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Trasformatore
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Il trasformatore una macchina elettrica statica [1] (perch non contiene parti in movimento) e reversibile, che serve per variare i parametri della potenza elettrica apparente (tensione e corrente) in ingresso rispetto a quelli in uscita, mantenendola costante. Il rendimento di un trasformatore molto alto e le perdite sono molto basse (nel ferro, per effetto dell'isteresi e delle correnti parassite, e nel rame, per effetto Joule). Il trasformatore una macchina in grado di operare solo in corrente alternata, perch sfrutta i principi dell'elettromagnetismo legati ai flussi variabili. Il trasformatore viene ampiamente usato nelle reti di trasporto dell'energia elettrica che collegano le centrali elettriche alle utenze (industriali e domestiche). stato uno dei motivi principali della vittoria della corrente alternata di Tesla nella famosa guerra delle correnti contro Edison. [2][3]
Indice [nascondi] 1 Introduzione 2 Storia 3 Costruzione e principio di funzionamento 4 Dal trasformatore ideale al reale 4.1 Riluttanza del nucleo non nulla 4.2 Perdite nel nucleo non nulle 4.3 Accoppiamento non perfetto tra gli avvolgimenti 4.4 Resistenza degli avvolgimenti non nulle 4.5 Schema completo equivalente 5 Il trasformatore reale 5.1 Fattori influenti sul rendimento 5.2 Forme 5.3 Accorgimenti 6 Studio e prove sul trasformatore 6.1 Funzionamento a vuoto 6.2 Funzionamento in corto circuito 6.3 Prova a vuoto 6.4 Perdite e rendimento 7 Configurazione in parallelo 7.1 Condizioni di funzionamento in parallelo 8 Valori nominali dei trasformatori 9 Tipi 9.1 Di tensione (TV) 9.2 Di isolamento 9.3 Trasformatore trifase 9.4 Autotrasformatore 9.5 Trasformatore variabile o variac 9.6 Di corrente (TA) 9.7 A corrente costante 9.8 Risonante 9.9 Di impulso 9.10 D'uscita 9.11 Rotante 10 Ricerca 11 Note 12 Bibliografia 13 Voci correlate 14 Altri progetti 15 Collegamenti esterni
Simbolo circuitale del trasformatore Rappresentazione schematica di un trasformatore

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Introduzione

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Le enormi quantit di energia elettrica richieste dalla societ moderna fanno s che questa debba essere prodotta in grandi quantit presso centri di produzione denominati centrali elettriche. Un parametro utile per determinare la dimensione e la quantit di energia prodotta da una centrale la potenza (simbolo P unit di misura W) la quale pu variare dalle decine di kW (1 kW = 1000 W) di piccole centrali idroelettriche o solari alle centinaia di MW (1 MW = 1.000.000 W) delle grandi centrali termoelettriche e nucleari. [4][5] Questa energia deve essere trasportata anche per centinaia di km. La potenza elettrica legata in maniera diretta ai parametri di tensione e corrente, secondo la formula:

dove

, detto fattore di potenza, il correttivo dovuto allo sfasamento.

Ci significa che a parit di potenza aumentando la tensione V diminuisce la corrente I (e si deve mantenere pi vicino possibile al valore unitario). [6] Ci molto importante, in quanto la corrente I genera al suo passaggio nei conduttori elettrici calore (per effetto Joule): pi la corrente alta e pi calore si genera; per ovviare a questo inconveniente bisogna aumentare la sezione dei conduttori, ma esiste un limite economico e tecnologico nel dimensionamento delle linee elettriche, legato anche al fenomeno della caduta di tensione delle linee stesse. Al fine quindi di abbassare la corrente I si effettua una trasformazione aumentando la tensione V a parit di potenza P. Diminuendo le distanze da percorrere e la potenza da trasportare viene anche meno l'esigenza di avere tensioni alte, se a questo si associa anche l'esigenza di avere per l'uso domestico e industriale un livello di tensione compatibile con le esigenze di sicurezza, ne segue che dalla produzione alla distribuzione sono necessarie un numero adeguato di trasformazioni verso tensioni via via pi basse. La macchina elettrica che si occupa di effettuare tali trasformazioni appunto il trasformatore. A titolo di esempio, viene presentato un elenco delle tensioni tipiche di esercizio degli impianti elettrici: 230 V: tensione per usi domestici 400 V: tensione per uso industriale 8.4/20 kV (8.400 20.000 V): tensione di esercizio delle reti elettriche di distribuzione secondaria (lunghezza: alcune decine di km) 132/150/230/400 kV: tensione di esercizio delle linee elettriche di distribuzione primaria (lunghezza: alcune centinaia di km)[senza fonte]

