85
Questo volume è stato approvato dal CTS della SSML Internazionale
(Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Internazionale) di Benevento
ISBN 978-88-31925-46-4
Teresa Agovino
Edizioni Sinestesie
A Lia Palombi e Franco Agovino, i miei genitori.
Porto sicuro nel mare in tempesta della vita.
A Clara Borrelli.
Maestra e donna straordinaria.
La lingua va dove vuole ma è sensibile ai
suggerimenti della letteratura.
U. Eco
Introduzione 13
Simboli 15
capitolo i
la comunicazione e la conversazione 17
1. Le sei componenti della comunicazione
2. La conversazione 23
2.1 Logica della conversazione 23
2.2 Massime della conversazione 24
2.3 Analisi della conversazione 26
capitolo ii
la lingua italiana 31
1. Il toscano come lingua d’Italia 31
2. Il purismo 36
3. Calchi e prestiti 38
4. Parole straniere entrate nell’italiano e italianismi in altre lingue 40
5. Le varietà della lingua 48
6. Lingua e dialetti 54
capitolo iii
elementi di fonetica articolatoria dell’italiano 59
1. Le vocali dell’italiano 62
1.1 Vocalismo tonico italiano 64
1.2 Vocalismo atono italiano 65
2. Le semivocali dell’italiano 66
3. Consonanti dell’italiano 67
capitolo iv
il passaggio dal latino all’italiano 71
1. Il latino volgare 71
2. L’Appendix Probi 76
3. Sostrato, superstrato, adstrato 78
capitolo v
elementi di grammatica storica dell’italiano
e dei suoi dialetti 81
1. Vocalismo tonico 81
2. Dittonghi tonici 88
3. Anafonesi 89
4. Metafonesi 91
5. Vocalismo atono: aggiunte e cadute di suono 95
6. Consonantismo 99
7. Nessi consonantici 102
8. Consonanti finali di parola 105
capitolo vi
brevi cenni di storia della lingua italiana 107
1. Chi crea la lingua italiana parlata e scritta? 107
2. I primi documenti della lingua italiana 115
3. La lingua italiana attraverso i secoli 127
3.1 Teorie sulla formazione dell’italiano 128
4. Breve storia della lingua italiana 137
4.1 Il Trecento: Dante Alighieri e Giovanni Bocaccio 140
Curiosità: i modi di dire inventati da Dante
che usiamo ancora oggi 145
4.2 Il Quattrocento: Leon Battista Alberti 147
4.3 Il Cinquecento: Pietro Bembo, Niccolò Machiavelli,
Baldassarre Castiglione e Gian Giorgio Trissino 150
4.4 Il Seicento e Il Settecento 158
4.5 L’Ottocento: Alessandro Manzoni e Graziadio Isaia Ascoli 162
4.6 Il Novecento: dal ventennio fascista a Pier Paolo Pasolini 168
4.7 L’età contemporanea e i nuovi media 174
capitolo vii
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica 179
1. Minoranze linguistiche in Italia 187
1.1 Tutela delle minoranze linguistiche in Italia 188
1.2 Minoranze linguistiche in Italia, qualche esempio pratico 197
2. Diritto del parlante 199
appendice
curiosità 201
A – 1 Le parole straniere entrate
nel dialetto napoletano nel corso dei secoli 201
A – 1.1 La Tammurriata nera 203
A – 2 Etimologia popolare, ipocoristico, enantiosemia 205
1
Scuola Superiore per Mediatori linguistici Internazionale.
2
Mi si permetta anche una spiegazione relativa alle note presenti nel testo.
Tutti i manuali che vengono citati direttamente sono annotati all’italiana. Sebbene
in ambito linguistico sia preferibile utilizzare la notazione anglosassone, la
destinazione di questo volume (studenti neodiplomati con poca pratica di note e
citazioni scientifiche) rende preferibile una disposizione delle note in fondo alla
pagina così da non confondere i fruitori. Si noti anche che quando la citazione
non è diretta dal testo, ma relativa al pensiero dell’autore ivi illustrato, la nota
prevederà semplicemente il cognome dell’autore in maiuscoletto. Trattandosi di
pochi manuali di riferimento, per giunta molto noti e più volte citati, in alcuni casi
si è dimostrata sufficiente un’indicazione generica che richiamasse direttamente
al testo in bibliografia.
13
teresa agovino
Teresa Agovino
3
Il corso Lingua e linguistica italiana, nella sua totalità, è sviluppato in due
parti: una dedicata alla lingua italiana scritta, composta principalmente da
esercitazioni in aula (i migliori elaborati degli studenti vengono regolarmente
pubblicati nella sezione del sito della SSML Benevento intitolata Elaborati
da voi…); l’altra (linguistica) relativa agli argomenti qui inseriti, che quindi
rappresentano soltanto la metà dei temi inerenti l’intero corso da 8 cfu totali.
14
SIMBOLI
15
CAPITOLO I
LA COMUNICAZIONE E LA CONVERSAZIONE
1
Per questo capitolo cfr., tra gli altri, Giorgio Graffi, Sergio Scalise, Le
lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Il Mulino, Bologna, 2003, pp.
229 e seg. (il seguito: Graffi, Scalise).
17
teresa agovino
18
la comunicazione e la conversazione
19
20
EMITTENTE RICEVENTE
fase psicologica fase fisiologica fase fisica fase fisiologica fase psicologica
21
teresa agovino
22
la comunicazione e la conversazione
2. La conversazione
significato:
23
teresa agovino
24
la comunicazione e la conversazione
25
teresa agovino
Graffi, Scalise.
2
Sul tema di questa sezione cfr, tra gli altri, Alessandro Duranti,
3
26
la comunicazione e la conversazione
– volontarie
– involontarie
– Pronto? – (Apertura)
– Carlo? – (Riconoscimento)
– Sono Maria – (Identificazione)
– Ciao – (Saluto)
27
teresa agovino
4
Cfr. Graffi, Scalise, cit. p. 232.
28
la comunicazione e la conversazione
5
L’immagine si trova in ibidem.
29
teresa agovino
30
CAPITOLO II
LA LINGUA ITALIANA
1
n.b. L’intera sezione di questo volume dedicata alla storia della lingua è da
considerarsi un mero riassunto, alla stregua di semplici appunti di lezione. Per
una conoscenza dettagliata del tema si rimanda, quindi, tra gli altri a Claudio
Marazzini, La lingua italiana, Il Mulino, Bologna, 2002; Bruno Migliorini,
Storia della lingua italiana, Bomipiani, Milano, 2016. (Il seguito: Marazzini,
Migliorini).
2
Marazzini
31
teresa agovino
3
La Bibbia di Lutero è una traduzione della Bibbia dal latino in tedesco
realizzata da Martin Lutero tra il 1522 e il 1534.
4
Firenze, dopo Torino (1861-1865), fu la seconda capitale del neonato Regno
d’Italia, ma solo per sei anni, tra il 1865 e il 1871, anno questo in cui Roma entra
32
la lingua italiana
a far parte del Regno e ne diventa la capitale, con la fine dello Stato Pontificio
(Settembre 1870).
5
Marazzini.
33
teresa agovino
Ma pe’ sfurtuna, propio chella sera,
’a sciorta, tanta nfama e tanta ngrata,
le cumbinaie na carugnata nera
ch’ ’ammappuciaie peggio ’e na paliata6
6
Raffaele Pisani, I promessi sposi in poesia napoletana, Adriano Gallina
Editore, Napoli, 1980, p. 17.
34
la lingua italiana
7
Trilussa, L’uguaglianza, in Tutte le poesie, Mondadori, 2004, p. 435.
35
teresa agovino
2. Il purismo
36
la lingua italiana
8
Riprenderemo questo passaggio nel capitolo dedicato alla Storia della lingua
italiana.
9
Ricordiamo che in inglese film si dice movie; mentre pellicola è l’esatta
traduzione italiana della parola film.
10
Riprenderemo questo passaggio nel capitolo dedicato alla Linguistica
Applicata.
37
teresa agovino
3. Calchi e prestiti
38
la lingua italiana
11
Rare le eccezioni, come nel caso di “Per”; vi sono inoltre alcune preposizioni
o articoli “Nel”, “Il”, ecc.
39
teresa agovino
Può, infine, accadere che i prestiti da altre lingue (ma non solo)
subiscano nel tempo mutamenti semantici (ovvero accade che
cambino di significato). Vediamo qui soltanto i due casi più emble-
matici, cioè degenerazione e innalzamento12.
