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Il volume rappresenta un’introduzione alla ri essione

scienti ca sulla lingua tedesca nei suoi principali livelli di


analisi: fonetica/fonologia, morfologia, sintassi, semantica,
pragmatica, testo. Esso non presuppone approfondite
conoscenze del tedesco né particolari nozioni di linguistica e
contiene numerosi esercizi, un’ampia bibliogra a ragionata e
una guida all’uso di internet per facilitare l’apprendimento e la
ricerca. Il volume è destinato agli studenti universitari del
tedesco (principianti e progrediti), ma anche a coloro che
vogliono sapere come funziona la lingua tedesca.

Claudio Di Meola è professore ordinario di Linguistica tedesca


presso la Facoltà di Lettere e Filoso a dell’Università degli Studi
di ROma “La Sapienza”. I suoi interessi scienti ci riguardano la
linguistica cognitiva, la sintassi del tedesco (congiunzioni,
preposizioni), la semantica del tedesco (metafora, polisemia)
nonché la linguistica contrastiva. Oltre a numerosi saggi su
note riviste internazionali, ricordiamo le monosgra e
“Kommen un gehen” (1994), “Der Ausdruck der Konzessivität
in del deutschen Gegenwartsprache” (1997), “Die
Grammatikaliesierung deutscher Präpositionen” (2000)
CLAUDIO DI MEOLA
LA LINGUISTICA TEDESCA
Un’introduzione con esercizi e bibliogra a ragionata
BULZONI EDITORE
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica, la
riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresa
la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. L’illecito sarà
penalmente perseguibile a norma dell’art. 171 della Legge n.
633 del 22/04/1941
ISBN 88-8319-883-2
© 2004 by Bulzoni Editore 00185 Roma, via dei Liburni, 14
http://www.bulzoni.it
e-mail: bulzoni@bulzoni.it
Indice
PREFAZIONE
0. INTRODUZIONE: LINGUA, PARLANTE E LINGUISTICA
0.1. L’importanza della lingua per il parlante comune
0.2. La linguistica come studio scienti co della lingua
0.3. I campi della linguistica (tedesca)
1. FONETICA, FONOLOGIA E GRAFIA
1.1. La produzione dei suoni linguistici e il problema della loro
trascrizione
1.1.1. Gli organi fonatori
1.1.2. Vocali, consonanti (e semivocali)
1.1.3. Il problema della trascrizione: foni e grafemi
1.2. Le vocali in italiano e in tedesco
1.2.1. Il triangolo (o trapezio) vocalico: le vocali italiane
1.2.2. Le vocali tedesche
1.2.3. Cenni di pratica articolatoria
1.3. Le consonanti in italiano e in tedesco
1.3.1. Le consonanti italiane
1.3.2. Le consonanti tedesche
1.4. I fonemi in tedesco
1.4.1. Due discipline vicine: fonetica e fonologia
1.4.2. La de nizione di “fonema”
1.4.3. Gli allofoni
1.4.4. I tratti fonologici
1.5. Processi fonologici e regole fonologiche
1.5.1. I principali processi fonologici
1.5.2. Le regole fonologiche
1.6. La struttura della sillaba
1.6.1. Struttura generale
1.6.2. Possibilità combinatorie tra segmenti
1.7. Aspetti dell’ortogra a tedesca
1.7.1. Il rapporto tra suono e grafema
1.7.2. I princìpi ortogra ci
1.7.3. L’ortogra a tedesca e la riforma del 1996
Tabella riassuntiva dei principali suoni in tedesco
Glossario delle parole tedesche citate
Esercizi
2. MORFOLOGIA
2.1. La parola e la classi cazione delle parole
2.1.1. “Parola” nella lingua comune e “parola” come termine
tecnico
2.1.2. La classi cazione delle parole
2.2. Elementi costitutivi della parola: i morfemi
2.2.1. La segmentazione della parola e la nozione di morfema
2.2.2. Morfemi lessicali e grammaticali, morfemi liberi e legati
2.2.3. Radice, base e a ssi
2.3. Flessione e formazione delle parole
2.4. Aspetti della essione in tedesco
2.4.1. La essione nominale
2.4.2. La essione verbale
2.4.3. Metafonia, apofonia e “morfema zero”
2.5. Formazione delle parole: composizione
2.5.1. Composti occasionali e usuali
2.5.2. Composti determinativi e copulativi
2.5.3. Composti endocentrici ed esocentrici
2.5.4. Tipologia categoriale dei composti
2.5.5. Composti determinativi NN: il rapporto semantico tra
testa e modi catore
2.5.6. Il morfema di raccordo (“Fugenmorphem “)
2.6. Formazione delle parole: derivazione
2.6.1. I principali su ssi del tedesco
2.6.2. I principali pre ssi del tedesco
2.6.3. Circon ssi
2.6.4. Di erenze tra su ssi e pre ssi
2.6.5. Composizione o derivazione?
2.7. Formazione delle parole: conversione
2.8. Altri tipi di formazione delle parole
2.8.1. Contaminazione
2.8.2. Abbreviazione
2.9. Prestiti
Esercizi
Bibliogra a per approfondimenti
3. SINTASSI
3.1. La frase nelle sue principali tipologie
3.1.1 La de nizione di “frase”
3.1.2. I principali tipi di frase
3.2. Il costituente come unità della frase
3.2.1. Test per individuare i costituenti
3.2.2. Problemi nell’individuazione dei costituenti
3.2.3. Costituenti discontinui
3.2.4. Ambiguità strutturali
3.3. Classi di parole e tipi di sintagma
3.4. Diagrammi ad albero e regole per la formazione della frase
3.4.1. Diagrammi ad albero
3.4.2. Regole per la formazione della frase
3.5. Ordine delle parole a livello di sintagma
3.6. Ordine delle parole a livello di frase
3.6.1. Il sintagma verbale come ossatura della frase: testa e
complemento
3.6.2. Il sintagma verbale come ossatura della frase: l’analisi in
“campi sintattici”
3.6.3. Regole posizionali per il Vorfeld, Mittelfeld e Nachfeld
3.7. Funzioni semantiche e sintattiche nella frase semplice
3.7.1. Le funzioni semantiche
3.7.2. Le funzioni sintattiche
3.8. Frase principale e frase secondaria
3.8.1. La distinzione tra frase principale e frase secondaria
3.8.2. Collegamento tra frasi: coordinazione e subordinazione
3.9. Tipologia delle frasi secondarie
3.9.1. Proposizioni soggettive e proposizioni oggettive
3.9.2. Proposizioni attributive
3.9.3. Proposizioni avverbiali
Esercizi
Bibliogra a per approfondimenti
4. SEMANTICA
4.1. Il signi cato come entità linguistica
4.1.1. Il signi cato è qualcosa che fa parte della lingua
4.1.2. Il signi cato è un’entità relativa
4.1.3. Il signi cato è collegato all’uso delle parole
4.1.4. Esistono diversi tipi di signi cato
4.2. Relazioni semantiche tra parole
4.2.1. Sinonimia
4.2.2. Opposizione
4.2.3. Inclusione semantica: iponimia
4.2.4. Altri rapporti
4.3. Il campo semantico
4.4. I tratti semantici
4.4.1. Principali caratteristiche dei tratti semantici
4.4.2. Individuazione dei tratti all’interno del campo semantico
4.5.I signi cati “traslati”: metafora e metonimia
4.5.1. La metafora come gura retorica e come strumento
cognitivo
4.5.2. La metonimia
4.6. La semantica dei prototipi
4.6.1. La categorizzazione del reale
4.6.2. Prototipi e tratti semantici
4.7. La polisemia
4.8. La semantica della frase
4.8.1. Rapporti tra parole nella frase
4.8.2. Rapporti tra frasi
Esercizi
Bibliogra a per approfondimenti
5. PRAGMATICA
5.1. Il contesto situazionale
5.2. Gli atti linguistici: caratteristiche e tipologia
5.3. Atti linguistici diretti e indiretti
5.4. Massime conversazionali e implicature conversazionali
5.5. Le presupposizioni
5.6. La deissi
5.7. L’analisi conversazionale
Esercizi
Bibliogra a per approfondimenti
6. LINGUISTICA TESTUALE
6.1. Verso una de nizione di “testo”
6.2. I sette requisiti del testo (1): coesione e coerenza
6.3. I sette requisiti del testo (2): intenzionalità, accettabilità,
informatività, situazionalità, intertestualità
6.4. La struttura informazionale del testo: macrostruttura e
microstruttura
6.4.1. La macrostruttura
6.4.2. La microstruttura: le nozioni di tema e rema
6.4.3. La microstruttura: la progressione tematica
6.5. La struttura referenziale del testo: tempi, luoghi,
persone/oggetti
6.5.1. Referenza temporale
6.5.2. Referenza spaziale
6.5.3. Referenza personale/oggettuale
6.6. La tipologia testuale
6.6.1. Classi cazione secondo la situazione comunicativa
generale
6.6.2. Classi cazione secondo la speci ca intenzione
comunicativa dell’emittente
Esercizi
Bibliogra a per approfondimenti
APPARATO BIBLIOGRAFICO GENERALE
1. Lingua tedesca: opere di consultazione
1.1. Grammatiche linguistiche
1.2. Grammatiche didattiche
1.2.1. Grammatiche per discenti stranieri in generale
1.2.2. Grammatiche per discenti italiani
1.3. Dizionari monolingui
1.3.1. Dizionari generali
1.3.2. Dizionari speci ci
1.4. Dizionari bilingui
1.4.1. Dizionari generali
1.4.2. Dizionari tecnici
2. Linguistica tedesca
2.1. Introduzioni alla linguistica tedesca
2.2. Dizionari terminologici
2.3. Opere contrastive italiano/tedesco (opere generali)
Avviamento al lavoro scienti co
3.1. Introduzioni alla stesura di lavori scienti ci (in tedesco)
3.2. Repertori bibliogra ci
3.3. Riviste scienti che
3.4. Case editrici
LINGUA E LINGUISTICA TEDESCA IN INTERNET: IL WEB COME
LUOGO DI APPRENDIMENTO E DI RICERCA (A CURA DI
EMMANUELA MEIWES)
1. La rete come luogo di ricerca
1.1. I cataloghi elettronici delle biblioteche italiane
1.2. I cataloghi elettronici delle biblioteche tedesche
1.2.1. L’Opac del Goethe-Institut
1.2.2. Metaopac delle biblioteche tedesche
1.2.3. Servizio interbibliotecario Subito
1.3. La biblioteca digitale
1.4. I corpora dell’IDS-Mannheim-on-line
1.5. Siti di linguistica (selezione)
Esercizi:
2. La rete come luogo di apprendimento
2.1. Portali per il tedesco come lingua straniera
2.2. Placement tests
2.3. Siti per principianti con diverse tipologie di esercizi
2.4. Esercizi per diversi ambiti di competenza linguistica
2.4.1. Esercizi d’ascolto
2.4.2. Esercizi di lettura
2.4.3. Esercizi di grammatica per principianti e progrediti
2.4.4. Landeskunde
2.4.5. Esercizi di scrittura
2.4.6. Percorsi didattici in rete
2.4.7. Esercizi di lessico
2.5. Informazioni sull’ortogra a
2.6. Esercizi riferiti ai più di usi libri di testo
2.7. Corsi di lingua on-line
2.8. Radio, riviste e giornali
GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO (TERMINI LINGUISTICI)
PREFAZIONE

Il presente manuale di linguistica tedesca è concepito per


l’insegnamento universitario a livello di laurea triennale e si
basa sulle lezioni che ho tenuto negli ultimi anni presso la
Facoltà di Lettere e Filoso a dell’Università di Roma “La
Sapienza”.
La recente riforma universitaria ha comportato un riordino
dei settori scienti co-disciplinari nell’ambito della
germanistica: se prima l’insegnamento della lingua tedesca era
di pertinenza delle cattedre di Letteratura (esame di Lingua e
letteratura tedesca), ora è di competenza della Linguistica (che
ha cambiato nome in Lingua e traduzione). Ciò ha mutato
profondamente il carattere della Linguistica tedesca come
insegnamento universitario. Prima della riforma, infatti, essa
era una materia a scelta destinata a studenti con un’ottima
conoscenza della lingua e una solida preparazione teorico-
linguistica. Ora, invece, è diventata materia obbligatoria per
tutti gli studenti che vogliono imparare il tedesco
all’università.
La presente introduzione si rivolge pertanto a un vasto
pubblico di studenti non presupponendo né approfondite
conoscenze del tedesco né particolari nozioni linguistiche.
Risulta adatta anche a principianti assoluti. I sei capitoli
complessivi, concepiti per coprire l’intero arco del triennio,
ripercorrono i quattro tradizionali settori-chiave della
disciplina (fonetica/fonologia, morfologia, sintassi e
semantica), a cui ho voluto aggiungere due importanti campi
come la pragmatica e la linguistica testuale. In ogni semestre
del triennio si potrebbe trattare rispettivamente un capitolo. I
primi due capitoli, destinati a una prima annualità di tedesco,
prevedono la sistematica traduzione in italiano degli esempi
tedeschi (il primo capitolo è dotato infatti di un glossarietto);
nei capitoli seguenti, dedicati alle annualità successive,
verranno fornite traduzioni solamente in caso l’espressione
tedesca presenti un certo livello di di coltà.
L’ordine dei capitoli segue la progressione canonica
partendo dalle unità più piccole della lingua (i singoli suoni)
per arrivare, dopo la parola e la frase, all’unità più grande
rappresentata dal testo. Tale progressione trova una
motivazione teorica (la trattazione della morfologia richiede
nozioni di fonologia, la trattazione della sintassi richiede
nozioni di morfologia ecc.), ma anche squisitamente pratico-
didattica: è infatti opportuno iniziare con un capitolo su
fonetica/fonologia in quanto, proprio per i principianti,
l’apprendimento di una corretta pronuncia risulta essere di
importanza fondamentale.
L’impostazione del manuale è moderatamente contrastiva:
ove ritenuto opportuno didatticamente, verrà fatto riferimento
alla lingua italiana. Verranno trattati sia casi in cui le due
lingue presentano strutture comparabili, sia casi in cui esse
divergono notevolmente. Il confronto tedesco-italiano
dovrebbe portare lo studente a ri ettere non solo sulla lingua
straniera che sta imparando ma anche sulla propria lingua
madre. Alla ne di ogni capitolo una serie di esercizi si
propongono non tanto di “ripassare” il contenuto del rispettivo
capitolo quanto di stimolare lo studente a sviluppare
maggiormente la sua coscienza metalinguistica.
Come sussidi didattici verranno inoltre forniti: una
bibliogra a per ulteriori approfondimenti alla ne di ogni
capitolo; una bibliogra a ragionata, strutturata secondo la
tipologia generale delle relative opere (grammatiche, dizionari,
manuali, studi contrastivi ecc.); un glossario italiano-tedesco
dei principali termini linguistici usati nel manuale; una breve
guida all’uso di internet per l’apprendimento della lingua e per
la ricerca linguistica (curata da Emmanuela Meiwes).
Vorrei ringraziare gli amici e colleghi, primi fra tutti
Hardarik Blühdorn e Heinz Vater, con cui ho potuto discutere
vari aspetti del mio libro. Sono grato a Livio Gaeta e Marianne
Hepp per aver rivisto singoli capitoli. Un grazie particolare va a
Emmanuela Meiwes e Franca Ortu, che hanno letto un’intera
precedente versione di questo manuale e mi hanno dato
numerosi spunti e suggerimenti, sempre puntuali e preziosi.

Roma, 16 novembre 2003


Claudio Di Meola
0. INTRODUZIONE: LINGUA, PARLANTE E
LINGUISTICA

0.1. L’importanza della lingua per il parlante comune

La lingua è un fattore importantissimo nella vita quotidiana di


tutti noi parlanti. Ciò si vede, in particolare, dall’attenzione che
dedichiamo al comportamento linguistico sia degli altri sia di
noi stessi.
Consideriamo dapprima il comportamento degli altri
parlanti. Sappiamo dalla nostra esperienza che non tutte le
persone parlano alla stessa maniera. Pertanto, il modo di
parlare di una persona ci rivela molte cose. Possiamo
innanzitutto stabilire la provenienza regionale di un parlante.
A volte è indicativa la scelta di parole (così ad es. anguria è
tipico del Nord Italia, cocomero del Centro), altre volte lo è la
costruzione della frase (il meridionale tenere famiglia al posto
di avere famiglia). Inconfondibile è quasi sempre la pronuncia.
Anche quando si usa la lingua standard (nazionale) al posto del
dialetto, vi sarà quasi sempre qualche elemento della
pronuncia a “tradire” il parlante (ad es. la pronuncia di polso
come polzo indica una provenienza laziale, di casa come hasa
un’origine toscana ecc.). Dall’osservazione, neanche troppo
approfondita, del nostro interlocutore emergono inoltre
elementi che ci rivelano qualcosa sulla sua estrazione sociale,
sul suo grado di istruzione, sulla sua cultura generale o
addirittura sulla sua professione.
Noi come parlanti non solo osserviamo l’interlocutore, ma
controlliamo attentamente anche il nostro proprio
comportamento linguistico adattandolo, di volta in volta, alla
concreta situazione d’uso. Un ruolo centrale ha per noi la gura
dell’interlocutore, il quale può essere una persona conosciuta o
sconosciuta, una persona che trattiamo con intimità o invece
con riguardo. Esistono pertanto diverse gradazioni che vanno
dalla con denza alla deferenza. Usiamo di conseguenza diverse
formule di cortesia, che vanno dall’esplicito-diretto (Passami il
sale!) all’implicito-indiretto (Potrebbe essere così gentile e
passarmi il sale?). Anche il contesto situazionale-istituzionale
ha la sua importanza: con una stessa persona possiamo infatti
parlare in maniera diversa a seconda che si tratti di una
situazione informale (ad es. chiacchierata a tavola), oppure
formale (ad es. interrogatorio in tribunale). Ovviamente
teniamo anche conto dell’argomento di cui si parla (un fatto
della vita quotidiana, un tema tecnico-scienti co ecc.) e del ne
della comunicazione (raccontare una storia, dare informazioni,
chiedere un favore, fare una promessa, impartire un ordine,
suscitare commozione, o endere ecc.).
Va rilevato che il parlante, in generale, usa la lingua non solo
per comunicare contenuti, ma anche per perseguire obiettivi
“personali” come ad es. fare bella gura, mettersi in mostra o
distinguersi dagli altri. Ecco perché anche il parlante comune,
nella vita di tutti i giorni, si sforza di essere “creativo”: è alla
costante ricerca di nuove espressioni linguistiche (parole
coniate sul momento, metafore originali e divertenti, giochi di
parole ecc.).
Tutti i parlanti, inoltre, si occupano in modo cosciente della
lingua da essi usata. Il parlante comune ri ette sulla lingua, ne
parla con gli altri ed esprime precisi giudizi in merito. Questa
esplicita ri essione sul linguaggio stesso è detta “attività
metalinguistica”. In numerose occasioni, nella vita quotidiana,
il parlante si so erma infatti su determinati aspetti della
lingua: quando ad es. chiede all’interlocutore il signi cato di
una parola («Bisogna agire in modo deciso» - «Che cosa intendi per
‘deciso’?»), quando commenta una parola usata
dall’interlocutore («Bisogna agire in modo deciso» -«Questo
g g Q
‘deciso’ non mi piace»), quando discute sull’opportunità di usare
una parola in un determinato contesto («Non sarebbe meglio
usare ‘energico’ al posto di ‘deciso’?»), oppure quando, scrivendo o
parlando, si so erma un attimo per cercare mentalmente un
sinonimo della parola che originariamente aveva in mente.
Il parlante comune esprime continuamente dei giudizi di
merito riguardo ai fenomeni linguistici che incontra. Di
frequente il parlante si pronuncia su ciò che ritiene “corretto” o
“sbagliato” nella sua lingua: così ad es. un italiano può criticare
costruzioni “sbagliate” come a me mi piace o spero che viene
domani ed esplicitamente preferire le “corrette” alternative a
me piace o spero che venga domani (salvo poi, senza
accorgersene, usare magari lui stesso quelle “sbagliate”).
Tra i parlanti sono di use alcune opinioni generali sulla
lingua. Spesso si lamenta un decadimento dei costumi
linguistici. Cambiamenti linguistici - come ad es. il regredire
del congiuntivo a favore dell’indicativo o il di ondersi di
prestiti inglesi - vengono considerati come un segno del
“declino” della lingua stessa, minacciata nella sua “purezza”
originaria. Vi è inoltre la tendenza a esprimere giudizi estetici
sulle varie lingue (in genere, sono reputate “bella” la propria
lingua e “brutte” le lingue degli altri). In ne, alcune varietà
linguistiche come i dialetti vengono considerate inferiori alle
lingue standard (nazionali), negando loro lo status di “lingua”.
Vedremo ora che si tratta di pregiudizi senza alcun fondamento
scienti co.

0.2. La linguistica come studio scienti co della lingua

La linguistica, come studio scienti co della lingua, si pre gge


di raggiungere una conoscenza sistematica della struttura e del
funzionamento della lingua. La linguistica di erisce pertanto
profondamente da ciò che il parlante comune “sa” intorno alla
lingua. La linguistica, innanzitutto, ha un carattere descrittivo
e non prescrittivo: essa descrive come funziona la lingua,
astenendosi da giudizi su come essa “dovrebbe” essere secondo
i criteri di una (presunta) correttezza. La linguistica dimostra
che la correttezza è un criterio estremamente soggettivo: non
tutti i parlanti esprimono infatti gli stessi giudizi (così la
costruzione a me mi piace, osteggiata da alcuni, va benissimo
per altri); oppure, analizzando la storia della lingua, si può
vedere che un fenomeno in passato considerato “sbagliato” ora
è stimato “corretto” (e viceversa).
La linguistica, inoltre, smentisce quasi tutti i luoghi comuni
riguardo alla lingua. L’analisi scienti ca dimostra, ad esempio,
che non vi è alcun “decadimento” della lingua. Tutte le lingue
cambiano perennemente, ma la loro funzionalità complessiva e
la loro e cienza comunicativa rimangono sempre inalterate.
Se un aspetto della lingua si sempli ca (si pensi, per l’inglese,
alla perdita dei “casi”), un altro aspetto si complica (per es.
l’ordine delle parole nella frase che diventa più rigido). E,
difatti, nessuno dei cosiddetti puristi è in grado di indicare un
esempio di lingua e ettivamente corrotta. Risulta evidente che
dietro questa erronea concezione si nasconde il mito della “età
dell’oro”: un fenomeno viene giudicato negativamente soltanto
perché è diverso da ciò che lo ha preceduto e a cui si era
abituati.
Anche la distinzione tra dialetto (considerato inferiore) e
lingua (considerata superiore) si rivela essere puramente
“politica”: funzionalmente, i dialetti sono lingue a tutti gli
e etti con un complesso sistema grammaticale e lessicale.
L’unica di erenza consiste nel fatto che i dialetti godono di
minor prestigio in quanto spesso essi non hanno una
letteratura u ciale e mancano grammatiche e dizionari che
codi cano il loro uso.
ü interessante notare, in ne, che il parlante comune sa
usare la propria lingua ma non ha, in genere, un’idea precisa di
come essa funzioni. A meno che non abbia ricevuto una
formazione linguistica (anche attraverso la “grammatica”
g g
studiata a scuola), non è in grado di esplicitare le regole che
stanno alla base del suo parlare. La sua conoscenza risulta
meramente intuitiva. A volte capita che il parlante è convinto
di poter indicare una regolarità che però, a una più attenta
ri essione, si rivela essere errata. Se ad es. un discente straniero
chiede a un parlante tedesco la di erenza di signi cato tra i
verbi di posizione stehen e liegen, quasi sicuramente egli dirà
che essa consiste nell’opposizione verticalità/orizzontalità,
adducendo esempi del tipo: Die Flasche steht [estensione
verticale] / liegt [estensione orizzontale] auf dem Tisch ‘la
bottiglia sta sul tavolo’. Il criterio discriminante deve però
essere un altro, come mostra il seguente controesempio: Der
Teller steht [estensione orizzontale] auf dem Tisch ‘il piatto sta
sul tavolo’. Più importante dell’estensione risulta infatti la
presenza/assenza, per l’oggetto in questione, di una base che
funge da super cie privilegiata di appoggio.
Perché studiare la linguistica (tedesca)? Lo studio scienti co
della lingua tedesca non corrisponde solo a un interesse teorico
intorno al tedesco, di uso soprattutto tra gli studenti
universitari. Ha anche risvolti prettamente pratici. Proprio per
i discenti universitari del tedesco - che in genere già conoscono
una o più lingue straniere - una sistematica conoscenza
metalinguistica può facilitare l’apprendimento della lingua
stessa. A tal proposito, va sottolineato che l’oggetto di studio
della linguistica va ben oltre ciò che tradizionalmente si
intende con la nozione (scolastica) di grammatica: sia come
profondità d’analisi sia come ampiezza delle problematiche
trattate. Vediamo ora brevemente quali sono i campi principali
di cui si occupa la linguistica.

0.3. I campi della linguistica (tedesca)


Tutte le lingue - e quindi anche il tedesco - sono composte da
vari livelli di analisi ampiamente indipendenti tra loro. Ogni
livello segue infatti regole proprie. Tradizionalmente vengono
distinti i seguenti ambiti della linguistica: 1)
fonetica/fonologia, morfologia, sintassi e semantica,
unanimemente de nite centrali per la linguistica; 2)
pragmatica e linguistica testuale, in tempi recenti anch’esse
spesso considerate centrali; 3) ai margini della linguistica,
in ne, varie discipline applicate (come ad es. glottodidattica e
logopedia) e vari campi di ricerca interdisciplinare
(sociolinguistica, psicolinguistica, neurolinguistica, linguistica
computazionale ecc.); tali tematiche non verranno prese in
considerazione nel presente manuale. Vediamo ora invece di
passare brevemente in rassegna i campi della linguistica che
saranno approfonditi in seguito.
La fonetica è l’analisi dei suoni di una lingua dal punto di
vista della loro articolazione e delle loro caratteristiche
acustiche. La fonologia, invece, studia i rapporti tra i suoni di
una lingua in quanto inseriti nel sistema della lingua stessa. I
concreti suoni vengono ricondotti a unità più astratte
(fonemi). I fonemi sono unità minime distintive che hanno la
funzione di di erenziare le parole (per es. nelle coppie it.
pane/cane e ted. Ball/Fall ‘palla’/‘caduta’). La realizzazione
fonetica dei fonemi varia a seconda del contesto (per es. /gl di
Tag ‘giorno’ si pronuncia [k] in Tag, [g] nella forma plurale Tage).
La morfologia è lo studio della struttura interna delle
parole. Per es. la parola Flughafen ‘aeroporto’ è costituita dagli
elementi Flug ‘volo’ e Hafen ‘porto’, Freundschaft ‘amicizia’ da
Freund ‘amico’ e -schaft ‘-izia’. L’unità minima della parola a
livello morfologico è il morfema: può avere un signi cato pieno
(Freund) o astratto-grammaticale (-schaft). Fanno parte della
morfologia di una lingua la essione di verbi e sostantivi
(modi cazione di una stessa parola: per es. singolare Freund,
plurale Freunde) nonché la formazione delle parole (creazione
di nuove parole come nel caso di Flughafen a partire da Hafen e
di Freundschaft a partire da Freund).
f p
La sintassi si occupa della combinazione di parole in
costruzioni più ampie quali i sintagmi (un bel cane / ein schöner
Hund) e le frasi (io ho un bel cane / ich habe einen schönen Hund).
Particolare attenzione è dedicata all’ordine delle parole nei
sintagmi e nella frase. La sintassi tratta anche la combinazione
di frasi in periodi complessi (frasi coordinate e subordinate).
La semantica studia il signi cato di singole parole e di
intere frasi. Il signi cato è un’entità concettuale, un’astrazione
da non confondere con il referente (l’oggetto esterno a cui una
parola si riferisce): così, ad es., il signi cato di tavolo è un
concetto generale e più astratto di un singolo concreto tavolo a
cui mi posso riferire di volta in volta. Il signi cato di una parola
si stabilisce nel rapporto con altre parole dal signi cato simile
(ad es. bello in rapporto a carino, estetico, ameno ecc.) oppure
opposto (pace-guerra, amico-nemico ecc.).
La pragmatica analizza il rapporto tra le espressioni della
lingua e le loro situazioni d’uso. Vengono considerati a tal
proposito: le intenzioni del parlante, le aspettative
dell’ascoltatore, ciò che il parlante sa dell’ascoltatore, ciò che
l’ascoltatore sa del parlante ecc. Fondamentale risulta l’analisi
dei cosiddetti atti linguistici (le azioni che si compiono usando
un’espressione linguistica). Ad esempio una frase come Mi può
dire che ore sono?, presa alla lettera, è una domanda riguardo
all’abilità dell’ascoltatore di comunicare sue conoscenze - ma
come atto linguistico è una richiesta. Un’espressione come Qui
fa proprio freddo in aula, presa alla lettera, è una semplice
constatazione - in realtà può essere usata come richiesta
cortese di chiudere la nestra.
La linguistica testuale studia le relazioni formali e
semantiche che vanno al di là della singola frase. Centrale
risulta la nozione di testo. Il testo è un’unità comunicativa che
tratta un determinato tema ed è legato a una determinata
situazione. Il testo è un insieme coerente di frasi tra cui si
stabiliscono precise relazioni logico-semantiche. Tali relazioni
possono essere esplicitate (per es. tramite congiunzioni di tipo
causale, temporale ecc.) oppure possono rimanere implicite
p pp p p
(come ad es. nelle due sequenze Ha litigato con il capou cio; è
stato licenziato e È stato licenziato; ha litigato con il capou tco,
che hanno un signi cato del tutto diverso).
Un discorso a parte va in ne fatto per la linguistica
diacronica, che - più che una disciplina a sé stante - risulta
essere una prospettiva che si può applicare a discipline diverse.
La linguistica diacronica, infatti, traccia la storia di una lingua
e descrive i cambiamenti che essa subisce sui piani fonologico,
morfologico, sintattico, semantico ecc. Importante è inoltre la
questione circa le possibili cause del mutamento linguistico
(cause interne alla lingua o esterne).
1. FONETICA, FONOLOGIA E GRAFIA

1.1. La produzione dei suoni linguistici e il problema della loro


trascrizione

1.1.1. Gli organi fonatori

L’apparato articolatorio dell’uomo funziona come uno strumento a ato:


l’aria espiratoria esce dai polmoni, si incanala e trova - a seconda del suono
che si vuole produrre - vari tipi di strettoie e/o ostacoli. Non tutti i suoni
prodotti dall’uomo sono però suoni linguistici (quando ad es. diamo un colpo
di tosse, ci schiariamo la voce o facciamo un schio).

??? Come si può rendere visibile il usso d’aria che emettiamo parlando?

L’uomo non possiede organi speci camente adibiti alla produzione dei suoni
linguistici, in quanto il suo apparato articolatorio serve primariamente alla
respirazione e all’assunzione di cibi (i polmoni, la trachea, la glottide, la
cavità orale e la cavità nasale). Il seguente schema ra gura i principali
organi fonatori:

Labbra
Denti
Alveoli
Palato
Velo
Faringe
Epiglottide
Corde vocali
(Le frecce indicano il passaggio dell’aria, proveniente dai polmoni, che
permette la fonazione).
Fig. 1.1. Organi fonatori [fonte: Canepari, Luciano (1979). Introduzione
alla fonetica. Torino: Einaudi, p. 13]
La maggior parte degli organi fonatori sono mobili e ciò permette
all’uomo di formare una vasta gamma di suoni linguistici diversi (detti foni).
Fanno eccezione solamente tre organi che sono ssi e costituiscono la parte
anteriore-superiore della cavità orale: i denti; l’alveolo (la zona del palato, in
rilievo, immediatamente dietro ai denti superiori); il palato duro. Vediamo
ora, più in dettaglio, il ruolo delle varie parti mobili seguendo il usso
dell’aria espiratoria:
- la laringe: è situata nella zona del cosiddetto pomo d’Adamo e contiene
le corde vocali. Le corde vocali sono membrane elastiche unite tra loro a una
sola estremità. Lo spazio aperto tra di esse è chiamato glottide. Le corde
vocali possono assumere varie posizioni, ma due sono particolarmente
rilevanti per la produzione dei suoni linguistici: a) corde aperte (posizione
simile a una «V»): l’aria passa tra le due membrane provocando solo un
leggerissimo fruscio (i cosiddetti suoni “sordi”); b) corde accostate (posizione
simile a una «I»): l’aria le mette in vibrazione (i cosiddetti suoni “sonori”).

Fig. 1.2. Corde vocali [fonte: Nespor, Marina (1993). Fonologia. Bologna: Il
Mulino, p. 32]

??? Come si può veri care sicamente la vibrazione delle proprie corde vocali? Provate ad
articolare le parole tono e dono, ciglio e giglio, fango e vango e descrivete le di erenze! Oppure
provate ad articolare la seguente sequenza [ fvvv fvvv] e descrivete ciò che notate!

- l‘ugola: è la parte più posteriore della volta palatina. Essa serve ad articolare
vari tipi di r (per es. in francese, in tedesco o in italiano la cosiddetta “erre
moscia”).
- il velo: è la parte molle del palato. Normalmente si trova in posizione
alzata, in modo da non far entrare l’aria nella cavità nasale. È invece
abbassato quando si articolano i suoni nasali.
- la lingua: è l’organo più importante per l’articolazione dei suoni ed è
costituita da tre parti: punta, dorso e radice. La lingua si può spostare sia
orizzontalmente (arretrando e avanzando) sia verticalmente (abbassandosi o
alzandosi).
- le labbra: vengono accostate per articolare per esempio il suono iniziale
[p] di panca o [b] di banca.

1.1.2. Vocali, consonanti (e semivocali)

I suoni linguistici vengono tradizionalmente divisi in vocali e consonanti. Le


vocali sono suoni sonori, prodotti mediante vibrazione delle corde vocali.
L’aria espiratoria, dopo aver passato la glottide, non incontra nessun altro
tipo di ostacoli: né un’ostruzione (totale o parziale) né un restringimento. Il
suono è prolungabile a piacimento. La sua qualità dipende dalla posizione
della lingua, la quale delimita - di volta in volta - la grandezza della cavità
orale che funge da cassa acustica. Per alcune vocali subentra anche un
arrotondamento delle labbra. Le vocali costituiscono, in genere, il nucleo
della sillaba in cui esse si trovano.
Le consonanti sono invece quei suoni - sordi oppure sonori - in cui il
passaggio dell’aria viene bloccato totalmente (per es. [p] e [b]), parzialmente
(per es. [1], [m], [n]) o a intervalli (per es. [r]) oppure quei suoni in cui si forma
un restringimento del canale fonatorio tale da produrre una frizione udibile
(per es. [f] e [s]).
Le semivocali (come ad es. la i di ieri o di sei) hanno tutte le caratteristiche
delle vocali vere e proprie a esclusione della durata. Essa infatti è molto
ridotta in quanto si passa immediatamente all’articolazione successiva.
La combinazione di una vocale con una semivocale è detta dittongo.
Distinguiamo due tipi: 1 ) dittonghi ascendenti in cui la vocale segue la
semivocale e si ha un aumento di sonorità (ieri); 2) dittonghi discendenti in
cui la vocale precede la semivocale e si ha una diminuzione di sonorità (sei).

1.1.3. Il problema della trascrizione: foni e grafemi

I suoni della lingua, i foni, non vanno confusi con le lettere dell’alfabeto
usate per trascriverli, i grafemi. Grafema è il termine tecnico per indicare
un’unità a livello di scrittura. Si tratta pertanto di due piani di analisi da
tenere nettamente distinti. Già in una lingua come l’italiano, in cui l’alfabeto
sembra riprodurre fedelmente e coerentemente i suoni prodotti, vi sono
chiare discrepanze:
1 ) Una stessa lettera può segnare suoni distinti, ma considerati molto
simili. Per es. la lettera s, la quale indica sia la variante sonora (come in casa)
sia quella sorda (come in sale). Si pensi anche alla z in zio o zucchero che può
essere pronunciata sia sonora che sorda. Oppure alla lettera a che serve a
segnare sia una breve (come in malore) sia una lunga (come in male).
2) Una stessa lettera può segnare suoni molto diversi tra loro: così ad es. la
c in casa e la c in cena oppure la g in gallo e la g in gelo.
3) Uno stesso suono può essere rappresentato da lettere diverse (per es.
cena e cielo, dove lo stesso suono è segnato rispettivamente con una lettera
sola o con una combinazione di due lettere).
In altre lingue, la discrepanza tra scrittura e pronuncia è molto più
marcata. Si pensi ad es. all’inglese, dove una [i] lunga può essere scritta ee
(meet ‘incontrare’), ea (meat ‘carne’) o addirittura ie (mien ‘espressione’).
Paragonando poi lingue diverse, si nota che le corrispondenze tra lettere e
suoni sono tutt’altro che costanti (per es. la e dell’italiano vento e la ä del
tedesco Äpfel segnano lo stesso suono).
Viste le incongruenze tra lettere e suoni, la linguistica ha sviluppato un
modo di segnare i suoni linguistici in maniera sistematica e scienti ca: il
cosiddetto “alfabeto fonetico internazionale” (codi cato dall’IPA,
International Phonetic Association). Tale alfabeto è contraddistinto da una
corrispondenza biunivoca tra suono e segno: a ogni suono corrisponde un
solo segno, a ogni segno corrisponde un solo suono - e ciò
indipendentemente dalla speci ca lingua in questione (italiano, tedesco,
inglese ecc.) e dall’alfabeto usato per trascriverla (latino, greco, cirillico ecc.).
I segni dell’alfabeto fonetico corrispondono in parte al nostro alfabeto di
origine latina, come ad es. [p] o [b], in parte sono segni diversi (per es. [ɛ] per
trascrivere la e aperta di festa). Per convenzione, i singoli segni vanno sempre
messi tra parentesi quadre - cioè […] - per non creare possibilità di
confusione con eventuali grafemi simili (segnati, ove necessario per
disambiguare, con un altro tipo di parentesi: <p>, <b> ecc.).

1.2. Le vocali in italiano e in tedesco

CIT
??? Vi siete mai chiesti perché il medico, quando vuole vedere la gola, ci
dice di articolare una [a] (e non ad es. una [u] o una [i])?
TIC

1.2.1. Il triangolo (o trapezio) vocalico: le vocali italiane


La qualità delle vocali dipende in primo luogo dalla forma assunta dalla
cavità orale in seguito al posizionamento della lingua, in secondo luogo dalla
forma data alle labbra. La zona di articolazione va dal palato al velo. Durante
l’articolazione la lingua mantiene sempre una certa distanza dalla volta
palatina in modo tale da non ostacolare il usso d’aria. La punta della lingua
è sempre abbassata (vicino ai denti inferiori), la zona della lingua che
determina l’articolazione è il dorso.
Si può rendere visibile l’esatta zona di articolazione ricorrendo a
fotogra e o lm a raggi X. Per localizzare il punto in cui il dorso della lingua
si avvicina maggiormente alla volta palatina, si colloca sul dorso stesso una
pallina di piombo che risulterà ai raggi.
La lingua si sposta verticalmente e orizzontalmente. Consideriamo prima
lo spostamento verticale: se la lingua si abbassa rispetto alla posizione
“normale” di riposo, verrà articolata una [a] come in mare, se si alza verrà
pronunciata una [i] come in ne oppure una [u] come in muro. La [a] è
pertanto una vocale “bassa”, [i] e [u] sono vocali “alte”. Per quanto riguarda lo
spostamento in senso orizzontale: se la lingua avanza, il risultato è una
vocale anteriore come la [i], se arretra abbiamo una vocale posteriore come la
[u]. Il seguente schema esempli ca il luogo di articolazione delle vocali
italiane:

Fig. 1.3. Vocali italiane


Si nota che le vocali “estreme” - la [i], la [a] e la [u] - in italiano formano un
triangolo. In linguistica però si preferisce parlare di un trapezio perché, in
altre lingue, vi sono vari tipi di vocale bassa oltre la [a], per cui il perimetro
costituito dalle posizioni vocaliche assume una forma quadrangolare.
Ma vediamo anche le altre vocali dell’italiano. Consideriamo dapprima
l’asse verticale (parametro dell’altezza): [i] e [u] sono, come abbiamo detto,
vocali alte; la [e] di mela e la [o] di dove sono medio-alte, la [e] di festa e la [o] di
posta sono vocali medio-basse, la [a] è bassa. Per quanto riguarda l’asse
orizzontale (parametro dell’avanzamento/arretramento): vocali anteriori
rispetto alla posizione di riposo della lingua sono [i], [e], [ɛ]; [a] è l’unica
vocale centrale; [ɔ], [o] e [u] sono vocali posteriori.
Prendiamo ora in considerazione la posizione delle labbra. Due sono le
posizioni fondamentali: quella normale (o distesa), tipica delle vocali
anteriori [i], [e], [ɛ] e della centrale [a]; quella arrotondata, tipica delle vocali
[u], [o], [o]. Il primo gruppo di vocali viene pertanto detto non arrotondato, il
secondo arrotondato.
Le due posizioni possono essere combinate con diversi gradi di apertura
delle mascelle: si distingue infatti una e chiusa [e] da una e aperta [e] nonché
una o chiusa [o] da una o aperta [ɔ], Il grado di apertura coincide con l’altezza
delle vocali: le vocali relativamente più alte sono chiuse, le vocali più basse
sono aperte.
Va detto inoltre che, in italiano, tutte le vocali sono orali. Vocali nasali,
invece, esistono ad esempio in lingue come il francese (la <o> di monde, la
<a> di ambition ecc.).
L’italiano, in ne, possiede anche numerosi dittonghi: ascendenti come in
piano, ieri, piove, chiudi, guado, guerra, uomo, guida; discendenti come in sai,
sei, poi, lauro, neutro. Esistono anche i cosiddetti trittonghi in cui due
semivocali fanno da cornice a una vocale (suoi, guai ecc.).

1.2.2. Le vocali tedesche

Vediamo ora uno schema che riproduce tutte le vocali tedesche:

Vi sono alcune signi cative di erenze con il sistema vocalico italiano:


1) Le vocali brevi e lunghe non si di erenziano solamente per la
lunghezza, ma (quasi sempre) anche per il luogo di articolazione. È
convenzione segnare la lunga con due punti ([i:] ecc.). Le vocali brevi sono in
genere più aperte (basse) delle rispettive vocali lunghe (e, inoltre, più
centrali). Per i e u, la di erenza di pronuncia è leggera:

Miete [i:] Mitte [ɪ]


Ruhm [u:] Rum [ʊ]
Di poco conto anche la di erenza per la a, dove la breve è leggermente più
centrale della lunga (ma ha pressappoco lo stesso grado di apertura):

Saat [ɑ:] satt [a]

Netta è invece la di erenza di pronuncia per e ed o:

Beet [e:] Bett [ɛ]


Robe [o:] Robbe [ɔ]

Queste due vocali rappresentano un notevole problema per i discenti italiani.


La e lunga è chiusa, la e breve invece aperta. La o lunga è chiusa, la o breve
invece aperta.
Una o lunga aperta non esiste come suono in tedesco; esiste invece una e
lunga aperta (che però gra camente viene segnata come a). Vediamo a tal
proposito le seguenti due coppie di esempi:

nehme [e:] nähme [e:]


beten [e:] bäten [e:]

2) Mentre in italiano sono arrotondate solo le vocali posteriori, in tedesco


troviamo pure vocali anteriori arrotondate:

Mühle [y:] Müller [Y]


Höhle [ø:] Hölle [œ]

Anche per queste due vocali arrotondate la breve risulta più aperta (e
leggermente più centrale) rispetto alla lunga. La prima vocale è sempre
segnata gra camente mediante una ü, la seconda mediante una ö.
3) In tedesco esistono poi due vocali centrali, entrambe brevi, che non
hanno riscontro in italiano:

Sache, Reise, Liebe [ɘ]


Tor, Uhr, ihr; Mutter, Finger, Lehrer [ɐ]

La prima vocale [ɘ], detta anche schwa o vocale indistinta, è - riferita al


parametro dell’altezza - una vocale media e viene segnata gra camente come
una e. Compare in sillaba non accentata: in sillaba iniziale di parola
(Beratung, Gebäude), centrale (Liebelei, Geschiedene) o nale (Tasche, Bitte). La
sua pronuncia assomiglia alla e nale in napoletano (cane, notte ecc.).
La seconda vocale centrale [ɐ] è una vocale più bassa, con una pronuncia
molto vicina a una [a] prodotta con poco sforzo articolatorio. La vocale viene
segnata gra camente con -r in quanto deriva dalla vocalizzazione di una [ʀ]
consonantica (come dimostrano coppie del tipo Tore [to:ʀɘ] / Tor [to:ɐ]). La
vocale compare in ne sillaba dopo vocale. Quando la vocale precedente è
schwa quest’ultimo cade, e [ɐ] si trova a essere segnato dalla sequenza gra ca
-er.

??? Per quale motivo [ɛ:] viene segnato gra camente come ä, [y:] come ü e, in ne, [ø:] come öl

In tedesco, per quanto riguarda il lessico autoctono, abbiamo tre dittonghi


discendenti: [ai] (Mai), [aʊ] (Baum), [ɔɪ] (neu). Dittonghi ascendenti si trovano
solo in parole di origine straniera (Region, sozial, Duell).

1.2.3. Cenni di pratica articolatoria

Per una corretta pronuncia delle vocali brevi, bisogna aver ben presente la
posizione delle singole vocali nel trapezio vocalico: per es. [ɪ] è una vocale
intermedia tra le vocali italiane [i] ed [e], [u] una vocale intermedia tra [u] e
[ʊ]. Bisogna cercare di passare lentamente da un suono all’altro,
eventualmente controllando i movimenti della lingua con uno specchio.
Lo specchio diventa poi fondamentale per veri care il movimento delle
labbra quando si vogliono pronunciare le vocali anteriori arrotondate (che
non esistono in italiano). Per pronunciare correttamente [y:], bisogna
articolare la vocale [i:] dell’italiano e poi, senza arretrare la lingua,
arrotondare le labbra come per una u. Per pronunciare correttamente [ø:], va
articolata la vocale [e:] dell’italiano e poi, senza arretrare la lingua, vanno
arrotondate le labbra come per una o.

1.3. Le consonanti in italiano e in tedesco

1.3.1. Le consonanti italiane

Le consonanti italiane si possono classi care secondo tre criteri: 1) il modo


di articolazione (il tipo di ostruzione che si crea nel canale fonatorio); 2) il
luogo di articolazione (il punto in cui si crea l’ostruzione); 3) la presenza o
meno di sonorità (l’eventuale apporto delle corde vocali). Secondo il modo di
articolazione, si lasciano individuare le seguenti categorie di suoni:
- i suoni occlusivi: gli organi fonatori costituiscono un’ostruzione totale
del canale fonatorio. Il usso d’aria viene bloccato completamente, per poi
essere liberato dopo brevissimo tempo. Il suono è causato da questa piccola
“esplosione”. Le occlusive in italiano sono (arretrando di volta in volta il
punto di articolazione): le labiali sorda [p] in panca e sonora [b] in banca; le
dentali sorda [t] in tare e sonora [d] in dare; le velari sorda [k] in cara e sonora
[g] in gara.
- i suoni fricativi: gli organi fonatori si avvicinano, lasciando all’aria un
passaggio strettissimo. Il suono è causato da tale frizione. Le fricative in
italiano sono (arretrando di volta in volta il punto di articolazione): le labio-
dentali sorda [f] in no e sonora [v] in vino; le dentali sorda [s] in cassa e
sonora [z] in casa; le alveopalatali sorda [ʃ] in scena e sonora [ʒ] in garage.
- i suoni a ricati: gli organi fonatori costituiscono un’occlusione totale; il
rilascio però non è istantaneo bensì graduale. Le a ricate hanno pertanto
due momenti articolatoli: un momento occlusivo e un momento fricativo. Il
punto di articolazione rimane lo stesso, la presenza/assenza di sonorità
rimane invariata. Le a ricate in italiano sono: le dentali sorda [ts] in strazio e
sonora [dz] in zero; le alveopalatali sorda [tʃ] in Cina e sonora [dʒ] in Gina.
- i suoni nasali: il velo è abbassato in modo da permettere all’aria di
passare per la cavità nasale, mentre quella orale risulta totalmente bloccata.
Le nasali in italiano sono: la labiale [m] in mare, la labiodentale [ɱ] in invidia,
la alveolare [n] in insidia, la palatale [ɲ] in stagno, la velare [ŋ] in anche.

??? Perché la nasale in insidia è più arretrata rispetto a quella in invidia?

- i suoni laterali: la lingua costituisce un’ostruzione al centro della cavità


orale, il usso d’aria passa ai lati. Le laterali in italiano sono: la alveodentale
[1] in li, la palatale [ʎ] in gli.
- i suoni vibranti: un organo fonatorio mobile (quale la lingua o l’uvula)
vibra, formando così a intermittenza una leggera occlusione. In italiano
standard vi è una sola vibrante, prodotta con la lingua: la alveolare [r] in
ramo.
Il seguente schema riassume i principali suoni consonantici dell’italiano:

luogo di
articolazione
modo di
labiali dentali alveopalatali palatali velari
articolazione
occlusive pb td kg
fricative fv sz ʃʒ
a ricate ts dz tʃ dʒ tʃ dʒ
nasali mɱ n ɲ ŋ
laterali l ʎ
vibranti r

Fig. 1.5. Consonanti italiane


1.3.2. Le consonanti tedesche

Vediamo ora le principali classi di suoni in tedesco, confrontandoli con


l’italiano:
- i suoni occlusivi: le labiali [p] in Pein e [b] in Bein; le dentali [t] in Teer e [d]
in der; le velari [k] in Chor e [g] in gor. In numerosi contesti la pronuncia delle
occlusive sorde è - a di erenza dell’italiano - aspirata. In più, esiste in tedesco
un’occlusiva glottidale (detta anche “colpo di glottide”) che ha perlopiù
valore di demarcazione segnando il con ne di una sillaba o di un elemento
morfologico: [ʔ] come consonante iniziale di Apfel o Eisen. L’occlusiva
glottidale si articola chiudendo completamente le corde vocali (e non
semplicemente accostandole come nei suoni sonori). Tolta l’occlusione, l’aria
esce bruscamente. L’occlusiva compare in genere prima di una sillaba che
inizia con un suono vocalico accentato.
- i suoni fricativi: le labio-dentali [f] in fein e [v] in Wein; le dentali [s]
reißen e [z] in reisen; le alveopalatali [ʃ] in Schule e [ʒ] in Genie. In più esistono
alcune fricative che non hanno corrispondenza in italiano: la fricativa
palatale [ç] in ich; la fricativa velare [x] in Dach; la fricativa uvulare [ʁ] che
compare spesso in alternativa alla r vocalica [ɐ] (in parole come dort o Form);
la fricativa laringale [h] in haben. i suoni a ricati: la labiale [pf] in Pfahl (che
non si trova in italiano), la dentale [ts] in Zahl, l’alveopalatale sorda [tʃ] in
deutsch e sonora [dʒ] in prestiti come Job. Non ha invece corrispondenza in
tedesco l’a ricata italiana dentale sonora [dz].
- i suoni nasali: la labiale [m] in Meer, la alveolare [n] in Natur, la velare [ŋ]
in Klang.
- i suoni laterali: il tedesco conosce un’unica laterale: la alveolare [1] in
Liebe.
- i suoni vibranti: la vibrante tedesca, a di erenza dell’italiano, è in genere
articolata mediante il movimento dell’uvula: l’uvulare [R] in Reise. In alcune
varietà regionali del tedesco esiste però anche la vibrante alveolare [r].
Il seguente schema riassuntivo classi ca le consonanti tedesche secondo
luogo e modo di articolazione:
luogo di
articolazione
modo di uvulari
labiali dentali alveopalatali palatali velari
articolazione glottidali
occlusive pb td kg ʔ
fricative fv sz ʃʒ ç X ʁh
a ricate pf ts tʃ (dʒ) tʃ (dʒ)
nasali m n ŋ
laterali 1
vibranti (r) R

Fig. 1.6. Consonanti tedesche

1.4. I fonemi in tedesco

1.4.1. Due discipline vicine: fonetica e fonologia

La fonetica è la disciplina che si occupa dei processi di articolazione e


percezione dei suoni linguistici. L’impressione acustica che i parlanti hanno
dei suoni dipende - oltre che dai processi psico sici legati all’apparato
percettivo dell’uomo - in larga misura proprio dalle caratteristiche acustiche
dei suoni stessi. La fonetica acustica, di cui non abbiamo parlato, analizza le
proprietà siche dei suoni e le evidenzia attraverso i cosiddetti
spettrogrammi:
- la frequenza: consiste nel numero di vibrazioni delle onde sonore in un
determinato lasso di tempo, misurato in cicli per secondo (hertz). La
frequenza determina la tonalità del suono: con l’aumento della frequenza ne
aumenta l’altezza.
- l‘intensità: si riferisce all’ampiezza dell’onda sonora e viene misurata in
decibel. L’ampiezza è proporzionale al volume percepito del suono.
- la durata: si misura in centesimi di secondo. In tal modo si può ad
esempio quanti care la di erenza tra vocali “lunghe” e “brevi”.
La fonetica tratta quindi gli aspetti siologici e sici dei suoni. La
fonologia, invece, si occupa dei rapporti tra suoni all’interno di un
determinato sistema linguistico: studia la funzione e l’organizzazione di
suoni nella loro qualità di elementi linguistici.
1.4.2. La de nizione di “fonema”

I suoni che all’interno di un sistema linguistico hanno una funzione


distintiva sono detti fonemi. I fonemi, pur mancando essi stessi di qualsiasi
signi cato, servono a distinguere i signi cati: i fonemi segnalano di erenze
semantiche tra parole. Tale funzione distintiva diventa evidente quando
abbiamo una cosiddetta coppia minima (due parole che si di erenziano per
un solo suono, ma per il resto sono perfettamente uguali). Alcuni esempi
italiani di coppie minime:

- santo / canto: si di erenziano per il primo suono: /s/ opposto a /k/


- santo / sunto: si di erenziano per il secondo suono: /a/ opposto a /u/
- santo / sarto: si di erenziano per il terzo suono: /n/ opposto a /r/
- santo / santi: si di erenziano per l’ultimo suono: /o/ opposto a /i/

Non solo due ma anche più parole possono essere distinte tramite la
variazione di un singolo suono:
- santo / santi / santa / sante: si di erenziano per l’ultimo suono: /o/, /i/,
/a/, /e/

Per individuare i fonemi di una lingua, bisogna sostituire i suoni di


determinate parole di quella lingua: se il risultato è un’altra parola, allora il
suono sostituito costituisce un fonema (ad es. cane/pane); se il risultato è
invece la “stessa parola”, allora il suono sostituito non costituirà un fonema
(ad es. [ra:mo] e [Ra:mo], con sostituzione della vibrante, che dà sempre la
parola ramo). Si ricorda che in linguistica è convenzione segnare i fonemi tra
due barre oblique (es. /b/), distinguendoli dai corrispettivi foni ([b]).

1.4.3. Gli allofoni

Gli allofoni sono varianti dello stesso fonema. Si possono distinguere vari
tipi di allofoni:
- gli allofoni liberi: risultano sostituibili senza restrizioni in una
determinata posizione. Così ad es., in tedesco, le occlusive sorde in nale di
parola possono essere pronunciate aspirate o non aspirate; pertanto, la /p/ in
Stopp può essere realizzata come [ph] o come [p].
- gli allofoni regionali: sono realizzazioni alternative di uno stesso
fonema che hanno una precisa distribuzione geogra ca. Il fonema tedesco
/r/, ad es., viene realizzato generalmente come vibrante uvulare [R], in alcune
zone però (Baviera e Meclemburgo) come vibrante alveolare [r].
- gli allofoni condizionati: dipendono dalla posizione del fonema nella
parola. I fonemi tendono infatti ad avere realizzazioni diverse a seconda del
condizionamento subito ad opera dei suoni “vicini” nella catena parlata. Così
ad es. /n/ può essere realizzato come labiodentale [ɱ] in fünf poiché precede
la labiodentale [f], come alveolare [n] in nden poiché precede la dentale [d],
come velare [ŋ] in Ungar poiché precede la velare [g]. Il parlante ha
soggettivamente la “certezza” di pronunciare in tutti questi casi lo stesso
suono, ma obiettivamente non è così. - gli allofoni complementari: sono un
caso particolare di allofoni condizionati. All’interno di un morfema (unità
costitutiva della parola dotata di signi cato) o all’interno di una sillaba, le
varianti presentano una distribuzione mutualmente esclusiva. Tale
distribuzione è detta complementare. Prendiamo come esempio le occlusive
sorde del tedesco: esse sono sempre aspirate all’inizio di morfema (per es. /k/
in kahl è [kh]), sempre non aspirate dopo consonante (/k/ in Skala è [k]). Un
altro esempio di distribuzione complementare è costituito dalle occlusive
sonore in tedesco: esse sono ad es. sonore all’inizio della sillaba, sorde invece
in ne sillaba. Vediamo il seguente prospetto:

fonema allofono inizio sillaba allofono ne sillaba


/b/ [b] (Bein; Lo-bes, Lie-be) [p] (Lob, Lieb-ling)
/d/ [d] (Dame; Län-der, Kin-der) [t] (Land, Kind-heit)
/g/ [g] (Gabel; Ta-ge, stei-gen) [k] (Tag, Steig- ug)

1.4.4. I tratti fonologici

I fonemi sono le unità minime nella catena parlata. Essi risultano però, a un
livello astratto, ulteriormente scomponibili in quanto ogni fonema è
caratterizzato da un insieme di proprietà dette tratti (fonologici). Così ad es.,
in base al trapezio vocalico, possiamo dire che /i/ è una vocale alta anteriore,
/a/ una vocale bassa centrale ecc.
I tratti sono caratteristiche distintive in quanto permettono di
di erenziare un fonema dall’altro. Per individuare i tratti distintivi bisogna
pertanto cercare coppie (minime) di fonemi: contrapponendo due fonemi
dello stesso gruppo di suoni (“classe naturale”) ci si interroga sulla
caratteristica che li distingue uno dall’altro. Prendiamo ad es. le vocali
anteriori /i/ ed /ɛ/: la prima è più alta della seconda. Possiamo quindi
de nire la prima come [+alta], la seconda come [-alta]. I tratti sono per
de nizione binari, vale a dire ammettono solamente due valori (“più” e
“meno”).
Si assume che esista un ristretto inventario di tratti universali adatto a
classi care i fonemi di tutte le lingue del mondo. Quali sono questi tratti e
come si fa a individuarli? Si parte, come già detto, da coppie minime per
allargare via via il numero dei fonemi da prendere in considerazione.
Vediamo ancora come esempio le vocali anteriori. Andando oltre la
coppia minima /i/-/ɛ/, rivolgiamo la nostra attenzione all’italiano e
includiamo anche il terzo grado di altezza: /i/, /e/, /ɛ/. Come possiamo
classi care queste tre vocali a seconda della loro altezza con l’ausilio di tratti
binari che permettono solo due valori? Dobbiamo assumere due tratti
fonologici, [±alto] e [±basso]:
[+alto]: la lingua si alza rispetto alla posizione di riposo; [-alto]: la lingua
non si alza rispetto alla posizione di riposo.
[+basso]: la lingua si abbassa rispetto alla posizione di riposo; [-basso]: la
lingua non si abbassa rispetto alla posizione di riposo.

/i/ [+alto] [-basso]


/e/ [-alto] [-basso]
/ɛ/ [-alto] [+basso]

La combinazione di tratti per /e/, [-alto, -basso], signi ca che la lingua non si
alza e non si abbassa, vale a dire permane nella posizione di riposo.
Per distinguere tra di loro le vocali anteriori tedesche, non bastano più i
tratti [±alto] e [±basso]. Bisogna infatti tener conto delle due vocali
arrotondate /y/ e /ø/. Dobbiamo pertanto assumere un terzo tratto
[±arrotondato]:

[+arrotondato]: labbra protese in avanti; [-


arrotondato]: labbra non protese in avanti
alto basso arrotondato
/i/ + - -
/y/ + - +
/e/ - - -
/ɛ/ - + -
/ø/ - + +
Fig. 1.7. Tratti fonologici (vocali anteriori
tedesche)

Vediamo quindi che ogni fonema può essere descritto come un fascio di
tratti che sarà sempre più ampio in relazione al numero crescente dei fonemi
considerati nella contrapposizione. Volendo includere nel prospetto anche le
vocali centrali e posteriori, va tenuto conto di un ulteriore tratto:
[+posteriore]: la lingua si ritrae rispetto alla posizione di riposo; [-posteriore]: la lingua non si
ritrae rispetto alla posizione di riposo.

Per quanto riguarda la lunghezza vocalica, in tedesco le lunghe e le brevi si


distinguono per una di erente energia articolatoria (le lunghe sono tese, le
brevi no):
[+teso]: particolare tensione muscolare durante l’articolazione del suono; [-teso]: assenza di
particolare tensione muscolare durante l’articolazione del suono.

Allargando l’analisi all’intero sistema fonologico di una lingua, avremo


l’elenco massimale dei tratti fonologici. Per il tedesco, oltre a quelli già
considerati per le vocali, risultano rilevanti i tratti relativi alle consonanti.
Accanto al tratto generale [±consonantico] - che serve a contraddistinguere
appunto l’intera classe - abbiamo i seguenti tratti:
[+nasale]: l’abbassamento del velo consente il usso dell’aria attraverso la cavità nasale; [-nasale]:
l’innalzamento del velo non consente il usso dell’aria attraverso la cavità nasale.
[+sonoro]: vibrazione delle corde vocali; [-sonoro]: nessuna vibrazione delle corde vocali.
[+continuo]: il usso d’aria attraverso la cavità orale è ininterrotto durante l’articolazione del
suono (ad es. le fricative); [-continuo]: il usso d’aria attraverso la cavità orale è interrotto durante
l’articolazione del suono (ad es. le occlusive). [+sonorante]: l’apertura dell’apparato articolatorio è
tale da permettere un usso d’aria abbastanza libero con conseguente risonanza del suono (come
nel caso delle liquide /l/ e /r/ nonché delle nasali); [-sonorante]: l’apertura dell’apparato
articolatorio non è tale da permettere un usso abbastanza libero (come nel caso delle occlusive e
fricative, dette perciò anche “ostruenti”). [+coronale]: la punta della lingua si alza rispetto alla
posizione di riposo (nel caso delle dentali e alveopalatali); [-coronale]: la punta della lingua non si
alza rispetto alla posizione di riposo’(tutte le altre consonanti). [+laterale]: il usso d’aria è
limitato ai lati della cavità orale (/l/); [-laterale]: il usso d’aria non è limitato ai lati della
cavita”orale (tutte le altre consonanti).

Questi tratti si basano tutti sulle caratteristiche articolatorie dei relativi


suoni (punti e modi di articolazione). Essi ci consentono di classi care i
segmenti consonantici tedeschi. La seguente tabella riassume i fasci di tratti
per ogni segmento:
segmenti (ordinati secondo il luogo di articolazione)

tratto Pbf Vmt ds z nl r ʃ ç kg ŋ R


consonantico + + + + + + + + + + + + + + + + + + +
sonorante - - - - + - - - - +++- - - - - ++
continuo - - ++ - - - ++- ++++- - +- +
coronale - - - - - ++++++++- - - - - -
alto - - - - - - - - - - - - ++++++-
posteriore - - - - - - - - - - - - - - +++++
nasale - - - - + - - - - +- - - - - - +-
laterale - - - - - - - - - - +- - - - - - - -
sonoro - +- + + - +- ++++- - - +- ++
Fig. 1.8. Tratti fonologici (consonanti tedesche)
Da questa tabella emerge come i tradizionali luoghi di articolazione siano
stati “tradotti” in combinazioni di tratti binari: labiale come [-coronale, -
posteriore]; dentale come [+coronale, -alto]; alveopalatale come [+coronale,
+alto], palatale come [-coronale, +alto, -posteriore], velare come [+alto,
+posteriore], uvulare come [-alto, +posteriore].
La tabella ci mostra inoltre come tutte le consonanti con il tratto
[+posteriore] abbiano nel contempo la caratteristica [-coronale]. Coincidenze
di tal genere vengono chiamate “ridondanze”, uno dei due tratti è detto
“ridondante” (cioè super uo per una univoca caratterizzazione). Va
annotato, poi, che le a ricate non compaiono in questa tabella in quanto
possono essere descritte come sequenze di una occlusiva più una fricativa.
Mancano, in ne, anche le due glottidali che in genere vengono considerate
una classe a parte.

1.5. Processi fonologici e regole fonologiche

1.5.1. I principali processi fonologici

Finora abbiamo considerato, in un’ottica “statica” che privilegia le strutture


della lingua, le caratteristiche fonologiche dei vari suoni e i loro rapporti
strutturali all’interno di un complesso sistema fonematico (per es. quello
delle consonanti tedesche). In un’ottica “dinamica”, invece, ci possiamo
occupare dei processi fonologici che determinano la formazione di sequenze
di fonemi all’interno della catena parlata. I più importanti processi
fonologici sono generalmente i seguenti:
- elisione: caduta di un fonema;
- epentesi: inserimento di un “nuovo” fonema;
- assimilazione: adeguamento di un fonema rispetto a un altro fonema
vicino;
- dissimilazione: di erenziazione di un fonema rispetto a un altro fonema
vicino;
- metatesi: inversione di due fonemi contigui.
I processi fonologici possono essere diacronici (da una fase storica
all’altra, come ad es. la prima o la seconda mutazione consonantica) come
anche sincronici (di uno stesso momento storico). In questa sede ci interessa
soltanto il secondo tipo di processo. Nel tedesco odierno, hanno rilevanza
soprattutto i processi di elisione, epentesi e assimilazione.
L‘elisione, la caduta di un segmento, è in tedesco un processo facoltativo
che riguarda la lingua colloquiale (la cosiddetta Umgangssprache) e si veri ca
soprattutto nella parlata veloce. Di frequente, la vocale indistinta (lo schwa)
cade prima di una sonorante (soprattutto nasale, ma anche laterale). Qui di
seguito contrapponiamo la pronuncia “accurata” (come la possiamo trovare
nei radiogiornali o telegiornali) e la pronuncia “trascurata” tipica delle
normali conversazioni quotidiane:

leben [le:bɘn] [le:bn]


beten [be:tɘn] [be:tn]
lachen [laxɘn] [laxn]
Atem [ɑ:tɘm] [ɑ:tm]
Kessel [kɛsɘl] [kɛsl]

Come mostra la serie degli in niti verbali citati, l’elisione dello schwa
avviene indipendentemente dalla qualità della consonante precedente (una
labiale in leben, una dentale in beten, una velare in lachen). Va considerato,
inoltre, che l’elisione dello schwa comporta spesso altri mutamenti (ad es.
varie forme di assimilazione), in parte dovuti alla riduzione del numero delle
sillabe all’interno della parola in questione.
Altri processi di elisione facoltativa riguardano segmenti consonantici.
Nella lingua colloquiale della Germania centro-settentrionale è di usa la
caduta di /t/ nale in parole come nicht o vielleicht nonché la caduta
dell’occlusiva all’interno di una a ricata: /pf/ diventa [f] (Pferd si pronuncia
come fährt), /ts/ diventa [s] (ganz si pronuncia come Gans).
L’epentesi, l’inserimento di un segmento, risulta in tedesco meno di uso
rispetto all’elisione. Un esempio è dato dall’aggiunta, nel parlato colloquiale,
di un’occlusiva sorda tra nasale e dentale:
kommt [kɔmt] [kɔmpt]
singt [zɪŋt] [zɪŋkt]

La parola singt viene pertanto pronunciata come sinkt.


