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15/4/2020 Catetere vescicale, ogni quanto e perché si sostituisce

PROCEDURA

Sostituzione catetere vescicale, quando e perché


Pubblicato il 14.09.18 di Daniela Berardinelli Aggiornato il 14.09.18

PROCEDURE
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Ad oggi non ci sono prove efficaci su quale sia la frequenza ottimale per sostituire il catetere
vescicale, ma la necessità di mantenere il catetere in situ dovrebbe essere rivalutata
periodicamente e il catetere dovrebbe essere rimosso appena possibile per l’alto rischio di
infezioni delle vie urinarie ad esso associate. Secondo le ultime linee guida dei CDC di Atlanta la
sostituzione del catetere vescicale o della sacca di drenaggio, di routine o ad intervalli fissi
prestabiliti non è raccomandata.

Cateterismo vescicale: ogni quanto e perché sostituire il catetere

Le ultime indicazioni sulla procedura di


sostituzione del catetere vescicale

Il catetere vescicale è un tubicino in lattice o silicone che viene introdotto in vescica attraverso l’uretra per
favorire la fuoriuscita dell’urina all’esterno. Generalmente il suo utilizzo è richiesto per un breve periodo, ad
esempio nei giorni successivi un intervento chirurgico, tuttavia alcune condizioni cliniche possono richiedere il
suo utilizzo per un periodo più a lungo termine (patologie che causano una disfunzione nel riempimento e
nello svuotamento vescicale, come ad esempio la sclerosi multipla o l’iperplasia prostatica benigna).

Il posizionamento del catetere vescicale deve avvenire solo in presenza di una chiara necessità clinica e deve
essere rimosso appena possibile, poiché l’uso è associato ad un aumento del rischio di infezioni delle vie
urinarie.

La formazione del personale sanitario e del soggetto sulla gestione corretta del catetere vescicale sono
elementi fondamentali per ridurre il rischio di infezioni. 

La prevalenza di utilizzo dei cateteri a lungo termine varia nei paesi e nei contesti di cura e le principali
complicanze legate al suo utilizzo, documentate in letteratura, includono l’insorgenza di:

infezioni vescicali

sedimento legato al deposito di minerali

fuoriuscite di urina dal punto di inserzione.

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La maggior parte dei microorganismi che causano infezioni del tratto urinario legate alla cateterizzazione
derivano dalla colonia batterica perineale propria di ogni paziente e dalle mani degli operatori coinvolti nella
procedura di cateterismo. Alcuni studi hanno dimostrato che la probabilità di isolare batteri nel tratto urinario
aumenta del 3-6% per ogni giorno in più di permanenza del catetere in vescica.

Altre comuni complicanze, che richiedono assistenza, sono dovute per lo più all’insorgenza di:

perdite urinarie dal meato

ostruzioni o dislocamento accidentale del presidio (con un impatto non indifferente sulla qualità di vita e la
soddisfazione del paziente) (Cooper, Alexander, Sinha, & Omar, 2016).
L’infermiere ha un ruolo centrale nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie associate all’uso del
catetere ed è quindi fondamentale l’adozione di misure preventive idonee e di raccomandazioni evidence-
based.

Quando sostituire il catetere vescicale


I CDC di Atlanta hanno redatto una linea guida sulle prevenzione delle infezioni delle vie urinarie correlate
al cateterismo (Guideline for Prevention of Catheter-Associated Urinary Tract Infections, 2009) (Gould et al.,
2010), con un ultimo aggiornamento a febbraio 2017, dove dichiarano che la sostituzione del catetere
vescicale o della sacca di drenaggio, di routine o ad intervalli fissi prestabiliti non è raccomandata.

I cateteri vescicali e le sacche di drenaggio dovrebbero, invece, essere sostituiti sulla base di un’indicazione
clinica come la presenza di un’infezione, ostruzione o quando il sistema di drenaggio risulta essere
compromesso (Category II).

Una revisione sistematica della Cochrane del 2016 (Cooper et al., 2016) ha sottolineato che attualmente
non esistono evidenze a supporto della sostituzione del catetere vescicale con cadenza mensile rispetto
alla necessità data solo dall’indicazione clinica; inoltre non vi sono sufficienti evidenze che raccomandino
né l’utilizzo di una soluzione antisettica durante la procedura di posizionamento, né una profilassi
antibiotica (con il fine di ridurre l’incidenza di urocolture positive o l’insorgenza di infezioni).

