioni, del canto, ....soffia più copiosamente l’influsso che emana da questa deità”.
Per tutto l’arco della sua vita artistica Dowland coltivò il tema della malinconia e la sua immagine di
musicista colpito dalla sorte avversa, anche se è difficile stabilire con certezza quanto Dowland abbia
aderito al neoplatonismo ermetico: significativi sono i brani ("Semper Dowland, semper dolens,”
Lachrimae”, Melancoly Galliard) per consort o liuto solo, e i songs “In darkness let me dwell” ,“Come heavy
sleep” dove utilizza temi legati alla notte, all’oscurità e alla morte. Ma questo, come vedremo, non sarà un
tema univoco nella musica di Dowland.

Contemporanei di Dowland furono drammaturghi come Shakespeare (è ormai acclarato che molte opere di
Shakespeare erano inframezzate da songs) Marlowe, Donne e Johnson, musicisti come Byrd, Tallis, Bull e
Campion, liutisti-compositori come Batchelor, Holborne, Cutting, Pilkington ed altri minori, poeti come
Spencer, corsari come Francis Drake ed esploratori-corsari ma anche poeti come Walter Raleigh che , aveva
fondato una setta chiamata "La scuola della notte", nata per celebrare l'aspetto lunare e notturno della
Regina Elisabetta spesso chiamata dai poeti contemporanei con nomi che ricordavano la luna, come Diana,
Cinthia o Astren proprio perché la "notte" e la "luna" erano temi costanti della poetica del periodo, e questa
sensibilità si era ampiamente diffusa in ambito intellettuale e artistico.
Elisabetta -anche se si dimostrò in molte occasioni particolarmente tollerante verso le personalità
della cultura, dell'arte e della giurisprudenza dichiaratamente cattoliche- si adoperò in ogni modo per
rafforzare la religione anglicana ,fondamentalmente sottoposta alla Corona, a scapito di quella cattolica.
John Dowland non fu estraneo a questo tipo di tensioni: convertitosi al cattolicesimo in età giovanile- e
questo fatto determinò sicuramente un atteggiamento ostile alla sua carriera da parte della corte inglese
che gli negò sistematicamente incarichi ufficiali-abiurò nel 1598 per entrare in qualità di liutista al servizio
di Cristiano IV Re di Danimarca e soltanto nel 1612 riuscì ad avere un incarico presso la corte inglese
sotto Giacomo I che era succeduto alla Regina Elisabetta.

Registrare una collezione delle opere per liuto di John Dowland(1 ) significa innazitutto porsi di fronte ad
alcune determinanti riflessioni ed interrogativi :va subito sottolineato che Dowland non pubblicò alcun
libro a stampa di brani per liuto solo e la quasi totalità, a volte con titoli diversi, si trova disseminata in
forma manoscritta non di suo pugno. La maggior parte delle intavolature si trova nel gruppo di MSS della
Biblioteca Universitaria di Cambridge dove diversi brani riferiti a Dowland si presentano spesso in una
duplice forma . Inoltre ritroviamo temi ben noti di Dowland con “division” che possono essere
considerate estranee al suo stile: più di 200 copie di brani sono sparse nelle collezioni MS, sia inglesi che
continentali, ma solo tre portano inequivocabilmente la grafia di J.D ed altre la sua firma aggiunta.
Anche le nove composizioni inserite nel Varietie of Lute-Lessons del figlio Robert sembrano essere state
appositamente preparate o rivisitate per la pubblicazione di questo volume .
Se la cultura odierna afferma l’ inviolabilità di un testo musicale da parte dell’interprete così non fu
durante il periodo di Dowland quando il compositore era anche l’esecutore delle proprie musiche,
ricordiamo che questa prassi del compositore-interprete perdurò sino a gran parte dell’Ottocento.

I brani per liuto collegati al nome di J.D sono caratterizzati da un certo eccletismo e non sempre collegati
ad un clima malinconico e oscuro. In generale le danze per liuto solo, spesso derivate da già composti
songs, ricalcano solo l'assetto formale del ritmo: binario (pavin, almaine), ternario (galliard),composto in
6/8 (Jig), piegato, secondo necessita, all'espressione o al dato virtuosistico- strumentale. Le intavolature
non riportano alcuna indicazione riguardante velocità , carattere dell’esecuzione e dinamiche :
ritroviamo a volte il segno # accanto a una lettera dell’intavolatura, a significare genericamente un
abbellimento breve , ad esempio un’appoggiatura o un mordente, la cui scelta va vista nel contesto del
brano. J.D, che nelle sue prime composizioni fu sensibile all’influsso della maniera francese aderì infine
nel Pilgrim Solace (1612) ai caratteri della monodia italiana tanto da scrivere un brano non strofico e in
italiano “ Lasso vita mia, mi fa morire”.
Una sintesi fra le varie maniere, polifonia inglese compresa, la riscontriamo nel ciclo delle “Lacrimae or
Seaven Tears”dove raggiunge uno dei più alti momenti delle sue composizione. Il libro contiene 21 brani
per 5 viole e liuto. ( 2)
Un clima di leggerezza lo ritroviamo nei brani in 6/8 come Mrs Winter’s jump, Mrs.Norrish’s Delight,
Lady Hunsdon’s puffe, o Mrs.White’s nothing dove sembra perseguire una sorta di ritrattistica musicale.

