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Sistemi di unitˆ di misura

1 Normative internazionali
Nel 1971 il Consiglio delle Comunità Europee emanò una direttiva in cui impo-
neva a tutti gli stati membri di adottare il Sistema Internazionale e di abolire unità
di misura di altri sistemi entro il 31 dicembre 1977. Dovevano scomparire unità di
misura allora abituali come kgf, CV, mmHg, atm, kcal e altre.
Gli stati membri hanno tardato ad applicare la direttiva; in Italia solo dal 1990 le
uniche unità di misura legali sono quelle del Sistema Internazionale.
L’impiego di unità diverse da quelle legali è autorizzato solo nei settori della
navigazione marittima e aerea e del traffico ferroviario, qualora tali unità siano
contemplate da accordi internazionali che vincolano l’Italia o l’Unione europea.
Le unità di misura sono di fondamentale importanza nei problemi di mec-
canica, basti pensare che un loro errore può minare l’efficacia del calcolo più
preciso.
Oltre al Sistema Internazionale esamineremo anche le relazioni con altri sistemi
quali:
• il sistema assoluto (o cgs), tipico delle prove di laboratorio e di alcune branche
della fisica sperimentale;
• il sistema tecnico (o degli ingegneri), applicato preferenzialmente, almeno
in passato, nel campo della meccanica, delle macchine e delle discipline affini;
• il sistema anglosassone.
L’impostazione dei sistemi di unità di misura è basata su un criterio generale: scel-
ta una serie di grandezze fondamentali, a esse vengono assegnate unità di misura
coerenti con il campo di applicazione; le unità di misura delle grandezze derivate
sono scelte in base alle loro definizioni o alle relazioni che le legano ad altre gran-
dezze.

2 Sistema Internazionale
2.1 Grandezze fondamentali
Il Sistema Internazionale assume le seguenti grandezze fondamentali:
TABELLA 1.1 Unità SI
Grandezza Unità di misura Simbolo
Lunghezza metro m
Tempo secondo s
Massa kilogrammo kg
Temperatura termodinamica kelvin K
Corrente elettrica ampere A
Intensità luminosa candela cd
Quantità di sostanza mole mol

1 Sistemi di unità di misura 1


Vi sono anche due unità adimensionali (prive di dimensioni):
• il radiante (simbolo rad) misura l’angolo piano come rapporto tra la lunghezza
dell’arco di circonferenza e il raggio della circonferenza stessa. Esempi:
– 1 rad corrisponde all’angolo che sottende un arco lungo quanto il raggio;
– 2π rad corrisponde all’angolo giro;
• lo steradiante (simbolo sr) misura l’angolo solido come rapporto tra la super-
ficie della sfera e il quadrato del raggio della sfera. Esempi:
– 1 sr corrisponde all’angolo solido che sottende una superficie sferica di area
pari a r 2;
– 4π sr corrisponde all’angolo solido di tutta la sfera.

2.2 Unità derivate


Le unità SI derivate si definiscono dalle unità fondamentali attraverso espressioni
algebriche. Le principali unità derivate (TABELLA 1.2) sono già note dal Corso di
Fisica. Un esempio di grandezza derivata è la forza, che si misura in newton (N) in
onore del fisico e matematico inglese Isaac Newton. Per definizione 1 N è la forza
che, applicata a una massa di 1 kg, le imprime l’accelerazione di 1 m / s2.

TABELLA 1.2 Unità SI


Grandezza Unità SI derivate
Superficie m2
Volume m3
Velocità m/s
Accelerazione m / s2
Forza N (newton)
Pressione Pa (pascal)
Densità (massa volumica) kg / m3
Portata m3 / s
Energia J (joule)
Potenza W (watt)
Frequenza Hz (hertz)

2.3 Regole formali di scrittura


Il Sistema Internazionale prevede semplici ma precise regole di scrittura:
• i simboli vanno scritti in minuscolo (es. 1 kg è corretto, 1 KG no); fanno eccezione
quelli derivanti dal nome di persona (es. l’unità di misura del newton è N) o il litro
dove si consiglia il carattere maiuscolo (L) per evitare errori di interpretazione;
• i nomi delle unità non hanno plurale;
• i simboli devono sempre seguire i valori numerici (per esempio, 1 kg, e non kg 1);
• il prodotto di due o più unità va indicato con un punto a metà altezza o con
un piccolo spazio tra i simboli (per esempio, il momento di una forza N · m
oppure N m);
• nello scrivere i numeri si deve usare uno spazio per separare le cifre intere in
gruppi di tre, non virgole o punti. Si deve usare la virgola come separatore tra i
numeri interi e quelli decimali (è concessa anche la possibilità di usare il punto,
ma solo per i testi in lingua inglese). In pratica, per comodità, l’evidenziazione
dei gruppi di tre cifre si fa nei numeri composti da oltre quattro cifre.

2 A Meccanica
2.4 Prefissi
Le unità SI hanno una serie di prefissi per renderle più facilmente utilizzabili in
grandi e piccole misurazioni (TABELLA 1.3).
TABELLA 1.3 Principali
10n Simbolo Prefisso 10n Simbolo Prefisso
prefissi SI
1012 T tera 10−1 d deci
9 −2
10 G giga 10 c centi

106 M mega 10−3 m milli

103 k kilo 10−6 μ micro


2 −9
10 h etto 10 n nano

101 da deca 10−12 p pico

3 Sistema assoluto (cgs)


Il sistema assoluto può essere considerato come un sottomultiplo del Sistema In-
ternazionale: assume le stesse grandezze fondamentali (lunghezza, tempo, massa e
temperatura), ma assegna ad esse unità di misura più modeste. Più precisamente:
• l’unità di lunghezza è il centimetro (cm), pari alla centesima parte del metro; 1 La scala Celsius assegna,
per due temperature fisse che
• l’unità di tempo è il secondo (s); sono quella di solidificazione e
• l’unità di massa è il grammo (g), pari alla millesima parte del kilogrammo pre- quella di ebollizione dell’acqua
distillata, i valori rispettivamen-
cedentemente definito;
te di 0 °C e 100 °C, dividendo
• l’unità di temperatura è il grado Celsius (°C) 1 . l’intervallo in parti uguali (grado
centigrado o Celsius).
La forza rimane una grandezza derivata e la sua unità di misura è la dina (dyn).

4 Sistema tecnico
Il sistema tecnico assumeva come grandezze fondamentali la lunghezza, il tempo,
la forza e la temperatura, assegnando loro le seguenti unità di misura:
• alla lunghezza, il metro (m);
• al tempo, il secondo (s o anche sec);
• alla forza, il kilogrammo-forza (kgf);
• alla temperatura, il grado Celsius.
Metro e secondo erano definiti come nel SI.
Il kilogrammo-forza o kilogrammo-peso venne definito come il peso di 1 dm3
di acqua distillata alla temperatura di 4 °C (ossia come il peso di un corpo la cui
massa è 1 kg). Tale definizione è incompleta, perché l’accelerazione di gravità non
è costante nelle varie località della Terra. Il kilogrammo-forza venne allora rigo-
rosamente definito, in base alla seconda legge della dinamica, come la forza che,
applicata a un corpo di massa 1 kg, gli imprime un’accelerazione uguale a quella
della gravità campione, fissata convenzionalmente pari a 9,80665 m / s2.
Si vede quindi come la definizione del kilogrammo-forza comporti non solo l’u-
so del kilogrammo campione (di massa) del Sistema Internazionale già definito, ma
anche di una accelerazione di gravità convenzionale; il kilogrammo-forza è quindi
un’unità di misura di cui non esiste un campione.
La massa non figura tra le grandezze fondamentali del sistema tecnico; ne de-
riva che essa, in tale sistema, è una grandezza derivata, così come la forza è una
grandezza derivata nel Sistema Internazionale.

1 Sistemi di unità di misura 3


Per quanto riguarda il simbolo del kilogrammo-forza, nei vecchi testi era per lo
più usato il simbolo kgf, ma erano abbastanza comuni anche i simboli kp, kgp, kgf ,
mentre nei testi che ancora non adottavano il SI si trovava il simbolo kg, che invece
deve essere usato unicamente per indicare l’unità di massa del SI.
Simbologia a parte, è essenziale avere sempre ben presente che kilogrammo
(unità di massa SI) e kilogrammo-forza (unità di forza del sistema tecnico) rappre-
sentano due unità ben distinte.

5 Sistema anglosassone
Il Sistema Internazionale, anche se ufficialmente adottato in tutto il mondo, in
realtà è usato raramente nei paesi anglosassoni, dove il vecchio sistema continua a
essere usato nella pratica di tutti i giorni. Inoltre il pollice continua a essere usato
anche in Europa per misurare il diametro dei tubi per liquidi e gas, le filettature,
le dimensioni degli schermi dei televisori, e altro. Perciò è necessario conoscere i
fattori di conversione.
Il sistema anglosassone ha le stesse grandezze fondamentali del sistema tecnico:
• l’unità di misura della lunghezza è il pollice (inch) ma vengono usate anche il
piede (ft) e la iarda (yard):
– 1 inch = 25,4 mm = 0,0254 m;
– 1 ft = 12 inch = 304,8 mm = 0,3048 m;
– 1 yard = 3 ft = 914,4 mm = 0,9144 m; 2 La scala Fahrenheit assegna
• l’unità di misura della forza è la libbra-forza (lbf), pari a 0,4535924 kgf; alle due temperature già viste
nella nota (1) i valori rispettiva-
• l’unità di misura del tempo è sempre il secondo (s); mente di 32° e 212°, dividendo
• l’unità di misura della temperatura è il grado Fahrenheit (°F) 2 . il relativo intervallo in 180 parti
uguali.
In base a queste definizioni si ricavano i fattori di conversione per unità di misura
di altre grandezze.

6 Unità non SI ancora accettate


Alcune unità non SI vengono accettate accanto a quelle ufficiali del SI in quanto
il loro uso è ancora molto diffuso o perché proprie di alcuni campi specifici. Esse
sono riportate nella TABELLA 1.4.

Nome Simbolo Equivalenza in termini di unità fondamentali SI TABELLA 1.4 Unità non SI
ancora ammesse
Minuto min 1 min = 60 s
Ora h 1 h = 60 min = 3600 s
Giorno d 1 d = 24 h = 86 400 s
Grado ° 1° = (π / 180) rad
Minuto ′ 1′ = (1 / 60)° = (π / 10 800) rad
Secondo ″ 1″ = (1 / 60)′ = (π / 648 000) rad
Litro l, L 1 L = 1 dm3 = 10–3 m3
Tonnellata t 1 t = 103 kg
Miglio nautico int nau mi 1 miglio nautico = 1852 m
Nodo kn 1 nodo = 1 miglio nautico all’ora = (1852 / 3600) m / s
Ara a 1 a = 1 dam2 = 102 m2
Ettaro ha 1 ha = 1 hm2 = 104 m2
Bar bar 1 bar = 0,1 MPa = 100 kPa = 1000 hPa = 105 Pa

4 A Meccanica
CLIL Historical note and definitions
In 1889 the first CGPM 3 sanctioned the international prototypes of platinum-iridium for 3 From French: Conférence
the metre (the distance, at 0 °C, between the axes of the two central lines marked on Générale des Poids et Mesures.
a bar of platinum-iridium, kept in Sevres, near Paris) and the kilogram (a cylinder of the
same alloy). Together with the second as the unit of time, these units constituted an unit system similar to the CGS system,
but with the metre, kilogram, and second as the base units: the MKS system. The tenth CGPM, in 1954, approved the
introduction of three new base units, the kelvin for thermodynamic temperature, the ampere for electric current, and the
candela for luminous intensity. The name Système International d’Unités (SI) was given to the system by the eleventh CGPM
in 1960. At the fourteenth CGPM, in 1971, the current version of the SI was completed by adding the mole as the base unit
for amount of substance, bringing the total number of base units to seven. Only four basic units concern mechanics, i.e.:
• the unit of length (metre): the meter is the length of the path travelled by light in vacuum during a time interval of
1/299 792 458 of a second;
• the unit of mass (kilogram): the international prototype of the kilogram is a cylinder made of an alloy of platinum-
iridium, kept in Sevres;
• the unit of time (second): the second is the duration of 9 192 631 770 periods of the radiation corresponding to the
transition between the two hyperfine levels of the ground state of the cesium 133 atom;
• the unit of thermodynamic temperature (kelvin): the kelvin is the fraction 1/273.16 of the thermodynamic temperature
of the triple point of water.

GRANDEZZE DERIVATE
• Superficie (m2) • Velocità (m/s) • Energia (J)
• Volume (m3) • Accelerazione (m/s2) • Potenza (W)
• Densità (kg/m3) • Forza (N) • Frequenza (Hz)
• Portata (m3/s) • Pressione (Pa)

Lunghezza (metro: m) Corrente elettrica (ampere: A)

Tempo (secondi: s)
GRANDEZZE FONDAMENTALI Intensità luminosa (candela: cd)
Massa (kilogrammo: kg)

Temperatura (kelvin: K) Quantità di materia (mole: mol)

SISTEMA INTERNAZIONALE
SISTEMA CGS SISTEMA ANGLOSASSONE
• Lunghezza (cm) • Lunghezza (inch)
• Massa (g) UNITÀ DI MISURA • Forza (lbf)
• Tempo (s) • Tempo (s)
• Temperatura (°C) • Temperatura (°F)
SISTEMA TECNICO
• Lunghezza (m)
• Forza (kgf)
• Tempo (s)
• Temperatura (°C)

ESERCIZIO A COMPLETAMENTO ESERCIZIO A RISPOSTA APERTA


Nel Sistema Internazionale per la grandezza fondamen- Descrivere brevemente le somiglianze e le differenze fra il
tale lunghezza si utilizza l’unità di misura ; sistema tecnico e il sistema anglosassone:
mentre nel sistema cgs si utilizza e nel si-
stema anglosassone si utilizza .

