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Può essere molto frequente poiché spesso sono le stesse strutture anatomiche della bocca e del faringe
a causare l’ostruzione parziale o totale delle vie aeree: la lingua soprattutto, ma anche tonsille,
epiglottide, denti avulsi. In altre occasioni si tratta di ostruzioni causate da residui di cibo, vomito o
sangue, o dalla combinazione di essi.
APNEA
In questo capitolo vengono riunite tutte le cause di insufficienza respiratoria che insorgono a causa di
un parenchima polmonare inadeguato a sostenere gli scambi respiratori indipendentemente dalla causa
(edema polmonare acuto, COPD riacutizzata, ARDS, PNX, ecc.); Le indicazioni all’intubazione tracheale
in questi casi prevedono: PaO2 <60 mmHg con Fi O2 >0.5 Acidosi respiratoria Frequenza respiratoria
>30 atti/min
La prima intubazione tracheale è avvenuta a Boston nel 1846 per un intervento chirurgico che
necessitava di questa tecnica poiché era un tumore vascolare cervicale.
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
Ma da dove nasce tutto questo interesse, addirittura internazionale, per il controllo delle vie aeree
che è andato via via aumentando dal 1846 ad oggi? Dal fatto che è frequentemente causa di
denunce per malpractice e quindi di conseguenza di problemi assicurativi.
Il 33% degli incidenti (il Prof non specifica ma suppongo intenda di malpractice) è attribuito a un
mancato controllo delle vie aeree, e di questo 33% :
Secondo l’American Society la difficoltà nel controllo delle vie aeree in ambiente ospedaliero
avvengono:
Nei casi extra-ospedalieri, la mancata ventilazione è dovuta a problematiche correlate al fatto che si
tratti di un traumatizzato, magari di un trauma maxillo-facciale o semplicemente di un ambiente
ostile.
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
STEP PREVISTI NELLA GESTIONE DELLE VIE AEREE DALLE LINEE GUIDA : SE POSSIBILE
BISOGNA INTUBARE
- Dall’inizio a oggi: sono stati superati 118000 articoli, ci sono > di 400 linee guida, le review sono
> di 11’000, le metanalisi >400.
- Solo negli ultimi 5 anni: 23000 articoli, > 220 metanalisi e 140 linee guida
Restringendo il campo al Difficult Airway Management, questo può essere a sua volta suddiviso in
Anticipated e Unanticipated, in base alle valutazioni e agli score calcolati pre-intervento. Le
pubblicazioni riguardo alle Unanticipated Difficult Airway Management sono in numero molto
minore.
Le linee guida sono diventate importantissime, revisione sistematiche di tutte le review, metanalisi e
trial multicentrici randomizzati e indicano il corretto atteggiamento da assumere di fronte a
determinati problemi (la recente legge Gelli prevede la perseguibilità penale qualora non vengano
applicate).
Dal 93 a oggi si sono susseguite diverse versioni delle linee guida perché nuovi device possono
essere citati in linea guida solo quando hanno evidenze scientifiche per cui ogni qualvolta nuovi
device maturano tali evidenze le linee guida devono essere riscritte.
Le Linee Guida del 2004 del DAS si concentravano solo sulle difficoltà Unanticipated,
successivamente nel 2005 sono state emanate le Linee Guida SIAARTI Italiane.
Le Linee guida Americane del 2013 pubblicate su Anesthesiology descrivono 4 step basilari per un
medico per poter approcciare il controllo delle vie aeree. In primis si dà per assunto che il paziente
abbia mangiato e bevuto quindi bisogna attuare le procedure anti-ab ingestis e bisogna sempre
considerare la possibilità di una lesione cervicale.
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
Le linee guida del DAS (Difficult Airway Society) del 2015 sul controllo delle vie aeree in emergenza
descrivono quali device devono essere utilizzati anche in caso di difficoltà.