Un esempio di degenerazione lo possiamo riscontrare nella
parola italiana facchino che, come vedremo anche oltre, deriva dall’a-
rabo faqīh. Ma, in lingua araba, faqīh non significava “portatore di
pesi”, bensì “giureconsulto”. Il “facchino” in arabo era praticamente
un alto esperto di giurisprudenza; il significato è quindi degenerato
quando è passato nell’ italiano.
Il caso inverso, quello definito dell’innalzamento, si può invece
riscontrare in ministro. In latino minister significava servo; la parola
ha dunque subito un innalzamento di grado nella lingua italiana,
da “servo” a “capo di un Ministero”.
12
Graffi, Scalise.
13
Per questo paragrafo si veda Marazzini, cit., Migliorini, cit.; Francesco
Sabatini, Riflessi linguistici della dominazione longobarda nell’Italia mediana e
meridionale, estratto da Aristocrazie e società fra transizione romano-germanica e alto
medioevo, Atti del convegno internazionale di studi Cimitile – S. Maria Capua
Vetere, 14-15 giugno 2012, Tavolario edizioni, 2015, (il seguito: Sabatini).
14
Le quattro lingue oggetto di studio in questo corso di laurea triennale.
40
la lingua italiana
41
teresa agovino
15
Migliorini.
42
la lingua italiana
Entrano nel corso del primo Ottocento: corrida, torero, matador 16.
16
Pensiamo qui, ad esempio, alla comparsa dei “mattadori” nella Traviata di
Giuseppe Verdi (1853, libretto di F. M. Piave) – Di Madride non siam mattadori,
Atto II, Scena XI, Festa a casa di Flora.
17
Migliorini, cit., p. 383.
18
Migliorini.
43
teresa agovino
44
la lingua italiana
tedesco) la parola cocchio (> kocsi: Kocs è il nome della città in cui
questa vettura veniva costruita) alla fine del Quattrocento, a desi-
gnare una carrozza aperta.
Dal russo, oltre a mammut, giungono molte parole legate alla
Rivoluzione d’Ottobre come zar, nichilista, bolscevico, soviet, appa-
rato, stacanovista.
Poche parole come chicco, bricco, sorbetto, arrivano invece dalla
lingua turca, mentre dal giapponese l’italiano importa (in tempi
recenti) parole come bonsai, kamikaze, judo.
Dal croato nel Cinquecento arriva la parola sciabola. Nel corso
del Settecento, invece, entra in italiano la parola vampiro (ma non
si sa se direttamente dal serbocroato o attraverso la mediazione
del francese o dello spagnolo)19. Dall’america, appena dopo la sua
scoperta, nel corso del xv e xvi secolo, insieme alle parole di cibi
che abbiamo già visto (e sempre filtrate dallo spagnolo e dal por-
toghese) arrivano parole esotiche come caimano, condor, iguana. Più
di recente, tra Otto e Novecento troviamo invece pullman e motel.
Voci africane, riscontrate dall’inizio del xx secolo sono: ras,
negus, tucul.
La parola té viene, invece, ovviamente dal cinese intorno al
xvii secolo.
Sci, è una parola importata dal norvegese intorno alla fine
dell’Ottocento.
19
Migliorini.
45
teresa agovino
20
Graffi, Scalise.
21
Migliorini.
46
la lingua italiana
47
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48
la lingua italiana
49
teresa agovino
in atto ancora oggi per il quale più è modesto il livello culturale dello
scrivente più alto sarà il margine di errore nello scrivere e parlare.
22
Immagine reperita utilizzando il motore di ricerca Google Immagini.
50
la lingua italiana
italiano standard
italiano regionale
dialetti locali
23
Cfr. tra gli altri, Massimo Palermo, Linguistica italiana, Il Mulino,
Bologna, 2020, p. 253 e seg. (il seguito: Palermo): «L’isoglossa è una linea
immaginaria che separa una porzione di territorio in cui un certo tratto si presenta
nella forma A dalla porzione di territorio in cui lo stesso tratto si presenta nella
forma B. In alcuni casi le isoglosse corrono molto vicine, formando dei fasci di
isoglosse, un addensamento di differenze a cui corrisponde un confine tra aree
dialettali».
51
teresa agovino
1 – aulico
2 – colto
3 – formale
52
la lingua italiana
4 – medio
5 – colloquiale
6 – informale
7 – popolare
8 – familiare
9 – basso-plebeo
53
teresa agovino
6. Lingua e dialetti24
ITALIANO STANDARD
24
Cfr, tra gli altri Graffi, Scalise, pp. 233 e seg.; Manlio Cortelazzo,
Avviamento critico allo studio della dialettologia italiana, Bagini, Pisa, 1969; (il
seguito: Cortelazzo); aa.vv. Dialetti italiani. Storia, struttura, uso, a cura di
M. Cortelazzo, N. De Blasi, G. P. Clivio, Utet, 2002.
54
la lingua italiana
25
Nel paragrafo precedente.
26
Nel capitolo Appunti di linguistica applicata e sociolinguistica.
55
teresa agovino
27
cortelazzo.
28
Cfr. Capitolo successivo.
56
la lingua italiana
57
CAPITOLO III
1
Per questo capitolo si rimanda a Giuseppe Patota, Nuovi lineamenti di
grammatica storica dell’italiano, Il Mulino, Bologna, 2007 (il seguito: Patota);
G. Graffi, S. Scalise, cit.
59
teresa agovino
60
elementi di fonetica articolatoria dell’ italiano
[ilsole] = i + l + s + o + l + e
[k] casa
[ ] cena
[ ] tenda
[ ] aglio
2
Questo corso non prevede nella prova finale esercizi di scrittura fonetica. All’in-
terno del presente volume, come si vedrà, può accadere che la scrittura fonetica venga
sostituita o “contaminata” da semplici simboli linguistici (ę; ). Si è visto, infatti,
durante le lezioni, che alcuni simboli IPA rischiano di confondere lo studente non
avvezzo all’utilizzo dell’alfabeto fonetico; ad esempio, la [e] chiusa senza segni grafici
di riconoscimento ( ), così come la o, rischia di creare qualche confusione. Si rimanda
il tutto, ad ogni modo, alla spiegazione orale tenuta durante le lezioni sull’argomento.
61
teresa agovino
SORDI SONORI
/t/ /d/
1. Le vocali dell’italiano
62
elementi di fonetica articolatoria dell’ italiano
aperte – [ ]
chiuse – [e]
63
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64
elementi di fonetica articolatoria dell’ italiano
65
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2. Semivocali dell’italiano
66
elementi di fonetica articolatoria dell’ italiano
3. Consonanti dell’italiano
67
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68
elementi di fonetica articolatoria dell’ italiano
69
70
OCCLUSIVE FRICATIVE NASALI LIQUIDE AFFRICATE
ALVODENTALI /t/ /d/ /s/ /z/ /n/ /l/ /r/ /ts/ /dz/
teresa agovino
/ / (cena) / /
PALATALI / / (sc) / / (gn) / / (gl)
(zenzero)
1. Il latino volgare
1
Per questo capitolo si rimanda a Patota; Marazzini.
2
B. Migliorini, cit., p. 11: «Nel lungo periodo che va da Augusto a Odoacre
il latino parlato subisce notevoli modificazioni. Benché non si abbia ancora
minimamente coscienza di un sistema linguistico nuovo contrapposto a quello
71
teresa agovino
antico, molti fra gli elementi che costituiranno il sistema italiano sono già nati o
nascono in questi secoli […]. Si sarebbe tentati di dividere ulteriormente questo
lungo periodo di cinque secoli, distinguendo il periodo pagano da quello cristiano.
I mutamenti sociali e linguistici sono così importanti che giustificherebbero
ampiamente una suddivisione».
72
il passaggio dal latino all’italiano
73
teresa agovino
Vediamone un esempio:
✓ Rumeno: fum
✓ Italiano: fumo
✓ Friulano: fum
✓ Sardo: fumu
✓ Provenzale: fum
✓ Spagnolo: humo
✓ Portoghese: fumo
74
il passaggio dal latino all’italiano
es:
Vi si trovano spostamenti di
Focus (= focolare dome-
significato rispetto al latino
stico) > Fuoco
classico:
Ignis (lat. class.)
