Inserire un Catetere Vescicale non è una manovra facile e occorre garantire sempre e comunque il
massimo della sterilità. Procedura Infermieristica, presidi da utilizzare e apporto dell’OSS.
L’inserimento del Catetere Vescicale (CV) è ad appannaggio quasi esclusivo dell’Infermiere (e
dell’Infermiere Pediatrico), fatta eccezione per casi particolari durante cui è necessario l’apporto
del Medico o del Medico Urologo. L’apporto dell’Operatore Socio Sanitario nella preparazione e
nello smaltimento del materiale utilizzato è molto utile. Scopriamo di più.
Per definizione si parla di cateterismo quando si deve introdurre un Catetere Vescicale (CV) lungo
l’uretra allo scopo di raggiungere la vescica per svuotarla o monitorare la diuresi (qualità, quantità,
ecc.).
In base al diametro.
I CV si misurano in Charrier (1 Ch = 0,33 mm); ogni Paziente ha il suo calibro. Non esistono regole
standard e ci si deve adattare alle caratteristiche fisiche e cliniche dell’Assistito. L’esperienza degli
Infermieri può fare la differenza. Normalmente si utlizzano CV di 14-15 Ch per gli uomini, e di 12-
14 Ch per le donne. Nel bambino si scende fino a 10 Ch o a diametri più piccoli.
CALIBRO.
Il CV può essere realizzato con diversi materiali, che l’Infermiere e l’Infermiere Pediatrico devono
ben conoscere. Dal materiale si capisce se il CV può essere a breve, a media o a lunga permanenza.
Materiale occorrente.
Ben istruire l’Operatore Socio Sanitario sulla preparazione del materiale occorrente per il
posizionamento del CV e lo smaltimento dello stesso può essere utile per ridurre al minimo i tempi
dedicati all’assistenza diretta. L’OSS opportunamente formato è in grado di adiuvare il personale
infermieristico nella preparazione dei presidi, nell’esecuzione di manovre sterili e nello smaltimento
opportuno del materiale utilizzato.
Per ulteriori approfondimenti riportiamo qui in basso uno studio del 2018 pubblicato sul
sito internet dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Vicenza, firmato dal
collega Augusto Da Rin.
Il catetere vescicale è il fattore di rischio più importante di infezione delle vie urinarie in
Secondo quanto riportato dai CDC di Atlanta, circa il 75% delle infezioni delle vie urinarie
diagnosticate in ospedale è associato a cateterismo vescicale e tra il 15 e il 25% dei pazienti
ricoverati in ospedale è sottoposto a cateterismo durante il ricovero.
La durata del cateterismo è il più importante fattore associato alla batteriuria. Il rischio di sviluppare
batteriuria aumenta infatti dal 3 al 7% per ogni giorno di cateterismo e il rischio è maggiore nelle
donne e nelle persone anziane. I cateteri possono rimanere in situ:
In caso di infezione delle vie urinarie con segni e sintomi in un soggetto portatore di catetere
vescicale le linee guida raccomandano di raccogliere le urine per l’urinocoltura e di rimuovere il
catetere se è in sede da più di 7 giorni. Se i sintomi sono locali si possono aspettare i risultati
dell’urinocoltura prima di iniziare una terapia antibiotica; se invece i sintomi sono sistemici si
raccomanda di eseguire due emocolture e di iniziare subito una terapia antibiotica. La durata della
terapia antibiotica dipende dal quadro clinico, in genere se i sintomi sono esclusivamente locali la
terapia antibiotica dovrebbe protrarsi per 5-7 giorni, se i sintomi sono sistemici si consiglia un
regime di 7-14 giorni.
E’ importante che il medico e/o l’infermiere informino con professionalità e precisione il paziente e
i familiari su:
•lubrificare il catetere;
•evidenziare la zona dell’inserzione, ripetendo la disinfezione e applicando una sostanza
lubrificante (al meato uretrale nella donna, nell’uretra nell’uomo);
•inserire il catetere sterile delicatamente, cercando di ridurre al minimo il rischio di
traumi e lesioni dell’uretra;
•fissare la parte esterna del catetere per ridurne la mobilità all’interno dell’uretra ed
evitare quindi possibili traumi;
•raccordare il catetere al sistema di drenaggio chiuso;
•porre la sacca di drenaggio sempre al di sotto del livello della vescica, ma sollevata dal
pavimento per non favorire contaminazioni dovute all’ambiente esterno.