Le linee guida DAS 2015 dicono che, in caso di difficoltà alla laringoscopia diretta, si deve considerare
anche l’eventualità di un trauma a livello maxillofacciale o di altra natura ma che comunque
coinvolge le prime vie aeree. Lesioni a livello delle prime vie aeree vanno considerate perché, qualora
si riuscisse ad intubare, la successiva estubazione, se non eseguita in sicurezza, potrebbe causare un
mal di gola, riferito spesso da alcuni pazienti dopo l’intervento chirurgico, causato dall’eccessivo
cuffiaggio del tubo rispetto al diametro tracheale. Potendo verificarsi anche in corso di chirurgia
elettiva, anche in questo contesto spesso viene preferito l’uso di dispositivi sopraglottici rispetto
all’intubazione tracheale.
Il mantenimento dell’ossigenazione è fondamentale infatti il primo obiettivo non è intubare ma
ossigenare il paziente.
Nelle linee guida è riportato che, in caso di fallimento dell’intubazione, bisogna evitare di reiterare
con altri tentativi rischiando di traumatizzare le prime vie aeree, ma bisogna posizionare subito un
SAD in modo da non perdere tempo ed evitare traumi locali con successivo edema e/o
sanguinamento. Anche per il posizionamento del SAD il numero di tentativi non deve essere
eccessivo, infatti da linee guida il numero massimo di tentativi è 3.
Nel posizionamento del dispositivo si può ricorrere ad un’accortezza, pubblicata dal professore e
ripresa poi dalle linee guida, seconda la quale bisognerebbe posizionare il dispositivo di dimensioni
maggiori, indipendentemente da quella che si pensa essere la misura giusta per il paziente, e
cuffiarlo di meno. In questo modo il dispositivo aderisce meglio all’aditus ad laringem e al tempo
stesso, essendo di dimensioni maggiori, oppone una minor resistenza alla ventilazione.
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
*CICO: sta per Cannot Intubate Cannot Ossigenate, ossia una condizione nella quale non solo non riesco
intubare il paziente ma non riesco nemmeno a utilizzare quei device che mi permettono di ossigenarlo senza
intubarlo (device extraglottici, trattati nella prossima lezione).
Da queste linee guida si comprende come ci sia un primo approccio (plan A) che prevede di tentare
di effettuare una intubazione tracheale, se fallisce si passa al plan B che prevede l’uso di presidi
"extraglottici" (il Prof preferisce questa dizione a quella di "sopra glottici"SAD, Supraglottic Airway
Device) con i quali si può almeno ossigenare il paziente e tramite i quali si possono continuare a fare
tentativi di intubazione.
Sono previsti un piano A a cui, in caso di fallimento, fanno successivamente seguito un piano B, C, ed
eventualmente D.
Piano A. Messa la machera facciale, si tenta l’intubazione. Le linee guida indicano di usare come
firstline la videolaringoscopia però resta al medico decidere.
Piano B. (Se il piano A fallisce) Mantenere l’ossigenazione del paziente attraverso un SAD. Se questo
riesce allora stop and think, si ha il tempo di pensare perché l’ossigenazione è mantenuta. Si hanno a
questo punto 4 opzioni, di cui vanno considerati rischi e benefici:
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Nel caso tutto fallisse, prima si parlava di cannot intubate cannot ventilate CICV, ora invece si
preferisce parlare di CICO cannot intubate cannot oxygenate perché l’obiettivo non deve essere
ventilare ma ossigenare il paziente, ci sono infatti situazioni in cui può esserci la ventilazione ma il
paziente comunque continua a non essere ossigenato.
In una situazione di CICO l’ultima opzione resta anche in questo caso la cricotiroidotomia.
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
Le linee guida non prendono in considerazione la Transtracheal Jet Ventilation per motivi che
vedremo dopo però molti libri di emergenze invece la indicano ed è giusto quindi esserne a
conoscenza. Il dilemma amletico è ossigeno o non ossigeno al pz in emergenza, il quale condiziona
l’approccio da utilizzare. In urgenza si parla di intubazione piuttosto che di presidio extraglottico, in
quanto ad eccezione del Combitube tutti i presidi laringei sovraglottici pongono il rischio di ab
ingestis.