Le Fantasie rappresentano probabilmente per originaltà costruttiva ed impegno strumentale il più


importante contributo che Dowland ha lasciato all’arte del liuto.
Fra le fantasie che usano materiale diatonico la più conosciuta è tuttoggi quella che appare nel Varietie
come Fantasia n. 7, il cui soggetto d’apertura sembra essere fondato su una precedente lauda italiana
Sette copie di questa esistono ancora. Questo tema-soggetto particolarmente suggestivo, fu usato con
alcune piccole varianti, anche da altri compositori.
La Fantasia non si trova fra prime intavolature di Dowland ed è probabile che sia una delle sue ultime
composizioni.
Per molti versi le due fantasie cromatiche, la n. 2, “Forlorne Hope Fancye”, e la n. 3, “Farewell', sono le
più notevoli fra tutte le opere per liuto di Dowland. “Forlorne hope”, usa la forma cromatica
dell’esacordo discendente per imitare la caduta disperata. Dice Shakespeare: “such harmony is in
immortal souls, but whilst this muddy vesture of decay doth grossly close it in, we cannot hear it”.
Entrambi i brani sono costruiti prendendo per soggetto un frammento di sei note della scala cromatica:
discendente in “Forlorne Hope” e ascendente in 'Farewell'. Nel primo la frase cromatica è usata
diciassette volte e nel secondo, quattordici. Le forme ascendenti e discendenti non si trovano nello stesso
brano. Niente potrebbe esprimere meglio il titolo “Forlorne Hope” che il pesante presagio della
caduta .Le ultime due apparizioni dell'esacordo cromatico, nel basso, sono unite facendo in modo che
l'ultima nota del primo serva come prima del successivo, formando una scala cromatica continua di
undici note.

“Farewell”, a cui Dowland ha aggiunto la sua firma,(3) anche se ugualmente emozionante non ha nulla
della cupa inquietudine di “Forlorne Hope” ma piuttosto, usa l’esacordo cromatico ascendente a
simboleggiare la liberazione dell’anima dal corpo e il ritorno all’origine.
Entrambe sono sviluppate con la stessa complessità di dettagli ed entrambe richiedono un rilevante
impegno tecnico per la loro esecuzione.

Le Regole di J.B. Besard, contenute nel “Varietie of lute lessons” ( London, Thomas Adams,1610)
chiariscono dettagliatamente e con esempi musicali il percorso evolutivo della tecnica liutistica della
quale Dowland fu partecipe. Anche il trattatello manoscritto di Stroebus descrive la nuova impostazione
nominando alcuni illustri liutisti che la utilizzano :”in Germania Gregorius Huwet, Dowland l’inglese ... In
Italia: a Roma Laurencini, a Padova Ortensio. In Francia Bocquet, Mercure, il Polo, e molti altri”.
John Dowland, sempre nel Varietie, dedica un’ampia trattazione sul modo di sistemare i tasti sul liuto e
scegliere le corde.Questo gli dà modo di esprimere la sua ampia cultura umanistica riferendosi in
particolar modo a Pitagora, prima di esporre in pratica ciò che era necessario per disporre i legacci sulla
tastiera. Un secondo tema che ci illustra riguarda come scegliere le corde e montarle secondo la loro
giusta misura. Un dato importante è il riferirci di corde colorate: probabilmente attraverso procedimenti
chimici, per aumentare il peso specifico dei bassi. Questo segnerà un nuovo e rivoluzionario capitolo
della fonica del liuto.

Note
Nota 1
Poulton suddivide l’opera di J.D. in generi: Fantasie o Fancy, Pavans, Galliards, Almains, Jigs and other in 6/8 rhytm, Song Arrangement, Setting
of Ballad Tunes, Pieces of uncertaines Anonymous, but probably by Dowland- pieces attributed to Dowland, probably incorrectly, pieces for
foreign Mss, unique, but obviously poor version, Other Version, From de Schele MS, From the Margaret Board Lute Book, From the Hainofer
Ms.

Nota 2
Lachrymae, or seven Teares figured in seven passionate Pavans, etc., 1604

1. Lachrimae antiquae

2. Lachrimae antiquae novae

3. Lachrimae gementes

4. Lachrimae tristes

5. Lachrimae coactae

6. Lachrimae amantis

7. Lachrimae verae

8. Semper Dowland semper dolens

9. Sir Henry Umpton's Funeral

10. Mr. John Langton's Pavan

11. The King of Denmark's Galliard

12. The Earl of Essex Galliard


13. Sir John Souch his Galliard

14. Mr. Henry Noel his Galliard

15. Mr. Giles Hobies Galliard

16. Mr. Nicholas Gryffith his Galliard

17. Mr. Thomas Collier his Galliard (with 2 trebles)

18. Captain Digorie Piper his Galliard

19. Mr. Bucton's Galliard

20. Mistress Nichols Almand

21. Mr. George Whitehead his Almand

Anno/Data di composizion 1604.

Prima edizione 1605 London: John Windet.

Dedica: The Most Gracious and Sacred Princesse Anna Queene of England, Scotland, France, and Ireland.

Nota 3

Nella Fancy “Farewell”, Dowland ha aggiunto la sua firma mentre l'intavolatura e il titolo sono di mano di Holmes. Nel complesso i manoscritti
di Holmes contengono quasi ottanta pezzi (alcuni dei quali duplicati) che potrebbero essere vagamente attribuiti a Dowland.

Bibliografia essenziale

“The collected lute music of John Dowland”- Studio critico e trascizione in notazione moderna a cura di Diana
Poulton-Basil Lam. FABER & FABER; 3 Ristampa edizione (1998-12-01)

Diana Poulton John Dowland. University of California Press Berkeley and Los Angeles. First edition in 1972. New
and revised edition1982.

David Tayler The Solo Lute Music of John Dowland Department of Music University of California at Berkeley

El Cerrito, California, 2005

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