75
teresa agovino
2. L’Appendix Probi
76
il passaggio dal latino all’italiano
77
teresa agovino
Superstrato
Latino:
Sostrato
78
il passaggio dal latino all’italiano
3
B. Migliorini, cit., p. 78: «Fra le voci gotiche ricordiamo anzitutto quelle
che, sopravvissute oltre che in Italia, nelle Gallie e nella Penisola Iberica, sono
probabilmente dovute ai Visigoti e hanno avuto ancora il tempo di diffondersi
nella tarda latinità prima che la Romània si spezzasse (ma potrebbero anche
essere state possedute in comune da Visigoti e Ostrogoti, e trasmesse dagli uni
e dagli altri alle rispettive popolazioni conviventi)».
79
teresa agovino
4
Migliorini.
5
Sabatini.
6
Migliorini.
80
CAPITOLO V
1. Vocalismo tonico
1
Per questo capitolo si rimanda a Patota.
81
teresa agovino
82
elementi di grammatica storica
ˇ>ˉ
ˉ=ˉ
ˇ=ˇ
ˉ>ˇ
83
teresa agovino
84
elementi di grammatica storica
Qualche esempio:
į ed si fondono entrambe in
ų ed non si fondono
85
teresa agovino
86
elementi di grammatica storica
LATINO LATINO
ITALIANO
CLASSICO VOLGARE
>i
v num v nu vino
87
teresa agovino
2. Dittonghi tonici
ae
oe
au
88
elementi di grammatica storica
3. Anafonesi
89
teresa agovino
>i
>u
90
elementi di grammatica storica
4. Metafonesi
2
Patota.
91
teresa agovino
>i
>u
92
elementi di grammatica storica
Se nu te scierri mai de du ede ca ssa ieni
Dai chiù valore a la cultura ca tieni
Simu salentini de lu munnu cittadini
Radicati a li messapi cu li greci e i bizantini
Uniti intra stu stile osce cu li giammaicani
Dimme tie de du ede ca ssa bieni3
* * *
> ie
3
Sud Sound System, Le radici ca tieni, 2003, Sony International.
93
teresa agovino
Lat. class > Lat. volg. > Dialetto
v nti > vènti > vienti
> uo
>
94
elementi di grammatica storica
>
95
teresa agovino
(il)lic > lì; (il)laei > lei; oppure in (que)sta mattina > sta mattina >
stamattina.
Questa si riduce a Sta per aferesi della sillaba iniziale.
Il fenomeno per cui due parole si uniscono a formarne una sola,
invece, si chiama univerbazione e nasce dall’accostamento dello
scritto alla lingua parlata in cui, come già sappiamo, non esistono
confini ben delimitati.
Quindi, l’univerbazione è un fenomeno che i parlanti hanno
gradualmente ricondotto allo scritto.
n.b. – nei dialetti possiamo trovare aferesi di i- a inizio di parola,
quando è seguita da nasale: ‘mparà.
96
elementi di grammatica storica
4
Patota.
5
Patota.
97
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6
Patota.
98
elementi di grammatica storica
6. Consonantismo
restano invariate:
99
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subiscono variazioni:
100
elementi di grammatica storica
U (semivocale).
Questo è un caso particolare poiché dobbiamo innanzitutto
ricordare che in latino la consonante V non esisteva, in italiano essa
nasce proprio da u semivocale, che quindi si conserva ma sottoforma
di v: vaccam > vacca; vitem > vite.
n.b. – [w] si conserva nella parte settentrionale della Campania:
voce > [w]oce; in Italia centrale può essere sostituita da b: vocem > boce
(vedi paragrafo dedicato alla Catacomba di Commodilla, al capitolo 6).
L’oscillazione tra B e V è un fenomeno comune a molte lingue romanze
(esiste anche un fenomeno di oscillazione tra v e g: volpe > golpe). Nelle
parole di origine germanica, infine, la u semivocale ha avuto esiti diversi:
guerra > werra; in Toscana si adatta in gw = gwai; al Nord si scempia in
v: guardare = vardàr.
G ha esiti differenti.
101
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7. Nessi consonantici
102
elementi di grammatica storica
103
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consonanti interne + J:
104
elementi di grammatica storica
Si ammutoliscono invece:
K davanti a T : sanctum > santo;
P se è seguita da S: excarpsu > scarso
105
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106
CAPITOLO VI
1
Per questo capitolo e il successivo, cfr. Migliorini; Marazzini.
107
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108
brevi cenni di storia della lingua italiana
109
teresa agovino
però accade che, per motivi commerciali, egli conosca molto bene
le lingue straniere.
I mercanti viaggiavano molto e tenevano una fitta corrispon-
denza; per questo la grande produzione scritta che ci è giunta è
composta principalmente da lettere, scritte in volgare e senza alcun
artificio retorico o letterario. I mercanti fiorentini, inoltre, erano
soliti possedere addirittura delle piccole biblioteche personali in cui
custodivano, e leggevano, opere anche minori di autori in volgare
(Dante e Boccaccio soprattutto).
Possiamo dire, quindi, che il mercante in epoca medievale:
110
brevi cenni di storia della lingua italiana
2
Si tratta delle Arti del Trivio e del Quadrivio, base dell’educazione medie-
vale: teologia, filosofia, fisica, astronomia (quadrivio); dialettica, grammatica e
retorica (trivio).
111
teresa agovino
3
Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo II.
112
brevi cenni di storia della lingua italiana
113
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114
brevi cenni di storia della lingua italiana
4
n.b. Questo breve paragrafo non contiene tutti i documenti importanti per
la nascita della lingua italiana, ma solo una breve panoramica di quelli analizzati
durante il corso. Anche per questo paragrafo, quindi, si rimanda a C. Marazzini,
cit. e B. Migliorini, cit. per una più accurata e completa analisi dei documenti
qui riassunti brevemente.
5
M. Palermo, cit., p. 173.
115
teresa agovino
6
C. Marazzini, cit., p. 168.
7
Ibidem, nota.
8
Migliorini.
9
L’immagine, molto nota, è stata reperita utilizzando il motore di ricerca
Google immagini.
116
brevi cenni di storia della lingua italiana
se pareba boues alba pratalia araba & albo uersorio teneba &
negro semen seminaba
gratias tibi agimus omnip(oten)s sempiterne d(eu)s
10
Cfr Migliorini, cit., p. 63: «Come primo uso scritto del volgare,
risaliremmo al sec. ix se potessimo senz’altro considerare come tale l’indovinello
veronese, che da qualche decennio, cioè da quando lo Schiaparelli lo scoperse e
lo pubblicò [n. 39: Arch. stor. ital. s. 7a, I 1924, p. 113], e più ancora da quando il
Rajna ne sottolineò i caratteri volgari, ha preso cronologicamente il primo luogo
fra i monumenti della lingua e della letteratura italiana».
117
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11
Ivi, p. 64.
12
Marazzini.
13
Migliorini.
14
Migliorini.
118
brevi cenni di storia della lingua italiana
15
Sulla Catacomba di Commodilla si può consultare tra gli altri, oltre ai
già citati Migliorini e Marazzini, anche Paolo Fallai, Commodilla, un post – it
sulla pietra la prima traccia della lingua italiana, «Corriere della Sera», 18 Febbraio
2019; Giuseppe Antonelli, Il museo della lingua italiana, Mondadori, Milano,
2018; Pietro Trifone, Storia linguistica di Roma, Carocci, Roma, 2008.
16
L’immagine, molto nota, è stata reperita utilizzando il motore di ricerca
Google immagini.
119
teresa agovino
santi Felice e Adaùtto, e venne scoperto nel 1720 anche se, a causa
di una frana, non vi si poté accedere fino al 1903.
La scritta, incisa nel muro e ben visibile, recita:
17
L’immagine, molto nota, è stata reperita utilizzando il motore di ricerca
Google immagini.
120
brevi cenni di storia della lingua italiana
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le
possette parte s(an)c(t)i Benedicti
121
teresa agovino
– sao: viene dal dialettale saccio (a sua volta derivato dal latino
sapio);
– kelle, sta per quelle, e si tratta anche in questo caso di un
palese meridionalismo campano, ancora in uso oggi.
– ko, invece, è una sopravvivenza del latino quod.20
18
Migliorini.
19
Migliorini.
20
Migliorini.