1 Sistemi di unità di misura 5


ESERCIZI
1 ESERCIZIO SVOLTO 2.c ▲△△ Una cisterna ha un volume di 5000 litri. Espri-
Argomento Cambiamento di unità di misura mere tale volume in m3.
Un turista statunitense è in viaggio in Messico. Soluzione : 5 m3.
La sua automobile ha l’indicatore di velocità tarato in mph e
deve convertire mentalmente i seguenti limiti che legge sui
cartelli stradali:
3 ESERCIZIO SVOLTO
Argomento Cambiamento di unità di misura
(a ) 50 km / h (c ) 90 km / h
(b ) 75 km / h (d ) 120 km / h Da una rivista americana risulta che il pugile Mike Tyson, ai
suoi tempi migliori, pesava 239 libbre e 3/4, ed era alto 5
▶ Un1609,344
miglio terrestre corrisponde a 5280 piedi, ossia a
m, che possiamo tranquillamente arrotondare
piedi, 10 pollici e 1/2. Esprimere altezza e peso in unità di
misura SI.
a 1,61 km.
Quindi il turista nel caso (a) non dovrà superare la se-
guente velocità (indicata sulla sua vettura in mile / h, os-
▶ 5sonpiediespressa
corrispondono a 5 · 12 = 60 pollici; l’altezza di Ty-
in pollici è pari a: 60 + 10 + 0,5 = 70,5 polli-
sia mph): ci. Quindi l’altezza espressa in mm è di

v (km/h) 50 70,5 · 25,4 = 1790,7 mm ≅ 1,79 m


v (mph) = = ≅ 31 mph
1,61 1,61 239 libbre e ¾ (239,75 libbre) corrispondono a un peso
P = 239,75 · 0,4536 ≅ 108,8 kgf
Similmente si avrà: caso (b ) 47 mph; caso (c ) 56 mph;
caso (d ) 75 mph. ossia (nel SI) P ≅ 1067 N.

ESERCIZI PROPOSTI ESERCIZI PROPOSTI


1.a ▲△△ Se un barile di petrolio costava, nell’aprile 3.a ▲△△ Due litri di acqua hanno una massa di 2 kg;
2008, 115 $, quanto costava il petrolio al litro? (1 barrel vedremo nel capitolo 3 (paragrafo 5) che la densità di una
(USA) contiene circa 159 litri di petrolio). sostanza è il rapporto tra la sua massa e il suo volume. De-
Soluzione : ≅ 72 centesimi di dollaro. terminare la densità dell’acqua in unità SI.
Soluzione : 1000 kg / m3.
1.b ▲△△ Un anno luce è la distanza che un raggio lumi-
noso compie in un anno (365 giorni). Sapendo che la velo- 3.b ▲△△ Una superficie di forma quadrata ha un lato di
cità della luce è c ≅ 3 · 108 m / s, a quanti kilometri equivale 0,3 dm; esprimere la sua superficie in cm2.
un anno luce? Soluzione : 9 cm2.
Soluzione : ≅ 9,46 · 1012 km.
3.c ▲△△ Qual è il valore della diagonale di uno schermo
1.c ▲△△ Il cuore umano batte mediamente 70 volte al di PC da 15″?
minuto. Quante volte avrà battuto in un uomo di 80 anni Soluzione : ≅ 381 mm.
(trascurare gli anni bisestili)?
Soluzione : ≅ 2,94 · 109. 3.d ▲△△ Se lo schermo dell’esercizio precedente è
quadrato, qual è la sua area espressa in cm2?
Soluzione : ≅ 726 cm2.
2 ESERCIZIO SVOLTO
Argomento Cambiamento di unità di misura 3.e ▲▲△ Determinare la massa d’aria (espressa in
Un uomo sale su una bilancia facendo posizionare l’ago indi- grammi) contenuta in una bottiglia da 1 litro e mezzo; as-
catore su 80 kg. Qual è il peso dell’uomo in unità di misura SI? sumere la densità dell’aria pari a 1,3 kg / m3.
Soluzione : ≅ 1,95 g.
▶ Lapreferiamo,
bilancia indica il peso dell’uomo espresso in kgf o, se
la sua massa corporea espressa in kg. Il peso
dell’uomo espresso in newton sarà quindi: 4 ESERCIZIO SVOLTO
P = 80 · 9,81 ≅ 785 N Argomento Cambiamento di unità di misura
Una nave deve compiere un tragitto di 1000 km viaggiando
ESERCIZI PROPOSTI alla velocità media di 32 nodi. Quanto tempo impiega?

2.a ▲△△ L’uomo dell’esercizio precedente scarica il ▶ Sappiamo già dalla Fisica e ritroveremo nel capitolo 6 che
la velocità media è il rapporto tra lo spazio percorso e il
suo peso (in modo supposto uniforme) su un quadrato di tempo impiegato a percorrerlo. Quindi il tempo sarà il rap-
lato 20 cm. Calcolare la pressione esercitata sul quadrato porto tra lo spazio percorso e la velocità media. Sappiamo
espressa in unità di misura SI. anche che 1 kn (1 nodo = 1 miglio nautico all’ora) corrispon-
Soluzione : 19 620 Pa. de a 1,852 km / h; quindi il tempo necessario a percorrere
1000 km sarà:
2.b ▲△△ A quanti micron corrispondono 70 millesimi di
centimetro? s 1000
t= = ≅ 16, 87 h ≅ 16h 52min
Soluzione : 700 μm. v 32 ⋅ 1,852

6 A Meccanica
ESERCIZI PROPOSTI ESERCIZI PROPOSTI
4.a ▲△△ Un’auto viaggia a 100 km / h. Esprimere la sua 6.a ▲▲△ Esprimere in radianti un angolo di 45° 30′ 20″.
velocità nel sistema SI (m / s). Soluzione : ≅ 0,7942 rad.
Soluzione : ≅ 27,8 m / s.
6.b ▲▲△ Problema inverso al precedente: esprimere in
4.b ▲▲△ Un treno parte dalla stazione di Genova Prin- gradi, primi e secondi un angolo di 1 rad.
cipe alle ore 10 e 52 e arriva a Roma Termini. La distanza è Soluzione : 57° 17′ 45″.
di 501 km e la velocità media di 93 Km / h. A che ora arriva?
Soluzione : ≅ alle 16 e 15.
7 ESERCIZIO SVOLTO
Argomento Equazioni dimensionalmente omogenee
5 ESERCIZIO SVOLTO
La seguente equazione descrive il moto di un oggetto:
Argomento Cambiamento di unità di misura
x = A + B · t + C · t2
Dal 2007 per il calcolo delle tasse regionali automobilisti-
Tenendo conto che x è uno spostamento e t un tempo, tro-
che (ex bollo di circolazione) si considera non solo la poten-
vare quali devono essere le unità di misura delle costanti
za della vettura, ma anche la sua classe EURO. Sapendo che
A, B e C.
per una vettura EURO 0 l’importo da pagare è di 3,30 € per
kW di potenza, quanto dovrà pagare una vecchia auto Uno
da 49 CV?
▶ Tutti i termini dell’equazione devono essere dimensio-
nalmente omogenei. Il primo termine (x ) è espresso
in m. Perché il secondo termine sia dimensionalmente
▶ Sappiamo che il CV, unità di misura del sistema tecnico
(ormai ufficialmente abolito anche se ancora di uso co-
omogeneo, A deve essere espresso in m, come il primo
termine. Perché il terzo termine sia dimensionalmen-
mune, basti pensare alla pubblicità delle autovetture) è
te omogeneo, B deve essere espresso in m / s (infatti
pari a 75 kgf · m, ossia:
m · s–1 · s = m). Perché l’ultimo termine sia dimensional-
1 CV = 75 · 9,806 ≅ 735,5 W ≅ 0,7355 kW mente omogeneo, C deve essere espresso in m / s2 (in-
fatti m · s–2 · s2 = m).
quindi 49 CV corrispondono a 49 · 0,7355 ≅ 36 kW. L’au-
to dovrà pagare per un anno una tassa automobilistica di Nota. Riteniamo utile porre in risalto, oltre all’enorme
36 · 3,30 = 118,8 €. importanza delle unità di misura adottate per le singole
grandezze che compaiono nei vari problemi (di mecca-
ESERCIZI PROPOSTI nica, macchine o discipline affini), anche il fatto che ogni
equazione fisica deve rispettare il principio di omogenei-
5.a ▲△△ Un cesto di vimini di massa 150 g contiene 6 tà. Tale principio stabilisce che in ogni equazione tutti i
hg di frutta; indicare la massa complessiva espressa in kg. membri devono essere dimensionalmente omogenei e
Soluzione : 0,75 kg. quindi devono avere le stesse dimensioni fisiche, indi-
pendentemente dalle unità di misura utilizzate.
5.b ▲△△ Un appartamento della città di Denver ha una
superficie di 2200 ft2. Esprimere la superficie in m2.
Soluzione : ≅ 204 m2. ESERCIZI PROPOSTI
5.c ▲△△ Si vuole riempire una tinozza da 0,3 m3 pren- 7.a ▲△△ La seguente equazione descrive il moto di un
dendo acqua da un rubinetto con una bottiglia di acqua mi- oggetto: x = A · sen (B · t – C · x ). Tenendo conto che x è uno
nerale da 1,5 L. Quante volte andrà fatta l’operazione? spostamento e t un tempo, trovare quali devono essere le
unità di misura delle costanti A, B e C.
Soluzione : 200 volte.
Soluzione : A deve essere espresso in m; B deve essere
espresso in 1 / s (s–1); C deve essere espresso in 1 / m (m–1).
6 ESERCIZIO SVOLTO
Argomento Cambiamento di unità di misura 7.b ▲△△ Vedremo nel capitolo 12 che il periodo di un
pendolo semplice (in secondi) si esprime con una formula
Trovare la relazione numerica tra HP (horse power) e CV del tipo T = k L g , essendo L la lunghezza del pendolo e g
(cavallo vapore) sapendo che l’accelerazione di gravità. Stabilire le dimensioni di k.
1 HP = 550 lbf · ft / s e 1 CV = 75 kgf m / s Soluzione : Adimensionale, ossia numero puro.

▶ Esprimiamo il valore di 550 lbf · ft / s nelle unità del si-


stema tecnico (kgf · m / s); essendo 1 lbf ≅ 0,4536 kgf,
7.c ▲△△ La seguente equazione descrive il moto di un
oggetto:
1 ft = 0,3048 m, ed essendo l’unità di tempo la stessa
sen (A · t 2) = B · cos (C · x 2) + D · x
nei due sistemi, sarà:
Tenendo conto che x è uno spostamento e t un tempo, tro-
550 lbf · ft / s = 550 · 0,4536 · 0,3048 = vare quali devono essere le unità di misura delle costanti
= 76,041 kgf · m / s A, B, C e D.
Soluzione : A deve essere espresso in 1 / s2 (s–2); B deve es-
76,041 sere un numero puro; C deve essere espresso in 1 / m2 (m–2);
e 1 HP = ≅ 1,014 CV
75 D deve essere espresso in 1 / m (m–1).

1 Sistemi di unità di misura 7


ESERCIZI
8 ESERCIZIO SVOLTO 8.c ▲▲△ Nella formula
Argomento Equazioni dimensionalmente omogenee m2
F = A⋅
La seguente equazione descrive il moto di un oggetto: x2
A2 F è una forza, m una massa e x uno spostamento. Trovare le
v= + B ⋅ x ⋅ log (C ⋅ m ) dimensioni di A che rendono la formula dimensionalmente
v0
omogenea.
Tenendo conto che x è uno spostamento, v e v0 sono veloci-
Soluzione : A deve avere la seguente unità di misura:
tà e m è una massa, trovare quali devono essere le unità di
misura delle costanti A, B e C. m3
(m3 ⋅ kg−1 ⋅ s−2 ).
kg ⋅ s2
▶ L’equazione è composta da tre termini. Il primo termine è
una velocità (m / s). Nel secondo termine, per essere di-
mensionalmente omogeneo, essendo v0 una velocità, A2 9 CLIL SOLVED EXERCISE
deve essere il quadrato di una velocità, quindi A deve es-
Subject Consistency of equations.
sere espresso in m / s (m · s–1). Nel terzo termine, essen-
do il logaritmo un numero puro, B dovrà essere espresso Find the dimensions of the constant A, B and k in each of
in 1 / s (s–1); ma anche C · m deve essere un numero puro, the following cases, where x represents displacement, v
quindi C deve essere espresso in 1 / kg (kg–1). represents velocity, and a represents acceleration:
a) x = A · cos (k · t + B )
b) x = A · cos (k · t 2 ) + B · t
ESERCIZI PROPOSTI c) v = A · t + B · cos (k · t )
8.a ▲▲△ Se K = 1/2 · m · v 2, essendo m una massa e v d) a = A · t + B · t 2
una velocità, in quale unità di misura è espresso K nel SI?
Soluzione : K è espresso in kg · m2 · s–2, ed essendo kg · m · s–2
▶ If x represents displacement, its dimension is a length:
[x] = [L]; for the velocity, [v] = [L T –1] (m/s); for the accele-
una forza (N), K è il prodotto di una forza per uno sposta- ration [a] = [L T –2] (m/s2).
mento, ossia ha le dimensioni di un lavoro (J): vedremo nel
a) The term k · t + B must be dimensionless, hence B
capitolo 9 che si tratta dell’energia cinetica.
must be dimensionless and [k ] = [T –1]; finally, for con-
8.b ▲▲△ Nella formula sistency, A has the same dimension as x, [L].
B b) The term k · t 2 must be dimensionless, hence
ρ ⋅ g ⋅ x = A ⋅v 2 +
x ⋅t 2 [k] = [T –2]; finally, for consistency, A has the same dimen-
sion as x, [L] and B has the dimension of velocity, [L T –1].
ρ è una densità, g un’accelerazione, x uno spostamento, v
una velocità e t un tempo. Trovare le dimensioni di A e B che c) The term k · t must be dimensionless, hence
rendono la formula dimensionalmente omogenea. [k ] = [T –1]; finally, for consistency, A has the the dimen-
sion of acceleration, [L T –2] and B has the dimension of
Soluzione : A deve essere espresso in kg / m3 (kg · m–3), ossia velocity, [L T –1].
ha le dimensioni di una densità; B deve essere espresso in
kg, e quindi ha le dimensioni di una massa. d) As [a] = [L T –2], [A] = [L T –3] and [B] = [L T –4].

