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AVVIATORE SOFT-START
Gli avviatori statici mettono a disposizione diverse funzioni per poter essere adattati a
molteplici casi di impiego: pompe, compressori, nastri trasportatori, impianti di condizio-
namento dell'aria, ventilatori, agitatori, macchine utensili e così via.
Esiste tuttavia una serie di applicazioni per le quali l'utilizzo degli avviatori statici non è
consigliabile: presenza di grossi carichi inerziali (grandi masse, volani, ecc.) quali si han-
no, per esempio, in alcuni tipi di mulini e di frantoi, il motore non riuscirebbe ad avviarsi e
a raggiungere il suo numero di giri nominale, a causa della riduzione della coppia provo-
cata dall'avviatore.
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO DI UN AVVIATORE SOFT-START
Dal punto di vista del circuito elettrico un avviatore soft-start presenta al suo interno dei-
diodi controllati in accensione (tiristori SCR) o dei triac che, opportunamente controllati
con un certo angolo di innesco α , consentono la parzializzazione la forma d’onda di ten-
sione variando di conseguenza il valore efficace della tensione che alimenta il motore.
È possibile cambiare la tensione applicata al motore con il controllo del ritardo di fase α.
♦ Se l'angolo α grande, la tensione efficace applicata al motore è bassa e quindi la ca-
ratteristica meccanico è quella a tensione ridotta con bassi valori di coppia di spunto e
di coppia massima.
♦ Se l'angolo di accensione α è basso, il valore della tensione efficace applicata al moto-
re aumenta sino a raggiungere il valore massimo di rete e quindi la caratteristica mec-
canica è quella corrispondente alla tensione di rete.
Confrontando la curva della coppia resistente del carico con la curva caratteristica di cop-
pia del motore, si può vedere che la curva della coppia del motore si trova sempre al di
sopra della curva della coppia di carico, fino a quando entrambi i valori non si incontrano
nel punto di lavoro La differenza tra la curva della coppia del carico e la curva della cop-
pia del motore è la coppia di accelerazione (Tb) che consente l’avviamento del motore
fino al raggiungimento della velocità di regime.
SCHEMA A BLOCCHI DI UN AVVIATORE SOFT-START
Esistono due modalità per avviare un motore asincrono con un avviatore soft-start:
Arresto dolce
Questa funzione prevede la presenza di una rampa inversa, in modo che, durante la fase
di arresto, la tensione di alimentazione del motore non sia tolta subito, ma sia portata pro-
gressivamente a zero seguendo la rampa di discesa. Può risultare utile in tutte quelle ap-
plicazioni dove è importante controllare la fase di decelerazione, come nel caso di un na-
stro trasportatore o di una pompa per evitare brusche frenate.
Controllo pompe
Negli impianti dotati di pompe, si possono verificare sbalzi
di pressione ogni volta che vi sono cambiamenti improvvi-
si di portata, durante la fase di avviamento e di arresto.
Queste variazioni repentine di pressione, definite colpo di
ariete, possono mettere a dura prova le tubazioni, i rac-
cordi e le valvole, che, in alcuni casi, possono cedere.
Usando i soft-start dotati di questa funzione, l'andamento
della coppia motrice ricalca esattamente quello della cop-
pia resistente della pompa, minimizzando, in questo mo-
do, la coppia accelerante, limitando la variazione di porta-
ta e, quindi, il colpo di ariete.
Frenatura controllata
Questa funzione è usata quando un'elevata inerzia del motore prolungherebbe in modo
eccessivo i tempi di frenatura.
Normalmente, sono disponibili due tipi di frenatura:
il primo metodo prevede un circuito elettronico che crea una contro coppia che si oppone
al moto del motore frenandolo;
iI secondo metodo prevede una frenatura in corrente continua, in modo da creare un con-
tro campo che si oppone al movimento del motore, ottenendo l'azione frenante.
