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1.

Autonomia negoziale e contrattuale

Uno dei concetti cardine del sistema giuridico è quello di AUTONOMIA PRIVATA, spesso
confuso con quello di AUTONOMIA NEGOZIALE E CONTRATTUALE. Tuttavia i concetti
hanno sfumature differenti : la prima espressione si usa pr indicare IL POTERE DEL PRIVATO DI
AUTORGOLARE I PROPRI INTERESSI E DI DARE A QUESTO REGOLAMENTO DI
INTERESSI UNA FORZ DI LEGGE CHE ABBIA EFFETTI NEI CONFRONTI DELL’ALTRA
PARTE DEL REGOLAMENTO. Da questo concetto ne emergono altri 2 ossia 1 quello
DELL’ETERONOMIA : lla creazione di regole da parte di un sogg diverso da quello chr è tiotolare
dell’interesse a vui le regole si applicano (ex. Legge), e, soprattutto l’AUTOTUTELA che consiste
nell potere di TUTELARE DA SE I PROPRI INTERESSI (un conceto simile a quello di
autonoomia che è il potere di regolarre da se i propri interessi9. Quando gli interessi dei singoli
sono oggetto di sia eteronomia che autotutela (ossia quando sono regolati sia dalla legge che dagli
atti di autonmia privata), si parla di CONCORSO DI FONTI AUTONOME ED ETERONOME
nella determinazioen del regolamento di interessi ex il contratto di locazuine è disciplinato siada
una legge del 98 sia dal contratto tra le parti). A volte accade che, in alcuni settori dell’ordinamento,
di fronte alla assenza proprio di FONTI ETERONOME DI REGOLAZIONE, si ricorra proprio agli
atti di autoomia tra i privati per appunto, disciplinare quel settore particolare, ciò è accaduto anzi
NELL’AMBITO DELLA PUBBLICITA’ con i cd. CODICI DI AUTODISCIPLINA CHE
ALCUNE SOCIETA’ DI VENDITA SI SONO DATE. Va detto che, ad ogni modo, l’autotutela, è
un istituto ECCEZIONALE A CUI IL SOGGETTO PUO’ RICORRERE SOLAMENTE NEI
CASI PREVISTI DALLA LEGGE POICHE’, DI BASE, ESSENDO VIETATO NEL NOSTRO
ORDINAMENTO, FARSI GIUSTIZIA DA SE, IL SOGGETTO LESO, DEVE DI REGOLA
RIVOLGERSI AI GIUDICI.
L’autonomia privata, può essere di tipo INDIVIDUALE O COLLETTIVO a secodna delle
CARATTERISTICHE DELL’INTERESSE REGOLATO : L’AUTONOMIA INDIVIDUALE
INDICA IL POTERE DI REGOLARE GLI INTERESSI CHE SONO DI PERTINENZA
ESCLUSIVA DICOLORO CHE AGISCONO (cioè persone fisiche e giuridiche). Mentre, l’altra, è
LO STESSO POTERE RICONOSCIUTO PERO’ NEI CONFRONTI DEI CD. ENTI
ESPONENSIALI (persone giuridiche che agiscono per conto di altri sogg per la realizzazione di
interess particolari, in quanto appartengono non ad una persona singola ma a delle catgorie. Ex. Il
potere dei sindacati di stipulare contratti collettivi in rappresentanza dei lavoratori). Ciò che è
importante sottolineare per la distinzione tra autonomia collettiva e individuale è che non ha
rilevanza la STRUTTURA DEL SOGGETTO : non per forza, un soggetto collettivoo ha solo
un’autonomia collettiva ma ha anche un’autonomia individuale che realizza ogn volta che agisce
non per tutelare gli interessi dei sogg che rappresenta ma per tutelare i propri in quanto ente
collettivo (ex. Quando stipula uh contratto con cui acquista un sistema informatico da installlare
nella propria sede). Ovviamente, la persona fisica inidivudale ha solamente la autonomia
individuale.
Sempre con riferimento alle tipologie di autonomia privata si può distinguere AUTONOMIA DI
SCAMBIO E ASSOCIATIVA. La prima si realizza nei classici contratti in cui 2 persone HANNO
INTERESSI OPPOSTI DA REALIZZARE, SECONDO IL PARADIGMA DEL DO UT DES. Per
quanto riguarda la seconda, si realizza nei casi in cui i sogg vogliono realizzare uno scopo comune o
comunque interessi paralleli come nel caso dei CONTRATTI CHE STIPULANO UNA SOCIETA’,
oppre le ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO, I PARTITI E I SINDACATI.

3.Autonomia privata e PA
l’autonomia priata appartiene anche alle PA, le quali, pur essendo sogg pubblkici possono
operar, in alcuni casi, secondo le norme di diritto privato quindi anche stipulando contratti in
condizione di QUASI PARITA’ COL CONTRAENTE PRIVAO : la legge 241 del 90 prevede
anche che il procediento amm possa essere concluso non con un provvedimento ma con un
ACCORDO che abbia lo stesso contenuto ma che sia sottoposto ai principi del cc in materia di
obbligazioni e contratti. La PA può anche, ovviamente, affidare l’esecuzioe di opere e lavori
pubblici ad un sogg privato secondo le disposizioni del cc laddove non disponga la legge. Quindi
anche le PA hanno un’autonomia privata che esplicano tutte le volte in cui operano nel mercato, a
contatto con i sogg privati, secondo regole tipiche del diritto privato : in tutti questi casi, I
RAPPORTI TRA PA E L’ALTRO CONTRAENTE, SEGUONO LE NORME SUI CONTRATTI
ALMENO CHE NON CI SIANO DEI CASI SPECIFICI IN CUI E’ LA LEGGE A
DETERMINARE QUEI RAPPORTI (ex. Quando la PA, indice un appalto per affidare un’opera
pubblica, tutta la fase prodromica alla stippula del contratto, che è la fase di selezione del
contraente, segue REGOLE PUBBLICHE DI CD. ‘’ EVIDENZA PUBBLICA’’ QUINDI in questa
prima fase la PA non opera secondo le regole del diritto privato poiché non è pienamente libera di
scegliere il contrraente.). va ricordato comunque che IL PRINCIPIO DI LEGALITA’, previsto in
costituzione, ex art.97 PREVEDE CHE LE AMMINISTRZIONI, ANCHE QUANDO OPERANO
CON LE REGOLE DEL DIRITTO PRIVATO, SONO COMUNQUE VINCOLATE ALLA
REALIZZAZIONE DELL’INTERESSE PUBBLICO. Questa missione della PA fa si che il
procedimento che porta alla stipula del contratto, debba seguire delle procedure pubbliche che
determinano : L’INDIVIDUAZIONE DEL CONTRAENTE (gara d’appalto) E DELLE
CONDIZIONI OTTIMALI PER LA STIPULA DEL CONTRATTO. Nel dettaglio, la sequenza del
procedimento si apre con la DETERMINAZIONE DI CONTRARRE (che è la fase in cui la PA
indiividua l’interesse pubblico da realizzare ad ex. ‘’ annuncia che deve realizzare una certa opera
pubblica e determina le modalita’ per realizzarla’’) successivamente c’è la INDIZIONE DEL
BANDO (con cui la PA invita i sogg privati A PRESENTARE DELLE OFFERTE CON CUI
QURSTI SOGG INDICANO A CHE PREZZO ESEGUIRANNO QUEL TIPO DI OPERA ED IN
QUANTO TEMPO). Successivamente la PA sdeve VALUTARE LE OFFERTE E SCEGLIERE
QUELLA OTTIMALE (al minor prezzo), successivamente c’è L’APPROVAZIONE E LA
STIPULA DEL CONTRATTO. Naturalmente, qesti contratti della PA sono regolati oltre che dal
diritto pubblic, anche dal diritto privato (in particolare per quanto riguarda le norme di
CONDIZIONI GENERALI DI CONTRATTO, RESP PATRIMONIALE, ESECUZIONE
FORZATA, MORA ecc.). naturalemtne i contratti conclusi dalle PA HANNO SEMPRE FORMA
SCRITTA. Peraltro, un’altra differenza rispetto ai contratti di diritto privato è che nei contratti del
diritto amministrativo, la PA può SEMPRE RECEDERE DSLL’ACCORDO X SOPRAVVEMUTI
MOTIVI DI PUBBLICO INTERESSE.
5. AUTONOMIA NEGOZIALE
L’Autonomia negozial è una ‘’species’’ di autononia privata, una species che DIPENDE DA UN
PARTICOLARE MEZZO CON CUI SI ESPLICA L’AUTONOMIA PRIVATA (che è il mezzo
principale e quasi ecsclusivo : ossia il NEGOZIO). Lautonomia contrattuale è una ‘’ sottospecies’’
di autonomia privata ed una ‘’ species’’ di autonomia negozialr poiché CONSISTE
NELL’AUTONOMIA PRIVATA CHE SI ESPLICA CON le forme DI UN PARTICOLARE
NEGOZIO CHE E’ IL CONTRATTO. Delle 3 definizioni di autonomia, quella preferibile è quella
di AUTONOMIA NEGOZIALE (dal momento che qurlla di autonomia contrattuale, è troppo
specifica poiché riguarda un solo tipo di negozio. Mentre quella di autonomia privata può risultare
fuorviante poiché può APPARIRE NON APPLICABILE AI SOGG PUBBLICI. Quindi la
deifnizione completa di autonomia negoziale CONSISTE NEL POTERE RICONOSCIUTO A
SOGGETTI PUBBLICI E PRIVATI DI REGOLARE I PROPRI INTERESSI PUBBLICI O
PRIVATI O ANCHE GLI INTERESSI DEI MEMBRI CHE NE FANNO PARTE ,
ATTRAVERSO PROPRIE MANIFESTAZIONI DI VOLONTA’).
6. rilevanza costituzionale dell’autonomia contrattuale
L’AUTONOMIA CONTRATTUALE INVECE, ppur essendo una definizione + specifica, è allo
stesso tempo quella che fa riferimento alla forma + frequente e rilevante di autonomia negoziale ed
è anche quella che viene rspressamente rionosciuta nel cc. Secondo alcuni, l’art del che parla di
autonomia contrattuale (1322), è strettamente connesso con l’art. 41 della cost, che parla della
INIZIATIVA ECONOMICA PRIVATA : secondo questa teoria, vi sarebbe identità tra questa
iniziativa e l’autonomia contrattuale (in altr termini secondo questa teoria sono la stessa coa). Art.
41 : ‘’ l’iniziarica economia privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilitaà sociale o
in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà alla dignità umana. La legge determina i
programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica ppubblica e privata possa essere
indirizzata e coordinata a fini sociali’’. Art. 1322 cc : ‘’le parti possono liberamente determnare il
contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge e dalle norme corporative. Le parti possono
anche concludere contratti che nn appartengono ai tipi aventi una disciplina particolare purchè siano
diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico’’. Tuttavia, se così
fosse, si dovrebbe dire che hanno autonomia contrattuale SOLO COLORO I QUALI SVOLGANO
INIZIATIVA ECONOMICA (QUIDNI IMPRENDITORI). Proprio x quiesta ragione è + giusto
dire che LA INIZIATIVA ECO DELL’ART. 41, può essere identificata, non nell’autonomia
contrattuale NEL SUO COMPLESSO MA IN UNA SUA PARTICOLARE MANIFESTAZIONE
CHE E’ L’AUTONOMIA CONTRATTUALE D’IMPRESA E QUINDI UN’AUTONOMIA
CONTRATTUALE DEGLI IMPRENDITORI.
Per quanto invece riguarda il fondamento dell’AUTONOMIA ASSOCIATIVA, SECONDO
ALCUNI AREBBE RICERCATO NELL’ART. 2 dalla cost (‘’ la repubblica riconosce e garantisce
i diritti inviolabili dell’uomo sia COME SINGOLO SIA NELLE FORMAZIONI SOCIALI OVE SI
SVOLGE LA SUA PERSONALITA’’’), il quale, considerando i DIRITTI INVIOLABILI,
dovrebbe abbracciare nella sua definizione, anche gli atti di esternazione di questa autonomia grazie
anche al testuale richiamo che l’art 2 fa alle FORMAZIONI SOCIALI che realizzano la personalità
umana.
7. FONDAMENTI COSTITUZIONALI DELL’AUTONOMIA NEGOZIALE.
È necessario, ricercare i fondamenti costituzionali non soltanto dell’autonomia contrattuale ma
soprattutto di quella negoziale, nelle sue diverse manifestazioni. Per far ciò occorre anzitutto
sottolineare che DAL MOMENOT CHE L’AUTONOMIA NEGOZIALE, REALIZZA
INTERESSI DI DIVERSO TIPO (CIOE’ PATRIMONIALI NEL CASO DEL CONTRATTO;
FAMILIARI, SOCIALI NEL CASO DEGLI ATTI DI FAMIGLIA; ) IN BASE AL TIPO DI
INTERESSE CHE ESSA REALIZZA, SI POTRANNO INDIVIDURE DIVERSE NORME COST
CHE COSDTITUISCONO ILL FONDAMENTO DI UNO PIUTTOSTO CHE DELL’ALTRO
poiché tutelano valori costituzionali diversi, collegati ai diversi interessi : - CONTRATTO :
INIZIATIVA ECO quindi art. 41. – ATTI DI FAMIGLIA : ART 2 , 29 (‘’ La Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti
dalla legge a garanzia dell'unità familiare”), 30 (E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire
ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.Nei casi di incapacità dei genitori, la legge
provvede a che siano assolti i loro compiti.La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni
tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.La legge detta
le norme e i limiti per la ricerca della paternità). – ATTI DI AUTONOMIA POSTI IN ESSERE
PER LA PROPRIA SALUTE (ad ex. Atti di consenso ai trattamenti medici, considerati come atti di
autonomia privats) : i referenti costituzionali, sono gli art. 2, 13 (libertà personal) e 32 (diritto alla
salute). – ATTI DI AUTONOMIA NEGOZIALE VOLTI ALLA CREAZIONE DI
ASSOCIAZIONI PER LA REALIZZAZIONE DI UNO SCOPO (ex. Sindacati) : si dovrà fare
riferimento al diritto di associazione dell’art 18. – AUTONOMIA CONTRATTUALE DI
LAVORO : che ha fondamento negli art. 1 e 35 cost ma anche , con riferimento all’auronomia di
contrartro collettivo, l’art.39
Di conseguenza, piuttosto che parlare di UN FONDAMENTO COST DELL’AUTONOMIA
CONTRATTUALE, SI DEVE PARLARE DEI DIVERSI FONDAMENTI COST
DELL’AUTONOMIA NEGOZIALE.
8. LIMITI COST ALL’AUTONOMIA NEGOZIALE.
Tali limiti emergono, di regola, dalle stesse norme poste a fondamento delle diverse forme
dell’autonomia. – LIMITI ALL’AUTONOMIA CONTRATTUALE D’IMPRESA SI TROVANO
NELLO STESSO ART 41 : che vieta lo svolgimento della iiziativa privata se IN CONTRASTO
CON LA UTILITA’ SOCIALE O IN MODO DA RECARE DANNO ALLA SICUREZZA, ALLA
LIBERTA’ O ALLA DIGNITA’ UMANA. – LIMITI ALLA AUTONOMIA DI ASSOCIAZIONE
X LA REALIZZAZIONE DI SCOPI : il limite generale è da ritrovarsi nell’art 18, quando vieta di
COSTITUIRE ASSOCIAZIONI SEGRETE . – LIMITI ALLA AUTONOMIA FAMIGLIARE : si
riscontrno negli stessi arr 29 e 30, i quali, riconoscono il principio di egualianza MORALE E
GIURIDICA DEI CONIUGI (di conseguenza i coniugi sono liberi ad esempio di sceglere il regime
di separazione dei ben ma sempre in condizioni di parità). – LIMITI ALL’AUTONOMIA
CONTRATTUALE DI LAVORO : trova i suoi limiti negli stessi art. 35 e 36 laddove, si dice che
LA RETRIBUZIONE DEI LAVORATORI NN PUO’ ESSERE STABILITA CON TOTALE
LOBERTA’ MA DEVE CMQ ESSERE PROPORZIONATA ALLA QUANTITA’ E QUALITA’
DEL LAVORO E TALE DA GARANTIRE AI LAVORATORI ED ALLE LORO FAMIGLEI
UN’ESISTENZA LINERA E DIGNITOSA. – LIMITI ALL’AUTONOMIA CONTRATTUALE
COLLETTIVA : i limiti si riscontrano nell’art 39, il qaule precisa che i sindacati devono osservare
il cd. METODO DEMOCRATICO per poter essere effettiva espressione della volontà degli
aderenti.
10. autonomia contrattuale, proporzionalità e ragionevolezza.
I contratti, a differenza dei trattati internazionali, non sono sottoposti al semplice principio ‘’
pacta sunt servanda’’. Nel nostro ordinamento infatti, su spinta della normativa europea e della
costituziome, si è affermato i PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA’ (che ha molti riferimenti nel
cc e nelle leggi speciali tanto da avere ormai una portata generale come CRITERIO
GENERALE,appunto, IN TEMA DI CONTRATTI anche se, secondo alcuni, avrebbe rilevanza
solo PER I RAPPORTI TRA IMPREDITORE E CONSUMATORE ‘’ contraente debole’’). Il
principio ha un signifcato QUANTITATIVO : cioè come GUSTA PROPORZIONE O
QUANTIFICAZIONE DEGLI ELEMENTI DEL CONTRATTO. Il cc, prevede una serie di
strumenti che intervengono qualora il contratto preveda PRESTAZIONI SPROPORZIONATE : nei
contratti dei consumatori c’è la riduzione all’equità, ma in altri casi, sussiste LA NULLITA’
DELLA CLAUSOLA CD. ‘’ VESSATORIA’’ O LA INEFFICACIA RILEVBILE D’UFFICIO.
Quando il principio di proporzionalita’ non è valutabile in senso quantitativo (poiché gli elementi
del contratto nn sono omogenei, come nel caso del prezzo per una prestazione medica), tale
principio (che costituisce un parametro quantitativo), va BILANCIATO CON I PRINCIPI
QUALITATIVI DI ADEGUATEZZA E RAGIONEVOLEZZA.
Il principio di proporzionalità è importnate anche in ambito dell’interpretazione del contratto, in
quanto l’art 1371 (vedi( PREVEDE LA INTERPRETAZIONE SECONDO EQUITA’
DELNCONTRATTO DUBBIO : secondo la quale, il giiudice DEVE INTERPRETARE IL
CONTRATTO EVITANDO SPROPORZIONI PREMIALI O PUNITIVE. Va precisato che il
principio di proporzioanlità non impone una TOTALE EQWUIVALENZA TRA LE
PRESTAZIONI DEL CONTRATTO MA VIETA SEMPLICEMENTE UNA SPROPORZIONE
ECCESSIVA TRA QUESTE.
11. ITINERARI RECENTI DELL’AUTONOMIA CONTRATTUALE.
L’autonomia contrattuale, è ovviamente, strettamernte connessa a contesto politico-sociale ed
economico italiano : ad esempio, negli anni 60, si parlava di PUBBLICIZZAZIONE DEL
DIRITTO PRIVATO, poihcè l’autonomia privata era limitata da un forte intervento dello Stato
nella programmazione economica, mentre il contesto odierno vede una nuova espanzione
dell’autonomia contrattuale con la privatizzazione, ad esempio, del pubblico impiego ed una
evoluzione del procedimento amministrativo, che vede il ricorso sempre + frequente agli accordi
conclusivi tanto che si parla di PRIVATIZZAZIONE DEL DIRITTO PUBBLICO. In questo nuovo
contesto, l’autonomia contrattuale, si è diversificata in ulteriori tipologie : - la cd. AUTONOMIA
CONTRATTUALE DELL’EMERGENZA DEL DIRITTO DEL LAVORO : che si esplica
attraverso nuovi modelli contrattuali, utili a fronteggiare l’aumento della disoccupazione; - la cd.
AUTONOMIA CONTRATTUALE ASSISTITA : che si esplica con nuove tipologie contrattuali
per i ceti sociali + deboli, aventi ad oggetto categorie di beni di necessità per i quali si può anche
derogare, ij questi contratti, alle normative generali : ad esempio ciò si verifica con i cd. PATTI IN
DEROGA NELLE LOCAZIONI ABITATIVE. – la cd. AUTONOMIA CONTRATTUALE
INCENTIVATA : si esplica in contratti stimolati dalle previsioni legislative di aiuti eco x una delle
parti che stipula il contratto. Ad es le INCENTIVAZIONI STATALI X LA COMPRAVENDITA
DI VEICOLI NUOVI CON LA ROTTAMAZIONE DI VEICOLI VECCHI.
12. LE CLASSICHE LIBERTA’ CONTRATTUALI.
L’autonomia contrattuale, sirealizza in termini di LIBERTA’ DI CUI IL CONTRAENTE
DISPONE, le quali corrispondono ovvimente a dei limiti di esercizio delle stesse. Quali sonon
wueste libertà?
- LIBERTA’ DI CONTRARRE E DI NN CONTRARRE
- LIBERTA DI SCEGLIERE IL CONTRAENTE QUINDI LA CONTROPARTE OPPURE
DI SCEGIERE UN ALTRO SOGG, DIVERSO DALA CONTROPARTE CHE SARA’
DESTINTARIO DEGLI EFFETTI DEL CONTRATTO
- LIBERTA’ DI DETERMINARE IL CONTENUTO DEL CONTRATTO ANCHE CON I
CD. ELEMENTI ACCIDENTALI : TERMINE E CONDIZIONE
- LIBERTA DI UTILIZZARE SCHEMI CONTRATTUALI ATIPICI PURCHE’ GLI
INTERESSI IN GIOCO SIANO MERITEVOLI (come nel caso dei cd. Contratti misti.)
- LIBERTA’ DI DETERMINARE LA FORMA DI FUTURI CONTRATTI DANDO VITA
A FORME CONVENZIONALI DA OSSERVARE PER UN CONTRATTO CHE SARA’
CONCLUSO
- LIBERTA’ DI SCEGLIERE UNA STRTTURA UNILATERALE O PLKURILATE DEL
NEGOZIO
- LIBERTA’ DI REALIZZARE L’OBBIETTIVO DEL NEGZIO ANCHE IN MODO
INDIRETTO : MODIFICANDO LA STRUTTURA TIPICA CON CLAJUSOLE CHE NE
ALTERANO IL FUNZIONAMENTO CON IL LIMITE DEI CONTRATTI IN FRODE ALLA
LEGGE, CHE SONO NULLI (come ad esempio la vendita con patto di riscatto). Ex, si prende un
contratto tipico, come quelllo di locazione, e si apportano delle clausole che lo modficano in modo
tale da raggiungere un obbiettivo diverso che può essere tipico di un altro tipo di cobntratto
- LIBERTA’ DI INCIDERE SULL’EFFICACIA DEL CONTRATTO : ad esmemppio,
staccando il momento del perfezionamento da quello della efficacia, opponendo un termine iniziale.
Ex. Si conclude una vendita con la firma del contratto il 10 gennaio ma si dice che avrà effetto ill
24.OPPURE SPOSTANDO GLI EFFETTI NEI CONFRONTI DI UN 3 : come nel caso del
contratto a favore di 3 . ex. Assicurazione sulla vita.
- LIBERTA’ SANZIONATORIA : potere di creare a carico dei contraenti delle pene
contrattuali in caso di violazione di regole di condotta. Ex. Sanzioni disciplinari previste per i soci
negli statuti.

14. AUTONOMIA NEGOZIALE NEL DIRITTO DELLE PERSONE E DELLA FAMIGLIA.


Nel diirtto di famiglia, prima degli anni 70, l’autonomia privata era fortemente compressa da uun
forte intervento regolativo dello stato; successivamente, ha prevalso un nuovo modello fondato +
che sulle scelte del legislatore sugli accordi (quindi autonomi) dei coniugi sempre nei limiti della
UGUALIANZA MORALE E GIURIDICA sebbene, ibn qesto settore, sia particolarmente
complicato stabilire quando gli interessi sono meritevoli oppure no (si pensi ai recenti accordi sulla
fecondazione artificiale laddove in questo caso, bisogna contemperare le liberta negoziali dei
coniugi con il controllo dello stato sulla MERITEVOLEZZA. Lo stesso si può dire, nell’ambito dei
diritti personali (ex. Diritto alla vita, alla libertà ecc) con riferimento, ad esempio, al cd.
TESTAMENTO BIOLOGICO (di cui si discute l’ammissibilita’) con ci un sogg, esprime il rifiuto
ad essere sottoposto a determinati trattamenti terapeutici.
15. contratti accoordi e convenzioni.
Dal punto di ista strtturle, i negozi plurilaterali, oltre che contratti, possono essere ACCORDI E
CONVENZINI, i quali a differenza del contrato, non sono definiti dalla legge e soprtutto HANNO
DEI RIHIAMI IN SETTORI DIVERSI DELL’ORDINAMENTO : ad esempio nel diritto amm gli
accori ed anche le convenzioni, ma anche e soprattutto nel D.I. In cosa sono diversi dai contratti?
Gli accordi possono avere anche contenuto nn patrimonile come nel caso DEGLI ACCORDI DEI
CONIUGI IN CASO DI SEPARAZIONE
PER QUANTO RIGUARDA LA NORMATIVA APPLICABILE, agli accordi e convenzioni è
estendibile LA DISCIPLINA DEL CONTRATTO IN VIRTU’ DELLA SUA FORZA
ESPANSIVA PREVISTA DAGLI ART 1323 E 1324cc . (vvedi). Del resto, anche gli accordi amm
sono disciplinati, come dice la stessa legge 241 del 90, dai principi del cc in materia di obbligazioni
e contratti in quanto compatibile.

16. CONTRATTI E NEGOZI UNILATERALI : tipicita’ e aticipicita-


Sotto il profilo strutturale, contratti, accordi e convenzioni, sono diversi dai NEGOZI
UNILATERALI, CARATTERIZZATI DA UN’UNICA PARTE O, PER MEGLIO DIRE, DA UN
UNICO CENTRO DI IMPUTAZIONE DI INTERESSI (in altri termini gli interessi in gioco sono
solo quelli di una parte che li vuole realizzare ex. Testamento, promessa al pubblco). Si tratta di una
tipologia disomogenea che comprende strumenti molto diversi, alcuni a contenuto patrimoniale (ad
esempio al rimessione del debito) ed altri a contenuto famigliare (ad esempio il riconoscimento del
figlio nato fuoti dal matrimonio) o ancora nell’ambito dei diritti personali (ad esempio il consenso a
patriche sperimentali). Il cc, menziona i negozi unilaterali nell’art. 1324 cc dicendo che QUELLI IN
PARTICOLARE CHE OPERANO TRA VIVI (quindi non il testamento), E A CONTENUTO
PATRIMONIALE (quindi non quelli famigliare) SEGUONO LE REGLE DEI CONTRATTI IN
GENERALE IN QUANTO COMPATIBILI; per alcuni negozi poi, il cc detta una specifica
disciplina (ad esempio per il testamento). L’estensione ai negozi unilaterali della disciplina dei
contratti (semopre nei limiti dei negozi tra vivi e patrimoniali), ha ortato a ritenere che ai negozi
unilaterali, sia esteso anche l’art. 1322 ossia QUELLO CHE PREVEDE LA POSSIBILITA’ DI
CONTRATTI ATIPICI , PERTANTO, SI E’ RITENUTA LA POSSIBILITA’CHE I SOGG
POSSANO PREDISPORRE NEGOZI UNILATERALI DIVERSI DA QUELLI PREVISTI
DALLA LEGGE PURCHE’ SIANO MERITEVOLI DI TUTELA. Un esempio di negozio
unilaterale atipico è LA DICHIRAZIONE DI BENESTARE DEL CREDITORE DIFRONTE AD
UNA PRESTAZIONE INESATTA DEL DEBITORE.

17. La parte.
Il negozio guiridico, presuppone un SOGGETTO LEGITTIMATO A PORLO IN ESSERE , IL
QUALE FORMANDO IL NEGOZIO, DIVENTA PARTE DELLA FATTISPECIE REGOLATA
DAL NEGOZIO, E PORTATORE DEGLI INTERESSI CHE NE SONO SOTTESI E , DI
NORMA, DESTINATARIO DEGLI EFFETTI. LA DEFINIZIONE DI CONTRATTO
DELL’ART. 1321 (vedi), parla d ACCORDO TRA 2 O + PARTI DOVE, PER PARTE , SI PUO’
INTENDERE ANCHE UNA PLURALITA’ DI SOGG, PURCHE’ TITOLARI DI UN
INTERESSE PERSEGUITO (che vogliono realizzare) E MERITEVOLE ex. Contratto di vendita di
un bene in comunione : c’èè una parte acquirente ed una parte alienante che è complessa perché
formata dai comproprietari che però vogliono entrambi vendere il bene.
Può succedere, che la parte della fattispecie, sia diversa dalla parte che riceve gli effetti del
contratto : ci avviene quando la parte della fattispecie (DETTA ANCHE PARTE FORMALE E’
UN RAPPRESETANTE) mentre, la parte DEGLI EFFETTI (DETTA ANCHE PARTE
SOSTANZIALE) e’ un rappresentato. Questa distinzione si verifica anche quando aldillà della
rappresentanza, si ha un contratto a favore di 3 o un contratto ‘’ per persona da nominare’’ oppure
nella RAPPRESENTANZA INDIRETTA : poiché in tutti questi casi, gli effeti del negozio SONO
IMPUTATI AD UN SOGG DIVERSO DI QUELLO CHE L’HA POSTO IN ESSERE. Seguendo
questa distinzione tra parte formale e parte sostanziale, va anche precisato che LA PARTE
FORMALE (per esempio, nel caso della rappresentanza, il rappresentante), deve
NECESSARIAMENTE ESSERE UN SOGGETTO ESISTENTE E DETERMINATO. Mentre, la
parte sostanziale, può anche non esserlo (come nel caso del contratto x persona da nominare).
Determinazione del soggetto, significa IDENTIFICAZIONE TRAMITE L’USO DEI SEGNI
RAPPRESENTATIVI DELLA SUA SOGGETTIVITA’ : può accadere però che il cotnraente possa
nascondere la sua identità usando un nome falso oppure il nome di un’altra persona. Da queste 2
ipotesi, derivano 2 conseguenze differenti : nel primo caso IL NEGOZIO RESTA VALIDO ED
EFFICACE POICHE’ E’ COMUNQUE POSSIBILE INDIVIDUARE FISICAMENTE LA
CONTROPARTE (che ha usato il nome falso). Nel secondo caso invece, la situazione è
paradossalmente + grave poiché astrattamente si pone il dubbio se IL SOGGETTO CONTRAENTE
VOLESSE EFFETTIVAMENTE FAR RICADARE GLI EFFETTI NEI RIGUARDI DELLA
PERSONA DI CUI HA DTO LE GENERALITA’ O SE INVECE NE HA USURPATO IL NOME.
In questo caso, le conseguenze sono di volta in volta diverse a seconda delle concrete circostanze e
del tipo di negozio poiché nel caso in cui il SOGGETTO ABBIA USATO IL NOME DI UN
ALTRO PER ELUDERE UN DIVIETO CONTRATTUALE (ex. Un minorenne che utilizza il
nome di un maggiorenne per acquistare un prodotto che non potrebbe acquistare) IN QUESTI CASI
IL NEGOZIO E’ NULLO O ANNULLABILE X ERRORE DETERMINANTE SULLA
IDENTITA’ DELLA PERSONA; in altri casi, quando l’identità del contraente è del TUTTO
INDIFFERENTE ALLA PARTE, IL CONTRATTO RESTA VALIDO.

18. LA RAPPRESENTANZA
Il procedimento di formazione dei negozi, di norma prevede che L’INTERESSTO (quindi colui
che è titolare dell’interesse realizzato tramite il negozio) PARTECIPI ALLA FORMAZIONE :
quindi, di norma, PARTE FORMALE E PARTE SOSTANZIALE COINCIDONO. Se così non è
accade che, un sggetto, RAPPRESENTANTE, PER CURARE UN INTERESSE ALTRUI,
COMPIA UN ATTO RAPPRESENTATIVO CHE HA EFFETTI NELLA SFERA GIURIDICA E
PATRIMONIALE DI UN ALTRO SOGG RAPPRESENTATO. Sono esclusi dal fenomeno della
rappresentanza, GLI ATTI STRETTAMNTE PERSONALI (ex. Riconoscimento del figlio
testamento) e POSSONO ESSERE ESCLUSI DALLA RAPPRESENTANZA ANCHE ALTRI
STTI, SULLA BASE DI CONVENZIONI PRIVATE (ex. Ad esempio, nel condominio,
l’assemblea dei condomini, può limitare la partecipazione all’assemblea di rappresentanti di
condomini). Fuori da questi casi, secondo l’opinione prevalente, la rappresentanza è sempre
applicabile : QUINDI SIA X I NEGOZI PATRIMONIALI MA ANCHE PER GLI ATTI
GIURIDICI IN SENSO STRETTO.
La figura generale di rappresentanza, che è la RAPPRESENTANZA DIRETTA, si ha quando
UN CONTRAENTE COMPIE UN ATTO GIURIDICO CHE VINCOLA UN ALTRO
SOGGETTO E LO FA (compie un atto) ESPRIMENDO UNA SUA (del rappresentante)
MANIFESTAZIONE DI VOLONTA’ (nel momento in cui firma): e, allo stesso tempo,
DICHIARA ANCHE LA SUA ESTRANEITA’ AL REGOLAMENTO DI INTERESSI.
Ovviamente, per poter compiere un atto che vincola un altro sogg, il rappresentante deve essere
stato autorizzato cioè deve ESSERE STATO INVESTITO DEL POTERE DI CURARE UN
INTERESSE ALTRUI (questo di regola si fa con la PROCURA). Quindi, solo se è stato
autorizzato, IL RAPPRESENTANTE PUO’ DIVENTARE PARTE FORMALE DEL RAPPORTO
E ‘’ SPENDERE IL NOME ‘’ DI CHI RAPPRESENTA (in ltri termini firma usando il nome
dell’altro). La spendita del nome, non c’è invece nella RAPPRESENTANZA INDIRETTA : che è
quella forma di rappresentanza in cui, IL CONTRAENTE RAPPRESENTANTE PONE IN
ESSERE UN NEGOZIO CHE E’ SEMPRE PER CONTO DI UN ALTRO MA CMUNUQE IN
NOME PROPRIO, SICCHE’ IN ASSENZA DI SPENDITA DEL NOME, LA CIRCOSTANZA
CHE GLI EFFETTI DEL CONTRATTO SIANO RIVOLTI AL RAPPRESENTATO, RESTA
NOTA SOLO ALL’INTERNO DEI RAPPORTI TRA RAPPRESENTANTE E
RAPPRESENTATO. Tant’è vero che secondo l’orientamento prevalente, questa ipotesi sarebbe
proprio ESTRANEA ALLA RAPPRESENTANZA. Ipotesi specifica prevalente di
RAPPRESENTANZA INDIRETTA E’ IL MANDATO SENZA RAPPRESENTANZA, con cui IL
MANDATATARIO SI OBBLLIGA A PORRE IN ESSERE UN ATTO GIURIDICO PER CONTO
DEL MANDANTE, SENZA MANIFESTARE LA CD. ALTRUITA’ DELL’AFFARE,
LADDOVE POI IL CONTRATTO STESSO (tra mandatario e mandante) E’ LA GARANZIA CHE
EFFETTIVAMENTE GLI EFFETTI ANDRANNO IN CAPO AL MANDANTE (nel mandato a
stipulre atti aventi ad oggetto acquisto di beni immobili, l’art. 1706 vedi, obbliga il mandatario a
ritrasferire i diritti al mandante). Quindi RISPETTO ALLA RAPPRESENTANZA DIRETTA LA
DIFFERENZA (oltre all’assenza della spendita del nome), LA RAPPRESENTANZA INDIRETTA
E’ DIFFERENTE INNANZI TUTTO PER LE DIVERSE MODALITA’ CON CUI GLI EFFETTI
SI PRODUCONO NELLA SFERA DEL RAPPRESENTATO : perché nella rappresentanza diretta,
gli effetti si producono in capo all’interessato DIRETTAMENTE CON LA SPENDITA DEL
NOME; in quella indiretta CON IL CONTRATTO DI MANDATO (quindi è come se servisse un
passaggio in+). Inoltre, l’altra differenza attiene ai ruoli che nelle 2 forme di rappresentanza riveste
il RAPPRESENTANTE : il quale, nella PRIMA FORMA E’ SOLO PARTE FORMALE NELLA
SECONDA (quindi in quella indiretta) E’ ANCHE PARTE SOSTANZIALE (in quanto i rappporti
tra mandante e mandatario si esauriscono solo ‘’ inter partes’’ tramite il contratto di mandato).
Nell’ambito della RAPPRESENTANZA DIRETTA si ha un’ulteriore differenza in base A
COME IL POTERE RAPPRESENTATIVO E’ ATTRIBUITO AL RAPPRESENTANTE, poiché
SE TALE POTERE E’ CONFERITO DA QUELLO CHE SARA’ IL RAPPRESENTATO SI
PARLA DI RAPPRESENTANZA VOLONTARIA; SE INVECE AVVIENE TRAMITE LA
LEGGE (come per i minori o gli interdetti), si ha la RAPPRESENTANZA LEGALE che risponde
ad esigenze di interesse generale e rappresenta un ufficio di diritto civile. Se invece, il potere
rappresentativo RIENTRA NELLE PREROGATIVE DI UN ORGANO CHE E’ PARTE DI UN
ENTE NEL DIRITTO AMMINISTRATIVO, QUALORA SUSSISTA U RAPPORTO DI
IMMEDESIMAZIONE PROPRIO TRA L’ORGANO E L’ENTE, SI PARLA DI
RAPPRESENTANZA ORGANICA ( in altri termini : l’organo è il rappresentante, l’ente è il
rappresentato).
Nella rappresentanza VOLONTARIA, il potere rappresentativo (1387cc), è conferito
dall’interessato mediant un NEGOZIO GIURIDICO UNNILATERALE, DENOMINATO
PROCURA con cui l’autore (che sarà il rappresentto) LEGGITTIMA UN SOGG (che sarà il
raappresentante o procuratore) A PORRE IN ESSERE UN ATTO SPECIFICO (PROCURA
SPECIALE) OPPURE UNA CATEGORIA DI ATTI (PROCURA GENERALE : che è quella
tipica che si da all’avvocato. Essa però non può avere ad oggetto ATTI DI STRAORDINARIA
AMM ALMENO CHE NN SIANO ESPLICITAMENTE INDICATI) CHE LO VINCOLERANNO
NEI CONFRONTI DELLA CONTROPARTE. Come etto è un NEGOZIO UNILTERALE, il che
implica che IL CONSENSO DEL RAPPREDENTANTE E’ SUPERFLUO PUR POTENDO,
OVVIAMENTE, LO STESSO RINUNCIARVI. La procura è quindi diversa dal MANDATO CON
RAPPRESENTANZA: CHE HA INVECE UNA STRUTTURA BILATERALE : con l’assunzione
di un obbligo DA PARTE DEL FUTURO RAPPRESENTANTE DI PORRE IN ESSERE UN
ATTO PER CONTO DEL FUTURO RAPPRESENTANTO. Tornando alla procura, è un atto
tradizionalmente qualificato come NEGOZIO ASTRATTO, ma in realtà è un negozio che ha la sua
CAUSA nell’interesse del futuro rappresentato ad avere la cooperazione del futuro rappresentante.
Sicchè, se questo interesse è un interesse ILLECITO (e quindi in realtà maschera la volontà di
eludere un divieto di legge), la PROCURA SARA’ NULLA. Quindi il negozio ha EFFICACIA
INDIPENDENTEMENTE DAL ‘’ RAPPORTO DI GESTIONE SOTTOSTANTE (?) (in altri
termini : la procura segue solo le vicende tra rappresentato e rappresentante e non le vicende del
contratto che scaturirà tra futuro rappresentante e controparte).
Si discute sulla NATURA RECETTIZZIA DELLA PROCURA (cioè sulla circstanza che sia
EFFICACE SOLO SE CONOSCIUTA DAL 3 E DALLO STESSO RAPPRESENTANTE). Si
discute quindi se, per essere efficsce, l procura debba essere conosciuta da entrambi i sogg che
poinfirmeranno il contratto che avrà effetto verso il rappresentato. L’opinione tradizionale, ritiene
che la conoscenza sia NECESSARIA.
La procura deve avere LA STESSA FORMA DEL NEGOZIO CHE, SULLA BASE DI ESSA,
SARA’ REALIZZATO DAL RAPPRESENTANTE (FORMA X RELATIONEM).
La procura può essere, in ogni momento, e SEMPRE CON ATTO UNILATERALE,
REVOCATA O MODIFICATA. In questo caso però, revoca e modifiche devono essere portati A
CONOSCENZA DEI 3 CHE ALTRIMENTI POTREBBERO FARE AFFIDAMENTO
SULL’ESISTENZA DELLA PROCURA (vecchia)e quindi, ad esempio, pagare il prezzo di una
cosa venduta dal rappresentante allo stesso rappresentante in un momento in cui nn è +
rappresentante.
Ci sono delle eccezioni di casi in cui la procura nn è revocabile : 1) quando le parti convengano
di rendere il mandato irrevocabile (art. 1723 1 comma). 2) quando la procura conferita sia anche
nell’interesse del rappresentante o di 3. Ex : come nel caso in cui il procuratore abbia il potere di
incassare una determinata somma per il rappresentato ma abbia anche il potere di trattenerla 3) nel
caso di mandato collettivo : quando conferito da + persone per la ralizzazione di un interesse
comune.
Il potere rappresentativo si ESTINGUE ANCHE PER MORTE, INCAPACITA’
SOPRAVVENUTA O FALLIMENTO DI RAPPRESENTANTE O RAPPRESENTATO; nel caso
della RAPPRESENTANZA LEGALE il otere si estingue anche PER CESSAZIONE DELUFFICIO
(nel caso ad esempio del minore che diventa maggiorenne).
Una volta firmata la procura, il RAPPRESENTANTE quindi può partecipare alla formazione del
negozio con il 3 attraverso quindi UNA PROPRIA DICHIARAZIONE DI VOLONTA’ (EX.
Clausole del contratto, la firma ecc). sotto questo aspetto, la rappresentanza è diversa
dall’AMBASCIERIA poiché in quest’ultimo caso, COLUI IL QUALE AGISCE ALLA STREGUA
DI RAPPRESENTANTE (cioè il messo), NN PARTECIPA ATTIVAMENTE (COME
CONTROPARTE ATTIVA) MA SI LIMITA A RIPORTARE LE DECISIONI DEL
RAPPRESENTATO ALLA CONTROPARTE.
Ovviamente l’esercizio del otere rappresentativo, implica L’ATTRIBUZIONE DEL NEGOZIO
AL RAPPRESENTATO ATTRAVEROS LA SPENDITA DEL NOME, la quale, può essere
TACITA (come nel caso della RAPPRESENTANZA LEGALE : cioè se Tizio genitore sta facendo
un negozio per conto di Caio figlio, non c’è bisogno che lo specifica) purchè SIA EVIDENTE
TRAMITE COMPORTAMENTO CONCLUDENTE CHE LA CONTROPARTE SI A
CONOSCENZA DELL’ALTRUITA’DELL’AFFARE E DELLA IDENTITA’ DEL
RAPPRESENTATO. Ci sono dei negozi in cui però la ‘’ contemplatio dominii ‘’ è necessaria
(NEGOZI SOLENNI : come nel caso del trasferimento di beni immobili).
Un altro caso particolare è la SPENDITA DEL NOME IN BIANCO : detta anche
RAPPRESENTANZA IN INCERTAM PERSONAM (quando cioè il rappresentante dice che il
negozio avrà effetti x un 3 ma non dice chi). Può accadere però che la identità dell’interessato sarò
resa nota alla controparte, successivamente o anche in virtù di criteri oggettivi.
Caratteristiche dl rappresentante x poter partecipare al negozio. Ai sensi dell’art. 1389 il
rappresentante, ai fini della validità del negozio che va a formare, DEVE ESSERE IN GRADO DI
INTERNDERE E DI VOLERE AVENDO RIGUARDO ALLA NATURA ED AL CONTENUTO
DEL NEGOZIO POSTO IN ESSERE; IL RAPPRESENTATO INVECE, DEVE AVERE LA
CAPACITA’ DI AGIRE IN QUANTO E’ LUI IL DESTINATARIO DEGLI EFFETTI DEL
NEGOZIO.
Per capire se il negoizo sarà VIZIATO ad esempio x errore, si deve guardare AL
RAPPRESENTANTE ai sensi dell’art. 1390cc. E saeà sempre il rappresentante, il punto di
riferimento x valutare la BUONA O LA MALA FEDE.
Qualora il rappresentante dovesse, partecipando al negozio, in una qualche maniera non seguire
+ l’interesse del rappresentato ma UN INTERESSE PROPRIO (ex. Aggiiunge una clausola che il
10% della vendita se lo prende lui) ED INCOMPATIBILE CON QUELLO DEL
RAPPRESENTATO, si parla di ABUSO DI POTERE, SANZIONATO CON LA TUTELLA DEL
RAPPRESENTATO ATTRAVERSO L’ANNULLABILITA’ DEL EGOZIO STIPULATO DAL
RAPPRESENTANTE, su richiesta del RAPPRESENTATO. In questi casi, per tutelare la
controparte, l’annullametno del contratto si avrà solo nel caso in cui al giudice risulti che l’abuso di
potere O ERA RICONOSCIUTO DALLA CONTROPARTE (ma ha concluso lo stesso il contratto
‘’ facendo finta di niente) o RICONOSBILE (era evidente l’abuso) ai sensi dell’art. 1394 cc.
Un’ipotesi specifica di abuso di potere è riconosciuta dall’art. 1395 cc : il contratto del
rappresentante con se stesso. Cioè quando lo stesso soggetto è rappresentante e controparte. Oppure
quando il rappresentante è rappresentante sia del rapresentato sia della controparte. In questi casi, il
contratto è ANNULLABILE SALVO CHE NON SI DIMOSTRI CHE IL RAPPRESENTATO
AVEVA EFFETTIVAMENTE AUTORIZZATO QUEL TIPO DI CONTRATTO COSI’ COM’E’.
Ex. Tizio da la procura a Caio x vendere a Caio stesso un bene. La prima cosa che si andrà a
guardare è che il prezzo a cui la cosa è stata venduta sia effettivamente quello che Tizio voleva.
Diverso dall’abuso di potere è l’ECCESSO DI POTERE o, per meglio dire, DIFETTO DI
POTERE. Cioè quando un soggetto, stipula un atto per conto di un rappresentato ma non ha la
leggittimazione ad esserne il rappresentante o PERCHE’ NON LHA MAI AVUTA O PERCHE’
GLI E’ STATA REVOCATA. In questo caso, il contratto del cd. Falsus Procurator, è valido ma è
INEFFICACE. Tuttavia può acquisire successivamente efficacia quando COLUI IL QUALE E’
STATO FALSAMENTE RAPPRESENTATO DECIDE DI RATIFICARLO (quindi di dargli la
leggittimazione). Ratifica che è un atto UNILATERALE E RECETTIZZIO (cioè che è valido se
viene conosciuto anche dai 3) che ha QUINDI UN EFFETTO SANANTE.
La ratifica ha, peraltro, effetto RETROATTIVO : nel senso che il negozio stipulato dal falsus
procurator, sarà efficace non dal momento della ratifica ma sin da quando era stato posto in essere.
Fuoori dai casi della ratifica, il contratto quindi sarà INEFFICACE E , COME SEMPRE,
SORGE IL PROBLEMA DI TUTELARE LA CONTROPARTE CHE HA FATTO LEGITTIMO
AFFIDAMENTO SULL’ESISTENZA DELLA RAPPRESENTANZA E QUINDI SULLA
EFFICACIA DEL NEGOZIO. Quindi, il 3 contraente, potrà chiedere UN RISARCIMENTO AL
falsus procurator, almeno che il giudice non ritenga che il falsus procurator fosse dalla controparte
RICONOSCIUTO O PALESEMENTE RICONOSCIBILE. La RESPONSABILITA’ DE FALSUS
PROCURATOR, che causa l’obbligo di risarcire il danno al 3 contraente senza colpa, ha natura
PRE CONTRATTUALE. In cosa consiste questo DANNO DA RISARCIRE da parte del
rappresentante : consiste nelle SPESE SOSTENUTE DALLA CONTROPARTE X IL
CONTRATTO (che possono essere di vario tipo) e, soprattutto, quello che viene definito il ‘’
DANNO DA PERDITA DI CHANCHE’’ che in questo caso corrisponde al ‘’ venir meno della
opportunità di firmare un altro contratto’’ (ex. Magari l’opportunità di firmare un contratto analogo
ma con un’altra persona).
Un ultima situazione ‘’ patologica’’ è quella della RAPPRESENTANZA APPARENTE : cioè
quando un rappresentante senza potere, stipula un contratto con un 3 (che quindi ignora questa cosa)
ma lo fa con il consenso del rappresentato (in altri termini : senza che però ci sia ad esempio una
procura o un mandato; nulla di formale). In questo caso, va comunque tutelata la controparte ed il
legittimo affidamento che questi hanno avuto sull’esistenza della rappresentanza e quindi, ijn questo
particolare caso L’ATTO RESTA EFFICACE ANCHE SE LA RAPPRESENTANZA NON ERA
VALIDA E SENZA BISOGNO DI RATIFICA.

19. CONTRATTO PER PERSONA DA NOMINARE


Con questo contratto, uno dei contraenti, al momento della conclusione SI RISERVA LA
FACOLTA’ DI NOMINARE IN SEUITO IL SOGGETTO CHE DIVENTERA’ TITOLARE DEL
RAPPORTO CONTRATTUALE VERSO LA CONTROPARTE (art. 1401 cc) NB : quindi ci sono
sostanzialmente 3 parti : il contraente, il soggetto che nomina, il 3 soggetto ‘’ anonimo’’ che
diventerà parte contrattuale in seguito alla dichiarazione di nomina. Questa riserva di nomina, che
viene apposta in una clausola, fa si che fino alla nomina stessa, il soggetto titolare dei dirirti ed
obblighi del contratto, RESTI ANONIMO IN ATTESA, APPUNTO, DI UNA DICHIARAZIONE
DI NOMINA (detta anche ‘’ electio amici’’) con la quale il 3, ai sensi dell’art. 1404 cc acquisterà
direttamente dal promittente, praticamente tutti gli effetti del contratto DIRITTI ED OBBLIGHI IN
MODO RETROATTIVO E SENZA COINVOLGERE, IN QUESTA DICHIRAZIONE DI
NOMINA, LA CONTROPARTE. Quindi il contratto, è VINCOLANTE E PRODUCE EFFETTI
SIN DALL’INIZIO TANTO CHE SE LA DICHIARAIZONE DI NOMINA NN ARRIVA, IL
CONTRATTO CONTINUERA’ AD ESSERE VINCOLANTE PER I CONTRAENI ORIGINARI
(quindi adempiranno gli obblighi previsti dal contratto). E’ dibattuta la qualificazione del contratto
poiché la prima teoria considera che chi stipula il contratto e si riserva di nominare successivamente
il 3,sia solamente una PARTE FORMALE e gli effetti del contratto RESTERANNO SOSPESI
FINO A QUELLA NOMINA IL CHE ACCOSTEREBBE QUESTO FENOMENO ALLA
RAPPRESENTANZA, laddove, la clausola di riserva costituisce ill modo con cui il soggetto (colui
che nomina) si dichiara estraneo agli interessi. E quindi la clausola di riserva di nomina
costituirebbe una SPENDITA DEL NOME IN BIANCO; in mancanza di successiva nomina, si
avrebbe UN FALSUS PROCURATOR ed il contratto sarebbe valido solo con RATIFICA.
La seconda teoria è quella della fattispecie a FORMAZIONE SUCCESSIVA CIOE’ QUESTO
TIPO DI NEGOZIO, NON HA NESSUN EFFETTO FINO A QUANDO NON INTERVIENE UN
ELEMENTO ESTERNO CHE E’ LA DICHIARAZIONE DI NOMINA CHE QUALIFICA
QUESTO TIPO DI CONTRATTO E FA PRODURRE GLI EFFTETTI IN CAPO AI SOGGETTI.
A dispetto di questa teoria però va detto che il negozio con riserva di nomina, è VALIDO ED
EFFICACE GIA’AL MOMENTO DELLA CONCLUSIONE TANTO CHE GIA’ DALL’INIZIO
ILL CONTRATTO PRODUCE ALCUNI EFFETTI TRA CUI L’ATTRIBUZIONE DEL POTERE
DI NOMINA AD UNA PARTE ex art. 1405 cc.
Va anche detto che con la dichirazione di nomina, nn si può nenche parla di CESSIONE DEL
CONTRATTO perché LA DICHIARAZIONE DI NOMINA E’ RETROATTIVA MENTRE LA
CESSIONE DEL CONTRTTO NO. Ne tantomeno , l DICHIARAZIONE DI NOMINA, può essere
considerta una CONDIZIONE RISOLUTIVA CON CUI SI REALIZZEREBBE LA FINE DELLA
SOSPENSIONE DEGLI EFFETTI (che fino a quel momento erano della persona che nominava) E
L’ACQUISTO DEGLI STESSI DA PARTE DEL NOMINATO, (quindi non può essere
considerato tutto questo) in quanto LO STRUMENTO, ad esempio, DELLA CONDIZIONE NEL
CONTRATTO, non può avere efficacia soggettivs (cioè verso una parte) MA HA EFFETTO
VERSO TUTTE LE PARTI DEL CONTRATTO, MENTRE IN QUESTO CASO, SE LA
DICHIRAZIONE DI NOMINA FOSSE UNA CONDIZIONE, LO SAREBBE SOLAMENTE NEI
CONFRONI DI SOLE 2 PARTI (CHE SONO IL NOMINATO E CHI LO NOMINA). Quindi il
contratto per persona da nominare ha immediatamente efficacia ed in particolare, produce in capo a
chi stipula (che è titolare PROVVISORIO DEI DIRITTI E DEGLI OBBLIGHI CHE GIA’ SI
PRODUCONO), IL POTERE DI NOMINARE SUCCESSIVAMENTE UN 3 CHE LI
ACQUISTERA’ RETROATTIVAMENTE. Va detto però che il titolare provvisorio ha la facoltà
alternativa DI NN NOMINARE NESSUNO ED IN QUESTO CASO GLI EFFETTI DEL
CONTRATTO CONTINUERANNO AD ESPLICARSI NEI SUOI CONFRONTI.
Se invece, c’è la dichiarazione di nomina, questa è un NEGOZIO UNILATERALE (che vuol
dire quindi che il nominato non deve accettare) ed è RCETTIZZIO (quindi per essere valido, deve
essere conosciuto ai 3 ed anche al soggetto che viene nominato). L’effetto della dichiarazione è
che : viene meno la titolarità potenziale del titolare provvisorio, e la costituzione della titolarità del
nominato. La dichiarazione di nomina è sottoposta inoltre ad un TERMINE LEGALE CHE E’
QUELLO DI 3 GIORNI CHE PUO’ ESSERE PERO’ DEROGATO DA UN TERMINE
CONVENZIONALE DELLE PARTI PURCHE’ CERTO E DETERMINATO. Se, la dichirazioe di
nomina, non avviene entro il termine, li effetti si producono in capo ai contraenti originari.
A seguito della dichiarazione di nomina, CI DEVE ESSERE L’ACCETTAZIONE che
ovviamente perviene con ATTO SEPARATO E DEVE AVVENIRE CON LA STESSA FORMA
UTILIZZATA PER LA DICHIARAZIONE DI NOMINA quindi anche in questo caso ‘’ forma x
relationem’’.
Il contratto x persona da nominare non è applicabile ad alcuni negozi in cui RILEVA
L’IMPORTANZA CHE HA STIPULARE IL CONTRATTO SIA UNA PERSONA SPECIFICA : i
negozi cd. INTUITU PERSONAE (ex. Nel caso un cui un sogg si reca dal parrucchiere per farsi
fare i capelli specificatamente da quel sogg, non si potrà utilizzare questo tipo di negozio).
20. VOLONTA’ E MANIFESTAZIONE
Il cc, all’art. 1325 cc indica tra i requisiti del contratto, L’ACCORDO TRA LE PARTI, concetto
ch richiama quello di VOLONTA’ che, tradizionalmente, uno degli elemtni del NEGOZIO, a tal
punto da distinguere questo DALL’ATTO GIURIDICO IN SENSO STRETTO. L’importanza della
volonta’, è collegata ad una certa teoria della dottrina, secondo la quale per VALUTARE UN
NEGOZIO, E’ NECESSARIO CONSIDERARE + CHE LA MANIFESTAZIONE
ALL’ESTERNO DELLA VOLONTA’. PROPRIO LA VOLONTA’ INTERNA DI CHI LO PONE
IN ESSERE, CHE NON SEMPRE COINCIDE CON LA PRIMA. Secondo questa concezione
quindi : LA PERSONA DEVE ESSERE TUTELATA NEI LIMITI IN CUI LA VOLONTA’
MANIFESTATA E’ CONFERME ALLA SUA VOLONTA’ REALE (‘’ teoria della volonta’’) ( in
altri termini : questa teoria da importanza esclusiva alla volontà interna del sogg. Quindi se la
dichiarazione è difforme rispetto alla volontà, a prevalere e quest’ultima. In alti termini :
VOLONTA INTERNA’’ QUELLO CHE I SOGGETTO INTENDE’’ DICHIARAZIONE ‘’
QUELLO CHE IL SOGG DICE’’) A questa concenzione, si contrappone una che invece vuole
GARANTIRE MAGGIORMENTE LA CORRETTEZZA E LA SICUREZZA DEL MERCATO :
SECONDO QUESTA CONCENZIONE, CIO’ CHE VA CONSIDERATO QUANDO SI
VALUTA UN NEGOZIO E’ SOLTANTO LA MANIFESTAZIONE DELLA VOLONTA’
ALL’ESTERNO SENZA PREOCCUPARSI DI QUELLA CHE FOSSE LA VOLONTA’
INTERNA DEL SOGGETTO (quindi ‘’ teoria della dichiarazione’’).
Attualmente, sappiamo che l’atto di autonomia privata, per esser valido ed efficace, deve essere
comunque valutato MERITEVOLE DALL’ORDINAMENTO SULLA BASE DI CIO’ CHE
VIENE ESTERNATO NEL NEGOZIO. E’ anche vero, che però la volontà interna dei soggetti, è
tanto importante da poter PORTARE ALLA ANNULLABILITA’ DEI CONTRATTI SE VIENE
VIZIATA. La volontà interna però, di per sé (cioè se non viene manifestata all’esterno) resta una
cd. RISERVA MENTALE CHE, NEL DIRITTO CANONICO AD ESEMPIO, PORTAVA ALLA
NULLITA’ DEL MATRIMONIO, mentre nel nostro ordinamento, alla volontà interna che non sia
manifestata all’esterno e che rimanga una ‘’ riserva mentale’’ NON VIENE ATTRIBUITO
ALCUN RILIEVO. Pertanto nel nostro ordinamento, qualunque sia la volontà del soggetto DEVE
ESSERE DICHIARATA ALL’ESTERNO PER DIVENTARE CONOSCIBILE E VALIDA. Le
dichiarazioni possono essere recettizie e non recettizie. Le prime, per essere EFFICACI, DEVONO
ESSERE PORTATE A CONOSCENZA DEL DESTINATARIO, mentre le non recettizie sono
EFFICCI IMMEDIATAMENTE. Le dichiarazioni possono anche essere ESPRESSE O TACITE :
le prime sono MANIFESTATE CON SEGNI ESPRESSIVI cioè parole, scritti e gesti che nel
contesto sociale, consentono di esprimere una volontà (ex. Alzata di mano alle aste). Persino il
silenzio nel diritto amministrativo è considerata una dichiarazione espressa in taluni casi. Le
dichiarazioni tacite invece, sono quelle che FANNO DESUMERE IN MODO UNIVOCO LA
VOLONTA’ DI UN SOGGETTO E NE ESCLUDONO UNA CONTRARIA, si parla in questi casi
di comportamenti concludenti (ex. Al supermercato, mettere la merce sulla cassa, è un
comportamento concludente che quindi indica la volontà di volerla acquistare ; così come salire su
un bus è un comportamento che indica la volontà di voler pagare il servizio di trasporto). NB : la
differenza tra il comportamento concludente e una manifestazione per ‘’ segni’’ di volontà è che il
primo è diverso poiché i segni espressivi sono GESTI + IMMEDIATI.
21. COMPORTAMENTO CONCLUDENTE.
Talvolta, la volontà negoziale di un soggetto, è desumibile da un comportamento ex. Nella
eredità, se l’erede compie un atto come la vendita di un bene ereditato, quell’atto inidca,
tacitamente, l’accettazione dell’eredità. Nel valutare un comportamento come concludente, occorre
guardare al SIGNIFICATO CHE L’AMBIENTE SOCIALE ATTRIBUISCE PROPRIO A QUEL
COMPORTAMENTO. Può accadere che, un privato, ponga in essere un comportamento
socialmente ritenuto concludente ma lo faccia senza volergli dare il significato solito ex. Salgo sul
bus ma non voglio fare la corsa. In questi casi, basta che l’agente, escluda il significato negoziale
manifestando la sua volontà contraria. Questo comportamento prende il nome di ‘’ protestatio’’.
Naturalmente, i comportamenti concludenti, sono del tutto irrilevanti PER TUTTI QUEI NEGOI
PER I QUALI LA LEGGE RICHIEDA UNA FORMA SCRITTA O L’ATTO PUBBLICO.
22. AUTORESPONSABILITA’ ED AFFIDAMENTO.
Nel nostro ordinamento, come detto, si è ormai superata la teoria della volontà, attribuendo
considerazione sempre + prevalente alla DICHIARAZIONE ED AL SUO OGGETTIVO
SIGNIFICATO. Ciò ha portato a far emergere un nuovo principio che è detto PRINCIPIO DI
AUTORESPONSABILITA’, secondo il quale CHI MANIFESTA UNA VOLONTA’
NEGOZIALE, attraverso una dichiarazione, resta obbligato alle conseguenze che discendono da
questa. Il che significa che deve PONDERARLA ATTENTAMENTE, CERCANDO QUINDI DI
FARLA SOMIGLIARE IL + POSSIBILE ALLA SUA REALE VOLONTA’. Come si è detto,
quando un soggetto dichiara qualcosa che non vuole, con la riserva mentale di non vincolarsi a
quello che sta dicendo, la RISERVA MENTALE NON HA NESSUN VALORE.
La tutela della volontà del dichiarante quindi, deve fare i conti con la tutela dell’affidamento
della controparte, poiché quest’ultima confida nella validità e nella efficacia del negozio che si sta
andando a formare. Si tratta anche di un modo per tutelare la CERTEZZA DEL MERCATO poiché
SE SI PERMETTESSE DI ANNULLARE UN NEGOZIO OGNI VOLTA CHE UNA PARTE SI
IMITI A DICHIARARE DI NON ‘’ AVERLO VOLUTO’’ OVVIAMENTE NE VERREBBE
MENO LA CREDIBILITA’ DEI TRAFFICI GIURIDICI. Un altro principio che tutela i traffici
commerciali è quello della APPARENZA GIURIDICA tant’è vero che la tutela dell’affidamento si
affianca al principio dell’APPARENZA GIURIDICA, che protegge la fiducia che un soggetto
ripone nell’esistenza di un apparente situazione giuridica. Ciò avviene ad esempio nella
RAPPRESENTANZA APPARENTE, quando UNA PERSONA SI PRESENTA COME
RAPPRESENTANTE DI UN’ALTRA ANCHE SE NON LO E’ (E QUESTO COMUNQUE E’
D’ACCORDO) E LA CONTROPARTE,, FACENDOCI AFFIDAMENTO STIPULA UN
CONTRATTO CHE, IN QUESTO CASO, E’ VALIDO ED EFFICACE PUR ESSENDO STATO
POSTO DA QUELLO CHE E’ UN FALSUS PROCURATOR (in quanto tra i 2 soggetti non vi è
una ‘’ dichiarazione’’ o un ‘’ mandato’’). Anche in questo caso quindi, mantenendo efficace il
contratto, la controparte viene tutelata nell’affidamento che ha fatto, sulla circostanza che quello
fosse effettivamente un rappresentante autorizzato (in altri termini: LA TUTELA E’ QUINDI CHE
IL CONTRATTO RIMANGA VALIDO ED EFFICACE. In quanto la controparte, che non sapeva
che aveva a che fare con un soggetto che non era rappresentante , voleva stipulare quel contratto ex
l’acquisto di una casa. Quindi se il contratto si rendesse, a causa di questo ‘’ falsus procurator’’,
nullo non si tutelerebbe il suo affidamento al fatto che il contratto esista).

