Sei sulla pagina 1di 45

Termodinamica e trasmissione del

calore.

12/05/2021.
La settimana scorsa abbiamo iniziato il nostro discorso sulla trasmissione del
calore e sulle tre modalità che vengono utilizzate per la trasmissione del calore,
ovvero conduzione, convezione ed irraggiamento ed abbiamo iniziato a parlare
di conduzione ed in particolare modo abbiamo ricavato l’equazione generale
della conduzione che ci permette di studiare il problema della conduzione su
qualsiasi geometria, ovvero su qualsiasi corpo, abbiamo anche preso atto che
l’equazione è alle derivate parziali del secondo ordine, quindi analiticamente
impossibile da risolvere e quindi bisogna utilizzare metodi numerici anche
abbastanza complessi per risolverla in maniera completa ed abbiamo anche
detto qualcosa sulla fenomenologia della conduzione, quali sono le modalità
attraverso la quale avviene la trasmissione di energia termica tra un corpo o tra
due corpi ed ora iniziamo ad analizzare dei sistemi che possono essere
rappresentati in modo semplificato in modo tale da ricondurre l’equazione
fondamentale della conduzione ad una forma che possiamo risolvere
analiticamente. Come possiamo vedere l’approccio che avremo per tutta la
lezione è monodimensionale. Prima di entrare ad analizzare i casi che
riguardano degli esempi che sono oggetti e componenti di impianti che troviamo
anche nella realtà, che riguarderanno la geometria piana e quindi la parete e poi
la geometria cilindrica. Prima di entrare nell’esame di questi due casi, vogliamo
introdurre un concetto che troveremo utile nello studio di questi casi e più
semplice studiare sia i casi di conduzione, ma anche quelli di irraggiamento e
convezione applicando questo metodo che ora poi presenteremo.
Immaginiamo di avere uno strato di materiale attraversato da un flusso termico,
immaginiamo che questa superficie del materiale sia a temperatura T1 e
quell’altra a temperatura T2. In questa situazione è utile rappresentare questo
fenomeno che è tipicamente di conduzione perché il corpo passa da T1 a T2 per
conduzione ed è utile pensare a quella che viene chiamata analogia elettrica,
ovvero pensare che T1 e T2 sono il potenziale ai capi di una resistenza
attraversata da una corrente che per noi è il flusso termico Φ. Se chiamiamo R
una resistenza che però per noi è una resistenza conduttiva (può anche essere
convettiva o per l’irraggiamento) e allora è ovvio che noi possiamo scrivere che
ΔT= T2-T1=R*Φ
Qualche volta si ricorre, si vuole utilizzare come corrente, non tanto il flusso
completo ma quello per unità di area, per cui se voglio fare comparire come
corrente che è un Φ/A, identificherò una resistenza diversa da quella identificata
in precedenza:

Ovviamente φ è un flusso specifico, ovviamente tra R e ξ vi è una relazione,


perché questo R deve essere uguale a ξ/A e quindi:

Quindi se noi riusciamo a trovare come calcolare con una certa semplicità R,
vedremo come il calcolo del flusso termico note le temperature o il calcolo della
differenza della temperatura noto il flusso termico diventi molto semplice. Da un
punto di vista dell’unità di misura abbiamo a sinistra K e a destra con Φ dei W e
quindi la resistenza avrà una unità di misura pari a K/W. Un modo in cui
utilizzeremo molto questa scrittura è la seguente:

E spesso daremo come grandezza da calcolare il flusso termico e come


condizioni al contorno le temperature alle pareti. Questo è diciamo una prima
considerazione che sarà poi utile in tutte le applicazioni. La seconda
considerazione è quella che noi abbiamo detto che abbiamo un approccio
monodimensionale e per spiegare e cercare di capire bene cosa intendiamo per
approccio monodimensionale iniziamo dal primo oggetto, ovvero la parete.
Immaginiamo di avere una parte di parete che si prolunga, quindi noi
evidenziamo una sezione della parete che si sviluppa in direzione y, in direzione
z e soprattutto in direzione x. Questo è un oggetto tridimensionale nella sua
realtà, vicino di noi abbiamo sempre una parete che sono oggetti tridimensionali
e quindi parlare di monodimensionalità che significato ha in questo oggetto?
Beh, se noi immaginiamo che la monodimensionalità sia riferita alla x, vuol dire
che io immagino che la temperatura che in un oggetto tridimensionale dovrebbe
cambiare da punto a punto e quindi dovrei avere un campo di temperatura che è
descritto cambiando in tutti i punti ed inoltre dovrebbe cambiare nel tempo, se
appunto io dico che la
monodimensionalità ce l’ho
lungo l’asse x, affermo che la
temperatura evolve solamente
se mi sposto lungo l’asse x
oppure al passare del tempo.
Quindi quello che io sto dicendo
è che se io mi muovo lungo l’asse
x e quindi io prendo per esempio
dei punti, se prendo questo
punto interno e mi muovo nella
direzione x vedo delle
temperature che probabilmente
cambiano, soprattutto se
abbiamo una potenza termica
che sta attraversando la parete.
Perché vi è questa potenza
termica che sta attraversando la
parete? Perché vi sono delle
differenze di temperatura nella
parete, in particolare tra una faccia e l’altra. Ma tronando alla questione
monodimensionalità, se invece di muovermi lungo l’asse x io mi muovo lungo
l’asse y o mi muovo lungo l’asse z a partire dal punto rosso, io trovo invece
sempre la stessa temperatura, e quindi che io mi muova in y o in z non varia la
temperatura, la monodimensionalità vuol dire questo. Quindi quello che stiamo
affermando è che tutto il piano z-y, interno alla parete, si trovo tutto alla
temperatura identificato nel punto iniziale rosso, quindi tutto il piano si trova a
all stessa temperatura, Se mi sposto lungo x e vado a prendere un altro punto e
ripeto il ragionamento, osservo che il piano ortogonale ad x e passante per quel
punto si trova tutto di nuovo alla stessa temperatura che è quello del nuovo
punto identificato, quindi identifico delle superfici isoterme. Ora una cosa del
genere, senza pensare alla parete reale quando accade? Beh, accade quando
immagino per esempio che la parete lungo y e lungo z sia infinita, perché?
Perché se io avessi delle temperature diverse lungo per esempio l’asse y e allora
se io qui (punto verde a sinistra) ho una temperatura diversa rispetto a qui
(punto verde a destra) io dovrei avere un flusso perché ho un gradiente di
temperatura, ricordiamoci di quello che abbiamo detto sulla conduzione e
sull’ipotesi di Fourier e lo stesso discorso lo possiamo fare lungo z. Quindi se io
la parete la immagino infinita, al bordo finale della parete (quindi ad infinito),
che è infinita oltre io non ho nulla e questo per la definizione di infinito. Se non
abbiamo nulla io non posso scambiare nulla e questo vuol dire che se io
prolungassi fino all’infinito io ho un’ultima superficie dalla quale non può uscire
un flusso in questa direzione, in questa superficie finale non può uscire un flusso
che sarebbe un flusso lungo y, perché siamo all’infinito e quindi se non può
uscire significa che non ci possono essere gradienti lungo quella direzione e
quindi ecco che torniamo al fatto che io lungo quella direzione io non devo avere
variazione di temperatura.