L’assimilazione comporta un mutamento nei tratti di un determinato
segmento e, in genere, porta a una sempli cazione della pronuncia
dell’intera sequenza. L’assimilazione può essere totale (sostituzione di un
segmento con un altro): è il caso della nasale /n/ in parole come einmal,
pronunciata [aɪmma:l]. Il più delle volte, però, siamo in presenza di
un’assimilazione parziale (un adeguamento non di tutte, ma soltanto di una
parte delle caratteristiche del segmento in questione).
L’assimilazione può avvenire in due direzioni contrapposte:
l’assimilazione progressiva comporta il mutamento di un segmento
successivo al suono che determina il processo, l’assimilazione regressiva
comporta invece il mutamento di un segmento precedente al suono che
determina il processo. Facciamo qualche esempio. In tedesco esiste
l’assimilazione nasale sia progressiva che regressiva. Nell’assimilazione
progressiva, /n/ viene adeguato al luogo d’articolazione dell’ostruente
precedente (sonora e sorda). Ciò si veri-
ca nel tedesco colloquiale, dove per precedente caduta dello schwa viene
a crearsi un contatto diretto tra due segmenti consonantici:

heben [he:bm]
hupen [hu:pm]
reden [ʀe:dn]
beten [be:tn]
legen [le:gŋ]
Laken [lɑ:kŋ)]

La nasale alveolare /n/ diventa labiale dopo le labiali /b/ e /p/, resta
ovviamente alveolare dopo le dentali /b/ e /t/, diventa velare dopo le velari
/g/ e /k/.
Nel caso dell’assimilazione regressiva, /n/ diventa velare in adeguamento
a una successiva occlusiva velare:

Bank [baŋk]
Tank [taŋk]

Può esservi incertezza riguardo alla possibile direzione dell’assimilazione


quando ad esempio la nasale si trova tra due consonanti: nel caso di Lebens
[le:bms], /n/ si adegua alla labiale precedente (e non alla dentale seguente);
nel caso di lockend [lɔknt], /n/ si adegua alla dentale seguente (e non alla
velare precedente).
Numerose forme di assimilazione riguardano, in tedesco, non il luogo di
articolazione ma la caratteristica della sonorità. Infatti, un’ostruente sonora
diventa sorda davanti a un’ostruente sorda. Nei seguenti esempi /b/ e /d/ si
desonorizzano entrando in contatto diretto con /s/:

bleibst [blaɪpst]
bliebest [bli:bɘst] [bli:pst]
Waldes [valdɘs] [valts]

Per bliebest e Waldes, l’assimilazione avviene ovviamente solo dopo


l’eventuale caduta dello schwa.
??? La parola haben [hɑ:bɘn] viene spesso pronunciata come [hɑ:m]. Sono rilevanti, nell’ordine, un
processo di elisione, uno di assimilazione, uno di elisione. Quali sono nello speci co tali processi?

1.5.2. Le regole fonologiche

Le regole fonologiche descrivono il passaggio dal livello di rappresentazione


fonologica al livello di rappresentazione fonetica, sistematizzando i
processi che governano le realizzazioni fonetiche dei vari fonemi a
seconda del contesto all’interno della catena parlata. La notazione di una
regola fonologica ha la seguente forma generale:
A→B/X_Y
La prima parte della regola indica il processo fonologico vero e proprio (il
segmento A viene sostituito dal segmento B), la seconda parte indica il
contesto in cui ciò avviene (la posizione del segmento tra X e Y). X e Y si
riferiscono in genere a segmenti (o tipi di segmento). Prendiamo, come
esempio la già ricordata desonorizzazione di un’ostruente sonora davanti a
ostruente sorda:

ich lebe [b] du lebst [p] er lebt [p]


ich lade [d] du lädst [t] er lädt [t]
ich fege [g] du fegst [k] er fegt [k]
ich kurve [v] du kurvst [f] er kurvt [f]
ich reise [z] du reist [s] er reist [s]

Possiamo formalizzare questa regola inserendo nello schema generale i


segmenti in questione:
[b, d, g, v, z] → [p, t, k, f, s] / _ [p, t, k, f, s]
Una soluzione più economica di un semplice elenco consiste nella
notazione in tratti fonologici in quanto essi caratterizzano l’intero gruppo di
segmenti in questione. Nel nostro caso, [b, d, g, v, z] sono accomunati dal
fatto di essere tutti [+consonantico, -sonorante, +sonoro]. Avremo pertanto
la seguente formulazione della regola:

[+consonantico] [+consonantico]
[-sonorante] → [-sonoro] /_ [-sonorante]
[+sonoro] [-sonoro]

Del tipo di segmento A vengono riportati tutti i tratti caratterizzanti la classe


naturale (le ostruenti), del tipo di segmento B soltanto i tratti modi cati
([+consonantico] e [-sonorante] non compaiono perché rimasti invariati). Per
quanto riguarda il contesto, viene indicato solo il successivo segmento Y
(dato che il precedente X è irrilevante per la regola in questione).
Le speci cazioni del contesto X e Y possono essere anche zero: se X è zero,
allora il segmento che cambia si trova all’inizio del contesto rilevante (ad es.
della sillaba o della parola); se Y è zero, allora il segmento che cambia si trova
alla ne del contesto rilevante. Ciò accade nella cosiddetta
Auslautverhärtung, processo in cui un’ostruente sonora diventa sorda in ne
sillaba. Confrontiamo ad esempio le seguenti forme di sostantivo plurale con
i rispettivi singolari:

[x] (velare) [ç] (palatale)


acht [a] ich [ɪ]
Bucht [ʊ] psychologisch [y:]
hoch [o:] echt [Ɛ]
Hochzeit [ɔ] höchst [ø:]

Il segmento [ç] può comparire inoltre dopo consonante (per la precisione,


dopo /n/, /r/ e /l/), [x] invece no: nelle parole manch, durch e solch la fricativa
viene sempre pronunciata [ç], mai [x]. Il segmento [ç], in ne, può a di erenza
di [x] trovarsi anche in posizione iniziale assoluta. Ciò accade in parole di
origine straniera. La vocale seguente risulta inin uente sulla qualità della
fricativa: China, Chemie e Charisma vengono sempre pronunciate con la
palatale [ç].
Si nota pertanto che [ç] e [x] compaiono sempre in contesti mutualmente
esclusivi. Essi hanno una distribuzione complementare per cui possono
essere considerati allofoni di uno stesso fonema. Se partiamo da /ç/ come
fonema base, possiamo descrivere la sua velarizzazione dopo vocale centrale
e posteriore mediante la seguente regola:

die Diebe [b] der Dieb [p]


die Länder [d] das Land [t]
die Berge [g] der Berg [k]
die Archive [v] das Archiv [f]
die Kreise [z] der Kreis [s]

Possiamo riassumere i due tipi di desonorizzazione - davanti a ostruente


sorda e in ne di sillaba - in un’unica regola (dove il simbolo # indica il
con ne di sillaba):
[+consonantico] [+consonantico]
[-sonorante] → [-sonoro]/_ [-sonorante]
[+sonoro] [-sonoro]

Un caso interessante, poi, è costituito dalla distribuzione di due fricative,


entrambe segnate gra camente da ch: la palatale [5] e la velare [x]. Vediamo i
vari contesti in cui compaiono questi due segmenti. In una prima serie di
esempi, [5] si trova dopo vocale anteriore, [x] dopo vocale centrale e
posteriore:

[-sonorante]
[+continuo] [-consonantico]
[-coronale] → [+posteriore] / [-anteriore]
[-posteriore]
[-sonoro]

1.6. La struttura della sillaba

1.6.1. Struttura generale

La sillaba è una sequenza di suoni che costituiscono un’unità di pronuncia.


Tale unità risulta ben presente al parlante nativo, il quale intuitivamente non
trova alcuna di coltà a suddividere una parola in sillabe: così ad esempio la
scansione della parola italiana va-lo-re o di quella tedesca Be-ra-tung risulta
spontanea. Va tenuto conto del fatto che la sillabazione orale si fonda su
regole insite nella lingua stessa, mentre la sillabazione scritta segue regole
convenzionali stabilite di volta in volta dai grammatici (per es. la parola
tedesca Weste è sillabata nello scritto We-ste secondo la “vecchia” o Wes-te
secondo la “nuova” ortogra a).
Ogni sillaba ha un nucleo caratterizzato da un massimo di sonorità: in
genere si tratta di una vocale, in alcuni casi anche di una sonorante (come ad
es. /m/ in A-tem o /l/ in Ke-ssel). Una sillaba può essere costituita dal solo
nucleo (segnato V), ma il più delle volte essa contiene anche altri elementi,
consonantici o semivocalici (segnati C). I segmenti prima del nucleo sillabico
sono detti “incipit”, quelli successivi “coda” (nucleo e coda costituiscono
assieme la “rima”). Sono possibili varie strutture, di cui riportiamo soltanto
alcuni esempi per il tedesco (le sillabe che niscono in vocale sono dette
“aperte”, quelle che niscono in consonante sono dette “chiuse”):

V A-tem
CV ma-chen
VC Po-et
CVC tot
VCC End-zeit
CVCC Baum
CCCV Stra-ße

È da rilevare il fatto che le consonanti non possono comparire nella sillaba in


un ordine qualsiasi, ma sono organizzate secondo una gerarchia di forza
basata sul criterio della sonorità: nell’incipit si ha un progressivo aumento di
sonorità, nella coda una progressiva diminuzione. Esiste una scala di
sonorità universale che non considera singoli suoni, bensì classi di suoni:

Fig. 1.9. Scala di sonorità

1.6.2. Possibilità combinatorie tra segmenti

Ogni lingua ha regole, in parte anche molto complesse, riguardo alle possibili
combinazioni tra i concreti suoni di queste varie classi. In tedesco, ad
esempio, l’incipit è costituito da massimo tre consonanti. Nel caso di tre
consonanti, la prima deve essere una fricativa coronale sorda ([J] come in
Sprung o [s] come in Skrupel), la seconda un’occlusiva sorda ([p] come in
Sprache, [t] come in Strand, [k] come in Skla-ve), la terza una liquida ([R] come
in Sprung, [l] come in Spli-tter).
Particolarmente ricche sono le possibilità combinatorie nel caso di due
consonanti. Facciamo solamente alcuni esempi (non considerando prestiti
da lingue straniere): le dentali [t] e [d] nonché la labiale [v] possono essere
combinate unicamente con [R] (Traum, Dra-ma; Wrack); le labiali [p], [b], [f]
solo con [R] e [l] (Pro-be, plump; Brief, blei-ben; frisch, ie-gen); le velari [k] e [g]
con [R], [1], [n] (krank, klein, Knall; Grab, Glut, Gna-de) e [k] anche con [v] (Qual
pronunciato [kva:l]); l’alveopalatale [J] con [R], [1], [n], [m], fv] e [t] (Schrank,
Schlaf, Schna-bel, Schmutz, Schwes-ter, Stadt). Due tendenze risultano
evidenti: in primo luogo, suoni simili (appartenenti a una stessa classe)
mostrano possibilità combinatorie simili o addirittura uguali; in secondo
luogo, la prima posizione è sempre data da un’ostruente, la seconda da una
sonorante (con l’unica eccezione di [v], possibile in entrambe le posizioni).
Se la sillaba presenta un dittongo dobbiamo distinguere i dittonghi
ascendenti da quelli discendenti. Nei dittonghi ascendenti, la semivocale fa
parte dell’incipit in quanto precede la vocale che costituisce il nucleo
sillabico (Re-gion). Nei dittonghi discendenti, invece, la semivocale fa parte
della coda (Baum).
Anche la coda della sillaba è caratterizzata da molteplici regole
combinatorie. Innanzitutto, è interessante notare che numerose
combinazioni possibili nell’incipit si ripresentano, in ordine inverso, anche
nella coda. Così abbiamo ad es. le combinazioni [ʃm] - [mʃ] (schmal - Ramsch),
[kl] - [lk] (klar - Kalk), [ ] - [lf] (Floh - Wolf). Due sono però le principali
di erenze rispetto all’incipit: a) è possibile la combinazione di più sonoranti,
con decrescente sonorità (liquida + nasale: Farn, Arm; han-deln, Helm; liquida
[ʀ] + liquida [l]: Kerl); b) non vi sono ostruenti sonore (a causa della
Auslautverhärtung).
Va precisato, in ne, che non tutte le sequenze fonologicamente possibili
risultano poi in parole realmente esistenti. Così ad es. sono formate
correttamente le sillabe [kalp], [kalt], [kalk], [kalf], [kalm], [kaln], [kals], [kalʃ],
[kalç] - ma solo le prime tre corrispondono a parole reali (Kalb, kalt, Kalk).

1.7. Aspetti dell’ortogra a tedesca

1.7.1. Il rapporto tra suono e grafema

Nel caso “ideale”, a ogni suono della lingua corrisponde un solo grafema (in
italiano ad es. l’occlusiva labiale sonora [b] viene sempre segnata <b>) e a
ogni grafema corrisponde un solo suono (in italiano la lettera <b> segna
unicamente [b]). Tale rapporto di corrispondenza 1:1 tra suono e grafema è
detto biunivoco.
Rispetto a questo principio di assoluta fedeltà fonetica si riscontrano
varie incongruenze nell’ortogra a tedesca che possono costituire una
di coltà per discenti stranieri. Vi sono casi in cui a più suoni corrisponde un
unico grafema (ad es. [b] e [p] segnati entrambi con <b> come in Lobes e Lob) e
casi in cui a più grafemi corrisponde un unico suono (ad es. <s>, <ss> e <ß>
segnano [s] in las, lassen e ließ).
Vediamo più in dettaglio un esempio in cui uno stesso grafema - <g> -
rappresenta suoni diversi:
[g] geben, legen
[k] sagt, Weg
[ç] wenig, König
[ʒ] Genie, Garage
[dʒ] Gin, Giro
La <g> può segnare l’occlusiva velare sonora, l’occlusiva velare sorda, la
fricativa palatale sorda e, in parole di origine straniera, anche la fricativa
palatale sonora e l’a ricata palatale sonora.
Frequente risulta anche il caso inverso in cui uno stesso suono è
rappresentato da più grafemi diversi. Prendiamo la fricativa alveopalatale
sorda [ʃ]:

sch Schule, scheinen


s Straße, Stimme; Sprung, Spannung
ch Charme
sh Shirt
sk Ski
sci Pastasciutta

La fricativa può essere segnata con una combinazione di tre lettere <sch>
oppure da una <s> semplice (prima di occlusiva sorda dentale o labiale). In
aggiunta, in parole di origine straniera, può essere rappresentata da <ch>
(parole dal francese), <sh> (dall’inglese), <sk> (dal norvegese) e <sci>
dall’italiano.
Un altro esempio di rappresentazione grafemica multipla è dato
dall’occlusiva velare sorda [k]:

k Kind. Dank
ck backen, lecker
g Tag, sagt
c Café, Computer
ch Charakter, Chor
q Qualität, Äquator
X Taxi, Sex

I grafemi <c>, <ch> e <q> si trovano di regola in parole di origine straniera; il


grafema <x> segna la sequenza di due suoni [ks].
L’ortogra a tedesca non ha, inoltre, un modo univoco per segnare la
lunghezza vocalica. Sono attestati quattro procedimenti principali per
trascrivere una vocale lunga:
- vocale Benzin [i:], müde [y:], edel [e:], Mädchen [Ɛ:], hören
semplice: [ø:],Samen [a:], Mut [u:], tot [o:];
ihm [i:], früh [y:], Ehre [e:], zäh [Ɛ:], stöhnen [ø:], Sahne [ɑ:],
- vocale + h:
Kuh [u:], Bohne [o:]
- vocale
Schnee [e:], Saal [ɑ:], Boot [o:];
doppia:
- vocale + e: Miete [i:].

Vediamo che i primi due procedimenti sono sistematici in quanto attestati


per tutte le vocali lunghe del tedesco. Il raddoppiamento gra co si trova
invece solo per tre vocali. L’aggiunta di <e> risulta produttiva unicamente
per /i/; per altre vocali è attestata solo in maniera sporadica, principalmente
per nomi di luogo (come ad es. Soest [o:] o Raesfeld [ɑ:]). La funzione gra ca
primaria della <e> è infatti quella di sostituire <ä>, <ü> ed <ö>: <ae> può
segnare [e:], <ue> [y:] ed <oe> [0:]. Va menzionata in ne l’esistenza di un
quinto procedimento per segnare la lunghezza vocalica: l’aggiunta di una
vocale <i>, attestata solamente per alcuni nomi di luogo (ad es. Troisdorf [o:]).
Pertanto uno stesso suono, vale a dire una determinata vocale lunga, può
essere rappresentato con tipi di gra e diversi: [e:] con <e> in edel, con <eh> in
Ehre e con <ee> in Schnee-, [i:] con <i> in mir, <ih> in ihr, <ie> in Tier e
addirittura <ie + h> in Vieh (vi è quindi la possibilità di una combinazione di
più procedimenti).
Anche la notazione delle vocali brevi si presenta poco sistematica. La
breve può essere segnata da una vocale semplice per cui, gra camente,
risulta impossibile distinguere la breve (Rast [a] da rasten) e la lunga (rast [a:]
da rasen). Spesso la breve viene invece segnata tramite doppia consonante
seguente:

lassen [a] lasen [ɑ:]


betten [ɛ] beten [e:j
o en [ɔ] Ofen [o:]
Komma [ɔ] Koma [o:]
Widder [ɪ] wider [i:]

Esempi del genere esistono con numerose consonanti doppie (knabbern,


Flagge, rennen, Klappe, Terror, Mitte, Skizze ecc.). Il grafema <kk> per [k] è raro,
limitato a poche parole di origine straniera (ad es. Okkasion, okklusiv); di usa
invece la combinazione <ck>, come mostrano i seguenti esempi: dick, Decke,
Dackel, ducken, Dock.
Passiamo, in ne, alla gra a dei dittonghi tedeschi. Dei tre principali
dittonghi ([aʊ], [aɪ], [ɔɪ]), solo il primo presenta una gra a unica: <au> (Baum,
Auge, Sau ecc.). Il dittongo [aɪ] ha due gra e distinte: talvolta <ai> (come in
Mai, Laie, Kaiser), quasi sempre <ei> (Bein, dein, fein, kein, mein, nein, Pein,
rein, sein, Wein ecc.). A volte, le due gra e servono a distinguere due omofoni
(parole diverse con la stessa pronuncia): Seite ‘lato’ e Saite ‘corda’, Weise
‘modo’ e Waise ‘orfano’. Anche il dittongo [ɔɪ] presenta due principali gra e,
entrambe di use: <eu> in parole come neu, deutsch, Freund, Kreuz o Feuer;
<äu> in forme come träumen, Gebäude, Käufer, Bräune, häu g. Anche in
questo caso si possono trovare coppie di omofoni (ad es. l’in nito läuten
‘suonare’ e il dativo plurale Leuten ‘gente’). Vi è inoltre una terza gra a, <oi>,
presente solamente in alcune parole di origine straniera (Konvoi, Koine).

1.7.2. I princìpi ortogra ci

Le apparenti incongruenze nella gra a tedesca sono, in realtà, il risultato del


con itto tra princìpi ortogra ci diversi. Tali princìpi ispirano non solo
l’ortogra a tedesca, ma in genere ogni ortogra a. Sono princìpi con ittuali, e
ogni ortogra a storica (per es. quella tedesca contemporanea, quella italiana
contemporanea ecc.) si presenta come un compromesso tra vari princìpi.
Vediamo i più importanti:
1) Il principio fonetico impone di rispettare la pronuncia della parola.
Esiste un rapporto biunivoco tra suono e grafema (per es. tra [l] e <l> in
tedesco).
2) Il principio fonologico porta a rispettare l’unitarietà di un fonema
anche quando esso presenta allofoni diversi: così si scrive <d> per [d] in
Länder e per [t] in Land (in quanto si tratta in entrambi i casi di realizzazioni
del fonema /d/), <ch> per [ç] in dich e per [x] in Dach, <r> per l’allofono
uvulare [ʀ] e alveolare [r].
3) Il principio morfologico comporta il rispetto dell’identità di una parola
pur nelle sue varianti di pronuncia. Il mantenimento di una stessa gra a (o
di una gra a simile) facilita il riconoscimento di una determinata forma
come appartenente alla rosa delle varianti di una stessa parola. Facciamo
qualche esempio: il plurale Länder è pronunciato con una e aperta [ɛ], che
però viene trascritta <ä> (e non <e>!) proprio per evidenziare il collegamento
con la forma singolare Land (con [a] trascritta <a>); il plurale Bäume è
pronunciato con il dittongo [ɔɪ], che viene trascritto <äu> (e non <eu>!) per
via del collegamento con la forma singolare Baum (con [aʊ] trascritto <au>).
Anche quando una determinata parola deriva morfologicamente da un’altra
parola, la gra a può sottolineare tale parentela: ad es. la [ɛ] di ländlich
trascritta con <ä> a causa di Land, il dittongo [ɔɪ] di Häuschen segnato con
<äu> a causa di Haus ecc. A volte, vi è coincidenza con il principio fonologico:
quando scriviamo Tag [k] e Tage [g] con <g> o Leib [p] e Leiber [b] con <b>. Va
ricordato che in medio alto tedesco, il principio fonetico si rivelava più forte
rispetto a quello morfologico: così ad es. le forme singolari tac e lîp erano
scritte ri ettendo l’esito della desonorizzazione in ne sillaba
(Auslautverhärtung).
4) Il principio storico-etimologico tiene in considerazione la storia di una
parola. Non dimentichiamo che solo all’inizio del Novecento la Germania ha
avuto una riforma ortogra ca che ha tentato di uni care le varie gra e sino
ad allora in uso. Se il suono [ɑ:] viene scritto <a> in Tal, <ah> in Zahl e <aa> in
Saal, ciò ri ette semplicemente il fatto che originariamente le parole
venivano scritte così e oggi si mantiene la gra a per un mero fatto di
tradizione. Un caso interessante è costituito dagli omofoni non omogra ,
dove la diversità di gra a rispecchia la diversità di etimologia (per es. Leere
‘vuoto’ e Lehre ‘insegnamento’, malen ‘dipingere’ e mahlen ‘macinare’ ecc.).
5) Il principio grammaticale evidenzia la struttura sintattico-
grammaticale di un testo. In tedesco, ad es., si usano le maiuscole per
indicare i sostantivi (Leben ‘vita’ rispetto a leben ‘vivere’).
6) Il principio estetico suggerisce di rispettare il “senso estetico”, evitando
gra e “brutte” o “confuse”. Facciamo un esempio. Il raddoppiamento
consonantico, usato per indicare la brevità della vocale precedente (Robbe [ɔ]
opposto a Robe [o:]) non si applica se la consonante viene indicata da un
gruppo di lettere: abbiamo quindi lachen [a] e mai *lachchen, mischen [ɪ] e mai
*mischschen ecc. Si tratta di un principio altamente soggettivo poiché il senso
estetico cambia con notevole facilità. Prima vigeva ad es. la consuetudine di
evitare sequenze di tre consonanti uguali (il composto di Bett e Tuch era
scritto Bettuch ‘lenzuolo’, il composto di See e Elefant era scritto Seelefant),
ora non più (si scrive infatti Betttuch e Seeelefant).

??? Ogni ortogra a rappresenta un diverso compromesso tra vari princìpi. Secondo voi,
confrontando l’italiano, il tedesco e l’inglese, quali princìpi sono rispettivamente dominanti?

1.7.3. L’ortogra a tedesca e la riforma del 1996

Il tedesco è una lingua che si scrive da circa 1200 anni. Durante tutto il
Medioevo e anche gran parte dell’epoca moderna esistevano consuetudini a
livello locale ben radicate: la scrittura variava da convento a convento,
successivamente da cancelleria a cancelleria. L’estrema frammentazione del
territorio tedesco, diviso in numerose entità statali autonome, ha continuato
a costituire forti barriere anche quando l’avvento della stampa ha portato a
prime forme di uni cazione dell’ortogra a. Non è esagerato a ermare che
quasi ogni casa editrice seguiva regole proprie.
Con l’uni cazione tedesca (1871) il quadro politico cambia radicalmente.
Su iniziativa del ministro prussiano della pubblica istruzione, nel 1876 si ha
una prima grande conferenza per regolare l’ortogra a. Pochi anni dopo
(1880) esce il dizionario ortogra co di Konrad Duden, che trova subito una
larga accettazione. Nel 1901 ha luogo la seconda conferenza ortogra ca. I
risultati, che si basano sull’opera di Duden, vengono pubblicati nel 1902 e
accettati u cialmente da Germania, Austria e Svizzera.
Da allora in poi, il dizionario ortogra co u ciale (il Duden) è apparso in
numerose edizioni, che via via hanno apportato modi che all’ortogra a. Nel
corso degli anni, gli esperti hanno ripetutamente discusso su come
sempli care l’ortogra a (al centro del dibattito è stata soprattutto la
questione se abolire o meno le maiuscole). Ma ogni tentativo di riforma
radicale è fallito.
A partire dagli anni ottanta, su mandato dei ministri della pubblica
istruzione delle Regioni della Germania Federale, si sono riuniti vari gruppi
di lavoro. Le loro proposte sono state accettate nel 1996 dai Paesi di lingua
tedesca. Nel 1998 la nuova ortogra a è entrata nelle scuole, nel 1999
numerosi organi di stampa si sono adeguati alle nuove convenzioni.
Si tratta di una riforma che oggettivamente apporta solo piccoli
cambiamenti all’ortogra a tedesca, ma che ha suscitato accesi dibattiti tra il
pubblico. Numerosi scrittori e pubblicisti tedeschi hanno protestato
vivacemente, considerando l’ortogra a come parte integrante della cultura
nazionale tedesca. I linguisti, invece, tendono a ridimensionare l’importanza
dell’ortogra a in genere, distinguendo nettamente tra la lingua in sé e le
convenzioni gra che usate per ssarla. La lingua, infatti, cambia e si evolve
sulla base di fattori interni e in ussi esterni, ma non per via di regole
ortogra che modi cate.
Vediamo ora brevemente quali sono i principali cambiamenti entrati in
vigore con la recente riforma ortogra ca. Per quanto riguarda l’aspetto
centrale di ogni ortogra a, il rapporto tra suono e grafema, si nota
innanzitutto una più rigida applicazione del principio morfologico
(principalmente a discapito del principio storico-etimologico):
1) L’uso del grafema <ß> (il cosiddetto Eszett). Nella “vecchia” ortogra a,
vigevano due regole in parziale sovrapposizione: <ß> era obbligatorio dopo
vocale lunga o dittongo (Straße, draußen) ed era obbligatorio dopo l’ultima
vocale del morfema, a prescindere dalla sua lunghezza (lunga come in Fuß,
breve come in Fluß). Dopo vocale breve, poi, se questa non è l’ultima del
morfema si scriveva <ss> (lassen, küssen ecc.).
Ora, invece, si ha una regola sola che si basa esclusivamente sulla
lunghezza della vocale precedente: dopo vocale lunga o dittongo si scrive
<ß>, dopo vocale breve <ss>. Tale regola, che è conforme alla consuetudine
più generale di segnare le brevi tramite raddoppiamento della consonante
successiva, ha come conseguenza il mantenimento di una stessa gra a per
una stessa radice:

“vecchio”: der Ruß, des Flusses, die Flüsse; das Flüßchen


“nuovo”: der Fluss, des Flusses, die Flüsse; das Flüsschen
“vecchio”: ich fasse, du faßt, er faßt, wir fassen; faß!
“nuovo”: ich fasse, du fasst, er fasst, wir fassen; fass!

Da questi esempi appare evidente l’uniformità raggiunta dalla nuova


ortogra a.
2) Sequenze di tre grafemi uguali. Se in un composto si viene a creare una
sequenza di tre grafemi uguali, tutte e tre le lettere si conservano per
evidenziare la struttura morfologica del composto stesso (Schi fahrt in
luogo del “vecchio” Schi ahrt, Nulllösung in luogo di Nullösung ecc.).
Mentre le due nuove regole appena descritte sono generali in quanto si
applicano a tutte le parole della lingua che presentano una determinata
caratteristica, le modi che seguenti riguardano solo singoli casi:
3) Raddoppiamento di grafemi consonantici dopo vocale breve (in alcune
parole). Facciamo qualche esempio: As viene ora scritto Ass (in conformità
con il genitivo des Asses e il nominativo plurale die Asse), numerieren diventa
nummerieren (in analogia con il sostantivo da cui è derivato: Nummer),
plazieren diventa platzieren (in analogia con il sostantivo da cui è derivato:
Platz).
4) Gra a della e aperta (in alcune parole). La e aperta [ɛ] viene trascritta
<ä> in luogo di <e> per far risaltare la parentela con parole che presentano
una [a] (trascritta ovviamente <a>): così ad esempio behende è ora scritto
behände (per via di Hand) e Stengel diventa Stängel (per via di Stange).
Altri aspetti della riforma ortogra ca - che non approfondiremo in questa
sede - riguardano un più ampio utilizzo della gra a separata (ad es. spazieren
gehen al posto di Spazierengehen, Rad fahren al posto di radfahren o zu viel al
posto di zuviel), un più ampio uso delle maiuscole per indicare i sostantivi
(Angst machen invece di angst machen, heute Morgen invece di heute morgen,
der Nächste invece di der nächste ecc.) nonché un maggior adeguamento della
divisione sillabica scritta a quella orale (Fens-ter in luogo di Fen-ster, Zu-cker
in luogo di Zuk-ker ecc.).

Tabella riassuntiva dei principali suoni in tedesco


vocali consonanti
ɪ Mitte p Pein
i: Miete b Bein
ʏ Müller t Tag
y: Mühle d Dame
e: beten k Kind
ɛ Bett g Gabel
ɛ: bäten ʔ _Apfel
ɘ beten f fein
œ Hölle V Wein
ø: Höhle s Kreis
a acht z satt
ɑ: Straße ʃ Schule
ɐ Fenster ʒ Garage
ʊ Fluss ç ich
u: Fuß X Dach
ɔ o en ʁ Form
o: Ofen h heute
Pf Pferd
ts Zahl
tʃtʃ deutsch
m Mutter
n neu
ŋ Klang
l Liebe
ʀ Reise

Glossario delle parole tedesche citate

acht otto
Angst paura
Apfel; Äpfel mela; (pl.)
Arm braccio
Ass asso
Atem respiro
Auge occhio
backen cuocere (al forno)
Bank banca, panchina
bäten 1./3. pers. pl. cong. II di bitten ‘pregare’
Baum; Bäume albero; (pl.)
Beet aiuola
behände agile, svelto
Bein gamba
Beratung consulenza
Berg montagna
beten pregare
Bett letto
betten mettere a letto
Biene ape
Bitte preghiera
bleiben; bleibst; restare; 2. pers. sing. pres. ind.; 2. pers. sing,
bliebest preterito ind.
Bohne fagiolo
Boot barca
Bräune abbronzatura
Brief lettera
Bucht baia
Charme grazia, leggiadria
Chemie chimica
Chor coro
Dach tetto
Dackel bassotto
Dame signora, dama
Dank gratitudine, ringraziamento
Decke coperta, so tto
dein tuo
der il
deutsch tedesco
dich te (acc.)
dick grosso, spesso
Dieb ladro
Dock bacino di carenaggio
dort lì, là
Drama dramma
draußen fuori
ducken abbassare
durch attraverso
echt vero, genuino
edel nobile, pregiato
Ehre onore
einmal una volta
Eisen ferro
Endzeit ne dei tempi
fährt 3. pers. sing. pres. ind. di fahren ‘andare, guidare’
Farn felce
fasse 1. pers. sing. pres. ind. di fassen ‘a errare’
fege 1. pers. sing. pres. ind. di fegen ‘spazzare’
fein sottile, delicato
Fenster nestra
Feuer fuoco
nden trovare
Finger dito
Flagge bandiera
iegen volare
Floh pulce
Fluss ume
Flüsschen umiciattolo
Freund amico
frisch fresco
früh presto
fünf cinque
Fuß piede
p
Gabel forchetta
Gans oca
ganz tutto, intero
Gebäude edi cio
geben dare
gehen camminare, andare
Geschiedene divorziato
Glut brace
Gnade grazia
gor 1./3. pers. sing. preterito ind. di gären ‘fermentare’
Grab tomba
haben avere
Hand mano
handeln agire
häu g spesso
Haus casa
Häuschen casetta
heben sollevare
Helm elmetto
heute oggi
hoch alto
höchst massimo, altamente
Hochzeit matrimonio
Höhle caverna
Hölle inferno
hören sentire
hupen suonare (il clacson)
ich io
ihm a lui (dat.)
ihr voi
kahl calvo
Kaiser imperatore
Kalb vitello
Kalk calce
kalt freddo
kalt freddo
Käufer acquirente
kein nessuno
Kerl tipo, tipaccio
Kessel caldaia, bacino
Kind; Kinder bambino; (pl.)
Kindheit infanzia
Klang suono, timbro
klar chiaro
klein piccolo
knabbern rosicchiare
Knall botto
Koma coma
Komma virgola
3. pers. sing. / 2. pers. pl. pres. ind. di kommen
kommt
‘venire’.
König re
krank malato
Kreis cerchio
Kreuz croce
Kuh mucca
kurve 1. pers. sing. pres. ind. di kurven ‘curvare, virare’
küssen baciare
Qual tormento
lachen ridere
lade 1. pers. sing. pres. ind. di laden ‘caricare’
Laie laico
Laken lenzuolo, telo
Land; Länder Paese; (pl.)
ländlich rurale, campestre
las; lasen 1/3. pers. sing, preterito ind. di lesen ‘leggere’;
lassen lasciare
leben; lebe vivere; 1. pers. sing. pres. ind.
Lebens gen. di Leben ‘vita’
lecker gustoso, appetitoso
legen posare mettere
legen posare, mettere
Lehrer insegnante
Leib; Leiber corpo; (pl.)
Liebe amore
Liebelei irt
Liebling beniamino
ließ 1./3. pers. sing. preterito ind. di lassen ‘lasciare’
Lob; Lobes lode; (gen.)
lockend allettante
machen fare
Mädchen ragazza
Mai maggio
manch qualche
Meer mare
mein mio
Miete a tto
mir a me (dat.)
mischen mischiare
Mitte metà, centro
Morgen mattina
müde stanco
Mühle mulino
Müller mugnaio
Mut coraggio
Mutter madre
Nächste prossimo
nähme; nehme 1./3. pers. sing. cong. II di nehmen ‘prendere’;
nein no
neu nuovo
nicht non
Nulllösung soluzione zero
Ofen stufa, forno
o en aperto
Pein pena, tormento
Pfahl palo
Pferd cavallo
Pferd cavallo
Platz posto, luogo
platzieren collocare
plump massiccio, impacciato
Probe prova
Rad bicicletta, ruota
Ramsch scarto
rasen; rast sfrecciare; 3. pers. sing. / 2. pers. pl. pres. ind.
Rast pausa, sosta
rasten sostare, riposare
reden parlare
rein puro
Reise viaggio
reißen strappare
reisen; reise viaggiare; 1. pers. sing. ind. pres.
rennen correre, a rettarsi
Robbe foca
Robe toga, abito talare
Ruhm gloria
Saal sala
Saat semina, semenza
Sache cosa
sagt 3. pers. sing. / 2. pers. pl. pres. ind. di sagen ‘dire’
Sahne panna
Samen seme
Sau scrofa
scheinen splendere, sembrare
Schiene rotaia
Schi fahrt navigazione
Schlaf sonno
schmal stretto, sottile
Schmutz sporco
Schnabel becco
Schnee neve
Schrank armadio
Schule scuola
Schwester sorella
See mare, lago
sein suo
3. pers. sing. / 2. pers. pl. ind. pres. di singen
singt
‘cantare’
3. pers. sing. / 2. pers. pl. ind. pres. di sinken
sinkt
‘a ondare’
Sklave schiavo
solch tale, si atto
Spannung tensione
spazieren passeggiare
Splitter scheggia
Sprache lingua, linguaggio
Sprung salto
Stange stanga, barra
Stängel gambo
steigen salire
Steig ug volo in salita
Stimme voce
stöhnen gemere, sospirare
Stopp stop, fermata
Strand spiaggia
Straße strada
Tag; Tage giorno; (pl.)
Tal valle
Tank serbatoio
Tasche borsa, tasca
Teer catrame
Tier animale
Tor; Tore porta, cancello; (pl.)
tot morto
Traum sogno
träumen sognare
Tuch telo
h l i
Uhr orologio
Ungar ungherese
Vieh bestiame
vielleicht forse
Waldes gen. di Wald ‘bosco’
Weg via, sentiero
Wein vino
wenig poco
Weste gilè
Widder ariete
wider contro
Wolf lupo
Wrack rottame
zäh duro, tenace
Zahl numero
zu viel troppo
Zucker zucchero

Esercizi

E 1-1: Coppie minime


Quali sono i fonemi che rispettivamente distinguono le seguenti coppie di
parole?
Buch-Tuch, Buche-Bude, Saat-Saal, Vater-Väter, statt-Staat, Rast-rast
E 1-2: Lettere e fonemi
Trovate nella seguente frase due realizzazioni dei fonemi /d/, /f/, /n/ e
una realizzazione dei fonemi /i:/, /ʃ/, /ʏ/, /s/, /h/!
Der Student arbeitet viel, weil er in fünf Tagen ein Examen hat.
E 1-3: Lettere e fonemi
In tedesco, quali fonemi vengono segnati con il grafema <e>? Quali
grafemi vengono usati per segnare il fonema /ɛ/?
E 1-4: Trascrizione
Trascrivete le seguenti parole mediante l’alfabeto fonetico internazionale
(segnando l’eventuale lunghezza vocalica)!
Körper, Haut, Kopf, Haare, Augen, Ohren, Nase, Mund, Zähne, Zunge,
Hals, Bauch, Rücken, Herz, Arm, Hand, Bein. Fuß
E 1-5: Trascrizione
Trascrivete le seguenti coppie di parole mediante l’alfabeto fonetico
internazionale (segnando l’eventuale lunghezza vocalica)!
bleiben-bleib!; lachen-lächeln; blöd-blöder; Vater-Väter; Stadt-Staat; Hüte-
Hütte; dehnen-denn
E 1-6: Trascrizione
Trascrivete in gra a “normale” le seguenti parole!
[bu:x], [ʀɔk], [ho:zɘ], [klaɪt], [ʃu:], [tɑ:k], [ze:], [tɛlɐ], [tsɑ:l], [man], [lɔlɪtɘ]
E 1-7: Trascrizione
Trascrivete mediante l’alfabeto fonetico internazionale le seguenti parole
omografe in italiano e tedesco!

italiano tedesco
latte die Latte ‘tavola, traversa’
renne ich renne ‘corro’
stufe die Stufe ‘scalino’
stabile die stabile Brücke ‘stabile’ (nom./acc. f.)

E 1-8: Tratti fonologici


Quali sono i tratti fonologici che distinguono le seguenti parole?
Pein-Bein, Pein-fein, Vase-Phase, dein-sein, Haken-hacken, beten-betten,
Tür-Tier, Tüten-tuten
E 1-9: Tratti fonologici
Quali tratti fonologici sono rispettivamente comuni ai seguenti gruppi di
fonemi in modo da caratterizzarli come “classi naturali”?
/p, b, f, v, m/ /f, v, s, z, J, 5, x/ /m, n, g/
E 1-10: Parole “possibili” e “impossibili”
Quali delle seguenti forme - tutte parole attualmente inesistenti in
tedesco - rispettano le regole combinatorie tra segmenti (e sono pertanto
parole “possibili”) e quali le violano invece (parole “impossibili”)? sprong,
sbrit, trobe, tlobe, lgat, kurl, kulr, orm, bulm, kukl
Bibliogra a per approfondimenti
Altmann, Hans / Ziegenhain, Ute (2002). Phonetik, Phonologie und
Graphema-tikfürs Examen. Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Äugst, Gerhard / Dehn, Mechthild (20022). Rechtschreibung und
Rechtschreibunterricht. Können - Lehren - Lernen. Eine Einführung für
Studierende und Lehrende aller Schulformen. Stuttgart: Klett.
DUDEN - Das Aussprachewörterbuch (20004). A cura di Max Mangold.
Mannheim: Dudenverlag.
Gallmann, Peter / Sitta, Horst (1996). Die Neuregelung der deutschen
Rechtschreibung. Mannheim: Dudenverlag.
Hakkarainen, Heikki J. (1995). Phonetik des Deutschen. München: Fink.
Hall, Alan T. (2000). Phonologie. Eine Einführung. Berlin/New York: de
Gruyter.
Hengartner, Thomas / Niederhauser, Jörg (1993). Phonetik, Phonologie und
phonetische Transkription. Grundzüge, Begri e, Methoden und Materialien.
Aarau: Sauerländer.
Kohler, Klaus J. (19952). Einführung in die Phonetik des Deutschen. Berlin:
Schmidt.
Maas, Utz (1999). Phonologie. Einführung in die funktionale Phonetik des
Deutschen. Opladen: Westdeutscher Verlag.
Pompino-Marschall, Bernd (20032). Einführung in die Phonetik.
Berlin/New York: de Gruyter.
Ramers, Karl-Heinz (20012). Einführung in die Phonologie. München: Fink.
Ramers, Karl-Heinz / Vater, Heinz (19954). Einführung in die Phonologie.
Hürth: Gabel.
Ternes, Elmar (19992). Einführung in die Phonologie. Darmstadt:
Wissenschaftliche Buchgesellschaft.
Wiese, Richard (1996). The Phonology of German. Oxford: Clarendon Press.
2. MORFOLOGIA

2.1. La parola e la classi cazione delle parole

2.1.1. “Parola” nella lingua comune e “parola” come termine tecnico

La morfologia è lo studio della struttura interna delle parole. Ma che


cos’è esattamente una “parola”? Nella lingua quotidiana, noi usiamo
l’espressione parola in una molteplicità di contesti:
avere una parola sulla punta della lingua; chiedere la parola; il dono
della parola; mantenere la parola
Solo nel primo caso parola si riferisce a un’unità della lingua; chi
chiede la parola, in genere, non si limita a una sola parola ma
pronuncia un discorso più o meno lungo; il dono della parola indica poi
il linguaggio umano in generale; la parola mantenuta, in ne, non è
altro che una promessa mantenuta, vale a dire un’azione che si compie
mediante l’uso di parole.
Per il parlante comune, parola è ciò che nella lingua scritta è
delimitato da spazi bianchi. Questa “de nizione” di parola incontra
però alcune di coltà. Innanzitutto la parola gra ca si riferisce
solamente all’uso scritto. Ma anche nello scritto stesso vi sono casi
limite rappresentati dal cosiddetto trattino: per es. l’inglese well-known
è da considerarsi una sola parola o due parole? Che dire poi di parole
come la congiunzione cosicché che possono anche essere scritte
mediante due unità gra che separate (così che) oppure di parole che, in
tedesco, oggi vengono scritte unite da chi segue ancora la “vecchia”
ortogra a (per es. radfahren ‘andare in bicicletta’) e separate da chi si
adegua invece alla nuova ortogra a (Rad fahren)?
Spinoso è inoltre il problema di espressioni che, formalmente
composte da più parole gra che, vengono nondimeno percepite come
un’entità unitaria: per es. punto di vista, ferro da stiro, macchina da
scrivere (queste espressioni, in altre lingue, corrispondono a una parola
sola: vedi il tedesco Gesichtspunkt, Bügeleisen, Schreibmaschine). Come si
fa poi a distinguere un’insieme “unitario” come taglio di capelli (ted.
Haarschnitt) da costruzioni più estemporanee come taglio di alberi,
taglio di rami, taglio di carne ecc.? Come classi care in ne i cosiddetti
verbi separabili in tedesco, che in alcune costruzioni vengono scritti
uniti (per es. all’in nito: abschreiben ‘copiare’), in altre separati (er
schreibt ab ‘egli copia’)?
In linguistica, la nozione di parola è ampiamente controversa e di
conseguenza esistono numerosi tentativi di de nizione. Da queste
de nizioni possiamo trarre almeno quattro criteri che una “parola”
deve soddisfare per essere considerata tale in senso tecnico:
1) Identità acustica. La parola è contrassegnata da determinate
caratteristiche di accento, che variano da lingua a lingua. In inglese, ad
esempio, vi è di erenza tra la parola composta White House (accento
sul primo elemento) e la combinazione di parole white house (accento
sul secondo elemento), oppure tra la parola composta blackbird ‘merlo’
(accento sul primo elemento) e la combinazione di parole black bird
‘uccello nero’ (accento sul secondo elemento).
2) Autonomia semantico-funzionale. La parola è un elemento a sé
stante, dotato di un signi cato e/o di una funzione grammaticale
anche fuori da ogni contesto, ben presenti al parlante comune.
3) Stabilità morfologica. La parola è un’unità che nelle sue varie
forme preserva la struttura fondamentale (vedi i plurali ted.
Dieb/Diebe e it. pentola/pentole) e che non può essere interrotta da altri
elementi (per es. pentola a pressione, ma non *pentola a forte pressione).
4) Mobilità sintattica. La parola è l’elemento più piccolo che può
essere spostato (o sostituito) in una frase.
Va in ne sottolineato che la parola può essere considerata a due
diversi livelli di astrazione: a) la parola concreta come appare in un
determinato testo (per es. le parole tedesche singt, sang, gesungen); b) la
parola astratta quale compare nel dizionario; si tratta di un’unità che
fa parte del lessico di una lingua ed è pertanto chiamata lessema; un
esempio è dato dal verbo tedesco singen, a cui fanno capo le varie
forme concrete del paradigma (singt, sang ecc.). Per convenzione,
citiamo un lessema verbale con la forma dell’in nito (appunto singen),
un lessema nominale o pronominale con la forma del nominativo
singolare (Tag, dieser ecc.) e un lessema aggettivale con la forma usata
nella costruzione predicativa (das Kleid ist schön).
La di erenza tra i due livelli di analisi appare evidente nel caso delle
cosiddette preposizioni articolate (unione di preposizione più
p p p p p
articolo). A livello concreto, si tratta di parole uniche (le forme italiane
dal, sul, del, nel ecc.; le forme tedesche am, ins, zur ecc.). A livello
astratto, siamo in presenza dell’unione di due lessemi distinti (da+il,
su+il, di+il, in+il per gli esempi italiani; an+dem, in+das, zu+der per
quelli tedeschi).

2.1.2. La classi cazione delle parole

Tradizionalmente, le parole vengono suddivise in classi di parole


(dette anche “classi grammaticali” o “parti del discorso”). Il loro
numero può variare a seconda dei criteri adottati e della lingua
considerata. Per il tedesco, le principali classi sono le seguenti:

verbo schlafen, essen, kaufen


nome / sostantivo Tisch, Haus, Geist
aggettivo schön, groß, billig
avverbio bald, gern, dort
articolo der, ein
pronome ich, mein, dieser
preposizione auf, bei, vor
congiunzione und, aber, weil
particella sehr, sogar, ja

Va innanzitutto sottolineato che una stessa parola può, a seconda della


costruzione in cui compare, appartenere a più classi di erenti. Gli
aggettivi, ad esempio, possono spesso fungere da avverbi (aggettivo:
der Mann ist schnell - avverbio: der Mann läuft schnell); l’articolo può
essere usato come pronome relativo (der Mann, der schnell läuft);
alcune preposizioni sono anche congiunzioni (preposizione: seit
Ostern, bis Ostern - congiunzione: seit Ostern vorbei ist, bis Ostern
kommt); le particelle, in ne, sono quasi sempre coincidenti con altre
classi di parole: nell’esempio der Kuchen ist echt gut ‘il dolce è
veramente buono’, la particella ra orzativa echt coincide con un
aggettivo, nell’esempio der Kuchen ist aber gut ‘il dolce è proprio buono’,
la particella modale aber coincide con una congiunzione.
Per una classi cazione delle parti del discorso, tre criteri risultano
fondamentali:
1) Criterio morfologico. Le classi morfologicamente variabili sono
tradizionalmente così suddivise: coniugabile è la classe del verbo
(variazione secondo persona, numero, tempo, modo); declinabili sono
le classi del nome, aggettivo, articolo e pronome (variazione secondo
genere, numero e caso). Alle classi variabili si contrappongono le classi
invariabili (avverbio, preposizione, congiunzione, particella).
2) Criterio numerico. Le classi aperte (verbo, nome, aggettivo,
avverbio) sono grandi e facilmente espandibili; il numero di parole di
ciascuna classe è in veloce aumento grazie al costante apporto di
neologismi. Le classi chiuse (articolo, pronome, preposizione,
congiunzione, particella) sono invece piccole e il numero di parole
appartenenti a ciascuna classe rimane pressappoco costante nel
tempo.
3) Criterio semantico. All’opposizione numerica tra classi aperte e
classi chiuse corrisponde l’opposizione semantica tra classi lessicali e
classi funzionali. Le parole delle classi lessicali hanno un signi cato
lessicale “pieno”: i verbi si riferiscono ad azioni ed eventi, i nomi a
oggetti concreti o concetti astratti, gli aggettivi a caratteristiche, gli
avverbi a modalità. Le parole delle classi funzionali, invece, hanno un
signi cato primariamente grammaticale-relazionale: gli articoli
precisano caratteristiche grammaticali del nome (der Mann), i
pronomi segnalano una sostituzione (der Mann ist müde; er geht nach
Hause), le preposizioni mettono in relazione due nomi (das Auto vor
dem Haus), le congiunzioni mettono in relazione due frasi (sie ist schön,
aber sie ist arm), le particelle stabiliscono un collegamento tra il
contenuto della frase e l’atteggiamento del parlante (wie konnte das
bloß passieren ‘come poteva capitare’, dove bloß ha la funzione di
esprimere la sorpresa del parlante).

2.2. Elementi costitutivi della parola: i morfemi

2.2.1. La segmentazione della parola e la nozione di morfema


Numerose parole possono essere suddivise in unità più piccole della
parola ma più grandi del singolo suono. Tali unità sono rilevanti a
livello di struttura di parola e vanno pertanto nettamente distinte
dalle sillabe, elementi rilevanti a livello di struttura fonetico-
fonologica. Facciamo qualche esempio italiano: rifare va segmentato
morfologicamente in ri-fare, apripista in apri-pista, autogol in auto-gol
ecc.
Gli elementi costitutivi della parola vengono detti morfemi. I
morfemi sono in genere costituiti da una sequenza ininterrotta di
suoni (fonemi); hanno quasi sempre un signi cato; non possono
essere suddivisi in unità ancora più piccole dotate di signi cato e
costituiscono pertanto le unità minime di una parola.
Il criterio fondamentale per l’individuazione di un morfema è la
sua presenza in parole diverse. Per es. l’elemento ri- di rifare è presente,
con signi cato paragonabile, in ritornare, ridare, riscrivere ecc.;
l’elemento apri- si ritrova in parole come apriscatole e apribottiglie,
auto- in autopilota e autotassazione.
Facciamo ora qualche esempio tedesco. La parola Sommerkleidung
‘abbigliamento estivo’ può essere suddivisa nei tre morfemi Sommer-
kleidung: Sommer ‘estate’ e Kleid ‘vestito’ possono anche fungere da
parole autonome o comparire in numerose parole complesse
(Sommerferien ‘vacanze estive’, Sommermonat ‘mese estivo’,
Sommerresidenz ‘residenza estiva’ ecc.; Winterkleid ‘vestito invernale’,
Wollkleid ‘vestito di lana’, Minikleid ‘vestito corto’ ecc.). L’elemento -ung
compare come morfema nale in numerosi sostantivi: Bildung
‘formazione’, Wohnung ‘abitazione’, Zeichnung ‘disegno’ ecc.

??? Per quali motivi la segmentazione di beinhalten ‘comprendere, contenere’ come bein-
halten risulta errata?

2.2.2. Morfemi lessicali e grammaticali, morfemi liberi e legati

Già questi primi esempi ci mostrano l’esistenza di vari tipi di morfemi.


Una fondamentale distinzione è quella tra morfemi lessicali e morfemi
grammaticali. I morfemi lessicali hanno un signi cato “pieno” come
ad es. Sommer e Kleid nella parola complessa Sommerkleidung. I
morfemi grammaticali hanno un signi cato più astratto. Così ad es. -
ung ha la funzione di formare un sostantivo a partire da un verbo:
Bildung da bilden ‘formare’, Wohnung da wohnen ‘abitare’ ecc. Un altro
esempio per un morfema grammaticale è -er, che ha il signi cato
astratto generale di indicare la persona che compie un’azione: da malen
‘dipingere’ abbiamo Maler ‘pittore’, da lehren ‘insegnare’ abbiamo
Lehrer ‘insegnante’ ecc.

??? È possibile precisare ulteriormente il signi cato grammaticale del morfema -er?

Una seconda distinzione è quella tra morfemi liberi e legati. Sono detti
liberi quei morfemi che possono fungere anche da parola autonoma,
legati quei morfemi che possono solo occorrere come parte di una
parola autonoma. I morfemi legati compaiono quindi solamente in
combinazione con un altro morfema che sia libero.
La distinzione tra morfemi lessicali e grammaticali coincide di
solito con quella tra morfemi liberi e legati: i morfemi lessicali sono
liberi, i morfemi grammaticali sono legati. Solo in rari casi un
morfema lessicale è un morfema legato. Facciamo un esempio:
l’elemento Schwieger- in Schwiegersohn ‘genero’, Schwiegertochter
‘nuora’, Schwiegervater ‘suocero’ ecc. ha il signi cato lessicale di
‘parente acquisito tramite matrimonio’, ma non compare mai come
parola autonoma.
Va in ne ricordato che uno stesso morfema può avere diverse
realizzazioni fonetiche. Tali realizzazioni sono dette allomor (si noti
il parallelismo nella terminologia con la coppia “fonema”-“allofono”).
Prendiamo come esempio il morfema Land ‘Paese’, che ha ben quattro
allomor diversi:

[land] des Landes


[lant] das Land
[lɛnd] die Länder
[lɛnt] das Ländchen

2.2.3. Radice, base e a ssi

I morfemi vengono tradizionalmente suddivisi in “radice” e “a ssi”; in


più, si usa la nozione di “base”. Cerchiamo ora di chiarire meglio questi
concetti. La radice costituisce la parte principale della parola: è
l’elemento ultimo e irriducibile che, tolti tutti gli elementi accessori,
risulta portatore del signi cato fondamentale della parola (per es.
global in antiglobalizzazione). La radice è costituita di norma da un
morfema libero. Facciamo qualche esempio tedesco:

vor-ehe-lich ‘pre-matrimoni-ale’ Ehe ‘matrimonio’


Vor-programm- ‘pre-programma- Programm
ierung zione’ ‘programma’
Gegen-partei ‘contro-parte’ Partei ‘parte’
Sozial-ismus ‘social-ismo’ sozial ‘sociale’

Esistono ovviamente parole complesse che possono avere più di una


radice. Per es. Sommerkleid ‘vestito estivo’ ne ha due: Sommer e Kleid.
La base è la forma di partenza per processi di formazione delle
parole. La base può coincidere con la radice (per es. quando da triste si
forma tristezza), ma può essere anche più ampia della semplice radice.
Prendiamo la parola italiana normalizzazione per la quale da norma
sono state formate - tramite successivi procedimenti - le parole
normale, normalizzare e, in ne, normalizzazione. La parola norma funge
quindi da base per normale, normale funge da base per normalizzare,
normalizzare da base per normalizzazione.
Vediamo un esempio tedesco: la parola Unsauberkeit ‘sporcizia’. La
radice è sauber, la base è unsauber. Ricostruiamo il processo di
formazione di questa parola: a partire dalla base (aggettivale) sauber
‘pulito’ è stato formato l’aggettivo unsauber ‘sporco’, a partire dalla
base unsauber è stato formato il sostantivo Unsauberkeit.

??? È corretta l’a ermazione secondo la quale tutte le radici sono anche basi, ma non
tutte le basi sono radici? Fate qualche esempio!

Gli a ssi sono morfemi grammaticali che servono alla costruzione


delle parole. Considerando la loro posizione rispetto alla base,
possiamo distinguere in tedesco:
1) pre ssi: precedono la base (un-sicher, in-diskret, a-politisch, dis-
har-monisch, vor-industriell, anti-demokratisch, heterosexuell, pan-
arabisch).
2) su ssi: seguono la base (Seufz-er ‘sospiro’, Volks-tum ‘carattere
nazionale’, National-ismus, Finster-nis ‘oscurità’, Frech-heit
‘sfacciataggine’, Mutterschaft ‘maternità’ ).
3) circon ssi: si collocano contemporaneamente prima e dopo la
base (così ad esempio ge-…-t nei participi passati ge-kauf-t, ge-mach-t
ecc. o be-…-igen in in niti come be-schein-igen ‘certi care’, be-rein-igen
‘ripulire’ ecc.). Alcuni studiosi però negano che i circon ssi esistano
come categoria in tedesco e preferiscono analizzarli come una
combinazione di pre sso più su sso.
Gli a ssi, in quanto morfemi grammaticali, hanno un signi cato
più astratto che non le radici. Così ad es. i pre ssi un- e in- hanno un
signi cato di negazione, anti- di opposizione, vor- di anteriorità
temporale ecc. È interessante notare come uno stesso su sso possa
assumere più signi cati grammaticali diversi: -er può indicare sia colui
il quale compie un’azione (Fahrer ‘guidatore’ fahren ‘guidare’) sia uno
strumento (Lüfter ‘ventilatore’ da lüften ‘ventilare’).

2.3. Flessione e formazione delle parole

Confrontiamo i seguenti processi di costruzione delle parole:

A. Gast ‘l’ospite’ B. Gast ‘ospite’


Gast-es ‘dell’ospite’ gast-lich ‘ospitale’
Gäst-e ‘gli ospiti’ Gast-freundschaft ‘ospitalità’
Gäst-en ‘agli ospiti’ Gast-stube ‘locanda’

La di erenza consiste nel fatto che le forme del gruppo A sono


variazioni di una stessa parola (intesa come lessema), mentre le forme
del gruppo B costituiscono parole diverse - che possono anche
appartenere a classi grammaticali diverse, come ad es. l’aggettivo
gastlich rispetto al sostantivo Gast.
Il primo procedimento di costruzione della parola è detto
“ essione”, il secondo “formazione delle parole”. La essione - che per
sostantivi, aggettivi e pronomi è detta “declinazione”, per verbi
“coniugazione” - è un procedimento generalizzato e regolare. Il
procedimento è generalizzato nel senso che viene sempre attuato nella
grammatica di una lingua (per es. tutti i verbi tedeschi formano una
prima persona singolare presente, tutti i sostantivi hanno una forma
al genitivo ecc.); esso è regolare nel senso che, conoscendo la base di
una parola, si possono automaticamente costruire tutte le forme del
suo paradigma (dall’in nito kaufen posso regolarmente ricavare le
forme del presente kaufe, kaufst, kauft, kaufen, kauft, kaufen, del
preterito kaufte, kauftest, kaufte, kauften, kauftet, kauften ecc.).
La regolarità della essione diventa particolarmente evidente nel
caso dei neologismi (le parole nuove di una lingua). Prendiamo ad es. il
verbo tedesco mailen ‘spedire per posta elettronica’, preso dall’inglese
to mail ed entrato solo recentemente nell’uso. Anche se noi come
parlanti non abbiamo mai sentito l’espressione mailen, ci basta sapere
che è un verbo tedesco per formare tutte le forme del suo paradigma: il
presente ich maile, du maiist, er mailt ecc.; il preterito ich mailte, du
mailtest, er mailte ecc. Non abbiamo bisogno di imparare a memoria il
paradigma, potendolo ricostruire ogni volta senza problemi.
La formazione delle parole, invece, ha carattere facoltativo. Data
una base, non ci è possibile sapere a priori se esiste una forma
costruita mediante un determinato a sso. Prendiamo come esempio i
verbi che, tramite il su sso -ung, diventano sostantivi:

leiten ‘dirigere’ Leitung ‘direzione’


ö nen ‘aprire’ Ö nung ‘apertura’
zahlen ‘pagare’ Zahlung ‘pagamento’
reisen ‘viaggiare’ *Reisung ‘viaggio’ [Reise]
helfen ‘aiutare’ *Helfung ‘aiuto’ [Hilfe]
gehen ‘andare’ *Gehung ‘andatura’ [Gang]
laufen ‘correre’ * Laufung ‘corsa’ [Lauf]

Volendo costruire un sostantivo a partire da una base verbale tedesca,


non sappiamo con certezza se la nuova formazione sarà in -ung o
seguirà qualche altro schema (per es. laufen-Lauf come kaufen-Kauf
ecc.). A volte, poi, non è possibile formare alcun sostantivo perché
esiste già una parola con il medesimo signi cato (stehlen ‘rubare’ non
ha un sostantivo *Stehlung ‘furto’ perché esiste già Diebstahl).