23. LA CAUSA.
L’art. 1325cc (i requisiti del contratto sono : 1) l’accordo delle parti 2) la causa 3) l’oggetto 4) la
forma quando risulta che è prescritta dalla legge sotto pena di nullità) indica come 2 requisito del
contratto LA CAUSA a cui è dedicata un’apposita sezione che va dall’art. 1343 al 1345cc. Art.
1343 cc : ‘’ la causa è illecita, quando è contraria a norme imperative, all’ordine pubblico o al buon
costume’’ art. 1344 cc : ‘’si reputa altresì illecita la causa, quando il contratto costituisce il mezzo
per eludere l’applicazione di una norma imperativa’’ art. 1345 cc : ‘’ il contratto è illecito quando le
parti si sono determinate a concluderlo esclusivamente x un motivo illecito, comune ad entrambe.
Art. 1418 c 2 cc : ‘’ producono nullità del contratto, la mancanza di uno dei requisiti indicati
dall’art. 1325 cc , l’illiceità della causa, l’illiceità dei motivi nel caso indicato dal 13455 e l
mancanza nell’oggetto dei requisiti stabiliti dall’art. 1346 cc’’. Di causa si parla però anche nell’art.
1322 cc ‘’ le parti possono liberamente determinare il contenuto del contratto nei limiti posti dalla
legge e delle norme corporative’’. ‘’ le parti possono anche concludere contratti che non
appartengano ai tipi aventi una disciplina particolare, purchè siano diretti a realizzare interessi
meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico’’. La causa, costituisce IL FONDAMENTO
GIUSTIFICATIVO DELLA TUTELA DEL CONTRATO, sicchè, nel caso dei contratti atipici, per
valutare se sono meritevoli x l’ordinamento si va a guardare la loro causa che peraltro, per tutti i
contratti, costituisce criterio di qualificazione (significa che in base alla causa si possono distinguere
2 contratti tipici tra loro molto simili ) ed interpretazione (nel caso in cui ci siano delle parti del
contratto che sono dubbie, queste s’interpretano tra i vari modi, anche e soprattutto, valutando la
causa del contratto).
Il principio della CAUSALITA’ NEGOZIALE (SECONDO CUI OGNI CONTRATTO DEVE
AVERE UNA CAUSA), che vige nel nostro ordinamento, si applica ANCHE AI NEGOZI
UNILATERALI IN VIRTU’ DELLA ESTENSIONE DELL’ART 1324cc (vedi). Tuttavia, pur
essendo fuori dubbio che la causa è un elemento essenziale del contratto, resta l’assenza di una sua
concezione unitaria (definizione) anche a causa della polivalenza del termine e della sua ‘’
immaterialità’’. L’identificazione della causa, è stata terreno di scontro di teorie del tutto opposte ed
ha avuto una pluralità di ricostruzioni : - codice civile del 1855 : la causa era lo scopo
SOGGETTIVO (cioè la finalità del soggetto) perseguito dalle parti con il contratto ex.
Compravendita. Ovviamente in essa ci sono 2 cause diverse una di chi compra (raggiungimento
della proprietà al prezzo + basso possibile) e la causa di chi vende (vendere al prezzo + alto
possibile). – codice del 1942 : la causa inizia ad essere considerata in senso + oggettivo come
FUNZIONE ECONOMICO-SOCIALE DEL CONTRATTO CHE DEVE ESSERE, COME
DETTO, SOCIALMENTE UTILE E NN CONTRARIA ALLE NORME IMPERATIVE : il
contratto quindi deve avere una causa che realizzi una FINALITA’ CHE L’ORDINAMENTO
RICONOSCE E TUTELA NN POTENDOSI INVECE DARE VALORE A NEGOZI
SOCIALMENTE IMPRODUTTIVI O GIURIDICAMENTE FUTILI. Quindi questa è una
condizione OGGETTIVA: in quanto si sposa l’attenzione dalla VOLONTA’ DEI SOGGETTI
ALLA VOLONTA’ DELL’ORDINAMENTO, quindi, tornando all’esempio della compravendita la
funzione della compravendita è (aldilà della volontà dei singoli), lo scambio della cosa x il prezzo
(aldilà quindi dei motivi soggettivi che spingono l’uno e l’altro contraente). – un’evoluzione di
questa concezione IN SENSO FUNZIONALE HA POTERTATO A RITENERE LA CAUSA
COME LA SINTESI DEGLI EFGFETTI GIURIDICI ESSENZIALI DEL CONTRATTO
escludendo dal concetto di causa, invece, QUEGLI EFFETTI CHE ESSENXIALI NON SONO E
CHE SONO QUINDI ACCESSORI O A VOLTE NN GIURIDICI. Nel caso della compravendita,
ad esempio, viene sottratta dal concetto di causa uno degli effetti tipici della stessa che è la
CONSEGNA DEL BENE, il quale non è un elemento essenziale perché potrebbe anche nn esserci
dal momento che, a volte, la cosa al momento della vendita è già detenuta da chi compra (ex.
Acquisto della casa da parte dell’affittuario).
Quali sono le criticità di questa concezione funzionale della causa (quindi una critica alle ultime
2 ‘’ teorie’’) ? considerando la causa in senso OGGETTIVO, sia come funzione economico sociale,
sia come sintesi degli effetti essenziali, si finisce PER CONFONDERE E SOVRAPPORRE LA
CAUSA DEI CONTRATTI CON IL TIPO : TUTTE LE COMPRAVENDITE AVRANNO LA
STESSA CAUSA, POICHE’ SONO TUTTE INDISTINTAMENTE AD AVERE COME
EFFETTO ESSENZIALE, IL TRASFERIMENTO DEL DIRITTO DI PROPRIETA’ VERSO UN
CORRISPETTIVO, QUINDI TUTTE LE COMPRAVENDITE AVRANNO LA STESSA CAUSA
CHE FINISCE PER SOVRAPPORSI AL TIPO CONTRATTUALE. In altri termini: se ogni
compravendita ha sempre lo stesso effetto e si identifica la causa con questo effetto, tutte le
compravendite avranno la stessa causa sicchè la causa della compravendita non fa altro che definire
il TIPO di contratto. Ciò peraltro porta ad un paradosso : POICHE’ SE LA CAUSA SI
IDENTIFICA COL TIPO, ED IL TIPO DI CONTRATTO DI PER SE’ ESSENDO PREVISTO
DALLA LEGGE E’ SEMPRE LECITO, QUESTA TEORIA FINISCE COL CONCLUDERE CHE
NON ESISTONO CAUSE ILLECITE,E PERALTRO SECONDO QUESTA CONCEZIONE NON
CI SAREBBE SPAZIO PER I CONTRATTI ATIPICI in quanto non si capirebbe quale sia la causa
e rischierebbe di essere illecita (in quanto questi ultimi non sono previsti dalla legge ma decisi dalle
parti). Queste criticità hanno condotto i sostenitori ad elaborare per non confondere CAUSA E
TIPO UNA SCISSIONE TRA CAUSA ASTRATTA E CAUSA CONCRETA laddove, la prima
CORRISPONDE AL TIPO, E LA SECONDA CORRISPONDE AGLI ITERESSI DELLE PARTI
REALIZZATI COL CONTRATTO. Secondo questa duplicazione quindi, potrebbe esistere una
CAUSA ASTRATTA LECITA (IN QUANTO CORRISPONDENTE AL TIPO DI CONTRATTO
PREVISTO DALLA LEGGE) ED UNA CAUSA CONCRETA ILLECITA.
Per superare questa duplicazione, si è giunti ad un’ulteriore evoluzione secondo cui LA CAUSA
VA RAVVISATA NELLA FUNZIONE ECONOMICO- INDIVIDUALE INDICANDO CON
TALE ESPRESSIONE IL VALORE CHE ALL’OPERAZIONE NEGOZIALE NEL SUO
COMPLESSO LE PARTI HANNO DATO (sempre aldilà dei loro motivi soggettivi). Cioè: la
causa dovrebbe corrispondere ALLA SINTESI DEGLI EFFETTI GIIURIDICI ESSENZIALI
(come voleva la 3 teoria), ma COLORATI DAI CONCRETI INTERESSI CHE L’OPERAZIONE È
DIRETTA A REALIZZARE.

CAUSA – TORRENTE

La causa è uno degli ELEMENTI ESSENZIALI DEL CONTRATTO. Si tratta di un termine che
viene adoperato con molteplici significati, si parla ad esempio di CAUSA DELL’OBBLIGAZIONE
che indica, in questo caso, IL TITOLO DA CUI IL DEBITO CHE E’ OGGETTO DELLA
OBBLIGAZIONE DERIVA ad esempio l’obbligazione in capo ad un sogg di pagare il canone
d’affitto, ha come causa IL CONTRATTO DI AFFITTO (NB : il contratto è di per se fonte di
obbligazioni e quindi anche la CAUSA delle obbligazioni che nascono. Per esempio : da un
contratto di affitto derivano una serie di obbligazioni come pagare l’affitto, non apportare modifiche
straordinarie all’abitazione ; mentre per il proprietario : lasciare la casa agli affittuari, interviene per
le riparazioni di danni preesistenti. Quindi queste sono tutte obbligazioni CHE HANNO LA
STESSA CAUSA NELL’ESISTENZA DI UN CONTRATTO DI AFFITTO. Quindi il
CONTRATTO DI AFFITTO E’ LA CAUSA DI QUESTE OBBLIGAZIONI). QUINDI LA
CAUSA DELLE OBBLIGAZIONI E’ IL CONTRATTO (TITOLO = CONTRATTO) Ma la causa
del CONTRATTO QUAL E’?

CAUSA DEL NEGOZIO. I negozi, possono essere di 2 tipi diversi : QUELLI I CUI EFFETTI
SONO GIA’DETERMINATI DALLA LEGGE (tipo il matrimonio) E QUELLI IN CUI INVECE,
SI LASCIA SPAZIO ALL’AUTONOMIA PRIVATA PER DETERMINARLI. Dato che la causa
dei negozi SERVE A GIUSTIFICARLI DAL PUNTO DI VISTA DELL’ORDINAMENTO, PER I
PRIMI A CAUSA NON SERVE IN QUANTO ESSENDO STATI GIA’, GLI EFFETTI,
PREVISTI DALL’ORDINAMENTO STESSO, NON HA SENSO GIUSTIFICARLI. Di
conseguenza, la causa HA RILEVANZA SOLAMENTE PER IL SECONDO TIPO DI NEGOZI :
quindi, quando si parla di caus dei negozi, si finisce per parlare di CAUSA DEL CONTRATTO (in
quanto il 99% per cento dei negozi del secondo tipo, sono i contratti).
CAUSA DEL CONTRATTO : la causa del contratto, è annoverata tra i requisiti previsti dall’art
1325 il quale però non ne da una definizione. Si parla poi di causa anche nell’art 1343cc, il quale
parla di CAUSA LECITA FACENDO RIFERIMENTO AL FATTO CHE GLI EFFETTI DEL
CONTRATTO (effetti del contratto : ad esempio nella compravendita gli effetti del contratto sono
Tizio che acquista la casa Caio che la vende), NELLA LORO COMBINAZIONE, DEVONO
ESSERE MERITEVOLI DI TUTELA. L’esistenza della causa, implica che : l’ordinamento, per
dare efficacia al volere delle parti, sottopone il contratto che queste hanno stipulato AD UN
CONTROLLO SUL SUO FONDAMENTO RAZIONALE E GIURIDICO : se l’esisto di questo
controllo è negativo, poiché si ritiene che il risultato a cui il cpntratto tende è ILLECITO OPPURE
‘’ FUTILE’’ il contratto è ritenuto NON MERITEVOLE E QUINDI INEFFICACE. Esempio di
contratto (con causa ‘’ futile’’ (che non ha utilità per l’ordinamento) SENZA CAUSA : la promessa
di vendere un bene senza un corrispettivo. È considerrto senza causa perché, per questo tipo di
trasferimenti, esiste un altro tipo di contratto che richiede peraltro la forma SOLENNE che è la
DONAZIONE. Quindi, il punto di vista dell’ordinamento, è questo : se vuoi fare questo tipo di
trasferimento, usi il contratto TIPICO, altrimenti è come se volessi eludere la forma solenne.
Esempio di contratto con causa ILLECITA (NB : ricordiamo che la causa è illecita quando è
contraria A NORME IMPERATIVE, ORDINE PUBBLICO, E BUON COSTUME) : un esempio è
il contratto con una escort.
Il controllo che l’ordinamento fa sul contratto, e quidni sul RISULTATO CHE SI VUOLE CON
ESSO REALIZZARE (PER GLI EFFETTI CHE PRODURRA’) fa comprendere meglio la
DEFINIZIONE TRADIZIONALE CHE E’ STATA DATA ALLA CAUSA : OSSIA LA
FUNZIONE OGGETTIVA DEL CONTRATTO (collegati a sopra), questo porta però a ritenere che
i CONTRATTI TIPICI, SIANO GIA’ DI PRINCIPIO VALUTATI DALL’OLRDINAMENTO
COME MERITEVOLI E LA LORO CAUSA SIA GIA’ STATA VALUTATA POSITIVAMENTE
DALLA LEGGE. Il che ha fatto porre un quesito : è possibile un controllo sulla esistenza e sulla
liceità della causa per questi contratti? La Cassazione ha detto 2012-2024 che SI PUO’ E SI DEVE
VALUTARE LA LICEITA’ E LA ESISTENZA DELLA CAUSA DI UN CONTRATTO TIPICO
ESAMINANDOLA NEL CONCRETO : poniamo ad esempio il contratto di assicurazione contro
l’incendio. Lo schema contrattuale è di per sé lecito, tuttavia è possibile che, nel concreto, la causa
di un contratto di questo tipo, sia INESISTENTE: se si incendia una cosa e dopo che è stata
bruciata, stipulo il contratto di assicurazione per l’incendio e fingo che l’incendio stesso sia
avvenuto DOPO LA STIPULA DEL CONTRATTO E NON PRIMA, IL CONTRATTO SARA’
NULLO PER MANCANZA DI CAUSA perché l’assicurazione contro un danno GIA’
VERIFICATO NON HA NESSUNA GIUSTIFICAZIONE GIURIDICA. Altro esempio di
contratto tipico con causa illecita : Tizio stipula con l’assicurazione, un cotnratto con cui si prevede
che qualora Tizio commetta un reato l’assicurazione paghi un premio. Questa cosa nn si può fare in
quanto non è meritevole dib tutela, un contratto che preveda un’utilità economica a carico di un
soggetto che abbia compiuto un reato. In questo caso si parla di ILLECITA’. Quindi, per
concludere, anche i contratti TIPICI POSSONO AVERE UNA CAUSA ILLECITA O
INESISTENTE SULLA BASE DEL CASO CONCRETO.
Per i contratti ATIPICI invece, l’ordiamento deve valutare sia LA CAUSA DEL CONTRATTO
SIA LO SCHEMA CHE VIENE DATO AL CONTRATTO : ad esempio è goiustificato pagare una
persona perché si vesta con abiti di un certo produttore mettendone in mostra il marchio? Esempio
di contratto atipico detto di pubblicità, che è giustificato sul piano economico e sociale in virtù
dell’interesse di un produttore ad attirare l’attenzione sulle proprie merci. Una categoria particolare
di contratti ATIPICI è quella dei contratti MISTI : ciooè quelli in cui la causa è costituita DALLA
FUSIONE DI CAUSE DI 2 O + CONTRATTI TIPICI : ad esempio contratto di vendita cd. ‘’
nummo uno’’ (per un soldo) che è un contratto di compravendita con cui si stabilisce un prezzo di
acquisto irrisorio (tipo un euro) : è un contrato che serve x mascherare una donazione, per
compravendita ma in realtà non è ne una ne l’altra. Quindi questo contratto è comunque lecito
(perche sto comunque vendendo ad un prezzo, anche se molto basso) ma non è una compravendita
(ma neanche una donazione in quanto il prezzo c’è).
Una situazione diversa in cui risulta + complicato il controllo della causa, è quella dei
CONTRATTI COLLEGATI : si tratta di situaioni in cui le parti, stipulano + contratti (ciascuno dei
quali ha una sua causa) ma che sono tutti preordinati a realizzare UN UNICO EFFETTO
(RISULTATO) : in queste situazioni, se gli effetti di uno dei contratti non si producono, anche
quelli dell’altro vengono meno poiché le cause dei 2 contratti sono intimamente collegate. Una
particolare ipotesi di collegamento è quella del ‘’ sub contratto ‘’ : che ricorre quando colui che ha
stipulato un contratto, ne stipula un altro con un 3 soggetto e questo contratto, ha sostanzialmente
un regolamento di interessi identico a quello principale da cui dipende. Ad ex. : caso della sub
locazione : il conduttore diventa sub locatario nei confronti di un sub conduttore. Naturalmente, se
il contratto principale viene meno, quello subordinato (la cui causa è strettamente connessa al
primo) viene automaticamente meno.
NEGOZI ASTRATTI : sono negozi in cui, in casi di eccezionalità, il negozio è valido anche senza
causa o con causa illecita in quanto la causa viene ‘’ accantonata’’ cioè non considerata. In altri
termini : il negozio astratto è propriamente il negozio i cui effetti si producono a prescindere dalla
causa. L’astrattezza designa in generale lo svincolamento del negozio dal requisito della causa.Tali
negozi, sono possibili solamente se rientrano nell’ambito di operazioni + ampie, le quali viceversa,
siano considerate meritevoli. Quindi sono semplicemente un meccanismo che si inserisce in una
serie di negozi tutti preordinati a realizzare degli interessi leciti e meritevoli. Esempio : ci sono 3
contratti : 1) mandato senza rappresentanza tra Caio e Tizio; 2) compravendita di immobile tra
Tizio e Sempronio; 3) ritrasferimento dell’immobile da Tizio a Caio. Il primo contratto trova la sua
causa nel fatto che Tizio assume il compito di acquistare un bene per conto di Caio; nel secondo
contratto la causa è quella della compravendita quindi la causa risiede nel fatto che Sempronio
riceve un corrispettivo mentre Tizio prende u bene ; l’ultimo atto, che è quello del
RITRASFERIMENTO DA TIZIO A CAIO, HA CAUSA NEL PRIMO CONTRATTO (OVVERO
QUELLO DI MANDATO) PERCHE’ E’ DA QUELLO CHE TRAE GIUSTIFICAZIONE
QUINDI IN ALTRI TERMINI QUEST’ULTIMO CONTRATTO NON HA CAUSA DI PER SE E
QUINDI SI INSERISCE IN UN CONTESTO + GRANDE.
Secondo la dottrina, si parla in questi casi, di NEGOZI DI ASTRATTEZZA RELATIVA : perché è
vero che il negozio non ha causa (quindi è astratto) ma è anche vero che ritrova la sua causa in un
altro atto e quindi realizza un interesse che è comunque meritevole (quindi valutabile
dall’ordinamento) e che quindi rientra in un’operazione + ampia. Non serebbero invece ammissibili
i NEGOZI DI ASTRATTEZZA ASSOLUTA OSSIA QUELLI CHE NON SOLO NON HANNO
UNA CAUSA DI PER SE MA NON SI PUO’ RINVENIRE NEANCHE IN UN ALTRO
NEGOZIO (Ex caso della vendita a 0 vedi sopra).

CAUSA ILLECITA/MOTIVI/CONTRATTO IN FRODE A LEGGE (ARTT. 1343/1344/1345)


1343 : ‘’ la causa è illecita quando è contraria a norme imperative, all’ordine pbblico o al buon
costume’’ ricordiamoci che in tutti questi casi (quando la causa è illecita), ai sensi dell’art 1418cc
IL CONTRATTO E’ NULLO (cause di nullità : ‘’ il contratto è nullo quando è contrario a norme
imperative, salvo che la legge disponga diversamente. Producono nullitaà del contratto, la
mancanza di uno dei requisiti indicati dall’art 1325 (ACCORDO, CAUSA, OGGETTO E
FORMA), illicità della causa, illicitàm dei motivi nel caso indicato dall’art. 1345cc e la mancanza
nell’oggetto dei requisiti stabiliti dall’art 1346cc. Il contratto è altresì nullo negli altr casi stabiliti
dalla legge (ex. La nullità dl patto successorio)’’.
CAUSA CONTRARIA A NORME IMPERATIVE : quando la causa è contraria a norme
imperative, il contratto è detto ILLEGALE; quando invece la CAUSA E’ CONTRARIA AL
BUOON COSTUME, IL CONTRATTO SI DICE IMMORALE; la nozione di contratto immorale,
comprende I CONTRATTI CONTRARI ALLE REGOLE DEL PUDORE SESSUALE E DELLA
DECENZA MA ANCHE I CONTRATTI CONTRARI AI PRINCIPI CHE COSTITUISCONO LA
MORALE SOCIALE DI UN DETERMINATO AMBIENTE IN UNA DETERINATA EPOCA.
Mettiamo il caso che c’è un contratto CON CAUSA ILLECITA (quindi contraria alle norme
imperative) ad esempio una compravendita : il contratto è nullo. Che succede se una parte ha
eseguito una prestazione come pagare il prezzo della cosa? Dato che il contratto è diventato nullo ha
diritto alla restituzione del prezzo pagato.
Mettiamo il caso invece, che una compravendita sia nulla non perché la causa è illecita ma perché è
immorale : ad esempio pagamento del prezzo per un riscatto. In questo caso, dal momento che
l’immoralità della causa è da imputare ad una sola parte (rapitore) chi ha pagato ha diritto alla
restituzione del prezzo.
Mettiamo il caso invece in cui l’immoralità della causa è imputabile ad entrambe le parti ex.
Pagamento della escorto. In questo caso, il diritto alla restituzione del prezzo viene negato in quanto
entrambe le parti hanno dato vita alla immoralità della causa.
Quindi, questi esempi, fanno capire l’importante differenza pratica tra causa ILLECITA E CAUSA
IMMORALE PERCHE’ SOLO NEL PRIMO CASO SI HA SEMPRE DIRITTO ALLA
RESTITUZIONE DELLA PRESTAZIONE; MENTRE NEL 2 CASO, LA RESTITUZIONE NON
SI HA SEMPRE MA SOLO QUANDO L’IMMORALITA’ E’ DA ATTRIBUIRE AD UNA SOLA
PARTE.

Art. 1344 contratto in frode a legge : ‘’ si reputa altresì illecita, la causa quando il contratto
costituisce il mezzo per eludere l’applicazione di una norma imperativa’’. Questo articolo, equipara
il contratto con causa illecita al CONTRATTO CHE PUR RISPETTANDO LA LETTER DELLA
LEGGE SERVE ALLE PARTI PER RAGGIUNGERE UN RISULTATO CH0E E’ VIETATO
DALL’ORDINAMENTO ATTRAVERSO UNA NORMA. Quindi c’è una differenza tra il
CONTRATTO IN FRODE A LEGGE (di cui all’art. 1344) ED IL CONTRARIO CONTRARIO
ALLE NORME IMPERATIVE (di cui all’art. 1418cc) E AL CONTRATTO CON CAUSA
CONTRARIA A NORME IMPERATIVE. Col CONTRATTO IN FRODE ALLA LEGGE,
RISPETTO ALLE ALTRE 2 IPOTESI, LE PARTI NON MIRANO DIRETTAMENTE AD UN
RISULTATO VIETATO MA LO FANNO ATTRVERSO DEGLI ACCORGIMENTI (ad esempio
clausole particolari del contratto) OPPURE ANCHE ATTRAVERSO UNA SEQUENZA DI ATTI.

Art. 1345 i motivi : ‘’ il contratto è illecito quando le parti si sono determinate a concluderlo
esclusivamente per un motivo illecito comune ad entrambe’’. Il motivo che spinge un soggetto a
stipulare un contratto consiste nella sua finalità perseguita attraverso lo stesso. Nel nostro
ordinamento, vige il principio DI IRRILEVANZA DEI MOTIVI SECONDO CUI IL MOTIVO
CHE SPINGE UNA PARTE A CONTRARRE NON HA RILEVANZA NELLA VALUTAZIONE
DEL CONTRATTO (RESTA INTERNO AL SOGGETTO) QUINDI L’ART. 1345CC
COSTITUISCE UN’ECCEZIONE A QUESTO PRINCIPIO POICHE’ PUNISCE CON LA
NULLITA’ (con la nullità in quanto l’art. è richiamato dall’art. 1418cc vedi) IL CONTRATTO
STIPLATO DALLE PARTI CHE COMUNEMENTE PERSEGUONO UNO STESSO MOTIVO
ILLECITO (quindi il motivo deve essere COMUNE ED ILLECITO). Per esempio : Tizio mette a
disposizione gratuita di Caio un appartamento per farne una casa di appuntamenti. E’ solo in questa
ipotesi (cioè di otivo illecito e comunne) che l’ordinamento da rilevanza ai motivi che spingono le
parti a contrarre.

24. OGGETTO.
L’oggetto, è un ulteriore requisito essenziale del contratto, a cui sono dedicati gli artt. 1346 cc
oltre che dell’art. 1418cc (vedi sopra) e dal 1429 cc, che attribuisce la QUALIFICA DI
ESSENZIALE ALL’ERRORE CHE RICADE SULLA NATURA DELL’OGGETTO.
1346 L'oggetto del contratto (1) deve essere possibile (2), lecito (3), determinato o determinabile
1347 Il contratto sottoposto a condizione sospensiva (1) o a termine (2) è valido, se la prestazione
inizialmente impossibile diviene possibile prima dell'avveramento della condizione o della scadenza
del termine.
1348 La prestazione di cose future [820 2] può essere dedotta in contratto (1), salvi i particolari
divieti della legge
1349 Se la determinazione della prestazione dedotta in contratto è deferita a un terzo (1) e non
risulta che le parti vollero rimettersi al suo mero arbitrio (2), il terzo deve procedere con equo
apprezzamento [631, 632, 664]. Se manca la determinazione del terzo o se questa è manifestamente
iniqua o erronea, la determinazione è fatta dal giudice [778, 1286, 1287, 1473, 2264, 2603]. La
determinazione rimessa al mero arbitrio del terzo non si può impugnare se non provando la sua
mala fede (3). Se manca la determinazione del terzo e le parti non si accordano per sostituirlo, il
contratto è nullo [1421, 1423]. Nel determinare la prestazione il terzo deve tener conto anche delle
condizioni generali della produzione a cui il contratto eventualmente abbia riferimento.

OGGETTO DEL CONTRATTO, è una nozione che il legislatore utilizza in modi ed in contesti
diversi. Quindi in alcune disposizioni, l’oggetto si identifica con LA PRESTAZIONE CHE UNA
PARTE EFFETTUA NEL CONFRONTI DELL’ALTRA; mentre in altre disposizioni l’oggetto,
CORRISPONDE ALLA COSA: INTESA COME PORZIONE DELLA REALTA’ SU CUI IL
REGOLAMENTO DI INTERESSI, OPERA. Quindi , in altre disposizioni ancora, la definizione di
oggetto SEMBRA QUASI CONFONDERSI CON QUELLA DI CAUSA COME AD ESEMPIO
QUANDO L’ART. 1470cc REALATIVO ALLA COMPRAVEMDITA DICE CHE TALE
CONTRATTO HA PER OGGETTO, IL TRASFERRIMENTO DELLA PROPRIETA’ DI UNA
COSA VERSO IL CORRISPETTIVO DI UN PREZZO e, così facendo, è come se si intedesse che
l’oggetto CORRISPONDA AGLI EFFETTI ESSENZIALI DEL CONTRATTO (In altri termini : la
causa del contratto , in quello di compravendita è IL TRASFERIMENTO DELLA PROPRIETA’
IN CAMBIO DEL PREZZO. Mentre l’OGGETTO è sempre nel contratto di compravendita, la casa
che si sta trasferendo, secondo alcuni ; secondo altri l’oggetto sarebbe la PRESTAZIONE DI
DARE L’OGGETTO. Secondo l’art. 1470cc invece, l’OGGETTO E LA CAUSA NEL
CONTRATTO DI COMPRAVENDITA, SAREBBERO LA STESSA COSA, perché si dice che
L’OGGETTO DEL COTRATTO SAREBBE IL TRASFERIMENTO DELLA PROPRIETA’
VERSO IL CORRISPETTIVO DEL PREZZO).
Per fare chiarezza, bisogna anzitutto distinguere + in generale, l’oggetto DEL NEGOZIO
dall’oggetto della OBBLIGAZIONE :
- l’oggetto del negozio (o del contratto) è un ELEMENTO ESSENZIALE E
STRUTTURALE, LA CUI MANCANZA O LA CUI PATOLOGIA DETERMINA
L’INVALIDITA’ DELLO STESSO NEGOZIO (O CONTRATTO);
- L’OGGETTO DELLA OBBLIGAZIONE INVECE, E’ UN ELEMENTO CHE DERIVA
DAL NEGOZIO E CORRISPONDE ALLA PRESTAZIONE A CUI IL DEBITORE E’
TENUTO VERSO IL CREDITORE ED EVENTUALI ANOMALIE (come ad esempio la
impossibilità sopravvenuta), NON RENDONO VIZIATO IL NEGOZIO MA SOLO LA
PRESTAZIONE E RENDONO NECESSARIO L’INTERVENTO NELLA FASE
ESECUTIVA DEL RAPPORTO.
Ad ogni modo, questi 2 differenti oggetti (del negozio e della obbligazione) sono PROFILI
DIVERSI DI UNO STESSO FENOMENO. L’oggetto del contratto (quindi del negozio), in
realtà, deve essere definito come IL TERMINE DI RIFERIMENTO SU CUI LE PARTI SI
SONO ACCORDATE, QUINDI IL BENE O IL SERVIZIO SUL QUALE C’E’ STATA LA
CONVERGENZA DELLE VOLONTA’ NEGOZIALI DEI CONTRAENTI. Pertanto
l’espressione OGGETTO DEL CONTRATTO, INDIVIDUA UN CONCETTO LOGICO E NN
UN’ENTITA’ MATERIALE COME PUO’ ESSERE INVECE UN CONCRETO BENE O
UNA CONCRETA PRESTAZIONE.
IN ALTRI TERMINI : l’oggetto de contratto non deve essere considerato come un oggetto
materiale quindi la CASA IN SE (come cioè entità materiale) ma come
RAPPRESENTAZIONE DI UN QUALCOSA CHE ESISTE E CHE PUO’ ANCHE NON
ESISTERE O NON ANCORA ESISTERE.
Quindi proprio perché l’oggetto del contratto non è un’entità materiale, è ben possibile che le
parti, possano stipulare contratti aventi ad oggetto BENI FUTURI CIOE’ NON ANCORA
ESISTNTI : in questo caso, la volonta’ delle parti, CONVERGE SULLA
RAPPRESENTAZIONE DI UNA REALTA’ CHE ANCORA NON E’ ESISTENTE e, nei casi,
ad esempio di VENDITA DI COSA FUTURA, IL CONTRATTO E’ GIA PERFETTO
ALL’ORIGINE (cioè completo di tutti i suoi elementi, come anche l’oggetto, pur non essendo
quest’ultimo una realtà MATERIALE ED ESISTENTE) in quanto nonostante L’OGGETTO
MATERIALE (come appunto la casa) ANCORA NON C’E’, ESISTE L’OGGETTO DEL
CONTRATTO (ovvero la rappresentazione ‘’ ideale’’ della casa che verrà costruita e che quindi
è OGGETTO DEL CONTRATTO). (????????????????????????).
REQUISITI DELL’OGGETTO ex. Art. 1346cc : ‘’ l’oggetto del contratto deve essere
POSSIBILE, LECITO,DETERMINATO O DETERMINABILE’’.
- Possibile : vuol dire che deve essere SUSCETTIBILE DI ESECUZIONE. Naturalmente è
un oggetto impossibile una cosa inesistente (cioè che non può esistere ex. Unicorno).
L’impossibilità non va confusa con la difficoltà : ad esempio un soggetto che versa in una
difficile situazione economica non potrà dire che ad esempio un contratto di muto abbia un
oggetto impossibile perché in quel momento non è in grado di pagare. Questo significa che
la possibilità dell’oggetto va considerata IN SE E PER SE E NON IN RIFERIMENTO
ALLE PARTI (ex. Quindi alla loro situazione economnica). Inoltre la impossibilità
dell’oggetto può essere originaria o SOPRAVVENUTA. Nel primo caso, ovviamente, si
rientra nella ipotesi prevista dall’art. 1418cc e il contratto sarà nullo (ex. Unicorno). Il
secondo caso si verifica dopo che il contratto è stato stipulato e, peraltro, non rende questo
contratto nullo. Nel caso di impossibilità sopravvenuta però quando il contratto è
sinallagmatico (che prevede prestazioni da entrambe le parti) è possibile la risoluzione del
contratto per impossibilità sopravvenuta. NB : IMPOSSIBILITA’ ORIGINARIA : è quella
che si ha alla stipula del contratto. IMPOSSIBILITA’ SOPRAVVENUTA : è collegata ad
un evento che fa diventare un oggetto che era possibile impossibile.
Eccezione : è possibile che la IMPOSSIBILITA’ ORIGINARIA DELL’OGGETTO NON RENDA
NULLO IL CONTRATTO. Art. 1347 cc : ‘’ il contratto sottoposto a condizione sospensiva o a
termine è valido se la prestazione inizialmente impossibile diviene possibile prima
dell’avveramento della condizione o della scadenza del termine’’. Esempio : assunzione di una baby
sitter di un bambino che ancora non è vivo. Questo è un contratto sottoposto al termine di 1 anno
(prima di un anno il contratto non ha effetti). Alla stipula del contratto l’oggetto non è possibile non
essendoci il bambino la prestazione della baby sitter non è possibile. Trattandosi di un’impossibilità
originaria, il contratto dovrebbe essere nullo ma che succede?? Che PRIMA DEL TERMINE A
CUI IL CONTRATTO E’ SOTTOPOSTO, NASCE IL BAMBINO, DI CONSEGUENZA LA
PRESTAZIONE DELLA BABY SITTER DIVENTA POSSIBILE E QUIDNI IL CONTRATTO
E’ VALIDO PUR AVENDO COME OGGETTO UNA PRESTAZIONE ORIGINARIAMENT
IMPOSSIBILE.
L’impossibilità può essere di 2 tipi (originaria e sopravvenuta se si fa riferimento al tempo)
FISICA E GIURIDICA. :
-fisica : si verifica quando l’oggetto del contrato è un bene o una prestazione che, non solo non
esistono ma non potranno mai esistere e comportamenti umani volti a raggiungere risultati
impensabili (ex. Trovare il santo gral).
-giuridica : può essere a sua volta di 2 tipi- ASSOLUTA E RELATIVA. Nel primo caso si ha nei
casi dei cd. ‘’ contratti ASSURDI’’ : pegno su bene immobile, compravendita di un bene dello
Stato. Quindi questo tippo di impossibilità si ha soprattutto nei casi di contratti aventi ad oggetto
BENI NON COMMERCIABILI. Nel secondo caso si ha nei contratti che HANNO AD
OGGETTO BENI RELATIVAMENTE INCOMMERCIABILI cioè beni che sono trasferibili
SOLO IN DETERMINATE SITUAZIONI ad esempio è relativamente impossibile l’oggetto di un
contratto che consista in un immobile PRIVO DEI REQUISITI DI CONFORMITA’
URBANISTICA ex immobile abusivo (è relativamente e nn assolutmente impossibile perché quel
tipo di immobile che non può essere trasferito col contratto può però essere trasferito col
testamento). Altro esempio : si ha impossibilità giuridica relativa dell’oggetto quando in un
contratto, si vende un rene perché il rene non può essere venduto ma PUO’ ESSERE DONATO
(quindi può essere ‘’ commercializzato’’ ma non utilizzando la schema della compravendita ma lo
schema della donazione).
- LICEITA’ : l’oggetto non deve essere illecito. Il concetto di ILLICEITA’ è estremamente
AFFINE A QUELLO DI IMPOSSIBILITA’ GIURIDICA ASSOLUTA, POICHE’ UN OGGETTO
ILLECITO E’ CONTRADDISTINTO DALLE STESSE CARATTERISTICHE DI UN OGGETTO
ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE POICHE’, IN ENTRAMBI I CASI, SI TRATTA IN
SOSTANZA DI BENI O PRESTAZIONI ‘’ INIDONEE AD ESSERE PUNTO DI RIFERIMENTO
DI QUALUNQUE TIPO DI NEGOZIO’’ (differentemene quindi da quella relativa dove gli effetti
del negozio si possono realizzare utilizzando o un altro negozio o un altro schema contrattuale). La
distinzione è la seguente : SI PARLA DI IMPOSSIBILITA’ GIURIDICA ASSOLUTA, PER
CONTRATTI AVENTI AD OGGETTO COSE NON COMMERCIABILI IN GENERALE
MENTRE SI PARLA DI ILLICEITA’ DELL’OGGETTO, PER CONTRATTI CHE HNANO AD
OGGETTO BENI CHE NON SOLO NON SONO COMMERCIABILI MA CHE DI PER SE’
LEDONO INTERESSI FONDAMENTALI. Ad esempio : contratto avente ad oggetto sostanze
stupefacenti o armi nucleari. Quidni mentre l’impossibilità giuridica ha a che fare con UNA
VALUTAZIONE DI TIPO ‘’ POLITICO’’ DEL BENE; L’ILLICEITA’ VA OLTRE : HA A CHE
FARE CON UN GIUDIZIO DI ‘’ DISVALORE GIURIDICO E SOCIALE DELL’OGGETTO’’.
- DETERMINATEZZA O DETERMINABILITA’ : un oggetto DETERMINATO, è un oggetto
che è stato UNIVOCAMENTE DEFINITO DALLE PARTI SIA CHE ABBIA A CHE FARE CON
UN BENE SIA CHE ABBIA A CHE FARE CON UNA PRESTAZIONE. L’oggetto può essere
definito sia NELLA SUA SPECIE (ad esempio compravendita di un determinato albero : quello di
ulivo) o ANCHE SOLAMENTE NEL GENERE (ad esempio compravendita di 1000 arance senza
specificare quali). L’oggetto è invece DETERMINABILE, QUANDO LE PARTI NON L’HANNO
DEFINITO NELLO SPECIFICO MA HANNO STABILITO I CRITERI DELLA SUA
DETERMINAZIONE : ad esempio contratto che ha ad oggetto la vendita delle 20 arance + grandi
tra quelle prodotte da un’impresa agricola. Non si può però stipulare un contratto in cui si dice che
l’oggetto sarà determinato in un successivo accordo. È però possibile rimettere ad un 3 la facoltà di
stabilire l’oggetto del contratto : il 3 sarà denominato ARBITRATORE e la sua ATTIVITA’
ARBITRAGGIO. Tale strumento è regolato dall’art. 1349cc : determinazione dell’oggetto : ‘’ se la
determinazione della prestazione dedotta in contratto, e deferita ad un 3 e non risulta che le parti
vollero rimettersi al suo mero arbitrio, il 3 deve procedere con EQUO apprezzamento. Se manca la
determinazione del 3 o se questa è manifestamente iniqua o erronea, la determinazione è rimessa al
giudice’’.
Il 3, quindi, deve attenersi al criterio dell’EQUO APPREZZAMENTO X DETERMINARE
L’OGGETTO DEL CONTRATTO : qualora dovesse, nella sua attività, fare una determinazione
INIQUA O ERRONEA, O ANCHE SE NON DOVESSE FARLA AFFATTO (VENENDO MENO
AL SU IMPEGNO), LE PARTI POSSONO RIVOLGERSI AL GIUDICE. Inoltre, in alcuni casi,
l’arbitro, può avere un potere molto ampio, poiché è possibile in casi eccezionali, che le parti si
rimettano al suo ‘’ mero arbitrio’’ lasciandogli per così dire CARTA BIANCA dal momento che, in
questo caso, l’arbitro potrà determinare l’ggetto del contratto, anche senza attenenrsi al criterio
dell’EQUO APPREZZAMENTO. Se le parti, si rimettono al mero arbitrio, non possono poi
rivolgersi al giudice se una delle due non èsoddisfatta dell’attività dell’arbitro, almeno che NON
RIESCA A PROVARE CHE L’ARBITRO FOSSE IN MALA FEDE (ad esempio : fosse stato
corrotto per determinare un oggetto di scarso valore per favorire una parte). Nel caso di mero
arbitrio, se l’arbitro viene meno all’impegno e non provvede a determinare l’ggetto, le parti non
possono neanch chiedere al giudice di provvedere, dal momento che, essendosi rimesse al mero
arbitrio del 3, hanno riposto in lui una tale fiducia da far ritenere che l’attività di questo, non potesse
essere compiuta da nessun altro se non lui. Qualora erroneamente le parti, dovessero rimettersi al
giudcie dopo un mero arbitrio nnon andato a buon fine, IL CONTRATTO SAREBBE NULLO.

FORMA.
La forma, CONSISTE NELLO STRUMENTO CHE PUO’ ESSERE UN ATTO O UN
COMPORTAMENTO CONCLUDENTE, CON CUI L’ASSETTO DEGLI INTERESSI DELLE
PARTI, VIENE MESSO A CNOSCENZA DEI 3. Quindi si identifica nel DOCUMENTO O NEL
COMPORTAMENTO DA CUI RISULTA LA MANIFESTAZIONE DI VOLONTA’ DELLE
PARTI ED E’ UN REQUISITO DEL CONTRATTO QUINDI UN ELEMENTO ESSENZIALE
DEL CONTRATTO (L’ULTIMO DI QUELLI RICHIAMATI DALL’ART. 1325cc). Il nostro
ordinamento, prevede il principio della LIBERTA’ DELLE FORME che è uno dei COROLLARI
DELL’AUTONOMIA PRIVATA ex art. 1321cc.
Il principio di libertà delle forme, si può ricavare anche dal cc anche dello stesso art. 1325cc, il
quale MENZIONANDO LA FORMA COME ELEMENTO ESSENZIALE DEL CONTRATTO,
PRECISA CHE NE COSTITUISCE UN REQUISITO SOLO ‘’ QUNDO RISULTA CHE E’
PRESCRITTA DALLA LEGGE A PENA DI NULLITA’ ‘’. Il che significa che : normalemnte,
quindi in assenza di prescrizioni specifiche, LA FORMA E’ LIBERA (quindi salvo le eccezioni
previste dalla legge, il contratto non ha una forma specifica. Esempio : forma scritta, forma
telematica ecc.).
La forma, sul piano giuridico assolve una serie di funzioni quando è previsto dalla legge :
INNANZITUTTO, SI PUO’ DISTINGUERE LA FORMA AD SUBSTANTIAM (che è quella di
cui parla l’art. 1325cc) DALLA FORMA AD PROBATIONEM che invece ha a che fare col valore
probatorio del contratto o del negozio.
- Forma ad substantiam art. 1350cc: Nella prima accezione quindi, LA FORMA
PRESCRITTA DALLA LEGGE, NEI CASI IN CUI QUESTO ACCADE, PER UN
CONTRATTO, SE NON E’ RISPETTATA RENDE IL CONTRATTO NULLO PERCHE’
MANCHEREBBE UNO DEI REQUISITI DELL’ART 1325CC E QUINDI SI
RIENTREBBE NELLE IPOTESI DELL’ART. 1418CC. In numerosi casi il leg ha prescritto
una forma SOLENNE PER I CONTRATTI, OVVERO SCRITTURA PRIVATA (s’intende
un atto sottoscritto da una o + parti che assume un particolare valore legale ai sensi dell’art.
2702cc) . va precisato che ai sensi della normativa speciale comunitaria ed internazionale,
alla scrittura privata è equiparato il telegramma sottoscritto dal mittente e anche il telex e il
telefax (che è la riproduzione a distanza di una copia di un documento originale fatta tramite
posta elettronica. Inizialmente non si considerava alla pari della scrittura privata poiché,
essendo una fotocopia, non c’era la certezza matematica che il documento fosse conferme
all’originale. Parte della dottrina ha superato questa tesi considerando che il telefax, viene
considerato a livello ‘’ presuntivo’’ conferme all’originale se non viene espressamente
disconosciuto da chi ha scritto l’originale. Ed è quindi in questi termini equiparabile alla
scrittura privata). Quando si parla di scrittura privata è importante sottolineare il ruolo della
SOTTOSCRIZIONE : che individua gli AUTORI DELL’ATTO E QUINDI DEVE
ESSERE AUTOGRAFA (fatta dalla stessa persona) E IDONEA AD INDIVIDUARLO IN
MODO UNIVOCO fermo restando che non è necessario che le firme delle parti siano
CONTESTUALI (può firmare prima uno e in un momento successivo l’altro); O ATTO
PUBBLICO (l’atto notarile) NB : la differenza tra queste 2 forme è che l’atto pubblico deve
essere redatto da un notaio (prende anche il nome di scrittura privata autenticata) mentre la
scrittura privata può essere redatta anche da altri, ed in particolare da chiunque (che sono
quindi forme ab substantiam). Atto pubblico o scrittura privata SONO OBBLIGATORI AD
ESEMPIO NEI CONTRATTI CHE TRASFERISCONO UN IMMOBILE (scrittura privata)
O DI LOCAZIONE (scrittura privata), DI CREAZIONE DI SOCIETA’ (atto pubblico) ED
IN ALTRE IPOTESI SPECIFICATE DALLA LEGGE. In riferimento alla forma ab
substantiam, bisogna precisare che : LA FORMA SOLENNE PREVISTA PER ALCUNI
CONTRATTI, NON INVESTE NECESSARIAMENTE TUTTE LE CLAUSOLE DEL
CONTRATTO MA SOLAMENTE IL CONTENUTO MINIMO DI QUEST’ULTIMO AD
ESEMPIO L’OGGETTO E IL PREZZO; MENTRE LE ALTRE CLAUSOLE COME AD
ESEMPIO QUELLE CHE PREVEDONO IL TEMPO IL LUGO DEL PAGAMENTO DEL
PREZZO, O DELLA CONSEGNA ‘’ DELLE CHIAVI’’ POSSONO ESSERE REDATTE
IN ALTRA FORMA.
C’è poi da analizzare il fenomeno della RELATIO : si ha la relatio, quando il contenuto di un
contratto, si completa con il richiamo, fatto dalle parti, ad elementi che sono estranei al contratto.
Esempio : vendita di una certa q d oro, dove il prezzo non viene stabilito dalle parti direttamente,
poiché viene richiamata la quotazione dell’oro fatta dal mercato (questa quotazione non risiede nel
contratto ma in un altro documento che viene richiamato dal contratto stesso). Ovviamente la relatio
è possibile, senza nessun limite nei contratti A FORMA LIBERA, viceversa nei contratti A
FORMA SOLENNE E’ POSSIBILE MA CON DEI LIMITI QUINDI LA RELATIO E’
POSSIBILE CON RIGUARDO AD ELEMENTI CHE NON SIANO ESSENZIALI (quindi nella
relatio non possono, le parti, richiamare l’oggetto ad esempio).
- Forma ad probationem : quando la forma è prevista dalla legge ‘’n ad probationem’’,
significa che SE NON VIENE RISPETTATA, L’ATTO RESTA COMUNQUE VALIDO
MA DIVENTA INAMMISSIBILE IN PROCESSO COME PROVA. Ad esempio, ipotesi di
forma scritta ad probationem, sono previste per il contratto di assicurazione e dib cessione
dell’azienda. La forma ad probationem non rende il contratto nullo se non è rispettata ed ha
una valenza esclusivamente processuale : se dovesse sorgere una controversia avente ad
oggetto un contratto di assicurazione, se questo contratto di assicurazione non è stato messo
per iscritto, collui il quale lo vuole far valere, perde la sua prova principale e non può
ricorrere ad altri tipi di prova come la testimonianza o il giuramente.

CASO PARTICOLARE : in alcune situazioni, la forma scritta, non è voluta dalla legge ne per la
validità dell’atto ne per il processo ma ha una finalità diversa, ad esempio nella vendita di
autoveicoli (macchine), la forma è libera tant’è vero che è possibile concludere questo contratto
anche con una semplice ‘’ stretta di mano’’. Però, per questi contratti, la legge prevede che
comunque la vendita sia sottoscritta ed autenticata dalle parti, ma nn per la validità del contratto ma
SOLAMENTE AI FINI DELLA PUBBLICITA’ (QUINDI AI FINI DELLA TRASCRIZIONE NEI
PUBBLICI REGISTRI). Alltro esempio : società di persone. L’atto costitutivo richiede una
SOTTOSCRIZIONE AUTENTICATA NON GIA’ PER LA VALIDITA’ DEL CONTRATTO MA
PER LA REGISTRAZIONE NEL REGISTRO DELLE IMPRESE, POICHE’, IN MANCANZA DI
SOTTOSCRIZIONE, L’ATTO COSTITUTIVO SAREBBE COMUNQUE VALIDO MA LA
SOCIETA’ SAREBBE UNA SOCIETA’ SEMPLICE.
In altri casi, la forma è prevista non come requisito del contratto ne per il processo ma
semplicemente A PROTEZIONE DI UNA DETERMINATA CATEGORIA DI CONTRAENTI
CHE SONO I CONSUMATORI (QUINDI SI PARLA DI FORME DI PROTEZIONE): in questi
casi (nei casi di contratti tra imprenditori e consumatori), il legislatore interviene per tutelare la
parte debole, prevedendo una forma particolare per i contratti che risponde alla necessità di
INFORMARE MEGLIO QUESTI ULTIMI. In questi casi, il leg, non solo prevede la forma scritta
ma addirittura PREVEDE CHE IL CONTRATTO, ABBIA DETERMINATE CLAUSOLE
VESSATORIE (che sono quelle clausole che prevedono uno squilibrio a discapito della parte
debole. Proprio per questo, per una maggiore protezione nei confronti del consumatore, devono
essere BEN VISIBILI E QUINDI SOTTOSCRITTE DAL CONSUMATORE).

Particolare è la disciplina della forma nei casi di CONTRATTI COLLEGATI ex art. 1351cc come
nel caso della PROCURA E DEL CONTRATTO CHE E’ STATO AUTORIZZATO DALLA
PROCURA. In questi casi, è previsto che i contratti collegati, x essere validi, DEBBANO AVERE
LA STESSA FORMA : quindi se si vuole dare procura ad un rappresentante per stipulare una
compravendita di immobile, la procura dovrà avere LA FORMA SCRITTA AB SUBSTANTIAM.

Art. 1352cc: forma convenzionale. LA FORMA CONVENZIONALE è la forma DECISA DALLE


PARTI PER IL LORO CONTRATTO (OVVIAMENTE SE NON E’ PREVISTA LA FORMA AB
SUSBTANTIAM OPPURE SE E’ PREVISTA LA FORMA AB SUSTANTIAM E’ POSSIBILE
QUALORA DECIDANO DI AGGRAVARE ULTERIORMENTE LA SOLENNITA’ ad esempio
decidono di adottare un atto pubblico per un trasferimento immobiliare dove basterebbe la scrittura
privata). Art. 1352 : ‘’ se le parti hanno convenuto per iscritto, di adottare una determinata forma
per la futura conclusione di un contratto, si presume che la forma sia stata voluta per la validità di
questo’’. L’art. 1352cc, determina 2 regole :
1. Le parti nella loro autonomia privata, possono derogare il principio di LOBERTA’ DELLE
FORME E DETERMINARNE UNA PARTICOLARE PER UN CONTRATTO.
2. Se le parti hanno stabilito una forma x il loro contratto ma nn hanno detto quale sia la
funzione di questa forma, si presume che la loro volointà FOSSE QELLA DI STABILIRE
UNA FORMA AD SUSBTANTIAM e che quindi, se non rispettata, il contratto sarà nullo.
Ovviamente le parti, devono accordarsi PER ISCRITTO SULLA FORMA ADOTTATA IN
UN’APPOSITA CLAUSOLA. Le parti,possono poi decidere di revocare questo accordo, con un
NEGOZIO RECOVATORIO CHE, OVVIAMENTE, DEVE AVERE ALLO STESSO MODO
FORMA SCRITTA.

FORMAZIONE DEL CONTRATTO.


Il contratto si può formare secondo diversi procedimenti : quello classico è quello dello SCAMBIO
DEI CONSENSI CHE AVVIENE TRA 2 O + PARTI, SULLA BASE DI UN REGOLAMENTO
DI INTERESSI CHE VIENE CONDIVISO E CON CUI QUESTE PARTI SI IMPEGNANO A
VICENDA (ex. nel caso della compravendita, il regolamento di interessi si materializza nel
trasferimento della casa). Quando lo scambio di interessi avviene tra 2 persone presenti,
ovviamente, la FORMAZIONE DEL CONTRATTO E’ ISTANTANEA. Quando invece lo scambio
dei consensi avviene tra persone distanti tra loro, ad esempio attraverso contratto concluso in via
epistolare (e mail) entrano in gioco i concetti di PROPOSTA E ACCETTAZIONE che sono cd.
ATTI PRE NEGOZIALI NB : nel primo caso proposta ed accettazione ci sono solo che,
differentemente dal 2 caso, essendo le persone presenti nello stesso momento è tutto immediato,
istantaneo.
La proposta è L’ATTO PRE NEGOZIALE CON CUI UNA PARTE (PROPONENTE),
PROSPETTA ALL’ALTRA (OBLATO) IL CONTENUTO DEL CONTRATTO CHE VUOLE
CONCLUDERE. La proposta, è un ATTO CON CUI IL PROPONENTE RAPPRESENTA UNA
COMPLETA E DEFINITIVA VOLONTA’ DI VINCOLARSI cercando di SOLLECITARE
L’OBLATO. L’accettazione è LA MANIFESTAZIONE DI VOLONTA’ DELL’OBLATO A
VINCOLARSI ALL’IDENTICO CONTENUTO NEGOZIALE PROPOSTO DAL 1. Il potere di
accettazione, assume i contorni del DIRITTO POTESTATIVO (?)
Secondo l’art. 1326 cc,: ‘’ il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta, ha
conoscenza dell’accettazione dell’altra parte. L’accettazione deve giungere al proponente nel
termine da lui stabilito o in quello ordinariamente necessario secondo la natura dell’affare o li usi. Il
proponente può ritenere efficsce l’accettazione tardiva, purchè ne dia immediatamente avviso
all’altra parte. Qualora il proponente richieda, per l’accettazione, una forma determinata,
l’accettazione non ha effetto se è data in forma diversa. Un’accettazione non conforme alla
proposta, equivale a nuova proposta’’
- il primo comma : ‘’CONTRATTO E’ CONCLUSO NEL MOMENTO IN CUI CHI HA
FATTO LA PROPOSTA HA CONOSCENZA DELL’ACCETTAZIONE DELL’ALTRA
PARTE ‘’(ecco perché se le persone sono presenti la formazione è immediato perché
immediata è la conoscenza della parte dell’accettazione dell’altra). Di base il contratto, si
conclude anche nel luogo dove il proponente ha conoscenza dell’accettazione : ex. contratto
concluso via mail, Tizio fa la proposta da Roma, Caio risponde ds Lecce, IL CONTRATTO
SI CONSIDERA CONCLUSO QUANDO ARRIVA LA MAIL DI RISPOSTA A ROMA
IN QUANTO E’ IL LUOGO DEL PROPONENTE (in altri termini : il luogo viene
individuato sulla base di dove si trova il proponente).
- 2 comma : il secondo comma fa capire che l’efficacia della proposta è LIMITATA NEL
TEMPO (quindi sottoposta a scadenza) che, se non èn stabilita, si ricava ‘’ dalle prassi di
con
tratti simili’’. E’ possibile che, dopo il termine, la proposta non perda comunque efficacia,
ciò accade ai sensi del 3 comma se IL PROPONENTE HA INTERESSE
ALL’ACCETTAZIONE TARDIVA DELLA CONTROPARTE PURCHE’ GLIENE DIA
IMMEDIATAMENTE COMUNICAZIONE.
- 4 comma : in questo comma, poi, DEVE AVERE LA STESSA FORMA E LO STESSO
CONTENUTO DELLA PROPOSTA, ALTRIMENTI SE E’ ‘’ PARZIALE’’ OPPURE
DATO IN UN FORMA TOTALMENTE DIVERSA, E’ CONSIDERATA UNA
CONTROPROPOSTA CHE QUINDI DEVE ESSERE ACCETTATA DAL
PROPONENTE ORIGINARIO.

Ai sensi dell’art. 1328cc revoca della proposta e dell’accettazione : ‘’ la proposta può essere
revocata finchè il contratto non sia concluso, tuttavia se l’accettante ne ha intrapreso in buona fede
l’esecuzione, prima di avere notizia della revoca, il proponente è tenuto ad indennizzarlo delle
spese e delle perdite subite. L’accettazione invece può essere revocata purchè la revoca, giunga a
conoscenza del proponente prima dell’accettazione’’.
Dalla formulazione dell’art, si capisce che la revoca della proposta, NON E’ UN ATTO
RECETTIZZIO, PRODUCE EFFETTI SENZA CHE IL DESTINATARIO NE SIA A
CONOSCENZA.INVECE LA REVOCA DELL’ACCETTAZIONE E’ UN ATTO RECETTIZIO.

Per quanto riguarda l’accettazione, l’art. 1335cc stabilisce un’importante PRESUNZIONE : ‘’ la


proposta, l’accettazione, la loro revoca e ogni altra dichiarazione diretta ad una determinata
persona, si reputano conosciute, nel momento in cui giungono all’indirizzo del destinatatio se
questi non prova di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di averne notizia’’. È UNA
PRESUNZIONE RELATIVA QUINDI E’ SUPERABILE IN GIUDIZIO DIMOSTRANDO CHE
NON SI HA AVUTO CONOSCENZA NONOSTANTE SIA GIUNTA ALL’INDIRIZZO LA
COMUNICAZIONE. Ex. : Tizio riceve una proposta contrattuale da Caio, si reca a casa di Caio, la
trova vuota e dichiara ad alta voce di accettare l’offerta. È chiaro che in qualche maniera si deve
dare a Caio, la possibilità di provare la sua impossibilità di conoscere quell’accettazione ecco
perché la presunzione è relativa e non assoluta.

L’art. 1330cc morte o incapacità dell’imprenditore : ‘’ la proposta o l’accettazione, quando è fatta


dall’imprenditore nell’esercizio della sua impresa, non perde efficacia se l’imprenditore muore o
diviene incapace prima della conclusione del contratto’’ (quindi prima della conoscenza
dell’accettazione) ‘’salvo che si tratti di piccoli imprenditori o che diversamente risulti dalla
natura dell’affare’’. Da questo articolo, si ricava, a contrario, che per tutti gli altri privati, la morte
o la incapacità faccia venir meno la validità della proposta (A meno che non ci sia già stata,
ovviamente, l’accettazione). Viceversa, se il privato è un imprenditore, si tutela il principio della
CONTINUITA’ DELL’ATTIVITA’ DI IMPRESA anche se a volte potrebbe anche accadere che
l’erede dell’imprenditore non sia favorevole alla proposta che l’imprenditore origianrio aveva fatto.

Questo era il procedimento ordinario x la conclusione dei contratti. Poi esistono delle procedure
alternative di conclusione del contratto. La prima è quella della PROPOSTA IRREVOCABILE ex.
art. 1329cc. La proposta irrevocabile, è una proposta che appunto NON PUO’ ESSERE
REVOCATA PER UN DETERMINATO TEMPO QUINDI NEL MOMENTO IN CUI VIENE
FATTA DAL PROPONENETE DEVE ESSERE MANTENUTA FERMA FINO AL TERMINE
STABILITO ADDIRITTURA ANCHE SE SOPRAVVENGA LA MORTE O LA INCAPACITA’
DEL PROPONENTE (salvo che la natura dell’affare escluda tale efficacia). NB : ovviamente
l’accettazione in questo caso deve esserci. Quindi è un caso dove la sola proposta nn può essere
revocata.
Un’ipotesi particolare è quella prevista dall’art. 1327cc esecuzione prima della risposta
dell’accettante : ‘’ qualora, su richiesta del proponente o per la natura dell’affare o secondo gli usi
la prestazione debba eseguirsi senza una preventiva risposta, il contratto è concluso nel tempo e
nel luogo in cui ha avuto inizio l’esecuzione. L’accettante, deve dare prontamente avviso, all’altra
parte della iniziata esecuzione e, in mancanza, è tenuto al risarcimento’’.
- 1 comma : può accadere che il proponente, abbia urgenza di ottenere una prestazione, allora
decide di proporre un prezzo per questa prestazione ad un altro soggetto (all’accettante)
dicendogli, nella proposta, ‘’ se vuoi accettare, puoi già iniziare a porla in essere la
prestazione prima ancora di comunicarmi la tua volontà’’. In questo caso quindi il contratto
si considera concluso QUANDO CAIO INIZIA LA PRESTAZIONE E NEL LUOGO IN
CUI LA INIZIA (nella normalità dei casi il contratto si conclude nel luogo dove si trova il
proponente). Ovviamente questo tipo di procedura di conclusione, fa sacrificare il
proponente perché praticamente, facendo la proposta si priva della possibilità di
REVOCARLA (in quanto le tempistiche non ci sono)
- 2 comma : d’altra parte, l’oblato, ha una responsabilità + ampia oltre a poteri più ampia :
poteri + ampi dipendono DALLA POSSIBILITA’ DI PROVARE LA CONCLUSIONE DL
CONTRATTO INIZIANDO SEMPLICEMENTE LA PRESTAZIONE (in altri termini : ha
il potere di decidere lui quando iniziare la prestazione); d’altra parte, ha responsabilità +
ampie, poiché se non da immediato avviso al proponente dell’inizio della prestazione, deve
risarcire il danno. Perché si parla di risarcimento del danno?? PERCHE’ IL MANCATO
AVVISO VIENE CONSIDERATO UNA VIOLAZIONE DI UN OBBLIGO SCATURITO
DA UN CONTRATTO CHE, AVENDO AVUTO INIZIO LA PRESTAZIONE, E’ GIA’
CONCLUSO.