Stesso discorso posso farlo in z pensato ad una dimensione infinita lungo y e


lungo z. Quindi in sostanza la dimensione monodimensionale in una situazione
ideale la realizzo immaginando di avere una dimensione infinita lungo y e lungo
z ed invece finita lungo x, quindi con uno spessore finito. Nella situazione reale
non avremo una dimensione infinita lungo y e lungo z, ma possiamo dire che le
dimensioni lungo y e z sono molto molto più grandi della dimensione lungo x e
quindi questo mi permette una approssimazione e semplificazione della parete,
come se fosse monodimensionale. Questo ragionamento poi lo possiamo
riportare quando parliamo del cilindro, stesso discorso. Quindi soprattutto a noi
interessano quando facciamo questi calcoli le pareti che dividono dall’esterno
perché saranno queste pareti dove durante l’estate vi sarà un flusso termico
verso l’interno ed in inverno verso l’esterno e quindi molte volte noi vorremo
calcolare quel flusso proprio per poter dimensionare l’impianto che deve
garantire condizioni di comfort se fosse come l’impianto di condizionamento di
cui noi avevamo già parlato. Allora ecco che la parte che ci sta di fronte o è di
lato, la calcoliamo in questo modo facendo delle approssimazioni: verso il centro
la parete si comporta molto vicino al comportamento monodimensionale, dove
la nostra rappresentazione monodimensionale diventa meno efficace è quando
la parete incontra gli spigoli e nei calcoli che si fanno bisogna tenere conto di
questi pezzetti di parete dove la situazione non è più monodimensionale e che
prendono il nome di ponti termici, nono sono cose che sono fondamentali per
l’esame ma è per la nostra conoscenza e vi sono anche
delle normative che spiegano come farlo, ma normalmente
diciamo che il primo conto che si fa anche a livello
progettuale è prendere la superficie della parete e dare il
calcolo come se fosse monodimensionale. Ora vedremo
come si fa questo calcolo e abbiamo capito quale è il
modello che utilizziamo e vediamo ora come si fa il calcolo.
Iniziamo e qui usiamo la tecnica che abbiamo visto che
funziona abbastanza bene, vado a prendermi il disegno
sulle slide, ma poi preferiamo sviluppare il ragionamento.
Stiamo considerando una parete piana con
comportamento monodimensionale, che ha uno spessore s
e quindi ha una faccia x1 ed x2 con una a temperatura T1 e
l’altra a temperatura T2. Cosa volgiamo calcolare? Vi è una
differenza di temperatura e quindi per conduzione vi sarà un
certo flusso Φ. In questo primo esame andremo a considerare
come se la parete fosse fatta tutta dallo stesso materiale e quindi
abbiamo una parete monostrato. L’equazione della conduzione
ricordiamo che in forma generale è la seguente:

dove qv è la generazione di energia per unità di volume e l’ultimo termine dopo


l’uguale è il termine per il transitorio. Dopodiché, il fatto che sia
monodimensionale vuol dire che non vi sono i gradienti lungo y e z e quindi
nell’approccio monodimensionale l’equazione da risolvere diventa questa:
facciamo però delle ipotesi: siamo in condizioni stazionarie quasi sempre, tranne
l’ultimo caso che considereremo forse oggi, in cui consideriamo il caso del
transitorio. In questo caso considero nullo il termine qv e considero λ=λx una
costante e quindi vado ad applicare l’ipotesi di stazionarietà e mi ritrovo quindi
con:

Quindi questo significa che dT/dx è una costante che noi indichiamo con il
simbolo M:

E quindi troveremo che T è uguale a:

Ora sappiamo che per calcolare M ed N dobbiamo conoscere delle condizioni al


contorno in questo caso e quindi andiamo imporre le condizioni che ad x1 la
temperatura sia T1 e quindi che T2 sia la temperatura in x2, ovvero:

se sottraiamo membro a membro troviamo subito che:

N ovviamente è andata via e troviamo quindi che la costante M è uguale a:


e che quindi N a questo punto la posso scrivere:

Quindi, T diventa uguale a:

E quindi alla fine troviamo che:

Se noi stiamo pensando che T1>T2 e quindi il flusso vada nella direzione
rappresentata, ecco che quel termine (x1-x2) è negativo e quindi
troviamo che questo è come un meno e quindi partiamo da T1 e
scendiamo e quindi dentro questa parete il profilo di temperatura è
rettilineo. Se chiamiamo s il termine x1-x2, allora possiamo
riscrivere T uguale a:

Ora, oltre a vedere o a calcolare l’andamento della temperatura all’interno della


nostra parete, spesso siamo interessati a calcolare il flusso e quindi l’andamento
della temperatura è utile conoscerlo, se per esempio ritorniamo al discorso della
parete di un edificio che divide ambiente interno da quello esterno, noi
dobbiamo pensare che questo è il profilo ma che all’interno della parete vi è
anche una certa permeabilità dell’acqua e del vapore d’acqua e quindi tornando
all’aria umida abbiamo permeabilità, minima di aria e vapore d’acqueo e quindi
attraverso la parete vi è anche vapore d’acqua alla pressione parziale dell’aria,
quindi il discorso che abbiamo già fatto qualche lezione fa, ma cosa ci interessa
capire? Che abbassandosi la temperatura, a mano a mano che il vapore d’acqua
non diventi liquido, perché se la temperatura si abbassa di molto, il vapore non
solo diventa liquido ma potrebbe diventare solido e quindi per esempio la
conoscenza dell’andamento della temperatura all’interno della parete è uno di
quei andamenti che mi permette di vedere se esiste questo rischio o meno.
Andiamo ora a scrivere quanto vale il flusso che attraversa la parete, quindi
l’altro dato che interessa per dimensionare l’impianto, e allora partiamo da
Fourier:

Dove A è la superficie che attraversa il flusso, ovvero la superficie frontale della


parete. Facendo la derivata di dT/dx, ovviamente dalla formula di prima trovo
che:

Il quale è uguale (e qua lo scrivo già in quella forma di (T1-T2)/R):

quindi mettiamo in evidenza al denominatore la resistenza del nostro


monostrato, è una resistenza di tipo conduttivo ricordiamoci, quindi cd sta per
conduttivo. Questo risolve sostanzialmente il caso della parete piano
monostrato. Però le pareti di casa sono multistrato, ovvero fatti da più strati di
questi materiali e quindi possiamo trovare mattoni, intercapedini, l’isolante e
quindi ecco che lo schema a cui fare riferimento diventa questo:
Nel quale, come vediamo, abbiamo sempre le superfici estreme della parete che
indichiamo a T1 e T2 e poi qui abbiamo tre strati: a, b e c e sono di spessore
diverso e con caratteristiche diverse e quindi caveremo le conduttività dei
materiali che saranno diverse, ovvero λx, λy, λz che sono diversi tra di loro. Ecco
qui che se troniamo a prima, quello che abbiamo scritto è che quella parete di
prima la posso schematizzare elettricamente con una sola resistenza e quindi:

quindi io avrei potuto calcolare non subito quale era Φ sapendo T1 e T2,
sapendo s, la superficie della parete e la conduttività del materiale. Se andiamo
al caso di più strati, ad ogni strato posso applicare lo stesso ragionamento, per
esempio tra lo strato 1 ed lo strato 2, io ho la stessa situazione e quindi io posso
rappresentare, vediamo subito come passiamo alla analogia elettrica senza
sviluppare tutti i calcoli come prima, quindi parto dal potenziale che è la
temperatura T1, arrivo alla temperatura dell’interfacci A-B, ho la resistenza del
tratto in A, del tratto in B, avrò la temperatura dello strato BC, poi avrò la
resistenza dello stato C ed infine avrò la temperatura T2:
Quindi diciamo che è più ipotizzabile, è più verosimile che si conoscano le
temperature agli estremi anziché conoscere le temperature negli strati
intermedi, in cui il nostro calcolo sarà quello di stabilire il flusso Φ che
attraversa tutte queste resistenze, ma di legarlo a tutte queste temperature
estreme perché sono le quantità che noi conosciamo. Quindi:

Dove Rtot è la resistenza totale che viene attraversata dal flusso termico Φ. Qui
siamo di fronte a resistenze in serie e quindi sappiamo bene che si tratta di fare
la somma delle resistenze. Ognuna di queste resistenze si esprime come
abbiamo visto prima, ovvero:

La resistenza totale è quindi la somma delle singole resistenze e quindi


generalizzando, posso dire che per una parete multistrato, posso scrivere che il
flusso è pari a:

Ora essendo A sempre uguale, quindi queste sezioni attraversate dal flusso sono
sempre le stesse e allora posso anche scrivere che:
L’inverso di questa sommatoria è anche chiamata conduttanza della parete che è
pari quindi a:

Per quanto riguarda il calcolo delle temperature, se conosciamo il flusso, questo


flusso è anche uguale a:

e quindi se il flusso lo abbiamo calcolato T1 lo conosciamo, conosciamo la


resistenza in A e quindi posso calcolarmi Tab. L’andamento della temperatura in
ogni strato è rettilineo perché vale quanto trovato prima e quindi se calcoliamo
le temperature intermedie posso tracciare il profilo di temperatura, come il
seguente:

La pendenza dell’andamento della temperatura nello strato dipende dalla


resistenza e questo quindi significa che questo è la retta che ci dice come varia T
lungo x e quindi qui abbiamo lo spessore del materiale come ovviamente è noto
T1 e T2 e quindi devono essere note le due temperature e se noi andiamo a
pensare come calcolare il ΔT esso è legato a questo valore della resistenza e
quindi essendo il flusso che attraversa gli strati sempre lo stesso, ecco che allora
l’ampiezza di questo ΔT nello strato è legato alla resistenza e quindi tanto più
alta è la resistenza della parete e quindi tanto più alto è il ΔT e quindi tanto più la
parete è isolante e tanto maggiore è la caduta di temperatura in quella parete e
questo quindi funziona perché il flusso lungo tutta la parte è lo stesso. Perché
devo avere la stessa potenza trasmessa? Pensiamo di prendere la parete
multistrato e consideriamo di avere un flusso Φ che entra ed il flusso Φ’ che esce
e quindi questo è il nostro sistema termodinamico, se noi andiamo a considerare
il primo principio troviamo che:

E quindi l’energia interna ovviamente è legata alla temperatura, ma quello che


dobbiamo mettere in evidenza è che se questo Φ non è uguale a Φ’ allora io di
sicurò avrò una variazione di energia nel tempo e quindi avrò una variazione di
temperatura nel tempo, ma questo contrasta con l’ipotesi di stazionarietà che
abbiamo fatto, perché anche qui valgono le stesse ipotesi che avevamo formulato
là applicando le stesse ipotesi, ovvero che qv=0, che λ è costante e che il caso è
stazionario. Quindi capiamo che se io qui non arrivo a zero non sono più in
condizioni stazionarie e quindi il flusso che attraversa A deve essere quello che
attraversa anche B, C e che poi esce. Quindi se il flusso è lo stesso e se strato
dopo strato cambio resistenza, allora la variazione di T lungo x deve adeguarsi
alla variazione di resistenza. Questo ragionamento ci sarà molto utile un po' più
avanti quando affronteremo il transitorio termico, dicendo che quando più è alta
la resistenza e tanto più alta è sicuramente la differenza di temperatura. Quindi
passiamo al caso subito dopo che è quello di guardare ad una parete multistrato
dove al contorno non abbiamo più l’imposizione di un valore di temperatura,
ovvero non ipotizziamo più di conoscere le temperature estreme delle due
pareti esterne, ma invece ipotizziamo di conoscere le condizioni di convezione,
perché è interessante fare questo caso? Ora lo vediamo:
Allora se torniamo di nuovo all’esempio della parete domestica, anche in questo
caso come in molti altri casi, è difficile pensare di sapere facilmente la
temperatura della parete, perché ho l’andiamo a misurare, perché ci serve un
termometro adatto che vada a fare su più punti la misura della temperatura su
quella superficie, oppure diciamo che quella modalità di calcolo che abbiamo
appena definito diventa poco utilizzabile, perché se io non conosco T1 e T2 non
posso calcolarmi questo flusso e quindi se non riesco a calcolare il flusso non
riesco a calcolarmi le diverse temperature intermedie. Più comune è invece
conoscere la temperatura del fluido che confina con quella parete ed appunto se
parliamo dell’edificio parliamo della temperatura dell’ambiente interno ed
esterno che sono valori che misuriamo frequentemente e per l’ambiente esterno
possiamo avere tutti i dati meteo-storici, mentre per l’ambiente interno,
ritornando al discorso del condizionamento, io so tutte le condizioni che
l’ambiente interno deve avere per garantire le condizioni di comfort e quindi io
posso ipotizzare quali valori voglio all’interno, poi dovrò costruire degli impianti
che mi permettono di ottenere quei valori, ma quindi stabilire quale sia la
temperatura del fluido da un lato e dall’altro rimane una operazione più
semplice, anzi l’unica che sostanzialmente si fa e quindi noi come condizione al
contorno non possiamo partire dalla conoscenza della temperatura della parete,
ma dobbiamo partire dalla conoscenza della convezione. Quando diciamo
abbiamo accennato alla convezione, abbiamo detto che essa si calcola come:

dove α è il coefficiente di scambio convettivo. Ebbene, se anche qui applichiamo


l’analogia elettrica noi troviamo che:
Dove chiaramente 1/(α*A) = Rcv. E allora l’analogia elettrica in questo caso la
possiamo di nuovo utilizzare, considerando che il potenziale da cui parto è la
temperatura del fluido da un lato e che quindi avrò una resistenza convettiva,
avrò quindi Tf1, Rcv,1, T1, e così via seguendo tutta la parete fino alla convezione
esterna:

Una volta che abbiamo fatto questo schema il più è fatto perché sappiamo come
scrivere queste resistenze, A è sempre lo stesso e quindi possiamo scrivere le
resistenze in maniera esplicita:

La resistenza totale ovviamente è la somma di queste resistenze in serie e quindi


abbiamo che:
Quindi questo lo possiamo scrivere raccogliendo A e quindi avremo:

A questo termine viene indicato come U ed è chiamata trasmittanza termica


della parete.

E quindi sinteticamente la relazione normalmente la scriviamo come:

per calcolare il flusso attraverso una parete multistrato con convezione.