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Trasformatore di media tensione su palo in una zona rurale. Alla sommit del palo si vede l'arrivo delle tre corde della media tensione con isolatori in vetro,appena sotto si vedono gli scaricatori per le sovratensioni di origine atmosferica, alla cui altezza partono anche due cavi di uscita verso le utenze in bassa tensione. A sinistra sopra il trasformatore visibile il vaso di espansione dell'olio di raffreddamento, contenuto nella carcassa metallica.

Storia

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Per approfondire, vedi la voce Evoluzione del trasformatore.

Ecco le principali tappe che hanno portato all'attuale trasformatore: Michael Faraday invent il 29 agosto 1831 l'anello a induzione, il primo trasformatore. Egli lo us per dimostrare i principi dell'induzione elettromagnetica e non ne intravide un uso pratico.[7] Lucien Gaulard e John Dixon Gibbs presentarono a Londra nel 1881 un dispositivo chiamato generatore secondario e vendettero l'idea alla societ americana Westinghouse. Fu il primo trasformatore di uso pratico; impiegava un nucleo lineare, abbandonato poi in favore del nucleo circolare. Fu anche presentato a Torino nel 1884, dove fu adottato per un sistema di illuminazione.[8] William Stanley, un ingegnere della Westinghouse, costru un modello di trasformatore nel 1885, dopo che George Westinghouse acquist l'invenzione di Gaulard e Gibbs. Egli utilizz per il nucleo due ferri sagomati a forma di E. Il modello entr in commercio nel

Tagalog Trke /Tatara Ting Vit Winaray Wolof

1886.[9] Ott Blthy, Miksa Dri e Kroly Zipernowsky (ingegneri ungheresi della societ Ganz di Budapest) svilupparono nel 1885 un efficiente modello "ZBD", basato sul progetto di Gaulard e Gibbs. Nikola Tesla nel 1891 invent la bobina di Tesla, un trasformatore risonante con avvolgimenti sintonizzati in aria per produrre altissime tensioni ad alta frequenza.

Costruzione e principio di funzionamento

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Il trasformatore pi semplice costituito da due conduttori elettrici (solenoidi) avvolti su un anello di materiale ferromagnetico detto nucleo magnetico. L'avvolgimento al quale viene fornita energia viene detto primario, mentre quello dalla quale l'energia prelevata detto secondario.[10] I trasformatori sono macchine reversibili, per cui questa classificazione non corrisponde ad un avvolgimento fisico unico [non chiaro] . Quando sul primario viene applicata una tensione elettrica alternata sinusoidale, per effetto dell'induzione magnetica si crea nel nucleo un flusso magnetico con

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andamento sinusoidale. Per la legge di Faraday-Neumann-Lenz, questo flusso variabile induce nel secondario una tensione sinusoidale. La tensione prodotta nel secondario proporzionale al rapporto tra il numero di spire del primario e quelle del secondario secondo la relazione: [10]
Schema di principio

dove Vp la tensione applicata sul primario, Vs la tensione indotta sul secondario, N p il numero di spire del primario e N s il numero di spire del secondario, k 0 chiamato rapporto di trasformazione. Per una tensione sinusoidale di ampiezza massima Em il valore efficace E vale:

Trascurando le perdite, la relazione tra tensione, numero di spire, intensit di flusso e sezione del nucleo data dalla relazione:

Dove E il valore efficace (RMS) della tensione indotta, f la frequenza in Hertz, N il numero di spire dell'avvolgimento al quale si fa riferimento, S la sezione del nucleo (in m2 ) e B il valore dell'induzione in Tesla.