Un’altra procedura di formazione del contratto, è quella dell’art. 1336cc offerta al pubblico :’’
l’offerta al pubblico, quando contiene gli estremi essenziali del contratto, alla cui conclusione è
diretta, vale come proposta salvo che risulti diversamente dalle circostanze o dagli usi. La revoca
dell’offerta, se è fatta nella stessa forma dell’offerta o inn forma equipollente è efficace anche in
confronto di chi non ha avuto notizia’’. Ex. di offerta al pubblico : il negoziante che espone la
propria merce nei locali commerciali, indicando il prezzo sul cartellino. Ai fini della conclusione
del contratto è sufficiente che CHI VUOLE COMPRARE IL PRODOTTO, MANIFESTI LA SUA
VOLONTA’
(andando in cassa). OVVIAMENTE CIO’ E’ POSSIBILE SOLO SE LA OFFERTA CONTIENE
TUTTI GLI ELEMENTI NECESSARI (nell’esempio, il prezzo, lla taglia, il materiale). E’
POSSBILE REVOCARE LA PROPOSTA PURCHE’ SIA FATTA CON I MEDESIMI MEZZI O
MEZZI SIMILI, UTILIZZATI PER L’OFFERTA ORIGINARIA. L’offerta al pubblico non va
confusa con lla promessa al pubblico, che è un negozio UNILATERALE IMMEDIATAMENTE
VINCOLANTE PER CHI LO PONE IN ESSERE, MENTRE L’OFFERTA AL PUBBLICO E’
SOLO UNA PROPOSTA CHE RISPONDE AD ESIGENZE COMMERCIALI, CONSENTENDO
DI RIVOLGERE LA PROPOSTA DI CONTRATTO IN MODO RAPIDO E A + SOGGETTI
POSSIBILI ED E’ COMUNQUE SEMPRE REVOCABILE E PRIVA DI EFFETTI SENZA
UN’ACCETTAZIONE.

Un’altra procedura alternativa di conclusione del contratto che è IL CONTRATTO CON


OBBLIGAZIONI DEL SOLO PROPONENTE ex. art. 1333cc : ‘’ la proposta, diretta a concludere
un contratto da cui derivino obbligazioni solo per il proponente è irrevocabile appena giunge a
conoscenza della parte alla quale è destinata. Il destinatario, può rifiutare la proposta nel termine
richiesto dalla natura dell’affare o dagli usi, in mancanza di tale rifiuto il contratto è concluso’’.
Questo è un contratto a TITOLO GRATUITO, COME ACCADE AD ESEMPIO PER
L’OFFERTA GRATUITA DI MERCI A SCOPO PUBBLICITARIO. La differenza rispetto alla
procedura ordinaria, come dice l’art stesso, è che la PROPOSTA DIVENTA SUBITO
IRREVOCABILE E QUINDI VINCOLA SUBITO IL PROPONENTE A TEMPO
INDETERMINATO NON APPENA GIUNGE A DESTINAZIONE DELL’OBLATO IL QUALE,
VICEVERSA, HA UN TERMINE PER RIFIUTARE MA SE NON RIFIUTA SI PRESUME
L’ACCETTAZIONE. Si discute sulla NATURA di questo contratto : secondo una prima teoria,
sarebbe un NEGOZIO UNILATERALE quindi GLI EFFETTI SI PRODUCONO NON APPENA
IL DESTINATARIO RICEVA LA PROPOSTA E IL SUO RIFIUTO, NEL TERMINE,
ELIMINEREBBE EFFETTI GIA’ PRODOTTI. Secondo invece la seconda tesi, che lo vede come
CONTRATTO VERO E PROPRIO, il contratto si PERFEZIONA QUANDO SCADE IL
TERMINE X IL RIFIUTO E QUESTO RFIUTO, SE INTERVIENE PRIMA DEL TERMINE,
IMPEDISCE EFFETTI CHE ANCORA NON SI SONO CREATI. Il Perlingeri segue la 2 tesi, dal
momento che questo tipo di contratto, richiede comportamenti determinati di entrambe le parti.
Anche l’oblato infatti, è tenuto ad un comportamento per concludere il contratto, sebbene si tratti di
un COMPORTAMENTO OMISSIVO (cioè non rifiutare). Del resto, questo comportamento
omissivo, è comunque espressivo DI UNA VOLONTA’ DI ACCETTAZIONE A DIFFERENZA
DI QUANTO SOSTENUTO DALLA TESI UNILATERALE.

Un’ultima procedura differente di conclusione del contratto è quella dei CONTRATTI REALI
(sono i contratti che trasferiscono diritti reali, quindi come la compravendita o il deposito): NEI
CONTRATTI REALI, si deroga al PRINCIPIO CONSENSUALISTICO (che è quello che abbiamo
visto nell’art. 1326 secondo cui il contratto si conclude con l’accettazione della proposta). In questi
contratti infatti, il consenso delle parti non è sufficiente per concludere il contratto. Per questi
quindi, occorre per la conclusione la CONSEGNA DEL BENE, CHE DIVENTA MOMENTO DI
FORMAZIONE E NON DI ESECUZIONE DEL CONTRATTO.

RAPPORTI CONTRATTUALI DI FATTO.


Ci sono dei casi in cui alcuni comportamenti di vita, finiscono per essere giuridicamente rilevanti
poiché corrispondono all’ESECUZIONE DI UNA PRESTAZIONE CONTRATTUALE O
ALL’ESERCIZIO DI UN DIRITTO, si parla quindi DI RAPPORTI CONTRATTUALI DI FATTO
: che si concludono tramite comportamenti attuativi che sostituiscono la classica fonte contrattuale.
Si è anche parlato di CONTRATTI DI FATTO : cioè contratti che si concludono CON LA
SEMPLICE ESECUZIONE E SENZA GLI ATTI PRE NEGOZIALI TIPICI (come la proposta e
l’accettazione). È stata fatta una tripartizione di questi rapporti contrattuali particolari :
1. RAPPORTI CONTRATTUALI BASATI SUL CONTATTO SOCIALE : per esempio
medico con paziente. Secondo la Cassazione, il medico, avrebbe nei confronti del paziente,
degli obblighi di comportamento di carattere contrattuale seppur nati senza contratto, ma per
il MERO CONTATTO COL PAZIENTE.
2. RAPPORTI CONTRATTUALI COMUNITARI : le società di fatto che nascono SENZA
ATTO COSTITUTIVO
3. RAPPORTI CONTRATTUALI CHE NASCONO IN BASE AD OBBLIGHI SOCIALI :
per esempio obbligazione dell’autista dei trasporti pubblici nei confronti dei trasportati i
quali pagano non per la prestazione dell’autista ma per rispettare un obbligo di legge.

TRATTATIVE E BUONA FEDE.


L’intera vicenda contrattuale,è contraddistinta da un DOVERE COMUNE ALLE PARTI che è
quello di COMPORTARSI SECONDO BUONA FEDE : questo obbligo, investe tutte le fasi del
contratto a partire da QUELLA PRE CONTRATTUALE, investendo anche quella ESECUTIVA e,
lo stesso comportamento SUCCESSIVO ALLA CONCLUSIONE DEL CONTRATTO.
Il dovere di buona fede, si concretizza, in una srie di OBBLIGHI SPECIFICI CHE IL CC imputa
alle parti in diverse disposizioni come ad esempio gli obblighi di informazione , gli obblighi di
segreto, divieto di trattative parallele senza avviso, divieto di ritardo immotivato.
Per quanto riguarda LA FASE PRE CONTRATTUALE, c’è un art specifico 1337cc trattative e
responsabilità pre contrattuale :’’le parti, nello svolgimento delle trattative e nella formazione del
contratto, devono comportarsi secondo BUONA FEDE’’. L’ART. 1337CC, investe QUALUNQUE
CONDOTTA ANTECEDENTE LA STIPULAZIONE DEL CONTRATTO (in altri termini :
qualunque comportamento che precede la conclusione del contratto, non deve ledere l’interesse
della controparte o un valore normativo). Infatti, anche se il contratto non è ancora concluso,
occorre TUTELARE L’AFFIDAMENTO CHE UNA PARTE LEGITTIMAMENTE SI CREA IN
ORDINE ALLA SERIETA’ DELL’ALTRA. Quindi la clausola generale di buona fede cd.
OGGETTIVA, E’ PROPRIO DA INTENDERSI COME UNA NORMA CHE E’ VOLTA ALLA
TUTELA DELL’AFFIDAMENTO DI UN SOGGETTO NELLA LEALTA’ E NELLA
CORRETTEZZA DI UN ALTRO CON CUI E’ ENTRATO IN RELAZIONE D’AFFARI A
PRESCINDERE CHE SIANO GIA’ INIZIATE LE TRATTATIVE.
Si dice OGGETTIVA, poiché in questa fase, le condotte delle parti, DEVONO RISPETTARE
DEGLI OBBLIGHI SPECIFICI DI COMPORTAMENTO (quelli di cui sopra : informazione,
avviso ecc.) : se questi obblighi sono rispettati, le parti hanno rispettato il DOVERE GENERALE
DI BUONA FEDE OGGETTIVA ANCHE SE, SOGGETTIVAMENTE, SONO IN MALA FEDE
(in altri termini : se io sono in mala fede, cioè magari faccio le trattative con l’intento successivo di
non adempiere al contratto, ma nella fase precontrattuale, rispetto gli obblighi di legge, sto
comunque rispettando la buona fede oggettiva a livello di condotta. Quindi lasciando perdere, in
questa fase, i miei intenti).
La clausola di buna fede è estremamente vaga, perciò il suo contenuto, deve essere integrato
attraverso il richiamo a principi normativi costituzionali comunitari ed internazionali che, di volta in
volta, possono venire in gioco nella situazione concreta, cioè sulla base dei soggetti coinvolti e dei
valori che potrebbero essere lesi. Il + delle volte, per integrare il concetto di buona fede, si richiama
IL PRINCIPIO DI SOLIDARIETA’ DELL’ART. 2 COST :’’ la Repubblica riconosce e
garantisce, i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge
la sua personalità. E richiede l’adempimento dei DOVERI INDEROGABILI di SOLIDARIETA’
POLITICA ECONOMICA E SOCIALE’’. per esempio : il medico deve rispettare il dovere di buona
fede, con il paziente, sia per rispettare il dovere di informazione che è insito nella buona fede, sia
per essere solidale col paziente stesso, essendo quest’ultimo ‘’ contraente + debole’’.

Alla violazione degli obblighi di buona fede, nella fase precedente la conclusione del contratto
(FASE PRE CONTRATTUALE), è collegata LA REESPONSABILITA’ PRE CONTRATTUALE
DETTA ANCHE CULPA IN CONTRAENDO. Un esempio applicativo di questa regola è previsto
dell’art. 1338cc conoscenza delle cause di invalidità : ‘’ la parte che, conoscendo o dovendo
conoscere, l’esistenza di una causa di invalidità del contratto, non ne ha dato notizia all’altra
parte, è tenuta a risarcire il danno da questa risentito per avere confidato, senza sua colpa, nella
validità del contratto’’. (NB : come si riscontra c’è sempre la tutela dell’affidamento della
controparte). Ex. sono un rappresentante senza potere (che non ho la procura), so di esserlo (so che
sto operando abusivamente), non avviso la controparte di questa circostanza che, come si sa, è causa
di annullabilità del contratto. Quindi, sono responsabile pre contrattualmente nei confronti della
controparte che, non poteva sapere questa mia abusività, e quindi aveva confdato, senza colpa, nella
validità del contratto. Infatti, il DOVERE DI COMUNICARE EVENTUALI VIZI DI UN
CONTRATTO, RIENTRA IN QUEGLI SFORZI RICHIESTI ALLE PARTI, NELLO
SCAMBIARSI NELLA FASE DELLE TRATTATIVE, QUALUNQUE INFORMAZIONE O
CHIARIMENTO RELATIVO AL CONTRATTO CHE STANNO PER CONCLUDERE.
L’ipotesi dell’art.1338cc, non è l’unica possibile di responsabilità pre contrattuale, infatti, si
configura responsabilità pre cotrattuale anche in caso di ABBANDONO INGIUSTIFICATO
DELLE TRATTATIVE CONTRATTUALI (RECESSO INGIUSTIFICATO).
Va specificato che, per considerarsi INGIUSTIFICATO, e creare responsabilità, l’abbandono delle
trattative, deve verificarsi quando ricorrono 2 circostanze :
1. L’abbandono deve essere IMPROVVISO
2. L’abbandono deve avvenire in una fase delle trattative in cui, E’ RAGIONEVOLE
RITENERE CHE LA CONTROPARTE CONFIDASSE ORMAI NELLA CONCLUSIONE
DEL CONTRATTO (quindi deve avvenire,in sostanza, in una fase avanzata delle
trattative) : spesso è possibile, accertare che le parti sono in unna fase avanzata delle
trattative, quando hanno già firmato le cd. MINUTE (che sono dei ‘’ mini’’ accordi, che di
volta in volta si firmano durante le trattative per attestare il grado di avanzamento delle
trattative stesse. NB ; le TRATTATIVE E’ LA FASE CHE PRECEDE LA
CONCLUSIONE DEL CONTRATTO QUINDI QUESTE ABBRACCIANO
SICURAMENTE LA FASE DELLA PROPOSTA, O DELLA COTROPROPOSTA
LADDOVE CI SIA. NON ABBRACCIANO ANCHE L’ACCETTAZIONE IN QUANTO,
LADDOVE QUESTA DOVESSE ESSERCI IL CONTRATTO SI CONDIERA
CONCLUSO).

Un’altra ipotesi di responsabilità pre contrattuale si ha quando una parte induce l’altra a stipulare un
contratto,traendolo in inganno, oppure minacciandolo oppure approfittando di un errore dell’altra
parte : peraltro tutte queste situazioni sono ANCHE CAUSA DI ANNULLAMENTO DEL
CONTRATTO X DOLO, VIOLENZA ED ERRORE.

Un’ultima ipotesi di responsabilità è quella + particolare perché è quella in cui LA


RESPONSABILITA’ PRE CONTRATTUALE NASCE ANCHE CON UN CONTRATTO
CONCLUSO VALIDAMENTE : Tizio inganna Caio su alcune condizioni contrattuali, fermo
restando che Caio comunque voleva stipulare il contratto a prescindere dalle condizioni (quinidi.
Nonostante ci sia inganno non è un inganno che rientra nelle ipotesi di cui sopra.) Quindi, in
sostanza, Tizio induce Caio ad accettare delle condizioni sfavorevoli. Non essendoci DOLO,
VIOLENZA O ERRORE, il contratto resta comunque valido in quanto nonostante ci sia inganno,
ESSO NON E’ TALE DA AVER DETERMINATO LA VOLONTA’ DI CAIO A CONTRARRE
(perché CAIO AVREBBE CONTRATTO LO STESSO MA A CONDIZIONI DIVERSE). In
questo caso quindi, pur essendo il contratto valido, Caio può chiedere il RISARCIMENTO DEL
DANNO.

E’ possibile una responsabilità PRE CONTRATTUALE nella formazione dei negozi unilaterali? Si,
in quanto la ratio dell’art. 1337cc è quello di PROTEGGERE L’AFFIDAMENTO DEI PRIVATI E
LA CIRCOLAZIONE DEL MERCATO.(?).

NATURA DELLA RESPONSABILITA’ PRE CONTRATTUALE.


- PRIMA TEORIA : extra contrattuale : secondo questa teoria, è una responabilità che ha
fondamento nel GENERALE PRINCIPIO DEL ‘’ NEMINEM LEDERE’’ cioè non ha
fondamento NELLA VIOLAZIONE DI UN OBBLIGO CONTRATTUALE (perché il
contratto non è ancora concluso) MA HA FONDAMENTO NELLA GENERALE
REGOLA DI NON LEDERE IL PROSSIMO.
- SECONDA TEORIA : responsabilità contrattuale : secondo questa teoria pur non essendoci
ancora un contratto, sulle parti, nelle fasi delle trattative, gravano degli obblighi PRE
NEGOZIALI DI BUONA FEDE : questi obblighi sono fonte di un’obbligazione delle parti.
Il che significa che : PER ANALOGIA, SI PUO’ APPLICARE L’ART.1218cc della
responsabilità per inadempimento. Questa teoria, è stata accolta di recente dalla Cassazione,
che peraltro ha specificato anche il termine di prescrizione dell’azione per il risarcimento
(che è praticamente il termine in cui un sogg può chiedere il risarcimento) questo termine,
deve essere ovviamente lo stesso previsto per il risarcimento del danno contrattuale ed è di
10 anni (a fronte dei 5 anni che invece sono previsti per l’azione di risarcimento extra
contrattuale). (NB : RIPRENDIAMO DOPO)

VINCOLI NELLA FORMAZIONE DEI CONTRATTI.


Vedremo tutta una serie di limiti alle classiche libertà contrattuali. Le classiche libertà contrattuali
che contraddistinguono l’autonomia contrattuale (libertà di contrarre o nn contrarre, libertà di
scegliere il contraente, libertà di scegliere lo schema, ecc.), in alcune situazioni, sono, dalla legge,
limitate : vedremo quindi tutta una serie di situazioni di questo tipo.
- La prima è quella DEGLI OBBLIGHI LEGALI A CONTRARRE : si parla dei cd.
CONTRATTI IMPOSTI; per indicare, quelle situazioni in cui, UN CERTO SOGG HA UN
OBBLIGO DI CONTRARRE CON UNO O + ALTRI (quindi viene meno qui la libertà di
scegliere se contrarre o meno). Si tratta della forma di intervento + INVASIVA DELLO
STATO SULLE LIBERTA’ CONTRATTUALI. Ex. un’impresa che opera in monopolio
legale, ha l’obbligo di contrarre con chiunque ne richieda una prestazione. Ex il monopolio
dei tabacchi è affidato allo Stato, il quale nn può rifiutare di contrarre con un imprenditore
che vuole diventare gestore di un tabacchino. Gli obblighi legal a contrarre, sono stati estesi
dalla normativa antitrust, ANCHE A QUELLE IMPRESE CHE NN OPERANO IN
MONOPOLIO MA SONO IN POSIZIONE DOMINANTE. La ratio di questi obblighi, è la
TUTELA DELLA CONTROPARTE DEBOLE, la quale, NON HA LA POSSIBILITA’ DI
SCEGLIERE IL CONTRAENTE IN UN MERCATO DI CONCORRENZA DI QUESTO
TIPO (in quanto può scegliere solo l’impresa che opera in regime di monopolio o che è in
posizione dominante). Peraltro, per tutelare la parte debole, evitando quindi che il contraente
monopolista sfrutti il suo potere per stipulare contratti a lui vantaggiosi è previsto un obbligo
di PARITA’ DI TRATTAMENTO e, spesso, lo stesso contenuto dei contratti che saranno
stipulati dall’impresa monopolista sono PREDETERMINATI (ex. come nel caso
dell’ENEL) DALLO STATO. Qualora l’impresa monopolista (o chi ha l’obbligo a
contrarre), dovesse non adempiere e quindi rifiutarsi di contrarre, la controparte potrà
chiedere o il RISARCIMENTO O L’ESECUZIONE SPECIFICA (vedi dopo).
- Seconda situazione : PATTO D’OPZIONE. Con questo, nella fase di formazione del
contratto (quindi ci si trova nella situazione delle trattative), si crea, un VINCOLO PER
UNA PARTE, la quale rimane vincolata alla sua proposta o controproposta a fronte
dell’altra parte che ha un termine per accettare o meno quella proposta o controproposta
(quindi qui viene meno la libertà di scegliere le condizioni del contratto). Il meccanismo è
molto simile a quello della PROPOSTA IRREVOCABIE, tant’è vero che l’art. 1331cc
opzione, richiama ESPRESSAEMTNE PROPRIO LA PROPOSTA IRREVOCABILE
EQUIPARANDOLA ALLA PROPOSTA O CONTROPROPOSTA A CUI UNA PARTE
SI VINCOLA. Qual è la differenza? La differenza è che NELLA PROPOSTA
IRREVOCABILE, LA PARTE CHE SI VINCOLA ALLA PROPOSTA, LO FA
UNILATERALMENTE. MENTRE, NELL’OPZIONE, QUESTO VINCOLO E’
COMUNQUE OGGETTO DI ACCORDO TRA LE PARTI (CHE SI CHIAMA ‘’ PATTO
D’OPZIONE’’). Ex. contratto di affitto. Tizio è il proprietario della casa Caio è l’affittuario.
Tizio si vincola a dare la casa in affitto a Caio per due anni (questa è la proposta che Tizio fa
a Caio). Nel contratto, poi, Tizio e Caio si accordano sul fatto che Caio ha l’opzione, al
termine del primo anno di continuare fino al termine di 2 anni (quello che era previsto dal
contratto) oppure andarsene (ovviamente senza recesso e senza indennizzo). Ovviamente la
parte che ha l’opzione di scelta (detto OPZIONARIO), ha un termine per avvalersene e, se
questo non è stabilito nel contratto, viene stabilito dal giudice. L’opzione può essere
ONEROSA: può essere previsto che L’OPZIONARIO SE DECIDE DI AVVALERSENE
DEBBA CORRISPOINDERE UNA SOMMA DI DENARO ALL’ALTRA PARTE (somma
detta PREMIO) e questa è un'altra differenza rispetto alla proposta irrevocabile, la quale
essendo un ATTO UNILATERALE E’ GRATUITA. Naturalmente, se l’esercizio
dell’opzione viene impedito dalla parte che si è vincolata (ad ex. maurizio non rispetta il
nostro patto di opzione e affitta la casa nel 2 anno ad un’altra persona) si RICADE NELLA
IPOTESI DI RESPONSABILITA’ PRE CONTRATTUALE. Art. 1331 : quando le parti,
convengono che una di esse rimanga vincolata alla propria dichiarazione e l’altra abbia
facoltà di accettarla o meno, la dichiarazione della prima, si considera quale proposta
irrevocabile per gli effetti previsti dall’art.1329cc. se per l’accettazione, non è stato fissato
un termine, queto può essere stabilito dal giudice’’. La ratio dell’istituto è uguale a quella
della proposta irrevocabile, cioè consentire al destinatario della proposta, di valutare la
convenienza dell’affare, e scegliere se stipulare o meno il contratto con la certezza che, nel
periodo in cui compie queste valutazioni, la proposta dell’altra parte rimanga ferma.

CONTRATTO PRELIMINARE.
Il preliminare, è un contratto con cui LE PARTI SI OBBLIGANO A CONCLUDERNE UN
ALTRO SUCCESSIVO. Il contratto preliminare è quindi un contratto STRUMENTALE CON
EFFETTI OBBLIGATORI CHE DETERMINA IL CONTENUTO ESSENZIALE DI UN
FUTURO E DEFINITIVO ULTERIORE CONTRATTO. Gli effetti di quest’ultimo (di quello
successivo), si PRODURRANNO SOLO CON LA STIPULA DEL SUCCESSIVO E, L’OBBLIGO
CHE LE PARTI ASUMONO CON IL PRELIMINARE E’ PROPRIO QUELLO DI DARE IL
CONSENSO AL SUCCESSIVO.
Il classico preliminare (+ sviluppato) è il preliminare di vendita : con il quale, 2 parti, promettono in
un 2 momento, di trasferirsi un bene. Le ragioni che inducono e parti a stipulare un preliminare
sono varie : nel caso di prima, ad esempio, pu essere che il promittente compratore, al momento del
preliminare non abbia a disposizione la somma necessaria per pagare il prezzo.
Qualora una delle parti, dopo la stipula del preliminare non adempia all’obbligo assunto, e dunque ,
non presti il consenso per il successivo contratto, la controparte, può rivolgersi al giudice PER
OTTENERE LA ESECUZIONE SPECIFICA TRAMITE UNA SENTENZA CHE ABBIA GLI
STESSI EFFETTI DEL CONTRATTO NON CONCLUSO. Ciò può accadere addirittura quando,
la non conclusione del definitivo, sia dovuta a impossibilità sopravvenuta (quindi il preliminare ha
dei rischi) ai sensi dell’art. 2932 esecuzione specifica dell’obbligo di concludere un contratto nel
caso di preliminare nn rispettato :’’ se colui che è obbligato a concludere un contratto, nonn
adempie all’obbligazione, l’altra parte, qualora sia possibile e nn sia escluso dal titolo, può
ottenere una sentenza che produca gli effetti del contratto non concluso. Se si tratta di contratti che
hanno x oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa determinata o la costituzione o il
trasferimento di un altro diritto, la domanda nn può essere accolta se, la parte che l’ha proposta
non esegue la sua prestazione o non ne fa offerta nei modi di legge a meno che la prestazione non
sia ancora esigibile’’. Questo art, prevede quindi una SENTENZA COSTITUTIVA in grado di
trasferire la proprietà di un bene dal promittente venditore al promittente acquirente ed attribuisce al
promittente venditore, il diritto ad ottenere il corrispettivo. Peraltro è previsto che : il contratto
preliminare, debba avere la STESSA FORMA DI QUELLO DEFINITIVO ex. art. 1351cc (Vedi) :
ciò significa che SE IL PRELIMINARE DI VENDITA DI UN BENE, NON ABBIA FORMA
SCRITTA, NON E’ VALIDO E NON POTRA’ COSTITUIRE TITOLO PER LA SENTENZA
COSTITUTIVA LADDOVE CI SIA INADEMPIMENTO DI UNA DELLE 2 PARTI. Di recente, è
stata anche ammessa la possibilità che la sentenza costitutiva, modifichi il contenuto previsto per il
contratto definitivo : ad esempio è possibile che LA SENTENZA OBBLIGHI A PAGARE UN
PREZZO DIVERSO DA QUELLO CHE ERA STATO INDIVIDUATO NEL PRELIMINARE
PER IL CONTRATTO DEFINITIVO, QUALORA AD ESEMPIO L’OGGETTO SIA STATO
DANNEGGIATO O ABBIA PERSO VALORE.

Il rischio principale del preliminare, è che IL PROMITTENTE VENDITORE, PRIMA DI


STIPULARE IL CONTRATTO DEFINITIVO, VENDA IL BENE PROMESSO AD ALTRI
(magari anche ad un prezzo + favorevole). Per questa ragione, il legislatore ha deciso di rafforzare
la tutela del promittente acquirente, CONSENTENDO LA TRASCRIZIONE DEL CONTRATTO
PRELIMINARE CHE PRIMA INVECE ERA INTRASCRIVIBILE (in quanto contratto con effetti
obbligatori). Così facendo, tutte le trascrizioni successive ‘’ hanno la peggio’’ (nel senso che se,
dopo la trascrizione del contratto preliminare, il bene oggetto del contratto fosse venduto ad un altro
sogg il quale decide di trascrivere la vendita nei pubblici registri, con il fatto che si prevede questa
trascrizione del preliminare è proprio quest’ultima che preverrà in questo caso e quindi quella
vendita sarà INEFFICACE). Dal punto di vista formale, la giustificazione data alla trascrivibilità
del preliminare è stata la seguente : PUR ESSENDO UN CONTRATTO OBBLIGATORIO, E
QUINDI PER NATURA NN TRASCRIVIBILE, DIVENTA TRASCRIVIBILE POICHE’ E’ UN
SEGMENTO DI UN PROCEDIMENTO VOLTO A DEFINIRE UN SUCCESSIVO
CONTRATTO AD EFFETTI REALI E CHE QUINDI NECESSITERA’ LA TRASCRIZIONE.
Quindi la trascrizione del preliminare, in un certo senso, è come se fosse un PRENOTAZIONE
DEGLI EFFETTI DELLA SUCCESSIVA TRASCRIZIONE DELL CONTRATTO DEFINITIVO
CHE SARA’ STIPULATO ed è OVVIAMENTE OPPONIBILE AI 3 CHE DOVESSERO
ACQUISTARE LO STESSO BENE.

Il contratto preliminare è molto utilizzato nelle vendite di immobili da costruire. Laddove il


promittente venditore, che è l’impresa che deve costruire l’immobile, assume l’obbligo di
consegnare all’acquirente già al momento del preliminare una FIDEIUSSIONE BANCARIA che
HA COME OGGETTO, UNA SOMMA PARI A QUELLA CHE IL COMPRATORE HA
PAGATO PER LA CASA (pagamento che è una sorta di anticipo) IN MODO TALE CHE IL
PROMITTENTE COMPRATORE SARA’ TUTELATO, PER LE SOMME CHE HA
ANTICIPATO AL COSTRUTTORE SE, COSTUI (il costruttore), DOVESSE VERSARE IN UNA
SUCCESSIVA SITUAZIONE DI CRISI (e quindi non essere + in grado di portare a termine il
lavoro). Fideiussione : la fideiussione è un negozio con cui un sogg (detto fideiussore), garantisce
un’obbligazione presa da un altro (debitore) obbligandosi PERSONALMENTE nei confronti del
creditore.

CONTRATTI PRELIMINARI PARTICOLARI.


1. Contratto preliminare UNILATERALE : è un preliminare con cui, l’obbligo di concludere il
successivo contratto è a carico di UNA SOLA PARTE; mentre l’altra RESTA LIBERA. È
molto simile al PATTO D’OPZIONE : con la differenza che, nel preliminare unilaterale, se
la parte NON OBBLIGATA, decide di concludere il DEFINITIVO, DEVE
NUOVAMENTE MANIFESTARE IL CONSENSO (cosa che nel contratto d’opzione nn è
necessario in quanto il consenso è stato dato nel patto d’opzione e resta quello).
2. Contratto preliminare con EFFETTI ANTICIPATI : è possibile che, nel contratto
preliminare si stabilisca che alcuni effetti del contratto definitivo siano già anticipati al
momento del preliminare : ad esempio il versamento del prezzo : ciò eventualmente
andrebbe a VANTAGGIO DEL PROMITTENTE VENDITORE.
3. (molto discusso) IL PRELIMINARE DI PRELIMINARE : oossia il contratto con cui le
parti, si obbligano alla successiva stipula di un contratto preliminare. Inizialmente si diceva
che questo contratto fosse NULLO PER MANCANZA DI CAUSA, non ritrovando nessun
interesse meritevole delle parti. Secondo questa teroia infatti, non aveva alcun senso ‘’
obbligarsi ad obbligarsi’’ (una ripetizione inutile). Viceversa, di recente, la Cassazione ha
precisato che tale preliminare di preliminare, potrebbe essere ammissibile se NEL CASO
CONCRETO, IN PRESENZA MAGARI DI CONTRATTI MOLTO ELABORATI, LE
PARTI POSSONO AVERE INTERESSE AD UNA FORMAZIONE PROGRESSIVA DEL
LORO VINCOLO (quindi bisogna vedere nel caso concreto).

Simile al preliminare, è il NEGOZIO FIDUCIARIO : che è il negozio con cui un soggetto


FIDUCIANTE, trasferisce ad un altro soggetto (FIDUCIARIO) LA PROPRIETA’ DI UN BENE
CON IL PATTO CHE, SUCCESSIVAMENTE, TALE PROPRIETA’ SIA RITRASFERITA
OPPURE TRASFERITA AD UN TERZO OPPURE UTILIZZATA IN UN DETERMINATO
MODO. Con il negozio fiduciario avviene una dissociazione tra PROPRIETA’ FORMALE DEL
BENE (che è del fiduciario : in quanto formalmente, sulla carta, il proprietario diventa lui),
MENTRE LA PROPRIETA’ SOSTANZIALE (cioè il POTERE DI DISPOSIZIONE DELLA
COSA RESTA AL FIDUCIANTE : cioè a chi ha trasferito il bene). Nel negozio fiduciario si
mischiano EFFETTI REALI (TRASFERIMENTO DELLA PROPRIETA’) ED EFFETTI
OBBLIGATORIO (il fatto che il bene debba essere ritrasferito, oppure come debba essere gestito
ecc.) che, in un certo senso, CORREGGE IL TRASFERIMENTO DELLA PROPRIETA’ (nel
senso che, questo contratto in virtù della presenza di questo effetto obbligatorio, non può quindi
essere considerato come mero trasferimento della proprietà del bene). Qual è la ratio di questo
istituto?? Può succedere, in un epoca di persecuzione politica, che un sogg, per evitare la confisca
dei suoi beni, possa trasferirli ad un soggetto per poi riaverli indietro; oppure, spesso accade che : il
proprietario di azioni societarie, le trasferisca ad una società fiduciaria con l’incarico di provvedere
all’amministrazione o ad un’eventuale vendita, con l’impegno di ritrasferirgli i risultati della
vendita. Questa si chiama GESTIONE FIDUCIARIA.
Nel caso in cui il fiduciario abbia l’obbligo di RITRASFERIRE IL BENE AD UN 3, SI PARLA DI
‘’ FIDUCIA CUM AMICO’’ .
Il negozio fiduciario viene anche utilizzato nei rapporti di credito : il debitore, trasferisce il bene al
creditore come garanzia del debito. Il creditore, che è fiduciario, s’impegna a ritrasferirgli il bene
quando riscuoterà il credito.
Che succede se il fiduciario non ritrasferisce il bene?
Il fiduciante può richiedere IL RISARCIMENTO DEL DANNO E PUO’ RIVOLGERSI AL
GIUDICE PER UNA SENTENZA COSTITUTIVA.
Qual è il problema?
Il problema è che : se il fiduciario viola il patto e trasferisce il bene ad un 3, invece di ritrasferirlo al
fiduciante, quest’ultimo può ottenere solo il risarcimento ma non la SENTENZA COSTITUTIVA
PER RIAVERE IL SUO BENE perché IL PATTO DI RITRASFERIMENTO, HA CARATTERE
OBBLIGATORIO E NON REALE QUINDI NON E’ TRASCRIVBILE E QUINDI NON E’
OPPONIBILE AD UN 3 CHE, IN BUONA FEDE, ABBIA SUCCESSIVAMENTE ACQUISITO
IL BENE. Ovviamente si tutela la CIRCOLAZIONE GIURIDICA.
A questo modello detto di ‘’ fiducia romanistica’’, si contrappone la FIDUCIA GERMANISTICA :
che tutela di + il fiduciante che PUO’ FAR VALERE LA SUA POSIZIONE ANCHE NEI
CONFRONTI DI 3.

- Un terzo vincolo alle libertà contrattuali è il DIVIETO DI CONTRARRE (quindi un vincolo


in negativo di ‘’ non fare’’) (NB : quindi qesto viola la liberta di contrarre anche se in
negativo e non in positivo come prima) che, peraltro, oltre a limitare le libert contrattuali,
limita anche la LIBERA CONCORRENZA DEL MERCATO. Ad esempio : gli assegnatari
di alloggi popolari, hanno il divieto per un determinato periodo di VENDERE
L’ALLOGGIO. Altro esempio : divieto per gli amministratori di beni altrui di comprare i
beni amministrati. Spesso però, i divieti di contrarre, sono stabiliti da un ACCORDO TRA
LE PARTI QUINDI HA NATURA CONVENZIONALE : molto diffuso è il patto di
INALIENABILITA’ che era molto diffuso nelle famiglie aristocratiche per evitare che,
qualche membro, alterasse il patrimonio immobiliare o mobiliare. Ora si usa, nelle vendite
automobilistiche, come DIVIETO DI RIVENDITA NEI MESI SUCCESSIVI
ALL’ACQUISTO (in altri termini : quando alcune case automobilistiche, vendono una
macchina, nel contratto inseriscono una clausola che vieta la rivendita nei 6 mesi
successivi). Il patto di inalienabilità ha NATURA OBBLIGATORIA : quindi se lacquirente
viola il divieto e ritrasferisce l’auto ad un 3, quest’ultimo che è in buona fede, ACQUISTA
LA COSA VALIDAMENTE e, la casa automobilistica può al massimo ottenere un
RIARCIMENTO
- Un altro limite alla libertà contrattuale riguarda la LIBERTA’ DI SCELTA DEL
CONTRAENTE. Ciò accade nel caso di PRELAZIONE. Con il patto di prelazione che di
solito è una clausola di un contratto ma può anche essere un contratto autonomo, il
PROMITTENTE SI OBBLIGA, QUALORA IN FUTURO DECIDESSE DI
CONCLUDERE UN DETERMINATO CONTRATTO, A DARE NEI CONFRONTI DI
UN SOGG (PRELAZIONARIO) LA PREFERENZA A PARITA’ DI CONDIZIONI,
RISPETTO AD ALTRI. Ex. contratto d’affitto, Tizio e Caio. Caio (affittuario) inserisce una
clausola di prelazione con cui stabilisce che, se un domani decidesse di vendere l’immobile,
Tizio (pareggiando l’offerta di un 3), SAREBBE PREFERITO COME ACQUIRENTE.
Quidni, dal patto di prelazione, sorge un OBBLIGO IN CAPO AL PROMITTENTE (caio)
DI COMUNICAZIONE : se dovesse decidere, dell’esempio di prima, di vendere la casa, è
chiaro che deve comunicarlo al prelazionario (Tizio), per consentirgli dibesercitare il diritto;
dal patto di prelazione sorge poi un obbligo NEGATIVO sempre del promittente cioè DI
NN CONCLUDERE IL CONTRATTO CON UN 3, SENZA AVER AVVISATO O
PRIMA DI AVERE RISPOSTA DAL PPRELAZIONARIO.
Il patto ha efficacia OBBLIGATORIA, quindi se il promittente dovesse violarlo e,
nell’esempio di prima, vende la casa ad un altro senza comunicarlo, IL PATTO DI
PRELAZIONE NON E’ OPPONIBILE AL 3 IN BUONA FEDE ED IL PRELAZIONARIO
PUO’ AL MASSIMO OTTENERE IL RISARCIMENTO DEL DANNO.
È importante sottolineare che la prelazione può avere FONTE LEGALE : ciò accade ad
esempio per il CONDUTTORE DI UN IMMOBILE AD USO ABITATIVO (che è diverso
dall’affittuario semplicmente perché la locazione, rispetto all’affitto ha una durata
predeterminata il cd. 4 + uno). La differenza sostanziale è che la prelazione legale HA
EFFETTI REALI quindi OPPONIBILE AI 3 E QUINDI, NEL CASO DI PRIMA, IL
PRELAZIONARIO LEGALE PPOLTREBBE OLTRE AL RISARCIMENTO
RISCATTARE IL BENE (quindi la casa) acquisita dal 3.

- Un altro limite riguarda la SCELTA DEL CONTENUTO DEL CONTRATTO : può


accadere che, la libertà delle parti, di stabilire liberamente il contenuto del contratto, sia
limitato da alcune clausole contrattuali che siano imposte direttamente dalla legge (come se
fossero una parte del contratto ‘’ standard’’). Art. 1339cc insersione automatica di clausole :
‘’ le causole, i prezzi di beni o di servizi, imposti dalla legge, sono di diritto inseriti nel
contratto anche in sostituzione delle clausole difformi apposte dalle parti’’. La ratio è fare
salve le determinazioni della legge su alcuni elementi del contratto ad esempio il prezzo di
un determiato bene : in questo caso quindi, le fonti eteronome del regolamento contrattuale
PREVALGONO SU QUELLE AUTONOME. Art. 1340cc clausole d’uso : ‘’ le clausole
d’uso, si intendono inserite nel contratto, se non risulta che non sono state volute dalle
parti’’. La ratio è che tutti i contratti si inseriscono in un contesto spazio-temporale di
mercato, che prevede anche degli usi (quindi consuetudini contrattuali), che sono valide per
un determinato settore. Questi usi, si presumono inseriti nel contratto, anche se le parti non li
menzionano. Almeno che, le stesse parti non abbiano esplicitamente detto di non volersi
attenere.(?)
- Un altro limite è quello SULLA LIBERTA’ DI SCELTA DELLE MODALITA’ DI
CONCLUSIONE DEL CONTRATTO. Sono limiti che si verificano nei casi dei cd.
CONTRATTI STANDARD O CONTRATTI DI MASSA O CONTRATTI IN SERIE.
Questi sono contratti che si ritrovano in determinati settori di mercato, principalmente
banche, assicurazioni, telefonia, fornitura di acqua luce e gas. In questi settori, i contratti che
si stipulano NON PREVEDONO TRATTATIVE ma prevedono 2 PARTI CHE NON
DIALOGANO DEL TUTTO SUL CONTENUTO CONTRATTUALE POICHE’ C’E’
UNA PARTE (IMPRENDITRICE) CHE E’ IN POSIZIONE DI SUPREMAZIA DI FATTO
(in quanot è quella che ha la possibilità di offrire un servizio come acqua luce gas telefonia
ecc.) E CHE QUINDI PUO’ OFFRIRE AD UNA MASSA INDISTINTA DI
CONTROPARTI DEI CONTRATTI CHE, IN SOSTANZA, SONO PREDISPOSTI E
CHE, SOPRATTUTTO, E’ NECESSARIO CHE SIANO CONCLUSI IN TEMPI RAPIDI
PROPRIO PER LA NECESSITA’ DEL TIPO DI SERVIZIO DI CUI SI STA PARLANDO.
Il cc italiano, prevede un art dedicato a queste situazioni che sono però molto meglio
disciplinate dal CODICE DEL CONSUMO.
Art. 1341cc condizioni generali di contratto :’’ le condizioni generali di contratto, predisposte da
uno dei contraenti, sono efficaci nei confronti dell’altro, se al momento della conclusione del
contratto, questi le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle secondo l’ordinaria diligenza’’. In
sostanza, questo tipo di contratti, sono ammessi purche si dia al contraente debole la possibilità di
informarsi sulle clausole contrattuali, se poi lui non dovesse informarsi è un suo problema. La
possibilità di stipulare questi contrati, è appunto volta a tutelare i TRAFFICI GIURIDICI IN
QUESTI SETTORI ESSENZIALI DEL MERCATO PRESUMENDO QUINDI CHE, IL
CONTRAENTE DEBOLE, AL MOMENTO DELLA FIRMA ABBIA VISIONATO IL
CONTENUTO DEL CONTRATTO STANDARD.
Il secondo comma, si pone più a tutela del contraente debole, che non ha potere contrattuale ed in
sostanza può SOLO SCEGLIERE SE FIRMARE O MENO QUEL PARTICOLARE TIPO DI
CONTRATTO : ‘’ In ogni caso non hanno effetto, se non sono specificatamente approvate per
iscritto, le condizioni che stabiliscono a favore di colui che le ha predisposte limitazioni di
responsabilità, facoltà di recedere dal contratto, o di sospenderne l’esecuzione, ovvero sanciscono
a carico dell’altro contraente decadenze, restrizioni alla libertà contrattuale tacita proroga o
rinnovazione, clausole compromissorie’’. Praticamente, per alcune clausole contrattuali, cosiddette
VESSATORIE (cioè clausole che creano uno squilibrio di potere contrattuale in favore della parte
che già è + forte) è previsto che CI DEBBA ESSERE UNA SPECIFICA SOTTOSCRIZIONE DA
PARTE DELLA PARTE DEBOLE : cioè per attestare il fatto che su queste clausole specifiche, è
stata richiamata la sua attenzione e sono stati resi noti gli svantaggi. Qualora la sottoscrizione non
avvenga, si discute se il contratto sia colpito da NULLITA’ ASSOLUTA O RELATIVA o da
SEMPLICE INEFFICACIA. Le condizioni generali di contratto, sono spesso stampate su moduli o
formulari. In questa ipotesi, l’art. 1342cc contratto concluso mediante moduli o formulari , si
prevede la SPECIFICA SOTTOSCRIZIONE DAL MOMENTO CHE IL 2 COMMA RICHIAMA
L’ART. 1341CC. Se poi succede che le clausole aggiunte al modulo (cioè clausole che nn erano
predisposte ma che si sono aggiunte in virtù dello specifico cliente) sono INCOMPATIBILI CON
QUELLE STANDARD OVVIAMENTE PREVALGONO IN QUANTO SONO STATE
CONTRATTE DIRETTAMENTE CON IL CLIENTE (quindi sono sorte a seguito di una vera e
propria trattativa e quindi il cliente ne ha preso effettiva visione). La normativa indicata, non è stata
considerata sufficiente a tutelare i contraenti deboli, poiché molto spesso il contraente forte, riesce
comunque ad ottenere il consenso di quello debole senza realmente metterlo a conoscenza di tutti
gli aspetti predisposti nel contratto. Per questa ragione, la normativa comunitaria è intervenuta con
il codice del consumo, il quale, trattandosi di lex specialis rispetto alla lex generalis degli articoli
1341 e 1342cc,PREVALE SU QUESTI ULTIMI E DISCIPLINA TUTTI I CONTRATTI IN CUI
UNA PARTE SIA UN CONSUMATORE ANCHE A PRESCINDERE CHE VI SIANO MODULI,
FORMULARI O CONDIZIONI GENERALI DI CONTRATTO.

CONTRATTI DEL CONSUMATORE


La fgura del consumatore. Ha costituito il punto di riferimento di una disciplina normativa detto
DIRITTO DEI CONSUMI, una disciplina che perlopiù deriva dalla normativa europea dapprima in
modo disorganico e settoriale (come ad esempio la pubblicità, la qualità dei prodotti e l’antitrust) e,
successivamente, riunite nel CODICE DEL CONSUMO. Il codice del consumo, prevede all’art. 2
che I DIRITTI FONDAMENTALI DEL CONSUMATORE SIANO LA TRASPARENZA,
CORRETTEZZA ED EQUITA’ NEI RAPPORTI CONTRATTUALI. Nel codice del consumo
italiano, la maggior parte della norme è dedicata ai contratti del consumatore (part 3 del codice).
Alcune norme di questa parte, riguardano trasversalmente, tutti i contratti tipici in cui sia parte il
consumatore e prevede, successivamente, degli obblighi di informazione PRE CONTRATTUALE
nei confronti del consumatore oltre che norme relative al DIRITTO DI RECESSO, A MODALITA’
PARTICOLARI DI CONCLUSIONE DEL CONTRATTO, ALLA TUTELA GIURIDSIZIONALE
E AL FORO COMPETENTE.
Il cuore della disciplina dedicata ai contratti del consumatore, recependo una direttiva europea, ha
previsto che I CONTRATTI DI QUESTO TIPO, DEBBANO ESSERE SOTTOPOSTI AD UN
PARTICOLARE CONTROLLO CONTENUTISTICO VOLTO A VERIFICARE L’EQUILIBRIO
DEL CONTRATTO. Un controllo quindi, + INVASIVO RISPETTO A QUELLO + FORMALE
CHE IL CODICE CIVILE PREVEDEVA AGLI ART. 1341 E 1342.
In particolare, si da molt importanza alle clausole VESSATORE, l’art. 33 del codice del consumo,
specifica che : LA DISCIPLINA DELLE CLAUSOLE SI APLICA NEI CONTRATTI TRA
PROFESSIONISTA E CONSUMATORE, laddove, PER CONSUMATORE, SI INTENDE UNA
PERSONA FISICA CHE AGISCE X SCOPI ESTRAEI AD UN’ATTIVITA’
IMPRENDITORIALE, COMMERCIALE, ARTIGIANALE O PROFESSIONALE
EVENTUALMENTE SVOLTA. Questa definizione esclude quindi LE PERSONE GIURIDICHE
(che non sono MAI consumatori) ed anche gli INTERMEDIARI COMMERCIALI.
Una clausola poi NON E’ MAI VESSATORIA, SE E’ OGGETTO DI TRATTATIVA
INDIVIDUALE SERIA ED EFFETTIVA a parte alcune eccezioni previste dallo stesso codice. Il
giudizio di vessatorietà, inoltre, non va fatto solo sulle clausole già predisposte per i contratti di
massa, ma anche su quelle clausole che, pur non presenti nei contratti di massa, siano state riprese
dall’imprenditore da altri cotratti (magari simili) ed applicate in nuovi contratti (quindi questo
controllo va fatto caso x caso). Di conseguenza, la nuova disciplina del codice del consumo, ha un
ambito di applicazione + vasto dal punto di vista oggettivo rispetto agli art. 1341 e 1342cc., mentre
dal punto di vist sogg, viceversa, ha un ambito di applicazione + ristretto in quanto gli art di cui
sopra non parlano NE DI PROFESSIONISTA NE DI CONSUMATORE. Vi sono poi grandi
differenze sul GIUDIZIO DI VESSATORIETA’ : cioè gli art 1341 e 1342cc, escludono la
vessatorietà di clausole SOTTOSCRITTE SPECIFICATAMENTE quindi danno una
PRESUNZIONE POSITIVA (UN GIUDIZIO PRESUNTIVO POSITIVO); viceversa, il codice del
consumo, prevede INNANZITUTTO UNA SERIE DI CLAUSOLE SOSPETTE (che si presumono
VESSATORIE SALVO PROVA CONTRARIA) un altro elenco di clausole che sono
VESSATORIE A PRESCINDERE (ANCHE SE OGGETTO DI TRATTATIVA) ED UNA
CLAUSOLA GENERALE, IN BASE ALLA QUALE, SONO VESSATORIE, LE CLAUSOLE
CHE DETERMINANO A CARICO DEL CONSUMATORE UN SIGNIFICATIVO SQUILIBRIO
DEI DIRITTI E GLI OBBLGHI DERIVANTI DAL CONTRATTO IN VIOLAZIONE DELLA
BUONA FEDE OGGETTIVA SENZA LA NECESSITA’ DI PROVARE. Di conseguenza, col
codice del consumo, si realizza un’inversione della presunzione sulla vessatorietà o meno delle
clausole (cioè si presumono ‘’ buone’’ nel cc perché l’impportante è che ci sia la sottoscrizione, e si
presumono vessatorie anche con la sottoscrizione nel codice del consumo). Quindi questa
inversione è a favore dei cosumatori.
CONCETTO DI SIGNIFICATIVO SQUILIBRIO : lo squilibrio, per essere SIGNIFICATIVO, e
portare quindi alla vessatorietà della clausola, non deve riguardare solamente il VALORE
ECONOMICO DI PRESTAZIONE E CONTROPRESTAZIONE, ma deve riguardare (in senso +
ampio), diritti ed obblighi che nascono dal contratto. Cioè : è VVESSATORIA UNA CLAUSOLA
CHE IMPONE AL CONSUMATORE, DEGLI OBBLIGHI CHE SONO SPROPORZIONATI
RISPETTO A QUELLI DEL PROFESSIONISTA E NN BILANCIATI DAI DIRITTI DEL
CONSUMATORE.
Le clausole vessatorie sono NULLE MA IL CONTRATTO RESTA VALIDO NEL SUO RESTO.
Pertanto alle clausole vessatorie, non si applica l’art. 1419cc nullità parziale (vedi dopo.) che
invece, avrebbe esteso la nullità all’intero contratto.
Aldilà della nullità, è prevista un’ulteriore forma di tutela per i consumatori solo che questa tutela,
ha carattere collettivo (cioè, non è lasciata al singolo consumatore ma, appunto, alle associazioni
rappresentative degli stessi. Le quali quindi, possono chiedere al giudice UN PROVVEDIMENTO
INIBITORIO, cioè che RENDA INEFFICACI LE CLAUSOLE VESSATORIE DI UN
DETERMINATO CONTRATTO. In altri termini : laddove ci sia un contratto, all’interno del quale
il giudice abbia accertato la vessatorietà delle clausole, il consumatore può rivolgersi alle
associazioni rappresentative dei conumatori in modo tale che, queste ultime, possano chiedere al
giudice questo provvedimento inibitorio per renderle inefficaci. Ex. Tizio fa causa all’enel per la
vessatorietà di clausole presenti nel suo contratto, rinvolgendosi al giudice il quale accerta che
effettivamente in quel contratto, l’enel aveva applicato una condizione generale di contratto
vessatoria ad esempio una possibilità di recesso da parte dell’enel senza avviso. Quella clausola
quindi viene resa nulla dal giudice. Può succedere che un’associazione di consumatori, venendo a
conoscenza della causa vinta da Tizio PER TUTELARE I SUCCESSIVI CONSUMATORI quinidi
per evitare che stipulino contratti simili a quelli di Tizio alle stesse condizioni di quest’ultimo
chiede al giudice questo PROVEDIMENTO INIBITORIO cioè UN PROVVEDIMENTO CON
CUI IL GIUDICE VIETA ALL’ENEL DI RIUTILIZZARE QUELLE CLAUSOLE IN FUTURI
CONTRATTI. Ecco in che senso questa è una TUTELA COLLETTIVA). I
noltre nel 2012 è stata introdotta la possibilità, per i consumatori, di esperire un’AZIONE DI
CLASSE : un’azione con cui + CONSUMATORI, CHE SI TROVANO NELLA MEDESIMA
SITUAZIONE (ad esempio colpiti dalla stessa clausola vessatoria) CHIEDONO UN
RISARCIMENTO UNICO PER TUTTI LORO (CUMULATIVO). Ovviamente questa azione è
ALTERNATIVA AL RISARCIMENTO INDIVIDUALE DEL SINGOLO CONSUMATORE
DELLA CLASSE.
Un’ultima forma di tutela è quella di COMPETENZA DELLA AGCM (autorità garante della
concorrenza e del mercato), la quale su segnalazione di chiunque, può dichiarare CON EFFETTI
ERGA OMNES LA VESSATORIETA’ DI UNA CLAUSOLA che quindi NON POTRA’ +
ESSERE UTILIZZATA.

TUTELA DELL’IMPRENDITORE DEBOLE.


Nei rapporti tra le imprese, alcune leggi speciali hanno introdotto una tutela per il contraente
debole, ispirata alla ratio del codice del consumo ad esempio LA LEGGE SUL FRANCISIGN (o
affiliazione commerciale è un contratto con cui un piccolo imprenditore, ottiene da un grande
imprenditore con un marchio affermato, la possibilità di usare il suo marchio o la sua
denominazione commerciale o i suoi diritti d’autore o i suoi brevetti, per la sua attività di impresa.
Ex. Mc Donald’s e le sue affiliazioi) , PER TUTELARE LA PARTE DEBOLE (ossia l’affiliato :
quello che utilizza il marchio) ha previsto che IL CONTRATTO DI FRANCISING, DEBBA
AVERE UNA DURATA MINIMA TRIENNALE, PER CONSENTIRE ALL’AFFILIATO, UN
TEMPO UTILE ALL’AMMORTAMENTO DEL CAPITALE INVESTITO. Nel senso che :
l’affiliato, quando stipula il contratto con la grande impresa, deve pagare una cd. TASSA
D’INGRESSO, per acquisire la possibilità di utilizzare il grande marchio ed è una tassa ingente che
richiede del tempo per essere bilanciata dagli utili. Se il contratto durasse pochi anni, il piccolo
imprenditore andrebbe in perdita ecco perché la durata MINIMA del contratto è di 3 anni; un altro
esempio : ( sub fornitura :cos’è : c’è un’impresa committente che lascia ad un’altra impresa, sub
fornitrice, la produzione di un bene che poi sarà distribuito a 3. Ad esempio : la fiat stipula con
un’altra impresa, un contratto con cui a quest’ultima viene lasciata la produzione della ferrari che
poi la fornitrice venderà sul mercato.)Solitamente la impresa committente è una grande impresa,
mentre la fornitrice è un’impresa che ‘’ va avanti’’ grazie alla committente e quindi si trova in una
posizione di debolezza contrattuale. Quindi la legge sulla sub fornitura vieta ALLE IMPRESE
COMMITTENTI DI ABUSARE DELLA LORO POSIZIONE DI SUPREMAZIA NEI
CONFRONTI DELLE IMPRESE SUB FORNITRICI QUANDO SI ACCERTI CHE QUESTE
ULTIME SIANO IN POSIZIONE DI DIPENDENZA ECONOMICA. Sono in posizione di
dipendenza economica quando SI ACCERTI (il giudice) CHE QUESTE IMPRESE, QUALORA
S’INTERROMPESSERO LE RELAZIONI CON I COMMITTENTI, NON AVREBBERO SUL
MERCATO ALTERNATIVE PER POTER CONTINUARE L’ATTIVITA’ DI IMPRESA.
L’abuso si può realizzare in svariati modi : ad esempio attraverso un rifiuto di vendere o nella
imposizione di condizioni contrattuali gravose (NB : in questi casi ovviamente nn si può applicare
ill codice del consumo in quanto si sta parlando di imprese e nn di consumatori). La legge prevede,
che il patto con il quale si realizza l’abuso di dipendenza economica è NULLO e ciò che conta è che
la dottrina prevalente, riconosce a questa disciplina, VALIDA INIZIALMENTE SOLO PER LA
SUB FORNITURA, UN’EFFICACIA ESTESA A TUTTI I RAPPORTI TRA IMPRESE.
La legge sulla sub fornitura, disciplina poi un caso particolare, ossia quello della sub fornitura
industriale : che è quello con cui la committente affida alla sub fornitrice, una FASE DEL CICLO
PRODUTTIVO DELLA COMMITTENTE (Ex. per riprendere l’esempio della fiat quando
quest’ultima affida ad un’altra impresa, solo la produzione delle gomme). La legge quindi
introduce, per questo particolare contratto, una serie di misure che limitano la dipendenza
economica del sub fornitore industriale che quindi si PRESUME IN DIPENDENZA ECONOMICA
(si presume in tutti questi particolari contratti, poiché di solito i sub fornitori industriali, sono
piccole imprese che operano alle dipendenze di grandi imprese, in un mercato di tipo
OLIGOPOLISTICO :ci sono cioè poche grandi imprese che si spartiscono il mercato). Aldilà di
questo specifico caso, vi sono poi delle regole valide per tutte le sub forniture, ad esempio :
- LA FORMA SCRITTA AD SUBSTANTIAM
- LA REGOLA SECONDO CUI IL SUB FORNITORE IN CASO DI NULLITA’ DEL
CONTRATTO HA DIRITTO AL PAGAMENTO DELLE PRESTAZIONI EFFETTUATE
(ovviamente prima dell’acertamento di nullità)
- Oppure la REGOLA SECONDO CUI IL COMMITTENTE DEVE PAGARE
L’ATTIVITA’ DEL FORNITORE NON OLTRE IL TERMINE DI 60GG.
- Se il pagamento avviene nei 60 giorni ma dal 31esimo al 60esimo giorno, il committente
deve pagare una penale del 5% sull’importo.

Il sub fornitore, può a sua volta, affidare ad un’ullteriore impresa, parte della sua attività diventando
quindi SUB COMMITTENTE. Ovviamente, per far ciò, necessità della AUTORIZZAZIONE DEL
COMMITTENTE ORIGINARIO E, SOPRATTUTTO C’E’ UN LIMITE IN BASE AL QUALE
NON PUO’ ESSERE AFFIDATA UN’ATTIVITA’ CHE ABBIA UN VALORE SUPERIORE AL
50% DELLA FORNITURA cioè : se la grande impresa, affidaa alla fornitrice un’attività del valore
di un 1.000.000 (che si chiama valore della fornitura), la fornitrice può addifare ad un’altra impresa
NON + DELLA META’ DI QUESTA ATTIVITA’ CHE HA, APPUNTO, QUESTO VALORE.