INVERTER
60⋅ f
La velocità di un motore asincrono trifase è data dalla relazione: n = n0 ⋅ (1− s) = ⋅ (1− s)
p
dove:
n = velocità del rotore in giri/min
no = velocità del campo magnetico rotante (velocità di sincronismo) in giri/min
f = frequenza della tensione di alimentazione in Hz
p = numero di coppie di poli
s = scorrimento
Per variare la velocità si può quindi agire sullo scorrimento, però è necessario limitare l'a-
zione sullo scorrimento ai motori con rotore avvolto, poiché nei motori a gabbia l'aumento
dello scorrimento determina un indebolimento del flusso magnetico, che potrebbe portare
ad un funzionamento instabile.
La variazione del numero dei poli è realizzabile utilizzando motori a più avvolgimenti, ma
deve essere pur sempre riferita a valori fissi, proporzionali alle velocità di sincronismo
(750, 1000, 1500, 3000 giri al minuto) e, per ragioni costruttive, deve essere limitata ad
un numero massimo di due gradini come nei motori a doppia polarità.
Per variare la velocità con continuità, non rimane che variare la frequenza delle tensioni
di alimentazione del motore utilizzando appunto un convertitore elettronico di frequenza
detto anche inverter. Tale dispositivo viene connesso lato ingresso alla rete elettrica mo-
nofase o trifase (a 50Hz) e lato uscita alimenta il motore (in genere trifase).
La variazione della sola frequenza però porta ad un'alterazione del punto di lavoro del
circuito magnetico del motore e di alcune caratteristiche del motore.
Così, se si riduce la frequenza, occorre ridurre proporzionalmente la tensione di alimenta-
zione, per non incorrere nella saturazione magnetica. Viceversa, aumentando la frequen-
za, occorre aumentare proporzionalmente la tensione di alimentazione.
Tutto questo è dovuto al fatto che il flusso magnetico che si stabilisce nel motore è pro-
porzionale al rapporto V / f.
Percui la regolazione della velocità di un motore asincrono trifase deve essere eseguita
con un'alimentazione che abbia una caratteristica tensione/frequenza costante (V/f= co-
stante).
Questo tipo di controllo consente di mantenere costante il flusso del motore pur variando
la frequenza.
VARIAZIONE DELLA CARATTERISTICA COPPIA-VELOCITÀ CON LA FREQUENZA
• per valori di frequenza inferiore alla nominale e mantenendo costante il rapporto V/f
la caratteristica meccanica si sposta verso sinistra mantenendo inalterata il valore di
coppia massima regolazione a flusso e coppia costante;
• per valori di frequenza superiori alla frequenza nominale alla quale corrisponde an-
che la tensione nominale (la tensione nominale non può essere superata per non
danneggiare l'isolamento del motore), non potendo più aumentare la tensione il flus-
so diminuisce e quindi la coppia massima diminuisce: regolazione a tensione e
potenza costante.
parte a sinistra
La coppia massima si mantiene costante, nel campo da zero fino alla frequenza nominale
(anche se, alle frequenze più basse, è necessario aumentare leggermente il valore della
tensione per compensare la maggiore incidenza delle perdite), mentre la potenza cresce
in modo lineare.
parte a destra
Oltre la frequenza nominale, la coppia massima del motore inizia diminuire, ma la forma
della sua curva caratteristica rimane inalterata, consentendo una condizione di lavoro con
potenza e rendimento costanti. Il valore massimo di frequenza a cui si può arrivare non è
generalmente superiore a tre volte quello nominale.
STRUTTURA DI UN INVERTER
Il raddrizzamento c.a./c.c. della tensione si rete è realizzata, nel caso più semplice, con
un ponte di Greatz controllato (rete monofase) oppure con un ponte totalmente controlla-
to che utilizza sei tiristori (rete trifase).