L’intubazione può essere routinaria, difficile prevista (mi preparo in anticipo per l’intubazione),
difficile imprevista oppure mandatoria o non mandatoria. A pz sveglio, il pz non va sedato e il pz
andrebbe intubato con fibroscopio da sveglio con respiro spontaneo. Altri metodi sono intubazione
tracheale alla cieca (es. attraverso la narice), con presidio extraglottido (es ILMA o COBRA), con
mandrino luminoso o infine con video-laringoscopio. Nella intubazione difficile non prevista, è
necessario avere una strategia di intubazione e ossigenazione.
La linea guida pone al primo posto il video-laringoscopio. Seguono lame da laringoscopia alternative
o dispostivi sovraglottici quali ILMA e LMA (sono Peg: dispositivi extra-glottici) da usare come un
condotto per l’intubazione.
L’intubazione con video laringoscopio consente di vedere su monitor la situazione a livello della
glottide (al campus usiamo il glidescope), e supera tutte le limitazioni che invece si hanno durate
l’intubazione in laringoscopia diretta. Inoltre ha il grande vantaggio di possedere una curva di
apprendimento molto breve, a differenza della metodica tradizionale che invece necessita di un
training prolungata.
Il trach light (mandrino luminoso) consente, attraverso l’ausilio di una luce, di intubare senza
laringoscopio, in quanto la luce ci permette di capire quando ci troviamo in trachea (cito
testualmente: segno dell’uovo fritto. Quando si è in esofago la luce è tutta gialla e non si vede lo
spot bianco centrale). I mandrini luminosi si possono utilizzare anche in associazione a dispositivi
sopraglottici, come nel caso dell’intubazione nasale.
Nella pratica clinica, il laringoscopio normale è ancora il metodo più utilizzato per intubare. Di fatto il
trach light può essere utilizzato anche in combinazione con il laringoscopio tradizionale. In presenza
di secrezioni, si utilizza la laringoscopia diretta, utilizzando un tubo con mandrino metallico e l’ausilio
di una calamita esterna. Il presidio extraglottigo, in particolare il Combitube consente la protezione
delle vie aeree da ab ingestis, e risulta per questo motivo il più indicato in urgenza ed emergenza. In
mancanza di tutto questo, è possibile utilizzare la maschera laringea fastrach (ILMA o LMA fastrach).
NB: RICORDARSI CHE IL PUNTO E’ OSSIGENARE O NON OSSIGENARE NON INTUBARE O NON
INTUBARE
Come appena visto le linee guida sono molto incentrate sulla intubazione come modalità di controllo
delle vie aeree in emergenza. Il Prof ci tiene a sottolineare che però nell’emergenza il punto non è
intubare o non intubare ma ossigenare o non ossigenare perché il paziente ha bisogno prima ancora
di essere intubato di essere ossigenato. Se non riesco a intubarlo (condizione che può verificarsi per
diversi motivi) devo però garantirgli l’ossigenazione. Tuttavia un motivo per cui le linee guida hanno
come priorità l’intubazione c’è. Il motivo è che in una situazione di emergenza bisogna sempre
considerare che il paziente potenzialmente è a stomaco pieno (non posso sapere quando ha
mangiato o bevuto l’ultima volta) e quindi a rischio di ab ingestis: in questa condizione l’unica cosa
che lo protegge è il tubo tracheale e quindi l’intubazione (perché la cuffia che viene gonfiata dopo il
suo posizionamento in trachea protegge la trachea stessa dal reflusso di materiale gastrico).
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
La tecnica è però di non semplice apprendimento, necessita di un training formativo piuttosto lungo
e di un esercizio sufficientemente frequente, tanto da essere considerata, almeno in Italia, di
pertinenza strettamente specialistica dell’anestesista-rianimatore. Chiunque tuttavia può tentare, in
caso di necessità, una intubazione nasale alla cieca, in quanto la conformazione anatomica delle
prime vie aeree facilita a volte, la progressione naturale del tubo dal naso in trachea.