122
brevi cenni di storia della lingua italiana
Sao cco kelle terre, pe(r) kelle fini que tebe monstrai, p(er)goaldi foro,
que ki contene, et trenta anni le possette
Kella terra, p(er) kelle fini q(ue) bobe monstrai, s(an)c(t)e Marie è,
et trenta anni le posset parte s(an)c(t)e Marie
Sao cco kelle terre p(e)r kelle fini que tebe monstrai, trenta anni le
possette parte S(an)c(t)e Marie
21
B. Migliorini, cit, p. 90: «I placiti concernono beni di tre monasteri
dipendenti da Montecassino, e sono stati pronunziati a Capua, Sessa e a Teano:
tutto cioè si è svolto nell’àmbito dei principati longobardi di Capua e Benevento
123
teresa agovino
(per essere più precisi, in quello di Capua, riunito in quegli anni al principato di
Benevento, in una delle periodiche fusioni e scissioni dei due territori)».
22
L’immagine si trova in C. Marazzini, cit., p. 178.
124
brevi cenni di storia della lingua italiana
Ego Beno de Rapiza cum Maria uxor mea pro amore Dei et Beati
Clementi(s) PGRF
Cioè: Io, Beno di Rapiza, con mia moglie Maria, per amore di
Dio e del Beato Clemente per grazia ricevuta feci fare (= pgrf).
125
teresa agovino
«Albertel, trai»
oppure
Albertel: «Traite!»
[n.b. Fili va letto già Figli, perché il gruppo “li” già nel latino
volgare del iii secolo, si pronunciava normalmente “gli”].
126
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23
B. Migliorini, cit., p. 95.
127
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24
Va da sé che, per esigenze di spazio e di programma, si tratta di una sezione
analizzata in modo estremamente rapido e sintetico, per la quale si rimanda ai
testi in programma.
25
Per i dettagli su Dante e il De vulgari eloquentia si rimanda al paragrafo
successivo.
128
brevi cenni di storia della lingua italiana
insieme alle due lingue francesi. In tal senso Dante viene definito
il padre della lingua italiana, o, per dirla con Petrarca: dux nostri
eloquii vulagris.26
All’interno del De vulgari eloquentia, Dante appronta una rasse-
gna dei vari volgari parlati in Italia ed esamina la tradizione poetica
del volgare. La parte introduttiva è dedicata proprio alle origini del
linguaggio umano, che secondo lui deriverebbe dal mito biblico
della Torre di Babele. Per punire gli uomini che avevano costruito
una torre al fine di arrivare al cielo (e quindi a Dio), il Signore
confuse le loro lingue in modo che non potessero più comprendersi
a vicenda. Si tratta di una teoria che ad oggi ci appare surreale,
eppure bisogna pensare che fino al Settecento essa venne portata
avanti come attendibile.
Come vedremo nel prossimo paragrafo, Dante ipotizzò un giusto
collegamento tra il provenzale, il francese e l’italiano (rispettiva-
mente lingua d’Oc, d’ Oïl, e del Sì) asserendo che derivassero da
un’unica lingua comune. Egli, però non riconobbe questa lingua nel
latino, poiché, conoscendo solo il latino classico (scritto) pensò che
si trattasse di una lingua artificiale, non parlata, ma creata a tavolino
dai letterati e modellata proprio dalle lingue sopra menzionate.
26
Migliorini.
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130
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131
teresa agovino
132
brevi cenni di storia della lingua italiana
27
Particolare del Giuramento di Strasburgo, reperibile anche su Wikipedia
attraverso il motore di ricerca Google Immagini.
28
Il testo originale e in traduzione moderna si trova facilmente sul web, il
riferimento bibliografico più noto è forse Nithardo, Historiarum libri quattuor,
133
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135
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136
brevi cenni di storia della lingua italiana
29
n.b.: Questo paragrafo, ovviamente, non contiene tutti i passaggi della
storia della lingua italiana, ma solo una breve panoramica di quelli analizzati
durante il corso. Anche per questo paragrafo, quindi, si rimanda a C. Marazzini,
cit. e B. Migliorini, cit. per una più accurata e completa analisi dei documenti
qui riassunti brevemente.
137
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«Donna de Paradiso,
lo tuo figliolo è preso
Iesù Cristo beato.
«Soccurri, Madalena,
ionta m’è adosso piena!
Cristo figlio se mena,
como è annunzïato».
«Crucifige, crucifige!
138
brevi cenni di storia della lingua italiana
Omo che se fa rege,
secondo la nostra lege
contradice al senato».30
30
Il testo si trova, tra gli altri, in Guglielmino Grosser, Il sistema letterario,
Vol. I: Duecento e Trecento, Principato, Messina, 1993, pp. 429-433.
139
teresa agovino
[n.b. per una breve lezione mirata sui tre autori di maggior ri-
levanza qui menzionati (Dante, Bembo, Manzoni) e non solo, si
consiglia il video di Luca Serianni: Italiano parola del mondo,
reperibile su Youtube.]32
31
Palermo.
32
Luca Serianni, Italiano parola del mondo, AGI, Agenzia Giornalistica
Italia, Realizzato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, regia di Corrado
Farina, 1994, min. 35.50; reperibile su Youtube al canale Italiana lingua e cultura.
140
brevi cenni di storia della lingua italiana
33
B. Migliorini, cit., pp. 167-168.
141
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brevi cenni di storia della lingua italiana
coincidere con una lingua parlata nel quotidiano, ma che debba elevarsi
per poter raggiungere la perfezione nello scritto. Il poeta procede quindi
ad una sistematica eliminazione di tutti i volgari parlati in Italia, che
gli sembrano troppo “rozzi” per accedere allo status di lingua letteraria.
Tra i vari volgari parlati che Dante condanna, ironia della sorte,
spicca proprio il Toscano e il Fiorentino in modo particolare; egli
invece apprezza particolarmente il Bolognese aulico (della poesia
di Guinizzelli) e il Siciliano dei poeti della corte di Federico ii.
Ciò che Dante purtroppo non sa, è che egli ha letto le poesie del
bolognese e dei siciliani non in originale, ma in copia: i copisti
toscani hanno riadattato il linguaggio alla loro stessa parlata, per
renderlo più comprensibile e fruibile al pubblico toscano; quindi
quello che Dante legge è in realtà un volgare bolognese e siciliano
contaminato di toscanismi: una lingua ibrida!
Infine, Dante si dimostra convinto del fatto che il volgare debba
nobilitarsi proprio attraverso la letteratura, egli quindi condanna i
poeti come Guittone d’Arezzo che utilizzano uno stile e un lessico
di basso livello, rozzo e plebeo; ammira invece gli autori stilnovisti e
i poeti siciliani, a suo dire molto curati nella scrittura. Come vedre-
mo oltre, le pagine in cui Dante condanna il toscano diventeranno
nel tempo un punto cardine nella diatriba sulla scelta linguistica
nel corso del Cinquecento e dell’Ottocento.
Nella tabella sottostante, un riassunto riepilogativo delle intu-
izioni corrette e degli errori commessi da Dante nello studio del
volgare e delle lingue romanze:
143
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144
brevi cenni di storia della lingua italiana
Per quanto la lingua di Dante ci sembri lontana e complessa, in realtà ad oggi utilizziamo,
senza saperlo, termini coniati da lui e soprattutto modi di dire che ci sembrano
contemporanei e non sappiamo appartenere proprio al poeta toscano. Vediamone
qualcuno**:
Stai fresco!
Questa espressione deriva dall’Inferno (canto XXII, verso 117), che recita: là dove i
peccatori stanno freschi. I peccatori, infatti, sono immersi nel lago ghiacciato Cocito.
Non mi tange
Lo dice Beatrice al verso 92 del canto II dell’Inferno a significare che non può nuocerle
la presenza in quel luogo, data la sua condizione di beatitudine: che la vostra miseria non
mi tange.
Il Bel Paese
Questa espressione si trova al cento XXXIII dell’Inferno, verso 80, che recita: del bel
paese la dove ‘l sì suona; cioè il bel Paese (l’Italia) in cui risuona la lingua del sì (quindi la
lingua italiana).
Galeotto fu
Questa espressione è molto nota e deriva dal canto dedicato a Paolo e Francesca, il V
dell’Inferno, verso 137: Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse.
Il gran rifiuto
Anche questa espressione è molto nota e deriva dal III canto dell’Inferno (ancora gli
ignavi) in cui, al verso 60, riferendosi a Celestino V, Dante lo definisce colui /che fece per
viltade il gran rifiuto.
*
In merito al tema esiste un discreto articolo datato 30 dicembre 2019, reperibile
al sito web di «Hello World», intitolato I modi di dire che usiamo ancora oggi inventati da
Dante Alighieri.
**
Dante Alighieri, Commedia, a cura di E. Pasquini, A. Quaglio, Garzanti, Milano,
2000.
