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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E PER IL TURISMO ©

BOLLETTINO D’ARTE
Estratto dal Fascicolo N. 44 – ottobre-dicembre 2019 (Serie VII)

GIOVANNI BORACCESI

CROCI ASTILI DEL QUATTROCENTO E


CINQUECENTO NELLA DIOCESI DI TRICARICO

Stampa e diffusione
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
fasc 44 organigr somm.qxp_Modello BdA 12/03/21 13:43 Pagina 1
fasc 44 organigr somm.qxp_Modello BdA 12/03/21 13:43 Pagina 2

Editore
MINISTERO PER I BENI E LE AT TIVITÀ CULTURALI E PER IL TURISMO
DIREZIONE GENERALE ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO
BOLLET TINO D’ARTE
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Coordinatore Scientifico ANNA MELOGRANI

Consiglio di redazione
LUCIANO ARCANGELI – CARLO BERTELLI – GISELLA CAPPONI – GIOVANNI CARBONARA
MARIA LUISA CATONI – MATTEO CERIANA – SYBILLE EBERT–SCHIFFERER – CARLO GASPARRI
DIETER MERTENS – MASSIMO OSANNA – MAURIZIO RICCI – MARIA ANTONIETTA RIZZO

Redazione tecnico–scientifica CAMILLA CAPITANI – LUCILLA DE LACHENAL – GIORGIO MARINI


FEDERICA PITZALIS – ELISABETTA DIANA VALENTE

Grafici LOREDANA FRANCESCONE e DONATO LUNETTI

Collaborazione al sito web ANGELA CIMINO


Traduzioni JAMES MANNING–PRESS

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tel. 06 67234329
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Stampa e diffusione
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
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tel. 06 6874127
sito web: www.lerma.it

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non sia stato possibile reperire gli aventi diritto.
È vietata qualsiasi forma di riproduzione non autorizzata. Per ogni controversia è competente il Foro di Roma.

In copertina:
ROMA, CASA LUPARDI – PARTICOLARE DELLE FINESTRE DEL PROSPETTO SU VIA DEL GOVERNO VECCHIO
DOPO L’INTERVENTO DI RESTAURO
(ortofoto di Marco Setti)
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B O L L E T T I N O D’ A R T E
FONDATO NEL 1907

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E PER IL TURISMO

44 OTTOBRE–DICEMBRE
2019
ANNO CIV
SERIE VII

SOMMARIO

In ricordo di Paolo Giorgio Ferri (1947–2020), di LORENZO D’ASCIA e JEANNETTE PAPADOPOULOS 1

GIULIA ROCCO: Frammenti di bassorilievi dal teatro di Spoleto. Una proposta di ricostruzione 5
e interpretazione
GIOVANNI BORACCESI: Croci astili del Quattrocento e Cinquecento nella diocesi di Tricarico 47
GIACOMO MONTANARI: Tomaso Orsolino tra Pavia e la Certosa (1628–1635). Precisazioni 65
cronologiche e nuovi spunti per il ruolo di Ercole Ferrata

LAURA GIGLI: Bartolomeo Lupardi si racconta nel programma architettonico e decorativo 93


del prospetto della sua casa
GABRIELLA MARCHETTI: Note a margine sui lavori di restauro della Casa di Bartolomeo Lupardi 113

TUTELA E VALORIZZAZIONE
ANDREA G. DE MARCHI: Mobili romani pseudo nordici con marmi archeologici e pitture. 119
Tracce per Francesco Allegrini e Daca Poelen
FABIOLA JATTA: La cromia ritrovata nel Complesso monumentale romano di San Michele 127
a Ripa Grande

ACQUISIZIONI
FRANCESCA ROMANA GAJA: Una nota per Jan Miel in Palazzo Reale a Torino 139

LA MEMORIA ISTITUZIONALE
FRANCO BOGGERO, CHIARA MASI: Nino Lamboglia e la salvaguardia del patrimonio artistico 145
del Ponente ligure negli anni del secondo conflitto mondiale
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LIBRI
CARLO GASPARRI: recensione a S. PAFUMI, Disiecta membra. Frammenti di statuaria bronzea 165
di età romana del Museo Civico di Catania (Bibliotheca Archaeologica, 64), Roma 2020
ADRIANO GHISETTI GIAVARINA, ELENA CALANDRA: recensione a M. LAGOGIANNI–GEORGAKARAKOS, 168
E. PAPI, HADRIANUS – ΑΔΡΙΑΝΟΣ. Ο Αδριανός, η Αθήνα και τα Γυμνάσια – Adriano,
Atene e i Ginnasi, catalogo della mostra (Atene, Museo Archeologico Nazionale,
28 novembre 2017 – 31 dicembre 2018), Atene 2018
CARLO BERTELLI: recensione a La chiesa ipogea di San Sepolcro, Umbilicus di Milano. Storia 171
e restauro, a cura di A. RANALDI, Cinisello Balsamo 2019
SIMONETTA PROSPERI VALENTI RODINÒ: recensione a S. VENTRA, L’Accademia di San Luca nella Roma 174
del secondo Seicento. Artisti, opere, strategie culturali, Firenze 2019
SERGIO MARINELLI: recensione a Wart Arslan e lo studio dell’arte tra metodo e ricerca, 179
Atti del Convegno “Temperare sempre il giudizio con doverosa cautela”
(Università di Pavia, 4–5 giugno 2018), a cura di M. VISIOLI, Milano 2019
SERGIO MARINELLI: recensione a Rodolfo Pallucchini: storie, archivi, prospettive critiche, 182
Atti del Seminario di Studi “Sugli archivi degli storici dell’arte. Questioni di metodo,
esperienze a confronto” (Udine, 23 ottobre 2018) e del Convegno di Studi “Rodolfo
Pallucchini (1908–1989)” (Udine, 12–13 marzo 2019), a cura di C. LORENZINI, Udine 2019
GIOVANNI CARBONARA: recensione a Patrimonio e città storiche come poli di integrazione sociale 185
e culturale, sostenibilità e tecnologie innovative // Historic Cities and Heritage
as the Hubs of Social and Cultural Integration, Sustainability and Innovative Technologies,
a cura di R.A. GENOVESE, Napoli 2018

Abstracts 187

Per le abbreviazioni dei periodici del settore archeologico si fa riferimento a quelle dell’Istituto Archeologico Ger-
manico, ora accessibili dal seguente link:
https://www.dainst.org/documents/10180/70593/02_Abbreviations+for+Journals_quer.pdf/a82958d5-e5e9-4696-8e1b-
c53b5954f52a
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GIOVANNI BORACCESI