QUESITI
1 Considerato che A e B sono grandezze fisiche con 6 Con il prefisso milli si intende, nel SI:
dimensione diversa tra loro, stabilire quali delle seguenti 10 –6
10–3 10–2 102 103 106
espressioni hanno un significato fisico:
a A·B b A+B c A–B d A/B 7 Con il prefisso centi si intende, nel SI:
–6
10 10–3 10–2 102 103 106
2 Indicare i simboli dei seguenti prefissi nel SI:
8 Con il prefisso kilo si intende, nel SI:
etto micro –6
10 10–3 10–2 102 103 106
giga kilo
nano tera 9 Nel Sistema Internazionale i simboli vanno scritti col
carattere maiuscolo:
3 Con il prefisso mega si intende, nel SI: a solo nel caso del litro.
10–6 10–3 10–2 102 103 106 b sempre.
c solo quando derivano dal nome di una persona.
4 Con il prefisso micro si intende, nel SI: d mai.
10–6 10–3 10–2 102 103 106 10 Esprimere in mm2 una superficie di 2,5 m2.
5 Con il prefisso etto si intende, nel SI: 11 A quanti metri quadrati corrispondono 2 ettari?
10–6 10–3 10–2 102 103 106 12 A quanti litri corrispondono 0,25 m3?

8 A Meccanica
2
Forze

1 Generalità
Nell’introduzione abbiamo accennato al fatto che la statica si occupa principal-
mente dell’equilibrio dei corpi soggetti a un generico sistema di forze a essi appli-
cate. Si rende quindi necessaria una prima fondamentale definizione.

▶ Si dice forza qualsiasi causa capace di modificare lo stato di quiete o di moto


di un corpo.

L’unità di misura delle forze è, nel Sistema Internazionale, il newton (N).


Si consideri un libro con un certo peso su un tavolo, perché non cade a terra?
Semplicemente perché il sistema di forze che agisce su di esso è in equilibrio. E
quali sono queste forze in equilibrio? Sono la forza peso e la reazione sviluppata
dal piano; il sistema è perciò equilibrato, essendo formato da due forze uguali e
opposte.
In modo perfettamente analogo, un corpo non può mettersi in moto sponta-
neamente, ma solo per l’intervento di una forza, e, una volta in moto, non può
fermarsi o rallentare senza l’aiuto di un’altra forza, che annulli gli effetti prodotti
dalla prima.
Questo esempio mette in luce un’importante caratteristica delle forze: esse ten-
dono (se non equilibrate da altre, uguali e opposte) a produrre un movimento del
corpo cui sono applicate. Per capire in quale direzione avviene tale movimento è
necessario che la forza sia caratterizzata, oltre che dalla propria intensità, anche
da una certa direzione. Si consideri (FIGURA 2.1) una retta r generica e un segmen-
to (a partire da un punto O) di una certa lunghezza con una freccia a un’estremità
in modo da formare un segmento orientato; esso rappresenta una forza, in quanto
dal suo grafico è possibile ricavare:

• l’intensità della forza, misurando la lunghezza del vettore e rapportandola alla


scala del disegno;
2.1 Rappresentazione
• la retta d’azione (che determina anche la direzione), individuata dalla retta r grafica di una forza.
su cui giace il vettore;
• il verso, caratterizzato dalla freccia posta all’estremo
del vettore stesso; r

• il punto di applicazione, punto in cui la forza è ap- F


plicata. O

Abbiamo definito la retta r come la retta d’azione della α


forza F, anziché parlare semplicemente di direzione. In
effetti questi due termini rappresentano due caratteri- 0 10 20 30 40
stiche della forza ben distinte, in quanto esistono infini-
scala delle intensitˆ
te forze parallele (FIGURA 2.2) (pagina seguente) aventi
la stessa direzione ma rette d’azione diverse.

2 Forze 9
Questo consente di definire le forze grandezze vet-
toriali, in contrapposizione alle grandezze scalari
completamente definite da un numero che ne indica
0 10 20 30 40 ne
l’intensità, come ad esempio la temperatura. Esiste ’azio
r e t ta d
scala delle intensità
una sostanziale differenza fra di esse: mentre la somma
F
di due grandezze scalari (superfici, volumi, pressioni O
ecc.) si realizza semplicemente sommandone le rispet-
tive intensità, la somma (composizione) di due gran- ne
dezze vettoriali richiede un diverso procedimento (ve- omu
z i o ne c
dremo più avanti) che tiene conto delle loro direzioni. dire

È utile notare che il punto di applicazione è una ca- α


ratteristica non sempre necessaria; nella maggior parte
dei casi, infatti, una forza può essere spostata lungo
la propria retta d’azione senza che tale spostamento ne
cambi gli effetti. Questa regola è intuitiva, come si può
verificare dalla FIGURA 2.3: un corpo posto su un piano orizzontale può essere mes- 2.2 Distinzione fra retta
so in movimento applicando a esso una forza F parallela al piano di appoggio, ma d’azione e direzione di una
l’effetto non cambia sostanzialmente se la stessa forza viene applicata all’estremità forza.
di una fune collegata al corpo in questione, a patto di poter considerare trascura-
bile il peso della fune stessa, che comunque dovrà giacere sulla retta d’azione della
forza F.
Uno dei pochi casi in cui lo spostamento non è ammesso riguarda quella par-
ticolare categoria di forze che sono i pesi. Questi ultimi, infatti, hanno un pun-
to di applicazione ben definito, chiamato baricentro, dalla cui posizione dipende
l’equilibrio del corpo, e tale punto è assolutamente inamovibile, in quanto deter-
minato dalla forma del corpo e dalla distribuzione dei pesi delle singole parti che
lo compongono.
Per esempio, il peso del corpo umano è concentrato in un punto situato qua-
si a metà altezza, il che non permette eccessivi piegamenti che compromette-
rebbero l’equilibrio; se fosse possibile spostare il baricentro al livello dei talloni,
l’equilibrio sarebbe stabile anche con inclinazioni fortissime (in contrasto con
la realtà).

2 Composizione di due forze concorrenti


Nei problemi di meccanica si ha spesso la necessità di sostituire un sistema di for-
ze dato con un altro, senza che gli effetti prodotti ne siano alterati; al limite, può
accadere di dover sostituire il sistema dato con una sola forza che, in questo caso,
è denominata risultante del sistema.

▶ Si definisce perciò risultante di un sistema di più forze quella forza che pro-
duce gli stessi effetti del sistema dato. Il procedimento necessario per la deter-
minazione della risultante è noto come composizione delle forze.

F F

2.3 Spostamento di una forza


lungo la propria retta d’azione.

10 A Meccanica
▶ Si definisce invece equilibrante di un sistema di
più forze la forza uguale e opposta alla risultante
O
F2
O

del sistema stesso, cioè una forza avente la stessa B


intensità e la stessa retta d’azione della risultante, α
F1 F1
ma verso opposto, in modo da annullarne gli ef- R R
fetti.
β β
A A
Siano date due forze (F1 e F2) complanari (FIGURA 2.4), F2
aventi in comune il punto di applicazione e orientate in C
α C
modo da formare un angolo α 1 .
Si ottiene la risultante R delle due forze F1 e F2 me-
diante la seguente costruzione grafica: dall’estremo A di F1 si traccia la parallela 2.4 Composizione di due
alla retta d’azione di F2 e, dall’estremo B della forza F2, la parallela alla retta d’azio- forze concorrenti con angolo
diverso da 90°.
ne della F1. Le due rette tracciate e le forze date formano un parallelogramma, e la
risultante R delle due forze è data dalla diagonale OC del parallelogramma stesso,
in intensità (secondo la scala prefissata dal disegno), retta d’azione e verso (da O
verso C).
Prendendo in esame il triangolo OAC, si può ottenere la risultante delle due
forze con un procedimento ancora più semplice: tenuto conto che il segmento AC
è identico a OB, e quindi alla forza F2, il triangolo OAC ha per lati F1 e F2, e per
terzo lato la risultante R. Basterà allora riportare dall’estremo A di F1 un vettore
equipollente 2 a F2 e unire il punto O con l’estremo C del vettore tracciato. Per il
calcolo dell’intensità della risultante, isolando il triangolo OAC, si ricorre al teore-
ma di Carnot o del coseno (generalizzazione del teorema di Pitagora):

R 2 = F12 + F22 − 2 ⋅ F1 ⋅ F2 ⋅ cos β

ed estraendo la radice quadrata:

R = F12 + F22 − 2 ⋅ F1 ⋅ F2 ⋅ cos β (2.1)

in cui compare però l’angolo β che non fa parte dei dati del problema. Essendo
noto però l’angolo α, formato dalle rette d’azione delle forze date, e rilevando
dalla figura che i due angoli sono supplementari, ne segue:

cos β = – cos α
e la formula (2.1) diventa:
1 Per rendere più chiare le illu-
strazioni, si tracceranno in nero
R = F12 + F22 + 2 ⋅ F1 ⋅ F2 ⋅ cos α (2.2) le forze da comporre e in colore
la risultante ottenuta; nei pro-
blemi di scomposizione di una
direttamente risolubile con i dati disponibili. forza in due, si adotterà invece il
L’espressione (2.2) ha validità generale; nel caso di due forze che hanno la stessa criterio opposto, rappresentan-
retta d’azione (FIGURA 2.5) (pagina seguente) e lo stesso verso (α = 0°; cos 0° = 1) è: do la forza originaria in nero e le
due componenti in colore.

R = F12 + F22 + 2 ⋅ F1 ⋅ F2 = ( F1 + F2 )2 = F1 + F2
2 Si ricorda che due vettori si
dicono equipollenti quando han-
ossia la risultante ha intensità pari alla somma dell’intensità delle due forze F1 e F2 no uguali l’intensità, la direzione
e il verso; essi differiscono per-
mentre, con versi discordi (α = 180°; cos 180° = –1):
tanto solo nella retta d’azione,
senza di che sarebbero eviden-
R= F12 + F22 – 2 ⋅ F1 ⋅ F2 = (F1 – F2 )2 = F 1 – F 2 temente identici.

2 Forze 11
F2
B C
F1

R
F1 R
F2
90¡
F2 α1
R
O F1 A

2.5 Composizione di due forze aventi la stessa retta 2.6 Composizione di due forze concorrenti disposte
d’azione (versi concordi e discordi). ad angolo retto.

Nel caso di forze complanari perpendicolari (FIGURA 2.6), ossia per α = 90°, essen-
do cos 90°= 0 si ottiene la:

R= F12 + F22
direttamente ricavabile dal teorema di Pitagora.
Per quanto riguarda la direzione della risultante, essa è individuata dall’angolo
che R forma con una delle due forze date; nel caso più semplice di due compo-
nenti perpendicolari la direzione della R è definita analiticamente dalla tangente
dell’angolo α formato dalla risultante stessa con la retta d’azione di F1:
F2
tg α1 = (2.3)
F1
Nel caso generale invece, considerando il triangolo OAC, applichiamo il teorema
dei seni, secondo il quale, in un triangolo generico, ciascun lato è proporzionale al
seno dell’angolo opposto.
Con le notazioni della FIGURA 2.7, il teorema si esprime in forma analitica con
la doppia eguaglianza:
AC OA OC
= = (2.4)
sen α1 sen α2 sen β
dalla quale, scelti opportunamente due dei tre rapporti, è possibile risalire alla
funzione trigonometrica dell’angolo cercato. Si debba ricercare, per esempio, l’in-
clinazione della risultante rispetto alla retta d’azione della forza F2; uguagliando
gli ultimi due rapporti:
OA OC
=
sen α2 sen β
e ricordando che:
OC = R (calcolato in precedenza)
OA = F2 (forza nota in partenza)
sen β = sen (180° – α)
si ricava:
F2
sen α2 = sen (180° – α) · (2.5)
R
da cui si risale al valore di α2.
In modo perfettamente analogo è possibile calcolare l’angolo α1 uguagliando il
primo e l’ultimo rapporto dell’espressione (2.4).

12 A Meccanica
F1
O′
B C
F1
O R
F1 α2
R
F2
β α1 β
α1 O″
F2
O F2 A

2.7 Calcolo analitico per la composizione di due forze 2.8 Composizione di due forze concorrenti aventi punti
concorrenti. di applicazione distinti.

