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Alimentatore lineare (o dissipativo)[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una tecnologia estremamente semplice ed economica, largamente usata ove la potenza
richiesta sia limitata ed il costo rappresenti un limite.
Non mancano tuttavia esempi di alimentatore di questo tipo che eroghino anche fino a 20 Ampere di
corrente.

Alimentatore lineare

Un generico alimentatore lineare è idealmente (e spesso anche praticamente) composto dai seguenti
elementi collegati in cascata:

 un trasformatore: provvede a ridurre (o in rari casi aumentare) la tensione proveniente dalla rete


elettrica per avvicinarla al valore richiesto dal carico da servire.
 un raddrizzatore: trasforma la corrente alternata fornita dal trasformatore in corrente
pulsante unidirezionale. Può essere a diodo singolo o a ponte di Graetz (dal nome del suo
inventore, il fisico tedesco Leo Graetz). Esiste anche un terzo tipo di raddrizzatore costituito da un
trasformatore con presa centrale e due diodi. I due diodi sono collegati ai capi del trasformatore in
modo di far passare la corrente nella stessa direzione, mentre la presa centrale funge da massa.
 un filtro livellatore (normalmente un condensatore di grande capacità): livella la corrente
unidirezionale pulsante uscente dal raddrizzatore in una corrente continua più uniforme e costante.
Se sono necessarie capacità molto elevate, è comune la pratica di utilizzare più condensatori in
parallelo. Il dimensionamento dei condensatori è orientativamente 1000uF per ogni Ampere di
corrente erogato.
 un circuito elettronico stabilizzatore, detto anche regolatore, che può spaziare da un
semplice diodo Zener ad un circuito integrato dedicato. Assicura che la tensione generata
dall'alimentatore si mantenga costante nel tempo ed entro una stretta tolleranza rispetto al valore
richiesto, al variare della tensione della rete elettrica e del carico applicato.
In molti casi dove non occorra una tensione stabile e precisa, specialmente nei piccoli alimentatori a
spina, non è presente la sezione di stabilizzazione.
I principali limiti di questi alimentatori risiedono nel basso rendimento energetico (tipicamente minore
del 50%), che comporta, nel caso di elevate potenze gestite, un consistente sviluppo di calore, che
deve essere smaltito per evitare danni all'apparato.
Un altro limite è nell'eccessivo incremento di dimensioni e peso all'aumentare della potenza di un
alimentatore analogico, considerando l'elevato peso che ha un grosso trasformatore di tensione.

Alimentatore "switching" o "a commutazione"[modifica | modifica wikitesto]


Alimentatore elettronico ATX di un comune personal computer, privato del coperchio