Come si può osservare la tensione o la corrente risultante non è una sinusoide perfetta,
ma si deve considerare l’andamento della media della tensione all’interno di un periodo di
commutazione degli switches, esso assume un andamento tanto più sinusoidale quanto
maggiore è il numero di impulsi nel periodo.
La tensione è periodica con frequenza regolabile e presenta un certo contenuto armonico
che però è spostato verso frequenze elevate.
EFFETTO DELLE ARMONICHE DI TENSIONE
I motori asincroni trifase sono costruiti per lavorare con tensioni alternate sinusoidali.
Una tensione sinusoidale è quella fornita dall’ente distributore di energia entro certi limiti
di tolleranza accettabile.
Un inverter ad onda quadra ma anche uno con tecnica a PWM, non fornisce una tensio-
ne perfettamente sinusoidale, e quindi con un certo contenuto armonico.
Un inverter con tecnica di modulazione a PWM determina una tensione non perfettamen-
te sinusoidale che però è quasi tutta pari alla fondamentale con un contenuto armonico di
piccola entità e particolarmente spostato a frequenze molto elevate e quindi facilmente
filtrato anche dalle reattanze dei cavi di collegamento e dalla reattanza del motore.
FRENATURA DEL MOTORE ASINCRONO MEDIANTE INVERTER
Nel funzionamento del motore asincrono come motore, l'energia elettrica fluisce dall'in-
verter al motore (a).
Durante il funzionamento del motore asincrono alimentato da inverter, si può verificare la
frenatura del motore con recupero di energia cioè il motore funziona da generatore (b).
La tecnica del recupero di energia è attuata negli inverter quando si riduce la frequenza,
riducendo, di conseguenza, la velocità del campo rotante. In questa fase, il motore con-
verte l'energia meccanica assorbita dal suo asse in energia elettrica che, sottratte le per-
dite anche in questo caso trasformate in calore, deve essere accumulata entro l’inverter o
dissipata su appositi resistori attivati dall’inverter stesso qualora non riesca ad accumula-
re tale energia.
Nel funzionamento in modo generatore, la corrente che fluisce dal "generatore asincrono"
all’inverter va a caricare il condensatore posto nello stadio intermedio. La tensione può
aumentare fino a circa 780 V, dopo di che sono attivati i circuiti di frenatura che alimenta-
no una resistenza di potenza, collegato all'esterno dell'inverter, che dissipa l'energia pro-
dotta e non più immagazzinabile nel condensatore.
RENDIMENTO DELL’INVERTER
L'inverter può essere controllato mediante una console di programmazione intergrata, op-
pure mediante una serie di ingressi digitali o analogici programmabili, mediante treni di
impulsi e, infine, mediante bus di comunicazione collegabili in morsettiera.
Nella morsettiera l'inverter prevede anche delle uscite digitali multifunzione, programma-
bili dall'utente, sia a relè sia a transistor, uscite analogiche standard, sia in tensione (0-
10V) sia in corrente (4-20 mA), e, infine, risposte ai bus di comunicazione citati in prece-
denza.
Per la messa in servizio l’inverter richiede il settaggio delle diverse funzioni che lo carat-
terizzano, le voci di menù sono in genere molte e alcune sono già settate per default.
Tra le funzioni interne degli inverter vi sono:
− multivelocità : più velocità di funzionamento fisse richiamabili da ingressi digitali
− variazione continua di velocità in funzione di un ingresso analogico in corrente o in ten-
sione o a treno di impulsi,
− accelerazioni/decelerazioni: impostazione di curve di accelerazione e decelerazione
− iniezione di corrente continua per frenatura d’emergenza,
− controllo di velocità con retroazione tramite encoder,
− controllo di coppia,
− funzione di risparmio energetico.
Molte sono le protezioni previste all'interno degli inverter, tra le quali la protezione termica
del motore, la protezione da sovracorrente istantanea, che interviene quando si supera il
250% della corrente nominale di uscita, la protezione dai sovraccarichi, che interviene
quando la corrente raggiunge il 150% di quella nominale, e la protezione per guasto a
terra.
