Sei sulla pagina 1di 42

Termodinamica.

19/05/2021
Oggi iniziamo ad approfondire la terza modalità di scambio termico
che abbiamo già enunciato, abbiamo già trattato conduzione e
convezione, oggi iniziamo a parlare di irraggiamento. Chiuderemo con
le applicazioni sugli scambiatori e sulle superfici alettate. Per quanto
riguarda l’irraggiamento alcune informazioni di base erano state
fornite quando avevamo già parlato dei tre meccanismi, oggi andremo
più nel dettaglio con lo scopo di comprendere meglio cosa accade
fisicamente, arrivando a quantificare lo scambio termico attraverso
l’irraggiamento tra corpi e superfici. Come avevamo detto
l’irraggiamento è un fenomeno legato alle onde elettromagnetiche e
qui viene ripreso il concetto fondamentale delle onde
elettromagnetiche già viste dalle scuole superiori e nei corsi di fisica e
quindi non entreremo nello spiegare che cosa sono le onde
elettromagnetiche, le slide ci aiutano a ricordare alcune caratteristiche
fondamentali: un’onda elettromagnetica si propaga anche nel vuoto e
quindi questo scambio termico può avvenire sia in presenza di
materia e sia tra due corpi a cui è interposto il vuoto, poi interessa
sottolineare che le onde elettromagnetiche possono essere formate da
diversi fenomeni, nel nostro caso tutti i corpi emettono onde
elettromagnetiche quando hanno una temperatura che è diversa dallo
zero assoluto e questa emissione è legata quindi al valore della
temperatura del corpo e questo diciamo è l’altro elemento per noi
molto importante. Il modo con cui sostanzialmente l’energia viene
trasportata dall’onda elettromagnetica è associata al fatto che il
trasporto di queste particelle dette fotoni e l’incidere di una
radiazione elettromagnetica sul corpo ha, per quanto riguarda le
nostre osservazioni, lo stesso effetto che andremmo ad avere quando
andiamo a fornire calore. Questo fatto che i corpi emettano onde
elettromagnetiche quando si trovano a temperature diverse da zero fa
sì che il corpo emetta e questo vuol dire che il corpo oltre emettere
riceverà le onde elettromagnetiche ricevute dalle altre e quindi è
importante capire sia come i corpi emettono e sia osservare come i
corpi reagiscono quando una radiazione incide su di loro e quindi
diciamo che questa prima parte della lezione è dedicata ad analizzare
queste emissioni, queste ricezioni di energia su una superficie di un
altro corpo rispetto al corpo che ha emesso la radiazione ed anche a
fornire una serie di definizioni che ci permettono di dialogare in modo
più preciso a livello tecnico e quindi questa prima parte è dedicata ad
una descrizione, a creare a darci strumenti per descrivere
correttamente il fenomeno.

Iniziamo richiamando alcuni elementi che caratterizzano la radiazione


elettromagnetica come la frequenza, la lunghezza d’onda, la velocità
che è il prodotto dei primi due e sappiamo che la velocità nel vuoto è
una velocità di riferimento che è quella della luce nel vuoto e come
detto è presa come elemento di riferimento in molti discorsi. Però a
noi interessa l’energia che viene trasportata dall’onda e quindi di
interesse è l’ultima linea, ovvero quella dell’energia di un fotone legata
alla frequenza dell’onda elettromagnetica che la sta trasportando ed è
legata alla costante di Planck. Parlando di frequenza noi possiamo
avere a che fare con onde elettromagnetiche con frequenze molto
diverse tra di loro, in realtà abbiamo argomenti che spaziano in un
range di frequenze molto ampie, la slide successiva cerca di
rappresentare graficamente il fatto che queste frequenze si estendano
da meno
infinito a più
infinito per
capirci:
Quindi però non tutte queste onde elettromagnetiche sono legate al
fatto che sono generate da quel corpo perché si trova a temperatura
superiore di zero, vi sono anche altri fenomeni che generano onde
elettromagnetiche, però nella figura vi è un intervallo che è chiamato
radiazione termica perché è l’intervallo dove troviamo maggiormente
queste frequenze legate alle onde elettromagnetiche emesse dai corpi
a T maggiore di zero e quindi questo è l’intervallo di frequenze che ci
interessa maggiormente quando parliamo di scambio per
irraggiamento. Questo intervallo è denotato con 10-1 μm fino a 102 μm,
vi è una frequenza associata ad ogni lunghezza riferita ad un’onda
elettromagnetica che si propaghi nel vuoto e quindi che abbia velocità
della luce. Su qualche testo si può trovare anche un 10-2 μm però
questo è l’intervallo che troviamo con maggiore frequenza. Quello che
però interessa oltre andare ad identificare questo intervallo è andare a
vedere come in questo intervallo cade tutto l’infrarosso, una parte di
UV e un intervallo di frequenze visibili. L’intervallo che va da 0,4 μm a
0,7 μm è l’intervallo di lunghezze d’onda che il nostro occhio riesce a
percepire e quindi all’interno della radiazione termica vi è anche la
radiazione che noi percepiamo, che siamo in grado di vedere e questo
ci porterà a qualche considerazione aggiuntiva più avanti, verso il
termine della lezione. Comunque non tutta la radiazione
elettromagnetica è di nostro interesse per lo scambio termico, le altre
frequenze non è che non trasmettano energia, ma quella energia non è
legata ad una temperatura e quindi non è uno scambio termico, non è
uno scambio legato ad una differenza di temperatura. Quando
parliamo di scambio termico per irraggiamento noi cerchiamo di
quantificare lo scambio termico che avviene tra due corpi che sono a
differente temperatura, quindi in quel senso, energia vi è sempre,
come detto in termodinamica tutti i fenomeni, quasi, hanno questioni
energetiche più o meno rilevanti; quindi energia c’è, ma noi guardiamo
quando due corpi hanno temperature differenti e stanno scambiando
anche per irraggiamento. Quindi queste onde elettromagnetiche sono
emesse da corpi con T diversa da zero, se noi andassimo a fare un
bilancio di energia su un corpo in cui incidono delle radiazioni
elettromagnetiche, anche se le radiazioni non rientrano nella fascia
della radiazione termica, è comunque una energia che noi dobbiamo
per forza considerare in un bilancio di energia, applicando il primo
principio se siamo in presenza di quelle radiazioni.
Il tema che abbiamo evidenziato è che un corpo emette ma riceve
anche e quindi dobbiamo vedere come caratterizzare sia la parte di
emissione e sia di ricezione e quindi parleremo di radiazione incidente
e di radiazione emessa e noi capiamo che la radiazione è emessa in
tutto lo spazio circostante dal corpo ed una prima importante
considerazione da considerare durante l’irraggiamento è che noi
andiamo a studiare l’irraggiamento come fenomeno superficiale ed
infatti vediamo che nella slide la parola superficie già compare due
volte e non è un caso. In realtà il corpo è tutto ad una certa
temperatura e quindi questo fatto perché si trova ad una certa
temperatura emette radiazione vale per tutto il corpo, vero, però
l’ipotesi che noi facciamo è che se abbiamo un certo strato di
materiale, la radiazione è emessa da questa superficie e poi verrà
emessa anche da quella in basso che può emettere solo sullo
semispazio in basso, mentre quella in alto può emettere solo sullo
semispazio in alto, le parti interne del corpo, nella nostra
rappresentazione, non hanno la capacità di contribuire a dare
radiazione all’esterno, magari tra di loro si scambiano, ma ciò che
interagisce con l’esterno è solo la superficie e quindi quella superficie
è in grado di emettere radiazioni solo in quel semispazio e quindi
questo è importante quando poi noi faremo tutte le considerazioni sul
seguente scambio termico.
Noi ora siamo seduti vicino ad una scrivania, se prendiamo la
superficie del tavolo allora diciamo
sostanzialmente
è come se quel
tavolo avesse la
parte intermedia
tra le superfici
piane che lo
delimitano e che non partecipano,
dopodiché la faccia superiore del
tavolo emetterà solo nel semispazio
superiore, ovvero verso il soffitto, la
parte inferiore del tavolo irraggerà
verso il pavimento e non è in grado di
irraggiare verso il soffitto e quindi agisce solo nel semispazio che gli
compete, questo ragionamento è alla base della rappresentazione
dello scambio termico negli schemi.

