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Lezione termodinamica.

26/05/2021.
Oggi continuiamo il discorso interrotto nell’ultima lezione, ovvero
dello scambio termico per irraggiamento, abbiamo visto di quali sono
le grandezze che possiamo utilizzare per descriverlo, abbiamo un po'
parlato del fenomeno fisico e diciamo che alla fine abbiamo anche
iniziato a vedere come quantificare lo scambio termico per
irraggiamento tra superfici ed abbiamo considerato lo scambio
termico tra superfici nere, prendendone in considerazione due, e per
queste due ne abbiamo sviluppato i calcoli e siamo arrivati al punto di
trovare una relazione che ci permette appunto di quantificare il flusso
netto scambiato per irraggiamento tra due superfici nere e poi
abbiamo visto come se fossero più di due, possiamo utilizzare
l’analogia elettrica per rappresentare la situazione. Riassumiamo
quindi il risultato a cui siamo arrivati, perché oggi non si tratta altro di
estendere questo risultato. Il flusso netto abbiamo visto che tra una
superficie uno e due può essere calcolato come:

dove A1 è la superficie del corpo 1, F12 è il fattore di forma tra la


superficie 1 e 2 (se io dico corpo o superficie il nostro approccio non
cambia perché ribadiamo che per noi il fenomeno è superficiale), ed
E1n è l’emissione emisferica del corpo nero 1, ed E2n è l’emissione
emisferica del corpo nero due. Considerando poi che l’emissione
emisferica possiamo scriverla utilizzando la temperatura per il
risultato ottenuto da Stefan e Boltzmann, e quindi la relazione la si può
scrivere in questo modo:

quindi abbiamo evidenziato come conoscenza le temperature,


possiamo effettuare il calcolo, il risultato comunque dipende dalla
quarta potenza della temperatura e poi abbiamo introdotto il fatto che
possiamo leggere questa relazione con l’analogia elettrica dove E 1n ed
E2n sono dei potenziali, dove la corrente è il flusso netto scambiato e la
resistenza tra questi due corpi la esprimiamo come 1/(A1F12).

Avremmo però potuto scrivere al posto di A1F12 anche A2F21, perché


abbiamo visto che esiste, abbiamo introdotto e dimostrato, la
relazione di reciprocità tra i fattori di forma:

Ed infine un’altra diciamo considerazione, un altro risultato ottenuto


per i fattori di forma sta nel fatto che se io guardo una superficie
inserita in una cavità in cui vi sono tante superfici, il flusso che parte
da questa superficie andrà ad incidere sulle altre ed il risultato è che la
somma del fattore di forma della superficie i rispetto alle altre n
superfici è pari ad 1:

Questo appunto vale per il corpo nero, i fattori di forma sono una
espressione puramente geometrica e quindi non valgono solo per il
corpo nero, ma valgono sempre come le proprietà ad esse associate.
Nella lezione scorsa abbiamo detto che i corpi neri sono un modello
ideale ideato per svolgere con facilità le considerazioni fatte nella
scorsa lezione, ma nella realtà non vi sono corpi che si comportano
come corpi neri, esistano alcuni corpi che per certe lunghezze d’onda
di emissione possono approssimare bene il comportamento di un
corpo nero; mentre sempre nella scorsa lezione abbiamo introdotto
un altro modello di comportamento dei materiali rispetto alla
radiazione che è il modello del corpo grigio che è sempre un modello
semplificato rispetto al comportamento reale, ma riesce a cogliere
molto bene il comportamento di molti corpi reali. Il corpo grigio ha
alcune caratteristiche come ricorderemo come l’emissione diffusa e
quindi non dipende dalla direzione e non dipende dalla lunghezza
d’onda, però non è un corpo che assorbe tutto, quindi è caratterizzato
da una emissività ed ha un coefficiente di assorbimento diverso da
uno, contrariamente a quanto accade invece per i corpi neri. Noi
adesso quello che possiamo fare per estendere questa nostra capacità
di quantificare lo scambio termico radioattivo tra due superfici, più
superfici e renderlo più vicino al comportamento dei corpi reali, è
proprio quello di scrivere relazioni analoghe scritte per i corpi neri ma
questa volta riferiti al corpo grigio. Tutto questo quindi per dire che
l’approccio è del tutto analogo a quello che abbiamo utilizzato nella
scorsa lezione. Quindi partiamo ancora una volta da due superfici
grigie, ed immaginiamo che queste due superfici grigie formano una
cavità.
Noi ora le rappresentiamo così per dire che in un tratto
possano apparire in questo modo, ma poi alla fine
diciamo o sono infinitamente estese e quindi è come se si
congiungessero e quindi niente può sfuggire da questo
spazio oppure se non sono infinitamente estese bisogna
che ad un certo punto si congiungano e formino una
cavità. Allora noi avremo una superficie 1 ed una
superfice 2 e si comportano come superfici grigie. Poi le
ipotesi sono sostanzialmente simili, se non le stesse a
quelle già formulate: su tutta la superficie la temperatura
è omogenea e quindi avremo una T1 e T2 uniformi e
siamo in un caso stazionario, immaginiamo che il coefficiente di
trasmissione di queste superfici sia uguale a zero e quindi vuol dire
che a+t+r=1 e quindi se t=0 allora a=1-r, inoltre essendo grigie
possiamo anche scrivere che l’emissività è uguale al coefficiente di
assorbimento:

Quindi, diciamo che con queste considerazioni andiamo a vedere che


cosa succede ed andiamo ad esaminare superficie per superficie, cioè
prima consideriamo una superficie, poi consideriamo un’altra e poi
andremo a vedere che cosa accade nello spazio tra le due superfici e
quindi cosa accade nello spazio al centro di questo scambio.
Incominciamo dalla superficie 1: dobbiamo dire che inciderà una
radiazione 1 indicata con G1 che è l’irradianza e mettiamo il pedice 1
per dire che è quella che incide sulla superficie 1. Questa superficie
ovviamente rifletterà perché non essendo nera da luogo sicuramente a
riflessione e rifletterà la quota che corrisponde al coefficiente di
riflessione e quindi sarà r1*G1 quello che viene riflesso. Che cosa viene
emesso da questa superficie oltre la quota emessa? La quantità E1 che
in base all’emissione di emissività posso scrivere come ε1*E1n,
sappiamo anche che quello che è emesso da quella superficie, cioè che
parte da quella superfice è quindi l’insieme di emissione e quota
riflessa che abbiamo chiamato radiosità J1. Ora se io vado a
considerare quindi il sistema della prima parete, perché sia sempre
alla temperatura T1 è necessario che il bilancio di energia del sistema
sia nullo, ovvero è necessario che tanta energia sia emessa e tanta
energia sia ricevuta e questo non vuol dire che quello che arriva come
irraggiamento deve essere uguale a quello che parte, ma vuol dire che
qualche cosa o sta fornendo energia a questa superficie per rimanere a
temperatura T1 o la sta sottraendo e noi però siamo interessati
proprio a questo: il flusso netto scambiato tra le due coincide con il
bilancio di cui stiamo parlando. Quindi il flusso netto su questa parete
lo posso vedere come ciò che parte meno ciò che arriva. Ora in questo
senso io sto considerando positivo il fatto che sia
maggiore ciò che parte e quindi che il flusso netto sia
positivo quindi questa parete emette di più di quanto
riceve e quindi cede di più di quanto sta ricevendo ed
è ovvio che se questo deve avvenire in maniera
stazionaria nel tempo ( è la nostra ipotesi), quindi
qualcuno questa differenza di energia tra quella
emessa e quella ricevuta deve fornirla, vi sarà qualche
cosa che diciamo all’interno del corpo, dietro quella
parte che fornirà quella energia mancante. Però se
faccio il bilancio tra ciò che arriva e parte in termini di
onde elettromagnetiche allora il flusso netto è J1-G1 ed
è positivo se esce e quindi parte dalla
superficie, comunque ricordiamo che per fare
funzionare questo sistema e fare in modo che
la temperatura T1 rimanga costante,
chiaramente qualcuno dovrà mettere in gioco questa differenza
(mettere o togliere dipende dal segno del flusso netto).
Per quanto riguarda il termine J1, noi possiamo da questo schema dire
che J1 è uguale ad r1*G1+ε1*E1n. Quindi questo è uguale, dobbiamo solo
fare qualche passaggio, scrivendo r=1-a e ricordando che a nei corpi
grigi è uguale ad ε e quindi posso scrivere:

E da questa posso ricavare G1:


Quindi, questo risultato di G1 lo possiamo andare a sostituire
nell’equazione del flusso netto e quindi qui posso scrivere che:

Quindi possiamo semplificare i due J1 e quindi il risultato è che il flusso


netto lo posso scrivere come:

Ricordiamo di calcolare il flusso netto su questa


superficie se io conoscessi sia E1 e sia J1 e
ricordiamoci che E1 è dato dall’emissività per E1n e
per conoscere J1 devo conoscere il coefficiente di
riflessione della parete e G e questo non sempre è
semplice.

Andiamo ora a fare lo stesso ragionamento sulla


superficie due dove adesso avremo G2, poi r2*G2 e poi avremo anche
qui E2=ε2*E2n. se quindi vado a scrivere il flusso netto sulla superficie
due, ecco che esso lo scrivo, se seguo esattamente quanto fatto per la
uno, come:

Ora, se però io voglio confrontare questo flusso con quello della


superficie 1, noi abbiamo detto che quello della superficie 1 è scritto
pensandolo positivo se esce, allora se la prima superficie ha un
“bilancio” che cede, la superficie due per forza deve avere un
“bilancio” che riceve, ovvero il flusso netto dovrà risultare entrante e
quindi noi abbiamo dei flussi netti che è un qualcosa che rispetto alla
superficie può essere entrante o uscente a seconda che J sia maggiore
o minore di G, ma se poi io voglio confrontarli, allora siccome alla fine
il flusso netto è un'unica quantità, se quindi io considero positivo
quello uscente da 1, per farlo diventare positivo anche in due devo
invertire nella formula G2 con J2 e allora devo andare a scrivere questo
flusso netto come:

Quindi ho cambiato di segno solo per avere concordanza tra i due


flussi, tutto qua. Facciamo questo perché io non sono sicuro J 1>G1, ma
nel caso in cui lo fosse il flusso 1 viene positivo, ma allora sul due
dovrà essere G2>J2, perché se la superficie uno sta fornendo di più di
quanto riceve, ovviamente la superficie due deve ricevere di più di
quanto dà, tutto qua. Se il flusso netto 1 era negativo, avrei fatto in
modo che anche il flusso netto 2 sarebbe stato negativo, quindi ho
cambiato il segno solo per avere una concordanza, non sto obbligando.
Quindi adesso che abbiamo scritto il flusso netto anche sul due, i
passaggi poi sono gli stessi, ovviamente J2 è l’analogo di J1, perché:

e da questo ricavo G2 che è come G1, basta che metta il pedice 2, lo


sostituisco nella equazione del flusso netto ed il risultato alla fine,
saltiamo i passaggi perché sono gli stessi, è il seguente:
Quindi riassumendo, noi abbiamo detto che il flusso netto può essere
scritto come:

Poi vi è anche un altro modo per andare a vedere il flusso netto, forse
il primo che ci sarebbe venuto in mente prendendo la definizione, il
flusso netto noi lo abbiamo definito anche come:

Questi due flussi io li so scrivere proprio perché ho introdotto il


concetto di fattore di forma: il flusso che va da 1 a 2 e ciò che parte da
1 che è J1 moltiplicato per A1, ma questo non è detto che vada tutto su
A2, ovviamente chi mi dice quanto di questo va su 2 è il fattore di
forma F12 e quindi:

Analogamente ciò che da due va verso uno sarà pari a:

Considerando che per la reciprocità dei fattori di forma A 1F12 è uguale


ad A2F21, allora il flusso netto io lo posso scrivere come:
Allora diciamo che lo sviluppo analitico porterebbe ad evidenziare, se
guardiamo le tre equazioni che abbiamo ed in ognuna andiamo a
ricavare la differenza di potenziale che abbiamo che cosa succede? ci
ritroviamo con:

A questo punto se sommate troviamo che:

dove nelle parentesi abbiamo la somma di quello che nelle tre formule
di sopra viene dopo il flusso netto.
Perché non siamo entrati proprio nel dettaglio? Perché in realtà mi
interessa presentare un altro modo di vedere le cose che è quello che
utilizzeremo di più, comunque nelle slide i passaggi sono tutti
sviluppati, però a noi interessa ritornare alle equazioni viste e dire
come ognuna sostanzialmente posso interpretarla con una analogia
elettrica dove la corrente è sempre la stessa. Quindi se prendo la
prima mi dice che io posso partire da un potenziale E1n ed arrivare ad
un potenziale J1 con una certa corrente che è il flusso netto, la terza mi
dice dal potenziale J1 posso andare al potenziale J2 sempre con la
stessa “corrente” e la seconda mi dice che io posso andare dal
potenziale J2 al potenziale E2n sempre con la stessa corrente e quindi
sono tutte queste resistenze percorse dalla stessa corrente e questo
schema mi permette di vedere che agli estremi ho le emissioni di
corpo nero e se io conosco T1 e T2 allora io queste due emissioni le
calcolo facilmente, perché E1n=σ*T14 ed E2n=σ*T24, quindi ecco perché
per noi è utile fare questi passaggi perché io posso alla fine dire che
questo flusso è uguale ad:

Quanto valgono queste resistenze messe in serie? Ebbene lo vediamo


facilmente dalle tre formule:

Quindi questo ci permette di calcolare il flusso tra


due pareti grigie. Quindi ci permette di fare il
calcolo tra queste due superfici ed il vantaggio è
che lo si può fare conoscendo le temperature delle
superfici perché ci siamo ricondotti al potenziale di
corpo nero. Ora, vediamo degli esempi innanzitutto
e un primo esempio che possiamo prendere per
applicare quella applicazione è quello di prendere
due pareti piane ed infinite di estensione, quindi
tutto ciò che parte da 1 arriva su due e quindi
avremo che F12=F21=1. Immaginiamo in questa
situazione di andare a scrivere il flusso netto e
quindi essendo infinite anche le superfici di queste
due sono uguali, quindi proviamo a scrivere il flusso netto:
Quindi dovrebbe essere coerente con quanto scritto e la resistenza
totale è la somma di queste resistenze che abbiamo scritto.
Ricordiamo che le aree sono uguali, e poi applichiamo l’eguaglianza di
Stefan-Boltzmann e quindi a denominatore raccogliamo A e scriviamo
allora, ricordando anche che F12=1 avremo:

Un caso un po' più complicato, nel senso che dobbiamo parlarne è


quello di avere sempre due superfici, ma tra di esse vi è una terza
superficie detta schermo indicata con S. Ora tra le ipotesi che non
abbiamo fatto, ma che vi era già nello scambio tra corpi neri, è che il
mezzo tra le due superfici sia trasparente e quindi non altera le
caratteristiche delle radiazioni, ma lo schermo qui cambia totalmente
la situazione, perché la radiazione di 1, così come quella di 2 va sulla
schermo, ma 1 non dialoga direttamente con 2 e quindi in realtà è
come se analizzassimo lo scambio di 1 con S e lo scambio di S con due.
Ora tuttavia in una situazione di equilibrio se immaginiamo, qui poi
dipende dalla situazione, ma se la situazione che la superficie a T
maggiore è la 1 e poi abbiamo una superficie 2 a temperatura minore e
poi inserisco uno schermo, ma non inserisco su quello schermo nessun
elemento che sottragga o fornisca energia e quindi si andrà a
posizionare in equilibrio con quando avviene tra 1 e 2 e quindi
sostanzialmente se io metto solo lo schermo ma non sottraggo o
fornisco calore nello schermo, diventa un elemento intermedio per
fare arrivare energia in due, ovvero 1 lo trasferisce ad S ed S lo
trasferisce a due, di nuovo in condizioni stazionari è chiaro che tanta
energia riceve S quanta energia S deve cedere a due. Diverso
ovviamente sarebbe, ma siamo di nuovo in grado di rappresentarlo,
avere una superficie 1 e due che sono a due temperature diverse, ma
inserisco uno schermo s che è mantenuto (quindi qui dovremmo
fornire energia ad S) ad una temperatura che è superiore sia ad 1 e sia
a 2 e quindi a questo punto è S che fornirà energia ed avrà quindi uno
scambio con 1 e 2. Ipotizziamo di essere nella prima situazione. Lo
schema elettrico non cambierebbe molto anche nella seconda. Lo
schermo è opaco, nel senso che non vi è radiazione di 1 che passa
attraverso lo schermo e poi va verso la superficie 2.
Poniamoci il problema di rappresentare con l’analogo elettrico questa
situazione e quindi io avrò per quanto riguarda lo scambio tra 1 ed S
che avrò il potenziale di corpo nero di 1, il potenziale Js1, poi avrò Js e
poi avrò il potenziale Esn, ovviamente questo dal punto di vista di 1.

Quindi dopodiché passiamo da s verso due e quindi avremo J s2, ovvero


la radiosità di s verso due, ovviamente mettiamo la radiosità dei due
lati, perché potrebbe essere che la lastra opaca possa essere verniciata
in modo diverso nei due lati e quindi il materiale è lo stesso, ma solo
per essere verniciato diversamente può avere emissività diversa sui
due lati; poi abbiamo J2 ed E2n. E’ ovvio che se noi siamo nel caso 1 in
cui la superficie 1 è a T superiore della due, infilo lo schermo che non
avrà nessuna energia entrante e quindi in questo nodo di Esn l’energia
è zero e quindi la corrente è una sola ed è sempre il nostro flusso

netto.
Quanto valgono le resistenze? Beh è abbastanza semplice scriverle:
quindi il flusso netto sarà dato da:

Ovviamente diverso è se io mettessi uno schermo che invece è più


caldo delle altre due superfici e lo mantengo a quella temperatura e
quindi avremo a questo punto una corrente che va verso due ed una
corrente che va verso uno e quindi abbiamo un’altra situazione. Noi
per il momento stiamo analizzando questa ed anche sulle slides
troviamo questa situazione, prima di guardare le slide dove abbiamo
raccontato più o meno tutto quello che sulle slide è presente
formalizzato meglio, qui noi abbiamo cercato di concentrarci su alcuni
punti e passaggi. Prima di passare alle slide facciamo sempre una
considerazione per quanto riguarda l’analogia elettrica: immaginiamo
di avere tre pareti grigie che stanno scambiando, faremo comunque
degli esercizi, quale è l’analogo elettrico in questo caso? Nel caso del
corpo grigio, se questi sono tre corpi grigi, allora io avrò:
la 1 deve scambiare sia con 1 e sia con 3 ed ovviamente vale anche per
la 2 e per la 3, quindi come vediamo la rete equivalente è già un po'
diversa a quella trovata nel caso di scambio tra tre pareti nere:
Un caso diciamo su cui ci interroghiamo è quello se le pareti già
fossero quattro, quindi quello che dobbiamo capire è che a mano a
mano il numero delle pareti aumenta, diventa sempre più difficile
impostare quel calcolo analiticamente ed anche la rete elettrica che ci
semplifica la rappresentazione diventa sempre più complicata ed al
salire delle superfici diventa proprio non semplice anche da
rappresentare e quindi il calcolo dell’irraggiamento è qualcosa che si
riesce a fare quando il numero delle superfici è basso, aumentando il
numero delle superfici diciamo che diventa sicuramente più
complicato e dobbiamo utilizzare delle tecniche che qui non
introduciamo, si usano delle tecniche matriciali e di suddivisione del
dominio in diverse parti, ma non è parte del corso e quindi ci
fermiamo qua. Questo sostanzialmente chiude il discorso
sull’irraggiamento e quindi il discorso sulle modalità di scambio
termico, proprio perché l’irraggiamento era l’ultima modalità. Non ci
fermiamo qua, perché una volta analizzati questi tre meccanismi
fondamentali dello scambio termico ci saremmo concentrati su due
componenti molto importanti dal punto di vista dello scambio termico
ed esse sono le alette e lo scambiatore di calore.
Iniziamo ora a parlare delle alette o anche dette superfici estese.
Vediamo perché si pensa ad introdurre delle superfici alettate o
estese. Partiamo da un corpo generico con una superficie S che lo
delimita, immaginiamo che all’interno di questo corpo ci siano dei
fenomeni per cui quel qv di cui abbiamo parlato sia diverso da zero,
quindi sostanzialmente è come se io introducessi energia all’interno di
quel corpo con continuità, se non faccio nulla che cosa succede?
Innanzitutto devo aggiungere
qualche cosa: all’esterno abbiamo
un fluido e quindi all’esterno di
questa superficie abbiamo uno
scambio termico convettivo che
avviene con la superficie e quindi a
me interessa la temperatura della
parete, quanto vale quello che io
scambio attraverso questo
meccanismo che è quello
preponderante in questa
situazione, perché nelle alette quello che si sfrutta può essere
convezione o irraggiamento, noi in questo caso concentriamo
l’attenzione sulla convezione:
ebbene questo flusso lo sappiamo già scrivere:

In questo caso come vediamo abbiamo scritto un flusso che è positivo


quando quel flusso è uscente dalla parete, questo in realtà in
termodinamica è negativo, ma non dobbiamo utilizzare una notazione
che per forza è coerente con quella utilizzata in termodinamica,
perché qui stiamo studiando semplicemente questo fenomeno. Se
ovviamente la temperatura dovesse variare lungo la superficie, io
dovrei scriverlo più opportunamente come:
e per non creare fraintendimenti, siccome la superficie del fluido
anche potrebbe variare lungo la superficie, allora tutte e due sono
delle temperature che possono variare non solo nel tempo ma anche
nella superficie ed andiamo ad integrare su tutta la superficie.
Rimaniamo per semplicità sulla prima forma, la seconda forma noi lo
abbiamo riportata solo per ricordare che se T varia noi siamo sempre
in grado di calcolare il flusso scambiato. Quindi se ci concentriamo
sulla prima, se io ho un fenomeno che noi identifichiamo quel qv e
l’effetto è come se io stessi fornendo calore al corpo, che cosa succede?
Allora prima questione scambio di calore con l’esterno, ma perché la
temperatura del corpo rimanga costante nel tempo, questo calore che
io scambio nel tempo, quindi questo flusso, deve essere uguale a che
cosa? Cioè da un alto io ho scritto questo, ma la quantità scambiata
generata per convezione che cosa deve eguagliare perché la quantità
rimanga costante nel tempo, quindi se si è in un caso stazionario? Quel
flusso affinché la temperatura rimanga costante deve essere uguale a
quello che viene prodotto all’interno del corpo, ovvero al q v, che
ricordiamo è un fenomeno che dà origine ad incrementi di
temperatura. Quanto vale tutto questo? Beh se qv ricordiamo è riferito
ad unità di volume, allora tutto il flusso è pari a qv*V, perché il tutto sia
in equilibrio e rimanga alla stessa temperatura, noi dobbiamo avere
che il flusso sia quindi uguale:
Adesso dobbiamo fare il passaggio successivo. Se la quota di
produzione interna però è diversa rispetto a quella che scambio in
superficie che cosa succede?

Se in condizioni stazionarie, affinché la temperatura del corpo


rimanga costante io devo avere l’equilibrio tra ciò che viene generato e
ciò che io avevo sul contorno e quindi valeva l’uguale, la domanda è
che cosa succede se non ho l’uguaglianza e quindi se sono diverse.
Ovviamente avremo una variazione della temperatura del
corpo e quindi della parete. Se ci ritroviamo con qv maggiore
di alpha per S per la differenza di temperatura, quello che
accade è che la temperatura della parete salirà per
uguagliare qv, quando sarà di nuovo uguale smetterà di
salire, quindi il corpo non è in grado di salire di più ed alpha
dipende solo dal fluido che circonda il corpo. Per capire,
prendiamo due esempi che sono molto diversi tra di loro: uno è
quando abbiamo il sistema cilindro-pistone.
Noi abbiamo detto che nella camera di combustione avviene la
combustione e noi sappiamo che in realtà quella energia che si
produce l’abbiamo vista come effetto positivo per trasformare
l’energia termica in lavoro, però tutto questo fa sì che si scaldi il
materiale, se io non faccio nulla le temperature salirebbero così tanto
da pregiudicare le caratteristiche meccaniche dei materiali, fatto sta
che i motori sono raffreddati. Se io posso farlo ad acqua, le alette le
useremo ugualmente, in realtà decido io quanta acqua fare circolare,
ma se noi pensiamo al caso delle motociclette raffreddate ad aria
invece, in quel caso non abbiamo molti elementi in mano per
controllare quel valore di alpha, certo quando la moto è in movimento
sicuramente ci sarà una grande velocità ed abbiamo visto come alpha
dipenda dalla viscosità ma anche dai parametri del moto proprio come
la velocità ad esempio. Ma quando è fermo ad un semaforo non
possiamo giocare sulla velocità e quindi quell’alpha non riesco a
toccarlo, e se lasciassi il cilindro in quelle condizioni, l’unica soluzione
è che la temperatura della parete dovrebbe aumentare per fare in
modo che alla fine possa ritornare in condizioni di stazionarietà e per
questo motivo sulla testata vengono posizionate le alette che sono
aumenti di superfici, e quindi infine io gioco su S, in modo tale da
evitare che aumenti molto quella Tp. Altro caso completamente diverse
è quello della piastra madre di un desktop, dove abbiamo il chip
posizionato sulla piastra e quando gli richiedo di fare parecchie
operazioni, quello diventa come una
generazione di calore, quindi è come se io
stessi fornendo energia termica al
chip ed anche qui abbiamo dei limiti
operativi di temperatura che non
devono essere superati e quindi io posso pensare che se io voglio di
nuovo che questa Tp stia a valori adeguati per i materiali che ho
utilizzato devo anche qua aumentare la superficie con delle alette che
si vedono anche nei circuiti elettronici, per cui aumento la superficie
per aumentare il flusso scambiato.