CONTRATTO TELEMATICO.
Per contratto telematico s’intende un contratto che, a prescindere dall’ggetto, è concluso tramite
internet quindi concluso grazie alla trasmissione di dati TRA 2 COMPUTER CONNESSI : CIOE’
TRA SOGGETTI, FISICAMENTE ASSENTI CHE S’INTERFACCIANO TRAMITE UNO
STRUMENTO INFORMATICO. Spesso, peraltro, questi contratti, sono perfezionati ONLINE ma
poi eseguiti OFLINE (QUINDI CON LA SPEDIZIONE). Altre volte sono anche ESEUITI
ONLINE (ex. acquisto di un biglietto su e-ticket).
Diversi dai contratti telematici sono i CONTRATTI AD OGGETTO INFORMATICO CIOE’
QUELLI CHE HANNO AD OGGETTO UN BENE TECNOLOGICO (ad esempio un hardwere)
MA CHE SONO CONCLUSI ANCHE OFFLINE.
Ancora diversi sono i CONTRATTI AUTOMATICI : cioè quei contratti che sono conclusi tramite
un apparecchio che, meccanicamente, dopo il pagamento, affettua una prestazione (ex. macchinetta
di distrubutore di bevande). Sono contratti in cui queste macchine, interpretano un SEGNO DEL
COTRAENTE COME UNA MANIFESTAZIONE DI VOLONTA’.
Nella contrattazione telematica, le caratteristiche del singolo contraente fa si che gli scambi,
vengano classificati in acronimi :
- BE 2 BE : contratti telematici tra imprese;
- BE 2 C : contratti telematici tra imprese e consumatore;
- BE 2 PA : contratti telematici tra imprese e PA;
- C 2 PA : contratti telematici tra consumatore e PA;
- P 2 P : scambio tra privati;
queste classificazioni, non incidono di regola, sulla disciplina della conclusione del contratto, per la
quale si applica il codice civile. Di conseguenza il ccontratto telematico segue le regole classiche
sulla formazione del contratto. Quindi SCAMBIO TELEMATICO TRA PROPOSTA ED
ACCETTAZIONE O EVENTUALI PROCEDURE ALTERNATIVE.
Ovviamente, l’autonomia negoziale, permette alle parti di un contratto telematico, di seguire
procedure diverse di formazione purchè ovviamente, siano meritevoli di tutela e non danneggino la
parte debole (che, di solito, è l’acquirente). Ai contratti telematici, è anche applicabile la disciplina
dei VIZI DEL CONSENSO (vedi dopo), tranne alcune eccezioni.
La classificazione dei contraenti, è determinante perché NEL CASO IN CUI IL VENDITORE SIA
UN’IMPRESA E L’ACQUIRENTE FOSSE UN CONSUMATORE, IL CODICE DEL
CONSUMO PREVEDE UNA SERIE DI OBBLIGHI PRE CONTRATTUALI DI
INFORMAZIONE CHE SONO AGGIUNTIVI RISPETTO A QUELLI CLASSICI (ex. sui siti
internet quadno clicchiamo la ‘’ descrizione del prodotto’’ abbiamo tutta una serie di informazioni :
taglia, colore, tessuto) questo perché, al venditore è fatto obbligo, prima della conclusione del
contratto, di rendere noto al consumatore in MODO CHIARO, INFORMAZIONI DETTAGLIATE
SULLO SPECIFICO BENE (oltre che al prezzo e le condizioni per il reso ad esempio).
E’ anche previsto, nella fase dell’ INOLTRO DELL’ORDINE, CHE IL PROFESSIONISTA,
DEBBA DARE INFORMAZIONI CHIARE SUI TEMPI E I COSTI DI SPEDIZIONE (sempre
PRIMA della conclusione del contratto).
Per quanto riguarda invece i contratti telematici tra NON CONSUMATORI (quindi tutti quelli
diversi da B 2 C) l’unico riferimento è UN DECRETO LEGISLATIVO DEL 2003 SUL
COMMERCIO ELETTRONICO FERMO RESTANDO CHE SONO APPLICABILI NORME
GENERALI DEL CC COME AD ESEMPIO LA NORMA SULLE CLAUSOLE STANDARD E
QUELLE DEI MODULI E FORMULARI E SONO APPLICABILI ANCHE LE TUTELE DELLA
IMPRESA DEBOLE CHE DERIVANO DALLA DISCIPLINA DELLA SUB FORNITURA.
Spesso, il contratto telematico, mette in contatto operatori di diversi ordinamenti giuridici, il che
crea il problema della NORMATIVA APPLCABILE : in questi casi sarà necessario applicare, al
caso concreto, l’ordinamento (nel caso dei contratti tra consumatori) DEL PAESE IN CUI IL
CONSUMATORE RISIEDE OPPURE QUELLO A LUI + FAVOREVOLE.
Negli altri casi (in cui il contraente non è un consumatore) si applica la Convenzione di Roma
(trattato internazionale) che, di regola, lascia la SCELTA ALLE PARTI.
PATOLOGIE CONTRATTUALI.
Iniziamo a parlare di INVALIDITA’ ED INEFFICACIA.
L’Invalidità negoziale, comprende QUALUNQUE DIFETTO ORIGINARIO DEL NEGOZIO CHE
COMPORTA A VOLTE L’INCAPACITA’ DI PRODURRE EFFETTI, ALTRE VOLTE UNA
PRECARIA STABILITA’ DEGLI EFFETTI.
L’invalidità quindi HA A CHE FARE CON DIFETTI ORIGINARI ED IN QUESTO SI
DISTINGUE DA L’INEFFICACIA IN SENSO STRETTO CHE SI REALIZZA IN CASI IN CUI
IL NEGOZIO E’ VALIDO MA, PER CAUSE ESTERNE, NN PUO’ PRODURRE EFFETTI
(quindi NB : PER CAUSE ESTERNE E NN PER UN SUO DIFETTO).
Va precisato che la invalidità è disciplinata dal CC in generale, mentre la cateogire della inefficacia
non lo è : la dottrina ne ha elaborato delle SOTTOCATEGORIE ( di inefficacia) DISTINGUENDO
:
- INEFFICACIA TEMPORANEA : che è un’inefficacia che dura per un determinato
momento e poi viene meno (ex. è inefficace in modo temporaneo sottoposto a termine
temporaneo o a condizione sospensiva)
- INEFFICACIA DEFINITIVA : che è un’efficacia non temporanea.

- INEFFICACIA ASSOLUTA : cioè una inefficacia che coinvolge ANCHE I 3;


- INEFFICACIA RELATIVA : che riguarda i 3 ma non le parti (ex.vendita di un immobile
non trascritto : che è efficacie per le parti ma non i 3 ).

FORME DI INVALIDITA’.
Vi sono 2 forme di invalidità : ANNULLABILITA’ E NULLITIA’ (ovviamente ijn ordine
crescente di gravità).
- Nullità : il negozio nullo è efficace ab origine e, la sentenza del giudice che l’accerta è, per
questo DICHIARTIVA (quindi accerta meramente un qualcosa che già esiste).
- Annullabilità : è un tipo di negozio originariamente valido, ma viene reso invalido da una
pronuncia del giudice che ha effetto COSTITUTIVO ED INTER PARTES. Inoltre è
SANABILE dal momento che può succedere che l’interessato non chieda al giudice di
annullare il negozio; oppure ci può essere una CONVALIDA (vedi dopo).

Secondo parte della dottrina, è possibile una NULLITA’ SOPRAVVENUTA (quindi NON
ORIGINARIA). In particolare nei cd. CONTRATTI DI DURATA : che sono quei contratti che
prevedono una prestazione di LUNGA DURATA e che DURANTE IL TEMPO PER CUI SONO
PREVISTI, PUO’ INTERVENIRE UNA MODIFICA LEGISLATIVA TALE DA RENDERLI
NULLI. Ex : mutuo che con una riforma legislativa sui tassi di interesse diventa nullo perché
considerato usurario.
La dottrina tradizionale, fa coincidere il concetto di NULLITA’ CON QUELLO DI
INESISTENZA. Tuttavia recentemente si è imposto un orientamento diverso secondo cui si tratta di
orientamenti distinti, in quanto : LA NULLITA’ RENDE INVALIDO UN NEGOZIO CHE PERO’
IN UNA QUALCHE MISURA ESISTE COME FENOMENO GIURIDICO MENTRE IL
NEGOZIO INESISTENTE RIGUARDA QUEI CASI DI SCUOLA IN CUI SI PUO’ DIRE CHE
IL NEGOZIO + CHE INVALIDO NON E’ MAI VENUTO AD ESIESTENZA (ex. testamento
fatto nella sceneggiatura di un film).
Il negozio inesistente, in particolare, sarebbe quel negozio in cui mancano sostanzialmente tutti gli
elementi tipici tanto che non è NEPPURE CONFIGURABILE L’ATTO. Ovviamente, il negozio
insesistente NON PUO’ ESSERE IN ALCUN MODO SANATO, CONFERMATO O
CONVERTITO.
La differenza tra nullità ed annullabilità, risponde ad una diversità di interessi tutelati :
l’ordinamento colpisce un contratto con
- La nullità quando tutela dei valori di rango generale ad esempio l’ORDINE PUBBLICO,
LA CONFORMITA’ CON L’ORDINAMENTO, IL BUON COSTUME.
- L’annullabilità punisce quei negozi che DANNEGGINO UN INTERESSE
INDIVIDUALE : TANTO E’ VERO CHE QUESTA, PRESUPPONE UN’AZIONE
DELL’INTERESSATO DAL PUNTO DI VISTA GIUDIZIALE (nel senso che questa, può
essere PRONUNCIATA DAL GIUDICE, SOLO SU RICHIESTA DELLA PARTE LESA
differentemente dalla nullità) infatti, le cause tipiche di annullabilità sono :
1. Errore 2. Violenza 3 Dolo. Che sono tutti fenomeni che, per l’appunto, hanno
danneggiato la singola parte. Mentre invece le cause di nullità sono fenomeni che
danneggiano la COLLETTIVITA’.
NB : vi è tuttavia una particolare categoria di NULLITA’ CHE PROPRIO COME
L’ANNULLABILITA’ TUTELA INTERESSI INDIVIDUALI. Si tratta delle NULLITA’ DI
PROTEZIONE NELL’AMBITO DEI CONTRATTI DEI CONSUMATORI : cioè le nullità delle
clausole vessatorie che, appunto, tutelano il singolo consumatore o la categoria degli stessi (ma non
la generalità degli operatori giuridici).

NULLITA’.
Un negozio nullo, come detto, è DEL TUTTO INIDONEO A PRODURRE EFFETTI SIN
DALL’ORIGINE. Quali sono le cause di NULLITA’?
Sono indicate dall’art. 1418cc cause di nullita’ :’’ il contratto è nullo, quando è contrario a norme
imperative, salvo che la legge disponga diversamente. Producono nullità del contratto, la
mancanza di ubno dei requisiti inidcati all’art. 1325cc, l’illicità della causa, l’illiceità dei motivi
nel caso indicato dall’art.1345cc, e la mancanza nell’oggetto dei requisiti stabiliti dall’art. 1346cc.
Il contratto è altresì nullo, negli altri casi stabiliti dalla legge’’.
Le cause di nullità contemplate, sono raggruppabili in 3 categorie :
1. Nullità TESTUALI : sono quelle nullità previste dal 3 comma, esplicitamente sancite dalla
legge in singole norme del cc o di leggi speciali un esempio : nullità della compravendita di
un edificio senza che sia specificato il permesso di costruire. Sono ipotesi in cui è facile
riconoscere la nullità, perché la legge stessa l’afferma testualmente.
2. Nullità strutturale : che sono quelle indicate nel 2c, e sono i casi in cui manca UNO DEGLI
ELEMENTI COSTITUTIVI DEL CONTRATTO.
3. Nullità virtuali : che sono quelle del 1c, quando i contratti sono contrari alle norme
imperative. Si chiamano virtuali in quanto, la nullità di questi contratti, non è espressamente
prevista da una norma cioè : lo specifico contratto che si valuta nullo, non è nullo perché lo
dice la legge, ma pè nullo perché viene considerato INCOMPATIBILE CON UNA CERTA
NORMA IMPERATIVA. In questo caso, occorre stabilire quando una norma è imperativa :
la Cassazione ha stabilito che LA NORMA, PER ESSERE IMPERATIVA E PORTARE A
NULLITA’, DEVE ESSERE COMUNQUE UNA NORMA NON SETTORIALE O
AMMINISTRATIVA MA DEVE TUTELARE INTERESSI GENERALI (QUINDI PUO’
ESSERE ANCHE UNA NORMA COSTITUZIONALE, UNA LEGGE REGIONALE O
UNA DIRETTIVA EUROPEA). Si deve cioè accertare che LA STRTTURA DEL
CONTRATTO, NEI SUOI ELEMENTI ESSENZIALI, E’ CONTRARIA ALLA RATIO DI
QUESTA NORMA. Ex. è nullo un contratto di appalto che viola il codice anti mafia. Il
contratto è nullo non perché manchino degli elementi essenziali o perché lo afferma la legge
ma perché si pone in contrasto con la ratio di una norma, che è appunto il codice anti mafia.
La nullità non è l’unico strumento possibile x contrastare in contratti che violano norme
imperative poiché,talvolta, la legge, dispone diversamente : cioè dispone che un contratto,
contrario a norme imperative, non sia nullo ma annullabile. Ciò accade ad esempio , nel
diritto penale, con il REATO DI TRUFFA CONTRATTUALE : cioè il reato con cui un
soggetto, stipula con un altro un contratto, con l’intenzione di non adempierlo per truffarlo.
Il codice penale prevede che questo contratto, che ovviamente è contrario a norme
imperative, sia ANNULLABILE E NN NULLO.
Generalmente si dice, che la NORMA PENALE E’, PER SUA NATURA, IMPERATIVA E
CHE UN CONTRATTO CHE LA VIOLA SIA QUINDI NULLO. TUTTAVIA, IL CASO
DI PRIMA, DIMOSTRA CHE NN E’ COSI’. DI CONSEGUENZA LA DOTTRINA HA
ELABORATO UNA DISTINZIONE :
1. Reati- contratto : sono contratti in cui entrambe le parti, violano le norme penali tanto
che la stipula del contratto stesso contraddistingue il reato. Ex. contratto tra corrotto e
corruttore. In questi casi, i contratti sono nulli.
2. Reati IN contratto : sono reati composti solo da uno delle parti, nella fase PRE
NEGOZIALE, come nella ipotesi di prima. Questi non sono nulli ma annullabili.

Oltre a queste 3 categorie di nullità, la dottrina ne ha elaborata una 4 diffusa nelle leggi speciali : LE
NULLITA’ DI PROTEZIONE che sono VOLTE A TUTELARE LA PARTE DEBOLE DEL
CONTRATTO COME NEL CASO DELLE CLAUSOLE VESSATORIE: si tratta di uno strumento
utilizzato sempre di + dal leg nell’ambito di contratti caratterizzati da parti impari (uno squilibrio a
livello di forza) o nel contratto tra imprese. A volte, anche la nullità per difetto di forma scritta, è
riconducibile alle nullità di protezione e non a quelle strutturali : CIO’ ACCADE QUANDO LA
FORMA SCRITTA E’ POSTA SOLO PER TUTELARE LA TRASPARENZA NEI CONFRONTI
DEI CONSUMATORI. Ciò che caratterizza le nullità di protezione è la tutela di un interesse NON
DEL TUTTO GENERALE MA NEANCHE INDIVIDUALE POICHE’ SI TUTELA O MEGLIO,
SI PUNISCONO, LE FORME DI SQUILIBRIO ABUSIVO DI ALCUNI OPERATORI DI
MERCATO (E QUINDI SI TUTELA UN ASPETTO PUBBLICO) MA SI TUTELA ANCHE,
NEL CONCRETO, CHI E’ LA PARTE DEBOLE DEL CONTRATTO. Le nullità di protezione,
sono di norma relative : cioè AZIONABILI SOLO A INIZIATIVA DELLA PARTE DEBOLE.
Tuttavia, può essere anche rilevata dal giudice in UFFICIO NELL’ACCERTAMENTO
INCIDENTALE. Le nullita di protezione inoltre SONO IMPRESCRITTIBILI (le si può far valere
sempre) e colpiscono, di solito, SOLTANTO SINGOLE CLAUSOLE E NON TUTTO IL
CONTRATTO, POICHE’ RIMUOVONO QUELLE PARTI DEL CONTRATTO IN CUI SI
SOSTANZIA L’ABUSO MA LASCIANO IN VITA LA PARTE RESTANTE. Perché questo??
Perché tutelare la parte debole, significa tutelare IL SUO INTERESSE A CONCLUDERE QUEL
CONTRATTO MA A DELLE CONDIZIONI EQUE.

AZIONE DI NULLITA’.
Qualora si intenda chiarire la validità o meno di un atto è NECESSARIO RIVOLGERSI AL
GIUDICE CON UN’AZIONE DI NULLITA’ CHE HA LE SEGUENTI CARATTERISTICHE :
1. Non è soggetta a prescrizione (a differenza di quella di annullamento) ai sensi dell’art. 1422
cc
2. E’ esclusa QUALKUNQUE possibilità di SANATORIA (cioè non è possibile che,le parti
possano confermare o consolidare gli effetti del contratto rinunciando a far valere il vizio di
nullità poiché un’eventuale rinuncia sarebbe a sua volta, invalida. Non è possibile quindi la
CONVALIDA DEL NEGOZIO NULLO SALVO ALCUNE CAUSE SPECIALI CHE LA
LEGGE PREVEDE NELL’ART. 1423 VEDI.
3. E’ un’azione di mero accertamento in quanto la sentenza che la riconosce è una sentenza
DICHIARATIVA quindi afferma una SITUAZIONE PRE-ESISTENTE.
4. Legittimazione attiva : l’azione di nullità è ASSOLUTA : cioè può essere fatta valere ai
sensi dell’art. 1421cc, DA CHIUNQUE VI ABBIA INTERESSE (fermo restando che può
essere RIEVATA D’UFFICIO DAL GIUDICE). Cioè l’azione di nullità spetta sia alla parte
che ne è danneggiata sia all’altra sia ad un 3 che dimostri un concreto interesse cioè un
concreto vantaggio giuridico derivante dalla nullità. In casi eccezionali, come ad esempio
nelle nullità di protezione, si parla di NULLITA’ RELATIVA : cioè può essere fatta valere
solo dalla parte lesa. Il fatto che la possa pronunciare il giudice, anche nell’ambito di un
procedimento diverso, dimostra la gravità del vizio e serve ad evitare che ad esempio,
qualora si chieda al giudice di dare esecuzoine al contratto, costui debba farlo pur essendosi
reso conto della sua nullità.

CONVERSIONE.
Il contratto nullo, NON PUO’ ESSERE CONVALIDATO MA PUO’ ESSERE CONVERTITO ai
sensi dell’art. 1424cc conversione del contratto nullo : ‘’ il contratto nullo può produrre gli effetti
di un contratto diverso, del quale contenga i requisiti di sostanza e di forma, qualora avuto
riguardo allo scopo perseguito dalle parti, debba ritenersi che esse lo avrebbero voluto se avessero
conosciuto la nullità’’.
La conversione è quindi possibilead una serie di condizioni :
- IL CONTRATTO NULLO STIPULATO DEVE AVERE LE STESSE
CARATTERISTICHE DI FOMRA E CONTENUTO DI UN CONTRATTO DIVERSO,
NEL QUALE DEVE ESSERE TRASFORMATO.
- E’ POSSIBILE RITENERE CHE LE PARTI, AVREBBERO AVUTO INTERESSSE A
STIPULARE IL CONTRATTO SIMILE E VALIDO. QUINDI BISOGNA VERIFICARE
CHE L’EVENTUALE CONTRATTO CONVERITO, SIA COMPATIBILE CON LE
ESIGENZE DELLE PARTI.
- IL VIZIO CHE COLPISCE IL CONTRATTO NON DEVE ESSERE L’ILLICEITA’
DELLA CAUSA O LA CONTRARIETA’ A NORME IMPERATIVE POICHE’ U
INTENTO NEGOZIALE ILLECITO NN E’ COMPATIBILE CON NESSUN TIPO DI
CONTRATTO.
Ovviamente la difficoltà di questo istituto è costituita dalla RICOSTRUZIONE DI
UN’IPOTETICA VOLONTA’ DELLE PARTI DOVENDOSI DIMOSTRARE QUALCOSA DI
ASTRATTO. OLTRETUTTO, CIO’ VA FATTO NELL’AMBITO DI UN PROCESSO IN CUI
LE PARTI SONO UNA CONTRO L’ALTRA. Ovviamente la convalida deve essere chiesta da una
delle 2 ppoichè il giudice, per legge, può pronunicarsi SOLO sulle richieste delle parti (non può
cioè entrare nel merito della questione). Se il giudice, su richiesta, pronuncia la conversione, si
PERFEZIONA UN CONTRATTO DI TIPO DIVERSO DA QUELLO STIPULATO IN ORIGINE
PIENAMENTE VALIDO ED EFFICACE.
E’ poi possibile un altro tipo di conversione definita CONVENZIONE FORMALE : A FRONTE
DI QUELLA TIPICA CHE E’ QUELLA SOSTANZIALE.
La convenzione formale, opera a prescindere dalla richiesta delle parti e dalla instaurazione di un
processo : ad esempio un testamento segreto, se risulta non avere i requisiti propri del testamento
segreto, diventa autoamaticamente un testamento olografo (classico. Vedi dopo).
Diversa dalla conversione, infine, è la RINNOVAZIONE DEL NEGOZIO NULLO con cui le parti,
semplicemente stipulano un NUOVO NEGOZIO CHE CORREGGA IL VIZIO DEL 1 (quindi gia
vi è una prima differenza con la convesione che viene chiesta DIRETTAMENTE AL GIUDICE).
Dal momento che è richiesto un nuovo negozio affinchè si realizzino gli effetti del 1, la
rinnovazione è diversa dalla conversione che NON RICHIEDE UNA NUOVA
MANIFESTAZIONE (in quanto la conversione si fa in giudizio, è pronunicata dal giudice, che
TRASFORMA IL 1 CONTRATTO NEL 2 SENZA CHE LE PARTI DEBBANO RIFORMARE
UN 2 NEGOZIO. Cioè si PRENDE LA PRIMA MANIFESTAZIONE DI VOLONTA’ E SI
TRASFERISCE SU UNO SCHEMA NEGOZIALE DIVERSO. Invece, con la rinnovazione non è
che gli effetti del vecchio contratto sono spostati ad un altro di tipo diverso ma LE PARTI
STIPULANO LO STESSO CONTRATTO DI NUOVO FACENDO ATTENZIONE A
RIMUOVERE LA CAUSA DI NULLITA’. Quindi con la conversione si STIPULA UN NEGOZIO
DI TIPO DIVERSO, CON LA RINNOVAZIONE NO).

Conseguenze della nullità.


Di regola, si è detto che, un negozio nullo non produce nessun effetto. Ci sono tuttavia delle
eccezioni previste dalla legge, la quale può fare salvi i DIRITTI DI 3 SOGGETTI NATI A
SEGUITO DEL CONTRATTO NULLO. Ad esempio : viene stipulato un trasferimento di un
immobile. Questo trasferimento, viene riconosciuto come nullo. Se la trascrizione della domanda di
accertamento della nullità dell’atto, avviene OLTRE 5 ANNI DOPO LA TRASCRIZIONE
DELL’ACQUISTO NULLO, SE NEL FRATTEMPO UN 3 HA ACQUISTATO LO STESSO
IMMOBILE, LA NULLITA’ NON SARA’ A LUI OPPONIBILE.
Se poi, il negozio nullo SIA STATO ESEGUITO DA UNA PARTE (ex. in un vendita nulla, una
parte ha pagato il prezzo), ovviamente si PUO’ PRETENDERE LA RESTITUZIONE DELLA
PRESTAZIONE (quindi il rimborso).

NULLITA’ STRTTURALI.
Si intende le nullità che derivano dall’assenza di un requisito essenziale del negozio cioè quelle del
secondo comma dell’art.1418cc.
1. PRIMO CASO :Ovviamente il primo caso è quello di scuola cioè L’ASSENZA DELLA
VOLONTA’ DI UNA PARTE NB : SI PARLA DI MANCANZA ASSOLUTA DI
VOLONTA’ come nel caso di scuola di un contratto firmato con violenza fisica (forzando la
mano). In quanto, nel caso di violenza psicologica, si parla di ANNULLABILITA’.
2. Il secondo caso è quello della illiceità della causa o assenza della causa (o immeritevolezza
della causa).
Il codice civile, non parla di MERITEVOLEZZA, poiché si tratta di un concetto elaborato a livello
dottrinale. La causa, è LA SINTESI DEGLI EFFETTI GIURIDICI ESSENZIALI DEL
CONTRATTO ‘’ COLORATI’’ DAGLI INTERESSI DELLE PARTI NEL CASO CONCRETO,
pertanto, quando si parla della mertievolezza della causa si fa riferimento alla CONFORMITA’
DEGLI INTERESSI CHE SONO REGOLATI DAL CONTRATTO, RISPETTO AI VALORI
DELL’ORDINAMENTO (come quindi giudizio di APPREZZABILITA’ SOCIALE). E’ evidente
quindi che MERITEVOLEZZA E LICEITA’ SONO 2 CONCETTI DISTINTI E CHE QUINDI I
CONTRATTI SONO SOTTOPOSTI AD UN DUPLICE CONTROLLO:
- MERITEVOLEZZA : si guarda alla causa che deve essere conforme a valori
dell’ordinamento ai sensi dell’art. 1322cc
- LICEITA’ : dove si guarda alla causa che deve essere conforme a norme imperative, ordine
pubblico e buon costume.
Essendo ben possibile che una CAUSA LECITA SIA COMUNQUE NON MERITEVOLE nel
moemento in cui ci si rende conto che PUR NON ESSENDO CONTRARIA A NORME
IMPERATIVE ORDINE PUBBLICO E BUON COSTUME sia una causa futile (cioè priva di una
FUNZIONE GIURIDICAMENTE E SOCIALMENTE UTILE). Cioè quando, il contratto, non è
IDONEO A REALIZZARE NESSUN VALORE DELL’ORDINAMENTO. Ex. vendita a zero (in
quanto our non essendo, il contratto, contrario a norme imperative di rdine pubblico e di buon
costume è una causa futile non essendo, la vendita, configurabile ne come vendita ne come
donazione; altro esempio : è un contratto stipulato dalla PA con privato, che però non sia idoneo a
realizzare un interesse pubblico).
In alcuni casi, tuttavia, la meritevolezza della causa di alcuni contratti, SI PRESUME O
ADDIRITTURA ESISTE A PRESCINDERE : ciò accade quando, determinati contratti, sono
considerati meritevoli, poiché TUTELATI DIRETTAMENTE DALLA COSTITUZIONE : ad
esempio, i negozi associativi (quelli che creano una società), hanno FONDAMENTO
DIRETTAMENTE NELLA LIBERTA’ COSTITUZIONALE DI ASSOCIAZIONE ex. art. 18, di
consenguenza, NESSUN CONTRATTO ASSOCIATIVO POTRA’ MAI AVERE UNA CAUSA
NON MERITEVOLE, al massimo SARA’ ILLECITA, ed in quel caso è lo stesso art. 18 della cost
che pone dei limiti e il contratto sarà nullo MA NON PER NON MERITEVOLEZZA MA PER
ILLICEITA’.
Cos’è la causa illecita quindi??
- Contrarietà a norme imperative : ex. negozio con cui una parte, si obbliga a insistere con una
PA perché la PA stipuli un affare, ed in cambio di questa insistenza, ottiene una o% del
valore di questo affare.
- Contrarietà a ordine pubblico : un esempio è secondo la giurisprudenza, un contratto di
pubblicizzazione di un gioco virtuale di simulazione di omicidi. Il concetto di ordibe
pubblico, è u concetto che risente del clima in cui il cc è stato scritto ossia del contesto
storico in cui era presente un regime totalitario (è del 42). Si ritiene che ormai, dopo
l’entrata in vigore della cost, la contrarietà all’ordine pubblico, altro nn sia CHE LA
CONTRARIETA’ DEI VALORI COST, E DI CONSEGUENZA, UNA CAUSA
CONTRARIA ALL’ORDINE PUBBLICO FINISCE AD ESSERE CONTRARIA ALLE
NORME IMPERATIVE DELLA COST.
- Contrarietà a buon costume : ex. contratto con la prostituta. Il buon costume è una nozione,
che varia in base al momento storico ed ai principi e valori sociali che lo caratterizzano.

Si ha illiceità della causa, per stessa previsione di legge, nel caso dell’art. 1344cc ossia nel caso del
contratto IN FRODE ALLA LEGGE, ossia quello VOLTO AD ELUDERE UNA NORME
IMPERATIVA. Contratto quindi nell quale, LA CAUSA E’ ILLECITA PER CONTRARIETA’ A
NORME IMPERATIVE. Esempi di questo contratto : si ha nel caso di ‘’ amministrazione di beni
dello Stato’’. Ovviamente chi ha l’amministrazione di beni dello stato, non può comprarli. Quindi è
un contratto in frode a legge un MANDATO DI ACQUISTO CONFERITO
DALL’AMMINISTRATRE AD UN 3 (tipo alla moglie, in modo tale che quest’ultima acquisti quel
bene che lui sta amministrando per suo conto).
La differenza DEL CONTRATTO IN FRODE ALLA LEGGE < (1344) E DEL CONTRATTO
CONTRARIO A NORME IMPERATIVE (1343) risiede nel fatto che IL CONTRATTO IN
FRODE ALLA LEGGE NON SI PONE DIRETTAMENTE IN CONTRASTO AD UNA NORMA
PERCHE’, come nell’esempio fatto, IL MANDATO E’ REGOLARE PERO’ IL CONTRATTO
COSTITUISCEE UN MEZZO PER ELUDERE UNA NORMA (quindi non rispetta una norma
imperativa potremmo dire ‘’ indirettamente’’).
Un’altra nullità strutturale è quella prevista sempre dal 2 comma del 1418cc, ossia quando le parti
STIPULANO UN CONTRATTO SULLA BASE DI UN MOTIVO ILLECITO E COMUNE ex.
Tizio noleggia il suo ellicottero a Caio, affinchè caio lo utilizzi per esportare cocaina in cambio di
una partita (ovviamente ci deve essere il DUPLICE MOTIVO DA ENTRAMBE LE PARTI nel
senso che se Tizio non avesse in cambio lla partita, il motivo illecito esisterebbe solo x una delle 2
parti).
3. Il terzo caso è quello DELL’ASSENZA O ILLICEITA’ DELL’OGGETTO. Si ha assenza di
oggetto, quando l’oggetto è impossibile o indeterminabile : IL CONTRATTO E’ NULLO
PERCHE’ NON PUO’ PRODURRE NESSUN EFFETTO DAL MOMENTO CHE LA
RAPPRESENTAZIONE CHE LE PARTI FANNO DELL’OGGETTO, NON E’
COMPATIBILE CON LA REALTA ex. vendita di un unicorno. (OGGETTO
IMPOSSIBILE). OGGETTO INDETERMINABILE : ex. vendita delle scarpe + belle (chi
può determinare il concetto di bellezza?).
Per illiceità dell’oggetto s’intende una PRESTAZIONE O UN BENE CHE GIA’ DI PER SE E’ IN
CONTRASTO CON NORME IMPERATIVE (ex. bene : droga prestazione : omicidio).
4. Difetto della Forma Ab sustantiam : che, ovviamente, provoca nullità solo in alcuni casi (i
casi in cui la forma appunto, è prevista ab sustantiam). Va precistato che la nullità che deriva
da difetto di forma, è in alcuni casi temperata : AD ESEMPIO è PREVISTA LA
SANATORIA, DEL TESTAMENTO NULLO X DIFETTO DI FORMATRAMITE IL
MECCANISMO DELLA CONFERMA (questa quindi è una delle ECCEZIONI ALLA
INSANABILIT’ DELLA NULLITA’). E’ stato previsto anche una nullità x difetto di forma
che vada a tutela di una specfica parte del contratto (del consumatore o del contraente
debole) : va precisato che questo tipo di nullità per difetto di forma è diverso per 2 ragioni :
- Non è considerata + una nullità strtturale ma una NULLITA’ DI PROTEZIONE.
- Non può essere FATTA VALERE DA CHIUNQUE (COME LA CLASSICA NULLITA’)
MA SOLAMENTE DALLA PARTE LESA. Quindi l’azione di nullità di protezione della
forma, ha una leggittimazione attiva RELATIVA E NN ASSOLUTA che quindi assomiglia
+ alla LEGITTIMAZIONE ATTIVA DELL’AZIONE DI ANNULLABILITA’
PIUTTOSTO CHE A QUELLA DELL’AZIONE DI NULLITA’ (che invece spetta a
CHIUNQUE NE ABBIA INTERESSE).
Quando sono le parti a stabilire convenzionalmente la forma, si pone un probema : se viene
stipulato un contratto con una forma diversa da quella stabilita dalle parti, ci sono 2 ipotesi 1) O SI
CONSIDERA LA STIPULA DEL CONTRATTO COME UNA TACITA REVOCA DEL PATTO
SULLA FORMA (E QUINDI I CONTRATTO RESTA VALIDO 2) OPPURE IL CONTRATTO
E’ NULLO PER CONTRARIETA’ ALLA FORMA CONVENZIONALE. Il Perlingeri sposa la 2
tesi, parlando di INVALIDITA’ CONVENZIONALE che si differenza dalla CLASSICA
NULLITA’ DELLA FORMA PERCHE’ PUO’ ESSERE CONVALIDATA (A DIFFERENZA
DELLA CLASSICA NULLITA’ CHE NON E’ CONVALIDABILE).

ANNULLABILITA’
È un’anomalia del contratto meno grave della nullità poiché SEGNALA UN CONTRASTO CON
L’ORDINAMENTO GIURIDICO CHE E’ MENO PROFONDO RISPETTO A QUELLO
CONNESSO CON LA NULLITA’.
Quali sono le cause generali di annullabilità del negozio??
- La prima è la INCAPACITA’ che può essere LEGALE O NATURALE :
1. Partiamo con la incapacità LEGALE. Chi non è in grado di esprimere una volontà
pienamente consapevole, può rischiare di concludere un contratto svantaggioso, ed è
questa la ragione per la quale è ANNULLABILE IL CONTRATTO CONCLUSO DA
SOGGETTI PRIVI DEL TUTTO O IN PARTE DELLA CAPACITA’ DI AGIRE.
Quali sono gli incapaci legali?? MINORI; MINORI EMANCIPATI; CHI HA UN
AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO; L’INTERDETTO E L’INABILITATO.
Art. 1425cc incapacità delle parti :’’il contratto è annullabile se una delle parti era
legalmente incapace di contrarre’’.
La ratio dell’articolo è che il legislatore ha avuto l’esigenza di tutelare il soggetto
incapace in quanto il contratto concluso nello stato in cui VERSA potrebbe portare ad un
pregiudizio per la sua sfera giuridica patrimoniale.
IL PRIMO COMMA FA RIFERIMENTO ALLA INCAPACITA’ LEGALE IL
SECONDO COMMA (vedi dopo) FA INVECE RIFERIMENTO ALLA ‘’
INCAPACITA’ DI INTENDERE E DI VOLERE’’ CIOE’ ALLA INCAPACITA’
NATURALE.
Va però precisato che la ratio della tutela dell’INCAPACITA’ LEGALE, deve essere
contemperata con la TUTELA DELL’AFFIDAMENTO DELLA CONTROPARTE,
QUESTO E’ IL MOTIVO PER CUI L’ART. 1426CC Raggiri usati dal minore : ‘’ il
contratto non è annullabile se il minore ha, con raggiri, occultato la sua minore età; ma
la semplice dichiarazione da lui fatta di essere maggiorenne non e’ di ostacolo alla
impugnazione del contratto’’ . Il raggiro deve essere EFFETTIVO : il minore, deve aver
fatto QUALCOSA DI CONCRETO PER FINGERSI MAGGIORENNE, quindi non
basta la semplice dichiarazione verabel ma ad esempio deve aver utilizzato un
documento falso; quindi, affinchè il contratto resti valido è necessario questo
EFFETTIVO RAGGIRO, se invece, il minore ha SEMPLICEMENTE DETTO
VERBALMENTE DI ESSERE MAGGIORENNE, QUELLO NON E’
CONSIDERATO UN RAGGIRO E QUINDI IL CONTRATTO SARA’
ANNULLABILE IN QUANTO LA CONTROPARTE AVREBBE DOVUTO SULLA
BASE DEL DOVERE GENERICO CHE RICADE NEI CONFRONTI DI CIASCUN
CONTRAENTE, ACCERTARE LA CAPACITA’ DI QUEL SOGGETTO (O COME
IN QUESTO CASO, LA SUA ETA’). Quindi non si considera ‘’ raggiro’’ la mera
DICHIARAZIONE del minore (ad esempio) ma per far si che si possa configurare
raggiro è necessario un vero e proprio OCCULTAMENTO DELLA SUA ETA’.
- LA INCAPACITA’ NATURALE : quest’ultima si ha quando, un soggetto LEGALMENTE
CAPACE SI TROVA IN UNA CONDIZIONE TEMPORANEA DI INCAPACITA’ DI
INTENDERE E DI VOLERE (ex. ubriaco). Facciamo riferimento all’art. 1425 2 comma :
‘’ è parimenti annullabile, quando ricorrono le condizioni stabilite dall’art. 428, il
contratto stipulato da persona incapace di intendere e di volere’’ quindi queste 2 incapacità
sono equiparate art. 428 : ‘’ gliu atti compiuti da persona che, sebbene non interdetta, si
provi essere stata per qualsiasi causa anche transitoria, incapace di intendere e di volere,al
momento in cui gli atti sono stati compiuti, possono essere annullati su instanza della
persona medesima o dei suoi eredi, o aventi causa, se ne risulta un grave pregiudizio
dell’autore. L’annullamento dei contratti, non può essere pronunciato se non quando, per
pregiudizio che e sia derivato o possa derivare a persona incapace di intendere e di volere
o per la qualità del contratto o altrimenti risulta la malafede dell’altro contraente.’’
La ratio della norma consiste nella TUTELA DI SOGGETTI CHE NON SONO ANCORA
STATI DICHIARATI INCAPACI MA ABBIANO COMPIUTO ATTI A LORO
PREGIUDIZIEVOLI E CON LA MALA FEDE DELLA CONTROPARTE : IN LORO
SOCCORSO E’ PREVISTO IL POTERE DI AZIONE COSTITUTIVA DI
ANNULLAMENTO DEL NEGOZIO STESSO.
Un esempio di incapacità naturale è : l’ubriachezza, la suggestine ipnotica, impeto da
intenso dolore ecc.). quindi per incapacità naturale si intende NON LA TOTALE
PRIVAZIONE DELLE FACOLTA’ INTELLETTIVE E VOLITIVE MA E’
SUFFICIENTE LA MENOMAZIONE DELLE STESSE TALE DA IMPEDIRE LA
FORMAZIONE DI UNA VOLONTA’ COSCIENTE.
Per quanto riguarda IL PREGIUDIZIO : quando si tratti di un atto patrimoniale consiste in
una grave sproporzione oppure in un’eccessiva onerosità. Ma si può trattare anche di un
grave danno di carattere morale.
La differenza tra incapacità legale e naturale ha anche effetti di tipo PROCESSUALE . nel
senso che quando si richiede l’annullamento del contratto:
- Nel caso della incapacità legale, se la paarte incapace che ha stipulato il contratto o meglio,
IL SUO TUTORE, agisce per far valere l’annullabilità del contratto, deve SOLTANTO
PROVARE CHE L’INTERESSATO (quindi il minore, interdetto ecc.) ERA
EFFETTIVAMENTE INCAPACE (quindi deve portare il documento che attesta tale
incapacità). Si tratta di una verifica formale e documentale; di conseguenza è molto + facile
ottenere l’annullamento a fronte di un ‘’ sacrificio un po' + ampio’’ dell’affidamento della
controparte (il cui affidamento, ricordiamo, viene tutelato solo nel caso dei raggiri del
minore, vedi sopra).
- Nel caso della incapacità naturale, invece, l’incapace naturale ‘’ tornato in se’’ che voglia far
valere l’annullabilità del contratto, non solo DEVE PROVARE IL FATTO CHE AL
MMìOMENTO DELLA CONCLUSIONE DEL CONTRATTO NON FOSSE CAPACE DI
INTENDERE E DI VOLERE (questa non è quindi, come nel caso della 1, una verifica
documentale e formale ma è uuna verifica SOSTANZIALE, quindi + difficile) E DEVE
ANCHE PROVARE 2 CICRCOSTANZE ULTERIORI :
1. CHE IL CONTRATTO LO HA DANNEGGIATO : quindi, se il contratto che lui ha
stipulato ad esempio da ubriaco era un contratto equo, il contratto non è suscettibile di
annullamento quindi serve un GRAVE PREGIUZIO.
2. (ancora + gravosa) DEVE PROVARE CHE LA CONTROPARTE, SAPEVA CHE LUI
FOSSE IN STATO DI INCAPACITA’ OPPURE AVREBBE DOVUTO
RENDERSENE CONTO CON LA ORDINARIA DILIGENZE (QUIDNI IN ALTRE
PAROLE DEVE PROVARE LA MALA FEDE DEL CONTRAENTE).
si deve provare la mala fede perché ?? perché se invece la controparte fosse in buona fede, prevale
LA TUTELA DELL’AFFIDAMENTO DI QUEST’ULTIMO (che quindi è presente anche nel caso
della incapacità naturale ed è addirittura + pregnante rispetto a quella prevista nel caso di
controparte di incapace legale).
- La seconda causa di incapacità è la CATEGORIA DEI VIZI DI VOLONTA’. Si tratta di
SITUAZIONI IN CUI LE NEGOZIAZIONI, NON HANNO SEGUITO UN REGOLARE
SVOLGIMENTO PERCHE’ LA VOLONTA’ DI UNA DELLE PARTI, DI
CONCLUDERE EFFETTIVAMENTE IL CONTRATTO, E’ STATA IN QUALCHE
MODO ALTERATA A CAUSA DI 3 IPOTESI DIVERSE :
1. Errore
2. Violenza
3. Dolo
NB : Attenzione, la volontà nn si è formata regolarmente, non è che è del tutto assente perché, se
così fosse, si ricadrebbe nelle cause di nullità.
Art. 1427 errore violenza e dolo : ‘’ il contraente, il cui consenso fu dato per errore, esterto con
violenza o carpito con dolo, può chiedere l’annullamento del contratto secondo le disposizioni
seguenti’’.
La ratio dell’articolo è che : la tutela del soggetto si giustifica col fatto che la sua volontà non si è
formata correttamente ma in modo viziato.
ERRORE.
L’errore è una FALSA RAPPRESENTANZIONE DELLA REALTA’ IN CUI UNA DELLE
PARTI INVOLONTARIAMENTE CADE; SI TRATTA, IN SOSTANZA DI UN ERRORE DI
VALUTAZIONE. Ad esempop : Tizio acquista un bracciale che crede sia di oro ma invece è di
bronzo. Per portare all’annullamento del contratto, l’errore, come afferma l’art. 1428cc che è
rubricato rilevanza dell’errore deve essere ‘’ESSENZIALE E RICONOSCIBILE DALL’ALTRO
CONTRAENTE’’. L’srt. 1429cc, rubricato errore essenziale ne da una definizione ‘’l’errore
essenziale :
- 1 quando cade sulla natura o sull’oggetto del contratto; ad esempio : penso di concludere
una compravendita, in realtà concludo un leasing.
- ‘’2 quando cade sulla identità dell’oggetto della prestazione ovvero sopra una qualità dello
stesso che, secondo il comune apprezzamento o in relazione alle circostanza deve ritenersi
DETERMINANTE DEL CONSENSO’’ Ex : Tizio stipula un contratto per l’acquisto di una
casa credendo che in quella abitasse un suo antenato. Successivmente si rende conto che era
quella accanto. I n base quindi alla circostanza del caso concreto è evidente che l’errore è
essenziale perché la casa l’ha acquistata solo sulla base del fatto che poteva averci abitato il
suo antenato se così non fosse stato non l’avrebbe acquistato.
- ‘’ 3 quando cade sulla identità o sulle qualità della person dell’altro contraente’’. Ex.
stipulo un contratto con un parrucchiere determinato perché mi piace solo come lui possa
farmi i capelli.
- ‘’4 quando, trattandosi di errore di diritto, è stato la ragione unica e principale del
contratto’’. L’errore di diritto, è un errore determinato dalla falsa concoscenza di norme
giuridiche. Cioè : si parla di errore di diritto, quando una parte, ad esempio , stipulando un
contraqtto di affitto crede di diventarne il proprietario. Quindi, se risulta, che questa falsa ‘’
idea giuridica’’ è sata da sola DETERMINANTE A CREARE LA VOLONTA’, ALLORA
IL CONTRATTO E’ ANNULLABILE.
NB : DALL’ERRORE DI DIRITTO SI DISTINGUE L’ERRORE DI FTTO : che è invece un
errore dettato non da una falsa conoscenza della legge ma da una falsa rappresentazione di realtà
fattuali. (quindi sia l’uno, sia il due, sia il 3)
Abbiamo detto, poi, che l’errore oltre ad essere ESSENZIALE DEVE ESSERE RICONOSCIBILE
ex. art. 1431cc. L’errore è RICONOSCIBILE QUANDO ‘’ in relazione al contenuto, alle
circostanze, ovvero alla qualità dei contraenti, una persona di normale diligenza avrebbe potuto
rilevarlo’’ (si intende ovviamente da parte della controparte ). Se invece, la controparte non avrebbe
potuto riconoscere l’errore, non si può annullare il contratto perché va tutelato il suo affidamento.
La norma è espressione della teoria dell'affidamento, in base alla quale se la dichiarazione
esteriorizzata differisce dal volere interno o se la volontà stessa è viziata, deve essere tutelato
l'affidamento che i terzi hanno fatto sulla validità del contratto: essa, a sua volta, mira a garantire la
circolazione dei traffici giuridici.
L’errore riconoscibile ed essenziale che determina l’annullamento del contratto, è diverso dal cd.
ERRORE OSTATIVO CHE E’ UN ERRORE CHE CADE SULLA DICHIARAZIONE : è un
errore che si verifica ad esempio nella stesura del contratto ‘’ scrivo 1000 intendo 100’’. A questo
tipo di errore, l’art. 1433 estende L’APPLICABILITA’ DELLE NORME PRECEDENTI : il che
significa che è un errore che rende il contratto annullabile, purchè ESSENZIALE (cioè se scrivo 5
centesimi invece di 10, è chiaro che quello non è essenziale. Diverso è se scrivo 1000 invece di 10
E RICONOSCIBILE.
Dall’errore ostativo, si distingue l’ERRORE DI CALCOLO ex. art. 1430cc : ‘’ questi errore non da
luogo ad annullamento ma solo a rettifica tranne che si concretizzi in errore sulla quantità’’(perché
quest’ultimo rientrerebbe nell’errore ostativo.)
Per rettifica s’intendo uno STRUMENTO DI APPLICAZIONE DEL PRINICPIO DI
CONSERVAZIONE DEGLI EFFETTI GIURIDICI : è uno strumento con cui la controparte (quella
non in errore), propone alla parte in errore, la possibilità di eseguire il contratto, in modo conforme
alla volontà dl parte in errore, quindi come se l’errore non ci fosse stato. ATTENZIONE : l’art.
1432cc dice ‘’che la parte in errore, non può domandare l’annullamento dl contratto, se prima che
ad essa possa derivarne pregudizio, l’altra offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e alle
modalità del contratto che quella intendeva concludere’’. La rettifica è uno strumento importante
perché, se viene proposta dll controparte, in un certo senso blocca la possibilità per l’altra (quella in
errore) di fare domanda di annullamento. Quindi la norma è espressione DEL PRINCIPIO DI
CONSERVAZIONE DEL CONTRATTO. La rettifica o meglio, la proposta di rettifica, può anche
non bloccare la parte in errore : cioè, quest’ultima, può fare domanda di annullamento anche dopo
la proposta di rettifica della parte non in errore, SE L’ERRORE L’HA GIA’ DANNEGGIATA. (?).

VIOLENZA
Ai sensi dell’art. 1434cc è causa di annullamento del contratto, anche se esercitata da un terzo.
La violenza, ricorre quando, UN CONTRAENTE COARTA PSICOLOGICAMENTE (violenza
morale) LA VOLONTA’ DELL’ALTRO; naturalmente, se la VIOLENZA E’ FISICA IL
CONTRATTO E’ NULLO, mentre, nella violenza morale (che è causa di annullamento),l’attività di
coercizione non è percebile fisicamente ma è diretta alla COSCIENZA DELLA CONTROPARTE
PER ALTERARNE LA FORMAZIONE DELLA VOLONTA’. Secondo alcuni, ci potrebbe essere
nullità de contratto, anchr quando la violenza è psicologica: ciò accadrebbe nei casi in cui, pur non
utilizzando la forza, si lascia la controparte nella impossibilità di scegliere un’alternativa: sarebbe
nullo, il contratto stipulato tra un paziente ed un medico, sotto minaccia del medico che, in assenza
di contratto, non sarebbe stato fatto un intervento chirurgico salva vita.
Secondo questa teoria, in realtà, la violenza, a prescindere che sia fisica o morale, porta alla nullità
quando è ASSOLUTA (quindi non lascia alternative), mentre porta annullabilità QUANDO E’
RELATIVA.
Quali sono le caratteristiche che deve avere la VIOLENZA PER PORTARE ALLA
ANNULLABILITA’??
Lo dice l’art. 1435cc caratteri della violenza: ‘’ deve essere di tal natura da fare impressione sopra
una persona sensata e da farle temere di esporre se o i suoi beni ad un male ingiusto e notevole. Si
ha riguardo in questa materia, all’età, al sesso, e alla condizione delle persone’’. L’art. succesivo
1436cc, specifica anche che ‘’ la violenza è causa di annullamento del contratto anche quando il
male minacciato riguarda la persona o i beni del coniuge del contraente o di un discendente o
ascendente di lui ’’.
Dagli articoli emerge che, la minaccia ha una GRAVITA’ CHE VA VALUTATA IN BASE AL
CRITERIO DELLA IMPRESS0INABILITA’ : bisogna accertare, nel caso concreto, che la
SPECIFICA PERSONA MINACCIATA, NE SIA COLPITA IN BASE ALLE SUE
CARATTERISTICHE (quelle dell’art). ex. se Caio minaccia Tizio e Sempronio individualmente,
dicendo loro di firmare il contratto oppure ucciderà il loro cane. Bisogna vedere la gravità della
minaccia : per Tizio sarà ‘’ seria’’ in quanto possiede un cane; per Sempronio no in quanto non
ne possiede.
Vediamo i caratteri indicati nell’art :
Ingiustizia del male minacciato : va precisato che, è possibile anche minacciare un male ingiusto per
una finalità giusta. Ad esempio : creditore che minaccia di distruggere la macchina del debitore se
non paga il debito. Quindi, in questo caso, è chiaro che IL MALE E’ INGIUSTI (la cosa
minacciata) MA LA FINALITA’ E’ GIUSTA (perché il credito sussiste e il debitore non sta
pagando). E’ anche possibile il contrario: cioè minacciare un’AZIONE GIUSTA PER OTTENERE
UN FINE INGIUSTO. Ex : Tizio ha un credito nei confronti di Caio e minaccia Caio dicendogli
che se non paga + di quanto deve, farà emettere decreto ingiuntivo. L’AZIONE E’ GIIUSTA : IN
QUANTO, SE UN DEBITORE NON PAGA COMUQUE IL CREDITORE PUO’ FAR
EMETTERE DECRETO INGIUNTIVO. IL FINE NON E’ GIUSTO IN QUANTO,
NELL’ESEMPIO, IL CREDITORE VUOLE + DI QUELLO CHE GLI SPETTA DAL CREDITO.
Rientra in questa casistica (quella di minacciare un comportamento lecito per un fine illecito) anche
l’ipotesi prevista dall’art. 1438cc secondo cui : ‘’ la minaccia di far valere un diritto, può essere
causa di annullamento del contratto, solo quando è diretta a conseguire vantaggi ingiusti’’. Si
tratta di un’ipotesi in cui, un sogg, minaccia un comportamento lecito (cioè l’esercizio di un suo
diritto, nell’esempio di prima far emettere decreto ingiuntivo ). Questo tipo di minaccia, rende il
contratto annullabile, SOLAMENTE SE, COME NELL’ESEMPIO DI PRIMA, E’
FINALIZZATA, AD OTTENERE UN INDEBITO (cioè un vantaggio ingiusto).
- Notevole : è un criterio rimesso alla volontà del giudice.

L’ultimo articolo della violenza è il 1437cc timore reverenziale : E’UNO STATUS DI


SOGGEZIONE PSICOLOGICA DI UN SOGGETTO VERSO UN ALTRO PER RAGIONI
SOCIALI, LAVORATIVE, FAMIGLIARI ecc. l’art. recita : ‘’ il solo timore reverenziale, non è
causa di annullamento del contratto ’’ quindi, se ad esempio, Tizio vende la sua macchina al suo
capo Caio ad un prezzo ridicolo x una ‘’ ingiustificata paura di ripercussioni ‘’ (ad esempio per
evitare di essere licenziato), il contratto è valido.

DOLO.
Il dolo è un COMPORTAMENTO DI UNA PARTE, FINALIZZATO A RAGGIRARE LA
CONTROPARTE SPINGENDOLA, SULLA BASE DI QUESTO RAGGIRO, A STIPULARE
QUESTO CONTRATTO.
Nel caso del dolo, quindi, una parte si decide a contrarre in virtù di una falsa rappresentazione della
realtà che si è creata sulla base del raggiro della controparte. Ex. : Tizio produce certificati falsi per
attestare l’edificabilità di un terreno che vuole vendere a Caio. NB: se la convinzione
dell’edificabilità del terreno Caio, se la crea da solo, QUELLO NON E’ DOLO MA ERRORE.
L’art. 1439cc dolo, specifica che : ‘’ il dolo, è causa di annullamento del contratto quando i raggiri
usati da uno dei contraenti, sono stati tali che SENZA DI ESSI, L’ALTRA PARTE NON AVREBBE
CONTRATTATO’’. Quindi, nel caso di prima, il contratto sarà annullabile soltanto se Caio,
dimostrerà che NON AVREBBE ACQUISTATO ILTERRENO SE TIZIO AVESSE DETTO LA
VERITA’, CIOE’ CHE NON E’ EDIFICABILE.
E’ possibile anche che il dolo, sia stato operato da un 3 soggetto, di questo caso si occupa il 2
comma dell’art. 1439cc secondo cui : ‘’ quando i raggiri, sono stati usati da un 3, il contratto è
annullabile se essi erano noti al contraente che ne ha tratto vantaggio ’’ devono quindi realizzarsi 2
condizioni affinché il contratto sia annullato. Ex Tizio e Caio hanno un rapporto di mandato. Tizio
dice a Caio, sulla base del mandato, di stipulare un contratto con Sempronio (contratto di vendita ad
esempio)perché sa che se Sempronio sapesse che la controparte fosse Tizio non lo stipulerebbe mai.
Ovviamente il raggiro viene quindi usato da Caio, e Tizio ricava vantaggio da questo contratto.
Quindi è necessario che ci siano 2 condizioni :
1. La parte ERA A CONOSCENZA DEI RAGGIRI DEL 3 (quindi Caio)
2. La parte, grazie al 3, deve averne tratto vantaggio.

Come si può realizzare un dolo??


I comportamenti dolosi, possono essere SIA COMMISSIVI (come nell’esempio di prima) quindi ad
esempio CREAZIONE DI DOCUMENTI FALSI. SIA OMISSIVI (ex. vendo una macchina senza
comunicare un danno della stessa alla controparte).
Esiste una forma di dolo che però non porta ad annullamento del contratto : SI TRATTA DEL CD.
DOLUS BONUS che si ha nei casi in cui, soprattutto nella pubblicità un soggetto per esaltare a
dismisura la qualità del suo prodotto, dica delle cose non vere : ex. ‘’ red bull ti mette le ali’’.
Questo tipo di dolo, non porta ad annullamento del contratto, perché, ovviamente, TRATTANDOSI
DI UNA PRATICA COMMERCIALE attraverso la quale si esalta in modo plateale ed esagerato un
prodotto si presume che il cliente si renda conto che si tratta di un’iperbole.

Un’altra importante distinzione è quella tra DOLO DETERMINANTE E DOLO INCIDENTE :


- Il primo è il dolo in senso strettone porta ad annullamento : è tale quando, SENZA IL
DOLO, IL CONTRATTO NON SAREBBE STATO CONCLUSO (Teoria Soggettiva) ;
OPPURE QUANDO HA AVUTO AD OGGETTO UN ASPETTO ESSENZIAE DEL
CONTRATTO ex. dico che sto vendendo una cosa al 30% ed invece è a prezzo pieno
(Teoria Oggettiva). Il giudice, nel valutare se il dolo è determinante o meno, e quindi se il
contratto sia o meno annullabile, in base al caso concreto può seguire l’una o l’altro criterio.
- Il secondo non porta annullamento del contratto : è tale quando, secondo il Criterio
Oggettivo NON E’ STATO DETERMINANTE PER LA CONCLUSIONE DEL
CONTRATTO CHE SAREBBE STATO COMUNQUE ACCETTATO E CONCLUSO
DALLA CONTROPARTE. Oppure, secondo il criterio soggettivo, QUANDO RIGUARDA
UN ASPETTO NON ESSENZIALE DEL CONTRATTO. Ad esempio : dico che venderò
un capo di abbigliamento via internet in un pacco speciale per compleanno che invece è
semplicemente una busta di carta. In realtà, il dolo incidente ha una sua definizione
codicistica che sposa il criterio oggettivo, poiché l’art. di riferimento è il 1440cc dice che :
‘’ se i raggiri non sono stati tali da determinare il consenso (è in tal senso che segue il
criterio oggettivo), il contratto è valido ma il contraente è in mala fede, risponde dei
danni’’.

CARATTERISTICHE DELL’AZIONE DI ANNULLAMENTO.


1. Legittimazione Attiva : è RISERVATA SOLAMENTE ALLA PARTE (NB : parte che nel
caso del minore è considerato il tutore) NEL CUI INTERESSE L’ANNULLABILITA’ E’
PREVISTA (quindi colui che ha subito il dolo o la violenza, colui il quale è caduto in errore,
l’incapace naturale e legale. UNICA ECCEZIONE : PROPRIO NEL CASO DI
INCAPACITA’ LEGALE E’ QUANDO SI HA A CHE FARE CON L’INTERDETTO
perché se c’è un contratto annullabile in cui è parte un interdetto, la legittimazione attiva è
come quella dell’azione di nullità cioè E’ ESTESA A CHUNQUE NE ABBIA INTERESSE
art. 1441cc.
2. L’azione di annullamento, differentemente da quella di nullità è soggetta a prescrizione : 5
anni salvo diversamente prevista dalla legge. Come si calcolano? Si calcolano a partire DAL
GIORNO IN CUI E’ CESSATA LA VIOLENZA, E’ STATO SCOPERTO L’ERRORE, E’
STATO SCOPERTO IL DOLO, IL MINORE E’ DIVENTATO MAGGIORENNE
OPPURE L’INCAPACE PER INTERDIZIONE O INABILITAZIONE I 5 ANNI
PARTONO DAL GIORNO IN CUI E’ TORNATO CAPACE. Negli altri casi (ex. un
incapace perenne o laddove la interdizione o la inabilitazione non dovessero cessare o nel
caso di incapace naturale) i 5 anni decorrono DALLA CONCLUSIONE DEL
CONTRATTO. Art. 1442cc. Quindi l’ANNULLABILITA’ NON PUO’ ESSERE
RILEVATA D’UFFICIO DAL GIUDICE.
L’azione di annullabilità quindi si prescrive in 5 anni, mentre l’eccezione di annullabilità
NON SI PRESCRIVE. In altri termini : se vengo chiamato in causa dalla mia controparte,
dopo 5 anni dalla stipula del contratto in un’azione esecutiva (quindi per dare esecuzione al
contratto), posso rispondere come ‘’ convenuto’’ facendo valere l’ANNULLABILITA’ DEL
CONTRATTO, ad esempio per DOLO, anche se sono passati + di 5 anni-
3. L’azione di annullamento NON E’ DICHIARATIVA MA E’ COSTITUTIVA : perché a
differenza di quella di nullità, non accerta una situazione già esistente ma INTERVIENE
MODIFICANDO UNA SITUAZIONE PREESISTENTE.
4. Nel caso di contratti plurilaterali : nel caso di contratti con + parti, se c’è il vizio del
consenso di una sola di esse, non si annulla il contratto per tutte le altre a meno che, in base
alle circostanze, non risulti che LA PARTECIPAZIONE DELLA PARTE IN QUESTIONE
NON SIA ESSENZIALE PER TUTTE LE ALTRE (ex. come ad esempio nel contratto di
società) 1446cc. LA STESSA NORMA E’ PREVISTA ANCHE NEL CASO IN CUI,
SEMPRE IN UN CONTRATTO PLURILATERALE VI SIA LA NULLITA’ CHE
COLPISCE IL VINCOLO DI UNA DELLE PARTI, perché anche in questo caso, la nullità
NON travolge l’intero contratto SALVO CHE LA PARTECIPAZIONE DELLA PARTE IN
QUESTIONE NON SIA ESSENZIALE (la ratio è che La norma costituisce applicazione del
principio di conservazione del contratto..) 1420 cc

CONVALIDA.
Il negozio annullabile può, di regola, essere sanato a differenza del negozio nullo, attraverso la
CONVALIDA CHE E’ UN NEGOZIO CON CUI, LA PARTE LEGGITTIMATA A
PROPORRE L’AZIONE DI ANNULLAMENTO (ex la parte caduta in errore), decide di
rinunciare a far valere il vizio.
Naturalemente, nel momento in cui tale parte decide di non far valere il vizio, DEVE
MANIFESTARE UNA VOLONTA’ NON VIZIATA, ad esempio : negozio del minore,
bisogna aspettare per la convalida che diventi maggiorenne oppure negozio annullabile per
violenza ai fini della convalida, la violenza deve essere cessata. Ciò implica anche che la
validità della convalida, DIPENDE DAL FATTO CHE LA PARTE LESA ABBIA PRESO
CONOSCENZA DEL VIZIO (quindi deve aver scoperto l’errore o il dolo).
La convalida, può essere espressa o tacita :
- Espressa deve cioè contenere LA MENZIONE DEL NEGOZIO ANNULLABILE, DEL
MOTIVO PER CUI LO ERA, E DEVE CONTENERE UNA SPECIFICA
DICHIARAZIONE DI INTESA
- Tacita si verifica quando la parte lesa dal contratto annullabile, pur consapevole del vizio,
DA ESECUZIONE AL CONTRATTO SENZA UNA SPECIFICA DICHIARAZIONE DI
VOLONTA’.
NB : colui il quale decide di convalidare il contratto annullabile, PERDE IL DIRITTO NON SOLO
ALL’AZIONE DI ANNULLABILITA’ MA ANCHE ALLA ECCEZIONE DI
ANNULLABILITA’.. questo differenzia la situazione di una parte lesa DOPO LA
PRESCRIZIONE (che comunque ha a disposizione ancora la eccezione), e di una parte lesa CHE
ABBIA DATO IL VIA ALLA CONVALIDA (che perde ogni strumento per far valere, in futuro,
l’annullabilità).
Va precisato anche che NELLA SOLA IPOTESI DI CONTRATTO ANNULLABILE PER
ERRORE DI CALCOLO, E’ PREVISTO UN ULTERIORE STRUMENTO DI RECUPERO DEL
CONTRATTO ANNULLABILE: LA RETTIFICA ex. art. 1432cc.