2.4. Aspetti della essione in tedesco


2.4.1. La essione nominale

Per la essione nominale (declinazione), sono rilevanti in tedesco le


seguenti tre categorie grammaticali:
- genere: maschile, femminile, neutro
- numero: singolare, plurale
- caso: nominativo, accusativo, genitivo, dativo
Il genere di un determinato sostantivo è, al contrario di quanto si
ritiene comunemente, tutt’altro che casuale. Il genere, infatti, è
determinato da ben precisi fattori morfologici, fonetico-fonologici e
semantici:
a) Morfologia. Dalla struttura morfologica del sostantivo si può
risalire con quasi assoluta certezza al genere (pochissime sono le
eccezioni). Facciamo qualche esempio. Sono maschili le parole derivate
mediante i su si -ling (Schmetterling, Feigling, Prü ing), -ant
(Fabrikant, Musikant, Informant), -iker (Alkoholiker, Gra ker, Politiker), -
ismus (Nationalismus, Kapitalismus, Idealismus), -ist (Sozialist,
Kommunist, Jurist); oppure le parole semplici che terminano con uno
pseudosu sso come -ich (Teppich, Kranich, Stich) o -ig (König, Honig,
Essig).
Sono femminili le parole derivate ad esempio mediante i su ssi -ei
(Bücherei, Metzgerei, Schlägerei), -in (Freundin, Feindin, Professorin), -
heit (Krankheit, Kindheit, Schönheit), -keit (Sauberkeit, Hö ichkeit,
Flüssigkeit), -schaft (Freundschaft, Feindschaft, Herrschaft), -ung
(Bildung, Leitung, Werbung), -ität (Banalität, Rarität, Realität).
Sono neutre, in ne, le parole derivate con i su ssi diminutivi -chen
(Wäldchen, Mädchen) e -lein (Tischlein, Fräulein), con su ssi come -tum
(Christentum, Heldentum, Eigentum) o -ing (Doping, Jogging) oppure
parole terminanti in -ment (Dokument, Experiment, Fundament).
b) Fonologia. Anche la struttura fonologica della parola ci fornisce
preziose indicazioni sul genere del sostantivo. In alcuni casi si tratta
e ettivamente di regolarità “forti”. Sono maschili quasi tutti i
monosillabi che iniziano con «[ʃ]+cons.» (Schlaf, Schlauch; Schmerz,
Schmuck; Schnee, Schnitt; Speck, Spieß; Schrank, Schreck; Stiel, Stuck;
Schwanz, Schweiß); che iniziano con dr-, tr-, kn- (Draht, Dreck; Trieb,
Tritt; Knall, Knick); che terminano in «nasale+cons.» (Schrank, Dank,
Trunk, Funk). Sono femminili quasi tutti i monosillabi che niscono in
«fricativa ([f], [ç], [x]) più occlusiva dentale sorda -t» (Kraft, Luft; Sicht,
Schicht; Fracht, Bucht) o in -ur (Schnur, Spur, Kur); quasi tutte le parole
che niscono in -e (Wonne, Tanne, Kante). Sono neutri quasi tutti i
monosillabi che terminano in -ett (Bett, Fett, Mett).
In altri casi siamo invece in presenza di mere probabilità
statistiche. Per i monosillabi, ad esempio, vi è una correlazione tra il
genere e il numero di consonanti rispettivamente all’inizio e alla ne
della parola: se il sostantivo inizia in vocale (zero consonanti), la
possibilità che sia maschile è pari al 46%; con una consonante
aumenta al 59%, con due al 73%, con tre all‘82%; se il sostantivo
termina in vocale (zero consonanti), la possibilità che sia maschile è
pari al 43%; con una consonante aumenta al 63%, con due al 74%, con
tre al 77%.
c) Semantica. Quando il sostantivo si riferisce a un essere umano o
a un animale, risulta determinante il genere naturale del referente (per
es. der Mann, die Frau; der Vater, die Mutter; der Sohn, die Tochter ecc.;
der Hahn ‘gallo’, die Henne ‘gallina’; der Stier ‘toro’, die Kuh ‘mucca’; der
Kater ‘gatto’, die Katze ‘gatta’).
Vi sono poi alcune probabilità statistiche: sono ad esempio maschili
le denominazioni di numerose bevande alcoliche (Schnaps, Wein, Sekt),
di rocce e minerali (Granit, Kalk, Ton) e di unità temporali (Abend, Tag,
Monat, Frühling); femminili i nomi di alberi (Palme, Pappel, Eiche), ori
(Rose, Nelke, Tulpe) e frutti (Birne, P aume, Melone, Ananas) nonché i
numeri (Vier, Zehn ecc.); neutri i nomi dei metalli (Gold, Silber, Eisen) e
di numerosi Paesi e luoghi geogra ci (das schöne Deutschland, das
sonnige Italien; das moderne Berlin, das alte Rom) nonché verbi e
aggettivi sostantivati (Essen, Kochen; Schöne, Echte).
Questi tre fattori possono entrare in con itto tra di loro: ad
esempio nei sostantivi (neutri) Mädchen ‘ragazza’ e Fräulein ‘signorina’
prevale il fattore morfologico su quello semantico; nei sostantivi
(maschili) Rüde ‘cane maschio’ e Bulle ‘toro’ prevale il fattore semantico
su quello fonologico.
Alcuni sostantivi hanno, in ne, un genere oscillante. Si tratta
prevalentemente di prestiti: Barock (der/das), Liter (der/das), Pub
(der/das). In altri casi, il diverso genere distingue due varianti di
signi cato della stessa parola (der Verdienst ‘guadagno’, das Verdienst
‘merito’) o addirittura due parole diverse (der Kiefer ‘mascella’; die
Kiefer ‘pino silvestre’).
Rivolgiamo ora la nostra attenzione alla categoria del numero. In
tedesco, esistono i seguenti morfemi di plurale:
-(e)n die Frau, die Frauen; der Bär, die Bären; die Tafel, die Tafeln;
-e der Tag, die Tage; der Greis, die Greise; der Riss, die Risse;
g g
-s das Echo, die Echos; der Park, die Parks; der Opa, die Opas;
-er der Leib, die Leiber; der Geist, die Geister; das Feld, die Felder.
A ciò vanno aggiunti i sostantivi in cui non compare alcun
morfema visibile di plurale (ad es. der Lehrer, die Lehrer, der Wagen, die
Wagen; das Gebirge, die Gebirge).
La scelta del morfema risulta spesso determinata dalla struttura
morfologica (e dal genere) della forma singolare. Vediamo alcune delle
più importanti regolarità generalizzate (senza eccezioni):
- tutti i sostantivi terminanti in -ei (Metzgerei), -in (Ärztin) [con
raddoppiamento della consonante nale: Ärztinnen], -heit (Krankheit),
-keit (Eitelkeit), -schaft (Botschaft), -ung (Leitung) formano un plurale in
-(e)n;
- tutti i sostantivi terminanti in -ig (König), -ich (Teppich), -ling
(Feigling), -nis (Kenntnis) [con raddoppiamento della consonante nale:
Kenntnisse], -sai (Schicksal) formano un plurale in -e;
- tutti i sostantivi terminanti in -tum (Königtum) formano un
plurale in -er;
- tutti i sostantivi terminanti in -ler (Tischler), -en (Wagen), -chen
(Mädchen) hanno un plurale senza su sso.
Vi sono poi alcune forti tendenze (pochissime eccezioni):
- i sostantivi neutri e maschili terminanti in -er (das Lager, der
Splitter) ed -el (das Mittel, der Wechsel) hanno un plurale senza su sso;
i femminili terminanti in -er (die Feder) ed -el (die Schachtel) formano
un plurale in -n;
- i sostantivi maschili e femminili terminanti in -e (der Bote, die
Straße) formano un plurale in -n.
Vanno in ne menzionate le seguenti semplici tendenze (eccezioni
più o meno numerose):
- i monosillabi maschili (Bart, Brief) e neutri (Bein, Brot) tendono a
formare un plurale in -e (ciò vale rispettivamente per circa l‘89% dei
maschili e il 74% dei neutri);
- i monosillabi femminili tendono a formare il plurale in -en (Frau,
Schrift) (ciò vale per circa il 73% dei femminili).
Va speci cato inoltre che le forme plurali possono essere
caratterizzate da una modi cazione della vocale radicale: [a/ɑ:], [ɔ/O:] e
[ʊ/u:] diventano rispettivamente [ɛ/ɛ:] (scritto <ä>), [œ/ø:] (scritto
<ö>) e [ʏ/y:] (scritto <ü>). Ciò avviene per tutti i sostantivi con plurale
in -er (Wald/Wälder, Gott/Götter, Huhn/Hühner), numerosi sostantivi
con plurale in -e (tutti i femminili come Gans/Gänse, molti maschili
come Sohn/Söhne) e numerosi sostantivi con plurale senza su sso
(come ad es. Hafen/Häfen, Kloster/Klöster, Mutter/Mütter).
Per quanto riguarda la categoria del numero, va ricordato in ne che
vi sono sostantivi di cui esiste solamente la forma singolare (per es.
Obst ‘frutta’, Gold ‘oro’, Kälte ‘freddo’) e sostantivi di cui esiste solo la
forma plurale (per es. Eltern ‘genitori’ e Ferien ‘ferie’).
Rivolgiamo ora la nostra attenzione alla categoria del caso. Il
tedesco conosce quattro casi: nominativo, accusativo, dativo e
genitivo. Prendiamo come esempio qualche paradigma essivo con le
forme dei quattro casi al singolare e plurale:

declinazione declinazione
mista
forte debole
N der der die der
das Jahr die Kraft
sg. Wald Mensch Frau Staat
des des der des
G des Jahr(e)s der Kraft
Wald(e)s Menschen Frau Staat(e)s
dem dem der dem
D dem Jahr(e) der Kraft
Wald(e) Menschen Frau Staat(e)
den den die den
A das Jahr die Kraft
Wald Menschen Frau Staat
N die die die die
die Jahre die Kräfte
pl. Wälder Menschen Frauen Staaten
der der der der
G der Jahre der Kräfte
Wälder Menschen Frauen Staaten
den den den den
D den Jahren den Kräften
Wäldern Menschen Frauen Staaten
die die die die
A die Jahre die Kräfte
Wälder Menschen Frauen Staaten

Tradizionalmente, si distinguono tre tipi di declinazione: “forte”


(senza le desinenze -en o -n), “debole” (con le desinenze -en o -n) e
“mista” (singolare forte e plurale debole).
La declinazione forte prevede, per i neutri e maschili, un genitivo
singolare in -(e)s e un dativo con la desinenza -e facoltativa;
nominativo e accusativo coincidono formalmente e sono senza
desinenza. I femminili sono privi di desinenza anche per il genitivo e
dativo, per cui si veri ca una coincidenza tra tutti e quattro i casi del
singolare. Al plurale, i sostantivi della declinazione forte (neutri,
maschili, femminili) hanno come desinenze -e, -(e)r, -s oppure sono
senza su sso. La declinazione debole prevede, per i maschili, forme in
-(e)n estese a tutto il singolare e il plurale; per i femminili, forme in -
(e)n limitate al plurale.
Analizzando questi paradigmi nel loro insieme, si nota che molti
casi coincidono formalmente (tale fenomeno è detto “sincretismo”).
Casi univoci, cioè immediatamente riconoscibili basandosi sul solo
sostantivo, sono l’eccezione: il genitivo singolare dei neutri e maschili
delle declinazioni forte e mista nonché il dativo plurale della
declinazione forte (per tutti e tre i generi).

2.4.2. La essione verbale

Per la essione verbale (coniugazione), sono rilevanti in tedesco le


seguenti categorie grammaticali:
- persona: prima, seconda, terza
- numero: singolare, plurale
- tempo: presente, preterito, perfetto, piuccheperfetto, futuro,
futuro anteriore
- modo: indicativo, congiuntivo, imperativo diatesi: attivo, passivo
Considerando l’intero paradigma verbale, si nota che le forme sono
in parte semplici e in parte complesse. Le forme semplici sono
costituite da su ssi che si aggiungono alla radice: il presente
indicativo (ich lieb-e, du liebst, er lieb-t ecc.) e congiuntivo (ich lieb-e, du
lieb-est, er lieb-e ecc.), il preterito indicativo e congiuntivo (ich lieb-t-e,
du lieb-t-est, er lieb-t-e ecc.), l’imperativo (lieb-e!, lieb-t!) nonché
l’in nito presente (lieb-en) e il participio (lieb-end; ge-lieb-t).
Le forme complesse (dette anche “perifrastiche”) sono invece
costituite da un verbo ausiliare (haben, sein, werden) e da una forma
non nita (in nito o participio). Si tratta dei tempi verbali perfetto
indicativo (er hat geliebt ecc.) e congiuntivo (er habe geliebt),
piuccheperfetto indicativo (er hatte geliebt) e congiuntivo (er hätte
geliebt), futuro indicativo (er wird lieben) e congiuntivo (er werde/würde
lieben), futuro anteriore indicativo (er wird geliebt haben) e congiuntivo
(er werde/würde geliebt haben) e di tutto il paradigma del passivo (er
wird/ist geliebt, er wurde/war geliebt ecc.).
Tradizionalmente si distingue tra coniugazione “debole” (regolare)
e coniugazione “forte” (irregolare). I verbi che seguono la coniugazione
debole formano il preterito e il participio passato con un su sso -t-
(in nito lieben: lieb-t-e, gelieb-t). I verbi forti (ca. 170 di numero)
presentano al preterito e al participio passato una modi cazione della
vocale radicale (in nito singen: sang, gesungen) e formano il participio
con un su sso in nasale (-en).

2.4.3. Metafonia, apofonia e “morfema zero”

I paradigmi della essione nominale e verbale ci mostrano che la


essione può essere marcata, oltre che tramite a ssi, anche da
modi cazioni interne della radice. Due sono i procedimenti principali:
metafonia (Umlaut) e apofonia (Ablaut).
L’Umlaut caratterizza, come abbiamo visto, numerose forme di
plurale dei sostantivi (Gast/Gäste, Kraft!Kräfte, Lamm/Lämmer ecc.).
Storicamente,, l’Umlaut è una forma di armonia vocalica: una vocale
centrale o posteriore come [a/ɑ:], [ɔ/O:] e [ʊ/u:], per in usso di una [i]
nella sillaba successiva, avanza e diventa [ɛ/ɛ:], [œ/ø:] e [ʏ/y:]. Nella
essione nominale, la [i] è però caduta nel corso dell’evoluzione
linguistica. Per “vederla” bisogna risalire all’epoca dell’antico alto
tedesco (gast/gesti, kraft/krefti, lamb/lembir). In tedesco moderno,
l’Umlaut si è poi di uso, per analogia, anche presso numerosi
sostantivi che non hanno mai presentato una originaria -i nella loro
desinenza plurale (Garten-Gärten, Mutter-Mütter, Mann/Männer ecc.).
L’Umlaut, da processo fonologico, è diventato una marca morfologica
del plurale.
La seconda forma di modi cazione interna della radice è il
cosiddetto Ablaut, la variazione sistematica di vocali all’interno di uno
stesso paradigma. Un esempio è dato dai paradigmi dei cosiddetti
verbi “forti” in tedesco. Confrontiamo la radice dell’in nito presente
con quella del preterito e del participio passato:

binden ‘legare’ band gebunden

La vocale radicale cambia secondo lo schema i-a-u. Questo schema di


modi cazione non è un fatto isolato, limitato al solo caso in questione,
ma è presente in tutta una serie di verbi (complessivamente 19):
nden ‘trovare’ fand gefunden
emp nden ‘sentire’ empfand empfunden
singen ‘cantare’ sang gesungen
ringen ‘lottare’ rang gerungen
schwinden ‘scemare’ schwand geschwunden
sinken ‘a ondare’ sank gesunken

Anche altri schemi sono presenti in più verbi, come ad esempio ei-i-i
(complessivamente 23):

reiten ‘cavalcare’ ritt geritten


gleiten ‘slittare’ glitt geglitten
streiten ‘litigare’ stritt gestritten
leiden ‘so rire’ litt gelitten

L’alternanza vocalica nei verbi forti segue quindi schemi regolari, però
limitati rispettivamente a gruppi circoscritti di verbi. L’Ablaut è infatti
un procedimento essivo che al giorno d’oggi non è più produttivo.
“Improduttivo” signi ca che non viene applicato a verbi che
costituiscono dei neologismi (per es. tutte le neoformazioni del tipo
mailen, faxen o chatten seguono lo schema essivo “debole”).
“Improduttivo” signi ca inoltre che verbi una volta “forti” vengono
ora coniugati “deboli” (per es. backen ‘cuocere al forno’ ha accanto al
“vecchio” preterito forte buk un “nuovo” preterito debole backte oppure
gären ‘fermentare’ ha accanto al “vecchio” preterito forte gor un
“nuovo” preterito debole gärte).
Confrontando i vari su ssi per formare il plurale dei sostantivi,
abbiamo notato che un gruppo consistente di sostantivi non presenta
alcun su sso di plurale (per es. Lehrer/Lehrer, Mutter/Mütter ecc.). In
questo caso si parla di morfema zero. Tale unità astratta viene
postulata quando, considerando l’intero paradigma essivo di una
parola, si nota che “manca qualcosa”: ciò accade quando una categoria
grammaticale, che di solito viene espressa mediante un morfema, in
un determinato caso non ha una realizzazione fonica.
Anche nella essione verbale è possibile assumere l’esistenza di
morfemi zero. Prendiamo come esempio la essione di un verbo
“regolare”, confrontando il preterito e il presente:
g p p

preterito presente
ich lieb-t-e ich lieb-Ø-e
du lieb-t-est du lieb-Ø-st
er lieb-t-e er lieb-Ø-t
wir lieb-t-en wir lieb-Ø-en
ihr lieb-t-et ihr lieb-Ø-t
sie lieb-t-en sie lieb-Ø-en

Il preterito ha la seguente struttura: radice, morfema indicante il


tempo verbale, morfema indicante la persona. Passando alla struttura
delle forme presenti, si nota che non vi è alcun morfema per la
categoria temporale. Nondimeno, proprio per analogia con la struttura
del preterito, si postula l’esistenza di un morfema zero.

2.5. Formazione delle parole: composizione

Tre sono i principali procedimenti di formazione delle parole in


tedesco: composizione, derivazione e conversione. Il composto è una
parola costituita da altre parole (almeno due); un esempio è dato anche
dall’italiano cassaforte, costituito dalle parole cassa e forte. Un derivato
è invece costituito da una parola e un a sso (come velocemente,
formato dalla parola veloce seguita dal su sso -mente; oppure infedele,
formato dalla parola fedele preceduta dal pre sso in-). La parola nata
per conversione, poi, non ha a ssi ma è il risultato di una
ricategorizzazione della base (da deliberare (V) abbiamo delibera (N)
ecc.). Prendiamo ora in considerazione le varie tipologie dei composti
tedeschi, per poi passare alla derivazione (2.6.) e alla conversione
(2.7.).

2.5.1. Composti occasionali e usuali

Un prima distinzione da farsi è quella tra composti occasionali e


composti usuali. Grazie alla creatività dei parlanti ogni giorno nascono
numerosi nuovi composti nella lingua tedesca. Così ad es. ci si
potrebbe riferire a un pompiere particolarmente coraggioso con il
composto Feuerheld (da Feuer ‘fuoco’ e Held ‘eroe’). L’ascoltatore, anche
se non ha mai sentito tale parola, è immediatamente in grado di
comprendere questa neoformazione occasionale: essa è infatti
totalmente trasparente e il suo signi cato è direttamente derivabile
dal signi cato dei suoi componenti.
Tutti i composti hanno iniziato la loro vita come composti
occasionali. La grande maggioranza di questi occasionalismi viene
coniata sulla necessità del momento, per poi scomparire
immediatamente. Alcuni composti però diventano usuali: entrano
stabilmente nell’uso e non vengono più percepiti come una
giustapposizione di parole autonome. Il composto usuale trova, in
generale, menzione nei dizionari. Un esempio è la parola Feuerschutz,
composta da Feuer e Schutz ‘protezione’. Un altro composto usuale è
Feuerwehr ‘corpo dei vigili del fuoco’, da Feuer e Wehr ‘difesa,
protezione, resistenza’. Quest’ultima formazione non viene quasi più
percepita come composto perché Wehr, come parola autonoma, sta
scomparendo dall’uso. La trasparenza della parola diminuisce
ulteriormente nei casi in cui il composto è completamente fossilizzato:
un elemento del composto non esiste più come parola a sé stante (così
ad es. Himbeere ‘lampone’ e Brombeere ‘mora’, composti da Him-/Brom-
e Beere ‘bacca’).
Vediamo di contrapporre alcuni composti usuali a ipotetici
composti occasionali (che risultano comprensibili spesso solamente in
un determinato contesto):

composto usuale composto occasionale


Muttersprache lett. ‘lingua della madre’, Vatersprache lett. ‘lingua
cioè ‘lingua madre’ del padre’
Wehrdienstverweigerer lett. ‘ricusatore Zivildienstverweigerer
del servizio militare’, cioè ‘obiettore di lett. ‘ricusatore del
coscienza’ servizio civile’
Hochhaus lett. ‘casa alta’, cioè Niedrighaus lett. ‘casa
‘grattacielo’ bassa’
Handtuch lett. ‘panno per la mano’, cioè Fußtuch lett. ‘panno per il
‘asciugamano’ piede’
2.5.2. Composti determinativi e copulativi

Una seconda distinzione è quella fra composti determinativi e


composti copulativi. Nei composti determinativi sussiste una
gerarchia tra i due elementi costitutivi: la testa (detta anche
“determinato”) è l’elemento principale, il modi catore (detto anche
“determinante”) è l’elemento secondario. La testa esprime il signi cato
fondamentale, il modi catore contiene informazioni supplementari
che speci cano (e restringono) il signi cato espresso dalla testa.
In capostazione, ad esempio, la testa è capo e il modi catore è
stazione: il composto indica una persona (capo), e stazione ne speci ca
l’ambito di competenza (si confrontino i composti capotreno, capo la
ecc.). La testa, inoltre, è portatrice delle categorie grammaticali
dell’intero composto: riguardo al genere (capostazione è maschile come
il capo, non femminile come la stazione) e il numero (il plurale di
capostazione è capistazione, non * capostazioni).
In italiano, l’ordine degli elementi nel composto è
«testa+modi catore» (tranne in alcuni casi come autostrada). In
tedesco, invece, l’ordine è «modi catore+testa». Nel seguente esempio,
i composti indicano rispettivamente diversi tipi di bicchiere (Glas):

Wasserglas ‘bicchiere da acqua’


Weinglas ‘bicchiere da vino’
Sektglas ‘bicchiere da spumante’
Milchglas ‘bicchiere da latte’

Anche in tedesco, la testa è l’elemento grammaticalmente portante:


per il genere (Weinglas è neutro come das Glas, non maschile come der
Wein) e per il numero (il plurale di Weinglas è Weingläser, non
*Weineglas).
Nei composti copulativi, invece, non sussiste - a livello semantico -
un rapporto gerarchico tra i due elementi: cassapanca è una cassa che al
contempo funge anche da panca o, volendo, è una panca che nel
contempo funge anche da cassa. Altri esempi italiani sono
cacciabombardiere, agrodolce o giallorosso. Vediamo qualche composto
tedesco:
süß-sauer ‘agrodolce’
Uhrenradio ‘radiosveglia’

In questi casi, l’ordine dei due costituenti non è sso (esistono anche
sauer-süß e Radiouhr). Il più delle volte, però, uno dei due ordini è
diventato convenzionale e risulta l’unico possibile:

Hosenrock ‘gonna pantalone’


taubstumm ‘sordomuto’
nasskalt ‘umido e freddo’
dummdreist ‘stupido e sfacciato’

2.5.3. Composti endocentrici ed esocentrici

Tutti i composti nora considerati sono endocentrici: il nucleo


semantico coincide con uno dei due elementi del composto
(capostazione è un tipo di capo, cassapanca è un tipo di cassa o di panca
ecc.). Il composto esocentrico ha, invece, un punto di riferimento
esterno che non coincide con quello dei due componenti: un pellerossa
non è né un tipo di colore né un tipo di pelle: è, invece, una persona che
ha la pelle rossa. Simile è l’italiano piedipiatti, espressione gergale per
‘poliziotto’. In tedesco abbiamo ad es. Rothaut ‘pellerossa’ e Blaurock
‘giubba blu’ (cioè ‘soldato della cavalleria statunitense’).
I composti esocentrici sono anche detti “composti possessivi”. Si
tratta infatti di costruzioni pars pro toto in cui, il più delle volte, una
parte caratteristica del corpo umano sta per la persona nella sua
interezza. In tedesco, il secondo componente del composto è sempre
un sostantivo, il primo un aggettivo (o anche un sostantivo). Vediamo
qualche esempio con Kopf ‘testa’ in combinazione con aggettivi e
sostantivi come primo elemento:
aggettivo + Kopf
Kahlkopf kahl ‘calvo’
Graukopf grau ‘grigio’
Weißkopf weiß ‘bianco’
Dummkopf dumm ‘stupido’
Schlaukopf schlau ‘astuto’
Starrkopf starr ‘rigido, duro’ ; quindi ‘testa dura’
Dickkopf dick ‘spesso, grosso’; quindi ‘testone’
Querkopf quer ‘trasversale, obliquo’; quindi ‘bastian contrario’

sostantivo + Kopf

Lockenkopf Locke ‘ricciolo’


Glatzkopf Glatze ‘calvizie’
Holzkopf Holz ‘legno’ ; quindi ‘testa di legno’
Hitzkopf Hitze ‘calore’; quindi ‘testa calda’
Trotz ‘caparbietà, resistenza’ ; quindi ‘persona
Trotzkopf
cocciuta’
Schafskopf Schaf ‘pecora’; quindi ‘pecorone, imbecille’

2.5.4. Tipologia categoriale dei composti

I composti possono essere suddivisi secondo la rispettiva classe di


parole. I composti nominali hanno come testa un sostantivo/nome
(N), i composti verbali un verbo (V), i composti aggettivali un aggettivo
(A) e, in ne, i composti avverbiali un avverbio (Avv). Il tipo più
frequente è dato dai composti nominali, meno di usi quelli verbali e
aggettivali, rari quelli avverbiali.
Consideriamo dapprima i composti che hanno come testa un
sostantivo (N). Assai numerosi sono i composti che presentano come
modi catore N (si tratta del tipo più frequente); composti con A, V, P
(preposizione) come modi catore sono piuttosto di usi (visto il
contenuto semantico ridotto delle P, i composti con P potrebbero
essere però considerati come esempi di derivazione e non di
composizione); composti con Avv risultano relativamente poco
rappresentati; altri tipi ancora sono decisamente rari. Vediamo
rispettivamente qualche esempio:
composti nominali:

NN: Abendbrot lett. ‘pane della sera’, cioè ‘cena’


Küchenfenster ‘ nestra della cucina’
Blumenstrauß ‘mazzo di ori’
Schlafzimmer ‘camera da letto’
AN: Großvater lett. ‘grande padre’, cioè ‘nonno’
Großangri ‘grande attacco’
VN: Bindfaden lett. ‘ lo per legare’, cioè ‘spago’
Denkmodell ‘modello di pensiero’
PN: Vorstadt lett. ‘pre-città’, cioè ‘sobborgo, periferia’
Gegenangri ‘contrattacco’
AvvN: Soforthilfe ‘aiuto immediato’
Nichtraucher ‘non fumatore’
[pronome + N]: lett. ‘forma-io’, cioè ‘prima
altri: Ichform
persona’
Zweikampf [numerale + N]: lett. ‘lotta-due’, cioè ‘duello’
[interiezione + N]: lett. ‘ecco-esperienza’,
Aha-Erlebnis
cioè ‘illuminazione’
Trimm-dich- [gruppo di parole + N]: lett. ‘allena-te-
Pfad percorso’, cioè ‘percorso ginnico’

Vediamo ora i composti che hanno V come testa. Il tipo più di uso
prevede Avv o P come modi catore; in ordine di frequenza troviamo
poi i composti con A, N e V:
composti
verbali:
lett. ‘andare indietro’, cioè
AvvV zurückgehen
‘ritornare’
entgegenkommen ‘venire incontro’
hinaufsehen ‘guardare in alto’
lett. ‘girare attraverso’, cioè
PV: durchdrehen
‘tritare’
umfahren ‘girare intorno’
lett. ‘correre al di là’, cioè
überlaufen
‘disertare’
lett. ‘giocare falso’, cioè
AV: falschspielen
‘barare’
freihalten ‘tenere libero’
NV: teilnehmen ‘prendere parte’
danksagen ‘dire grazie’
VV: mähdreschen lett. ‘mietere e trebbiare’

Consideriamo ora i composti aggettivali. Esistono composti con N, A,


V, P e altri tipi meno di usi:
composti
aggettivali:
NA: brusthoch ‘alto no al petto’
lett. ‘pronto al soccorso’, cioè
hilfsbereit
‘disponibile’
AA: schwerkrank ‘malato grave’
taubstumm ‘sordomuto’
VA: röstfrisch ‘tostato fresco’
tre sicher ‘sicuro nel tiro’
lett. ‘prima-veloce’, cioè
PA: vorschnell
‘precipitoso’
übernervös ‘ipernervoso’
Altri: linksradikal [Avv + A]: ‘radicale di sinistra’
ichbezogen [pronome + A]: ‘egocentrico’
viereckig [numerale + A]: ‘quadrangolare’

Piuttosto rari sono i composti aventi come testa un avverbio. Vediamo


qualche esempio:

composti
avverbiali:
lett. ‘dappertutto-verso’, cioè ‘in tutte le
Avv überallhin
direzioni’
lett. ‘più lungo-verso’, cioè ‘in seguito, in
AAvv weiterhin
avvenire
NAvv kieloben ‘con la chiglia verso l’alto’
PAvv übermorgen ‘dopodomani’

2.5.5. Composti determinativi NN: il rapporto semantico tra testa e


modi catore
Il tipo di composto più frequente in assoluto è rappresentato dal
composto determinativo N+N. È da rilevare che il signi cato di un
composto va oltre la mera somma del signi cato dei due singoli
elementi ed è spesso condizionato dal contesto d’uso. Prendiamo come
esempio il composto Fischfrau ‘donna pesce’. A seconda del contesto,
tale parola può riferirsi a una gura mitologica come la sirena, a una
donna nata sotto il segno dei pesci, a una donna che vende pesce ecc.
Il rapporto semantico tra testa e modi catore può essere infatti
molteplice. Facciamo qualche esempio in cui Kinder ‘bambini’ è il
modi catore del composto:

esplicitazione del ruolo semantico


composto
rapporto semantico modi catore
agente (che compie
Kinderarbeit lavoro di bambino/i
azione)
paziente (che subisce
Kindererziehung educazione di bambino/i
azione)
Kinderarzt medico per bambino/i scopo
Kinderchor coro di bambini elemento costitutivo
Kindergeld assegno per bambino/i bene ciario
Kinderhand mano di bambino possessore
Kinderkrankheit malattia di bambino/i tema, ambito

A volte, i composti sono intrinsecamente ambigui. Un esempio è dato


da Kinderfest, ‘festa fatta per bambini’ e ‘festa fatta da bambini’, o
Kinderlied ‘canzone composta per bambini’ o ‘canzone cantata da
bambini’.
Vi sono ancora numerosi altri tipi di rapporto semantico. Così ad es.
il modi catore può indicare, rispetto alla testa, il materiale (Wollrock
‘gonna di lana’, Holzbrett ‘tavola di legno’), il luogo o la provenienza
(Randgruppe lett. ‘gruppo al margine’; Südfrucht lett. ‘frutto del sud’), la
causa (Freudentränen ‘lacrime di gioia’), lo strumento (Schusswunde ‘
ferita da sparo’) ecc.
Un nutrito gruppo di composti N+N presenta come testa un
sostantivo derivato da un verbo transitivo (per es. Fahrer da fahren
‘guidare’, Lehrer da lehren ‘insegnare’ ecc.) o da un verbo intransitivo
(Fall da fallen ‘cadere’ ecc.). In questi casi, il signi cato del composto è
immediatamente ricavabile:
composto esplicitazione del rapporto semantico
Autofahrer jemand, der Auto fährt
Filmkritiker jemand, der Filme kritisiert
Sportlehrer jemand, der Sport lehrt
Geldgeber jemand, der Geld gibt
Berichterstatter jemand, der Berichte erstattet
Schneefall Schnee, der fällt
Blutsturz Blut, das stürzt (‘emorragia’)

Il rapporto semantico all’interno del composto tra testa (ad es. Fahrer)
e modi catore (per es. Auto) è lo stesso che vige, nella corrispondente
frase completa, tra il verbo (fahren) e il complemento retto dal verbo
stesso (Auto). Tali composti vengono pertanto chiamati “composti di
reggenza” (Rektions-komposita).
In altri casi, la relazione tra i due elementi è molto indiretta e non è
precostituita dalla semantica del verbo che sta alla base della testa.
Prendiamo di nuovo come esempio composti con la testa Fahrer.

composto esplicitazione del rapporto semantico


jemand, der wie ein Geist fährt (‘automobilista che
Geisterfahrer
guida contromano’)
Alkoholfahrer jemand, der unter Alkoholein uss fährt

Il modi catore non indica più, come nel composto di reggenza,


l’oggetto diretto di fahren, ma vari tipi di speci cazione modale. Per
interpretare correttamente la semantica di tali composti, serve la
nostra “conoscenza del mondo”: così Brotmesser è un coltello (Messer)
che serve a tagliare il pane (Brot), Stahlmesser è un coltello fatto di
acciaio (Stahl).
In ne ancora qualche esempio di coppie di composti. Il primo è un
composto di reggenza, il secondo no:
composto di
altri tipi di composti determinativi
reggenza
Herz- Krankenhaus-untersuchung (‘esame eseguito in
untersuchung ospedale’)
Literatur- ARD-Kritiker (‘critico che lavora presso la rete
kritiker televisiva ARD’)
Zigarren- Ketten-raucher (lett. ‘fumatore-catena’, cioè
raucher ‘fumatore accanito’)

??? Qual è rispettivamente la relazione semantica tra testa e modi catore nei tre
composti Krankenhausuntersuchung, ARD-Kritiker e Kettenraucher?

2.5.6. Il morfema di raccordo (“Fugenmorphem “)

Nella maggioranza dei composti nominali, i due elementi vengono


uniti direttamente. Questo è sempre il caso se il primo elemento è una
preposizione (Vorwahl ‘pre sso’, Nachname ‘cognome’ ecc.) o un
aggettivo (Hochebene ‘altopiano’, Tiefgarage ‘garage sotterraneo’ ecc.). È
prevalentemente il caso (80-90%) quando si tratta di una radice
verbale non coincidente con un sostantivo (Bedienkomfort
‘maneggevolezza’, Überholmöglichkeit ‘possibilità di sorpassare’ ecc.);
solo raramente, infatti, abbiamo un elemento di raccordo come in
Wart-e-saal ‘sala d’attesa’ o Häng-e-lampe ‘lampadario da so tto’. Se il
primo elemento è in ne un sostantivo, la percentuale dell’unione
diretta (come negli esempi Landhaus ‘casa di campagna’, Rind eisch
‘carne bovina’ ecc.) scende al 60-70%. Di usi sono quattro elementi di
raccordo, collocati tra i due sostantivi del composto: -e (Hund-e-hütte),
-er (Bild-er-rahmen), -(e)n (Professor-en-stelle, Sonne-n-schein), ~(e)s
(Leib-es-übung, Bahnhof-s-halle).
I morfemi di raccordo hanno la loro origine in morfemi essivi
indicanti il plurale (-e, -er, en) o il genitivo (-es). Ma nella lingua
contemporanea hanno ormai raggiunto completa indipendenza
rispetto alla loro origine essiva, assumendo la funzione totalmente
diversa di elemento d’unione. Ciò emerge da una serie di dati di fatto:
a) In molti casi un morfema di raccordo derivante da un morfema
del plurale compare in un composto in cui il primo elemento è
semanticamente un singolare. Prendiamo ad es. Tortenstück (‘pezzo di
torta’), che è un pezzo di una sola torta, non di più torte.
Paragonabilmente: Kirchenschi (lett. ‘nave di una chiesa’, cioè
‘navata’), Spinnennetz (lett. ‘rete di un ragno’, cioè ‘ragnatela’).
b) In alcuni casi un morfema di raccordo derivante da un morfema
del singolare compare in un composto in cui il primo elemento è
semanticamente un plurale (Bischofskonferenz ‘conferenza dei
vescovi’).
c) In molti casi un morfema di raccordo derivante da un morfema
di genitivo maschile (-es) è usato con un primo elemento di genere
femminile: per
es. Liebesgott (die Liebe, genitivo: der Liebe). Similmente:
Gesellschaft-s-politik, Heirat-s-anzeige, Bedeutung-s-unterschied, Ansicht-
s-karte ecc.
d) Uno stesso primo elemento può essere seguito da morfemi di
raccordo diversi: Kind-Ø-taufe, Kind-s-kopf, Kind-es-raub, Kind-er-
zimmer.
Esistono poche “regole” per l’uso del morfema di raccordo. Queste si
basano essenzialmente sulle caratteristiche morfologiche del
modi catore. Per alcune categorie di sostantivi, il morfema di
raccordo tende a coincidere con la sua desinenza del plurale o del
genitivo singolare; determinante può risultare altresì la presenza di
a ssi derivativi. Facciamo rispettivamente qualche esempio:
1) Se un sostantivo forma un plurale in -e/-er, probabilmente
comparirà -e-/-er- (der Hund, die Hunde - Hund-e-hütte; das Kleid, die
Kleider - Kleid-er-schrank). Se un sostantivo femminile terminante in -e
forma un plurale in -n, probabilmente comparirà -n- (die Sonne, die
Sonnen - der Sonne-n-auf-gang).
2) Se un sostantivo maschile forma un genitivo in -(e)n,
probabilmente comparirà -n- (der Hase, des Hasen - Hase-n-braten).
3) Se un sostantivo ha il su sso -ling o -tum, comparirà sempre -s-
(Säugling-s-p ege’, Altertum-s-forschung); dopo i su ssi -heit, -keit, -
schaft, -ung, -ion, -ität e dopo il pre sso Ge- comparirà spesso -s-.

2.6. Formazione delle parole: derivazione


Ora presenteremo una breve panoramica dei principali a ssi che in
tedesco contribuiscono alla formazione di parole nuove: su ssi,
pre ssi e (rari) circon ssi. Riassumeremo anche le principali
di erenze tra pre ssi e su ssi e accenneremo ai casi limite tra
composizione e derivazione.

2.6.1. I principali su ssi del tedesco

Vediamo alcuni dei principali su ssi del tedesco che servono per
derivare rispettivamente nomi, aggettivi, avverbi e verbi:
su ssi per formare nomi:

-e: [da verbi] Wiege, Suche, Frage


[da aggettivi] Frische, Stärke
[da verbi] Lehrer, Schneider, Denker, Raucher, Leser,
-er:
Gewinner
[da nomi] Kritiker, Musiker, Berliner, Hamburger
-heit: [da aggettivi] Dummheit, Schönheit, O enheit, Sicherheit
-keit: [da aggettivi] Sauberkeit, Flüssigkeit, Eitelkeit
-
[da aggettivi] Müdigkeit, Süßigkeit, Hil osigkeit
igkeit:
-nis: [da verbi] Erlaubnis, Hindernis, Erlebnis

- [da nomi] Freundschaft, Feindschaft, Landschaft,


schaft: Wissenschaft, Leidenschaft
-tum: [da nomi] Unternehmertum, Bürokratentum, Altertum
-ung: [da verbi] Verbindung, Besprechung, Bildung

??? In questa panoramica non sono stati considerati i su ssi di origine straniera (come
ad es. -ie, -ion, -ismus ecc.). Conoscete parole con questi su ssi?
su ssi per
formare aggettivi:
-bar: [da verbi] brauchbar, deklinierbar, verwendbar
-haft: [da nomi] bildhaft, zweifelhaft, frühlingshaft
-ig- [da nomi] bergig, bärtig, mächtig
-isch: [da nomi] mörderisch, städtisch
[da nomi] sommerlich, täglich, sachlich,
-lich:
mündlich
-los: [da nomi] mühelos, sprachlos, konkurrenzlos
su ssi per
formare avverbi:
-s: [da nomi] anfangs, abends, mittags, nachts
[da nomi] stundenweise, beispielsweise,
-weise:
massenweise
[da aggettivi] freundlicherweise,
notwendigerweise
su ssi per
formare verbi:
[da nomi] telefonieren, rebellieren,
-ieren:
boykottieren, skalpieren, argumentieren

Si noti che i su ssi che contengono una -i- possono produrre l’Umlaut
nella base (così ad esempio Macht-mächtig, Stadt-städtisch, Tag-täglich).
So ermiamoci in ne brevemente sul signi cato dei su ssi. Nella
maggioranza dei casi, il signi cato è puramente grammaticale,
indicando la trasformazione di una classe di parole in un’altra. La
presenza di una componente di signi cato lessicale emerge solo dal
confronto di coppie minime come kindlich ‘infantile’ contrapposto a
kindisch ‘puerile’ o bildhaft ‘immagini co’ contrapposto a bildlich
‘ gurato’.
Vi sono poi intere classi di su ssi che presentano un signi cato
emotivo-a ettivo. Si tratta dei su ssi a carattere diminutivo (come in
italiano le formazioni in -etto/-ino/-uccio o in tedesco quelle in -lein/-
chen). Così ad es. una casetta indica non solo una casa di dimensioni
piccole ma anche, a seconda del contesto, una ‘casa graziosa’ o ‘casa a
me cara’.

2.6.2. I principali pre ssi del tedesco

Vediamo ora alcuni dei principali pre ssi che sono produttivi in
tedesco. Fra parentesi è indicato il signi cato di tali pre ssi. A volte si
tratta di un signi cato spaziale concreto come ‘allontanamento’ o
‘contatto’, a volte di un signi cato astratto come ‘incoativo’ (inizio di
un’azione) o ‘perfettivo’(completamento di un’azione):

sostantivi:
Missbrauch,
miss-: [negativo]
Missverständnis
Undank,
un-: Unmensch, [negativo]
Unfrieden
Urmensch, Urwald,
ur-: [primo/primitivo]
Urschrei
aggettivi:
unfrei, unklug,
un-: unschwer, [negativo]
unmenschlich
uralt, urgemütlich,
ur-: [primo/primitivo/ra orzativo]
urplötzlich
verbi:
a) pre ssi
inseparabili:
bedienen,
be-: [transitivo]
bedrohen, belügen
entnehmen,
ent-: entkommen, [privativo]
entladen
erfassen,
er-: erarbeiten, [perfettivo/risultativo]
e : e a be te , [pe ett vo/ su tat vo]
errechnen
verändern,
ver-: vergraben, [perfettivo/risultativo]
verspeisen
zerschlagen,
zer-: [modale/risultativo]
zerstören, zerteilen
b) pre ssi
separabili:
abfahren,
abschneiden,
ab-: [allontanamento/interruzione]
abschalten,
abbestellen
ankommen,
anklopfen,
an-: [contatto]
anbinden,
anschalten
aufheben,
aufblasen,
auf-: [verticalità/contatto/incoativo]
aufkleben,
au euchten
auswandern,
ausschalten,
aus-: [uscita/risultativo]
auslachen,
ausklingen
einreisen,
einschließen,
ein-: [entrata/incoativo]
einhängen,
einschlafen
losschneiden,
losbinden,
los-: [allontanamento/incoativo]
losfahren,
losbrüllen
nachfahren,
nachdrucken,
nach-: [ripetizione]
nachsehen,
nachlesen
vordringen,
vorlesen,
vor-: [avanzamento/anteriorità]
vorwerfen,
vordenken
zulächeln,
zu-: zuschlagen, [direzionalità/chiusura]
zuhören, zukleben

Va notato che alcuni pre ssi verbali (come über-, durch- o um-) possono
essere sia separabili che inseparabili, con di erenze di signi cato e di
accento (il pre sso separabile è accentato, quello inseparabile no).
Facciamo qualche esempio:

verbo separabile verbo inseparabile


übergehen ‘passare (dall’altra
übergehen ‘omettere’
parte)’
übersetzen ‘traghettare’ übersetzen ‘tradurre’
durchblicken ‘guardare
durchblicken ‘intuire, capire’
(attraverso)’
durchwühlen ‘sconvolgere,
durchwühlen ‘rovistare’
sconcertare’
umfahren ‘travolgere’ umfahren ‘girare intorno’
umlagern ‘spostare’ umlagern ‘circondare, assediare’

??? Conoscete altri verbi con pre ssi inseparabili? Il signi cato è sempre quello
sopraindicato?
??? Esistono anche pre ssi di origine straniera (per es. anti-, dis-, in-, inter-, prä-, trans-,
ultra- ecc.). Conoscete parole con questi pre ssi?

2.6.3. Circon ssi

A volte, nella derivazione, si ha la combinazione di un su sso e un


pre sso, entrambi elementi costitutivi. In tal caso si può parlare di
“circon sso”. Così ad esempio dal sostantivo Aufsicht ‘supervisione’ si
ha beaufsichtigen ‘supervisionare’: oltre al su sso -igen, risulta
obbligatoria la presenza del pre sso be- (non esistendo infatti una
forma come *aufsichtigen). Mediante circon ssi vengono derivati:
- verbi (da sostantivi come in be-schein-igen ‘certi care’ e da
aggettivi come in er-munter-n stimolare, incoraggiare”);
- sostantivi (da verbi come in Ge-lauf-e ‘andirivieni’ e Ge-schwatz-e
‘chiacchierio’);
- aggettivi (da verbi come in un-erforsch-lich ‘inesplorabile’ e
unaufhaltsam ‘inarrestabile’).

2.6.4. Di erenze tra su ssi e pre ssi

Vi sono alcune di erenze fondamentali tra pre ssazione e


su ssazione, i due principali procedimenti di derivazione:
1 ) I su ssi determinano la classe di appartenenza della parola
derivata, i pre ssi no.
2) I su ssi, in genere, modi cano la classe di appartenenza della
parola (A>V: klug, Klug-heit), i pre ssi no (rutschen, ab-rutschen,
entrambi V).
3) I su ssi nativi non sono mai portatori dell’accento principale
della parola, i pre ssi possono esserlo (Un-mensch, Ur-heber). Un
discorso a parte va fatto per i su ssi di origine straniera (cfr. -ion e -
ität in parole come Vision e Banalität).
4) I su ssi sono in genere speci ci riguardo alla classe di parole a
cui si aggiungono (per es. il su sso aggettivale -bar si unisce
preferibilmente a verbi), mentre i pre ssi possono aggiungersi a una
base qualsiasi (come in absehen, Absicht ecc.).

2.6.5. Composizione o derivazione?

A volte, il con ne tra composizione (unione di due o più morfemi


liberi) e derivazione (unione di un morfema libero con morfemi legati)
è tutt’ altro che netto. Non a caso, si parla - accanto a “pre ssi” e
“su ssi” - anche di “pre ssoidi” e “su ssoidi”. Vediamo alcuni esempi
interessanti.
In primo luogo, analizziamo l’unione di un morfema libero con una
preposizione (come in aus-gehen ‘uscire’). Tale formazione può essere
classi cata sia come caso di composizione (considerando la
preposizione come parola autonoma) sia come derivazione
(considerandola come particella legata). Due criteri sembrano
rilevanti: la produttività del modello di formazione e il carico
semantico dell’elemento preposizionale. Se la produttività è bassa e/o
il carico semantico è alto, allora si propenderà ad assumere un caso di
composizione (come ad esempio in beifügen ‘aggiungere’ o
entgegengehen ‘andare incontro’). Se viceversa la produttività è alta e/o
il carico semantico è basso, allora si ipotizzerà un caso di derivazione
(come ad esempio in ausreisen ‘espatriare’ o aufprallen ‘urtare’).
In secondo luogo, vi sono composti il cui primo elemento è una
parola lessicale (aggettivo o sostantivo) ormai ampiamente
desemantizzata e pertanto interpretabile come pre ssoide. Nel caso di
hochaktuell ‘altamente attuale’ o Bombenstimmung (lett. ‘umore-
bomba’, cioè ‘ottimo umore’) l’elemento ha ormai solo un generico
signi cato accrescitivo. Ciò è particolarmente evidente quando si
tratta di un modello di formazione produttivo:

hoch: hochaktuell, hochelegant, hocho ziell, hochabstrakt, hochanständig,


hochberühmt ecc.

Bombe: Bombenstimmung, Bombengeschäft, Bombenerfolg, Bombenreklame,


Bombenwirkung ecc.

A volte, i giochi di parole si basano sulla risemantizzazione di questi


elementi. Un esempio è la frase Terroristen sind in Bombenstimmung.
In terzo luogo, esistono composti il cui secondo elemento è una
parola lessicale con un grado più o meno avanzato di
desemantizzazione. Prendiamo le formazioni con -arm (lett. ‘povero’).
In alcuni casi, il signi cato di base è ancora presente e la parola
complessiva indica e ettivamente una mancanza giudicata
negativamente:

arm (negativo):
blutarm ‘anemico’, gefühlsarm ‘insensibile’, inhaltsarm ‘insigni cante’

In altri esempi però la connotazione negativa di arm è andata perduta.


Il signi cato complessivo è positivo:

arm (positivo):
knitterarm ‘che si sgualcisce poco’, bügelarm ‘che va stirato poco’, p egearm ‘che va
curato poco’, kalorienarm ‘che contiene poche calorie’, nikotinarm ‘ che contiene poca
nicotina’
2.7. Formazione delle parole: conversione

La conversione è la ricategorizzazione di una determinata base senza


che ciò venga segnalato da un apposito su sso (cfr. gli esempi italiani
guidare > guida, revocare > revoca). Si potrebbe anche parlare di
derivazione mediante su sso zero. In tedesco, i tipi di conversione più
di usi sono V>N, N>V e A>V.
Nella conversione V>N, la base verbale diventa un sostantivo (quasi
sempre di genere maschile). È un tipo di conversione poco produttivo
nella lingua contemporanea:

fall(en) > Fall ‘caduta’


beginn(en) > Beginn ‘inizio
spring(en) > Sprung ‘salto’

Solo in rari casi si veri ca (come in Sprung) un cambiamento della


vocale radicale. Abbastanza di usa risulta poi la nominalizzazione
dell’in nito (essen > Essen ‘il mangiare’ ecc.).
Nella conversione N>V, è il sostantivo che diventa base verbale.
Questo procedimento è altamente produttivo nel tedesco odierno:

Kleid > kleid(en) ‘vestire’


Öl > öl(en) ‘oleare’
Regen > regn(en) ‘piovere’

Anche qui, in rari casi, sopravviene una modi cazione della base sotto
forma di caduta di schwa (come per Regen).
Data una coppia di parole come Fall/fallen non risulta possibile - a
livello strettamente sincronico - determinare la direzione della
derivazione. Solo conoscendo la storia della lingua possiamo postulare
la direzione V>N (ed escludere N>V). Quando invece ci troviamo di
fronte a sostantivi che presentano un pre sso tipicamente verbale
(come be- nel caso di Beginn ‘inizio’, ent- nel caso di Entscheid
‘decisione, sentenza’, ver- nel caso di Vergleich ‘confronto’ ecc.) siamo
sicuri che la base di derivazione è verbale e non sostantivale.
Consideriamo ora la conversione A>V. Un aggettivo si trasforma in
base verbale:
reif > reif(en) ‘maturare’
weit > weit(en) ‘allargare’
trocken > trockn(en) ‘asciugare’

Altri tipi di conversione, meno di usi, sono in ne Num>N (die Fünf ‘il
cinque’), P>N (das Aus ‘il fuori campo’) o sintagma>N (das
Auswendiglernen ‘l’imparare a memoria’).

2.8. Altri tipi di formazione delle parole

Tra i tipi “minori” di formazione delle parole vanno menzionati la


contaminazione (l’incrocio tra parole) e varie forme di abbreviazione.

2.8.1. Contaminazione

La contaminazione può essere considerata come un particolare tipo di


composizione in cui almeno una delle due parole coinvolte risulta
abbreviata. Il più delle volte si tratta di neoformazioni occasionali, con
evidenti intenti scherzosi o satirici:

Medizyniker < Mediziner ‘medico’ + Zyniker ‘cinico’


< akademisch ‘accademico’ + dämlich
akadämlich
‘stupido’
< Kompromiss ‘compromesso’ + Missgeburt
Kompromissgeburt
‘aborto’

In relativamente pochi casi la parola entra stabilmente nell’uso

Stag ation < Stagnation + In ation


jein < ja + nein

In altri esempi, in ne, la neoformazione è talmente


convenzionalizzata da non essere più riconoscibile come tale:
< vorherrschend ‘predominante’ + überwiegend
vorwiegend
‘preponderante’
angeheitert < angetrunken ‘alticcio’ + aufgeheitert ‘allegro’

2.8.2. Abbreviazione

Alcune abbreviazioni esistono solo come forma scritta che, nella


lettura, verrà sempre sciolta (così ad esempio usw. viene letto und so
weiter, z.B. viene letto zum Beispiel ecc.). Qui invece ci occuperemo
unicamente di quelle forme abbreviate che anche nel parlato vengono
pronunciate come tali. Esistono vari tipi di parole abbreviate. In un
primo tipo, la parte iniziale della parola sta per il tutto. Si tratta
prevalentemente di parole di origine straniera:

Akku < Akkumulator


Uni < Universität
Foto < Fotogra e
Abi < Abitur ‘maturità’

In altri casi, la parte nale rappresenta la parola intera. Vi sono esempi


di prestiti, ma anche di composti autoctoni:

Bus < Omnibus


Cello < Violoncello
Rad < Fahrrad
Schirm < Regenschirm

In altri esempi ancora cade la parte nale del primo elemento di un


composto complesso:

Fernamt < Fern(sprech)amt


Ölzweig < Öl(baum)zweig
Un tipo diverso di abbreviazione è dato dalla sequenza di singole
lettere che stanno per i vari elementi di un’espressione articolata:

APO < außerparlamentarische Opposition


TÜV < technischer Überwachungsverein
PKW < Personenkraftwagen
EDV < elektronische Datenverarbeitung

Queste forme vengono in parte pronunciate come sequenze di suoni


(APO [ɑ:po:], TÜV [tʏf]), in parte come sequenza di lettere (PKW
[pe:kɑ:ve:], EDV [e:de:faʊ]). In luogo della lettera iniziale, in ne, vi può
essere la sillaba iniziale a rappresentare i rispettivi elementi:

Kripo < Kriminalpolizei


Trafo < Transformator

Va rilevato che a volte le parole abbreviate hanno connotazioni di


signi cato leggermente diverse rispetto alla parola “piena”. Così ad es.
Nazi e Sozi sono chiaramente negativi rispetto ai “neutrali”
Nationalsozialist e Sozialist, Demo e Limo hanno una connotazione
colloquiale rispetto a Demonstration e Limonade.

2.9. Prestiti

Il prestito, tecnicamente parlando, non è un procedimento di


formazione delle parole. Nondimeno è opportuno trattarlo in questa
sede in quanto costituisce un importante mezzo per ampliare il lessico
di una lingua. Si ha un prestito quando una lingua assume una parola
da un’altra lingua. Una prima distinzione è quella tra prestito di
necessità e prestito di lusso.
Il prestito di necessità si ha quando, assieme a una parola, si prende
anche l’oggetto o il concetto che essa designa (per es. Toast e Sport
dall’inglese). Il prestito di lusso avviene quando si prendono parole che
hanno già un corrispettivo nella propria lingua. Così ad es. le parole
inglesi Babysitter, Copyright, Comeback o Cop, per cui già esistono in
tedesco Kindermädchen, Urheberrecht, Rückkehr e Polizist. Questi
prestiti hanno un ne essenzialmente stilistico in quanto interessano
proprio le connotazioni di estraneità: si evocano una civiltà, una
cultura o un modo di vita considerati prestigiosi. A volte, diventa
di cile distinguere tra i due tipi di prestito (monosillabi inglesi, come
ad es. Boom o Show, sono e ettivamente più brevi dei corrispettivi
tedeschi Aufschwung e Vorführung).
Un’altra distinzione è quella tra prestiti integrati e non integrati.
Questi ultimi, essendo presi nella loro forma originaria, sono
immediatamente riconoscibili dal parlante comune (per es. le parole
inglesi Connection e cool o quelle francesi Connaisseur e Coupon). Il
prestito integrato, invece, non è più individuabile a prima vista in
quanto è stato adattato alla fonologia e morfologia della lingua
ricevente (così Zwiebel dal latino cepula, Keks dall’inglese cakes).
Un tipo particolare di prestito è costituito dal calco. Si distinguono
due tipi di calco:
a) il calco traduzione: con materiali autoctoni si costruisce un
nuovo composto traducendo gli elementi di un composto straniero.
Tale traduzione può essere letterale (dall’inglese cold war si ha il
tedesco Kalter Krieg) oppure più libera (dall’inglese skyscraper ‘gratta-
cielo’ si ha il tedesco Wolkenkratzer ‘gratta-nuvole’).
b) il calco semantico: una parola autoctona esistente assume un
nuovo signi cato prendendolo da una corrispettiva parola straniera.
Così ad esempio schneiden ha assunto l’ulteriore signi cato di ‘ignorare
qualcuno’ sul modello dell’inglese to cut, oppure Papier ha assunto il
signi cato di ‘articolo, testo’ per in usso dell’inglese paper.
Vanno in ne menzionati i cosiddetti internazionalismi, parole di
origine greca e/o latina che si ritrovano nel lessico colto di tutte le
lingue europee: ad es. ted. Osmose, it. osmosi, fr. osmose, ingl. osmosis;
ted. präferenziell, it. preferenziale, fr. préférentiel, ingl. preferential.

Esercizi

E 2-1: Suddivisione in morfemi


Scomponete le seguenti parole in morfemi. Nel caso di morfemi
legati, elencate rispettivamente altre due parole che contengono lo
stesso morfema (per es. Krank-heit, con -heit che compare anche in
Frei-heit e Dumm-heit):
Urgroßvater, grünlich, Wintermantel, Verwundung, Einsamkeit,
Erziehung
E 2-2: Tipi di morfemi
Scomponete le seguenti parole in morfemi, indicando il rispettivo
tipo di morfema (radice, pre sso, su sso)!
Tischler, Fußballer: lernen, lernte. gelernt; Autos, Vorgeschichten,
Vaters
E 2-3: Tipi di morfemi
Scomponete le seguenti parole in morfemi, indicando il rispettivo
tipo di morfema (radice, pre sso, su sso, morfema di raccordo)!
Sonntag, Sonnenaufgang, Feindesland; traditionsbewusst,
ö entlich, ho entlich
E 2-4: Analisi morfematiche alternative
Le seguenti parole possono - a seconda del signi cato - essere
analizzate morfematicamente in maniera diversa:
Fußballersatz, Lehrerkenntnisse, Messer, Mogelei
E 2-5: Flessione nominale
Fate ipotesi sul genere delle seguenti parole, basandovi su
regolarità fonologiche e/o semantiche!
Sonne, Woche, Eiche, Fichte; P icht, Gicht, Licht, Bösewicht; Drall,
Drang, Dreh, Drei
E 2-6: Flessione nominale
I morfemi della essione nominale in tedesco possono avere più di
una funzione. Fate qualche esempio!
E 2-7: Flessione verbale
I morfemi della essione verbale in tedesco possono avere più di
una funzione. Fate qualche esempio!
E 2-8: Composizione o derivazione?
Le seguenti parole sono formazioni «sostantivo+aggettivo».
Discutete se in alcuni di questi esempi il primo elemento può essere
considerato un pre ssoide e, quindi, l’intera parola un caso di
derivazione piuttosto che di composizione!
todernst, todsicher, todmüde, todschick, todunglücklich, todbleich,
todelend, todkrank, todstill, todtraurig, todlangweilig
E 2-9: Composizione determinativa o copulativa?
Quali delle seguenti parole potrebbero essere classi cate come
composti copulativi?
Waisenhaus, Waisenkind, Waisenrente; Strichpunkt, Strichliste,
Strichzeichnung; Manteljacke, Wolljacke, Winterjacke
E 2-10: Su ssi e pre ssi
p
Cercate di delineare i vari signi cati del pre sso aus- e del su sso -
er a partire dai seguenti esempi:
aussteigen, ausschütten, ausgraben, ausreisen; ausstreichen,
ausradieren, ausschalten; ausdiskutieren, auslesen, ausklingen,
ausglühen; ausschmücken, ausmalen;
Seufzer, Ausrutscher; Schwimmer, Sparer, Spieler, Begleiter, Helfer;
Handwerker, Mathematiker, Physiker; Ö ner, Ordner, Anlasser, Lüfter;

Bibliogra a per approfondimenti

Altmann, Hans / Kemmerling, Silke (2000). Wortbildung fürs Examen.


Studien-und Arbeitsbuch. Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Barz, Irmhild / Schröder, Marianne / Fix, Ulla (a c. di) (2000). Praxis-
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Bhatt, Christa (1991). Einführung in die Morphologie. Hürth: Gabel.
Booij, Geert / Lehmann, Christian / Mugdan, Joachim (a c. di)
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Donalies, Elke (2002). Die Wortbildung des Deutschen. Ein Überblick.
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Eichinger, Ludwig M. (2000). Deutsche Wortbildung. Eine
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Erben, Johannes (20004). Einführung in die deutsche
Wortbildungslehre. Berlin: Schmidt.
Fleischer, Wolfgang / Barz, Irmhild (19952). Wortbildung der
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Naumann, Bernd (20003). Einführung in die Wortbildungslehre des
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die Theorie der Wortstruktur. Stuttgart: Kröner.
Rickheit, Mechthild (1993). Wortbildung. Opladen: Westdeutscher
Verlag.
Simmler, Franz (1998). Morphologie des Deutschen. Flexions- und
Wortbildungsmorphologie. Berlin: Weidler.
3. SINTASSI

3.1. La frase nelle sue principali tipologie

3.1.1 La de nizione di “frase”

La sintassi è la disciplina all’interno della linguistica che si occupa della


costruzione della frase. Ma che cosa è esattamente una “frase”? Esistono
numerosi tentativi di de nizione, molti dei quali risultano però poco
appropriati. Così ad esempio le de nizioni di stampo psicologico, logico,
fonologico e ortogra co.
La de nizione psicologica considera la frase come espressione di un
pensiero. Si può obiettare che è di cile, se non impossibile, stabilire il
numero dei pensieri presenti in una frase. Ci si può ad es. domandare se
una struttura come vidi Gianni dormire esprima un solo pensiero o
piuttosto due pensieri distinti: io vidi e Gianni dormiva. La de nizione
logica individua la frase come relazione tra due concetti, Soggetto e
Predicato. L’elemento relazionale è però assente in frasi come pioveva, in
esclamazioni del tipo attenzione! o peccato! oppure in titoli di giornale
come Terremoto in Turchia. La de nizione fonologica vede la frase come
unità tra due pause di respiro. Innanzitutto, tale de nizione ha senso solo
per la lingua parlata; inoltre va considerato che esistono frasi lunghissime
che non possono essere pronunciate all’interno di una singola unità di
respiro. Anche la de nizione ortogra ca (la frase come unità tra due punti
fermi) è limitata a priori in quanto vale solo per una varietà di lingua,
quella scritta; inoltre si pone, anche considerando il solo piano dello
scritto, il problema di come valutare la funzione del punto e virgola e dei
due punti.
È invece la de nizione strutturale quella più promettente e adeguata.
La frase può essere de nita come una costruzione che non fa parte di
costruzioni più grandi. In altre parole, la frase è un’unità linguistica
conchiusa che possiede un alto grado di autonomia, superiore a quella che
hanno unità di livello inferiore (come parole o gruppi di parole).
I parlanti nativi possono esprimere giudizi sulla grammaticalità (cioè
sulla “correttezza”) di costruzioni sintattiche. Proprio a causa della sua
autonomia è la frase il livello preferenziale per questi giudizi. Così ad
esempio i parlanti nativi del tedesco saranno concordi nell’accettare le
sequenze di parole (la-b) come frasi grammaticali e ri utare invece
sequenze come (lc-d):

(1) a Der Mann hat seiner Frau ein Auto geschenkt.


b Seiner Frau hat der Mann ein Auto geschenkt.
c *Der Mann hat geschenkt seiner Frau ein Auto.
d *Der Mann seiner Frau hat geschenkt ein Auto.

La grammaticalità di un determinato ordine lineare è tutt’altro che


universale, come dimostra il breve confronto con l’italiano:

(2) a *L’uomo ha a sua moglie una macchina regalato.


b *A sua moglie ha l’uomo una macchina regalato.
c L’uomo ha regalato a sua moglie una macchina.
d L’uomo a sua moglie ha regalato una macchina.

3.1.2. I principali tipi di frase

In tedesco si possono distinguere quattro principali tipi di frase:


dichiarativa: Er kommt nach Hause.
interrogativa: Wann kommt er nach Hause? Kommt er nach Hause?
imperativa: Komm nach Hause!
ottativa: Käme er doch nach Hause!
Una tale classi cazione si basa su fattori quali il modo del verbo nito,
la sua posizione nella frase, lo schema intonativo nel parlato e
l’interpunzione nello scritto.
Nelle frasi dichiarative, il verbo nito compare all’indicativo o al
congiuntivo II e occupa di norma il secondo posto nella frase;
l’intonazione è discendente (segnata nello scritto da un punto fermo).
Anche le frasi interrogative presentano un verbo all’indicativo o al
congiuntivo II, ma sono caratterizzate da un’intonazione ascendente
(segnata da un punto interrogativo). Distinguiamo due tipi: la
interrogativa parziale è introdotta da un pronome/avverbio
interrogativo, il verbo è al secondo posto e la domanda riguarda una
singola informazione della frase (nell’esempio Wann kommt er nach Hause?
non è in dubbio l’evento in sé, ma solamente l’ora in cui avviene); la
interrogativa totale, mancando un pronome/avverbio interrogativo,
presenta invece il verbo al primo posto e la domanda riguarda il contenuto
della frase nella sua interezza (Kommt er nach Hause? mette in dubbio
l’evento in sé). Nelle frasi imperative, il verbo compare all’imperativo e
occupa di regola il primo posto nella frase, l’intonazione è discendente e
viene segnata da un punto fermo o esclamativo. Le frasi ottative, in ne,
presentano spesso un verbo in prima posizione con la forma del
congiuntivo II; l’intonazione è discendente e viene segnata da un punto
esclamativo.
Finora abbiamo considerato solamente frasi principali (autonome) che
nel contempo sono frasi semplici (formate da una sola frase). Come
vedremo più avanti, esistono però anche frasi secondarie (dipendenti da
un’altra frase) e frasi complesse (formate da più di una frase).

3.2. Il costituente come unità della frase

Una frase è formata da parole. La parola è però solamente l’unità minima


della frase. Esistono infatti anche unità maggiori, di livello intermedio,
che si pongono tra la singola parola e l’intera frase. Esse sono dotate di una
certa autonomia e vengono dette costituenti. Facciamo un esempio:

(3) Die eißige Studentin liest in den Sommerferien viele Bücher.

La nostra intuizione ci porta a individuare quattro costituenti: Die eißige


Studentin | liest | in den Sommerferien | viele Bücher. Vediamo ora metodi più
rigorosi per stabilire se una determinata sequenza sia e ettivamente un
costituente oppure no.

3.2.1. Test per individuare i costituenti

Esistono vari test sintattici per individuare i costituenti di una frase.


Tramite tali test, la frase viene modi cata strutturalmente. Se il risultato
è una frase grammaticalmente accettabile e semanticamente equivalente,
allora il test in questione è considerato superato in maniera positiva. I tre
tipi principali di test sono il test di permutazione, di sostituzione e di
coordinazione.
Attraverso il test di permutazione una determinata sequenza di parole
viene spostata all’interno della frase. Se il risultato è una frase
grammaticale, allora la sequenza in questione molto probabilmente
rappresenta un costituente. Prendiamo nuovamente la frase:
(3) Die eißige Studentin liest in den Sommerferien viele Bücher.

Possiamo e ettivamente muovere tutte e quattro le sequenze individuate


in precedenza come possibili costituenti. Consideriamo i seguenti ordini
alternativi, che risultano grammaticalmente corretti:

(3) a Die eißige Studentin liest viele Bücher in den Sommerferien.


b In den Sommerferien liest die eißige Studentin viele Bücher.
c Liest die eißige Studentin in den Sommerferien viele Bücher?

La frase (a) rappresenta una prova di permutazione rispettivamente di


viele Bücher e in den Sommerferien, la frase (b) di in den Sommerferien e die
eißige Studentin, la frase (c) di liest e die eißige Studentin. I costituenti
possono essere anche molto complessi, come si vede nel seguente esempio
dove uno dei costituenti è composto da una frase in nitiva da cui a sua
volta dipende una relativa:

(4) a Die Mutter versucht das Kind zu füttern, das Hunger hat.
b Das Kind zu füttern, das Hunger hat, versucht die Mutter.

Un secondo tipo di test è costituito dalla prova di sostituzione (nelle sue


varie articolazioni). Consideriamo dapprima la sostituzione con un
pronome (prova di pronominalizzazione). Nella seguente frase, la
sostituzione con pronomi personali porta all’individuazione dei
costituenti die Frau, ihrem Mann e ein Auto:

(5) a Die Frau schenkt ihrem Mann ein Auto.


b Sie schenkt ihrem Mann ein Auto.
c Die Frau schenkt ihm ein Auto.
d Die Frau schenkt es ihrem Mann.

Lo stesso risultato qui è raggiunto mediante la sostituzione con pronomi


interrogativi:

(6) a Die Frau schenkt ihrem Mann ein Auto.


b Wer schenkt ihrem Mann ein Auto?
c Wem schenkt die Frau ein Auto?
d Was schenkt die Frau ihrem Mann?

Come si vede, in molti casi il test di pronominalizzazione mediante un


pronome interrogativo è al contempo anche un test di permutazione. Un
ulteriore test di sostituzione è la prova di sostituzione generale sulla base
di espressioni sinonimiche. Nella frase appena considerata, ad esempio,
die Frau e ihrem Mann possono essere sostituiti con nomi propri come
Brigitte e Karl, ein Auto con il sinonimo einen Wagen ecc.
Va in ne menzionata la sostituzione con zero (detta anche prova di
cancellazione). Se una determinata sequenza può essere cancellata, è
probabile che sia un costituente:

(7) a Peter spielt mit seinem Freund Ball.


b Peter spielt Ball.
c Peter spielt mit seinem Freund.