La tecnica tradizionale prevede l’intubazione sotto laringoscopia diretta, sebbene esistano altre
tecniche alternative di visualizzazione della glottide (fibroscopia, transilluminazione con mandrino
luminoso, ecc)
CLASSIFICAZIONE DELL’INTUBAZIONE
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
Una manovra aggiuntiva (spiegata nella lezione del Prof Giacinto ) che si può fare in questi casi
di trauma per liberare le vie aeree è quella del posizionamento della cannula faringea
(cannula di Guedel) :
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
2. Laringoscopia indiretta (LI): non permette una visualizzazione delle corde vocali direttamente
dall’occhio del medico , ma si avvale
o di appositi monitor per la visualizzazione (videolaringoscopi)
o di uno specchietto che riflette la luce proiettata dalla lampada frontale del medico
(utilizzata quando non posso usare nemmeno il videolaringoscopio)
2. Non prevista: Può capitare che, dopo aver fatto l’esame obiettivo, le ispezioni, le misurazioni e
tutto il necessario, non ci si renda conto che ci sono difficoltà per l’intubazione. È una condizione
molto difficile da gestire.
Le linee guida dicono che bisogna fare un primo tentativo di visualizzazione diretta, usando una
lama non troppo lunga. Ricordiamo che l’optimum è l’utilizzo della lama che permetta
l’applicazione della forza minore necessaria alla visualizzazione delle corde.
Fallito questo tentativo, si ossigena il paziente e si cambia lama, si mandrina il tubo e si tenta
l’inserimento. Se fallisce anche questo tentativo, si tenta con il videolaringoscopio o
direttamente con un dispositivo di ventilazione senza intubazione.
Alcuni mandrini sono ottimi per l’introduzione in caso di scarsa
visualizzazione in quanto hanno una certa “memoria elastica” per cui
possono essere modellati e successivamente introdotti, mantenendo la
curvatura ottimale conferitagli all’inizio e raggiungendo rapidamente la
trachea. I maestri nella creazione dei mandrini sono gli inglesi.
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
Gli introduttori (mandrini) più rigidi e di spessore maggiore sono di gestione più difficile e richiedono
una certa esperienza e manualità.
• Intubazione mandatoria:
È un’intubazione non rimandabile né sostituibile con tipologie di ventilazione differenti Si tratta dei
casi in cui intubazione consiste con ossigenazione (è mandatorio proteggere la via aerea), cioè
l’intubazione tracheale non è rimandabile né sostituibile con tipologie di ventilazione differenti. È
tipico delle situazioni (intervento chirurgico, trasporto dal luogo di incidente all’ospedale,
emergenze) in cui non intubare il paziente o utilizzare dispositivi sopraglottici implica l’incapacità di
ventilare adeguatamente il paziente, mettendo a rischio la sua vita (traumi maxillofacciali o
neurochirurgici o necessità di paziente prono, o in trendelemburg con il gas in addome che fa risalire
il diaframma).
Le indicazioni all’intubazione tracheale in questi casi prevedono:
• PaO2 <60 mmHg con Fi O2 >0.5
• Acidosi respiratoria severa che non rientra in nessun modo (fallimento della ventilazione con
maschera facciale o con sopraglottico)
• Frequenza respiratoria >30 atti/min o <10 atti/min (tachipnea o bradipnea)
• Pericolo di ab ingestis e quindi necessità di proteggere le vie aeree dal reflusso
• Insufficienza respiratoria acuta o cronica con necessità di ventilazione meccanica
• Ostruzione alta delle vie respiratorie che permette di intubare
È fondamentale non esagerare con i tentativi, quando non si riesce ad intubare il paziente, perché si
possono produrre edema e sangue, che rendono ogni tentativo d’intubazione più difficile,
alimentando un circolo vizioso. In questo caso è consigliabile cambiare dispositivo, passando ad un
sopra o sottoglottico. In alcuni casi l’edema e il sangue sono così importanti che determinano il
fallimento della ventilazione anche con questi dispositivi che, se usati sin dal principio, avrebbero
assicurato una ossigenazione efficace. L’ultima opzione è quindi la crico-tracheotomia.
Le linee guida dicono che è consigliabile usare la maschera laringea e tutti gli altri dispositivi, extra,
sopra e sottoglottici, in modo non tardivo, cioè prima di provocare edema ed emorragia.
NB. quando l’intubazione mandatoria non riesce, tra un tentativo e un altro, bisogna sempre
ossigenare il paziente.