Tuttavia gli autori della revisione evidenziano l’esistenza di molteplici linee guida che trattano la tempistica
del riposizionamento e ne elencano le posizioni:
Molte linee guida raccomandano la sostituzione del catetere vescicale quando vi è segno di infezione o
di ostruzione (ANZUNS Guideline 2013; Gould 2009; NICE Clinical Guideline CG139 2012; Saskatchewan
Guidelines 2013), questo approccio è inoltre raccomandato anche dai CDC di Atlanta come
precedentemente accennato.
Le EAU guideline suggeriscono invece di programmare anticipatamente la sostituzione del catetere
vescicale proprio per evitare il rischio di insorgenza di ostruzione (Grabe 2015).

Un terzo approccio prevede la sostituzione del catetere secondo l’indicazione data dal produttore
(ANZUNS Guideline 2013; NICE Clinical Guideline CG139 2012). Questo implica presumibilmente
l’utilizzo del catetere per la sua durata massima prevista dal produttore stesso.
L’UK Royal Cornwall Hospitals NHS Guidance suggerisce invece di lasciare il catetere in situ fino a 12
settimane, (riconoscendo che questo non sempre è realizzabile) (Royal Cornwall Hospitals NHS Trust
2015).
La NICE Guideline on Urinary Incontinence in Neurological Disease dichiara invece che l’insorgenza di
ostruzioni avviene generalmente entro sei settimane dal posizionamento del presidio e tale incidenza
deve essere tenuta a mente nell’eventualità di un riposizionamento (NICE Clinical Guideline CG148
2012).

Un recente studio osservazionale (Tanya et al., 2018) non ha evidenziato beneficio nella sostituzione del
catetere alla comparsa di infezione delle vie urinarie, non riscontrando un’associazione statisticamente

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significativa tra la sostituzione del catetere e l’insorgenza di sepsi o morte; la durata della degenza è stata
inoltre di 2 giorni superiore in coloro che hanno sostituito il catetere.

Il principale limite di questo studio è dato dal disegno osservazionale (e non randomizzato controllato), ma ci
può far riflettere sulla necessità di riposizionamento del catetere vescicale in pazienti che possono aver
sviluppato delle aderenze o delle stenosi uretrali non consentendo, se non con estrema difficoltà, il
riposizionamento del presidio, oppure la sua scarsa utilità in casi di prognosi infausta.

Per quanto riguarda la formazione del personale sanitario un altro studio (Seyhan Ak & Özbaş, 2018), su un
campione di pazienti sottoposti a chirurgia dell’anca, ha dimostrato che un’educazione mirata agli infermieri
sul rischio di infezioni delle vie urinarie correlate al catetere vescicale e una valutazione quotidiana del
paziente (che includa lo stato mentale, la mobilizzazione e la necessità di mantenere in situ il catetere
vescicale), sono in grado di ridurre i casi di infezione alle vie urinarie e la durata dei giorni di cateterismo.

Cateterismo vescicale in breve


Il cateterismo urinario deve essere limitato solo ai casi in cui ogni altra alternativa non sia praticabile.

Ad oggi non ci sono prove efficaci su quale sia la frequenza ottimale per sostituire il catetere vescicale
ma la necessità di mantenere il catetere in situ dovrebbe essere rivalutata periodicamente e
rimosso appena possibile per l’alto rischio di infezioni delle vie urinarie.

Infine sono quindi necessari nuovi studi randomizzati controllati, (con campioni numericamente più
consistenti), per suggerire ulteriori indicazioni sulla tempistica del riposizionamento del catetere
vescicale.

Bibliografia
Catheter-associated urinary tract infection in adults - UpToDate. (n.d.). Retrieved September 3, 2018
Complications of urinary bladder catheters and preventive strategies - UpToDate. (n.d.). Retrieved
September 3, 2018

Cooper, F. P. M., Alexander, C. E., Sinha, S., & Omar, M. I. (2016). Policies for replacing long-term
indwelling urinary catheters in adults. The Cochrane Database of Systematic Reviews, 7, CD011115
Gould, C. V., Umscheid, C. A., Agarwal, R. K., Kuntz, G., Pegues, D. A., & Healthcare Infection Control
Practices Advisory Committee. (2010). Guideline for prevention of catheter-associated urinary tract
infections 2009. Infection Control and Hospital Epidemiology, 31(4), 319–326

Seyhan Ak, E., & Özbaş, A. (2018). The effect of education of nurses on preventing catheter-associated
urinary tract infections in patients who undergo hip fracture surgery. Journal of Clinical Nursing, 27(5–
6), e1078–e1088

Tanya, B., Oren, Z., Michal, E., Haim, B.-Z., Mical, P., Leonard, L., & Tomer, A. (2018). Replacement of
Urinary Catheter for Urinary Tract Infections: A Prospective Observational Study. Journal of the
American Geriatrics Society

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Daniela Berardinelli
NurseReporter

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