Il terzo tipo di test è la prova di coordinazione. Se due elementi si lasciano


coordinare, probabilmente siamo in presenza di costituenti:

(8) a Brigitte und ihr dicker Hund essen gerne Schokolade.


b Ich kaufe mir einen neuen Mantel, einen Hut und eine schöne Tasche.

3.2.2. Problemi nell’individuazione dei costituenti

L’applicazione dei test non è però a atto meccanica e presenta alcuni


problemi. Va infatti considerata l’eventualità che un test possa dare esito
positivo in presenza di una sequenza che manifestamente non è un
costituente e altresì che un test possa dare esito negativo in presenza di
una sequenza che manifestamente rappresenta un costituente.
Facciamo qualche esempio riguardo a sequenze che non sono un
costituente ma “passano” lo stesso un test. È il caso del test di sostituzione
generale. Infatti, una sequenza di due (o più) costituenti può essere
sostituita da un solo costituente:

(9) a Er hört | [gerne] [Musik].


b Er hört | [Beethoven].

Oppure una sequenza che palesemente non ha lo status di costituente può


essere sostituita da un costituente:

(10)a Hans liest [ein spannendes Buch über] Schiller.


b Hans liest [gerne] Schiller.

La prova di sostituzione generale, quindi, ha solo un senso se si tiene


conto delle classi di sostituzione. Un elemento deve essere sostituito
sempre da un elemento dello stesso tipo (come in 11a), non da un
elemento di un altro tipo (come in 11b):

(11)a Hans liest Schiller / ein Buch.


b Hans liest Schiller / gerne.

Ad ogni buon conto, la prova di sostituzione, per essere considerata


valida, non deve cambiare completamente la struttura della frase (come
invece accade nel seguente esempio 12):
(12)a Anna möchte [dass die Kinder] kommen.
b Anna möchte [nach München] kommen.

Volgiamo ora la nostra attenzione al caso di indubbi costituenti che non


“passano” un determinato test. Ciò si veri ca con la prova di
cancellazione. Alcuni costituenti, infatti, non possono essere mai
cancellati (come ad es. quelli che fungono da Soggetto):

(13)a Sie wohnt seit zehn Jahren in Rom.


b *Wohnt seit zehn Jahren in Rom.

Anche costituenti di tipo avverbiale, in determinate frasi, non possono


essere cancellati:

(14)a Sie wohnt seit zehn Jahren in Rom.


b *Sie wohnt seit zehn Jahren.
(15)a Ich hänge das Bild an die Wand.
b *Ich hänge das Bild.

Il superamento di una prova non è quindi condizione necessaria e


su ciente per una sequenza al ne di essere considerata costituente: (a)
non è condizione necessaria in quanto vi sono costituenti che non
superano una determinata prova; (b) non è condizione su ciente in
quanto anche non-costituenti possono superare una determinata prova.
Una sequenza può essere pertanto considerata costituente solo quando
supera un numero signi cativo di prove. Ecco perché alla presentazione
delle singole prove è stato detto che il superamento di un test indica un
“probabile” status di costituente.

3.2.3. Costituenti discontinui

Una peculiarità del tedesco è data dal fatto che alcuni tipi di costituenti, in
determinate costruzioni, possono essere interrotti da altri elementi e
presentarsi quindi in forma discontinua. Prendiamo il costituente verbale:

(16)a Peter spielt.


b Peter hat gespielt.
c Peter könnte spielen.

Aggiungendo altri elementi, il costituente verbale, se composto da «verbo


ausiliare + verbo principale», viene diviso:

(17)a Peter spielt mit seinem jüngeren Bruder Schach.


b Peter hat mit seinem jüngeren Bruder Schach gespielt.
c Peter könnte mit seinem jüngeren Bruder Schach spielen.
Anche i cosiddetti verbi separabili possono formare costituenti
discontinui:

(18)a Wahlbetrug kommt immer häu ger vor. (verbo: vorkommen)


b Peter macht seinen Bruder nach. (verbo: nachmachen)

La frase relativa, inoltre, può essere staccata dal sostantivo a cui si


riferisce (e con cui forma un costituente complesso):

(19)a Peter hat mit seinem jüngeren Bruder, den er immer besiegt, gespielt.
b Peter hat mit seinem jüngeren Bruder gespielt, den er immer besiegt.

In certe costruzioni enfatiche, in ne, un attributo può essere staccato dal


sostantivo a cui si riferisce:

(20)a Ich habe keine Gespenster gesehen.


b Gespenster habe ich keine gesehen.

3.2.4. Ambiguità strutturali

A volte, una determinata frase può essere ambigua strutturalmente. Vale a


dire, la frase può ricevere interpretazioni diverse che corrispondono a
segmentazioni in costituenti diverse. Prendiamo il seguente esempio:

(21)Der Mann beobachtet die Frau mit dem Fernglas.


[Der Mann] [beobachtet] [die Frau mit dem Fernglas].
[Der Mann] [beobachtet] [die Frau] [mit dem Fernglas].

Nella prima interpretazione, la sequenza die Frau mit dem Fernglas


rappresenta un unico costituente che può essere, ad esempio, spostato
nella frase o sostituito da un pronome. Il signi cato della frase si può
glossare con ‘l’uomo osserva la donna la quale ha con sé un binocolo’.
Nella seconda interpretazione, la stessa sequenza rappresenta due
costituenti distinti. Ora il signi cato della frase è ‘l’uomo osserva la donna
mediante un binocolo’. Anche la seguente frase presenta un’ambiguità
strutturale:

(22)Die Studenten feiern am Montag nach der Klausur das Ende des Semesters.
[Die Studenten] [feiern] [am Montag nach der Klausur] [das Ende des Semesters].
[Die Studenten] [feiern] [am Montag] [nach der Klausur] [das Ende des Semesters].

Nel primo caso, gli studenti festeggiano il lunedì successivo al giorno della
prova scritta; nel secondo, la festa è il lunedì stesso, al termine della prova
scritta.
??? Su quale ambiguità strutturale si basa la seguente barzelletta?
Gestern hat Herr Müller angefangen, Semmeln zu schneiden, und heute sitzt er immer noch am
Küchentisch und schneidet und schneidet… “Was machst du da bloß so lange”, fragt ihn ein Freund.
“Semmelknödel”, sagt Herr Müller. “Im Kochbuch steht: Drei Tage alte Semmeln schneiden. Morgen
bin ich fertig.”

3.3. Classi di parole e tipi di sintagma

Finora abbiamo parlato genericamente di “costituenti” senza entrare in


merito alla loro struttura interna. Ogni parola, quando entra nella
costruzione di una frase, porta con sé le caratteristiche della sua classe
( essiva/non essiva ecc.) e si unisce con parole di altre classi per formare
costituenti. In genere, ogni costituente fa perno intorno a una
determinata classe di parole e forma un sintagma. Prendiamo come
esempio la seguente frase:

(23)[Der reiche Mann] [schenkt] [seiner jungen Frau] [fast immer] [rote
Rosen] [zu Weihnachten].
der = articolo, reiche = aggettivo, Mann - nome, schenkt = verbo, seiner = pronome, jungen =
aggettivo, Frau = nome, fast = avverbio, immer = avverbio, rote = aggettivo, Rosen = nome, zu =
preposizione, Weihnachten = nome

Così il costituente der reiche Mann ha come elemento principale un nome


(Mann) ed è strutturalmente un sintagma nominale; fast immer ha come
elemento principale un avverbio (immer) ed è un sintagma avverbiale ecc.
Vediamo ora una breve panoramica dei principali tipi di sintagma:

tipo di elemento
esempi
sintagma principale
verbale verbo schläft, hat geschlafen, kann schlafen
nome / Frauen, die Frau, eine schöne Frau, sie,
nominale
pronome die Frau meines Bruders
avverbiale avverbio oft, sehr oft
preposizionale preposizione auf dem Tisch, auf Tischen
aggettivale aggettivo schön, sehr schön

Rispetto alle classi di parole individuate in precedenza (cfr. 2.1.2) va


notato che articolo, congiunzione e particella non possono fungere da
elemento principale di un sintagma. È altresì evidente che un sintagma
può essere composto dal solo elemento principale (così ad es. il sintagma
nominale Paul e il sintagma verbale schläft nella frase Paul schläft).
Finora abbiamo parlato, piuttosto genericamente, di “elemento
principale” del sintagma. Tale elemento e detto testa e presenta le
seguenti caratteristiche:
a) è l’elemento necessario che non può essere tralasciato;
b) è l’elemento che può sostituire l’intero sintagma;
c) è l’elemento da cui dipendono eventuali altri elementi del sintagma.
Facciamo un esempio e consideriamo, all’interno della frase die Frau des
Direktors ist schön, il sintagma nominale die Frau des Direktors: die Frau è la
testa del sintagma in quanto non può essere tralasciato (la frase *des
Direktors ist schön non è grammaticale); die Frau, inoltre, può sostituire
l’intero sintagma (come dimostra la frase die Frau ist schön), in ne, da die
Frau dipende sintatticamente des Direktors.
Il resto del sintagma, detto complemento, è l’elemento che precisa la
testa. Esso dipende sintatticamente dalla testa e può essere di solito
tralasciato. Un caso particolare è dato però dal sintagma preposizionale in
cui sia la testa sia il complemento sono elementi indispensabili.

??? Per quale motivo si assume che la testa di un sintagma come auf dem Tisch sia la
preposizione auf e non dem Tisch (che pur porta il maggior carico semantico del sintagma)?
??? Per quale motivo si assume che la testa di un sintagma come hat geschlafen sia il verbo
ausiliare hat e non geschlafen (che pur porta il maggior carico semantico del sintagma)?

3.4. Diagrammi ad albero e regole per la formazione della frase

Quando vogliamo individuare la struttura di una frase, dobbiamo


dapprima assegnare a ogni parola la sua classe lessicale (N, V, A ecc.), poi
vedere come le parole si uniscono in sintagmi (SN, SV, SA ecc.). La
costituzione dei sintagmi avviene a vari livelli gerarchici. Prendiamo
come esempio un sintagma preposizionale come auf dem Tisch: articolo
(dem) e nome (Tisch) si uniscono nel sintagma nominale dem Tisch, che a
sua volta forma con la preposizione auf il sintagma preposizionale.

3.4.1. Diagrammi ad albero

I diversi livelli gerarchici di una frase possono essere ben rappresentati


gra camente da un diagramma ad albero. Così ad esempio la frase Der
reiche Mann schenkt seiner Frau einen Sportwagen zu Weihnachten:

Vediamo ora il diagramma ad albero della frase Peter trinkt sehr gerne
frische Milch:

Abbiamo visto in precedenza alcune frasi strutturalmente ambigue che


possono avere due letture di erenti. Tali letture corrispondono
rispettivamente a diagrammi distinti. Consideriamo le due possibilità per
Der Mann beobachtet die Frau mit dem Fernglas:
I diagrammi ad albero seguono alcune regole: ogni nodo rappresenta
un costituente (o parte di costituente che in altre costruzioni può fungere
da costituente autonomo); da un nodo possono partire una o più linee
verso il basso, ma una sola linea verso l’alto; le linee non possono
incrociarsi.

3.4.2. Regole per la formazione della frase

Ogni lingua ha regole proprie per formare costituenti e frasi


grammaticalmente corretti. Vediamo ora alcune regole che riguardano il
tedesco. Una frase tedesca deve obbligatoriamente contenere un SN e un
SV. Possiamo formalizzare questa regola nel modo seguente:

F → SN SV (leggi: F è costituito da SN e SV)

In tedesco, oltre al sintagma verbale, una frase presenta sempre un


sintagma nominale (er schläft, es schneit)-, ciò vale anche per i rari tipi di
frase che non contengono un Soggetto (mir ist kalt). In italiano, invece, la
presenza di un SN non è obbligatoriamente richiesta (cfr. frasi come
dorme, nevica, ecc.). La regola per la costruzione della frase italiana è
pertanto: F → (SN) SV.
Ogni tipo di sintagma ha le sue proprie regole di formazione. Vediamo
il SN in tedesco:

SN (Art) (Agg) N (SN/SP)

Un sintagma nominale deve contenere un nome e può contenere,


facoltativamente, un articolo, un aggettivo, un altro SN o, in alternativa,
un SP. I vari elementi devono rispettare l’ordine lineare suindicato.
Facciamo qualche esempio:

N Männer
Art N die Männer
Agg N alte Männer
Art Agg N die alten Männer
N SN Männer dieses Alters
N SP Männer aus Italien

Consideriamo ora le regole per la formazione di alcuni altri tipi di


sintagma:

SAgg → (Avv) Agg (per es. Sie ist sehr schön)


SAvv → (Avv) Avv (per es. Sie läuft sehr schnell)
SP → P SN (per es. Das Buch liegt auf dem Tisch)

Particolarmente complessa è, in ne, la formazione del SV il quale è


costituito, oltre che dal verbo, anche da un numero variabile di sintagmi
obbligatori e di possibili sintagmi facoltativi. I sintagmi
obbligatoriamente richiesti da un verbo, detti complementi, sono
determinati dalla valenza del verbo stesso. Così ad esempio il verbo
schlafen non richiede - prescindendo dal Soggetto che non fa parte del SV -
alcun complemento (er schläft), lieben uno solo (er liebt seine Frau),
schenken due (er schenkt seiner Frau einen Ring). La valenza di un verbo è di
solito realizzata attraverso complementi; dove ciò non avviene, tali
complementi sono sottintesi. Così ad es. posso formare la frase er schenkt
einen Ring, omettendo seiner Frau, quando il destinatario del regalo è noto
al parlante e all’ascoltatore. I complementi mancanti sono pertanto
sempre ricostruibili dal contesto situazionale.
Non così i sintagmi facoltativi che rappresentano aggiunte non
richieste dalla struttura del verbo stessa. Esempi potrebbero essere il
sintagma avverbiale morgen o il sintagma preposizionale zum Geburtstag
nella frase seguente:

(24)Morgen schenkt er seiner Frau einen Ring zum Geburtstag.

3.5. Ordine delle parole a livello di sintagma

Passiamo ora in rassegna i vari tipi di sintagmi esistenti in tedesco


considerando, rispettivamente, l’ordine lineare tra testa (T) e
complemento (C). Analizziamo dapprima il sintagma nominale. Il più
delle volte troviamo l’ordine TC:

die Beschreibung des Buches;


der Inhalt von vielen Büchern;
der Wunsch nach Frieden;
die Museen in München;
die Museen dort;
der Mann, den ich gestern gesehen habe;

In questi esempi, il complemento è rispettivamente un SN al genitivo, un


SP, un SAvv e una frase relativa. Solo in alcuni casi abbiamo l’ordine
inverso CT:

Annas Hut: Vaters Stock

Qui il complemento, un SN al genitivo, è costituito da un nome proprio o


da un nome di parentela. Possiamo quindi a ermare che l’ordine
principale per il SN è TC.
Vediamo ora il sintagma aggettivale. Se l’aggettivo ha funzione
attributiva, si ha l’ordine CT; il complemento può essere un SAvv o un SP:

die [sehr gute] Arbeit; das [extrem nützliche] Buch


der [an Linguistik interessierte] Student; die [vor Freude erschöpfte] Frau
In caso di funzione predicativa, invece, sono possibili entrambi gli ordini
(CT e TC):

sie ist [an Linguistik interessiert]


sie ist [interessiert an Linguistik]

Per il sintagma avverbiale, l’ordine è sempre CT:

sie liest [sehr oft] Romane; sie läuft [sehr schnell]; er steigt [den Berg hinauf]

Il sintagma preposizionale presenta, come ordine più di uso, TC:

vor dem Haus; nach dem Essen; in der Stadt;


wegen des Geldes; gegenüber dem Haus; entgegen der Meinung; entlang des Flusses

Alcune preposizioni permettono, come alternativa, l’ordine CT (e sono


quindi anche postposizioni):

des Geldes wegen: dem Haus gegenüber; der Sonne entgegen; den Fluss entlang

Alcune preposizioni, in ne, consentono esclusivamente l’ordine CT (e


sono quindi postposizioni a tutti gli e etti):

der Gerechtigkeit halber; der Freundschaft zuliebe

Il sintagma verbale, in senso stretto, comprende il verbo principale ed


eventualmente anche il verbo ausiliare e la negazione. Nella frase
principale, l’ordine è TC; nella secondaria introdotta da congiunzione,
invece, è CT (si ricordi che il verbo “ausiliare” è considerato come testa!):

er kann schwimmen / er schwimmt nicht


… weil er schwimmen kann!… weil er nicht schwimmt

Possiamo quindi riassumere i rispettivi ordini nella seguente tabella:

SN SAgg SAvv SP SV
ordine TC (CT) CT (TC) CT TC (CT) TC/CT

È evidente che il tedesco contemporaneo non presenta un unico ordine


lineare. Ma è possibile individuare tra le due alternative un ordine
principale? Alcuni fatti diacronici ci indicano che l’ordine principale è
costituito da TC. Prendiamo il sintagma nominale che oggi presenta
ancora entrambi gli ordini. Nei secoli scorsi, strutture del tipo des Mannes
Mütze (con il complemento genitivale preposto) erano di use; oggi invece
non sono più usuali (si dice: die Mütze des Mannes). Si nota quindi che
l’ordine CT ha perso terreno nei confronti di TC. Simile è lo sviluppo
storico nel caso del sintagma preposizionale. Un tempo, le postposizioni
(ordine CT) erano di use in tedesco; nella lingua odierna, invece, tutta
una serie di postposizioni vengono sempre più usate come preposizioni
(ordine TC) - così ad esempio wegen, gegenüber, entsprechend, gemäß ecc.
Per quanto riguarda il sintagma verbale, i due ordini sembrano paritetici:
TC nella frase principale, CT nella secondaria. Il fatto che alcune
secondarie tendano, specialmente nella lingua parlata, ad assumere
l’ordine TC (v. 3.8.1.), è forse un ulteriore segno del progressivo a ermarsi
di TC. In conclusione, solamente nei sintagmi aggettivale e avverbiale
(peraltro strettamente imparentati) l’ordine CT mantiene la sua posizione.

??? Si può stabilire un collegamento tra l’ordine lineare all’interno dei sintagmi e l’ordine
lineare all’interno delle parole (composte)?
??? Cercate di confrontare, passando in rassegna i vari tipi di sintagmi, l’ordine lineare in
tedesco e in italiano!

3.6. Ordine delle parole a livello di frase

3.6.1. Il sintagma verbale come ossatura della frase: testa e complemento

Abbiamo visto che il sintagma verbale, in senso stretto, presenta nella


frase principale l’ordine TC, nella secondaria l’ordine CT. Consideriamo ora
il sintagma verbale in senso lato: esso comprende anche i sintagmi che
esprimono l’Oggetto diretto e indiretto (in quanto sintagmi dipendenti
direttamente dal verbo) e costituisce pertanto l’ossatura della frase.
Vediamo qualche esempio di frase principale (in cui è evidenziato il verbo
nito):

(25)a Er kauft ein Auto.


b Er kauft seiner Frau ein Auto.
c Er hat ein Auto gekauft.
d Er will seiner Frau ein Auto kaufen.

Oggetto diretto e indiretto si trovano alla destra del verbo nito (come del
resto il verbo non nito che qui è gekauft e kaufen). L’ordine è pertanto TC.
Consideriamo ora la frase secondaria introdotta da congiunzione, dove
l’ordine è invece CT; Oggetto diretto e indiretto stanno alla sinistra del
verbo nito (come del resto anche il verbo non nito):
(26)a … weil er ein Auto kauft.
b … weil er seiner Frau ein Auto kauft.
c … weil er ein Auto gekauft hat.
d … weil er seiner Frau ein Auto kaufen will.

In conclusione, l’ordine lineare del sintagma verbale in senso lato è


sempre identico a quello che caratterizza il sintagma verbale in senso
stretto.

3.6.2. Il sintagma verbale come ossatura della frase: l’analisi in “campi


sintattici”

L’analisi in campi sintattici parte dal presupposto che il sintagma verbale,


ossatura della frase, è spesso un costituente discontinuo. Ciò può
veri carsi quando abbiamo un verbo ausiliare che a anca quello
principale. Prendiamo come esempio la seguente frase principale:

(27)Er hat seiner Frau ein Auto zum Geburtstag geschenkt.

Le due parti del SV formano la cosiddetta Satzklammer (parentesi


frasale): il verbo nito costituisce la linke Satzklammer, il verbo non- nito
la rechte Satzklammer. Ciò che precede il verbo nito è detto Vorfeld
(campo preposto), quello che si trova tra le due Satzklammern è detto
Mittelfeld (campo interposto), quello che è situato dopo il verbo non-
nito è dettò Nachfeld (campo posposto). Nel nostro esempio (27), er
costituisce il Vorfeld, seiner Frau ein Auto zum Geburtstag il Mittelfeld, il
Nachfeld rimane vuoto.
Esistono, in tedesco, tre tipi di frase a seconda della posizione del verbo
nito:
a) verbo in prima posizione; è l’ordine tipico delle frasi interrogative
totali (Kommt er morgen?);
b) verbo in seconda posizione; è l’ordine tipico delle frasi principali
dichiarative (Er kommt morgen.);
c) verbo in ultima posizione; è l’ordine tipico delle frasi secondarie
introdotte da congiunzione (… weil er morgen kommt.).
Possiamo applicare l’analisi in campi sintattici a queste tre tipologie di
ordine delle parole:
Linke Rechte
Vorfeld Mittelfeld Nachfeld
Satzklammer Satzklammer
vari verbo non 1
V-l verbo nito
costituenti nito costituente
1 vari verbo non 1
V-2 verbo nito
costituente costituenti nito costituente
verbo non
V- vari 1
congiunzione nito + verbo
nale costituenti costituente
nito

N.B. Sono riportati in grassetto gli elementi obbligatori della costruzione.


Va considerato che è obbligatorio, inoltre, il Soggetto della frase e, a
seconda del verbo, possono esserlo anche altri elementi (come Oggetto
diretto, Oggetto indiretto e certi Complementi avverbiali).
Facciamo qualche altro esempio per ogni tipo di frase:
Linke Rechte
Vorfeld Mittelfeld Nachfeld
Satzkl. Satzkl.
V-l Meldet sie sich zum Test?
Meldet sie sich zum Test an?
Meldet sie sich an zum Test?
Komm!
Hör endlich auf damit!
gestern nach
V-2 Er ist gegangen.
Hause
zu seiner
Gestern ist er nach Hause gegangen
Frau.
Es schneit.
ein Mann vor der
Es stand
Tür.
Wann ging er nach Hause?
V-
weil er nach Hause ging
n.
dass sie sich anmeldet zum Test.
um sich anzumelden.
den er sieht.

Il verbo nito si trova in prima posizione nelle frasi interrogative totali e


nelle frasi imperative (in altre parole: il Vorfeld è vuoto). Il verbo nito si
trova in seconda posizione nelle frasi dichiarative e nelle interrogative
introdotte da un pronome; in ultima posizione nelle frasi secondarie
introdotte da una congiunzione (come weil, dass, um) o da un pronome
relativo.

3.6.3. Regole posizionali per il Vorfeld, Mittelfeld e Nachfeld

Vediamo ora, più in dettaglio, alcune regole che governano i vari campi
sintattici della frase tedesca. Volgiamo dapprima la nostra attenzione al
Vorfeld. Nel Vorfeld non può essere collocato più di un unico costituente:

(28)a Er | ging gestern ins Kino.


b Gestern | ging er ins Kino.
c *Er gestern | ging ins Kino.

Tale costituente può essere di varia complessità:

(29)a Gestern | ging er ins Kino.


b Gestern nach dem Abendessen | ging er ins Kino.
c Nachdem er gestern zu Abend gegessen hatte, | ging er ins Kino.

Come vediamo dall’ultimo esempio, il primo costituente può anche


consistere in una frase secondaria. Risulta pertanto inappropriato
a ermare che in una frase principale, posposta a una secondaria, il verbo
si trovi al “primo” posto - considerando l’intero periodo, la frase
secondaria non è altro che un unico costituente e pertanto il verbo è
sempre collocato al secondo posto.
Il Vorfeld può essere anche occupato dal pronome es, con tre funzioni
fondamentalmente diverse:
- pronome soggetto “pieno”: Es [das Buch] liegt auf dem Tisch.
- pronome soggetto “vuoto”: Es schneit.
- pronome soggetto “segnaposto”: Es stand ein Mann vor der Tür.
Nell’ultimo caso, il pronome cade non appena il soggetto “vero” torna in
prima posizione:

(30)Ein Mann stand vor der Tür.

Va precisato, in ne, che le congiunzioni coordinanti - come und, oder, aber,


sondern, denn - sono preposte al Vorfeld (tale posizione è detta “Vor-
Vorfeld” o anche “Außenfeld”):

(31)a Aber | er | ging ins Kino.


b Denn | er | ging ins Kino.

Si ricorda però che i cosiddetti avverbi congiunzionali sono collocati nel


Vorfeld stesso:

(32)a Dennoch | ging er ins Kino.


b Deswegen | ging er ins Kino.

Il Mittelfeld può consistere in un numero imprecisato di costituenti. Nel


caso dei pronomi, la sequenza degli elementi è ben regolata: prima viene il
pronome del Soggetto (nominativo), poi quello dell’Oggetto diretto
(accusativo), poi quello dell’Oggetto indiretto (dativo). Prendiamo come
punto di partenza la domanda Wird der Mann der Frau das Buch schenken?,
a cui si può rispondere con la costruzione che mette in evidenza schenken:

(33)Schenken wird er es ihr. [er = NOM, es = ACC, ihr = DAT]


Quando non abbiamo pronomi, l’ordine è abbastanza libero. Sono soltanto
riscontrabili alcune tendenze. In genere, abbiamo le seguenti sequenze
relative:
1) L’elemento dato/conosciuto precede l’elemento nuovo/sconosciuto.
Così, in risposta alla domanda Was hat der Mann der Frau geschenkt? (dove
Frau è un elemento dato), l’ordine lineare più di uso è il seguente:

(34)a Der Mann hat der Frau das Buch geschenkt.

Meno di uso risulta invece l’ordine inverso (accettabile solo in


determinati contesti):

(34)b ?Der Mann hat das Buch der Frau geschenkt.

Viceversa, in risposta alla domanda Wem hat der Mann das Buch geschenkt?
(dove das Buch è un elemento dato), l’ordine lineare più di uso è il
seguente:

(35)Der Mann hat das Buch der Frau geschenkt.

A questa tendenza generale si ricollega una seconda tendenza, più


speci ca, basata sul fatto che entità conosciute vengono spesso codi cate
da SN de niti, entità sconosciute da SN inde niti.
2) Un SN de nito (es.: die Frau) precede un SN inde nito (es.: ein Buch). I
seguenti due esempi rappresentano l’ordine lineare non marcato a
seconda che il tema del discorso sia la donna o il libro:

(36)a Der Mann hat der Frau ein Buch geschenkt.


b Der Mann hat das Buch einer Frau geschenkt.

Alla tendenza generale di dare precedenza all’elemento dato si ricollega


una terza tendenza, più speci ca, basata sul fatto che entità conosciute
vengono spesso codi cate da pronomi, entità sconosciute no.
3) Un SN pronominale di regola precede un SN non-pronominale:

(37)a Der Mann hat ihr das Buch geschenkt.


b Der Mann hat es der Frau geschenkt.

Un’ulteriore tendenza riguarda la funzione sintattica del rispettivo


costituente.
4) Il Soggetto tende a precedere l’Oggetto; l’Oggetto indiretto tende a
precedere quello diretto. Così, al di fuori di uno speci co contesto, l’ordine
più di uso è ad esempio il seguente:
(38)a … weil ein Mann einer Frau ein Buch geschenkt hat.
b … weil der Mann der Frau das Buch geschenkt hat.

L’ordine lineare più di uso (Soggetto-Oggetto indiretto-Oggetto diretto)


rispecchia il grado di attività caratterizzante i partecipanti all’azione: il
Soggetto spesso è l’entità che compie l’azione, l’Oggetto indiretto quella
che ne è interessata, l’Oggetto diretto quella che la subisce (vedi sotto 3.7.).
A ciò può essere ricondotta un’ulteriore tendenza empirica concernente
l’animatezza dell’entità a cui si riferisce il SN in questione.
5) Un SN con referente animato precede un SN con referente
inanimato. Vediamo un esempio in cui l’Oggetto diretto precede
“sorprendentemente” quello indiretto, proprio in virtù della sua
animatezza. Ciò si veri ca con verbi del tipo unterziehen o aussetzen:

(39)a Die Ärztin hat einen Patienten einer Therapie unterzogen.


b Er hat die Frau der Gefahr ausgesetzt.

Vanno in ne menzionate due ulteriori tendenze:


6) Soggetto e Oggetto tendono a precedere indicazioni circostanziali di
vario tipo (tempo, luogo, modo, causa ecc.).
7) I costituenti di minor peso semantico e sintattico tendono a
precedere quelli di maggior peso.
Il Nachfeld risulta di regola occupato solo in alcune costruzioni con
frasi secondarie nite e in nite (40), nonché in frasi indicanti un
paragone (41):

(40)a Die Kinder haben gesagt, sie hat eine Geschichte erzählt.
b Er fängt an zu erzählen.
(41)a Gestern hat es mehr geregnet als heute.
b Er konnte die Stimme modulieren wie ein Schauspieler.

In tutti gli altri casi, lo spostamento di un costituente dal Mittelfeld al


Nachfeld è una mera questione stilistica. Ciò può avvenire quando un
costituente è particolarmente lungo, quando lo si vuole mettere in
particolare evidenza o, al contrario, quando è considerato un’aggiunta di
poca importanza.
Va precisato, in ne, che Soggetto e Oggetto (diretto/indiretto) di
norma non compaiono mai nel Nachfeld.

3.7. Funzioni semantiche e sintattiche nella frase semplice


Finora abbiamo parlato dei vari tipi di sintagmi (nominali, verbali,
aggettivali ecc.), ma non delle loro funzioni nella frase. Possiamo
distinguere le funzioni semantiche da quelle sintattiche.

3.7.1. Le funzioni semantiche

Consideriamo dapprima la seguente coppia di frasi:

(42)a Peter nimmt das Buch von seiner Mutter.


b Peter bekommt das Buch von seiner Mutter.

Entrambe le frasi hanno lo stesso numero di costituenti con la stessa


struttura interna. Diverso è solo il verbo, e con ciò cambia la funzione
semantica dei vari costituenti: nel primo caso, Peter attivamente si
procura il libro; nel secondo, lo riceve passivamente in dono. In generale,
esistono varie funzioni semantiche nella frase (dette anche “ruoli
semantici” o “ruoli tematici”):
- Agente è l’entità che compie l’azione causando un mutamento dello
stato delle cose:

(43)a Sandra schlägt ihren Mann, b Sandra wäscht ihr Auto.

- Paziente è l’entità che subisce l’azione:

(44)a Sandra schlägt ihren Mann. b Sandra wäscht ihr Auto.

- Bene ciario è l’entità che riceve qualcosa:

(45)a Er schenkt seiner Frau einen Ring.


b Der Mann erhielt einen Gutschein.

- Strumento è l’entità usata per compiere una determinata azione o


raggiungere un determinato stato:

(46)a Sie isst die Suppe mit einem Lö el.


b Er wurde durch Arbeit reich.

- Possessore è l’entità che ha la proprietà o il controllo di qualcosa, oppure


l’entità a cui viene attribuita una determinata caratteristica:

(47)a Ich habe zwei Autos.


b Mir gehören mehrere Häuser.
- Esperiente è l’entità che prova un sentimento o prende coscienza di
qualcosa:

(48)a Er hasst seinen Bruder.


b Ihn bewegt das Schicksal seines Freundes.

- Origine è il punto d’inizio di un movimento concreto o astratto:

(49)a Er kommt aus dem Zimmer.


b Er kommt aus dem Rhythmus.

- Meta è il punto d’arrivo di un movimento concreto o astratto:

(50)a Er kommt ins Krankenhaus.


b Er kommt in Schwierigkeiten.

3.7.2. Le funzioni sintattiche

Le funzioni sintattiche svolte dai vari costituenti corrispondono alle


tradizionali nozioni grammaticali (Soggetto, Predicato, Oggetto,
Attributo, Complemento avverbiale). Si tratta di concetti relazionali che
indicano la funzione di un costituente in rapporto agli altri costituenti
della frase. Sono funzioni che esistono in molte lingue, forse si tratta
addirittura di universali linguistici.
Non sussiste alcun rapporto diretto tra la struttura sintattica di un
costituente e la sua funzione sintattica. Così ad es. uno stesso sintagma
(die ganze Zeit, SN) può svolgere funzioni sintattiche diverse:
- Soggetto: Die ganze Zeit war schön.
- Oggetto diretto: Ich habe die ganze Zeit genossen.
- Complemento avverbiale: Die ganze Zeit hat es geregnet. Come vedremo
più avanti, funzioni sintattiche e funzioni semantiche sono
tendenzialmente correlate - ma le corrispondenze non sono a atto
automatiche. Rivedendo le frasi citate al paragrafo precedente, risulta ad
esempio evidente che il Soggetto sintattico può svolgere numerose
funzioni semantiche diverse. Passiamo ora in rassegna le principali
funzioni sintattiche.
1) Soggetto. Il Soggetto sintattico, in tedesco, è un costituente
indipendente dal verbo (in altre parole: non fa parte del sintagma verbale);
mostra congruenza con il verbo nito per numero e persona; compare al
nominativo; svolge normalmente il ruolo semantico dell’Agente; la
corrispondente frase interrogativa parziale è introdotta da wer/was.
Vediamo di approfondire brevemente alcune di queste caratteristiche.
La congruenza con il verbo nito ci permette di individuare il Soggetto
di una frase. Una prima prova di congruenza parte dal costituente di cui
intendiamo stabilire la funzione sintattica e consiste nel modi care il suo
numero (da singolare a plurale o viceversa). Quando, modi candolo, si ha
come risultato una frase accettabile, allora il costituente in questione non
può essere Soggetto della frase. Nel seguente esempio ein Auto viene
pluralizzato (Autos), il verbo rimane al singolare, la frase è corretta lo
stesso:

(51)a Ein Auto schenkt die Frau dem Mann.


b Autos schenkt die Frau dem Mann.

Quando invece il risultato della prova di pluralizzazione è una frase


inaccettabile, allora quel costituente è il Soggetto della frase:

(52)a Ein Auto schenkt die Frau dem Mann.


b *Ein Auto schenkt die Frauen dem Mann.

Per essere corretta, infatti, la frase (52b) dovrebbe presentare un verbo al


plurale (schenken). Viceversa, una seconda prova di congruenza parte dal
verbo. Una volta modi cato il numero del verbo, proviamo anche a
cambiare il numero dei vari SN presenti nella frase. Se il risultato è una
costruzione grammaticale, il costituente in questione rappresenta il
Soggetto (die Frauen in 53b); se la frase è agrammaticale, il costituente
avrà una funzione diversa (Autos in 53c):

(53)a Ein Auto schenkt die Frau dem Mann.


b Ein Auto schenken die Frauen dem Mann.
c * Autos schenken die Frau dem Mann.

Abbiamo detto che una caratteristica fondamentale del Soggetto in


tedesco è quella di comparire al nominativo. A volte risulta di cile
individuare il Soggetto poiché il nominativo può coincidere formalmente
con altri casi. Prendiamo la seguente frase in cui una madre maltratta la
glia:

(54)a Die Mutter [NOM] schlägt die Tochter [ACC].

L’e ettivo caso dei due sintagmi nominali in questione diventa evidente
se si sostituiscono i rispettivi sostantivi:

(54)b Die Mutter schlägt den Sohn [ACC].


c Der Vater [NOM] schlägt die Tochter.
Va inoltre precisato che non tutti i nominativi sono e ettivamente il
Soggetto della frase (negli esempi seguenti il Soggetto è evidenziato):

(55)a Meine Freundin [NOM] wird Ärztin [NOM].


b Einsteins Theorie [NOM] ist ein großer Fortschritt [NOM].
c Der Admiral [NOM] bleibt Flottenkommandant [NOM].
d Als Lehrer [NOM] ist er [NOM] sehr streng.

In alcuni casi, il Soggetto non è dato da un sintagma nominale ma da una


frase secondaria:

(56)a Wer anderen eine Grube gräbt, fällt selbst hinein.


b Dass ihr die Prüfung bestanden habt, freut mich.
c Bachs Fugen zu spielen ist nicht leicht.

??? Come si può dimostrare, attraverso una prova di sostituzione, che si tratta e ettivamente
del Soggetto della frase?

Il Soggetto, in ne, corrisponde normalmente al ruolo semantico


dell’Agente. Così nella seguente frase:

(57)a Der Verbrecher tötete die Frau.

Ma sono possibili anche frasi come:

(57)b Die Frau wurde getötet.


c Das Messer tötete die Frau.

Nella frase (57b) abbiamo una costruzione passiva in cui il Soggetto è dato
dal Paziente. Il passivo viene usato quando l’Agente è sconosciuto o
considerato poco rilevante rispetto al Paziente. Nella frase (57c),
costruzione assai rara, lo Strumento diventa Soggetto. Ciò accade in
contesti particolari. Immaginiamo il caso di un corpo che presenta ferite
multiple:

(57)d Das Messer tötete die Frau, nicht die Kugel.

2) Oggetto diretto. L’Oggetto diretto compare all’accusativo e svolge di


solito il ruolo semantico del Paziente; la corrispondente frase
interrogativa parziale è introdotta da wen/was; se la frase viene
passivizzata, l’Oggetto diretto diventa Soggetto della frase passiva:

(58)a Die Frau tötete den Mann.


b Der Mann wurde (von der Frau) getötet.

3) Oggetto indiretto. L’Oggetto indiretto compare di solito al dativo (in


rari casi al genitivo) ed è spesso associato al ruolo semantico del
Bene ciario; la corrispondente frase interrogativa è introdotta da
wem/was (oppure con wessen se è genitivo); se la frase viene passivizzata,
l’Oggetto indiretto rimane inalterato nella sua funzione:

(59)a Die Frau gibt dem Mann das Buch.


b Das Buch wird dem Mann gegeben (von der Frau).

Un numero piuttosto alto di verbi reggono sia un Oggetto diretto sia un


Oggetto indiretto (come nell’esempio precedente geben):
verbi che reggono accusativo e dativo [selezione]:

abgewöhnen, abkaufen, abnehmen, abtreten, anbieten, angewöhnen, anstecken, antun,


anvertrauen, aufdrängen, aufzwingen, befehlen, beichten, beifügen, beimischen, berichten,
bescheinigen, beweisen, bringen, deuten, eingeben, empfehlen, entgegenhalten, entlocken,
entnehmen, erklären, ermöglichen, erzählen, geben, genehmigen, gestatten, gestehen,
gönnen, klagen, lassen, leihen, liefern, melden, nachweisen, nahelegen, nehmen, raten, sagen,
schenken, schicken, schreiben, schulden, übergeben, untersagen, verbieten, verheimlichen,
verkünden, versprechen, verzeihen, vorlesen, widmen, zeigen, zurufen, zutrauen,
zurückzahlen

Sono meno numerosi i verbi che reggono esclusivamente un


complemento al dativo:

verbi che reggono il dativo [selezione]:


ähneln, angehören, au allen, ausweichen, begegnen, beistehen, danken, dienen, drohen,
einfallen, entkommen, entsprechen, fehlen, folgen, gefallen, gehören, gelingen, gratulieren,
helfen, kündigen, misstrauen, nachgeben, nachlaufen, sich nähern, nützen, passen, schaden,
trauen, wehtun, winken, zuhören, zuschauen, zureden

In rari casi, in ne, l’oggetto indiretto compare al genitivo come


nell’esempio Sie schämt sich ihres Mannes:

verbi che reggono il genitivo [selezione]:


sich bemächtigen, sich erinnern, gedenken, sich schämen, sich vergewissern

Dall’Oggetto indiretto al dativo va tenuto distinto il cosiddetto dativo


libero. Confrontiamo le seguenti due frasi dalla struttura sintattica
apparentemente uguale:

(60)a Er schenkt ihr eine Dose. [Oggetto indiretto]


b Er ö net ihr eine Dose. [dativo libero]

L’Oggetto indiretto è alle dipendenze del relativo verbo e fa


obbligatoriamente parte della struttura frasale. Se non dovesse
esplicitamente comparire nella frase, tale mancanza è avvertita come una
ellissi:

(61)Er schenkt eine Dose.


Questa frase è solo accettabile se l’ascoltatore conosce il contesto
situazionale e sa chi è il bene ciario di questo dono. Altrimenti,
l’ascoltatore chiederà subito wem? (‘a chi’). Diverso è il caso del dativo
libero che è un costituente facoltativo, mai sottinteso:

(62)Er ö net eine Dose.

Sentendo o leggendo questa frase, nessuno domanderà spontaneamente


wem? (‘a chi’). Dal punto di vista semantico, si distinguono vari tipi di
dativi liberi:

dativus esempio parafrasi


Er ö net die Tür für sie / zu ihrem
commodi Er ö net ihr die Tür.
Vorteil.
Die Vase fällt ihr zu Die Vase fällt zu Boden (zu ihrem
incommodi
Boden. Nachteil).
Er schneidet ihr die
possessivus Er schneidet ihre Haare.
Haare.
Das ist meiner Ansicht nach zu
iudicantis Das ist mir zu teuer.
teuer.
Fahr mir nicht zu
ethicus Fahr mir zuliebe nicht zu schnell!
schnell!

Il dativus commodi indica l’entità che risulta avvantaggiata dall’azione


verbale, il dativus incommodi l’entità che ne risulta svantaggiata; i due
dativi possono essere rispettivamente parafrasati da costruzioni con zum
Vorteil von e zum Nachteil von. Il dativo possessivo indica un’entità che è
posseduta da un’altra entità o ne fa parte e può essere sostituito dal
pronome possessivo. Il dativus iudicantis esprime un’opinione e un punto
di vista personale; può essere sostituito da espressioni come meiner
Ansicht nach o in meinen Augen. Il dativus ethicus, in ne, indica una
persona coinvolta dall’azione (a livello prevalentemente emotivo) e può
essere glossato con espressioni del tipo mir zuliebe ecc. (la frase nel
complesso indica una sorta di obbligo morale, da cui anche il nome
“etico”).
Solamente gli ultimi due tipi di dativo - iudicantis ed ethicus - possono
co-occorrere con un Oggetto indiretto al dativo. Un esempio è dato dalle
seguenti frasi:

(63)a Er hat mir seinem Bruder zu wenig geholfen. [iudicantis]


b Dass du mir seinem Bruder hilfst! [ethicus]
4) Oggetto preposizionale. L’Oggetto preposizionale consiste in una
preposizione, ssata idiomaticamente in dipendenza del verbo, e in un
sintagma nominale:

(64)Ich denke an meinen Bruder.


(65)Ich warte auf meine Mutter.

Si noti che la preposizione facente parte di un oggetto preposizionale ha


una semantica “ridotta” (si è perso infatti l’originario signi cato spaziale)
e non può essere sostituita da un’altra preposizione:

(66)a Ich warte auf meine Mutter / *an meine Mutter / *vor meiner Mutter /….

Tale sostituzione, invece, è sempre possibile quando la preposizione


conserva il suo signi cato e risulta indipendente dal verbo:

(66)b Ich warte auf der Treppe / an der Treppe / vor der Treppe / … .

Vediamo alcuni dei più di usi verbi che reggono un Oggetto


preposizionale:
verbi che reggono un Oggetto preposizionale (preposizione ssa +
SN) [selezione]:

an+D: fehlen an, zweifeln an;


an+A: glauben an, sich wenden an;
auf+D: basieren auf, bestehen auf;
auf+A: aufpassen auf, hören auf;
für: sich bedanken für, sich interessieren für;
in+A: sich verlieben in, sich verwandeln in;
mit: beginnen mit, sich verstehen mit;
nach: fragen nach, suchen nach;
über+A: lachen über, nachdenken über;
um: sich bemühen um, sich kümmern um;
von: abhängen von, träumen von;
vor+D: iehen vor, sich fürchten vor;
zu: führen zu, gehören zu;

5) Predicato. Il Predicato è considerato, assieme al Soggetto, un


costituente indispensabile della frase e indica di solito un’azione, un
avvenimento o un processo riferiti al Soggetto. Sintatticamente, il
Predicato è costituito da tutte le forme verbali nite e non nite di una
determinata frase. Il Predicato può essere semplice (formato dal solo
verbo principale) oppure complesso (formato da verbi ausiliari oltre che
dal verbo principale). Facciamo qualche esempio di Predicato complesso:

(67)a Er ist spät nach Hause gekommen.


b Sie wollte ihm nur helfen.

6) Predicativo. Il Complemento predicativo indica proprietà riferite al


Soggetto e all’Oggetto della frase:

(68)a Sie ist schön. (Soggetto)


b Sie wird Ministerin. (Soggetto)
(69)a Ich nde sie schön. (Oggetto)
b Er nannte sie eine Lügnerin. (Oggetto)

Nel primo caso troviamo i cosiddetti verbi copulativi (sein, werden, bleiben
ecc.) che collegano il Soggetto a un aggettivo o un nome, nel secondo caso
verbi estimativi (come nden) esprimenti un giudizio e verbi appellativi
(come nennen) indicanti un processo di denominazione.
7) Complemento avverbiale. Il Complemento avverbiale contiene
indicazioni di tempo, luogo, modalità, causa, nalità ecc. Il più delle volte,
tali complementi sono facoltativi:

(70)Sie kocht [heute] [in der Küche] [mit großer Begeisterung] [trotz ihrer Krankheit].

Solamente in alcuni casi il Complemento avverbiale è obbligatoriamente


richiesto dal verbo:

(71)a Er wohnt [in Rom].


b Sie verbringt den Urlaub [in Florenz].

??? Conoscete altri verbi che richiedono un Complemento avverbiale obbligatorio?

8) Attributo. L’Attributo è un sub-costituente facoltativo che determina


un SN. L’Attributo può essere realizzato sintatticamente mediante
strutture diverse:

(72)a Der interessante Brief war lang. [aggettivo o participio aggettivale]


b Der Brief, der interessant war, war lang. [frase relativa]
c Der Brief des Freundes war lang. [SN al genitivo]
d Der Brief aus Köln war lang. [SP]
e Der Brief dort war lang. [SAvv]

Come Attributo può fungere anche un SN appositivo, che di solito


riprende il caso del SN a cui si riferisce:
(73)a Ich habe eine Tasse [A] schwarzen Ka ee [A] getrunken.
b Ich habe mit Peter [D], dem Mannschaftskapitän [D], gesprochen.

3.8. Frase principale e frase secondaria

3.8.1. La distinzione tra frase principale e frase secondaria

La frase principale viene spesso de nita come frase autonoma, vale a dire
come frase che può stare da sola:

(74)a Ich gehe nach Hause.


b Es schneit jeden Tag.
c Peter ist schlau.

In periodi complessi, però, possono comparire frasi principali che non


hanno questa totale autonomia:

(75)a Ich meine, dass du dich schlecht benommen hast.


b *Ich meine.
(76)a Dass du dich gut benommen hast, ist einfach nicht wahr.
b *Ist einfach nicht wahr.

Dobbiamo quindi completare la nostra de nizione iniziale: per “frase


principale” si intende una frase autonoma o una frase che, nel periodo
complesso, non dipende da nessun’altra frase. Per frase secondaria,
invece, si intende una frase che non può stare da sola in quanto dipende da
un’altra frase nel periodo.
In tedesco, la distinzione tra frase principale e secondaria è spesso
correlata a una di erenza nella posizione del verbo nito: la frase
principale presenta il verbo al secondo posto (fanno eccezione le
interrogative totali Geht er nach Hause? e certe esclamative Hätte ich doch
mehr Zeit!), la frase secondaria presenta il verbo nito all’ultimo posto
(fanno eccezione alcune secondarie senza congiunzione come in Er glaubt,
er sei krank).
In alcuni casi non è facile stabilire se ci troviamo di fronte a una
principale o una secondaria. Prendiamo i seguenti due esempi
(costruzioni di questo tipo si riscontrano spesso nella lingua parlata):

(77)a Er ist müde, weil er hat viel gearbeitet.


b Ich bin sehr in Eile, obwohl etwas Zeit könnte ich doch nden.
Le congiunzioni weil e obwohl normalmente introducono frasi secondarie:
il verbo dovrebbe stare in ultima posizione, invece qui è collocato al
secondo posto. Resta aperta la questione se si tratta di frasi secondarie
che, eccezionalmente, hanno il verbo “fuori posto” o se, proprio in virtù
della posizione verbale, non si tratta piuttosto di frasi principali.
Nei periodi complessi, più che di frase principale e secondaria, è il caso
di parlare di frase sovraordinata e frase subordinata. In tal modo si rende
conto del fatto che da una frase secondaria possono dipendere altre
secondarie:

(78)Es ist dumm, dass er nach Hause geht, bevor er seine Arbeit beendet hat.

La frase dass er nach Hause geht è subordinata rispetto a es ist dumm, ma


sovraordinata rispetto a bevor er seine Arbeit beendet hat. Tale gerarchia
viene evidenziata dalla prova di cancellazione. Non è infatti possibile
cancellare una frase sovraordinata mantenendo la rispettiva subordinata:

(79)*Es ist dumm, bevor er seine Arbeit beendet hat.

A volte non è facile stabilire quale sia la frase sovraordinata rispetto a una
determinata subordinata. Prendiamo il seguente esempio (80a) che può
aver due letture di erenti (80b/c):

(80)a Brigitte fährt nach Köln, obwohl sie müde ist, weil sie viel Arbeit hat.
b Brigitte fährt nach Köln, obwohl sie müde ist, weil sie viel Arbeit hat.
c Brigitte fährt nach Köln, obwohl sie müde ist, weil sie viel Arbeit hat.

Nella prima lettura (80b), la frase introdotta da weil dipende dalla sola
secondaria introdotta da obwohl e indica una spiegazione per la
stanchezza di Brigitte. Nella seconda lettura (80c), invece, la frase dipende
dal complesso «frase principale + secondaria introdotta da obwohl» e
contiene una spiegazione per il fatto che Brigitte si rechi a Colonia
nonostante la sua stanchezza.
È in ne interessante notare che, in racconti spontanei, le informazioni
più importanti - gli eventi che costituiscono l’ossatura del racconto - sono
quasi sempre convogliate da frasi principali, informazioni supplementari
invece espresse da frasi secondarie.

3.8.2. Collegamento tra frasi: coordinazione e subordinazione

La coordinazione è il collegamento tra due frasi principali o anche tra due


frasi secondarie; in ogni caso, si tratta di due frasi dello stesso livello
gerarchico:

(81)a Er geht nach Hause und er legt sich ins Bett.


b Er geht nach Hause, weil er müde ist und weil er seine Arbeit beendet hat.

Congiunzioni coordinanti sono, in tedesco, principalmente und, oder, aber,


sondern e denn e hanno un signi cato molto generale: additivo (und),
disgiuntivo (oder), avversativo (aber, sondern) e causale (denn). Esiste
anche la possibilità di una coordinazione senza alcuna congiunzione:

(82)Er ging nach Hause, er machte den Kühlschrank auf, er nahm Eis heraus.

In alcuni casi, l’ordine delle due frasi coordinate può essere liberamente
modi cato:

(83)a Anja ist faul und Sandra ist eißig.


b Sandra ist eißig und Anja ist faul.

In altri casi, però, l’ordine tra le due frasi è rilevante in quanto rispecchia
una sequenza temporale (84) o temporale-causale (85):

(84)a Sie ging ins Kino und sie ging in die Disco.
b Sie ging in die Disco und sie ging ins Kino.
(85)a Sie beleidigte ihren Vorgesetzten und sie wurde entlassen.
b Sie wurde entlassen und sie beleidigte ihren Vorgesetzten.

Va detto inoltre che vi può essere coordinazione non solo tra frasi ma
anche tra costituenti:

(86)a Er kaufte Erdbeeren und Bananen.


b Das Auto ist schön aber teuer.

La subordinazione è il collegamento tra una frase - principale o


secondaria - e una frase (secondaria) che dipende gerarchicamente dalla
prima frase. Proprio perché i rapporti tra le due frasi vengono esplicitati,
l’ordine può essere liberamente invertito:

(87)a Nachdem sie ins Kino gegangen ist, geht sie in die Disco.
b Sie geht in die Disco, nachdem sie ins Kino gegangen ist.

3.9. Tipologia delle frasi secondarie

Una frase secondaria può svolgere vari ruoli sintattici nel periodo
complesso: Soggetto, Oggetto, Attributo e Complemento avverbiale.
Vediamo ora i principali tipi di frase secondaria.

3.9.1. Proposizioni soggettive e proposizioni oggettive

Prendiamo dapprima in considerazione le proposizioni soggettive. Una


frase introdotta dalla generica congiunzione subordinante dass può
svolgere la funzione di Soggetto del periodo complessivo:

(88)Dass Sportwagen billig sind, stimmt nicht.

Se la proposizione soggettiva è posposta, risulta obbligatorio un pronome


che preannunci la subordinata seguente (pronomi con rinvio in avanti
sono detti “cataforici”). Tale pronome è quasi sempre es, ma risulta
possibile anche das:

(89)Es / das stimmt nicht, dass Sportwagen billig sind.

Passiamo ora alle proposizioni oggettive. Una secondaria introdotta da


dass può anche svolgere la funzione di Oggetto diretto:

(90)Dass du krank bist, habe ich nicht gewusst.

Come si vede dagli esempi seguenti, la proposizione oggettiva non ha


bisogno di essere preannunciata da un pronome cataforico:

(91)a Ich habe nicht gewusst, dass du krank bist.


b Ich ho e, dass alles gut geht.

La congiunzione dass può inoltre introdurre una frase con funzione di


Oggetto preposizionale:

(92)a Ich rechne mit deinem Kommen. (Oggetto preposizionale)


b Ich rechne damit, dass du kommst. (proposizione oggettiva)

La presenza di un avverbio preposizionale (come ad es. damit, darauf,


davon ecc.) che funga da correlato è obbligatoria anche quando la
subordinata è preposta:

(93)Dass du kommst, damit rechne ich.

3.9.2. Proposizioni attributive


Abbiamo già visto che frasi relative fungono da attributo. Possiamo
distinguere due tipi di frasi relative: determinativa e appositiva. La
relativa determinativa contiene informazioni che servono a identi care
l’antecedente precisandone il senso:

(94)Ich tre e den Kollegen, der in München arbeitet.


[nel senso di: Ich tre e denjenigen Kollegen, der in München arbeitet.]

La frase ha il seguente signi cato: ‘incontro - tra i vari miei colleghi -


quello che lavora a Monaco (e non un altro)’. La relativa appositiva
fornisce invece informazioni supplementari riguardo a un antecedente
già identi cato univocamente:

(95)Ich tre e den Kollegen, der in München arbeitet.


[nel senso di: Ich tre e den Kollegen, der übrigens in München arbeitet.]

3.9.3. Proposizioni avverbiali

Numerose secondarie possono fungere, in ne, da Complemento


avverbiale. Vediamo ora le principali relazioni semantiche. Le frasi
temporali esprimono una relazione cronologica tra due eventi che può
essere di contemporaneità (congiunzioni während, indem, als, solange,
sobald, sowie, sooft, wie, wenn), posteriorità (nachdem, seit, seitdem, als,
sobald, sowie, wenn) e anteriorità (bis, bevor, ehe):

(96)a Paul arbeitete, während Eva Tennis spielte. [contemporaneità]


b Paul arbeitete, nachdem Eva Tennis spielte. [posteriorità]
c Paul arbeitete, bevor Eva Tennis spielte. [anteriorità]

È da notare che alcune congiunzioni possono codi care sia


contemporaneità (‘mentre’) che immediata posteriorità (‘subito dopo’).
Sono innanzitutto i tempi verbali a darci indicazioni sulla rispettiva
interpretazione in un determinato contesto:

(97)a Er verließ gerade das Haus, als es Alarm gab. [contemporaneità]


b Kaum hatte er das Haus verlassen, als es Alarm gab. [posteriorità]

Le frasi locative indicano un luogo in relazione a un evento (wo, wohin,


woher):

(98)a Bleib, wo du bist!


b Ich gehe, wohin du willst.

Le frasi modali descrivono le modalità con cui si svolge una determinata


azione o evento (indem, wie, dadurch dass, sodass, als ob) o la mancanza di
tale modalità (ohne dass, anstatt dass, statt dass):

(99)a Er hat ihr geholfen, indem er ihr Geld gegeben hat. [modalità positiva]
b Er hat ihr geholfen, ohne dass er ihr Geld gegeben hat. [modalità negativa]

Le frasi avversative esprimono un contrasto o un rapporto di


incompatibilità (während, wogegen, wohingegen, wo, wenn):
(100) Peter ist klein, während Hans groß ist.

Le frasi causali indicano la causa di un determinato evento o il motivo di


un’azione (weil, da, zumal, dafür dass):
(101) Weil Hans müde ist, geht er früher nach Hause.

Le frasi nali esprimono lo scopo (l’obiettivo) di una determinata azione


(dass, damit):

(102) Er geht nach Hause, damit er sich ausruhen kann.

Le frasi consecutive indicano la conseguenza di un determinato fatto o


l’e etto che ne scaturisce (dass, sodass, als dass):
(103) Karin hat länger gearbeitet, sodass sie den Zug verpasst hat.

Le frasi condizionali (facenti parte del cosiddetto periodo ipotetico)


esprimono la condizione necessaria per l’avverarsi di un determinato
fatto (wenn, falls, sofern, soweit). Si distingue tra ipotetica reale e irreale:
(104) a Wenn Hans müde ist, geht er früher nach Hause.
b Wenn Hans müde gewesen wäre, wäre er früher nach Hause gegangen.

Le frasi concessive descrivono una causa che si trova in contrasto con un


e etto apparentemente inatteso (obwohl, obgleich, obschon, obzwar,
wenngleich, auch wenn, selbst wenn, wiewohl, gleichwohl, trotzdem). Nel
seguente esempio, data la stanchezza di Hans, ci si aspetterebbe che
andasse a casa a riposarsi (invece resta in u cio):
(105) Obwohl Hans müde ist, bleibt er im Büro.

Esistono anche concessive ipotetiche:


(106) Selbst wenn Hans müde gewesen wäre, wäre er im Büro geblieben.

Passando in rassegna le congiunzioni dei vari tipi di frasi avverbiali,


emergono alcuni aspetti interessanti:
1) Sinonimia tra congiunzioni. Una determinata relazione logico-
semantica può essere espressa da una serie di di erenti congiunzioni. In
alcuni casi, vi sono evidenti di erenze semantiche connesse alle singole
congiunzioni (così, ad esempio, obwohl introduce concessive reali e selbst
wenn introduce di regola concessive ipotetiche). In altri casi, però, si può
parlare di sinonimia vera e propria; un esempio è dato dalle congiunzioni
obwohl e obschon che presentano di erenze che si possono considerare
“stilistiche” in senso lato: obschon è meno frequente di obwohl e compare
preferenzialmente in frasi secondarie posposte alla principale e/o prive di
un verbo nito.
2) Polifunzionali delle congiunzioni. Alcune congiunzioni possono
esprimere più di una relazione logico-semantica. Vediamo qualche
esempio in cui congiunzioni temporali assumono ulteriori signi cati
speci ci. La congiunzione während può essere temporale e anche
avversativa:
(107) a Paul arbeitet, während Eva Tennis spielt. [temporale: contemporaneità]
b Paul arbeitet heute, während Eva morgen arbeitet. [avversativa]

Indem può introdurre frasi temporali e modali (108a/b); wenn frasi


temporali e condizionali (109a/b):

(108) a Indem sie ihn ansah, belog sie ihn. [temporale: contemporaneità]
b Indem sie ihn ansah, schüchterte sie ihn ein. [modale]
(109) a Wenn du nach Hause kommst, mach sofort sauber. [temporale: contemporaneità]
b Wenn du nach Hause kämest, könntest du sofort sauber machen. [condizionale]

Sia detto per inciso che anche in italiano congiunzioni temporali possono
codi care altre relazioni semantiche: così ad esempio mentre e quando
(contemporaneità) possono essere avversative, dal momento che
(posteriorità) può essere causale.
3) Struttura morfologica delle congiunzioni. Una parte delle
congiunzioni subordinanti coincide morfologicamente con altre classi di
parole (ad esempio seit, bis e während sono anche preposizioni). La
maggior parte però consiste in formazioni complesse, la cui struttura
morfologico-etimologica risulta in genere totalmente trasparente. Di usi
sono lo schema «preposizione+pronome» (indem, nachdem, seitdem,
trotzdem) e l’ampliamento di una congiunzione esistente. Un esempio di
quest’ultimo procedimento è dato da ohne dass, statt dass e sodass, formati
sulla base della “congiunzione tuttofare” dass.
Un caso interessante è costituito poi dalle congiunzioni concessive:
wenngleich, auch wenn, selbst wenn si basano sulla congiunzione
condizionale wenn\ obwohl, obschon, obgleich, obzwar sulla congiunzione
condizionale ob (un tempo largamente in uso, oggi obsoleta). Qui la
struttura morfologico-etimologica delle congiunzioni ci indica la
vicinanza delle rispettive categorie logico-semantiche (condizionalità e
concessività).

Esercizi

E 3-1: Costituenti
Individuate in base alle prove di permutazione e di sostituzione i
costituenti della frase Thomas kommt bald nach Hause e della frase Der
Richter schickt den Verbrecher ins Gefängnis!
E 3-2: Costituenti
Individuate in base alle prove di permutazione e di sostituzione i
costituenti della frase Die Mutter singt die Kinder jeden Abend in den Schlaft
della frase Der Mann klopft seinem Freund voller Freude auf die Schulter\
E 3-3: Diagramma ad albero
Tracciate i rispettivi diagrammi ad albero delle frasi riportate sotto E
3-1!
E 3-4: Diagramma ad albero
Tracciate i rispettivi diagrammi ad albero delle frasi riportate sotto E
3-2!
E 3-5: Ambiguità strutturale
Individuate le ambiguità strutturali delle seguenti frasi proponendo
rispettivamente due diverse analisi in costituenti!
(a) An der Universität gibt es faule Studenten und Professoren.
(b) Die Prüfung besteht aus einer Hausarbeit oder einer Klausur und
einem Kolloquium.
E 3-6: Funzioni sintattiche
Indicate le funzioni sintattiche dei vari costituenti nelle seguenti frasi!
(a) Der Chef verzeiht seinen Mitarbeitern jeden Fehler.
(b) Sie ermöglicht ihren Kindern ein sorgenfreies Leben.
(c) Die Mannschaft wartet in der Kabine auf den Beginn des Spiels.
(d) Trotz ihrer langen Nase ndet sie sich schön.
E 3-7: Funzioni semantiche
Indicate le funzioni semantiche dei vari costituenti nelle seguenti frasi!
(a) Er hilft seiner Frau in den Wagen.
(b) Er hat einen Brief aus Brasilien erhalten.
(c) Durch Schaden wird man klug.
(d) Er bekommt eine Uhr von seiner Freundin geschenkt.
E 3-8: Grammaticalità
Le seguenti frasi risultano grammaticalmente inaccettabili. Quali
regole vengono rispettivamente violate?
(a) *Sie hat schön sehr gesungen.
(b) *Alle Menschen haben auf eine bessere Zukunft Ho nung.
(c) *Dem Essen nach sind alle Gäste spazieren gegangen.
E 3-9: Grammaticalità
Le seguenti frasi risultano grammaticalmente inaccettabili. Quali
regole vengono rispettivamente violate?
(a) *Er hat erzählt seiner Freundin alles.
(b) *Seiner Freundin alles hat er erzählt.
(c) *Denn hat er seiner Freundin alles erzählt.
E 3-10: Grammaticalità
Le seguenti frasi risultano grammaticalmente inaccettabili. Quali
regole vengono rispettivamente violate?
(a) *Schenkt seiner Frau einen Ring.
(b) *Stimmt nicht, dass er seiner Frau einen Ring schenkt.
(c) *Es stand zwei Männer vor der Tür.

Bibliogra a per approfondimenti

Altmann, Hans / Hahnemann, Suzan (1999). Syntax fürs Examen. Studien-


und Arbeitsbuch. Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Bünting, Karl-Dieter / Bergenholtz, Henning (19953). Einführung in die
Syntax. Grundbegri e zum Lesen einer Grammatik. Weinheim: Beltz
Athenäum.
Cardinaletti, Anna / Giusti, Giuliana (1997). Problemi di sintassi tedesca.
Padova: Unipress.
Dürscheid, Christa (2000). Syntax: Grundlagen und Theorien.
Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Erben, Johannes (19972). Grundzüge der deutschen Syntax. Berlin:
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Eroms, Hans-Werner (2000). Syntax der deutschen Sprache. Berlin/New
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Grewendorf, Günther (2002). Minimalistische Syntax. Tübingen/Basel:
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Heringer, Hans-Jürgen (1996). Deutsche Syntax Dependentiell.
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Ho mann, Ludger (a c. di) (2003). Funktionale Syntax. Die pragmatische
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Jacobs, Joachim et al. (a c. di) (1993). Syntax. Ein internationales
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Klenk, Ursula (2003). Generative Syntax. Tübingen: Narr.
Pasch, Renate et al. (2003). Handbuch der deutschen Konnektoren.
Berlin/New York: de Gruyter.
Ramers, Karl-Heinz (2000). Einführung in die Syntax. München: Fink.
Wöllstein-Leisten, Angelika et al. (1997). Deutsche Satzstruktur.
Grundlagen der syntaktischen Analyse. Tübingen: Stau enburg.
4. SEMANTICA

4.1. Il signi cato come entità linguistica

Il parlante comune si trova nella situazione di saper usare con


sicurezza le parole della sua lingua, ma ha di coltà nel
descrivere esattamente il loro signi cato. Ciò si veri ca ad
esempio quando si cerca di spiegare, a una persona che non
conosce bene l’italiano, il signi cato di parole come sedia, bugia
o pace. Sussiste quindi una evidente discrepanza tra
conoscenza implicita e conoscenza esplicita della propria
lingua.