Iniziamo ora a caratterizzare, per quello che abbiamo detto diventa


importante il concetto di angolo solido perché è quel elemento che ci
permette in uno spazio di andare a definire una direzione e quindi una
porzione di spazio in una certa direzione. Ora perché qui riprendiamo
questo discorso? A noi serve capire che questo angolo solido,
infinitesimo, dω può essere scritto in questo modo:
Andiamo a vedere perché viene definito nel seguente modo.
Innanzitutto parliamo sostanzialmente di una semisfera, non abbiamo
disegnato una sfera, perché a noi interessa solo il semispazio e quindi
la semisfera mi permette di delimitare il semispazio dove
transiteranno le onde elettromagnetiche emesse da una certa
superficie e poi noi ci concentriamo su una superficie infinitesima che
chiamiamo dA. Ora, se torniamo al nostro tavolo, in teoria ogni punto
del nostro tavolo potrebbe avere una caratteristica emissiva diversa
dal punto vicino, non è detto che tutti i puntini del tavolo emettono
allo stesso modo. Noi che cosa facciamo per dare questa idea di
variazione? Andiamo a rappresentare l’elementino dA di tavolo e
diciamo che il comportamento emissivo di quell’elementino di tavolo è
rappresentato dal suo baricentro, ovvero dal centro di questa area
infinitesima e quindi cosa fa questo punto è rappresentativo di che
cosa fa la dA. Poi che cosa il tavolo invece nel suo complesso a quel
punto dovrò integrare e mettere insieme
tutti i contributi di dA con una integrazione
sulla superficie del tavolo. Quindi noi
parleremo ora di che cosa fa il dA a patto
che dopo ovviamente dovremo integrare
sulla superficie del tavolo per mettere insieme tutti gli effetti del dA.
Per il momento concentriamoci su questa dA. Ora come vediamo, qui
immaginiamo di avere una semisfera che però nella nostra immagine
di sopra è rappresentata solo da uno spicchio di sfera, e dal centro del
nostro dA immaginiamo che parta quel fascio di semirette che mi
intercetta sulla semisfera una superficie che chiamiamo dAω. Allora
per la definizione di angolo solido è proprio pari a:
Quello che volevamo vedere è che questa è
la definizione e sappiamo che l’angolo
solido si misura in steradiante, noi vogliamo vedere che il dA ω si può
scrivere in un certo modo che ci porterà a scrivere dω in una maniera
utile per la nostra trattazione. Quindi noi possiamo scrivere questo
elemento infinitesimo di superfice come il prodotto di due lati: un lato
è quello che genero ruotando il raggio r di un angolo infinitesimale che
è dβ, quindi possiamo incominciare a scrivere:

L’altro lato, quello in verde, come lo genero? Io lo riesco a generare


non ruotando R, ma ruotando di un angolo dφ R*sin(β) .
Quindi è ovvio che il risultato di questo si semplificano gli R e quindi
dω si può scrivere come:

Altro elemento che la slide vuole evidenziare è che se noi siamo


concentrati sull’area dA, nella direzione γ, in alcuni casi noi siamo
interessati non tanto all’area dA, ma se voglio capire che cosa accade
lungo una certa direzione, devo guardare alla quota attiva di A in
quella direzione e quindi a quella che qui è chiamata dAn, ovvero la
quota di A che è ortogonale a quella direzione. Adesso vediamo come
caratterizzare appunto partendo dall’emissione il comportamento di
una superficie. Innanzitutto non spaventiamoci dalla simbologia, in
realtà quello che stiamo per dire è abbastanza semplice.

Se questa è la superficie dA di cui vogliamo caratterizzare il


comportamento, ed in questo caso noi siamo concentrati
sull’emissione come possiamo vedere tutto attorno abbiamo costruito
una semisfera e non una sfera, perché
l’emissione è superficiale e vale tutto il
discorso appena fatto, perché qui andiamo a
considerare che cosa accade in uno
semispazio. Quindi caratterizzare l’emissione
di questa superficie significa capire le onde
elettromagnetiche che sono emesse da
questa superficie come si comportano
rispetto alle diverse direzioni lungo le quali sono emesse, in linea di
principio questa superficie emette in tutte le direzioni del semispazio
e quindi ogni punto di questa semisfera dovrebbe essere attraversato
da un’onda elettromagnetica. Allora ecco che caratterizzare questa
onda elettromagnetica significa capire per ogni punto la potenza e
l’intensità dell’onda dal punto di vista energetico, ma lo dovrei capire
anche per ogni lunghezza d’onda, perché le onde elettromagnetiche
sono caratterizzate dalle lunghezze d’onda e probabilmente quel
punto può emettere su più lunghezze d’onda e quindi noi capiamo che
caratterizzare completamente il comportamento di questa superficie
dA significa avere questo dettaglio nella descrizione e questo livello di
dettaglio nella descrizione mi fornisce la quantità definita intensità
monocromatica direzionale:

questa quantità noi la scriveremo solo come iλ,γ senza scrivere il


vettore, però nelle slide viene indicato in quanto la grandezza ha
comunque una direzione, un’intensità ed un verso e quindi questa è
una grandezza vettoriale, però nella scrittura che noi usiamo non lo
mettiamo in evidenza, per evitare di ripetere sempre la notazione
vettoriale. Che cosa è questa grandezza? Innanzitutto non è un
numero ma è una funzione di quei parametri, di quegli elementi che
caratterizzano l’emissione nelle direzioni che abbiamo detto. La
direzione vuol dire conoscere β e conoscere φ, cioè questa direzione γ
indicata nella figura è nota solo se io ho β e φ. Quindi questa intensità
monocromatica direzionale la dobbiamo immaginare come una
funzione dove introducendo λ, β e φ io riesco a trovare quanto è il
flusso per unità di superficie normale, in quanto a denominatore
abbiamo quel dA*cos(β) che è il dAn e quindi questa grandezza fa
riferimento a ciò che attraversa questa superficie grigia che è la quota
attiva della nostra superficie dA. Ovviamente qui questo diciamo,
questa scrittura ci dice che questa funzione corrisponde
sostanzialmente alla derivata del flusso fatta rispetto a dAn, all’angolo
solido e alla lunghezza d’onda e quindi è in grado di differenziare il
comportamento del flusso emesso rispetto a tutte queste grandezze.
Quindi questa funzione è sicuramente quella che ci fornisce la
mappatura più dettagliata di come sta emettendo quella superficie. Il
problema è che spesso noi non l’abbiamo questa funzione per quanto
riguarda i corpi reali ed è molto difficile da avere, perché se io parto da
un corpo e voglio arrivare a questa funzione io dovrei mappare sulla
superficie sferica moltissimi punti per moltissime lunghezze d’onda
per arrivare a caratterizzare questa intensità monocromatica
direzionale e questo è molto oneroso e quindi non abbiamo
sicuramente una espressione analitica che ci permette di poter
utilizzare per calcolare questa intensità monocromatica direzionale

partendo da λ, β e φ. È una grandezza importante da un punto di vista


delle grandezze che possono descrivere l’emissione, ma noi molto
spesso non la conosciamo e poi utilizzeremo delle grandezze che
riusciamo a conoscere facilmente. Quindi siamo partiti dalla grandezza
con la descrizione più dettagliata, ma poi possiamo fare un
ragionamento: non mi serve proprio tutto questo grado di dettaglio,
potrebbe essere sufficiente conoscere che cosa esce sempre attraverso
dA*cos(β) nella direzione γ attraverso un angolo solido, però senza
distinguere tra lunghezza d’onda e lunghezza d’onda e quindi che cosa
esce mettendo insieme tutte le lunghezze d’onda e quindi questa
nuova grandezza che noi chiamiamo iγ è l’intensità direzionale e la si
può ricavare dalla precedente se noi andiamo ad integrare i λ,γ su tutte
le lunghezze d’onda:

È appunto una visione un po' più integrata però comunque


differenziata per ogni direzione e quindi su questa superficie
distinguiamo punto per punto che cosa succede. Vi è un modo di
ragionare, sempre un’aggregazione rispetto all’intensità
monocromatica direzionale, ma una aggregazione in modo diverso
l’informazione che abbiamo nel momento in cui parliamo di emissione
emisferica monocromatica.

Notiamo che adesso, come vediamo, le grandezze che stiamo


introducendo con questa slide non sono più grandezze vettoriali
perché non vi è più la direzione, infatti l’emissione emisferica
monocromatica ci dice come emette sempre la nostra superficie ma
non più in una certa direzione e quindi distinguendo per direzione e
quindi punto per punto su questa superficie, ma va a dire che cosa
esce per tutta la semisfera, però ci dà l’informazione lunghezza d’onda
per lunghezza d’onda e quindi per ogni lunghezza d’onda ci dice
quanto esce complessivamente da questa superficie, fatto sta che
abbiamo questa emisferica ed è l’emissione attraverso tutta la
superficie che è ovviamente una semisfera per il motivo che abbiamo
già detto, ma aggiungiamo monocromatica perché distinguiamo le
lunghezze d’onda. È facile vedere che:

E questo vale per tutto l’angolo solido che descrive la superficie


emisferica. Quindi la domanda è andiamo da 0 fino a che estremo di
integrazione? Ovviamente 2*pi perché stiamo descrivendo una
semisfera, l’angolo solido che descrive tutta la sfera è 4*pi.
Quindi passiamo all’ultima grandezza, quella che come già avremo
intuito ci dà l’informazione più aggregata rispetto alle precedenti e ci
dice quale è il flusso per unità di area dA ed è quella che chiamiamo
emissione emisferica, ovvero tutto ciò che esce in termini di emissioni
dalla superficie emisferica a causa della superficie (quella in rosso)
che sta emettendo. Questa E la possiamo scrivere partendo dalle varie
grandezze, come:

Chiaramente l’ultimo integrale va da o a


2*pi e da 0 ad infinito.

Sono scritti qui, però vediamo che non abbiamo più dω, perché esso è
scritto come cos(β)*sin(β)*dβ e quindi la stessa cosa vale quando si
scrive E, ovvero abbiamo usato la definizione di dω, trovata prima.
Sono delle grandezze che noi useremo in particolare l’emissione
emisferica e poi l’emissione emisferica monocromatica. Le altre sono
così dettagliate che è difficile da avere le informazioni per poterle
utilizzare, però comunque abbiamo capito il significato delle ultime
grandezze partendo dalle prime che sono dettagliate e quindi poi
considerando comunque che certe grandezze si possono aggregare
fino ad arrivare all’emissione emisferica dove abbiamo il livello
massimo di aggregazione. Quindi la conoscenza delle diverse
grandezze aiuta a capire e quindi se troveremo qualcuno che parla di
intensità monocromatica di radiazione non dovrebbe sorprenderci,
comunque negli esercizi useremo solo le ultime due definite.
La superficie che sta emettendo è quella rosa, la semisfera è il
coperchio che metto sopra la superficie per vedere che cosa esce da
quella superficie in termini di emissioni, quindi definisce solo il
contorno dello spazio che andremo ad analizzare, ci ricorda che
trattiamo sempre un semispazio. Ora dobbiamo analizzare un caso
particolare che andiamo a vedere che è quello della radiazione diffusa.
Parlo di radiazione diffusa quando le caratteristiche della radiazione
sono le stesse per qualsiasi direzione e quindi ottengo sempre la
stessa punto per punto di quella semisfera le stesse caratteristiche e
quindi se abbiamo questa situazione che cosa vuol dire? Una
grandezza come iγ che dovrebbe dirmi che cosa accade nella superficie
cambiando la direzione γ, dovrei trovare sempre la stessa quantità.
Questo caso può essere fatto sia per E e sia per e λ. Noi svilupperemo il
secondo caso, quindi:

Quindi andiamo ad esplicitare dω con la sua definizione e quindi


scrivo:

Quindi possiamo scrivere questo integrale che in realtà è un integrale


doppio e poi cosβ, sinβ sono tutte grandezze geometriche legate alla
radiazione, ma iλγ se la radiazione è diffusa, ovvero è uguale in tutte le
direzioni, non dipende dalla direzione, dipende solo da λ che non è
preso in considerazione in questo integrale e quindi rispetto a
quell’integrale possiamo dire che iλγ è costante, poi andiamo ad
esplicitare che abbiamo un integrale su dφ ed uno su cosβ*sinβ*dβ:

Quindi noi prendiamo un raggio e gli facciamo fare pi/2 e poi questo
arco lo faccio ruotare di 2*pi ed ho generato la semisfera. Il primo
integrale è immediato, il secondo dobbiamo ricordarci che
sen2β=2*senβ*cosβ, ma adesso la mia variabile è diventata 2β e
quindi anche questo dβ io posso ricordarmi che d2β è uguale a 2dβ e
quindi al posto di dβ posso scrivere (1/2)*2dβ e quindi andremo tra 0
e pi e quindi troviamo:

Il risultato di questo chiaramente è pari a:


Cioè alla fine abbiamo dimostrato che nel caso di emissione diffusa
questa grandezza, ovvero l’emissione monocromatica emisferica è
pigreca volta l’intensità monocromatica direzionale ed allo stesso
risultato arriveremo sviluppando l’integrale di E che ha la stessa
struttura e quindi:

Quindi questo è il caso della radiazione diffusa che troviamo nella


slide dove però non abbiamo tutti i passaggi che abbiamo fatto, ma
sono passaggi semplici. Quindi qua troviamo i risultati appena visti.

Adesso dopo aver caratterizzato l’emissione di radiazione, andiamo a


caratterizzare la ricezione di
radiazione, i concetti
rimangono gli stessi.
Quindi si tratta sostanzialmente di avere delle grandezze vettoriali per
quanto riguarda l’intensità monocromatica direzionale e quindi
sempre iλγ quello che andiamo a scrivere ed Iγ e quindi la notazione è
esattamente la stessa, ma è quella incidente e non quella emessa, ma il
ragionamento è sempre lo stesso: che cosa passa attraverso quella
superficie in ogni punto andando a vedere le diverse direzioni e quindi
possiamo ripetere gli stessi ragionamenti pari pari, solo che non
avremo più qualcosa che sta uscendo ma che sta entrando e quindi
anche qui si parlerà di quella che però veniva chiamata emissione
monocromatica emisferica ed emissione emisferica e quindi quelle che
prima erano eλ ed E, ora noi le chiamiamo irradianza monocromatica
ed irradianza o irradiazione globale, rispettivamente Gλ e G. Aldilà
della terminologia, quello che ci preme è che in questo caso pur
rimanendo il ragionamento, cambiamo il nome perché queste le
useremo e quindi sarebbe una confusione dire che questa è ad
esempio la E incidente o quella emessa e quindi allora cambiamo la
notazione. Se parlo di e è qualcosa che parte, se parlo di g è qualcosa
che arriva. Mentre, per le precedenti due non lo abbiamo fatto il
cambio di notazione, perché come già detto per la parte di emissione,
noi sia negli esercizi e sia nella pratica non le utilizzeremo, richiedono
un livello di specializzazione elevato e quindi come vediamo che in
questo caso cambiamo la simbologia. Quindi anche la parte di
definizione è la ripetizione di quanto già scritto e detto per le
grandezze incidenti.

Ricordiamoci solo che


l’intensità monocromatica
direzionale e quella
direzionale sono riferite
all’area normale alla
direzione di irradiazione,
mentre le irradiazioni,
così come le emissioni, sono
riferite all’area effettiva della superficie, ovvero all’area vera e propria
che sta emettendo dA. Ora, noi abbiamo spiegato come caratterizzare
la radiazione che arriva e quindi quella che parte e quella che arriva,
questa radiazione che incide sul corpo che cosa fa? Che cosa succede a
questa radiazione? È chiaro che quella che parte, parte verso lo spazio
e probabilmente diventerà una radiazione incidente verso un altro
corpo, ma questa radiazione sul corpo che sto guardando ed incide che
cosa le succede? Beh, quello che succede è qualcosa che abbiamo già
studiato in altre circostanze:

Arriva la radiazione ed il corpo su cui incide dà luogo a tra componenti


di quel raggio incidente.
Allora abbiamo un materiale su cui sta incidendo una radiazione e
quindi abbiamo una irradiazione G, oppure potrei scrivere G λ se voglio
ragionare lunghezza d’onda per lunghezza d’onda.

Una quota di G viene riflessa dalla superficie, qua succede che il


fenomeno è tutto sul punto dell’incidenza e quando parleremo di
proprietà di un corpo, in realtà le proprietà sono di questa superficie
qui, perché tutto viene lì per quello che ci riguarda in questa
rappresentazione. Quindi abbiamo una quota Gr che è quella riflessa,
una quota riesce a penetrare all’interno del corpo e si divide in due
parti, una parte viene assorbita e quindi aumenterà l’energia interna
del corpo ed una parte viene trasmessa, quindi Ga ed Gt.

Ora per una banale considerazione della conservazione dell’energia G


è uguale a Gr+Ga+Gt. Se divido per G, ottengo che 1= (Gr/G)+(Ga/G)+
(Gt/G) e tutto questo lo potremo scrivere anche riferendolo alla
singola lunghezza d’onda mettendo il pedice λ o anche quella intensità
monocromatica direzionale; ma noi ragioniamo sulla grandezza
complessiva e quindi una irradiazione totale o globale. Questi tre
rapporti prendono nomi particolari perché esprimono proprietà del
corpo su cui è arrivata la radiazione. Il primo prende il nome di
coefficiente di riflessione, il secondo di assorbimento e il terzo di
trasmissione e la loro somma deve essere pari ad uno ed in più vi è un
coefficiente di assorbimento apparente che è pari alla somma di quello
di assorbimento più quello di trasmissione, perché? Perché per un
osservatore che sta fuori dalla superfice, lui vede riemergere il raggio
riflesso, ma il resto scompare e non è in grado di osservare che quella
quota che sparisce in realtà si divide in quota assorbita ed in quota
trasmessa, quindi per lui è come se fosse tutta assorbita e quindi in
questo senso ecco il coefficiente di assorbimento apparente.
Quindi se torniamo sulle slide, l’altro elemento su cui riflettere è che
capito questo comportamento della superficie ci possiamo chiedere:
se io ho una superficie, io ho G che una quota viene riflessa uguale a
r*G, ma questo corpo comunque si trova ad una temperatura che è
diversa da zero e quindi emette delle onde elettromagnetiche proprio
perché si trova a temperatura diversa da zero, quindi noi sempre
ragionando sulle grandezze globali abbiamo chiamato E, ovvero
l’emissione emisferica. L’osservatore di nuovo che cosa vede? Che cosa
sta partendo da questo corpo? Noi misuriamo tutto, per noi la
superficie emette r*G+E=J che si chiama radiosità.