Composizione del trasformatore (1)

Composizione del trasformatore (2)

Composizione del trasformatore (3)

Composizione del trasformatore (4)

Composizione del trasformatore (5)

Dal trasformatore ideale al reale

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Per trasformatore ideale in figura si assume la convenzione degli utilizzatori alla porta 1 (primario) e quella dei generatori alla porta 2 (secondario). Questo governato dalle equazioni simboliche:

dove k 0 il "rapporto di trasformazione". Un trasformatore reale approssima quello ideale quando: la riluttanza del nucleo nulla (cio, la permeabilit magnetica del nucleo infinita)

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le perdite nel nucleo sono nulle (cio, le perdite nel ferro per correnti parassite e isteresi magnetica) gli avvolgimenti hanno accoppiamento perfetto (assenza dei flussi dispersi) le resistenze degli avvolgimenti sono nulle (assenza delle perdite per effetto Joule)

Riluttanza del nucleo non nulla

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Usiamo l'ipotesi di accoppiamento perfetto cosi da concatenare lo stesso flusso di induzione magnetica:

Le tensioni ai morsetti coincidono con le f.e.m. indotte valgono:

Considerando il funzionamento a vuoto, posso scrivere:

con I 1 detta corrente di magnetizzazione. Possiamo ricavare:

da cui considerando il funzionamento a carico, per il secondo principio di Kirchhoff

risolvendo e sostituendo la precedente equazione ottengo:

quindi la relazione che lega tensioni e correnti del trasformatore ideale diviene:

Perdite nel nucleo non nulle

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Oltre alla corrente di magnetizzazione va aggiunta la componente dovuta a perdite per isteresi e correnti parassite detta corrente a vuoto:

cos la relazione che lega tensioni e correnti del trasformatore ideale diviene:

Per considerare le perdite per isteresi e correnti parassite che si producono nel nucleo.

Accoppiamento non perfetto tra gli avvolgimenti

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L'accoppiamento imperfetto tra gli avvolgimenti dovuto a linee di flusso che abbandonano il nucleo per richiudersi attraverso percorsi in aria, si avranno cosi altri 2 flussi: flusso di dispersione al primario

1d 2d

flusso di dispersione al secondario posso definire: reattanza di dispersione a primario

reattanza di dispersione a secondario

Resistenza degli avvolgimenti non nulle


perfetto.
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Considera la resistenza dei conduttori che costituiscono gli avvolgimenti

R1 e R2 poste in serie con le perdite per accoppiamento non

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Schema completo equivalente


Eliminate tutte le ipotesi di idealit, le f.e.m. indotte dal solo flusso di mutua induzione

mentre le differenze di potenziale effettivamente presente alle porte del trasformatore reale valgono:

ricordando il rapporto di trasformazione:

ottengo relazione che lega tensioni e correnti del trasformatore reale:

queste equazioni descrivono il comportamento del trasformatore reale.

Il trasformatore reale

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Il trasformatore converte la tensione entrante in un valore differente, ma senza aumentare la potenza. Il prodotto di tensione per corrente tra i due circuiti uguale:

Vp I p = Vs I s

Fattori influenti sul rendimento

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Un trasformatore reale per non una macchina perfetta e per questo presenta delle perdite, ovvero la potenza assorbita dal primario sempre superiore a quella fornita dal secondario. I diversi motivi di perdita sono: Effetto Joule prodotto dalla corrente che scorre negli avvolgimenti (dette perdite nel rame); Induzione di correnti parassite nel nucleo che possono a loro volta dissipare energia per effetto Joule (dette perdite nel ferro); Perdita di flusso magnetico al di fuori del nucleo che pu indurre correnti su oggetti vicini al trasformatore; Perdite per isteresi magnetica (sono perdite nel ferro); Perdite per movimenti meccanici dovuti a forze magnetiche o magnetostrizione, solitamente percettibili come il classico ronzio del trasformatore;

Forme

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Trasformatore trifase a bagno d'olio privo del contenitore

La forma pu essere quella di: Toro trasformatori toroidali Quadrata o di due rettangoli uniti per un lato, gli avvolgimenti sono posti sul lato comune

Accorgimenti

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Per ridurre l'effetto dei vari elementi che inficino il rendimento del trasformatore: Avvolgimenti come caratteristiche devono avere: Minor numero di spire possibile Lunghezza minima: il filo dell'avvolgimento deve essere di lunghezza minore possibile; generalmente questo dipende dalla sezione e dalla forma del nucleo, quadrata o (meglio ancora, dove possibile) circolare. Nucleo, come caratteristica devono avere: Sezione adeguata Una lunghezza minore possibile Essere in materiale ferromagnetico che abbia una resistenza elettrica il pi possibile alta, per minimizzare le perdite per effetto Joule e una forza coercitiva il pi possibile bassa, per avere un ciclo di isteresi il pi possibile stretto (e quindi delle perdite magnetiche minori possibili). Struttura: il nucleo per impedire che circolino correnti parassite non realizzato in metallo compatto, ma costituito da sottili lamierini (lamierini di acciaio magnetico al silicio) incollati a formare pacchetti. Nei trasformatori operanti a frequenze elevate il
Piccolo trasformatore toroidale