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INDICAZIONI
insufficienza respiratoria severa di qualunque origine
CONTROINDICAZIONI RELATIVE
• traumi con fratture instabili del massiccio facciale
• ridotta o impossibile apertura della bocca
• fratture del rachide cervicale note o presunte
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Scala di Mallampati
E’ una classificazione usata in anestesia per predire la difficoltà di intubazione oro-tracheale,
introdotta nel 1985 da Seshagir Mallampati.
La scala è basata sulla distanza tra la base della lingua ed il palato e valuta lo spazio a disposizione
per operare. Il punteggio Mallampati viene valutato chiedendo al paziente (in posizione seduta) di
aprire la bocca e protrudere la lingua il più possibile, visualizzando l'anatomia del cavo orale ed in
particolare l'ugola, i pilastri delle fauci ed il palato molle.
• Classe I: visibile palato molle, ugola e pilastri visibili.
• Classe II: visibile palato molle e ugola.
• Classe III: visibile palato molle e base dell'ugola.
• Classe IV: visibile solo il palato duro.
TECNICHE
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VIDEO LARINGOSCOPIA
Indicazioni
E’ la prima scelta in tutti i casi di intubazione difficile per cui in quei casi dove NON CURARIZZO IN
NESSUN MODO IL PAZIENTE, in particolare la videolaringoscopia trova indicazione in:
• Trauma cervicale
• Rigidità o immobilità cervicale
• Obesità grave
• Gravidanza (cambia tutti i parametri delle prime vie aeree per un effetto estro-progestinico)
• Alterazioni anatomiche congenite
• Radioterapia
• Ustioni delle prime vie aeree, della bocca o del viso.
Descrizione
Questo strumento è dotato di telecamera all’estremità quindi è possibile visualizzare dietro la plica
glosso- epiglottica, cosa impossibile alla laringoscopia diretta.
La lama nei video laringoscopi è piegata a 40-60°.
Il problema delle lame piegate a 60° sta nel fatto che i tubi utilizzati per l’intubazione, se non
mandrinati e quindi modellati anch’essi a 60°, finiscono in esofago.
Questo spiega perché, soprattutto in urgenza/emergenza è sempre meglio avere a disposizione
fibroscopi rigidi piuttosto che morbidi, in quanto più facilmente indirizzabili in trachea.
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Tipi di strumento
I videolaringoscopi in commercio sono decine e si distinguono per:
• Tipo di lama
• Tipo di monitor
• Strimento portatile o meno
• Lama sterilizzabile o meno
• Misure (pediatriche, per adulti ecc..)
• Anti-appannamento
Alcuni videolaringoscopi hanno il canale guida attraverso il quale si inserisce il tubo oltre le corde
vocali: Airtraq, Pentax-AWS.
Gli altri laringoscopi non dotati di questo canale richiedono un lavoro di angolazione del tubo
maggiore, altrimenti risulta impossibile intubare: Glidescope, McGrath, C-MAC, V-MAC.
GLIDESCOPE
E’ il primo, il più conosciuto e il più utilizzato. Ha una lama di materiale non metallico trasparente. Ha
una curvatura di 60° (novità rispetto al laringoscopio indiretto in cui la curvatura è di 30°). Inoltre i
videolaringoscopi sono anti-fog, al contrario dei fibroscopi.
È un tipo particolare di video-laringoscopio che esiste in tre forme:
1. Normale
2. Monouso: in cui si cambia la lama (sterile e detta Cobalt)
3. Glidescope Ranger: si usa solo per l’urgenza/emergenza. È un
videolaringoscopio con una valigetta in cui è tutto dentro (lame, video,
connettori). Mentre tutti gli altri laringoscopi necessitano di una fonte di
luce, di una presa di corrente, di alcune cose utilizzabili solo in ambienti
protetti, questo video-laringoscopio può essere utilizzato in tutti gli ambienti.
Il Glidescope è stato inventato da un chirurgo canadese che ha avuto l’idea di modificare la lama e di
apportare alcune modifiche.
KING VISION
Ha un monitor incorporato, lame intercambiabili monouso con o senza canale guida, è
portatile e con immagini HD.
I danni da rottura da incisivi o altre complicanze che avvengono con la laringoscopia
diretta non avvengono con la indiretta o comunque avvengono di meno perché è
meno traumatica.