CROCI ASTILI DEL QUATTROCENTO E CINQUECENTO


NELLA DIOCESI DI TRICARICO

La diocesi di Tricarico, nella regione ecclesiastica Dalla lettura dei verbali della visita pastorale com-
della Basilicata, include diciannove comunità ecclesia- piuta nel 1588–1589 dal vescovo di Tricarico Giovan-
li: Accettura, Albano di Lucania, Aliano, Armento, ni Battista Santonio (o Santoro) (1586–1592)8) emerge
Calciano, Campomaggiore, Cirigliano, Corleto Perti- la ricca e variegata consistenza di oggetti liturgici in
cara, Gallicchio, Garaguso, Gorgoglione, Grassano, argento che, specialmente se di rara bellezza e di
Guardia Perticara, Missanello, Montemurro, Oliveto grande perizia tecnica, conferivano ulteriore magnifi-
Lucano, San Mauro Forte, Stigliano e Tricarico. In cenza alle celebrazioni rituali. Un altro inventario di
antico essa aveva però una più ampia giurisdizione argenti in dotazione alle chiese di Aliano e della sua
canonica, che comprendeva anche i centri abitati di Frazione di Alianello, nonché di Stigliano, si ricava
Craco e Montalbano (oggi Montalbano Jonico), passa- indirettamente dagli apprezzi degli anni Novanta del
ti dapprima alla diocesi d’Anglona–Tursi (1949), poi Cinquecento dell’eredità del quondam principe di Sti-
all’Arcidiocesi di Matera (1976); quello di Salandra, si gliano, non meglio indicato.9) Rilevo, tuttavia, che è
aggregò a quest’ultima circoscrizione ecclesiastica sopravvissuta a distruzioni e a dispersioni solo una
nello stesso anno. parte di questo patrimonio, anche in considerazione
Scopo precipuo della presente indagine è sottrarre del fatto che sono andate disperse le carte della citata
all’oblio opere ingiustamente ignote o prive d’ade- visita pastorale relative alle chiese di Aliano, di Ciri-
guata letteratura critica, così da fornire un quadro gliano, di Corleto Perticata, di Gallicchio, di Gorgo-
quanto più completo dei manufatti liturgici in dota- glione, di Guardia Perticara e di Missanello.
zione alle chiese del territorio della diocesi tricari- Pissidi, calici, ostensori e croci astili sono gli oggetti
cense, caratterizzato da incantevoli centri collinari e liturgici più frequentemente riscontrati in ognuna
montani, posto tra le province di Matera e Potenza. delle parrocchie ispezionate dal citato presule; reli-
Sul modello di quanto già fatto per la diocesi lucana quiari e altri particolari manufatti, invece, sono anno-
di Tursi–Lagonegro,1) anche questo contributo si sof- tati solo nella Cattedrale di Tricarico, giacché specifi-
ferma ad analizzare un gruppo di oreficerie del Quat- camente usati dal vescovo. In seguito a un’esaustiva
trocento e del Cinquecento, alcune di sorprendente inventariazione dei manufatti argentei dei secoli XV e
qualità, conservate negli edifici di culto della diocesi XVI nei luoghi sacri della diocesi di Tricarico, emer-
di Tricarico. Al riguardo, però, occorre subito preci- gono, preponderanti, i prodotti di buona qualità arti-
sare che in questa sede si è preferito concentrare l’at- stica realizzati a Napoli, da dove a quel tempo venne-
tenzione sulla presenza delle croci astili o processio- ro esportati in ogni provincia del regno aragonese e
nali, rinviando altrove l’esame di altre tipologie di del vicereame spagnolo. Gli orafi e gli argentieri della
suppellettili liturgiche.2) capitale, infatti, erano organizzati nella Corporazione
La ricognizione sul patrimonio dei manufatti dell’Arte, regolata da un’apposita normativa che
argentei di tale diocesi, e in generale dell’intera Luca- imponeva a ciascun artefice d’incidere sulle proprie
nia, s’affianca ai pioneristici studi condotti agli inizi produzioni il punzone di garanzia, contraddistinto
del Novecento (in particolare da Wart Arslan, Biagio dalla sigla «NAPL».
Cappelli, Alfonso Frangipane e Angelo Lipinsky) su Sebbene in misura differente, anche a Matera diver-
taluni oggetti liturgici la cui più ampia conoscenza è si artigiani specializzati nella lavorazione dei metalli
stata in seguito favorita dalle ricerche di Anna Grelle preziosi10) si riunirono — presumibilmente poco
Iusco3) e soprattutto dalla mostra Argenti in Basilicata, prima della metà del Quattrocento — in una vera e
del 1994.4) Ulteriori segnalazioni sono pervenute in propria corporazione, nell’intento d’osservare le rego-
seguito da Antonella Cucciniello,5) da Marina Falla le condivise e di difendere i privilegi conseguiti. Gli
Castelfranchi, da Clara Gelao e da Rita Mavelli.6) In statuti di quest’associazione non ci sono pervenuti, ma
un recente contributo, inoltre, chi scrive ha già riman- è noto che i suoi membri erano soliti punzonare i
dato a qualche manufatto legato al contesto diocesano manufatti con la sigla «MATA», la cui attestazione più
in via d’esame.7) Ricordo, infine, che sia la Conferenza antica risulta esser stata impressa sul trafugato turibo-
Episcopale Italiana — nel 2007 — sia la Soprinten- lo della chiesa dei Frati Conventuali di San Francesco
denza della Basilicata, in più fasi, hanno condotto d’Assisi a Miglionico.11)
approfondite campagne di catalogazione dei reperti Dallo spoglio delle carte d’archivio emergono i
in argomento. nomi di artefici lucani,12) finora sconosciuti, espressio-

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ne del fiorire in loco di un’arte orafa ancora tutta da Piace dunque iniziare questo lavoro ricordando la
indagare. Inedita, in particolare, è l’attività di un Croce astile (figg. 1–2) proveniente dalla chiesa di San
«aurificem in Terra Hostiliani» (Stigliano), così menzio- Giovanni Battista di Calciano — oggi opportunamen-
nato nel biennio 1588–1589 nella più volte citata visi- te conservata nel Museo Diocesano di Tricarico — che
ta pastorale di Giovanni Battista Santonio relativa- è il primo manufatto metallico d’età medievale, per-
mente all’accomodo di alcune suppellettili d’argento ché databile a nostro avviso tra la fine del XIII e gli
appartenenti alla Cattedrale di Tricarico e alla Matri- inizi del XIV secolo. Quest’oggetto liturgico, di cui
ce di Craco.13) Già documentato nel 1572 era poi il non si conoscono con certezza datazione né commit-
maestro materano Marco Perrone,14) oggi attestato tenza, è stato già messo a confronto con la Croce della
qualche decennio prima, ovvero nel gennaio del Parrocchiale di Cavuccio (Teramo),18) ma da poco — e
1544: nel verbale della visita pastorale di Matera, più convincentemente — è stato accostato a due altre
compiuta dall’arcivescovo Giovanni Michele Saraceno croci, conservate nel Museo Diocesano di Ascoli Pice-
(1531–1556), si fa infatti riferimento alla commessa di no19) e nella Parrocchiale di San Giovanni Battista di
quattro candelieri per mano di «magistrj Marcj de Per- Collepietro (L’Aquila).20) Se ne potrebbe ipotizzare
rone aurificis dicte Civitatis».15) una provenienza dalla Chiesa della Rocca (XIII–XIV
In una felice congiuntura politico–culturale furono secolo) di Calciano Vecchia, oppure da Santa Maria di
molti i committenti di argenti liturgici: i vescovi della Serra Cognato, in località Tremolo sempre in agro di
sede tricaricense, gli ecclesiastici secolari e regolari Calciano. In questo edificio religioso, attorno al 1130,
(benedettini, francescani, domenicani), le confraterni- per volontà di Guglielmo da Vercelli (circa 1085–
te laicali, nonché gli appartenenti alle maggiori fami- 1142), s’insediò una comunità monastica, grancia del-
glie feudatarie del regno, come i Sanseverino, i Messa- l’Abbazia benedettina di Montevergine.21) Catalogabi-
nello, i del Balzo Orsini, i Della Marra, i Campolongo; le nella tipologia delle cosiddette “croci arcaiche”, la
non vanno dimenticati, infine, le universitates (ammi- Croce astile di Calciano rimane l’unica testimonianza
nistrazioni cittadine) e i devoti privati. A questo conte- materiale della penetrazione in Lucania di manufatti
sto vanno ricondotte le raffinate e variegate tipologie prodotti a Sulmona, la cui produzione orafa, rinoma-
di suppellettili in argento, in oro, in cristallo di rocca e tissima in tutto il Regno di Napoli, è attestata in loca-
in pietre preziose, da secoli raccolte nel prestigioso lità di regioni limitrofe, ossia a Vallo della Lucania e a
monastero di Santa Chiara a Tricarico (1333), in gran Castrovillari.22) Di ben altra consistenza sono i reper-
parte espressione di generose donazioni di personaggi ti documentati in Puglia, tra i quali ricordo la Pate-
d’alto rango o d’illustri casate a esso legate. Tra gli na del Museo Nicolaiano di Bari, nonché la Coper-
oggetti ricordati in seguito, ma non pervenuti, mi tura di Evangeliario del Museo Diocesano di
preme richiamare l’attenzione su un Lucera, entrambi risalenti alla metà del XIV secolo e
«tabernaculum argenteum auro ornatum cum cruce et cruci- ritenuti, addirittura, i più antichi punzonati con il
fixo in summitate a cuius crucis tergo ligatus est lapis, topa- marchio di Sulmona.23)
tio, nuncupatus: ac cum pede eneo deaurato in cuius taber- Della Croce di Calciano — realizzata a sbalzo, con
naculi medio extat recondita in cristallo una ex spinis ancora tracce di doratura, e che veniva utilizzata nelle
coronae, qua fuit coronatus Dominus noster Jesus Christus processioni liturgiche o nelle pratiche esequiali — si
tempore suae passionis».16) legge nel verbale della ricordata visita pastorale del
La commessa di suppellettili ricevette un notevole vescovo Giovanni Battista Santonio del 27 novembre
impulso, in particolare, per effetto di alcuni particola- 1588:
ri eventi: le innovative disposizioni canoniche del «Crux lignea in forma antiqua cooperta plastris aeneis deau-
Concilio di Trento (1545–1563); il terribile terremoto ratis cum aquila de consimili ac a lateribus imago Beatae
del 5 dicembre 1456 e quelli successivi, che interessa- Virginis et alterius sanctae simili modo ex opere elevato; ab
rono l’intero Regno di Napoli. Nel corso del Quattro- alio latere extat imago Domini nostri Jesu Christi sedentis et
cento e del Cinquecento, insomma, si manifestò in etiam insignia evangelistarum videlicet: aquila, bos, angelus
Basilicata un notevole rigoglio culturale e artistico: et leo cum campanulis in extremitatibus eiusdem crucis consi-
chiese, castelli, palazzi nobiliari, cappelle di giuspa- milibus pro ornamento ex quibus desunt sex, quae crux habet
tronato e insediamenti conventuali furono edificati ex pedem eneum similiter deauratum».24)
novo oppure ammodernati. Ne derivò un consistente La Croce era dunque arricchita da campanulæ, ossia
rinnovamento degli arredi, a scapito dei più antichi o piccole campane poste alle estremità per richiamare
desueti, in particolare le argenterie e le oreficerie l’attenzione dei fedeli durante le processioni e le ceri-
furono, sovente, vendute o fuse. Alla radicata consa- monie solenni; l’inserimento di questi tintinnabula
pevolezza della notevole valenza del patrimonio cul- potrebbe, tuttavia, non risalire all’originaria fattura,
turale, diffuso in ogni chiesa di questa diocesi lucana, poiché non ho mai riscontrato “croci arcaiche” con
è seguita il 7 novembre 2016 l’apertura del Museo simili ornamenti. Nel recto (fig. 1) sono raffigurate
Diocesano di Tricarico (MuDiT), i cui reperti sono l’immagine del Christus patiens, mentre nelle termina-
documentati da un catalogo a stampa.17) Negli spazi zioni trilobate le seguenti lamine figurate: l’Agnello
espositivi del museo si conserva e si tutela una raccol- crucifero, in alto; la Vergine Dolente, a sinistra; San
ta di materiali che racconta la fede e la cultura mille- Giovanni evangelista (molto deteriorata), a destra; il
naria della Basilicata. Calvario con il teschio di Adamo, in basso. Nel verso