Tutto il problema di convezione si racchiude sul calcolo di α che ancora noi non
abbiamo fatto e quindi lo faremo parlando della convezione, al momento lo
usiamo per dire che ci serve la conoscenza di questo coefficiente che dipende dal
fluido e da tutta una serie di condizioni e quindi su α accettiamo per ora che esso
è un simbolo di cui dovremo imparare sia il significato fisico e sia il modo di
calcolo. Per quanto riguarda la trasmittanza, noi vediamo che nasce
sostanzialmente, è l’inverso delle resistenze in serie, resistenze legate ad un
flusso specifico perché abbiamo tolto la superficie, dato che la superficie è tutta
uguale, possiamo raccoglierla, la portiamo fuori e quindi ci rimane questo
termine che comunque è un indicatore di un inverso della resistenza e quindi
vediamo subito che avendo a primo membro il flusso allora U è misurato in
W/m2*K e dopodiché il ragionamento è ovviamente è una parete che abbia una
trasmittanza elevata soggetta, tipo io ho una parte che ha venti gradi all’interno
e zero gradi all’esterno, la parete della casa ha una trasmittanza di 2, mentre
quella dell’altra casa ha trasmittanza di 1, è chiaro che la parete più isolante è
quella con trasmittanza 1, perché infatti il flusso sarebbe più basso e la
trasmittanza normalmente sta anche sotto 1, ormai per le pareti si tende a stare
sotto 1, anche in modo significativo, tipo 0,4, però diciamo è inutile fornire dei
valori di trasmittanze, a parte che sono valori che si trovano facilmente e
conoscendo i materiali e gli spessori si possono calcolare immediatamente. Molti
esercizi ci chiedono solo di calcolare queste semplici relazioni, gli esercizi
giocano sempre su queste relazioni che stiamo scrivendo, non vi è molta
fantasia. Andiamo a vedere invece un altro caso che nel senso che andiamo a
considerare un caso in cui vi è generazione di calore e come vediamo dallo
schema torniamo sul singolo strato al fine di non complicarci molto la vita,
perché già questo esempio ci consente di capire molte cose:

Ripartiamo dalla parete piana con comportamento monodimensionale, ma con


all’interno generazione di calore, lo spessore s diciamo è come abbiamo
utilizzato prima tra x1 ed x2 e la cosa che qui ci differenzia è che le due pareti
estreme le immaginiamo alla stessa temperatura e questa è solo un’ipotesi,
potrei mettere benissimo due temperature diverse, ed al posto di avere la
temperatura potrei pensare di avere la convezione come nel caso precedente. Il
problema si affronta avendo ben nota
l’equazione della conduzione e la
scriviamo in forma monodimensionale, ma questa volta qv è diverso da zero, il
caso è stazionario e λ è costante, per cui dobbiamo risolvere questa equazione:

che ovviamente ci dice subito che:

Quindi avremo che:

Ed andando ad integrare una seconda volta mi ritrovo:

Quindi già da questo vediamo che abbiamo un andamento parabolico.


Imponiamo le condizioni al contorno, ovvero, qui dovrei mettere x1 ed x2, per
semplificarci i passaggi io dovrei mettere x1=-l ed x2=+l quindi l’ascissa 0 cade
esattamente a meta:
Quindi trovo, se imponiamo di lavorare su +l:

oppure se lavoriamo su -l:

Se sottraiamo membro a membro troviamo che:


C2 a questo punto risulta ovviamente pari a:

Avendo note adesso C1 e C2 troviamo finalmente il valore di T che è pari a:

Quindi, sistemando la formula possiamo anche scrivere che T è uguale a:

e questo ci porta a poter dire che: uno era parabolico e quello era già stato capito
prima osservando la struttura e qui grazie alle condizioni simmetriche abbiamo
un profilo simmetrico con picco massimo allo 0 e quindi il profilo della
temperatura è il seguente:

che cosa vuol dire avere questo profilo, come quello


che abbiamo rappresentato? Pensiamo al flusso
termico, qui si sta generando calore, pensiamo
sempre al primo principio e qui dentro allo schema il
flusso totale è qv*V dove V è il volume. Con queste
condizioni e quindi con temperature più alte al
centro, io dovrò per forza avere un flusso che esce
così e me lo dice proprio queste due pendenze
perché il flusso, per Fourier è legato ai gradienti,
infatti applicando Fourier abbiamo:
Ora la superficie in questo caso è sempre la stessa perché è quella ortogonale al
flusso, dT/dx quanto vale? Dobbiamo considerare la relazione di prima e quindi
questo mi porta a scrivere che:

E quindi possiamo scrivere che:

Ed ovviamente a mano a mano io procedo partendo da zero, quindi dal massimo,


io avrò un flusso che cresce a mano a mano che mi sposto perché cresce la
quantità di calore generato. Questo A*x è il volume generato, cioè partendo 0 ad
x io considero il volume interessato da questo flusso che si deve spostare ed
ovviamente se io sono in x negative, trovo un flusso negativo, perché va in senso
contrario alle x crescenti e quindi possiamo dire che:

Ovviamente qui ci vengono esattamente uguali le due


Φ, ma se io una temperatura la mantenessi più alta
dell’altra
avrei dei
flussi diversi da
un lato e
dall’altro. Per noi
qv vi è su ogni
elementino di volume. In questo caso il segno di Φ non è come quello analizzato
nel sistema termodinamico, ovvero non è legato al fatto che entra o esca dalla
parete, ma è legato solo al fatto che sia concorde o discorde al verso positivo di x,
perché in un sistema termodinamico tutti e due sarebbero dei Φ negativi, in
quanto ambedue tendono ad abbandonare la parete. A questo punto possiamo
cambiare geometria, avendo visto la generazione di calore nella parete,
possiamo passare all’altra geometria che è quella cilindrica. Se qui l’esempio è
quello della parete residenziale che si può applicare in qualsiasi caso in cui è
ragionevole usare in prima approssimazione il caso monodimensionale, nel caso
della geometria cilindrica, i casi che ci vengono in mente sono quelli dei condotti
ovviamente, delle tubature che possono essere in realtà, costituenti degli
scambiatori di calore e lo vedremo appunto quando osserveremo gli scambiatori
di calore e quindi non sono solo le tubature, ma anche i fili della corrente o
oggetti simili che come abbiamo già detto possono essere interessanti per
vedere a che temperatura si pone l’isolante perché da un lato deve consentirmi
di toccare il filo senza scottarmi e allo stesso tempo di consentire al materiale
isolante stesso di mantenere inalterate le sue proprietà. Ritornando brevemente
al caso di generazione interna di calore, l’analogia elettrica non è molto utile e
quindi si preferisce procedere come visto. Diciamo che in questo caso, nel caso
con generazione, proprio perché quelle che possono cambiare sono le condizioni
al contorno, non conviene partire dal risultato finale, ovvero che la temperatura
ha quell’andamento parabolico o che il flusso abbia quel andamento lì, quindi
sviluppiamo direttamente il calcolo integrando semplicemente questa facile
equazione di partenza:

Quindi così siamo attenti a mettere le condizioni giuste, ovvero C1 e C2


assumono quei valori perché abbiamo messo quelle condizioni al contorno, se le
cambiano anche C1 e C2 cambiano.
Ora passiamo al caso della geometria cilindrica, passando al caso di un cilindro
cavo indefinito. Partiamo dunque da un cilindro che
è cavo all’interno, ovvero la parte gialla interna,
mentre il materiale occupa lo spessore della parete
che costituisce il cilindro, quello che va da r1 ad r2.
Nel caso della simmetria cilindrica dobbiamo
utilizzare il laplaciano delle coordinate scritte in un
altro modo rispetto a quello delle coordinate cartesiane. Anche qui siamo in un
caso monodimensionale, ma qui che cosa significa essere in un caso
monodimensionale? Vuol dire che la temperatura varia solo lungo il raggio ed
eventuale se il fenomeno non è stazionario anche nel tempo. Mentre le altre
coordinate, la z lungo l’asse del cilindro e l’altra coordinata che è indicata con θ o
con φ consideriamo che sono ininfluenti, ovvero la temperatura rimane costante
se io mi muovo o lungo z o lungo θ e quindi trovo la stessa temperatura se mi
muovo lungo la circonferenza o lungo z o parallelamente all’asse z, quindi
cambia solo se mi muovo lungo r, quindi nel caso monodimensionale,
stazionario abbiamo che:

dove r*dT/dr sappiamo che è il pezzo di laplaciano che ci rimane quando non
abbiamo variazioni lungo z e lungo θ. Quindi
dicevamo che questo non abbiamo generazione di
volume, siamo in condizioni stazionarie, λ è
costante e quindi l’equazione che dobbiamo
risolvere in sostanza è questa:

Ora, per essere uguale a zero che cosa vuol dire?