145
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brevi cenni di storia della lingua italiana
potiemo chiù tosto scribere, ch’appimo a fare una picca de chillo
fatto, cha sai tune. […]34
34
Giovanni Boccaccio, Epistola in lingua Napoletana, in Lettere volgari,
Magheri, Firenze, 1834, pp. 95-97.
35
Cfr. C. Marazzini, cit., p. 240.
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1 – utilizzo di latinismi
2 – appoggio sul toscano contemporaneo
3 – rifiuto della prosa di Boccaccio come modello
36
B. Migliorini, cit., p. 242.
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37
Migliorini.
150
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38
Cfr. B. Migliorini, cit., p. 347: «l’originale su cui fu condotta l’edizione
ancora ci rimane, ed è il manoscritto Vat. 3197, curato da Pietro Bembo».
39
Ivi, pp. 349-350: «Nel Petrarca aldino appare, sembra, per la prima volta il
punto e virgola, per indicare una pausa intermedia tra la virgola e i due punti».
40
Migliorini.
151
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41
Estratto da P. Bembo, Gli Asolani, Libro II, in Prose della volgar lingua, Gli
Asolani, Rime, a cura di Carlo Dionisotti, Utet, Torino 1966.
152
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154
brevi cenni di storia della lingua italiana
Il cambiamento, che ha portato a una decisa fiorentinizzazione del
romanesco, è avvenuto tra il Quattro e il Cinquecento in seguito
all’azione concomitante di vari fattori esterni: 1) la presenza, a
partire dal pontificato di Martino v (1417-31) e culminata nel
primo Cinquecento coi papi medicei Leone x e Clemente vii, di
una consistente colonia di mercanti, artigiani e uomini d’affari fio-
rentini […]; 2) la presenza di una componente fiorentina o fioren-
tineggiante alla corte papale; 3) la decimazione della popolazione
originaria romana conseguente al «sacco di Roma» del 1527 e il
successivo ripopolamento della città nei decenni successivi […].
Il romanesco ha dunque subito una fiorentinizzazione (seppure
indiretta) in epoca preunitaria.42
42
M. Palermo, cit., p. 259.
155
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156
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durare più fatica, vegliar più le cose, e a me partirmi di villa e dire:
eccomi. Non posso pertanto, volendo rendere pari grazie, dirvi in
questa mia lettera altro che qual sia la vita mia; e se voi giudicate che
sia a barattarla con la vostra, io sarò contento mutarla43.
Lingua
CASTIGLIONE Teoria Cortigiana. Il cortegiano.
contemporanea
Dante e Petrarca Teoria Italiana.
TRISSINO non scrivono Traduzione del De vulgari
fiorentino eloquentia; Il castellano.
Fiorentino
Fiorentino contemporaneo.
MACHIAVELLI contemporaneo,
Il principe; Lettera a Vettori.
sì latinismi
43
Estratto da N. Machiavelli, Lettera a F. Vettori del 10-XII-1513.
158
brevi cenni di storia della lingua italiana
44
B. Migliorini, cit., p. 408: «Il titolo, con cui l’Accademia pensava di
riaffermare la sua posizione nella questione della lingua, fu a lungo discusso: nel
1608 si pensò di intitolare l’opera Vocabolario della lingua toscana degli Accademici
della Crusca; nel 1610 si decise d’aggiungere un inciso importante: Vocabolario della
lingua toscana cavato dagli scrittori e dall’uso della città di Firenze dagli Accademici
della Crusca; nel 1611, alla vigilia della pubblicazione, si preferì una dicitura meno
compromettente Vocabolario degli Accademici della Crusca; e con questo titolo il
volume uscì il 20 gennaio 1612 presso il tipografo G. Alberti a Venezia, dove
Bastiano de’ Rossi era andato a vigilare la stampa».
45
Migliorini.
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46
Migliorini.
47
Migliorini.
48
M. Palermo, cit., p. 193.
49
Ivi, p. 469.
50
Cfr. B. Migliorini, cit., pp. 449 – 450: «Nei primi decenni del secolo
l’Italia è coinvolta in numerose vicende belliche […]; importante è l’annessione
della Sardegna (1718), perché la vita amministrativa e culturale dell’isola, che
prima si svolgeva in spagnolo, si viene orientando, seppur molto lentamente,
verso la lingua italiana. Si estinguono in questo secolo le dinastie dei Gonzaga,
dei Farnesi, dei Medici, dei Cybo, degli Estensi […]. Il ducato di Milano e
quello di Mantova passano in mano degli Austriaci […]. A Parma (1731) e a
Napoli (1734) si installano due dinastie borboniche […]. Si risente ormai sui
mari italiani il peso dell’Inghilterra, diventata potenza mediterranea. La guerra
d’indipendenza americana (1776-1783) suscita echi notevoli; e ben più forti la
160
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161
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54
M. Palermo, cit., p. 194.
55
Migliorini.
56
B. Migliorini, cit., p. 451.
57
M. Palermo, cit., p. 195.
162
brevi cenni di storia della lingua italiana
Il Manzoni suscitò una quistione della lingua […] che […] ebbe
ampie ripercussioni, e tali che tutt’ora se ne dibatte. Quando fu?
Sino dalle sue prime opere? Ritengo che ci arrivasse, o piuttosto
che giungesse ad averne visione chiara in quel lungo lavorìo che
doveva condurlo alla pubblicazione dei Promessi Sposi nel 1827
[…] sino all’edizione del 1840 […]. Ma il problema della lingua
doveva averlo toccato […] anche prima di queste date come si può
vedere in diverse postille alle sue letture, e nel suo epistolario.59
58
Ivi, pp.195-196.
59
Giuseppe Ungaretti, Scrittura, linguaggio e lingua in Manzoni, in Lezioni
Brasiliane, in Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni a cura di P. Montefoschi, Mondadori,
Milano, 2000, p. 584.
163
teresa agovino
Nel corso della sua vita, Manzoni si interessò a più riprese alla
lingua italiana, questi i suoi scritti linguistici:
Carissimo Bonghi,
[…] Al libro De Vulgari Eloquio è toccata una sorte, non nova nel
suo genere, ma sempre curiosa e notabile; quella, cioè, d’esser citato
da molti, e non letto quasi da nessuno, quantunque libro di ben
piccola mole, e quantunque importante, non solo per l’altissima
fama del suo autore, ma perchè fu ed è citato come quello che
sciolga un’imbarazzata e imbarazzante questione, stabilendo e
dimostrando quale sia la lingua italiana.
[…] Dante era tanto lontano dal pensare a una lingua italiana nel
comporre il libro in questione, che alla cosa proposta in quello, non
dà mai il nome di lingua. La chiama « Il Volgare che in ogni città
dà sentore di sè, e non s’annida in nessuna » Vulgare quod in qualibet
redolet civitate, nec cubat in ulla. E poco dopo « l’illustre, cardinale,
aulico, cortigiano volgare in Italia, che è d’ogni città italiana, e non
par che sia di nessuna. » Illustre, cardinale, aulicum et curiale Vulgare in
Latio, quod omnis latae civitatis est, et nullius esse videtur. Lingua, mai.
Ma qui, non che accettare questa come una prova, me la buttano
in dietro come una meschina questione di parole, e mi dicono che,
164
brevi cenni di storia della lingua italiana
per chi bada alle cose, è oramai passato in giudicato che Dante,
dicendo Volgare Illustre, non ha inteso, nè potuto intender altro
che lingua comune all’Italia.
Allora vedete a che cimento m’avrà messo la poca vostra prudenza,
allora sarò costretto a dire che, se Dante non diede al Volgare Illu-
stre il nome di lingua, fu perchè, con le qualità che gli attribuisce,
e con le condizioni che gl’impone, nessun uomo d’un bon senso
ordinario, non che un uomo come lui, avrebbe voluto applicargli
un tal nome.
Apriti cielo! pare una bestemmia contro Dante e contro l’Italia.
Ma parola detta e sasso tirato non fu più suo. Onde, non volendo
affrontare un lungo e aspro conflitto, non trovo altro ripiego se non
di pregarli che mi permettano di far loro una sola e breve domanda.
E con questa spererei di potere far dire la cosa da loro medesimi.
[…] Aprano dunque il libro De Vulgari Eloquio al capitolo secon-
do del libro secondo, e troveranno, verso la metà, che « essendo
questo Volgare Illustre l’ottimo tra i volgari; ne segue che le sole
cose ottime siano degne d’esser trattate da esso. » Unde cum hoc
quod dicimus Illustre sit optimum aliorum vulgarium, consequens est
ut sola optima digna sint ipso tractari.