Possiedono circuiti più complessi rispetto ad un alimentatore tradizionale, ma hanno diversi vantaggi,
tra cui un minore ingombro e peso a parità di potenza, un rendimento maggiore e quindi minore calore
prodotto, ma sono meno adatti per l'uso in laboratorio, essendo caratterizzati da un elevato ripple e
dalla generazione di componenti spurie ad alta frequenza, che possono interferire nel funzionamento di
alcune apparecchiature.
Il principio di funzionamento si basa sul fatto che un trasformatore, per essere più efficiente, richiede un
nucleo ferromagnetico più piccolo e molto più compatto, a parità di potenza, all'aumentare della
frequenza operativa. Negli alimentatori elettronici vengono utilizzati particolari trasformatori fatti
funzionare a frequenze di decine o centinaia di migliaia di Hertz invece dei 50 Hz della rete elettrica
europea di distribuzione. Il nucleo di questo trasformatore è in ferrite, materiale realizzato con polveri
metalliche incollate, invece dei tradizionali lamierini di ferro, che alle alte frequenze comporterebbero
una notevole perdita di energia.
In un alimentatore elettronico switching, la tensione di rete viene innanzitutto raddrizzata e livellata con
un condensatore. Attenzione: la tensione ai capi di questo condensatore assume valori molto elevati ed
è pericolosa per l'uomo: ecco perché tale sezione è sempre ben isolata e separata dai circuiti
successivi. Successivamente un circuito oscillatore di potenza modula questa corrente continua per
ottenere una corrente alternata di elevata frequenza ad onda quadra con duty-cycle variabile in
funzione delle esigenze del carico. Tale tecnologia è nota con il nome di PWM (pulse-width modulation,
modulazione a larghezza di impulso), ed il suo pregio principale è quello di dissipare una potenza molto
piccola, teoricamente nulla. La tensione così modulata viene applicata all'avvolgimento primario del
trasformatore e la tensione in uscita, presente all'avvolgimento secondario del trasformatore, viene
infine raddrizzata e livellata come negli alimentatori lineari.
La funzione di stabilizzazione è solitamente ottenuta retroazionando l'errore del segnale in uscita sul
regime di funzionamento dell'oscillatore. In pratica, un circuito misura la tensione di uscita, e se questa
risulta troppo alta viene ridotta l'energia inviata dall'oscillatore al trasformatore; se invece la tensione
scende, viene aumentato il flusso di energia. Grazie a questo sistema molti alimentatori switching sono
in grado di accettare in ingresso un'ampia gamma di tensioni e frequenze. Per esempio gli alimentatori
per notebook spesso possono essere collegati sia alla rete europea a 230 V/50 Hz, sia a
quella statunitense a 115 V/60 Hz.
L'apparato è reso più complesso dalla presenza di sistemi di protezione contro sovraccarichi
e cortocircuiti, e da filtri necessari per evitare che il segnale ad alta frequenza si propaghi verso il carico
oppure ritorni verso la rete elettrica.

Il ripple[modifica | modifica wikitesto]
Il ripple (o ondulazione residua), in elettronica ed elettrotecnica, è considerato come l'ampiezza del
segnale successivo ad un raddrizzamento all'interno dell'alimentatore (visualizzabile anche
all'oscilloscopio). Questo segnale è sovrapposto alla tensione continua desiderata, per cui si cerca di
diminuirlo, o meglio di annullarlo, in modo da ottenere una tensione con un andamento più lineare
possibile.
Diminuzione del ripple (in rosso).
Negli alimentatori il ripple è ridotto in gran parte dal condensatore di filtro: è una soluzione economica,
ma non efficiente. Infatti, teoricamente, per ottenere un ripple zero da questo semplice circuito sarebbe
necessario un condensatore di capacità infinita, per cui il ripple è considerato un difetto dal quale è
impossibile liberarsi a meno di non investire cifre irragionevoli. Un netto miglioramento si otterrebbe con
un circuito che prevede più condensatori intervallati da resistori o, ancor meglio, da induttori, ma anche
in questi casi l'alimentatore diverrebbe molto più complesso e, nel caso dell'induttore, avrebbe peso,
ingombro e costi proibitivi. Per questi motivi, si ricorre ormai quasi esclusivamente a circuiti elettronici
secondo la tecnologia della regolazione serie: un elemento regolatore lineare accetta in ingresso la
tensione da regolare e la ripropone in uscita pulita e stabilizzata.
Questi circuiti, molto spesso racchiusi in un unico chip, sono diffusissimi, affidabili, economici e
disponibili in una vasta gamma di tensioni e di correnti di uscita.
La celebre serie 78xx è di fatto lo standard nell'alimentazione di circuiti elettronici di piccola potenza a
tensione fissa, quelli più comuni. Se si desidera una tensione variabile si ricorre al chip LM317.