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1–2 – TRICARICO (MATERA), MUSEO DIOCESANO (DA CALCIANO) – ORAFO SULMONESE:


CROCE ASTILE (RECTO E VERSO)
(foto dell’Autore)

(fig. 2) si leggono la lacunosa immagine del Cristo in monumento funebre nella chiesa di Sant’Antonio a
cattedra e nelle terminazioni i quattro simboli degli Taranto — reso noto da una stampa di Litta (1843) — e
evangelisti: in alto, l’aquila di San Giovanni; a sinistra, Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona nella chiesa di
il leone di San Marco; a destra, il bue di San Luca; in Santa Maria dell’Isola a Conversano.27) Altrettanto decisi-
basso, l’angelo di San Matteo. Sulle traverse sono pun- vo è il realismo che contraddistingue la resa delle anato-
zonati clipei e fasce decorative a cerchietti. Lo schiac- mie e i ricchi panneggi delle altre figure ritratte in que-
ciamento delle lamine fissate su un’armatura lignea, la sta Croce (figg. 5 e 7), convenzionalmente assegnata a
perdita di alcune raffigurazioni e l’alterazione della una bottega calabrese o a un orafo napoletano. Si tratta
doratura a fuoco denotano il precario stato di conver- di una delle tante preziose testimonianze di croci proces-
sazione di questa Croce astile, di cui è auspicabile un sionali diffuse nel territorio diocesano tricaricense, giac-
urgente intervento di restauro. ché ogni parrocchia ne possedeva almeno una, come s’e-
Nel Museo Diocesano di Tricarico è stata opportuna- vince dai citati verbali della menzionata visita pastorale
mente trasferita anche la sontuosa Croce astile dalla del vescovo Giovanni Battista Santonio del 1588–1589.
chiesa di San Nicola Magno di Missanello (fig. 3).25) Essa La già lamentata perdita delle relazioni episcopali
venne realizzata nel 1423 (o piuttosto nel 1433?) su sulle chiese di Missanello impedisce d’acquisire noti-
richiesta del conte Ruggero di Missanello, che nel manu- zie sul reperto in questione, corredato da un’iscrizione
fatto è effigiato in posizione orante e con lo sguardo (fig. 6) di cui propongo una versione di poco diversa
rivolto verso un punto imprecisato (fig. 4). Negli abiti da rispetto alle precedenti: «CRUX IST[A] / FIERI F[E]CI[T] /
parata e nella fluente acconciatura di questo devoto D[OMI]N[U]S RO / GERIUS / A MISA[NE]LLO / A[NNO] D
committente — indagati fin nei minimi dettagli — si rav- [OMINI] MCCCC / [X?]XXIII». Si desumono, così, l’anno
visa una certa eleganza cortese. La sua postura, infatti, è di realizzazione (1423 o 1433?) e il nome del commit-
simile a quella delle sculture lapidee di altri feudatari tente col relativo stemma: Ruggero II Messanello,
pugliesi quali ad esempio Tristano Chiaromonte nella conte di Missanello, di Gallicchio e di altri centri luca-
chiesa di Santa Maria ad Nives a Copertino,26) Giovanni ni, figlio di Giacomo e di Masella della Salandra, non-
Antonio del Balzo Orsini (morto nel 1463) nel distrutto ché marito di Giacoma di Morra.28)

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3 – TRICARICO, MUSEO DIOCESANO (DA MISSANELLO)


ORAFO MERIDIONALE (NAPOLETANO?): CROCE ASTILE
(da Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ’400 e ’500, Napoli 2019, fig. 2.9 a p. 246)

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4–7 – TRICARICO, MUSEO DIOCESANO (DA MISSANELLO) – ORAFO MERIDIONALE (NAPOLETANO?):


CROCE ASTILE (PARTICOLARI DEL RECTO E DEL VERSO)
(foto dell’Autore)

A confronto con la Croce di Missanello, restaurata in inusuali terminazioni a quadrilobi mistilinei, l’autore di
più punti, la critica ha posto la più tarda Croce astile questa Croce astile risulta fornito d’un ampio bagaglio
(1445) di Morano Calabro e l’altra, pressoché coeva, di culturale che dal Tardogotico regnicolo giungeva a pro-
Motta Filocastro.29) Ancora irrisolte rimangono però le babili influssi catalani; era, verosimilmente, un argen-
questioni dell’origine dell’esemplare di Missanello, tiere meridionale attivo tra l’ultimo periodo durazzesco
nonostante il lungo dibattito e le numerose proposte. e l’incipiente età aragonese. Il nodo originale dell’asta
Considerando il fastoso decoro fitomorfo inciso nelle processionale della Croce, perduto, fu sostituito dopo