4.1.1. Il signi cato è qualcosa che fa parte della lingua

La natura del signi cato emerge innanzitutto dalla sua rete di


rapporti con il signi cante da una parte e il referente dall’altra
(come esempli cato dal cosiddetto “triangolo semiotico”):

Fig. 4.1. Triangolo semiotico


Nella terminologia saussuriana, il segno linguistico è
un’entità a due facce consistente in signi cato e signi cante,
vale a dire in un concetto (il contenuto) e un’immagine acustica
(la forma). L’associazione di un signi cato a un signi cante è
arbitraria. Ciò risulta evidente dal confronto tra lingue diverse.
Uno stesso signi cato, ad esempio il numerale ‘10’, viene reso
da signi canti diversi: in italiano da [dɪetʃi], in tedesco da
[tse:n], in inglese da [tɛn] ecc.).
Il signi cato è un’entità che fa parte della lingua e va
pertanto distinto dal referente. Il signi cato è un’entità
mentale, un’idea, un’immagine astratta, mentre il referente è
un entità extralinguistica, l’oggetto (in senso lato) a cui una
parola fa riferimento. Cerchiamo di comprendere meglio
questa di erenza prendendo come esempio la parola sedia: il
signi cato è il concetto di “sedia”, il referente è una ben
speci ca sedia di cui si parla in un determinato contesto.
Osserviamo ora la seguente sequenza di immagini che
ra gurano oggetti su cui sedersi:
Fig. 4.2. Oggetti su cui sedersi [fonte: Gipper, Helmut
(19782). Denken ohne Sprache? Dusseldorf: Schwann, p. 90]
Cercando di denominare i vari oggetti, si vedrà come la
parola sedia ha un signi cato talmente generico e
sottospeci cato da permettere di applicare la parola a tutta una
serie di oggetti tra loro anche notevolmente diversi (si pensi ad
esempio alle ra gurazioni n. 2, 8, 14, 21 e 23).
La di erenza tra signi cato e referente diventa evidente
quando parole distinte si rapportano a uno stesso referente o
descrivono la stessa situazione extralinguistica. Così, ad
esempio, le espressioni il vincitore di Austerlitz e lo scon tto di
Waterloo si riferiscono entrambe alla persona di Napoleone, ma
ciò non vuol dire assolutamente che le parole vincitore e
scon tto abbiano lo stesso signi cato. Posso riferirmi a un cane
pastore tedesco con le espressioni - tutte dal signi cato diverso
- Tier, Hund, Schäferhund, deutscher Schäferhund (con vari gradi
di precisione), oppure spregiativamente con Biest (‘bestiaccia’)
o Köter (‘cagnaccio’).
Le frasi Das Hochhaus steht am Rhein e Das Hochhaus liegt am
Rhein descrivono lo stesso dato di fatto (‘il grattacielo si trova
sul Reno’), ma i verbi stehen (lett. ‘essere in piedi’) e liegen (lett.
‘essere sdraiati’) hanno signi cato opposto. Lo stesso discorso
si può fare per le frasi Er kam für drei Jahre ins Gefängnis / Er
ging für drei Jahre ins Gefängnis (‘è andato in prigione per tre
anni’) e i rispettivi verbi kommen (‘venire’) e gehen (‘andare’).

4.1.2. Il signi cato è un’entità relativa

Il signi cato non è un’entità assoluta e autosu ciente, un


attributo intrinseco che necessariamente e immutabilmente
appartiene a una parola. Il signi cato di una determinata
parola, invece, dipende dal signi cato di altre parole: così il
signi cato di sedia è collegato a quello di poltrona, seggiola,
sedile, sgabello e così via; il signi cato di bugia a quello di verità,
di pace a quello di guerra ecc.
Un caso interessante è dato anche dalle denominazioni dei
colori nelle varie lingue. Vi sono lingue che hanno ad esempio
tre espressioni soltanto (‘bianco’, ‘nero’, ‘rosso’) e lingue - come
l’italiano - che ne hanno molte di più (‘giallo’, ‘arancione’,
‘marrone’, ‘verde’, ‘blu’, ‘grigio’ ecc.). Pertanto è evidente che un
‘rosso’ su una scala di tre colori copre una porzione dello
spettro cromatico molto più ampia rispetto a un ‘rosso’ su una
scala di una decina di colori e così via.
4.1.3. Il signi cato è collegato all’uso delle parole

È facile notare come il signi cato di una parola cambi a


seconda della situazione e del contesto linguistico. Facciamo
qualche esempio. La parola italiana bravo ha signi cati diversi
in espressioni come un bravo medico, una brava persona, una
notte brava, farsi una brava passeggiata ecc. Una stessa
espressione - come l’esclamazione bravo! - può signi care
approvazione o (ironica) disapprovazione.
Ma sarebbe riduttivo limitare il signi cato di una parola alla
somma delle sue condizioni d’uso. Vi è infatti quasi sempre una
costante di signi cato, e ciò garantisce il successo della
comunicazione tra i vari parlanti. Inoltre possiamo
comprendere una parola anche fuori da ogni contesto.

4.1.4. Esistono diversi tipi di signi cato

Già queste prime considerazioni ci hanno mostrato che il


signi cato è qualcosa di assai complesso. Una più approfondita
ri essione ci porta a distinguere almeno i seguenti aspetti del
signi cato: 1) denotativo e connotativo; 2) letterale e
situazionale; 3) lessicale e grammaticale.
La prima distinzione è quella tra signi cato denotativo e
connotativo. Il signi cato denotativo è il signi cato di base,
descrittivo e fattuale (per es. notte: ‘lasso di tempo che va dal
tramonto all’alba’). È simile per tutti i parlanti e ha pertanto un
carattere “oggettivo”.
Il signi cato connotativo è invece l’aspetto emotivo e
comprende le associazioni di idee connesse a quella parola (per
es. notte: ‘paura, solitudine, situazione romantica’). Esso varia
molto da persona a persona e ha pertanto un carattere
“soggettivo”. Il signi cato connotativo di una parola o
espressione è altresì il suo aspetto “stilistico” in senso lato. Le
connotazioni possono riguardare:
- il registro della lingua (così, ad esempio, sterben è
un’espressione neutra, entschlafen fa parte del registro alto,
abkratzen è colloquiale e verrecken è volgare);
- la dimensione sociale (ad es. geil lett. ‘libidinoso’, nel
linguaggio dei giovani è usato nel senso generale di ‘bello,
emozionante’; l’abbreviazione Prof per Professor/Professorin è
tipica del linguaggio studentesco);
- la dimensione regionale (Velo per Fahrrad ‘bicicletta’ è
caratteristico del tedesco svizzero, Rundstück per Brötchen
‘panino’ è di uso nella Germania settentrionale, Schwammerl
per Pilz ‘fungo’ è speci co della Germania meridionale e
dell’Austria);
- la dimensione funzionale: alcune parole sono tipiche del
linguaggio burocratico (Personenkraftwagen al posto di Auto e
Fahrerlaubnis al posto di Führerschein), del linguaggio tecnico-
scienti co (Anorexie in luogo di Magersucht ecc.) o del
linguaggio letterario (la preposizione causale ob in luogo del
di uso wegen);
- la dimensione temporale: parole ormai desuete (come
Oheim ‘zio’, weiland ‘prima, un tempo’ o come Rock nel senso di
‘veste, abito, giacca’) si oppongono a parole recentemente
entrate nell’uso e perciò all’ultima moda (come Abzocke,
Billig ieger, Dosenpfand, Kollateralschaden);
- la dimensione valutativa: una connotazione positiva
hanno ad esempio le parole formate con i pre ssoidi
accrescitivi Mega- o Super- (Megakonzert, Superkonzert), una
connotazione negativa le parole formate con i pre ssoidi
accrescitivi Marathon- o Mammut- (Marathonrede,
Mammutkonzern).
La seconda distinzione è quella tra signi cato letterale da
una parte e signi cato situazionale (in senso lato) dall’altra. Il
signi cato letterale è costante e costituisce una componente
presente in tutte le situazioni d’uso; il signi cato situazionale
varia invece. Prendiamo la frase Hier wird Deutsch gesprochen
che può comparire in contesti situazionali diversi (S1, S2, S3):

- S1: un cartello esposto all’entrata di un negozio;


- S2: una frase detta a qualcuno che va ad aggiungersi a un gruppo di persone
che conversano a un party;
- S3: una frase usata dall’insegnante di tedesco durante la sua lezione.

Il signi cato letterale, presente in tutti e tre i contesti, si può


parafrasare con ‘un determinato numero di persone conversa
in lingua tedesca’, mentre fanno parte del (variabile e
contingente) signi cato situazionale altre componenti di
signi cato: il fatto che il parlante intenda la frase come
informazione (SI e S2) o come esortazione (S3); il fatto che l’uso
del tedesco da parte dell’ascoltatore sia gradito (S2),
obbligatorio (S3) o invece totalmente irrilevante (SI); il fatto
che l’espressione abbia validità temporanea (S2, S3) o
permanente (S1).
La terza distinzione è quella tra signi cato lessicale e
grammaticale. Il signi cato lessicale è un signi cato “pieno”
che si riferisce a entità del mondo esterno (come nel caso di
Hund, beißen, groß, Liebe ecc.), mentre il signi cato
grammaticale è più astratto e comprende le tradizionali
categorie grammaticali come genere, caso, numero, persona,
tempo, modo e aspetto. Il signi cato grammaticale è pertanto
prettamente relazionale: la sua funzione è quella di mettere in
relazione elementi della lingua stessa come ad esempio parole
all’interno di sintagmi o frasi.
Singoli elementi della lingua possono contenere, in rapporto
variabile, i due tipi di signi cato. Le parole appartenenti alle
classi lessicali (nomi, verbi, aggettivi, avverbi) hanno
esclusivamente o prevalentemente un signi cato lessicale (solo
alcuni avverbi come ad es. morgen o gerade possiedono, oltre a
quello lessicale, anche un signi cato grammaticale di tipo
temporale-aspettuale). Le parole appartenenti alle classi
funzionali (in primo luogo preposizioni e congiunzioni) hanno
esclusivamente o prevalentemente un signi cato
grammaticale: esclusivamente ad es. nel caso di congiunzioni
“vuote” come dass e ob, prevalentemente nel caso di tutte le
altre congiunzioni (come ad es. weil e obwohl con signi cato
rispettivamente causale e concessivo). I morfemi legati, in ne,
hanno in genere signi cato grammaticale (per es. i morfemi
della essione verbale); in alcuni casi possiedono però anche
signi cato lessicale (si pensi ai morfemi diminutivi -cheti e -
lein, ricchi di valori connotativi).
È interessante notare storicamente il passaggio dal
signi cato lessicale a quello grammaticale. Così ad es. in tutta
una serie di formazioni la parola Bombe ha perso il suo
signi cato lessicale per assumere un signi cato grammaticale
(cfr. 2.6.5): da parola autonoma è diventata pre ssoide di tipo
accrescitivo (Bombengeschäft, Bombenwirkung ecc.).

4.2. Relazioni semantiche tra parole

4.2.1. Sinonimia

La sinonimia è la relazione semantica che sussiste tra parole


che hanno lo stesso signi cato o comunque un signi cato
molto simile. Si può distinguere tra sinonimia in senso stretto
(due parole hanno lo stesso signi cato denotativo e
connotativo) e sinonimia in senso lato (stesso signi cato
denotativo, ma diverso signi cato connotativo).
Consideriamo dapprima la sinonimia in senso stretto
(detta anche sinonimia totale). Sinonimia in senso stretto vuol
dire che le rispettive parole risultano reciprocamente
sostituibili in tutti i possibili contesti d’uso. Le due parole sono
totalmente intercambiabili.
La sinonimia totale è un fenomeno molto raro nella lingua
quotidiana (un esempio è dato dalle preposizioni italiane tra e
fra o dalle forme tedesche Frisöse e Frisörin ‘parrucchiera’), ma
abbastanza di uso nei cosiddetti linguaggi settoriali che si
occupano di questioni “tecniche”, come ad es. quello
dell’economia o dell’informatica (si vedano le coppie di parole
computer ed elaboratore, disco sso e disco rigido, dischetto e
oppy, internet e rete). Vediamo ora qualche esempio tedesco
preso dal settore informatico:

Computer Rechner ‘computer’


Arbeitsspeicher Hauptspeicher ‘RAM’

A volte, una parola è usata in alternativa a una sua forma


abbreviata:

Diskettenlaufwerk Laufwerk ‘drive’


Festplattenlaufwerk Festplatte ‘disco sso’

Il più delle volte, una parola tedesca viene usata accanto alla
parola presa in prestito dall’inglese:

Bereitschaftszeichen Prompt ‘prompt’


Schnittstelle Port ‘porta’
Mutterplatine Motherboard ‘scheda madre’
Prozessor CPU ‘processore’
Steckplatz Slot ‘slot’
Diskette Floppy ‘dischetto’
Eingabe-Taste Return-Taste ‘(tasto di) invio
Magnetbandspeicher Streamer ‘streamer’
Drucker Printer ‘stampante’
Bildschirm Display ‘schermo’
(Maus-)Zeiger Cursor ‘cursore’
Sinonimi totali sono frequenti anche nel linguaggio sportivo.
Prendiamo qualche espressione che si riferisce al tennis:

Schmetterball Überkopfball ‘smash’


Flugball Volleyball ‘volée’
Aufschlag Service ‘servizio’
aufschlagen servieren ‘servire’
Unterschnitt Slice ‘slice’
Gewinnschlag Winner ‘colpo vincente’

Tranne che nel primo esempio, abbiamo sempre una forma


tedesca che si oppone a una forma inglese (o adattata
dall’inglese). Ancora qualche altro esempio preso dallo sport:

Aufwärtshaken Uppercut ‘gancio’


Niederschlag Knockdown ‘atterramento’
Torwart / Torhüter Schlussmann ‘portiere’

??? Perché sono proprio i linguaggi settoriali ad avere un numero abbastanza


levante di sinonimi totali?

Analizziamo ora la sinonimia in senso lato (detta anche


sinonimia parziale). Sinonimi parziali sono parole che
coincidono nel loro signi cato denotativo, ma non in quello
connotativo. La sinonimia è valida solo per alcuni dei possibili
contesti d’uso: l’intercambiabilità delle due parole è limitata da
notevoli restrizioni.
Consideriamo dapprima di erenze di registro. In alcuni
casi, due sinonimi si possono di erenziare per una
connotazione neutro-impersonale opposta a una connotazione
familiare-a ettiva (accanto alle connotazioni di registro
troviamo quindi anche connotazioni valutative). Ciò si vede
molto bene con i nomi di parentela:
Vater Papa / Papi ‘padre’ / ‘papà’
Mutter Mutti / Mama ‘madre’ / ‘mamma

Großvater Opa / Opi ‘nonno


Großmutter Oma / Omi ‘nonna’

In altri casi, a una parola neutra si oppone una serie di parole


decisamente colloquiali. Alle connotazioni di registro
(neutro/colloquiale) spesso sono connesse anche connotazioni
sociali. Parole tipicamente colloquiali sono ad es. di use tra le
denominazioni delle parti del corpo umano oppure tra
espressioni nell’ambito del denaro:

Mund Klappe / Maul / Fresse / Rand


Hand Patsche / Pfote / Pranke / Flosse
Knete / Zaster / Moos / Kohle / Kröten / Piepen /
Geld
Moneten / Mäuse
geizig knauserig / knickerig / kniepig

Per altre parole ancora, un’espressione neutra si oppone a


un’espressione “alta” o leggermente aulica. Qui le connotazioni
di registro si ricollegano a connotazioni temporali in quanto
espressioni “alte” sono spesso anche leggermente obsolete:

Raum Gemach ‘stanza’


obwohl obzwar ‘benché’

Va notato che il proliferare di sinonimi di registro, in


determinati ambiti, è dovuto agli eufemismi, utilizzati per
evitare di “chiamare le cose per nome”. Un tipico esempio è
dato dalle parole indicanti la morte:
sterben einschlafen / die Augen schließen / gehen / heimgehen / erlöst werden

??? Che cosa signi cano letteralmente tali espressioni eufemistiche e quali
immagini sono alla loro base?

Passiamo ora ai sinonimi che si di erenziano per una diversa


connotazione regionale. Tali sinonimi vengono anche chiamati
“geosinonimi”:

Samstag Sonnabend ‘sabato’


Fasching Karneval ‘carnevale’
Fleischer Metzger ‘macellaio’
Treppe Stiege ‘scala’
Guten Tag! Grüß Gott! ‘buon giorno’

??? Qual è la rispettiva di usione regionale di queste parole? Cercate di ottenere


informazioni in merito consultando un dizionario o un atlante della lingua
tedesca!

Consideriamo in ne i sinonimi che si di erenziano per


connotazioni funzionali. Di uso è il caso di coppie di parole in
cui la prima appartiene alla lingua comune, la seconda al
linguaggio tecnico-scienti co (come Briefmarke e
Postwertzeichen per ‘francobollo’). Prendiamo qualche esempio
dal campo della medicina:
Gehirnentzündung Enzephalitis ‘encefalite’
Fallsucht Epilepsie ‘epilessia’
Kurzsichtigkeit Myopie ‘miopia’
Nessel eber Urtikaria ‘orticaria’
Muttermal Naevus ‘neo’
Kehlkopfentzündung Laryngitis ‘laringite’
Bluthochdruck Hypertonie ‘ipertensione’
Blutarmut Anämie ‘anemia’
Leberentzündung Hepatitis ‘epatite’

Abbiamo basato la nostra de nizione di “sinonimo” sulla


sostituibilità (totale/parziale) delle rispettive parole in
determinati contesti. Va però tenuto conto del fatto che
talvolta parole non aventi apparentemente alcuna somiglianza
semantica possono, in contesti ben speci ci, essere sostituibili
a vicenda (così ad es. i verbi stehen e liegen nel già citato
esempio Das Hochhaus steht/liegt am Rhein). In questi casi,
ovviamente, non ha senso parlare di sinonimia.

4.2.2. Opposizione

Si possono distinguere tre tipi di opposizione semantica:


complementarità, antonimia e inversione. Consideriamo
dapprima la complementarità. Sussiste un rapporto di
complementarità semantica (chiamata anche ‘contraddizione’)
quando una determinata parola è in sinonimia con la
negazione dell’altra. Così ad es. vivo e morto: vivo vuol dire ‘non
morto’, morto vuol dire ‘non vivo’. Facciamo qualche esempio
tedesco:
tot lebendig
männlich weiblich
verheiratet unverheiratet
schweigen sprechen

In relazione a una determinata categoria (per es. «esistenza in


vita» o «stato civile»), i due sostantivi che sono in rapporto di
complementarità coprono l’intero spettro delle possibilità. Non
vi è una “via di mezzo”: un essere vivente è o vivo o morto, un
uomo è o coniugato o non coniugato ecc. Proprio per questa
ragione aggettivi complementari non sono
graduabili (*ziemlich tot sein ‘essere abbastanza morto’) e
non risultano possibili forme di comparazione:

(1) a *Der Fisch hier ist lebendiger als der andere, b *Peter ist verheirateter als
Hans.

??? Come si spiegano apparenti eccezioni quale la frase tedesca Wir haben eine
lebendigere Demokratie als noch vor zwanzig Jahren oppure espressioni italiane
quali mezzo morto o sposatissimo!

Interessante è il caso in cui determinate parole risultano


complementari solamente in alcuni contesti ma non in altri.
Un esempio sono i verbi gewinnen e verlieren. Nel caso di alcuni
tipi di sport sussiste il rapporto di complementarità (per es. per
il tennis), mentre per altri esiste anche la possibilità di un pari
(calcio, pugilato, scacchi).
Passiamo ora all‘antonimia. Vi è un rapporto di antonimia
quando due parole si riferiscono a due opposti settori su una
scala di valori. L’opposizione è quindi inserita in una
dimensione graduale (per es. caldo-freddo):
warm kalt
groß klein
gut schlecht
schön hässlich
jung alt
reich arm

Tra i due antonimi esiste un settore intermedio, e sono


possibili varie gradazioni (tra caldo e, freddo vi è ad esempio
tiepido o temperato). Così, la negazione di warm ‘caldo’ non è
necessariamente kalt ‘freddo’ (in quanto la temperatura
potrebbe anche essere lau ‘tiepido’). Aggettivi in un rapporto di
antonimia sono graduabili (ziemlich warm sein) e sono possibili
forme di comparazione (Das Wasser ist wärmer als gestern).
Le relative posizioni sulla scala non sono assolute ma
dipendenti dal contesto (un topo grande è sempre più piccolo di
un elefante piccolo). Questi aggettivi si riferiscono infatti a una
norma: dire che un topo è grande equivale all’a ermazione che
un topo è grande per essere un topo ecc. Simile è il signi cato
delle parole ricco e povero: chi nella nostra società ha un reddito
mensile di 500 euro è povero, ma potrebbe essere ricco in un
paese del terzo mondo.
Gli antonimi designano, come è stato detto, settori opposti
sulla scala - ma non necessariamente i punti estremi. Così, ad
esempio, l’acqua può essere più calda di warm (cioè heiß): un
oggetto può essere più grande del semplice groß (cioè
riesengroß), una donna più bella di schön (bildschön) o più ricca
di reich (steinreich) ecc.
Consideriamo in ne l‘inversione. Due parole si trovano in
un rapporto di inversione quando descrivono lo stesso processo
o lo stesso dato di fatto da due punti di vista opposti (ad es.
vendere e comprare):
verkaufen kaufen
lehren lernen
Vater Sohn
Ehemann Ehefrau
rechts links
über unter

Pertanto, Peter verkauft Maria das Buch è equivalente a Maria


kauft das Buch von Peter, Hans ist der Vater von Karl è equivalente
a Karl ist der Sohn von Hans, die Kirche ist rechts von dem Rathaus
a das Rathaus ist links von der Kirche ecc. La di erenza tra
antonimia e inversione può essere evidenziata tramite una
semplice prova. Prendiamo la coppia di parole oppositive lieben
e hassen e formiamo le sequenti frasi:

(2) Peter liebt Maria. ≠ Maria hasst Peter.

I verbi lieben e hassen sono in un rapporto di antonimia (e non


di inversione) in quanto le due frasi non risultano
semanticamente equivalenti.

4.2.3. Inclusione semantica: iponimia

Il rapporto di inclusione semantica tra parole è chiamato


iponimia. Si tratta di una forma di subordinazione semantica
nel senso che il signi cato di una parola è più speci co rispetto
a quello di un’altra parola. Prendiamo ad es. le parole mela e
frutto: la prima parola (detta anche iponimo) ha un signi cato
più ristretto rispetto alla seconda (detta anche iperonimo). Si
può infatti dire che la mela è un tipo di frutto. Assieme a mela, le
parole pera, pesca e albicocca sono sullo stesso livello di
speci cità rispetto all’iperonimo frutto: queste parole sono
pertanto dette “co-iponimi”.
L’iponimia è una relazione asimmetrica: ogni mela è un
frutto, ma non viceversa (è falso a ermare che ogni frutto è una
mela). La mela possiede tutte le caratteristiche del frutto, ma
non viceversa. Vediamo qualche altro esempio di iponimia:

- Sportwagen ‘sportiva’, Limousine ‘berlina’, Cabrio ‘cabriolet’, Kombi ‘station


wagon’, Geländewagen ‘fuoristrada’ ecc. rispetto a Auto ‘automobile’;
- Rose ‘rosa’, Tulpe ‘tulipano’, Nelke ‘garofano’ ecc. rispetto a Blume ‘ ore’;
- Blume ‘ ore’, Baum ‘albero’, Strauch ‘cespuglio’, Kraut ‘erba’ ecc. rispetto a
P anze ‘pianta’;
- Hund ‘cane’, Katze ‘gatto’, Pferd ‘cavallo’ ecc. rispetto a Vierbeiner ‘quadrupede’;
- Vierbeiner ‘quadrupede’, Fisch ‘pesce’, Vogel ‘uccello’ ecc. rispetto a Tier
‘animale’.

Questi ultimi esempi ci indicano che, in un determinato


ambito semantico, vi possono essere più livelli gerarchici che si
basano sulla rispettiva inclusione semantica (Rose < Blume <
P anze ecc.; Hund < Vierbeiner < Tier ecc.). Queste classi cazioni
contenenti vari livelli gerarchici si chiamano “tassonomie”.

??? Provate a costruire, per l’italiano e per il tedesco, una tassonomia


rispettivamente per le piante e per gli animali. Considerate che queste
classi cazioni non necessariamente coincidono con il sistema di
denominazioni scienti che e possono anche variare da persona a persona.
Discutete quali fattori in uiscono su questa variazione!

4.2.4. Altri rapporti

Esistono numerosi altri tipi di rapporto semantico tra parole.


In questa sede, vogliamo menzionarne brevemente soltanto
due: incoatività e causatività. Entrambi riguardano la classe di
parole dei verbi. Nel caso dell‘incoatività, un verbo descrive la
fase iniziale di un’azione, processo o stato codi cati da un altro
verbo: così ad esempio nascere e vivere (in quanto nascere
equivale a ‘iniziare a vivere’); oppure avviarsi e andare (in
quanto avviarsi equivale a ‘iniziare ad andare’). Vediamo
qualche esempio tedesco in cui il pre sso verbale convoglia il
signi cato incoativo:

verbo incoativo
schlafen einschlafen
fahren losfahren
drehen andrehen
blühen aufblühen

Esiste un rapporto di causatività tra due verbi quando il primo


verbo si riferisce al prodotto dell’azione descritta dal secondo
verbo. Esempi sono morire e uccidere, in quanto uccidere
equivale a ‘causare il morire’. Vediamo qualche verbo tedesco:

verbo causativo
sterben töten
sehen zeigen
stehen stellen
liegen legen

Si noti che il verbo causativo (töten ecc.) è sempre transitivo,


mentre l’altro verbo può anche essere intransitivo.

4.3. Il campo semantico

Abbiamo detto inizialmente che il signi cato non è una


proprietà intrinseca di una parola, ma si costituisce nel
concerto con i signi cati di altre parole. Un gruppo di parole
semanticamente simili è chiamato campo semantico o campo
lessicale. Facciamo subito un esempio italiano:
bello, grazioso, ameno, carino, piacevole, gradevole, meraviglioso

Il campo semantico è una struttura a dipendenza reciproca, in


quanto costituisce un insieme di parole che si delimitano a
vicenda. Si tratta di parole che hanno in qualche modo
attinenza con uno stesso concetto (in questo esempio: la
bellezza). Il campo semantico è stato paragonato a un mosaico:
ogni parola corrisponde a un tassello, e ogni tassello è
delimitato dai tasselli vicini in modo da ricoprire tutta una
zona di signi cato. A volte, viene usata anche un’immagine più
“dinamica”: il campo semantico è stato paragonato a una serie
di ri ettori che devono illuminare un determinato settore; ogni
fascio di luce, alla ne, trova la sua collocazione in sintonia con
tutti gli altri ri ettori. In sintesi, possiamo de nire il campo
semantico come un sottosistema lessicale, con parole
appartenenti tutte alla stessa classe grammaticale.
Il signi cato di una parola deriva quindi dall’insieme delle
parole “imparentate”. Il campo semantico è ben presente nella
coscienza del parlante: per spiegare una determinata parola, il
parlante usa in genere un’altra parola appartenente allo stesso
campo.
Prendiamo come ulteriore esempio i voti scolastici tedeschi.
Nel corso degli anni, si sono susseguiti i seguenti sistemi di
votazione:

sehr
gut genügend mangelhaft
gut
sehr
gut genügend mangelhaft ungenügend
gut
sehr gut
ausreichend mangelhaft ungenügend
gut befriedigend

È interessante notare come i singoli valori cambino a seconda


che abbiamo una scala di quattro, cinque o sei voti complessivi.
Il voto sehr gut, ad es., è sempre il voto più alto, ma il suo valore
aumenta man mano che è seguito da un numero crescente di
voti. Il valore dei singoli voti, inoltre, non è sempre derivabile
dal signi cato letterale delle rispettive denominazioni.
Mangelhaft come voto è “insu ciente”, letteralmente signi ca
però ‘difettoso’ (si pensi che anche compiti “buoni” o
addirittura “ottimi” presentano dei ‘difetti’).

??? I voti scolastici tedeschi vanno da 1 (massimo) a 6 (minimo), quelli italiani


da 0 (minimo) a 10 (massimo). Volendo convertire un voto tedesco in un voto
italiano (o viceversa), quali di coltà si incontrano?

Consideriamo ora il campo semantico costituito dagli aggettivi


denotanti qualità intellettive:
aufgeweckt, befähigt, begabt, clever, gebildet, geistreich, geistvoll, genial,
gerissen, gescheit, intelligent, helle, klug, kreativ, scharfsinnig, schlagfertig,
schlau, talentiert, tiefsinnig, vernünftig, verständig, weise

Le parole del campo semantico di eriscono in parte per il loro


signi cato denotativo (ad es. weise ‘saggio’ e schlau ‘astuto’
denotano chiaramente facoltà intellettive diverse), in parte per
il loro signi cato connotativo (helle è colloquiale rispetto a
aufgeweckt ecc.). Si noti che le rispettive spiegazioni nei
dizionari sono spesso circolari: così può capitare ad esempio
che klug venga spiegato con ‘schlau’ e schlau con ‘klug’.
Per determinare più precisamente il signi cato di una
parola all’interno del campo semantico non basta quindi
l’intuizione, ma servono prove sistematiche. Per individuare
di erenze di signi cato tra parole semanticamente simili, in
linguistica vengono usati innanzitutto due procedimenti: la
prova di sostituzione e la prova di distribuzione. Le
illustreremo brevemente partendo dal campo semantico della
“retribuzione”:
Gehalt, Lohn, Stipendium, Sold, Besoldung, Vergütung,
Beihilfe, Honorar, Rente, Diäten, Gage, Heuer
Con la prova di sostituzione, si fornisce un contesto alla
parola formando una frase completa. Successivamente si
sostituisce la parola in questione con un’altra parola del campo
semantico e si accerta se la frase è semanticamente corretta o
meno:

(3) Das Honorar / *der Lohn / *der Sold eines guten Anwalts ist kaum zu bezahlen.
(4) Das Gehalt / die Besoldung eines Universitätsprofessors ist in Deutschland
höher als in Italien.

Se la prova dà esito positivo (come nell’ultimo esempio), siamo


in presenza di sinonimi parziali. Sarà quindi nostro compito
determinare tutti i contesti in cui le due parole sono
rispettivamente sostituibili e non sostituibili. Più alto è il
numero dei contesti di sostituibilità, più grande è la vicinanza
semantica tra le due parole.
La seconda prova è quella di distribuzione. Vengono
analizzati tutti i contesti in cui compare una determinata
parola (per es. tutti i possibili usi di Honorar):

(5) Das Honorar eines guten Anwalts / Arztes / Schriftstellers / Sachverständigen /


*Elektrikers / *Schusters ist kaum zu bezahlen.

4.4. I tratti semantici

4.4.1. Principali caratteristiche dei tratti semantici

Un ulteriore metodo per determinare di erenze di signi cato è


il ricorso ai cosiddetti tratti semantici. Nel capitolo dedicato
alla fonologia (cfr. 1.4.4.), abbiamo visto che ogni fonema si
lascia descrivere come un fascio di tratti distintivi, atti a
distinguerlo dagli altri fonemi. Nella semantica cosiddetta
“strutturale”, si è cercato di applicare l’analisi in tratti
fonologici al lessico. Si parte dal presupposto che il contenuto
di un lessema è scomponibile in una serie di tratti semantici,
veri e propri atomi di signi cato. Sono i tratti semantici che
distinguono le parole: così ad esempio Mann e Frau si
di erenziano per il tratto [±maschile] (o, se vogliamo, per
[±femminile]), Mann e Hund per [±umano], Mann e Männlichkeit
per [±astratto] ecc.
Quando si parla di tratti bisogna distinguere tra “lingua” (il
fenomeno che stiamo descrivendo) e “metalingua” (i mezzi che
usiamo per la descrizione). La metalingua può consistere in un
codice qualsiasi (per es. simboli gra ci), ma più spesso - per
necessità - si usa la lingua stessa. Il tratto [umano], pertanto,
non è da confondere con la parola umano-, il tratto è una
caratteristica ben precisa a livello sub-lessematico mentre
umano è un lessema, vale a dire una parola che ha un’intera
gamma di signi cati ed è pertanto vaga come tutte le parole di
una lingua naturale.
Esistono principalmente due tipi di tratti: tratti denotativi
(che si riferiscono al signi cato logico-concettuale, cioè alle
caratteristiche immanenti del referente) e tratti connotativi
(riguardanti l’appartenenza di parole a registri particolari, la
frequenza d’uso, la situazione comunicativa ecc.). Così ad es.
Vater e Mutter si distinguono per il tratto denotativo
[±maschile], Vater e Papa/Papi per i tratti connotativi
[colloquiale] e [a ettivo]. Lo stesso vale per la coppia Mutter e
Mutti.
La semantica strutturale si pone essenzialmente come
obiettivi l’economia e l’universalità: 1) economia in quanto si
vuole descrivere il lessico (o parte di esso) con pochi tratti che si
ritrovano nel signi cato di numerose parole (così ad es. il tratto
[+maschile] fa parte non solo di Mann, ma anche di Sohn, Vater,
Rentner, Hahn, Bulle ecc.); 2) universalità in quanto i tratti sono
presenti in lessemi di molte lingue (se non di tutte).

4.4.2. Individuazione dei tratti all’interno del campo semantico

Tre metodi portano all’individuazione dei tratti semantici


distintivi validi per un determinato campo semantico:
1) cercare coppie oppositive (cioè individuare parole che si
trovano in opposizione immediata fra loro);
2) cercare relazioni implicative (cioè individuare co-iponimi
riconducibili a uno stesso iperonimo);
3) aggiungere complementi modali, al ne di veri care la
presenza di determinati tratti semantici in un lessema.
Il primo metodo è il più importante e si applica a tutti i
campi semantici, il secondo alla maggior parte, il terzo può
essere utilizzato solamente in speci ci casi. Esempli cheremo i
tre metodi analizzando altrettanti campi semantici: i nomi di
parentela, i mezzi di locomozione e i verbi di movimento.
Consideriamo dapprima il campo semantico dei nomi di
parentela, che comprende almeno le seguenti parole:
Vater, Mutter, Bruder, Schwester, Sohn, Tochter, Onkel, Tante, Cousin, Cousine,
Ne e, Nichte, Großvater, Großmutter, Großonkel, Großtante

Stabilendo coppie oppositive si possono individuare i tratti


semantici distintivi del campo: Vater [+maschile], Mutter [-
maschile]. Finora abbiamo trovato una sola caratteristica di
Vater. Allargando gradualmente la serie di parole da prendere
in considerazione (vale a dire opponendo Vater ad altre parole
del campo semantico), si troveranno ulteriori caratteristiche.
Vediamo dapprima la coppia Vater e Sohn. Entrambi sono
[+maschile]; in altre parole, il tratto in questione non serve a
di erenziare i due lessemi. Ciò che li oppone, invece, è il
rapporto di paternità, vale a dire un rapporto di generazione
che possiamo etichettare mediante il tratto [ascendente]: Vater
[+ascendente], Sohn [-ascendente].
Consideriamo ora la coppia Vater e Großvater. Entrambi i
nomi sono [+maschile] e [+ascendente], ciò che li di erenzia è il
numero di generazioni rispetto al punto di riferimento
costituito dall’Ego: una per Vater, due per Großvater. Possiamo
pertanto attribuire a Vater il tratto [+di primo grado], a
Großvater [-di primo grado].
Vediamo in ne la coppia Großvater e Großonkel. Entrambi
presentano il fascio di tratti [+maschile], [+ascendente], [-di
primo grado]. Per distinguerli, serve un ulteriore tratto che
possiamo chiamare [in linea diretta]. Si nota quindi che,
aumentando il numero delle coppie prese in considerazione,
aumentano anche i tratti distintivi rilevanti.

??? Prendendo in considerazione gli altri lessemi del campo, quali ulteriori
tratti semantici si rivelano distintivi?

Passiamo ora al campo semantico dei mezzi di locomozione che


comprende numerosissimi lessemi. Qui una piccola selezione:

Auto, Limousine, Sportwagen, Cabrio, Kombi, Coupé, Geländewagen,


Rennwagen, Taxi; Transporter, Lastwagen, Lieferwagen, Sattelschlepper;
Zweirad, Motorrad, Mofa, Motorroller; Bus; Zug, Straßenbahn; Flugzeug,
Hubschrauber; Schi , Boot, Fähre, Kanu, Segelschi ; Fahrrad, Roller, Kutsche;
Panzer, Walze, Traktor

Anche in questo caso la ricerca delle coppie oppositive


costituisce il principale metodo per l’individuazione dei tratti.
Vediamo alcune coppie oppositive e il relativo tratto distintivo:

Auto Motorrad [±quattro ruote]


Auto Taxi [±privato]
Auto Lieferwagen [±trasporto persone]
Auto Kutsche [±motore]
Auto Schi [±terra ferma]

Passiamo ora all’individuazione delle relazioni implicative. In


questo campo sono evidenti una serie di co-iponimi rispetto a
uno stesso iperonimo (sottolineato):

Auto: Limousine, Sportwagen, Cabrio, Kombi, Coupé, Geländewagen,


Rennwagen, Taxi
Transporter: Lastwagen, Lieferwagen, Sattelschlepper
Zweirad: Motorrad, Mofa, Motorroller
Schi : Boot, Fähre, Kanu, Segelschi
Un iponimo contiene tutti i tratti dell’iperonimo, in aggiunta
uno o più tratti speci ci. La descrizione sistematica delle
relazioni implicative ci aiuta pertanto a de nire in maniera
veloce e uniforme i fasci di tratti che risultano comuni a un
sottogruppo di lessemi.
Vediamo in ne il campo semantico dei verbi di movimento.
Ancora una volta diamo solo una piccola selezione dei
componenti del campo:

sich bewegen, sich nähern, sich entfernen, steigen, fallen, weichen, kommen,
gehen, laufen, kriechen, stolzieren, marschieren, schreiten, stolpern, springen,
stampfen, stiefeln, eilen, watscheln, trippeln, tapsen, zuckeln, stelzen,
schleichen, schlendern, spazieren, anieren, bummeln; waten, schwimmen,
iegen;

Anche per questo campo le coppie oppositive sono la chiave


principale per individuare i tratti. Facciamo qualche esempio:

kommen gehen [±centripetale]


steigen fallen [±in alto]
stiefeln schleichen [±veloce]
gehen schwimmen [±terra ferma]

Le relazioni implicative evidenziano la struttura gerarchica del


campo. Così ad esempio i verbi schlendern ‘ciondolare’ e
schreiten ‘incedere’ sono co-iponimi di gehen in quanto indicano
modi diversi del ‘camminare’. Il verbo schlendern, infatti,
implica gehen (ma non viceversa) e schreiten implica gehen (ma
non viceversa):

(6) a Wenn einer schlendert / schreitet, dann geht er.


b *Wenn einer geht, dann schlendert / schreitet er.

La prima implicazione è semanticamente corretta, non la


seconda.
Il terzo metodo - l’aggiunta di un complemento modale -
serve in ne a veri care la presenza di un determinato tratto in
un lessema. Prendiamo come esempio i due tratti [veloce] e
[lento] e appuriamo la loro rilevanza per i lessemi gehen,
schlendern e stiefeln, inserendo in una frase-tipo le corrispettive
indicazioni modali schnell e langsam:

(7) a Angelika geht schnell / langsam über die Straße.


b Angelika schlendert * schnell / langsam über die Straße.
c Angelika stiefelt schnell / *langsam über die Straße.

Da questi esempi emerge che il verbo gehen è neutrale rispetto


al parametro della velocità (si può ‘camminare’ a varie
velocità), non così invece schlendern e stiefeln (che comportano
sempre, rispettivamente, una minima o massima velocità).

4.5.I signi cati “traslati”: metafora e metonimia

4.5.1. La metafora come gura retorica e come strumento


cognitivo

La metafora è una gura retorica basata sul trasferimento dal


senso proprio al senso gurato, stabilendo una relazione di
somiglianza. Se per es. a ermo che quella donna è un blocco di
ghiaccio uso la parola ghiaccio in senso gurato, stabilendo una
similitudine del tipo quella donna è fredda come un blocco di
ghiaccio. Linguisticamente, si può analizzare la metafora come
modi cazione di un tratto semantico, per es. da [+concreto] a [-
concreto].
Va però tenuto conto del fatto che numerose metafore sono
oramai pienamente convenzionalizzate: non vengono, cioè, più
avvertite dai parlanti come tali e sono usate senza alcuna
particolare intenzione retorica. Spesso, addirittura, manca
un’alternativa non-metaforica per esprimere lo stesso
concetto. Vediamo qualche esempio di espressioni metaforiche
altamente convenzionalizzate che si basano su parti del corpo
umano:

Flaschenkopf, Nadelkopf, Schraubenkopf,


Kopf:
Salatkopf, Briefkopf; Kopf einer Tafel
Flaschenhals; Hals einer Geige, Hals eines
Hals:
Knochens, Hals einer Säule
Arm eines Polypen, Arm eines Kleides, Arm eines
Arm:
Hebels, Arm eines Flusses
Bein: Tischbein, Hosenbein
Fuß eines Strumpfes, Fuß eines Berges, Fuß einer
Fuß:
Säule
Bergrücken, Handrücken; Rücken eines Fußes,
Rücken: Rücken einer Nase, Rücken eines Buches, Rücken
eines Messers

Il modello del corpo umano viene proiettato metaforicamente


su vari tipi di oggetti. Tale proiezione non è a atto casuale, ma
avviene secondo almeno tre criteri: a) posizione della parte del
corpo relativamente alle altre parti del corpo (come Kopf ‘testa’
è la parte più alta del corpo, così Briefkopf è la parte più alta di
una lettera); b) forma della parte del corpo (come Kopf ha una
forma sferica, così anche Salatkopf); c) funzione della parte del
corpo (come Fuß ha una funzione di base d’appoggio, così
anche Fuß einer Säule).

??? Troviamo metafore simili in italiano?

In anni recenti la linguistica cognitiva si è occupata


intensamente delle metafore convenzionalizzate. Due studiosi
americani, George Lako e Mark Johnson, hanno elaborato una
teoria della metafora basata sul presupposto che la metafora è
essenzialmente un fenomeno della lingua quotidiana,
risultando raramente legata a particolari intenzioni poetiche o
retoriche.
La metafora viene inoltre vista come un procedimento che
va al di là della singola espressione metaforica. La metafora è
infatti considerata una struttura concettuale che mette
sistematicamente in relazione due ambiti della nostra
esperienza: un dominio di partenza (semplice,
immediatamente comprensibile, spesso concreto) viene
proiettato su un dominio di arrivo (complesso, di di cile
comprensione, spesso astratto).
Negli esempi che abbiamo fatto sopra (Flaschenkopf,
Flaschenhals ecc.) il dominio di partenza è il corpo umano, il
dominio di arrivo sono vari oggetti che ci circondano. Un altro
esempio di metafora concettuale è dato dal rapporto tra spazio
e tempo: una serie di espressioni spaziali vengono infatti
trasferite in ambito temporale (si pensi alla parola Raum
‘spazio, stanza’ in Zeitraum, al verbo spaziale kommen ‘venire’ in
bald kommt Weihnachten, alla preposizione vor ‘davanti’ in vor
Weihnachten ecc.).
Particolarmente numerose sono le espressioni metaforiche
che hanno come dominio di partenza la guerra e come dominio
di arrivo il dibattito (ARGUMENT IS WAR nella formulazione di
Lako /Johnson). Un confronto meramente verbale viene
metaforizzato in chiave di scontro sico. Qui di seguito sono
riportati alcuni titoli della stampa tedesca:

(8) a Seehofer kämpft für sein Optionsmodell [Handelsblatt, 28.2.1997, p. 4]


b ÖTV-Chef wagt sich vor [Kölner Stadtanzeiger, 24.2.1997, p. 2]
c Kanther reagiert zurückhaltend auf ÖTV-Vorstoß [Handelsblatt, 25.2.1997, p.
4]
d Seehofer weist Attacken gegen Reformpläne zurück [Welt, 20.2.1997, P- 1]
e Paris verteidigt Ausländerpolitik [Handelsblatt, 27.2.1997, p. 8]
f Grüne geraten unter Beschüß [Welt, 20.2.1997, p. 5]
g Premierminister Wim Kok erhält von seiner Partei Rückendeckung
[Handelsblatt, 18.2.1997, p. 7]
h Schlagabtausch in Magdeburg [Welt, 28.2.1997, p. 2]
Va innanzitutto precisato che numerose espressioni non hanno
un corrispettivo che non sia metaforico: così ad esempio gli atti
del difendere la propria posizione e dell’attaccare quella degli
altri non possono che essere descritti dalle espressioni
metaforiche con verteidigen e angreifen.
È importante notare come ognuna di queste espressioni
metaforiche evochi la metafora concettuale ARGUMENT IS
WAR nella sua globalità, vale a dire fa riferimento all’intero
scenario della guerra. Questo aspetto emerge chiaramente
quando abbiamo una serie di parole strettamente imparentate
(come ad esempio Vormarsch ‘avanzata’, Vorstoß ‘puntata
o ensiva’ e O ensive ‘o ensiva’). Il parlante conosce le
di erenze semantiche tra queste parole ed è in grado di
comprendere i rispettivi usi metaforici in quanto tali di erenze
rimangono preservate anche in ambito astratto. Vediamo
qualche esempio:

(9) a Mobbing auf dem Vormarsch [Bild-Zeitung, 26.2.1997, p. 1]


b Vorstoß in die Luxusklasse [Kölner Stadtanzeiger, 20.2.1997, p. 37]
c Tschechische O ensive auf dem deutschen Biermarkt [Welt, 20.2.1997, p. 16]

La prima espressione si riferisce all’inarrestabile di ondersi del


fenomeno delle vessazioni sul luogo di lavoro (Mobbing), la
seconda alla presentazione di un’automobile di lusso da parte
di un produttore di solito dedito a vetture di massa, la la terza a
un disegno strategico mirante all’aumento di quote di mercato.

4.5.2. La metonimia

Nella linguistica cognitiva, non solo la metafora ma anche la


metonimia è considerata un fenomeno che va ben oltre la mera
gura retorica. Come la metafora, la metonimia è un
procedimento di estensione semantica profondamente
ancorato nella nostra lingua quotidiana. La di erenza
fondamentale consiste però nel fatto che la metafora comporta
un passaggio da un dominio all’altro, mentre nel caso della
metonimia si rimane entro i con ni di uno stesso ambito di
esperienza.
Esistono due tipi di metonimia a seconda che essa si basi su
un rapporto di componenzialità o di contiguità. Siamo in
presenza del primo tipo quando un aspetto facile da percepire,
da comprendere o da ricordare sta a rappresentare una
determinata entità nella sua interezza (pars pro toto ‘la parte
per il tutto’). Un esempio è dato dalla frase Er darf meine
Schwelle nicht mehr betreten, dove Schwelle ‘soglia’ sta per
l’intera casa.
Nel secondo tipo di metonimia, una determinata entità
rimanda a una seconda entità con la quale si trova in un
rapporto di “contiguità” materiale, spaziale, temporale o logico-
causale. Si possono distinguere principalmente le seguenti
forme di metonimia:
- il contenitore per il contenuto: bere un bicchiere - ein Glas
trinken;
- la materia prima per il prodotto nito: portare la lana -
Wolle tragen;
- l’autore per l’opera: leggere Goethe - Goethe lesen;
- la causa per l’e etto: lavoro e Arbeit nel senso di ‘opera
compiuta’; il luogo per l’evento: Stalingrado è stata la svolta della
guerra - Stalingrad war die Wende des Krieges;
- il luogo per l’istituzione: la Casa Bianca non reagisce - das
Weiße Haus reagiert nicht;
- il responsabile per i sottoposti: Beckenbauer ha vinto i
mondiali del 1990 - Beckenbauer hat die Weltmeisterschaft 1990
gewonnen;
- l’organizzazione per i membri: il partito ha preso la decisione
- die Partei hat den Beschluss gefasst;
- l’oggetto per chi lo manovra: oggi scioperano gli autobus -
heute streiken die Busse;
- una sensazione sica per l’emozione: mi viene la pelle d’oca -
ich bekomme Gänsehaut (nel senso di ‘avere paura’);
- la premessa per l’azione principale: andare al ristorante - ins
Restaurant gehen (‘cenare in un ristorante’).

4.6. La semantica dei prototipi

4.6.1. La categorizzazione del reale

Il mondo esterno, per l’uomo, non è un usso indistinto di


input sensoriali ma una realtà strutturata sulla base di
categorie. Categorizzare vuol dire raggruppare un certo
numero di entità sulla base di criteri di appartenenza a un
determinato tipo (cioè a una determinata categoria). Così ad
esempio tutti i numeri aventi la caratteristica di essere
divisibili per due formano la categoria dei NUMERI PARI, i
numeri che non lo sono la categoria dei NUMERI DISPARI. Un
altro esempio è dato dagli atleti che praticano il pugilato, la
lotta o il sollevamento pesi: essi sono suddivisi in categorie a
seconda del loro peso corporeo.
La categorizzazione negli esempi appena citati si basa su
caratteristiche necessarie e su cienti: “necessarie” in quanto
tutti gli appartenenti a una determinata categoria devono
obbligatoriamente possedere tali proprietà; “su cienti” in
quanto le proprietà in questione ci consentono di stabilire
univocamente se una determinata entità appartiene alla
categoria o meno.
Non sempre, però, la categorizzazione è un’operazione così
semplice e “matematica”. Dovendo, ad esempio, stabilire se un
determinato animale appartenga alla categoria degli UCCELLI,
talvolta ci si può trovare in di coltà. Lo struzzo è un uccello
anche se non sa volare? Il pinguino anche se non ha le piume? Il
kiwi anche se non ha le ali? In questi casi si assume che la
categorizzazione avvenga sulla base di prototipi. Il prototipo -
secondo il lone di studi iniziato dalla psicologa americana
Eleonore Rosch - è de nito come il miglior rappresentante della
categoria in quanto riassume in sé tutte le caratteristiche
rilevanti per la categoria di appartenenza. Nel caso degli uccelli
tali caratteristiche possono essere:
[sa volare]
[ha piume]
[ha ali]
[ha un becco]
[depone uova]

Passeri, rondini e falchi - per fare qualche esempio - sono


certamente rappresentanti prototipici della categoria.
Pinguini, struzzi e kiwi sono, invece, membri atipici in quanto
non possiedono tutte le proprietà di un “tipico” uccello.
È pertanto evidente che non tutti i membri di una categoria
a struttura prototipica sono sullo stesso piano: vi sono membri
“centrali” e membri “periferici” a seconda del numero delle
caratteristiche condivise con il prototipo ideale della categoria.
In generale, i membri centrali di una categoria sono i primi in
ordine cronologico a essere appresi e i più frequenti a essere
usati. Chiedendo alle persone di indicare alcuni rappresentanti
per una determinata categoria, verranno nominati di
preferenza membri centrali: per la categoria GEMÜSE, ad
esempio, Möhre o Kohl (e non membri periferici come Tomate o
Petersilie)’, per la categoria SÜSSIGKEITEN Bonbon o Schokolade
(e non Pudding o Pfannkuchen)’, per la categoria KLEIDUNG
Hemd o Hose (e non Slip o Krawatte).
Una categorizzazione basata su prototipi è valida anche per
concetti astratti. Prendiamo l’esempio di LÜGE. Una “tipica”
bugia possiede le seguenti caratteristiche:
[falsità dell’a ermazione]
[consapevolezza della falsità]
[intenzione di ingannare]
Una bugia atipica - come ad esempio un complimento non
veritiero - possiede invece solo una parte di tali caratteristiche.
??? Indicate bugie tipiche e atipiche nella nostra vita quotidiana! Su quale
meccanismo si basa la barzelletta “Was ist die erste Lüge eines kleinen Kindes”
-“Papi/”?

Vi sono numerose “spie” linguistiche che rivelano la presenza


di una categorizzazione in prototipi a livello concettuale. Un
alto grado di prototipicità di una determinata entità viene
segnalato mediante espressioni come le seguenti:

(10)ein typischer Vogel / ein Vogel par excellence / ein wahrer Vogel

Un basso grado di prototipicità viene invece attribuito


mediante espressioni segnalanti che l’entità in questione non
rientra perfettamente nella categoria presa in esame:

(11)eine Art Vogel / ein seltsamer Vogel / ein sonderbarer Vogel / ein Vogel im
weiteren Sinne

4.6.2. Prototipi e tratti semantici

La teoria dei prototipi non si pone come un’alternativa


all’analisi in tratti semantici (distintivi), ma come una sua
integrazione, fornendo una spiegazione del fatto che non
sempre tutti i tratti di un lessema risultano parimenti
signi cativi. Prendendo infatti in considerazione il fascio di
tratti di un determinato lessema possiamo ora distinguere tra
tratti categoriali, validi per tutte le entità a cui si può riferire un
lessema, e tratti prototipici, validi solamente per le entità più
rappresentative della categoria.
Prendiamo come primo esempio la già analizzata categoria
UCCELLI. Come tratti categoriali, presenti in tutti gli uccelli,
possiamo individuare [ha un becco] e [depone uova], come
tratti prototipici [sa volare], [ha piume] e [ha ali].
Un altro esempio potrebbe essere la categoria
JUNGGESELLE. Tratti categoriali sono [+umano], [+maschile],
[+adulto], [-sposato]; tratti prototipici forse [vive da solo], [sa
cucinare] e [macho]. Consideriamo in ne la categoria MUTTER.
Tratti categoriali sono [+femminile] e [aver partorito almeno
un bambino]; tratti prototipici, forse, [nutre e cresce il
bambino], [amorevole], [sposata al padre], [casalinga] ecc.
Questi ultimi due esempi mostrano come i tratti prototipici
facciano parte del signi cato connotativo e consistano nelle
associazioni di idee solitamente collegate al lessema in
questione. Si tratta spesso di stereotipi, vale a dire di idee
preconcette ampiamente di use ma non necessariamente
corrispondenti a dati statistici reali.

4.7. La polisemia

Si parla di polisemia quando una determinata parola ha più di


un signi cato. Prendiamo come esempio la parola tedesca Tafel
che, a seconda del contesto, è usata con signi cati diversi:

(12)a Der Lehrer schreibt den Satz an die Tafel. (‘lavagna’)


b Es wurde eine Tafel angebracht, um der Toten zu gedenken. (‘iscrizione,
targa’)
c Der Schüler musste die Tafel der Logarithmen lernen. (‘tabella’)
d Sie isst eine Tafel Schokolade. (‘tavoletta’)
e Die Tafel war festlich gedeckt. (‘tavola’)

Le entità a cui si riferisce Tafel sono accomunate dal fatto di


essere rettangolari e piatte, ma di eriscono per materiale,
dimensioni e funzione: il materiale può essere ad es. metallo,
pietra o legno; può trattarsi di un oggetto piccolo o grande; di
un supporto riscrivibile o meno, e così via.
La polisemia è un fenomeno di usissimo nella lingua
quotidiana in quanto rappresenta un meccanismo
fondamentale per il suo buon funzionamento. Sarebbe infatti
antieconomico se ogni signi cato venisse espresso mediante
un signi cante diverso: il nostro lessico consisterebbe allora in
un numero troppo alto di parole. La potenziale polisemia di
ogni parola ci permette, invece, di dare espressione linguistica a
oggetti e concetti nuovi utilizzando le parole esistenti, vale a
dire parole che già possiedono un signi cato in qualche modo
simile a quello che ora si vuole esprimere.
Sia detto per inciso che la polisemia è di solito virtuale in
quanto il signi cato attualizzato in un determinato contesto
esclude tutti gli altri possibili. La polisemia, quindi, non
comporta ambiguità. Così ad esempio nella prima frase presa in
esame (12a), Tafel ha l’esclusivo signi cato di ‘lavagna’ (gli altri
signi cati essendo irrilevanti).
Nei linguaggi tecnico-scienti ci, in opposizione alla lingua
comune, le terminologie e le nomenclature sono
tendenzialmente costituite da parole monosemiche. L’assenza
di polisemia e di sinonimia, in questo ambito d’uso, porta a un
rapporto biunivoco tra signi cato e signi cante: un
determinato signi cante corrisponde a un solo signi cato, un
determinato signi cato a un solo signi cante.
Dalla polisemia va distinta l’omonimia: signi cati
totalmente diversi corrispondono - casualmente - a uno stesso
signi cante. Mutamenti fonetici avvenuti nel corso
dell’evoluzione di una lingua possono far sì che parole aventi in
origine forme fonetiche diverse si ritrovano con la stessa
forma. Gli omonimi vengono percepiti come parole diverse
proprio perché hanno un’etimologia diversa (così ad es. Bar
come ‘unità di misura della pressione atmosferica’ e Bar come
‘locale’). Vi sono inoltre alcuni aspetti morfologici a segnalarci
casi di omonimia: di erenze di genere (der Kiefer ‘mascella’, die
Kiefer ‘pino silvestre’) e di plurale (Bank-Banken ‘banche’ e Bank-
Bänke ‘panchine’).
Ritorniamo alla polisemia. Aprendo un dizionario e
leggendo le voci di lessemi polisemici, può sembrare che le
singole varianti di signi cato costituiscano un assembramento
più o meno casuale. In realtà, si dà spesso il caso che i vari
signi cati risultino collegati tra loro in quanto aventi in
comune uno o più tratti semantici. Così ad esempio Tafel, in
tutte le varianti considerate, possiede le caratteristiche
p
[rettangolare] e [piatto]. Consideriamo un altro esempio in cui è
possibile individuare un denominatore comune per tutte le
varianti. Al lessema Schule sono riconducibili almeno quattro
varianti principali (‘istituzione’, ‘edi cio’, ‘insieme delle
attività’, ‘istituzione come principio’) esempli cate
rispettivamente dalle seguenti frasi:

(13)a Die Schule spendete einen größeren Betrag.


b Die Schule hat ein Flachdach.
c Die Schule macht ihm großen Spaß.
d Die Schule ist eine der Grundlagen der Zivilisation.

Il denominatore comune può essere identi cato nell’elemento


astratto [concerne l’insegnamento o l’apprendimento].
In presenza di un alto grado di polisemia, però, diventa
di cile se non impossibile trovare caratteristiche condivise da
tutti i vari signi cati. Ciò che accomuna ad esempio i
diversissimi usi del verbo kommen in contesti come

(14)a Der Mann kommt nach Hause. ‘viene a casa’


b Der Mann kommt über die Mauer. ‘supera il muro’
c Der Mann kommt unter ein Auto. ‘ nisce sotto la macchina’
d Der Mann kommt ins Krankenhaus. ‘viene portato in ospedale’

è l’idea di [movimento], ma è un nucleo comune talmente


generale da non avere più alcuna signi cativa validità
operativa per distinguere kommen da altri verbi di movimento
del suo campo semantico.
Anche i lessemi altamente polisemici sono però dotati, a ben
vedere, di una struttura organica in cui sussistono
collegamenti sistematici tra i vari usi. Tali collegamenti
possono essere ben descritti mediante un modello prototipico-
reticolare che stabilisce una gerarchia tra le varianti del
lessema: non è vero che tutte le varianti sono potenzialmente
sullo stesso piano, ma esistono varianti prototipiche centrali e
varianti periferiche.
In sintesi, il modello prototipico applicato alla polisemia
prevede che dal centro prototipico dipartano le varianti più
periferiche lungo catene di estensioni semantiche. I settori
estremi di queste catene hanno poco o nulla in comune con il
centro, ma risultano nondimeno motivati in quanto
progressivamente derivati dal prototipo mediante
procedimenti cognitivi di carattere generale. Le analisi
cognitiviste ci presentano quindi una “rete semantica” a forma
radiale in cui tutte le varianti del lessema sono
sistematicamente interconnesse.
Ritorniamo ai nostri esempi con il verbo kommen. Nella
variante prototipica (14a), l’uomo esegue il movimento in
piena libertà così come si conviene a un essere dotato di
capacità di autolocomozione e di intelligenza piani catrice dei
propri atti. Nella variante (b), l’uomo deve fare i conti con una
forza antagonista (il muro che ostacola il suo movimento), ma
riesce ad avere la meglio. Nella variante (c), invece, l’uomo
soccombe alla forza antagonista in quanto perde il controllo del
movimento. Nella variante (d), in ne, il movimento non è
neanche più e ettuato sicamente dall’uomo ma risulta in
tutto e per tutto delegato ad altri. Confrontando queste quattro
varianti si vede, quindi, come l’uomo perda progressivamente
importanza nell’esecuzione e nella piani cazione del
movimento stesso.
Il modello prototipico permette, inoltre, di rendere
sistematicamente conto degli usi metaforici di un determinato
lessema, considerati periferici ma pur sempre collegati a quelli
centrali. Prendiamo i seguenti esempi:

(15)a Er ist zu großem Reichtum gekommen.


b Er ist an die Macht gekommen.
(16)a Er ist in eine peinliche Lage gekommen.
b Er ist in Rage gekommen.

In questi usi metaforici, lo svolgimento di una determinata


attività o l’evolversi degli eventi viene visto in chiave di
movimento concreto. Più precisamente, questi usi sono basati
sulla metafora concettuale secondo la quale un cambiamento
di stato - vale a dire il passaggio da uno stato A ad uno stato B -
è categorizzato come movimento avente inizio nel punto A e
termine nel punto B.
Negli esempi con kommen, le due frasi (15a/b) sono
riconducibili a quegli usi nello spazio concreto in cui vi è il
superamento di un ostacolo (come über die Mauer kommen in
14b), le due frasi (16a/b) agli usi caratterizzati da un
movimento passivo (come ins Krankenhaus kommen in 14d).

4.8. La semantica della frase

La semantica della frase non si occupa più del signi cato di


singole parole (semantica lessicale), ma del signi cato di
sintagmi e di frasi. Vengono studiati i meccanismi con cui i
signi cati di unità più piccole si combinano determinando il
signi cato complessivo di unità più grandi.

4.8.1. Rapporti tra parole nella frase

Fanno parte del signi cato di una determinata parola


informazioni riguardo al tipo di parole con cui essa si può
combinare all’interno di una frase (sono i cosiddetti “tratti
sintattici” o “tratti di selezione”). Prendiamo come esempio
aggettivi relativi a colori. Alcuni, come rot e braun, non sono
soggetti a particolari restrizioni nella loro combinabilità:

(17)a rotes Haar / rote Haut / rote Fahne / rote Schuhe …


b braunes Haar / braune Haut / braune Fahne / braune Schuhe …

Altri, come blond e blass, sono invece limitati in tal senso:

(18)a blondes Haar / *blonde Haut / *blonde Fahne / *blonde Schuhe …


b *blasses Haar / blasse Haut / *blasse Fahne / * blasse Schuhe …
Infatti, blond indica quasi esclusivamente il colore dei capelli,
blass si riferisce quasi esclusivamente alla carnagione.
Si ha un’anomalia semantica non solo quando i tratti
semantici di due parole risultano incompatibili (ein schwarzer
Schimmel, dove schwarz contrasta con [weiß] contenuto in
Schimmel ‘cavallo bianco’; eine kurze Ewigkeit, dove kurz
contrasta con [endlos] contenuto in Ewigkeit ‘eternità’), ma
anche quando i tratti coincidono totalmente. Si ha allora una
tautologia, un’a ermazione sempre vera che proprio per questo
ha perso il suo valore informativo (ein weißer Schimmel-, eine
endlose Ewigkeit).
Particolare rilievo, per la costruzione della frase, ha
ovviamente la semantica del verbo. Nel capitolo dedicato alla
sintassi, abbiamo già parlato della valenza, cioè della griglia di
complementi richiesti obbligatoriamente dalla struttura di un
verbo (cfr..3.4.2). Prendiamo l’esempio del verbo schenken:

(19)Der Mann schenkt der Frau etwas Besonderes.

Il verbo richiede come Soggetto/Agente un’entità che abbia la


caratteristica [+umano], altrimenti la frase risulta
semanticamente inaccettabile:

(20)a *Der Hund schenkt der Frau etwas Besonderes.


b *Der Baum schenkt der Frau etwas Besonderes.

Parimenti, anche l’Oggetto indiretto/Bene ciario deve essere


[+umano]:

(21)a ??Der Mann schenkt dem Hund einen Knochen.


b *Der Mann schenkt dem Baum eine Schleife.

Fondamentale per la corretta costruzione semantica della frase


risulta, oltre alla valenza, anche la cosiddetta “Aktionsart” del
verbo (la sua struttura temporale interna).Vi sono ad esempio
verbi indicanti un’attività o uno stato visti come immutati nel
lasso di tempo preso in considerazione (Aktionsart durativa):
schlafen, brüllen, schweigen

Altri verbi indicano invece la fase iniziale di un’attività o uno


stato, facendo quindi riferimento implicito a un mutamento in
precedenza avvenuto (Aktionsart incoativa):
einschlafen, losbrüllen, verstummen

Solo nel primo caso, il rispettivo verbo risulta compatibile con


un’espressione avverbiale indicante una durata:

(22)a Sie schläft drei Stunden lang / seit einer Stunde.


b *Sie schläft ein drei Stunden lang / seit einer Stunde.

4.8.2. Rapporti tra frasi

In precedenza abbiamo trattato, al punto 4.2., le relazioni


semantiche che si possono instaurare tra singole parole.
Relazioni semantiche analoghe sussistono anche tra frasi. La
prima di queste relazioni è la sinonimia (detta anche parafrasi)
- due o più frasi hanno lo stesso signi cato (denotativo):

(23)a Die Orange liegt auf dem Tisch.


b Die Apfelsine ist auf dem Tisch.
(24)a Karl hat aufgehört zu singen.
b Karl singt nicht mehr.