In figura uno schema di morsettiera di inverter per il collegamento dei circuiti di potenza
e per il collegamento dei segnali di controllo da pulsanti o da PLC.
INSTALLAZIONE DEGLI INVERTER
Per l'installazione di queste apparecchiature occorre fare attenzione all'ambiente in cui sono
collocate: in particolare alla presenza di umidità elevata, vapori di vario genere e gas.
Essendo apparecchiature elettroniche, non devono essere esposte direttamente a sorgenti di
calore elevato o ai raggi solari.
È bene che l'apparecchiatura sia ben aerata e che non sia soggetta ad eccessive vibrazioni.
Normalmente l’inverter è posto all'interno di un quadro elettrico con temperatura compresa tra
0°C e 40°C. Se queste condizioni di lavoro non sono rispettate, occorre prevedere una climatiz-
zazione del quadro: riscaldamento con scaldiglie elettriche o raffreddamento con condizionatori
da quadro.
Se non si utilizzano motori asincroni per inverter, ma motori standard è necessario valutare l’e-
ventualità di un sistema di raffreddamento separato per il motore, se deve funzionare a velocità
variabili inferiori a quella nominale, in quanto il raffreddamento auto-ventilato mediante ventola
è in genere dimensionato per la velocità nominale del motore Se invece la velocità di funziona-
mento è superiore a quella nominale le perdite di ventilazione della ventola potrebbero incidere
notevolmente sul valore della potenza assorbita e quindi sul rendimento.
La grandezza del motore deve essere adeguata alla dimensione dell'inverter o viceversa.
La presenza di forme d'onda di tensione non perfettamente sinusoidali oppure un'elevata velo-
cità di rotazione (rotore non ben equilibrato) può generare delle vibrazioni. In questi casi, le vi-
brazioni possono essere ridotte o eliminate mediante l'utilizzo di materiali antivibrazione oppure
con l'uso di giunti elastici.
L'inverter e il motore sono collegati normalmente mediante un cavo schermato, la cui scherma-
tura è collegata a terra.
La lunghezza e la sezione del cavo variano a seconda del costruttore.
Gli inverter sono dotati di una propria protezione termica che può sostituire, in genere, un nor-
male relè termico. In alcuni casi, però, è necessario installare i relè termici tradizionali: per e-
sempio, quando l'inverter alimenta contemporaneamente più motori.
Nel caso si debbano effettuare delle misure della resistenza d'isolamento in un quadro elettrico
nel quale sono presenti inverter, occorre fare attenzione ai valori elevati di tensione usati du-
rante la prova, che possono danneggiare i componenti elettronici: i morsetti di ingresso e di u-
scita devono essere cortocircuitati, se l'inverter è dotato di filtri soppressori, i condensatori del
filtro devono essere scollegati.
SCHEMA DI COLLEGAMENTO
Il circuito prevede un interruttore automatico magnetotermico Q1 per il sezionamento del circuito di po-
tenza e ausiliario e per la protezione contro i cortocircuiti e i sovraccarichi. L’alimentazione di rete è
chiusa sui morsetti L1-L2-L3 dell’inverter dal contattore Q2, azionato mediante un circuito di comando
alimentato dal trasformatore monofase T2 dove vi è il pulsante S2 di eccitazione. L'inverter T1 è in gra-
do di operare solo se Q2 è eccitato. Si noti che il contattore Q2 rimane eccitato se il contatto di consen-
so dell'inverter (SB-SC) si chiude. Tale contatto provvede, aprendosi, a diseccitare automaticamente
Q2, in caso di un mal funzionamento dell’nverter oppure qualora intervengano le sue protezioni interne
(per esempio, protezione contro i sovraccarichi).