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circa un secolo da un altro, in rame dorato, sul quale si conchiglia (Pecten jacobæus). Originariamente tale
legge la scritta «MISSA/NELLO / 1526» (fig. 7). Dalla tetto- placchetta era, forse, collocata al posto del pellicano,
nica e dai motivi decorativi delle foglie sbalzate, legger- ora montato sul retro del manufatto.
mente sinuose, appuntite e intervallate da piccole sfe- La raffigurazione di San Giacomo, piuttosto inusua-
rette, si propende ad assegnare quest’oggetto a un le su una croce reliquiario, induce a considerare un
artefice locale; al riguardo, un qualche confronto si può possibile legame di quest’oggetto sacro con una chiesa
stabilire con il nodo della Croce astile della Cattedrale dedicata all’apostolo sepolto a Compostela oppure
di Matera, nonché con quello superstite della Parroc- con un committente dello stesso nome. Una chiesa
chiale di Grottole.30) rupestre «sub invocatione Sancti Jacobi» è invero atte-
Di grande rilievo è poi l’alterata Croce reliquiario stata nel 1588,36) ma ritengo francamente improponi-
della chiesa di Santa Maria Assunta di San Mauro bile che il raffinato manufatto in esame fosse destina-
Forte (fig. 8), realizzata in argento e argento dorato to a un simile luogo di culto. Più convincente
sbalzato, rifinita a cesello e bulino. Catalogata nel potrebbe essere invece l’ipotesi che il nome dell’apo-
1976 come opera napoletana della seconda metà del stolo sia legato a Giacomo Porta che, come si dirà, nel
XV secolo,31) fu poi datata da Anna Grelle Iusco alla 1439 concesse un terreno per l’erigendo convento
seconda metà del Quattrocento e al XIX secolo,32) francescano dell’Annunziata di San Mauro Forte.
mentre da Sofia Di Sciascio è stata attribuita a una Nella terminazione di sinistra della Croce l’arcangelo
bottega locale attiva nella seconda metà del XVI seco- Gabriele si libra nel cielo con le braccia incrociate e
lo.33) Questo manufatto liturgico–devozionale, mai ripiegate sul petto: evidentemente è stata erronea-
sufficientemente analizzato nei dettagli, è propria- mente riposizionata anche quest’immagine, che in
mente una stauroteca, in quanto nel ricettacolo ret- origine doveva trovarsi sul verso, di fronte all’Annun-
tangolare del montante posteriore è custodita una ziata. A destra del Crocifisso, per chi osserva, è la figu-
reliquia, ovvero alcuni sottilissimi listelli del Sacro ra panneggiata di San Giovanni evangelista, dal viso
Legno, a loro volta raccolti in una minuscola Croce dolente e con le braccia aperte in segno di disperazio-
patriarcale lignea, forse d’epoca medievale.34) Perduta ne. Colta da profondo tormento è pure la Maddalena,
la primitiva funzione, la Croce fu montata sull’odier- come consuetudine raffigurata in basso con lunghi
no basamento ligneo, d’età barocca. Nella menziona- capelli sciolti, a mani giunte e con lo sguardo rivolto
ta visita del 7 dicembre 1588 del vescovo Santonio è in alto in direzione del Maestro. Nel verso è il ricetta-
così descritta: colo in argento dorato, di forma rettangolare e borda-
«Alia crux lignea coperta plastris argenteis cum triginta una to da semplice cornicetta perlinata, contenente la cita-
pilis ex argento deaurato circum circa pro ornamento, altitu- ta reliquia del Sacro Legno. In alto è il Pellicano,
dinis palmorum cum dimidio intus quam reconditur pars intento a nutrire i propri pulcini nel nido “a cane-
lignea sanctissimæ Crucis Domini nostri Jesu Christi ut stro”, bloccato tra contorti rami privi di foglie; il tutto
apparet et affirmatum fuit et apparet ab uno latere, et ab alio è reso con dovizia di particolari tali da dare profon-
latere extat imago crucifixi ex opere elevato et ab undique in dità alla scena allegorica. Ugualmente caratterizzata
extremitate extant imagines similes aliorum sanctorum. Et da gesti di disperazione è, a sinistra, la figura della
ad interrogationem fuit dictum quod crux ista conservatur Vergine, seduta per terra con le mani giunte, con il
cum reliquis de quibus supra, et fuit iniunctum ut exactissi- capo reclinato e con il volto deformato da una smorfia
me habeatur custodia».35) di dolore. In origine queste due ultime formelle erano
S’è detto che la morfologia di questa Croce è stata collocate nel recto del manufatto liturgico. A destra è
compromessa da interventi impropri nel corso del l’Annunziata, assorta di fronte al libro aperto delle
tempo, come s’evince dai fori delle schiodature, dalla Sacre Scritture, posto su un leggio sbilenco. In basso è
sostituzione nel verso delle lamine della traversa e l’Imago Pietatis, icona particolarmente diffusa nel
dalla errata ricollocazione di talune formelle; è anda- Quattrocento in ambito caritativo e francescano;37) il
to smarrito, inoltre, il nodo dell’asta processionale. Cristo è fuoriuscente di tre quarti dal sarcofago, il cui
Sul recto è raffigurato il Christus patiens, inchiodato su fronte è decorato dal trigramma «IHS» e da nervose
sottilissime lamine decorate con sinuose foglie d’acan- foglie sui fianchi. Questo lato della traversa è rivestito
to, emergenti da un ruvido fondo “a buccia d’aran- da lamine: una, con motivo a racemi foliati, parrebbe
cia”: è raffigurato in posizione frontale e con i piedi originale; l’altra, il risultato di un’incomprensibile riu-
sovrapposti; il capo è reclinato a destra, cinto da una tilizzazione, in quanto si tratta di un ex voto argenteo,
corona di spine e da un’aureola crocesignata; ha i lun- riproducente gli Occhi di Santa Lucia con la sigla
ghi capelli dorati con scriminatura centrale e un «VFGA» («Votum Fecit Gratiam Accepit»), sul quale sono
mosso perizoma; il cartiglio con la scritta «INRI» a incussi i punzoni «800» e quello dell’argentiere «RO»,
caratteri cubitali è in asse. Di forma insolita è la plac- già individuato sui tre Vasetti per gli olii santi (circa
chetta superiore, costituita da due lobi a semicerchio e 1873–1935) del Museo Diocesano di Ugento.38) Il
da altrettanti a sesto acuto, alternati a spigoli appunti- bordo perimetrale della croce è arricchito di ventitré
ti, nella quale si riconosce la figura di San Giacomo sferette dorate, in origine trentuno, mentre lo spesso-
Maggiore, caratterizzata dai consueti simboli icono- re è costituito da lamine con decori a girali, ottenuti a
grafici: il bordone da pellegrino, il libro del Vangelo e stampo. I soggetti iconografici dell’Annunciazione e
il cappello a larghe falde, sul quale è appuntata una dell’Imago Pietatis m’inducono a credere che la Croce

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8 – SAN MAURO FORTE (MATERA), CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA


ORAFO ABRUZZESE–MARCHIGIANO (?): CROCE RELIQUARIO (STAUROTECA)
(foto Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Tricarico)

in esame possa provenire dalla locale chiesa dell’An- All’indiscussa perizia tecnica delle formelle sbalza-
nunziata, come sopra anticipato edificata su un terre- te, rivelata dalla forte ed espressiva anatomia delle
no ceduto nel 1439 da Giacomo Porta e poi officiata figure rappresentate, la Croce in esame appare di
dai Conventuali Francescani.39) Curiosamente, nel notevole valenza per la compresenza di vari linguaggi
1588, come s’è detto, la Croce venne però riscontrata artistici di cui sembra nutrirsi l’ignoto orafo; i reper-
non nel convento ma nella nella sacrestia della Matri- tori fitomorfi e la struttura geometrica delle formelle,
ce, ammesso che si tratti dello stesso manufatto. infatti, rivelano analogie con diverse croci quattrocen-