[…] Se il síllogismo non è diventato una bugia; se quella che han-
no accettata, e per forza, è una maggiore; se le parole citate ora
formano la sua minore; anche gli oppositori hanno detto che, per
Volgare Illustre, Dante non ha intesa una lingua.
[…] Ma se quel libro è l’ultimo per noi, non era tale per Dante, il
quale si proponeva in vece di aggiungerne due altri a compimento
dell’opera. Però, riguardo alla nostra questione, è come se ci fos-
sero anche questi. E n’abbiamo il miglior mallevadore che si possa
desiderare: Dante medesimo. « Omettiamo, » scrive egli nel quarto
capitolo del libro secondo, « di parlare ora del modo delle ballate
e de’ sonetti, perchè intendiamo dichiararlo nel quarto libro di
quest’opera, dove tratteremo del Volgare Mediocre. » Più sotto poi,
divide in tre i generi delle cose che possono esser cantate, canenda
videntur; e sono Tragedia, Commedia, Elegia. Per la Tragedia,
dice doversi prendere il Volgare Illustre, quello della canzone; per
165
teresa agovino
la Commedia, ora il mediocre, ora l’umile; e della distinzione di
questi si riserva di parlare nel quarto libro; per l’Elegia l’umile.
[…] Se poi, tra gli oppositori, ce ne fossero alcuni (che non vorrei
credere) ancora restii ad accettare le conseguenze del loro concedo
maiorem, rivolgo a questi una seconda e ultima domanda. Credono
che, tra le condizioni d’una lingua, ci sia quella, che i suoi voca-
boli abbiano a esser composti d’un numero di sillabe, piuttosto
che d’un altro? E, sentito rispondermi un no ancor più risoluto e
più stupefatto del primo, cavo fuori, da quei capitoli del secondo
libro, che avevo messi da parte, il settimo, dove Dante specifica i
vocaboli convenienti al Volgare illustre. […]
Non vi par egli che ce ne sia più che abbastanza per far confessare
anche ai più recalcitranti, che nel libro De Vulgari Eloquio non
si tratta d’una lingua, nè italiana, nè altra qualunque? Vi dirò,
ma questo, proprio in confidenza, che, maravigliato io medesimo
d’un così pronto e intero successo, ebbi, un momento, il prurito di
finire con un grido di trionfo. Ma riflettendo che tutto il talento
e lo studio che c’è voluto, consiste nell’aver letto un libriccino di
sessantuna pagina in piccol sesto, chè tante ne occupa il Trattato
nell’edizione del Corbinelli, ho tirata indietro la mia spacconata.
[…].
Alessandro Manzoni.
Milano 1868.60
60
Alessandro Manzoni, Lettera a Ruggero Bonghi intorno al libro De Vulgari
Eloquio di Dante Alighieri, 1868.
166
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167
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61
M. Palermo, cit., p. 199.
168
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62
M. Palermo, cit., p. 203.
63
Un interessante articolo sul tema, scritto da Andrea Mulas e intitolato
“Non è mai troppo tardi”. Alberto Manzi e la didattica di massa a distanza, si può
trovare sul blog Pagine di Storia Pubblica del 21 marzo 2020.
64
Palermo.
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65
Palermo.
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66
Per una visione completa del panorama linguistico italiano contemporaneo
Cfr. M. Palermo, cit., pp. 228 – 245.
174
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67
In merito a questo paragrafo Cfr., tra gli altri, i recentissimi articoli
di Filomena Fuduli Sorrentino, L’italiano è meraviglioso e si deve salvare:
intervista con Claudio Marazzini, in «La voce di New York», 6 gennaio 2019;
Daniele Scarampi, A proposito di un dibattito sulla lingua dell’odio, in «Treccani.
it», 2 maggio 2019 (il seguito, in questo paragrafo: Scarampi); Maria Elena
Gottarelli, I dieci errori grammaticali che gli italiani commettono più spesso, in
«TPI», 8 luglio 2019; Vincenzo Fiore, “Vi spiego perché un giovane su 3 non sa
l’italiano”: Francesco Sabatini (Accademia della Crusca) commenta i risultati dei test
invalsi, in «TPI», 18 luglio 2019; Rachele Della Vecchia, Matteo Rigoni,
Lisa Simeoni, La lingua italiana sui social: verso un’ecologia della comunicazione,
in «Il Bo live – Unipd», 24 luglio 2019; Giuseppe Antonelli, Luca Serianni,
La lingua italiana è un diritto, «Corriere della sera», 27 ottobre 2019 (il seguito
in questo paragrafo: Antonelli, Serianni).
175
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68
Sabatini.
69
Antonelli, Serianni.
70
Scarampi.
176
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71
Sabatini.
72
L’utilizzo dell’anglismo qui è volutamente provocatorio, a rimarcarne da
un lato l’inutilità, dall’altro la diffusione.
73
Antonelli, Serianni.
74
Marazzini.
177
CAPITOLO VII
179
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180
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
DIALETTO ≠ LINGUA
Norma ortografica e
NO SI
tradizione letteraria
NO Status ufficiale SI
1
Cfr., tra gli altri, intervista a Raffaello Baldini a cura di Manuela Ricci,
Prima le cose delle parole, in IBC, IV, 96, 4.
181
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TUTTI QUELLI
COLLOQUIALI Registri posseduti
IN USO
Aspetto linguistico
SI completo (morfologia, SI
sintassi, lessico, ecc.)
2
Palermo
182
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
3
M. Palermo, cit., p. 247.
4
G. Graffi, S. Scalise, cit., pp. 228-229.
183
184
Una alta (H / High) =
Si parla di diglossìa, quando nella
Arcoletto
stessa comunità linguistica sono
DIGLOSSIA + Svizzera tedesca
presenti almeno due codici, due diverse
Una bassa (L / Low) =
varietà usate indistintamente:
Basiletto
Si parla di dilalìa nel caso in cui si Arcoletto
utilizza di norma sempre l’Arcoletto
DILALIA (H) e il Basiletto (L) viene utilizzato ≠ Italia
solo in contesti informali /familiari, e
comunque mai senza la varietà H. Basiletto
Nella realtà è molto raro trovarlo. Si
Si tratta per lo più di un
tratta del caso in cui tutti i parlanti
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185
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5
L’immagine, molto nota, è stata reperita utilizzando il motore di ricerca
Google immagini.
186
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
neolatine
non neolatine
6
Cfr. Palermo, cit., cap. 7.
187
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7
Vedi paragrafo successivo.
8
M. Palermo, cit., p. 275.
188
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
Art.1.
1. La lingua ufficiale della Repubblica é l’italiano.
2. La Repubblica, che valorizza il patrimonio linguistico e cultu-
rale della lingua italiana, promuove altresì la valorizzazione delle
lingue e delle culture tutelate dalla presente legge.
Art.2.
1. In attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con
i principii generali stabiliti dagli organismi europei e internazio-
nali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni
albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quel-
le parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino,
l’occitano e il sardo.
Art.3.
1. La delimitazione dell’ambito territoriale e sub comunale in cui si
applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche stori-
che previste dalla presente legge é adottata dal consiglio provinciale,
189
teresa agovino
sentiti i comuni interessati, su richiesta di almeno il quindici per cento
dei cittadini iscritti nelle liste elettorali e residenti nei comuni stessi,
ovvero di un terzo dei consiglieri comunali dei medesimi comuni.
2. Nel caso in cui non sussista alcuna delle due condizioni di cui
al comma 1 e qualora sul territorio comunale insista comunque
una minoranza linguistica ricompresa nell’elenco di cui all’articolo
2, il procedimento inizia qualora si pronunci favorevolmente la
popolazione residente, attraverso apposita consultazione promossa
dai soggetti aventi titolo e con le modalità previste dai rispettivi
statuti e regolamenti comunali.
3. Quando le minoranze linguistiche di cui all’articolo 2 si trovano
distribuite su territori provinciali o regionali diversi, esse possono
costituire organismi di coordinamento e di proposta, che gli enti
locali interessati hanno facoltà di riconoscere.
Art. 4.
1. Nelle scuole materne dei comuni di cui all’articolo 3, l’educa-
zione linguistica prevede, accanto all’uso della lingua italiana,
anche l’uso della lingua della minoranza per lo svolgimento delle
attività educative. Nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie
di primo grado é previsto l’uso anche della lingua della minoranza
come strumento di insegnamento.