Una volta chiuso manualmente Q1 ed eccitato Q2 mediante la pressione del pulsante S2, è possibile
regolare la velocità del motore M1 tramite il potenziometro di riferimento, collegato all'alimentazione in-
terna (0-10V), oppure mediante un segnale analogico esterno (4-20mA, o 0-10V) proveniente, per e-
sempio, da un PLC. Si tenga presente che è possibile variare la velocità anche mediante appositi
trimmer interni (per esempio, minima e massima velocità).
Premendo il pulsante di arresto S1, si diseccita il contattare Q2, che, aprendo i suoi contatti di potenza,
toglie l'alimentazione all'inverter e, quindi, al motore, che, di conseguenza, si arresta.
Mediante i contatti S3 (morsetto logico LI1 dell’inverter) ed S4 (morsetto LI2), è possibile, rispettivamen-
te, far ruotare il motore in senso orario o antiorario. Mediante i contatti S5 (LI3) ed S6 (LI4) aperti e/o
chiusi, secondo le quattro combinazioni possibili, si può far ruotare il motore secondo 4 velocità presele-
zionate. Gli ingressi logici LI1, LI2, LI3, LI4 possono essere configurati in modo diverso rispetto a quanto
descritto: possono effettuare ad esempio il comando di marcia "passo-passo" (JOG), l'arresto rapido,
l'iniezione di corrente continua per la frenatura di emergenza.
Il morsetto LO (uscita logica) può attivare un relè che segnala il raggiungimento della velocità impostata.
Oltre al contatto SB-SC, utilizzato nel circuito di comando per abilitare/disabilitare l'inverter, anche il
contatto SA-SC può essere utilizzato per segnalare, ad esempio, l'eventuale blocco dell'inverter.
RISPARMIO ENERGETICO
Con i motori asincroni trifase ad alta efficienza e l'utilizzo di convertitori di frequenza, o in-
verter, per regolare la velocità, è possibile ridurre i consumi energetici.
Il risparmio energetico ottenibile con l'uso di questi azionamenti è riscontrato in quasi tutti i
settori industriali e civili, ma è particolarmente rilevante nel caso di macchine quali pompe
centrifughe e ventilatori.
Esempio
Un motore asincrono trifase collegato direttamente alla rete gira costantemente alla velocità nominale.
Nel caso in cui esso sia utilizzato per azionare una pompa o un ventilatore e le esigenze dell'impianto
richiedano di operare a portata variabile, è necessario prevedere un sistema di regolazione meccanico
per controllare la portata del fluido. I sistemi più comunemente usati sono valvole di strozzamento, ser-
rande o sistemi di by-pass, ma tutti questi metodi sono, però, fortemente dissipativi. Utilizzando, inve-
ce, un inverter per comandare il motore della pompa o del evntilatore, è possibile regolare la portata
del fluido, agendo direttamente sulla velocità del motore ad cui dipende la portata del fluido convogliato
(aria o liquido). Da ciò dipende anche la potenza richiesta dal carico che in genere varia con il cubo
della velocità, percui l'assorbimento energetico scenderà dal 100% a solo un ottavo di quello nominale.
La tecnologia dei convertitori di frequenza è in grado di garantire risparmi energetici di alto li-
vello; è esattamente sulla base di tali considerazioni che queste apparecchiature possono es-
sere dotate del marchio di efficienza energetica TEE, come per i motori EFF.
Per esempio, in Italia, secondo le statistiche, le pompe e i ventilatori con una potenza inferiore a 90 kW
sono oltre 2 milioni e assorbono una quantità di energia elettrica pari a 45 TWh/anno.
Attualmente, circa il 10% di questi motori è regolato da un convertitore di frequenza. L'uso di tali appa-
recchiature, applicate ad un ulteriore 50%, consentirebbe di risparmiare circa 8 TWh/anno di energia
elettrica, corrispondente al consumo di una città di 15000 abitanti.