SIMULAZIONE.
La simulazione, è un ISTITUTO CON CUI VIENE REGOLATA UN’ALTRA SITUAZIONE IN
CUI LE PARTI, DICHIARANO UN QUALCOSA CHE NON CORRISPONDE ALLA LORO
EFFETTIVA VOLONTA’. Alla simulazione sono dedicati gli art. dal 1414cc al 1417cc, quindi gli
art. che PRECEDONO quelli relativi a nullità ed annullabilità.
Gli art però non danno una definizione di simulazione che viene elaborata dalla dottrina : SI DICE
SIMULATO, UN CONTRATTO CHE LE PARTI, STIPULANO AL SOLO SCOPO DI
POTERLO INVOCARE NEI CONFRONTI DI 3 MA, IN REALTA’, SONO D’ACCORDO SUL
FATTO CHE GLI EFFETTI DI QUEL CONTRATTO NON SONO VOLUTI E NON SI
DEVONO VERIFICARE E CHE, QUINDI, IL CONTRATTO DEVE RIMANERE UN ‘’ ATTO
APPARENTE’’ O, PER MEGLIO DIRE, UN ATTO SIMULATO POICHE’ NESSUNA DELLE
PARTI, VI DARA’ ESECUZIONE. Ex. : caso tipico : Tizio, in debito con fisco, vende
formalmente a Caio ad esempio una sua casa, con l’accordo che la vendita sia meramente apparente
per evitare che il fisco possa sottrargliela per escutere il credito.
Quello che caratterizza la simulazione quindi è il cd. ACCORDO SIMULATORIO CIOE’ LA
INTESA TRA I SIMULANTI CHE, IL CONTRATTO SIMULATO, SIA DEL TUTTO FITTIZIO
ED APPARENTE E QUINDI INIDONEO A PRODURRE GLI EFFETTI CHE DOVREBBE.
Si tratta quindi di una FINZIONE CONCORDATA VOLTA A RAPPRESENTARE, AGLI OCCHI
DEI 3, UNA SITUAZIONE GIURIDICA CHE IN REALTA’ NON SUSSISTE.
Di solito, la ‘’ causa simulandi’’, ossia la RAGIONE PER CUI LA SIMULAZIONE E’ POSTA IN
ESSERE, SOLITAMENTE E’ ILLECITA (vedi es di prima) ma, a volte, può anche essere posta in
essere per ragioni NON FRAUDOLENTE ma , ad esempio, SOLO DI RISERVATEZZA. Ad
esempio : voglio aiutare un parente in difficoltà, fingo una compravendita di una casa, ma in realtà
sono d’accordo col parente sul fatto che semplicemente lui vada ad abitare a casa mia ma io resto il
proprietario e lui non mi deve niente.
Abbiamo visto che, un contratto è simulato, quando le parti SEGRETAMENTE HANNO, CON UN
CONTESUALE ACCORDO SIMULATORIO, DECISO DI NON DARGLI EFFICCIA
GIURIDICA.
Questa situazione, è quella della cd. SIMULAZIONE ASSOLUTA : cioè la simulazione in senso
stretto.
Ma, la simulazione, può anche essere RELATIVA : QUANDO CIOE’, LE PARTI, PUR
ESSENDOSI ACCORDATE SUL NON DARE EFFETTO AL CNTRATTO SIMULATO,
DECIDONO PERO’ DI DARE A QUEL CONTRATTO SIMULATO, GLI EFFETTI DI UN
ALTRO CONTRATTO. Cioè : le parti, vogliono effettivamente che il contratto simulato ABBIA
DEGLI EFFETTI MA, QUESTI EFFETI, NON DEVONO ESSERE QUELLI CHE
RISULTEREBBERO DAL CONTRATTO SIMULATO, MA VICEVERSA DEVONO ESSERE
QUELLI TIPICI DI UN CONTRATTO DIVERSO. Ad esempio : Tizio e Caio, simulano una
compravendita di una casa ad un determinato prezzo. Ma sono segretamente d’accordo sul fatto che
Caio non dovrà dare alcun prezzo. La differenza con l’esempio di prima è che : nel primo caso
NON C’E’ PASSAGGIO DI PROPRIETA’ (quindi, Tizio, resta il proprietario e quindi il
CONTRATTO NON HA ALCUN EFFETTO GIURIDICO), in questo caso si e quindi l’EFFETTO
GIURIDICO C’E’ SOLO CHE, QUESTO EFFETTO GIURIDICO, NON E’ QUELLO DA
RICONNETTERE AD UN CONTRATTO DI COMPRAVENDITA IN QUANTO IL PREZZO
NON C’E’ (sulla carta hanno scritto il prezzo, ma nella sostanza no. Ciò vuol dire che in questa
situazione, LE PARTI HANNO SIMULATO UNA COMPRAVENDITA, MA HANNO
DISSIMULATO UNA DONAZIONE). NB : l’accordo simulato è quello che le parti hanno posto in
essere, sulla carta, ma che in realtà non ha effetto (quindi meramente per farlo valere ai 3).
L’accordo DISSIMULATO : è quello che invece, hanno stretto segretamente e che avrà i suoi
effetti.
Quindi, ricapitolando :
- Nella simulazione assoluta : LE PARTI STIPULANO UN CONTRATTO SIMULATO che
non avrà effetti (ex. compravendita) perché, segretamente hanno stretto un ACCORDO,
detto, SIMULATORIO, in base al quale, il contratto simulato non avrà nessun effetto
- Nella simulazione relativa : LE PARTI STIPULANO UN CONTRATTO SIMULATO CHE
UN QUALCHE EFFETTO CE L’AVRA’ MA GLI EFFETTI CHE QUESTO
CONTRATTO AVRA’ NON SARANNO QUELLI DEL CONTRATTO SIMULATO (ex.
quello che dichiarano ‘’ su carta’’ ) MA QUELLI DI UN CONTRATTO DIVERSO, CHE
E’ DETTO DISSIMULATO (come nell’esempio di prima, hanno stipulato una
compravendita dove ci sarà il passaggio di proprietà ma senza corrispettivo, quindi nella
forma ci sarà una compravendita in quanto è quello che dichiarano ma, nella sostanza, ci
sarà una donazione perché il passaggio di proprietà si avrà senza corrispettivo. Quindi
l’accordo SIMULATO E’ LA COMPRAVENDITA; L’ACCORDO DISSIMULATO E’ LA
DONAZIONE).

La simulazione relativa, può investire l’OGGETTO DEL CONTRATTO, un esempio molto


frequente è quello in cui le parti DICHIARANO, NEL CONTRATTO, UNA VENDITA AD
UN DETERMINATO PREZZO, MA SONO INVECE SEGRETAMENTE D’ACCORDO CHE
IL PREZZO DEBBA ESSERE SUPERIORE. Ovviamente, per pagare meno tasse.
In questo caso, IL CONTRATTO SIMULATO : è quello che prevede un determinato prezzo
(quello ‘’ inferiore’’ che quindi non è quello che le parti realmente vogliono). IL CONTRATTO
DISSIMULATO IN QUESTO CASO E’ UGUALE A QUELLO SIMULATO (A LIVELLO DI
TIPO) SEMPLICEMENTE HA UN PREZZO DIVERSO (UN OGGETTO DIVERSO) : quindi
superiore.
La simulazione relativa può anche investire un SOGGETTO del contratto : ciò accade quando
Tizio e Caio stipulano un contratto simulato, ma sono d’accordo sul fatto che, in realtà, il
contratto avrà effetti tra Tizio e Sempronio che quindi sono LE PARTI DEL CONTRATTO
DISSIMULATO.
Ad esempio : Tizio e Caio simulano la compravendita di una macchina. In realtà il vero
acquirente non è Caio ma è Sempronio, il quale OPERA TRAMITE CAIO PERCHE’,
AVENDO DEI DEBITO OL FISCO, VUOLE NASCONDERE AL FISCO L’ACQUISTO DI
UN ‘’ CESPITE PATRIMONIALE’’ . In questo caso si parla di INTERPOSIZIONE FITTIZIA
DI PERSONA. Cioè : nel CONTRATTO SIMULATO ci sarà un ‘’ prestanome’’, Caio (detto
anche PERSONA INTERPOSTA); nel CONTRATTO DISSIMULATO, invece, FIGURA IL
REALE SOGGETTO ACQUIRENTE.
Naturalmente l’interposizione fittizia VA TENUTA BEN DISTINTA DALLA CD.
INTERPOSIZIONE REALE CHE SI VERIFICA QUANDO, nell’esempio di prima, Tizio
vende a Caio una macchina, che Caio dovrà ritrasferire a Sempronio perché aveva con
quest’ultimo l’accordo di comprarla al suo posto, per poi rivendergliela.
Cosa cambia dall’esempio di prima??
Tizio, NON SA NULLA DEI RAPPORTI TRA CAIO E SEMPRONIO : cioè Tizio e Caio
NON SONO ASSOLUTAMENTE D’ACCORDO SUL SIMULARE UN CONTRATTO CHE
IN REALTA’ AVRA’ EFFETTI PER SEMPRONIO. Perché Tizio è il reale venditore, Caio è il
reale acquirente. Il fatto che poi Caio debba ritrasferire a Sempronio è un fatto ESTERNO AL
CONTRATTO E CHE HA RILLEVANZA SOLAMENTE TRA Caio e Sempronio. Poi
nell’esempio abbiamo 2 compravendite, differentemente dall’esempio di prima in cui ce ne è
solo una.
Questo quindi è il cas della RAPPRESENTANZA INDIRETTA.

EFFETTI DELLA SIMULAZIONE


Art. 1414 cc effetti della simulazione tra le parti : ‘’ il contratto simulato, non produce effetto
tra le parti. Se le parti, hanno voluto concludere un contratto diverso da quello apparente ha
effetto tra esse, il contratto dissimulato purchè ne sussistano i requisiti di sostanza e di forma.
Le precedenti disposizioni, si applicano anche agli ATTI UNILATERALI, DESTINATI AD UNA
PERSONA DETERMINATA ad esempio remissione di un debito che siano simulati per accordo
tra dichiarante e destinatario’’.
Gli effetti tra le parti, della simulazione, sono diversi in base al TIPO DI SIMULAZIONE cioè se si
tratta di simulazione assoluta o relativa.
Se la simulazione è ASSOLUTA : poiché, le parti, hanno un accordo specifico affinché l contratto
simulato NON ABBIA EFFETTO, la legge, DA RILEVANZA A QUESTA INTESA, E
STABILISCE CHE, EFFETTIVAMENTE, il contratto simulato, non produce effettiva le parti (1c).
Va sottolineato che, la legge, parla ‘’ ambiguamente’’ di inefficacia, ma in realtà, la giurisprudenza
considera IL CONTRATTO SIMULATO, COME UN CONTRATTO NULLO e, l’azione per far
valere la nullità di questo è considerata IMPRESCRITTIBILE.
Quand’è che un soggetto agisce per far valere la nullità di un contratto simulato?
Ex. Tizio simula di vendere a Caio un immobile (ma in realtà come detto, Caio ha semplicemente
un mero ‘’ diritto di abitazione gratuito’’ in quanto da questo contratto non c’è un vero e proprio
scambio di corrispettivo e passaggio di proprietà), se però Caio, inizia a pretendere di comportarsi
come reale proprietario (ad esempio intavolando una trattativa per vendere la casa), Tizio può agire
per far dichiarare dal giudice, che il loro contratto era simulato (quindi per evitare che Caio si
comporti come proprietario).

(2c) Se invece la simulazione è RELATIVA, succede che IL CONTRATTO SIMULATO (quindi


quello che fa da ‘’copertura’’ a quello DISSIMULATO) NON HA EFFETTO, per le stesse ragioni
di cui sopra (in quanto come nel primo caso, anche in questo caso al contratto simulato le parti
hanno voluto dare un valore di ‘’ sola apparenza’’), avrà però effetto il contratto DISSIMULATO
CIOE’ QUELLO CHE LE PARTI, VOLEVANO EFFETTIVAMENTE PORRE IN ESSERE. A
due condizioni però : CHE SUSSISTANO I REQUISITI DI FORMA E DI SOSTANZA
RICHIESTI DALLA LEGGE. NB ; in altri termini L’ACCORDO DISSIMULATO E’ VALIDO
QUANDO VENGONO RISPETTATI I SUOI REQUISITI DI FORMA E DI SOSTANZA NEL
CONTRATTO SIMULATO.
Ex. Tizio e Caio stipulano una compravendita con l’intenzione e con l’accordo di stipulare invece,
un affitto. Affitto e compravendita, hanno gli stessi requisiti di forma (in quanto devono essere
entrambi stipulati con forma scritta) e devono avere entrambi tutti i requisiti del contratto. In questo
caso, come detto, l’accordo simulato (quindi la compravendita) non ha effetto tra le parti. Effetto tra
le parti, invece, ce l’ha il contratto dissimulato, ossia l’affitto, a condizione che NELLA
COMPRAVENDITA (QUIINDI NELL’ACCORDO SIMULATO) SIANO RISPETTATI I
REQUISITI DI FORMA E DI SOSTANZA PREVISTI PER L’ACCORDO DISSIMULATO
(quindi la forma scritta). In altri termini la compravendita deve essere stipulata con forma scritta
(cioè con la forma prevista per l’affitto). Questo esempio è semplice in quanto sia la compravendita
sia l’affitto hanno lo stesso requisito quindi LA FORMA SCRITTA.
La difficoltà si pone quando i due accordi non presentano gli stessi requisiti : come nel caso della
compravendita e della donazione.
Ex. Tizio e Caio stipulano un contratto simulato di compravendita con l’intesa e l’accordo di
stipulare una donazione. I requisiti di forma della compravendita sono, come detto, la FORMA
SCRITTA. Quelli della donazione sono L’ATTO PUBBLICO E LA PRESENZA DI TESTIMONI.
In questo caso quando l’accordo dissimulato (quindi la donazione) è efficace tra le parti??
QUANDO L’ACCORDO SIMULATO RISPETTA I REQUIISITI DI FORMA E SOSTANZA
DELL’ACCORDO DISSIMULATO. Quindi, per riprendere l’esempio SE E SOLO SE LA
COMPRAVENDITA (accordo simulato) SIA AVVENUTA SEGUENDO LA FORMA
DELL’ATTO PUBBLICO E LA PRESENZA DI TESTIMONI.
La vendita dissimulante una donazione, peraltro, ha un secondo problema : CHE E’ QUELLO
DELLA SOSTANZA.
Abbiamo detto che la donazione sarà valida, solamente se i suoi requisiti di sostanza (oltre che di
forma che abbiamo spiegato prima), SARANNO RISPETTATI NELLA COMPRAVENDITA. Per
requisiti di sostanza s’intende, LA SUSSISTENZA E LA CORRETTEZZA DI TUTTI I
REQUISITI TIPICI DEL CONTRATTO (oggetto, consenso, causa). A questo proposito va
precisato che c’è una norma che VIETA LA DONAZIONE DI BENI FUTURI pertanto, non sarà
possibile simulare una vendita di bene futuro dissimulando una donazione perché, in questo caso, la
vendita AVREBBE UN OGGETTO INCOMPATIBILE CON I REQUISITI DI SOSTANZA
DELLA DONAZIONE (in quanto la vendita di cosa futura è possibile mentre non è possibile una
donazione di cosa futura in quanto contrario a norme imperative. Quindi laddove si facesse questo
contratto, il dissimulato sarebbe nullo per contrarietà a norme imperative. Perché con una
compravendita starei dissimulando una donazione di cose future che NON E’ POSSIBILE).

GLI EFFETTI DELLA SIMULAZIONE RISPETTO AI 3.


Art. 1415 effetto della simulazione rispetto ai 3 : ‘’la simulazione, non può essere opposta ne dalle
parti contraenti ne dgli aventi causa o dai creditori del simulato alienante, ai 3 che in buona fede,
hanno acquistato diritti dal titolare apparente, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di
simulazione. I 3, possono far valere la simulazione im confronto delle parti quando essa pregiudica
i loro diritti’’.
- Il simulato alienante, è colui il quale, NEL CONTRATTO SIMULATO (che non avrò
effetti), HA CEDUTO UN DIRITTO CHE PUO’ ESSERE DI DIVERSO TIPO.
- Il titolare apparente (o simulato acquirente) è colui il quale, NEL CONTRATTO
SIMULATO, HA ACQUISTATO QUEL DIRITTO.
- Invece, gli aventi causa e i creditori del simulato alienante, sono COLORO I QUALI
HANNO UN CREDITO O VANTANO UN DIRITTO NEI CONFRONTI DI CHI HA
SIMULATO DI CEDERE UN DIRITTO.
- I 3, invece, sono coloro i quali, hanno acquistato un diritto dal titolare apparente (o simulato
acquirente) o dal simulato alienante.

Partiamo dal 2c : parla in generale di 3 sia da una parte che da un’altra.


Chi può essere un 3 PREGIUDICATO DALLA SIMULAZIONE?
Ex. si ha quando, il simulato alienante cioè Tizio ha un debito nei confronti di Sempronio. Tizio ha
finto di vendere un bene a Caio dello stesso importo del debito che ha nei confronti di Sempronio
(quindi una SIMULAZIONE ASSOLUTA). Ovviamente, proprio perché Sempronio è rimasto
pregiudicato da questa finta vendita (in quanto sulla carta non può aggredire quel bene, in quanto
sulla base della simulazione assoluta è di un altro di Caio), allora chiede al giudice di pronunciare la
NULLITA’ DI QUELLA VENDITA IN QUANTO CONTRATTO SIMULATO. In questo modo
quindi, pronunciata la nullità, la cosa venduta (quindi l’auto) ritorna FORMALMENTE (NON
SOSTANZIALMENTE IN QUANTO, ESSENDOCI STATA LA SIMULAZIONE DI UNA
VENDITA, IL PASSAGGIO DIN PROPRIETA’ DELL’AUTO NON E’ MAI AVVENUTO) NEL
PATRIMONIO DI Tizio e quindi può essere aggredito dal creditore Sempronio.

1c : è VOLTO A TUTELARE UNA PARTICOLARE CATEGORIA DI 3 CHE SONO : I 3 CHE


HANNO ACQUISTATO, IN BUONA FEDE, DEI DIRITTI DA CHI A SUA VOLTA E’ IL
SIMULATO ACQUIRENTE ANCHE DETTO TITOLARE APPARENTE (e quindi da chi aveva
finto di acquistare). Si chiama titolare apparente in quanto, sulla carta, RISULTA AVERE UN
DIRITTO A SEGUITO DI SIMULAZIONE (quindi ad esempio diventa proprietario apparente di
una casa a seguito di simulazione). Quindi in questo caso chi si tutela?? Si tutela ad esempio IL 3
CHE IN BUONA FEDE, HA FATTOAFFIDAMENTO SULLA TITOLARITA’ EFFETTIVA E
NON APPARENTE DEL TITOLARE APPARENTE SULLA CASA E QUIDNI L’HA
ACQUISTATA DA QUESTO ULTIMO, PENSANDO DI TRATTARE CON L’EFFETTIVO
PROPRIETARIO.
Questi 3, ignari del fatto che il titolare apparente, nn fosse effettivamente proprietario del bene, se
acquistano da lui, quell’acquisto avrà EFFICACIA NONOSTANTE IL PRECEDENTE
ACQUISTO DEL TITOLARE APPARENTE NON HA AVUTO EFFICACIA (perché ovviamente
è stato fatto con simulazione).
Ex. Tizio e Caio fanno un contratto simulato di vendita di una casa. Caio poi, sebbene sia SOLO
titolare apparente, vende a Sempronio (che è 3 in buona fede, quindi non sa che Caio non è
l’effettivo titolare di quella casa che gli ha appena venduto). Abbiamo detto che, il 3 Sempronio,
viene tutelato per l’affidamento.
Precedentemente però abbiamo anche detto che laddove il simulato acquirente si comportasse come
effettivo titolare dle diritto (quindi Caio si comporta come nell’esempio come effettivo proprietario
della casa al punto tale di venderla), c’è la possibilità che il simulato alienante (quindi Tizio) faccia
valere, agendo in giudizio, la nullità del contratto simulato.
Che cosa succede, come nell’esempio, se Caio si sia spinto a vendere la casa a Sempronio e Tizio
(simlato alienante) abbia agito in giudizio?? Quindi cosa succede alla vendita successiva?? La tutela
di chi prevale??
Quindi di base prevalen Sempronio e, al massimo Tizi, può chiedere a Caio il risarcimento. C’è
però un’eccezione : un caso in cui prevale Tizio. C’è un articolo, il 2652cc che dice che SE UN
SOGGETTO AGISCE IN GIUDIZIO PER FAR VALERE LA SIMULAZIONE DI UN ATTO
(quindi per renderla nulla )AVENTE AD OGGETTO BENI IMMOBILI, LA SUA DOMANDA
GIUDIZIALE, DEVE ESSERE TRASCRITTA NEI PUBBLICI REGISTRI IMMOBILIARI. Ora,
poniamo il caso che nell’esempio di prima, Tizio (quindi il simulato alienante), abbia trascritto
questa sua domanda giudiziale PRIMA CHE SEMPRONIO TRASCRIVESSE IL SUO
ACQUISTO FATTO DAL TITOLARE APPARENTE NEI PUBBLICI REGISTRI.
In questo particolare caso, SI FA PREVALERE TIZIO PERCHE’ SI CONSIDERA CHE,
SEMPRONIO, AVREBBE POTUTO ESSERE A CONOSCENZA DELLA SIMULAZIONE
SEMPLICEMENTE ANDANDO A GUARDARE I REGISTRI IMMOBILIARI PER RENDERSI
CONTO DI CIO’.
Perché questa è un’eccezione??
Perché di solito, il simulato alienante, non ha nessun motivo di andare dal giudice a far valere la
nullità del contratto simulato (altrimenti non avrebbe avuto senso farlo). L’unico caso in cui ha
interesse a farlo, è quando il titolare apparente ha venduto quella cosa stessa quindi si comporta in
maniera pregiudizievole al titolare effettivo.
Ovviamente se Sempronio abbia però trascritto la vendita PRIMA NEI PUBBLICI REGISTRI
PREVALE LUI.
Continuando l’articolo, bisogna vedere i ‘’ rapporti’’ tra Sempronio e i creditor di Tizio (il simulato
alienante). In questa situazione è previsto che Sempronio abbia la meglio.

Come si fa a dimostrare la buona fede di Sempronio?


Ebbene, la buona fede di Sempronio si presume e ciò significa che EVENTUALMENTE SARA’
LA CONTROPARTE IN PROCESSO (che in genere è Tizio) CHE AVRA’ L’ONERE DI
PROVARE LA MALA FEDE DI SEMPRONIO.
Peraltro, per valutare la buona fede di Sempronio, bisogna guardare AL MOMENTO IN CUI HA
ACQUISTATO : cioè se Sempronio ha acquistato in buona fede, ma poi ha scoperto che ha
acquistato un bene da un ‘’ non dominus’’, si considera comunque in buona fede. Si considera in
mala fede solo se quando acquista è consapevole di star instaurando rapporti con un non dominus e
non dopo l’acquisto.

GLI EFFETTI DELLA SIMULAZIONE NEI CONFRONTI DEI CREDITORI.


NB : stiamo vedendo adesso il caso di un contratto simulato senza la presenza di un 3 acquirente.
Quindi i meri rapporti tra Tizio e Caio (che sono i simulatori) e i loro creditori o aventi causa.
Abbiamo già detto una cosa : ABBIAMO ACCENNATO CHE IN GENERALE I 3 POSSONO
FAR VALERE LA SIMULAZIONE QUANDO PREGIUDICA I LORO DIRITTI. Ovviamente nei
3 in generale rientrano anche i creditori delle parti a cui però è dedicato un articolo specifico che è il
1416cc rapporti con i creditori : ‘’ la simulazione, non può essere opposta dai contraenti (quindi
Tizio e Caio) ai creditori del titolare apparente (quindi SIMULATO ACQUIRENTE di Caio) che, in
buona fede, hanno compiuto atti di esecuzione sui beni che furono oggetto del contratto simulato’’
quindi il 1 COMMA E’ PER I CREDITORI DI CAIO (TITOLARE APPARENTE : chi ha fatto
finta di comprare) ‘’ i creditori del simulato alienante (quindi Tizio) , possono far valere la
simulazione che pregiudica i loro diritti e, nel conflitto con i creditori chirografari del simulato
acquirente (quindi Caio) sono preferiti a questi se il loro credito è anteriore all’atto simulato’’.
Quindi il 2 comma è E’ PER I CREDITORI DEL SIMULATO ALIENANTE (QUINDI TIZIO).
La ratio del 2 comma risiede nella necessità di TUTELARE I CREDITORI DEL SIMULATO
ALIENANTE, i quali, POSSONO ESSERE PREGIUDICATI DALLA SIMULATA CESSIONE
POICHE’ NON POSSONO ‘’ FORMALMENTE’’ + AGGREDIRE QUEL CESPITE
PATRIMONIALE CHE E’ STATO DISMESSO CON LA VENDITA SIMULATA. I creditori del
simulato alienante, possono far accertare la simulazione che pregiudica i loro diritti cercando di far
si che al simulato alienante, ritornino quei diritti di cui si era solo apparentemente privato (ex.
diritto di proprietà sulla cosa apparentemente venduta).
Mentre, la tutela dei creditori del simulato acquirente, ha un segno OPPOSTO : POICHE’ QUEI
CREDITORI, HANNO VICEVERSE TUTTO L’INTERESSE AFFINCHE’ QUELLA VENDITA
NON SIA ANNULLATA MA, ANZI, CHE VENGA COMPIUTA.
Quindi i 2 tipi di creditori hanno bisogno di due tutele opposte.

Per quanto riguarda i creditori del SIMULATO ACQUIRENTE : è previsto che, se questi, hanno
già compito in buona fede atti di esecuzione sui beni oggetto del simulato acquisto, la simulazione
non sarà loro opponibile. Ex. Tizio simula di vendere a Caio, un capannone industriale, dopo il
simulato acquisto, Caio che è un imprenditore commerciale, fallisce quindi inizia la procedura
fallimentare e il creditore di Caio, Sempronio, opera l’esecuzione forzata sul capannone. Una volta
fatto questo, Tizio (quindi il simulato alienante), non potrà recuperare il bene da Caio poiché la
simulazione non sarà + opponibile a Sempronio. Ovviamente il creditore Sempronio deve essere in
buina fede, cioè NON DEVE AVER AGGREDITO UN BENE CHE SAPEVA NON ESSERE
NELLA REALTA’ EFFETTIVA DI PROPRIETA’ DI CAIO.
Inoltre, la simulazione,è INOPPONOBILE ai creditori che SUI BENI OGGETTO DI SIMULATA
ALIENAZIONE, abbiamo costituito UN DIRITTO REALE DI GARANZIA (quindi un pegno o
un’ipoteca ) SEMPRE IN BUONA FEDE.
Tizio simula di alienare una moto a Caio, Caio contrae un debito nei confronti di Sempronio e, a
garanzia di quel debito, fa costituire su quella moto un diritto di pegno pur non essendone
proprietario. Quel pegno, RESTERA’ VALIDO ANCHE SE Tizio (quindi il simulato alienante),
DOVESSE OPPORRE LA SIMULAZIONE cioè se dovesse agire in giudizio per fare eliminare
quel pegno, dicendo che effettivamente il bene su cui è stato costituito non è di Caio. In questo
caso, infatti, Tizio ‘’ perderebbe’’ poiché non può opporre la simulazione a Sempronio che, in
buona fede, ha acquistato un diritto di pegno sulla moto. Quindi, il pegno sulla moto RESTERA’
TALE PUR ESSENDO, LA MOTO, NON DI CAIO MA DI TIZIO che quindi sarà danneggiato.
La simulazione, sarà invece opponibile, da parte del simulato alienante (Tizio) NEI CONFRONTI
DI TUTTI I CREDIOTRI DI CAIO (QUINDI DEL SIMULATO ACQUIRENTE) CHE
1) NN ABBIANO UN DIRITTO DI GARANZIA REALE (quindi ne pegno ne ipoteche)
2) NN ABBIANO AVVIATO UNA PROCEDURA DI ESECUZIONE FORZATA.
Quindi, in sostanza, tutti i creditori diversi da quelli indicati nell’art. al 1 comma, quindi quelli
CHIROGRAFARI, HANNO LA PEGGIO RISPETTO A TIZIO ANCHE QUALORA ABBIANO
ACQUISITO IL BENE DA CAIO IN BUONA FEDE.
Perché questo?
Perché il creditore chirografario, in realtà, non ha ancora acquistato effettivamente nessun bene da
Caio ma ha sol ACQUISITO UN GENERICO DIRITTO DI CHIEDERE UN BENE PIUTTOSTO
CHE UN ALTRO APPARTENENTE AL PATRIMONIO DEL DEBITORE CAIO (ecco perché
sono creditori chirografari).

2 comma : il 2 comma riguarda i creditori del simulato ALIENANTE, i quali, SONO SEMPRE
DANNEGGIATI DALLA SIMULAZIONE E, COME TALI, DEVONO ESSERE SEMPRE
TUTELATI CON LA INOPPONIBILITA’ DI QUEST’ULTIMA. Per questo motivo, devono anche
essere privilegiati NEL COFLITTO CON I CREDITORI CHIROGRAFARI SIMULATO
ACQUIRENTE (Caio).
Nel conflitto tra questi creditori, la legge, predilige i creditori CHIROGRAFARI DEL del
SIMULATO ALIENANTE (Tizio) se IL LORO CREDITO PRECEDE I CONTRATTO
SIMULATO POICHE’, I CREDITORI DEL SIMULATO ALIENANTE HANNO CONCESSO IL
CREDITO A QUEST’ULTIMO PRIMA CHE QUEST’ULTIMO SI SPOGLIASSE
SIMULATAMENTE DEI SUOI BENI E QUINDI HANNO FATTO AFFIDAMENTO, AL
MOMENTO DELLA CONCESSINE DEL CREDITO, SULLA SOLVIBILITA’ ANCHE SULLA
BASE DI QUEI BENI (POI DISMESSI SIMULATAMENTE). Se invece il credito dei creditori del
simulato alienante si instaura DOPO LA SIMULAZIONE, non c’è nessuna ragione per prediligerli
ai creditori del simulato acquirente (NB : si parla sempre di chirografari) e quindi, nel conflitto,
prevalgono SOLO IN QUESTO CASO I CREDITORI DEL SIMULATO ACQUIRENTE.

LA PROVA DELLA SIMULAZIONE


Ex art. 1417cc prova della simulazione : ‘’la prova per testimoni della simulazione, è ammissibile
senza limiti, se la domanda è proposta da creditori o da 3, e, qualora sia diretta a far valere
l’illiceità del contratto dissimulato, anche se è proposta dalle parti ’’.
La simulazione, come si è visto, è un fenomeno che, per sua natura, prevede un accordo SEGRETO
(RISERVATO) CHE E’ QUELLO SIMULATORIO, SULLA BASE DEL QUALE. IL
CONTRATTO STIPULATO NON AVRA’ EFFETTO (CASO DELLA SIMULAZIONE
ASSOLUTA) OPPURE AVRA’ EFFETTO UN CONTRATTO DIVERSO RISPETTO A
QUELLO STIPULATO (CASO DELLA SIMULAZIONE REALATIVA).
Trattandosi di un accordo segreto, si pone il problema della PROVA IN PROCESSO DELLA
INTESA SIMULATORIA : poiché le parti, possono facilmente provarla, mentre i 3 o i creditori
danneggiati, non avrebbero nessuno strumento sulla base delle regole generali della prova in quanto
la REGOLA GENERALE SULLE PROVE DICE CHE : SE C’E’ UN CONTRATTO, COME
QUELLO SMULATO, e c’è un 3 che vule provare l’accordo simulatorio (che è contrario a quello
che c’è scritto nel contratto in quanot è un quaklcosa di diverso rispetto al contratto. In altri termini
si è detto che col contratto simulato si simula un qualcosa di diverso da quello che effettivamente
succede. Ex. compravendita con affitto. Quindi il 3 vuole provare questa simulazione, questa ‘’
coontrarietà’’ tra il contratto e l’accordo simulato) che è contrario al contratto, il 3 sulla base delle
regole generali NON POTREBBE PROVARE QUESTO ‘’ QUALCOSA’’ ATTRAVERSO
QUELLA CHE PRENDE IL NOME IN PROCEDURA CIVILE DI ‘’ PROVA X
TESTIMONIANZA’’. NB : la prova testimoniale, non è ammessa sulla base delle regole generali,
se è diretta a dimostrare un fatto contrario a quello che è stato messo per iscritto in un contratto e
che è oggetto di un patto che sia ANTERIORE O CONTEMPORANEO AL CONTRATTO (il
fatto in questione quindi deve essere 1) oggetto di un patto diverso dal contratto 2) il patto ‘’
contenente’’ il fatto deve essere ‘’ stabilito’’ dalle parti anteriormente o contemporaneamente alla
stipula di quel contratto). Ovviamente, quindi, la simulazione rientra in pieno in questa casistica (in
quanto : abbiamo il contratto, CHE E’ QUELLO DISSIMULATO. Ed abbiamo questo patto
anteriore o contemporaneo al contratto stesso che è l’ACCORDO SIMULATORIO). Quindi
seguendo le regole generali i 3 rimarrebbero completamente inermi difronte alla simulazione. Ecco
perché, per tutelarli la legge ha derogato a quella regola generale secondo la quale in questo caso la
testimonianza non sarebbe ammissibile.
Quindi siccome, sulla base delle regole generali, il 3 che vuole dimostrare la simulazione si
troverebbe pregiudicato in quanto, non ha a disposizione l’atto scritto della simulazione (essendo
ovviamente parte 3 ed esterna al contratto), e non potrebbe neanche operare con la prova per
testimonianza l’art. 1417cc, TUTELA I 3 E I CREDITORI, PREVEDENDO IN DEROGA ALLE
REGOLE GENERALI SULLA PROVA, CHE, COSTORO ABBIANO LA LIBERTA’ DI PROVA
E QUINDI POSSONO RICORRERE ANCHE ALLA TESTIMONIANZA.
.
Alla stessa ratio risponde la 2 parte dell’articolo, qualora a voler far valere la simulazione NON SIA
UN 3 O UN CREDITORE MA UNA PARTE CHE NON HA A DISPOSIZIONE L’ATTO
SCRITTO (ex. perché non c’è atto scritto, oppure perché l’atto scritto ce l’ha l’altra parte ecc.).
ovviamente anche la parte, di regola, dovrebbe sottostare al divieto di prova testimoniale. Per
questo è previsto che ANCHE ALLA PARTE SIA DATA LIBERTA’ DI PROVA PER
TESTIMONIARE SEMPRE L’ACCORDO SIMULARIO.
Tuttavia, in questo specifico caso, QUESTA REGOLA E’ AMMESSA SOLO SE LA PARTE
VUOLE PROVARE UN ACCORDO SIMULATORIO ILLECITO : ex. tizio finge di vendere a
caio un bene ma in realtà questa vendita non esiste ma è solamente un regalo corrispettivo di una
corruzione.
Quindi se invece, l’accordo simulatorio che si vuole provare è LECITO, LA PARTE RESTA
SOTTOPOSTA AL DIVIETO DI PROVA TESTIMONIALE.

NEGOZIO INDIRETTO E NEGOZIO FIDUCIARIO


Si ha negozio indiretto quando LE PARTI PERSEGUONO UN DETERMINATO EFFETTO
GIURIDICO TIPICO DI UN NEGOZIO, NON DIRETTAMENTE MA ATTRAVERSO ALTRI
ATTI TIPICAMENTE DIRETTI AD ALTRI EFFETTI MA CHE GRAZIE ALL’INSERIMENTO
DI APPOSITE CLAUSOLE, INVECE, REALIZZANO PROPRIO L’EFFETTO DEL NEGOZIO
CHE LE PARTI VOLEVANO.
Qual è la differenza con la simulazione?
La differenza è che NEL CONTRATTO SIMULATO, LE PARTI, SI ACCORDANO PER
ESCLUDERE GLI EFFETTI DEL CONTRATTO, MENTRE NEL NEGOZIO INDIRETTO,
VICEVERSA, IL NEGOZIO E’ VOLUTO E GLI EFFETTI SONO REALIZZATI, SOLTANTO
CHE SONO REALIZZATI TRAMITE ALTRI ATTI CHE POI PERMETTONO DI
REALIZZARE ANCHE SCOPI ULTERIORI RISPETTO A QUELLI TIPICI DEL NEGOZIO. Ex.
un coniuge vuole trasferire un bene ad un altro coniuge ma vuole anche ottenere uno scopo ulteriore
che è quello di evitare di pagare per + tempo possibile la imposta sul trasferimento. Perciò decide di
ottenere gli effetti tipici della compravendita però utilizzando uno schema diverso, cioè quello del
MANDATO IRREVOCABILE AD AMMINISTRARE. Così ottiene 2 effetti : 1) trasferisce il bene
effettivamente al coniuge 2) ma non paga la imposta sul trasferimento (in quanto quella si paga con
la compravendita e non col mandato).
Come si vede, quindi, a differenza del contratto simulato, qui GLI EFFETTI DEL CONTRATTO,
SONO VOLUTI (quelli della compravendita), SOLO CHE SONO REALIZZATI CON L’ATTO
(CHE E’ UN PROCEIDMENTO QUINDI INDIRETTO) E SI RIESCE AD OTTENERE ANCHE
UN QUALCOSA IN PIU’ (QUINDI A NON PAGARE LA TASSA PER IL TRASFERIMENTO).
SCUSAMI SOLE MIO
TI AMO

EFFICACIA DEL CONTRATTO.


Uno dei requisiti del contratto è l’ACCORDO DELLE PARTI : cioè la MANIFESTAZIONE
CONCORDE DEL LORO CONSENSO A CONCLUDERE UN CONTRATTO.
Nel nostro ordinamento, di regola, una volta che le parti, sono a conoscenza del rispettivo
consenso, il CONTRATTO SI CONSIDERA CONCLUSO (‘’ quando si ha conoscenza
dell’accettazione dell’altra parte’’).
C’è però un’eccezione : che è quella relativa ai CONTRATTI REALI. Sono quelli che, per la
loro conclusione, ex. compravendita, RICHIEDONO UN QUALCOSA IN + RISPETTO ALLO
SCAMBIO DEI CONSENSI, OSSIA LA COSEGNA MATERIALE DELLA COSA.
Una volta che il contratto è concluso, inizia ad avere applicabilità l’art. 1372cc efficacia del
contratto : ‘’ il contratto ha forza di legge tra le parti, non può essere sciolto salvo che per
mutuo consenso o per cause ammesse dalla legge’’ ‘’ il contratto non produce effetto rispetto ai
3 salvo che nei casi previsti dalla legge’’ (tra cui ad esempio il contratto a favore di 3).
Questo art, afferma che le parti, IN VIRTU’ DELLA LORO LIBERTA’ CONTRATTUALE,
SONO LIBERE DI SCIOGLIERE IL CONTRATTO PURCHE’ OVVIAMENTE SIA
RISPETTATO IL REQUISITO DELLA ‘’ COMUNE VOLONTA’’ (in altri termini : le parti,
devono concordare sulla VOLONTA’ DI SCIOGLIERE IL CONTRATTO), ciò che si chiama
MUTUO CONSENSO.
Va precisato che, in questi casi (ossia quando le parti, decidono di comune accordo, di sciogliere
il contratto), se questo contratto, aveva una forma ab substantiam, per scioglierlo è RICHIESTO
CHE LE PARTI, STIPULINO UN ACCORDO NELLA STESSA FORMA PREVISTA PER
LA FORMAZIONE DEL COTNRATTO CHE INTENDONO SCIOGLIERE. Quindi, ad
esempio, se si vuole sciogliere un contratto di compravendita di un immobile, serve la forma
scritta. Se poi, la forma del contratto che si vuole sciogliere, non era prevista dalla legge ma, le
parti, l’avevano stabilita di comune accordo (quindi nei casi di forma convenzionale), la
giurisprudenza, ha stabilito che : PER LO SCIOGLIMENTO, NON E’ NECESSARIO
RISPETTARE QUELLA FORMA essendo sufficienti anche comportamenti concludenti.

Per quanto riguarda le cause di scioglimento ammesse dalla legge, queste sono le + svariate e
sono diverse in base al tipo di contratto :
1. La fine del temine, nella locazione
2. La revoca del mandato, nel caso del mandato
3. La restituzione della cosa nel deposito ecc.
Una forma particolare di scioglimento del contratto, si ha con il RECESSO UNILATERALE : che è
il DIRITTO DI LIBERARSI UNILATERALMENTE (cioè senza l’accordo con l’altra parte, quindi
IN DEROGA ALL’ART DI SOPRA) DAGLI OBBLIGHI ASSUNTI CON IL CONTRATTO ED
E’ UN DIRITTO AMMISSIBILE SOLO SE E’ STATO ATTRIBUITO ALLA PARTE, O DALLA
LEGGE, O DA UN APPOSITO PATTO STRETTO CON LA CONTROPARTE.
L’art. sul recesso è il 1373cc recesso unilaterale : ‘’ se ad una delle parti, è attribuita la facoltà di
recedere dal contratto, tale facoltà può essere esercitata finche’ il contratto non abbia avuto un
principio di esecuzione. Nei contratti ad esecuzione continuata o periodica (ex. come nel caso della
somministrazione di merci), tale facoltà può essere esercitata anche successivamente (quindi
successivamente al principio di esecuzione) ma il recesso non ha effetto per le prestazioni già
eseguite o in corso. Qualora sia stata stipulata la prestazione di un corrispettivo per il recesso,
questo ha effetto quando la prestazione è eseguita. E’ salvo in ogni caso il patto contrario’’.
SPIEGAZIONE.
-1 COMMA : di regola, il recesso, non può essere esercitato dalla parte che ne ha diritto (?) se il
contratto ha già avuto un inizio di esecuzione per evitare che la parte non recedente sacrifichi il suo
interesse alla prosecuzione del contratto. Questa regola, è temperata dalla eccezione prevista al
COMMA 2 : per quanto riguarda i contratti ad esecuzione continuata (ex. come ad esempio
locazione), dove, per questi contratti è previsto anche il recesso unilaterale DOPO che è stata
avviata la esecuzione (questo perché essendo contratti di lugna durata, ovviamente si vuole dare la
libertà per tutto il tempo del contratto, di recedere). In questi casi, però, restano salvi GLI EFFETTI
DELLE PRESTAZIONI PRODOTTE FINO A QUEL MOMENTO (quindi il recesso, in un certo
senso, il recesso non è mai retroattivo.
-3 COMMA : spesso, il recesso, viene garantito AD UNA PARTE, in cambio di un corrispettivo
pagato dalla parte che avrà il diritto di recesso, alla controparte (come una sorta di risarcimento). ex.
contratto di viaggio stipulato con l’agenzia. Posso recedere, pagando la cd. Multa Penitenziale. Ed
ovviamente solo quando avrò pagato (la multa) il recesso sarà effettivo.
A volte è possibile che, GIA’ AL MOMENTO DELLA STIPULA, LA PARTE A CUI E’
RICONOSCIUTO IL DIRITTO DI RECESSO PAGA ALLA CONTROPARTE LA CD.
CAPARRA PENITENZIALE CHE, SARA’ TRATTENUTA DALLA CONTROPARTE SE IL
RECESSO SARA’ EFFETTIVAMENTE ESERCITATO.
La giurisprudenza ha precisato che: la parte che ha il diritto di recesso, non deve mai esercitarlo in
modo ABUSIVO quindi ARRECANDO UN DANNO SPROPORZIONATO ALLA
CONTROPARTE. La quale, può chiedere al giudice (se ha subito questo grave pregiudizio), di
NEGARE L’EFFICACIA DEL RECESSO.
Spesso, è la stessa legge quindi ad attribuire ad una delle parti, il diritto di recedere sulla BASE DI
DETEMRINATI PRESUPPOSTI (diversi in base al singolo contratto tipico) SOPRATTUTTO NEI
CONTRATTI AD ESECUZIONE CONTINUATA O PERIODICA (ex. come ad esempio il conto
corrente; o la somministrazione merci), nei quali, di solito, ENTRAMBE LE PARTI POSSONO
RECEDERE PURCHE’ CI SIA UN CONGRUO PREAVVISO (di solito di 14gg). In altri casi, la
legge, addirittura non richiede neanche il congruo preavviso, ma solo una cd. GIUSTA CAUSA (ex.
come nel caso di recesso del socio dal contratto di società).
Il recesso è un ATTO RECETTIZIO che DEVE ESSERE PORTATO A CONOSCENZA
DELL’INTERESSATO E PUO’ ESSERE FATTO CON OGNI MEZZO E NN PUO’ ESSERE
REVOCATO.
Il recesso può essere riconosciuto o ad una sola o ad entrambe le parti.

INTEGRAZIONE DEL CONTRATTO.


Gli effetti del contratto, di regola, corrispondono AL CONTENUTO DELL’ACCORDO DELLE
PARTI (cioè gli effetti del contratto sono quelli che, le parti, hanno stabilito nel contratto stesso in
base alla loro autonomia). Tuttavia, l’art. 1374cc integrazione del contratto :’’ il contratto obbliga
le parti, non solo a quanto è nel medesimo espresso, ma anche a tutte le conseguenze che ne
derivano secondo la legge o, in mancanza, secondo gli usi o la equità’’.
Il contratto, perciò, produce non solo gli effetti voluti dalle parti, MA ANCHE QUELLI CHE
SONO PREVISTI DALLA LEGGE, DAGLI USI, O DALLA EQUITA’. Si parla, in questo senso,
di INTEGRAZIONE DEGLI EFFETTI DEL CONTRATTO.
Questa integrazione è utile soprattutto quando il CONTENUTO DEL CONTRATTO STIPULATO
DELLE PARTI HA DELLE LACUNE. Ad esempio : la misura del corrispettivo (ex. che non c’è
proprio) che quindi deve essere stabilito dal giudice, seguendo appunto il criterio della equità
oppure gli usi (che nel concreto, si intende, le tariffe tipiche).
La legge tuttavia, interviene nel contenuto del contratto, non solo x integrarlo ma, a volte, anche in
FUNZIONE IMPERATIVA : cioè ANNULLANDO E SOSTITUENDO UNA O + CLAUSOLE
DEL CONTRATTO CHE NON SIANO CONFORMI ALLA LEGGE STESSA. Esempio : se per
una data prestazione, la legge prevede un certo prezzo, e le parti, nel contratto, non lo rispettano, si
opera la cd. INSERSIONE AUTOMATICA DI CLAUSOLE : cioè, in sostanza, la clausola che
contiene il prezzo stabilito dalle parti, viene sostituita dalla legge che al posto di quel prezzo,
inserisce quello fissato dalla legge stessa.
Va precisato che, QUESTO MECCANISMO DI FISSAZIONE AUTORITATIVA DI PREZZI, E’
ORMAI IN DISUSO è + frequente che, ad esempio, venga stipulata una locazione senza rispettare
la durata minima prevista dalla legge : in questo caso, quando le parti, in una clausola del contratto
di locazione, abbiano stabilito una durata inferiore a quella minima prevista dalla legge, la legge
intervenga appunto SOSTITUENDO QUELLA CLAUSOLA ED INSERENDO QUELLA CON
LA DURATA PREVISTA. In altri termini : la legge quindi interviene in maniera autoritativa, non
tanto e non + per quanto riguarda la fissazione del corrispettivo (come ad esempio nel caso della
compravendita), ma interviene in maniera autoritativa in altri tipi di contratti (come nell’esempio, la
locazione) per fissare altro che non sia il prezzo (come nell’esempio la durata della locazione
stessa).
Questo meccanismo di inserzione automatica di clausole, è peraltro previsto da un art specifico che
è il 1339cc ‘’ le clausole, i prezzi di beni o di servizi, imposti dalla legge, sono di diritto inseriti nel
contratto anche in sostituzione delle clausole difformi apposte dalle parti ’’.

DIFFERENZA TRA CONTRATTI AD EFFETTI REALI E AD EFFETTI OBBLIGATORI


Partiamo dai CONTRATTI AD EFFETTI OBBLIGATORI che, danno luogo, alla nascita di UN
RAPPORTO OBBLIGATORIO : ad esempio, il mandato, da origine all’obbligo del mandante di
stipulare un certo contratto in nome del mandatario.
Invece, i secondi, I CONTRATTI AD EFFETTI REALI (O A EFFETTI TRASLATIVI), SONO
QUELLI CHE DETERMINANO LA TRASMISSIONE O LA COSTITUZIONE DI UN DIRITTO
REALE O DI UN ALTRO DIRITTO. NB : nei contratti ad effetti obbligatori, si creano SOLO
OBBLIGHI (cioè danno luogo solo alla nascita di un rapporto obbligatorio); nei contratti ad effetti
reali, fanno un qualcosa in + perché oltre all’effetto obbligatorio abbiamo un qualcosa in + come il
trasferimento o la costituzione del diritto reale o d un altro diritto.
A questi ultimi contratti, il cc, dedica 3 art : 1376-1377-1378 che sono importanti perché
stabiliscono quando (quindi l’esatto momento in cui), nella formazione di questi contratti,
AVVIENE IL PASSAGGIO DI PROPRIETA’ DEL BENE DA UNA PART ALL’ALTRA, IL
CHE HA UNA SERIE DI EFFETTI (come ad esempio IL PASSAGGIO DEL RISCHIO DI
PERIMENTO DELLA COSA. Cioè se per esempio Tizio è il proprietario della cosa e la trasferisce
a Caio e quella cosa durante il trasferimento si danneggia e Tizio è però ancora il proprietario,
sicuramente risponderà lui del danno che la cosa stessa ha subito. Ecco perché è importante capire
l’effettivo passaggio di proprietà del bene da una persona ad un’altra) . Quindi capire quando
effettivamente avviene il passaggio di proprietà è fondamentale in quanto nell’ambito di un
contratto traslativo, chi diventa proprietario ( quindi a chi viene trasferito il diritto di proprietà) è
ATTRIBUITO ANCHR IL RISCHIO DI PERIMENTO DELLA COSA (che è il rischio
principale). Pertanto è importante stabilire se la proprietà, come nell’esempio, viene TRASFERITA
CON IL CONSENSO OPPURE CON LA CONSEGNA. A questo pensa l’art. 1376 cc contratto
con effetti reali : ‘’ nei contratti che hanno x oggetto, il trasferimento della proprietà di una cosa
determinata, la costituzione o il trasferimento di un diritto reale, ovvero il trasferimento di un altro
diritto, la proprietà o il diritto si trasmettono e si acquistano per EFFETTO DEL CONSENSO
DELLE PARTI, legittimamente manifestato’’ .
Ciò significa che, IN QUESTI CONTRATTI, IL PASSAGGIO DELLA PROPRIETA’ AVVIENE
NON CON LA CONSEGNA MA SULLA BASE DELL’ACCORDO DELLE PARTI
(OVVIAMENTE NEL CASO DEGLI IMMOBILI L’ACCORDO DEVE ESSERE ISCRITTO NEI
PUBBLICI REGISTRI IMMMOBILIARI; MENTRE SE SI TRATTA DI MOBILI, BASRA
ANCHE L’ACCORDO VERBALE).
Quindi, LA COSEGNA (QUINDI IL PASSAGGIO DEL POSSESSO) E’ UN ELEMENTO
SUCCESSIVO CHE IN REALTA’ E’ UN OBBLIGO A CARICO DEL VECCHIO
PROPRIETARIO NEI CONFRONTI DI QUELLO NUOVO. Questo principio è detto principio del
CONSENSO TRASATIVO O ANCHE DETTO, PRINCIPIO CONSENSUALISTICO. Cioè il
principio in base al quale, nel nostro ordinamento, il trasferimento di un diritto reale AVVIENE
SENZA NECESSITA’ DI ATTI MATERIALI (NB : la consegna quindi verrà dopo la conclusione
del contratto. Sarà cioè un atto di esecuzione del contratto stesso).
Un’applicazione particolare del principio consensualistico si ha nell’art. 1378cc che STABILISCE
CHE NEI CONTRATTI CHE HANNO AD OGGETTO COSE DETERMINATE SOLO NEL
GENERE (ex. un quintale di arance) LA PROPRIETA’ SI TRASMETTE CON LA
INDIVIDUAZIONE FATTA D’ACCORDO TRA LE PARTI. Cioè : trattandosi di cose non
specifiche, è necessario che, le parti, si accordino ad esempio su quale partita d’arance deve esse3re
venduta e quindi solo quando vi è un accordo, in un certo senso + specifico, la proprietà si
trasmette.

CLAUSOLA PENALE E CAPARRA.


La clausola penale è uno strumento con cui LE PARTI DEL CONTRATTO, POSSONO
TUTELARSI RISPETTO ALL’INADEMPIMENTO DELLA CONTROPARTE O DI RITARDO
DELL’ADEMPIMENTO.
E’ uno strumento che le parti devono concordare (quindi NON E’ OBBLIGATORIO e quindi può
anche nn esserci) e serve a RAFFORZARE IL VINCOLO NEGOZIALE prevedendo quindi, una
SANZIONE ULTERIORE RISPETTO AL RISARCIMENTO PER CHI NON ADEMPIA.
La clausola penale, costituisce un PATTO ACCESSORIO, con cui quindi i contraenti stabiliscono
che . LA PARTE CHE NON ADEMPIE O ADEMPIE IN RITARDO, A PRESCINDERE DALLA
PROVA DEL DANNO (quindi a prescindere da un processo), E’ TENUTO AD UNA
DETERMINATA PRESTAZIONE (di solito un pagamento ) A TITOLO DI RISARCIMENTO. La
penale (cioè questo pagamento), è quindi una SAZIONE CHE NON E’ STABILITA
DALL’ORDINAMENTO MA E’ STABILITA DALLE PARTI.
L’importo del pagamento quindi è PREVISTO DIRETTAMENTE DALLE PARTI AL
MOMENTO DELLA CONCLUSIONE DEL CONTRATTO.
Ciò che è importante sottolineare però è che l’art. 1382cc stabilisce che di base, la parte lesa, non
può pretendere un RISARCIMENTO ULTERIORE RISPETTO A QUELLO PREVISTO DALLA
CLAUSOLE PENALE ALMENO CHE NON PROVA CHE IL DANNO SUBITO E’ MAGGIORE
RISPETTO ALLA ENTITA’ DELLA CLAUSOLA PENALE PATTUITA, ED IN QUESTO
CASO PUO’ CHIEDERE IL RISARCIMENTO DEL ‘’ MAGGIOR DANNO ‘’ O ‘’ DEL
DANNO ULTERIORE’’. Il giudice, può anche d’ufficio, ridurre l’entità della penale,
RIDUCENDOLA AD EQUITA’ in 2 casi ex art. 1384cc:
- Quando la penale è ECCESSIVA RISPETTO ALL’INTERESSE CHE LA PARTE LESA
AVEVA DELL’ADEMPIMENTO. Cioè : se la parte che non ha adempito, doveva pagare
500euro e non li ha pagati, non si può stabilire una clausola penale i 5000euro. E quindi il
giudice può ridurre la penale ad una ‘’ somma equa’’.
- Quando la parte inadempiente, ha eseguito almeno in parte la prestazione.

Ai sensi dell’art. 1383cc, il CREDITORE NON PUO’ CHIEDERE SIA LA CLAUSOLA PENALE
SIA LA PRESTAZIONE CHE NON E’ STATA ADEMPIUTA, SALVO CHE LA CLAUSOLA
PENALE SIA STATA STABILITA PER IL SEMPLICE RITARDO. Cioè : se si è stabilito che la
clausola penale, dovesse essere pagata per ritardo nell’adempimento, la parte lesa può chiedere SIA
LA PENALE SIA LA PRESTAZIONE, ANCHE SE IN RITARODO.
La caparra CONFIRMATORIA (non quella penitenziale) art. 1385cc. Che cos’è?
La caparra confirmatoria è UNA SOMMA DI DENARO O UNA QUANTITA’ DI ALTRE COSE
FUNGIBILI (cioè quelle che possono essere sostituite indifferentemente), che AL MOMENTO
DELLA STIPULA DEL CONTRATTO, UNA PARTE CONSEGNA ALL’ALTRA A ‘’ TITOLO
DI GARANZIA’’ DI ADEMPIMENTO : una volta che la parte che ha dato la caparra, adempie al
contratto, questa deve ESSERE RESTITUITA OPPURE IMPUTATA ALLA PRESTAZIONE
DOVUTA (ex. nel caso dell’affitto se Tizio da la caparra a Caio, questa a fine del contratto d’affitto
può o essere restituita oppure può essere ‘’ imputata’’ cioè tenuta da Caio ma quest’ultimo deve
sottrarre questo importo corrispondente alla caparra dalle mensilità ).
Che cosa succede se la parte che ha pagato la caparra non adempie?
Se succede questo, la parte che ha ricevuto la caparra può TRATTENERLA ED INOLTRE,
RECEDERE DAL CONTRATTO (recesso che è stabilito direttamente dalla legge chiamato ‘’
recesso in autotutela). In questo caso QUELLA CAPARRA VARRA’ COME RISARCIMENTO.
Oppure può decidere di RISOLVERE IL CONTRATTO (e quindi chiedere il risarcimento)
RIDANDO PERO’ LA CAPARRA ; oppure RIVOLGERSI AL GIUDICE PER CHIEDERE
L’ESECUZIONE DEL CONTRATTO (anche in questo caso ridando la caparra).
In genere una parte, preferisce chiedere il risarcimento o la risoluzione (ridando indietro la caparra)
quando ritiene che IL DANNO SUBITO SIA BEN MAGGIORE RISPETTO ALL’IMPORTO
DELLA CAPARRA.
Che succede se non adempie la parte che ha ricevuto la caparra?
Succede che, l’latra parte (quindi quella che ha pagato la caparra), può recedere dal contratto ed in
questo caso PRETENDERE IL 2 DELLA CAPARRA A TITOLO DI RISARCIMENTO.
Anche per quanto riguarda la caparra, si può chiedere al giudice di intervenire, però , in questo caso,
non per ridurla ad equità ma solamente PER RENDERLA NULLA (così dice la cassazione) IN
CASO DI SQUILIBRIO GRAVE A CARICO DI UNA PARTE.

L’art. 1386cc invece, RICONOSCE UN’ALTRA FORMA DI CAPARRA : CHE E’ QUELLA


PENITENZIALE che è stabilita AL MOMENTO DELLA CONCLUSIONE DEL CONTRATTO,
SOLAMENTE COME CORRISPETTIVO DEL DIRITTO DI RECESSO. NB : un conto è pagare
il CORRISPETTIVO DEL RECESSO QANDO SI ESERCITA IL RECESSO (e quella si chiama
MULTA PENITENZIALE); un altro conto è quando, PRIMA DI UN EVENTUALE RECESSO
QUINDI GIA’ AL MOMENTO DELLA STIPULA DEL CONTRATTO, LA PARTE CHE HA LA
FACOLTA’ DI RECEDERE, DA QUESTA CAPARRA. Se la parte, che ha pagato la caparra e che
ha il diritto di recesso, in futuro, recede, l’altra parte trattiene la caparra.
Invece SE LA FACOLTA’ DI RECESSO E’ ATTRIBUITA AD ENTRABE LE PARTI E SE A
RECEDERE E’ CHI HA RICEVUTO LA CAPARRA, QUESTA PARTE può recedere dal
contratto, pagando però, all’altra parte il DOPPIO DELLA CAPARRA RICEVUTA.

PRINCIPIO DI RELATIVITA’ DEGLI EFFETTI CONTRATTUALI


E’ un principio secondo cui, di regola, il contratto, non esplica effetti nei confronti dei 3 (cioè di
coloro che non sono parti). Sitratta di un principio che riguarda i contratti MA NON I NEGOZI
UNILATERALI, i quali possono incidere anche su sfere giuridiche dei 3.
Il principio di relatività degli effetti contrattuali, subisce delle DEROGHE PRINCIPALMENTE
ATTRAVERSO LA DISCIPLINA DEL CONTRATTO A FAVORE DI 3. Con esso, 2 parti,
negoziano IN NOME PROPRIO E SI ACCORDANO AFFINCHE’ UN 3, ACQUISTI UNO DEI
DIRITTI DERIVANTI DAL CONTRATTO. Ex. il caso tipico è quello di un genitore che stipula in
favore del figlio una locazione di un immobile nella città in cui il figlio fa l’università.
Il contratto a favore di 3,è ammesso, in via GENERALE, SOLO A CONDIZIONE CHE CHI LO
STIPULA ABBIA UN CONCRETO INTERESSE AFFINCHE’ SIA IL 3 AD AVERNE
VANTAGGIO 8quindi, nell’esempio di prima, il genitore ha interesse che il figlio vada a studiare
fuori e, per farlo, dovrà vivere in quella casa). Quindi questa è la CONDIZIONE DI
AMMISSIBILITA’ DI QUESTO CONTRATTO.
Con il contratto a favore di 3, inoltre, le parti, PATTUISCONO L’ATTRIBUZIONE AL 3, DELLA
TITOLARITA’ DI UN DIRITTO (ex. nell’esempio di prima il diritto di abitare nella casa) : in suo
favore, e solo in suo favore, dovrà essere eseguita la prestazione della controparte (quindi
nell’esempio di prima la controparte dovrà dare le chiavi, renderla abitabile ecc). la controparte
prende il nome di COMMITTENTE.
L’art. di riferimento è il 1411cc contratto a favore di 3 : ‘’è valida la stipulazione a favore di un 3,
qualora lo stipulante, vi abbia interesse. Salvo patto contrario, il 3, acquista il diritto contro(cioè
nei riguardi di) il promittente, per effetto della stipulazione (non appena il contratto viene
concluso). Questa (la stipulazione) però, può essere revocata o modificata dallo stipulante, finchè il
3 non abbia dichiarato, anche in confronto del promittente, di volerne profittare. In caso di revoca
della stipulazione o del rifiuto del 3 di profittarne, la prestazione rimane a beneficio dello
stipulante salvo che diversamente risulti dalla volontà delle parti’’.
Alla luce dell’art, la disciplina del contratto a favore di 3 è a seguente :
1. Serve che chi stipula ABBIA UN INTERESSE, ANCHE MORALE, a che IL 3 TRATT
VANTAGGIO DAL CONTRATTO.
2. IL 3 ACQUISTA IL DIRITTO NEI CONFRONTI DEL PROMITTENTE (la controparte),
GIA’ AL MOMENTO DELLA CONCLUSIONE DEL CONTRATTO TRA STIPULANTE
E PROMITTENTE. DA QUEL MOMENTO, GLI EFFETTI DEL CONTRATTO SI
PRODUCONO NEI SUOI CONFRONTI. Ex. per riprendere l’esempio, dopo la stipula del
contratto il figlio 3 può già andare a vivere nella casa. Però PUO’ SEMPRE RINUNCIARE.
COSI’ COME LO STIPULANTE, PUO’ REVOCARE O MODIFICARE IL
CONTRATTO. Se però, il 3, fa una dichiarazione con cui dice di voler accettare gli effetti
(che già si stavano producendo) : succede che INNANZITUTTO NON PUO’ +
RIFIUTARE GLI EFFETTI DEL CONTRATTO; E POI, LO STIPULANTE, NON PUO’ +
REVOCARE O MODIFICARE IL CONTRATTO anche se c’è un’eccezione: LA
REVOCA E’ SEMPRE POSSIBILE, quindi da parte dello stipulante, quando la prestazione
oggetto del contratto a favore del 3, deve essere fatta DOPO LA MORTE DELLO
STIPULANTE ex. assicurazione sulla vita a favore del 3 tutto ciò ex art. 1412cc. Nel caso
in cui, il 3, dovesse decidere di rifiutare (sempre con dichiarazione), succede che di regola il
contratto resta valido, SOLAMENTE CHE GL EFFETTI, INVECE DI PRODURSI NEI
CONFRONTI DEL 3, SI PRODUCONO TRA LE PARTI. Ovviamente fatta eccezione nei
casi in cui, risulta chiaro che l’UNICA RAGIONE PER AVER STIPULATO IL
CONTRATTO, ERA QUELLA DI FAVORIRE IL 3, come nell’esempio.
3. A seguito della stipula (quindi una volta concluso) del contratto, il PROMITTENTE (quindi
la controparte), può CONTESTARE AL 3 TUTTE LE POSSIBILI ANOMALIE CHE
SONO DOVUTE AD UN COMPORTAMENTO NON SUO MA DI CHI HA STIPULAT.
Cioè : se il genitore non paga l’affitto, il promittente, può opporre questo comportamento
allo studente e quindi ad esempio risolvere il contratto per inadempimento. Quindi I
COMPORTAMENTI DELLO STIPULANTE E’ COME SE SI RIPERCUOTESSERO SUL
3. Ex. art. 1413cc.