2. Le istituzioni scolastiche elementari e secondarie di primo
grado, in conformità a quanto previsto dall’articolo 3, comma 1,
della presente legge, nell’esercizio dell’autonomia organizzativa e
didattica di cui all’articolo 21, commi 8 e 9, della legge 15 marzo
1997, n. 59, nei limiti dell’orario curriculare complessivo definito a
livello nazionale e nel rispetto dei complessivi obblighi di servizio
dei docenti previsti dai contratti collettivi, al fine di assicurare
l’apprendimento della lingua della minoranza, deliberano, anche
sulla base delle richieste dei genitori degli alunni, le modalità di
svolgimento delle attività di insegnamento della lingua e delle
tradizioni culturali delle comunità locali, stabilendone i tempi
e le metodologie, nonché stabilendo i criteri di valutazione degli
alunni e le modalità di impiego di docenti qualificati.
190
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
3. Le medesime istituzioni scolastiche di cui al comma 2, ai sensi
dell’articolo 21, comma 10, della legge 15 marzo 1997, n. 59, sia
singolarmente sia in forma associata, possono realizzare amplia-
menti dell’offerta formativa in favore degli adulti. Nell’esercizio
dell’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di cui al
citato articolo 21, comma 10, le istituzioni scolastiche adottano,
anche attraverso forme associate, iniziative nel campo dello studio
delle lingue e delle tradizioni culturali degli appartenenti ad una
minoranza linguistica riconosciuta ai sensi degli articoli 2 e 3 della
presente legge e perseguono attività di formazione e aggiorna-
mento degli insegnanti addetti alle medesime discipline. A tale
scopo le istituzioni scolastiche possono stipulare convenzioni ai
sensi dell’articolo 21, comma 12, della citata legge n. 59 del 1997.
4. Le iniziative previste dai commi 2 e 3 sono realizzate dalle
medesime istituzioni scolastiche avvalendosi delle risorse uma-
ne a disposizione, della dotazione finanziaria attribuita ai sensi
dell’articolo 21, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59, nonché
delle risorse aggiuntive reperibili con convenzioni, prevedendo tra
le priorità stabilite dal medesimo comma 5 quelle di cui alla pre-
sente legge. Nella ripartizione delle risorse di cui al citato comma
5 dell’articolo 21 della legge n. 59 del 1997, si tiene conto delle
priorità aggiuntive di cui al presente comma.
5. Al momento della preiscrizione i genitori comunicano alla isti-
tuzione scolastica interessata se intendono avvalersi per i propri
figli dell’insegnamento della lingua della minoranza.
Art.5.
1. Il Ministro della pubblica istruzione, con propri decreti, indica i
criteri generali per l’attuazione delle misure contenute nell’articolo
4 e può promuovere e realizzare progetti nazionali e locali nel
campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali degli
appartenenti ad una minoranza linguistica riconosciuta ai sensi
degli articoli 2 e 3 della presente legge. Per la realizzazione dei
progetti é autorizzata la spesa di lire 2 miliardi annue a decorrere
dall’anno 1999.
191
teresa agovino
2. Gli schemi di decreto di cui al comma 1 sono trasmessi al Parla-
mento per l’acquisizione del parere delle competenti Commissioni
permanenti, che possono esprimersi entro sessanta giorni.
Art.6.
1. Ai sensi degli articoli 6 e 8 della legge 19 novembre 1990, n.
341, le università delle regioni interessate, nell’ambito della loro
autonomia e degli ordinari stanziamenti di bilancio, assumono ogni
iniziativa, ivi compresa l’istituzione di corsi di lingua e cultura
delle lingue di cui all’articolo 2, finalizzata ad agevolare la ricerca
scientifica e le attività culturali e formative a sostegno delle finalità
della presente legge.
Art.7.
1. Nei comuni di cui all’articolo 3, i membri dei consigli comuna-
li e degli altri organi a struttura collegiale dell’amministrazione
possono usare, nell’attività degli organismi medesimi, la lingua
ammessa a tutela.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica altresì ai consi-
glieri delle comunità montane, delle province e delle regioni, i cui
territori ricomprendano comuni nei quali é riconosciuta la lingua
ammessa a tutela, che complessivamente costituiscano almeno il
15 per cento della popolazione interessata.
3. Qualora uno o piú componenti degli organi collegiali di cui
ai commi 1 e 2 dichiarino di non conoscere la lingua ammessa a
tutela, deve essere garantita una immediata traduzione in lingua
italiana.
4. Qualora gli atti destinati ad uso pubblico siano redatti nelle due
lingue, producono effetti giuridici solo gli atti e le deliberazioni
redatti in lingua italiana.
Art.8.
1. Nei comuni di cui all’articolo 3, il consiglio comunale può prov-
vedere, con oneri a carico del bilancio del comune stesso, in man-
canza di altre risorse disponibili a questo fine, alla pubblicazione
192
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
nella lingua ammessa a tutela di atti ufficiali dello Stato, delle
regioni e degli enti locali nonché di enti pubblici non territoriali,
fermo restando il valore legale esclusivo degli atti nel testo redatto
in lingua italiana.
Art.9.
1. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 7, nei comuni di cui
all’articolo 3 é consentito, negli uffici delle amministrazioni pub-
bliche, l’uso orale e scritto della lingua ammessa a tutela. Dall’ap-
plicazione del presente comma sono escluse le forze armate e le
forze di polizia dello Stato.
2. Per rendere effettivo l’esercizio delle facoltà di cui al comma 1,
le pubbliche amministrazioni provvedono, anche attraverso con-
venzioni con altri enti, a garantire la presenza di personale che sia
in grado di rispondere alle richieste del pubblico usando la lingua
ammessa a tutela. A tal fine é istituito, presso la Presidenza del
Consiglio dei ministri – Dipartimento per gli affari regionali, un
Fondo nazionale per la tutela delle minoranze linguistiche con una
dotazione finanziaria annua di lire 9.800.000.000 a decorrere dal
1999. Tali risorse, da considerare quale limite massimo di spesa,
sono ripartite annualmente con decreto del Presidente del Consi-
glio dei ministri, sentite le amministrazioni interessate.
3.Nei procedimenti davanti al giudice di pace é consentito l’uso
della lingua ammessa a tutela. Restano ferme le disposizioni di
cui all’articolo 109 del codice di procedura penale.
Art.10.
1. Nei comuni di cui all’articolo 3, in aggiunta ai toponimi ufficia-
li, i consigli comunali possono deliberare l’adozione di toponimi
conformi alle tradizioni e agli usi locali.
Art.11.
1. I cittadini che fanno parte di una minoranza linguistica rico-
nosciuta ai sensi degli articoli 2 e 3 e residenti nei comuni di cui
al medesimo articolo 3, i cognomi o i nomi dei quali siano stati
193
teresa agovino
modificati prima della data di entrata in vigore della presente leg-
ge o ai quali sia stato impedito in passato di apporre il nome di
battesimo nella lingua della minoranza, hanno diritto di ottenere,
sulla base di adeguata documentazione, il ripristino degli stessi in
forma originaria. Il ripristino del cognome ha effetto anche per i
discendenti degli interessati che non siano maggiorenni o che, se
maggiorenni, abbiano prestato il loro consenso.
2. Nei casi di cui al comma 1 la domanda deve indicare il nome o
il cognome che si intende assumere ed é presentata al sindaco del
comune di residenza del richiedente, il quale provvede d’ufficio
a trasmetterla al prefetto, corredandola di un estratto dell’atto di
nascita. Il prefetto, qualora ricorrano i presupposti previsti dal
comma 1, emana il decreto di ripristino del nome o del cognome.
Per i membri della stessa famiglia il prefetto può provvedere con
un unico decreto. Nel caso di reiezione della domanda, il relativo
provvedimento può essere impugnato, entro trenta giorni dalla
comunicazione, con ricorso al Ministro di grazia e giustizia, che
decide previo parere del Consiglio di Stato. Il procedimento é
esente da spese e deve essere concluso entro novanta giorni dalla
richiesta.
3. Gli uffici dello stato civile dei comuni interessati provvedono
alle annotazioni conseguenti all’attuazione delle disposizioni di
cui al presente articolo. Tutti gli altri registri, tutti gli elenchi e
ruoli nominativi sono rettificati d’ufficio dal comune e dalle altre
amministrazioni competenti.
Art.12.