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tesche di produzione abruzzese–marchigiana, piutto- Cava de’ Tirreni: «Le sculture del Cristo e degli Evan-
sto che napoletane. Paradigmatica, infatti, è l’analogia gelisti sono di notevole fattura e ricordano quelle
con croci senz’altro più raffinate, conservate nelle della bella Croce cinquecentesca di Alianello»44).
Marche: nella Collegiata di Sant’Elpidio a Mare; nel Per quanto concerne il linguaggio artistico propria-
Museo Diocesano di Ascoli Piceno; nella chiesa di mente locale, la matrice dell’oreficeria materana a
Sant’Elpidio Abate di Sant’Elpidio Morico; nella chie- cavallo tra Quattro e Cinquecento è riscontrabile dalle
sa di San Michele Arcangelo di Fermo.40) Il motivo poche opere superstiti di Santoro Paulicelli:45) la Croce
vegetale sullo spessore della Croce di San Mauro Forte della Cattedrale di Matera (1493), a sua volta esempla-
permette un ulteriore raffronto con la Croce custodita ta su quella più antica e raffinata, qui pure custodita e
nella chiesa di San Giovanni Battista ad Appignano, della quale s’è detto; e l’altra della chiesa di Sant’Era-
sempre nelle Marche.41) Viste le pessime condizioni in smo a Santeramo in Colle (Bari). Disperse, al contrario,
cui versa la Croce di San Mauro Forte e dato il suo risultano due altre sue croci: la prima, realizzata nel
intrinseco valore, auspichiamo anche per essa un 1501 per la chiesa di Santa Maria Assunta a Stigliano, è
intervento di restauro che possa migliorarne la con- segnalata nel 1916 dallo studioso materano Nicola Gat-
servazione, il corretto ripristino delle lamine figurate tini; l’altra è attestata nel 1544 nella chiesa di San Pie-
e fornici, magari, dati utili a chiarire la sua genesi. tro Caveoso a Matera.46) La perdita di questi due ogget-
Il punzone di Napoli («NAPL» sovrastato da corona), ti è in parte compensata dalle descrizioni riportate
incusso sulla più nota Croce astile (figg. 9–10) di Alia- nella più volte citata visita pastorale, dalla quale è pos-
nello,42) oggi nella chiesa di San Luigi Gonzaga di sibile desumere la struttura e gli elementi plastici, per-
Aliano, permette in maniera incontrovertibile d’iden- lomeno, della Croce di Stigliano. Credo, infatti, che
tificare il luogo di produzione ma non l’identità del- delle quattro croci rilevate il 27 dicembre 1589 nella
l’argentiere partenopeo: un artefice di vaglia, che l’a- sacrestia della Chiesa Matrice di Stigliano, vada identi-
vrà realizzata nei primi due decenni del Cinquecento. ficata come opera di Santoro Paulicelli quella così
L’impianto strutturale e la resa plastica di alcune figu- descritta:
re — queste ultime assimilate dalla critica a quelle del «Alia crux similis altitudinis palmorum duorum cum dimidio
Compianto sul Cristo morto (1493) di Guido Mazzoni et vetusta cooperta plastris argenteis cum viginti octo pilis
nella chiesa di Monteoliveto a Napoli — permettono, diversis aeneis deauratis circum circa pro ornamento et ab uno
a mio parere, di paragonare la Croce astile in esame, latere habet imaginem Crucifixi argentei ex opere elevato, ac
già di gusto più squisitamente rinascimentale, a quella pellicanum a parte superiori, et a lateribus et parte inferiori
della chiesa di San Giovanni Battista a Ostigliano, habet imagines trium sanctarum similiter ex opere elevato, ab
oggi conservata nel Museo Diocesano di Vallo della alio vero latere habet similem imaginem beatæ Virginis tenen-
Lucania, di poco precedente e pur essa punzonata tis filium pre bracijs, et ab extremitate imagines evangelista-
«NAPL» e all’altra del Museo dell’Abbazia di Cava de’ rum cum pede æneo deaurato».47)
Tirreni, entrambe assegnate al cosiddetto “Maestro Scartate le altre tre in ragione dei motivi iconografici,
della Croce di Ostigliano”.43) Per quest’ultima ritrovia- le figure presenti in questa quarta croce sembrano esse-
mo, sul verso, il medesimo modello della Madonna re le stesse descritte per la Croce astile della Cattedrale
con il Bambino, ovverosia una Madonna delle Grazie di Matera (1493), soprattutto per quanto attiene alla
(fig. 11). In realtà, già nel 1990 si mise in evidenza un rappresentazione della Madonna col Bambino che,
rapporto di somiglianza tra alcuni elementi costitutivi anche nell’esemplare di Stigliano, si caratterizzava come
della Croce di Alianello (figg. 12–15) e di quella di «imaginem Beatæ Virginis tenentis Filium pre bracijs».

9 –ALIANO (MATERA), CHIESA DI SAN LUIGI GONZAGA (DA ALIANELLO)


ORAFO NAPOLETANO: CROCE ASTILE (PARTICOLARE DEL PUNZONE)
(foto dell’Autore)

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10 – ALIANO, CHIESA DI SAN LUIGI GONZAGA (DA ALIANELLO)


ORAFO NAPOLETANO: CROCE ASTILE (RECTO)
(foto dell’Autore)

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11 – ALIANO, CHIESA DI SAN LUIGI GONZAGA (DA ALIANELLO)


ORAFO NAPOLETANO: CROCE ASTILE (VERSO)
(foto dell’Autore)

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12–15 – ALIANO, CHIESA DI SAN LUIGI GONZAGA (DA ALIANELLO)


ORAFO NAPOLETANO: CROCE ASTILE (PARTICOLARI DELLE TERMINAZIONI DEI BRACCI)
(foto dell’Autore)

Al cosiddetto “Maestro del suppedaneo” (attestato Aliano (1573) e, forse, a Irsina (1598) — ma ora nel
dal 1547 al 1598) è stato invece attribuito un gruppo Museo di Capodimonte di Napoli — sono attribuibili
di croci astili che, sebbene strutturalmente alterate nel a luoghi di culto pugliesi, segnatamente a Conversano
corso del tempo, connotano la produzione d’un arti- (1547), a Bovino e a Gioia del Colle. La produzione di
sta del Cinquecento ancora vincolato al retaggio di questo misterioso artefice, con ogni probabilità d’ori-
una matrice quattrocentesca, seppure interpretata in gine materana o del suo circondario, è di poco succes-
modo assolutamente originale.48) Altre opere di siva, comunque, a quella del più anziano Santoro Pau-
quest’orafo, oltre che a San Mauro Forte (1550), ad licelli.

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16 – ALIANO, CHIESA DI SAN LUIGI GONZAGA, ORAFI MATERANI: CROCE ASTILE (RECTO)
(foto dell’Autore)

La menzionata Croce astile della chiesa di San Ripetutamente fatta oggetto d’attenzione da parte
Luigi Gonzaga di Aliano (figg. 16–17), fu commis- della critica, non sempre concorde sul ruolo di orafo
sionata a Matera nel 1573 da Giovanni Perticari per o di committente del Perticari, questa Croce dev’es-
conto della locale Confraternita del Corpo di Cri- sere stata interessata da un recente restauro integra-
sto, come si deduce dall’iscrizione, incisa sull’ogget- tivo. Ciò è quanto si può rilevare dalla foto pubblica-
to liturgico: «CO[N]FRATERNITAS / G[LORIOSI] CORPORIS ta a corredo della scheda del catalogo della citata
X[RISTI] D[I] ALIANO F[IERI] F[ECIT] I[N] MATERA / PER mostra del 1994, data in cui il numero di sferette
IO[ANNEM] P[ER]TICAR[IUM] P[RO] C[ONFRATERNITA] / perimetrali risulta inferiore. Di altra mano — come
1573».49) già osservato50) — sono le formelle erratiche raffigu-

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17 – ALIANO, CHIESA DI SAN LUIGI GONZAGA, ORAFI MATERANI: CROCE ASTILE (VERSO)
(foto dell’Autore)

ranti la Maddalena e il Pellicano, a nostro avviso ad Aliano; a suo tempo doveva far parte della Croce
databili entro la prima metà del XVI secolo; a diffe- astile di Alianello. Di forma sferoidale, è decorato su
renza di quanto ha proposto Sofia Di Sciascio nella entrambe le calotte da un motivo a robuste e ampie
sopra menzionata scheda, tali formelle non sono baccellature; il nodo è provvisto di doppio foro per
affatto accostabili, stilisticamente, a quelle presenti l’inserimento dell’asta processionale.
sulla raffinata Croce reliquiario di San Mauro Forte. Prossima a quella di Aliano è poi la Croce astile in
Di chiara connotazione tardogotica è un inedito rame dorato e sbalzato della chiesa di Santa Maria
ed erratico Nodo di asta processionale in rame Assunta a San Mauro Forte, la quale, però, è la risul-
dorato, conservato nella chiesa di San Luigi Gonzaga tante dell’assemblamento delle parti di due croci dif-