CESSIONE DEL CONTRATTO.


E’ un fenomeno con il quale si può derogare al generale principio secondo cui UN CONTRATTO
NON HA EFFETTI NEI COFRONTI DI UN 3. La cessione del contratto, è possibile nei cd.
CONTRATTI SINALLAGMATICI cioè a prestazioni CORRISPETTIVE. Un esempio di contratto
con prestazioni corrispettive è il deposito. Quindi un contratto con cui CIASCUNA PARTE E’
CONTEMPORANEAMENTE OBBLIGATA AD UNA PRESTAZIONE E NE HA DIRITTO AD
UN'ALTRA (ex locazione, affitto, appalto ecc.). Quindi, la cessione, è possibile solo in questi
contratti a prestazioni corrispettive A CONDIZIONE PERO’ CHE NESSUNA DELLE
PRESTAZIONI SIA STATA ESEGUITA.
Si ha CESSIONE DI CONTRATTO, QUANDO IN QUESTI PARTICOLARI CONTRATTI, CON
PRESTAZIONI NON ESEGUITE, UNA PARTE, STIPULA CON UN 3 UN ALTRO
CONTRATTO CON CUI IL CONTRATTO ORIGINARIO (E QUINDI GLI OBBLIGHI ED I
DIRITTI CHE NE DERIVANO), VENGONO TRASFERITI A QUEST’ULTIMO (QUINDI AL 3
CHE DIVENTA PARTE DEL CONTRATTO ORIGINARIO E QUINDI CEDUTO). Ovviamente
chi cede il contratto è il CEDENTE chi subentra è il CESSIONARIO la controparte si chiama
CONTRAENTE CEDUTO.
Ovviamente, dal momento che AL CESSIONARIO VENGONO TRASFERITI DIRITTI ED
OBBLIGHI CHE LEGAVANO IL CEDENTE AD UNA CONTROPARTE, E’ NECESSARIO
CHE PROPRIO LA CONTROPARTE DIA IL CONSENSO ALLA CESSIONE DEL
CONTRATTO.
Di solito, questa struttura si usa con l’appalto : il Comune da in appalto ad un’impresa ‘’x’’ la
realizzazione di una strada in cambio di un prezzo. L’impresa ‘’x’’ per qualche motivo, decide che
(sempre dietro ad un corrispettivo), preferisce che sia un’impresa ‘’y’’ che conosce a fare quella
strada. Quindi è chiaro che per cedere questo tipo di contratto è necessario che il Comune dia il
consenso. Tutto ciò risiede nell’art. 1406cc nozione.
Il consenso alla cessione da parte del contraente ceduto, viene solitamente dato CON UN ATTO
UNILATERALE (dichiarazione unilaterale) SEPARATA DAL CONTRATTON CHE POI VIENE
INVECE STIPULATO DAGLI ALTRI 2 (nel senso che il contraente ceduto NON PARTECIPA
ALLE TRATTATIVE TRA CEDENTE E CESSIONARIO). Però è possibile che, ex. art. 1407cc
forma, AL MOMENTO DELLA STIPULA DEL CONTRATTO ORIGINARIO, LA
CONTROPARTE (cioè il contraente ceduto), ABBIA SIN DALL’INIZIO, DATO IL CONSENSO
AFFINCHE’ L’ALTRA (quindi il futuro cedente), SOSTITUISSE A SE UN 3 (quindi come se ci
fosse UN CONSENSO PREVENTIVO). In questo caso, al momento della cessione, non servirà il
consenso ma basterà semplicemente una NOTIFICA DA PARTE DEL CEDENTE AL
CONTRAENTE CEDUTO e quindi la cessione del contratto sarà efficace SEMPLICEMENTE AL
MOMENTO DELLA NOTIFICA.
- L’art. 1408cc riguarda i rapporti tra contraente ceduto e cedente :’’ il cedente, è liberato
dalle sue obbligazioni verso il contraente ceduto dal momento in cui la sostituzione diviene
efficace nei confronti di questo (quindi con la NOTIFICA se vi era stato il consenso
preventivo; se il consenso preventivo non vi era diventerà effettivo con il consenso del
contraente ceduto)’’ . il cedente è liberato quindi nel senso che SE IL CESSIONARIO NON
DOVESSE ADEMPIERE ALLE OBBLIGAZIONI CHE HA ACQUISTATO, IL
CEDENTE NON SARA’ IN ALCUN MODO RESPONSABILE. Quindi, per evitare questo
rischio, e quindi per avere maggiori garanzie, è possibile che il contraente ceduto,
QUANDO DA IL CONSENSO ALLA CESSIONE (SIA PREVENTIVO SIA NON), PUO’
DICHIARARE ‘’ DI NON LIBERARE ‘’ IL CEDENTE. Con questa dichiarazione, il
contraente ceduto si riserva la possibilità di AGIRE CONTRO IL CEDENTE SE IL
CESSIONARIO NON ADEMPIE. In questo caso però è necessario che IL CONTRAENTE
CEDUTO, comunichi al cedente, l’INADEMPIMENTO DEL CESSIONARIO ENTRO
15gg DALLA DATA IN CUI QUESTO SI E’ VERIFICATO (tutto questo si riscontra nel 2
e 3 c dell’art).
- Il succesivo art. 1409cc, riguarda invece i rapporti TRA IL CONTRAENTE CEDUTO ED
IL CESSIONARIO (quindi tra la controparte e la nuova parte) ‘’ il contraente ceduto può
opporre al cessionario, tutte le eccezioni derivanti dal contratto’’ . ciò vuol dire che se il
contratto, aveva ad esempio un difetto di forma, il contraente ceduto può far valere questo
difetto contro il cessionario. Però non può far valere invece, di regola, l’ECCEZIONI CHE
INVECE RIGUARDAVANO ALTRI RAPPORTI TRA LUI ED IL CEDENTE (ex. tipo la
compensazione) SALVO UN ACCORDO DIVERSO.
- Per quanto riguarda i rapporti tra CEDENTE E IL CESSIONARIO si fa riferimento all’art.
1410cc : di regola vale lo stesso discorso relativo all’art. 1408cc, cioè IL CEDENTE NON
E’ RESPONSABILE NEI CONFRONTI DEL CESSIONARIO SE IL CONTRAENTE
CEDUTO NON ADEMPIE (quindi nell’esempio di prima, l’impresa ‘’x’’ non sarà
responsabile verso la impresa ‘’y’’ se il Comune non dovesse pagarla). Però è possibile che
il cedente possa assumere la garanzia dell’adempimento da parte del contraente ceduto. In
questo caso, SE IL CONTRAENTE CEDUTO NON DOVESSE ADEMPIERE, LUI E IL
CEDENTE RISPONDERANNO IN SOLIDO (nel dettaglio, il cedente diventa fideiussore
del contraente ceduto).

La cessione del contratto è diverso dal sub contratto, perché NELLA CESSIONE, I RAPPORTI
CONTRATTUALI RESTANO UGUALI MA CAMBIANO SOLO I TITOLARI; NEL SUB
CONTRATTO, RESTANO UGUALI SIANO I RAPPORTI SIA I SOGGETTI ORIGINARI
PERO’ ACCANTO A QUESTI, SI CREANO NUOVI RAPPORTI, TRA UNO DEI
CONTRAENTI ED UN 3 E,, QUESTI RAPPORTI, DIPENDONO DAI PRECEDENTI MA SI
DISTINGUONO (perché ad esempio, il rapporto tra il locatario e l’inquilino sarà separato da quello
tra inquilino e sub conduttore).

ELEMENTI ACCIDENTALI DEL CONTRATTO


Cosa sono?
SONO, LO DICE IL TERMINE STESSO, ELEMENTI CHE, A DIFFERENZA DI QUELLI
INDICATI DALL’ART. 1321CC (quindi accordo, causa, oggetto e forma), POSSONO FAR
PARTE DEL CONTRATTO MA NN SONO INDISPENSABILI ALLA SUA VALIDITA’.
I principali sono 3 :
- Condizione
- Termine
- Modo
Si tratta di elementi che sono simili in quanto hanno tutti la capacità di far si che le parti, possano ‘’
adattare’’ il contratto ad un loro interesse particolare e quindi sono ELEMENTI CHE, DANNO
RIEVANZA A QUELLI CHE LA DOTTRINA CHIAMA I MOTIVI A CONTRARRE.

Partiamo dal primo : la condizione. E’ un AVVENIMENTO FUTURO ED INCERTO, DA CUI,


LE PARTI, FANNO DIPENDERE L’EFFICACIA DEL CONTRATTO O LA SUA
RISOLUZIONE (quindi o l’inizio dell’efficacia o la eliminazione della stessa).
La condizione viene inserita nel contratto attraverso una clausola, detta CLAUSOLA
CONDIZIONALE, con cui le parti INDICANO UN EVENTO E COLLEGANO ALLA
VERIFICAZIONE DI QUELL’EVENTO, L’INIZIO O LA FINE DEL PERIODO DI EFFICACIA
DEL CONTRATTO.
La condizione è l’elemento accidentale + importante, tant’è vero che ora sono dedicati gli art
successivi a QUELLI DEDICATI AGLI ALTRI ELEMENTI ESSENZIALI DEL CONTRATTO
(questo non è un caso).
L’art. 1353cc contratto condizionale, dice che le parti POSSONO SUBORDINARE L’EFFICACIA
O LA RISOLUZIONE DEL CONTRATTO O DI UN SINGOLO PATTO AD UN
AVVENIMENTO FUTURO ED INCERTO (quest’ultimo è appunto la condizione).
In base alla definizione di condizione, ne emergono 2 tipologie :
- SOSPENSIVA : è quella da cui le parti fanno dipendere la efficacia del contratto (quindi
l’inizio degli effetti riconducibili al contratto). Ex. m’impegno a comprare il fondo di Tizio
al prezzo pattuito, se il Comune mi rilascerà il permesso di costruire.
- RISOLUTIVA : è quella da cui le parti, fanno dipendere l’ELIMINAZIONE DEGLI
EFFETTI DEL CONTRATTO E QUINDI LA SUA RISOLUZIONE. Ex. compro il fondo
di Tizio ma, se entro un anno, il Comune non mi da il permesso a costruire, il contratto sarà
risolto (quindi, in sostanza, il fondo tornerà a Tizio).

Non tutti i negozi, possono essere condizionali : ad esempio, in generale, la condizione non è
ammessa nei NEGOZI DI DIRITTO FAMIGLIARE (ex. matrimonio) oppure all’accettazione
dell’eredità (ex. accetto l’eredità solo se scopro che il de cuius abbia crediti e non debiti).
Quando un negozio, non tollera l’apposizione di una condizione, viene chiamato ACTUS
LEGITIMUS.
In alcuni casi, poi, se le parti, in contrasto al divieto, mettessero comunque la condizione in un
ACUTS LEGITIMUS, QUESTA SI CONSIDERA COME NON APPOSTA (quindi il contratto
resta valido ed efficace). In altri casi, il negozio diventa NULLO (ex. come nel caso
dell’accettazione della eredità).
La condizione, può essere o APPOSTA DALLE PARTI (in base ai loro interessi), ma in alcuni casi
(CONDICIO IURIS) è inserita direttamente dalla legge e la volontà delle parti non può incidere
(come ad esempio il compimento della maggiore età) e a questo tipo di condizioni NON SI
APPLICANO LE REGOLE PREVISTE DAI SUCCESSIVI ARTICOLI DELLA CONDIZIONE.

Un’altra distinzione della condizione, è questa, la condizione può essere :


- Causale : quando il suo avveramento, dipende dal CASO O DALLA VOLONTA’ DI 3. Ad
esempio : comprerò una partita di armi se scoppierà la 3 guerra mondiale;
- Meramente Potestativa : che dipende DEL TUTTO dalla volontà di una delle 2 parti. Ex.
comprerò il tuo fondo se ne avrò voglia. Ovviamente, l’art. 1355cc condizione meramente
potestativa dice che : ‘’ è nulla l’alienazione di un diritto o l’assunzione di un obbligo,
subordinata ad una condizione sospensiva che la faccia dipendere dalla mera volontà
dell’alienante o rispettivamente da quella del debitore’’. Quindi, la condizione meramente
potestativa, consiste, in un EVENTO CHE RIENTRA COMPLETAMENTE NELLA
VOLONTA’ DI UNA DELLE PARTI CHE PUO’ QUINDI DECIDERE LIBERAMENTE
SE PORLA IN ESSERE O NO. Il cc, rende nullo UN NEGOZIO CHE PREVEDE
QUESTO TIPO DI CONDIZIONE, SE QUESTA CONDIZIONE PERO’ RIGUARDA LA
VOLONTA’ DELLA PARTE ‘’ OBBLIGATA’’ (cioè di quella che è tenuto ad esercitare la
prestazione ex. pagare oppure vendere ) PERCHE’ OVVIAMENTE L’ORDINAMENTO
NON PUO’ RITENERE MERITEVOLE UN CONTRATTO CHE DIPENDE DAL
CAPRICCIO DELLA UNA PARTE ‘’DEBITRICE’’. Addirittura non viene quindi SOLO
ELIMINATA LA CONDIZIONE MA VIENE RESO NULLO TUTTO IL CONTRATTO.
Questa è una nullità che rientra nelle NULLITA’ TESTUALI (quindi 3c del 1418cc).
Viceversa però, la condizione meramente potestativa, è ammissibile se RIGUARDA LA
VOLONTA’ DELL’ACQUIRENTE O DEL CREDITORE. Ex. quando c’è un patto
d’opzione, in sostanza, la volontà di concludere un contratto, viene rimessa esclusivamente
alla volontà dell’acquirente. Come nell’esempio dell’affitto : l’affittuario, al termine ad
esempio del 1 anno può decidere liberamente se riacquisire il diritto di abitazione per un
altro anno, oppure no sulla base solamente della sua volontà a fronte della quale, il
proprietario della casa, non può far nulla. Si discute in dottrina ed in giurisprudenza sulla
validità di una condizione meramente potestativa risolutiva : cioè di una condizione che fa
dipendere DALLA SOLA VOLONTA’ DELLA PARTE DEBITRICE NON L’EFFICACIA
DEL CONTRATTO MA LA SUA FINE, POICHE’ L’ART 1355CC DICE CHE E’
INMMISSIBILE UNA CONDIZIONE MERAMENTE POTESTATIVA SOSPENSIVA
MA NON PARLA DI QUELLA RISOLUTIVA.
- La condizione può ANCHE ESSERE MISTA : QUANDO DIPENDE IN PARTE, DAL
CASO, ED IN PARTE DALL VOLONTA’ DI UNA DELLE PARTI. Ad esempio :
comprerò la tua casa se mi sposerò con tua figlia. Qui l’avveramento della condizione,
dipende in parte dalla volontà di sposarsi del contraente ed in parte dalla volontà dell’altra
persona (quindi il caso : la volontà di un 3). Questo tipo di condizione è ammissibile in
quanto non dipende dalla mera volontà di una parte.

L’art. 1354cc,poi, tratta le condizioni illecite o impossibili : ‘’ è nullo, il contratto al quale è


apposta una condizione sospensiva o risolutiva contraria a norme imperative, ordine pubblico e il
buon costume’’ (quindi viene usata la stessa terminologia della illiceità della causa illecita) ex. mi
comprerò 100.000 euro se ucciderai Tizio. 1c. Va precisato che : gli effetti di una condizione
illecita, non sono uniformi per tutti i tipi di negozi, in quanto, se viene apposta una condizione
illecita, ad un contratto, l’art. 1354cc, LO RENDE NULLO; ma se invece, è apposta ad un negozio
MORTIS CAUSA (ex. istituzione d’erede), la condizione SI CONSIDERA NON APPOSTA IN
VIRTU’ DEL PRINCIPIO DI ‘’ FAVOR TESTAMENTI’’ (ovviamente dovuto al fatto che, mentre
nei negozi ‘’ inter vivos’’ LE PARTI POSSONO SEMPRE CONCLUDERE UN NUOVO
NEGOZIO, NON PUO’ DIRSI LO STESSO DI UN NEGOZIO MORTIS CAUSA) ‘’ la
condizione impossibile, rende nullo il contratto, se sospensiva; se è risolutiva si ha come non
apposta’’ 2c ex. mi comprerò la tua casa se pioverò wodka. La condizione impossibile dipende da
un AVVENIMENTO IRREALIZABILE DAL PUNTO DI VISTA NATURALE (ex. i latini come
esempio dicevano ‘’ se toccherò il cielo’’) o DAL PUNTO DI VISTA GIURIDICO (ex. se sposerai
tua sorella). Anche la condizione impossibile, ha degli effetti diversi in base ai negozi perché se è
apposta AL TESTAMENTO SI CONSIDERA COME SE NON LO FOSSE (se non fosse apposta)
SE INVECE E’ APPOSTA AD UN CONTRATTO, A SUA VOLTA BISOGNA DISTINGUERE :
- Se è sospensiva : in sostanza, impedisce al contratto di avere effetti (perché se comprerò la
tua casa se potrò toccare il cielo, è una condizione che non si verificherà mai quindi il
contratto non potrà mai avere effetti). Quindi il contratto, in questo caso, sarebbe nullo.
- Se è risolutiva : viceversa, gli effetti del contratto si prolungherebbero fino all’infinito e
quindi, in questo caso, SI CONSIDERA COME NON APPOSTA (quindi come se non ci
fosse).

In un negozio condizionato, si distinguono 2 momenti :


una PRIMA FASE di PENDENZA DELLA CONDIZIONE : cioè una fase in cui, l’avvenimento,
nn si è ancora verificato ma si può ancora verificare;
la SECONDA FASE E’ IL MOMENTO IN CUI C’E’ L’AVVERAMENTO DELLA
CONDIZIONE OPPURE SI VERIFICA UN EVENTO CHE RENDE LA CONDIZIONE NON +
VERIFICABILE.
Nella prima fase, durante la pendenza, SE LA CONDIZIONE E’ SOSPENSIVA, IL DIRITTO
CHE DERIVA DAL CONTRATTO ANCORA NON E’ NATO MA PUO’ ANCORA NASCERE;
viceversa, durante la pendenza della RISOLUTIVA, il diritto E’ NATO MA, IN QUALUNQUE
MOMENTO PUO’ ESSERE PERDUTO.
Quindi, nel corso della pendenza della sospensiva, chi ha venduto la cosa, continua A
PERCEPIRNE I FRUTTI; chi invece ha acquistato HA UN’ASPETTATIVA DI DIVENTARNE
EFFETTIVAMENTE TITOLARE. A questo particolare soggetto (quindi all’acquirente di un diritto
in pendenza di condizione sospensiva), la legge riconosce, l’art. 1356cc 1 c LA POSSIBILITA’ DI
COMPIERE ATTI CONSERVATIVI, per esempio, può chiedere se teme che il bene, rimanendo
nella proprietà dell’altro, possa danneggiarsi, il SEQUESTRO CONSERVATIVO.
Viceversa, l’acquirente di un diritto sotto condizione risolutiva, può GIA’ ESERCITARE IL
DIRITTO CHE HA ACQUISTATO (in quanto il contratto ha già effetti) ma, l’altro contraente
(quindi chi ha venduto) può a sua volta compiere atti conservativi (NB : tutto ciò in quanto, quando
e se si dovesse verificare quella condizione sospensiva, gli effetti del contratto verranno cancellati.
Quindi, a seguito della condizione, è come se si tornasse alla situazione precedente in cui l’alienante
ritornerà ad esempio proprietario del bene precedentemente venduto; l’acquirente riavrà il
corrispettivo della vendita).
Art. 1357cc, dice che CHI E’ TITOLARE PROVVISORIO DI UN DIRITTO SOTTOPOSTO A
CONDIZIONE (quindi l’alienante in condizione sospensiva e l’acquirente in condizione risolutiva),
POSSONO DISPORRE DEL BENE (ex. venderlo oppure trasferire il diritto) però gli effetti di
questa vendita o trasferimento dipenderanno dall’avverarsi della condizione. Cioè : se Tizio vende a
Caio, sotto condizione sospensiva, Tizio continua a poter disporre del bene. Quindi può venderlo a
Sempronio (ovviamente senza condizione). Se però dovesse verificarsi la condizione, quella vendita
successiva a Sempronio non sarà efficace e che quindi diventerà efficace la vendita a Caio. Per
quanto riguarda la condizione risolutiva vale la stessa cosa : Tizio ha venduto a Caio (che quindi è
titolare provvisorio però sotto condizione risolutiva) il quale può disporre del bene vendendolo a
Sempronio. Se si dovesse verificare la condizione risolutiva, la vendita a Sempronio diviene
inefficace e quindi il bene o il diritto ritorna d Sempronio a Caio e da Caio a Tizio.
L’art. 1358cc, invece, parla, del comportamento in BUONA FEDE, CHE LE PARTI DEVONO
TENERE NELLO STATO DI PENDENZA : ‘’colui che si è obbligato o che ha alienato un diritto
sotto condizione sospensiva, ovvero che lo ha acquistato sotto condizione risolutiva, deve, in
pendenza della condizione, comportarsi secondo BUONA FEDE, per conservare integre le ragioni
dell’altra parte’’. Questo art, si rivolge ALL’ALIENANTE IN CONDIZIONE SOSPENSIVA ED
ALL’ACQUIRENTE IN CONDIZIONE RISOLUTIVA. E quindi si rivolge ALLA PARTE CHE,
IN PENDENZA, IN SOSTANZA ESERCITA I POTERI DI ‘’ PROPRIETARIO’’ SUL BENE O
DI ‘’ TITOLARE’’ DEL DIRITTO. Quindi, essendo loro, momentaneamente, i titolari, NON
DEVONO PREGIUDICARE LE ASPETTATIVE DELL’ALTRA PARTE, perché l’alienante in
condizione sospensiva, DEVE RISPETTARE L’ASPETTATIVA DELL’ACQUIRENTE DI
DIVENTARE IL NUOVO PROPRIETARIO; MENTRE, L’ACQUIRENTE IN CONDIZIONE
RISOLUTIVA, DEVE RISPETTARE LA POSSIBILITA’ CHE L’ALIENANTE IN
CONDIZIONE RISOLUTIVA RITORNI PROPRIETARIO.
Parliamo della 2 FASE : Un corollario di questo principio, è previsto dall’art. successivo 1359cc
avveramento della condizione : questo articolo prevede che SE UNA DELLE PARTI, IN MALA
FEDE, OSTACOLA L’AVVERAMENTO DELLA CONDIZIONE (PER RIMANERE
TITOLARE DEL DIRITTO O PROPRIETARIO DEL BENE), OPPURE, SEMPRE IN MALA
FEDE ED IN MODO SCORRETTO, LA FA AVVERARE SUCCEDE CHE IN QUESTI CASI,
RISPETTIVAMENTE, LA CONDIZIONE SARA’ CONSIDERATA NEL 1 CASO COME
AVVERATA NEL 2 CASO COME IMPOSSIBILE (il primo caso è espressamente previsto
dall’art, il 2 caso è stato esteso dalla giurisprudenza) : ‘’ la condizione si considera avverata,
qualora sia mancata (cioè diventata impossibile) per causa imputabile alla parte che aveva
interesse contrario all’avveramento’’ (quindi il soggetto al quale fa riferimento l’art. nel 1 caso è,
ovviamente, l’alienante; nel secondo caso, l’acquirente).

Continuando a parlare della 2 fase, dobbiamo esaminare l’art. 1360cc retroattività della condizione :
‘’ gli effetti dell’avveramento della condizione, retroagiscono al tempo in cui è stato concluso il
contratto, salvo che per la volontà delle parti o per la natura del contratto, gli effetti del contratto o
della risoluzione, debbano essere riportati ad un momento diverso’’.
Ciò vuol dire : CHE QUANDO SI VERIFICA LA CONDIZIONE SOSPENSIVA, IL BENE O IL
DIRITTO ACQUISITO DA Tizio, SI CONSIDERA ACQUISTATO ‘’ EX TUNC’’ quindi non dal
momento in cui si verifica la condizione sospensiva ma da prima (da quando è stato concluso il
contratto). Ex. il 1 marzo 2020, Tizio vende a Caio una casa, sotto condizione sospensiva, quindi gli
effetti si avranno A PARTIRE DA QUANDO SI VERIFICA LA CONDIZIONE SOSPENSIVA.
La condizione si verifica il 1 maggio 2020 e Caio diventa proprietario a tutti gli effetti (quindi il
contratto inizia ad avere effetto). Caio però non si considera proprietario dal 1 maggio ma dal 1
marzo (GIORNO DI CONCLUSIONE DEL CONTRATTO).
SE INVECE, Tizio ha venduto a Caio una casa sottoposta a condizione risolutiva, succede che
quando si verifica la condizione risolutiva, GLI EFFETTI DEL CONTRATTO SONO ELIMINATI
EX TUNC quindi significa come SE IL CONTRATTO NON FOSSE MAI ESISTITO. Quindi il
bene o ritorna nella proprietà di Tizio, il quale restituisce il corrispettivo a Caio. E SI CONSIDERA
COME SE IL CAIO NON FOSSE AMAI STATO TITOLARE DEL BENE O DEL DIRITTO E
QUIDNI SI CONSIDERA COME SE TALE BENE O DIRITTO NON SIA MAI USCITO DALLA
SFERA GIURIDICA DI TIZIO
NB : la regola della retroattività degli effetti della condizione al momento della stipula, può essere
derogata dalla volontà delle parti che possono decidere CHE INVECE QUESTA ABBIA EFFETTI
EX NUNC. Quindi nel caso della condizione sospensiva ‘’ a partire da quando si verifica la
condizione ‘’ (ossia Caio diventa proprietario non a partire dal 1 marzo 2020 ma dal 1 maggio
2020); mentre nel caso della condizione risolutiva (diversamente dalla retroattività vista sopra, dove
al momento del verificarsi della condizione Caio VIENE CONSIDERATO COME SE NON
FOSSE MAI STATO PROPRIETARIO, in quanto è ‘’ ex tunc’’) si considera Caio COME
PROPRIETARIO MA NEL FRANGENTE DI PENDENZA DELLA CONDIZIONE, FERMO
RESTANDO CHE COMUNQUE IL BENE O IL DIRITTO TORNA NELLA TITOLARITA’ DI
TIZIO, DAL GIORNO IN CUI SI VERIFICA LA CONDIZIONE RISOLUTIVA. In altri termini :
il bene o il diritto, in questo caso, non è stato sempre nella sfera giuridica di Tizio (differentemente
dalla retroattività che abbiamo visto nel 1 caso dove invece abbiamo detto che il bene, quando si
verifica quella condizione che è retroattiva ex tunc, si considera COME SE NON FOSSE MAI
USCITO DALLA SFERA GIURIDICA DI TIZIO) MA E’ STATO EFFETTIVAMENTE
TRASFERITO A CAIO DURANTE LA PENDENZA DELLA CONDIZIONE E,
ALL’AVVERAMENTO DI QUESTA, E’ RITORNATO NELLA SFERA GIURIDICA DI Tizio
(come se avesse fatto ‘’ su e giù’’).

Un’altra eccezione alla regola della retroattività della condizione, si ha quando LA NATURA DEL
CONTRATTO, IMPLICA CHE, APPUNTO, LA CONDIZIONE NON PUO’ ESSERE
RETROATTIVA PERCHE’ BISOGNA FARE SALVI GLI EFFETTI CHE FINO A QUEL
MOMENTO IL CONTRATTO HA PRODOTTO. Per questo motivo, il 2c dell’art. 1360cc
INVERTE LA REGOLA GENERALE DELLA RETROATTIVITA’ E SPECIFICA CHE (NB : IN
RIFERIMENTO ALLA SOLA CONDIZIONE RISOLUTIVA), SE QUESTA E’ APPOSTA, AD
UN CONTRATTO AD ESECUZIONE CONTINUATA, SALVO PATTO CONTRARIO,
L’AVVERAMENTO DELLA CONDIZIONE, NON HA EFFETTO RETROATTIVO (cioè non
travolge le prestazioni già eseguite). Ex. la somministrazione delle merci sottoposto a condizione
risolutiva. Se la condizione avesse effetto retroattivo, tutte le merci andrebbero restituite (cosa che
non sarebbe possibile in quanto ad esempio l’impresa le ha vendute, le ha impiegate e così via)
quindi si deve per forza, per contratti come questi, FARE SALVI GLI EFFETTI PRODOTTI FINO
ALL’AVVERAMENTO DELLA CONDIZIONE RISOLUTIVA, CHE QUINDI AVRA’
SOLAMENTE EFFETTO EX NUNC.

Una limitazione alla regola generale della retroattività della condizione, è prevista dall’art. 1361cc
atti di amministrazione, il quale (senza fare distinzione tra condizione sospensiva e risolutiva), dice
che GLI ATTI DI AMMINISTRAZIONE FATTI IN PENDENDA DELLA CONDIZIONE, DAL
TITOLARE PROVVISORIO (che nel caso della condizione sospensiva è l’alienante; nel caso della
condizione risolutiva è l’acquirente) RESTANO SALVI POICHE’ SONO ATTI RIVOLTI
ESCLUSIVAMENTE ALLA CONSERVAZIONE DELLA COSA. Ad esempio : Tizio titolare
provvisorio ha riparato la caldaia della casa acquistata sotto condizione risolutiva; è chiaro che
quando si avvera la condizione torna a Caio, quell’atto di amministrazione resta salvo (non è che
Caio può sfasciare la caldaia). Inoltre, se il bene, ha prodotto dei frutti il titolare provvisorio, deve
restituire all’altro SOLO QUELLI PRODOTTI DOPO L’AVVERAMENTO DELLA
CONDIZIONE, MA QUELLI INVECE PRODOTTI IN PENDENZA, RESTANO AL TITOLARE
PROVVISORIO.
IL TERMINE.
Il termine, è un elemento accidentale del contratto, che consiste, IN UN AVVENIMENTO
FUTURO MA CERTO (questa è LA DIFFERENZA RISPETTO ALLA CONDIZIONE) A
PARTIRE DAL QUALE IL CONTRATTO INIZERA’ A PRODURRE I PROPRI EFFETTI
(TERMINE INIZIALE) OPPURE TERMINERA’ DI AVERE EFFETTI (TERMINE FINALE).
Il termine può essere DETERMINATO : QUANDO E’ BEN DELIEATO (ad esempio contratto che
avrà effetti dal 5 aprile 2020) o INDETERMINATO (ad esempio termine finale : la mia morte).
Ovviamente, la differenza rispetto alla condizione, sta nel fatto che il termine consiste in un
avvenimento CERTO (cioè : si sa che prima o poi si verificherà).
Anche nel caso del termine, ci sono dei negozi, che non accettano la sua apposizione e sono sempre
i cd. ACUTUS LEGITIMI ad esempio : matrimonio, accettazione della eredità e la rinuncia alla
eredità.
Ovviamente, il termine di cui si sta discutendo, è il cd. TERMINE DI EFFICACIA (da cui si fa
dipendere la efficacia del contratto) che è diverso dal TERMINE DELL’ADEMPIMENTO : anche
detto SCADENZA, che invece, ha a che fare col momento in cui LA PRESTAZIONE A CUI UNA
PARTE E’ OBBLIGATA DEVE ESSERE SVOLTA. EX. Tizio da in locazione a Caio, la casa, dal
5 novembre 2019 al 5 novembre 2020, quelli sono termine INIZIALE e termine FINALE; mentre,
si prevede che entro il 5 di ogni mese, Caio debba pagare il canone, quello è il termine di
adempimento del pagamento.
NB : se le parti, come spesso accade, inseriscono una clausola nel contratto in cui prevedono un
termine iniziale come ad esempio : il giorno in cui farò 50 anni ma non è detto che li farai perché
puoi morire prima, quel termine essendo un evento INCERTO NON PUO’ ESSERE
CONSIDERATO COME TALE (in quanto si è detto precedentemente che la differenza rispetto alla
condizione è la CERTEZZA CHE QUELL’EVENTO SI VERIFICHI) , CIOE’ COME TERMINE,
E QUINDI SI CONSIDERA COME CONDIZIONE SOSPENSIVA.

Il fatto che, il termine consista in un avvenimento certo, implica una grossa differenza rispetto alla
condizione, CHE RIGUARDA LA DISCIPLINA DEL MOMENTO DELLA PENDENZA.
Quando c’è una condizione sospensiva : c’è una parte che è il titolare provvisorio del diritto del
bene, cioè l’alienante, e c’è una parte che ha aspettativa di diventarlo, ossia l’acquirente. Questo
perché gli effetti del contratto condizionale, se c’è una condizione sospensiva, SONO IN DUBBIO.
Invece, il termine iniziale, non mette in dubbio che il contratto avrà effetto, perché è comunque un
avvenimento certo e quindi è certo che il contratto avrà effetti, semplicemente, questi effetti
SARANNO SPOSTATI AD UN MOMENTO SUCCESSIVO (quando cioè si verifica il termine
iniziale). Per questa ragione, è possibile che ci sia un TERMINE MERAMENTE POTESTATIVO
A SCELTA DEL DEBITORE. Cioè è possibile, stipulare un contratto, con un termine iniziale o
finale, che sia stabilito dalla volontà di una sola parte debitrice. Cioè : è possibile stipulare un
contratto in cui la parte debitrice dica ‘’ pagherò quando potrò’’. In queste situazioni, è possibile
rivolgersi a giudice per far stabilire un termine congruo, quindi, un contratto con questo tipo di
termine NON SARA’ NULLO.
Per quanto riguarda, il MOMENTO DELLA PENDENZA DEL TERMINE, vi è un’altra differenza
con la condizione, in quanto : DURANTE LA PENDENZA, IL TITOLARE PROVVISORIO DEL
BENE, NON PUO’ ESERCITARLO. In quanto è assolutamente CERTO CHE QUEL BENE O
QUEL DIRITTO SARA’ TRASFERITO ANCHE SE POI, L’ALTRA PARTE (cioè quella che
diventerà titolare effettivo) PUO’ ANCHE SVOLGERE LA SUA PRESTAZIONE. Cioè, se il
contratto, prevede il trasferimento di un bene in cambio di un prezzo sottoposto però a termine, la
parte che diventerò titolare del bene, può pagare anche PRIMA dell’eventuale termine iniziale.
Però, laddove dovesse farlo, NON PUO’ RICHIEDERE INDIETRO I SOLDI PERCHE’ TANTO
COMUNQUE AVREBBE DOVUTO CORRISPONDERLI.
L’Unico caso in cui, può richiedere indietro i soldi, è quando dimostra CHE NON ERA A
CONOSCENZA DEL FATTO CHE CI FOSSE UN TERMINE.
Quando sopraggiunge il termine iniziale, PARTONO GLI EFFETTI DEL CONTRATTO, I QUALI
(a differenza della disciplina della condizione), NON SONO RETROATTIVI. Ex. contratto di
vendita di un’auto stipulato il 1 marzo 2020 con termine iniziale 1 maggio 2020. L’acquirente Caio,
diventerà PROPRIETARIO EFFETTIVO DAL 1 MAGGIO e quindi non si considera come se
fosse stato proprietario già dal 1 marzo. Nel caso del termine finale , quindi quando il termine finale
sopraggiunge gli effetti del contratto cessano e colui il quale è stato proprietario fino alla scadenza
del termine si considera effettivamente proprietario IN QUEL FRANGENTE DI TEMPO
(diversamente quindi dalla condizione).

In giurisprudenza, non tutti concordano sul fatto che il termine posta essere apposto AI
CONTRATTI AD EFFETTI REALI (cioè quelli che trasferiscono diritti), poiché si discute,
sull’AMMISSIBILITA’ DELLA CD. PROPRIETA’ TEMPORANEA.

MODO.
Il modo, è un elemento ACCESSORIO DEL NEGOZIO (al pari del termine e della condizione),
che però SI APPLICA AD UN CERTO TIPO DI NEGOZI OSSIA I NEGOZI DETTI DI
LIBERALITA’ (principalmente la donazione e il legato). Attraverso il modo, colui che pone in
essere questo atto di liberalità, a favore di un beneficiario, OBBLIGA IL BENEFICIARIO A
PORRE IN ESSERE UN DETERMINATO COMPORTAMENTO SENZA IL QUALE, NON
PUO’ RICEVERE LA LIBERALITA’. Ex. Tizio dona un immobile a Caio a patto che, Caio
adempia l’obbligo di farne un ospedale.
Il comportamento richiesto, PUO’ ANCHE ESSERE DI TIPO OMISSIVO. Ex. Tizio, in un
testamento, lascia un legato a Caio, costituito da un fondo a patto che Caio, non ci costruisca nulla
sopra.
In un certo senso si può dire che il MODO LIMITA LA LIBERALITA’ E RIDUCE GLI EFFETTI
DELL’ATTRIBUZIONE PATRIMONIALE MA NON PUO’ ESSERE CONSIDERATO COME
SE IL COMPORTAMENTO CHE L’ALTRA PARTE DEVE TENERE A FRONTE DI QUESTO
TIPO DI CONTRATTO SIA COME UN CORRISPETTIVO. In altri termini : non si può dire che,
ad esempio, nella DONAZIONE MODALE, vi sia uno scambio tra ciò che è donato e l’attività
imposta poiché, nel momento in cui il donante o il testatore, vuol far beneficiare l’altra parte di un
qualcosa, non vuole nulla in cambio, SEMPLICEMENTE IMPONENDO IL MODO AL
BENEFICIARIO, VUOLE PERSEGUIRE UN CERTO SCOPO ULTERIORE (che nell’esempio di
prima era la costruzione dell’ospedale). Pertanto, l’attribuzione del modo, non rende la donazione o
il legato, un NEGOZIO ONEROSO POICHE’ RESTANO ENTRAMBI NEGOZI GRATUITI (nel
senso che quel tipo di comportamento che il donante richiede al donatario non può essere
considerato al PARI DI UN CORRISPETTIVO, ne si può dire che in questo tipo di NEGOZIO CI
SIA UNO SCAMBIO TRA LE PARTI come nel caso ad esempio di una compravendita dove vi è
una parte che vende e quindi da un qualcosa e un’altra parte che acquista e quindi da un
corrispettivo. Quindi, nonostante in questo tipo di negozio ci sia una parte che oltre a donare chiede
‘’ un qualcosa in più’’, il negozio rimane comunque gratuito).
Per questo motivo, il modo si può inserire SOLO NEI NEGOZI GRATUITI (come donazione,
legato, ed istituzione d’erede, comodato gratuito) quindi NON E’ COMPATIBILE CON I NEGOZI
CLASSICI A TITOLO ONEROSO : IN QUANTO SI TRATTA, COME DETTO, DI UN
COMPORTAMENTO CHE UNA DELLE PARTI (cioè quella che sta donando), CHIEDE AD
UN’ALTRA PARTE ALLA QUALE STA DONANDO (dando gratuitamente) UN QUALCOSA
(ed ovviamente una cosa di questo tipo non si può chiedere ad una persona che ti sta PAGANDO).
Va anche precisato, che il modo, non deve essere confuso con una CONDIZIONE SOSPENSIVA :
cioè non è che se Tizio regala un qualcosa a Caio apponendo il modo, vuol dire che la efficacia
della donazione di Tizio INIZIA QUANDO Caio tiene quel tipo di comportamento, perché IL
NEGOZIO E’ EFFICACE SUBITO, QUINDI A PARTIRE DALLA DONAZIONE.
Il modo però, si trasforma IN UN OBBLIGO GIURIDICO CHE LA PARTE RICEVENTE DEVE
COMUNQUE RISPETTARE (PUR NON ESSENDO, QUEL COMPORTAMENTO CHE GLI SI
RICHIEDE, UN CORRISPETTIVO O UN PAGAMENTO).

Il modo NON DEVE ESSERE ILLECITO O IMPOSSIBILE: ad esempio ti dono una somma ma
devi uccidere Tizio; ti dono una somma ma devi volare.
In questi casi, si considera come NON APPOSTO.
Ma, se invece, risulta che senza quel modo, la donazione ad esempio NON SAREBBE MAI
STATA POSTA IN ESSERE (cioè che quell’atto di liberalità aveva il solo e unico scopo di ottenere
dal beneficiario quel comportamento illecito o impossibile), L’ATTO È NULLO.

Che succede se il beneficiario non adempie?


Innanzitutto, bisogna precisare che L’ADEMPIMENTO DEL MODO PUO ESSERE CHIESTO
NON SOLO DAL DONANTE (ad esempio) ma ANCHE DA CHIUNQUE SIA INTERESSATO
(ad esempio: il de cuius nel testamento, istituisce erede Tizio ma sottrae un cespite patrimoniale
come una casa e la da in legato a Caio, il quale deve farci un ospedale. Se Caio non fa l’ospedale,
Tizio essendo l’erede principale che si è visto sottratto della casa, può chiedere l’adempimento).
Quando il beneficiario non adempie, è previsto che si possa chiedere al giudice (o l’interessato o il
donante), LA RISOLUZIONE DEL CONTRATTO (nel caso della donazione) o (nel caso del
legato) RISOLUZIONE DELLA DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA.
Il giudice pronuncia la risoluzione quando il giudice RILEVA CHE IL DONANTE O IL DE
CUIUS HANNO FATTO LA DONAZIONE O IL LEGATO, SOLAMENTE PER OTTENERE
QUEL DETERMINATO COMPOSTAMENTO, SENZA IL QUALE NON L’AVREBERO
FATTO.

INTERPRETAZIONE.
L’interpretazione del contratto, è L’ATTIVITA’ CON CUI IL GIUDICE, DI FRONTE A DELE
ESPRESSIONI DUBBIE CONTENUTE NELLO STESSO, DEVE CERCARE DI
DETERMINARNE IL SIGNIFICATO ATTRVAERSO UNA SERIE DI REGOLE CHE SONO
RIPORTATE DAGLI ART. dal’ 1362 al 1371cc.
Ovviamente, sarà impossibile con certezza quella che poteva essere la reale volontà delle parti, e
quindi il reale significato che un’espressione dubbia, nelle loro intenzioni, doveva avere. Perciò il
giudice, si deve limitare ad applicare all’espressione dubbia, proprio le disposizioni ed i criteri
legali indiciati dagli art. sulla base dei quali sarà possibile interpretare quell’espressione dubbia nel
MODO + VICINO POSSIBILE ALL’INTERESSE DELLE PARTI.
Le norme sulla interpretazione, che sono dettate per il contratto, sono COMPATIBILI (IN VIRTU’
DELLA CLAUSOLA DI ESTENSIONE DELL’ART. 1324CC) AGLI ALTRI NEGOZI. E sono
norme suddivise in 2 categorie :
- Le norme di interpretazione SOGGETTIVA : che sono quelle dei primi 4 art. dirette a
ricercare quanto + possibile la reale volontà delle parti (operazione alquanto difficile);
- Le norme di interpretazione OGGETTIVA : che sono quelle dal 1367cc al 1371cc, che sono
quelle che intervengono quando, LE NORME APPARTENENTI ALLA PRIMA
CATEGORIA, NON SONO SUFFICIENTI PER ARRIVARE AD UNA SOLUZIONE.
Poi c’è l’art. 1366cc, che si APPLICA AI CONTRATTI ED AI NEGOZI ‘’ INTER VIVOS’’
SECONDO CUI IL CONTRATTO DEVE ESSERE INTERPRETATO SECONDO BUONA
FEDE : si tratta di una regola generale (quindi che non è ne sogg ne ogg), che tutela
L’AFFIDAMENTO : nel senso che secondo questa regola, per determinare il significato di
un’espressione dubbia adoperata da una parte, occorre considerare anche IL SIGNIFICATO CHE
L’ALTRA PARTE (quindi quella che, nel contratto, riceve l’espressione dubbia),
RAGIONEVOLMENTE, GLI AVREBBE DATO. La ratio di questa norma è che se Tizio è una
parte ed inserisce nel contratto una frase che può avere diversi significati, e quindi ad esempio trae
un po' in inganno, solamente Tizio sa il reale significato; quindi l’altra parte, che quindi la riceve,
deve essere tutelata. La tutela prevista è quella di prevedere, per quella frase dubbia, il significato
che ‘’ l’uomo medio’’ ne avrebbe ricavato RAGIONEVOLMENTE.

La prima regola soggettiva di interpretazione del contratto è quella prevista all’art. 1362cc
intenzione dei contraenti dice che : ‘’ nell’interpretare il contratto, si deve indagare quale sia stata
la COMUNE INTENZIONE delle parti e non limitarsi al senso letterale delle parole’’; quindi è
come se ei contratti non esistesse l’ in claris non fit interpretatio (la regola secondo cui, nella legge,
se c’è scritta un qualcosa che letteralmente è chiaro, non bisogna andare a cercare altre
interpretazioni). ‘’ per determinare la comune intenzione delle parti, si deve valutare IL LORO
COMPORTAMENTO COMPLESSIVO anche posteriore alla conclusone del contratto’’. Quindi, il
COMPORTAMENTO DELLE PARTI VA TENUTO IN CONSIDERAZIONE SIN DAL
MOMENTO DELLE TRATTATIVE FINO AL MOMENTO DELLA ESECUZIONE (incluso).
Continuando con la lettura degli art , arriviamo al 1363cc interpretazione complessiva delle clausole
: che DICE COME BISOGNA CERCARE DI RICOSTRUIRE LA COMUNE INTENZIONE
DELLE PARTI, SPECIFICANDO CHE IL CONTRATTO VA ESAMINATO, SEMPRE NEL
SUO COMPLESSO (E NON ISOLANDO CLAUSOLA PER CLAUSOLA) e recita : ‘’ le clausole
del contratto, s’interpretano le une per mezzo delle altre, attribuendo a ciascuna il senso che
risulta dal complesso dell’atto’’.
Gli art. 1364 e 1365cc, sono disposizioni + di dettaglio : nel senso che FORNISCONO
SOLUZIONE INTERPRETATIVA A 2 CASI PARTICOLARI :
- 1 CASO ex. art. 1364cc espressioni generali : ‘’ per quanto generali siano le espressioni
usate nel contratto, questo, comprende solo gli oggetti sui quali le parti si sono proposte di
contrattare’’ . La ratio del primo caso è che : DI FRONTE AD UN’ESPRESSIONE
UTILIZZATA NEL CONTRATTO, CHE PER SUA NATURA E’ MOLTO GENERICA
(cioè non è solo dubbia ma che si può estendere in tanti modi) BISOGNA CERCARE DI
RESTRINGERE IL CAMPO IL + POSSIBILE PER EVITARE DI ‘’ ANDARE TROPPO
OLTRE’’ RISPETTO ALLA REALE INTENZIONE DELLE PARTI. E QUINDI
BISOGNA CERCARE DI LIMITARE IL SIGNIFICATO DI QUESTA ESPRESSIONE
DUBBIA, LIMITANDOLO AL CASO CONCRETO DEL CONTRATTO E NON
ESTENDO QUELLA FRASE A TUTTI I POSSIBILI CASI CONCRETI AI QUALI SI
POTREBBE, IN ASTRATTO, ESTENDERE.
- 2 CASO ex art. 1365cc indicazioni esemplificative ‘’ quando in un contratto, si è espresso
un caso al fine di spiegare un patto, non si presumono esclusi, i casi non espressi ai quali,
secondo RAGIONE può estendersi, lo stesso patto’’. Questo art, ha un senso opposto al 1,
cioè : l’articolo, cerca di estendere il + possibile la portata di una frase. In particolare, spesso
accade che le parti, nel contratto, facciano degli esempi, ex. contratto di affitto : il
proprietario inserisce una clausola con cui vieta all’affittuario, di modificare l’esterno
inserendo un esempio ‘’ la tintura del muro’’. Il fatto che il proprietario di casa abbia fatto
questo tipo di esempio (che rientra nella casistica di non apportare, in generale, modifiche
all’esterno), non vuol dire che altri casi simili alla ripiturazione dei muri, ma che possono
rientrare nelle modifiche dell’esterno non rientrino in quella clausola (cioè, lui ha fatto nello
specifico l’esempio della ripitturazione dei muri, ma è ovvio che le parti così come non
possono ripitturare i muri non potranno fare anche altre modifiche come ad esempio la
costruzione della piscina. Ecco in che senso l’esempio che le parti hanno fatto nel contratto
può essere esteso SECONDO RAGIONE anche ad altri tipi di esempi simili).
Queste 2 norme, hanno ratio OPPOSTE : poiché, la prima (sempre in presenza di un’espressione
dubbia di carattere geenrale) CERCA DI NON ESTENDERE IL SIGNIFICATO DI QUELLA
FRASE; la seconda, è di segno OPPOSTO : PERCHE’ , IN SOSTANZA, AFFERMA CHE SE
LE PARTI NEL CONTRATTO FANNO UN ESEMPIO DI QUALUNQUE TIPO SI
CONSIDERA CHE QUELL’ESEMPIO, IN REALTA’ POSSA ESTENDERSI A TUTTA
UNA SERIE DI ESEMPI SIMILI.
Qualora tutte queste regole dall’art. 1362 al 1365cc, non siano sufficienti per trovare una
soluzione interpretativa (sempre in caso di espressioni dubbie), subentrano le norme della:
INTERPRETAZIONE OGGETTIVA : tra di esse, ce ne è una art. 1367cc, che, è in sostanza, IL
PRINCIPIO GENERALE DI INTERPRETAZIONE OGGETTIVA : IL PRINCIPIO DELLA
CONSERVAZIONE DEL CONTRATTO ‘’ nel dubbio, il contratto o le singole clausole,
devono interpretarsi nel senso in cui possono avere qualche effetto anziché in quello secondo
cui non avrebbero alcuno’’.
L’art. 1367cc, interviene quando SI HA UN CONTRATTO, OVVIAMENTE VALIDO ED
EFFICACE, CHE PERO’, A CAUSA DI ALCUNE ESPRESSIONI DUBBIE, NON PUO’
ESSERE PORTATO AD ESECUZIONE E QUINDI INTERVIENE PER EVITARE CHE
QUEL CONTRATTO RESTI INESEGUITO, CERCANDO QUINDI DI INTERPRETARE LE
ESPRESSIONI DUBBIE, DANDOGLI QUALUNQUE SENSO POSSIBILE PURCHE’ SIA
UN SENSO TALE DA ‘’ SBLOCCARE LA SITUAZIONE E FARE ESEGUIRE IL
CONTRATTO’’.
L’art 1367cc ha una serie di corollari applicativi agli art successivi (del 1368 al 1370cc).
- Art. 1368 pratiche generali interpretative : che introduce il concetto dei cd. USI
INTERPRETATIVI ‘’ Le clausole ambigue, si interpretano secondo ciò che SI PRATICA
GENERALMENTE NEL LUOGO IN CUI IL CONTRATTO E’ STATO CONCLUSO’’
(anche in questo caso, non si va a cercare la comune volontà delle parti ma ciò che si cerca è
un criterio oggettivo al quale aggrapparsi per arrivare ad una soluzione interpretativa. In
quanto se si fosse voluta ricercare la comune volontà delle parti si sarebbero applicati i primi
art della interpretazione sogg, ma siccome quelli si sono dimostrati insufficienti a ricostruire
l’interpretazione del contratto, si ricade nella oggettiva). ‘’ nei contratti in cui una delle
parti è un imprenditore, l,e clausole ambigue si interpretano secondo ciò che si pratica
generalmente nel luogo in cui c’è la sede della impresa’’ (quindi cambia l’elemento in base
al quale si determina quale sia il luogo da seguire per determinare gli usi interpretativi
QUINDI NON PIU’ IL LUOGO DI CONCLUSIONE DEL CONTRATTO MA IL LUOGO
OVE HA SEDE L’IMPRESA).
- Art. 1369cc espressioni con + sensi : ‘’ le espressioni che possono avere + sensi, devono,
nel dubbio essere intese nel senso + conveniente alla NATURA ED ALL’OGGETTO DEL
CONTRATTO’’ . cioè quando si ha un’espressione interpretabile in + significati e non è
possibile capire quale sia quello che le parti realmente volevano, si prende quella
espressione e si interpreta nel modo + COERENTE POSSIBILE ALLA FUNZIONE DEL
CONTRATTO.
- Art. 1370cc interpretazione contro l’autore della clausola : questo è in realtà un art che detta
una regola PRECISA E SPECIFICA CHE RIGUARDA LE CLAUSOLE INSERITE
NELLE CONDIZIONI GENERALI DI CONTRATTO, O IN MODULI O FORMULARI.
Quindi, si tratta di clausole apposte ai CONTRATTI DI MASSA PREDISPOSTI DALLA
PARTE IMPRENDITRICE. L’art. diche che queste, s’interpretano, nel dubbio, a favore
dell’altro (quidni della parte debole come ad esempio il consumatore. E’ una norma posta a
tutela della PARTE DEBOLE, la quale non ha ALCUN POTERE DI DETERMINAZIONE
DEL CONTENUTO DEL CONTRATTO E, PUO’ SUBIRE GLI SVANTAGGI DI
UN’ESPRESSIONE DUBBIO (che peraltro non è un’espressione che ha voluto lei ma
l’altra parte, FORTE, del contratto).

Per quanto riguarda l’art. 1371cc, è una NORMA DI CHIUSURA, rubricata appunto regole finali :
‘’ qualora, nonostante l’applicazione delle norme contenute in questo capo (s’intende dall’art.
1362cc in poi), il contratto rimanga oscuro, esso deve essere inteso, NEL SENSO MENO
GRAVOSO PER L’OBBLIGATO (se è a titolo gratuito) e nel senso che realizzi l’equo
contemperamento degli interessi delle parti, se è a titolo oneroso ‘’ . Sono delle regole residuali,
che intervengono solo se nessun altro criterio è stato utile e detta 2 ulteriori criteri che si
differenziano in base al fatto che il contratto sia gratuito o oneroso. Nel primo caso SI DEVE
PRIVILEGIARE LA PARTE SVANTAGGIATA, L’OBBLIGATO (ex. nel caso della donazione il
donante) che è colui il quale ‘’ riceve già un sacrificio’’ (essendo obbligato alla prestazione).
Mentre in tutti gli altri casi, poiché ENTRAMBE LE PARTI SUBISCONO UN SACRIFICIO, E’
NECESSARIO COMPENSARE LE OPPOST PRETESE CONTEMPERANDONE GLI
INTERESSI.

Recentemente, si è messa in discussione la differenza tra il CONCETTO DI INTERPRETAZIONE


ED IL CONCETTO DI QUALIFICAZIONE (che è l’assegnazione al contratto, di un TIPO
GIURIDICO : quindi di un ‘’ nomen iuris’’).
In particolare, si considera che INTERPRETAZIONE E QUALIFICAZIONE, FACCIANO PARTE
DI UN PROCEDIMENTO UNITARIO A TAL PUNTO CHE, QUNDO S’INTERPRETA UN
CONTRATTO DUBBIO SI DEVONO ANCHE OSSERVARE LE REGOLE GENERALI CHE
RIGUARDANO PROPRIO QUEL TIPO DI CONTRATTO A CUI APPARTIENE IL
CONTRATTO DUBBIO. Quindi se c’è un contratto di compravendita, con delle clausole dubbie,
nell’interpretare tali clausole bisogna anche tenere in considerazione le regole generali sulla
compravendita.

RESCISSIONE DEL CONTRATTO.


La rescissione è uno STRUMENTO CON CUI SI TUTELA UNA PARTE CHE HA CONCLUSO
IL CONTRATTO SOLO PERCHE’ CONDIZIONATA DA UNA SITUAZIONE PARTICOLARE
CHE HA FATTO SI CHE IL CONTRATTO STIPULATO SIA ECONOMICAMENTE
SVANTAGGIOSO.
In questi casi, che la legge tipizza, la parte lesa può ESPERIRE L’AZIONE DI RESCISSIONE.
I casi sono 2:
1. È il contratto stipulato in condizioni di pericolo (ex. in una situazione di pandemia acquisto
l’amuchina a 300 euro) art. 1447cc contratto concluso in stato di pericolo ‘’ il contratto con
cui una parte ha assunto obbligazioni a condizioni inique per la necessità nota alla
controparte di salvare se o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona può
essere rescisso su domanda della parte che si è obbligata. Il giudice, nel pronunciare la
rescissione può, secondo le circostanze assegnare un equo compenso all’altra parte per
l’opera prestata’’. Quindi, affinchè si applichi quest’art, innanzitutto il pericolo a seguito
del quale si è stipulato il contratto DEVE RIGUARDARE UN DANNO GRAVE ALLA
PERSONA (quindi ad esempio incolumità personale) e non un pericolo relativo a dei beni.
Addirittura il contratto è rescindibile anche se questo pericolo, è stato creato dalla stessa
parte (ex. mi arrampico su una roccia alpina, non so scendere chiedo aiuto alla guida che ne
approfitta per chiedere un compenso esorbitante). È necessario poi, che il pericolo sia
NOTO ALLA CONTROPARTE (deve cioè rendersi conto che la parte che sta stipulando il
contratto si trovi in quello stato di pericolo), la quale poi, NE DEVE APPROFITTARE
CHIEDENDO, come nell’esempio, somme sproporzionate. Per PERICOLO ATTUALE
S’INTENDE CHE : PER EVITARLO, E’ NECESSARIO UN INTERVENTO
TEMPESTIVO DELLA CONTROPARTE. Il secondo comma, tutela invece la parte che
HA APPROFITTATO DELLO STATO DI PERICOO (perché comunque questa parte, la
sua prestazione l’ha fatta). Quindi, quest’ultima DOVRA RESTITUIRE CIO’ CHE
AVEVA RICEVUTO MA IL GIUDICE PUO’, SE LA PARTE LO CHIEDE,
ATTRIBUIRGLI UN COMPENSO CHE PERO’ SIA EQUO RISPETTO ALLA
PRESTAZIONE (quindi nell’esempio di prima, la guida alpina potrà ricevere un compenso
che sia proporzionato all’aiuto che ha dato).
2. Il secondo caso è ex. art. 1448cc azione generale di rescissione per lesione : questa
rescissione, si applica nei casi di CONTRATTI SINALAGMATICI NEI QUALI, TRA LE 2
PRESTAZIONI DELLE PARTI, C’E’ UNA SPROPORZIONE ENORME A LIVELLO DI
VALORE. In particolare, l’art., dice ‘’ se vi è sproporzione tra la prestazione di una parte e
quella dell’altra, e la sproporzione è dipesa dallo stato di bisogno di una parte, del quale
l’altra ha approfittato per trarne vantaggio, la parte danneggiata, può domandare la
rescissione del contratto. L’azione non è ammissibile, se la lesione NON ECCEDE la metà
del valore che la prestazione eseguita o promessa dalla parte danneggiata aveva al tempo
del contratto. La lesione deve perdurare fino al tempo in cui la domanda è proposta. Non
possono essere rescissi, per causa di lesione, i contratti aleatori. Sono salve, le disposizioni
sulla rescissione della divisione’’.
Affinché la parte danneggiata possa chiedere la rescissione, in questo caso, si richiedono una
serie di requisiti :
1. Innanzitutto la lesione : che è collegata ad una SPROPORZIONE TRA LE
PRESTAZIONI; una sproporzione che VIENE QUANTIFICATA DALLA LEGGE.
Cioè : il valore della prestazione della parte danneggiata, DEVE AVERE UN VALORE
SUPERIORE AL DOPPIO DELLA CONTROPRESTAZIONE. Questa differenza di
valore, peraltro, DEEVE RIMANERE COSTANTE DAL GIORNO IN CUI CI SONO
STATE LE PRESTAZIONI FINO AL GIORNO IN CUI E’ PROPOSTA L’AZIONE DI
RESCISSIONE. Quindi nessuna delle 2 prestazioni si deve SVALUTARE O
RIVALUTARE (ex. scambio di quadri del valore uno di 1000 e l’altro di 400. Quindi è
uno scambio iniquo. Quindi dopo che il contratto viene stipulato, nel corso del tempo, il
quadro che valeva 1000 si deteriora fino a valere 700. La parte che lo ha venduto, non
può più chiedere la rescissione, perché il quadro che ha venduto, non vale più + del
doppio dell’altro. Quindi si è scesi sotto la soglia quantitativa ex legem).
2. È lo STATO DI BISOGNO : cioè, la parte che ESEGUE LA PRESTAZIONE CHE
VALE MOLTO + DELL’ALTRA, LO DEVE FARE, PERCHE’ SPINTO DA UNA
SITUAZIONE DI DIFFICOLTA’ ECONOMICA ANCHE CONTINGENTE
(temporanea) ad esempio anche quando, pur essendo ricco ha bisogno di liquidità
(quindi non conta che un sogg sia ricco o povero ma conta che abbia necessità di
stipulare in quel momento quel contratto) NB : DEVE SEMPRE ESSERE UNA
NECESSITA’ ECONOMICA E NO N UNA NECESSITA’ DI SALVATAGGIO
PERSONALE (ALTRIMENTI CI TROVEREMMO NEL 1 CASO).
3. La controparte, deve CONOSCERE IL BISOGNO DELLA PARTE LESA, E NE DEVE
APPROFITTARE.

l’art. 1449cc riguarda la PRESCRIZIONE DELL’AZIONE DI RESCISSIONE, che si PRESCRIVE


ENTRO 1 ANNO DA QUANDO IL CONTRATTO SPROPORZIONATO O COMUNQUE
PREGIUDIZIEVOLE E’ STATO CONCLUSO.
Se invece, la controparte, approfittando dello stato di necessità o di bisogno della controparte lesa,
ha pposto in essere un REATO (perché in alcuni casi si configura la TRUFFA, L’AZIONE DI
RESCISSIONE, SEGUE IL TERMINE DI PRESCRIZIONE DI QUEL REATO (ad esempio, per
la truffa sono 6 anni).
La rescissione, NON PUO’ ESSERE OPPOSTA COME ECCEZIONE (nell’ambito di un processo
diverso) SE E’ PASSATO PIU’ DI 1 ANNO DALLA CONCLUSIONE DEL CONTRATTO
QUINDI COME SI PRESCIRVE L’AZIONE SI PRESCRIVE ANCHE L’ECCEZIONE (per
eccezione si intende un’azione che può essere esperita dalla parte lesa, in un altro processo quindi
diverso dalla rescissione, ma riguardante lo stesso contratto. Quindi dopo 1 anno la parte lesa, non
portà chiedere ‘’ in via incidentale ‘’ al giudice questa azione di rescissione se è passato un anno da
quanto il contratto è stato concluso).
L’art. 1450cc, riguarda la offerta di modificazione del contratto : ‘’ il contraente contro il quale è
domandata la rescissione, può evitarla (quindi mantenendo il contratto valido) offrendo una
modificazione del contratto, sufficiente per ricondurlo ad equità’’ quindi ad esempio abbassando le
sue pretese. Questa norma, costituisce applicazione del principio di CONSERVAZIONE DEL
CONTRATTO E SERVE PER CERCARE DI MANTENERE APPUNTO SALVO IL
CONTRATTO CHE ALTRIMENTI, SAREBBE ANNULLATO. Analogamente a quanto avviene
IN CASO DI RETTIFICA.