Il problema è quindi risolto avendo calcolata l’intensità della risultante, la sua


retta d’azione, il verso e il punto di applicazione coincidente con quello ove sono
applicate le due forze date. Qualora le due forze non abbiano il punto d’applica-
zione O in comune, il problema non subisce sostanziali modifiche, in quanto due
rette complanari debbono necessariamente incontrarsi in un punto (sempre che
non siano parallele) e in tale punto potremo trasportare le forze date (FIGURA 2.8)
in virtù della regola esposta nel paragrafo 1.

3 Scomposizione di una forza


Spesso il problema si presenta nella forma diametralmente opposta: è data
un’unica forza da sostituire con altre due, a essa complanari, tali da produrre
gli stessi effetti; è chiaro che è possibile effettuare una scomposizione del genere
3 Come accennato, nei pro-
in diversi modi: cedimenti di scomposizione, la
• due componenti aventi la stessa retta d’azione della forza data; forza da scomporre è tracciata
in nero, mentre le due compo-
• due componenti aventi rette d’azione parallele a quella della forza data; nenti ottenute sono tracciate
• due componenti aventi rette d’azione concorrenti in un punto. in colore. Ciò consente di dif-
ferenziare i due procedimenti
Poiché il primo caso non ha alcuna importanza pratica e la scomposizione in forze (composizione e scomposizio-
parallele verrà esaminata nel paragrafo 5, considereremo ora l’ipotesi espressa al ne), che altrimenti apparirebbe-
ro identici.
terzo punto, esaminando il procedimento dal punto di vista grafico 3 .

3.1 Scomposizione di una forza in due


componenti con rette d’azione
concorrenti in un punto
▶ Costruzione grafica Sia R la forza da scomporre, e
le due rette a e b rappresentino le rette d’azione asse- A
a′ F1 O
b
gnate (FIGURA 2.9). Dall’estremo della forza data si trac-
ciano le rette a′ e b′, parallele rispettivamente alle rette
a e b, ottenendo un parallelogramma i cui lati adiacen- R
F2
ti al punto di applicazione della R costituiscono le due
forze F1 e F2 cercate. Il procedimento grafico è quindi
molto simile a quello impiegato per la composizione
b′
di due forze; nel primo caso erano noti i due lati del C B
a
parallelogramma e se ne costruiva la diagonale, men-
tre ora, nota la diagonale, si arriva alla determinazione 2.9 Scomposizione di una forza R in due componenti
dei due lati. concorrenti in un punto: procedimento grafico.

2 Forze 13
a M
a ta a O a O
gn
se
as
ta
ret r
R R R

O
retta
asse
gna
ta b
b
b′ b

2.10 Condizione necessaria per la scomposizione di una 2.11 Scomposizione secondo due direzioni.
forza R in due componenti.

La costruzione grafica ora eseguita permette di evidenziare alcune importanti


precisazioni.
• Le rette d’azione delle due componenti devono essere assegnate; solo così in-
fatti il problema è determinato, poiché in caso contrario si potrebbero assume-
re ad arbitrio due qualsiasi fra le infinite rette del piano passanti per il punto O,
ottenendo una doppia infinità di soluzioni.
• Le due rette d’azione devono incontrarsi nel punto di applicazione O della
forza data, o comunque in un punto della sua retta d’azione; solo così infat-
ti (FIGURA 2.10) è possibile la costruzione del parallelogramma nel cui vertice
convergono i due lati adiacenti e la diagonale. Se le rette a e b si incontrano in
un punto M che non giace sulla retta d’azione di R, si può effettuare la scom-
posizione soltanto secondo le direzioni assegnate (FIGURA 2.11), tracciando una
terza retta b′ parallela a b e scomponendo la forza R secondo a e b′.
• Si può assegnare il valore e la direzione di una delle due componenti (FIGURA
2.12) lasciando da determinare tutti gli elementi dell’altra, compresi la retta
d’azione e il verso. In questo caso il problema si presenta come una semplice
differenza vettoriale e si risolve costruendo il solito parallelogramma congiun-
gendo i vertici di R e di F1, e tracciando dal punto O la parallela al segmento AC
così ottenuto. La figura si completa con l’ultimo lato (AB) che parte da A ed è
parallelo alla forza F1.

B b
B C
A
F2
α1
R F2 R
α1 β
O α1 + α2
α2

F1 O F1 A a
C

2.12 Scomposizione di una forza R in due componenti, 2.13 Calcolo analitico per la scomposizione di una forza R
una delle quali (F1) assegnata. in due componenti.

14 A Meccanica
▶ Soluzione analitica Per la soluzione analitica dei problemi di scomposizione
distinguiamo due casi.
1. È data la forza R da scomporre in due componenti F1 e F2 agenti lungo le rette
d’azione a e b. Ciò significa che, oltre all’intensità di R, sono noti i valori degli an-
goli α1 e α2 formati dalle due rette date con la R stessa. Costruito il parallelogram-
ma (FIGURA 2.13), ricaviamo anzitutto il valore dell’angolo in A (β) dalla somma
degli angoli interni del triangolo OAC. È evidente che:
β = 180° – (α1 + α2)
Ricavato l’angolo β, possiamo usare il teorema dei seni:
F1 F R
= 2 =
senα1 senα2 senβ
e calcolare separatamente:
R ⋅ senα1 R ⋅ senα2
F1 = F2 =
senβ senβ
Il problema è quindi risolto, non essendovi altre incognite da determinare.
2. È data la forza R e una delle sue componenti (F1) in intensità, retta d’azione e
verso. Ciò significa (FIGURA 2.14) che gli elementi noti sono:
• intensità della forza data R;
• intensità della componente F1;
• valore dell’angolo α2 formato dalle due forze suddette.
Il procedimento analitico utilizza ancora una volta il
teorema di Carnot:

F2 = F12 + R 2 − 2 ⋅ F1 ⋅ R ⋅ cos α2
R
per determinare l’intensità della seconda componente a α1
F2. In seguito dal teorema dei seni:
O α2 F2
F1 F2 r
=
sen α1 sen α2 F1
si ricava:
F1
sen α1 = sen α2· 
F2
e il problema è risolto.
2.14 Calcolo analitico della componente F2 quando sono
assegnate R e F1.

3.2 Scomposizione secondo


due rette perpendicolari C
Se le due rette d’azione assegnate formano fra loro –
come è il caso più comune – un angolo di 90°, il paral- R α2
lelogramma diventa un rettangolo e il calcolo analitico α2 F1

di F1 e F2 risulta notevolmente semplificato (FIGURA α1


2.15). Infatti, noti gli angoli α1 e α2, è:
O F2 A

F1 = R sen α1 F2 = R sen α2
ossia:
2.15 Calcolo analitico per la scomposizione di una forza R
F1 = R cos α2 F2 = R cos α1 in due componenti ortogonali fra loro.

2 Forze 15
4 Composizione di due forze parallele b r a

4.1 Forze parallele e concordi B C A

Dovendo procedere alla ricerca della risultante R di due forze parallele e concordi, F2

il problema si riduce esclusivamente alla determinazione della retta d’azione della


F1
risultante, in quanto per gli altri elementi non esistono difficoltà. Infatti: R
• l’intensità della risultante sarà pari alla somma delle intensità delle forze date;
• la direzione sarà evidentemente la stessa delle forze date;
• il verso, in modo del tutto analogo, coinciderà con quello delle due forze;
• il punto di applicazione si troverà sul segmento che congiunge i due punti di
applicazione delle forze note.
2.16 Composizione di due
Inoltre si può dimostrare la seguente regola. forze parallele e concordi.

▶ La retta d’azione r della risultante di due forze parallele e concordi divide


il segmento che ne unisce i punti di applicazione in due parti inversamente
proporzionali alle intensità delle forze stesse.
Ossia (FIGURA 2.16):
CB : AC = F1 : F2 (2.6)′

DIMOSTRAZIONE DELLA (2.6)’

La validità della (2.6)′ risulterà evidente dopo aver studia- Dividendo membro a membro le due proporzioni sopra
to il capitolo 3: ne diamo un'interessante dimostrazione scritte, si ha:
con i metodi finora studiati. CB R S MC MR
Siano date quindi due forze (F1 e F2), parallele e concordi, · = ·
RS AC MR MC
applicate rispettivamente nei punti A e B (FIGURA 2.17)
e proponiamoci di determinare la retta d’azione della ri- Ricordando che, per costruzione, è RS = R S , risulta infine:
sultante. Aggiungiamo al sistema dato (F1 e F2) altre due
forze eguali e opposte fra loro (F ′ e F ″), agenti lungo la CB MR
=
congiungente i punti di applicazione di F1 e F2, cosa am- AC MR
missibile in quanto le due nuove forze si annullano a vi-
Tale relazione può essere posta sotto forma di proporzio-
cenda e non alterano sostanzialmente gli effetti prodotti
ne sostituendo ai singoli segmenti le intensità delle forze
dal sistema dato. Componiamo ora la forza F1 con F ′ e
ricavate dalla figura (MR = F2 , MR = F1), ottenendo infine
la forza F2 con F ″ ottenendo due forze (F1 e F2) non più
CB : AC = F1 : F2 , come volevasi dimostrare.
parallele ma concorrenti nel punto M, intersezione delle
rispettive rette d’azione a e b. Trasportiamo infine in M le
forze così ottenute e procediamo a una nuova scomposi-
a b
zione secondo la direzione verticale e quella orizzontale.
È chiaro che la componente orizzontale di F1 coincide con la F′ M F″
forza F ′ che è stata inserita nel sistema, così come coincide
con la F ″ la componente orizzontale di F2 . Ciò equivale a dire F1
F1
che le rispettive componenti verticali coincidono con le forze F2
F1 e F2. In definitiva, il procedimento eseguito ci ha consen-
S′ R′
tito di trasportare le due forze parallelamente a se stesse, F2
fino a portarle ad agire lungo la stessa retta d’azione. In tali
F′ R S F″
condizioni la risultante R del sistema passa per tale retta e la
composizione dei due vettori si riduce a una semplice som- A C B
ma algebrica. Indicando con C il punto di intersezione fra la F1
F1
retta d’azione della risultante e la congiungente AB, per la F2 F2
similitudine dei triangoli MRS e MCB, possiamo scrivere:
CB : RS = MC : MR
e, in modo analogo, considerando i triangoli MR′S ′ e MCA:
2.17 Composizione di due forze parallele mediante forze
AC : R S = MC : MR ausiliarie.

16 A Meccanica
Con la (2.6)′ è semplice determinare il punto C (intersezione della retta d’azione
della risultante con la congiungente i punti di applicazione delle due forze date).
Date le forze F1 e F2, tracciata la congiungente AB, si segna il punto C, prossimo
alla forza maggiore, e si scrive (FIGURA 2.16):

F1 : F2 = CB : AC (2.6)′′
Poiché in tale proporzione figurano due incognite (CB e AC ), si compone:
( F1 + F2 ) : F2 = (CB + AC ) : AC

Essendo F1 + F2 = R e (CB + AC ) = AB, si ottiene:

R : F2 = AB : AC (2.7)

nella quale figura una sola incognita (AC) facilmente ricavabile:


F2
AC = AB ·
R
e in seguito si determina CB = AB – AC .
F2

4.2 Forze parallele e discordi B A C


R
F1
Qualora le due forze date (F1 e F2) siano discordi (FIGU-
RA 2.18), la risultante ha:
• intensità pari alla differenza delle intensità; b a
• direzione comune alle due forze date;
• verso uguale a quello della forza maggiore; 2.18 Composizione di due forze parallele: metodo analitico.
• punto di applicazione sulla congiungente i punti di
applicazione di F1 e F2;
M a
• retta d’azione esterna al sistema di forze, posta dal
lato della forza maggiore e passante per un punto C
tale da soddisfare la consueta proporzione:
B C A
F1 : F2 = CB : AC
F2
Operando come nel caso precedente:
N
F1
( F1 – F2 ) : F2 = (CB – AC ) : AC b
e ricordando che
2.19 Composizione di due forze parallele: procedimento
F1 – F2 = R     (CB – AC ) = AB grafico.

si ottiene infine: F2 = AB : AC , proporzione identica


alla (2.7) a condizione che i due segmenti CB e AC
vengano misurati dal punto di applicazione delle sin- F2 A C
gole forze fino a quello della risultante.
B N
R
4.3 Procedimento grafico F1

Il criterio di proporzionalità sopra espresso consente


anche la realizzazione del seguente procedimento gra- M
fico (FIGURA 2.19 per forze parallele e concordi, FIGU-
RA 2.20 per forze discordi): sulla retta d’azione di F2
e dalla parte opposta rispetto ad AB, riportiamo un 2.20 Procedimento grafico per la composizione di due forze
segmento BM, uguale a F1. Sulla retta d’azione di F1 parallele e discordi.

2 Forze 17
e dallo stesso lato di F1, riportiamo un segmento AN uguale a F2. La retta che
unisce i punti M e N, interseca la retta AB in un punto C che è il punto cercato per
cui passerà R. Per giustificare tale costruzione consideriamo i due triangoli simili
BCM e ACN. Otteniamo:
BM : AN = BC : AC

ma BM = F1 e AN = F2 , per cui risulta F1 : F2 = BC : AC, che è proprio la (2.8)′′.


Si noti che:
• nel caso di forze concordi il punto di intersezione è interno alle due forze;
• nel caso di forze discordi il punto di intersezione è esterno e dal lato della forza
di maggiore intensità.