E questo già complica un pochino,


perché una cosa è che stia emettendo
perché si trova ad una certa
temperatura, una cosa è che sta
riflettendo qualche cosa che arriva da
un altro corpo. Quindi ricordiamo che
il nostro fine ultimo è quello di quantificare complessivamente lo
scambio termico che quindi significa capire bene quali sono i bilanci di
scambio tra una superficie ed un'altra per irraggiamento. Quindi
anche per la radiosità, siamo sulle grandezze globali, ovvero quella
spettrale e quella globale, anche se potrei parlare di una radiosità
monocromatica e direzionale come avevamo fatto per le altre
grandezze, ma noi negli esercizi utilizzeremo solo quella globale, ma
esiste anche quella spettrale che differenzia per lunghezze d’onda.
Quindi se io ho questo comportamento e pensiamo al problema che ci
vogliamo porre, io ho una superficie, poi ne ho un’altra e poi ne
mettiamo una terza, quindi quello che stiamo dicendo è che vi è una
superficie che emette una E, questa E parte in tutte le direzioni e
questo è dovuto alla temperatura. Se continuo ad osservare a quello
che succede a quello che è stato emesso da questa superficie poi viene
riflesso quando arriva all’altra superficie, non tutto viene assorbita, la
quota riflessa può andare verso la terza superficie che a sua volta
verrà assorbita e riflessa e ritorna alla prima superficie diventando la
G della superficie e lo stesso per la quota riflessa dalla seconda
superficie, ma anche le altre superfici emettono energia che verrà
assorbita e riflessa dalle altre superfici, e stiamo parlando solo della
quota che parte, ma poco alla volta ci mettiamo anche le riflesse:
Quindi siamo riusciti a creare l’idea della problematica da affrontare:
di tutto questo che sta viaggiando, quale è lo scambio netto di energia?
Ovviamente l’idea è che le tre superfici siano a temperature diverse
tra di loro e che siano in qualche modo mantenute a quelle
temperature in quanto siamo in condizioni stazionarie. Quindi quello
che noi dobbiamo essere in grado di quantificare è questo fenomeno,
che scritto così sembra caotico e complicato e difficile da
comprendere, questo però non è per preoccuparci, troveremo modo
per analizzare e descrivere il tutto, è comunque importante tenere
conto che dietro a tutto ciò vi sta dietro questo fenomeno. Vedremo
che alla fine il risultato sarà molto buono dal punto di vista della
semplicità di applicazione. Il primo step fatto per affrontare questo
discorso è quello di pensare ad un corpo che abbia un comportamento
ideale dove i ragionamenti sono più semplici per quanto riguarda lo
scambio termico, in natura poi avremo dei corpi che tendono a
comportarsi come questo corpo ideale che si chiama corpo nero, ma
che si comportano come il corpo nero solo in alcuni intervalli di T, o di
lunghezza d’onda e quindi non riescono a riprodurre per intero il
comportamento del corpo nero, però ci permette di fare dei
ragionamenti utili per spostarci a ragionamenti su dei corpi un po'
meno ideali. Quindi il tema è quello di capire quali sono le
caratteristiche di questo corpo nero che è un corpo ideale. È il corpo
che emette più di tutti, ma questo lo dimostreremo in qualche modo,
importante è che la radiazione dipende dalla temperatura, quanto
emette dipende dalla temperatura, più la temperatura è elevata e più
emette, dipende anche dalla lunghezza d’onda ma non dalla direzione
e quindi è un corpo ad emissione diffusa e poi importante è che tutto
ciò che incide su quel corpo viene assorbito e quindi il coefficiente di
trasmissione e di riflessione sono zero perché a=1. Quindi nel
momento in cui r=0, quindi di ciò che parte dal corpo manca r*G,
parte solo la E che non viene riflessa se va verso l’altro corpo nero e
quindi il problema viene semplificato di molto. In laboratorio
possiamo pensare di creare un corpo nero, quindi in realtà non esiste,
ma in laboratorio posso fare qualche cosa che assomiglia al corpo
nero, come facciamo? In laboratorio quello che si fa è quello di creare,
immaginiamo di avere del materiale ed all’interno di questo materiale
creiamo una cavità con un’apertura molto piccola, quindi tutto attorno
abbiamo materiale e qui abbiamo la cavità e l’idea è che la cavità abbia
delle pareti con coefficienti di assorbimento alto. Immaginiamo che
a=0,9, se noi abbiamo il raggio che entra attraverso la superficie, cosa
vuol dire che io sto creando un corpo nero? Vuol dire che la superficie
evidenziata in rosso deve comportarsi come un corpo nero, perché
anche se noi parliamo di corpo, ricordiamo che il fenomeno per noi è
superficiale e quindi la superficie in rosso deve comportarsi come un
corpo nero e quindi questo “foro” per noi sarà quello che si deve
comportare come corpo nero, è un corpo che assorbe tutto, non devo
vedere
nulla di
riflesso o

trasmesso ed ciò che viene emesso è solo per via del fatto che il corpo
possiede una T diversa da zero.

Allora immaginiamo una radiazione che entra attraverso la superficie,


quando entra incide su una parete della cavità e viene riflessa e se qui
diciamo che la parete comunque ha un coefficiente di assorbimento
del 90% allora la quota riflessa è il 10% di quella incidente e quindi ho
0,1, poi viene riflessa ulteriormente per una quota che è 1/10 della
precedente e quindi farà n riflessioni prima di ritrovare una strada per
uscire e a forze di riflessioni, alla fine avremo una emissione
trascurabile, quasi non percepibile e misurabile e quindi è come se
tutto fosse stato assorbito e quindi parliamo in questo caso di corpo
nero creato in laboratorio.

Il corpo nero è l’unico corpo per cui possediamo una espressione


dell’emissione emisferica monocromatica analitica, innanzitutto
abbiamo aggiunto ad eλ,n una n appunto nel pedice proprio per
indicare che stiamo trattando di un corpo nero, come vediamo questa
funzione è un’esponenziale di cui dobbiamo dire alcune cose e
vediamo che questo eλ,n dipende dalla lunghezza d’onda e dalla
temperatura:

Ovviamente conoscere eλ,n significa conoscere iλγ,n, ovvero l’intensità


monocromatica direzionale, perché essendo la radiazione diffusa,
chiaramente tra i due vi è solo un pigreca e basta e quindi diciamo che
noi conosciamo questo andamento. Le costanti sono costanti note che
sono quelle di Planck e Boltzmann e quindi uno se la può diagrammare
fissando diversi λ e la T e vedremo che l’andamento quando ci
avviciniamo all’origine non è semplice, bisogna lavorarci per piccoli
intervalli.
Quindi a parità di temperatura il corpo nero è quello che emette di più
rispetto agli altri corpi.