Art. 1451cc ‘’ il contratto rescindibile non può essere convalidato’’ perché la convalida, non
riuscirebbe comunque a riequilibrare un contratto squilibrato, che può essere equilibrato SOLO
CON LA RIDUZIONE AD EQUITA’ DELL’ART. PRECEDENTE.

Art. 1452cc effetti della rescissione rispetto ai 3 : ‘’ la rescissione del contratto, non pregiudica i
diritti acquistati dai 3, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di rescissione’’ . vuol dire 2
cose : 1) il contratto, una volta rescisso si CONSIDERA COME ANNULLATO. LA
RESCISSIONE HA EFFICACIA RETROATTIVA TRA LE PARTI e ciò vuol dire che le rispettiv
prestazioni devono essere ‘’ ripetute’’ (vanno restituite). 2) invece, rispetto ai 3, la rescissione non è
retroattiva : nel senso che, se un 3 ha acquistato un diritto o un bene (ex. uno dei beni scambiati) da
una delle 2 parti, il SUO ACQUISTO VIENE FATTO SALVO. ALMENO CHE, LA PARTE
LESA DAL CONTRATTO, HA TRASCRITTO QUELLA DOMANDA DI RESCISSIONE
PRIMA CHE IL 3 TRASCRIVESSE IL DIRITTO O IL BENE.
RISOLUZIONE DEL CONTRATTO.
La risoluzione del contratto, consiste NELLO SCIOGLIMENTO DEL VINCOLO
CONTRATTUALE CON CESSAZIONE DI TUTTI GLI EFFETTI ED E’ PREVISTA IN CASI
DI ANOMALIA CHE IMPEDISCONO LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERESSI DELLE
PARTI. Ci sono 3 cause di risoluzione :
1. Inadempimento
2. Impossibilità sopravvenuta
3. Eccessiva onerosità.

La prima causa, si ha quando, NEI CONTRATTI SINALLAGMATICI, UNA DELLE PARTI,


NON ADEMPIE ALLA SUA PRESTAZIONE OPPURE SI COMPORTA IN MODO
CONTRARIO A BUONA FEDE. A fronte di questa situazione, ai sensi dell’art. 1453cc l’altra
parte può, in alternativa, a sua scelta di richiedere l’adempimento alla controparte (chiedere al
giudice l’emanazione di una sentenza costitutiva che obbliga la parte ad adempiere), oppure può
agire per chiedere, appunto, la risoluzione del contratto, il quale eventualmente VIENE SCIOLTO
CON EFFETTI REATROATTIVI (come se non fosse mai stato stipulato). Qualunque sia la sua
scelta, la parte che chiede la risoluzione o l’adempimento, può anche chiedere IL RISARCIMENTO
: però se chiede l’adempimento, il risarcimento sarà valutato sulla base del RITARDO; nel secondo
caso, invece, servirà PER COMPENSAR IL DANNO SUBITO DALLA MANCATA
ESECUZIONE DEL CONTRATTO.
Se la parte chiede di scegliere la risoluzione ovviamente, VIENE LIBERATO DALL’OBBLIGO
ANCHE DI ESEGUIRE LA SUA PRESTAZIONE (il principio che si usava in ambito
internazionale, inademplenti non est ademplendum). Ovviamente, se invece la prestazione l’ha già
eseguita, NE DEVE CHIEDERE LA RESTITUZIONE.
Per quanto riguarda la scelta tra AZIONE DI ADEMPIMENTO (che è quella che serve ad ottenere
la prestazione) e AZIONE DI RISOLUZIONE, lo stesso art, 1453cc, specifica che SE LA PATE
SCEGLIE LA PRIMA (e quindi chiede al giudice di far eseguire il contratto) PUO’
SUCCESSIVAMENTE CAMBIARE IDEA, RINUNCIARE E CHIEDERE LA RISOLUZIONE.
Questo succede quando si rende conto, che non gli conviene aspettare la sentenza perché ad
esempio pensa che passerà molto tempo e al momento della sentenz non avrà + interesse
all’adempimento.
Viceversa, se ha chiesto la risoluzione NON PUO’ CAMBIARE IDEA E CHIEDERE
L’ADEMPIMENTO, perché una volta chiesta la risoluzione, la parte DICHIARA DI NON AVERE
+ INTERESSE ALL’ESECUZIONE DEL CONTRATTO E, DAL MOMENTO IN CUI,
L’AZIONE DI RISOLUZIONE E’ AVVIATA, LO STESSO ART. 1453cc PREVEDE CHE LA
PARTE INADEMPIENTE NON PUO’ + ADEMPIERE (quindi non è + possibile
un’ESECUZIONE TARDIVA e, se questa, viene comunque posta in essere, la parte che ha chiesto
la risoluzione può LEGITTIMAMENTE RIFIUTARLA).
Va precisato che, secondo la giurisprudenza, questo LEGITTIMO RIFIUTO, E’ AMMESSO A
PRESCINDERE QUINDI ANCHE SE LA PARTE LESA NON HA ANCORA CHIESTO LA
RISOLUZIONE. Cioè secondo la giurisprudenza, se una parte, non adempie nel termine, l’altra
parte, può sempre RIFIUTARE L’ADEMPIMENTO TARDIVO (a prescindere che abbia chiesto o
meno già la risoluzione).
Per ottenere la risoluzione quindi, occorre proporre una DOMANDA GIUIDIZIALE E
SPETTERA’ AL GIUDICE ACCERTARE SE EFFETTIVAMENTE CI SIA STATO
INADEMPIMENTO E SE QUESTO SIA IMPUTABILE ALLA PARTE. La sentenza che dichiara
la risoluzione, ha NATURA COSTITUTIVA, DUNQUE :
- SCIOGLIE IL CONTRATTO
- LIBERA LE PARTI DA TUTTI GLI OBBLIGHI
- NE CANCELLA TUTTI GLI EFFETTI SIN DAL MOMENTO DELLA STIPULA.

Il giudice però, deve verificare che L’INADEMPIMENTO, EVENTUALMENTE


VERIFICATOSI, NON DEVE AVERE ‘’ SCARSA IMPORTANZA’’ RISPETTO
ALL’INTERESSE DELLA CONTROPARTE ex. art. 1455cc. Ad esempio, la stessa legge (ex. art.
1525cc) dice che, in caso di vendita a rare, l’inadempimento del pagamento di una sola rata, non
può portare a risoluzione. NATURALMENTE IN TUTTI I CASI FERMO RESTANDO IL
RISARCIMENTO DELL DANNO.
Se il giudice si rende conto che, ENTRAMBE LE PARTI SONO INADEMPIENTI (quindi anche l
parte che ha fatto domanda doveva adempiere e non ha adempiuto), dovrà VALUTARE, QUALE
TRA I 2 INADMEMPIMENTI E’ STATO QUELLO PIU’ GRAVE RISSPETTO AGLI
INTERESSI REGOLATI DAL CONTRATTO E SOVRA’ ADDEBITARE LA RISOLUZIONE
ALLA PARTE CHE HA POSTO IN ESSERE, APPUNTO, L’INADEMPIMENTO + GRAVE.
Le sezioni unite della Cassazione hanno specificato poi che, in processo, chi fa domanda di
risoluzione, o chi fa domanda per ottenere l’adempimento, non deve provare l’inadempimento
viceversa SARA’ ALLA CONTROPARTE CONVENUTA DIMOSTRARE IL CONTRARIO (se
lo ha fatto) QUINDI L’ONERE DELLA PROVA E’ A CARICO DEL CONVENUTO.
Per quanto riguarda gli EFFETTI DELLA RISOLZUIONE QUESTI SONO RETROTTIVI, di
conseguenza, le prestazioni eventualmente già eseguite devono essere restituite.
Tuttavia la risoluzione non travolge, ai sensi dell’art. 1458cc, e quindi restano salvi :
1. LE PRESTAZIONI ESEGUITE IN CASO DI CONTRATTO AD ESECUZIONE
PERIODICA
2. I DIRITTI ACQUISTATI DAI 3, TRASCRITTI PRIMA DELLA DOMANDA DI
RISOLUZIONE.
La risoluzione per inadempimento, peraltro, può anche non essere dichiarata dal giudice ma dalla
STESSA LEGGE CHE NE DETERMINA 3 CASI (in cui non c’è bisogno di andare dal giudice) :
1. Caso art. 1456cc CLAUSOLA RISOLUTIVA ESPRESSA : ‘’ i contraenti possono
conveniire espressamente, che il contratto si risolva, nel caso che una determinata
obligazione non sia adempiuta secondo le modalità stabilite’’. Quindi le parti, possono
stipulare, una clasuola con cui, decidono che il contratto, dovrà considerarsi
AUTOMATICAMENTE RISOLTO, QUANDO UNA DELLE 2, NON ESEGUA UNA
DETERMINATA PRESTAZIONE COME DOVEVA. L’art. poi precisa che QUESTA
RISOLUZIONE, DETTA DI DIRITTO, SI VERIFICA QUANDO LA PARTE
INTERESSATA COMUNICA ALL’ALTRA DI VOLER AVVALERSI DI QUESTA
CLAUSOLA. (ad esempio questo si può verificare lo stesso giorno dell’inadempimento :
era previsto il giorno x l’adempimento di una delle 2 parti : una delle 2 parti non adempie,
l’altra gli comunica di volersi avvalere della clausola). In questi casi, l’intervento del
giudice, NON E’ NECESSARIO XK SONO LE PARTI, AD AVER GIA’ STABILITO
PREVEDENTIVAMENTE CHE UN INADEMPIMENTO, SAREBBE STATO
TALMENTE GRAVE DA PORTARE ALLA RISOLUZIONE. Al massimo, si potrà adire
il giudice se, per esempio, la parte inadempiente vuole dimostrare che l’inadempimento non
è a lei imputabile. Ma, in questo caso, se il giudice dovesse pronunciare la risoluzione, la sua
sentenza sarà DICHIIARATIVA (accerta un qualcosa che già c’è).
2. LA DIFFIDA AD ADEMPIERE art. 1454cc : una parte, di fronte all’inadempimento
dell’altra può ottenere la risoluzione, SENZA CHIEDERLO AL GIUDICE ATTRAVERSO
UN PROCEDIMENTO + ‘’ RAPIDO’’. Attraverso quindi una diffida ad adempiere : in
sostanza, è una dichiarazione scritta, con cui, la parte interessata chiede all’altra, di
provvedere all’adempimento entro un CONGRUO TERMINE che, di regola, non è inferiore
ai 15gg, avvetendo la controparte che IN ASSENZA DI ADEMPIMENTO NEL TERMINE,
IL CONTRATTO SI CONSIDERERA’ RISOLUTO DI DIRITTO. Infatti, in questo caso, è
la stessa legge che, di fronte, ad un nuovo inadempimento fa realizzare L’EVENTO
RISOLUTIVO MINACCIATO.
3. Termine essenziale ex. 1457cc : in questo caso, la risoluzione ex legem (senza quindi
l’intervento del giudice), si ha quando, il termine fissato per la prestazione della parte che
poi non adempie, era un termine ESSENZIALE scaduto il quale la parte NON HA +
INTERESSE A QUELLA PRESTAZIONE poiché, trascorso quel termine, la prestazione
diventa INUTILE. Ex. sarto che deve consegnare l’abito da sposa per il giorno del
matrimonio. Se non lp fa, a prescindere che sia stato previsto nel contratto, il contratto si
ritiene RISOLUTO PER SCADENZA DEL TERMINE ESSENZIALE. Il termine può
essere ESSENZIALE SOTTO DUE PROFILI :
- Profilo oggettivo : quando la natura stessa della prestazione, fa capire in modo
INEQUIVOCABILE CHE DOPO LA SCADENZA DEL TERMINE QUESTA DIVENTA
INUTILE; esempio fatto prima.
- Profilo soggettivo : il termine è essenziale quando, in base a quanto ESPRESSAMENTE
PREVISTO NEL CONTRATTO O IMPLICITAMENTE PREVISTO, si capisce che PER
LA PARTE (PER IL SUO PURO INTERESSE SOGGETTIVO : soggettivo perché per
un’altra persona, potrebbe non essere così) QUELLA PRESTAZIONE, DOPO LA
SCADENZA E’ INUTILE. Va precisato che, in questo caso, per la risoluzione, non c’è
neanche bisogno che una parte dichiari all’altra di volersene avvalere (come nel caso della
clausola risolutiva espressa), qui si verifica immediatamente. Almeno che, la parte lesa,
ENTRO 3GG dalla scadenza del termine, NON COMUNICA ALL’ALTRA CHE E’
DISPOSTA AD ACCETTARE ANCHE UN ADEMPIMENTO TARDIVO.

L’art. 1460cc eccezione di inadempimento poi, indica un altro strumento a tutela di una parte CHE
ANCORA DEVE ADEMPIERE, di fronte all’inadempimento CERTO dell’altra e viene utilizzato
QUANDO E’ PREVISTO CHE UNA PARTE DEBBA ADEMPIERE
CONTEMPORANEAMENTE O SUCCESSIVAMENTE ALL’ALTRA (NB : si è fatta questa
precisazione in quanto questo rappresenta uno strumento di tutela per la parte che deve adempiere e
ancora non ha adempiuto ecco perché serve se la sua prestazione doveva essere contemporanea o
successiva) : in particolare, seguendo il principio INADEMPLENTI NON EST ADEMPLENDUM,
senza ricorrere al giudice per la risoluzione, una parte di fronte all’inadempimento dell’altra, può
agire in autotutela proteggendo i propri interessi e quindi, di fronte all’inadempimento grave
dell’altra parte, la parte può SEMPRE NON ADEMPIERE.

C’è un altro strumento a tutela di una parte di fronte al PERICOLO DI INADEMPIMENTO


DELL’ALTRA che è valido sempre nei contratti SINALLAGMATICI : ed è previsto dal 1461cc in
base al quale : SE UNA PARTE HA INIZIATO AD ESEGUIRE LA PRESTAZIONE MA, DOPO
AVER INIZIATO AD ESEGUIRLA, LA CONTROPARTE HA SUBITO UN EVIDENTE
PEGGIORMENTO DELLE CONDIZIONI ECONOMICHE (ad esempio è fallito ad ha subito una
confisca) in questi casi la parte che non ha subito il danno economico, può sospendere la
prestazione se è evidente che IL PEGGIORAMENTO PATRIMONIALE DELL’ALTRA PARTE,
E’ TALE DA METTERE A RISCHIO IL SUO ADEMPIMENTO. Questa sospensione, non è
giustificata invece SE LA CONTROPARTE (quella che subisce il peggioramento patrimoniale) HA
OFFERTO UN’IDONEA GARANZIA DI ADEMPIMENTO (ad esempio una fideiussione
bancaria) NONOSTANTE IL DANNO PATRIMONIALE, PERCHE’ VIENE MENO IL
PERICOLO DI INADEMPIMENTO. Ex. Tizio è un fornitore, che deve consegnare a Caio un
quintale di mele che Caio deve pagare dopo 30gg. Tizio consegna la prima metà a Caio, poi prima
di consegnargli la seconda metà delle mele, Caio fallisce senza aver pagato nulla (quindi prima
della ‘’scadenza’’ dei 30gg). Tizio, per tutelarsi, visto che c’è il pericolo che, a causa del fallimento,
Caio non paghi, SOSPENDE LA PRESTAZIONE e non consegna la seconda metà. Questo è
possibile, a meno che Caio non abbia prestato una garanzia per l’adempimento (ad esempio,
appunto una fideiussione bancaria con cui garantisce che se non dovesse pagare lui ci penserà la
banca). Quindi, in questo caso, NON ESSENDOCI IL PERICOLO DI INADEMPIMENTO (in
quanto se non paga Caio comunque c’è la banca che paga) TIZIO NON POTRA’ SOSPENDERE
L’ESECUZIONE DELLA SECONDA META’ DELLA PRESTAZIONE, QUINDI DOVRA’
ESEGUIRLA INTERAMENTE.

Resta da esaminare l’art. 1462cc clausola limitativa della proponibilità di eccezione : le parti, nel
contratto, possono prevedere ua particolare clausola con cui UNA PARTE, IN CASO DI
INADEMPIMENTO DELL’ALTRA, SE NON GIA’ ADEMPIUTO, RINUNCIA
ALL’ECCEZIONE DI INADEMPIMENTO (quindi è una deroga PATTIZIA al 1460cc
INADEMPLENTI NON EST ADEMPLENDUM). Questo tipo di clausola RAFFORZA IL
VINCOLO CONTRATTUALE : in quanto, se una parte non adempie, l’altra (se c’è questa
clausola) NON PUO’DECIDERE DI NON ADEMPIERE MA DEVE COMUNQUE ADEMPIERE
E POI, AL MASSIMO AGIRE IN GIUDIZIO X OTTENERE LA PRESTAZIONE. Questa è una
clausola che si usa in contratti che DI FRONTE ALL’INADEMPIMENTO DI UNA PARTE,
DEVONO IN QUALCHE MODO, ‘’ RIMANERE IN PIEDI’’. Ad esempio : contratto di affitto. Di
norma, il proprietario della casa, ha l’obbligo di effettuare le riparazioni straordinarie, quindi in
base alla regola del 1460cc, se NON LO FA L’AFFITTUARIO PUO’ NON PAGARE
L’AFFITTO, PERCHE’ DI BASE OPERA IL PRINCIPIO ex. art. 1460. È chiaro che questo non
può essere possibile, poiché ovviamente potrebbe essere uno strumento di cui l’affittuario può
abusare. Quindi per evitare questo, di solito nei contratti di affitto e di locazione, si inserisce la
clausola limitativa della proponibilità dell’eccezione di inadempimento che si chiama SOLVE ET
REPETE (esegui e poi fatti restituire) con cui, in pratica, si stabilisce che DI FRONTE
ALL’INADEMPIMENTO DI UNA PARTE, L’ALTRA PARTE, CHE ANCORA DEVE
ADEMPIERE, DEVE COMUNQUE ESEGUIRE LA SUA PRESTAZIONE (quindi nell’esempio
deve pagare il canone), e poi agire per la RIPETIZIONE DELL’INDEBITO.
La clausola solve et repete non è ammessa nei contratti dei consumatori, poiché considerata
VESSATORIA.

NB : La seconda parte dell’articolo prevede,poi, esplicitamente che NON E’ POSSIBILE IN


NESSUN CONTRATTO INSERIRE UNA CLAUSOLA DEL GENERE (limitativa della
proponibilità di eccezione) CON CUI UNA PARTE RINUNCIA AD ECCEPIRE LA NULLITA’,
L’ANNULLABILITA’ O LA RESCISSIONE DEL CONTRATTO. In altri termini in genere la
parti possono nei contratti, prevedere una clausola che limiti l’eccezione di inadempimento ma non
si possono spingere al punto tale da inserire una clausola che vada a limitare la possibilità di
eccepire la nullità, l’annullabilità o la rescissione.

La seconda causa di risoluzione è l’IMPOSSIBILITA’ SOPRAVVENUTA DI UNA


PRESTAZIONE, SEMPRE NEI CONTRATTI A PRESTAZIONI CORRISPETTIVE. Infatti, in
questi contratti, se la prestazione di una parte diventa IMPOSSIBILE, l’altra parte che NON HA
ANCORA ADEMPIUTO, VIENE LIBERATA DALL’OBBLIGO DI ESEGUIRE LA PROPRIA.
In questi casi, la risoluzione opera DI DIRITTO CIOE’ SENZA CHE SIA NECESSARIO
RIVOLGERSI AL GIUDICE.
Se invece, l’altra parte aveva già adempiuto, LA PARTE INADEMPIENTE DEVE RESTITUIRE
QUANTO RICEVUTO.
Tutto ciò si applica, nei casi in cui l’impossibilità della prestazione è TOTALE ai sensi dell’art.
1463cc perché, se invece, una prestazione è DIVENTATA SOLO PARZIALMENTE
IMPOSSIBILE, l’art successivo dice che : il contratto non si risolve ma, l’altra parte (che non ha
ancora adempiuto) ha diritto HA UNA RIDUZIONE DELLA SUA PRESTAZIONE (come ad
esempio la riduzione del prezzo) che sia corrispondente a quella porzione di prestazione che è
diventata impossibile.
Se poi, l’altra parte (che non ha ancora adempiuto), non ha interesse all’adempimento parziale (in
quanto non può soddisfarla), può operare il RECESSO (che ricordiamo essere normalmente una
facoltà di una o di entrambe le parti, riconosciuta nel contratto su accordo di entrambe. Questo caso
però è un caso di RECESSO ATTRIBUITO AD UNA PARTE DIRETTAMENTE DALLA
LEGGE. Alle regole sulla risoluzione x impossibilità sopravvenuta fa eccezione lart. 1465cc sui
CONTRATTI CON EFFETTI TRASLATIVI (quindi i contrati a effetti reali).
Va ricordato che I CONTRATTI AD EFFETTI REALI,SI CONCLUDONO GIA’ CON IL
CONSENSO E NON CON LA CONSEGNA MATERIALE DELLA COSA, OVVIAMENTE SE
HANNO AD OGGETTO UNA COSA DETERMINATA NELLO SPECIFICO ED AL
MOMENTO DELLA INDIVIDUAZIONE SE HANNO AD OGGETTO COSA DETERMINATE
SOLO NEL GENERE. Questo significa che : LA CONSEGNA SUCCESSIVA DELLA COSA, SI
CONSIDERA GIA’ ESECUZIONE DEL CONTRATTO, QUINDI AL MOMENTO DELLA
CONSEGNA, ED IN GEENRALE DOPO IL PASSAGGIO DI PROPRIETA’
DALL’ALIENANTE ALL’ACQUIRENTE, SE ACCADE QUALCOSA CHE DANNEGGIA O
DISTRUGGE IL BENE TRASFERITO, RICADE SULL’ACQUIRENTE (ANCHE SE LA COSA
E’ ANCORA IN MANO ALL’ALIENANTE, IN QUANTO E’ GIA’ AVVENUTO IL
CONSENSO E QUINDI IL CONTRATTO SI CONSIDERA CONCLUSO E QUINDI
L’ACQUIRENTE E’ GIA’ DIVENTATO PROPRIETARIO).
Questo è il motivo per cui l’art. 1465cc specifica che NEI CONTRATTI TRASLATIVI, SE LA
COSA PERISCE (ovviamente s’intende dopo il trasferimento della proprietà ma prima della
consegna e non per colpa dell’alienante), L’ACQUIRENTE, NONOSTANTE LA PRESTAZIOE
DEL’ALIENANTE SIA DIVENTATA IMPOSSIBILE (perché è perita la cosa), DEVE
COMUNQUE ADEMPERE (pagamento del prezzo). Ripetiamo, affinchè si verifichi questo sono
necessarie 3 condizioni :
1. L’acquirente deve essere già diventato proprietario con il CONSENSO E QIUNDI SI E’
ACCOLLATO IL RISCHIO DEL PERIMENTO
2. IL PERIMENTO DEVE AVVENIRE PRIMA DELLA CONSEGNA
3. IL PERIMENTO NON DEVE ESSERE COLPA DELL’ALIENANTE
Quando si verificano queste 3 condizioni, nei contrati traslativi, l’acquirente quindi ANCHE SE
NON HA RICEVUTO LA COSA MATERIALMENTE, IN QUANTO LA PRESTAZIONE
DELL’ALTRA PARTE E’ DIVENTATA IMPOSSIBILE, NON PUO’ AVVALERSI DELLA
REGOLA GENERALE DELL’ART. 1463CC (cioè che di fronte ad una prestazione diventata
impossibile, la controparte è liberata dalla sua prestazione) QUINDI NON SARA’ LIBERATO
DALLA SUA PRESTAZIONE, QUINDI IL CONTRATTO NON SI RISOLVE E LUI DEVE
PAGARE.
Ovviamente, è chiaro che LA MANCATA CONSEGNA O IL PERIMENTO DELLA COSA NON
DEVE ESSERE DOVUTO ALLA NEGLIGENZA DEL VENDITORE PERCHE’, se invece, il
perimento accade per colpa del venditore, quello è un INADEMPIMENTO E NON
UN’IMPOSSIBILITA’ SOPRAVVENUTA E, SI SA CHE, DI FRONTE AD UN
INADEMPIMENTO, LA CONTROPARTE PUO’ AUTOTUTELARSI NON ADEMPIMENDO
ex. art. 1460 (inademplenti non est ademplendum).

C’è un’ eccezione a questa eccezione : cioè l’art. 1465cc all’ultimo comma. Nei contratti traslativi,
si seguono le regole generali (quindi l’acquirente è liberato dalla prestazione) QUANDO IL
PERIMENTO DELLA COSA, AVVIENE DOPO LA STIPULA DEL CONTRATTO MA PRIMA
DELL’AVVERAMENTO DI UNA CONDIZIONE SOSPENSIVA CHE ERA STATA APPOSTA
AL CONTRATTO (quindi nel momento della ‘’ pendenza ‘’ della condizione). Questo significa che
: in PENDENZA DI CONDIZIONE SOSPENSIVA, IL RISCHIO DI PERIMENTO E’ A CARICO
DELL’ALIENANTE.
L’art. 1466cc, detta una regola che riguarda L’IMPOSSIBILITA’ SOPRAVVENUTA DELLA
PRESTAZIONE DI UNA PARTE, NEI CONTRATTI PLURILATERALI (quindi con + parti) :
quindi ci sono + parti, le quali hanno ciascuna una prestazione da fare, e una di queste prestazioni di
una di queste parti, diventa impossibile. Quindi cosa succede? Il contratto si scioglie per tutte?? NO,
DI REGOLA SI SCIOGLIE SOLO X LA PARTE LA CUI PRESTAZIONE E’ DIVENTATA
IMPOSSIBILE. La stessa regola, VALE NEI CONTRATTI PLURILATERALI, SE UNA DELLE
PARTI NON ADEMPIE : ANCHE IN QUESTO CASO, LA RISOLUZIONE DEL CONTRATTO
X INADEMPIMENTO, COLPISCE SOLO LA PARTE INADEMPIMENTE quindi, in entrambi i
casi il contratto resta VALIDO X TUTTE LE ALTRE. Almeno che, la PRESTAZIONE
INADEMPIUTA O IMPOSSIBILE DELLA PARTE, NON ERA ESSENZIALE AL PUNTO CHE
NON ABBIA SENSO MANTENERE SALVO IL CONTRATTO PER TUTTE LE ALTRE.

La terza causa di risoluzione del contratto è quella x ECCESSIVA ONEROSITA’ : questa forma di
risoluzione, si applica solamente, ai CONTRATTI CORRISPETTIVI AD ESECUZIONE
CONTINUATA (PERIODICA) O DIFFERITA.
Cioè quei contratti in cui, l’esecuzione SI PROTRAE NEL TEMPO.
In questi contratti, può accadere che ex. art 1467cc : LA PRESTAZIONE DI UNA PARTE, NEL
CORSO DEL PERIODO DI ESECUZIONE, E’ DIVENTATA TROPPO ONEROSA PER LA
PARTE STESSA CHE LA DEVE PORRE IN ESSERE, A CAUSA DI EVENTI STRAORDINARI
ED IMPREVEDIBILI (ex. fallimento) CHE QUINDI NON RIENTRANO NELLA CD. ‘’ ALEA
NORMALE DEL CONTRATTO’’ (che è una ‘’ sfera di rischio’’ che è connaturata alle attività
negoziali. In questo caso quindi si è fuori da quest’area a casa appunto di eventi straordinari ed
imprevedibili). In questi casi, la parte per la quale la prestazione è diventata troppo onerosa, PUO’
CHIEDERE AL GIUDICE LA RISOLUZIONE DEL CONTRATTO.
L’Altra parte, può evitare la risoluzione del contratto, offrendo di MODIFICARE EQUAMENTE
LE CONDIZIONI DEL CONTRATTO : CIOE’ FAR IN MODO I RENDERE MENO ONEROSA
QUELLA PRESTAZIONE tramite quella che prende il nome di OFFERTA DI RIDUZIONE AD
EQUITA’.
Questa è una norma che concede, ad una parte, uno strumento per far valere le MODIFICHE
DELLA SUA SITUAZIONE TALI D’AVER FATTO VENIR MENO L’EQUILIBRIO DEL
CONTRATTO.
Ovviamente l’eccessiva ONEROSITA’ DEVE ESSERE SOPRAVVENUTA : nl senso che il
contratto non doveva essere squilibrato a priori a deve essere intervenuta NEL PERIODO DI
ESECUZIONE PERIODICA E A CAUSA DI FATTORI CHE, CON L’ORDINARIA
DILIGENZA DELL’UOMO MEDIO, NON POTEVANO ESSERE PREVISTI (ex. epidemia che
costringe l’imprenditore ha chiudere il locale commerciale; guerra; sciopero nazionale prolungato).
L’onerosità sopravvenuta DEVE ESSERE ECCESSIVA : il giudice pronuncerà la risoluzione
SOLO SE L’ONERSOSITA’ SOPRAVVENUTA HA CREATO UNO SQUILIBRIO ECO
TALMENTE GRAVE, DA NON RENDERE POSSIBILE ALTRA SOLUZIONE.

Abbiamo detto che la risoluzione non si pronuncia se L’ONEROSITA’ SOPRAVVENUTA


RIENTRA IN QUELLA CHE E’DEFINITA ALEA NORMALE DI OGNI OPERAZIONE
ECONOMICA CONTRINUATIVA : cioè, nella somministrazione, è chiaro che il commerciante, in
qualche modo subisce le oscillazioni dei prezzi delle merci che, come tali, rientrano in ciò che è
ragionevolmente prevedibile.
Per la stessa ragione, la risoluzione x eccessiva onerosità, non si applica mai ai contratti
ALEATORI (ex. assicurazione) perché, sono contratti che per loro natura, SONO INCERTI IN
MERITO AL RISCHIO E QUINDI ALL’ENTITA’ DELLE PRESTAZIONI (cioè Tizio fa
l’assicurazione alla macchina : paga un tot all’anno affinchè, in caso di incidente, l’assicurazione si
sostituisca a me nel pagare i danni nel caso di torto. Se succede questo, si alza il premio
assicurativo. Quindi l’anno dopo Tizio non pagherà 800 ma 1500. È evidente che, in questo caso,
Tizio non può chiedere la risoluzione per eccessiva onerosità perché quell’aumento del premio,
anche se spropositato, rientra in quella che è LA NATURA STESSA DEL CONTRATTO DI
ASSICURAZIONE).

Art. 1468cc : quando la eccessiva onerosità colpisce la prestazione di un contratto, con obbligazioni
del SOLO PROPONENTE, succede che quella parte, PUO’ CHIEDERE UNA RIDUZIONE
DELLA SUA PRESTAZIONE O UNA MODIFICA DELL’ESECUZIONE TALE DA
RICONDURRE IL CONTRATTO AD EQUITA’.

RIINEGOZIAZIONE.
La ricoduzione ad equità della prestazione, è uno dei casi in cui, l’ORDINAMENTO PERMETTE
ALLE PARTI DI OPERARE UNA CD. RINEGOZIAZIONE DEL CONTRATTO : si tratta di un
rimedio con cui le parti, ridefiniscono il contratto a causa di SOPRAVVENIENZE
GIURIDICAMENTE RILEVANTI CHE HANNO RESO LE CONDIZIONI CONTRATTUALI
SQUILIBRIATE, NEI CONTRATTI DI LUNGA DURATA (ad esecuzione continuata o differita).
La facoltà di rinegoziare il contratto, di norna, è attribuita dalla legge (come nel caso dell’art.
1467cc) ma può anche essere stabilita dal giudice o dalle stesse parti nel contratto.
Le parti infatti, possono inserire in un contratto, una CLAUSOLA DI RINEGOZIAZIONE : con
questa clausola, le parti si obbligano, in futuro, in presenza di un certo evento (ex. guerra epidemia)
straordinario futuro NON VOLUTO DALLE PARTI, A CAMBIARE LE CONDIZIONI DEL
CONTRATTO (ex. abbassando il prezzo, abbassando la quantità della merce, si accordano di
sospendere il contratto ecc).
Se poi, una delle parti, non rispetta quest’obbligo (quindi se questo evento si verifica ed una delle
parti si rifiuta di cambiare le condizioni del contratto com’era stato pattuito), L’ALTRA PARTE,
PUO’ RIVOLGERSI AL GIUDICE PER CHIEDERE UNA SENTENZA CHE CAMBI LE
CONDIZIONI DEL CONTRATTO NEL MODO IN CUI LE PARTI SI ERANO ACCORDATE.

Simile alla clausola di rinegoziazione, è la CLAUSOLA DI ADEGUAMENTO AUTOMATICO


DEL PREZZO : con questa clausola, le parti, SI ACCORDANO SUL FATTO CHE IL PREZZO
STABILITO INIZIALMENTE NEL CONTRATTO, NON RESTERA’ FISSO PER TUTTA LA
SUA DURATA MA DOVRA’ ESSERE RAPPORTATO AL TASSO DI INFLAZIONE (cioè agli
‘’ sbalzi’’ del valore della moneta).

A volte, le parti possono prevedere, che IN VIRTU’ DI EVENTI FUTURI ED IMPREVEDIBILI


QUINDI NON RICONDUCIBILI A LORO VOLONTA’, sia una sola parte a modificare le
CONDIZIONI DEL CONTRATTO IN MODO UNILATERALE VINCOLANDO L’ALTRA :
questo prende il nome di ‘’ ius variandi’’ ed è previsto nell’appalto per la costruzione di opere
complesse con cui una parte (di solito l’ente pubblico), affida ad un’impresa, il compito di svolgere
l’opera complessa. Di solito quindi, alla parte che affida l’opera (l’ente) VIENE ATTRIBUITO
QUESTO POTERE.

NEGOZI NON PATRIMONIALI.


Autonomia negoziale ed autonomia contrattuale, non sono la stessa cosa : ciò che contraddistingue i
contratti RISPETTO AI NEGOZI IN GENERALE E PRINCIPALMENTE LA
PATRIMONIALITA’ DELLA PRESTAZIONE. I negozi non patrimoniali, quasi sempre, hanno ad
oggetto quelli che sono definiti DIRITTI DELLA PERSONALITA’, motivo x il quale se si vuole
ricercare, nella disciplina dei contratti, dei principi applicabili, questi devono essere il + possibile
GENERALI (?).
Quindi, riprendendo la disciplina delle obbligazioni, per patrimonialità S’INTENDE L’IDONEITA’
DELLA PRESTAZIONE, AD UNA VALUTAZIONE IN TERMINI ECONOMICI (questa è la
caratteristica principale dei contratti). Patrimonialità che però non si deve confondere con la
NEGOZIABILITA’ OSSIA LA POSSIBILITA’ DI ESSERE OGGETTO DI NEGOZIO,
POICHE’ PUO’ ESSERE OGGETTO DI NEGOZIO ANCHE UN INTERESSE CHE NON E’
SUSCETTIBILE DI ESSERE VALUTATO PATRIMONIALMENTE (quindi in termine
economici).
L’autonomia negoziale RISPONDE INFATTI A PRINCIPI COSTITUZIONALI CHE SONO
DIVERSI RISPETTO A QUELLI CHE REGGONO L’AUTONOMIA CONTRATTUALE.
Naturalmente, affinchè siano ammessi negozi giuridici aventi ad oggetto interessi non patrimoniali,
è SEMPRE NECESSARIO CHE TALI INTERESSI SIANO MERITEVOLI DI TUTELA (proprio
come accade anche per quanto riguarda gli INTERESSI DELLE PARTI DEDOTTI NEL
CONTRATTO : quindi questo è appunto in comune).
Tradizionalmente, si riteneva che GLI UNICI NEGOZI A CONTENUTO NON PATRIMONIALE
NEL NOSTRO ORDINAMENTO, FOSSERO I NEGOZI DI DIRITTO FAMIGLIARE (quindi
solo queste fattispecie particolari tassativamente previste dalla legge). Recentemente però, la
dottrina, sta cercando di estendere il riconoscimento dei negozi non patrimoniali anche a fattispecie
diverse dai negozi famigliari e non previste specificatamente da nessuna norma di legge (atipici).
Qual è il problema?
Che questi negozi non patrimoniali, non hanno una disciplina prevista per legge perché l’art.
1324cc, quando estende la disciplina dei contratti ai negozi, LO FA SOLAMENTE RIFERENDOSI
AI NEGOZI PATRIMONIALI E UNILATERALI. Per gli altri (che non sono menzionati in questo
art) c’è un problema di disciplina anche xk, è vero che la normativa dei contratti applica dei
principi che sono GENERALI NEL NOSTRO ORDINAMENTI (ex. meritevolezza) ma è anche
vero CHE MOLTI PRINICPI E VALORI CHE POSSONO ESSERE APPLICABILI SOLO
NELL’AMBITO ECONOMICO E QUINDI SOLO IN AMBITO PATRIMONIALE E
CONTRATTUALE (come appunto l’affidamento. Oppure non si può certo applicare ai negozi nn
patrimoniali la normativa dei VIZI DELLA VOLONTA’ perché tira in ballo principi, come quello
dell’affidamento, che RISPONDONO A NECESSITA’ DI TIPO STRETTAMENTE
ECONOMICO).

Quali sono le manifestazioni + significative di negozi nn patrimoniali?


La maggior parte si rinvengono nel diritto di famiglia in cui sono previsti una serie di negozi tipici a
cui si ta affiancando, nell’ultimo periodo, anche il riconoscimento di negozi famigliari atipici. Ma vi
sono manifestazioni di negozi non patrimoniali anche oltre il diritto di famiglia : soprattutto con
riferimento AD ATTI CHE HANNO AD OGGETTO DIRETTAMENTE LA PERSONA UMANA.
Si tratta degli ATTI DI DISPOSIZIONE DEL CORPO (che hanno ad oggetto la PERSONALITA’
CHE E’ UN BENE IMMATERIALE E CHE QUINDI ATTENGONO ALLA SFERA DELLA
PERSONALITA’ CHE E’ BEN DIVERSA DALLA SFERA DELLA PATRIMONIALITA’.
Fermo restando che, i segni distintivi della persona possono avere anche un valore economico. Ad
esempio : nei contratti di sponsorizzazione, il soggetto che fa da sponsor, sta commercializzando la
sua immagine personale. Quindi sta disponendo della sua personalità. Questi tipi di contratti,
nonostante abbiano per oggetto la PERSONA, non possono essere definiti dei negozi non
patrimoniali. In quanto è la persona stessa ad essere suscettibile di valutazione PATRIMONIALE.
Ma, allo stesso tempo, non seguono al 100% le regole dei contratti)
Parte della dottrina, riconosce come negozio non patrimoniale l’ACCORDO CHE COSTITUISCE
UN’ASSOCIAZIONE A DIFFERENZA DELL’ACCORDO CHE COSTITUISCE UNA
SOCIETA’ PERCHE’ NELLA SOCIETA’ IL FATTORE ECONOMICO E’ CENTRALE (il
motivo per il quale i soci costituiscono la società è quello LUCRATIVO ed è quindi CENTRALE);
MENTRE LA CREAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE, DI SOLITO, NON RISPONDE A
FINALITA’ ECONOMICHE MA AD INTERESSI DIVERSI (ad esempio : culturale, filantropico
ecc).
Tuttavia, recentemente, una diversa corrente della dottrina, ha fatto comunque rientrare il fenomeno
associativo, nel DIRITTO DEI CONTRATTI : TANT’E’ VERO CHE SECONDO QUESTA
TEORIA (detta contrattualistica), le associazioni che non perseguono in nessun modo un interesse
economico non sono neppure qualificabili come associazioni e il loro vincolo (cioè quello che lega
gli associati) NON E’ UN VINCOLO GIURIDICO.

ATTI DI DISPOSIZIONE DEL CORPO.


Che sono la manifestazione + rilevante DEI NEGOZI NN PATRIMONIALI FUORI DAL
DIRITTO DI FAMIGLIA.
L’art. 5 del codice, VIETA GLI ATTI DI DISPOSIZIONE DEL CORPO, CHE CAGIONINO
UNA DIMINUZIONE PERMANENTE DELL’INTEGRITA’ FISICA O CHE SIANO
CONTRARI A LEGGE, ORDINE PUBBLCO E BUON COSTUME.
La norma è diretta a tutelare l’integrità fisica di un sogg che faccia delle scelte, che riguardano
appunto il suo corpo, che possano risultare PREGIIUDIZIEVOLI PER LA SUA SALUTE.
Naturalmente, è una norna che crea problematiche di interpretazione xk è difficile comprendere a
pieno cosa si intenda per DIMINUZIOE PERMANENTE, INTEGRITA’ FISICA ED ATTI DI
DISPOSIZIONE.
Persino la nozione di ‘’ corpo umano’’ è divenuta discussa con l’avvento delle bio tecnologie.
Inoltre il riferimento all’ordine pubblico e al buon costume, fa si che il GIUDIZIO DI
COFORMITA DI UN ATTO DI DISPOSIZIONE RISPETTO A QUESTI VALORI (ordine
pubblico e buon costume) , cambi da periodo a periodo.
La norma dell’art 5 , è finalizzata a contemperare 2 esigenze opposte :
- LA LIBERTA’ DEL CITTADINO DI DISPORRE DEL PROPRIO CORPO
- TUTELA DELLA SUA IINTEGRITA’ FISICA.
I criteri scelti, per contemperare queste esigenze, sono stati quindi individuati nella DIMINUZIONE
PERMANENTE DA UN LATO E NELLA CONTRARIETA’ A LEGGE, ORDINE PUBBLICO E
BUON COSTUME (dall’altro).
Quindi, nell’odierno sistema cost, in particolare, questo contemperamento, riguarda due diritti
costituzionalmente garantiti : LA LIBERTA’ PERSONALE ex art. 13 cost che implica anche la
libertà di disporre del proprio corpo; LA TUTELA DELLA SALUTE ex art. 32 cost (salute intesa
sia dal punto di vista fisico che psicico).
Va precisato che, la norma, scritta nel 42, segue una concezione PATRIMONIALISTICA DEL
RAPPORTO TRA L’INDIVIDUO E IL PROPRIO CORPO : la formulazione della norma, sembra
suggerire, che il corpo, sia considerato un OGGETTO AUTONOMO E SEPARATO DAL SOGG E
FONTE DI UTILITA’ ECONOMICA. Naturalmente, l’affermazione appunto dei valori
costituzionali, ha portato ad una nuova visione del corpo che rientra NELLA SFERA INVECE
PERSONALISSIMA DEL SOGGETTO NON COME UN OGGETTO ECONOMICO MA COME
UN VALORE FONDAMENTALE CHE E’ QUELLO DELLA INTEGRITA’ FISICA (che quindi,
come detto, viene tutelato dalla cost anche sotto il profilo della integrità psichica dall’art. 32 cost).

L’ambito giuridico in cui gli atti di disposizione del corpo hanno grande rilevanza, è quello dei
TRATTAMENTI MEDICO CHIRURGICI e quindi del CONSENSO AD ESSERE SOTTOPOSTI
A QUESTI TRATTAMENTI.
Nella nostra prospettiva cost, dare il consenso ad un trattamento di questo tipo, non è sufficiente da
solo a far ritenere quel trattamento come LECITO : un trattamento medico, per essere lecito deve
essere sempre finalizzato a tutelare, ai sensi dell’art. 32, la SALUTE DEL SINGOLO. Quindi se un
sogg da un consenso al TRATTAMENTO PEGGIORATIVO DELLA SUA CONDIZIONE
FISICA (ex. tagliarsi un braccio), QUEL CONSENSO NON BASTA A RENDERE LECITO IL
TRATTAMENTO.
La prevalente dottrina, ritiene che però UN SOGGETTO SIA LIBERO DI AUTORIZZARE, UN
TRATTAMENTO MEDICO CHE PRODUCA LESIONI PERMANENTI SE PERO’ QUESTO
TRATTAMENTO HA UNA FINALITA’ TERAPEUTICA. Quindi ad esempio posso dare
autorizzazione ad amputare un braccio se questo però sta entrando in cancrena.
Viceversa, la stessa dottrina ritiene che un soggetto NON POSSA DARE IL CONSENSO AD UN
TRATTAMENTO MEDICO SPERIMENTALE CHE POSSA PORTARE A LESIONI
PERMANENTI SENZA SAPERE QUALI SIANO I VANTAGGI. Cioè, in pratica un sogg, può
dar il consenso ad un trattamento che gli causi una lesione permanente, solamente se è CERTO a
livello clinico che quel trattamento porti anche dei vantaggi a livello terapeutico. (IMPARA A
MEMORIA)
Si è detto che quindi si può autorizzare una lesione permanente se ha una finalità terapeutica, a
questo proposito, la dottrina, si è divisa sul tema della STERILIZZAZIONE : secondo alcuni infatti,
la sterilizzazione, è un TRATTAMENTO CHE CREA UNA LESIONE PERMANENTE A
LIVELLO DELLA FUNZIONE PROCREATIVA, MA CHE NON HA NESSUNA FINALITA’
TERAPEUTICA (perché il bambino non è una malattia). Secondo questa teoria quindi, la
sterilizzazione, sarebbe un trattamento illecito.
Secondo altri, invece, trattandosi di una LIBERTA’ DI AUTODETERMINAZIONE, SAREBBE
COMUNQUE UN TRATTAMENTO LECITO.
Un’altra questione molto dibattuta è quella relativa al RIFIUTO DI CURE : che è stata affrontata
recentemente in + di un’occasione, di fronte a testimoni di Geova che hanno rifiutato per questioni
religiose la trasfusione.
La teoria prevalente, che è stata applicata in molti processi, ha portato a ritenere che IL PAZIENTE
HA SEMPRE DIRITTO A NN CURARSI ANCHE SE QUESTA SCELTA LO ESPONE AL
RISCHIO DI MORTE O AD UNA DIMINUZIONE PERMANENTE DELLE SUE FACOLTA’.
L’unica eccezione si ha quando un sogg si trova in una situazione talmente grave tale da non avere
la possibilità di esprimere un consenso o un diniego, in questi casi, è stata riconosciuta la
LEGITTIMITA’ DI UNA TERAPIA COME LA TRASFUSIONE DI SANGUE.
Un’ipotesi rilevante di rifiuto di cura, ricorre con riferimento ai trattamenti medici di chi si trova in
una situazione di ‘’ mantenimento artificiale’’ (con le macchine). In particolare, si è discusso sulla
liceità della eutanasia passiva : cioè sulla legittimità della scelta di una persona di lasciarsi morire
(quindi rinunciando alle macchine) per salvaguardare la propria dignità.
Si discute anche sulla possibilità di introdurre nell’ordinamento italiano le cd. DICHIARAZIONI
ANTICIPATE DI TRATTAMENTO SANITARIO ANCHE NOTE COME TESTAMENTO DI
VITA : si tratta, di direttive anticipate che una persona in grado di intendere e di volere redige per
indicare ai famigliari ed al personale medico i trattamenti sanitari ai quali vorrà essere o meno
sottoposto quando e se dovesse ammalarsi gravemente o terminalmente tanto da non essere + in
grado di intendere e di volere.

Ci sono, delle leggi speciali, che riguardano alcune ipotesi particolari di ATTI DI DISPOSIZIONE
DEL CORPO. Tra i + interessanti, c’è la legge relativa agli ATTI DI DISPOSIZIONE A TITOLO
GRATUITO DEL RENE : questa legge 458 del 67, deroga all’art. 5 e rende lecito un atto di
disposizione che causa una lesione permanente senza nessuna finalità terapeutica per se stessi.
Questo atto di disposizione, è consentito (ovviamente se c’è qualcuno che necessita di trapianto), a
GENITORI, FIGLI E FRATELLI DEL PAZIENTE, ed in assenza di questi, a DONATORI
ESTERNI. Ovviamente, l’atto di disposizione del rene (CHE E’ SEMPRE GRATUITO) prima di
avere effetto, deve essere AUTORIZZATO DAL GUDICE CHE, OVVIAMENTE, DEVE
CONSTATARE CHE IL DISPONENTE SIA CAPACE DI AGIRE E CONSAPEVOLE DELLE
CONSEGUENZE PERSONALI DEL SUO SACRIFICIO.
Una disciplina simile si applica alla DONAZIONE DI MIDOLLO OSSEO.
Secondo un’altra legge (164 del 88) è LECITO IL TRATTAMENTO CHIRURGICO
FINALIZZATO AL MUTAMENTO DI SESSO, ovviamente pur essendo terapeutici, PER
ADEGUARE I CARATTERI SESSUALI ALLA PSICOLOGIA SESSUALE DEL PAZIENTE,
OVVIAMENTE PREVIA AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE.
Del resto, la recente giurisprudenza, considera la sessualità psicologica (psico sessualità), COME
ESPRESSIONE DI UN DIRITTO DELLA PERSONALITA’ che quindi PREVALE
SULL’ASPETTO GENETICO.
La legge 194 del 78, disciplina la INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA,
entro i primi 90gg, la donna può rivolgersi ad un consultorio o ad un ospedale o al medico curante
per ottenere un certificato di autorizzazione. Ovviamente, l’aborto è possibile solo se il parto o la
maternità dovesse causare un serio pericolo alla salute della donna fisica e psichica, per le sue
condizioni economiche e sociali.
È nullo un contratto con cui, una donna, dietro corrispettivo, si obblighi a lasciarsi impiantare un
embrione ed ha portare a termine una gravidanza rinunciando ai suoi diritti di madre.
La nullità dipende dalla illiceità dell’oggetto ma anche in virtù del contrasto con i diritti
costituzionali e anche perché un atto dispositivo del proprio corpo, anche se non cagiona una
lesione permanente, NON PUO’ MAI ESSERE OGGETTO DI UN’OBBLIGAZIONE
CONTRARIA ALLA LEGGE.

PROMESSE UNILATERALI.
La promessa unilaterale, è un NEGOZIO in cui, vi è una MANIFESTAZONE DI VOLONTA’
DEL PROMITTENTE CHE, DA SOLA, E’ IDONEA A PRODURRE EFFETTI OBBLIGATORI
A CARICO DI QUESTO : si differenzia dal contratto con obbligazioni del solo proponente, proprio
xk LA PROMESSA UNILATERLA,E UNA VOLTA CHE VIENE POSTA IN ESSERE HA
EFFETTO SENZA BISOGNO CHE, IL DESTINATARIO DELLA PROMESSA LA ACCETTI.
Mentre invece, nel contratto con obbligazioni del proponente, il consenso dell’oblato (destinatario
della proposta), è comunque necessario anche se SOTTOFORMA DI SILENZIO.
L’art. 1987cc efficacia delle promesse ,specifica che LE PROMESSE UNILATERALI,
PRODUCONO EFFETTI SOLO NEI CASI PREVISTI DALLA LEGGE QUINDI SPECIFICA
CHE, ALMENO INIZIALMENTE, PER QUANTO RIGUARDA LE PROMESSE
UNILATERALI VIGEVA UN PRINCIPIPIO DI TIPICITA’ E TASSATIVITA’. In particolare, il
codice riconosce : la promessa al pubblico, la ricognizione del debito, i titoli di credito, donazione
obnuziale, la costituzione di una fondazione, la promessa di rendita vitalizia, la promessa di
pagamento.
Tuttavia, in dottrina, negli ultimi tempi si discute sulla necessità di estendere le promesse
unilaterali ANCHE OLTRE I CASI TIPICI. In particolare, secondo la dottrina + recente, sarebbe
necessario ammettere LE PROMESSE UNILATERALI NELL’AMBITO DEI RAPPORTI DI
MERCATO PPER FAR SI CHE, ALCUNE OPERAZIONI ECO DIFFUSE NELLA PRASSI, PER
ESSERE RESE + ‘’ RAPIDE’’ (quindi senza aspettare il consenso dell’altra parte, limitando così
anche i costi di trattative e di transazioni) POSSANO ESSERE CONCLUSE STTRAVERSO
QUINDI LA STRUTTURA DELLE PROMESSE UNILATERALI.
Ovviamente, laddove davvero si ammettessero promesse unilaterali atipiche, queste potranno
produrre EFFETTI SOLO SE MOTIVATE DA UNA CAUSA MERITEVOLE DI TUTELA. Alle
promesse unilaterali tipiche o, eventualmente, atipiche, laddove siano a contenuto patrimoniale ed
inter vivos, si possono applicare le norme in tema DI CONTRATTI ai sensi dell’art. 1324cc. NB :
LE PROMESSE UNILATERALI HANNO SEMPRE CONTENUTO PATRIMONIALE.

PROMESSA AL PUBBLICO
Ex. art. 1989cc promessa al pubblico : ‘’ colui che, rinvolgendosi al pubblico, promette una
prestazione a favore di chi si trovi in una determinata situazione, o compia una determinata azione,
è vincolato dalla promessa non appena questa è resa pubblica’’. (NB : IL RESA PUBBLICA FA
RIFERIMENTO ALLA PROMESSA).
1c : ad esempio, si promette una certa somma di denaro ad una famiglia, che dia notizie di una
persona dispersa. Può essere oggetto di promessa QUALUNQUE PRESTAZIONE CHE ABBIA
UNA VALUTAZIONE ECONOMIA E CHE SIA LECITA, POSSIBILE E DETERMINATA
(NB : quindi la promessa al pubblico deve SEMPRE AVERE contenuto patrimoniale. La
promessa,, come vedremo sotto, anche quando è ‘’ gratuita’’, la PRESTAZIONE PROMESSA HA
COMUNQUE UNA VALUTAZIONE ECONOMICA E QUIDNI E’ PATRIMONIALE. PERO’
NON SONO SEMPRE ‘’TRA VIVI’’).
Vi sono 2 tipi di promesse al pubblico :
- Quella a titolo Oneroso : nelle promesse al pubblico a titolo oneroso, il destinatario della
promessa (CHE E’ UN SOGGO QUALUNQUE DEL PUBBLICO), per avere la
prestazione del promittente, DEVE ATTIVARSI ad esempio, nell’esempio di prima, deve
dare notizia della persona scomparsa. Quindi, in un certo senso anche lui, PER TROVARSI
NELLE CONDIZIONI DI RICEVERE LA PRESTAZIONE DEL PROMITTENTE, DEVE
COMPIERE UNA CERTA AZIONE.
- Quella a titolo gratuito : nelle promesse a titolo gratuito, il soggetto destinatario della
promessa (quindi sempre uno qualunque del pubblico) riceve la prestazione del promittente
senza bisogno di dover far nulla, ma solamente perché si trova già in una determinata
condizione. Ex. tizio promette al pubblico di donare 1000 euro alle famiglie terremotate.
Ovviamente si tratta di una donazione che ha comunque un contenuto patrimoniale QUIDNI
LA GRATUITA’ STA NEL FATTO CHE IL DESTINATARIO NON DEVE FAR NULLA
PER OTTENERALA.

Se + persone svolgono l’azione richiesta separatamete o si trovano nella condizione richiesta dalla
promessa, PREVALE CHI , PER PRIMO DA COMUNICAZIONE AL PROMITTENTE. Se
l’azione è COMPIUTA CONGIUNTAMENTE DA + PERSONE, TUTTI HANNO DIRITTO
ALLA PRESTAZIONE A PRESCINDERE DA CHI NE FA COMUNICAZIONE ex art. 1991cc.

La promessa al pubblico diventa vincolante QUANDO E’ RESA PUBBLICA ATTRAVERSO


QUALUNQUE MEZZO IDONEO (ex. giornale, radio, tv), FERMO RESTANDO CHE QUINDI
QUANDO DIVENTA VINCOLANTE (essendo stata resa pubblica), NEL CASO DELLE
PROMESSE A TITOLO ONEROSO, ANCORA NON SI CONOSCE LA IDENTITA’ DI CHI NE
SARA’ DESTINATARIO POICHE’, LA SUA DETERMINAZIONE DIPENDE, OVVIAMENTE
DA CHI COMPIE L’AZIONE RICHIESTA. Nel caso delle promesse a titolo gratuito, invece, DAL
MOMENTO CHE LA PROMESSA E’ RIVOLTA A CHI GIA’ SI TROVA IN UNA CERTA.
SITUAZIONE, IL DESTINATARIO E’ DETERMINATO O ALMENO DETERMINABILE GIA’
AL MOMENTO DELLA PUBBLICIZZAZIONE DELLA PROMESSA.

2c : ‘’se alla promessa non è apposto un termine o questo non risulta dalla natura o dallo scopo
della medesima, il vincolo del promittente cessa qualora, entro l’anno dalla promessa (NB :
DALLA PUBBLICAZIONE), non gli sia stato comunicato ‘avveramento della situazione o il
compimento dell’azione prevista’’.
L’effetto della promessa quindi cessa dopo un anno dalla sua pubblicazione se NESSUNO
COMUNICA, NELL’ACCORDO DI QUELL’ANNO DI AVER DIRITTO ALLA
PRESTAZIONE PROMESSA. L’EFFICACIA PUO’ CESSARE ANCHE NEL CASO
PREVISTO DALL’ART. 1990cc revoca della promessa : ‘’ la promessa può essere revocata dal
promittente, PRIMA della scadenza del termine SOLO PER GIUSTA CAUSA, purchè la revoca, sia
resa pubblica NELLA STESSA FORMA DELLA PROMESSA O IN FORMA EQUIVALENTE. IN
NESSUN CASO LA REVOCA PUO’ AVERE EFFETTO SE LA SITUAZIONE PREVISTA NELLA
PROMESSA GIA’ SI E’ VERIFICATA O SE, L’AZIONE GIA’ E’ STATA COMPIUTA’’.
La giusta causa per esempio potrebbe essere : se la promessa riguardava il dar notizia della persona
scomparsa, essa si revoca nel momento in cui quella persona scomparsa si sia fatta viva.

NB : LA PROMESSA AL OUBBLICO NN VA CONFUSA CON L’OFFERTA AL PUBBLICO.


La prima ha effetti DAL MOMENTO DELLA PUBBLICAZIONE ; LA SECONDA HA EFFETTI,
ESSENDO UNA PROPOSTA SOLO E QUANDO LA CONTROPARTE (CIOE’ IL
DESTINATARIO INIZIALMENTE INDETERMINATO) LA ACCETTA ex. secondo la
Cassazione è offerta al pubblico, un bando di concorso per l’assunzione di lavoratori. È un’offerta
al pubblico perché ovviamente, al momento dell’assunzione SERVIRA’ IL CONSENSO DEL
CANDIDATO.

RICOGNIZIONE DEL DEBITO e PROMESSA DI PAGAMENTO.


Sono entrambe previste dall’art. 1988cc (NB solo gli effetti non la definizione).
Partiamo dalla prima : LA RICOGNIZIONE DEL DEBITO CONSISTE IN UNA
DICHIARAZIONE CON CUI IL DEBITORE, UFFICIALMENTE, RICONOSCE NEI
CONFRONTI DEL CREDITORE UNA SUA POSIZIONE DEBITORIA : con questa
dichiarazione però, il debitore, si limita a riconosce l’ESISTENZA DI UN RAPPORTO
OBBLIGATORIO CHE GIA’ ESISTE, NON NE CREA UNO NUOVO E, PER QUESTA
RAGIONE, parte della giurisprudenza, ne ha criticato la collocazione nelle promesse unilaterali e +
in generale nei negozi. Un esempio di ricognizione del debito è la lettera, con offerta di indennizzo,
inviata dall’assicurazione al danneggiato di un incidente (quindi il debitore qui è l’assicurazione che
riconosce, con la lettera, di dover pagare un qualcosa al danneggiato).
La seconda : PER PROMESSA DI PAGAMENTO S’INTENDE UNA DICHIARAZIONE CON
CUI UN SOGG PROMETTE AD UN ALTRO DI EFFETTUARE UNA PRESTAZIONE CHE
PUO’ ESSERE ANCHE GIA’ DOVUTA IN VIRTU’ DI UN CONTRATTO. Ad esempio : c’è un
contratto di compravendita tra Tizio e Caio, Caio non ha ancora pagato, e quindi promette di farlo.
La dottrina, tende a unificare le 2 figure poiché PROMETTERE DI PAGARE 100, FINISCE PER
EQUIVALERE A RICONOSCERE DI AVERE UN DEBITOR DI 100 unitamente al fatto che i 2
istituti sono disciplinati dallo stesso art. quindi la differenza, secondo alcuni, risiederebbe
SOLTANTO NELLE PAROLE ADOPERATE.

Per quanto riguarda l’art. 1988cc, esso riguarda le promesse di pagamento e le ricognizioni del
debito, cosiddette CAUSALI : cioè quelle, che SONO FATTE SPECIFICANDO IL RAPPORTO
FONDAMENTAE DA CUI DIPENDONO. Cioè : dichiaro di doverti 100, in virtù del debito che io
ho contratto con te per quel determinato contratto; oppure prometo di pagarti 100 in virtù di quel
contratto al quale tu hai adempiuto ed io no. Questa quindi prendono il NOME D CAUSALI O
TITOLATE.
Quindi l’art, riguarda queste ed afferma CHE QUESTE DICHIARAZIONI POSSONO INDICARE
IL CONTRATTO DA CUI DIPENDONO (come abbiamo detto sopra) che è il cd. RAPPORTO
FONDAMENTALE DA CUI DIPENDONO. Domanda : quando quindi indicano questo rapporto
fondamentale il creditore (cioè colui al quale queste dichiarazioni sono fatte) x pretenderne
l’adempimento (che non è avvenuto a seguito della dichiarazione), deve dimostrare al giudice
l’esistenza di questo rapporto fondamentale?? La risposta è NO. Nel senso che se la dichiarazione è
CAUSALE ED INDICA QUINDI IL CONTRATTO DA CUI DIPENDE, il creditore non deve
dimostrare nulla, VICERVA SARA’ IL DEBITORE LADDOVE CONTINUI A NON
ADEMPIERE A DOVER DIMSOTRARE CHE QUEL CONTRATTO AL QUALE HA FATTO
RIFERIMENTO DURANTE LA DICHIARAZIONE, NON ESISTEVA PERCHE’ L’ESISTENZA
DI QUESTO SI PRESUME FINO A PROVA CONTRARIA E L’ONERE DELLA PROVA E’
QUINDI INVERTITO.

