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Master: MANAGEMENT DELLA SCUOLA: IL DSGA

Insegnamento: DIRITTO COSTITUZIONALE


Numero lezione: 11
Titolo: Gli istituti di democrazia diretta

PROCEDIMENTO PER IL REFERENDUM ABROGATIVO


Le fasi del procedimento referendario sono:
❖ Richiesta di referendum abrogativo (500.000 elettori o 5 Consigli regionali)
❖ Controllo di legittimità (Ufficio centrale per il referendum)
❖ Controllo di ammissibilità (Corte costituzionale)
❖ Indizione del referendum (Presidente della Repubblica)
❖ Svolgimento del referendum (domenica tra 15 aprile e 15 giugno)
❖ Proclamazione dell’esito del referendum (positivo o negativo)

Il procedimento referendario è disciplinato dalla legge n. 352 del 1970.

1) RICHIESTA DI REFERENDUM
Le richieste di referendum devono essere depositate tra il 1° gennaio e il 30 settembre di ciascun
anno.
Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno solare anteriore alla scadenza delle Camere
e nei sei mesi successivi alla data di elezione delle stesse (per evitare sovrapposizioni con altre
consultazioni elettorali).
La richiesta può essere popolare o regionale.

❖ Richiesta popolare
• L’iniziativa parte dai promotori (almeno dieci cittadini iscritti nelle liste elettorali), che
depositano presso la cancelleria della Corte di cassazione il quesito che intendono
sottoporre a referendum.
• Di tale deposito viene data notizia in Gazzetta ufficiale.
• Entro tre mesi devono essere raccolte 500.000 firme, che devono essere autenticate e
depositate presso la cancelleria della Cassazione.
❖ Richiesta regionale
• I Consigli regionali di almeno cinque Regioni devono approvare la richiesta di
referendum a maggioranza assoluta, indicando lo stesso identico quesito.
• La richiesta va depositata presso la cancelleria della Cassazione.

2) CONTROLLO DI LEGITTIMITÀ
Presso la Cassazione si costituisce l’Ufficio centrale per il referendum, che esamina le richieste per
giudicarne la conformità alla legge.
Il controllo di legittimità riguarda:
▪ il numero e la validità delle firme e il rispetto dei tempi previsti per la loro raccolta e per gli
altri adempimenti;
▪ la validità delle deliberazioni dei Consigli regionali;
▪ l’oggetto della richiesta, che può essere solo una legge o un atto con forza di legge;
▪ l’eventuale unificazione di più richieste referendarie che presentino uniformità o analogia di
materia.
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Titolo: Gli istituti di democrazia diretta

L’Ufficio centrale stabilisce, sentiti i promotori, la denominazione della richiesta di referendum.


L’Ufficio centrale decide sulla legittimità dei quesiti con ordinanza entro il 15 dicembre.
I quesiti dichiarati legittimi vengono trasmessi alla Corte costituzionale.

3) CONTROLLO DI AMMISSIBILITÀ
Alla Corte costituzionale spetta il giudizio di ammissibilità.
Il parametro di giudizio della Corte costituzionale è la Costituzione (in particolare l’art. 75 Cost.).
La Corte costituzionale deve innanzitutto verificare che non siano violati i limiti espressamente fissati
dall’art. 75, comma 2, che esclude il referendum per alcune categorie di leggi.
Tuttavia, i divieti di cui all’art. 75.2 Cost. non esauriscono i limiti di ammissibilità al referendum
abrogativo. La Corte costituzionale ha infatti individuato limiti ulteriori in via interpretativa (a partire
dalla sentenza n. 16 del 1978).
La Corte costituzionale decide sulla ammissibilità con sentenza, che deve essere pubblicata entro il 10
febbraio.

LIMITI ALL’AMMISSIBILITÀ DEL REFERENDUM ABROGATIVO.

Materie su cui non è ammesso il referendum ai sensi dell’art. 75.2 Cost.:


• le leggi tributarie,
• le leggi di bilancio,
• le leggi di amnistia e di indulto,
• le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali.