Da un punto di vista logico, si ha sinonimia quando - data la


prima frase vera - anche la seconda è vera e, viceversa, data la
seconda frase vera, anche la prima è vera. Oppure: data la prima
frase falsa, anche la seconda è falsa (e viceversa). Va infatti
tenuto conto che le relazioni semantiche tra due frasi
sussistono indipendentemente dal fatto che esse siano in sé
vere o false. Pertanto, può esservi sinonimia anche tra due frasi
palesemente false:

(25)a Alle Vögel können iegen.


b Kein Vogel kann nicht iegen.
Una seconda relazione è la complementarità (contraddizione).
Data la prima frase vera, la seconda è necessariamente falsa e,
data la seconda frase vera, la prima è necessariamente falsa:

(26)a Karl hat aufgehört zu singen.


b Karl singt weiter.
(27)a Peter ist verheiratet.
b Peter ist unverheiratet.

In altre parole, solo una delle due frasi può essere vera: o Karl
ha smesso di cantare, oppure continua a cantare; o Peter è
sposato, oppure non lo è. Non esistono altre possibilità.
Un terzo tipo di relazione è costituito dall’inclusione (detta
anche implicazione). Data la prima frase vera, anche la seconda
è vera - ma non necessariamente il contrario (se la seconda è
vera, la prima può essere vera o falsa):

(28)a Katja hat einen schönen Pudel.


b Katja hat einen schönen Hund.
(29)a Sandra hat sich scheiden lassen.
b Sandra ist nicht mehr verheiratet.

Partendo dal presupposto che la seconda frase sia vera, la prima


può - come è stato appena detto - anche essere falsa: se Katja
possiede un bel cane, questo non è necessariamente un
barboncino; se Sandra non è più sposata, ciò non vuol dire
necessariamente che abbia divorziato (potrebbe anche aver
perso il marito).

Esercizi

E 4-1: Signi cato connotativo


Delineate il signi cato connotativo delle seguenti parole!
Haupt, Fräulein, killen, verschwiegen, Säufer, Neger,
Heterogenität, Handtuch
E 4-2: Campo semantico
Trovate altri lessemi tedeschi che fanno parte del campo
semantico dei mezzi di locomozione, prestando particolare
attenzione a coppie o gruppi di lessemi che possono essere
considerati sinonimi!
E 4-3: Campo semantico
Analizzate il campo semantico dei sostantivi tedeschi
denotanti forme di retribuzione, applicando sistematicamente
le prove di sostituzione e distribuzione!
E 4-4: Tratti semantici
Analizzate il campo semantico dei sostantivi tedeschi
denotanti oggetti sui quali sedersi, applicando
sistematicamente il procedimento delle coppie oppositive per
individuare i tratti semantici rilevanti!
E 4-5: Metafore
Cercate nella stampa tedesca e italiana espressioni
metaforiche che abbiano come dominio di partenza la guerra.
Quali sono i principali domìni di arrivo?
E 4-6: Metafore
Cercate nella stampa tedesca e italiana espressioni
metaforiche che abbiano come dominio di arrivo lo sport. Quali
sono i principali domìni di partenza?
E 4-7: Polisemia
Discutete se esistono collegamenti sistematici tra le varianti
di signi cato dei seguenti lessemi polisemici!
Zeitung (‘Druckschrift’, ‘Redaktion’), Pferd (‘Haustier’,
‘Turngerät’, ‘Schach gur’), Mutter (‘Frau mit Kind’, ‘Vorsteherin
eines Klosters’, ‘Tier mit Junge’, ‘Muttergesellschaft’)
E 4-8: Polisemia
Con l’ausilio di un dizionario, fate un elenco dei principali
usi del verbo altamente polisemico stehen, individuando
possibili collegamenti tra le numerose varianti di signi cato!
E 4-9: Semantica frasale
Quali relazioni semantiche sussistono tra le seguenti coppie
di frasi?
(a) Elke ist nicht tot. Elke ist lebendig.
(b) Alle Menschen sind böse. Einige Menschen sind böse.
g
(c) Kein Mensch ist böse. Alle Menschen sind böse.
E 4-10: Semantica frasale
Quali relazioni semantiche sussistono tra le seguenti coppie
di frasi?
(a) Elke ist nicht tot. Elke ist nicht lebendig.
(b) Hans besitzt einen Sportwagen. Hans besitzt ein Auto.
(c) Hans besitzt kein Auto. Hans besitzt keinen Sportwagen.

Bibliogra a per approfondimenti

Brekle, Herbert (19823). Semantik. München: Fink.


Burger. Harald (20032). Phraseologie. Eine Einführung am
Beispiel des Deutschen. Berlin: Schmidt.
Keller, Rudi / Kirschbaum, Ilja (2003). Bedeutungswandel.
Eine Einführung. Berlin/New York: de Gruyter.
Kleiber, Georges (19982). Prototypensemantik. Eine
Einführung. Tübingen: Narr.
Lako , George / Johnson, Mark (20033). Leben in Metaphern.
Konstruktion und Gebrauch von Sprachbildern. Heidelberg: Carl-
Auer-Systeme Verlag, [edizione originale: 1980. Metaphors We
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Löbner, Sebastian (2003). Semantik. Eine Einführung.
Berlin/New York: de Gruyter.
Lohnstein, Horst (1996). Formale Semantik und natürliche
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Lutzeier, Peter Rolf (1985). Linguistische Semantik. Stuttgart:
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Lutzeier, Peter Rolf (1995). Lexikologie. Ein Arbeitsbuch.
Tübingen: Stau enburg.
Lyons, John (1980). Semantik. 2 voll. München: Beck,
[edizione originale: 1977. Semantics. Cambridge: Cambridge
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Philipp, Marthe (1998). Semantik des Deutschen. Berlin:
Weidler.
Schwarz, Monika / Chur, Jeannette (19962). Semantik. Ein
Arbeitsbuch. Tübingen: Narr.
Stechow, Arnim von / Wunderlich, Dieter (a c. di) (1991).
Semantik. Ein internationales Handbuch zeitgenössischer
Forschung. Berlin/New York: de Gruyter.
Wunderlich, Dieter (19912). Arbeitsbuch Semantik. Frankfurt
a.M.: Hain.
5. PRAGMATICA

5.1. Il contesto situazionale

La pragmatica si occupa dei rapporti tra le espressioni


linguistiche (cioè gli enunciati) e i contesti situazionali in cui
esse di volta in volta si collocano. Ma che cosa si intende più
precisamente per “contesto situazionale”? Vediamo i principali
fattori che possono creare una situazione comunicativa:
(a) partecipanti alla comunicazione (parlante, ascoltatore);
(b) coordinate spazio-temporali della comunicazione (tempo di enunciazione,
luogo di enunciazione, tempo di ricezione, luogo di ricezione);
(c) spazio di percezione (spazio del parlante, spazio dell’ascoltatore, ipotesi del
parlante riguardo allo spazio dell’ascoltatore);
(d) sistema di conoscenze pregresse (conoscenze del parlante, conoscenze
dell’ascoltatore, ipotesi del parlante riguardo alle conoscenze dell’ascoltatore);
(e) rapporto tra parlante e ascoltatore (rapporto sociale, rapporto linguistico-
conversazionale);
(f ) intenzione del parlante.

La persona del parlante (caratterizzata per età, sesso,


professione ecc.) è spesso determinante per il valore di un dato
enunciato. Così ad esempio una stessa frase (come Sarete tutti
puniti!) dovrà essere interpretata in maniera totalmente
diversa a seconda che una persona l’abbia pronunciata nella sua
funzione di giudice, sacerdote o insegnante di scuola. Una
stessa espressione può avere inoltre un risvolto diverso a
seconda che il parlante sia un adulto o un bambino, un uomo o
una donna e così via.
Anche la persona dell‘ascoltatore ha notevole rilevanza.
Una stessa esortazione (Stai zitto!), pronunciata dalla stessa
persona, appare molto diversa se rivolta a un bambino
dispettoso oppure a un avversario politico nell’ambito di un
dibattito parlamentare. A volte, risulta inoltre utile distinguere
tra ascoltatore-destinatario (persona a cui è rivolto l’enunciato)
e ascoltatore-spettatore (persona che assiste alla
comunicazione). Così ad esempio un rimprovero fatto a una
determinata persona ha un impatto diverso se espresso in
presenza di terzi.
Per l’importanza del tempo di enunciazione si possono
portare numerosi esempi. Così una stessa osservazione,
pronunciata in un consesso u ciale, acquista una diversa
lettura a seconda che sia fatta all’interno del proprio turno di
parola assegnato o si con guri come un’intromissione
indebita. Un altro esempio: una dichiarazione di appartenenza
politica può avere un valore diverso se pronunciata prima o
dopo le elezioni.
Per quanto riguarda il luogo di enunciazione, è evidente che
uno stesso enunciato da parte di uno stesso parlante, rivolto
allo stesso ascoltatore, può avere a seconda del contesto
funzioni notevolmente diverse (se ad esempio è prodotto in
una sede pubblica o in ambito privato).
Va ricordato brevemente che tempo e luogo di enunciazione
corrispondono al tempo e al luogo di ricezione solamente nella
conversazione faccia a faccia. In tutti gli altri casi vi può essere
una sfasatura spazio-temporale (per esempio se si spedisce una
lettera).
Lo spazio di percezione dei partecipanti alla comunicazione
diventa un fattore rilevante quando le rispettive collocazioni di
parlante e ascoltatore non coincidono. Ciò avviene ad esempio
se il parlante fa riferimento a un oggetto che egli può vedere ma
l’ascoltatore no, oppure se parlante e ascoltatore hanno
prospettive opposte. Quest’ultimo caso si veri ca quando essi si
trovano sicamente uno di fronte all’altro: ciò che è “destra”
per il parlante sarà “sinistra” per l’ascoltatore e così via. Il
parlante può quindi scegliere di mantenere la sua prospettiva (e
usare destra) oppure assumere quella dell’ascoltatore (e usare
sinistra).
Il bagaglio di conoscenze pregresse di parlante e ascoltatore
è un elemento fondamentale della situazione comunicativa.
Infatti, il parlante può dare per scontato solo ciò che anche
l’ascoltatore sa già. Così ad esempio nella frase È incredibile che
Marco abbia parlato alla sua amica solo oggi, l’ascoltatore deve
sapere chi è il referente di Marco (esistono infatti numerose
persone con tale nome), chi è il referente di amica di Marco e
deve essere a conoscenza del fatto che Marco dovesse parlarle.
Se tali premesse non sono date, l’ascoltatore sarà costretto a
chiedere: Marco chi?, Quale sua amica? ecc.
Il rapporto tra parlante e ascoltatore si con gura su un
duplice piano:
a) un piano permanente, determinato dai rispettivi ruoli
sociali ricoperti dai partecipanti alla comunicazione; questi
possono essere tendenzialmente paritetici (due amici, due
colleghi, due danzati ecc.), oppure asimmetrico-gerar-chici
(madre e bambino, capou cio e impiegato, professore e
studente ecc.);
b) un piano temporaneo, basato sulla conversazione o sulle
conversazioni avute in precedenza; un enunciato è, infatti,
quasi sempre collegato a un contesto linguistico pregresso.
L’intenzione del parlante, in ne, è un elemento
fondamentale per la corretta interpretazione di un enunciato.
Così ad esempio la domanda Dove sono i miei occhiali? può
essere intesa dal parlante come una semplice richiesta di
informazioni oppure come un’esortazione cortese a cercare gli
occhiali. Gli obiettivi del parlante, più in generale, possono
essere molteplici: convincere l’interlocutore, o enderlo,
ingannarlo, aiutarlo, divertirlo ecc. È da osservare che,
ovviamente, all’intenzione non sempre corrisponde l’e etto
desiderato: si può ad esempio raccontare una barzelletta al ne
di divertire i presenti, ma annoiarli di fatto; si può fare un
complimento a una persona che però si sentirà indispettita, e
così via.
5.2. Gli atti linguistici: caratteristiche e tipologia

La teoria degli atti linguistici, che si basa sugli studi di John L.


Austin e John R. Searle, parte dal presupposto che il parlare sia
un’azione dettata da una precisa volontà da parte del parlante.
In che senso si può dire che «parlare è agire»? Il parlare, in
e etti, ha una serie di caratteristiche che lo accomunano a
tutte le altre azioni “concrete” (come ad esempio aiutare
un’anziana ad attraversare la strada, o spingere una persona
sotto un treno): è un atto intenzionale, produce un
cambiamento nel nostro mondo e la responsabilità
dell’accaduto ricade su chi ha compiuto l’azione.
Prendiamo l’esempio dell’o esa e della calunnia. Tali atti
linguistici modi cano i rapporti interpersonali tra il parlante e
la persona o esa o calunniata, la quale si sentirà lesa non
diversamente da colui che abbia subito un’aggressione sica
(un pugno, uno schia o ecc.). Chi o ende e chi calunnia deve
inoltre rendere conto della sua azione. Ad esempio, chi o ende
il suo capou cio rischia il licenziamento, chi calunnia un
vicino rischia di essere condannato a pagare un indennizzo.
Esistono numerosi atti linguistici: l’esortazione, la
promessa, la minaccia, il permesso, la scusa ecc. Come può
l’ascoltatore riconoscere il tipo di atto linguistico compiuto dal
parlante? I principali “indicatori” di un atto linguistico sono: i
cosiddetti verbi performativi, il tipo di frase (incluso il modo
verbale e l’intonazione), i verbi modali, determinati avverbi e
verbi indicanti un coinvolgimento del parlante, le particelle
modali, nonché tutta una serie di elementi paralinguistici
(tono di voce, volume di voce, gesti ecc.) che però qui non
tratteremo.
I verbi performativi esplicitano l’atto linguistico che si sta
compiendo e sono usati nella prima persona singolare presente
dell’indicativo:

(1) a Ich verspreche dir (hiermit), immer pünktlich zu sein. [PROMESSA]


b Ich erlaube dir (hiermit), nach Hause zu gehen. [PERMESSO]

Anche il tipo di frase può essere indicativo dell’atto linguistico


compiuto:
frase dichiarativa: Er geht nach Hause. [ASSERZIONE]
frase interrogativa: Geht er nach Hause? [RICHIESTA DI INFORMAZIONE]
frase imperativa: Geh nach Hause! [ESORTAZIONE]
frase ottativa: Ginge er nach Hause! [DESIDERIO]

Non sempre, però, tipo di frase e atto linguistico corrispondono


in maniera biunivoca. Uno stesso tipo di frase può, infatti,
essere utilizzato per atti linguistici diversi (così ad esempio la
frase dichiarativa Du passt jetzt auf può essere asserzione ma
anche esortazione) e uno stesso atto linguistico può essere
codi cato mediante tipi di frase diversi (ad es. l’esortazione
attraverso una frase imperativa come Pass jetzt auf!,
dichiarativa Du passt jetzt auf, interrogativa Passt du jetzt auf?
ecc.).
Anche i verbi modali ci possono segnalare il rispettivo atto
linguistico. Si confronti la seguente coppia di esempi in cui la
prima frase indica un permesso, la seconda un’esortazione:

(2) a Du darfst jetzt nach Hause gehen. [PERMESSO]


b Du musst jetzt nach Hause gehen. [ESORTAZIONE]

Un ruolo importante è svolto inoltre da quegli avverbi e verbi


che esprimono un coinvolgimento emotivo del parlante:

(3) a Ho entlich kommt der Zug bald. [DESIDERIO]


b Ich ho e, dass der Zug bald kommt. [DESIDERIO]
(4) a Leider bin ich zu spät gekommen. [SCUSA]
b Es tut mir Leid, dass ich zu spät gekommen bin. [SCUSA]

Anche le particelle modali, in ne, possono esplicitare l’atto


linguistico compiuto:

(5) a Fahr nach Hause! [ESORTAZIONE]


b Fahr bloß nach Hause! [MINACCIA]
c Fahr bitte nach Hause! [PREGHIERA]
Così l’aggiunta di bloß determina un ra orzamento
dell’esortazione e le conferisce un tono di minaccia; l’aggiunta
di bitte comporta invece un indebolimento e trasforma
l’esortazione in preghiera.

??? Qual è la rispettiva funzione delle particelle modali nei seguenti enunciati?
Come potrebbero essere appropriatamente tradotte in italiano?
Das ist doch blanker Unsinn. Das Leben ist halt hart. Lass doch den Hund in Ruhe.
Reich mir mal das Salz. Wärst du nur mitgekommen! Du bist vielleicht eine Flasche!

Ogni atto linguistico deve soddisfare alcune precondizioni per


essere accettato dall’interlocutore. Prendiamo come esempi
l’esortazione e la promessa. Per l’esortazione, le premesse
comunicative sono sostanzialmente due: (a) il parlante deve
essere autorizzato a impartire una data direttiva; (b)
l’ascoltatore deve essere in grado di eseguirla. Se tali premesse
non ci sono, l’ascoltatore può contestare l’atto linguistico del
parlante. A una esortazione come Fahr nach Hause! potrebbe ad
esempio rispondere:

(6) a Ich fahre, wann ich will’.


b Ich habe meinen Führerschein verloren!

L’atto linguistico della promessa si basa su un sistema di


precondizioni ancora più complesso. Vediamo di indicarne i
principali fattori:
(a) ciò che si promette riguarda il futuro;
(b) ciò che si promette è nell’interesse dell’ascoltatore
(sarebbe ad esempio assurdo promettere a qualcuno di andarlo
a trovare se questi non lo desidera);
(c) ciò che si promette è qualcosa che richiede un impegno
speci co da parte del parlante (non si può promettere a
qualcuno di andarlo a trovare se già lo si fa d’abitudine tutti i
giorni);
(d) il parlante ha la sincera intenzione di compiere ciò che
promette (sarebbe privo di senso dire Ti prometto di venire
domani, ma non ho la minima intenzione di farlo);
(e) il parlante si sente obbligato nei confronti
dell’ascoltatore a compiere ciò che promette (sarebbe assurdo
a ermare Ti prometto di venire domani, ma non ti aspettare la
mia visita).
Problematica sembra la precondizione basata sulla sincerità
del parlante. Promesse non mantenute, infatti, fanno parte
della nostra esperienza quotidiana. Va però precisato che ciò
che conta non è tanto la reale intenzione del parlante di
compiere l’azione, ma la manifestazione di tale intenzione (il
parlante deve far credere di essere disposto ad agire nel senso
prospettato).
Tradizionalmente, gli atti linguistici vengono raggruppati
in cinque classi: atti assertivi, direttivi, commissivi, espressivi e
declarativi. Gli atti assertivi condividono la caratteristica che il
parlante si impegna - in varia misura - circa la verità di una
determinata proposizione. Essi esprimono una convinzione del
parlante e sono codi cati da verbi performativi del tipo
feststellen, behaupten, begründen, interpretieren, zitieren,
bekräftigen, bezweifeln, andeuten, annehmen, voraussagen, ecc.
Gli atti direttivi sono accomunati dal fatto che il parlante
intende portare l’ascoltatore a compiere una determinata
azione futura. Essi esprimono un desiderio del parlante e la sua
aspettativa di vederlo realizzato. Esempi sono gli atti del
befehlen, anordnen, vorschreiben, beauftragen, au ordern,
verbieten, raten, warnen, bitten, appellieren, ecc.
Gli atti commissivi sono caratterizzati dal fatto che è il
parlante stesso a impegnarsi a compiere un’azione futura. Essi
esprimono un’intenzione. Ne sono esempi gli atti del
versprechen, geloben, sich verp ichten, einwilligen, vereinbaren,
anbieten, beteuern, garantieren, wetten, drohen, ecc.
Gli atti espressivi servono a manifestare un determinato
stato psichico del parlante stesso. Esistono vari tipi di atti
espressivi, profondamente diversi: danken, entschuldigen,
gratulieren, kondolieren, willkommen heißen, loben, trösten,
protestieren, beschimpfen, verspotten, ecc.
Gli atti declarativi, in ne, prescindono totalmente dallo
stato psichico del parlante (non esprimono né una
convinzione, né un desiderio, né un’intenzione, né altro stato
d’animo) e vengono attuati nel quadro di una determinata
istituzione sociale quale ad esempio la chiesa, il parlamento, il
governo o l’amministrazione pubblica. Esempi possono essere:
exkommunizieren, taufen, ernennen, ermächtigen, bekannt geben,
bescheinigen, rati zieren, Krieg erklären, freisprechen,
begnadigen, enterben, ecc.

??? Spiegate la seguente barzelletta che si basa sull’opposizione tra atto


linguistico apparente e atto e ettivo!
Die kleine Monika will und will nicht schlafen gehen. “Soll ich dir ein
Gutenachtliedchen vorsingen”, fragt der Vater, “oder gehst du freiwillig ins Bett?”

Gli atti linguistici possono essere inoltre classi cati secondo il


criterio del rapporto tra atto linguistico e realtà
extralinguistica. Esistono infatti due tipi di correlazioni:
a) l’atto linguistico trae la sua ragion d’essere da una realtà
esterna indipendente (atti assertivi e espressivi); l’atto
dell’a ermazione, ad es., che Gianni si è sentito male ieri è basato
su un determinato dato di fatto (lo stato di salute di Gianni) e,
nel contempo, non in uisice per nulla su tale realtà;
b) l’atto linguistico costituisce esso stesso una determinata
realtà (atti direttivi, commissivi, declarativi); per fare un
esempio: con l’atto di dichiarare guerra la guerra ha
e ettivamente inizio, per cui è l’atto a condizionare la realtà
esterna.

5.3. Atti linguistici diretti e indiretti

Accade di frequente che un enunciato, preso alla lettera,


corrisponde a un determinato atto linguistico, ma viene di
regola interpretato dall’ascoltatore come un atto linguistico di
altro tipo. Facciamo subito un esempio:

(7) Weißt du, wie spät es ist?

Letteralmente, si tratta di una richiesta di informazioni


riguardo allo stato delle conoscenze possedute dall’ascoltatore
(se egli sa l’ora o meno). È un’interrogativa totale, costruzione a
cui si dovrebbe rispondere con un sì o con un no. Se il parlante
riceve come risposta un no, sarà deluso dal diniego ma lo
considererà una risposta adeguata alla sua richiesta. Se invece
il parlante si vede rispondere di sì - e la risposta si esaurisce in
questo - egli si sentirà preso in giro. Infatti, la domanda era
intesa come una (cortese) forma di esortazione in luogo del più
diretto Sag mir, wie spät es ist!. La formulazione indiretta di tale
atto linguistico è altamente convenzionale, ragione appunto
per cui il parlante resta sorpreso da un semplice sì.
Un altro caso di atto linguistico indiretto è dato da
un’asserzione che funge da esortazione:

(8) Es ist kalt hier. (inteso come ‘chiudi la nestra’)

A di erenza dell’esempio precedente, però, la formulazione


indiretta dell’atto linguistico non è convenzionalizzata e
pertanto il parlante non ha un’aspettativa così elevata. Se
infatti l’ascoltatore non reagisce nel senso voluto dal parlante,
questi non rimarrà eccessivamente deluso.
Questi due esempi chiariscono bene i motivi per i quali si
usano atti linguistici indiretti, convenzionalizzati e non: a) per
una forma di cortesia (formulando un ordine come domanda o
asserzione si evita di urtare la sensibilità dell’interlocutore); b)
per il timore di ricevere una risposta indesiderata (più indiretta
è la formulazione, meno il parlante è toccato da un eventuale
ri uto). In altre parole, un atto linguistico indiretto ha la
duplice funzione di salvaguardare la faccia dell’ascoltatore e,
nel contempo, di tutelare quella del parlante stesso.
Sia detto per inciso che solamente in rari casi può esservi
incertezza circa il carattere diretto o indiretto di un
determinato atto linguistico. Immaginiamo che in un
ambiente dove è vietato fumare ci venga rivolta la domanda:

(9) Stört es Sie, wenn ich rauche?

Se interpreto tale domanda come un atto diretto, sarò “libero”


di rispondere sì o no a seconda che il fumo mi dia fastidio o
meno. Se invece lo classi co come atto indiretto (nel senso di
‘Le comunico che sto per accendermi una sigaretta’), “dovrò”
rispondere unicamente con un no. Un’incomprensione può
nascere quindi nell’eventualità che l’interpretazione
dell’ascoltatore non coincida con l’intenzione del parlante.
È importante sottolineare come esistano molteplici forme
per graduare gli atti linguistici, diretti e indiretti. La seguente
esempli cazione farà riferimento all’atto dell’esortazione (in
senso lato), notoriamente molto delicato per i rapporti
interpersonali. Si possono a mio avviso distinguere quattro
prospettive, associate rispettivamente a una forza esortativa
decrescente: la prospettiva del tu, del noi, dell’/o e, in ne, quella
impersonale. All’interno di ogni prospettiva sono poi possibili
ulteriori gradazioni.
La prospettiva più diretta è ovviamente quella del tu, che si
rivolge esplicitamente all’interlocutore che dovrebbe compiere
l’azione richiesta. All’interno di tale prospettiva, il modo più
forte di formulare un’esortazione è dato dall’imperativo (la
forma morfologicamente deputata all’esortazione):

(10)a Kümmere dich um deine Angelegenheiten!


b Pass gut auf!

L’imperativo può essere ulteriormente ra orzato mediante


l’uso del pronome personale du (non obbligatorio
sintatticamente), oppure mediante un dativo etico che esprime
il coinvolgimento del parlante:
( 11) a Kümmere du dich um deine Angelegenheiten!
b Pass mir gut auf!

Ovviamente, la forza dell’imperativo può essere modulata da


particelle con funzione ra orzativa (gefälligst, bloß ecc.) o
attenuativa (mal, halt, schon ecc.). Una forma di esortazione
leggermente meno diretta dell’imperativo è la frase
dichiarativa (presente, futura o contenente un verbo modale di
varia “incisività”):

(12)a Du gehst jetzt!


b Du wirst jetzt gehen!
c Du musst / sollst / solltest /… jetzt gehen!

Decisamente più indiretta si con gura una frase interrogativa:


(13) a Wann machst du das Fenster zu? b Machst du das
Fenster zu?
c Kannst du das Fenster zumachen?
Passiamo ora alla prospettiva del noi, che presenta
un’esortazione all’interlocutore come se fosse un richiamo a
un’azione congiunta, da compiere da entrambi i partecipanti
alla comunicazione (parlante e ascoltatore). Possiamo trovare
una frase dichiarativa semplice, una frase dichiarativa con
richiesta di conferma, oppure una frase interrogativa:

(14)a Wir gehen jetzt.


b Wir gehen jetzt, nicht wahr?
c Gehen wir jetzt?

La terza prospettiva, quella dell’io, non contiene più alcun


esplicito riferimento all’ascoltatore. Una prima formulazione
prevede l’identi cazione con l’ascoltatore da parte del parlante.
Il parlante suggerisce all’ascoltatore ciò che egli farebbe al suo
posto:

(15)a Ich würde jetzt nach Hause gehen.


b Das würde ich mal lieber sein lassen.

In una seconda formulazione, il parlante constata la


soddisfazione di un proprio bisogno, sottintendendo che sia
proprio l’ascoltatore la persona che vi provvederà. Così ad
esempio al ristorante ci si può rivolgere al cameriere con le
parole:

(16)Ich bekomme eine Pizza und ein Bier.

La prospettiva impersonale, in ne, non menziona alcuno dei


due partecipanti alla comunicazione. Un primo modo, un po’
più diretto, consiste nell’usare una costruzione passiva,
lasciando all’interlocutore la conclusione che dovrebbe essere
proprio lui a compiere l’azione:

(17)a Jetzt wird geschlafen.


b Das Fenster ist zu ö nen.

Un secondo modo, estremamente indiretto, è dato da una


constatazione neutrale (cfr. il già citato esempio Es ist kalt hier
nel senso di ‘chiudi la nestra’). Questo atto linguistico rischia
seriamente di non essere più percepito dall’ascoltatore come
esortazione, tant’è che risultano possibili risposte come:

(18)a Das nde ich gar nicht.


b Warum holst du dir nicht einen Pullover?

Quale tipo di atto linguistico, diretto o indiretto, sia più


appropriato alla situazione dipenderà ovviamente da
molteplici fattori, in particolar modo dal rapporto sociale tra i
due interlocutori, dalla formalità della situazione e dalla
disponibilità dell’ascoltatore a collaborare.

5.4. Massime conversazionali e implicature


conversazionali

Come è possibile che gli atti linguistici indiretti vengano quasi


sempre interpretati correttamente? Quali sono i meccanismi
che ci portano a scartare l’interpretazione letterale di un
enunciato?
Secondo il losofo inglese Paul Grice, premessa di ogni
comunicazione è il cosiddetto principio di cooperazione tra gli
interlocutori: il parlante, per comunicare con successo, è
tenuto a formulare il suo contributo alla conversazione come
richiesto dallo stadio della conversazione stessa, nonché dallo
scopo e dall’orientamento del suo discorso. Più in dettaglio,
Grice individua quattro “massime” che regolano la nostra
conversazione. Tali massime sono formulate a mo’ di istruzioni
per l’uso:
1) massima di quantità: Dà un contributo che sia
informativo nella misura richiesta dagli scopi della
conversazione!
2) massima di qualità: Tenta di dare un contributo vero,
cioè di non dire cose che ritieni false o per le quali non hai
prove adeguate!
3) massima di rilevanza: Sii pertinente!
4) massima di modo: Sii perspicuo, cioè evita di essere
oscuro, ambiguo, prolisso o confuso!
È importante speci care che le massime conversazionali
non sono a atto intese come norme morali, bensì solamente
come norme che regolano un comportamento razionale dei
parlanti. Si tratta, in altre parole, di norme improntate a una
comunicazione e ciente. Per quanto riguarda ad esempio la
massima di qualità, è più razionale ed economico assumere - in
prima istanza - che tutte le a ermazioni del proprio
interlocutore siano vere piuttosto che false.
I partecipanti alla conversazione hanno ben presenti tali
massime. Esse permettono all’ascoltatore di interpretare un
enunciato oltre il suo signi cato letterale. Le conclusioni
logiche che, a seconda del contesto, l’ascoltatore trae
dall’enunciato sono dette implicature conversazionali.
Vediamo come esempio un’implicatura che si fonda sulla
massima conversazionale della rilevanza:
(19)A: Können Sie mir helfen? Mir ist gerade das Superbenzin ausgegangen.
B: Gleich um die Ecke ist eine Tankstelle.
Implicatura: +> Die Tankstelle ist o en.
+> Die Tankstelle verkauft Superbenzin.

In questo dialogo, l’interlocutore A è rimasto senza benzina e


chiede aiuto all’interlocutore B; questi gli indica dove trovare
un distributore. Anche se B non si esprime esplicitamente in
merito, A trae dalle sue parole la conclusione che egli possa
e ettivamente farvi benzina (vale a dire, che il distributore sia
aperto e venda il tipo di carburante richiesto).
Nelle nostre interazioni quotidiane incontriamo spesso
apparenti violazioni delle massime conversazionali.
L’ascoltatore è in grado di interpretare lo stesso questi
enunciati poiché continua a credere, a dispetto delle apparenze,
nello spirito di cooperazione da parte del parlante. Vediamo,
rispettivamente, un esempio per ciascuna delle quattro
massime conversazionali. Per quanto riguarda la massima di
quantità, consideriamo il seguente dialogo:

(20)A (Sportjournalist): Wie war die Leistung des Mittelstürmers?


B (Fußballtrainer): Er hat sich sehr bemüht.
Implicatura: +> Er hat schlecht gespielt.

L’interlocutore B viola la massima conversazionale in


questione in quanto è troppo avaro di informazioni: menziona
una premessa per un buon rendimento (cioè l’impegno), ma
non si esprime sul rendimento stesso. L’interlocutore A
interpreterà tale reticenza come una forma di cortesia, vale a
dire un modo elegante per non parlare male della persona in
questione.
Passiamo ora alla massima di qualità. Immaginiamo una
situazione in cui il parlante A o enda B:

(21)A: Du bist ein großer Idiot!


B: Und du bist ein wahrhaft hö icher Mensch!
Implicatura: +> Du bist keineswegs ein hö icher Mensch.
In un caso come questo di evidente ironia l’interlocutore dice
l’esatto contrario di ciò che pensa realmente. È il contesto
situazionale che ci permette di ricostruire facilmente la relativa
implicatura.

??? Per quale motivo, in enunciati ironici, compaiono spesso espressioni


iperboliche (Du bist ja super-pünktlich) o frasi esclamative (War das aufregend!)?

A volte, la massima di rilevanza sembra essere disattesa. Ciò


accade ad esempio quando un interlocutore cambia
repentinamente discorso:

(22)A: Wann gibst du mir das Geld zurück, das ich dir geliehen habe?
B: Wohin fährst du in den Sommerferien?
Implicatura: +> Ich möchte deine Frage nicht beantworten.

La reazione di B sembra a prima vista del tutto inappropriata;


in realtà, si può dedurre abbastanza facilmente che B vuole
imprimere alla conversazione una direzione radicalmente
diversa per non dover rispondere a una domanda per lui
scomoda.
Consideriamo in ne le apparenti violazioni della massima
di modo. Ciò avviene ad esempio quando un enunciato
appositamente e manifestamente oscuro, ambiguo, prolisso o
confuso viene usato per evitare di rispondere a una domanda
pressante (un imputato in tribunale, un politico in conferenza
stampa, ecc.). Un altro esempio è dato dalle profezie e dagli
oroscopi, che per loro stessa natura sono ambigui o vaghi.

??? Spiegate la seguente barzelletta che si basa su un’implicatura apparente, poi


negata!
“Stell dir vor, wer gestern bei mir angerufen hat: der Bundeskanzler persönlich!” “Ist
ja irre! Und was hat er gesagt?” “Falsch verbunden.”

Riassumendo, possiamo attribuire alle implicature


conversazionali le seguenti tre caratteristiche fondamentali:
- calcolabilità: Le implicature conversazionali sono
ricostruibili basandosi sul signi cato letterale dell’enunciato,
sul principio di cooperazione, sulle massime conversazionali,
p p p
nonché sullo speci co contesto in cui viene prodotto
l’enunciato.
- variabilità: La presenza o meno di un’implicatura
conversazionale dipende dal contesto situazionale; uno stesso
enunciato può, infatti, dar luogo a un’implicatura
conversazionale in un determinato contesto, ma non in un
altro (ciò è evidente per gli enunciati ironici che lo sono
unicamente in particolari circostanze).
- cancellabilità: Un’implicatura può essere negata
esplicitamente nello stesso contesto d’uso senza che ciò
comporti una contraddizione logica (per esempio nella frase
(19) una risposta come Gleich um die Ecke ist eine Tankstelle,
aber sie ist geschlossen).
Questi tre criteri ci permettono di distinguere il signi cato
letterale di un enunciato (ciò che non deve essere ricostruito,
ciò che è costante nei diversi contesti, ciò che non può essere
negato senza cadere in contraddizione) dal signi cato
pragmatico, costituito appunto dalle implicature
conversazionali.

5.5. Le presupposizioni

Mentre l’implicatura conversazionale è una conclusione che si


può trarre da un determinato enunciato, la presupposizione
costituisce per così dire la sua imprescindibile premessa: essa
consiste in ciò che viene dato per scontato al momento dell’atto
linguistico e che, quindi, contribuisce a dare senso all’atto
stesso. Prendiamo come esempio il seguente enunciato:

(23)Der Bundespräsident hat die Rechtschreibreform kritisiert.


Presupposizione: >> Es gibt einen Bundespräsidenten.
>> Es gibt eine Rechtschreibreform.
Una caratteristica importante della presupposizione è la sua
costanza sotto negazione. Se neghiamo l’enunciato in
questione, la presupposizione rimane infatti inalterata:

(24)Der Bundespräsident hat die Rechtschreibreform nicht kritisiert.


Presupposizione: » Es gibt einen Bundespräsidenten.
» Es gibt eine Rechtschreibreform.

Si veda anche la seguente coppia di enunciati che hanno la


stessa presupposizione:

(25)a Alle wissen, dass der Bundesminister korrupt ist.


b Nicht alle wissen, dass der Bundesminister korrupt ist.
Presupposizione: >> Der Bundesminister ist korrupt.

La presupposizione rimane altresì conservata se la frase


dichiarativo Viene trasformata in interrogativa, imperativa o
ottativa:

(26)a Er kommt nach Hause.


b Kommt er nach Hause?
c Komm nach Hause!
d Käme er doch nach Hause!
Presupposizione: >> Er hat ein Zuhause.

L’importanza delle presupposizioni di un determinato


enunciato diventa particolarmente evidente nel caso di abusi e
manipolazioni. Immaginiamo che in un processo il pubblico
ministero rivolga all’imputato (che si è dichiarato innocente)
una delle seguenti domande:

(27)a Haben Sie Ihre Frau umgebracht?


b Warum haben Sie Ihre Frau umgebracht?
c Bereuen Sie, dass Sie Ihre Frau umgebracht haben?

Solo la prima formulazione del quesito è neutrale; le altre due


provocheranno sicuramente l’obiezione da parte dell’avvocato
difensore in quanto si dà per scontato proprio ciò che deve
essere appurato nel processo.
Mentre è piuttosto facile controbattere un’a ermazione
falsa (del tipo «Sie haben Ihre Frau umgebracht.» - «Das stimmt
nicht!»), risulta piuttosto arduo ricusare una presupposizione
errata. La terza domanda (27c), ad esempio, porta l’imputato a
rispondere o sì o no (e con entrambe le risposte si
autocondannerebbe di fatto). Per contestare la presupposizione
l’imputato dovrebbe compiere un atto metalinguistico del tipo:

(28)a Ich kann nicht bereuen, was ich nicht getan habe.
b Sie unterstellen mir fälschlicherweise, meine Frau umgebracht zu haben.

Esistono vari tipi di presupposizioni, segnalati rispettivamente


da diversi indicatori nell’enunciato: presupposizioni
esistenziali, fattuali, non fattuali, lessicali, strutturali e
controfattuali. Le presupposizioni esistenziali sono segnalate
principalmente da nomi propri, da articoli {der, ein ecc.) e da
quanti catori (alle, jeder ecc.), presupponendo che esista una
determinata entità:

(29)a Hans kommt nach Hause. >> Es gibt eine Person namens Hans.
b Der kleine Junge kommt nach Hause. >> Es gibt einen kleinen Jungen.
c Alle kleinen Jungen kommen nach Hause. >> Es gibt kleine Jungen.

Le presupposizioni fattuali sono indicate da verbi del tipo


wissen, bemerken, erkennen, einsehen, vergessen e del tipo
bedauern, bereuen, stolz sein, sich freuen che codi cano
rispettivamente un atteggiamento intellettivo o emotivo da
parte del parlante riguardo a un fatto pregresso:

(30)Ich weiß / bedaure, dass ich zu spät gekommen bin.


Presupposizione: >> Ich bin zu spät gekommen.

Le presupposizioni non fattuali sono segnalate da verbi come


vorgeben, träumen, vorschweben, vorstellen; si dà per scontato
che un determinato fatto non sia vero o non si sia veri cato:

(31)Sie gibt vor / träumt davon, Polizistin zu sein.


Presupposizione: >> Sie ist keine Polizistin.

Le presupposizioni lessicali sono connesse al signi cato


letterale di espressioni indicanti cambiamenti di stato (32),
diverse fasi di uno stesso processo o azione (33), oppure la
ripetizione di un evento (34):

(32)Er hat es gescha t, Pilot zu werden.


Presupposizione: >> Er hat versucht, Pilot zu werden.
(33)Trotz Magenkrämpfen läuft er weiter.
Presupposizione: >> Er ist gelaufen.
(34)Sie wiederholt die Prüfung.
Presupposizione: >> Sie hat sich bereits der Prüfung unterzogen.

Le presupposizioni strutturali sono legate a una determinata


costruzione sintattica. Un esempio è dato dalle interrogative
parziali che, riferendosi a una singola informazione della frase,
ne presuppongono tutte le restanti:

(35)Wo / wann / wie / warum ist die Frau umgebracht worden?


Presupposizione: >> Jemand hat die Frau umgebracht.

Le presupposizioni controfattuali, in ne, sorgono nel periodo


ipotetico irreale e costituiscono l’esatto contrario del contenuto
della subordinata condizionale:

(36)Wenn ich reich wäre, würde ich mir einen Ferrari kaufen.
Presupposizione: >> Ich bin nicht reich.
(37)Wenn ich nicht reich wäre, würde ich mir einen Kleinwagen kaufen.
Presupposizione: >> Ich bin reich.

Va notato che esistono alcune forme convenzionalizzate di


enunciati in cui si dà apparentemente per scontato qualcosa
che in realtà non lo è. Prendiamo il seguente esempio che
rappresenta una domanda-tipo così come compare sui
manifesti della polizia:

(38)Wer hat den schwarzen Porsche gesehen?


Presupposizione mancata: >/> Jemand hat den schwarzen Porsche gesehen.

Come contesto possiamo immaginare un incidente stradale in


cui le prove indiziarie ci indicano che la vettura in questione sia
una Porsche nera; la polizia è alla ricerca di testimoni oculari.
La frase quindi non presuppone, come di solito le interrogative
con wer?, l’esistenza di una persona che va solamente
identi cata. L’interrogativa in questione non è altro che una
formula convenzionalizzata per chiedere Hat jemand den
schwarzen Porsche gesehen? Un altro esempio è dato da
un’avvertenza che sovente si legge nei negozi:

(39)Jeder Diebstahl wird angezeigt.


Presupposizione mancata:>/> Es gibt einen Diebstahl.

Non è infatti detto che un furto si sia già veri cato. Anzi, il
cartello è concepito proprio come deterrente nel senso di ‘se si
veri casse un furto, verrebbe denunciato’. In entrambi questi
ultimi casi la presupposizione risulta pertanto molto simile:
[per frase 38] » Es besteht die Möglichkeit, dass jemand den Wagen gesehen hat.
[per frase 39] » Es besteht die Möglichkeit, dass jemand einen Diebstahl begeht.

Nei periodi composti da più frasi, in ne, il contenuto della


secondaria è in generale presupposto. Prendiamo come
esempio un periodo causale:

(40)Weil das Wetter schön ist, geht er spazieren.


Presupposizione: >> Das Wetter ist schön.

In alcune costruzioni le presupposizioni possono essere anche


alquanto complesse. Così ad esempio nel periodo concessivo:

(41)Obwohl das Wetter schlecht ist, geht er spazieren.

In questo periodo non solo viene data per scontata la verità


dell’a ermazione contenuta nella secondaria (Das Wetter ist
schlecht), ma si presuppone anche una norma generale del tipo
Wenn das Wetter schlecht ist, geht man nicht spazieren-, una
norma che viene sorprendentemente disattesa. Si sottintende
in ne anche un motivo per cui tale norma non viene rispettata
(ad esempio weil er nicht zu Hause bleiben möchte, weil sein Sohn
ihn überredet hat, weil ihm der Arzt Bewegung verordnet hat ecc.).
5.6. La deissi

Sono de niti “deittici” quegli elementi di una lingua che


servono a mettere in rapporto l’enunciato con il contesto
situazionale. Essi stabiliscono le coordinate spazio-temporali
dell’enunciato (come ad esempio gli avverbi qui e lì oppure oggi
e domani) e contribuiscono a individuare i partecipanti alla
comunicazione (vedi i pronomi personali io, tu, noi ecc.).
Se l’ascoltatore ignora il contesto situazionale di
riferimento, i deittici risultano impossibili da interpretare.
Immaginiamo di trovare, dopo un’assenza da casa di alcuni
giorni, il seguente messaggio sulla segreteria telefonica da
parte di una voce sconosciuta:

(42)Hallo, ich bin’s! Können wir uns hier übermorgen tre en?

Non siamo in grado di associare il pronome personale ich a un


referente. Dato che non sappiamo dove l’autore della telefonata
si trovasse al momento di incidere il messaggio, risulta
parimenti impossibile collegare l’avverbio spaziale hier a un
luogo preciso. Non conoscendo in ne il giorno della telefonata,
non possiamo ancorare l’avverbio temporale übermorgen. Un
messaggio pragmaticamente più appropriato sarebbe potuto
essere ad esempio il seguente:
(43) Hallo, hier ist Rechtsanwalt Meier! Können wir uns am
27. Juli in meiner Praxis tre en?
Risulta pertanto evidente che ogni sistema deittico ha un
suo preciso punto di riferimento (detto origo): tale punto di
regola coincide con la posizione del parlante al momento
dell’enunciazione. Vediamo ora i principali tipi di deittici:
spaziali, temporali, personali e testuali. Approfondiremo
soprattutto i deittici spaziali che svolgono un ruolo cognitivo
centrale, limitandoci per i restanti tipi ad alcuni brevi cenni.
I deittici spaziali sono piuttosto numerosi. Possiamo
distinguere tre principali tipi, che qui propongo di chiamare
rispettivamente: deittici posizionali distanziali; deittici
posizionali prospettici; deittici direzionali. I deittici posizionali
distanziali indicano la localizzazione di un oggetto rispetto alla
origo in termini di distanza. Si tratta in primo luogo degli
avverbi hier, da, dort:

(44)Hier / da / dort gibt es eine Kneipe.

La regione dello spazio corrispondente a hier è vicina al


parlante, mentre da e dort si riferiscono a regioni più lontane.
La di erenza fra questi ultimi due avverbi consiste nel fatto
che da indica in genere uno spazio direttamente collegabile al
luogo del parlante (e pertanto facilmente raggiungibile),
mentre dort si riferisce a uno spazio più di cilmente
accessibile.

??? L’enunciato ich bin hier, a prima vista, sembra tautologico. Immaginate però
un contesto in cui risulta pragmaticamente appropriato!

I con ni dello spazio indicato da hier possono notevolmente


variare a seconda del contesto. Prendiamo i seguenti due
esempi in cui si immagina il parlante seduto a casa sua in
salone:

(45)a Ich kann den Zettel nicht lesen. Es ist hier zu dunkel.
b Ich kann den Rasen nicht mähen. Es ist hier zu dunkel.

Nel primo caso, hier codi ca un’immediata vicinanza (nel senso


di ‘dove sono seduto adesso’); nel secondo, si riferisce a una
prossimità (nel senso di ‘fuori nel mio giardino’). Hier può
anche segnare regioni molto più ampie:

(46)a Hier in Rom ist das Wetter schön.


b Hier in Italien lebt es sich gut.
c Hier in Europa herrscht Frieden.
d Hier auf der Welt sind wir nur auf Durchreise.

Altri elementi posizionali distanziali sono i pronomi


dimostrativi dieser e jener: il primo indica vicinanza, il secondo
lontananza rispetto al parlante.
Prendiamo ora in considerazione i deittici posizionali
prospettici. La semplice distanza tra parlante e oggetto non è
più rilevante, bensì la prospettiva che assume il parlante
nell’osservare l’oggetto. La centralità del punto di vista emerge
chiaramente dal seguente esempio con rechts e links in cui si
tratta di stabilire la posizione relativa di un’automobile (=
oggetto localizzato) rispetto a un chiosco di giornali (= oggetto
localizzante):

Fig. 5.1. Deittici prospettici: rechts/links


Se il parlante assume la collocazione prospettica P1, potrà
dire:

(47)Das Auto steht rechts vom Kiosk.

Dalla collocazione P2, invece, descriverà la scena in maniera


diversa (provate a capovolgere la pagina di questo libro!):

(48)Das Auto steht links vom Kiosk.

Non solo ‘destra’ e ‘sinistra’ sono deittici prospettici, ma anche


le coppie ‘davanti’/‘dietro’ e ‘sopra’/ ‘sotto’:

preposizioni avverbi
vor - hinter vorne - hinten
über - unter oben - unten
Fig. 5.2. Deittici prospettici: vor/hinter
X
PI
Il parlante descriverà alternativamente la scena con la
prima o con la seconda delle due frasi seguenti a seconda che
egli si trovi in P1 o P2:

(49)a Das Auto steht vor dem Baum, b Das Auto steht hinter dem Baum.

??? Sono deittiche le preposizioni auf, in, neben e zwischen?

È da notare che i deittici prospettici, in generale, possono


ricevere due interpretazioni diverse: una estrinseca (dal punto
di vista variabile del parlante) e una intrinseca (partendo dalle
caratteristiche dimensionali inerenti all’oggetto localizzante).
Consideriamo la seguente situazione in cui un istruttore di
guida si rivolge al suo allievo con le parole:

(50)Parken Sie vor dem gelben FIAT.

Nell’interpretazione estrinseca (quella considerata nora),


l’esortazione è quella di parcheggiare sul lato più vicino al
parlante. In questo caso, però, l’oggetto localizzante ha un
orientamento intrinseco (vale a dire un muso e una coda), per
cui la preposizione vor può essere anche interpretata come ‘sul
lato anteriore della vettura’.
L’interpretazione intrinseca è possibile quando l’oggetto
localizzante è asimmetrico e possiede una parte anteriore e
posteriore chiaramente identi cabili. Sono in genere criteri
funzionali che stabiliscono quale sia la parte frontale: per un
edi cio, ad esempio, l’ingresso principale; per una sedia o
scrivania la direzione in cui guarda l’utente, ecc.
Consideriamo, in ne, i deittici direzionali. Si tratta in primo
luogo degli avverbi direzionali hin e her. Il primo indica un
movimento che si allontana rispetto alla origo deittica, her un
movimento che vi si avvicina. Così un parlante che si trova
presso un albergo potrà dire di una terza persona:

(51)a Er brachte das Gepäck hin. [‘dort zum Bahnhof’]


b Er brachte das Gepäck her. [‘hier ins Hotel’]

Si noti che hin e her possono concorrere a formare avverbi più


complessi, sia come primo elemento (herauf/hinauf,
herunter/hinunter ecc.) sia come secondo elemento (hierher,
dorthin, dahin ecc.). Non sempre però hin e her conservano la
loro rispettiva speci cità; in alcuni contesti risultano, infatti,
liberamente intercambiabili:

(52)Er würgte die Tablette ohne Wasser herunter / hinunter.

??? In tedesco esiste la formazione hierhin che apparentemente contiene una


contraddizione logica tra i due elementi formativi. Cercate Alcuni usi sui
dizionari e tentate di spiegarli!

Un altro esempio di deittici direzionali è costituito dai verbi di


movimento kommen e gehen; il primo descrive un
avvicinamento, il secondo un allontanamento rispetto alla
origo:

(53)a Komm sofort!


b Geh sofort!

Risulta interessante il fatto che in una serie di casi la origo non


coincida più con la collocazione attuale del parlante. Questi,
infatti, attua uno spostamento nello spazio mentale per
identi carsi con un luogo diverso da quello di enunciazione.
Consideriamo i seguenti due esempi:
(54)a Kommst du mich morgen besuchen? - Ja, morgen komme ich dich besuchen.
b Brigitte ist letzte Woche nach Rom gekommen, aber ich war leider in Urlaub.

Nel primo caso (54a), il parlante si identi ca con la posizione


dell’ascoltatore; questa forma di trasposizione ha una sua
evidente origine in strategie di cortesia. Nel secondo caso (54b),
il parlante si identi ca con la sua dimora, un luogo tanto
importante nella sua vita da costituire un punto di riferimento
anche quando non vi è presente.
In ne, in un racconto che non coinvolge direttamente
alcuno dei partecipanti alla comunicazione, il parlante-
narratore sceglie un punto di vista che in genere corrisponde al
luogo dove accade l’evento principale:

(55)Es war ein schönes Fest. Viele wichtige Gäste kamen. Nach einer Stunde gingen
sie.

Vediamo ora qualche breve cenno sui restanti tipi di deittici.


Esempi di deittici temporali sono innanzitutto avverbi come
heute, gestern e morgen, la cui interpretazione dipende dalla
conoscenza, da parte dell’ascoltatore, del preciso momento di
enunciazione. Altri esempi sono espressioni come jetzt, bald,
vor kurzem, nächste Woche, ecc. È interessante notare che anche
jetzt, come già hier, può avere un’estensione variabile (piccola o
grande):

(56)a Du musst jetzt die Notbremse ziehen!!


b Früher war das Tippen von Texten mühsam; jetzt gibt es zum Glück den
Computer.

Anche i tempi verbali sono da considerarsi deittici in quanto


indicano contemporaneità, anteriorità o posteriorità a partire
da una determinata origo cronologica.
I deittici personali riguardano l’identità dei partecipanti
alla comunicazione. Solo il contesto d’uso ci permette di
identi care, di volta in volta, i referenti dei pronomi personali
ich, du, wir, ihr, ecc. Interessante è l’uso di wir che può essere
inclusivo o esclusivo a seconda che comprenda o meno
l’interlocutore. Immaginiamo due amici al bar:

(57)a (un amico all’altro): Was wollen wir trinken? [inclusivo]


b (il barista a uno dei due amici): Was wollen wir trinken? [esclusivo]

I pronomi du/Sie (sing.) e ihr/Sie (pl.) sono a volte considerati


deittici “sociali” in quanto indicativi dei rapporti interpersonali
fra i due interlocutori.
I deittici testuali, in ne, sono utilizzati per evidenziare la
strutturazione e l’organizzazione del testo, nella fattispecie per
indicare elementi testuali precedenti o seguenti il punto attuale
del discorso. Si tratta di una forma di deissi derivata in quanto
si usano deittici spaziali (come oben e unten) e temporali (come
soeben e gleich). I primi vengono usati nei testi scritti, i secondi
di preferenza nei testi orali.

5.7. L’analisi conversazionale

L’analisi conversazionale descrive il funzionamento della


comunicazione faccia a faccia. Un punto di avvio è costituito
dalla teoria degli atti linguistici, che possono essere considerati
unità minime di ogni conversazione. In alcuni casi, infatti, un
dialogo consiste e ettivamente nella sequenza di due atti
linguistici ben precisi: saluto e risposta (Guten Tag! - Guten
Tag!), o erta e accettazione/diniego (Möchtest du noch ein Glas
Wein? - Ja bitte!/Nein danke!), scusa e accettazione (Verzeihung! -
Keine Ursache!) e così via. Tali sequenze hanno un carattere
altamente convenzionalizzato: così, ad esempio, si è “obbligati”
a rispondere a un saluto oppure ad accettare delle scuse.
In generale, però, la conversazione quotidiana segue
percorsi più complessi e tortuosi. Innanzitutto, gli enunciati
dei partecipanti alla comunicazione non sempre
corrispondono ad atti linguistici ben identi cabili. Inoltre, il
lavoro dell’ascoltatore non si limita alla ricostruzione
dell’intenzione comunicativa del parlante (e all’elaborazione di
un’adeguata “risposta”). L’ascoltatore svolge un ruolo
prettamente attivo in quanto emette numerosi segnali - verbali
e non - che guidano l’esposizione del parlante, principalmente
attraverso indicazioni di avvenuta o mancata comprensione.
Sarà il parlante stesso a monitorare continuamente le reazioni
dell’ascoltatore per valutare il successo della sua
communicazione e, in genere, l’impatto delle sue parole.
Nella conversazione orale diventano assai rilevanti i
cosiddetti fattori prosodici: l’accento frasale, che serve a
enfatizzare una parte della frase rispetto ad altre; l’intonazione,
spesso collegata al tipo di frase (ad es. ascendente nelle
interrogative e discendente nelle dichiarative); la velocità di
locuzione, che può avere diverse funzioni (come ad es.
segnalare la maggiore/minore importanza di alcune porzioni
del discorso); il volume di voce, indicatore soprattutto del
grado di cortesia/scortesia; le pause, con diversissime funzioni
come ad es. attirare l’attenzione, segnalare esitazione, indicare
un cambiamento di argomento. Anche se non fa parte della
prosodia in senso stretto, va menzionato inoltre il tono di voce
(ironico, emotivo, distaccato ecc.), che spesso è determinante
per l’interpretazione complessiva di un enunciato.
L’unità fondamentale della conversazione è il turno dei
rispettivi partecipanti alla comunicazione: nel momento in cui
nisce il contributo del parlante A, subentra il parlante B e così
via, con un’alternanza regolare no al termine della
conversazione stessa. Vi sono regole ben precise per il
passaggio del turno da un parlante all’altro. Ogni enunciato è
infatti composto da unità più piccole (principalmente frasi o
parti di frasi), alla ne delle quali vi è rispettivamente un
potenziale punto di transizione. In tedesco, ciò avviene
tipicamente con la rechte Satzklammer.
Arrivato a uno di questi punti, il parlante può cedere la
parola (ad es. tramite una domanda, una preghiera,
un’allocuzione diretta) o, se ciò non avviene, l’interlocutore
sarà autorizzato a prendere la parola di sua iniziativa. Nel caso
che l’interlocutore non faccia uso di questa sua prerogativa, il
parlante potrà continuare il suo discorso no al prossimo
potenziale punto di transizione. Vediamo un esempio di
conversazione autentica (un dialogo tra medico e paziente):

Wär das möglich, Frau Schatt, dass Sie . in


Chefarzt: (1)
der Woche
einmal jetzt . am Anfang . einmal zu dem
(2)
Urologen in
Sodenhausen gehn? Wie weit is n das weg ? (3)
Patientin: Jà, das is schon weit weg. (4)
Chefarzt: Weit weg? (5)
Patientin: Jaa, weit is er nich weg. Jà. (6)
Chefarzt: H´m. Wie weit/wie lang müssen Se laufen? (7)
Patientin: Naja, viertel Stunde. (8)
Chefarzt: Viertel Stunde? Nà, das tät Ihnen gut. (9)
Patientin: Hmh`m. (10)

N.B. Il punto fermo in mezzo alla frase indica una breve pausa, l’accento acuto
un’intonazione ascendente, l’accento grave un’intonazione discendente,
[adattato da: Redder, Angelika / Ehlich, Konrad (a c. di) (1994). Gesprochene
Sprache. Transkripte und Tondokumente. Tübingen: Niemeyer, p. 315]

Dopo la prima domanda da parte del primario (rigo 3 della


trascrizione) potrebbe avvenire un passaggio di turno. La
paziente, messa un po’ in di coltà dalla domanda, esita però a
prendere la parola (lo farà soltanto dopo la seconda domanda).
In questo breve dialogo vi sono mezzi linguistici sia per
segnalare il punto in cui si è disposti a cedere la parola (come fa
la paziente rispettivamente con jà al rigo 6 e hmh`m al rigo 10)
sia per indicare il momento in cui ci si accinge a iniziare il
proprio turno, inserendosi nell’enunciato dell’interlocutore
(jaa al rigo 6, h´m al rigo 7 e naja al rigo 8).
Le regole della turnazione fanno parte del bagaglio di
conoscenze implicite posseduto da ogni parlante. Infatti, siamo
tutti molto sensibili verso il mancato rispetto di tali regole: ci
lamenteremmo, in tal caso, che il nostro interlocutore non ci
lascia mai prendere la parola, oppure che ci interrompe in
continuazione.
Questo dialogo ci mostra inoltre un altro aspetto rilevante
delle conversazioni: i cosiddetti fenomeni di riparazione. Il
parlante modi ca la sua produzione in corso d’opera,
“correggendo” il tiro (wie weit/wie lang al rigo 7). La riparazione
è in genere spontanea, vale a dire non sollecitata
dall’interlocutore. Vediamo un altro esempio:

(58)Denn Sie habens ja gerade selbst gesagt, mit, mm, . en Schulabschluss hat
natürlich bessere Chancen, ne.
[da: Redder/Ehlich (1994). p. 106]

Il parlante voleva originariamente continuare con le parole mit


einem Schulabschluss haben Sie natürlich bessere Chancen
(menzionando direttamente l’ascoltatore), ma poi ci ripensa e
usa una costruzione “impersonale”. Qui si vede come numerose
autocorrezioni nascano dal bisogno di mostrare cortesia nei
confronti dell’interlocutore.
Tipici indicatori per una riparazione sono particelle del tipo
äh e ähm, espressioni come oder, also, beziehungsweise, ich
glaube, nonché interruzioni a metà costruzione, rallentamenti
e pause. Va poi menzionata la possibilità, da parte
dell’ascoltatore, di richiedere al parlante una riparazione
mediante particelle come hm?, bitte?, altre espressioni
interrogative o ripetizione della parte dell’enunciato
considerata “difettosa”.
Nella conversazione orale, gli enunciati sono caratterizzati
da una serie di proprietà sintattiche che li di erenziano
nettamente da un tipico testo scritto: si tratta di caratteristiche
inerenti all’inizio della frase (elementi preposti al Vorfeld), alla
ne della frase (il Nachfeld), nonché ad alcune “irregolarità”
strutturali.
Consideriamo dapprima l’inizio di frase, vale a dire ciò che si
trova prima del Vorfeld (il cosiddetto Vor-Vorfeld). Si tratta di
elementi che possiedono un notevole grado di autonomia e
sono pertanto solo debolmente collegati al resto della frase.
Tipici esempi sono le interiezioni (come hm, na, he), che
servono a esprimere il coinvolgimento emotivo del parlante
oppure a strutturare la conversazione. Nel seguente esempio,
na segnala sia disapprovazione sia l’inizio turno:

(59)Na, da wäre ich mir aber nicht so sicher.

Anche le forme allocutive (Sie, Sie da, du, du Idiot, Peter ecc.) si
collocano prima del Vorfeld. La loro principale funzione è
quella di suscitare l’attenzione dell’interlocutore. Le allocuzioni
possono inoltre aumentare o diminuire il livello di cortesia
dell’enunciato:

(60)a Das durftest du nicht tun! [neutro]


b Peter, das durftest du nicht tun! [più cortese]
c Du da, das durftest du nicht tun! [meno cortese]

Qualsiasi tipo di costituente può essere spostato nel Vor-


Vorfeld, dandogli una posizione di particolare rilievo:

(61)a Die Gesundheitsreform, die ist wirklich umstritten.


b Die Gesundheitsreform, das ist wirklich umstritten.

Nel primo caso (dislocazione a sinistra), il costituente viene


ripreso da un pronome; nel secondo caso (tema libero), invece,
manca tale forma di congruenza e il rapporto tra il generico das
e die Gesundheitsreform si costituisce meramente sul piano del
contenuto.
Consideriamo ora le peculiarità del Nachfeld. Qualsiasi tipo
di costituente può essere spostato nel Nachfeld e fungere da
aggiunta chiari cante e precisante. Rispetto alla parte
precedente della frase, vi è una pausa che spezza l’integrazione
intonatoria:

(62)a Ich habe es gekauft, das Haus des Bürgermeisters.


b Ich habe ein Haus gekauft, (übrigens) das Haus des Bürgermeisters.
c Ich habe ein Haus gekauft, (und zwar) ein großes.

Nel primo esempio (dislocazione a destra), il costituente del


Nachfeld riprende e speci ca un pronome precedente (es). Ciò
avviene principalmente quando il parlante non è sicuro che
l’ascoltatore sia in grado di interpretare correttamente il
pronome in questione. Nel secondo esempio, das Haus des
Bürgermeisters rappresenta un’apposizione rispetto a ein Haus.
Va ricordato che non vi è necessariamente congruenza tra
l’apposizione e il sostantivo di riferimento. Nel terzo esempio,
poi, l’aggiunta è ellittica, vale a dire incompleta (ein großes sta
per ein großes Haus).
Va rilevato, inoltre, che nel Nachfeld possono anche trovarsi
alcune particelle interrogative del tipo ne, nicht, nicht wahr,
oder, gell ecc., che hanno tutte la funzione di sollecitare una
conferma di avvenuta comprensione da parte dell’ascoltatore.
Consideriamo in ne due tipi di “irregolarità” strutturali
particolarmente frequenti nelle conversazioni: ellissi e
anacoluto. Una costruzione ellittica manca di uno o più
elementi fondamentali, che devono essere ricostruiti
dall’ascoltatore a partire dalla struttura sintattica stessa (ellissi
sintattica) o dal contesto situazionale (ellissi contestuale). Un
esempio di ellissi sintattica è dato dalla soppressione di
elementi del Vorfeld, principalmente pronomi e avverbi:

(63)a [Ich] Bin sowieso zu müde.


b [Das] Bringt nichts.
c [Da/hier] Kann man nichts machen.

Un’ellissi contestuale, invece, non è interpretabile senza


conoscere la speci ca situazione d’uso. L’esclamazione Das
Handtuch!, ad es., può avere varie interpretazioni:
(64)a Da ist das Handtuch!
b Gib mir das Handtuch!
c Nimm dir das Handtuch!
d Wirf das Handtuch!

Sarà il contesto situazionale a determinare se l’esclamazione


ellittica è da intendersi nel senso della constatazione (64a) o
nel senso delle esortazioni (64b/c/d). Le ellissi sono
innanzitutto una conseguenza della massima di quantità che
impone un’economia del discorso: si tralascia tutto ciò che è
conosciuto dall’interlocutore o può essere inferito con facilità.
L’ellissi è un fenomeno particolarmente di uso nella
conversazione faccia a faccia proprio perché le cose che si
possono dare per scontate sono numerose: più numerose che in
un testo scritto, il quale possiede in genere un ancoraggio
situazionale meno forte.
Un altro fenomeno frequentemente attestato nelle
conversazioni è l’anacoluto, vale a dire una frattura nella
costruzione sintattica. A volte, il parlante interrompe una frase
a metà e l’ascoltatore deve “indovinare” la parte mancante:

(65)Entweder du hilfst mir jetzt oder -!

Il compito dell’ascoltatore in questo esempio è piuttosto facile.


Siamo, infatti, in presenza di una minaccia ed è ovvio che
l’alternativa inespressa consiste in qualcosa di sgradevole per
l’ascoltatore stesso.
In altri casi il parlante continua dopo la frattura, cambiando
deliberatamente la costruzione. Si tratta qui del fenomeno di
riparazione che abbiamo trattato sopra. Altre volte appare
invece una frattura senza pausa, dovuta alla contaminazione di
due costruzioni sintattiche diverse:

(66)Ja, dann würden Se da auch en bisschen mehr Geld kriegen. So sieben


achthundert Mark würden die zahlen, weil ja nur halbtags arbeiten, ne. [da:
Redder/Ehlich (1994), p. 103]

In questo esempio, le due costruzioni che vengono “confuse”


sono: weil ja nur halbtags gearbeitet wird e weil Sie ja nur halbtags
arbeiten.

