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ferroviari.
06/05/2021.
Iniziamo la parte dedicata alla trazione ferroviaria e quindi quella che in gergo
viene indicata come trazione pesante e nella realtà molti concetti analizzati nel
corso sono e saranno validi anche per la trazione leggera: metropolitana e
tranviaria, e quindi dal punto di vista generale i concetti sono validi per tutta la
parte di trazione non automotive che invece abbiamo visto fino ad ora con
Tenconi. Dal punto di vista del materiale, è stato caricato tutto sul portale della
didattica, lezione per lezione che andremo ad utilizzare. Dal punto di vista
organizzativo, faremo un’ora e mezza per settimana e Musumeci avrà più ore
per arrivare alla parte che ci servirà che è quella della conversione statica,
utilizzata nella parte di trazione ferroviaria. Quello che vedremo sarà un’analisi
della evoluzione, con una idea storica su come si sono evoluti i concetti di
trazione ferroviaria e quindi toccheremo le locomotive tradizionali senza
conversione statica, poi analizzeremo le locomotive dove per la prima volta è
stato usato un convertitore di tensione, toccheremo le poli tensioni che sono
quelle moderne e poi vedremo i treni ad alta velocità. Per la parte ad alta
velocità, al termine del corso vi sarà un seminario da parte di Alstom ed il
seminario di Alstom sarà fatto con due corsi integrati: il nostro e quello di
trazione elettrica e quindi verrà fatta su tre ore e sarà o il giovedì oppure al
lunedì nello slot di tre ore di trazione elettrica, comunque i dettagli saranno dati
in seguito. Oggi vedremo l’evoluzione della trazione ferroviaria dal punto di vista
elettrico per avere una idea di come si è evoluta la trazione ferroviaria, i
contenuti sono validi anche per la trazione metropolitana e tranviaria. Partiamo
sostanzialmente dalla trazione ferroviaria a vapore, con la nascita delle
locomotive e della loro evoluzione.
Per diversi decenni tutta la trazione ferroviaria è stata incentrata sul vapore ed
ovviamente nel momento in cui è stata disponibile la tecnologia elettrica, la
trazione a vapore è stata abbandonata e proprio per cercare di capire quelli che
sono i problemi principali che dobbiamo risolvere quando parliamo di trazione
ferroviaria, è importante fare il punto su quelle che sono le principali
problematiche non facilmente risolvibili o non risolvibili della trazione a vapore
che sono state risolte in modo brillante nel momento in cui si è passati alla
trazione elettrica. Il primo problema della trazione a vapore è legato alla
impossibilità di avere un controllo dello sforzo di trazione, dal punto di vista dei
termini si parla sempre di sforzo di trazione, dal punto di vista elettrico è legato
alle motorizzazioni e quindi parleremo di coppia, coppia e sforzo di trazione
vanno a braccetto ed il problema grosso era legato alla impossibilità di avere un
controllo fine ed accurato della coppia prodotta ed il motivo è molto semplice:
Questo è per dare una idea su quelle che possono sembrare problematiche
banali ma che in realtà sono problematiche importanti. Vediamo adesso l’inizio
della elettrificazione delle linee italiane e l’evoluzione delle locomotive
elettriche, ovviamente in Italia, però bene o male ciò che è accaduto in Italia è,
come evoluzione, simile a ciò che è accaduto in altre nazioni come la Francia che
è sempre stata all’avanguardia; in Francia infatti i primi TGV sono stati realizzati
e la Germania ha fatto scelte diverse da quelle italo-francesi, in Europa i
riferimenti ferroviari sono sempre stati
la Francia e poi l’Italia. La trazione
elettrica in Italia è nata con le linee
trifase in cui riportiamo un esempio:
faremo riferimento alle sigle italiane e poi vedremo alcuni significati, la E della
sigla sta per elettrico, la D sta per diesel. Qua parliamo di locomotive trifase,
siamo tra le due guerre mondiali (1926) e sono locomotive non molto potenti,
con potenze di poco superiori a 2,2 MW con velocità non molto elevate di soli 75
km/h, infatti se andiamo a vedere la velocità massima delle locomotive più
prestazionali troviamo delle velocità simili a quelle delle locomotive di ora e
quindi normale superare le 100-110 km/h, però teniamo presente che siamo
proprio agli albori della trazione elettrica. Siamo partiti con la trazione di tipo
trifase con tutta una serie di complicazioni tecniche che hanno portato alla
sostituzione del sistema trifase con quello in corrente continua. Quale era il
principale problema del sistema trifase e quindi delle linee di alimentazione
trifase? Beh, il trifase richiede tre fili, due fili sono nella linea aerea, con il
pantografo isolato e diviso in due parti, con un pezzo di pantografo che tocca una
fase e l’altro che tocca l’altra fase e la terza fase è il collegamento che tocca terra,
ovvero la rotaia. Quale è il principale problema? Sicuramente abbiamo un
sistema che richiede un doppio filo di alimentazione e poi un grosso problema
era quello di realizzare in modo sicuro il passaggio da una linea all’altra in
presenza di uno scambio e quindi dobbiamo avere continuità elettrica nel caso
di uno scambio ma dobbiamo evitare un cortocircuito tra una fase e l’altra e
quindi capiamo che dal punto di vista realizzativo questo sistema era abbastanza
complesso e costoso e allora perché non è nato tutto a livello di corrente
continua? Perché per passare dalla alternata alla continua allora non esistevano i
convertitori che noi invece oggi consideriamo come oggetti di uso comune,
esisteva la possibilità di convertire l’alternata in continua usando un sistema
meccanico, quindi facendo girare un motore asincrono che a sua volta fa girare
una dinamo ma il sistema diventava con una efficienza abbastanza bassa perché
abbiamo una cascata di due macchine elettriche e quindi l’inizio della
elettrificazione è partito dal sistema trifase, all’interno della locomotiva
troviamo un motore ad induzione a rotore avvolto sul quale era possibile
effettuare una regolazione di velocità. Dove è iniziato lo sviluppo elettrico dei
sistemi trifase?