Significa che questa derivata sta derivando qualcosa che è costante e quindi
avremo che:

Quindi, manipolando ed integrando avremo in sostanza che:


Quindi ancora una volta se imponiamo come condizioni al contorno che ci sia T1
e T2, rispettivamente quando siamo in r1 ed r2, allora avremo che:

Quindi se noi sottraiamo troviamo che:

Quindi in sostanza abbiamo che C2 è andato via, ovviamente e C1 allora è uguale


a:

Quindi questo vuole anche dire che allora C2 sarà uguale a:

e quindi in conclusione abbiamo che T è uguale a:

Quindi abbiamo, sistemando la formula, che T è uguale a:


Molto spesso si preferisce, dato che vediamo che r1 è più piccolo di r2, quindi è
negativo, allora si preferisce scrivere T nel seguente modo:

Ora la prima grande diversità, immagino che ce ne siamo già accorti, sta nel fatto
che l’andamento della temperatura nello strato cilindrico, qui siamo su un unico
strato, è un andamento non più lineare, bensì logaritmico, quindi non è lineare
come accadeva invece nel caso della parete piana. Possiamo fare ancora l’ultimo
step per il cilindro monostrato, calcolandoci il flusso applicando sempre Fourier
e facendo questa volte, qui, dT/dr, quindi in direzione del gradiente di
temperatura che abbiamo ed attenzione a questo A, perché abbiamo che T1>T2
questo flusso che sta viaggiando così, sta viaggiando così ma come sempre Φ è
sempre lo stesso, perché se non cambia l’energia interna e noi siamo in
stazionario, ma le superfici che sta attraversando variano, dalla superficie
interna fino a quella esterna e quindi l’area attraversata dipende dal raggio in cui
io mi ritrovo:

Quindi abbiamo che A è 2*π*r*l, per quanto riguarda la derivata fatta rispetto ad
r vediamo subito che deriva dall’espressione ricavata prima di T e quindi posso
scrivere che:

Ovviamente ricordiamo che qui la superficie A è


funzione del raggio che però si elimina in quanto me
lo ritrovo sia al numeratore e sia al denominatore,
ed ancora una volta quello che abbiamo appena
scritto lo possiamo riscrivere come:
Quindi mettiamo in rilevanza la famosa struttura che ci permette di mettere in
risalto l’analogia elettrica e di mettere in chiaro chi è la resistenza termica in
caso di geometria cilindrica:

Allora, abbiamo visto come calcolare quindi il flusso che attraversa uno strato
cilindrico ed ovviamente anche in questo caso ci possiamo porre il problema di
capire che cosa accade quando di strati ne abbiamo più di uno e per fare questo
quindi prendiamo questo schema:

Prendiamo questo schema, qui la parte


interna di nuovo cava e quindi qui faremo il
caso direttamente multistrato con
convezione, quindi oltre ad esserci lo
scambio termico convettivo con l’interno,
vi è anche uno scambio termico convettivo
all’interno e quindi oltre ad avere una
temperatura Ti, abbiamo anche il
coefficiente di scambio convettivo αi.
Ancora una volta andiamo ad utilizzare
l’analogo elettrico, l’analogia elettrica e quindi se partiamo dall’interno noi
abbiamo un fluido alla temperatura Ti, poi abbiamo una resistenza convettiva,
ma qui ricordiamo che la superficie in geometria cilindrica cambia e quindi devo
sempre specificare che stiamo considerando la superficie dalla parete laterale
del cilindro, quindi raggiungiamo r1, poi siamo nell’interfaccia tra temperatura
Tb e Tc, poi siamo nell’interfaccia tra Tb e Ta, il terzo strato di nuovo è per
conduzione fin quando non ci ritroviamo al raggio r2, ed infine abbiamo la
convezione all’esterno, quindi abbiamo Te. Quindi per le resistenze di
conduzione utilizziamo la formula riportata sopra, quindi lo schema elettrico che
otterremo è il seguente:
Ancora una
volta tutte
queste

resistenze che sono in serie sono attraversate dallo stesso flusso termico e allora
il flusso termico Φ lo posso scrivere anche come:

quindi io devo sommare la resistenza di tutte gli strati definiti da un raggio


inferiore e superiore che definisce lo spessore dello strato e che ha una certa
conduttività e poi abbiamo i due termini della convezione. Ora ricordiamo che
noi abbiamo scritto, parlando di parete piana multistrato, abbiamo introdotto la
trasmittanza termica che permetteva molto di compattare la scrittura e per fare
ciò noi avevamo raccolto il termine A che era la superficie attraversata, qui la
superficie attraversata cambia, quindi si può fare la stessa operazione ma devo
decidere che cosa raccogliere, e allora decidiamo di raccogliere la superfice Ai e
allora posso scrivere che:

Quindi nella parte


sinistra abbiamo
ancora una trasmittanza, ma siccome abbiamo raccolto Ai, viene indicata come
UAi, ovvero trasmittanza riferita alla parete interna ed ovviamente avremmo
anche aver potuto raccogliere Ae
e quindi avremmo potuto avere
una trasmittanza riferita alla
parete esterna. Questo è
importante per capire quando
viene fornito un dato, perché se
questi condotti sono usati in
scambiatori e quindi viene
fornita la trasmittanza è
importante sapere se questo
dato di trasmittanza è riferito
alla superficie interna ed una
esterna al fine di sapere quanto
flusso riesce a condurre lo
scambiatore, perché le
condizioni di calcolo cambiano e
se noi non lo sappiamo non
siamo in grado di fare un calcolo corretto. Quindi questo elemento, cioè questa
informazione, la trasmittanza è una informazione reale che viene fornita, a cui
possiamo accedere, ma con l’attenzione di verificare che ci dicano a che cosa è
riferita altrimenti diventa un dato poco utilizzabile, nella parete piana il
problema non si pone, perché la superficie della parete è sempre la stessa. Prima
di passare anche qua a vedere che cosa succede nel caso di cilindro con
generazione di calore come fatto con la parete piana, vogliamo evidenziare un
altro aspetto che si ha sulla parete cilindrica ed è legata al fatto di dover
considerare che cosa succede al flusso termico, considerando sia all’interno e sia
all’esterno la presenza di uno scambio con un fluido e quindi convettivo, che
cosa succede se io modifico il raggio r, ovvero se aumento o diminuisco lo
spessore dello strato.
Abbiamo voluto mettere due strati e non uno per fare capire che non importa se
abbiamo uno, due o n strati, quello che conta è l’ultimo strato, lo spessore, il
variare dell’ultimo strato. In base a quello che ci siamo appena detti, possiamo
rappresentare quello che succede con l’analogia elettrica nel seguente modo:
Vediamo come scrivere le resistenze:

Ora, se io voglio capire che cosa succede sostanzialmente a questo flusso, dato
che T1 e T2 non cambiano perché sono fissate, allora
comprendiamo chiaramente che quello che accade al
flusso in realtà dipende da come varia Rtot e quindi da
come varia chiaramente r, che è il nostro raggio
variabile:

Quindi mi interessa capire come varia la resistenza totale al variare di r e quindi


questo primo termine, questa prima resistenza non varia al variare di r e quindi
ciò che è importante è capire che cosa accade sull’ultimo strato, e sull’ultimo
succede che da un lato varia r e dall’altro lato varierà anche Ae, in quando Ae è
uguale chiaramente a 2*π*r*l. Ora andiamo a scrivere quindi la seguente
derivata:
Quindi osserviamo che essa sarà pari a:

Otteniamo quindi che:

quindi per capire che cosa succede, dobbiamo capire anche dove abbiamo dei
punti di minimo e di massimo di questa resistenza, ovviamente un minimo di
questa resistenza significa ad un massimo del flusso e quindi mi chiedo quando è
uguale a zero.
È vedo che è uguale a zero, per un valore del raggio che chiamo raggio critico
pari a:

Ora, questo diciamo cosa vuol dire? Noi abbiamo due effetti, vediamo che
abbiamo la resistenza conduttiva e quella convettiva, e quando aumentiamo lo
spessore di questo strato, queste due resistenze si modificano in direzione
contraria, ovvero una aumenta e l’altra diminuisce e quindi dipende quale di
questi due effetti prevale. Il fatto di avere uno zero significa, e questo lo si può
vedere con la derivata seconda che abbiamo un minimo e quindi esiste un punto
in cui in realtà ho un flusso massimo. Se andiamo a prendere le slide, esse ci
possono aiutare, perché abbiamo la resistenza convettiva che all’aumentare del
raggio diminuisce e la resistenza conduttiva che all’aumentare del raggio
aumenta, il risultato, la somma delle due, ha un
risultato in cui la resistenza ha un valore minimo. Quindi se noi eravamo partiti
da un certo valore di spessore inziale per cui avevamo una certa resistenza di
partenza, aumentando lo spessore di quello strato abbiamo diminuito la
resistenza e dobbiamo ritornare a quei livelli raffigurati a destra nel diagramma
per ritornare alle condizioni iniziali e quindi da qui in poi l’aumento del raggio
costituisce effetti un aumento della resistenza.

Ora nella gran parte dei casi reali non abbiamo neanche da porci la domanda,
perché lo spessore iniziale con cui viene prodotto il condotto cilindrico ci pone
già in queste zone a destra, diverso in alcuni casi è che può succedere che ci
troviamo vicino a quella zona, e allora l’ha senso porsi il problema. Ovvero, nel
99% dei casi, un aumento dello spessore comporta un aumento della resistenza,
però è importante che noi siamo a conoscenza di quel comportamento, perché
dobbiamo essere sensibili che in certe occasioni ci dobbiamo porre la domanda.
Quindi dipende il raggio critico sia da λ e sia da αe, alpha normalmente se questo
è esposto all’aria e non vi è qualcosa che forza la convezione siamo introno a
valori della decina, quindi se io sopra ho un isolante che già parte da valori di
0,002 e lo divido ancora per 10, il valore del raggio critico diventa molto piccolo,
certo se ho del rame il discorso è diverso perché la conduttività è pari a 400 e
quindi avrei un raggio critico di 40 m, ma difficile che abbiamo solo rame e che
quindi lo strato su cui stiamo discutendo sia solo di rame e quindi come
dicevamo ci vuole un po' di attenzione, è un fenomeno che alle volte può
risultare anche utile, pensiamo al filo della corrente, se fossimo nelle condizioni
di raggio critico quando andiamo a rivestire e allora aumentare lo spessore
significa aumentare la dispersione che noi abbiamo il che può essere un
andamento positivo, perché significa non fare riscaldare troppo comunque il
materiale all’interno ed un effetto sicuramente di nuovo che si può vedere o che
per lo meno
casi in cui
abbiamo dei fili
percorsi da
corrente che
hanno del
calore generato

internamente e quindi vi è bisogno di scambiare calore con l’esterno, altrimenti


ne aumenta l’energia interna e quindi abbiamo temperature sempre in aumento;
quindi un caso di fili molto piccoli che vengono rivestiti da un sottilissimo stato
di rivestimento isolante, come i fili degli avvolgimenti dei motorini elettrici per
modellistica, in quei casi da un lato si vuole l’isolamento per avere l’effetto spira
e magari aggiungere un materiale isolante attorno ad un diametro molto piccolo
e quindi magari essere vicini alle condizioni del raggio critico e quindi
probabilmente diminuire la resistenza e questo può essere benefico perché da
un lato io isolo elettricamente e dall’altro lato agevolo lo scambio termico il
quale è una cosa necessaria. Quindi ci sono degli esempi possibili in cui questa
situazione può essere interessante, però sono casi non così comuni, la
stragrande maggioranza delle applicazioni ci poneva già in quel tratto di curva in
cui la resistenza cresceva al crescere del raggio. Ricordiamo che r 1 è fissato e
quindi a mano a mano che r aumenta ovviamente Rcd aumenta mentre Rcv
diminuisce perché a mano a mano che il raggio aumenta allora osserviamo che la
superficie laterale esterna aumenta e quindi aumenta la convezione e quindi
nella stragrande maggioranza dei casi ci ritroveremo per valori che stanno
crescendo di Rtot. Ritorniamo al caso del cilindro, per vedere il caso di cilindro
con generazione di calore, che è il caso del filo il quale viene percorso da
corrente. Partiamo sempre dalla nostra relazione e quindi questa volta
dobbiamo considerare che vi è la generazione di calore qv e siamo di nuovo in
condizioni stazionarie.
Ora questo lo possiamo ancora scrivere in questo modo e quindi possiamo
scrivere che:

Quindi possiamo scrivere, integrando che:

Quindi possiamo scrivere che la derivata è pari, dividendo per r:

Integro e poi quindi vado a scrivere che:


Ora, a quali condizioni al contorno possiamo imporre? Uno la temperatura T per
r=r1 uguale a T0 e poi imporre che tutto quello che viene generato all’interno è
pari a qv*V dove V è pari a π*r2*L e tutto questo deve essere pari al flusso che
però attenzione, dato che già noi la generazione l’abbiamo visto come nella
parete il flusso variava man mano che mi spostavo lungo x, perché il flusso deve
mano a mano accumulare sempre di più quello che viene prodotto per portarlo
fuori e quindi devo dire che tutto ciò che viene generato deve uscire e quindi
scriverò che questo Φ è quello che si ha per r=r1.