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nucleo costituito da polveri metalliche agglomerate con collanti. Raffreddamento: il raffreddamento necessario per evitare il surriscaldamento del trasformatore dovuta alla potenza dissipata. particolarmente importante nei trasformatori funzionanti a potenze elevate. Pu essere: ad aria (soluzione tipica dei normali trasformatori civili e per le piccole potenze). a bagno d'olio lavorano in un bagno di olio dentro involucri metallici opportunamente sagomati per facilitare la dispersione del calore a bagno d'olio forzata rispetto al sistema in bagno d'olio sono previste anche delle pompe per la circolazione forzata dell'olio e un sistema di ventilatori esterni per aumentare l'asportazione di calore La potenza assorbita da queste funzioni accessorie considerata tra le perdite.

Studio e prove sul trasformatore


Funzionamento a vuoto
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Si ha quando non ci sono carichi alimentati dal circuito secondario, quindi I 2 primario quindi I 1

=0e

quindi nulla anche I 12 mentre circola solo corrente nella prima parte del circuito

= I 10.

Ricordando lo schema di trasformatori reali dove: definisco impedenza a vuoto al primario

si trascura: tipicamente di un fattore 1000. la resistenza e l'induttanza al secondario non sono attraversate da corrente quindi vengono sostituite con un circuito aperto. si ottiene cos lo schema di funzionamento a vuoto (sopra riportato). Questo schema ci d un'idea delle perdite nel ferro perch legate all'impedenza utile per il calcolo del rendimento del trasformatore.

Z10 e quindi della relativa perdita di potenza che ci sar

Funzionamento in corto circuito

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Si ha una configurazione di corto circuito quando si sostituisce il carico con un corto circuito: in questo caso si annuller la tensione

U2

= 0 e le correnti vengono chiamate correnti di cortocircuito (la tensione U1 dovr essere opportunamente ridotta per non generare
correnti che guastino il trasformatore):

Per l'analisi del trasformatore in corto circuito, partendo dalla configurazione di trasformatore reale, si riportano al primario la resistenza e l'induttanza del secondario, mettendole in parallelo con

Z10 e in serie con R1 e jX1

Adesso prendiamo in considerazione la prima parte dello schema proposto e definiamo l'impedenza al primario:

dove:

R1C definita resistenza in corto circuito a primario X1C definita reattanza in corto circuito a primario
le resistenze e le induttanze del primario sono considerate in serie:

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tipicamente

di un fattore 1000, quindi viene trascurata.

Considerando la parte di destra dello schema, possiamo trasportare l'impedenza del primario al secondario e ottenere:

dove:

R2C definita resistenza in corto circuito a secondario X2C definita reattanza in corto circuito a secondario

In conclusione il funzionamento in corto circuito dipendente dalle impedenze al primario e al secondario

, quindi la potenza

assorbita dal trasformatore in corto circuito legata alle perdite dovute alle resistenze quindi alle perdite nel rame; questa considerazione ci sar utile per il calcolo del rendimento del trasformatore.

Prova a vuoto

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La prova a vuoto serve per determinare i componenti del circuito equivalente del ramo magnetizzante (trasversali), visti dal lato primario, le perdite nel ferro dovute al nucleo ferromagnetico e la caratteristica a vuoto della macchina. [11]

Lo schema prevede l'utilizzo dei seguenti strumenti da collegare al primario: 1 frequenzimetro, per controllare che la frequenza sia sempre quella nominale; 1 variac, per regolare la tensione per ogni lettura da svolgere; 3 amperometri; 1 voltmetro; 2 wattmetri in inserzione Aron [non chiaro] oppure tre wattmetri. La prova viene svolta nel seguente modo: Viene alimentato il trasformatore alla frequenza nominale[non chiaro] e con una tensione leggermente superiore alla tensione nominale: ad esempio Tramite un variac (autotrasformatore) viene abbassata gradualmente la tensione di alimentazione fino al valore 0, effettuando per ogni tensione diverse letture di corrente e potenza, riportando il tutto in una tabella. Con i dati ricavati possibile costruire dei grafici e determinare graficamente il valore della I grafici sono:

Dai grafici possibile determinare i valori nominali di corrente, potenza e grafico proprio il valore di

cos() (tutti riferiti al funzionamento a vuoto) in

corrispondenza del valore della tensione nominale di funzionamento. In particolare: il valore di potenza nominale a vuoto ricavato dal

Pf .
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Perdite e rendimento

I trasformatori reali presentato due tipi di perdite: perdite nel rame dovute all'effetto Joule che si manifesta negli avvolgimenti percorsi da corrente:

perdite nel ferro dovute al nucleo ferromagnetico (perdite per isteresi e correnti parassite):

quindi definiamo il rendimento:

dove:

Pu potenza utile al secondario Pd potenza disponibile al primario


Da ricordare che il rendimento funzione della condizione di carico (vedi anche: Rifasamento, ), ossia di quanto sia sfasata la corrente

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al secondario, determinato dall'angolo che forma con la tensione al secondario. Il trasformatore la macchina elettrica a maggiore rendimento, dove pi un trasformatore grande, maggiore il suo rendimento: i trasformatori di potenza molto piccola (da 1 a 10 Watt) hanno una efficienza dell'80% appena, mentre i trasformatori pi grandi (oltre i 20 kW) arrivano ad un rendimento del 99,98% circa, inoltre il rendimento massimo per ogni singolo trasformatore lo si ha ai 3/4 del suo carico massimo.

Configurazione in parallelo

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Porre due trasformatori in parallelo giustificato da queste esigenze: Variabilit del carico: non sar sempre richiesta la potenza nominale di progetto sulla rete (es: esigenze domestiche o industriali sono variabili a seconda delle ore della giornata) cos da abbassare sensibilmente il rendimento del trasformatore quando questo lavori lontano dalle condizioni di progetto[non
chiaro] .

Sicurezza: nel caso di guasto di uno dei due trasformatori non risulta compromessa del tutto l'erogazione della rete (black out) Manutenzione: si possono effettuare operazioni di manutenzione sui trasformatori disattivandoli alternativamente senza dover interrompere completamente l'erogazione del servizio.

Condizioni di funzionamento in parallelo


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La configurazione di due trasformatori in parallelo impone: 1. Condizioni sulle tensioni e sulle correnti:

2. Che il trasformatore lavori pi vicino alla condizione di massimo rendimento: se 3. Dalla precedente condizione si ha che i due trasformatori lavorino entrambi alla loro potenza nominale, quella massima consentita di progetto:

4. Per poter verificare la precedente condizione si deve avere che le due correnti in uscita dai trasformatori siano in fase tra loro. 5. I due trasformatori debbono avere i rapporti di trasformazione uguali (condizione di utilizzo a vuoto) 6. Devono avere i triangoli di corto circuito uguali (condizione di funzionamento in corto circuito).

Valori nominali dei trasformatori

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Tra i valori nominali di tensione e corrente sussistono le relazioni:

Tabella valori nominali..

U1n tensione nominale primaria (V) U2n tensione nominale secondaria (V) I 1n corrente nominale primaria (A)
La potenza nominale legata alle tensioni e correnti nominali dalle relazioni: per il monofase per il trifase

I 2n corrente nominale secondaria (A) Pn potenza nominale (VA) fn n


frequenza nominale (Hz) rapporto di trasformazione

Tipi

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Sebbene basati sullo stesso principio, esistono trasformatori di tutte le dimensioni, da quelli grandi pochi millimetri usati in elettronica a grandi macchine alte diversi metri e con potenze di gigawatt usati nella distribuzione di energia elettrica. La classificazione pu essere fatta in base alla potenza trasferita, al rapporto di trasformazione, al fatto che primario e secondari siano isolati, al tipo di segnale su cui operano.

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Di tensione (TV)

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il trasformatore classico descritto precedentemente. La tensione sul secondario costante e determinata dal rapporto nel numero di spire. Si pu ulteriormente suddividere questa categoria in trasformatori riduttori o elevatori a seconda che il rapporto di tensione sia in aumento o in diminuzione. Gli avvolgimenti possono avere prese intermedie che permettono di decidere all'installazione tra diversi rapporti, per esempio per utilizzare una apparecchiatura su reti elettriche a diversa tensione nominale. Le prese intermedie sul secondario, oppure avvolgimenti secondari aggiuntivi, permettono di avere a disposizione diversi valori di tensione contemporaneamente.