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18 – SAN MAURO FORTE, CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA


ORAFO MATERANO E MAESTRO DEL SUPPEDANEO: CROCE ASTILE (RECTO)
(foto Antonio Trivigno)

ferenti per cultura tecnico–artistica e per cronologia rante sul declinare del Quattrocento secondo Nicola
(figg. 18–19).51) Del manufatto più antico, databile alla Gattini andrebbe, più correttamente, anticipata agli
metà del XV secolo, sono quattro formelle erratiche, albori del secolo, come si dirà. È, questo, un dato d’e-
connotate da quadrilobi con le estremità appuntite, riu- stremo interesse per la storia dell’oreficeria del capo-
tilizzate in epoca imprecisata: il Pellicano, la Madonna, luogo lucano per due motivi: smentisce le affermazio-
il San Giovanni evangelista e l’Imago Pietatis. Queste ni di Angelo Lipinsky circa il mancato trasferimento
quattro immagini, tutte di gusto decorativo e calligrafi- di orafi abruzzesi in regioni limitrofe;55) sottende, in
co tardogotico, sembrano essere molto simili, come già attesa di auspicabili riscontri, che il maestro sulmone-
osservato,52) a quelle presenti sulla più antica Croce asti- se abbia lasciato sul campo segni concreti della sua
le della Cattedrale di Matera;53) potrebbero, perfino, elegante attività, alla quale, presumibilmente, guarda-
essere attribuite allo stesso orafo, forse affascinato dalle rono schiere di maestranze locali.
coeve produzioni dell’oreficeria abruzzese. Paolo «di Meio de’ Quatrario» (attestato dal 1380 al
È opportuno, a questo punto, osservare un dato 1409) ai suoi tempi fu, infatti, un qualificato orafo,
sfuggito alla critica, ossia che proprio a Matera è atte- noto per la ragguardevole Croce astile dell’Abbazia di
stato «Paolo Meo de Quatrari orafo appartenente alla San Giovanni di Collimeto a Lucoli in provincia de
nobiltà di Sulmona».54) L’attività di quest’artista, ope- L’Aquila.56) Per inciso, ricordo che il suo coevo concit-

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19 – SAN MAURO FORTE, CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA


ORAFO MATERANO E MAESTRO DEL SUPPEDANEO: CROCE ASTILE (VERSO)
(foto Antonio Trivigno)

tadino Giovanni da Sulmona, orafo morto il 5 novem- Giovanni evangelista, il Pellicano e la Maddalena;
bre 1400 a Barletta, città in cui era stato chiamato a nonché quella sul verso, con il Padre Eterno; priva di
dirigere un’équipe di magistros argenterios sulmonenses, formella è attualmente la terminazione di destra.
incaricati di produrre calici e stole per il monastero L’attestazione di entrambe le croci sanmauresi è
delle Domenicane di Santa Lucia.57) riscontrabile dagli atti della citata visita pastorale,
Tornando alla Croce astile di San Mauro Forte, compiuta il 7 dicembre 1588 nella chiesa di Santa
ritengo che vada assegnata al citato “Maestro del sup- Maria Assunta dal vescovo Giovanni Battista Santo-
pedaneo” la parte restante, anch’essa priva delle sue nio. Di quella più antica si legge:
formelle originali, commissionata da Chimenza della «Crux cooperta plastris eneis deauratis in forma antiqua alti-
Porta, come recita l’iscrizione sulla Croce stessa: «Chi- tudinis duorum palmorum quae habet pedem de simili in
menza d[i] la / Porta f[ieri] f[ecit] / A D 1550» (fig. 20). forma rotunda quam fuit dictum fuisse Ecclesiæ Sanctæ
C’è da chiedersi se tra quest’ultima persona e il citato Mariæ de Angelis, et ab uno latere continet imaginem ex opere
Giacomo Porta, anch’egli di San Mauro Forte (vedi elevato sanctissimi Crucifissi ac in qualibet extremitate: a late-
re Beatae Virginis et sancti Joannis, supra extat aquila et in
sopra), ci sia un qualche rapporto di parentela. Al pede Domini nostri Jesu Christi existentis supra sepulcrum. Ab
detto ignoto artista, dunque, appartengono le plac- alio vero latere extat imago domini nostri Jesu Christi sedentis
chette poste sul recto, raffiguranti il Crocifisso, San et imago insignium quatuor evangelistarum in extremitate et

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Sono grato, a vario titolo, nella stesura di questo contri-


buto, a Don Paolo Dinota, Missanello; Don Giuseppe Di
Perna, San Mauro Forte; Don Nicola Soldo, direttore del-
l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Tricarico; Michela
Ginnetti, dell’Archivio Diocesano di Tricarico, Don Pietro
Dilenge, Aliano; Antonio Trivigno, Accettura.

1) G. BORACCESI, Argenteria in Basilicata. Il Tardogotico e


il Rinascimento nella Diocesi di Lagonegro–Tursi, Foggia
2017.
2) Per uno sguardo d’insieme della diocesi di Tricarico si
rimanda a G. PERTA, Introduzione, in G. FILARDI, Visitatio
illustrissimi, et reverendissimi domini Joannis Baptistæ
Santonio episcopi tricaricensis. Anno 1588–89, Galatina
2018, pp. 22–27. Sulla restante analisi degli argenti di que-
sto stesso territorio si rinvia invece a G. BORACCESI, Orefice-
ria nella Diocesi di Tricarico dal XV secolo al XVI, in
www.unipa.it/oadi/rivista, in corso di pubblicazione.
3) A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, Roma 1981;
ristampa anastatica con note di aggiornamento di A. GRELLE
IUSCO, S. IUSCO, Roma 2001.
4) Argenti in Basilicata, catalogo della mostra (Matera,
Palazzo Lanfranchi, luglio–settembre 1994), a cura di S.
ABITA, Salerno 1994, pp. 54–55, 70–71, 80–83, 96–97, 110–
111, 121, 140–141, 144–145.
5) A. CUCCINIELLO, Per un esame compilativo dell’argente-
ria di epoca rinascimentale – Note documentarie, in Tardo-
gotico e Rinascimento in Basilicata, a cura di F. ABBATE, Fer-
rara 2002, pp. 379–399: 384, 396–397, 399.
6) I contributi di M. FALLA CASTELFRANCHI, Arti figurati-
ve: secoli XI–XIII, di C. GELAO, Arti figurative: il Quattro-
cento e di R. MAVELLI, Oreficeria e argenteria nel Cinquecen-
to sono pubblicati in Storia della Basilicata. 2. Il Medioevo,
20 – SAN MAURO FORTE, CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA a cura di C.D. FONSECA, Bari 2006, pp. 789–790, 868, 870–
MAESTRO DEL SUPPEDANEO: CROCE ASTILE 871, 901–907, 912–914.
(PARTICOLARE DEL VERSO) 7) G. BORACCESI, Sacri argenti del Cinquecento lungo le
(foto Antonio Trivigno) rive del Bradano, in Arte Cristiana, 916, 2020, pp. 48–55:
50, 52.
circum circa extant pro ornamento undecim piramidae ad for- 8) FILARDI, Visitatio …, cit. in nota 2.
mam campanellæ de consimili quarum una deest et postea 9) CUCCINIELLO, Per un esame compilativo …, cit. in nota
incontinenti reperta fuit conservari in capsula lignea». 5, p. 384.
Della seconda, opera del menzionato “Maestro del
10) Per un elenco delle maestranze orafe attive a Matera
suppedaneo”, è detto nella stessa fonte:
si rimanda a C. MOTTA PADULA, Argentieri e orafi di Matera,
«Alia crux similis ænea et deaurata altitudinis palmorum in Argenti in Basilicata, cit. in nota 4, pp. 179–182.
duorum et ultra; cum pede eneo deaurato cum viginti sona-
11) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, p.
lis similibus circum circa pro ornamento et alijs undecim
141; G. SCARCIA, Il turibolo di Miglionico, in Basilicata
sonalijs duplicibus».58) Regione. Notizie, XXVII, 2002, 103, pp. 83–84.
Con questo contributo si è inteso delineare il non tra-
12) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, p.
scurabile disegno della storia e delle vicende dell’orefice-
157, n. 233; S. MILILLO, Due argentieri a Bitonto a fine
ria liturgica del Quattrocento e del Cinquecento nella Quattrocento, in Studi Bitontini, 62, 1996, pp. 49–52; M.T.
diocesi di Tricarico, ponendo in rilievo l’apertura su un CASCIONE, Gli argenti sacri della cattedrale di Matera dal-
più ampio orizzonte culturale dell’intera Basilicata. Ne l’XI al XII secolo, Matera 2000, pp. 135–148; G. BORACCESI,
emerge il ruolo nient’affatto marginale di questa regione Oreficeria sacra in Puglia tra Medioevo e Rinascimento,
rispetto a quelle contermini se, attraverso le sue piccole e Foggia 2005, pp. 29, 54; IDEM, Doni d’argento per il San-
grandi comunità, seppe e sa ancora offrire testimonianze tuario della Mater Domini di Laterza, Foggia 2012, p. 25;
valoriali d’indiscussa valenza artistica, sociale e religiosa. IDEM, La produzione orafa nel Principato di Taranto, in Un