Immunità ai ritorni di potenza[modifica | modifica wikitesto]


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Si definisce immunità ai ritorni di potenza di un sistema progettato per erogarla la capacità di


resistere[1] a un'energia proveniente dall'esterno in senso inverso.
Pur se proveniente dall'esterno, questa energia può anche essere la stessa che viene emessa che, se
non dissipata oppure non irradiata, ritorna al generatore.
L'immunità ai ritorni di potenza si esprime in volt nei sistemi come i generatori elettrici e gli
alimentatori[2] e in watt nei sistemi come gli amplificatori e i trasmettitori RF[3].
Lo stesso argomento in dettaglio: Onda stazionaria.

Clipping e controllo di corrente[modifica | modifica wikitesto]


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Clipping della corrente[modifica | modifica wikitesto]


Curva di clipping della corrente

Negli alimentatori dotati di dispositivo di clipping della corrente è possibile impostare - con una
manopola[4] - un valore limite della corrente erogata. Il funzionamento è descritto dalla figura qui a lato
nominata curva di clipping della corrente ed è il seguente: fissata una certa tensione ; applicando
una resistenza di carico ; per valori di corrente risultante  questa assume un andamento lineare in salita
mentre la tensione rimane costante; continuando a ridurre ulteriormente  invece, la corrente erogata
diventa costante mentre la tensione scende secondo .
Facciamo un esempio: vogliamo caricare con il nostro alimentatore una batteria al piombo da: 12V;
20Ah. Come sappiamo, per non danneggiare questo tipo di batterie dobbiamo ricaricarlo gradualmente:
con una corrente massima di un ventesimo della capacità; per un tempo di 20-24 ore. Il procedimento è
il seguente: regoliamo la tensione a vuoto su 13,8V[5]; portiamo invece la regolazione della corrente di
clipping al minimo[6]; colleghiamo la batteria all'alimentatore[7]; alziamo delicatamente la regolazione
della corrente di clipping fino al valore di carica  dove  è la capacità della batteria; nel nostro esempio .
Quando la batteria è molto scarica, la sua resistenza equivalente risulta molto bassa, inizialmente
quindi la corrente sarà limitata dal dispositivo di clipping, per questo la tensione erogata potrà scendere
di parecchi Volt; dopo 24h troveremo la tensione a 13,8V e la corrente quasi a zero - la batteria è
carica.

Curva di corrente e tensione con protezione di sovracorrente

Protezione sovracorrente[modifica | modifica wikitesto]


Questo dispositivo di protezione è uno dei più semplici tra quelli che possiamo trovare in dotazione ad
un alimentatore. La descrizione del funzionamento è la seguente: l'elettronica misura la corrente
erogata e quando questa supera il limite fisso impostato, interviene con un brusco calo della tensione -
evidenziato nel grafico "Curva di corrente e tensione con protezione di sovracorrente" da una rilevante
pendenza in discesa".

Protezione da corto circuito[modifica | modifica wikitesto]


Questa protezione è integrabile con quella della sovracorrente - sostanzialmente: interviene
rapidamente sconnettendo l'uscita dell'alimentatore quando i valori di  scendono sotto un minimo; da
questo momento viene monitorata solo  attraverso una piccola corrente e l'uscita rimane disconnessa
fino al ripristinarsi della situazione, cioè fino a che  non riprende valori accettabili.

Alimentatore a corrente costante[modifica | modifica wikitesto]


Se applichiamo ad un alimentatore stabilizzato con uscita a tensione fissa, un circuito di controllo
costante della corrente, otterremo un alimentatore a corrente costante. Un alimentatore che erogherà
una corrente impostata fissa e una tensione che varierà in base al carico collegato. La tensione
massima sarà quella del primo stadio[8] ridotta della caduta introdotta dal secondo stadio[9].
Questo tipo di alimentatori sono applicati ad esempio nella ricarica degli accumulatori al NiCd/NiMH -
che necessitano di essere caricate proprio in questo modo - e nell'alimentazione di dispositivi come
i LED, in questo caso si possono mettere in serie uno o più elementi, fino ad un massimo che è la
somma della tensione massima erogabile, e il sistema si autoequilibrerà.

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