Di isolamento

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Un trasformatore raffreddato ad olio con primario a 10 kV e secondario a 220 V, risalente agli anni sessanta

Sono trasformatori con rapporto unitario (o leggermente maggiore per compensare le perdite) ma con isolamento elettrico tra gli avvolgimenti particolarmente curato. Sono usati per disaccoppiare la massa di un apparecchio di misura dalla massa del circuito in esame quando entrambi siano messi a terra. La separazione tra gli avvolgimenti viene generalmente assicurata mediante doppio isolamento oppure per mezzo di uno schermo metallico messo a terra. Possono essere anche usati per aumentare la sicurezza delle apparecchiature mediche connesse alla rete, ma in questo caso il trasformatore deve essere conforme anche alla norma IEC 65558-2-15, specifica per l'applicazione in locali adibiti ad uso medico. Tra le caratteristiche peculiari, la potenza di uscita non pu superare 10 kVA e, se viene utilizzato per alimentare pi di un apparecchio medicale contemporaneamente, deve essere dotato di un dispositivo di controllo permanente dell'isolamento non disinseribile.

Trasformatore trifase

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Sono macchine in grado di convertire una tensione trifase e sono comunemente usati nella rete di distribuzione elettrica. Possono essere costituiti da tre trasformatori monofasi indipendenti, ma spesso sono realizzati con tre avvolgimenti primari e tre secondari montati su un unico nucleo con tre rami paralleli. [12] Gli avvolgimenti possono essere collegati a stella (sigla Y per alta tensione - sigla y per bassa tensione), a triangolo (sigla D per alta tensione - sigla d per bassa tensione) o a zig-zag (sigla Z per alta tensione - sigla z per bassa tensione). Vengono di solito abbinati a degli Isoltester (o "controllori di isolamento"), che permettono di regolare tramite pannello sinottico le varie soglie di resistenza verso terra. Nel caso si debbano mettere in parallelo due o pi trasformatori trifase bisogna, preventivamente, accertarsi che appartengano entrambi al medesimo gruppo. Il gruppo di un trasformatore trifase si definisce come l'angolo di ritardo della bassa tensione rispetto all'alta tensione assumendo come senso antiorario in senso di rotazione dei vettori di tensioni. Solo in questo caso siamo certi di non collegare in cortocircuito i due trasformatori che vogliamo mettere in parallelo. Nei trasformatori commerciali i gruppi pi utilizzati sono quattro: Gruppo 0 (nessun sfasamento tra primario e secondario) Gruppo 5 (sfasamento di 150 tra primario e secondario) Gruppo 6 (sfasamento di 180 tra primario e secondario) Gruppo 11 (sfasamento di 330 tra primario e secondario) Questo angolo di ritardo dovuto al diverso montaggio degli avvolgimenti del trasformatore. Per fare un semplice esempio se gli avvolgimenti sono stati collegati a stella (sia del primario che del secondario) possiamo avere un trasformatore sia con gruppo 0 sia con gruppo 6. Nel caso uno dei due sia collegato a triangolo e l'altro a stella possiamo avere un trasformatore sia con gruppo 5 sia con gruppo 11.

Autotrasformatore

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Per approfondire, vedi la voce autotrasformatore.

un trasformatore con un unico avvolgimento a pi prese intermedie.

Trasformatore variabile o variac

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Sono autotrasformatori in cui la presa intermedia un contatto strisciante sull'avvolgimento primario: questi apparecchi possono fornire in uscita una tensione regolabile praticamente con continuit tra zero e il valore massimo. Il Variac un marchio registrato da General Radio.

Di corrente (TA)

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Forniscono sul secondario una corrente proporzionale alla corrente circolante nel primario. Sono spesso usati nei sistemi di misura per correnti elevate al fine di ridurle a valori pi facilmente misurabili. Sono costituiti da un nucleo toroidale al cui interno passa il cavo (anche isolato) su cui compiere la misura e su cui avvolto il filo del secondario. importante che il

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secondario sia sempre in cortocircuito sullo strumento di misura per evitare la formazione di tensioni pericolosamente elevate. Sono usati nei sensori di una pinza amperometrica.