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principato territoriale nel Regno di Napoli? Gli Orsini del 26) Tristano di Chiaromonte, signore della contea di
Balzo principi di Taranto (1399–1463), a cura di L. Copertino, tra Salento e Francia, a cura di F. GUIDA, M. SPE-
PETRACCA, B. VETERE , Roma 2013, pp. 515–555: 518; IDEM, DICATO, Galatina 2009.
Argenteria in Basilicata ..., cit. in nota 1, p. 10. 27) C. GELAO, Monumenti funerari cinquecenteschi legati
13) FILARDI, Visitatio …, cit. in nota 2, pp. 153, 563. alla committenza Acquaviva d’Aragona, in Territorio e feu-
dalità nel Mezzogiorno rinascimentale. Il ruolo degli Acqua-
14) MOTTA PADULA, Argentieri e orafi …, cit. in nota 10, viva tra XV e XVI secolo, Atti del primo Convegno Interna-
p. 179. zionale di Studi su La casa Acquaviva d’Atri e di Conversano
15) Matera, Archivio Arcivescovile, Santa Visita di Gio- (Conversano–Atri, 13–16 Settembre 1991), a cura di C.
vanni Michele Saraceno, 1543–1544, c. 51v. In Marco Per- LAVARRA, Galatina 1996, pp. 303–348: 329–330. Un altro
rone, inoltre, si dovrà probabilmente riconoscere l’artista confronto si può istituire con la figura del condottiero nel
che eseguì per la vicina Cattedrale di Gravina ulteriori com- monumento sepolcrale di Restaino Caldora, scolpito nel
messe: «Da Matera venne anche mastro Marco, orefice che 1412 da Gualterius de Alemania all’interno dell’abbazia di
fuse argento per un baciletto e due ampolline»; cfr. F. RAGU- Santo Spirito al Morrone, presso Sulmona, per cui si veda V.
SO, Il Bancone nella sacrestia della cattedrale di Gravina, PACE, Il sepolcro Caldora nella Badia morronese presso Sul-
Modugno 1994, p. 9. mona: una testimonianza delle presenze tedesche in Italia
nel primo Quattrocento, in Skulptur und Grabmal des Spät-
16) FILARDI, Visitatio …, cit. in nota 2, p. 310. mittelalters in Rom und Italien, Atti del convegno “Scultura
17) Museo Diocesano di Tricarico. Storia arte e culture e Monumento Sepolcrale del Tardo Medioevo a Roma e in
dalle origini a oggi. Guida a percorso espositivo, Foggia Italia” (Roma, Istituto Storico Austriaco – Istituto della Enci-
2016. clopedia Italiana, 4–6 Luglio 1985) a cura di J. GARMS, A.M.
ROMANINI, Wien 1990, pp. 413–422.
18) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, p. 34;
BORACCESI, Oreficeria sacra in Puglia …, cit. in nota 12, p. 28) www.dizionariogallic.altervista.org/storia/feudatari_gallic-
32; Museo Diocesano di Tricarico, cit. in nota 17, pp. 24, 64. chio.htm; A. LIPINSKY, Testimonianze di oreficeria ed altre Arti
minori tardoromane vetero–cristiane e bizantine in Basilicata, in
19) E. MATTIOCCO, Dai tesori delle cattedrali all’oreficeria Atti del II Congresso nazionale di Archeologia Cristiana (Mate-
popolare, in Ori e argenti d’Abruzzo dal medioevo al XX ra 1969), Roma 1971, pp. 261–310: 302–303; M.C.A. GORRA,
secolo, a cura di A. GANDOLFI, E. MATTIOCCO, Pescara 1996, L’araldica nella Diocesi di Tricarico, in Museo Diocesano di Tri-
pp. 8–64: 9. carico …, cit. in nota 17, pp. 113-–120: 116–117.
20) La memoria e la speranza. Arredi liturgici da salvare 29) G. LEONE, Croce astile, in Argenti di Calabria testimo-
nell’Abruzzo del terremoto, catalogo della mostra (Città del nianze meridionali dal XV al XIX secolo, catalogo della
Vaticano, Musei Vaticani, 31 marzo – 31 maggio 2010), a mostra (Cosenza, Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, 1
cura di S. GUIDO, F. CALLORI, A. CARIGNANI, Città del Vatica- dicembre 2006 – 30 aprile 2007), a cura di S. ABITA, Pozzuo-
no 2010, pp. 192–193. Ulteriori confronti si potrebbero fare li 2006, pp. 2–7 e 12–15. Ai richiamati confronti dell’angelo
con altre croci sulmonesi esposte a Montecassino nel 2002, che incorona il Cristo posso aggiungere quello presente
per le quali cfr. Ave Crux Gloriosa. Croci e crocifissi nell’arte sulla Croce astile della chiesa di San Nicola di Bari a Castel-
dall’VIII al XX secolo, catalogo della mostra (Abbazia di civita, marchiata con il punzone di Napoli, per cui si veda la
Montecassino, 2000), a cura di P. VITTORELLI, Montecassino scheda Croce astile, in La Croce ritrovata. Un itinerario dio-
2002, pp. 104–108. cesano sulla crocifissione attraverso i secoli, catalogo della
mostra (Teggiano, Museo Diocesano, 3 agosto – 27 ottobre
21) Monasteri italogreci e benedettini in Basilicata, a cura 2013) a cura di M. AMBROGI, Sapri 2013, pp. 42–43.
di L. BUBBICO, F. CAPUTO, A. MAURANO, 2 voll., Matera
1996, I, pp. 11, 13. 30) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, pp.
140–141.
22) BORACCESI, Oreficeria sacra in Puglia …, cit. in nota
12, p. 32 (con bibliografia precedente). 31) D. MICHELI, 1976, Ufficio Catalogo della Soprinten-
denza di Matera, scheda OA n. 1700123151.
23) IDEM, L’oreficeria abruzzese in Puglia, in Splendori
32) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, pp.
dalla Terra d’Abruzzo. La croce processionale della Collegia- 142, 144, 324.
ta di San Marco in Lamis, catalogo della mostra (Bitonto,
20 novembre – 8 dicembre 2009), Sammichele di Bari 2009, 33) S. DI SCIASCIO, Croce Astile, in Argenti in Basilicata,
pp. 21–24; IDEM, Una patena trecentesca di manifattura sul- cit. in nota 4, p. 54. Su questa croce e sull’altra, pure conser-
monese nel Museo Nicolaiano di Bari, in Bullettino della vata a San Mauro Forte, si veda M.A. TRIVIGNO, San Mauro
Deputazione Abruzzese di Storia Patria, CI, 2010, pp. 31– Forte: dagli avori arabo–siculi ai fratelli Stabile attraverso il
37; E. MATTIOCCO, Antichi marchi dell’oreficeria abruzzese: Bizamano e Giovanni da Nola, in Sancti Mauri. Visitatio, a
catalogo aggiornato delle opere punzonate, in Bullettino cura di G. FILARDI, Accettura 2020, pp. 41-84: 55-60.
della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, 103, 2012, pp. 34) Andrà pure evidenziato che tra le reliquie conservate
109–139: 117–120. in Matrice, segnatamente nella cappella del Corpo di Cri-
24) FILARDI, Visitatio …, cit. in nota 2, pp. 387–388. sto, si fa menzione di una «parvula crux lignea quæ dicitur
de ligno crucis Domini nostri Jesu Christi et ad interrogatio-
25) A. RICCO, Croce astile, in Rinascimento visto da Sud. nem fuit affirmatum quod hujuismodi crux dono data fuit
Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ’400 e per quendam fratrem Franciscum de Barbapicchola ordinis
’500, catalogo della mostra (Matera, Palazzo Lanfranchi, 19 Minorum de Observantia, cum dicta assertione nonnulæ
aprile – 19 agosto 2019), a cura di D. CATALANO et ALII, aliæ reliquiae sine inscriptione et non habetur notitia quo-
Napoli 2019, p. 246 (con bibliografia precedente). rum sint» cfr. FILARDI, Visitatio …, cit. in nota 2, p. 439.