5 Scomposizione di una forza


in due forze parallele
Il problema inverso al precedente, cioè la scomposizione di una forza R in due
componenti (FIGURA 2.21) di cui siano date le rette d’azione a e b, parallele a quella
della R stessa, si risolve sempre con l’impiego della formula (2.7); l’incognita, in
questo caso, è la forza F2, essendo noti i segmenti AC e AB . Dalla (2.7) si ottiene:
AC
F2 = R ·
AB
e in seguito si ricava F1 = R – F2.

▶ Il verso delle forze F1 e F2 è implicito nei dati del problema. Per quanto espo-
sto in precedenza, se R è interna alle due rette d’azione di F1 e F2, queste sa-
ranno concordi con R. Se invece ambedue le rette d’azione di F1 e F2 si trovano
dallo stesso lato rispetto a R, le componenti F1 e F2 avranno verso discorde;
più precisamente, la più vicina a R avrà lo stesso verso, mentre l’altra avrà
verso opposto.

Anche in questo caso (FIGURA 2.22) vale la (2.7):

AC
F2 = R ·
AB
Determinata F2, si ricava F1 = R + F2.

a b r b a

F2
C A B
A C F2 B
F1 R
F1
R

2.21 Scomposizione di una forza R in due componenti 2.22 Scomposizione di una forza R in due componenti
parallele e concordi. parallele e discordi.

18 A Meccanica
5.1 Procedimento grafico a r b
I relativi procedimenti grafici sono i seguenti. Siano
date la forza R e le due rette a e b (FIGURA 2.23), lun- A C B
go le quali dovranno agire le forze incognite F1 e F2. F2
Riportiamo sulla retta a un segmento AN uguale a R F1 R
e dall’estremo N tracciamo la retta NB. Tale retta, in-
contrando R in O, la divide in due parti OC e OM , che O
rappresentano le due forze F1 e F2 cercate. Più preci-
samente, il segmento OC costituisce la forza F1 (la più
N M
vicina a R), mentre il segmento OM è la forza F2.
Nel caso in cui la scomposizione debba avvenire se-
condo due rette poste dallo stesso lato rispetto a R (e 2.23 Scomposizione grafica in due componenti parallele
e concordi.
quindi F1 e F2 siano discordi fra loro), si procede nel
modo seguente (FIGURA 2.24). Si riporta sulla retta a
(quella più vicina a R) un segmento AN uguale a R e O
r a
si unisce il punto N con B. Dal punto di applicazione
C della R, si traccia la retta CO parallela a NB, che in-
terseca la retta a in M. Proiettando orizzontalmente M
M S
in S sulla retta b, si ottengono due segmenti, BS e BO ,
F2
che rappresentano le intensità delle forze F1 e F2 cercate. C A
Il segmento BO verrà riportato sulla retta a con verso B
concorde con R, mentre BS rimarrà applicato in B con R F1
verso discorde. N

6 Caso di più forze b

complanari 2.24 Scomposizione grafica in due componenti parallele


e discordi.

6.1 Composizione
Se si hanno tre o più forze da comporre, è sufficiente applicare il metodo prece-
dente a due forze qualsiasi e poi ripetere il procedimento componendo la risultante
con un’altra forza (e così via) fino ad avere un’unica risultante. Tale procedimento
risulta però molto laborioso e quindi si consiglia di utilizzare la costruzione grafica
di FIGURA 2.25.
Sia dato il sistema di tre forze F1, F2 e F3, comunque disposte nel piano. Ripor-
tiamo a parte un vettore (0-1), equipollente a F1, applicato in un punto 0 scelto ad
arbitrio nel piano contenente le forze. Dal vertice 1 di tale vettore, riportiamone
un secondo (1-2), equipollente a F2, e infine un terzo (2-3), equipollente a F3.

1
F2
F1 R
F3

3
2.25 Poligonale di più forze
complanari.

2 Forze 19
▶ La spezzata 0–1–2–3, detta poligonale delle for-
ze, è generalmente aperta, cioè l’estremo 3 non
0
F1
coincide con l’origine 0. Il lato (0–3), che chiude
1
questa spezzata, rappresenta – nella scala del dise-
gno – la risultante R del sistema di forze dato, de- F2
R1
R
finita nelle sue principali catatteristiche (intensità,
direzione e verso), a eccezione della retta d’azione
che è ignota, in quanto la costruzione grafica è 2 F3
stata eseguita iniziando da un punto 0 scelto ad
3
arbitrio nel piano.
2.26 Equivalenza fra la poligonale di un sistema di forze
Il metodo sopra descritto è detto anche «metodo pun- e il procedimento di composizione con il parallelogramma.
ta coda» perché consiste nel mettere la coda di un vet-
tore sulla punta dell’altro.
La retta d’azione della risultante R può essere deter-
0≡2
minata anch’essa per via grafica, completando la co-
struzione appena fatta con un secondo procedimento
che illustreremo nel paragrafo 7.
Si può verificare che il lato di chiusura della poligo- 1
F1
nale (0-3) rappresenta la risultante del sistema di for- F2
ze. Basta, a questo proposito, osservare che il segmen-
to (0-2) non è altro che la risultante delle prime due
forze (F1 e F2) costruita secondo la regola del paralle-
logramma (FIGURA 2.26); a sua volta il segmento (0-3)
è la risultante di (0-2) e di F3, quindi, per quanto detto 2.27 Poligonale di due forze parallele, uguali e opposte.
all’inizio del paragrafo, è anche la risultante dell’intero
sistema.
Può verificarsi che la poligonale delle forze sia chiu-
0 ≡2
sa (3 = 0) cioè la risultante sia nulla. Il sistema è equi-
librato? Dipende, per esempio il sistema in FIGURA 2.27 F1
ha due forze la cui risultante è nulla (poligonale delle
forze chiusa) ma se venissero applicate a un corpo si 1
otterrebbe una sua rotazione oraria mentre il sistema
in FIGURA 2.28 è in equilibrio sia per la traslazione che F2
per la rotazione. Il diverso comportamento dei due
sistemi potrà essere posto in evidenza solo con una
successiva costruzione grafica, che illustreremo nel pa-
ragrafo 7. 2.28 Poligonale di due forze in equilibrio.

6.2 Scomposizione di una forza in tre


componenti
Consideriamo ora il problema inverso, cioè la scomposizione di una forza data
R in tre componenti a essa complanari, delle quali siano assegnate le rispettive
rette d’azione a, b e c. Poiché tale problema non sempre è risolvibile, esaminiamo
alcune possibilità.
1. Se le tre rette d’azione delle componenti si incontrano tutte in un punto che
non appartiene alla retta d’azione di R, il problema è impossibile, in quanto la R
stessa non potrebbe essere la risultante del sistema.
2. Se le tre rette d’azione delle componenti incognite e la retta d’azione di R si in-
contrano tutte in un punto, il problema è indeterminato. Sarebbe infatti possibile
assegnare un valore arbitrario a una delle componenti ripartendo il rimanente
sulle altre due, ottenendo un’infinità di soluzioni.

20 A Meccanica
d a
r

M
c
Fa
F1
b
R

N F2
b
F3

Fa
c

3. Se le tre rette d’azione delle componenti e quella di R si incontrano due a due 2.29 Scomposizione di una
formando un quadrilatero, il problema è possibile e determinato. Adottando il forza in tre componenti:
metodo di Culmann.
metodo grafico di Culmann (FIGURA 2.29), si decompone la forza data R in una
prima componente F1, orientata lungo la retta a, e in una seconda componente
Fa, agente lungo la retta ausiliaria d che unisce i punti M e N. Successivamente si
scompone Fa lungo le due rette b e c, ottenendo le due forze (F2 e F3) che risolvono
il problema.

7 Il poligono funicolare
Poiché la poligonale delle forze non consente di individuare la retta d’azione della
risultante, si utilizza un successivo procedimento grafico per trovare un punto
appartenente a tale retta; da tale punto si traccerà una retta parallela al lato di
chiusura della poligonale, lungo la quale dovrà agire la risultante R.

7.1 Costruzione del poligono funicolare


2.30 Poligono funicolare
Consideriamo un generico sistema di forze complanari (F1, F2 e F3) comunque di- per un sistema di forze
sposte (FIGURA 2.30) e procediamo prima alla costruzione grafica della poligonale. complanari.

a c
b 0
(I)
F1
F2 F3 1 (I)
A r

(II) (IV) (II)

(III) C
(III)
B 2 P

(IV)

3
N

2 Forze 21
Fissato, sempre ad arbitrio, un secondo punto P 4 , detto polo, si tracciano i 4 Il polo P può essere assunto
segmenti, detti raggi polari, (0-P), (1-P), (2-P) e (3-P) che uniscono il polo P con ovunque nel piano, purché non
i vari vertici della spezzata. Da un punto qualsiasi, alla sinistra del sistema di forze si trovi sulla poligonale o sul re-
lativo lato di chiusura.
dato, si traccia una semiretta parallela al primo raggio polare (0-P), fino a incon-
trare in A la retta d’azione di F1. Dal punto A si procede parallelamente al secondo
raggio polare (1-P), fino a incontrare in B la retta d’azione di F2. Da B si ripete il
procedimento, determinando il punto C; infine da C si traccia l’ultima parallela al
raggio (3-P).

▶ I prolungamenti dei due lati estremi del poligono funicolare così costruito si
incontrano nel punto N, che appartiene alla retta d’azione della risultante R.
Si tracci la retta r, passante per il punto N, parallela al lato di chiusura della
poligonale delle forze; lungo tale retta agirà il vettore R, la cui intensità equi-
vale – nella scala prefissata del disegno – al segmento (0-3).

La costruzione del poligono funicolare è notevolmente semplificata se le forze


date sono tutte parallele; in questa ipotesi (FIGURA 2.31) la poligonale degenera in
un segmento parallelo alle forze stesse, e, non esistendo un lato di chiusura, la sua
lunghezza (0-3) rappresenta l’intensità della risultante.
Giustifichiamo la costruzione del poligono funicolare riferendoci, per sempli-
cità, al sistema di tre forze parallele F1, F2 e F3 rappresentato in FIGURA 2.31; è
evidente che si potrebbe estendere il ragionamento, seppure con qualche compli-
cazione, a un sistema di n forze comunque disposte nel piano.
La costruzione del poligono funicolare sarà valida se dimostreremo che il pun-
to N d’incontro fra il primo e l’ultimo lato del poligono appartiene alla retta d’a-
zione di R.
A tale scopo, consideriamo il triangolo 0P1: esso può ritenersi il triangolo di
equilibrio di due forze fittizie, Fa (di intensità 0-P) e Fb (di intensità P-1), che han-
no come risultante il vettore 0-1, e cioè la F1; in altre parole, la forza F1 può essere
considerata come la risultante delle forze fittizie Fa e Fb.
Dal triangolo 1P2 si deduce, con analoghe considerazioni, che la forza F2 non è
altro che la risultante di due forze fittizie Fb (di intensità 1-P, e pertanto uguale e
opposta a Fb) e Fc (di intensità P-2).
Ripetendo ancora il procedimento per il triangolo 2P3, si giunge alla conclu-
sione che il segmento (0-3), risultante del sistema dato, è anche la risultante di
tutte le forze fittizie Fa, Fb, Fb , Fc, Fc e Fd. In definitiva, tenuto conto che Fb e Fb si 2.31 Poligono funicolare per
annullano a vicenda, e che lo stesso accade per Fc e Fc , il vettore 0-3 equivale alla un sistema di forze parallele.

a b r c 0

(I)

F2 1
(IV) (II)
(I)
C
P
A (III)
(II) (III)
B
2
(IV)
F3
F1
N

r
3

22 A Meccanica
risultante delle due sole forze estreme Fa e Fb, agenti secondo le direzioni indivi-
duate dai raggi polari (0-P) e (3-P).
Per quanto visto in precedenza, la risultante R dovrà passare per il punto comu-
ne alle rette d’azione delle forze Fa e Fd, cioè per il punto N.

7.2 Casi particolari


La costruzione del poligono funicolare riveste grande importanza in tutti i proble-
mi di statica. Essa – pur con le necessarie limitazioni comuni a tutti i procedimenti
grafici – permette di determinare la risultante di un sistema costituito da un nume-
ro grandissimo di forze, risolve rapidamente problemi di composizione e scompo-
sizione e consente alcune considerazioni preventive sul sistema di forze applicate.
Abbiamo premesso infatti che, nella maggior parte dei casi, i prolungamenti
dei lati estremi del poligono si incontrano nel punto N che appartiene alla retta
d’azione della risultante R, ma non è possibile escludere il caso, anche se piuttosto
raro, che i due lati suddetti non si incontrino, rendendo impossibile la determi-
nazione della retta r.
Questo accade quando il primo e l’ultimo lato del poligono funicolare risultano
paralleli o addirittura coincidenti per tutta la loro lunghezza: due diversi risultati
grafici, cui corrispondono due situazioni ben distinte.
È evidente infatti che, non potendosi individuare la retta d’azione r della ri-
sultante, essa ha valore nullo; però alle due ipotesi sopra esposte corrispondono
effetti ben distinti:
• se il primo e l’ultimo lato del poligono funicolare sono coincidenti, il poligono
si definisce chiuso, la risultante è nulla e il sistema di forze è equilibrato;
• se il primo e l’ultimo lato del poligono funicolare sono paralleli, il poligono
si definisce aperto e tutto il sistema, pur avendo risultante nulla, tende a far
ruotare il corpo cui esso è eventualmente applicato, come avremo modo di
approfondire nel capitolo dedicato ai corpi vincolati.