Esercizi

E 5-1: Atti linguistici


I seguenti esempi contengono tutti il verbo performativo
versprechen, ma rappresentano atti linguistici diversi. Indicate
il rispettivo tipo di atto linguistico! Se si tratta di un atto
indiretto, parafrasatelo con un corrispondente atto diretto!
(a) Ich verspreche dir, ich werde dich nie enttäuschen.
(b) Ich verspreche dir, ich werde es dir noch heimzahlen!
(c) Ich verspreche dir, ich war es wirklich nicht.
E 5-2: Atti linguistici
I seguenti esempi contengono tutti la congiunzione
condizionale wenn, ma rappresentano atti linguistici diversi.
Indicate il rispettivo tipo di atto linguistico! Se si tratta di un
atto indiretto, parafrasatelo con un corrispondente atto
diretto!
(a) Wenn ich du wäre, würde ich diese Arbeit annehmen.
(b) Wenn du das Fenster zumachst, würde ich mich sehr
freuen.
(c) Wenn du das Fenster zumachst, kannst du was erleben!
E 5-3: Atti linguistici
I seguenti esempi contengono tutti una forma verbale
all’imperativo, ma rappresentano atti linguistici diversi.
Indicate il rispettivo tipo di atto linguistico! Se si tratta di un
atto indiretto, parafrasatelo con un corrispondente atto
diretto!
(a) Komm her!
(b) Komm her, und du kannst was erleben!
(c) Verlier deinen Pass im Ausland, und du hast eine Menge
Ärger!
E 5-4: Atti linguistici
I seguenti esempi consistono tutti in frasi interrogative, ma
rappresentano atti linguistici diversi. Indicate il rispettivo tipo
di atto linguistico! Se si tratta di un atto indiretto, parafrasatelo
con un corrispondente atto diretto!
(a) Hat sonst noch jemand Lust auf ein Eis?
(b) Hat sonst noch jemand Lust auf eine Abreibung?
(c) Hat sonst noch jemand Lust, mir beim Abwaschen zu
helfen?
E 5-5: Implicatura
Immaginate di trovare un negozio chiuso, con il seguente
cartello in vetrina: Heute geschlossen. Per un mese intero, ogni
giorno, ripassate e trovate esattamente la stessa situazione. Per
quale motivo vi sentite presi in giro?
E 5-6: Implicatura
Confrontate i seguenti due giudizi che un datore di lavoro ha
formulato riguardo a due suoi dipendenti. Spiegate, passo dopo
passo, perché il secondo giudizio, apparentemente benevolo, è
in realtà altamente negativo!

(a) Herr Müller erledigte die ihm übertragenen Arbeiten stets zu unserer
vollsten Zufriedenheit. Er arbeitete mit größter Sorgfalt. Seine
Arbeitsergebnisse erfüllten stets höchste Ansprüche. Er zeigte eine
herausragende Einsatzbereitschaft. Er kam mit unseren Kunden stets gut
zurecht. Er verfügt über ein exzellentes Fachwissen.
(b) Herr Meier führte die ihm übertragenen Aufgaben mit großem Fleiß und
Interesse durch. Er war stets um eine sorgfältige Arbeitsweise bemüht. Er
suchte nach Lösungen für die in seinen Arbeitsbereich fallenden Probleme.
Seine Position erforderte ein hohes Maß an Einsatzbereitschaft. Er strebte stets
ein gutes Verhältnis zu unseren Kunden an. Er war stets daran interessiert,
seine fachlichen Grundkenntnisse zu erweitern.

E 5-7: Implicatura o presupposizione?


Nelle seguenti coppie di frasi, la seconda frase rappresenta
rispettivamente un’implicatura conversazionale della prima.
Spiegate perché non si tratta di una presupposizione!
(al) Brigitte und Karl sind verheiratet.
(a2) Brigitte und Karl sind miteinander verheiratet.
(bl) Anja hört ein Kind schreien.
(b2) Das Kind ist nicht Anjas Kind.
(cl) Er war stets mit Interesse bei der Arbeit.
(c2) Er hat nichts verstanden und nichts geleistet.
(dl) Er hatte ein sehr gutes Verhältnis zu seinen
Vorgesetzten.
(d2) Er hatte ein schlechtes Verhältnis zu seinen Kollegen.
E 5-8: Implicatura o presupposizione?
Nelle seguenti coppie di frasi, la seconda frase rappresenta
rispettivamente una presupposizione della prima. Spiegate
perché non si tratta di un’implicatura!
(al) Es war schwer für ihn, einen Studienplatz zu
bekommen.
(a2) Er hat einen Studienplatz bekommen.
(bl) Sie ist fast pünktlich gekommen.
(b2) Sie ist nicht pünktlich gekommen.
(cl) Er arbeitete wie ein Polizist.
(c2) Er war kein Polizist.
(dl) Wäre ich krank, würde ich mich ins Bett legen. (d2) Ich
bin nicht krank.
E 5-9: Deissi
Identi cate nel seguente dialogo tutti gli elementi deittici e
classi cateli!
Ute: Hast du das gesehen? [zeigt auf ihren neuen Wagen, der einen Kratzer an
der Fahrerseite hat]
Michael: Das hast du mich schon gestern gefragt. Schau mal, hier ist
inzwischen noch ein Kratzer hinzugekommen. [zeigt auf die Beifahrerseite]
Ute: Das muss ich dir sagen: Taktgefühl hast du überhaupt nicht! Jedenfalls,
nächste Woche muss ich wohl den Wagen in die Werkstatt bringen.

E 5-10: Deissi
Un uomo legge, nella vetrina di un negozio, il cartello
Morgen alles zum halben Preis!. Ritorna l’indomani, ma trova i
prezzi invariati rispetto al giorno precedente. Alle sue proteste,
il commerciante risponde indicando il cartello che si trova in
vetrina. - In questa storiella, qual è il rispettivo punto di vista
deittico del cliente e del commerciante?
Bibliogra a per approfondimenti

Austin, John L. (1972). Zur Theorie der Sprechakte. Stuttgart:


Reclam. [edizione originale: 1962. How to Do Things With
Words. Oxford: Oxford University Press]
Brinker, Klaus / Sager, Sven F. (20013). Linguistische
Gesprächsanalyse. Eine Einführung. Berlin: Schmidt.
Ehrich, Veronika (1992). Hier und Jetzt. Studien zur lokalen
und temporalen Deixis im Deutschen. Tübingen: Niemeyer.
Ernst, Peter (2002). Pragmalinguistik. Grundlagen -
Anwendungen - Probleme. Berlin/New York: de Gruyter.
Weigand, Edda (20032). Sprache als Dialog.
Sprechakttaxonomie und kommunikative Grammatik. Tübingen:
Niemeyer.
Henne, Helmut / Rehbock, Helmut (20014). Einführung in
die Gesprächsanalyse. Berlin/New York: de Gruyter.
Hindelang, Götz (20003). Einführung in die Sprechakttheorie.
Tübingen: Niemeyer.
Levinson, Stephen C. (20003). Pragmatik. Tübingen:
Niemeyer, [edizione originale: 1983. Pragmatics. Cambridge:
Cambridge University Press]
Meibauer, Jörg (20012). Pragmatik. Tübingen: Stau enburg.
Rolf, Eckard (a c. di) (1997). Pragmatik. Implikaturen und
Sprechakte. Opladen: Westdeutscher Verlag (= Linguistische
Berichte, Sonderheft 8/1997).
Rosengren, Inger (a c. di) (1992/1993). Satz und Illokution, 2
voll. Tübingen: Niemeyer.
Searle, John R. (1982). Ausdruck und Bedeutung.
Untersuchungen zur Sprechakttheorie. Frankfurt a.M.: Suhrkamp.
Uhmann, Susanne (1997). Grammatische Regeln und
konversationeile Strategien. Tübingen: Niemeyer.
Wagner, Klaus R. (2001). Pragmatik der deutschen Sprache.
Frankfurt a.M.: Lang.
6. LINGUISTICA TESTUALE

6.1. Verso una de nizione di “testo”

Ogni parlante possiede ciò che si può chiamare una


“competenza testuale”: ha la capacità di interpretare un testo
sulla base di regole interiorizzate concernenti la strutturazione
testuale. Egli sa individuare, ad esempio, sin dalle prime righe il
tipo di testo in questione; sa riconoscere parti del testo rispetto
all’unità del testo complessivo; sa giudicare se il testo è
completo o meno; sa in ne riassumere un testo, estrapolando
le informazioni principali. Facciamo un esempio e vediamo la
seguente breve notizia apparsa su un giornale tedesco:

Wurminfektion durch Hundestreicheln


London - Vorsicht, wenn Sie Ihren Hund streicheln: Nach neuen Erkenntnissen
nisten sich Spulwürmer im Fell von Hunden ein, so britische Tierärzte. Sind die
Eier reif genug, können sie auch Menschen in zieren. Werden sie über den
Blutkreislauf in die Augen transportiert, droht sogar Erblindung. Experten-
Tipp: regelmäßig entwurmen, nach Streicheln Hände waschen.
[Bild-Zeitung, 24.4.2003, p.1]

Il parlante individuerà, anche fuori da ogni contesto, questa


sequenza come un testo giornalistico (grazie all’indicazione
geogra ca iniziale London e formule come «so + SN» per
indicare una fonte di notizie). Riconoscerà subito tre parti
distinte (avvertimento, no a streicheln; descrizione del
fenomeno pericoloso, no a Erblindung; consigli per evitare il
pericolo) e il lo conduttore che le lega (il potenziale pericolo,
appunto). Se manca la parte centrale, il testo verrà giudicato
incomprensibile:
Vorsicht, wenn Sie Ihren Hund streicheln. Experten-Tipp: regelmäßig
entwurmen, nach Streicheln Hände waschen.

Se manca invece la parte nale, il parlante si sentirà


“defraudato” della soluzione di un problema di cui è stato
investito direttamente mediante l’allocuzione iniziale:
Vorsicht, wenn Sie Ihren Hund streicheln: Nach neuen Erkenntnissen nisten
sich Spulwürmer im Fell von Hunden ein, so britische Tierärzte. Sind die Eier
reif genug, können sie auch Menschen in zieren. Werden sie über den
Blutkreislauf in die Augen transportiert, droht sogar Erblindung.

Le conoscenze testuali del parlante sono però in larga misura


implicite: così come un parlante “conosce” la grammatica della
sua lingua nativa ma non è necessariamente in grado di
formulare delle regole precise, così il parlante sa distinguere un
“buon testo” da un “cattivo testo”, ma avrà grandi di coltà a
formulare una de nizione stringente della nozione di “testo”.
In prima istanza, possiamo qui de nire il testo come un
insieme di frasi che costituiscono una struttura unitaria dotata
di un senso compiuto. Le due caratteristiche principali di un
testo sembrano essere, quindi, unitarietà e completezza.
La maggiore di coltà per una de nizione consiste proprio
nel fatto che nella realtà quotidiana esiste una grandissima
varietà di testi. Alcuni testi sono immediatamente riconoscibili
come tali e risultano quindi classi cabili come testi “tipici”.
Altri testi, invece, costituiscono casi più complessi e possono
essere al massimo considerati “atipici”. Vediamo quali
caratteristiche ineriscono a un testo “tipico”, menzionando
ogni volta le relative “eccezioni”:
a) Il testo è tipicamente scritto. Gli esempi sono numerosi:
un articolo di giornale, un racconto, un romanzo, una favola,
un telegramma, una prescrizione del medico, un’istruzione per
l’uso, ecc. Esistono ovviamente anche testi orali; molto spesso
però essi si basano su un precedente testo scritto (ad es.
un’omelia, un’arringa o una lezione universitaria).
b) Il testo è tipicamente piani cato. Questo aspetto è
evidente per i testi scritti e per i testi orali con base scritta. I
testi spontanei sono invece relativamente rari (si tratta per lo
più di testi orali come ad es. uno sfogo o un’esclamazione).
c) Il testo è tipicamente composto da più di una frase. Vanno
però menzionati anche testi che consistono in una sola frase
avente un alto grado di autonomia: esclamazioni (Achtung!,
Aua!, Scheiße!), saluti (Guten Tag!, Guten Abend!, Grüß Gott!),
proverbi (In der Kürze liegt die Würze’, Besser spät als nie), avvisi
(Rauchen verboten; Betreten auf eigene Gefahr, Nicht
hinauslehnen), famose citazioni (Die Botschaft hör ich wohl,
allein mir fehlt der Glaube [Goethe]; Der werfe den ersten Stein’,
Am Anfang war das Wort [Bibbia]; Ich kam, sah und siegte [Giulio
Cesare]), modi di dire (den Rubikon überschreiten), titoli di lm
(Manche mögen’s heiß) o di canzoni (Hoch auf dem gelben Wagen),
slogan pubblicitari (Nicht immer, aber immer öfter [Clausthaler
alkoholfreies Bier]; Ich bin doch nicht blöd [Media Markt]).
d) Il testo è tipicamente monologico. La piani cazione
risulta infatti più agevole se è svolta da un solo autore. Atipici
possono essere invece considerati i testi dialogici che si
costituiscono nell’interazione tra due partecipanti alla
comunicazione (per es. una telefonata o una conversazione
faccia a faccia).
e) Il testo è tipicamente un costrutto linguistico “puro”.
Atipici sono invece i testi “misti” che presentano una
contaminazione plurimediale con altre forme di
comunicazione (manifesti elettorali, cartelli stradali, fumetti,
vignette, inserzioni pubblicitarie ecc.).
f) Il testo è tipicamente caratterizzato da una precisa
funzione comunicativa. Vi è un’idea di fondo che caratterizza
l’intero testo (così ad es. un’istruzione per l’uso di un
elettrodomestico ha come nalità quella di insegnare al cliente
l’uso dell’oggetto in questione). Nei testi delle conversazioni
quotidiane accade, invece, che si parla “del più e del meno”
senza un’intenzione ben individuabile.
g) Il testo rispetta tipicamente una sequenza logico-
temporale. Si veda il seguente esempio:
Shopping in Washingtoner City
US-IMMOBILIEN: Die Fondsgesellschaft KanAm hat das erste Gebäude für die
US-Version ihres o enen Immobilienfonds gekauft. Das Objekt für den in US-
Dollar geführten US-Grundinvest liegt in der Innenstadt von Washington D.C.
Das Gebäude 1899 Pennsylvania Avenue wurde im Mai 2003 fertig gestellt. Es
hat eine vermietete Fläche von 17.000 Quadratmetern und 71
Tiefgaragenplätze.
[Der Fonds, 8/2003, p. 15]

Dapprima viene data notizia dell’acquisto di un immobile; poi


viene indicata la collocazione dell’immobile (al centro della
città di Washington); in ne vengono fornite informazioni più
dettagliate (l’indirizzo esatto, l’anno di costruzione, la
metratura ecc.). Proviamo a invertire tale sequenza. Il risultato
sarà un testo di più di cile comprensione, assolutamente
inappropriato come notizia giornalistica:
Das Gebäude 1899 Pennsylvania Avenue wurde im Mai 2003 fertig gestellt. Es
hat eine vermietete Fläche von 17.000 Quadratmetern und 71
Tiefgaragenplätze. Das Objekt für den in US-Dollar geführten US-Grundinvest
liegt in der Innenstadt von Washington D.C. Die Fondsgesellschaft KanAm hat
das erste Gebäude für die US-Version ihres o enen Immobilienfonds gekauft.

L’interazione linguistica tra i vari parlanti avviene per mezzo di


testi. Usando la terminologia del modello generale della
comunicazione, si parla di “emittente” quando una persona
produce un testo, di “ricevente” quando recepisce un testo.
Questi due termini risultano appropriati sia per un canale di
comunicazione orale (parlante/ascoltatore) sia per un canale
scritto (scrivente/lettore).

6.2. I sette requisiti del testo (1): coesione e coerenza

Gli studiosi Robert A. de Beaugrande e Wolfgang U. Dressler


hanno postulato sette criteri de nitori per distinguere un testo
da un “non testo”: coesione, coerenza, intenzionalità,
accettabilità, informatività, situazionalità, intertestualità.
Prenderemo brevemente in considerazione ognuno di questi
criteri, so ermandoci dapprima sui due criteri che possono
essere reputati fondamentali: coesione e coerenza.
La coesione all’interno di un testo è data dai rapporti
“visibili” tra le parti del testo; tali rapporti sono di natura
formale-grammaticale. Tra due elementi del testo sussiste un
rapporto di coesione quando l’interpretazione di un elemento
dipende dall’interpretazione di un altro elemento. I mezzi di
coesione più importanti sono di natura sintattica quali i
pronomi e i cosiddetti connettori (congiunzioni, avverbi
congiunzionali come deshalb o also, ecc.), ma vanno considerati
anche fenomeni morfologici e fonologici.
Per la coesione sintattica, vediamo dapprima la funzione
testuale dei pronomi. Per l’interpretazione corretta di un
pronome, lo si deve mettere in relazione con il suo antecedente
(l’elemento a cui si riferisce):

(1) Vera hat angerufen. Sie kommt morgen zu Besuch.

In una sequenza di questo tipo, il pronome sie si riferisce


all’unico antecedente esplicito contenuto nel testo (qui: Vera).
Capita però spesso che in un testo vi siano più antecedenti
teoricamente riferibili a un determinato pronome:

(2) Vera hat mit ihrer Mutter gesprochen. Sie kommt morgen zu Besuch.

Qui l’ascoltatore può interpretare correttamente la referenza


solo conoscendo il contesto situazionale. Vediamo un esempio
leggermente diverso:

(3) Vera hat angerufen. Sie sagt, sie kommt morgen zu Besuch.

Nel testo compare un solo possibile antecedente, Vera. I due


pronomi possono riferirsi entrambi allo stesso antecedente
(cioè Vera) oppure a referenti distinti {Vera e un’altra persona
ancora). L’interpretazione corretta risulta possibile solo
inserendo il testo in un contesto linguistico più ampio, ad es.
come risposta a una domanda:
(4) a Hast du was von Vera gehört? - Vera hat angerufen. Sie sagt, sie kommt
morgen zu Besuch.
b Hast du was von Manuela gehört? - Vera hat angerufen. Sie sagt, sie kommt
morgen zu Besuch.

Nel primo caso, il pronome sie in questione si riferisce


nuovamente a Vera, nel secondo invece a Manuela. In altri casi,
poi, la corretta assegnazione dell’antecedente di un pronome
avviene senza una conoscenza supplementare della speci ca
situazione:

(5) a Petra ist mit ihrem Hund zum Tierarzt gegangen. Er hat ihn gebissen.
b Petra ist mit ihrem Hund zum Tierarzt gegangen. Er hat ihm geholfen.

In questi due esempi, è la nostra conoscenza del mondo a


guidarci: in genere, sono i cani a mordere gli uomini (e non
viceversa), per cui er in (5a) si riferisce a Hund; in genere, sono
gli uomini ad aiutare i cani malati (e non viceversa), per cui er
in (5b) si riferisce a Tierarzt. Consideriamo ora il seguente
esempio:

(6) Hans hat einen neuen Krimi geschrieben. Er ist sehr spannend.

Qui l’antecedente non può che essere Krimi per motivi di


compatibilità lessicale: un aggettivo come spannend può solo
essere riferito a entità inanimate, mai a persone.

??? Il tedesco possiede tre generi grammaticali. Secondo voi ciò in uisce sui
procedimenti di ripresa pronominale?

I pronomi hanno spesso - come negli esempi appena


considerati - antecedenti che sono nomi. Vediamo però le
seguenti concatenazioni di frasi:

(7) a Paul will fernsehen. Maria will das nicht.


b Christiane ist schön. Anja ist das nicht.
c Udo behauptet, dass Peter gestern spät zur Arbeit gekommen ist. Birgit glaubt
das nicht.
Qui il pronome das sostituisce rispettivamente un verbo, un
aggettivo o addirittura un’intera frase secondaria. Per tale
motivo, in linguistica, si parla piuttosto di “proforma” invece
che di semplice “pronome”.
Un pronome si riferisce, in genere, a qualcosa che è già stato
menzionato nel testo. Il pronome svolge quindi una funzione
anaforica (l’anafora è un rinvio all’indietro). In alcuni casi il
pronome ha invece una funzione cataforica (la catafora è un
rinvio in avanti). Tale procedimento serve principalmente ad
attirare l’attenzione dell’ascoltatore o a ra orzare l’enunciato:

(8) a Ich kann es nicht glauben: Der Tierarzt hat den Hund gebissen.
b Lass das sein, dieses ständige Schreien!

L’analisi dei pronomi ci porta a considerare un’aspetto più


generale della struttura testuale, quello della cosiddetta
continuità referenziale. Se un determinato referente appare più
volte nello stesso testo, vi sono vari modi di indicare le
successive apparizioni. Tutti questi procedimenti servono a
garantire la coesione testuale. Un primo modo, come abbiamo
visto, è dato dalla ripresa pronominale dell’antecedente;
pronome e antecedente si riferiscono alla stessa entità
extralinguistica (si parla di co-referenza). Esistono anche altre
forme di ripresa:
- ripresa tramite la stessa parola:

(9) Vera hat angerufen. Vera kommt morgen zu Besuch.

- ripresa tramite un sinonimo (in senso lato):

(10)Schröder hat heute im Bundestag gesprochen. Der Kanzler hat betont, dass die
Außenpolitik erfolgreich sei. Als Regierungschef sehe er keine Schwierigkeiten.

- ripresa di un composto tramite un nome semplice:

(11)a Der Bundeskanzler hat gesprochen. Der Kanzler hat sich zuversichtlich
geäußert.
b Der Polizeibeamte hat den Bankräuber festgenommen. Der Beamte wurde
befördert.
- ripresa con zero (ellissi sintattica):

(12)a Er bestellte drei Bier, und der Kellner brachte nur zwei [Bier].
b Renate spielt Handball und Helga [spielt] Tennis.

??? A volte, la ripetizione della stessa parola comporta una sequenza


grammaticalmente inaccettabile (*Schröder verteidigt Schröder, *Maria hat Maria
eine schöne Bluse gekauft, *Peter hat an Peter gedacht, ecc.). Quali sono le
corrispondenti frasi corrette? Quale caratteristica accomuna queste
costruzioni?

Un secondo importante mezzo di coesione sintattica è dato dai


connettori (congiunzioni come aber, weil, obwohl, avverbi come
dann, zusammenfassend, abschließend ecc.). I connettori
esplicitano le relazioni tra porzioni di testo o anche tra singole
frasi (per una panoramica dei principali connettori
subordinanti, si veda sopra 3.9). Sono possibili vari livelli di
esplicitezza. Massimo è il livello di un connettore causale (come
daher), medio quello di un connettore temporale (come
danach):

(13)a Herr Müller hat seine Firma betrogen. Daher ist er entlassen worden.
b Herr Müller hat seine Firma betrogen. Danach ist er entlassen worden.

L’avverbio daher ci indica esplicitamente che la causa del


licenziamento è stata la disonestà dell’impiegato. Un
connettore come danach si riferisce solamente a una sequenza
cronologica. È il ricevente del testo che sarà portato ad
assumere - attraverso un’inferenza - che l’ordine temporale
degli eventi rispecchi un ordine causale (post hoc ergo propter
hoc): la disonestà viene interpretata come causa del successivo
licenziamento.
Vediamo un’altra coppia di esempi in cui il primo
connettore (concessivo) è massimamente esplicito, il secondo
(avversativo) mediamente esplicito:

(14)a Monika hat die Pilze gegessen, obwohl sie giftig waren.
b Monika hat die Pilze gegessen, aber sie waren giftig.
Nel primo esempio, il connettore obwohl ci indica che Monika
fosse a conoscenza della velenosità dei funghi (e abbia deciso di
mangiarli ciononostante); nel secondo esempio, aber descrive
solamente un generico contrasto (senza coinvolgere
l’atteggiamento di Monika) ed è il ricevente, caso mai, a
interpretare la frase in tal senso. Possiamo quindi a ermare
che, in generale, il grado di esplicitezza di un connettore è
inversamente proporzionale al lavoro di interpretazione
testuale svolto poi dal ricevente.
Consideriamo ora la coesione morfologica. Essa viene
realizzata soprattutto mediante la formazione di parole. Si
tratta essenzialmente di composti determinativi di carattere
occasionale, coniati sulla necessità del momento. La loro
funzione testuale primaria è quella di riallacciarsi alle frasi
precedenti. Senza questo co-testo, infatti, essi risultano di
di cilissima interpretazione. Vediamo due esempi in cui i
rispettivi composti (Terror-Thesen e Erinnerungskultur)
riassumono rispettivamente l’informazione principale del
testo precedente. Il primo articolo critica duramente i libri che
propagano la teoria secondo la quale gli attentati dell‘11
settembre 2001 sarebbero stati inscenati dagli Stati Uniti
stessi, il secondo articolo discute il progetto di istituire a
Berlino un museo in memoria delle vittime di tutte le pulizie
etniche del ventesimo secolo:
Es gibt schon mehrere Dutzend Konspirationsbeiträge zu den Terrorattacken.
[…] Dass viele der selbst ernannten Sachbuchautoren in der Belletristik besser
aufgehoben wären, scheint die Verlage nicht zu stören, schließlich geht es ums
Geschäft. Allein der frühere “taz”-Redakteur Mathias Bröckers hat von seinem
ersten Verschwörungsbuch zum 11. September bislang rund 100.000
Exemplare unters Volk gebracht, die Fortsetzung seiner Terror-Thesen kam
vergangene Woche heraus.
[Spiegel, 32/2003, p. 32]

Erika Steinbach [gründete] im Jahr 2000 die Stiftung “Zentrum gegen


Vertreibungen”, um in der deutschen Hauptstadt eine Mahn- und Gedenkstätte
für die Opfer der gewaltsamen Völkerverschiebungen des 20. Jahrhunderts zu
errichten. […] Die Gegner scharen sich um den SPD-Bundestagsabgeordneten
Markus Meckel. Mehr als hundert Intellektuelle unterschrieben inzwischen ein
von Meckel initiiertes Manifest, welches die Steinbach-Pläne als “vorwiegend
nationales Projekt” kritisiert, das “Misstrauen der Nachbarn” hervorrufe. Mit
der Gegenforderung, Konzeption und Standort müssten “von Anfang an von
g g, p g
verschiedenen europäischen Partnern gemeinsam erarbeitet” werden, lösten
Meckel und Co. eine hitzige Debatte über nationale und europäische
Erinnerungskultur aus.
[Spiegel, 32/2003, p. 36]

La coesione fonologica, in ne, si costituisce soprattutto


mediante il ritmo e la rima. Questi due aspetti sono tipici della
versi cazione presente nei testi poetici. Siano citati i seguenti
due esempi:

Nachtgedanken (Heinrich Heine)


Denk ich an Deutschland in der Nacht,
Dann bin ich um den Schlaf gebracht,
Ich kann nicht mehr die Augen schließen.
Und meine heißen Tränen ießen.

Deutschlandlied (Ho mann von Fallersleben)


Einigkeit und Recht und Freiheit
Für das deutsche Vaterland!
Danach laßt uns alle streben
Brüderlich mit Herz und Hand!
Einigkeit und Recht und Freiheit
sind des Glückes Unterpfand.
Blüh’ im Glänze dieses Glückes -
blühe deutsches Vaterland!

La coerenza, diversamente dalla coesione che è la struttura


visibile del testo, rappresenta la struttura invisibile, cioè la
connessione tra i contenuti presenti nel testo. La coerenza è ciò
che garantisce la continuità semantica del testo ed è costituita
da una rete di rapporti temporali, causali, nali, condizionali
ecc. Tali rapporti “profondi” - come abbiamo visto - possono
essere esplicitati tramite i vari fenomeni di coesione. Sussiste
però anche la possibilità di non esplicitarli. Vediamo il seguente
esempio:

(15)Er hat seine Firma betrogen. Er ist entlassen worden.

In questo caso, il ricevente del testo deve ricostruire


interamente i legami tra le frasi compiendo innanzitutto
un’inferenza di tipo temporale: egli assume che l’emittente
abbia rispettato, con l’ordine delle frasi, l’ordine temporale
degli eventi (quindi prima la tru a, poi il licenziamento). Al
seguente esempio, invece, verrà attribuito un ordine
cronologico inverso (prima il licenziamento, poi la tru a):

(16)Er ist entlassen worden. Er hat seine Firma betrogen.

Abbiamo già visto che un ordine temporale viene spesso


interpretato poi in senso causale: nell’esempio (15), sarà
probabile che la tru a sia stata la ragione del licenziamento,
nell’esempio (16) che il licenziamento sia stata la causa
scatenante della tru a. Non esplicitare la coerenza grava di
ulteriore lavoro il ricevente, ma può essere di grande utilità per
l’emittente: egli suggerisce connessioni tra fatti senza
impegnarsi circa la loro e ettiva veridicità.
Quando un testo appare totalmente sconnesso, il ricevente
tenterà di “ricostruire” un senso (basandosi sulla supposizione
che l’emittente sia stato ispirato, nonostante le apparenze, dal
principio pragmatico di cooperazione). Consideriamo il
seguente racconto:

(17)Heute habe ich den Zug verpasst. Beim Sport habe ich mir den Fuß verstaucht.
Ich habe meinen Hausschlüssel verloren.

Si tratta di tre eventi senza alcuna connessione apparente.


Ciononostante, per il ricevente sarà relativamente facile
postulare una premessa uni cante del tipo “oggi è la mia
giornata sfortunata”.

6.3. I sette requisiti del testo (2): intenzionalità,


accettabilità, informatività, situazionalità,
intertestualità

L‘intenzionalità è un criterio che riguarda l’atteggiamento


dell’emittente. L’emittente, quando produce un testo, ha
l’intento di comunicare informazioni oppure vuole perseguire
un altro scopo (imporre la propria volontà al ricevente,
manipolarlo, aiutarlo, mettersi in mostra, fare bella gura,
creare confusione ecc.). In genere, corriponde alla volontà
dell’emittente l’intenzione di produrre un testo coeso e
coerente. Non sempre però ciò avviene. Anzi, proprio quando
un testo manca di una chiara coesione formale, la sua inter-
pretabilità dipende dal fatto se gli si può attribuire una precisa
intenzione comunicativa o meno. Prendiamo come esempio la
seguente risposta alla domanda Wo warst du gestern abend?:

(18)Ja, wenn man es genau nimmt, du weißt doch, wie die Dinge so laufen…

Il testo è confuso e non contiene indicazioni utili; risulta


nondimeno interpretabile se si postula - sulla base delle
massime conversazionali - che la volontà dell’emittente sia
proprio quella di rimanere nel vago e non fornire informazioni.
L’accettabilità è un criterio che riguarda l’atteggiamento del
ricevente. Il ricevente si aspetta un testo che presenti elementi
di coesione o comunque si fondi su rapporti di coerenza e abbia
un’intenzione comunicativa chiaramente percepibile. Il
ricevente si aspetta un messaggio che possieda i requisiti
fondamentali di un testo e che gli sia di utilità.
Per essere accettato, un testo deve essere adatto al contesto
sociale e culturale, alla concreta situazione comunicativa e alla
persona del ricevente. Un testo deve quindi essere
“stilisticamente” adeguato. Prendiamo come esempio i
seguenti quattro (brevi) testi che rappresentano modi diversi di
formulare la stessa richiesta, rispettivamente concepiti per
contesti situazionali diversi:

(19)a Könnten Sie bitte so freundlich sein und mir das Salz reichen?
b Können Sie mir bitte das Salz geben?
c Gibst du mir bitte das Salz?
d Gib endlich das Salz her!

??? Immaginate situazioni in cui questi testi risultano rispettivamente


accettabili!
Ad ogni buon conto, va detto che alcuni tipi di testo
(soprattutto testi creativi, ad es. poesie o slogan pubblicitari)
non risultano accettabili agli occhi di tutti i riceventi.
L’accettabilità, oltre a essere un criterio relativo, è quindi anche
un criterio soggettivo. Si veda come esempio la seguente
poesia:

Schweigen (Eugen Gomringer)


schweigen schweigen schweigen
schweigen schweigen schweigen
schweigen schweigen
schweigen schweigen schweigen
schweigen schweigen schweigen

L’informatività è un criterio che riguarda il grado di


informazione del testo, vale a dire la misura in cui esso
contiene informazioni nuove (fatti ignoti o inattesi). È normale
che un testo contenga qualcosa di nuovo (si pensi ad es. come
risulta “noiosa” una persona che racconta sempre la stessa
storia o la stessa barzelletta).
Esistono testi con vari gradi di informatività. Una bassa
informatività caratterizza ad es. le frasi di circostanza che
servono solamente a stabilire un contatto comunicativo (per es.
l’osservazione Schönes Wetter heute!, detta in ascensore per
evitare un imbarazzante silenzio, oppure un complimento
detto unicamente per attaccare discorso con un’altra persona).
In questi casi, il testo poco informativo è perfettamente
accettabile perché il ricevente si aspetta proprio questo. Un’alta
informatività è invece tipica di altri tipi testuali: un testo
scienti co, ad esempio, deve essere assolutamente innovativo e
dire cose nuove (altrimenti è considerato inutile); un giornale
non deve riportare notizie “vecchie”; il monologo di un comico
dovrebbe contenere battute “nuove” e originali.
La situazionalità, come abbiamo già accennato, è un criterio
collegato all’accettabilità di un testo. Infatti. un testo risulta
chiaro e comprensibile solo se inserito in una determinata
situazione. Fattori determinanti sono principalmente il tempo,
il luogo e la persona dell’emittente. Prendiamo ad es. la
seguente a ermazione:

(20)Der islamische Terrorismus stellt eine große Gefahr für die Weltsicherheit dar.

Questo testo ha tutt’altro valore se è prodotto prima o dopo l‘11


settembre 2001, oppure se, a una stessa data, viene letto al
Senato statunitense o in occasione di una conferenza dei Paesi
arabi. Questo testo, inoltre, ha tutt’altra valenza se proviene ad
es. dal Presidente americano o da un noto leader paci sta e così
via.
Il testo deve essere adeguato alla situazione non solo per
livello stilistico (vedi sopra), ma anche per lunghezza. I cartelli
stradali, ad es., per essere compresi dall’automobilista di
passaggio devono risultare necessariamente brevi: un cartello
come SMOG (con la scritta all’interno di un cerchio rosso) -
collocato all’entrata di un centro cittadino - è adeguato, un
ipotetico messaggio del tipo Verkehrsverbot bei einem von den
örtlichen Behörden ausgerufenen Smog-Alarm non lo è.
Ad altri tipi testuali, invece, si richiede una certa lunghezza.
Ad es. una lezione universitaria non dovrebbe essere più breve
di 45 minuti (ma neanche più lunga!). Parimenti, un’omelia che
durasse 2-3 minuti sarebbe percepita come inappropriata.
L’intertestualità è il rapporto tra il testo in questione e altri
testi momentaneamente assenti, ma ben presenti al
destinatario del testo. Si tratta innanzitutto di casi ovvi come
ad es. una citazione, una parodia o la voluta ricreazione di un
determinato tipo testuale. La seguente pubblicità per un fondo
di investimento, ad es., riporta la fotogra a di due pugili e,
parlando di fatti economici, rimanda al linguaggio sportivo:
Nur die wenigsten können ihr Vermögen durch K.O. vermehren. Bessere
Gewinnchancen bietet der Templeton Growth Fund. Auch wenn die Börse mal
in die Knie geht, behält der Templeton Growth Fund die Oberhand und das
schon seit 48 Jahren. Die weltweite Streuung der Aktienwerte macht ihn zu
einem zuverlässigen Sparringspartner. Und mit schlagkräftigen 11,5% p.a. seit
1954 sind nicht nur viele herkömmlichen Anlageformen schnell ausgezählt.
[Der Fonds, 8/2003, p. 11]
L’intertestualità è però un fenomeno molto più di uso. Non
solo abbiamo romanzi a puntate e serie di libri che presentano
gli stessi protagonisti. Sono soprattutto gli articoli di giornale a
presupporre conoscenze testuali pregresse: il lettore deve aver
presenti gli articoli comparsi nei giorni (o addirittura nelle
settimane) precedenti - o comunque deve essere informato dei
fatti. Se ad esempio torniamo da un lungo viaggio all’estero, ci
accorgiamo subito che abbiamo di coltà a leggere il giornale
“di casa” in quanto ci mancano tutta una serie di informazioni.
Relazioni formali con altri testi sono particolarmente
evidenti nei titoli della stampa. Spesso si fa infatti riferimento
a mini-testi ben conosciuti dal grande pubblico. Si tratta di
unità sse che possono essere: un modo di dire, un proverbio,
uno slogan pubblicitario, un verso di una poesia famosa, il
titolo di un lm, di una canzone o di un’opera letteraria molto
nota. L’unità ssa a cui ci si ricollega può essere ripetuta
letteralmente (2la) oppure subire modi cazioni (21b/c/d):

(21)a Wiedersehen macht Freude. Im nächsten Winter gibt’s ein großes Déjà-vu:
Die Modetrends der kommenden Saison sind alle schon mal da gewesen [Stern,
36/2003, p. 70]
b Ferrari-Pferde in vollem Galopp - Braus und vorbei. Der Ferrari 575M
Maranello [auto motor und sport Testjahrbuch 2003, p. 54]
c Der Reis ist heiß! Das Geheimnis eines gelungenen Risotto [marie claire,
8/2003, p. 158]
d Gaby Köster - Rita allein zu Haus. Nach zehn Jahren soll Gatte Thomas Koller
das Weite gesucht haben [Bunte, 36/2003, p. 12]

I primi tre esempi fanno riferimento a modi di dire: in (2la) si


ha una citazione letterale ( Wiedersehen macht Freude), in (b) e
(c) una modi cazione rispettivamente di aus und vorbei
(‘de nitivamente nito/passato’) e der Preis ist heiß (‘il prezzo è
altamente conveniente’, titolo anche di una trasmissione
televisiva). L’esempio (d), in ne, allude al lm Kevin allein zu
Haus (titolo italiano: Mamma, ho perso l’aereo!), sostituendo il
nome proprio Kevin con Rita (nome del noto personaggio
televisivo interpretato dall’attrice Gaby Köster).
Tali modi cazioni servono principalmente ad attirare
l’attenzione del lettore. Si ha infatti una deviazione dall’atteso e
quindi un momento di novità e sorpresa. Va però detto che la
sorpresa risulta sempre limitata e il lettore tedesco non avrà
di coltà a riconoscere l’unità di partenza. Risulta frequente,
infatti, che una stessa unità ssa dia luogo a numerose
“variazioni sul tema”. Si vedano ad esempio i seguenti titoli che
partono dal detto Ich kam, sah und siegte (‘veni, vidi, vici’):

(22)a Kurth kam, sah und traf [www.sport.ard.de, 1.9.2003]


b Topic kam, sah und jubelte [www.berlinonline.de, 28.1.2002]
c Der Meister kam, sah und begeisterte [www.der-reporter.de, 11.6.2003]
d Robbie kam, sah und irtete [www.abendblatt.de, 12.8.2003]
e Er kam, sah und grinste [www.oberpfalznetz.de, 15.7.2003]
f Sie kam, sah und leuchtete [www.bernerzeitung.ch, 1.9.2003]

Gli esempi (22a) e (b) si riferiscono a calciatori che hanno


segnato una rete decisiva; (c) e (d) a cantanti che hanno avuto
successo con un loro concerto (Guildo Horn, detto “der
Meister”, e Robbie Williams); (e) alla presenza di Arnold
Schwarzenegger alla prima del suo lm “Terminator 3”; (f) alla
carriera di una personalità politica svizzera.

6.4. La struttura informazionale del testo:


macrostruttura e microstruttura

Le informazioni contenute in un testo possono essere


classi cate secondo due criteri di fondo: 1) il grado di
importanza della relativa informazione (per l’emittente e il
ricevente); 2) il grado di novità dell’informazione (per il
ricevente). In entrambi i casi, l’unità di analisi di partenza è la
proposizione (la frase dal punto di vista del contenuto
informazionale).

6.4.1. La macrostruttura
La macrostruttura di un testo è la sua ossatura informazionale
globale. Le informazioni contenute nel testo, infatti, non sono
tutte sullo stesso piano, ma costituiscono un insieme
gerarchizzato che si lascia riassumere in un diagramma ad
albero:

In questo diagramma-tipo, P1, P2, P3 ecc. indicano


proposizioni; M1, M2, M3 ecc. macrostrutture dello stesso
livello; Mn-2, Mn-1 e Mn macrostrutture di livello via via
superiore. Gruppi di proposizioni (come P1, P2, P3) formano
quindi un’unità semantica a un livello superiore: una
macrostruttura appunto (qui ad es. contrassegnata con M1n-2).
Gruppi di macrostrutture (M1n-2, M2n-2, M3n-2 ecc.) formano a
loro volta una macrostruttura di livello più alto (M1n-1) e così
via. La macrostruttura di livello più elevato (Mn) è detta anche
tema del testo (l’idea principale del testo, il suo concetto
fondamentale), le macrostrutture di livello inferiore sono sub-
temi. La macrostruttura è quindi l’astrazione e la
concentrazione del contenuto del testo, vale a dire la base
semantico-tematica del testo visto nella sua globalità.
Il tema (o sub-tema) è spesso menzionato nel testo -
mediante una frase centrale o una parola chiave - oppure viene
addirittura esplicitato tramite un titolo attribuito al testo
stesso. Ciò aiuta in maniera determinante il ricevente a cogliere
i contenuti centrali di un testo.
Come si fa concretamente a enucleare la macrostruttura di
un testo? I due procedimenti principali sono quelli che del resto
ispirano ogni buon riassunto: selezione e generalizzazione. La
selezione parte “dal basso” considerando le singole
proposizioni e valutando la relativa importanza delle
informazioni in esse contenute. Prendiamo ad es. la seguente
proposizione:

(23)Plötzlich stand ein großer Mann in einer grünen Uniform vor der Tür.
(a) Ein Mann stand vor der Tür.
(b) Er war groß.
(c) Er trug eine Uniform.
(d) Die Uniform war grün.

L’informazione (a) è senz’altro indispensabile, mentre (b), (c) e


(d) possono - a seconda del racconto in cui la proposizione è
inserita - essere secondarie e quindi tralasciabili.
Verranno poi considerati gruppi di proposizioni, eliminando
quelle che risultano derivabili contenutisticamente da altre
proposizioni. Nel seguente esempio, le prime tre proposizioni
sono premesse della quarta e possono pertanto essere
tralasciate:

(24)Er ging zum Bahnhof. Er ging auf den Bahnsteig. Er stieg in den Zug ein. Er fuhr
mit dem Zug nach Hamburg.

??? Immaginate invece un particolare racconto in cui le tre informazioni qui


eliminabili risultino fondamentali e facciano parte della macrostruttura del
testo!

Vediamo in ne il secondo procedimento, la generalizzazione:

(25)Der Kühlschrank war voll: Äpfel waren in einer Schale, Birnen auf einem Teller,
P aumen in einer Dose.

In questo caso, le informazioni possono essere condensate


trovando un iperonimo per Äpfel, Birnen e P aumen:

(26)Der Kühlschrank war voll mit Obst.


6.4.2. La microstruttura: le nozioni di tema e rema

La microstruttura informazionale riguarda il contenuto di


singole proposizioni o di proposizioni adiacenti. Dal punto di
vista informazionale, la frase è costituita da informazioni note
e informazioni nuove: le prime vengono chiamate “tema”, le
seconde “rema”. Il termine tema, in linguistica testuale, è
quindi usato in due accezioni completamente diverse: nel senso
di tema del testo (elemento della macrostruttura) e nel senso di
tema della frase (elemento della microstruttura). Per
comprendere meglio le due nozioni di tema e rema, prendiamo
il seguente dialogo:

(27)A: Was macht Hans?


B: Hans arbeitet im Garten.

Nella frase pronunciata dall’interlocutore B, l’informazione


nota è Hans (personaggio conosciuto a entrambi gli
interlocutori e gura di cui A aveva chiesto esplicitamente
notizie), l’informazione nuova è arbeitet im Garten.
L’opposizione tra tema e rema si può descrivere in vari
termini: dato - nuovo; noto - ignoto; contestualmente de nito -
contestualmente inde nito; ciò di cui si parla - ciò che si dice a
riguardo. La struttura tema-rema caratterizzante una frase è
determinata dal contesto linguistico in cui essa compare.
Vediamo il seguente dialogo in cui, a di erenza del precedente
esempio, nella frase B il tema è Hans arbeitet e il rema è im
Garten:

(28)A: Wo arbeitet Hans?


B: Hans arbeitet im Garten.

Per segnalare l’informazione nuova nella frase risulta


importante, come abbiamo visto, la sequenza lineare degli
elementi: prima viene il tema, poi il rema. Nella lingua parlata,
inoltre, è da considerare il ruolo della struttura accentuale.
Infatti, l’elemento rematico diventa portatore di accento:
p
(29)A: Wer arbeitet im Garten?
B: Hans arbeitet im Garten.
(30)A: Was macht Hans im Garten?
B: Hans arbeitet im Garten.
(31)A: Wo arbeitet Hans?
B: Hans arbeitet im Garten.

In questi tre casi, abbiamo la stessa sequenza lineare; il rema


viene rispettivamente segnalato dalla sola presenza
dell’accento. Ovviamente, la struttura tema-rema riguarda non
solo risposte a domande, ma interessa qualsiasi frase che sia
preceduta da un’altra frase:

(32)Ich fahre nach Hamburg, um Freunde zu besuchen. Ich nehme den Zug.

Nella seconda frase, l’elemento nuovo è den Zug. Pertanto,


l’ordine inverso den Zug nehme ich risulta inadeguato in questo
contesto.
Va detto, in ne, che non tutte le frasi hanno una struttura
tema-rema. Esistono infatti frasi interamente rematiche
(tipicamente la prima frase di un racconto) e frasi interamente
tematiche. Vediamo un esempio di quest’ultimo tipo, in cui
un’intera frase viene ripetuta (in questo caso per esprimere
stupore):

(33)A: Was macht Hans?


B: Hans arbeitet im Garten.
A: Hans arbeitet im Garten. Das hätte ich nie gedacht.

6.4.3. La microstruttura: la progressione tematica

In una sequenza di frasi, la struttura in tema e rema di una


determinata frase è strettamente collegata alla struttura
informazionale delle altre frasi. Il collegamento tra le varie
frasi è detto “progressione tematica” e costituisce uno dei
meccanismi centrali della coesione/coerenza testuale.
Tradizionalmente, si distinguono cinque tipi di progressione
tematica:
1) progressione semplice lineare (il rema della prima frase
diventa il tema della seconda, il rema della seconda diventa il
tema della terza, e così via):

(34)Peter kauft ein Geschenk. Das Geschenk ist für Peters Mutter. Sie hat morgen
Geburtstag.

2) progressione a tema costante (il tema della prima frase


diventa il tema della seconda, della terza, e così via):

(35)Irene hat Urlaub. Sie fährt für zwei Wochen in die Karibik. Sie möchte die
Sonne genießen.

3) progressione a temi derivati da un iper-tema (dal tema


generale della prima frase è derivato il tema più speci co della
seconda, della terza, e così via):

(36)Köln ist eine interessante Stadt. Der gotische Dom ist eine große Attraktion.
Am Rhein kann man schön spazieren gehen. Viele Museen laden zu einem
Besuch ein.

4) progressione a temi derivati da un iper-rema (dal rema


generale della prima frase è derivato il tema più speci co della
seconda, della terza, e così via):

(37)In ihrer Freizeit treibt Sonja viel Sport. Tennis kann man in vielen Clubs
spielen. Bei Golf gibt es jedoch nur wenige Trainingsmöglichkeiten.

5) progressione con salto tematico (la progressione presenta


delle interruzioni, per cui una frase può avere un tema non
derivabile dalla struttura informazionale delle frasi
precedenti):

(38)Ein alter Mann ging über die Straße. Er wurde überfahren. Es regnete sehr
stark. Viele Unfälle passieren bei schlechtem Wetter.

In testi concreti, più che realizzazioni “pure” di un solo tipo di


progressione tematica, troviamo varie forme di combinazioni
fra tipi. Come esempio vediamo il seguente testo, in cui il tema
delle rispettive frasi è sottolineato:
Rentnerin in Kirche beraubt - 3 Jahre Haft
(39)Ein Kölner Richter schickte einen Handtaschenräuber für drei Jahre ins
(66)Gefängnis. Der Mann hatte einer Rentnerin in der Kirche aufgelauert, sie zu
Boden gestoßen, ihr die Tasche entrissen. Beute: 30 Mark. Seitdem träut sich
die alte Frau nicht mehr aus dem Haus. Der Richter: “In einer Kirche sollte
niemand mit einem Angreifer rechnen müssen. Alte Leute sollen wissen, daß
die Justiz sie vor solchen Taten schützt”.
[Bild-Zeitung, 28.10.1998, p. 4]

Va in ne considerato che spesso i testi, pur essendo lacunosi


dal punto di vista informativo, risultano perfettamente
comprensibili in quanto fanno riferimento a situazioni-tipo
(chiamate in inglese scripts o frames) che fanno stabilmente
parte della nostra conoscenza del mondo: viaggiare in treno,
andare allo stadio, mangiare al ristorante, ecc. Vediamo il
seguente esempio:

(39)Er ging ins Restaurant. Er wartete lange auf das Essen. Er gab wenig Trinkgeld.

È facile per il ricevente del testo ricostruire le informazioni


mancanti (qui di seguito sottolineate):

(40)Er ging ins Restaurant. Er setzte sich an einen Tisch. Er bestellte das Essen. Er
wartete lange auf das Essen. Er aß das Essen. Er bat um die Rechnung. Der
Kellner brachte die Rechnung. Er gab wenig Trinkgeld.

6.5. La struttura referenziale del testo: tempi, luoghi,


persone/oggetti

La referenza, in generale, è il rinvio di espressioni linguistiche a


entità extralinguistiche (che fanno parte del mondo reale, di un
mondo possibile o anche di un mondo interamente
immaginario). Le singole istanze dei vari tipi di referenza
(temporale, spaziale, personale/oggettuale) costituiscono una
rete di relazioni che pervade l’intera organizzazione testuale.
6.5.1. Referenza temporale

Numerose lingue, tra cui anche il tedesco e l’italiano,


esprimono - in ogni frase che contiene un verbo nito - una
referenza temporale. Così ad es. nella frase

(41)Ich ging nach Hause.

la forma verbale al preterito indica che l’evento è da collocare al


passato. Non solo mezzi grammaticali come i tempi verbali
possono indicare relazioni temporali, ma anche mezzi lessicali
come ad es. gli avverbi temporali. I mezzi lessicali vengono
usati in aggiunta ai mezzi grammaticali (ich ging gestern nach
Hause) o possono da soli codi care la referenza temporale (ich
gehe morgen nach Hause).

??? In tedesco, alcuni tipi di frase non contengono un verbo nito (Alle mal
herhören!, Achtung!, Die Fahrkarten bitte!). Si può per questo dire che si tratta di
frasi senza ancoraggio temporale?

Per individuare le funzioni dei vari tempi verbali, sono


rilevanti tre momenti:

punto di
il momento stesso in cui viene
(I) enunciazione
prodotto l’enunciato (il nunc);
(N):
punto il momento in cui accade l’evento in
(II)
dell’evento (E): questione;
punto di il momento rispetto al quale si
(III)
riferimento (R): colloca tale evento.

Il rapporto tra questi tre momenti può essere di anteriorità,


posteriorità o contemporaneità. Tale sistema di rapporti si
lascia ben esempli care dal tempo verbale del piuccheperfetto
in tedesco:
(42)Gestern hatte sie bereits das Buch übersetzt.

Questa frase dice che l’evento E (la traduzione) in un momento


del passato R (ieri) è già concluso. Dato che R viene prima del
momento di enunciazione N (oggi), si può stabilire la seguente
cronologia relativa: prima E, poi R, poi N.
I tempi verbali, rispettivamente, codi cano un diverso
rapporto tra questi tre punti. Consideriamo i sei tempi verbali
tradizionalmente individuati per il tedesco (presente, preterito,
perfetto, piuccheperfetto, futuro, futuro anteriore):

Ich gehe nach


presente: coincidenza di E, R, N
Hause.
Ich ging nach anteriorità di E e R rispetto
preterito:
Hause. aN
Ich bin nach anteriorità di E rispetto a R
perfetto:
Hause gegangen. e N
Ich war nach anteriorità di E rispetto a R,
piuccheperf.:
Hause gegangen. di R rispetto a N
Ich werde nach posteriorità di E e R
futuro:
Hause gehen. rispetto a N
Ich werde nach anteriorità di E rispetto a R,
futuro ant.: Hause gegangen posteriorità di E rispetto a
sein. N

Questa griglia ci permette una prima classi cazione dei tempi


verbali in base alla tipologia dei rispettivi rapporti tra i tre
fattori in gioco:
(1) Il rapporto tra E e N. Si tratta della dimensione
prettamente deittica dei tempi verbali. Nel presente, l’evento E
e il momento di enunciazione N coincidono; nel preterito,
perfetto e piuccheperfetto E è anteriore rispetto a N; nel futuro
e nel futuro anteriore E è posteriore a N.
(2) Il rapporto tra E e R. Nei tempi presente, preterito e futuro
l’evento E coincide con il punto di riferimento R. In altre parole:
non vi è un punto di riferimento esterno all’evento stesso che
possa fungere da elemento di ancoraggio. Perfetto,
piuccheperfetto e futuro anteriore, invece, possiedono tale
riferimento esterno. Per tutti e tre i tempi, E è anteriore
rispetto a R (per cui si tratta di retrospettive).
(3) Il rapporto tra R e N. Nel presente e nel perfetto, il punto
di riferimento R e il momento di enunciazione N coincidono;
nel preterito e piuccheperfetto R è anteriore a N; nel futuro e
nel futuro anteriore R è posteriore a N.

??? Il tempo presente può essere usato anche per eventi futuri (Morgen gehe ich
ins Kino) e passati (Gestern war ich im Kino, plötzlich bricht ein Feuer aus). Che
cosa possiamo dedurre sulla natura del tempo presente?

6.5.2. Referenza spaziale

In tedesco, la referenza spaziale non è obbligatoria come quella


temporale e solo in rari casi risulta grammaticalizzata. Va
distinta la referenza locale (stato in luogo come Er sitzt in dem
Zimmer) dalla referenza direzionale (moto a luogo come Er läuft
in das Zimmer e moto da luogo come Er läuft aus dem Zimmer). I
rapporti spaziali vengono espressi in tedesco principalmente
tramite un complemento avverbiale o tramite verbi spaziali. Il
complemento avverbiale può avere la forma di un sintagma
preposizionale, di un avverbio o di una frase avverbiale:

(43)a Er wohnt gegenüber dem Rathaus.


b Er wohnt dort.
c Er wohnt, wo es ihm gefällt.

I verbi spaziali possono essere di posizione e di moto. Facciamo


solo qualche esempio:
verbi di posizione: stehen, liegen, sitzen, hängen, sich be nden, sein, wohnen
verbi di moto: stellen, legen, setzen, hängen, kommen, gehen
Alcune di queste espressioni spaziali hanno un carattere
deittico (come kommen e gehen), altre un carattere non deittico
(come stellen e legen).
Uno dei rari casi in cui la referenza spaziale raggiunge un
certo grado di grammaticalizzazione è l’alternativa di reggenza
(accusativo/dativo) dopo alcune preposizioni. Il dativo indica
una referenza locale: in altre parole, il rapporto tra oggetto
localizzato e oggetto localizzante rimane inalterato. Nel
seguente esempio, la persona in questione - nel lasso di tempo
considerato - non si muove rispetto alla scrivania:

(44)Sie sitzt an einem Schreibtisch.

Si può avere referenza locale anche quando una delle due entità
è in movimento:

(45)Sie läuft auf dem Marktplatz, (‘corre sulla piazza del mercato’)

Il rapporto tra oggetto localizzato e oggetto localizzante qui


non cambia in quanto il movimento rimane con nato alla
piazza del mercato. L’accusativo, invece, costituisce una
referenza direzionale (muta il rapporto tra oggetto localizzato e
localizzante):

(46)Sie setzt sich an einen Schreibtisch.


(47)Sie läuft auf den Marktplatz. (‘corre n sulla piazza del mercato’)

Nella prima frase la persona cambia la sua collocazione spaziale


rispetto alla scrivania. Anche nella seconda frase muta la
con gurazione spaziale in quanto la persona, solo alla ne del
suo movimento, viene a trovarsi sulla piazza.
Va in ne rilevato che, oltre alle nove preposizioni citate
dalle grammatiche (an, auf, hinter, in, neben, über, unter, vor,
zwischen), anche la preposizione/postposizione entlang mostra
una doppia reggenza che è ricollegabile all’opposizione tra
referenza locale e referenza direzionale:
(48)Die Häuser stehen entlang dem Fluss. [dativo]
(49)Sie läuft bis zur Brücke den Fluss entlang. [accusativo]

6.5.3. Referenza personale/oggettuale

Per riferirsi a persone o oggetti si usano quasi esclusivamente


sintagmi nominali. Due aspetti della referenza
personale/oggettuale sono rilevanti: la quanti cazione e la
determinazione.
La quanti cazione consiste nella speci cazione del numero
dei referenti di una determinata espressione e avviene
mediante quanti catori che si aggiungono al nome del SN
(principalmente: ein, einige, alle, jeder):

(50)a Ein Mann geht nach Hause.


b Einige Männer gehen nach Hause.
c Alle Männer gehen nach Hause.

La determinazione consiste nella


delimitazione/individuazione del referente. Essa può
veri carsi tramite l’articolo determinativo (der), il pronome
dimostrativo (dieser/jener) o il pronome possessivo (mein/dein
ecc.). La determinazione può essere anaforica in senso stretto o
in senso lato (a seconda che il riferimento all’entità menzionata
precedentemente sia diretto o indiretto):

(51 ) a In dem Tal steht ein schönes Dorf. Das Dorf wurde vor 1000 Jahren
gegründet.
b In dem Tal steht ein schönes Dorf. Die Kirche wurde vor 1000 Jahren gebaut.

La determinazione può essere anche deittica. In questo caso


l’individuazione del referente avviene all’interno della
situazione comunicativa:

(52)Das Buch (hier) musst du lesen!


In altri casi, in ne, la determinazione del referente è realizzata
fondandosi sulla nostra conoscenza del mondo. Viene usato
l’articolo determinativo. Il seguente esempio si basa sul
presupposto che tutti sappiano che la Germania ha un solo
ministro degli esteri:

(53)Der Bundesaußenminister ist nach Amerika gereist.

??? Quanti cazione e determinazione possono essere combinate in una stessa


struttura?

6.6. La tipologia testuale

Abbiamo già visto, quando abbiamo discusso la nozione di


testo, che esiste una molteplicità di tipi testuali. Procediamo
ora a una classi cazione più sistematica. I due criteri più
importanti sono: la situazione comunicativa generale e
l’intenzione comunicativa dell’emittente.

6.6.1. Classi cazione secondo la situazione comunicativa


generale

Una prima classi cazione prende come punto di partenza la


situazione comunicativa in cui nasce un determinato testo.
Questa classi cazione non considera quindi il testo come
prodotto nito (come risultato), ma si concentra sul processo
di costituzione testuale. Alcuni criteri riguardano i
partecipanti alla comunicazione (emittente e ricevente):
a) Presenza o meno del ricevente. Va distinto l’aspetto
spaziale da quello temporale. Contatto spaziale vi è ad es. in
una conversazione faccia a faccia, distacco spaziale per es. nel
caso di un fax. Coincidenza temporale (senza contatto spaziale)
si ha per es. in una conversazione telefonica, oppure nel caso di
una notizia letta alla televisione; distacco temporale con una
lettera spedita per posta.
b) Numero dei partecipanti alla comunicazione (emittenti e
riceventi). Una lettera ad es. può essere scritta da una persona o
da più persone. Una lettera indirizzata a un solo destinatario ha
un solo ricevente, una lettera circolare ne ha molti.
c) Carattere pubblico della comunicazione. Una lettera
aperta è pubblica, una lettera privata no.
d) Speci cità dei partecipanti. I partecipanti possono
produrre/ricevere testi proprio in quanto appartenenti a
determinati gruppi sociali, professionali, ecc. Un esempio è
dato dai testi scienti ci.
Altri criteri riguardano più speci camente il
comportamento comunicativo dei partecipanti alla
comunicazione:
e) Monologico-dialogico. Un testo monologico è ad es. una
relazione scienti ca tenuta a un convegno, un testo dialogico
una tavola rotonda.
f) Piani cato-spontaneo. Un testo piani cato è stato
preparato dal punto di vista del contenuto e della forma (le cose
che si vogliono dire e il modo in cui si vogliono dire), un testo
spontaneo no. Esempi sono rispettivamente una lettera
u ciale al Presidente della Repubblica e una lettera scritta di
getto a una persona con cui si è in con denza.
g) Orale-scritto. È pur vero che uno stesso testo può essere
letto ad alta voce o essere distribuito in forma scritta.
Solitamente, però, il testo orale è spontaneo, per cui il ricevente
si trova in una situazione particolare percependo
contemporaneamente il vivo processo di costituzione testuale e
il suo risultato. Egli vede una stretta connessione tra il
produttore del testo (i suoi gesti, la dizione, l’intonazione), la
produzione del testo e il risultato di questa produzione.

??? I tre criteri [±monologico], [±orale] e [±spontaneo] sono forse quelli


gerarchicamente più importanti. Provate a sviluppare una classi cazione
generale trovando esempi per ogni combinazione di tratti!
g p p g
6.6.2. Classi cazione secondo la speci ca intenzione
comunicativa dell’emittente

I testi piani cati possono essere classi cati secondo lo scopo


che si pre gge l’emittente. Sia detto per inciso che la maggior
parte dei testi piani cati sono monologici (la piani cazione è
più facile con un solo emittente) e scritti (l’emittente ha più
tempo per un’accurata preparazione).
Una prima distinzione è quella tra testi letterari e non-
letterari. Mentre in passato i testi letterari si distinguevano dai
testi “pratici” per via di precise scelte stilistiche (per es. l’uso di
un lessico aulico), oggi la letterarietà di un testo consiste
principalmente nell’intenzione dell’emittente di creare un
prodotto artistico. Una classi cazione dei testi letterari in
generi (romanzo, novella, sonetto ecc.) è molto antica. Solo
recentemente, nell’ambito della linguistica testuale, si è tentata
una classi cazione dei testi pratici. Orientativamente,
possiamo distinguere i seguenti tipi testuali:
1) I testi descrittivi hanno lo scopo di descrivere aspetti
caratterizzanti di un oggetto, di una persona, di un luogo o di
una situazione. Spesso non si tratta di testi autonomi, ma di
brani inseriti in altri tipi di testo (per es. la descrizione di un
paesaggio come parte di un resoconto di viaggio, oppure la
descrizione di un apparecchio tecnico nelle istruzioni per
l’uso).
2) I testi narrativi si propongono di descrivere
concatenazioni di eventi o azioni, vale a dire di raccontare una
storia che si è svolta lungo un determinato arco di tempo (per
es. un articolo di cronaca che riporta la dinamica di una rapina
in banca, oppure un libro che narra la biogra a di un
personaggio famoso).
3) I testi informativi intendono fornire notizie utili al
lettore su uno o più argomenti speci ci (per es. un’enciclopedia,
un dizionario, un manuale universitario o una guida turistica).
Il lettore li consulterà ogni qualvolta ne abbia bisogno.
4) I testi argomentativi hanno lo scopo di convincere il
ricevente ad accettare una determinata tesi. Il ragionamento
comprende l’esposizione degli argomenti a favore e la
confutazione di possibili obiezioni (ad es. l’articolo di fondo di
un giornale, l’arringa di un avvocato o il discorso di un politico
in Parlamento a sostegno di un determinato progetto di legge).
5) I testi regolativi contengono istruzioni per il ricevente
che possono essere vincolanti (una legge, una disposizione
ministeriale, un regolamento di condominio) o facoltative
(un’istruzione per l’uso, una ricetta di cucina).
I cinque tipi testuali appena trattati sono da considerarsi
tipi ideali. Infatti, nella realtà linguistica, incontriamo spesso
“testi misti” che presentano varie forme di integrazione fra tipi
diversi. Così ad esempio un articolo di cronaca che racconta il
calvario di un personaggio famoso ammalatosi gravemente
può contenere parti informative (una caratterizzazione della
malattia in questione) e parti regolative (considerazioni-
consigli su come poter guarire).

Esercizi

E 6-1: Nozione di “testo”


Discutete le seguenti due de nizioni di testo!
(Schriftlich xierte) im Wortlaut festgelegte, inhaltlich zusammenhängende
Folge von Aussagen.
[DUDEN - Das große Wörterbuch der deutschen Sprache in 10 Bänden, p. 3891]
Folge von Sätzen, die miteinander in Verbindung stehen. [Langenscheidts
Großwörterbuch Deutsch als Fremdsprache, p. 963] Quali caratteristiche del
testo non vengono prese in considerazione? Vi sono tipi di testo a cui non si
adatta la rispettiva de nizione?

E 6-2: Coesione sintattica


Quali sono i principali mezzi di coesione sintattica (forme di
ripresa e connettori) nel seguente testo?
Mietrecht: Der Vermieter tobte, als die Kinder ernteten
(29)Daniela R. fühlte sich richtig wohl in der neuen Mietwohnung am Stadtrand.
Die Räume waren schön hell, das Haus stand ruhig im Grünen und hatte einen
traumhaften Garten, in dem die Kinder ungestört spielen konnten. Dort
standen auch mehrere Apfel- und P aumenbäume. Als im Spätsommer dann
die Früchte reif wurden, freute sich die ganze Familie auf eine dicke Ernte.
Auch andere Mietparteien gri en dabei kräftig zu. Bald waren alle
Mitbewohner des Hauses mit den Früchten aus dem Garten versorgt. Das
passte dem Vermieter überhaupt nicht. In seinen Augen gehörten die Früchte
in seinem Garten auch ihm. Als sich der Strèit nicht beilegen ließ, traf man sich
vor dem Amtsgericht Leverkusen. Die Richter stellten sich in dem Verfahren
eindeutig auf die Seite der Mieter. Wer eine Wohnung mit Hausgarten
angemietet habe, könne auch über das dort wachsende Obst verfügen,
urteilten sie.
[neuewoche, 31/2003, p. 48]

E 6-3: Pronomi
Individuate i pronomi nel seguente testo, indicando se si
tratta rispettivamente di rinvii anaforici o cataforici!