Allora incominciamo coll’imporre che Φ in r=r1 è pari a:

Quindi avremo che la superfice laterale a raggio r1 è pari a 2*π*r1*l e che dT/dr
calcolato in r1 è la derivata di T calcolata su r1, quindi otteniamo la seguente
espressione:

Quindi semplifichiamo ulteriormente la formula e quindi otteniamo:

E questo deve essere uguale ovviamente al termine generate nel volume interno
e quindi deve essere uguale a questo, ed otteniamo:
Quindi va via e ci porta ancora una volta alla conclusione che C1=0 ed è una
buona cosa, perché se C1 fosse stato diverso da zero, ci saremmo trovati che
quando r tende a zero avremmo avuto una temperatura che tendeva verso meno
infinito e questo fisicamente non ha senso e quindi C1=0 ci toglie questo
problema e quindi possiamo scrivere in sostanza che T0 è uguale:

Quindi è immediato ricavare C2, e allora in generale l’andamento della


temperatura T in tali condizioni sarà pari a:

Quindi raccogliendo alla fine troviamo che T è pari a:

Quindi abbiamo che r1 è il raggio massimo e quindi abbiamo la temperatura T0,


quando r=r1 e per r=0 abbiamo ovviamente un valore molto più ampio della
temperatura e quindi per il centro abbiamo un valore della temperatura facile da
calcolare. Quindi mi dice fino a che temperatura il materiale al centro si porta,
oppure se fissiamo la temperatura a cui il materiale si porta, possiamo calcolare
quale è la temperatura T0 alla superficie cilindrica. Dunque dicevamo che questo
mi permette di analizzare un sistema cilindrico al cui interno vi sia generazione
di calore ed il caso più immediato che viene in mente è quello del filo elettrico.
Diciamo che per la geometria abbiamo detto tutto, rimane un’ultima questione
che è quello del transitorio termico.
Abbiamo adesso l’ultimo argomento che riguarda su come analizzare un
transitorio termico. Analizzare il transitorio termico partendo dalla equazione
della conduzione è impegnativo, perché noi ci ritroviamo un dT/dx e una
derivata della temperatura fatta rispetto al tempo, quindi non è diciamo
semplice da risolvere analiticamente ed il transitorio termico di cui noi vogliamo
parlare è quello di cui si utilizza per analizzare che cosa accade in un corpo
immerso in un fluido freddo o in un fluido caldo, diciamo che il caso del corpo
caldo immerso in fluido freddo è l’esempio tipico che di solito si fa, quando si
vuole parlare di tempra. E anche qui noi andremo a studiare questo transitorio
con una rappresentazione semplificata che però è valida in certe sotto ipotesi
opportune e vediamo quali sono le ipotesi che ci permettono di poter studiare il
transitorio termico. Consideriamo un corpo che sia soggetto a convezione in
quanto immerso in un fluido e quindi scambierà per convezione con un fluido a
temperatura Tf, con un coefficiente di scambio per convezione α ed il corpo è
questo:

Quindi in termodinamica per noi la questione era semplice perché per noi i corpi
erano omogenei e quindi questa temperatura l’avrei avuta in tutti i punti, anche
qua nel bordo del corpo, nella trasmissione di calore sappiamo che il calore si
muove proprio perché vi è una differenza di temperatura e quindi abbiamo
rimosso quella ipotesi, solo che rimuovendo quella ipotesi ci ritroviamo a dover
risolvere quelle equazioni che noi conosciamo e che abbiamo visto e che per
quanto riguarda il transitorio non è proprio banale. Quindi se ritorniamo
all’analogo elettrico questo fenomeno, questo flusso che dal corpo passa verso
l’esterno, deve superare una resistenza conduttiva interna ed una resistenza
convettiva e quindi io ho:

Quanto valgono queste resistenze? Beh la prima è la lunghezza L/λA e la seconda


essendo di convezione è pari ad 1/(α*A). Che cosa mi farebbe avvicinare
all’ipotesi di corpo omogeneo, ovvero quello che mi permette di potermi
avvicinare all’ipotesi della termodinamica ma che allo stesso tempo mi permette
di risolvere più facilmente quello che stiamo trattando, quindi possiamo
scrivere, come in termodinamica il primo principio:

Noi possiamo riscrivere la derivata dell’energia interna rispetto al tempo come


d(m*U)/dt e quindi sviluppandola e considerando che non vi è variazione di
massa nel tempo otteniamo:

Quindi questo Φ come andiamo a scriverlo? Beh, ovviamente è il flusso che viene
scambiato per convezione e quindi come facciamo a ricondurci ad una
situazione di quel tipo, perché quello che abbiamo scritto qua è per un corpo
omogeneo ed allora io mi avvicino tanto di più a quella situazione tanto più T 1 è
vicino a T2 e quindi tanto
più non vi sono variazioni
tra T1 e T2 e quindi devo
avere gran parte della
variazione di temperatura
sulla resistenza convettiva
e quando questo può
succedere? Ovviamente T1
e Tf rimangono le stesse e
quindi questo può
succedere quando la
resistenza convettiva rispetto a quella conduttiva? Quindi io posso avere per
esempio un andamento di questo tipo:
Ma posso avere un andamento estremo invece dall’altra parte, ovvero all’interno
del materiale in questa maniera:

Ora, e poi vi sono tutte situazioni intermedie come variazioni. Quello che noi
cerchiamo di avere è la situazione in cui T1 e T2 sono molto simili il che vuol dire
in sostanza che la grossa differenza di temperatura deve essere presente sulla
parete esterna, quindi all’atto della convezione e quindi devo avere una
resistenza di convezione più grande di quella di conduzione, quindi grande
resistenza convettiva e piccola resistenza conduttiva. Perché tutto questo
ragionamento? La ragione è dovuta al fatto che vi è un numero adimensionale
che se io prendo questo rapporto, ovvero faccio il rapporto tra resistenza
conduttiva e resistenza convettiva e quindi scriviamo in sostanza:

E quindi vuol dire che quello che otteniamo è pari a:

e questo coincide con quello che noi chiamiamo come numero di Biot che può
essere indicato in due modi diversi, ovvero:
Quindi in base a quello che abbiamo detto se vogliamo avere una resistenza
convettiva grande ed una resistenza conduttiva piccola, dobbiamo avere dei casi
in cui il numero di Biot è molto più piccolo di 1. Quindi ripartendo da quello che
abbiamo appena detto, allora possiamo scrivere che per conduzione nel corpo
abbiamo:

Quindi possiamo dire che questo è anche quello scambiato per convezione che è
pari a:

dove T è la temperatura uniforme nel corpo ad un certo istante, sarà quella che
dovrà variare nel tempo e quindi abbiamo che se io scrivo θ=Tf-T allora avremo
che dθ=-dT e quindi scritto in questo modo, questo flusso, quando T f>T allora il
flusso è entrante, quindi è positivo in termodinamica e quindi posso scrivere
che:

Quindi, noi abbiamo che:

Se andiamo ad integrare allora troviamo che:


dove T0=T per t= 0sec e θ0 è uguale ovviamente a Tf-T0. Poi quel t-t0 lo
chiamiamo τ e quindi avremo che:

In più quello, innanzitutto vediamo che quello di cui stiamo parlando è un


andamento esponenziale, nel senso che qui ho il θ0 e qui ho il tempo, ovvero ho il
Δt iniziale fra fluido e corpo e quindi tenderà a comportarsi in questo modo qua:

Normalmente si può definire un tempo caratteristico ed è questo tempo qua che


chiamiamo τc che è il tempo che il sistema impiegherebbe per andare a zero se
mantenesse in sostanza la velocità che aveva all’inizio, ovvero se mantenesse la
velocità che aveva all’inizio e quindi se io vado a calcolarmi dθ/dτ per τ allora
troviamo:

Ovviamente l’esponenziale non compare più perché essendo τ=0 in sostanza


l’esponenziale è pari a 1. Quindi questa è la tendenza iniziale e la retta che
corrisponde a questa è in sostanza pari all’integrare di dθ tra θ e θo, ovvero:
Ora, però io devo andare a vedere quando tutto questo vale 0, quindi quando
θ=0 e quindi voglio trovare la τc che è il tempo caratteristico del sistema, che
quindi è pari a:

Quindi tornando alla relazione di prima, alla luce di quanto scoperto che:
−τ
τc
θ=θ0 ∙ e

che altro non è che un modo sintetico di scrivere quello che già avevamo scritto,
ma una cosa interessante è che τ/τc è pari a:

Ora il volume lo possiamo indicare come una superfice per una lunghezza e
quindi possiamo scrivere come:
Le due S si vanno a semplificare e poi dopodiché andiamo a moltiplicare sopra e
sotto per una lunghezza e sopra e sotto per λ, in questo modo:

Quindi quello che così otteniamo è che abbiamo in sostanza che ci ritroviamo
(αL)/λ che altro non è che il numero di Biot come già definito prima ed
ovviamente poi ci rimane un (λ/ρCL^2)*τ e quindi avremo:

e la quantità scritta a destra, ovvero dopo il numero di Biot, viene chiamato


numero di Fourier e quindi alla fine io posso scrivere in sostanza che:
− Bi
θ=θ0 ∙ e Fo

Magari uno ci si chiede che necessità c’era di fare questo ulteriore passaggio
quando già avevamo ottenuto la soluzione di questa equazione
precedentemente, però vediamo che questo mi dice come varia la temperatura
per un caso ben preciso, per un certo α, una certa superfice e così via; invece il
fatto di scriverlo in questo modo vuol dire che io andrò ad analizzare come varia
θ in funzione di diversi valore di Bi e Fo e quindi come se mappassi un po' quello
che succede cambiando e combinando valori di Bi e Fo. Quindi attraverso questi
valori io posso fare tantissimi casi, perché prendiamo per esempio Biot pari a
cinque, però il cinque vuol dire tutte le combinazioni di α,L e λ che mi danno
cinque e quindi immaginiamo quante situazioni posso pensare di avere che mi
portano a cinque che sono riassunte da Biot uguale a cinque che mi porta ad
avere quel andamento, quindi capiamo l’importanza ed il motivo per cui siamo
andati avanti, perché io posso usare dei numeri adimensionali per mostrare
l’andamento della temperatura di un corpo ed è un modo molto generale che mi
permette di studiare tante combinazioni. Ricordiamo che il numero di Fourier
contiene all’interno τ. Questo dei numeri adimensionali è il primo utilizzo che
facciamo ma osserveremo che nella convezione ed in generale nella trasmissione
del calore il loro uso è abbastanza importante e diffuso. Proprio per queste
generalità che riescono a dare al discorso. tau è un tempo che esprime una
differenza tra t e t0, nel momento in cui t0 lo metto a zero τ=t.
Per concludere la lezione ritorniamo al caso del condizionamento fatto però in
inverno. Immaginiamo che l’ambiente esterno sia sotto lo zero in inverno e
quindi il punto di miscela sta sul segmento tra A ed E ed immaginiamo di
prenderlo in basso e a questo punto dobbiamo avere quella retta di carico che
nel caso invernale è negativa e questo è chiaro perché Φ<0 e quindi la pendenza
della retta risulta esattamente opposta a quella che avevamo preso nel caso
estivo, solo che per farla più chiara la incliniamo di più e tracciamo quella estiva
in blu. Il punto di introduzione che io scelgo sia I. Per arrivare lì, non posso
direttamente percorrere da M ad I e quindi devo considerare che ci devo
arrivare riscaldando, poi dalla verticale per I trovo un punto di saturazione,
ovvero sono con φ=100%, traccio l’isoentalpica e quindi da M scaldo fino a
raggiungere il valore di isoentalpica, poi faccio una semplice umidificazione
isoentalpica e poi scaldo di nuovo per arrivare in I, in sostanza non ho molte
altre strade se ci pensiamo con le trasformazioni che abbiamo definito e quindi
poi ritroviamo batteria di riscaldamento e post riscaldamento nell’unità.

Il rapporto R, torniamo sulla slide, quello che dobbiamo cercare di capire è che
io non ho la possibilità di determinare univocamente che cosa fare, queste due
equazioni che mi danno il bilancio della massa di vapore e dell’energia mi
aiutano ma non mi vincolano completamente, ovvero io non so cosa fare in
modo completo, cosa fare, infatti, in parte lo devo decidere io e quindi però vi è
una cosa che dobbiamo rispettare e che mi dicono quelle due equazioni: io non
posso scegliere questi valori di xI ed hI in maniera del tutto indipendenti, perché
devono essere tali da rispettare questo Φ/Gv e quindi io devo stabilire come
introdurre per mantenere quelle condizioni e devo mantenere in modo da
rispettare quel rapporto, quindi x ed h non posso essere qualsiasi

Per rispettare questo rapporto io devo rispettare appunto questo deltah/deltax


che è un’inclinazione, che in un diagramma h-x è un’inclinazione e che io chiamo
inclinazione della retta detta di carico, cioè qualsiasi punto su quella retta
rispetta questo rapporto. Quindi se su questo ci siamo e torniamo un attimo al
caso estivo, se io in A ho le condizioni ambiente e traccio una retta inclinata R,
qualsiasi punto su quella retta rispetta quel rapporto. Adesso sta a noi, quindi
non c’è nessuno che ci dice esattamente cosa fare, sta a noi a trovare un punto e
come lo scegliamo? Ci vuole un po' di esperienza, in estate non posso mica
pensare di mandare a temperature troppo basse, non voglio fare i condotti
troppo grandi, quindi trovo di nuovo un equilibrio. A questo punto, passiamo al
caso invernale, questa R ha qui un valore negativo perché il flusso termico è
negativo e quindi i punti che posso scegliere devono stare su quella retta e di
nuovo di punti I io ne posso avere tanti e non solo quello che ho scelto io ed in
ogni caso io ne scelgo uno. All’esterno siamo
in E, all’interno in A, si miscelano un po'
delle due arie e si fanno entrare nell’unità di
trattamento aria, dove appunto entra la
miscela di aria M e quindi il mio problema è
come faccio da M a passare ad I che son le
condizioni di introduzione dell’aria nel mio
ambiente? Il percorso che da M mi porta in I
sono riscaldamento, umidificazione e
riscaldamento. Avrei potuto riscaldare di
più, ma se riscaldavo di più e poi
umidificavo, dovevo riuscire a fermarmi in
questo punto verde che è un po' più difficile
da ottenere (il punto verde si trova
esattamente sotto A, perché in sostanza dovrei misurare esattamente il titolo e
l’umidità relativa molto bene, nel primo caso io sparo acqua fin quando non
gocciola e sono sicuro che ho deumidificato. Nel momento in cui cambia la
temperatura esterna può variare sia M e sia il flusso, ma quando noi studiamo
queste situazioni non è consideriamo tutti i casi, prendiamo in riferimento solo
la condizione di progetto, che è una delle condizioni più severe che possono
capitare e su quello si dimensiona, poi dopo vi sono tutti gli organi e sensori che
regolano cambiando portata, punto di immissione per stare dietro alle
condizioni reali, noi questo conto qui lo facciamo come se facessimo una
fotografia di come deve operare l’edificio nelle condizioni peggiori. Per esempio
la temperatura di progetto invernale per Torino è -8°C e quindi -8°C a Torino
non capita molto di mattina e noi dobbiamo dimensionare in modo da
mantenere per tutto il giorno la T=20°C.

Potrebbero piacerti anche