Comunque C1 e C2 non bisogna impararle a memoria e neanche la


legge di Planck sul corpo nero che è la formula dell’emissione
emisferica monocromatica. Comunque andiamo a vedere il diagramma
dell’emissione monocromatica emisferica del corpo nero, tracciato
fissando una certa temperatura ed andando ad osservare che cosa
accade al variare di una certa lunghezza d’onda.
La

scelta di questo diagramma è di usare la scala logaritmica per le


lunghezze d’onda, ma se non usiamo il logarirmo si esalteranno di più
alcune cosndierazioni. Incominciamo dal fatto che possiamo osservare
che i massimi tracciati per queste temperature cadono lungo una retta
perché il diagramma è logaritmico e vi è una relazione che unisce
questi massimi che viene dato dalla legge di Wien, dove
λmax*T=costante, in particolare modo la costante è 2898 μm*K e quindi
più è alta la temperatura e più il massimo ce l’ho ad una lunghezza
d’onda più piccola e l’intervallo di radiazione è tra 10-1 e 102 che è il
famoso intervallo della radiazione termica che ci interessa. Già questo
ci dimostra che comunque vi è radiazione anche oltre questo
intervallo, ma è qui che vi è la quota importante di energia per quanto
riguarda un corpo nero. Quindi quando abbiamo parlato dello spettro
di emissione, abbiamo detto che vi è il campo del visibile che va da 0,4
μm a 0,7 μm. Perché per quanto riguarda la temperatura prima
abbiamo una progressione di 50K, poi di 100K, poi di 200 K e poi
anche di miglaia di K? Come è che abbiamo proprio 5762K, come mai
questa scelta? Perché questo valore è quello che viene ritenuto essere
la temperatura del sole, ma non la temperatura della stella Sole che è
diversa, è un corpo nero alla temperatura di 5672K emette una
radiazione molto simile alla radiazione solare quando arriva sulla
superficie terrestre e quindi ciò che arriva a noi del sole non è quello
che è partito, il sole emette ed è ad una certa T, ma un corpo nero
posto a 5762 K dà vita ad una radiazione molto simile a quella che
arriva sulla Terra. Quindi questo rappresenta la luce, ovvero quello
che arriva come onda elettromagnetica dal sole e quindi
l’irraggiamento solare che arriva a noi ha la caratteristica della curva
nera a 5762 K. Se io vado a vedere e vado a cercare il visibile, lo
spettro del visibile sta proprio nell’intervallo in cui l’intenistà
monocromatica direzionale e l’emissione monocromatica percepite
sono massime e quindi è facile pensare che l’occhio si è adattato
laddove l’informazione contenuta dall’onda elettromagentica è più
forte. Quanta energia arriva associata a quell’onda? Devo osservare
quello che entra complessivamente nella superficie e ciò ci viene detto
dalla E, e G è l’analogo per la ricezione. Quindi dal punto di vista
dell’energia emessa, che cosa sta emettendo questo corpo che si trova
a queste temperature, allora ecco che:

Quindi E è l’area sottesa da queste curve e più alta è la temperatura e


più grande è la E. Ovviamente per computare dovrei sostituire eλ,n con
questa funzione qui:
Comunque per fare questo integrale ci sono voluti diversi studi per
risolvero, alla fine Stefan e Boltzman hanno capito che questo
integrale poteva essere scritto come una costante detta di Stefan-
Boltzman per T4.
σ*T4 (Legge di Stefan-Boltzmann).
dove σ vale 5,67*10-8 (W/m2K4) e dobbiamo ricordarla perché ci
permette di fare un calcolo immediato considerando un corpo nero ad
una certa temperatura per calcolare la sua emissione globale. Ora
continuiamo a guardare il diagramma. I corpi reali che ci circondano
sono intorno ai 300K, quindi intorno la linea rossa che cade aldifuori
dell’intervallo del visibile e quindi l’emissione di onde
elettrromagnetiche di corpi che ci circondano non la vediamo ma
esiste ed infatti quando la luce del sole non c’è di notte, noi non
vediamo nulla se non introduciamo un elemento che sostituisce la
radiazione del sole come la lampadina che mi ridarrà uno spettro che
cadano in questo campo, un corpo a 2000 K o a 1000 K già qualcosa di
visibile me lo dà, ovviamente non è percepibile come quello che ho a
5762 K, però ho già qualcosa di visibile. Quindi noi vediamo i corpi
perché vediamo l’energia, ovvero le onde elttromagnetiche emesse dal
sole e che vengono riflesse dal corpo e siccome ogni corpo riflette
diversamente ecco che magari un corpo riflette una lunghezza d’onda,
uno ne riflette un’altra e quindi ci arrivano lunghezze d’onda diverse,
ma sempre onde elettromagentiche riflesse da quella luce che è
arrivata dal sole. Quindi capiamo un po' come è il discorso per quanto
riguarda lo scambio di onde elettromagnetiche e l’energia che
trasporta. Comunque questo diagramma è per i corpi neri che è una
apporssimazione di quello che fanno i corpi reali. Un’altra definizione
che si dà, ma è solo una difinizione, si tratta di creare un equilibrio
termico in un sistema costituito da un corpo nero messo all’interno di
una cavità con pareti adiabatiche e quindi non esce nulla e nemmeno
la radiazione e la radiazione verrà riflessa e quindi avremo un campo
di radiazione qui dentro e quando raggiungiamo l’equilibrio, la
temperatura che noi rileviamo è quella che chiamiamo temperatura
della radiazione del corpo nero. Questa è una definizione che si trova
citata anche leggendo più avanti in altri corsi, comunque noi non la
useremo negli esercizi.

Ora noi abbiamo detto che il corpo nero è un corpo ideale e quindi se
ci avviciniamo ai corpi ideali e quindi vogliamo iniziare questo
percorso per descrivere e fare dei calcoli su delle situazioni reali, il
primo passo è quello di caratterizzare come si comporta una
superficie reale, prendendo in riferimento il corpo nero e quindi dire
come una superficie reale emette in relazione a come emette il corpo
nero, considerando ovviamente entrambi i corpi che siano alla stessa
temperatura. Nasce così la definizione di emissività. Ora noi ci
concentriamo su questa, perché le altre due grandezze sicuramente
più dettagliate non sono molto disponibili e quindi non riusciamo ad
utilizzarle e quindi ci interessa l’emissività emisferica che è il rapporto
tra l’missione del corpo reale rispetto a quello che avrebbe emesso a
parità di temperatura il corpo nero.

Discorso analogo per l’emissione emisferica monocromatica:


Discorso analogo per l’intensità monocromatica direzionale e quella
direzionale che però sono difficili da utilizzare.