Limiti ulteriori elaborati dalla giurisprudenza costituzionale:


➢ la Costituzione e le leggi formalmente costituzionali, per le quali è previsto un procedimento
aggravato rispetto alla legge ordinaria (mentre l’art. 75 parla solo di leggi e atti con forza di
legge);
➢ le leggi a contenuto costituzionalmente vincolato, per le quali la Costituzione “impone” un
certo contenuto senza lasciare margini di scelta al legislatore (es. disciplina della giurisdizione
militare in tempo di pace, la cui esistenza è imposta dall’art. 103.3 Cost.);
➢ le leggi a contenuto “comunitariamente” vincolato, per le quali la discrezionalità del
legislatore nazionale è vincolata al rispetto del diritto dell’Unione europea;
➢ le leggi ordinarie aventi forza passiva rinforzata, la cui adozione deve seguire procedimenti
più complessi di quello ordinario (es. leggi esecutive o modificative dei Patti lateranensi);
➢ le leggi strettamente collegate a quelle indicate dall’art. 75.2 Cost., a cui viene esteso il
divieto (es. leggi di esecuzione dei trattati internazionali; leggi finanziarie o di stabilità);
➢ le leggi costituzionalmente obbligatorie o necessarie, che devono necessariamente esistere
perché direttamente previste dalla Costituzione (es. la stessa legge sulle modalità di attuazione
del referendum).
➢ Problema dei referendum su leggi elettorali (leggi costituzionalmente obbligatorie, in quanto
necessarie per il funzionamento degli organi costituzionali):

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➢ sono inammissibili richieste di abrogazione totale (ciò contrasterebbe infatti con il


principio di continuità degli organi costituzionali, poiché ne sarebbe impedito il
rinnovo);
➢ la richiesta può avere ad oggetto solo alcune disposizioni della legge elettorale (è quindi
ammessa l’abrogazione parziale), a condizione che la disciplina che residua dopo
l’abrogazione consenta comunque agli organi costituzionali di essere eletti e di
funzionare (autoapplicatività della normativa di risulta).

Ulteriori ragioni di inammissibilità individuate dalla Corte costituzionale in relazione alla


formulazione del quesito:
➢ la richiesta referendaria, per essere ammissibile, deve essere omogenea, chiara e univoca, al
fine di garantire la libera e consapevole espressione del voto da parte dell’elettore (il quale deve
rispondere con un «sì» o con un «no»); i quesiti referendari non possono contenere una pluralità
di domande eterogenee.

4) INDIZIONE DEL REFERENDUM


Superati i controlli di legittimità e di ammissibilità, il Presidente della Repubblica, su deliberazione
del Consiglio dei ministri, indice il referendum con un proprio decreto.

5) SVOLGIMENTO DEL REFERENDUM


La votazione deve tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Affinché il referendum sia valido, deve aver partecipato al voto la metà più uno degli aventi diritto
(quorum strutturale). In caso contrario, la consultazione non è valida e la legge resta in vigore.

6) PROCLAMAZIONE DELL’ESITO DEL REFERENDUM


L’Ufficio centrale accerta che alla votazione abbia preso parte la maggioranza degli aventi diritto al voto
e proclama il risultato del referendum.

Esito positivo (i «sì» superano i «no»)


• Il Presidente della Repubblica emana un decreto con cui dichiara l’avvenuta abrogazione della
legge, dell’atto con forza di legge o della disposizione oggetto del referendum.
• Il D.P.R. è pubblicato in Gazzetta ufficiale.
• L’abrogazione ha effetto dal giorno successivo alla pubblicazione del decreto presidenziale.

Esito negativo (i «no» superano i «sì»)


• La legge o disposizione oggetto del referendum non può essere sottoposta ad un nuovo
referendum prima che siano trascorsi cinque anni.
• Tale vincolo non si applica se il quorum strutturale non è stato raggiunto.

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