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DEFINIZIONE

Macchina elettrica rotante che trasforma energia meccanica in energia elettrica a corrente
alternata, monofase o polifase (generalmente trifase). L'energia meccanica è fornita da
motori primi: turbine idrauliche, a vapore o a gas, motori a carburazione o Diesel.
L'importanza dell'alternatore negli impianti elettrici è legata alla convenienza di produrre
energia elettrica a corrente alternata piuttosto che a corrente continua, perché in tal modo,
grazie ai trasformatori, è possibile trasportarla a grande distanza con ottimi rendimenti. Gli
alternatori sono sempre costituiti da due parti fondamentali, una fissa e l'altra rotante,
dette rispettivamente statore e rotore, su cui sono disposti avvolgimenti di rame isolati. Dal
punto di vista del funzionamento elettrico i due avvolgimenti si dicono induttore e indotto; a
seconda del tipo di alternatore l'induttore può essere disposto sul rotore e l'indotto sullo
statore o viceversa. Gli alternatori di impiego comune sono gli alternatori sincroni; esistono
inoltre generatori di tipo diverso, come gli alternatori a magnete permanente, a ferro
rotante e i generatori asincroni, detti talvolta alternatori asincroni.

ALTERNATORI SINCRONI
Sono macchine reversibili, ossia possono funzionare anche come motori. In base alla
legge dell'induzione elettromagnetica, facendo ruotare le spire costituenti gli avvolgimenti
indotti dell'alternatore in un campo magnetico induttore, costituito da un certo numero (p)
di coppie polari nord-sud, si inducono in esse forze elettromotrici (f.e.m.) alternate
sinusoidali di frequenza (f) proporzionale alla velocità di rotazione (n in giri al minuto

primo) e al numero delle coppie polari secondo l'equazione: Da questa


relazione si desume che se l'alternatore ha due poli, è necessario che esso ruoti a 3000
giri al minuto primo per generare una f.e.m. indotta alla frequenza industriale europea di

50 Hz (infatti , oppure a 1500 giri se la macchina è a quattro poli (2


coppie di poli) e così via. Per ragioni di semplicità costruttiva si preferisce generalmente
disporre sullo statore l'avvolgimento indotto e sul rotore l'induttore. Quest'ultimo è
realizzato con elettromagneti eccitati in corrente continua (poli) allo scopo di disporre
di campi di elevata intensità e nello stesso tempo regolabili. In relazione alle forme
costruttive del rotore si hanno due tipi di alternatore sincrono: a poli salienti e a poli lisci.
Gli alternatori con rotore a poli lisci, detti turboalternatori, sono azionati da motori primi ad
alta velocità (per esempio turbine a vapore) e hanno generalmente due o quattro poli. I
rotori a poli salienti vengono impiegati su macchine a velocità di rotazione non molto
elevata, per evitare le forti sollecitazioni centrifughe a cui sarebbero soggetti, e possono
avere anche diverse decine di poli. I rotori a poli salienti, che possono avere asse verticale
od orizzontale, sono costituiti da un mozzo (lanterna) sul quale sono montati i poli, formati
essenzialmente da un nucleo di ferro o di acciaio, di sezione rettangolare o ellittica che
porta le bobine costituenti l'avvolgimento induttore. I rotori a poli lisci, sempre ad asse
orizzontale, constano di un lungo cilindro di acciaio, ricavato da masselli pieni forgiati, sul
quale sono praticate delle scanalature parallele all'asse del rotore in cui sono posti gli
avvolgimenti induttori. La corrente (corrente di eccitazione) necessaria per creare il campo
magnetico è fornita all'avvolgimento induttore da una sorgente ausiliaria di tensione
continua che può essere una dinamo eccitatrice coassiale all'alternatore o, più
modernamente, un sistema di raddrizzatori statici che convertono in tensione continua la
tensione alternata prodotta dall'alternatore stesso. In ogni caso la corrente di eccitazione è
addotta all'avvolgimento induttore tramite due anelli montati sul rotore ai quali fanno capo
gli estremi dell'avvolgimento; su di essi appoggiano delle spazzole collegate alla sorgente
di tensione continua. Gli avvolgimenti indotti sono collocati in apposite cave ricavate nella
parte interna di un nucleo a forma di cilindro cavo, realizzato con lamierini magnetici
isolati. Il raffreddamento può essere effettuato per autoventilazione o con ventilazione
forzata (per macchine di piccola e media potenza), oppure, per potenze maggiori, in
circuito chiuso in cui il fluido refrigerante (generalmente idrogeno) viene spinto all'esterno
o all'interno dei conduttori. Nei moderni alternatori di grande potenza (fino a 1400 MVA) il
raffreddamento, sia dello statore sia del rotore, viene realizzato integralmente ad acqua,
adottando particolari accorgimenti che consentono il passaggio dell'acqua di
raffreddamento attraverso il rotore in rotazione; si ottengono così riduzioni del volume e
del costo della macchina anche superiori al 20%. Gruppi di alternatore-raddrizzatore
trascinati da un motore primo termico o di altro tipo vengono oggi usati sempre più di
frequente al posto di dinamo per ottenere corrente continua. I gruppi Diesel-elettrici per
locomotive, per impianti navali, per usi diversi (per esempio gruppi elettrogeni) anche per
potenze rilevanti e per tensioni in uscita fino a 3000 V sono spesso realizzati con un
alternatore-raddrizzatore al silicio e un sistema regolatore dell'eccitazione dell'alternatore.
Alternatori speciali, a frequenze elevate, di costruzione leggerissima e tecnologicamente
molto sofisticata hanno totalmente soppiantato le dinamo negli impianti elettrici di bordo
degli aerei (vedi brushless). Negli autoveicoli pesanti, per la carica della batteria e per i
servizi di bordo (fari, luci interne, ecc.), è normale l'installazione di alternatori a magnete
permanente, che portano incorporati un raddrizzatore e un regolatore. Sono dette
alternatori-motori le macchine sincrone, di solito ad asse verticale che vengono installate
nelle centrali idroelettriche ad accumulo e funzionano come alternatori nei periodi di
maggiore richiesta di energia, mentre nei periodi di minor consumo (per esempio nelle ore
notturne) funzionano come motori, accoppiati a pompe (vedi centrale).

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