1. Nella convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la
società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e nel
conseguente contratto di servizio sono assicurate condizioni per
la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza.
2. Le regioni interessate possono altresí stipulare apposite conven-
zioni con la società concessionaria del servizio pubblico radiote-
levisivo per trasmissioni giornalistiche o programmi nelle lingue
ammesse a tutela, nell’ambito delle programmazioni radiofoniche
194
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
e televisive regionali della medesima società concessionaria; per
le stesse finalità le regioni possono stipulare appositi accordi con
emittenti locali.
3. La tutela delle minoranze linguistiche nell’ambito del sistema
delle comunicazioni di massa é di competenza dell’Autorità per
le garanzie nelle comunicazioni di cui alla legge 31 luglio 1997,
n. 249, fatte salve le funzioni di indirizzo della Commissione
parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi
radiotelevisivi.
Art.13.
1. Le regioni a statuto ordinario, nelle materie di loro competenza,
adeguano la propria legislazione ai princípi stabiliti dalla presente
legge, fatte salve le disposizioni legislative regionali vigenti che
prevedano condizioni piú favorevoli per le minoranze linguistiche.
Art.14.
1. Nell’ambito delle proprie disponibilità di bilancio le regioni e le
province in cui siano presenti i gruppi linguistici di cui all’articolo
2 nonché i comuni ricompresi nelle suddette province possono
determinare, in base a criteri oggettivi, provvidenze per l’editoria,
per gli organi di stampa e per le emittenti radiotelevisive a carattere
privato che utilizzino una delle lingue ammesse a tutela, nonché
per le associazioni riconosciute e radicate nel territorio che abbiano
come finalità la salvaguardia delle minoranze linguistiche.
Art.15.
1. Oltre a quanto previsto dagli articoli 5, comma 1, e 9, comma 2,
le spese sostenute dagli enti locali per l’assolvimento degli obblighi
derivanti dalla presente legge sono poste a carico del bilancio statale
entro il limite massimo complessivo annuo di lire 8.700.000.000
a decorrere dal 1999.
2. L’iscrizione nei bilanci degli enti locali delle previsioni di spesa
per le esigenze di cui al comma 1 é subordinata alla previa riparti-
zione delle risorse di cui al medesimo comma 1 tra gli enti locali
195
teresa agovino
interessati, da effettuare con decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri.
3. L’erogazione delle somme ripartite ai sensi del comma 2 avviene
sulla base di una appropriata rendicontazione, presentata dall’ente
locale competente, con indicazione dei motivi dell’intervento e
delle giustificazioni circa la congruità della spesa.
Art.16.
1. Le regioni e le province possono provvedere, a carico delle pro-
prie disponibilità di bilancio, alla creazione di appositi istituti per
la tutela delle tradizioni linguistiche e culturali delle popolazioni
considerate dalla presente legge, ovvero favoriscono la costituzione
di sezioni autonome delle istituzioni culturali locali già esistenti.
Art.17.
1. Le norme regolamentari di attuazione della presente legge sono
adottate entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della mede-
sima, sentite le regioni interessate.
Art.18.
1. Nelle regioni a statuto speciale l’applicazione delle disposizioni
più favorevoli previste dalla presente legge é disciplinata con norme
di attuazione dei rispettivi statuti. Restano ferme le norme di tutela
esistenti nelle medesime regioni a statuto speciale e nelle province
autonome di Trento e di Bolzano.
2. Fino all’entrata in vigore delle norme di attuazione di cui al
comma 1, nelle regioni a statuto speciale il cui ordinamento non
preveda norme di tutela si applicano le disposizioni di cui alla
presente legge.
Art.19.
1. La Repubblica promuove, nei modi e nelle forme che saranno di
caso in caso previsti in apposite convenzioni e perseguendo con-
dizioni di reciprocità con gli Stati esteri, lo sviluppo delle lingue
e delle culture di cui all’articolo 2 diffuse all’estero, nei casi in cui
196
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
i cittadini delle relative comunità abbiano mantenuto e sviluppato
l’identità socio-culturale e linguistica d’origine.
2. Il Ministero degli affari esteri promuove le opportune intese con
altri Stati, al fine di assicurare condizioni favorevoli per le comu-
nità di lingua italiana presenti sul loro territorio e di diffondere
all’estero la lingua e la cultura italiane. La Repubblica favorisce la
cooperazione transfrontaliera e interregionale anche nell’ambito
dei programmi dell’Unione europea.
3. Il Governo presenta annualmente al Parlamento una relazione
in merito allo stato di attuazione degli adempimenti previsti dal
presente articolo.
Art.20.
1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge, valutato
in lire 20.500.000.000 a decorrere dal 1999, si provvede median-
te corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento
iscritto, ai fini del bilancio triennale 1998-2000, nell’ambito dell’u-
nità previsionale di base di parte corrente “Fondo speciale” dello
stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica per l’anno 1998, allo scopo parzial-
mente utilizzando, quanto a lire 18.500.000.000, l’accantonamen-
to relativo alla Presidenza del Consiglio dei ministri e, quanto a
lire 2.000.000.000, l’accantonamento relativo al Ministero della
pubblica istruzione.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione
economica é autorizzato ad apportare, con propri decreti, le oc-
correnti variazioni di bilancio.
197
teresa agovino
198
appunti di linguistica applicata e sociolinguistica
199
APPENDICE
CURIOSITÀ
1
http://www.storienapoli.it/2018/10/28/guallera-tamarro-lingua-araba
201
teresa agovino
Mesale: Misar è per gli arabi la tovaglia (per alcuni però la parola
deriverebbe dal latino mensa);
Paposcia: bābū è in arabo una pantofola senza lacci. In dialetto
tale parola indica appunto la pantofola oppure un appesantimento
del morale;
Tamarro: al-tāmmar è un termine arabo utilizzato per indicare il
mercante di datteri. Tale tipologia di mercanti era spesso indicata
come poco curata e sciatta nell’abbigliamento, Inoltre, il venditore
di datteri era solito alzare la voce e gridare per attirare clientela.
Da qui da qui il termine napoletano atto ad indicare uno zotico;
Tavuto: Deriva dall’arabo tabu’t (bara); si noti anche che dallo
stesso termine arabo deriva anche lo spagnolo ataùd, con lo stesso
significato di bara. Si veda qui però che anche in greco, il verbo
thapto indica il gesto del seppellire; anche questa etimologia resta
quindi alquanto incerta.
Vaiassa: il vocabolo è già attestato al xvii secolo, quando Giulio
Cesare Cortese scrive La Vaiasseide, poema eroicomico dialettale
(1604). Questo termine deriva dall’arabo bargash (= serva).
2
https://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/43565-dove-deriva-lespressione-
napoletana-azz
3
Le parole sono riportate in caratteri latini.
202
appendice
4
Nuova Compagnia di Canto Popolare, Tammurriata nera, 1974.
203
teresa agovino
che partorirono figli di colore dopo lo sbarco alleato alla fine della
II Guerra Mondiale.
Ebbene, una strofa finale della canzone trascritta parola per
parola, apparentemente non ha senso alcuno, poiché recita:
E levate ‘a pistuldà uè
e levate ‘a pistuldà,
e pisti pakin mama
e levate ‘a pistuldà,
204
appendice
205
teresa agovino
5
Un buon esempio di Enantiosemia si trova nell’articolo di Filomena Fuduli
Sorrentino, Enantiosemia, la “malattia linguistica” dell’italiano che confonde chi
lo studia, in «La voce di New York», 8 Aprile 2019.
206
Bibliografia parziale
207
teresa agovino
208
Ringraziamenti
Edizioni Sinestesie
talianista si trova ad affrontare la linguistica italiana deve fare i conti
con la molteplicità di manuali a disposizione e la vastissima antologia
da presentare agli studenti. Questo testo è dunque un umile supporto ELEMENTI DI LINGUISTICA ITALIANA
didattico, concepito per allievi al primo anno del corso di laurea trien-
nale in SSML (spesso privi di competenze in ambito storico, linguistico, Per il Corso di Laurea SSML
umanistico) che li aiuti a districarsi all’interno di una materia completa-
mente nuova. Per venire incontro agli interessi degli studenti di Media-
zione Linguistica, inoltre, il testo “sconfina” in ambiti distinti (seppur
TERESA AGOVINO
Biblioteca di Sinestesie
85
In copertina: Pillole di saggezza
Progetto grafico di Carlotta di Cerbo e Adriano Taglialatela