Beh, qui abbiamo una cartina con delle linee rosse che sono le prime linee trifasi
che le troviamo esattamente nelle linee di attraversamento delle Alpi con le
gallerie e quindi la prima alimentazione è stata fatta nelle linee dove era
importante evitare il vapore nelle gallerie, per via della sua saturazione
all’interno delle gallerie e quindi appunto abbiamo la Torino-Savona, Torino-
Alessandria-Genova, la parte del Brennero per attraversamento dell’Austria, la
Torino-Bardonecchia che attraversa il Frejus e la linea Torino-Modà che è la
linea con la pendenza più importante in Europa e quindi pendenza vuol dire
sforzo di trazione maggiore e coppia maggiore e quindi passando all’elettrico
miglioriamo tutte le problematiche di controllo di trazione che esistevano prima
nelle locomotive a vapore. Questo è un po’ il cenno all’inizio delle elettrificazioni
delle linee. Con la nascita della possibilità di poter convertire in maniera
semplice il sistema trifase in corrente continua, tutta la rete italiana è stata
elettrificata in continua, la rete trifase è stata sostituita con quella continua, ci
ritroviamo con reti tradizionali con alimentazione a 3000V, in Francia è stata
scelta la 1500V prima in alternata ma poi si è subito passati alla alimentazione in
corrente continua. Con la corrente continua abbiamo le prima locomotive in
corrente continua, con sagome uguali a quelli che utilizzavano il sistema trifase,
ma i motori che vi sono all’interno sono in corrente continua, parliamo del 1927-
1940 e le potenze sono ancora basse ed oltre alla evoluzione dell’alternata a
continua vi è ancora il problema di creare motori in CC con potenze elevate da
utilizzare per i sistemi di trazione.
Poi troviamo una locomotiva che è più piccola rispetto a quella precedente che è
degli stessi anni, siamo agli inizi degli anni ’50 e questa locomotiva è importante
perché ha portato i treni elettrici sulla maggior parte delle linee ferroviarie
italiane, infatti l’elettrificazione è iniziata dalle due direttrici più importanti, ma
man mano sono state elettrificate le linee meno importanti come quelle che
collegano i capoluoghi di provincia delle varie regioni italiane e quindi
elettrificando queste linee dovevano circolare treni più piccoli rispetto a quelli
che collegavano le città più importanti del nord, centro e sud e quindi è nata
questa locomotiva con potenza di 1,5 MW con sforzo di trazione minore e minor
peso da trainare perché il numero di vagoni da trasportare risultavano più
piccole con velocità di 120 km/h, di tutto rispetto, considerando il servizio di
queste locomotive e quindi queste locomotive le si trovavano in servizio in tutte
le linee secondarie appena elettrificate.
Qui siamo negli anni ’60, cambia il numero
centrale, abbiamo un 4 e non un 3 e quindi questa
locomotiva nasce come sviluppo della locomotiva
precedente, abbiamo un salto di potenza, siamo
vicini ai 4 MW, quasi raddoppiamo la potenza, la
velocità massima è sui 140 km/h che è una
velocità più che adeguata e quindi queste
locomotive hanno sostituito le precedenti su tutte
le linee principali italiane, con la possibilità di
trainare convogli molto pesanti, con velocità medie di 120 km/h-130 km/h con
tante carrozze, proprio perché questi treni collegavano le principali città italiane
del nord, centro e sud e quindi vi è una evoluzione graduale e su questa
locomotiva si passa da E636 ad E646 e poi vi sarà una successiva evoluzione.
Un’altra locomotiva poco vista nel nord-ovest è l’E412 che è la più potente in
servizio in Italia ed arriva a potenze di 6,12 MW e di nuovo è stata utilizzata per
il traino di treni passeggeri molto lunghi e treni merci molto pesanti, quindi con
sei megawatt abbiamo sforzi di trazione abbastanza consistenti.
Poi abbiamo la locomotiva E464 che
troviamo in ogni stazione italiana e
questa locomotiva ha sostituito
la prima locomotiva, ovvero la
E632 che ha costituito i treni
navetta, quindi queste
locomotive hanno quasi una vita
infinita e comunque la E632 è
stata sostituita dalla E464 che è una
locomotiva con motori ad induzione
come la E412, il motore CC non vi è
più nella trazione, a parte le
locomotive vecchie.