7.3 Ricerca del punto di applicazione


della risultante
La costruzione grafica descritta non permette di individuare il punto di appli-
cazione della risultante del sistema di forze. Tale ricerca, tuttavia, non sempre
è indispensabile, in quanto, nella maggior parte dei casi, le forze possono essere
spostate lungo le rispettive rette d’azione.
Nei pochi casi in cui le forze hanno punti di applicazione inamovibili (ricerca
del baricentro), si può determinare il punto di applicazione della risultante del
sistema di forze ripetendo due volte la costruzione del poligono funicolare. Dopo
aver tracciato la retta d’azione r (FIGURA 2.32) (pagina seguente), si supponga di
poter ruotare tutte le forze costituenti il sistema di uno stesso angolo α, intorno
ai rispettivi punti di applicazione. Il sistema così ottenuto (a parte la direzione) è
equivalente al sistema dato, e anche la sua risultante R′, identica a R, sarà ruotata
di un angolo α intorno al proprio punto di applicazione G.

▶ Il punto G (FIGURA 2.33) (pagina seguente), detto centro delle forze parallele,
è determinato dall’intersezione delle rette d’azione di R e di R′.

Per maggior chiarezza abbiamo riportato nella FIGURA 2.33 il secondo sistema,
ottenuto ruotando tutte le forze di uno stesso angolo, scelto di 90° per comodità.
Abbiamo costruito una seconda poligonale, scelto un nuovo polo P e tracciato il
secondo poligono funicolare. Il punto N′ ottenuto appartiene alla retta d’azione

2 Forze 23
r 0
(I)
90°
1 (II)
F2
90° F3 (III) P
(IV)
F1 2
(I) 90°

(IV)
(II) (III) C
A B

N
3

2.32 Determinazione del punto di applicazione della risultante mediante rotazione del sistema di forze.

(IV) 0′ 1′ 2′ 3′
F 3′
N′ (III) G r′
(I) (II) (III) (IV)
F ′2
(II)

F ′1 r
(I)
P′

2.33 Costruzione del secondo poligono funicolare.

r′, che incontra la retta r, precedentemente determinata, nel punto G, che è il pun-
to di applicazione cercato 5 .
La ricerca del punto di applicazione della risultante con il metodo grafico ora
descritto è valida anche per un sistema di forze comunque disposte nel piano; è
evidente che la costruzione potrà anche risultare complessa, date le diverse dire-
zioni delle varie rette d’azione.

8 Le forze nello spazio


I problemi di composizione e scomposizione di forze si complicano notevolmente
quando si opera nello spazio, anziché nel piano, come abbiamo fatto finora. Tut-
tavia elenchiamo dapprima i casi più semplici, riservandoci di esporre successiva-
mente un procedimento di carattere più generale.

8.1 Scomposizione di una forza in tre 5 Notiamo subito che, avendo

direzioni ortogonali fra loro scelto l’angolo di 90°, la costru-


zione della seconda poligonale è
superflua; basterà, infatti, trac-
Anche in questo caso, perché il problema sia determinato, la retta d’azione della ciare il secondo poligono funi-
forza data R deve passare per il punto in cui si incontrano le tre rette secondo le colare, costruendone i vari lati,
quali deve avvenire la scomposizione (FIGURA 2.34). In pratica, le tre rette date perpendicolari, anziché paralleli,
costituiscono un sistema di assi cartesiani nello spazio (x, y, z) con l’origine nel ai singoli raggi polari riferiti al
primo polo P.
punto di applicazione O di R.

24 A Meccanica
Scomponiamo dapprima R in due componenti, una
delle quali agisca secondo un asse cartesiano e l’altra z
giaccia nel piano formato dagli altri due. Nella figura
citata tale scomposizione è effettuata rispetto all’asse z
e al piano xy, ottenendo le due componenti Fz e F.
Successivamente è possibile scomporre, nel piano
xy, la forza F nelle sue componenti Fx e Fy rispetto ai Fz
due assi x e y. R
Se completiamo la scomposizione con i segmenti y
mancanti (FIGURA 2.35), è facile capire che R costitui-
x O Fx
sce la diagonale di un parallelepipedo, anziché di un x
parallelogramma, come avveniva nel caso delle scom- Fy F
posizioni effettuate nel piano.
Se indichiamo con αx, αy e αz gli angoli formati dal-
la forza data con i tre assi cartesiani, il calcolo analiti-
co delle tre componenti è immediato. Potremo infatti z

scrivere:
2.34 Scomposizione di una forza R in tre componenti
Fx = R · cos αx (2.8)′ ortogonali fra loro.
Fy = R · cos αy (2.8)′′
Fz = R · cos αz (2.8)′′′
Il procedimento esposto è valido anche se il punto di
applicazione di R non coincide con l’origine O degli Fz
assi cartesiani; la FIGURA 2.36 non richiede ulteriori
spiegazioni. Ciò consente di definire le forze Fx, Fy e
Fz come le proiezioni di una forza data sugli assi del αz R
sistema cartesiano.
Anche il procedimento inverso non pone eccessive αx
difficoltà. Date tre forze Fx, Fy e Fz, agenti secondo tre O Fx

rette d’azione ortogonali fra loro, la risultante R del si- Fy αy


stema si ottiene costruendo il parallelepipedo avente
come spigoli le tre forze date (FIGURA 2.37); l’intensità
della risultante si calcola con la relazione:

F = Fx2 + Fy2 + Fz2 (2.9) 2.35 Calcolo analitico delle tre componenti della forza R.

z
z
Rxz
Fz

Fz
Ryz
R
αz
R

αx
O Fx
Fx x
O Fy αy
x
Rxy
Fy
y
y

2.36 Proiezione di una forza R su tre assi ortogonali. 2.37 Risultante di tre forze ortogonali nello spazio.

2 Forze 25
e i relativi angoli formati dalla sua retta d’azione con gli assi cartesiani si ricavano
dalle rispettive funzioni trigonometriche:
Fx
cos αx = (2.10)′
R

Fy
cos α y = (2.10)′′
R

Fz
cos αz = (2.10)′′′
R

8.2 Composizione di più forze non complanari


concorrenti in un punto
Escludendo il caso in cui le tre rette d’azione delle forze date siano ortogonali fra
loro, il sistema può essere assimilato a quello di FIGURA 2.38. Il procedimento di
composizione è possibile in quanto le forze date sono complanari a due a due.
Scelte pertanto due forze del sistema (Fa e Fb), esse possono essere composte con
la consueta regola del parallelogramma, ottenendo una risultante parziale R1 che,
per l’ipotesi fatta in precedenza, è complanare con la terza forza Fc. Componendo
R1 con Fc, si determina la risultante totale R del sistema.

8.3 Composizione di più forze parallele


non complanari
Il procedimento non si discosta eccessivamente da quello esposto nel paragrafo
4, in quanto due forze qualsiasi di quelle componenti il sistema giacciono in uno
stesso piano. Ciò premesso, si determina la risultante di due forze scelte ad arbi-
trio, ottenendo una risultante parziale R1, evidentemente complanare con la terza
forza Fc; la risultante totale R si ottiene componendo R1 con Fc.

8.4 Teorema delle proiezioni


Nel caso di due forze sghembe, o nell’ipotesi più generale di un sistema di forze
nello spazio, disposte in modo da non rientrare in nessuno dei casi precedente-
mente esposti, si può ottenere la risultante ricorrendo al teorema delle proiezioni.

▶ Scomposte le forze del sistema nelle singole componenti agenti secondo tre
assi cartesiani x, y, z, la somma delle componenti delle forze lungo uno degli
assi eguaglia la componente della risultante orientata sull’asse stesso.

Fc

Fb
O
R
R1
Fa

2.38 Composizione di tre


forze comunque orientate
nello spazio.

26 A Meccanica
Determinate le tre componenti della risultante (Rx , Ry ,
Rz) e trasportate le stesse nell’origine degli assi, con la y
(2.9) si calcola l’intensità del vettore R, equipollente C
alla risultante del sistema di forze. La dimostrazione B
del teorema suddetto è semplice, specialmente se limi- R
tata a un sistema cartesiano piano; l’estensione a un
F1
sistema nello spazio è immediata e non richiede ulte-
riori spiegazioni. A N
Siano F1 e F2 le forze date, che supporremo, per
F2
semplicità, applicate nell’origine O del sistema carte- x x
O M A N
siano (FIGURA 2.39), e sia R la loro risultante, costru-
F1x
ita mediante la consueta regola del parallelogramma.
Eseguite le proiezioni, si rileva sull’asse delle ascisse F2x
quanto segue: Rx

• proiezione di R (Rx) = ON
• proiezione di F1 (F1x) = OM 2.39 Teorema delle proiezioni.
• proiezione di F2 (F2x) = OA
Per l’eguaglianza dei due triangoli OBM′ e ACN risulta OM = AN = A N da cui
segue:
Rx = OM′ + OA′ = A′N′ + OA′ = ON′
In modo del tutto analogo si dimostra la validità del teorema per le componenti
agenti secondo l’asse y.
Per individuare la risultante di un generico sistema di forze distribuite nel-
lo spazio, si assume una terna di assi cartesiani e si eseguono le varie proiezioni
sull’asse delle x (F1x, F2x, …, Fnx), sull’asse y (F1y, F2y, …, Fny) e sull’asse z (F1z,
F2z, …, Fnz). Si calcolano poi le risultanti parziali:
F1x + F2x + … + Fnx = Rx (2.11)′
F1y + F2y + … + Fny = Ry (2.11)′′
F1z + F2z + … + Fnz = Rz (2.11)′′′
che, trasportate nell’origine degli assi, permettono di determinare l’intensità della
risultante R del sistema:

R = Rx2 + R y2 + Rz2 (2.12)

Si tenga comunque presente che le sommatorie (2.11) devono essere intese come
somme algebriche, cioè eseguite tenendo conto dei versi delle singole componenti.

CLIL Chapter summary


All physical quantities in mechanical engineering are measured using either scalars or
vectors.
A scalar is a variable whose value is expressible purely as a magnitude.
The length of the arrow describes the magnitude of the vector and the angle between
the vector and a fixed axis describes the direction of its line of action. The head of the
arrow indicates the sense of the vector: it specifies the direction (positive or negative)
in which the force moves along the line of action. In English textbooks, direction
expresses the information contained in both «direzione» and «verso».
Forces are vectors; they are defined by:
1. Magnitude: the size of a force measured in newtons;
2. Action line: the path in space along which a force acts;

2 Forze 27
3. Sense: the direction, in which the force acts, along the line of action, usually shown
by an arrow;
4. Point of application: the exact location at which a force is applied to a body.
When an object is subject to several forces, the resultant force is the net force that,
acting alone, would produce the same effect as all those forces.
The resultant can be determined by the composition of the forces of a system.
The reverse of the composition process is the resolution of forces.
Two Force Composition: The Parallelogram Method
Two forces A and B can be added to form a resultant force R using the parallelogram
law. This law tells us that the resultant of two forces, A and B, drawn to scale with their
tails at the same point, can be found by drawing a parallelogram with sides equal to
these forces; the diagonal of the parallelogram indicates the resultant.
Two Force Composition: The Trigonometric Method
In the trigonometric method, force B is added to force A in a “head-to-tail” fashion, by
connecting the head of A to the tail of B. The resultant R extends from the tail of A to
the head of B.
The resultant of two forces can be found by applying the cosine rule and the sine rules.
Composition of Several Forces
If more than two forces are to be added, successive application of the parallelogram
method can be carried out in order to obtain the resultant force.
A simpler graphical method is the polygon of forces method, which is the extension of
the trigonometric method; the line joining the beginning of the first force and the end
of the last force is the resultant; this method does not give any indication about the
line of action of the resultant.
To find this line of action the equilibrium or funicular polygon is used.
The funicular polygon, in which the sides of the polygon are made parallel to the rays
of an accompanying force poligon, is one of the most important constructions used
in connection with graphical analysis; it is used to find the magnitude, direction, and
point of application of the resultant. It is also used to check whether or not a number
of forces are in equilibrium.

COMPOSIZIONE DI FORZE VETTORIALI


SCOMPOSIZIONE DI FORZE
• Forze parallele • Punto d’applicazione
– Concordi • Intensità • In due componenti
– Discordi • Retta d’azione – Concorrenti
• Forze nel piano • Direzione – Perpendicolari
• Forze nello spazio • Verso • In tre componenti

GRANDEZZE

SCALARI
• Intensità
• Somma algebrica

ESERCIZIO A COMPLETAMENTO ESERCIZIO A RISPOSTA APERTA


Una grandezza scalare è caratterizzata da , Descrivere brevemente il procedimento per scomporre un
mentre per definire completamente una grandezza vet- vettore lungo due rette perpendicolari:
toriale è necessario definire . Esempi di
grandezze scalari sono: ; mentre esempi di
grandezze vettoriali sono: .

28 A Meccanica
ESERCIZI
1 ESERCIZIO SVOLTO Per quanto riguarda la direzione, calcoliamo la tangente
Argomento Composizione e scomposizione di forze con la stessa dell’angolo α formato dalla risultante con la forza mag-
retta d’azione giore:
F2 50
Quattro forze di intensità F1 = 100 N, F2 = 200 N, tg α = = = 0,5 quindi α = 26°34
F3 = 120 N e F4 = 180 N hanno la stessa retta d’azione e lo F1 100
stesso punto di applicazione. Determinare la forza neces-
saria a equilibrare il sistema. ESERCIZI PROPOSTI
▶ Ilforze
problema non presenta difficoltà. Avendo le quattro
la stessa direzione e lo stesso verso, la risultante R
2.a ▲△△ Comporre analiticamente due forze ortogona-
li di intensità rispettivamente F e 2F.
avrà come modulo la somma dei moduli e come verso lo
stesso verso delle quattro forze: Soluzione : R = 5 · F; α = 63° 26′.