A corrente costante

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Questi trasformatori mantengono costante entro certi limiti la corrente fornita sul secondario Trasformatore variabile piuttosto che la tensione. In pratica la tensione prodotta si regola automaticamente per mantenere una corrente costante sul carico. Sono costituiti da nucleo interrotto da un traferro la cui apertura regolata da una sezione mobile del nucleo tirata da un contrappeso. La presenza del traferro determina un aumento della riluttanza, ovvero il rapporto tra la forza magnetomotrice generata dal primario e il flusso di induzione prodotto nel nucleo. Quando il circuito secondario assorbe troppa corrente, le forze elettromagnetiche provocano l'allargamento del traferro, da cui ne deriva una diminuzione del flusso e quindi la diminuzione della tensione indotta. Questi trasformatori sono usati per alimentare le lampade di illuminazione pubblica collegate in serie a corrente costante. Versioni con traferro regolabile manualmente sono usati nelle saldatrici elettriche: in questo caso l'apertura del traferro non automatica ma impostata dall'utilizzatore con una manopola. La corrente quindi limitata ad un valore prefissato ma non regolata.

Risonante

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Un trasformatore risonante opera alla frequenza di risonanza di uno (o pi) avvolgimenti, solitamente il secondario, sfruttando la capacit parassita fra una spira e l'altra dell'avvolgimento. Se il primario alimentato con una tensione periodica ad onde quadre o dente di sega, ad ogni impulso viene fornita energia sul secondario, che sviluppa progressivamente una tensione molto elevata alla frequenza di risonanza del circuito oscillante. La tensione prodotta limitata da fenomeni di scarica distruttiva fra le spire dell'avvolgimento risonante e la corrente molto pi elevata di quella ottenuta dai generatori elettrostatici come il Generatore Van de Graaff e il Generatore Wimshurst. Di solito questi trasformatori lavorano a frequenze piuttosto elevate, per cui non hanno bisogno di nucleo magnetico. La bobina di Tesla un tipico trasformatore risonante.

Di impulso

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Un trasformatore di impulso ottimizzato per trasferire un impulso rettangolare. Modelli di piccola potenza (detti di segnale) sono usati in elettronica digitale e telecomunicazioni, in genere per adattare i circuiti alle linee di trasmissione e per attivare triac o scr. Modelli di medie dimensioni sono usati per controlli su circuiti di potenza, come per esempio per innescare i flash fotografici. Per limitare la distorsione nella forma dell'impulso, il trasformatore deve avere basse perdite, bassa capacit distribuita ed alta induttanza a circuito aperto. Nei modelli di potenza deve essere bassa la capacit di accoppiamento tra primario e secondario, per proteggere i circuiti collegati al primario dagli impulsi di elevata tensione creati dal carico. Per la stessa ragione deve essere elevato l'isolamento. La qualit di un trasformatore di impulso determinabile con il prodotto tra la tensione di picco e la durata dell'impulso (o pi esattamente l'integrale dell'impulso). Pi alto il valore, maggiore il costo del trasformatore.

D'uscita

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Questo tipo di trasformatore utilizzato solitamente come adattatore d'impedenza. Normalmente usato negli amplificatori audio valvolari per trasferire al primario, di norma ad impedenza pi alta, la bassa impedenza del carico applicato al secondario. Infatti, solitamente, per questo tipo di trasformatori non viene definito direttamente il rapporto di trasformazione N delle tensioni ma il rapporto delle impedenze tra primario e secondario. Dal punto di vista matematico risulta che:

con

le impedenze del primario e del secondario.

Inoltre, in questa specifica applicazione, svolge anche il compito di separare la componente continua da quella alternata. Dal punto di vista costruttivo come un normale trasformatore monofase con degli accorgimenti particolari. Prima di tutto il materiale dei lamierini: si usano solitamente lamierini con percentuale di silicio, per a grani orientati, oppure altri materiali pi costosi (permalloy, etc.). Un altro accorgimento che si pratica quello di intercalare il primario con il secondario, in modo tale da aumentare l'accoppiamento tra gli avvolgimenti e diminuire la capacit parassita (e quindi estendere la banda passante) degli avvolgimenti. Nei trasformatori d'uscita per stadi single end occorre aggiungere del traferro (aria o carta) al nucleo in modo tale da evitare premature saturazioni, visto che in questa configurazione l'avvolgimento primario attraversato dalla corrente continua del tubo in un solo senso e non in due (ma opposti) come in quelli per push-pull, i quali non richiedono il traferro. In un amplificatore audio un componente fondamentale, in quanto se di scarsa qualit pu limitare pesantemente le prestazioni.