Fachchinesisch bleibt nicht hängen


Zum einen Ohr rein, zum anderen wieder raus: Bis zu 80 Prozent von dem, was
die Mediziner im Krankenhaus ihnen erklären, vergessen Patienten sofort
wieder. Und das, was im Gedächtnis hängen bleibt, ist zur Hälfte falsch. Zu
diesem Ergebnis kommt Dr. Roy Kessels von der niederländischen Universität
Utrecht.
[Apotheken Umschau, 15.8.2003, p. 6]

E 6-4: Pronomi
Quali pronomi, nel seguente testo, si potrebbero riferire a
più antecedenti? Perché non sorgono malintesi?
Einst, nachdem er schon ein Jahr oder zwei unterwegs gewesen war, kam
Goldmund auf den Hof eines wohlhabenden Ritters mit zwei schönen jungen
Töchtern. Es war im Frühherbst, bald würden die Nächte kühl werden, im
vergangenen Herbst und Winter hatte er das gekostet, nicht ohne Sorge dachte
er an die kommenden Monate, im Winter war die Wanderschaft schwer. Er
fragte um Essen und Nachtlager. Man nahm ihn artig auf, und als der Ritter
hörte, der Fremde habe studiert und könne Griechisch, ließ er ihn vom Tisch
der Dienstboten an den seinen herüberkommen und behandelte ihn beinah
wie seinesgleichen. Die beiden Töchter hielten die Augen gesenkt, die Ältere
war achtzehn, die kleine kaum sechzehn Jahre alt, Lydia und Julie.
[Hermann Hesse, Narziß und Goldmund. Frankfurt a.M.: Suhrkamp, pp. 93-4]

E 6-5: Coesione morfo-fonologica


Indicate i mezzi di coesione morfo-fonologica nel seguente
testo!
Weihnachten (Joseph von Eichendor )
Markt und Straßen stehn verlassen,
Still erleuchtet jedes Haus,
Sinnend geh’ ich durch die Gassen,
Alles sieht so festlich aus.

An den Fenstern haben Frauen


Buntes Spielzeug fromm geschmückt,
Tausend Kindlein stehn und schauen,
Sind so wunderstill beglückt.

Und ich wandre aus den Mauern


Bis hinaus ins freie Feld,
Hehres Glänzen, heil’ges Schauern!
Wie so weit und still die Welt!

E 6-6: Coerenza
I seguenti due testi difettano di meccanismi di coesione
testuale. Su che cosa si basa la coerenza di fondo del rispettivo
testo (una poesia e un’inserzione sul giornale)?
a)
Reklame (Ingeborg Bachmann)
Wohin aber gehen wir
ohne sorge sei ohne sorge
wenn es dunkel und wenn es kalt wird
sei ohne sorge
aber
mit musik
was sollen wir tun
heiter und mit musik
und denken
heiter
angesichts eines Endes
mit musik
und wohin tragen wir
am besten
unsere Fragen und den Schauer aller Jahre
in die Traumwäscherei ohne sorge sei ohne sorge
was aber geschieht
am besten
wenn Totenstille
eintritt
b)
Bellevue **** INSEL RÜGEN
exklusive Appartements am Strand, großzügige Balkone mit
traumhaftem Meerblick, Sauna, Lift
Herbstangebote, Supersparsaison ab 20. Okt. 03 - März 04
18609 Ostseebad Binz, Strandpromenade 29
[Die Zeit, 28.8.2003, p. 65]
E 6-7: Intertestualità
Indicate rispettivamente le espressioni sse a cui si
riferiscono i seguenti titoli di giornale!
Und sie bewegt sich doch. Die US-Regierung braucht Hilfe
im Irak und tastet sich vorsichtig an die UN heran
[Süddeutsche Zeitung, 29.8.2003, p. 4]
Firmen des Tages: Münchner Rück, TUI - Mit wenn und aber
(p. 23)
Unhappv Hour. Nach 22 Jahren schließt Charles Schumann
seine Bar (p. 35) Irak - Mission (Im)possible [Die Zeit, 28.8.2003,
p. 1 ]
Saddam und Gomorrha. Nach dem Anschlag auf das
Hauptquartier der UN im Irak fordern viele Staaten: mehr
Macht für die UN (p. 3)
Im Zweifel für die Meinungsfreiheit (p. 18)
Der alte Mann und die Maut. Verkehrsminister Manfred
Stolpe meidet Kon ikte (p. 26)
Manche mögen’s kalt. Pro-Kopf-Verbrauch von Speiseeis in
Litern 2002 (p. 29)
Leidende Angestellte. Wenn der Arbeitsdruck wächst,
nehmen auch psychosomatische Erkrankungen zu (p. 31)
Unser täglich Gemüse. Zucchini wachsen so schnell, dass
man ihnen dabei zusehen kann (p. 59)
E 6-8: Progressione tematica
Ricostruite la progressione tematica del seguente testo!

Ältester Bankräuber der Welt nach Überfall gefasst


Dallas - Er ist der älteste Bankräuber der USA. Ein 91-Jähriger schob einem
Bankangestellten in Texas einen großen Umschlag mit der Aufschrift
“Banküberfall” zu. Der unbewa nete Rentner erbeutete rund 2000 Dollar.
Kurze Zeit später fasste ihn die Polizei. Zeugen hatten das Kennzeichen des
Fluchtautos notiert. Zuletzt wurde der Mann im Alter von 87 Jahren nach
einem Bankraub geschnappt und zu 3 Jahren Haft verurteilt. Jetzt drohen ihm
bis zu 20 Jahren Haft. [Bild-Zeitung, 15.8.2003, p. 14]

E 6-9: Coreferenza
Nel seguente testo, indicate espressioni che hanno lo stesso
referente!

Chaos nach Stromausfall in Amerika


New York - Der größte Stromausfall in der Geschichte der USA hat das
ö entliche Leben in Nordamerika und Teilen Kanadas weitgehend lahm gelegt.
Rund 20 Stunden nach Beginn des groß ächigen Ausfalls herrschte am Freitag
noch Unklarheit darüber, wodurch das Desaster ausgelöst wurde. US-Präsident
George W. Bush nannte den Blackout eine “Lektion für unser Land”. Einen
terroristischen Hintergrund gebe es nicht, fügte Bush hinzu. [Kölner
Stadtanzeiger, 16.8.2003, p. 1]

E 6-10: Referenza spaziale


Nelle seguenti coppie di esempi, accusativo e dativo
indicano la stessa oggettiva con gurazione spaziale, ma
di eriscono nel modo di rappresentarla. In che senso possiamo
dire che accusativo e dativo conservano rispettivamente il loro
carattere dinamico e statico?
(a) Sie kehrten in ein Gasthaus ein. Sie kehrten in einem Gasthaus ein.
(b) Sie ließ sich auf das Sofa nieder. Sie ließ sich auf dem Sofa nieder.
(c) Er schloss die Mappe in die Schublade ein. Er schloss die Mappe in der
Schublade ein.

Bibliogra a per approfondimenti

Adamzik, Kirsten (a e. di) (2000). Textsorten. Re exionen und


Analysen. Tübingen: Stau enburg.
Antos, Gerd / Tietz, Heike (a c. di) (1997). Die Zukunft der
Textlinguistik. Traditionen, Transformationen, Trends. Tübingen:
Niemeyer.
Beaugrande, Robert-A. de / Dressler, Wolfgang U. (1981).
Einführung in die Textlinguistik. Tübingen: Niemeyer.
Brinker, Klaus (20015). Linguistische Textanalyse. Eine
Einführung in Grundbegri e und Methoden. Berlin: Schmidt.
Brinker, Klaus et al. (a c. di) (2000). Text- und
Gesprächslinguistik. Ein internationales Handbuch
zeitgenössischer Forschung. 2 voll. Berlin/New York: de Gruyter.
Busse, Dietrich (1992). Textinterpretation. Sprachtheoretische
Grundlagen einer explikativen Semantik. Opladen:
Westdeutscher Verlag.
Coseriu, Eugenio (19943). Textlinguistik. Eine Einführung.
Tübingen: Francke.
Fix, Ulla / Poethe, Hannelore / Yos, Gabriele (2001).
Textlinguistik und Stilistik für Einsteiger. Ein Lehr- und
Arbeitsbuch. Frankfurt a.M.: Lang.
Gansei, Christina / Jürgens, Frank (2002). Textlinguistik und
Textgrammatik. Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Heinemann, Wolfgang / Viehweger, Dieter (1991).
Textlinguistik. Eine Einführung. Tübingen: Niemeyer.
Keller, Otto / Hafner, Heinz (19953). Arbeitsbuch zur
Textanalyse. Semiotische Strukturen, Modelle, Interpretationen.
München: Fink.
Sommerfeldt, Karl-Ernst (a c. di) (2003). Textsorten und
Textsortenvarianten. Frankfurt a.M.: Lang.
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Anfang war der Text. Zehn Jahre “Textgrammatik der deutschen
Sprache”. München: Iudicium.
Vater, Heinz (20013). Einführung in die Textlinguistik.
München: Fink.
APPARATO BIBLIOGRAFICO GENERALE

1. Lingua tedesca: opere di consultazione

1.1. Grammatiche linguistiche

Admoni, Wladimir G. (19824). Der deutsche Sprachbau.


München: Beck.
Brinkmann, Hennig (19712). Die deutsche Sprache. Gestalt
und Leistung. Düsseldorf: Schwann.
DUDEN - Grammatik der deutschen Gegenwartssprache (1998).
A cura di Peter Eisenberg et al. Mannheim: Dudenverlag.
Eichler, Wolfgang / Bünting, Karl-Dieter (19944). Deutsche
Grammatik. Form, Leistung und Gebrauch der Gegenwartssprache.
Kronberg/Ts.: Scriptor.
Eisenberg, Peter (1998/19994). Grundriß der deutschen
Grammatik. Vol. 1 Das Wort, vol. 2 Der Satz; Stuttgart/Weimar:
Metzler.
Engel, Ulrich (19963). Deutsche Grammatik. Vollständige
Darstellung der deutschen Gegenwartssprache. Heidelberg: Groos.
Engel, Ulrich (2002). Kurze Grammatik der deutschen Sprache.
München: Iudicium.
Erben, Johannes (198012). Deutsche Grammatik. Ein Abriß.
München: Hueber.
Fläming, Walter (1991). Grammatik des Deutschen.
Einführung in Struktur- und Wirkungszusammenhänge. Berlin:
Akademie.
Genzmer, Herbert (1995). Deutsche Grammatik. Frankfurt
a.M./Leipzig: Insel.
Götze, Lutz / Hess-Lüttich, Ernest W.B. (19993). Grammatik
der deutschen Sprache. Sprachsystem und Sprachgebrauch.
Gütersloh: Bertelsmann.
Heidolph, Karl Erich et al. (1981). Grundzüge einer deutschen
Grammatik. Berlin: Akademie.
Heibig, Gerhard (19994). Deutsche Grammatik. Grundfragen
und Abriß. München: Iudicium.
Hentschel, Elke / Weydt, Harald (20033). Handbuch der
deutschen Grammatik. Berlin/New York: de Gruyter.
Heringer, Hans-Jürgen (1997). Kleine deutsche Grammatik.
Sprachwissen, Stil, Rechtschreibung. Berlin: Cornelsen.
Kürschner, Wilfried (20 034). Grammatisches Kompendium.
Systematisches Verzeichnis grammatischer Grundbegri e.
Tübingen: Francke.
Sommerfeldt, Karl-Ernst / Starke, Günter (19983).
Einführung in die Grammatik der deutschen Gegenwartssprache.
Tübingen: Niemeyer.
Weinrich, Harald (20032). Textgrammatik der deutschen
Sprache. Hildesheim: Olms.
Zifonun, Gisela / Ho mann, Ludger / Strecker, Bruno (a c.
di) (1997). Grammatik der deutschen Sprache. Berlin/New York:
de Gruyter.

1.2. Grammatiche didattiche

1.2.1. Grammatiche per discenti stranieri in generale

Apelt, Mary L. et al. (1997). Grammatik à la carte! Das


Übungsbuch zur “Grundgrammatik Deutsch”. Vol. 1 Grundstufe,
vol. 2 Mittelstufe. In collaborazione Frankfurt a.M.: Diesterweg
e Aarau: Sauerländer.
Barkowski, Hans (19924). Kommunikative Grammatik und
Deutschlernen mit ausländischen Arbeitern. Mainz: CM-Verlag.
Birkenfeld, Helmut / Jelkmann, Ursula (1999). Mittel stufen
grammatik mit Übungen zur Wortbildung der Substantive. Verben
und Adjektive. Köln: Armant.
Buscha, Joachim et al. (2002). Grammatik in Feldern. Ein
Lehr- und Übungsbuchfür Fortgeschrittene. Ismaning: Verlag für
Deutsch.
Clamer, Friedrich / Heilmann, Erhard (2002).
Übungsgrammatik für die Grundstufe. Regeln - Listen - Übungen.
Wiesbaum: Liebaug-Dartmann.
Clamer, Friedrich / Heilmann, Erhard / Roller, Helmut
(2002). Übungsgrammatik für die Mittelstufe. Regeln - Listen -
Übungen. Erweiterte Fassung. Wiesbaum: Liebaug-Dartmann.
Dreyer, Hilke / Schmitt, Richard (2000). Lehr- und
Übungsbuch der deutschen Grammatik. Neubearbeitung.
Ismaning: Verlag für Deutsch.
Engel, Ulrich / Tertel, Rozemarie (1993). Kommunikative
Grammatik Deutsch als Fremdsprache. Die Regeln der deutschen
Gebrauchssprache in 30 gemeinverständlichen Kapiteln. Mit
Texten und Aufgaben. München: Iudi-cium.
Fandrych, Christian / Tallowitz, Ulrike (2000). Klipp und
Klar. Übungsgrammatik Grundstufe Deutsch. Stuttgart: Klett.
Frey, Evelyn (2000). Grammatik von A bis Z. Grundstufe
Deutsch. Stuttgart: Klett.
Gloyer, Henning (1998/1999). Das Grammatik-Karussell. Vol.
1 Einführung - Flexion, vol. 2 Syntax, vol. 3 Text und Kontext.
Ismaning: Verlag für Deutsch.
Griesbach, Heinz (1986). Neue deutsche Grammatik. Berlin:
Langenscheidt.
Hall, Karin / Scheiner. Barbara (2001). Übungsgrammatik
DaF für Fortgeschrittene. Ismaning: Verlag für Deutsch.
Heidermann, Werner (1997). Grammatik üben 1.
Grammatiktraining Grundstufe. Ismaning: Verlag für Deutsch.
Heibig, Gerhard / Buscha, Joachim (2000). Leitfaden der
deutschen Grammatik. Berlin/München: Langenscheidt.
Heibig, Gerhard / Buscha, Joachim (2000). Übungsgrammatik
Deutsch. Berlin/München: Langenscheidt.
Heibig, Gerhard / Buscha, Joachim (2001). Deutsche
Grammatik. Ein Handbuch für den Ausländerunterricht.
Berlin/München: Langenscheidt.
Hering, Axel / Matussek, Magdalena / Perlmann-Balme,
Michaela (2002). Em. Übungsgrammatik Deutsch als
Fremdsprache. Ismaning: Hueber.
Heringer, Hans-Jürgen (1988). Lesen lehren lernen. Eine
rezeptive Grammatik des Deutschen. Tübingen: Niemeyer.
Jentsch, Horst (2001). Grammatik zum Üben. Ein Arbeitsbuch
mit Regeln und Übungen. Vol. 1 Grundstufe, vol. 2 Mittelstufe.
Köln: Jentsch.
Kars, Jürgen / Häussermann, Ulrich (1997).
Grundgrammatik Deutsch. In collaborazione Frankfurt a.M.:
Diesterweg e Aarau: Sauerländer.
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Fremdsprache. Ismaning: Hueber.
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Anfänger. Ismaning: Hueber.
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Deutsch als Fremdsprache. Ismaning: Verlag für Deutsch.
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Deutsch als Fremdsprache. Ismaning: Hueber.
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mit Sinn und Verstand. Übungsgrammatik für Mittel- und
Oberstufe. Neufassung. München: Klett.
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und Übungen. Berlin/München: Langenscheidt.
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Nutshell. Berlin/München: Langenscheidt.
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Übersichten - Lernhilfen - Regeln. Stuttgart: Klett.
Wagner, Renate (1997). Grammatik üben 2.
Grammatiktraining Mittelstufe. Ismaning: Verlag für Deutsch.

1.2.2. Grammatiche per discenti italiani

Ahrenholz, Bernt (1994). Grammatica tedesca per principianti.


Fasano: Schena.
Alella, Anna Maria / Marini, Joseph (1996). Deutsche
Sprachlehre - Grammatica tedesca. Milano: Signorelli.
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alla Z. Traduzione e adattamento di Francesca Ilardi e Max
Bocchiola. Milano: Hoepli. [ed. originale: 1994. Grammaire
alphabetique de l’allemand. Paris: Bordas.]
Bruno, Elena / Franch, Ra aela (1994). Deutsche Grammatik.
Grammatica di riferimento per lo studio della lingua tedesca.
Torino: Il Capitello.
Campolonghi, Franca / Ludwig, Ute (1995). Arbeitsbuch zur
deutschen Grammatik. Grammatica tedesca di livello medio-
avanzato nalizzata all’espressione scritta. Torino: Petrini.
Cannillo. Luigi / Nasoni, Roberta (1993). Grammatica tedesca
con esercizi. Milano: Mondadori.
Di no, Elisabetta / Fornaciai!, Paola (2001). Deutsch klipp
und klar - ein grammatisches Übungsbuch. Milano: Principato.
Dreyer, Hilke / Schmitt, Richard (2001). Grammatica tedesca
con esercizi. Nuova edizione. Tradotta e rielaborata da Simonetta
Guarini e Luciana Ziglio. Ismaning: Verlag für Deutsch.
Eppert, Franz (1991). Grammatica tedesca della
comunicazione. Bologna: Zanichelli.
Gras Ferraresi, Brigitte / Tomelleri Kromberg, Luciana
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rispetto all’italiano. Regole tabelle esercizi; Bologna: Zanichelli.
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Firenze: Sansoni.
Laviat, Karin (1996). Deutsche Grammatik. Milano: Spiga
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Leibold, E. et al. (1995). Arbeits- und Übungsbuch zur
deutschen Grammatik. Torino: Petrini.
Luscher, Renate / Schäpers, Roland (1989). Grammatica del
tedesco contemporaneo. Tradotta e rielaborata da M. Cristina
Quarantelli-Colajanni. München: Hueber.
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sintattico-grammaticale ali ‘apprendimento della lingua tedesca
con spiegazioni, esempi spiegati ed esercizi con chiave spiegata.
Seregno: Ciranna & Ferrara.
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Montali, Gabriella / Motta, Giorgio (1998). Übungsheft zur
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deutschen Grammatik mit Übungen. Bologna: Libra Edizioni.
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Pichler, Erica / Schäfer, Brigitte (1997). Grammatica
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Reimann, Monika (2000). Grammatica di base della lingua
tedesca. Tradotta da Luciana Kromberg Tomelleri. Ismaning:
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Röllin, Kurt / Schlicht, Michael (1992). Deutschlernen.
Bologna: Zanichelli.
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lingua tedesca. Roma: Carocci.
Schulz, Dora / Griesbach, Heinz (1988). Deutsche Sprachlehre
für Italiener. Grundstufe. Nuova edizione a cura di G.
Franceschini Zambrini. Milano: Mursia.
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In collaborazione Torino: Valmartina e Frankfurt a.M.:
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Weerning, Marion / Mondello, Mariano (2000). Dies und Das.
Grammatica di tedesco con esercizi■ Genova: Cideb.

1.3. Dizionari monolingui

1.3.1. Dizionari generali

Duden. Das große Wörterbuch der deutschen Sprache in zehn


Bänden (19993).
Mannheim: Dudenverlag. Duden. Deutsches
Universalwörterbuch (20 035). Mannheim: Dudenverlag.
Hermann Paul. Deutsches Wörterbuch (200210). Tübingen:
Niemeyer. Langenscheidts Großwörterbuch Deutsch als
Fremdsprache (20033).
Berlin/München: Langenscheidt. Wahrig. Deutsches
Wörterbuch (20017). Gütersloh: Bertelsmann. Wörterbuch
Deutsch als Fremdsprache (2000). Berlin/New York: de Gruyter.

1.3.2. Dizionari speci ci

DUDEN in 12 Bänden. Mannheim: Dudenverlag.


vol. 1: Die deutsche Rechtschreibung (200022).
vol. 2: Das Stilwörterbuch (20018).
vol. 3: Das Bildwörterbuch (19995).
vol. 4: Die Grammatik (19986).
vol. 5: Das Fremdwörterbuch (20017).
vol. 6: Das Aussprachewörterbuch (20004).
vol. 7: Das Herkunftswörterbuch (20013).
vol. 8: Die sinn- und sachverwandten Wörter (19972).
vol. 9: Richtiges und gutes Deutsch (19974).
vol. 10: Das Bedeutungswörterbuch (20 023).
vol. 11: Redewendungen (20022)
vol. 12: Zitate und Ansprüche (20022).
WAHRIG. Gütersloh: Bertelsmann.
vol. 1: Die deutsche Rechtschreibung (2002).
vol. 2: Fremdwörterlexikon (2002).
vol. 3: Synonymwörterbuch (2002).
vol. 4: Grammatik der deutschen Sprache (2002).
vol. 5: Fehlelfreies und gutes Deutsch (2003).
vol. 6: Herkunftswörterbuch (2002).

1.4. Dizionari bilingui


1.4.1. Dizionari generali

DIT. Il dizionario. Tedesco-italiano / italiano-tedesco (20033). In


collaborazione Torino: Paravia e Berlin/München:
Langenscheidt.
Duden-Zanichelli. Dizionario illustrato tedesco e italiano.
Bildwörterbuch Deutsch und Italienisch (1993). In collaborazione
Mannheim: Dudenverlag e Bologna: Zanichelli.
Falsche Freunde auf der Lauer. Dizionario di false analogie e
ambigue a nità fra tedesco e italiano (1990). Bologna:
Zanichelli.
Garzanti-Petrini. Dizionario di tedesco. Tedesco-italiano
/Italiano-tedesco (2002). Milano: Garzanti.
Il dizionario di tedesco con cd-rom per Windows. Dizionario
tedesco-italiano / italiano-tedesco (2001). In collaborazione
Bologna: Zanichelli e Stuttgart: Pons/Klett.
Paravia. Langenscheidts Handwörterbuch Deutsch-Italienisch
(1998). In collaborazione Berlin/München: Langenscheidt e
Torino: Paravia.

1.4.2. Dizionari tecnici

Dizionario del computer e delle tecnologie dell’informazione.


Wörterbuch der Computer- und Informationstechnologie. Tedesco-
italiano / italiano-tedesco (2002). Milano: Hoepli.
Dizionario delle telecomunicazioni. Wörterbuch der
Telekommunikation. Tedesco-italiano / italiano-tedesco (2002).
Milano: Hoepli.
Dizionario di tecnica e scienze applicate. Tedesco-italiano /
italiano-tedesco (1998/1999). 2 voli. In collaborazione Bologna:
Zanichelli e Berlin: Lan-genscheidt.
Dizionario giuridico ed economico. Wörterbuch der Rechts- und
Wirtschaftssprache. Italiano-tedesco / tedesco-italiano
(20015/20036). 2 voll. In collaborazione Milano: Giu rè e
München: Beck.
Gabler Wirtschaftswörterbuch. Deutsch-Italienisch /
Italienisch-Deutsch (2002). 2 voll. Wiesbaden: Gabler.
Grande dizionario tecnico tedesco. Das große Wörterbuch der
Technik. Tedesco-italiano / italiano-tedesco (20032). In
collaborazione Milano: Hoepli e Wiesbaden: Brandstetter.
Medizin. Medicina. Italienisch-Deutsch / Deutsch-Italienisch
(2002). Berlin/München: Langenscheidt.
Novissimo dizionario commerciale delle lingue italiano e
tedesco (19903). Brescia: Vannini.

2. Linguistica tedesca

2.1. Introduzioni alla linguistica tedesca

Albano Leoni, Federico / Morlicchio, Elda (1988). Introduzione


allo studio della lingua tedesca. Bologna: Il Mulino.
Bergmann, Rolf / Pauly, Peter / Stricker, Stefanie (20013).
Einführung in die deutsche Sprachwissenschaft. Heidelberg:
Winter.
Brandt, Patrick et al. (1999). Sprachwissenschaft. Ein roter
Faden für das Studium. Köln: Böhlau.
Bünting, Karl Dieter (19787). Einführung in die Linguistik.
Kronberg: Athenäum.
Clément, Danièle (20002). Linguistisches Grundwissen. Eine
Einführung für zukünftige Deutschlehrer. Opladen:
Westdeutscher Verlag.
Dürr, Michael / Schlobinski, Peter (19942). Einführung in die
deskriptive Linguistik. Opladen: Westdeutscher Verlag.
Dürscheid, Christa / Kircher, Hartmut / Sowinski, Bernhard
(19952). Germanistik. Eine Einführung. Köln: Böhlau.
Fischer, Hans-Dieter / Uerpmann, Horst (1987). Einführung
in die deutsche Sprachwissenschaft. Ein Arbeitsbuch. München:
Ehrenwirth.
Fleischer, Wolfgang / Heibig, Gerhard / Lerchner, Gotthard
(a c. di) (2002). Kleine Enzyklopädie Deutsche Sprache. Frankfurt
a.M.: Lang.
Geier, Manfred (1998). Orientierung Linguistik. Was sie kann,
was sie will. Reinbek: Rowohlt.
Gross, Harro / Fischer, Klaus (19983). Einführung in die
germanistische Linguistik. München: Iudicium.
Handke, Jürgen / Intemann, Frauke (2000). Die interaktive
Einführung in die Linguistik. CD-ROM Version 2.0. Ismaning:
Hueber.
Linke, Angelika / Nussbaumer, Markus / Portmann, Paul R.
(20014). Studienbuch Linguistik. Tübingen: Niemeyer.
Lö er, Heinrich (19982). Linguistische Grundlagen. Eine
Einführung. Aarau: Sauerländer.
Lühr, Rosemarie (20006). Neuhochdeutsch. Eine Einführung
in die Sprachwissenschaft. München: Fink.
Meibauer, Jörg et al. (2002). Einführung in die germanistische
Linguistik. Stuttgart/Weimar: Metzler.
Müller, Horst M. (a c. di) (2002). Arbeitsbuch Linguistik.
Paderborn: Schöningh.
Pelz, Heidrun (20005). Linguistik. Eine Einführung. Hamburg:
Ho mann und Campe.
Ponti, Donatella / Buzzo Margari, Renata / Costa, Marcella
(1997). Elementi di linguistica tedesca. Alessandria: Edizioni
dell’Orso.
Pörings, Ralf / Schmitz, Ulrich (20032). Sprache und
Sprachwissenschaft. Eine kognitiv orientierte Einführung.
Tübingen: Narr.
Spillmann, Hans Otto (2000). Einführung in die
germanistische Linguistik. Berlin: Langenscheidt.
Ulrich, Winfried (19956). Linguistik für den
Deutschunterricht. Aachen-Hahn: Hahner Verlagsgesellschaft.
Vater, Heinz (20024). Einführung in die Sprachwissenschaft.
München: Fink.
Volmert, Johannes (a c. di) (20004). Grundkurs
Sprachwissenschaft. München: Fink.

2.2. Dizionari terminologici

Bußmann, Hadumod (a c. di) (20023). Lexikon der


Sprachwissenschaft. Stuttgart: Kröner.
Glück, Helmut (a c. di) (20002). Metzler Lexikon Sprache.
Stuttgart/Weimar: Metzler.
Homberger, Dietrich (2000). Sachwörterbuch zur
Sprachwissenschaft. Stuttgart: Reclam.
Lewandowski, Theodor (19946). Linguistisches Wörterbuch.
Heidelberg: Quelle & Meyer.
Ulrich, Winfried (20025). Wörterbuch Linguistik.
Grundbegri e. Stuttgart: Borntraeger.

2.3. Opere contrastive italiano/tedesco (opere generali)

Blasco Ferrer, Eduardo (1999). Italiano e tedesco. Un confronto


linguistico. Torino: Paravia.
Bosco Coletsos, Sandra (a c. di) (1997). Italiano e tedesco: un
confronto. Appunti morfo-sintattici, lessicali e fonetici.
Alessandria: Edizioni dell’Orso.
Gislimberti, Silvio (19932). Deutsch-Italienisch: Syntaktische
und semantische Untersuchungen. Wilhelmsfeld: Egert.
Putzer, Oskar (1994). Fehleranalyse und Sprachvergleich.
Linguistische Methoden im Fremdsprachenunterricht am Beispiel
Italienisch-Deutsch. Ismaning: Hueber.
Avviamento al lavoro scienti co

3.1. Introduzioni alla stesura di lavori scienti ci (in tedesco)

Esselborn-Krumbiegel, Helga (2002). Von der Idee zum Text.


Eine Anleitung zum wissenschaftlichen Schreiben. Paderborn:
Schöningh.
Göttert, Karl-Heinz (1999). Kleine Schreibschule für
Studierende. München: Fink.
Narr, Wolf-Dieter / Stary, Joachim (a c. di) (20002). Lust und
Last des wissenschaftlichen Schreibens. Hochschullehrerinnen und
Hochschullehrer geben Studierenden Tips. Frankfurt a.M.:
Suhrkamp.
Niederhauser, Jörg (20003). Duden. Die schriftliche Arbeit.
Mannheim: Dudenverlag.

3.2. Repertori bibliogra ci

Eisenberg, Peter / Gusovius, Alexander (19882). Bibliographie


zur deutschen Grammatik. 1965-1986. Tübingen: Narr.
Eisenberg, Peter / Wiese, Bernd (19953). Bibliographie zur
deutschen Grammatik. 1984-1994. Tübingen: Stau enburg.
Munske, Horst H. / Van der Eist, Gaston (19993). Erlanger
Bibliographie zur germanistischen Sprachwissenschaft. Erlangen:
Palm & Enke.
Kreuder, Hans-Dieter (19933). Studienbibliographie
Linguistik. Stuttgart: Steiner.
Groos Studienbibliographien (1990-2000) [www.ids-
mannheim.de/pub/studienbib] - attualmente 33 volumi sui
seguenti argomenti: (1) Negation; (2) Textverstehen und
Textverständlichkeit; (3) Sprachkritik; (4) Diskursforschung
und Kommunikation; (5) Wissenschaftssprache; (6)
Orthographie; (7) Textlinguistik; (8) Neurolinguistik; (9)
Sprache im Nationalsozialismus; (10) Deutsche Wortbildung;
(11) Interkulturelle Kommunikation; (12) Argumentation und
Argumentationstheorie; (13) Stil und Stilistik; (14) Schreiben;
(15) Sprache und Geschlecht; (16) Soziolinguistik; (17) Sprache
und Fernsehen; (18) Idiomatik/Phraseologie; (19) Nationale
Varitäten der deutschen Sprache; (20) Sprache und Recht; (21)
Sprache in der Werbung; (22) Lexikologie; (23) Neologismen;
(24) Deutsch als Fremdsprache; (25) Grammatik der
gesprochenen Sprache; (26) Fachsprachen und
Fachkommunikation; (27) Sprichwörter / Redensarten-
Parömiologie; (28) Schriftspracherwerb; (29) Jugendsprache;
(30) Deutsche Sprache international; (31) Deutsche
Wortstellung; (32) Korpuslinguistik; (33) Sprachdidaktik
Deutsch.
Sono da menzionare inoltre le seguenti opere bibliogra che,
aggiornate regolarmente:
Bibliographie der deutschen Sprach- und Literaturwissenschaft.
Frankfurt a.M.: Klostermann, [dal 1970]
Germanistik. Internationales Referatenorgan mit
bibliographischen Hinweisen. Tübingen: Niemeyer, [dal 1960]
MIA International Bibliography of Books and Articles of the
Modern Languages and Literatures. New York: The Modern
Language Association of America, [dal 1963 su CD-ROM]

Vanno in ne citati i seguenti repertori bio-bibliogra ci di


germanistica:
Roggausch, Werner (1999). Germanistik an Hochschulen in
Deutschland. Verzeichnis der Hochschullehrerinnen und
Hochschullehrer. Bonn: DAAD.
Todini, Giuliana / Venuti, Roberto (20 034). Annuario dei
docenti di Lingua e Letteratura Tedesca nelle università italiane.
Roma: Istituto Italiano di Studi Germanici.
3.3. Riviste scienti che

- linguistica (tedesca):
Deutsche Sprache (DS), dal 1973
Folia Linguistica, dal 1967
Germanistische Linguistik, dal 1969
Indogermanische Forschungen, dal 1892
Leuvense Bijdragen, dal 1896
Lingua, dal 1947 [dal 1997 anche versione on-line]
Linguistik Online, dal 1998 [solo versione on-line]
Linguistische Berichte (LB), dal 1969
Muttersprache (MS), dal 1886
Osnabrücker Beiträge zur Sprachtheorie (OBST), dal 1977
Sprachwissenschaft, dal 1976
Wirkendes Wort, dal 1950
Zeitschrift für Dialektologie und Linguistik. Neue Folge
(ZDL), dal 1969
Zeitschrift für germanistische Linguistik (ZGL), dal 1973
[dal 2001 anche versione on-line]
Zeitschrift für Sprachwissenschaft (ZS), dal 1982
- linguistica e letteratura:
Beiträge zur Geschichte der deutschen Sprache und
Literatur (PBB), dal 1874
Poetica, dal 1967
Sprache und Literatur, dal 1970
Studi Germanici (nuova serie), dal 1963
Zeitschrift für Literaturwissenschaft und Linguistik (LiLi),
dal 1971
- didattica del tedesco:
daf-werkstatt, dal 2003
Der Deutschunterricht, dal 1948
Deutsch als Fremdsprache (DaF), dal 1964
Deutsch als Zweitsprache (DaZ), dal 2002
Didaktik Deutsch, dal 1996
Informationen zur Deutschdidaktik (ide), dal 1976
per voi, dal 2002
Praxis Deutsch, dal 1973
Zielsprache Deutsch, dal 1970 - annuari:
Jahrbuch Deutsch als Fremdsprache, dal 1975
Convivium. Germanistisches Jahrbuch Polen, dal 1993
Jahrbuch der ungarischen Germanistik, dal 1992 Jahrbuch
des Instituts für deutsche Sprache, dal 1965

3.4. Case editrici

Akademie-Verlag, Berlin www.akademie-verlag.de


Böhlau, Köln www.boehlau.de
Buske, Hamburg www.buske.de
de Gruyter. Berlin www.degruyter.com
Deutscher Universitäts Verlag,
www.duv.de
Wiesbaden
Dudenverlag, Mannheim www.duden.de
Iudicium, München www.iudicium.de
Lang, Frankfurt a.M. www.peterlang.com
lincom Europa, München www.lincom-europa.com
Metzler, Stuttgart www.metzlerverlag.de
Narr, Tübingen www.narr.de
Niemeyer, Tübingen www.niemeyer.de
Olms, Hildesheim www.olms.de
www.erich-schmidt-
Schmidt, Berlin
verlag.de
Schöningh, Paderborn www.schoeningh.de
Stauifenburg, Tübingen www.stau enburg.de
Uni-Taschenbücher, Stuttgart www.utb.de
Vandenhoeck & Ruprecht, www.vandenhoeck-
Göttingen ruprecht.de
Waxmann, Münster www.waxmann.com
Weidler, Berlin www.weidler-verlag.de
Westdeutscher Verlag,
www.westdeutschervlg.de
Wiesbaden
Winter, Heidelberg www.winter-verlag-hd.de
Wissenschaftliche
www.wbg-darmstadt.de
Buchgesellschaft, Darmstadt
Wissenschaftlicher Verlag
www.wvttrier.de
Trier, Trier
LINGUA E LINGUISTICA TEDESCA IN INTERNET: IL
WEB COME LUOGO DI APPRENDIMENTO E DI
RICERCA (A CURA DI EMMANUELA MEIWES)

Internet, particolarmente con la di usione del protocollo


www, sta per diventare un luogo che riveste un’importanza
fondamentale per l’apprendimento e la ricerca. Per chi vuole
approfondire le proprie conoscenze, la rete oggi o re un facile
accesso a informazioni di vario tipo nonché a materiali per uno
studio individuale. I vantaggi della didattica e della ricerca on-
line si possono brevemente riassumere nei seguenti punti:
- per svolgere il lavoro di studio e di ricerca lo studente non è
più legato ai classici luoghi di apprendimento (l’aula) e di
ricerca (la biblioteca);
-  il materiale di studio e le banche dati delle biblioteche
vengono aggiornati dai rispettivi operatori in tempo reale;
-  il mondo didattico della rete si avvicina alla
comunicazione autentica e permette, grazie al supporto
digitale, un apprendimento multimediale integrato;
-  la rete consente un alto livello di interattività, che si
esprime nella partecipazione dello studente a forum
strutturati, chats o altre forme di comunicazione sincrona o
asincrona in rete; lo studente diventa pertanto parte attiva di
una learning-community.
Vanno però anche menzionati i limiti del web come luogo di
apprendimento e di ricerca:
- la varietà e quantità dell’o erta di documenti, no a oggi
poco strutturati e di rado descritti adeguatamente, richiede da
parte dello studente un alto livello di autonomia nella scelta del
percorso della ricerca e nella valutazione della qualità del
materiale didattico in rete;
- l’accessibilità all’o erta didattica e alle banche dati risulta
limitata, sia dal punto di vista tecnico che da quello della
protezione delle pagine web attraverso password e user-name;
-  in rete troviamo nora prevalentemente esercizi chiusi,
cioè forme di apprendimento con un basso livello di
interattività e di momenti di ri essione. Qui di seguito
vogliamo dare alcune informazioni sulle opportunità che la
rete, allo stato attuale, o re allo studente di tedesco per
e ettuare ricerche bibliogra che on-line nelle biblioteche
italiane e tedesche, per avviare eventualmente un prestito
interbibliotecario nazionale e/o internazionale e, più in
generale, per partecipare alla vita della comunità scienti ca.
Nella seconda parte vogliamo dare invece alcune indicazioni
pratiche su come si può utilizzare la rete per integrare
individualmente l’apprendimento della lingua e cultura
tedesca avvenuto in aula.

1. La rete come luogo di ricerca

1.1. I cataloghi elettronici delle biblioteche italiane

La rete ci può innanzitutto essere utile per la ricerca


bibliogra ca in generale, ad es. per la stesura di una bibliogra a
aggiornata riguardo a un determinato argomento di ricerca.
Essa ci è inoltre d’aiuto per risalire alla localizzazione di un
libro o di una rivista nelle biblioteche italiane e/o estere,
chiedendo caso mai in seguito un prestito interbibliotecario.
I più importanti strumenti per la ricerca in biblioteca sono i
cataloghi elettronici, detti Opac (On-line Public Access Catalog),
che gestiscono in maniera automatizzata le notizie
bibliogra che e ne consentono un accesso multiplo, attraverso
più elementi di interrogazione (vedi schema sotto). Gli Opac
possono essere singoli (di una sola biblioteca), oppure collettivi
(di un insieme di biblioteche tra loro consorziate). Per sapere
quali sono i cataloghi elettronici delle singole biblioteche
liberamente consultabili in Italia esistono, in linea, vari elenchi
di Opac ad accesso pubblico. Un esempio è il catalogo curato
dall’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), disponibile in rete
all’indirizzo http://www.aib.it/aib/lis/opac 1.htm che
comprende al momento un repertorio di 180 Opac.
I due cataloghi collettivi maggiormente sviluppati in Italia
sono quelli del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), che
costituisce il principale archivio bibliogra co in linea per le
pubblicazioni monogra che, e l’Archivio Collettivo Nazionale
dei Periodici (ACNP), il quale contiene descrizioni
catalogra che di pubblicazioni italiane e straniere possedute in
molte biblioteche d’Italia.
L’Opac SBN è consultabile via Web all’URL
http://opac.sbn.it. Riportiamo qui uno schema sintetico delle
principali tappe in un processo di ricerca nell’Opac SBN:

Ricerca base per


Autore
Titolo
Soggetto: (Lingua tedesca)
Classi cazione: (classi cazione Decimale Dewey (CDD), suddivisa in Numero e
Descrizione; ad es.: Classi cazione 430 - Lingue germaniche [teutoniche])
Tutti i campi

Esame dei documenti recuperati


Visualizza tutto
Visualizza selezione - Localizzazioni
Ra namento della ricerca base, ad es.: tipo di documento, lingua, biblioteca
ecc.

Il catalogo dell’ACNP, consultabile all’indirizzo


http://acnp.cib.unibo.it. riunisce invece le descrizioni
bibliogra che delle riviste di qualsiasi campo scienti co,
presenti in circa 1900 biblioteche italiane. All’interno dell’Opac
dell’ACNP è possibile ricercare una rivista, identi carla, sapere
in quali biblioteche italiane è localizzata e, per ognuna di esse,
qual è la reale consistenza, cioè l’insieme delle annate
possedute.
Inoltre, per alcuni periodici l’utente può accedere subito -
attraverso un apposito link - all’archivio degli spogli,
contenente l’indice degli articoli di ogni singolo numero, a
partire da una certa annata in avanti.
Sarebbe però illusorio credere che tutto sia reperibile in rete.
Infatti, nella maggior parte degli Opac è al momento possibile
recuperare i dati riguardo a materiale piuttosto recente, vale a
dire quello acquisito negli ultimi dieci/vent’anni. Di contro, la
quota di patrimonio entrata in biblioteca in precedenza risulta
unicamente all’interno dello schedario cartaceo. Le biblioteche
italiane si trovano a tutt’oggi in piena fase transitoria per
quanto riguarda il trasferimento dei dati informativi
bibliogra ci nel catalogo elettronico.

1.2. I cataloghi elettronici delle biblioteche tedesche

1.2.1. L’Opac del Goethe-Institut

Il catalogo globale dell’Istituto permette di e ettuare ricerche


sul patrimonio mediale dei Goethe-Institute di tutto il mondo,
all’indirizzo http://buch.goethe.de. Le sedi del Goethe-Institut
in Italia si trovano a Roma, Napoli, Palermo, Genova, Milano,
Trieste e Torino.

1.2.2. Metaopac delle biblioteche tedesche

Il metaopac è un catalogo che permette l’interrogazione


contestuale di diversi cataloghi elettronici. Per accedere alla
Digitale Bibliothek, un metaopac delle biblioteche tedesche, si
può utilizzare il seguente indirizzo della Ruhr-Universität-
Bochum: http://www.ub.rub.de/digibib/digibib-nrw.htm
Nel “Karlsruher Virtueller Katalog” (KVK) all’indirizzo
http://www.ubka.uni-karlsruhe.de/kvk.html si possono invece
interrogare contestualmente 14 opac di biblioteche di lingua
tedesca, no a 9 opac di biblioteche di lingua straniera e no a 5
cataloghi comprendenti elenchi dei libri in commercio.

1.2.3. Servizio interbibliotecario Subito

Per ordinare copie degli articoli di riviste tedesche ci si può


rivolgere al servizio interbibliotecario Subito che può essere
attivato tramite le biblioteche dei Goethe-Institute in Italia.
Informazioni sul servizio di fornitura documenti via internet
(‘Subito‘) si trovano sul sito del Goethe-Institut:
http://www.goethe.de/it/rom/biblioth/itsuforn.htm
Ulteriori indicazioni su questo servizio di consegna di
documenti delle biblioteche tedesche si trovano all’indirizzo
http://www.subito-doc.de.

1.3. La biblioteca digitale

Oggi si possono già trovare versioni elettroniche di testi e


articoli cartacei, resi così direttamente leggibili in rete. Allo
stato attuale sono in fase di studio e realizzazione vari progetti
che prevedono l’inserimento del testo pieno e completo di
numerosi documenti. Esempi sono il progetto Gutenberg http:
//proj ekt. gutenberg. de. che rende già consultabile molte
opere della cultura mondiale, oppure il progetto Manuzio
http://www.liberliber.it/biblioteca/s/index.htm focalizzato
sui grandi classici della letteratura italiana.
Uno stadio intermedio di questo processo di digitalizzazione
dei documenti è costituito dal servizio di abstract solitamente
disponibile all’interno di banche dati specializzate. Tali banche
o rono sempre più spesso, in particolare per la produzione
scienti ca periodica, non solo un sintetico riassunto ma anche
il testo completo degli articoli (vedi anche la lista delle riviste
di linguistica indicate al punto 3.3. dell’apparato bibliogra co).

1.4. I corpora dell’IDS-Mannheim-on-line

L’Institut für deutsche Sprache (IDS) di Mannheim, con il


programma COSMAS II (Corpus Search, Management and
Analysis System), o re agli studiosi un sistema di ricerca e di
analisi in linea delle proprie raccolte di materiale testuale
digitalizzato. Attraverso un’interfaccia, il computer client si
collega, dopo una semplice registrazione, al server dell’IDS
potendo in questo modo accedere a diversi archivi - tra cui
l’archivio dei corpora di testi scritti, l’archivio dei corpora
storici, l’archivio dei corpora annotati secondo criteri
morfosintattici e l’archivio dei corpora di testi di lingua parlata
- per poi interrogarli secondo varie tipologie di criteri di ricerca
come ad es. criteri semantici, morfosintattici, logici e/o
formali. I risultati della ricerca vengono visualizzati e
presentati in diverse modalità e possono essere esportati sul
computer client.
L’interrogazione di corpora di testi scritti e/o orali
rappresenta un’indispensabile tappa di ricerca per lo studioso
che vuole descrivere e analizzare fenomeni linguistici. COSMAS
II può essere scaricato gratuitamente all’indirizzo
http://www.ids-mannheim.de.

1.5. Siti di linguistica (selezione)

Per trovare informazioni utili, si rimanda innanzitutto al


Linguistik-Server Essen (“Linse”) all’indirizzo
http://www.linse.uni-essen.de. Esso contiene un elenco di oltre
1200 links selezionati e commentati nonché riferimenti a
riviste, nuove pubblicazioni e convegni nel campo della
linguistica (tedesca). Meritano inoltre menzione i seguenti siti:
http://www.linguistlist.org - The Linguist List dell’Eastern
Michigan University / Wayne State University
Il sito rappresenta la più grande risorsa on-line di
linguistica. Esso è di libero accesso e o re su oltre duemila
pagine informazioni di molteplice tipo: i vari ambiti della
ricerca linguistica; persone e organizzazioni di rilievo;
conferenze di linguistica in tutto il mondo; nuove
pubblicazioni nel campo della linguistica; fatti legati alle più
varie lingue del mondo. Nel sito si trova inoltre un’area di tools
per la ricerca linguistica, come ad es. corpora, bibliogra e on-
line, oppure fonts di caratteri speciali (in particolare i fonts IPA).
http://www.ids-mannheim.de - Institut für deutsche Sprache di
Mannheim (IDS)
L’IDS è la più importante struttura extrauniversitaria per la
ricerca e la documentazione della lingua tedesca
contemporanea. L’istituto ha attivato diversi progetti di ricerca
a lungo termine. Agli studiosi esterni mette a disposizione la
biblioteca, gli archivi, le documentazioni, le raccolte di testi
digitali e le banche dati di materiale linguistico.
http://www.dgfs.de - Deutsche Gesellschaft für
Sprachwissenschaft (DGfS) La DGfS è un’organizzazione che
sostiene la ricerca scienti ca e l’insegnamento della linguistica
in Germania. Sul sito troviamo vari links a Dipartimenti
universitari dove si insegna linguistica generale e tedesca.
http://www.gal-ev.de - Gesellschaft für Angewandte Linguistik
e.V. (GAL)
Questo sito è utile a chi vuole informarsi sui diversi ambiti
della linguistica applicata, come ad es. la psicolinguistica, la
linguistica contrastiva e interculturale, oppure scienze della
traduzione e dell’interpretariato.
http://www.germanistenverband.de - Deutscher
Germanistenverband (DGV) Il DGV o re, in collaborazione con il
DAAD (Deutscher Akademischer Austauschdienst), un elenco on-
line dei germanisti universitari in Germania. Il sito fornisce
inoltre informazioni su progetti di ricerca e rispettive
pubblicazioni (anche a livello internazionale).
http://www.gfds.de - Gesellschaft für deutsche Sprache (GfdS)
È un sito non rivolto speci camente a studiosi di linguistica
tedesca, ma a tutti coloro che si interessano alla lingua tedesca
contemporanea in generale. Viene o erto, a pagamento, un
servizio di consulenza riguardo all’uso della lingua tedesca nei
suoi vari aspetti (ortogra a, grammatica, stile ecc.).

Esercizi:

1. Controllate, attraverso l’interrogazione dell’Opac del SBN, in


quali biblioteche italiane è disponibile il titolo Helbig, Gerhard /
Buscha, Joachim (2001). Deutsche Grammatik. Ein Handbuch für
den Ausländerunterricht. Berlin/München: Langenscheidt
indicato nella bibliogra a scienti ca.
2.  Controllate, attraverso l’interrogazione dell’Opac del
ACNP, in quali biblioteche italiane è disponibile la rivista
scienti ca Zeitschrift für germanistische Linguistik.
3.  Cercate il testo Traumnovelle di Arthur Schnitzler nel
progetto Gutenberg.
4.  Cercate attraverso il programma COSMAS II esempi per
l’utilizzo di uso, ma non accettato dalle grammatiche
normative, della preposizione wegen con il dativo maschile e
neutro (wegen dem) e della preposizione gegenüber con il
genitivo maschile e neutro (gegenüber des).

2. La rete come luogo di apprendimento


Prima di descrivere l’o erta di materiale didattico in rete è
opportuno so ermarsi brevemente sulle funzionalità e
potenzialità diverse dei due supporti utilizzati per la di usione
di materiale didattico in formato digitale: il CD-ROM e le
tecnologie di rete. La memoria ottica del CD-ROM consente di
memorizzare una gran quantità di informazioni. Ciò consente
una gestione ottimale della multimedialità e della navigazione
all’interno dell’ipertesto costituito dai documenti digitali
contenuti sul CD-ROM. Interattività signi ca in questo
contesto la possibilità di navigazione individuale e non lineare
del materiale multimediale. Su CD-ROM si trovano perciò
prevalentemente corsi integrati di lingua strutturati in
generale come un libro di testo multimediale. Essi
sostituiscono come tali il libro di testo e hanno il vantaggio di
una multimedialità integrata (testi, foto, lmati, animazioni,
suoni e musica).
Ma allo stato attuale, il CD-ROM di regola non dà né la
possibilità di aggiornare in tempo reale il materiale presente
sul supporto stesso né di gestire i ussi informativi dal fruitore
del materiale didattico al produttore della comunicazione.
Sono proprio queste ultime caratteristiche che costituiscono il
plusvalore delle tecnologie in rete, invitando l’utente a una
interazione comunicativa attraverso il web. Possiamo, per
esempio, ascoltare giornalmente sul sito dell’emittente
radiofonica Deutsche Welle http://www.dw-world.de le notizie
del giornale radio delle ore 10 lette lentamente per discenti di
lingua tedesca, oppure, studiando un modulo didattico della
propria università on-line, si può entrare direttamente in
contatto con il proprio tutor didattico.
Va inoltre tenuta presente la possibilità di scaricare esercizi
e unità didattiche memorizzando il materiale su CD-ROM
oppure su dischetto (ad es. nei centri linguistici) per lavorare
poi in modalità o -line.
Va in ne considerato che qualsiasi persona - senza alcuna
garanzia di qualità - può mettere materiale didattico in rete.
Riteniamo pertanto utile presentare gli editori/autori più
p p g p
importanti per lo studio della lingua tedesca online: università,
case editrici nonché organizzazioni pubbliche e private che si
occupano della di usione della lingua tedesca.

2.1. Portali per il tedesco come lingua straniera

I portali per la lingua tedesca sono pagine web indirizzate a


qualsiasi persona che si interessi alla lingua tedesca come
lingua straniera (DaF Deutsch als Fremdsprache). Nei portali si
trovano ad es. riferimenti a banche dati per la ricerca di
materiale didattico on-line o stampabile su carta, descrizioni di
attività culturali in generale, indicazioni per borse di studio in
Germania, spazi per la ricerca di posti di lavoro in Germania
(Jobbörse), informazioni per insegnanti di lingua tedesca e links
a riviste scienti che per l’insegnamento del tedesco come
lingua straniera e così via. Esistono portali di istituzioni
pubbliche come ad es. quello del Goethe-Institut, dell’ Institut
für internationale Kommunikation (IIK) di Düsseldorf, dell’
Institut für deutsche Sprache nonché di strutture e persone
private come il sito Deutsch-On-line di J.M. Haunschmid oppure
il DaF-Portai.
Per la gran quantità di informazioni, le pagine di questi
portali spesso non sono di facile e immediata comprensione
per il discente straniero. Qui di seguito alcuni dei siti più
signi cativi:
http://www.deutsch-als-fremdsprache.de/lernen - IIK
Düsseldorf (in collaborazione con la Heinrich-Heine-
Universität Düsseldorf); banca esercizi: http://www.deutsch-
als-fremdsprache.de/daf-uebungen/; elenco link:
http://www.deutsch-als-fremdsprache.de/daf-
links/linksammlung/index.php3 http://www.ids-
mannheim.de/quellen/kurse.html - Institut für Deutsche
Sprache; elenco link; grammatiche del tedesco per principianti:
http://hypermedia.ids-mannheim.de/grammis/; grammatiche
per progrediti: http://hypermedia.ids-
mannheim.de/programm/
http://www.goethe.de/r/daf/ddeu2.htm - raccolta materiale
per l’insegnamento e apprendimento del tedesco come lingua
straniera (DaF) http://www.daf-portal.de/material/index.php
(privato) - raccolta materiale per l’insegnamento e
apprendimento del tedesco come lingua straniera (DaF)
http://www.interdeutsche.de (Dr. Claudia Popov) - anche per
principianti http://www.deutsch-on-line.com (J.M.
Haunschmid)
http://www.ualberta.ca/~german/resource.htm (University
of Alberta, Canada) - la pagina è fondamentalmente un elenco
di links per la lingua tedesca strutturato per ambiti di interesse.

2.2. Placement tests

Utili sono i test di veri ca del livello di conoscenza della lingua


straniera: http://www.goethe.de/i/deitest.htm
http://www.deutsch-als-
fremdsprache.de/ctest/ctestallg.txt.php3
vedi anche: http://www.daf-portal.de/uebungen/index.php
- esercizi e test da stampare
http://www.sprachunterricht.ch/forms/placement_e.html

2.3. Siti per principianti con diverse tipologie di esercizi

Questi siti si rivolgono a studenti di tedesco con poca


conoscenza della lingua. Sono strutturati in maniera chiara e
risultano comprensibili anche per principianti:
http://www.interdeutsch.de/studienl.htm
http://www.skolinternet.telia.se
http://www.sint-lodewijkscollege.be/duits/
 
2.4. Esercizi per diversi ambiti di competenza linguistica

2.4.1. Esercizi d’ascolto

http://www.dw-world.de - notizie del giornale-radio delle ore


10 lette lentamente
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tyska/right.htm - testi
d’ascolto con esercizi http://www.deutsch-online.com - testi
d’ascolto pubblicitari con esercizi
http://www.goethe.de/z/jetzt/deindex.htm - testi d’ascolto con
esercizi - alcuni testi con video
Inoltre il prestigioso settimanale Die Zeit o re in rete i testi
della prima pagina in versione audio: http://www.zeit.de

2.4.2. Esercizi di lettura

http://www.goethe.de/z/jetzt/deindex.htm - Deutsch lernen mit


jetzt: testi di attualità, in collaborazione con la Süddeutsche
Zeitung; con esercizi (per principianti del livello A2)
http://www.goethe.de/gr/dub/schule/dearbb.htm - Dubliner
Arbeitsblüuer On-line: per progrediti
http://www.goethe.de/z/50/alltag/deindex.htm -
Kaleidoskop: testi sulla vita quotidiana tedesca
http://www.deutschlern.net - testi di lettura con esercizi
Inoltre si possono trovare in rete la maggior parte delle
riviste e dei quotidiani tedeschi in versione on-line. Un elenco
degli organi di stampa più importanti si trova ad es.
all’indirizzo: http://www.zeitungen.de

2.4.3. Esercizi di grammatica per principianti e progrediti


http://www.sint-lodewijkscollege.be/duits/credits.htm
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tvska/right.htm
http://www.deutsch-als-fremdsprache.de/lernen/ - banca
esercizi
http://www.spz.tu-
damstadt.de/imss/deutsch/m2/index.html - per principianti
http://www.deutsch-on-line.com - per progrediti

2.4.4. Landeskunde

http://www.destatis.de/ - pubblicazioni del Statistisches


Bundesamt Deutschland (Istituto federale di statistica)
http://www.goethe.de/z/50/alltag/deindex.htm -
Kaleidoskop: testi di lettura e di ascolto con diverse tematiche
http://www.ids-mannheim.de/quellen/kurse.html -
Texthaus: testi di stampa elaborati (20 lezioni con 112 esercizi),
con chiavi di soluzione oppure con correzione via e-mail (a
pagamento)
http://www.uncg.edu/~lixlpurc/netzspiegel/netzspiegel.ht
ml - Netzspiegel: testi ed esercizi sulla vita quotidiana e
culturale della Germania http://www.deutschlern.net -
deutschlernreise: un progetto di apprendimento on-line per
progrediti

2.4.5. Esercizi di scrittura

In generale, ogni testo di lettura o di ascolto può diventare un


compito di scrittura. Il problema è dato evidentemente dalla
correzione del testo scritto che non può essere automatizzata.
Alcuni siti o rono una correzione via e-mail:
http://www.deutsch-on-line.com - con video ed esercizi
2.4.6. Percorsi didattici in rete

Le cosiddette Netzaufgaben sono invece veri e propri percorsi di


apprendimento da seguire in rete. Esse sono adatte a studenti
progrediti e o rono la possibilità di entrare nei siti (ad es.
quello delle ferrovie tedesche) che non hanno più un interesse
didattico in quanto si rivolgono in generale a un pubblico
madrelingua. Questi esercizi (ovvero compiti) sono simulazioni
di una ricerca reale e si trovano ai seguenti indirizzi:
Themenorientierte Netzaufgaben per esercitare diverse
competenze linguistiche, con compiti da risolvere in rete:
http://www.deutsch-on-line.com - per progrediti
quiz/indagini on-line: http://www.deutsch-on-line.com
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tyska/right.htm -
Lernnetz

2.4.7. Esercizi di lessico

http://www.ids-mannheim.de/quellen/kurse.html –
TransWord
http://www.goethe-verlag.com/tests/id/idt003.htm -
esercizi da generare
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tyska/schatz/kreuzwo
rt/

2.5. Informazioni sull’ortogra a

http://www.goethe.de/r/daf/ddeu2.htm - la nuova ortogra a


http://www.ids-mannheim.de

2.6. Esercizi riferiti ai più di usi libri di testo


Spesso le case editrici o rono in rete materiale on-line come
supporto ai libri di testo. Un elenco di questo materiale si trova
al seguente indirizzo: http://www.daf-
portal.de/uebungen/index.php

2.7. Corsi di lingua on-line

Come esposto sopra, i corsi di lingua completi preferiscono


supporti ottici per via della loro maggiore qualità tecnica.
Tuttavia troviamo in rete alcuni corsi, soprattutto per i
linguaggi speciali, come ad es. il tedesco tecnico o economico
(Wirtschaftsdeutsch): http://www.goethe.de/z/50/linaleo/
http://www.dw-world.de/german - diversi livelli
http://www.redaktion-d.de - un corso di lingua tedesca
multimediale del Goethe-Institut InterNationes (a pagamento)

2.8. Radio, riviste e giornali

http://www.dradio.de - Deutschlandradio (emittente


radiofonica nazionale)
http://www.juma.de - rivista in lingua tedesca per discenti
stranieri
http://www.zeitungen.de - riviste e quotidiani tedeschi e
internazionali
GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO (TERMINI LINGUISTICI)

Il glossario comprende esclusivamente i termini usati nel presente


manuale e si pre gge di fornire un aiuto per la lettura di
corrispondenti testi scienti ci in lingua tedesca. Sono esclusi perciò
tutti quei termini italiani il cui corrispettivo tedesco presenta la
stessa etimologia greco-latina (come ad es. nel caso di
morfologia/Morphologie, numero/Numerus o semantica/Semantik).
Sono invece inclusi quei termini italiani per i quali la
corrispondenza è solamente parziale (tratto semantico/semantisches
Merkmal, vocale arrotondata/gerundeter Vokal ecc.) o per i quali esiste
più di un corrispettivo (come ad es. linguistica/Linguistik,
Sprachwissenschaft).

Italiano Tedesco
abbreviazione Abkürzung
allocuzione Anrede
apofonia Ablaut
articolazione, luogo di Artikulationsort
articolazione, modo di Artikulationsart
ascoltatore Hörer
atto linguistico Sprechakt
calco Lehnprägung
calco semantico Lehnbedeutung
calco traduzione Lehnübersetzung
Bedeutungsfeld, Wortfeld,
campo semantico/lessicale
lexikalisches Feld
campo sintattico (Satz-)Feld
cancellazione, prova di Tilgung, Weglassprobe
caso Kasus, Fall
Komparation, Steigerung,
comparazione
comparazione
Graduierung
complemento
Ergänzung
(obbligatorio)
composizione Komposition, Zusammensetzung
composto di reggenza Rektionskompositum
composto: modi catore Bestimmungswort
composto: testa Kopf, Grundwort
coniugazione/declinazione:
schwache Konjugation/Deklination
debole
coniugazione/declinazione:
starke Konjugation/Deklination
forte
conversazione: analisi Konversationsanalyse,
conversazionale Gesprächsanalyse
conversazione: punto di
übergaberelevante Stelle
transizione
conversazione: turno Redebeitrag
coppia minima Minimalpaar
coppia oppositiva Oppositionspaar, Gegensatzpaar
corde vocali Stimmbänder
dativo libero freier Dativ
derivazione Derivation, Ableitung
desinenza Endung
desonorizzazione nale Auslautverhärtung
diagramma ad albero Baumdiagramm
dislocazione a destra Rechtsversetzung
dislocazione a sinistra Linksversetzung
dittongo ascendente steigender Diphthong
dittongo discendente fallender Diphthong
emittente Sender
enunciato Äußerung
enunciazione, luogo di Sprechort
enunciazione, tempo di Sprechzeit
e u c az o e, te po d Sp ec ze t
fono Phon, Sprachlaut
frase Satz
frase dichiarativa Deklarativsatz, Aussagesatz
frase interrogativa Fragesatz
Ergänzungsfrage, Wortfrage,
frase interrogativa parziale
Konstituentenfrage
Entscheidungsfrage, Satzfrage, Ja-
frase interrogativa totale
nein-Frage
frase principale Hauptsatz
nicht-
frase relativa appositiva restriktiver/explikativer/appositiver
Relativsatz
frase relativa restriktiver/einschränkender
determinativa Relativsatz
frase secondaria Nebensatz
frase sovraordinata übergeordneter Satz
frase subordinata untergeordneter Satz
frase, costruzione della Satzbau
genere/tipo testuale Textsorte
glottodidattica Sprachlehrforschung
interlocutore Gesprächspartner
lessico Wortschatz, Lexik
lettera (dell’alfabeto) Buchstabe
lingua colloquiale Umgangssprache
lingua standard Standardsprache, Hochsprache
lingua, apprendimento
Spracherwerb
della
lingua, mutamento della Sprachwandel
linguaggio settoriale Fachsprache
linguistica Linguistik, Sprachwissenschaft
deutsche Sprachwissenschaft,
linguistica tedesca
germanistische Linguistik
germanistische Linguistik
metafonia Umlaut
modo di dire Redensart
morfema di raccordo Fugenmorphem
morfema legato gebundenes Morphem
morfema libero freies Morphem
morfema zero Nullmorphem
nodo (sintattico) (syntaktischer) Knoten
organi fonatori Sprechwerkzeuge
ortogra a Orthographie, Rechtschreibung
parentesi frasale Satzklammer
parlante Sprecher
parola Wort
parola composta Zusammensetzung
parola: base Stamm
parola: classe di parole Wortart
parola: formazione delle
Wortbildung
parole
parola: gioco di parole Wortspiel
parola: ordine delle parole Wortstellung
parola: radice Wurzel
partecipante alla
Kommunikationsteilnehmer
comunicazione
periodo Satzgefüge
Konditionalgefüge,
periodo ipotetico
Bedingungsgefüge
permutazione, prova di Permutation, Verschiebeprobe
prestito integrato Lehnwort
prestito non integrato Fremdwort
pronuncia Aussprache
proposizione attributiva Attributsatz
proposizione avverbiale Adverbialsatz
proposizione oggettiva Objektsatz
proposizione soggettiva Subjektsatz
reggenza Rektion
ricevente Empfänger
ruolo semantico/tematico semantische/thematische Rolle
signi cato Bedeutung
signi cato letterale wörtliche Bedeutung
signi cato situazionale situative Bedeutung
sillaba aperta o ene Silbe
sillaba chiusa geschlossene Silbe
sillaba: incipit Ansatz
sillaba: nucleo Nukleus, Silbenkern, Silbengipfel
sintagma (nominale,
Nominalphrase, Verbalphrase usw.
verbale ecc.)
sintagma facoltativo (freie) Angabe
sintagma: testa Kopf
sostituzione, prova di Substitution, Ersatzprobe
strategia di cortesia Hö ichkeitsstrategie
suono Laut
suono: continuo dauernd
suono: occlusivo Plosivlaut, Verschlusslaut
suono: sonoro stimmhaft
suono: sordo stimmlos
suono: teso gespannt
tratto Merkmal
tratto distintivo distinktives Merkmal
tratto semantico semantisches Merkmal
tratto: fascio di tratti Merkmalbündel
verbo ausiliare Hilfsverb
verbo debole schwaches Verb, regelmäßiges Verb
verbo forte starkes Verb, unregelmäßiges Verb
verbo principale Vollverb
verbo separabile trennbares Verb
vocale alta hoher Vokal
vocale anteriore vorderer Vokal
vocale aperta o ener Vokal
vocale arrotondata gerundeter Vokal
vocale bassa tiefer Vokal
vocale breve kurzer Vokal
vocale chiusa geschlossener Vokal
vocale indistinta Murmelvokal
vocale lunga langer Vokal
vocale posteriore hinterer Vokal
vocale: semivocale Semivokal, Halbvokal
vocale: triangolo vocalico Vokaldreieck

 
 
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tecnico Centro Stampa di Meucci Roberto -
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