R = 100 + 200 + 120 + 180 = 600 N 2.b ▲△△ Scomporre una forza di 200 N in due compo-
nenti, orientate secondo rette d’azione che formano con la
La forza necessaria a equilibrare il sistema avrà lo stesso forza data angoli di 20° e 70°. Si supponga che le tre rette
modulo della risultante e verso opposto. si incontrino in un punto.
Soluzione : F1 ≅ 187,9 N; F2 = 68,4 N.
ESERCIZI PROPOSTI
2.c ▲△△ Una forza F = 250 N è inclinata rispetto a un
1.a ▲△△ Risolvere l’esercizio precedente nell’ipotesi asse orizzontale di un angolo α incognito. Sapendo che la
che F1 e F2 abbiano lo stesso verso e che F3 e F4 abbiano proiezione di F su tale piano ha l’intensità di 160 N, calcola-
verso opposto. re l’angolo α e la componente verticale F2.
Soluzione : R = 0.
Soluzione : α = 50° 12′; F2 = 192,1 N.
1.b ▲△△ Un carico di 50 N è sospeso a una corda a e
2.d ▲▲△ Un magazziniere deve posizionare esatta-
un secondo carico di 100 N è sospeso al primo tramite una
corda b. Calcolare lo sforzo nelle due corde. mente sulla verticale di un carrello una cassa attaccata alla
catena di una gru (FIGURA 2.41). Quale forza orizzontale
Soluzione : corda b, Sb = 100 N; corda a, Sa = 150 N. dovrà esercitare, se il peso della cassa è di 930 N?

1.c ▲△△ Un pilastro verticale, alto 6 m, di sezione co- Soluzione : ≅ 240 N.


stante e materiale omogeneo, pesa 40 kN e sostiene sulla
sommità un carico di 50 kN. Calcolare la forza esercitata dal
pilastro sul terreno e la forza esercitata su una sezione del
3 ESERCIZIO SVOLTO
pilastro a metà altezza. Argomento Composizione di forze comunque orientate
Calcolare l’intensità e la direzione della risultante (R) delle
Soluzione : 90 kN e 70 kN.
due forze rappresentate in FIGURA 2.42 (pagina seguente),
le cui rette d’azione formano un angolo di 45°.
2 ESERCIZIO SVOLTO
Argomento Composizione e scomposizione di forze ortogonali
Determinare analiticamente l’intensità e la direzione della
risultante R di due forze, ortogonali fra loro, aventi lo stesso
punto di applicazione O. Assumere F1 = 100 N e F2 = 50 N.

▶ Eseguita la costruzione grafica ( 2.40), si ricava


FIGURA
l’intensità della risultante R dalla relazione: 4m

R = 1002 + 502 = 10 000 + 2500 = 12500 ≅ 112N

2m

F2 R

O F1
0 10 20 30 40 50

scala delle forze (N) 1m

2.40 2.41

2 Forze 29
ESERCIZI
y
B A
30 N R
45¡ β 85°
α
45°
90 N 95°
2.42 20° x
115°

▶ L’intensità
Carnot:
della risultante si ottiene con la formula di C D

2.44
R = 30 + 90 + 2 ⋅ 30 ⋅ 60 ⋅ 0,707 =
2 2

= 12 818,4 ≅ 113,2 N 4 ESERCIZIO SVOLTO


L’angolo α che la risultante forma con la forza maggiore Argomento Composizione di forze comunque orientate
si ottiene applicando il teorema dei seni: Calcolare l’intensità e la direzione della risultante (R ) delle
quattro forze rappresentate in FIGURA 2.44. I valori delle
300 113,2
= forze sono A = 24 N; B = 13 N; C = 14 N; D = 22 N, e gli angoli
sen α sen β sono riportati in figura.
ed essendo β = 180° – 45° = 135° ▶ Prima di tutto calcoliamo gli angoli che le varie forze for-
mano con l’asse delle x :
e anche: sen 135° = 0,7071
30 αA = 45° (dato in figura)
si ricava: sen α = 0,7071 ⋅ ≅ 0,18737 αB = 45° + 85° = 130°
113,2
da cui α ≅ 10° 48′. αC = 130° + 95° = 225°
αD = 225° + 115° = 340° (corrispondente a –20°, dato
di figura)
ESERCIZI PROPOSTI Quindi calcoliamo le componenti lungo x e lungo y :
3.a ▲△△ Risolvere l’esercizio precedente nell’ipotesi che Ax = A · cos 45° = 24 · 0,7071 ≅ 16,97
l’angolo formato dalle rette d’azione delle due forze sia di Ay = A · sen 45° = 24 · 0,7071 ≅ 16,97
30°, mantenendo inalterati gli altri elementi del problema. Bx = B · cos 130° = 13 · (– 0,6428) ≅ – 8,36
Soluzione : R ≅ 117 N; α ≅ 7° 22′. By = B · sen 130° = 13 · 0,766 ≅ 9,96
3.b ▲△△ Una chiatta è ormeggiata a due pali, ognuno Cx = C · cos 225° = 14 · (– 0,7071) ≅ – 9,90
piantato sulle due opposte sponde di un canale, con due Cy = C · sen 225° = 14 · (– 0,7071) ≅ 9,90
funi ipotizzate senza peso. Se lo sforzo delle due funi è ri- Dx = D · cos 340° = 22 · 0,9397 ≅ 120,67
spettivamente di 500 N e 800 N e l’angolo tra di esse è di Dy = D · sen 340° = 22 · (– 0,342) ≅ –7,52
120°, qual è la forza che la corrente esercita sulla chiatta?
Soluzione : F = 700 N. Sommando le varie componenti si ha:
Rx = 16,97 – 8,36 – 9,90 + 20,67 ≅ 19,39
3.c ▲△△ Se nell’esercizio precedente, a parità di sforzo
nelle due funi, l’angolo fosse di 110°, la corrente sarebbe Ry = 16,97 + 9,59 – 9,90 – 7,52 ≅ 9,50
più debole o più forte?
R = 19,392 + 9,502 ≅ 21,59 N
Soluzione : più forte, perché F ≅ 785 N.
Rx 19,39
3.d ▲▲△ Un carico Px incognito è applicato all’estremità αR = arccos = arccos =
X 21,59
di due tiranti in ferro secondo lo schema di FIGURA 2.43;
= arccos 0,898 = 26,11° (26° 7′)
sapendo che ogni tirante sopporta uno sforzo di 20 000 N,
calcolare il valore di Px.
Soluzione : Px = 20 000 N. ESERCIZI PROPOSTI
4.a ▲△△ Un albero pericolante è stabilizzato da tre funi
A, B e C (FIGURA 2.45); se lo sforzo sulla fune A è FA = 300 N,
quello sulla fune B è FB = 400 N e l’angolo tra FA e FB è di
120°, calcolare lo sforzo sulla fune C e la sua direzione.
2m
4m Soluzione : FC ≅ 360,5 N; angolo tra FC e FA ≅ 106° 6′.
4m
4.b ▲△△ Ripetere l'esercizio n. 4 nell'ipotesi che le
quattro forze siano uguali e pari a 30 N, e formino tra di loro
Px angoli di 90°.
2.43
Soluzione : R = 0.

30 A Meccanica
MO · M O 3·4
S= = = 6 m2
FB
120¡ 2 2
poi si calcola OR con la relazione:
2·S 2·6 12
FA OR = = = ≅ 2,4 m
MM 5 5
FC
? L’angolo α1 è tale che
2.45 OR 2,4
sen α1 = =
= 0, 8
OM 3
quindi α1 ≅ 53° 10′ e α2 = 90° Ð α1 ≅ 36° 50′.
1 Essendo già noto sen α1, calcolato sen α2, si possono
F1 determinare le intensità delle due forze F1 e F2 con il
α1 procedimento dell’esercizio 2.b. È più comodo, tuttavia,
ottenere i valori di F1 e F2 da una semplice proporzione;
α2
considerando i triangoli simili ROM′ e BOC, si può scri-
F2
vere:
2 BO : OM = OC : RM
2.46
Essendo

RM = 42 –2, 42 = 16 – 5,76 = 10,24 ≅ 3,2 m


4.c ▲▲△ Due rimorchiatori stanno trainando una nave
portacontainer come indicato in FIGURA 2.46. Il primo ri- si ricava:
morchiatore esercita una forza F1 = 12 000 N con un angolo
α1 = 25° rispetto all'orizzontale, il secondo una forza F2 = BO · RM 5000 · 3,2
= 16 000 N con un angolo α2 = 35°. Trovare la forza risul- F2 = OC = = = 4000 N
OM 4
tante con cui viene trainata la nave.
Soluzione : R = 24 331 N; αR = 9° 43′ (lato F2). Con analogo procedimento applicato ai triangoli simili
MOR e AOB, si ha:
5 ESERCIZIO SVOLTO
Argomento Scomposizione di una forza secondo due direzioni BO : OM = OA : RM
qualsiasi
Essendo RM = MM – RM = 5 – 3,2 = 1,8 m, si ricava:
Determinare gli sforzi nelle due funi (lunghe rispettivamen-
te 3 m e 4 m) collegate in O con un carico P = 5000 N. Le BO · RM 5000 · 1,8
funi sono fissate nei due punti M e M ′ distanti fra loro 5 m F1= OA = = = 3000 N
OM 3
(FIGURA 2.47).

▶ Glizionisforzi si ottengono scomponendo il carico P nelle dire-


individuate dalle funi stesse.
ESERCIZI PROPOSTI
Determiniamo anzitutto i due angoli α1 e α2, tenendo 5.a ▲△△ Un peso P di 500 N è sospeso a due funi 1 e
conto che il triangolo MOM ′ è palesemente rettangolo 2 come in FIGURA 2.48. Determinare le tensioni nelle due
in O. funi.
Il segmento OR si calcola determinando dapprima la su-
perficie S del triangolo MOM′: Soluzione: T1 = 433 N; T2 = 250 N.

5.b ▲△△ Si deve sollevare un tubo di acciaio pesante


80 000 N mediante due cavi metallici uniti in B secondo
5m lo schema di FIGURA 2.49 (pagina seguente). Calcolare lo
R
M M′ sforzo S nei tratti di fune AB, BC e BD .
α1 α2
Soluzione: S AB = S BD = S BC = 80000N..

90¡
O 30° 60°
F1
F2 2 1
A
A α1 α2
C
P = 5000 N P
2.47 B 2.48

2 Forze 31
ESERCIZI
D
0 40 80 120 A

5,7 scala delle forze (N)


8m B 8m
5,7
F α1
A C
F2

α2 = 30°
O
10 m
F1 B
11 m
2.49 2.51

La direzione della componente, ora calcolata, si valuta


mediante il teorema dei seni:
F1 F2
=
T1 sen α1 sen α2
45° T2 da cui segue:
F1
sen α1 = sen α2 ·
F2
Essendo sen α2 = sen 30° = 0,5, risulta:
50 N 160
sen α1 = 0,5· ≅ 0,292
2.50 274
quindi α1 ≅ 17°.
5.c ▲△△ Si usano due funi di lunghezza pari a L 0 = 1 m
per sospendere a un gancio sul soffitto una sbarra lunga ESERCIZI PROPOSTI
L = 1,2 m e di peso P = 200 N. La sbarra viene sospesa ag-
ganciandola ai suoi estremi in modo che rimanga orizzon- 6.a ▲△△ Risolvere l’esercizio precedente nell’ipotesi
tale. Determinare la forza R agente sul soffitto nell’ipotesi che la componente F1 abbia l’intensità di 300 N e formi con
di considerare la sbarra omogenea e il peso delle funi tra- F (sempre di 400 N) un angolo di 60°.
scurabile. Soluzione: F2 = 361 N; sen α1 ≅ 0,72; α1 ≅ 46°.
Soluzione: R = 200 N.
6.b ▲△△ Con riferimento all’esercizio 4.c, calcolare il va-
5.d ▲▲△ Un peso di 50 N è sospeso a due funi come lore della forza F2 e dell’angolo α2 se si vuole che la nave sia
in FIGURA 2.50. Determinare i valori delle tensioni T1 e T2. trainata da una forza orizzontale di valore pari a 24 000 N.
Soluzione: T1 = 70,7 N; T2 = 50 N. Soluzione: F2 = 14 070 N; sen α2 = 21° 7′.

6.c ▲△△ Calcolare la differenza vettoriale R fra due for-


6 ESERCIZIO SVOLTO ze F1 = 200 N e F2 = 400 N (aventi lo stesso punto di ap-
Argomento Scomposizione di una forza, assegnata plicazione), le cui rette d’azione formano un angolo di 60°.
una componente
Indicare l’ampiezza di R e l’angolo β con F1.

Si deve scomporre una forza F = 400 N in due componenti, Soluzione: R = 346,4 N; β = 90°.
una delle quali (F1) deve avere l’intensità di 160 N ed essere 6.d ▲△△ Ripetere l’esercizio 6.c, nell’ipotesi che sia
inclinata di 30° rispetto alla retta d’azione di F. Calcolare la
F1 = 400 N, fermi restando gli altri dati.
seconda componente (F2) e l’angolo α1 da essa formato con
la forza data. Soluzione: E = 400 N; β = 60.