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35) IDEM, Visitatio …, cit. in nota 2, pp. 443–444. oreficeria liturgica, c. 20r; il documento è pubblicato da
CASCIONE, Gli argenti sacri …, cit. in nota 12, p. 149.
36) Ibidem, p. 462.
37) C. GALLORI, L’«Imago Pietatis» e gli istituti di carità. 47) FILARDI, Visitatio …, cit. in nota 2, pp. 517, 519, e p.
Problemi di iconografia, in ACME, Annali della Facoltà di 514 per la citazione.
lettere e Filosofia degli Studi di Milano, LIX, 2006, 1, pp. 48) G. BORACCESI, Una croce astile da Matera a Conver-
75–125. sano, in Fogli di Periferia, VII, 1995, 1, pp. 39–42; IDEM,
38) G. BORACCESI, Riconsiderazione di alcuni punzoni D’argento è la Puglia. Oreficerie gotiche e tardo gotiche,
rilevati sugli argenti del Museo Diocesano di Ugento, in La Bari 2000, pp. 76–77; IDEM, Oreficeria sacra in Puglia …,
fede e l’arte esposta. Catalogo del Museo Diocesano di Ugen- cit. in nota 12, pp. 65–66.
to, a cura di S. CORTESE, Ugento 2015, pp. 85–86. 49) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, pp.
39) Cfr. la scheda di B. LAFRATTA, scheda n. 94, in Inse- 142, 324; DI SCIASCIO, Croce astile, in Argenti in Basilicata,
diamenti francescani in Basilicata. Un repertorio per la cit. in nota 4, pp. 54–55; GELAO, Arti figurative …, cit. in
conoscenza, tutela e conservazione, Matera 1988, II, pp. nota 6, p. 868; MAVELLI, Oreficeria e argenteria …, cit. in
216–217. nota 6, pp. 904–905; Museo Diocesano di Tricarico, cit. in
nota 17, p. 96.
40) B. MONTEVECCHI, L’oreficeria sulmonese e l’influsso
abruzzese, in Atlante dei beni culturali dei territori di Ascoli 50) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, pp.
Piceno e di Fermo. Beni artistici. Oreficeria, a cura di G. 142, 324; S. DI SCIASCIO, Croce astile, in Argenti in Basilica-
BARUCCA, B. MONTEVECCHI, Cinisello Balsamo 2006, pp. 55– ta, cit. in nota 4, p. 54; MAVELLI, Oreficeria e argenteria …,
73: 59, 61, 66–69; G. BARUCCA, Lorenzo d’Ascoli e Antonio cit. in nota 6, pp. 904–905 nota 12.
da Sant’Elpidio, maestri orafi del primo Quattrocento, ibi- 51) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, p.
dem, pp. 89–105: 89, 98–103. 140; DI SCIASCIO, Croce astile, in Argenti in Basilicata, cit. in
41) B. MONTEVECCHI, Tra Quattro e Cinquecento, in nota 4, pp. 54–55; MAVELLI, Oreficeria e argenteria …, cit. in
Atlante dei Beni Culturali …, cit. in nota 40, pp. 125–157: nota 6, p. 904.
131–132. 52) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, pp.
42) GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit. in nota 3, pp. 141, 324.
171–174; E. CATELLO, Per l’oreficeria dal XV al XIX secolo, 53) Ibidem, pp. 140–141; DI SCIASCIO, Croce astile, in
in Napoli Nobilissima, s. III, XXI, 1982, 3–4, pp. 153–155; Argenti in Basilicata, cit. in nota 4, pp. 42–43; CASCIONE,
IDEM, Un grande patrimonio di argenti antichi, in Argenti Gli argenti sacri …, cit. in nota 12, pp. 27–29; CUCCINIEL -
in Basilicata, cit. in nota 4, p. 14; DI SCIASCIO, Croce astile, LO, Per un esame compilativo …, cit. in nota 5, p. 386;
ibidem, pp. 70–71; CUCCINIELLO, Per un esame compilativo GELAO, Arti figurative …, cit. in nota 6, pp. 866–867. Una
…, cit. in nota 5, p. 386; MAVELLI, Oreficeria e argenteria … Croce analoga doveva custodirsi nella parrocchiale di Grot-
, cit. in nota 6, pp. 905–906. tole, poiché il sopravvissuto Nodo ricalca quello della
43) A. RICCO, Sulle tracce di un argentiere napoletano Croce di Matera: cfr. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, cit.
attivo tra ’400 e ’500: le croci di Vallo della Lucania e di in nota 3, p. 141.
Cava de’ Tirreni, in Dentro il Museo. Arte nel Salernitano 54) GATTINI, Ultimi cimeli …, cit. in nota 46, c. 20v; il
tra Medioevo ed Età contemporanea, a cura di A. RICCO, DI documento è pubblicato in CASCIONE, Gli argenti sacri …,
SALVATORE, Roma 2019, pp. 65–78. cit. in nota 12, p. 149.
44) A. LIPINSKY, E. CATELLO, Il Tesoro, in La Badia di 55) LIPINSKY, Testimonianze di oreficeria …, cit. in nota
Cava, a cura di G. FIENGO, F. STRAZZULLO, 2 voll., Cava de’ 28, pp. 298, 301.
Tirreni 1985–1990, II, pp. 141–168: 160.
56) E. MATTIOCCO, Orafi e Argentieri d’Abruzzo dal XIII
45) Sulle opere di Santoro Paulicelli cfr. le schede di S. DI al XVIII secolo, Lanciano 2004, pp. 180–183.
SCIASCIO relative ai reliquari a braccio, in Argenti in Basili-
cata, cit. in nota 4, pp. 40–41, 44–47, 49–53; MOTTA PADU- 57) BORACCESI, D’argento è la Puglia …, cit. in nota 48,
LA, Argentieri e orafi …, cit., in nota 10, p. 178; CASCIONE, p. 22. L’ipotetico riconoscimento di questo artefice come
Gli argenti sacri …, cit. in nota 12, pp. 36–37. Giovanni Di Meo non è stato condiviso: MATTIOCCO, Orafi e
Argentieri …, cit. in nota 56, pp. 108–109.
46) Matera, Museo Nazionale “Domenico Ridola”, Biblio-
teca, Fondo Gattini, ms. 1916, N. GATTINI, Ultimi cimeli di 58) FILARDI, Visitatio …, cit. in nota 2, p. 443.

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