Questa figura cerca di rappresentare il significato da un lato


dell’emissione eλ,n e dalla definizione che abbiamo appena dato di
emissività emisferica, è immediato scrivere che:

Quindi, se io diagrammo il corpo nero, ovvero la curva rossa avrò il


comportamento che ho già commentato ampiamente, l’emissività
riscala quel valore del corpo nero e se io conosco l’emissività
monocromatica questa riscalatura avviene lunghezza d’onda per
lunghezza d’onda e quindi non è che abbasso la curva, ma cambio la
curva, perché lunghezza d’onda per lunghezza d’onda quella
emissività può essere diversa. Nel momento in cui io dicessi che ε λ è
costante allora l’emissività è una costante e sarebbe come se io ho una
grandezza che non cambia con la lunghezza d’onda ed il suo valore è
sempre lo stesso e quindi questa curva verde non ha più la forma
irregolare, ma chiaramente assume la forma d’onda della rossa,
chiaramente riscalata più in basso perché il corpo reale a pari T
emette di meno del corpo nero.
Quindi, ebbene un punto molto importante è quello che vediamo qui
che è messo in evidenza ed è la legge di Kirchoff. Kirchoff si è occupato
davvero di tante cose ed è riuscito a dimostrare che vi è una relazione
tra quel coefficiente di emissività e quel coefficiente di assorbimento
del corpo e questa relazione è quella che vediamo:

Quindi osserviamo come epsilon ed a sono uguali ai diversi livelli di


dettaglio e di nuovo per noi saranno di particolare interesse le ultime
due, ovvero il coefficiente di emissività globale, a parità di
temperatura è uguale al coefficiente di assorbimento, ed avremo
anche l’ugualglianza dell’emissività spettrale con il coefficiente di
assorbimento spettrale. Se quindi andiamo a considerare che il
coefficiente di assorbimento del corpo è maggiore o uguale ad uno e
che epsilon è uguale ad a, a per il corpo nero è uguale ad 1 cosa vuol
dire? Che espilon del corpo nero è uguale ad uno e quindi non vi è
nessuno corpo che può avere un emissione maggiore di quella del
corpo nero. Poiché negli altri corpi comunque epsilon deve essere
uguale ad a, ma negli altri corpi a<1 e quindi anche epsilon deve
essere <1 ecco allora che il corpo nero a parità di temepratura emette
di più di qualsiasi altro corpo.
Il corpo nero però non è rappresentativo dei corpi reali, perché solo
alcuni corpi in alcuni intervalli si comportano come corpi neri e quindi
quello che possiamo fare è cercare di mantenere una rapresentazione
semplificata ma che dista da quello del corpo nero e quindi in qualche
modo devo tenere presente che non tutto viene assorbito e che quindi
vi sono delle riflessioni e quindi il mio modello seppur semplificato
non può non tenere conto delle riflessioni. Quindi si arriva così all’idea
del corpo grigio che è un corpo che ha le poprietà elencate. In
particolare sono dei corpi con emissione diffusa e quindi emettono e
assorbono in maniera diffusa e quindi non ha importanza la direzione,
sia del loro assorbimento e sia della loro emissione e quindi a non
dipende dalla direzione, è sempre uguale e quindi aλγ ed aλ sono gli
stessi, l’altra affermazione è che l’emissività e di nuovo l’emissività ed i
coefficienti di assorbimento non dipendono anche dalla lunghezza
d’onda e quindi se non dipendono dall’emissività e dalla lunghezza
d’onda abbiamo un comportamento di a che è costante, sembrano forti
come imposizioni, come caratteristiche, però molti corpi reali hanno
un comportamento molto simile a questo modello. Quindi a non è più
uno, non è che tutto viene assorbito, non emette come il corpo nero,
però l’emissività e i coefficienti di assorbimento non dipendono dalla
direzione e neanche dalla lunghezza d’onda e quindi se ritorniamo a
quello che abbiamo detto appena, allor avremo che:

Ovviamente rimane la dipendenza


dalla temperatura. Quindi siamo in
quella situazione in cui la
emissione emisferica
monocromatica non è altro che
quello del corpo nero riscalata di
epsilon, ovvero come il caso visto
prima nel diagramma in cui avevamo ipotizzato l’emissività
monocromatica come costante. Ovviamente delle piccole differenze ci
saranno, ma sono così piccole che non porterà assolutamente a falsare
i risultati dell’analisi che stiamo facendo. Ora, prima di affrontare
l’ultimo passo per oggi, lo scambio, per ora ci siamo concentrati sulla
descrizione delle caratteristiche, ma ora poi andiamo a calcolare lo
scambio fra superfici.
Iniziamo mettendo all’inzio due superfici, quindi analiziamo lo
scambio termico fra due superfici, ipotiziamo che le due superfici
abbiano una certa temperatura che sarà costante nel tempo ed
uniforme su tutta la superficie, la cosa importante è anche capire che
perché vi sia uno scambio di energia attraverso irraggiamento, è
necessario che l’onda elettromagnetica che parte da una superficie
possa raggiungere l’altra, non tutte devono per forza raggiungere
l’altra, ma almeno qualche onda e quindi quello che si dice è che
qualche volta queste superifici si vedano in qualche modo, quindi se
noi appunto banalmente prendiamo due superfici che non vi è nessun
modo di congiungere un qualsiasi punto della superficie con quella
dell’altra superficie perché vi è qualche ostacolo che li separa, beh,
allora è difficile parlare di scambio termico fra quelle due superfici per
irraggiamento. Quello che noi ora scriveremo lo faremo pensando che
il mezzo che separa le due superfici non interferisca con lo scmabio e
quindi non cambia le caratteristiche dello scmabio o perché vi è il
vuoto o perché l’aria non perturba le caratteristiche delle radiazioni
che sta attraversando e questo si chiama mezzo trasparente
interposto alla radiazione. Noi l’obbiettivo finale è quello di calcolare
questo flusso netto scambiato e per fare questo dobbiamo calcolare il
flusso che da una superficie 1 va verso la 2 e il flusso che dalla
superficie 2 va verso la 1 ed è proprio da questi due che inziamo a
concentrarci e poi vedremo come calcolare la differenza. Quindi forse
quello che non abbiamo ancora detto è che l’ipotesi è che le due
superfici si comportino come due corpi neri e quindi iniziamo
studiando lo scambio termico per irradiazione tra due corpi o
superfici nere. Detto questo andiamo a considerare il seguente schema
per analizzare questo scambio termico:

Allora incominciamo a capire bene la figura, il resto risulta abbastanza


semplice: le due superfici sono quella grigia e quella gialla che sono a
temperatura costante ed hanno temperatura T1 ed T2. Noi partiamo
come abbiamo detto considerando un’area infinitesima su A 1 ed A2 che
sono dA1 e dA2 e poi dovremo integrare per trovare quello che accade
complessivmente su A1 e su A2. Incominciamo a sviluppare il
ragionamento sviluppando il flusso che da 1 va verso 2 e quindi se io
parto dalla definizione che ho di intensità direzionale, allora ragiono
su quantità infinitesime, perché sto ragionando sul dA1 e quindi:

Se andiamo a prendere quello che abbiamo scritto per l’intensità


direzionale è pari a dA*cosβ*dω e quindi da qua la definizione. Ora,
dobbiamo andare a dare un significato ai vari termini che compaiono
per poter procedere al calcolo di Φ1->2 . Per quanto riguarda l’intensità
direzionale del corpo nero sappiamo già molto, volendo quello che
possiamo ancora scrivere è che non è altro che la E1n/pi e questo
deriva dal fatto che il comportamento del corpo nero è diffuso e quindi
sappiamo che E1,n=I1γ.n*π. dA1 è quello che è, non vi è molto da
spiegare. Chiaramente noi ora stiamo analizzando il flusso che da A 1 va
verso A2 e quindi dA1*cosβ1 è molto chiaro. Ricordiamo che l’angolo
solido è l’angolo dato da un fascio di rette che intercetta una superficie
sulla semisfera di raggio r e quindi immaginiamo di avere la semisfera
che passa per la superificie gialla, immaginiamo noi di vedere questo
in una sezione, noi avremmo il raggio r, la semisfera e poi avremo la
superficie dA2 che magari è inclinata, in cui appunto la normale forma
con il raggio β2 .