▶ Congiunti i vertici delle forze F e F ( 2.51), si de-


1 FIGURA
termina il triangolo OAB del quale sono noti due lati e 7 ESERCIZIO SVOLTO
l’angolo compreso. Poiché il lato mancante AB rappre-
Argomento Composizione e scomposizione di forze parallele
senta l’intensità della seconda componente, dal teorema
di Carnot: Determinare la risultante delle due forze rappresenta-te in
FIGURA 2.52, le cui rette d’azione distano 4 m, mentre il disli-
AB = F 2+ F12– 2· F · F1 · cos α vello fra i punti di applicazione A e B è di 3 m.
si ricava: ▶ Determiniamo anzitutto la distanza AB:
F2 = 4002+ 1602– 2·400 ·160 ·0866 ≅ 274 N AB = 42+ 32 = 16 + 9 = 25 = 5 m

32 A Meccanica
A

50 N 2,5 m 4m
F1
G
3m
C

4m
80 N
F2

2.52 2.53

L’intensità della risultante è: retta a più vicina a essa, in modo che la più grande delle due
componenti risulti il doppio di F.
R = F1 + F2 = 50 + 80 = 130 N
Soluzione: dx = l.
Il suo punto di applicazione si determina con la propor-
zione: 7.f ▲▲△ Scomporre una forza F = 100 N in due compo-
80 : 50 = AC : BC nenti a essa parallele, poste ai due lati di F e distanti rispet-
tivamente d1 = 1,30 m e d2 = 0,8 m.
Componendo: (80 + 50) : 50 = ( AC + BC ) : BC si ottiene:
Soluzione: F1 ≅ 61,8 N; F2 ≅ 38,2 N.
130 : 50 = AB : BC
e quindi 8 ESERCIZIO SVOLTO
50 ·5 250 Argomento Poligono funicolare
BC = = ≅ 1,924 m
130 130 Utilizzando il metodo grafico del poligono funicolare, de-
terminare la retta d’azione della risultante del sistema di
ESERCIZI PROPOSTI forze illustrato in FIGURA 2.54, a pagina seguente.

7.a ▲△△ Risolvere l’esercizio precedente nell’ipotesi ▶ Fissato un punto 0 arbitrario, si costruisce la poligonale
del sistema, che risulta chiusa in quanto il primo punto
che la forza F2 sia rivolta verso l’alto, mantenendo inalterati (0) e l’ultimo (3) coincidono; il sistema ha perciò risultante
gli altri valori numerici già citati; calcolare la distanza della nulla. Scelto il polo P, si tracciano i raggi polari (0-P ), (1-P ),
risultante R dalla retta d’azione di F2. (2-P ), (3-P ) che congiungono il polo con i vertici della
Soluzione: R = –30 N (esterna); BC ≅ 8,33 m. spezzata e si tracciano i lati del poligono paralleli ai singoli
raggi polari. Si riscontra che il primo lato del poligono (m)
7.b ▲△△ Determinare la risultante di due forze paralle- e l’ultimo (n) non hanno un punto in comune, ma risultano
le e discordi F1 = 70 N, F2 = –32 N, i cui punti di applicazione, paralleli. Ciò significa che il sistema dato è sostituibile con
posti allo stesso livello, distano 6 m. un altro sistema costituito da due sole forze: una coinci-
dente con la F3 e l’altra ( F ) data dalla risultante di F1 e F2;
Soluzione: R = 38 N; BC ≅ 11,05 m.
quest’ultima ha la stessa intensità e la stessa direzione
7.c ▲▲△ Date due forze parallele e discordi, una delle di F3, ma verso opposto. Tale sistema di forze, applicato
quali è doppia dell’altra, poste a distanza d, determinare la a un corpo rigido, tenderebbe a produrne la rotazione (in
distanza dx della loro risultante R dalla retta d’azione della senso antiorario) nel piano che contiene le forze.
forza maggiore.
ESERCIZI PROPOSTI
Soluzione: dx = d.
8.a ▲△△ Costruire il poligono funicolare di un sistema
7.d ▲▲△ Due operai trasportano sopra una tavola (ipo- di forze verticali equidistanti, con la forza centrale di inten-
tizzata senza peso) un corpo di peso 500 N. Con le notazioni sità tripla rispetto alle altre due e di verso opposto rispetto
della FIGURA 2.53, calcolare lo sforzo che sopporta ciascun a esse.
operaio.
Soluzione: è illustrata nella FIGURA 2.55, a pagina seguente.
Soluzione: il primo ≅ 308 N; il secondo ≅ 192 N.
8.b ▲△△ Costruire il poligono funicolare di un sistema
7.e ▲▲△ Si debba scomporre una forza F in due forze,
composto da due forze di uguale intensità, le cui rette d’a-
parallele a F, agenti lungo due rette a e b poste entrambe
zione formano un angolo di 90°.
dallo stesso lato rispetto alla retta d’azione di F e distanti I
fra loro. Calcolare la distanza dx dalla retta d’azione di F alla Soluzione: retta d’azione a 45°.

2 Forze 33
ESERCIZI

1 0≡3
F2
(I)
F1
(II) (I) ≡ (IV)
A n
F3

(II) (III)
2 P

0 100 200 300


(III)
C scala delle forze (N)
B
m (IV)
2.54

(I)
3
F3
(II)
F2 R
F1 0 (III)
P
(I) (IV)

(IV) 1
(II)
0 50 100 150
(III)
scala delle forze (N)
0 1 2 3
N scala delle lunghezze (m)
2.55

8.c ▲▲△ Tre forze di intensità F1 = 10 N, F2 = 20 N e 9 ESERCIZIO SVOLTO


F3 = 20 N hanno punto di applicazione nel centro di un Argomento Forze nello spazio
triangolo equilatero e sono dirette, nell’ordine dato, verso
i vertici consecutivi del triangolo stesso. Determinare la ri- Un corpo A di peso 100 N, schematizzato in FIGURA 2.57
sultante del sistema. come puntiforme, è collegato da due funi ai punti C e D,
mentre un’altra fune, AB, è posta in tensione (tramite una
Soluzione: R = 10 N, con stessa direzione di F1 e verso opposto. puleggia, macchina che studieremo nel capitolo 5), fino a
equilibrare il peso del corpo stesso, che perde contatto con
8.d ▲▲▲ A una fune, collegata a una struttura rigida,
il suolo. Le coordinate dei vari punti nello spazio sono indi-
sono attaccati due carichi, F1 = 400 N e F2 = 230 N; il si- cate in figura. Trovare la tensione nella fune AB.
stema è in equilibrio quando il tratto centrale della fune è
esattamente orizzontale (FIGURA 2.56). Determinare l’am-
piezza dell’angolo α.
Soluzione: α ≅ 60¡. z B
TAB

24 m

45¡ C 30 m A
α 8m
6m y
D
P2 24 m
P1 10 m

x
2.56 2.57

34 A Meccanica
▶ risolve
Dette T , T , T le tensioni nelle tre funi, il problema si
AB AC AD
imponendo che sia:
ESERCIZI PROPOSTI
9.a ▲△△ Determinare l’ampiezza e gli angoli rispetto
TABx + TACx + TADx = 0
agli assi cartesiani della risultante R di due forze F1 e F2, co-
TABy + TACy + TADy = 0 noscendone ampiezza e angoli:
TABz + TACz + TADz = 100 N
F1 = 200 N; αxF1 = 90°; αyF1 = 60°; αzF1 = 30°
Dopo aver calcolato le lunghezze di AB, AC, AD (rispet-
tivamente 26 m, 30 m e 26 m), occorre calcolare gli F2 = 100 N; αxF2 = 45°; αyF2 = 135°; αzF2 = 90°
angoli (o meglio i coseni degli angoli) che le tre funi (e
quindi le rispettive tensioni) formano con i tre assi car- Soluzione : R ≅ 189,4 N.
tesiani nello spazio; detti α gli angoli con l’asse delle x, αxR ≅ 74° 50′; αyR ≅ 102° 5′; αzR ≅ 19° 35′.
β con l’asse delle y e γ con l’asse delle z, si ricava dalla
figura che: 9.b ▲△△ Una forza F di ampiezza 300 N forma un an-
golo di 60° con l’asse z e di 45° con l’asse y. Trovarne le
−8 6 componenti lungo gli assi.
cos αTAB = = −0,308 cos βTAB = = 0,231
26 26 Soluzione : Fx = 150 N; Fy ≅ 212 N; Fz = 150 N.
24
cos γTAB = = 0,923
26

cos αTAC = 0 cos βTAC = −1 cos γTAC = 0


QUESITI
24
cos αTAD = = 0,923 cos βTAD = 0
26 1 Esporre, al massimo in 20 parole, la definizione di
10 forza.
cos γTAD = = 0,385
26 2 Due forze complanari, F1 = 4 N e F2 = 3 N, formano
tra loro un angolo α. Se la risultante è R = 5 N, indicare l’an-
Una verifica importante, per evitare errori di calcolo o di
golo α:
impostazione, è che per ogni fune la somma dei quadrati
di cos α, cos β e cos γ (coseni direttori) sia uguale all'uni- 0° 30° 45° 60° 90° 120° 180°
tà, come insegna la geometria analitica:

cos2 αTAB + cos2 βTAB + cos2 γTAB = 3 Due forze complanari, F1 = 12 N e F2 = 16 N, forma-
no tra loro un angolo α. Se la risultante è R = 4 N, indicare
= (– 0,308)2 + 0,2312 + 0,9232 = 1 l’angolo α:
0° 30° 45° 60° 90° 120° 180°
cos2 αTAC + cos2 βTAC + cos2 γTAC = (–1)2 = 1

cos2 αTAD + cos2 βTAD + cos2 γTAD = 0,9232 + 0,3852 = 1 4 Esporre, al massimo in 30 parole, la definizione di
risultante.
Verificata la congruenza del procedimento il sistema del-
le componenti delle tre tensioni diventa: 5 Definire, al massimo in 5 righe, quando è possibile
scomporre una forza F in due componenti con retta d’azione
TAB · (– 0,308) + TAC · 0 + TAD · 0,923 = 0 assegnata.
TAB · 0,231 + TAC · (– 1) + TAD · 0 = 0 6 Una forza F = 100 N passa per l’origine di un sistema
TAB · 0,923 + TAC · 0 + TAD · 0,385 = 100 N di assi cartesiani ed è inclinata di un angolo α rispetto all’as-
se delle ascisse. Se Fx = 50 N, qual è il valore di α?
sistema di tre equazioni in tre incognite, facilmente risol-
vibile, da cui si ricava la tensione richiesta. Ricavando TAD 30° 45° 60°
in funzione di TAB dalla prima equazione
7 Definire, al massimo in 5 righe, quando due vettori ri-
0,308 sultano equipollenti.
TAD = TAB · = 0,333 · TAB
0,923
8 La risultante di due forze parallele e discordi è una
e sostituendola nella terza si ha: forza R parallela alle due date:

TAB · 0,923 + TAB · 0,333 · 0,385 = 100 N a di valore pari alla differenza tra le due forze e punto di
applicazione interno alle stesse dalla parte della forza
TAB · 1,051 = 100 N maggiore.
b di valore pari alla differenza tra le due forze e punto di
100 applicazione esterno alle stesse dalla parte della forza
TAB = ≅ 95,1 N
1,051 minore.

2 Forze 35
QUESITI
c di valore pari alla differenza tra le due forze e punto di 14 Esporre, al massimo in 5 righe, i motivi della risposta
applicazione esterno alle stesse dalla parte della forza data al test precedente.
maggiore.
15 Con riferimento alla FIGURA 2.59, se F1 = 60 N e
d di valore pari alla somma tra le due forze e punto di
F2 = 40 N, AC in cm vale:
applicazione esterno alle stesse dalla parte della forza
maggiore. 25 50 60 75 100 200

9 Definire, al massimo in 10 righe, quando è possibile 16 Con riferimento alla FIGURA 2.59, se F1 = 70 N e
scomporre una forza F in tre componenti complanari con F2 = 30 N, AC in cm vale:
retta d’azione assegnata.
25 50 60 75 100 200
10 Con riferimento alla FIGURA 2.58, se F1 = 20 N e
17 Sono date due forze complanari F1 = 30 N e F2 = 80 N,
F2 = 30 N, AC in cm vale:
incidenti nello stesso punto. L’angolo tra le forze non è noto.
20 40 50 60 70 80 Quali dei seguenti possibili valori (espressi in N) della risul-
tante R sono evidentemente impossibili?
11 Con riferimento alla FIGURA 2.58, se F1= 6 N e F2=14 N, 60 50 40 75 130 110 100
AC in cm vale:
18 Enunciare, al massimo in 10 righe, il teorema delle
20 40 50 60 70 80 proiezioni.

12 Date due forze parallele di verso opposto F1 e F2, 19 Con riferimento alla FIGURA 2.60, scomporre una for-
con F1 > F2, l’intensità della risultante si calcola con la for- za R = 100 N in due componenti parallele e concordi F1 e F2
mula: sapendo che AC = 40 cm e che CB = 60 cm. Il valore di F1
(espresso in N) è:
a R = F12 – F22 b R = F1 + F2 35 45 50 60 160
c R = F1 – F2 d R = F12 + F22
20 Con riferimento alla FIGURA 2.61, scomporre una for-
za R = 100 N in due componenti parallele e discordi F1 e F2
13 Se, nella composizione di più forze complanari, la po- sapendo che AC = 30 cm e che BC = 60 cm. Il valore di F1
ligonale delle forze è chiusa, il sistema è equilibrato. (espresso in N) è:
VERO FALSO 150 160 175 200 300

100 cm

C
A B
100 cm
F2
F1
F2 B A C

R F1 R

2.58 2.59

A C B F2

B A C
R F2
F1
R
F1

2.60 2.61

36 A Meccanica

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