Che cosa succede? immaginiamo di avere la parete dove ad un certo


punto inserisco una superficie e teniamo conto che le alette sono
molto snelle normalmente e quindi hanno una lunghezza L che è
decisamente molto più grande rispetto allo spessore e quindi abbiamo
il materiale e l’aletta è un’aletta piena. Quindi quello che sto dicendo è
che ho aumentato la superficie su cui avrò convezione e quindi ogni
elementino di superficie, se io prendo un tratto dx per capirci, questo
elementino di superficie che poi è la superficie laterale del tratto dx
dell’aletta, scambia per convezione e quindi dall’aletta vi è un flusso
che va verso il fluido che io chiamo Φ3 e questo vale per ogni tratto
dell’aletta, ma perché io possa scambiare questo flusso è necessario
che il flusso Φ1 sia arrivato fino a qua e quello che ha fatto è stato
percorrere l’aletta, quindi vuol dire che si è mosso per conduzione
lungo l’aletta. Dopo questo tratto avrò ancora un flusso per
conduzione che chiamo Φ2 e che è diversa da Φ1 perché una quota è
stata scambiata con l’ambiente esterno come Φ3. Ma affinché vi sia
conduzione, ricordiamo che nella conduzione Fourier ci dice che vi è
conduzione se vi è gradiente di temperatura e diciamo che la x che
abbiamo indicato possiamo metterla nella direzione della lunghezza
della aletta, perché essendo molto lunghe rispetto allo spessore, di
fatto le alette a questo livello di approssimazione, possiamo studiarle
come se nella sezione della aletta la temperatura fosse costante, cioè la
temperatura cambia solo se io mi sposto lungo x, affinché vi sia
conduzione vi deve essere una variazione di temperatura lungo x.
Questo discorso è collegato al fatto di dire che io aumento la superficie
perché voglio aumentare il flusso, quindi noi stiamo giocando su
questo parametro per aumentare il flusso scambiato, però questo
flusso è dato sì da S ma anche dal salto di temperatura fra la superficie
ed il fluido.

Allora, qua all’inizio, sulla parte sinistra della parete avevamo questa
superficie in rosso che era ad una certa temperatura che chiameremo
T0 perché corrispondente
ad x=0. Questa T0 vi è
anche là dove ho messo l’aletta, quindi inizialmente questi oggetti
lavoravano con un salto di temperatura T0-Tf. Ora se io provo a
rappresentare l’andamento della temperatura lungo l’aletta, quindi
avremo che, immaginando che il fluido sia a temperatura più bassa ed
è

quella sull’esterno, la temperatura di quella che vogliamo


rappresentare l’andamento è la temperatura su questi diversi punti
della superficie dell’aletta e come è l’andamento? A mano a mano che
io vado avanti la temperatura deve diminuire chiaramente affinché vi
possa essere conduzione e vedremo che l’andamento è esponenziale,
ma sostanzialmente io ho questo andamento:
per ogni tratto, la quantità scambiata, se facciamo riferimento al
nostro tratto dx evidenziato prima, abbiamo che questo è il delta T
rappresentativo e quindi prendo quello medio per scrivere quanto
vale il flusso e quindi sarà:
dove P è il perimetro e quindi il Pdx è la superficie laterale di quel
pezzetto di aletta, Tx è la T media alla coordinata x. Se io avessi preso
questo stesso dx più avanti la mia Tx è più piccola, alla fine quello che
risulta è che questi delta T che vado a considerare, l’unico che coincide
con quello che avevo in mente è il primo, tutti gli altri sono bassi.
Quindi il valore medio per cui devo moltiplicare la nuova superficie, è
un valore di delta T più piccolo, quindi quello che stiamo cercando di
dire è che questa differenza diminuisce se io alzo appunto la
superficie, cioè se io penso alle alette. Quindi abbiamo due effetti: uno
positivo ed uno negativo. Nella stragrande maggioranza dei casi
alzando la superficie il flusso aumenta e quindi l’effetto positivo è
maggiore dell’effetto negativo, però ancora una volta noi non
possiamo limitarci a fare solo delle considerazioni, noi dobbiamo
essere sicuri che il flusso vada nella direzione che noi vogliamo e
dobbiamo essere sicuri anche nella quantificazione, anche perché vi è
un’altra considerazione da avere presente: inserire le alette su di un
oggetto, rispetto a non averle significa creare tutta una serie di
elementi aggiuntivi non banali, nel senso che il materiale lo devo
aggiungere ma devo aggiungere qualche cosa nel processo di
lavorazione, nello spazio occupato e così via e quindi è una soluzione
che adotto solo nel momento in cui il vantaggio che ho è certo ed
abbondante e quindi miglioro di molto la situazione preesistente.
Quindi questo è il quadro, ora noi dobbiamo avere degli strumenti che
mi permettono di
quantificare il flusso, quindi
da un punto di vista
qualitativo le alette
sarebbero già finite come
spiegazione, ma a noi servono
anche gli strumenti
quantitativi e quindi
dobbiamo pensare anche a
tali strumenti.
Ora quindi passiamo alla
parte quantitativa, ovvero
alla quantificazione
dell’effetto di mettere le
alette. Le alette sono rappresentate schematicamente, ma possiamo
osservare che le forme delle alette possono essere molto diverse con
sezioni che non sempre sono costanti, noi però ci occuperemo di alette
dove la sezione è costante lungo x, le altre richiedono un approccio
uguale, ma lo sviluppo analitico diventa molto complesso e quindi non
le trattiamo. Quindi ci concentriamo su una aletta a sezione costante e
lo schema è quello che avevamo già proposto con i nostri tre flussi.
Quindi andiamo a considerare appunto un tratto dx, ripetiamo che L è
la lunghezza, poi abbiamo la coordinata x e come ci siamo già detti, noi
avremo un flusso 1, 2 e 3:
ora il flusso 1 è scambiato per conduzione ed uguale a.
dove A è la sezione trasversale ed abbiamo detto anche il perché,
prima, di questo approccio monodimensionale del problema:

Poi, il bilancio di energia su questo piccolo elemento dx, ci porta subito


a dire che:

Il flusso due anche lui è un flusso dovuto alla conduzione e dato che
siamo in tratto dx, la differenza la posso scrivere pensando di scrivere
il flusso 1 nel seguente modo:

cioè se io il flusso 1 lo immagino come una funzione di x, il flusso due


altro non è che una funzione del flusso 1. Quindi possiamo scrivere,
sostituendo questa ultima equazione nella prima che:

Quindi il flusso 3 altro non è che quello scambiato per convezione e


quindi si può anche scrivere come:

Ora ovviamente i due valori di flusso 1 nella equazione vanno via e per
quanto riguarda dΦ1/dx si può anche riscrivere come:

Allora questo è vero solo a patto che la


sezione sia costante, quindi noi
considereremo solo casi a sezione costante, altrimenti avrei dovuti
avere A(x) e quindi qui avrò:

.
Se poi pongo theta uguale a T-Tf o anche che dtheta è dT, allora questa
equazione, semplificando la posso riscrivere come:

Ora, questa è una equazione differenziale del secondo ordine che


avremo avuto occasione sicuramente di aver già risolto, la soluzione è
del tipo:

Poi vogliamo vedere anche il flusso, ed il flusso scambiato da una


aletta, e allora come possiamo scriverlo? Il flusso totale è l’integrale
sulla superficie calcolato prima, ovvero:

Che poi nel nostro caso vuol dire fare l’integrale lungo x, in quanto il
nostro problema è monodimensionale anche perché il dS è P*dx,
ovvero la superficie laterale dell’aletta:
quindi potrei andare a fare questo integrale se conosco la funzione
theta e quindi non è proprio subito semplicissimo anche perché non
abbiamo trovato chi siano M ed N, però vi è una considerazione che ci
permette di semplificare di molto il calcolo del flusso scambiato con
l’ambiente dall’aletta. Perché tale flusso in realtà se ci pensiamo può
arrivare solo da una parte, da dove arriva tutto quello che noi
scambiamo lungo la superficie delle alette, da dove è passato? Tutto
ciò che noi scambiamo chiaramente deve passare dalla sezione in cui
l’aletta si attacca al corpo, e ci è passato ovviamente per conduzione e
quindi il flusso totale scambiato lo posso scrivere come ciò che passa
per conduzione nella sezione ad x=0:

dove dT qui lo posso scrivere anche come dtheta perché abbiamo visto
che è la stessa cosa:
Se andiamo a calcolare la derivata di theta lungo x, questa derivata è
pari a:

E quindi il flusso si può calcolare come:

In x=0, i due esponenziali valgono 1 e quindi il risultato è che noi


abbiamo:

Ovviamente ancora M ed N li dobbiamo calcolare, quindi è ancora da


fare, ma noto theta possiamo calcolare il flusso con una certa
semplicità e quindi note M
ed N posso calcolare il
flusso subito. Come posso
calcolare M ed N? Devo porre
delle condizioni al
contorno, quindi
impongo la prima condizione al contorno che è che ad x=0 ho che
T=T0 e che quindi theta=theta0=T0-Tf; la seconda è che all’estremità
ciò che esce deve uscire per conduzione dall’ultimo staterello del
materiale, ma deve essere uguale a quello che scambio per convezione
e quindi in x=l io dico che:
Quindi qua abbiamo due equazioni, un sistema di due equazioni che ci
permette di calcolare M ed N. Questa chiaramente non è l’unica
condizione al contorno che possiamo utilizzare, comunque questo lo
stiamo facendo solo per far vedere che una volta arrivati qua si risolve,
quindi è vero che siamo nella ipotesi di aletta sezione costante, ma in
questo caso possiamo risolvere l’equazione differenziale e possiamo
quindi calcolare M ed N.
Quello che stavamo dicendo, qui vediamo nelle slide riportati i
passaggi eccetera e poi si cita un documento nel portale che arriva
all’equazione, scrive quello che sostanzialmente abbiamo appena
scritto e poi applica le condizioni al contorno e quindi questo è il
sistema che risolto dà la soluzione in termini di andamento di theta ed
in questa soluzione compaiono i coseni ed i seni iperbolici e quindi
non è proprio una struttura semplicissima ed anche per il calcolo del
flusso termico non abbiamo proprio una struttura immediata. Ci sono
altre possibilità, quello di imporre il fatto che all’estremità dell’aletta il
flusso è nullo, quindi la prima condizione rimane, ma la seconda viene
sostituita dalla seguente:

e vediamo a questo punto l’andamento di theta è molto più semplice


rispetto a quello che abbiamo detto prima e la stessa cosa vale. Questo
è il caso dell’aletta con punta adiabatica. Poi vi è ancora il caso in cui
vado ad imporre la temperatura ma è meno utilizzato ed infine il caso
che porta alla soluzione più semplice, ovvero l’estremità dell’aletta è
infinita e questo porta ad avere che la temperatura dell’aletta
all’estremità è pari a quello del fluido e quindi ottengo una soluzione
molto banale:

Questa possiamo provare a ricordarla. Il calcolo del flusso si ottiene


questa relazione dove sotto radice abbiamo un po' tutti i coefficienti
che definiscono m, ma non è m quello sotto radice:

Perché per avere m sotto radice dovrei avere una frazione, ma


comunque la relazione è semplice. Ovviamente il flusso è meno
lambda per A per dT/dx e quindi non necessariamente dobbiamo
sapere il valore del flusso, basta applicare la formula del flusso per
conduzione ed il gioco è fatto. Comunque tutti questi calcoli non sono
richiesti all’esame, comunque sapere questa ultima relazione della
temperatura, quindi sapere che l’andamento della temperatura lungo
una aletta è esponenziale è importante.
Invece qua abbiamo dei passaggi fatti dal professore a mano che non
partono più da una aletta a sezione costante ma da una aletta a
sezione generica dove A quindi diventa funzione di x e quindi si va a
trovare una equazione differenziale decisamente diversa da quella
ottenuta prima, si fanno le ipotesi come prima, qui i calcoli sono svolti
tutti e le costanti M ed N sono ottenute tutte, qui il tutto è fatto per le
tre condizioni al contorno che sono state sottolineate nel file PDF. Le
slide ci riportano anche una sintesi di tutti quei casi che sono nel PDF
ed anche nella parte dettagliata, ma di tutto questo non dobbiamo
avere memoria, tranne che per l’ultima riga che è quello della aletta
molto lunga, per il flusso ricordiamo basta fare la formula della
conduzione. Ricordiamoci solo che cosa è un coseno iperbolico ed un
seno iperbolico. Invece a noi interessa, il fatto che abbiamo capito il
problema, abbiamo gli elementi per quantificarlo, quindi a questo
punto dobbiamo decidere noi quali sono le condizioni al contorno che
riteniamo più opportune, quindi siamo stati in grado di quantificare il
flusso, ora ci chiediamo se è da mettere o no l’aletta, quindi ha senso o
meno? Per rispondere a questa domanda sono introdotti due
parametri che ci permettono di capire da un lato quanto l’aletta
appena progettata sia vicina alla migliore possibile, e quindi sia vicina
a quella che è l’aletta ideale, l’altra è che se anche questa aletta è
progettata benissimo, il flusso scambiato di quanto migliora la
condizione preesistente? Quindi il primo parametro è chiamato
rendimento e confronta appunto il flusso che è realmente scambiato
con il flusso che scambierebbe un’aletta ideale e quindi potremmo dire
che il rendimento è il rapporto tra il flusso reale aletta ed il flusso della
aletta ideale, ma quale è l’aletta ideale? Ritorniamo alla
rappresentazione della temperatura o theta ed x, dove abbiamo quindi
la temperatura della superficie, quella del fluido ed abbiamo notato
come se io prendo lo scambio ad una generica ascissa x, sicuramente è
minore rispetto allo scambio che io ho all’inizio dove posso utilizzare
un delta T maggiore.

Quindi, questi due tratti che sono tutti e due di lunghezza dx,
scambiano non nello stesso modo, hanno la stessa lunghezza, la stessa
superficie laterale ma non scambiano la stessa quantità di potenza
termica ed il perché è evidente perché abbiamo detto che il flusso è
alpha per la superficie per il delta T e quindi l’aletta ideale è quella che
riesce a scambiare sempre al massimo in tutta la sua superficie ma per
fare ciò dovrebbe avere un profilo di temperatura che rimane
costante, in modo che il salto tra T e Tf sia sempre il massimo.
Ovviamente questa che stiamo vedendo non può essere costante, se
fosse costante vuol dire che dT/dx=0 e quindi ci è chiaro che se tale
derivata è nulla non vi è conduzione lungo l’aletta e quindi non
abbiamo la possibilità di fare correre lungo l’aletta l’energia termica
che poi deve essere scambiata per conduzione. Quella ideale sarebbe
quasi orizzontale con un lambda molto grande in modo che il prodotto
di lambda per A per dT/dx mi dia comunque un flusso termico. Come
riferimento ideale io prendo un’aletta dove tutta l’area dell’aletta
scambia per convezione un flusso:

dove alpha è anche quello dell’aletta reale, A è la superficie trasversale


per la differenza di temperatura che è quella massima, ovvero theta 0.
Quindi questo è il massimo flusso per convezione che posso pensare di
scambiare da una aletta che viene messa in una superficie a T0. Quindi
vediamo come questo rendimento è sia il rapporto tra il flusso reale e
quello ideale, ovviamente sempre minore di 1. Ammettiamo che io
abbia progettato un’aletta con un rendimento vicino ad 1, sono sicuro
che le alettature vanno utilizzate? No, non ne sono automaticamente
sicuro, perché se ho raddoppiato il flusso che avrei avuto senza aletta,
beneficio forse non è enorme rispetto a quello che posso produrre
come corpo con qv ed intanto la spesa è importante, ovvero tutti i
problemi aggiuntivi oltre al costo del materiale, ingombri maggiori e
così via. L’altro parametro confronta questa parete senza aletta con la
parete con l’aletta. Ora per confrontare che cosa fa, prende il flusso
scambiato su questa superficie:
E lo confronta con quello che avrei scambiato se non l’avessi messa
l’aletta ed
allora
questo
pezzo di

superficie per convezione avrebbe


scambiato alpha per la sezione dell’aletta (che è la sezione di materiale
che ho coperto con il colore rosso) ed ovviamente la theta 0. Ora non è
obbligatorio che ε sia maggiore di uno, ma veramente sarebbe aver
proprio pensato in modo errato se il valore di ε viene minore di 1 e
quindi diciamo che quasi sempre per i casi che si prendono in esame
ε>1, ma come detto prima non ci basta che sia un po' maggiore di 1,
quello che ci si aspetti è un epsilon che dimostri che sia davvero molto
conveniente fra quello che scambiavo prima e quello che scambio ora,
ovviamente il valore dell’indice più o meno ragionevole è dieci, ma
molto dipende anche dal materiale usato, nel senso che se io utilizzo
un materiale poco costoso posso anche accettare un’efficienza
inferiore a dieci. Non ci verrà mai chiesto il calcolo dei coefficienti M
ed N, a meno che non ci vengano date le relazioni o che non ci venga
detto che l’aletta che trattiamo ha una lunghezza infinita e quindi in
realtà tutto ci viene dato per essere chiari. L’aletta deve essere sottile,
deve essere poco spessa e tanto lunga proprio perché dobbiamo dare
molta superficie, se fosse tanto spessa entra in una geometria
complessa e vi sono dei libri che danno soluzioni per geometrie più
complesse. Se siamo di fronte a geometrie molto diverse da quelle
viste, vi sono dei testi dedicati alle alette che ci danno la soluzione per
geometrie molto complicate. Quindi sulle alette abbiamo detto tutto.
Prossima settimana faremo lezione il giovedì e vogliamo chiudere la
teoria. Quindi iniziamo anche l’argomento ultimo che sono gli
scambiatori di calore. Cosa sono gli scambiatori di calore lo diamo per
scontato, perché durante il corso di studi lo abbiamo nominato
effettivamente tante volte e dare una definizione di scambiatore di
calore non è così semplice, perché la sua definizione la si può dare solo
in termini generali. Sono dei dispositivi progettati per consentire il
trasferimento di energia termica fra due fluidi o fra più fluidi e quindi
non è detto che siano solo due i fluidi, possono essere anche più di due
e questo trasferimento avviene a parte che vi sia una differenza di
temperatura fra i fluidi.
Quindi gli scambiatori sono davvero molto diffusi come componenti, vi
sono tanti oggetti che adempiono alla funzione di scambiatore di
calore, ve ne sono davvero tanti, è una diffusione davvero molto
ampia. Poi ve ne sono in natura come gli alveoli polmonari e poi in
fondo vediamo alcuni oggetti che conosciamo e che sono assimilabili
agli scambiatori di calore. Ecco, poi si possono classificare, quindi uno
vuole incasellarli per distinguerli l’uno con l’altro in modo da avere
idee di alcune caratteristiche, qui abbiamo diversi modi di classificarli,
un modo che è detto modalità costruttiva, distingue e questa è una
distinzione importante, quindi si distinguono prima tra scambiatori in
cui prima i fluidi entrano e si miscelano e perdono la loro identità,
dagli scambiatori dove i fluidi non vengono in contatto con l’altro
fluido e scambiano energia tra di loro attraverso una parete che sarà
sede di attraversamento di flussi di energia. Quindi nel primo caso è la
miscelazione ad essere sede di scambio termico, nel secondo caso lo
scambio termico viene garantito sicuramente da convezione,
irraggiamento e conduzione attraverso la parete, nel secondo caso che
è quello della parete bisogna offrire tanta superficie alla parete, ecco
perché appunto si parla di scambiatori compatti o meno a seconda
della superficie di scambio termico disponibile all’interno del volume
dello scambiatore, se lo scambiatore occupa un metro cubo per ogni
unità di volume questo indica la superficie che esso mette a
disposizione. Parliamo di scambiatori compatti se c>700 m^2/m^3,
poi vi sono i meccanismi di scambio termico, poi distingueremo per la
costruzione, quindi se abbiamo scambiatori tubolari, a piastra, a
superficie estesa, rigenerativi; in base alla modalità di deflusso e
questo riassume sugli scambiatori quando non sono compatti, e ci da
una linea aldilà della quale possiamo parlare di scambiatori compatti:

Ecco una prima tipologia di scambiatori che prendiamo in esami sono


quelli a scambio tubiero, a tubi e mantello e come vediamo in questi
scambiatori possiamo considerare in rosso il fluido caldo ed in blu il
fluido freddo e teniamo
conto che caldo e freddo
nello scambiatore è
relativo, io posso avere un
fluido a -20°C ed a -50°C,
quello freddo è l’ultimo, il
primo è quello caldo.
Come funziona lo
scambiatore? È fatto da
un cilindro esterno che è chiamato mantello e che è il confine con
l’ambiente esterno, dopodiché abbiamo quello che chiamiamo fascio
tubiero, ovvero tanti tubi che sono poggiati su delle piastre agli
estremi del mantello, sono piastre forate dove appunto questi tubi
sono da un lato incastrati e da un lato liberi di muoversi, perché
bisogna tenere conto delle
dilatazioni termiche che si
hanno quando lo scambiatore è
messo in funzione o quando esso
non è messo in funzione, oppure
l’impianto in cui è inserito non è
in funzione e poi entra in
funzione e quindi nascono delle
importanti dilatazioni. Se io lo
bloccassi da tutte e due le parti,
io comprendo che farei spaccare,
saltare da tutte e due le parti lo
scambiatore, con conseguenze
che alle volte possono essere molto pericolose, molte volte questi
generatori sono utilizzati anche come generatori di vapore. Quindi il
fluido caldo entra nella testata ed imbocca i tubi, li percorre tutti ed
arriva all’altra testata in cui esce. Il fluido freddo se io non avessi
questi elementi che sono chiamati diaframmi, entrerebbe,
riempirebbe lo spazio circostante i tubi e poi si muoverebbe lungo
l’asse dello scambiatore e quindi avrei un moto parallelo a quello del
fluido caldo ma in verso opposto. Invece per fare in modo che
permanga più a lungo e quindi incontri più superficie, ecco allora che
introduco questi diaframmi che come vediamo obbligano a questo
percorso sinusoidale il fluido freddo. I diaframmi sono piastre forate
che non occupano tutta la sezione dello scambiatore e quindi questo è
lo scambiatore, dopodiché il fatto della distinzione in base ai passaggi
è quello qui della distinzione dei tubi e mantello 1-2 e tubi e mantello
1-4. Nel primo caso il fluido fa un passaggio ed esce e l’altro fluido fa
due passaggi ed esce; l’altro è 1-4 perché un fluido fa un passaggio e
l’altro ne fa 4 e quindi è chiaro il significato di questa modalità di
indicare i passaggi in questi scambiatori a tubi e mantello. Ora prima
di arrivare agli scambiatori compatti, vediamo delle immagini di
scambiatori a fascio tubiero reali. Questo è uno scambiatore a tubi e
mantello reale dove i diaframmi che hanno diametro maggiore vanno
in contatto con il mantello ma all’interno è forato, mentre il diaframma
più piccolo è pieno ma non tocca il mantello e quindi il fluido scende,
passa in mezzo al diaframma, deve salire e poi passare
nell’intercapedine fra mantello ed estremo del diaframma per poi
ridiscendere e compiere questo percorso.
Questo è lo stesso scambiatore visto frontalmente e cogliamo meglio
che vi sono diametri diversi e quindi la possibilità del fluido di
scorrere all’esterno del diaframma. Poi possiamo cogliere che questo è
un capannone industriale quando è stata fatta la foto e quindi ne
possiamo apprezzare la lunghezza di questo scambiatore.

Questo è invece uno scambiatore sempre a fascio tubiero, diverso e lo


comprendiamo da questa foto:

Qui abbiamo lo
scambiatore 1-2
dove uno dei due
fluidi fa due passaggi
prima di uscire,
l’altro invece deve
seguire la serpentina
fatta dai diaframmi,
il fluido che fa i due
passaggi entrerà ed
uscirà sempre dallo
stesso lato.
Questo è sempre un esempio di
scambiatore a tubi e mantello con
diaframmi di altro tipo e questo è in
costruzione, abbiamo tanti punti da
andare a chiudere, qui abbiamo la vista
da un’altra angolazione, vediamo qui i
diaframmi ed ancora alcuni tubi sono
stati infilati e ancora da bloccare, quindi verranno tagliati e bloccati
con una pallina di metallo di diametro leggermente superiore a quella
del tubo, e viene bloccata solo su una delle due perché serve che si
possano muovere. Piu deviazioni facciamo più noi perdiamo
potenziale per attrito e quindi ci serve una pompa per spingere il
fluido attraverso lo scambiatore e quindi come sempre bisogna
trovare una mediazione.

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