Ricordiamo che la laringoscopia indiretta è nata prima della laringoscopia diretta
(ricordiamo lo spagnolo allo specchio).
Altri Sistemi a fibre ottiche: sia rigidi che curvi
WuScope (ha una lama a 110 gradi addirittura), Bullard (molto indaginoso da
utilizzare, ma esiste; al Campusè stato acquistato, ma non regge il paragone con il
Glidescope o con l’Airtraq), Upsherscope, stiletto di Shikani.
Sono strumenti precurvati, difficili da usare con un training di apprendimento lungo. Fanno parte
delle cose pubblicate, ma l’uso non è routinario, quotidiano. Non hanno avuto successo.
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
Se non si vedono le corde vocali con la laringoscopia diretta e non si ha la disponibilità del video
laringoscopio si può utilizzare questa tecnica (tecnica Agrò) nella quale:
si piega il tubo tracheale all’estremità di una angolatura di 40 ° (a mazza da hockey) con l’ausilio di
un mandrino luminoso rigido (filo guida con luce a estremità)
lo si inserisce in faringe entrando dalla rima laterale della bocca portandolo alla base della lingua (si
introduce lateralmente perché condizioni anatomiche un torace a botte o delle mammelle
voluminose potrebbero ostacolare l’introduzione frontale)
si ruota poi in modo da allinearlo alla trachea
si solleva verso l’alto (in questo modo la parte del tubo distale per la conformazione anatomica
dovrebbe andare automaticamente verso l'aditus ad laringem e entra in trachea)
si conferma che il tubo è in trachea grazie alla luce: se si vede un’area illuminata sulla cute del collo
in corrispondenza della membrana cricotiroidea significa che si è in trachea col tubo
Se il chirurgo deve lavorare in bocca, o il paziente in urgenza ha trisma, o tutti i denti rotti e io non
posso in nessun modo accedere dalla bocca (e non penso di curarizzarlo perché non bisogna togliere
quel poco di respiro spontaneo che ha) si può intubarlo dal naso con l’ausilio della luce a respiro
spontaneo preservato.
o Introduco il tubo dal naso con all’interno un mandrino luminoso flessibile
o Eseguo la manovra di jaw trhust (nel caso del pz traumatizzato) con la mano non dominante per
liberare le vie aeree
o Nel momento in cui passo le corde vocali il pz tossirà perché è sveglio
o Quando grazie alla visualizzazione della luce e alla tosse so che sono in trachea curarizzo il pz
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2 Lezione Emergenze - Anestesia 05/03/2018
Verranno nel dettaglio spiegati nella prossima lezione ma sono presenti nel file che il prof ha
lasciato la seconda lezione dal titolo “il controllo delle vie aeree in emergenza”.
Nelle linee guida straniere si parla solo di device sopraglottici (SGD) comprendendo in realtà sia
presidi sopraglottici che quelli sottoglottici (che si mettono in esofago) tuttavia il Prof Agrò e di
conseguenza le linee guida italiane ritiene che sia più corretto parlare di presidi extraglottici (PEG)
suddividendoli poi nelle due categorie sopracitate.
La linea guida americana sull’intubazione difficile del 2015 (citata prima) parla di presidi sopraglottici
di seconda generazione, sostenendo che un dispositivo è di seconda generazione e quindi migliore
per poter ossigenare quando si posiziona al primo colpo, può ventilare a alte pressioni, ha due tubi (
uno per intubare e uno per inserire sondino) , ha la possibilità di far passare un mandrino luminoso o
un fibroscopio per intubare.
Il Prof non è per niente d’accordo con questa definizione perché sostiene che non abbia senso e
confonda solamente dal momento che queste caratteristiche sono presenti già nei dispositivi di
prima generazione, come ad esempio la maschera laringea pro-seal (prossima lezione) che viene
considerata di seconda generazione quando in realtà è degli anni ’90 e aveva già tutte queste
caratteristiche.
Per questo motivo il Prof ha pubblicato un editoriale a gennaio 2018 sostenendo che questa
definizione crea solo confusione, e che bisognerebbe semplicemente parlare delle caratteristiche
intrinseche dello strumento.
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