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Rotante

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Un trasformatore rotante un tipo specializzato di trasformatore, usato per accoppiare segnali elettrici tra due parti rotanti tra di loro. Un trasformatore rotante permette di superare i difetti tipici degli anelli collettori, come attrito, frizione, intermittenza del contatto e limitazione della velocit di rotazione. Un trasformatore rotante costruito con gli avvolgimenti primari e secondari in met separate, montate poi una di fronte all'altra. La connessione tra le due met degli avvolgimenti assicurata dal flusso magnetico che fornisce l'induttanza reciproca dal primario al secondario. L'uso pi comune dei trasformatori rotanti nei videoregistratori, per la trasmissione dei segnali di pilotaggio delle testine video montate su un tamburo rotante. La maggior parte dei videoregistratori richiede pi di un segnale, e in questo caso si usano trasformatori rotanti a pi canali, con pi avvolgimenti concentrici. Nella foto si vede un trasformatore rotante con 6 avvolgimenti individuali. Un altro uso per trasmettere segnali dai sensori di coppia sui motori elettrici, per controllarne la velocit e la coppia generata tramite feedback.

Parte fissa di un trasformatore rotante a 6 canali usato in un videoregistratore a 6 testine.

Ricerca

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Fino al 1965 stata opinione scientificamente condivisa che il trasformatore in corrente continua fosse impossibile da realizzare, in quell'anno un gruppo di ricercatori della General Electric guidati dal premio Nobel (1973) Ivar Giaever riuscirono nell'impresa, [13] come conseguenza di studi sulla superconduttivit a bassa temperatura. L'applicabilit pratica e su larga scala di questa scoperta comunque non ancora stata conseguita, gli studi intanto proseguono nel campo della superconduttivit ad alta temperatura.

Parte rotante del trasformatore, con visibili tre delle sei testine.

Note

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1. ^ Pagina 2. ^ Nikola Tesla biografia 1 3. ^ http://baccelli1.interfree.it/tesla.pdf 4. ^ http://www.tecnosophia.org/documenti/Articoli/SessioneI/Barbera.pdf 5. ^ http://www.verdiregionelombardia.net/Livello%202/Livello3/TemDossier/Energia/Legambiente%20energia%20in%20Italia%20e%20Lombardia.pdf 6. ^ Vedi la voce Rifasamento. 7. ^ Annali scientifici 8. ^ Un merito dimenticato di Giuseppe Colombo. Riconoscimenti esteri del concorso italiano ai lavori di Luciano Gaulard per la trasmissione di energia a distanza,"L'energia elettrica"13 (1936), n. 3, p. 150-153 9. ^ Popular Science 10. ^ a b http://www.die.ing.unibo.it/pers/negrini/didattica/dispense/Appendice%205%20-%20TRASFORMATORE%20IDEALE.pdf 11. ^ Prova A Vuoto 12. ^ lezioni di tecnica dei trasformatori 13. ^ American Solid State Physics, "Solid state physics in the People's Republic of China", p.174

Bibliografia

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Ignazio Marongiu, Enrico Pagano, "I trasformatori - Appunti dalle lezioni", Liguori editore, 1994. ISBN 978-88-207-1234-1 Ernesto Carbone, "Calcolare e costruire piccoli trasformatori e autotrasformatori", editore Sandit Libri, 1990. William M. Flanagan, "Trasformatori e loro applicazioni", editore Tecniche Nuove, 1989, ISBN 88-7081-343-6 Andriollo Mauro, Martelli Giovanni, Morini Augusto, "I trasformatori. Teoria ed esercizi", editore Cortina (Padova), 2003. ISBN 887784-239-3 Riccardo Miglio, "Trasformatori Monofasi, Trifasi E Speciali. Teoria E Guida Alle Esercitazioni", editore Esculapio. ISBN 88-85040-942

Voci correlate
Rel di Buchholz

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Altri progetti

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Wikimedia Commons contiene file multimediali su Trasformatore

Collegamenti esterni
Macchine elettriche

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Come funziona il trasformatore

- Analisi del funzionamento - ElectroYou

http://it.wikipedia.org/wiki/Trasformatore[14/01/2012 09:47:46]

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