Quindi noi per definire l’angolo solido dobbiamo trovare la superficie


sulla semisfera, quindi è qua la superficie che ci interessa e quella
superficie è proprio quel dA2*cosβ2 e quindi l’angolo solido dω1 è pari a:
Cosa abbiamo quindi ottenuto? Abbiamo ottenuto che:

Quindi, il flusso da 1 a 2 è pari a:

Ed innanzitutto vediamo che tutto l’integrale è una questione


puramente geometrica del come si vedono le due superifci, mentra la
parte di emissione sta fuori l’integrale che ci dice cosa sta emettendo.
Ora evitiamo di fare il calcolo da 2 a 1 che è assolutamente simmetrico
a quello da 1 a 2, ovvero:

Quindi, di fatto i due flussi hanno questo integrale doppio che è


assolutamente uguale. Quindi normalmente quello che succede è che
noi introduciamo un concetto che è quello del fattore di forma che è
definito in questo modo: tra una superficie i ed una superficie j
generica il fattore di forma Fij è definito nel seguente modo:
Questo avviene ovviamente se siamo nel caso di corpo nero, ma se non

siamo nel caso di corpo nero, l’osservatore quello che percepisce è la


radiosità J, però noi al momento stiamo studiando il corpo nero e
quindi possiamo definirlo così, però ricordiamoci che a denominatore
bisogna mettere tutto quello che parte da i e a numeratore tutto quello
emesso da i a j. Ora da questa ricaviamo subito che il flusso da i a j è
pari a:

Ora se confrontiamo questa struttura con quello che avevamo ricavato


prima, ora vediamo che il flusso ij è pari a:

Quindi tutto ciò dentro l’integrale corrisponde all’area per il fattore di


forma moltiplicato per E e quindi la parte in giallo corrisponde al
prodotto Ai*Fij.

E allora diremo che è abbastanza semplice che Fij, altro non è che:
Ora, è anche immediato, ma lo si vedeva anche da quello che avevamo
scritto prima che se facciamo AiFij=Aj*Fji perché i due integrali sono
assolutamente uguali. Questa relazione è nota come relazione di
reciprocità dei fattori di forma e poi come vediamo i fattori di forma è
una questione puramente geometrica come si può ben vedere dalla
definizione che abbiamo appena dato. Un’altra considerazione che
possiamo fare sui fattori di forma è pensando ad una cavità, se noi
pensiamo ad una cavità e quindi con delle superfici che formano una
cavità, sia questa una superficie i, noi abbiamo che questa superfcie i
in tutto fornisca un flusso Φi che ovviamente verso tutte le superfici e
quindi questo Φi lo posso pensare come:

Quindi se dividiamo per Φ1 troviamo:

ed ognuno di questi rapporti altro non è che il fattore di forma e


quindi questo può essere riscritto come:

Quindi ciò che se ne deduce è la sommatoria dei fattori di forma e


quindi:
Un’altra propietà che possiamo vedere sulle slide è quello della
propietà additiva che vuol dire che se io ho una certa superficie A2 ed
ho uno scambio tra A1 ed A2 ed A2 la penso composta da due superfici,
cioè la spezzo in due, allora se prima avevo il fattore di forma tra 1 e 2,
io posso dimostrare che quel fattore di forma tra 1 e 2 è dato dalla
somma di:

Quindi diciamo che vi è anche questa propietà additiva. Comunque


fare l’integrale doppio di Fij*Ai non è semplice, vi sono delle tabelle e
quindi anche dei casi notevoli che noi vedremo.
Ad esempio nel caso delle pareti parallele di estensione infinita, quello
che è emesso da 1 può arrivare da 2, quello che è emesso da 2 può
arrivare a 1, e siccome i corpi sono neri, quindi quello emesso da 1 non
può arrivare a sé stesso e lo stesso per due.

Ovviamente ricordiamo che la somma dei fattori di forma relativi ad


una superficie deve essere pari ad 1, quindi questo caso è davvero
molto semplice. Normalmente i fattori di forma vengono dati negli
esercizi, o vengono date delle tabelle. Nel caso di due superfici piane
infinite il fattore di forma è sconatto che non viene dato perché è un
caso notevole.

Questo caso invece è semplice in quanto F21 chiaramente, per forza


deve essere 1 in quanto tutto ciò che viene emesso da 2 deve andare
verso 1 e quindi F22 è automaticamente zero. Ciò che parte da 1 va su
2, ma essendo 1 una superficie concava chiaramente una parte della
radiazione emessa può ritornare ad 1 ed infatti F12 è pari ad A2/A1 e
quindi F11=1-(A2/A1). Questi sono casi semplici, poi vi sono casi più
complicati, qualcuno lo vedremo durante l’esercitazione, noi qui
vogliamo andare a saperci muovere all’interno di tutta la bibliografia
di questo argomento. Ultima considerazione prima di chiudere è
quella legata al fatto che se torniamo a quello che abbiamo scritto fino
ad ora, possiamo calcolarci il flusso netto:

Quindi in base a quello che abbiamo appena scritto possiamo dire che:
Ora, considerando che vale la relazione di reciprocità, possiamo
scrivere che:

Ora, però questa scrittura noi vediamo subito che posso interpretarla
attraverso analogia elettrica, pensando che vi sia un potenziale che è
(E1n-E2n), che vi sia un flusso tra 1 e 2 e che fra 1 e 2 vi sia una
resistenza termica:

Poi, possiamo anche ricordarci che Stefan e Boltzmann quel famoso


integrale lo hanno risolto e che quindi la E la posso scrivere nel
seguente modo:

Quindi come vediamo, siamo nel caso del corpo nero, in grado di
calcolarci il flusso, ma ovviamente dobbiamo conoscere il fattore di
forma tra le due superfici e dobbiamo applicare anche l’analogia
elettrica per risolvere i problemi. Se anziché avere due superfici ne
abbiamo tre allora potremmo disegnare il seguente analogo elettrico:

L’altro step è quello di utilizzare ora l’altro modello, che è quello del
corpo grigio, ma questo lo faremo la prossima lezione.

Potrebbero piacerti anche