GESTIONE DI AFFARI ALTRUI.


Ogni soggetto giuridicamete capace, ha il potere di curare in AUTONOMIA I SUOI AFFARI
SENZA INGERENZA DI 3, SALVO ECCEZIONI RICONDOTTE NELL’AMBITO DELLLA
RAPPRESENTANZA LEGALE, LA QUALE, FA SI CHE, NEI CASI PREVISTI DALLA
LEGGE, UN 3 SI SOSTITUISCA AD UN SOGGETTO X LA GESTIONE DEI SUOI AFFARI
Vi è poi la rappresentanza, CHE E’ U FENOMENO CON CUI E’ LO STESSO SOGG CHE
VOLONTARIAMENTE, LASCIA AD UN ALTRO IL POTERE DI GESTIRE I SUOI AFFARI.
E POI VI E’ LA GESTIONE DEGLI AFFARE ALTRUI CHE E’ UN FENOMENO DIVERSO
DAI PRIMI 2, IN QUANTO, E’ UN FENOMENO CON CUI UN SOGGETTO
SPONTANEAMENTE E SENZA ESSERVI OBBLIGATO AI SENSI DELL’ART. 2028cc,
ASSUME LA GESTIONE DI UN AFFARE ALTRUI. Quindi non c’è procura, non c’è mandato e
non è neanche prescritto dalla legge, QUINDI E’ UN ISTITUTO CHE RISPONDE A FINALITA’
SOLIDARISTICHE E CHE TROVA APPLICAZIONE QUANDO UN SOGG COMPIE IN
FAVORE DI UN ALTRO UN’ATTIVITA’ GIURIDICA ANCHE PURAMENTE MATERIALE
(ex. riparazione straordinaria effettuata dall’affittuario e non dal proprietario di casa) O ANCHE
ATTIVITA’ CHE NON HANNO NATURA PATRIMONIALE (ex. prestare soccorso ad altri). In
tutti i questi casi QUINDI UN SOGG SPONTANEAMENTE SI OCCUPA DI UNA SITUAZIONE
CHE APPARTIENE AD UN ALTRO SOGG, DETTO DOMINUS (SEMPRE FUORI DAI CASI
DI RAPPRESENTANZA LEGALE E NN).
La gestione di affari altrui, richiede, per AVERE EFFETTI GIURIDICI , UNA SERIE DI
PRESUPPOSTI :
- Il primo è che IL DOMINUS (quindi colui che viene sostituito), NON SIA OVVIAMENTE
DANNEGGIATO DALL’ATTIVITA’ POSTA IN ESSERE DAL GESTORE. Quindi
l’attività posta in essere da quest’ultimo deve portare un arricchimento o cmq non un
impoverimento : si parla del REQUISITO DI UTILITA’ INIZIALE (anche perché se così
non fosse e quindi se l’attivita’ non fosse utile, verrebbe meno la finalità solidaristica
dell’istituto).
- Un altro presupposto è che ovviamente, IL GESTORE NON SIA IN NESSUN MODO
OBBLIGATO AD INTERVENIRE NELLA SFERA GIURIDICA ALTRUI E CHE LO
FACCIA QUINDI, CONSAPEVOLMENTE E SENZA ESSERVI OBBLIGATO.
- Un altro presupposto è che l’AFFARE SIA DEL TUTTO ALTRUI cioè che IN NESSUN
MODO IL GESTORE NE ABBIA INTERESSE
- Un altro requisito è che il GESTORE DEVE AVERE LA CAPACITA’ DI AGIRE ex. art
2029cc
- Ultimo requisito, è che IL GESTORE INTERVENGA IN VIRTU’ DEL FATTO CHE IL
DOMINUS E’ IMPOSSIBILITATO ALLA GESTIONE DELL’AFFARE (ex. Tizio è
obbligato ad un finanziamento per degli elettrodomestici. Non può pagare una rata del
finanziamento perché, a causa di pandemia, non sta lavorando e quindi non percepisce
stipendio, Caio paga quella rata al suo posto). Quindi l’impedimento dell’interessato può
essere SOGGETTIVO (è malato); O OGGETTIVO (ex. non è rintracciabile).

L’art. 2028cc dice che CHI, RICORRENDO TUTTI QUESTI PRESUPPOSTI, HA ASSUNTO LA
GESTIONE DI UN AFFARE ALTRUI, ASSUME X LEGGE, L’OBBLIGO DI CONTINUARLA
QUINDI NON PUO’ INTERROMPERLA ED INOLTRE DEVE CONDURLA TERMINE
FINCHE’ L’INTERESSATO NON TORNI IN GRADO DI PROVVEDERVI DA SOLO.
Quest’obbligo di continuazione quindi, sussiste anche se l’interessato muore, fino a QUANDO
NON VI POSSA PROVVEDERE UN EREDE.
Ovviamente, il gestore, deve rispettare quest’obbligo di continuazione con l’ORDINARIA
DILIGENZA.

Occorre fare una distinzioni : CI SONO SITUAZIONI IN CUI L’ATTIVITA’ DEL GESTORE
HA EFFETTI SOLAMENTE PER L’INTERESSATO ad esempio : il gestore rimuove materiale
inquinante dal fondo del vicino (quindi gli effetti ce li ha solo il vicino che p l’interessato); e ci sono
CASI IN CUI, IL GESTORE, COMPIE ATTI O ATTIVITA’ CHE HANNO EFFETTO ANCHE
NEI CONFRONTI DI 3 (ad esempio Tizio paga il finanziamento di Caio ). In quest’ultimo caso,
quindi quando la gestione implica un rapporto con i 3, il gestore può AGIRE IN NOME
DELL’INTERESSATO (ed in questo caso si PARLA DI GESTIONE RAPPRESENTATIVA
DIRETTA) oppure in NOME PROPRIO (ed in questo caso si parla DI GESTIONE
RAPPRESENTATIVA INDIRETTA).
Nel primo caso, l’art. 2031cc dice che : SE IL GESTORE AGISCE IN NOME
DELL’INTERESSATO, L’INTERESSATO, DEVE ADEMPIERE LE OBBLIGAZIONI
ASSUNTE (ex. se Tizio al posto di Caio e in nome di Caio, chiama lo smaltimento rifiuti x
rimuovere il materiale inquinante dal fondo di Caio, poi Caio dovrà pagare la ditta)
Nel secondo caso, invece, L’INTERESSATO DEVE TENERE INDENNE IL GESTORE : cioè
l’obbligazione è in nome del gestore, però L’INTERESSATO DEVE RIMBORSARGLI TUTTE
LE SPESE NECESSARIE CON LI INTERESSI . NB : quindi quando abbiamo parlato dell’art.
2028, dicendo che l’interessato deve compiere quella gestione altrui fino a quando l’interessato non
torni nelle sue piene possibilità, bisogna aggiungere che, quando questo avvinee, l’interessato stesso
dovrà nel caso della gestione rappresentativa diretta, adempiere a tutte le obbligazioni che il gestore,
in suo nome ha contratto; nel caso di rappresentativa indiretta rimborsare al gestore tutte le spese
che quest’ultimo a sostenuto con li interessi.

Per quanto riguarda poi, il gestore, è soggetto agli stessi obblighi che GLI DERIVEREBBERO SE
AVESSE STIPULATO UN MANDATO : 1) agire nei limiti dell’interesse; 2) rendicontare
l’attività; 3) provvedere alla custodia delle cose; 4) utilizzare la diligenza del buon padre di famiglia
; ecc.

Che succede se il gestore compie degli atti nonostante un divieto da parte del DOMINUS?
Di base, la sua attività è INEFFICACE, almeno che il DIVIETO CHE GLI ERA STATO DATO
DALL’INTERESSATO, ERA UN DIVIETO ILLECITO (cioè ad esempio il DIVIETO DI
PAGARE IL MANTENIMENTO ALLA MOGLIE) ex art. 2031cc comma 2.

Che succede se il gestore opera senza uno dei requisiti ??


Ex. per un interesse che è anche proprio; opera causando un peggioramento della situazione
patrimoniale dell’interessato;
la gestione, VIENE DETTA ILLEGITTIMA O IRREGOLARE. E’ però possibile, ad esempio,
anche quando ha causato un impoverimento, che L’INTERESSATO RATIFICHI L’ATTIVITA’
DEL GESTORE (quindi con una ratifica vera e propria : che E’ UNA SORTA DI
APPROVAZIONE SUCCESSIVA DELL’ATTIVITA’ IRREGOLARE DEL GESTORE. Quindi
dopo questa ratifica è come se l’attività precedente del gestore, venisse SANATA).

PUBBLICITA’ E TRASCRIZIONE
Siamo nel libro 6 del cc.
PUBBLCITA’ : è il PROCEDIMENTO CHE LA LEGGE PREDISPONE X RENDERE
CONOSCIBILI AI 3, FATTI ATTI NEGOZI E PROVVEDIMENTI GIUDIZIARI.
È uno strumento che si AGGIUNGE ALLA FORMA AB SUSBSTANTIAM PER RENDERE IL +
POSSIBILE NOTI ALCUNI FATTI ATTI E NEGOZI RILEVANTI.
L’ordinamento predispone molteplici modalità x attuare la pubblicità. Per rendere note ai 3
situazioni personali (ex. quando si sposa, interdizione ecc) CI SONO GLI ARCHIVI
INFORMATICI DELLO STATO CIVILE PRESSO OGNI COMUNE; CI SONO ANCHE I
REGISTRI DELLE PERSONE GIURIDICHE; IL REGISTRO DELLE IMPRESE E POI CI
SONO I REGISTRI IMMOBILIARI CHE PERMETTONO DI DARE PUBBLICITA’ SUI FATTI
COSTITUTIVI, ESTINTIVI E TRASLATIVI DI PROPRIETA’ E DIRITTI REALI SU BENI
IMMOBILI (ex. trasferimento di una casa da Tizio a Caio).
Alla stessa funzione, risponde il PRA (pubblico registro automobilistico) che però riguarda
AUTOMOBILI (che sono non beni immobili ma beni mobili registrati).

La pubblicità serve principalmente per RENDERE NOTA LA CIRCOLAZIONE DI BENI E


QUINDI PER TUTELARE LA SICUREZZA E LA TRASPARANZA DEI TRAFFICI GIURIDICI
principalmente attraverso l’istituto della TRASCRIZIONE (quindi la TRASCRIZIONE ALTRO
NON E’ CHE UNA FORMA ATTUATIVA DELLA PUBBLICITA’).

La pubblicità, tuttavia ha funzioni DIVERSE :


1. Funzione informativa : rendere conoscibili ai 3, vicende giuridiche rilevanti. Si parla di
PUBBLICITA NOTIZIA. Va precisato che questa, non ha la funzione di RENDERE IL
FATTO PUBBLICATO OPPONIBILE AI 3. Un esempio è la pubblicazione matrimoniale
che è semplicemente un obbligo formale in capo agli sposi che, se non rispettato da luogo a
sanzione.
2. Diversa è la funzione DICHIARATIVA : CHE E’ INVECE QUELLA CHE HA LA
FUNZIONE DI RENDERE OPPONIBILE AI 3, IL FATTO CHE VIENE PUBBLICATO.
Con la pubblicità dichiarativa, i 3 , HANNO CONOSCENZA LEGALE (presunta) DEL
FATTO E NON POSSONO ECCEPIRE DI IGNORARLO. La pubblicità dichiarativa NON
E’ UN OBBLIGO A CARICO DELLA PARTE INTERESSATA MA E’ UN ONERE CHE
LA PARTE OVVIAMENTE HA INTERESSE AD ADEMPIERE OVVIAMENTE PER
RENDERE OPPONIBILE AI 3 QUELLA SITUAZIONE. Ovviamente a questa funzione
risponde la TRASCRIZIONE : infatti, ad esempio, la mancata trascrizione dell’acquisto di
un diritto immobiliare, impedisce l’opponibilità ai 3. (ex. società a responsabilità illimitata)
3. Poi c’è la funzione COSTITUTIVA : è quella pubblicità che SENZA LA QUALE IL
FATTO PUBBLICATO NON HA EFFETTO (ex. società a responsabilità limitata : nel
senso che , anche se i soci hanno stipulato l’atto costitutivo, sino a quando l’atto non viene
pubblicato nel registro delle imprese e quindi sino a quando nn viene reso noto ai 3, quella
società si considera come non esistente).
4. Diversa è la funzione SANATNTE : che fa si che LA PUBBLICAZIONE DEL FATTO
RENDA INOPPONIBILI I VIZI DI QUEL FATTO.

TRASCRIZIONE.
È la FORMA DI PUBBLICITA’, che riguarda GLI ATTI CHE COSTITUISCONO,
ESTINGUONO O TRASFERICONO LA TITOLARITA’ DI BENI IMMOBILI E MOBILI
REGISTRATI.
Attraverso la trascrizione quindi, si rende noto un contratto, un negozio unilaterale o un
provvedimento giudiziario o amministrativo che produce appunto LA COSTITUZIONE, LA
MODIFICA, IL TRASFERIMENTO O L’ESTINZIONE DI DIRITTI REALI AVENTI AD
OGGETTO QUESTI BENI.
- Trascrizione immobiliare : ha natura dichiarativa, quindi rende opponibile ai 3 il fatto
trascritto e è BASE PERSONALE XK I FATTI TRASCRITTI, sono CATALOGATI IN
BASE AL NOME E COGNOME DELLA PERSONA INTERESSATA. La funzione tipica
della trascrizione, è indicata dall’art. 2644cc ed è quella DI RISOLVERE IL CONFLITTO
TRA + AVENTI CAUSA DELLO STESSO ALIENANTE POICHE’, LADDOVE CI
SIANO + SOGGETTI CHE HANNO ACQUISTATO DEI DIRITTI SU QUEL BENE (ad
esempio diritti di proprietà) TRA QUESTI, PREVALE IL SOGG CHE HA TRASCRITTO
PRIMA QUEL DIRITTO CHE HA ACQUISITO A PRESCINDERE SE
EFFETTIVAMENTE HA ACQUISITO PRIMA QUEL DIRITTP (nel senso che se Tizio e
Caio hanno acquisito un diritto di proprietà su una casa, prevale tra Tizio e Caio non il sogg
che ha acquisito PRIMA IL DIRITTO DI PROPRIETA’ MA PREVALE CHI L’HA
TRASCRITTO PRIMA. Quindi se per esempio è Caio ad avere acquisito per primo il diritto
di proprietà ma non l’aveva trascritto, ed invece Tizio ha acquisito il diritto di proprietà
dopo ma l’ha trascritto prima di Caio, PREVALE QUEST’ULTIMO). Questo significa che
GLI EFFETTI DELLA TRASCRIZIONE, FANNO SI CHE IN QUESTO CASO CI SIA
UNA DEROGA AL PRINCIPIO CONSENSUALISTICO, secondo cui CHI HA
TRASFERITO UN DIRITTO NON PUO’ RITRASFERIRLO UNA SECONDA VOLTA,
POICHE’ NE HA PERSO IL POTERE DI DISPOSIZIONE ( in altri termini dato che il
principio consensualistico dice questo, ma abbiamo detto che è possibile che 2 soggetti
acquisiscano uno stesso diritto di proprietà su uno stesso bene, la trascrizione costituisce una
deroga a quel principio in quanto si ammette la possibilità che un soggetto non solo venda
uno stesso bene a 2 persone, ma che addirittura possa prevalere, se l’ha trascritto prima
ovviamente, il soggetto che acquisisca un diritto di proprietà ANCHE DOPO CHE
L’ABBIA ACQUISITO UN ALTRO MA CHE NON HA TRASCRITTO), il altre parole il
2 acquisto che dovrebbe essere inefficace, NON SOLO DIVENTA EFFICACE MA
PREVALE SUL PRIMO SE E’ STATO OGGETTO DI TRASCRIZIONE PRIMA DEL
PRIMO. Quindi IL DIRITTO PASSA DIRETTAMENTE DAL 1 TITOLARE AL 2
ACQUIRENTE ED IL PRIMO ACQUISTO FATTO DA UN ALTRO ACQUIRENTE
ANCHE SE SI E’ MANIFESTATO PRIMA, PER IL SOLO FATTO DI NON ESSERE
STATO TRASCRITTO, E’ COME SE NON SI FOSSE MAI VERIFICATO. Costui (che
qiundi rimane leso dalla trascrizione), può tutelarsi ATTRAVERSO IL RISARCIMENTO
DEL DANNO PER INADEMPIMENTO CONTRATTUALE (che può chiedere quindi
rivolgendosi ad un giudice, all’alienante), ED AL RISARCIMENTO DEL DANNO
EXTRA CONTRATTUALE CHE PUO’ CHIEDERE AL 2 ACQUIRENTE (per il quale
però grazie alla trascrizione quel diritto di proprietà diviene effettivo ed efficace ed
opponibile ai 3) SE DIMOSTRA CHE COSTUI ERA IN MALA FEDE (cioè che ha
acquistato e trascritto PUR SAPENDO CHE AVEVA ACQUISTATO GIA’ IL SOGG CHE
RESTA LESO DALLA TRASCRIZIONE).

NB : come si può giustificare a livello giuridico, che la trascrizione, deroghi al principio


consensualistico (e che quindi faccia prevalere il 2 acquisto che QUINDI SIA AVVENUTO
DOPOS SOLO PERCHE’ SIA AVVENUTA LA TRASCRIZIONE)??
Ci sono 2 teorie :
1. Il primo proprietario (quindi l’alienante) RIMANE FORMALMENTE PROPRIETARIO
FINO A QUANDO NON C’E’ UNA TRASCRIZIONE. Questo significa che SE VENDE
AD UN SOGG, E QUESTO NON TRASCRIVE, FINO A QUANDO QUESTO NON
TRASCRIVE, PUO’ VENDERE DINUOVO (questo, anche se il sogg che acquista la casa
ma non l’abbia trascritta, ad esempio ci abita). Ovviamente laddove l’alienante dovesse
vendere a più persone e nessuno di loro dovesse trascrivere prevale a chi ha venduto per
primo.
2. Il primo acquirente diventa effettivamente proprietario avendo acquistato prima, nonostante
non abbia trascritto. Però, laddove l’alienante venda a 2 soggetti essi diventano proprietari
e, laddove nasca il conflitto la trascrizione, del 2 acquirente, diventa una CONDIZIONE
RISOLUTIVA (e non come nel primo caso una condizione necessaria per il trasferimento
della proprietà in quanto si è avuto, il trasferimento di proprietà già nel contratto di vendita).
CASO PARTICOLARE IN CUI LA TRASCRIZIONE IMMOBILIARE HA EFFETTI
COSTITUTIVI (che crea un diritto di proprietà).
La trascrizione immobiliare, in via di eccezione può assumere efficacia costitutiva : ciò accade,
nell’usucapione abbreviata (l’usucapione è un modo di acquisto della proprietà a titolo originario
che si verifica quando un soggetto, esercita le funzioni di proprietario di un bene mobile o immobile
per un certo periodo di tempo nonostante non sia effettivamente proprietario del bene in quanto la
proprietà è di un sogg diverso. L’acquisto della proprietà, avviene, al termine di questo periodo di
tempo che, per legge, è di 20 anni per gli immobili mentre per i mobili registrati è di 3 anni NB : IN
GENERE I BENI IMMOBILI SONO SEMRE REGISTRATI.). la legge prevede un caso
particolare in cui, il tempo per USUCAPIRE UN IMMLOBILE E’ DIMEZZATO A 10 ANNI ED
E’ RIDOTTO A 3 ANNI X I MOBILI REGISTRATI. Ciò accade nell’ipotesi in cui un sogg
acquista il mobile o l’immobile da un sogg che non è proprietario. Per acquistare effettivamente la
proprietà di quell’immobile o mobile, è ovviamente, necessario che trascorra il termine di 10 e 3
anni per poi acquistarne effettivamente la proprietà ( in quanto ricordiamo che il sogg dal quale
Tizio ha acquistato la proprietà ‘’ astratta’’ dell’immobile o del mobile nn era proprietario).
Affinchè però, al termine dei 10 o 3 anni, Tizio acquisti la proprietà è NECESSARIO CHE, AL
MOMENTO DELL’ACQUISTO ‘’ ASTRATTO’’, CI SIA COMUNQUE LA TRASCRIZIONE
IN QUANTO E’ PROPRIO DAL MOMENTO IN CUI TRASCRIVE CHE DECORRERA’ IL
TERMINE DI 10 O 3 ANNI. Quindi in questo caso la TRASCRIZIONE HA VALENZA
COSTITUTIVA XK E’ ELEMENTO ESSENZIALE DELL’ACQUISTO; inoltre, ha anche un’altra
funzione : TUTELARE IL VERO TITOLRE ORIGINARIO DELL’IMMOBILE O DEL MOBILE
REGISTRATO, il quale, controllando i pubblici registri potrà accorgersi del fatto che qualcuno ha
acquistato il suo immobile o mobile reg SENZA IL SUO CONSENSO E PUO’ INTERVENIRE
SEMRE PRIMA DELLA DECORRENZA DEI 3 O 10 ANNI X FAR VALERE IL SUO
DIRITTO.

Principio di continuità della trascrizione.


Questo principio è previsto dall’art 2650cc ‘’ nei casi in cui, per le disposizioni precedenti, un atto
di acquisto è soggetto a trascrizione (quindi quando questo acquisto riguarda immobili e mobili reg
ecc), le successive trascrizioni o iscrizioni a carico dell’acquirente non producono effetto se non è
stato trascritto l’atto anteriore di acquisto ’’.
Ex. Caio acquista un immobile da Tizio che a sua volta lo ha acquistato da Sempronio. Caio, per
rendere opponibile ai 3 il suo acquisto deve ovviamente trascriverlo ‘’ contro’’ il primo
proprietario, quindi Tizio. Ma, in virtù del principio di continuità della trascrizione, deve anche
accertarsi che Tizio, quando lo ha acquistato da Sempronio lo abbia trascritto contro quest’ultimo.
Laddove questo non risulti può anche provvedervi lui (Caio) in prima persona.
Quindi fino a quando non viene fatta la trascrizione a favore del titolare originario Tizio, quella a
favore di Caio, quindi del secondo acquirende è VALIDA MA NN EFFICACE (QIUNDI
TERMPORANEAMENTE INEFFICACE) quindi QUELL’ACQUISTO, NONOSTANTE SIA
STATO TRASCRITTO COMUNQUE NON POTRA’ ESSERE OPPOSTO AI 3 PERCHE’ LA
CATENA DEI TRASFERIMENTI, NON E’ COMPLETA (CONTINUA) : NN C’E’ STATA
COMP,LETEZZA A LIVELLO DI REGISTRI IMMOBILIARI.
Quando l’atto anteriore di acquisto (quello di Tizio), VIENE TRASCRITTO, HANNO EFFETTO
ANCHE LE SUCCESSIVA TRASCRIZIONI (quindi quella di Caio).
Viene fatto salvo l’art. 2644cc, sul CONFLITTO DI ACQUIRENTI ALL’INTERNO DEL QUALE
PREVALE CHI HA TRASCRITTO PRIMA : Sempronio vende a Tizio e a Mevio, e Tizio vende a
Caio. Tizio non ha trascritto il suo acquisto ma vende lo stesso a Caio, il quale trascrive sia il suo
acquisto sia l’acquisto di Tizio (in quanto sa che laddove non c’è trascrizione dell’acquisto
originario, qiundi di Tizio, e trascrizione dell’acquisto successivo, del suo, quest’acquisto non potrà
essere opposto ai 3). In questa situazione quindi vi è un conflitto : tra Caio e Mevio. Chi prevale ??
Si deve quindi seguire, per risolvere il conflitto, il principio previsto dall’art. 2644cc (PREVALE
CHI TRASCRIVE PRIMA). Ci sono due ipotesi :
- Se Mevio, AVEVA GIA’ TRASCRITTO L’ATTO e Tizio no, PREVALE MEVIO.
- Se Mevio, come Tizio, al momento dell’acquisto da Sempronio non aveva trascritto allora
si pone il problema di vedere chi trascriverà prima tra Caio e Mevio. Laddove Mevio
trascriva prima di Caio prevale lu. Caio, per prevalere rispetto a Tizio, DEVE a)
TRASCRIVERE PRIMA DI MEVIO b) TRASCRIVERE NN SOLO IL SUO ACQUISTO
MA ANCHE L’ACQUISTO DI TIZIO, CHE AL MOMENTO DELL’ACQUISTO DA
SEMPRONIO, NON L’AVEVA TRASCRITTO.

Quali sono gli atti suscettibili a trascrizione (sempre atti relativi a beni immobili dato che ci
troviamo sempre nella trascrizione immobiliare).
Si devono trascrivere, tra i vari, ai sensi dell’art. 2643cc :
- Contratti che trasferiscno la proprietà di beni immobili
- Contratti che trasferiscono, costituiscono o modificano i diritti di USUFRUTTO
SUPERFICIE ENFITEUSI E CONCESSIONE
- Contratti che costituiscono la COMUNIONE DEI DIRITTI MESIONATI SOPRA
- Contratti che costituiscono o modificano SERVITU’, IL DIRITTO DI USO E IL DIRITTO
DI ABITAZIONE
- Atti tra vivi di rinuncia a questi diritti
- Provvedimenti di esecuzione forzata che trasferiscono la proprietà dei beni immobili
- Contratti di locazione ultranovennale
- Contratti di società ed associazione con cui si conferisce diritti su beni immobili
- Le sentenze che costituiscono, trasferiscono o modificano uno dei diritti menzionati.

L’art. 2645cc, poi, dice che BISOGNA TRASCRIVERE OGNI ATTO O PROVV CHE PUR NON
RIENTRANDO NELL’ART di cui sopra, ABBIA GLI STESSI EFFETTI (cioè sia comunque in
grado di trasferire, costituire o modificare uno dei diritti indicati) . NB : questo art, vale nel caso ad
esempio dei contratti atipici con cui le parti possono dare al contratto atipico uno degli effetti dei
contratti di cui sopra.

Nel 1997 è stato introdotto l’art. 2645bis cc, CHE PREVEDE LA TRASCRIZIONE DEI
CONTRATTI PRELIMINARI CHE ABBIANO AD OGGETTO I CONTRATTI CE
TRASFERISCONO PROPRETA’, USUFRUTTO, SUPERFICIE, ENFITEUSI, CONCESSIONE,
SERVITU’, USO E ABITAZIONE SU BENI IMMOBILI. Quindi solo i preliminari di questi
contratti.
La ratio di quest novità è volta alla tutela di chi è il PROMISSARIO ACQUIRENTE (che è il sogg
che nel preliminare dice che acquisterà) NEI CONFRONTI DEL PROMISSARIO ALIENANTE
CHE DOVESSE, DOPO IL PRELIMINARE, VENDERE AD ALTRI.
La trascrizione del preliminare crea un cd. EFFETTO PRENOTATIVO CON CUI, IN PRATICA,
SI STABILISCE CHE : QUANDO IL DEFINITIVO CONTRATTO, SARA’ TRASCRITTO, LA
TRASCRIZIONE DI QUEST’ULTIMO RETROAGIRA’ AL MOMENTO DELLA
TRASCRIZIONE DEL PRELIMINARE.
QUESTO SIGNIFICA CHE LA TRASCRIZIONE DEL CONTRATTO DEFINITIVIO AVRA’
PREVALENZA RISPETTO ALLE TRASCRIZIONI EFFETTUATE PRIMA CHE IL
CONTRATTO DEFINITIVO VENISSE TRASCRITTO MA CHE SONO INTERVENUTE DOPO
LA TRASCRIZIONE DEL CONTRATTO PRELIMINARE.
La trascrizione del contratto preliminare è una trascrizione che ha un’efficacia a tempo
determinato : nel senso che l’efficacia di questa cessa se :
- Le parti hanno introdotto una data per la conclusione del contratto definitivo, e passato un
anno da quella data NON E’ STATO TRASCRITTO IL DEFINITIVO
- Oppure, se questa data non è stata stabilita dalle parti, l’efficacia della trascrizione del
preliminare, CESSA DOPO 3 ANNI DALLA TRASCRIZIONE DEL PRELIMINARE :
cioè se entro 3 anni dalla trascrizione del preliminare nn è stato trascritto i definitivo.
Deve rilevarsi che, quindi, la legge CON LA TRASCRIZIONE DEL PRELIMINARE, PREVEDE
ECCEZIONALMENTE, CHE SIA TRASCRIVIBILE UN CONTRATTO CHE NON HA
EFFETTI REALI (che non trasferisce immediatamente diritti reali) e che QUINDI HA SOLO
EFFETTI OBBLIGATORI (in quanto il trasferimento avviene con il contratto definitivo, quindi è
quest’ultimo ad AVERE EFFETTI REALI). Questa eccezione si giustifica, PER IL FATTO CHE
IL CONTRATTO PRELIMINARE, CREA OBBLIGHI A CATENA CHE SFOCIANO IN UN
CONTRATTO DEFINITIVO CHE AVRA’ EFFETTI REALI.

La dottrina si è chiesta se possano essere trascritti ANCHE I CONTRATTI DI VENDITA AD


EFFETTI REALI DIFFERITI, come ad esempio la vendita di cose future. La soluzione prevalente è
affermativa, e prevede che si APPLICHI A QUESTI CONTRATTI LA STESSA DISCIPLINA
CHE E’ PREVISTA PER I CONTRATTI SOTTOPOSTI A TERMINE E A CONDIZIONE ex art.
2659cc. In base a questo, quando si trascrivono i contratti sottoposti a termine o condizione, nel
pubblico registro immobiliare, assieme al contratto, bisogna annotare o menzionare, l’EVENTO
CHE COSTITUISCE LA CONDIZIONE O IL TERMINE CHE SARA’ POI, CANCELLATO,
QUANDO SI VERIFICHERA’. Quindi, si dovrà annotare, per analogia, nei contratti ad effetti reali
differiti, si dovrà annotare la cosa che deve venire ad esistenza e, cancellare quest’ultima
annotazione, quando la cosa verrà ad esistenza.

Sono altresì sottposti a trascrizione : L’ACCETTAZIONE DELL’EREDITA’, LE DIVISIONI, LE


CONVENZIONI MATRIMONIALI, E GLI ATTI DI DESTINAZIONE.

La trascrizione delle domande giudiziali (è il ricorso che si fa al giudice per ottenere un qualcosa).
Il codice, all’art. 2652cc, prevede CHE SIANO TRASCRITTE LE DETERMNATE DOMANDE
GIUDIZIALI, RELATIVE AI CONTRATTI AVENTI AD OGGETTO BENI IMMOBILI. Qundi i
contratti ex art. 2643cc.
Perché ?
La trascrizione della domanda giudiziale ha un effetto simile alla trascrizione del PRELIMINARE :
quando si fa domanda giudiziale, quindi ‘’ citazione o ricorso’’, SI DEVE TRASCRIVERE in
quanto, analogamente al contratto preliminare, QUANDO SI TRASCRIVE LA DOMANDA, CHI
STA FACENDO LA CITAZIONE O IL RICORSO, IN UN CERTO SENSO ‘’ PRENOTA’’ GLI
EFFETTI DI UNA SENTENZA QUALORA DOVESSE ESSERE A LUI FAVOREVOLE. Quindi,
se la domanda è rivolta ad ottenere una rescissione e la sentenza del giudice la accoglie, la sentenza
del giudice SARA’ ANNOTATA E TRASCRITTA e, gli effetti della trascrizione della sentenza,
RETROAGIRANNO AL MOMENTO DELLA TRASCRIZIONE DELLA RELATIVA
DOMANDA con LA CONSEGUENZA CHE : EVENTUALI TRASCRIZIONI CHE SIANO IN
CONFLITTO CON LA DOMANDA, OVVIAMENTE INTERVENUTE NEL PERIODO TRA LA
TRASCRIZIONE DELLA DOMANDA E LA SENTENZA, AVRANNO ‘’ LA PEGGIO’’ CIOE’
NON AVRANNO EFFETTO ED AVRA’ PREVALENZA CHI HA TRASCRITTO LA
DOMANDA.
Le domande giudiziali che verranno trascritte sono PRINCIPALMENTE QUELLE CHE SI
RIFERISCONO AI CONTRATTI REALITIVI AI DIRITTI MENZIONATI NELL’ART.
2643CC : quindi principalmente LE DOMANDE DIRETTE A RENDERE INEFFICACE, UN
CONTRATTO CON CUI QUALCUNO ABBIA ACQUISTATO O MODIFICATO UN DIRITTO
REALE SU UN IMMOBILE. Quindi, nella specie, le domande sono :
- La domanda di risoluzione
- Domanda di rescissione
- Domanda di nullità
- Domanda di annullamento
- Domanda di accertamento della simulazione
- Ed anche le domande DIRETTE AD OTTENERE LA ESECUIZIONE FORZATA
DELL’OBBLIGO DI CONTRARRE SEMPRE RELATIVAMENTE A DIRITTI AVENTI
AD OGGETTO BENI IMMOBILI.
La trascrizione della domanda giudiziale quindi RENDE OPPONIBILE LA SUCCESSIVA
SENTENZA FAVOREVOLE AI 3 CHE, DURANTE LO SVOLGIMENTO DEL PROCESSO,
ABBIANO ACQUISTATO DEI DIRITTI SUL BENE IMMOBILE OGGETTO DI CONTRATTO.
Ex. Tizio e Caio stipulano un contratto di compravendita di un immobile. Caio, alienante, fa una
domanda di annullamento al giudice su quel contratto, trascrivendola. Se, prima della sentenza (ma
dopo la trascrizione della domanda giudiziale) Tizio avrà venduto il bene ad un altro soggetto ,
quando interviene la sentenza del giudice favorevole a Caio, quella vendita effettuata da Tizio a
Sempronio sarà inefficace in quanto COLUI IL QUALE HA ACQUISTATO DAL CONVENUTO
IN GIUDIZIO, OVVIAMENTE DOVEVA SAPERE DELLA PENDENZA DI UN PROCESSO
PERCHE’ QUESTA PENDENZA RISULTAVA DALLA TRASCRIZIONE PUBBLICA DELLA
DOMANDA GIUDIZIALE DA CUI IL PROCESSO ERA NATO E QUINDI ‘’ HA LA PEGGIO’’
X VIA DELLA SUA NEGLIGENZA. Se però il 3 ha acquistato prima che Caio trascrivesse la
domanda giudiziale, avrà la PREVALENZA SULLA DOMANDA GIUDIZIALE TRASCRITTA,
DOPO, DA CAIO.
C’è però un’eccezione : ossia QUANDO LA DOMANDA GIUDIZIALE E’ VOLTA AD
ACCERTARE LA NULLITA’ DI UN CONTRATTO, questa travolge, ANCHE GLI ACQUISTI
IN BUONA FEDE DEL 3 ANCHE SE TRASCRITTI PRIMA DELLA DOMANDA
GIUDIZIALE. Questo perché la nullità ha travolto il titolo da cui l’acquirente Tizio è diventato
legittimo proprietario.

Ai sensi dell’art. 2657cc, vediamo cosa occorre per trascrivere (un contratto oppure una domanda) :
- Nel caso della trascrizione di un contratto, è necessario UN TITOLO CHE PUO’ ESSERE
L’ATTO PUBBLICO O LA SCRITTURA PRIVATA che rappresentino, appunto il
contratto. La SCRITTURA PRIVATA DEVE ESSERE AUTENTICATA OPPURE
ACCERTATA GIUDIZIALMENTE. Chi vuole trascrivere deve quindi mostrare il titolo xk
solo così DIMOSTRA DI ESSERE STATO LA PARTE DI QUEL CONTRATTO. Un altro
titolo idoneo a trascrivere è poi la SENTENZA che ad esempio abbia costituito un diritto
reale su un bene.
- Nel caso della trascrizione delle domande giudiziali : è necessario anche qui l’esibizione al
pubblico ufficiale di un titolo idoneo che , anche in questo caso, DIMOSTRI CHE CHI
VOGLIA PROPORRE QUELLA DOMANDA SIA EFFETTIVAMENTE PARTE DI
QUEL CONTRATTO. In questo caso il titolo è la CITAZIONE O IL RICORSO ED
ANCHE LA RELAZIONE DI NOTIFICA (quindi l’atto con cui si notifica alla controparte
che sta pendendo un processo per quel contratto).

La domanda di trascrizione (sia x un caso sia per l’altro), viene fatta al CONSERVATORE DEI
REGISTRI IMMOBILIARI CHE E’ COMPETENTE IN BASE AL LUOGO IN CUI GLI
IMMOBILI SI TROVANO E QUINDI LA DOMANDASI FA MOSTRANDO A
QUEST’ULTIMO UNA COPIA AUTENTICA DEL TITOLO INTEGRATO DA UNA NOTA
ORIGINALE CHE CONTENGA LE INDICAZIONI PREVISTE DALL’ART. 2659CC :
- Cognome e nome
- Luogo e data di nascit
- Codice fiscale
- Titolo e data
- Eventuale autorità giudiziaria che ha pronunciato la sentenza
- Conogme e nome eventualmente del notaio
- La natura e le situazioni dei beni a cui il titolo si riferisce
- (nei contratti sottoposti a termine o condizione) l’evento della condizione e la scadenza dl
termine.
Il conservatore può rifiutare di effettuare la trascrizione se i titoli o le note non abbiano i requisiti
prescritti. Se invece è tutto in regola, il conservatore non può rifiutare o ritardare la trascrizione. Se
emergono gravi e fondati dubbi sulla trascrivibilità di un contratto, di una sentenza o di una
domanda, il conservatore, su istanza di parte (della controparte contrattuale o la parte convenuta in
quel processo), può effettuare la cd. TRASCRIZIONE CON RISERVA. In questo caso, la
controparte, può fare RECLAMO ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA (se ritiene che l’atto non
fosse trascrivibile), entro 30gg dalla trascrizione con riserva.
Presso l’ufficio dei reigstri immobiliari, il conservatore, deve tenere un registro generale d’ordine
nel quale ANNOTA OGNI GIORNO OGNI TITOLO DI CUI E’ RICHIESTA LA
TRASCRIZIONE. Questo registro è ordinato IN BASE AL NOME E COGNOME
DELL’INTERESSATO.

In Trentino Alto Adige ed in Friuli (che seguono il sistema tedesco), al posto della trascrizione, per
quanto riguarda i contratti RELATIVI A BENI IMMOBILI, C’E’ UN SISTEMA DIVERSO CHE
E’ DETTO INTAVOLAZIONE : in pratica, chi acquista un diritto reale su un immobile, deve
iscriverlo nei libri FONDIARI E QUESTA ISCRIZIONE (INTAVOLAZIONE APPUNTO), HA
EFFETTO COSTITUTIVO : NEL SENSO CHE IN DEROGA AL PRINCIPIO DEL CONSENSO
TRASLATIVO, SOLO CON LA ISCRIZIONE IL SOGG ACQUISTA LA TITOLARITA’ DEL
DIRITTO ISCRITTO.
Un’altra peculiarità è che : sempre in queste regioni, i registri immobiliari sono ordinati SU BASE
REALE CIOE’ NN PER NOME E COGNOME DELL’INTERESSATO MA IN BASE AL BENE.

TRASCRIZIONE DEI BENI MOBILI REGISTRATI.


Per quanto riguarda questo tipo di trascrizione, ha gli STESSI EFFETTI DI QUELLA PREVISTA
PER GLI IMMOBILI. E, VIENE FATTA, ALL’INTERNO DEL PUBBLICO REGISTRO
AUTOMOBILISTICO, DEL REGISTRO DELLE NAVI E DEL REGISTRO DEGLI
AEREOMOBILI.
Sono soggetti a trascrizione, ovviamente, i CONTRATTI CHE TRASFERISCONO LA
PROPRIETA’ E LA COMUNIONE SU QUESTI BENI, I CONTRATTI CHE COSTITUISCONO
O MODIFICANO IL DIRITTO DI USO ED USUFRUTTO, GLI ATTI DI RINUNCIA SU
QUESTI DIRITTI ED OVVIAMENTE I PROVV E LE SENTENZE CHE RIGUARDANO LA
TIT0LARITA’ DI QUESTI BENI.

L’unica differenza tra questa trascrizione e quella degli immobili è che : questi beni, a livello di
ordine di trascrizione, SONO ORDINATI SU BASE REALE (come il sistema della intavolazione).

Un ultimo strumento di pubblicità diverso dalla trascrizione è la ISCRIZIONE : che principialmente


si usa NELLE SOCIETA’ DI CAPITALI E CON IL DIRITTO DI IPOTECA. Questa iscrizione, a
differenza della trascrizione ha EFFETTI COSTITUTIVI.

RESPONSABILITA’ CIVILE E ILLECITO.


Nel diritto privato, il creditore può subire un danno dall’inadempimento del debitore e, in tal caso, il
problema è stabilire se IL CREDITORE INSODDISFATTO POSSA O MENO OTTENERE, DAL
DEBITORE INADEMPIMENTE, IL RISARCIMENTO DEL DANNO. Un problema analogo, si
ripropone tutte le volte in cui, a prescindere dall’esistenza di un precedente rapp obbligatorio un
SOGGETTO, VENGA A SUBIRE UN DANNO, IN VIRTU’ DI UNA CONDOTTA DI UN
ALTRO SOGGETTO. Ex : l’auto di Tizio viene danneggiata dalla caduta del cornicione
dell’immobile di Caio, vicino al quale l’aveva parcheggiata. Anche in questo caso, bisogna capire,
se il danneggiato Tizio, possa o meno ottenere dal danneggiante Caio il risarcimento del danno o
meno. Una prima risposta all’interrogativo viene data all’art. 2043cc risarcimento per fatto illecito,
dice che : ‘’qualunque fatto, doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga,colui
che ha commesso il fatto a risarcire il danno’’ la norma costituisce un principio generale che
QUALIFICA COME ILLECITO CIVIILE, QUALUNQUE FATTO CHE SIA LESIVO DI UN
INTERESSE PROTETTO DALL’ORDINAMENTO E CORRISPONDE ALL PRECETTO
ROMANO DEL ‘’ NEMINEM LEDERE’’ (non danneggiare nessuno). Chiunque violi il precetto, e
commette ILLECITO CIVILE, RISPONDE PER CD. RESP ACQUILIANA O EXTRA
CONTRATTUALE. Il termine resp acquiliana deriva dalla radice romanistica dell’istituto (lex
acquilia è quella che l’ha introdotta nel diritto romano) mentre la qualifica extra contrattuale, è utile
a distinguerla dall’altra forma di resp civile che è quella CONTRATTUALE CHE DERIVA XO’,
QUEST’ULTIMA, DALL’INADEMPIMENTO DI UN’OBBLIGAZIONE. MENTRE LA RESP
EXTRA CONTRATTUALE, DERIVA, DALLA VIOLAZIONE DI UN GENERICO DOVERE
APPUNTO DI ASTENSIONE DALLA LESIONE DEGLI ALTRUI INTERESSI. Ciò che hanno in
comune però le 2 forme di resp è che : SIA L’INADEMPIMENTO NELLA RESP CONTR, SIA IL
FATTO ILLECITO NELLA RESP EXTRA CONTR, CREANO UN RAPPORTO
OBBLIGATORIO : nel primo caso, l’inadempiente è debitore verso l’altra parte; nel secondo caso
chi ha commesso il fatto è debitore verso il sogg leso, ed IN ENTRAMBI I CASI, L’OGGETTO
DELL’OBBLIGAZIONE E’ IL RISARCIMENTO DEL DANNO.
Proprio perché, il rimedio per le 2 responsabilità è il medesimo (risarcimento), questo istituto (del
risarcimento) è disciplinato in modo unitario dal cc con le norme previste dagli art 1223 e ss.
Tuttavia, alla responsabilità extra contrattuale si applicano altre disposizioni specifiche che sono
quelle che vanno dall’art. 2056cc all’art 2059cc.
Secondo una diffusa opinione in realtà, l’inadempimento di un’obbligazione, OLTRE A CAUSARE
UNA RESP CONTRATTUALE CREEREBBE ANCHE UNA RESP EXTRA CONTRATTUALE
QUALORA L’INADEMPIMENTO LEDA UN DIRITTO ASSOLUTO DELLA PERSONA : si
pensi ad un’operazione chirurgica eseguita erroneamente con conseguenze lesive dell’integrità
fisica x il paziente. Il danneggiato, realizzandosi un concorso di responsabilità, sarebbe tutelato sia
dal risarcimento per inadempimento, sia dal risarcimento per fatto illecito. Questa opinione tuttavia
sembrerebbe essere stata superata in virtù di una nuova lettura, secondo costituzione, del rapporto
obbligatorio in generale : infatti, SI CONSIDERA POSSIBILE, CHE NEI RAPPORTI
CONTRATTUALI, POSSANO VENIRE IN RILIEVO INTERESSI NON PATRIMONIALI TALI
X CUI, DI FRONTE AD UNA LESIONE, L’INADEMPIMENTO DEL DEBITORE, PUO’
CAGIONARE ANCHE (OLTRE ALLA SFERA PATRIMONIALE : in quanto ricordiamo che i
contratti possono solo avere contenuto patrimoniale) ANCHE LA SFERA NON PATRIMONIALE
(in altri termini : gli interessi che vengono in gioco sono sia patrimoniali xk ovviamente il mancato
adempimento di una prestazione cagiona in primis la sfera patrimoniale del soggetto leso. Ma
l’interesse che è presente nel contratto, e quindi l’interesse che viene leso dal mancato adempimento
va anche oltre al puro ‘’ interesse economico’’ : cioè se io vendo una cosa a Tizio e Tizio non mi
paga non solo avrò un danno è un danno patrimoniale, ma l’interesse che viene leso è un interesse
che va oltre a quello patrimoniale ) : ad esempio, nella disciplina del contratto di trasporto, è
previsto che il vettore (colui che trasporta), ha l’obbligo di tutelare l’integrità fisica del viaggiatore e
quindi RISPONDE DEGLI INCIDENTI. Quindi un inadempimento di quest’obbligo porta a un
danno che OLTRE AD ESSERE PATRIMONIALE (perché ovviamente bisogna pagare le spese
mediche) MA ANCHE NON PATRIMONIALE PERCHE’ SI E’ LESO APPUNTO, UN
INTERESSE CHE E’ QUELLO ALLA INTEGRITA’ FISICA CHE VA OLTRE UNA
VALUTAZIONE PATRIMONIALE. Quindi, non si può + pensare che un sogg, in queste
situazioni abbia diritto ad un doppio risarcimento in quanto il risarcimento che viene ad essere dato
in questi casi tiene già conto, di per se, il ‘’ doppio danno’’ in virtù del fatto che LA RESP
CONTRATTUALE E’ STATA ORMAI ADEGUATA, IN VIA INTERPRETATIVA, ALLA
POSSIBILITA’ CHE GLI INTERESSI LESI DALL’INADEMPIMENTO ABBIANO NATURA
NON SOLO PATRIMONIALE.
Affinchè dal fatto illecito, sorga resp per l’autore sono però necessari alcuni presupposti definiti
ELEMENTI DEL FATTO ILLECITO (NB: stiamo sempre nell’ambito del l’art. 2043cc):
- La condotta : cioè il comportamento attivo (qualcuno che fa qualcosa) o passivo (è
un’omissione : un non fare rispetto a qualcosa che si doveva fare).
- Nesso di causalità : è un nesso che lega il comportamento della persona e l’evento lesivo in
un rapporto di CAUSA EFFETTO. Cioè : AFFINCHE’ UN SOGGETTO SIA
RESPONSABILE DEL FATTO ILLECITO E’ NECESSARIO CHE L’EVENTO LESIVO,
SIA UN EFFETTO DI UN SUO COMPORTAMENTO. Come si fa a stabilire se c’è questo
collegamento? Si richiama in principio dell’ADEGUATEZZA CAUSALE secondo cui : UN
EVENTO LESIVO, E’ RICOLLEGABILE (IMPUTABILE) AL COMPORTAMENTO DI
UNA PERSONA, SE QUELL’EVENTO, PUO’ ESSERE CONSIDERATO SULLA BASE
DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA UNA ‘’ NORMALE CONSEGUENZA’’ DEL
COMPORTAMENTO. In altri termini : nel diritto penale, per nesso di causalità si applica il
principio della condicio sine qua non : UN COMPORTAMENTO E’ CAUSA (e’ causa : si
deve intendere ‘’ che causa il’’) DI UN EVENTO, QUANDO, ELIMINANDO
IPOTETICAMENTE QUEL COMPORTAMENTO, L’EVENTO NON SI SAREBBE
VERIFICATO (secondo un GIUDIZIO ‘’ ASTRATTO’’). Nel diritto civile, si va oltre
questa teoria della condicio sine qua non MA UN’ALTRA TEORIA CHE E’ QUELLO
DELLA CAUSALITA’ ADEGUATA (principio di adeguatezza causale) secondo cui :
AFFINCHE’ UN SOGGETTO, SIA RESP DI UN EVENTO, DEVE AVERLO CAUSATO
CON UN’AZIONE CHE E’ PROPORZIONATA ALL’EVENTO, cioè :
ASTRATTAMENTE IDONEA A DETERMINARE QUEST’ULTIMO SULLA BASE DI
UN CRITERIO DI NORMALITA’, CHE E’ (la normalità) VALUTATA SECONDO LA ‘’
COMUNE ESPERIENZA’’ (cioè la scienza e la tecnica) ESCLUDENDO QUINDI
FATTORI STRAORINARI O ATIPICI. Ex. : PRIMO CASO :Tizio aggredisce Caio con
un coltello in modo non fatale (quindi non al cuore). Caio muore però muore durante
l’intervento chirurgico per delle complicazioni. SECONDO CASO : Tizio aggredisce Caio,
sempre in modo non fatale e Caio muore perché ‘ambulanza che lo trasporta in ospedale fa
un incidente.
Se si seguisse la causalità penale, quindi se si seguisse alla lettera la teoria della condicio
sine qua non, in entrambi i casi Tizio sarebbe responsabile perché IN ENTRAMBI I CASI,
SENZA LA SUA AGGRESSIONE CAIO NON SAREBBE MORTO (perché non sarebbe
andato in ospedale o perché non sarebbe salito sull’ambulanza); invece, secondo la causalità
adeguata civile, Tizio sarà responsabile solo nel primo caso : perché, la sua aggressione, in
virtù dell’arma utilizzata e delle numerose ferite inflitte, era un’azione comunque idonea a
causare l’evento (la morte) e quindi, le complicazioni sorte durante l’intervento non sono
qualificabili come un ‘’ fattore eccezionale’’ cioè si sarebbero potute prevedere in virtù della
delicatezza dell’intervenuto dovuto alle ferite gravi causategli da Tizio. Quindi le
complicazioni operatorie, rientrano in un ‘’ CRITERIO DI NORMALITA’ SECONDO LA
COMUNE ESPERIENZA’’.
Nel secondo caso, il comportamento è sempre idoneo a causare l’evento (morte) però
materialmente l’evento, si verifica per un FATTORE STRAORDINARIO CHE NN PUO’
ESSERE REVEDIBILE E NON RIENTRA IN UN GIUIDIZIO DI NORMALITA’. Quindi,
quel fattore (incidente dell’ambulanza) è un fattore che, usando il gergo, SPEZZA IL
NESSO DI CAUSALITA’ TRA COMPORTAMENTO ED EVENTO.
- Colpevolezza : indica la CONTRARIETA’ DEL COMPORTAMENTO DELLA
PERSONA ALLA LEGALITA’. Cioè è chiaro che x essere resp di un fatto illecito, l’autore,
deve aver posto in essere un comportamento che non sia conforme al modello legale ex.
aggressione. La colpevolezza,poi, implica anche, in riferimento all’autore, che L’EVENTO
LESIVO SIA STATO DA LUI VOLUTO OPPURE SIA STATO DA LUI CAUSATO IN
VIRTU’ DI UN ATTEGGIAMENTO NEGLIGENTE. NEL PRIMO CASO SI PARLA DI
DOLO; NEL SECONDO CASO SI PARLA DI COLPA. Nella colpa quindi, non si ha
VOLONTA’ DELL’EVENTO MA SI HA, IN ANALOGIA COL DIRITTO PENALE,
NEGLIGENZA, IMPRUDENZA IMPERIZIA, O INOSSERVANZA DI LEGGI,
REGOLAMENTI, ORDINI O DISCIPLINE. INVECE NEL DOLO C’E’ QUINDI
VOLONTA’ DELL’EVENTO LESIVO. Quindi, la colpevolezza (che comprende il dolo e
la colpa), consiste NELL’IMPUTABILITA’ DEL FATTO LESIVO ALL’AGENTE, DAL
PUNTO DI VISTA MORALE SEBBENE, IN ALCUNE IPOTESI (sempre + numerose), è
possibile che : LA RESP CIVILE, SORGA ANCHE IN ASSENZA DI COLPA O DOLO
(ad esempio le cd. Responsabilità da posizione vedi dopo).
- Capacità di Intendere e di Volere dell’autore al momento del fatto : l’art. 2046cc, dice che :
‘’ non risponde delle conseguenze del fatto dannoso, chi non aveva la capacità di intendere
e di volere al momento in cui lo ha commesso, almeno che, lo stato di incapacità derivi da
sua colpa’’ ciò significa che se un sogg si pone colpevolmente IN UNO STATO DI
INCAPACITA’ DI INTENDERE E DI VOLER E(ex. si ubriaca) E’ COMUNQUE
CONSIDERATO RESPONSABILE SE, da ubriaco (quindi da incapace), COMMETTE UN
FATTO LESIVO. Perché è necessaria la capacità di intendere e di volere affinché ci sia resp
civile? PER ATTRIBUIRE UN EVENTO LESIVO AD UN SOGG, E’ NECESSARIO
CHE QUESTO SIA CONSAPEVOLE DEL SUO COMPORTAMENTO. In altre parole, la
persona, per rispondere di un fatto illecito, DEVE ESSERE MATURA AL PUNTO DA
COMPRENDERE I VALORI DA LUI LESI. In passato, si era anche detto che LA
CAPACITA’ DI INTEDERE E DI VOLERE FOSSE IL PRESUPPOSTO DELLA COLPA
(quindi della negligenza ecc); questa teoria, è stata superata poiché, di recente, la colpa è
stata CONSIDERATA COME SEMPLICE E OGGETTIVA CONTRARIETA’ AD
ORDINI, DISCIPLINE,LEGGI E REGOLAMENTI.

Affinchè un soggetto sia responsabile di un fatto illecito, è necessario che QUEST’ULTIMO (il
fatto illecito) SIA A LUI IMPUTABILE (SIA SUL PIANO CAUSALE, SIA SUL PIANO SOGG
DEL DOLO E DELLA COLPA E DELLA CAPACITA’ DI INTENDERE E DI VOLERE).
Tuttavia, il sistema di imputazione, prevede altre regole : regole che IMPUTANO, IN ALCUNI
CASI, AD ALCUNE PERSONE, DEGLI EVENTI LESIVI CHE PERO’ SONO CAUSATI DA
COMPORTAMENTI DI ALTRI SOGGETTI O, ADDIRITTURA, DI COSE ED ANIMALI. Si
parla in questi casi di RESP INDIRETTA PER FATTO ALTRUI ex dagli art. 2047cc al 2054cc.
La caratteristica di queste regole è appunto quella di RICONDURRE LA RESP DI UN SOGG AL
COMORTAMENTO CHE, A DIFFERENZA DEGLI ART PRECEDENTI, NN E’
IMMEDIATAMENTE RIFERIBIE A QUEL SOGG MA E’ RIFERIBILE A QUALCUN ALTRO.
In particolare, nell’art. 2047cc, il danno cagionato dall’incaace di intendere e di volere è imputato a
colui che era tenuto alla sorveglianza (che quindi dovrà pagare il risarcimento): nell’art. 2048cc il
fatto illecito del minore convivente, è imputato ai genitori o al tutore; il fatto illecito di allievi ed
apprendisti è imputato ai precettori. Nel 2049cc, il fatto illecto del commesso è imputato al
committente (datore di lavoro); nel 2051cc è imputato al custode della cosa, il danno che deriiva
dalla cosa (macchina di Tizio distrutta dal cornicione della casa di Caio); art. 2052cc il fatto
dannoso dell’animale è imputato al proprietario anche se il cane è fuggito o è smarrito. Nell’art.
2053cc il danno causato da un edificio in rovina è imputato al proprietario; nell’arr. 2054cc il danno
del veicolo è imputato al conducente.
In questi art, quindi, il codice individua ESRESSAMENTE DELLE IPOTESI IN CUI, IL FATTO
ALTRUI, PORTA AD UNA RESP CIVILE COME SE FOSSE FATTO PROPRIO.

Secondo una prima teoria, il fatto che il cc abbia esteso queste regole sulla resp per fatto altrui,
dovrebbe far capire che ACCANTO AL CRITERIO DI COLPEVOLEZZA, CI SONO ALTRI
CRITERI CHE IMPUTANO LA RESP AD UN SOGG : ad esempio LA RESP GENITORIALE, IL
FATTO DI ESSERE UN DATORE DI LAVORO O IL PROPRIETARIO DI UNA COSA O DI
UN ANIMALE O DI UN EDIFICIO O DI UN VEICOLO. Tuttavia, a ben vedere, le regole di
imputazione degli art 2047 al 2054cc, non trascurano il criterio di colpevolezza,
SEMPLICEMENTE PRESUMONO CHE, ALCUNE PERSONE, IN VIRTU’ DELLA LORO
POSIZIONE (ex. genitore, datore di lavoro ecc), SIANO OGGETTIVAMENTE RESPONSABILI
DEI FATTI COMPIUTI DA ALTRI SOGGETTI E QUINDI SI OPERA UNA PRESUNZIONE DI
COLPA E ANCHE UNA PRESUNZIONE DI CAUSALITA QUASI COME SE QUESTI SOGG
ABBIANO ‘’ COOPERATO’’ ALLA COMMISSIONE DEL FATTO RESTA IL FATTO CHE
ESSI SONO RESPONSABILI IN VIRTU’ DELLA POSIZIONE CHE RICOPRONO E, PER
QUESTO SI PARLA DI : IMPUTAZIONE OGGETTIVA DELL’EVENTO. Cioè una regola che
IMPUTA UN FATTO ILLECITO AD UN SOGG, PER IL SOLO FATTO DI ESSERE
OGGETTIVAMENTE IN UNA DETERMINATA POSIZIONE PER COSI’ DIRE DI
CONTROLLO SUL SOGGETTO CHE HA MATERIALMENTE COMMESSO IL FATTO
ALDILA’ DELLA VOLONTA’ (DOLO) E ALDILA’ DELLA NEGLIGENZA IMPRUDENZA
IMPERIZIA (COLPA) che quindi, in questo caso, non sono da accertare (perché in questi casi, ciò
che rileva per la imputazione, è solo la posizione).

Un altro elemento della responsabilità è la INGIUSTIZIA DEL DANNO (che è un elemento


COSTITUTIVO DELL’ILLECITO CIVILE CHE SI AGGIUNGE ALLA CONDOTTA, AL
NESSO DI CAUSALITA’, ALLA COLPEVOLEZZA, ALLA CAPACITA’ DI INTENDERE E DI
VOLERE) : cioè affinchè possa sorgere resp civile nei confronti dell’autore di un fatto, occorre che
il fatto abbia LESO UN INTERESSE GIURIDICAMENTE RILEVANTE E CHE QUINDI ABBIA
CAGIONATO UN DANNO CHE, PER QUESTO MOTIVO (cioè x il fatto di aver leso un
interesse meritevole), E’ UN DANNO INGIUSTO.
È chiaro che, quindi, non ci può essere danno ingiusto se non c’è UNA LESIONE DI UN DIRITTO
ALTRUI. Ad esempio : se con un atto di concorrenza leale sottraggo clienti al mio concorrente, io
non sto ledendo un suo diritto perché sto operando legittimamente. E quindi proprio perché non sto
ledendo un diritto del mio concorrente, il danno economico che comunque gli ho causato è un
danno NON INGIUSTO. Qiundi si parla comunque di DANNO IN QUESTO CASO, DANNO
IMPUTABILE AD UN SOGGETTO. MA QUESTO DANNO NON LEDE UN DIRITTO ALTRU
IN QUANTO ‘’ IL SOGG CHE LEDE’’ STA OPERANDO LEGITTIMAMENTE.
In alcuni casi però, il danno ingiusto, può derivare non da un’attività illecta ma da un’attività lecita :
ex. di una lesione subita mentre si fa un vaccino. Ovviamente la vaccinazione, non è un’attività
illecita, ma nonostante questo causa un danno ingiusto perché c’è stata una lesione ad un diritto
fondamentale, tutelato, che è quello della INTEGRITA’ DELLA PERSONA. In questi casi
(DANNO INGIUSTO DA ATTIVITA’ LECITA) non vi sarà però RISARCIMENTO MA
INDENNIZZO CHE E’ DIVERSO DAL RISARCIMENTO X 2 MOTIVI : 1) per la funzione : xk
il risarcimento ha funzione SANZIONATORIA E RIPARATORIA ; mentre, l’indennizzo HA
FUNZIONE DI ASSISTENZA E SOLIDARIETA’ (csì come pronunciato dalla Corte Cosr) 2) per
la fonte : il risarcimento deriva DAL FATTO ILLECITO ; l’indennizzo deriva per espressa
previsione della legge.
Tuttavia, una lettura costituzionalmente orientata, riconosce che : IN REALTA’ SIA
RISARCMENTO CHE INDENNIZZO, SONO VOLTE A RIPARARE UN DANNO ED ORMAI,
LA DISTINZIONE TRA I 2 RIMEDI SI E’ NOTEVOLMENTE AFFIEVOLITA SOPRATTUTTO
XK, RISPETTO A PRIMA, CON RIFERIMENTO AL RISARCIMENTO DEL DANNO, LA
GIURISPRUDENZA TENDE A SOTTOLINEARNE QUINDI A VALORIZZARNE NON
TANTO L’ASPETTO ESCLUSIVAMENTE SANZIONATORIO QUANTO +,APPUNTO,
QUELLO RIPARATORIO CHE E’ COMUNE AD ENTRAMBI I MEZZI DI TUTELA.
Per lungo tempo si è detto che : ai fini della resp civile, è necessario che ci sia una lesione di
PARTICOLARI SITUAZIONI GIRIDICHE CHE SONO I DIRITTI SOGGETTIVI ASSOLUTI
(quindi quelli validi erga omnes come il diritto di proprietà). Perché solamente a FRONTE DI UN
DIRITTO VALIDO ERGA OMNES CI SAREBBE UN DOVERE GENERICO DI NEMINEM
LEDERE (cioè un dovere generico in capo a tutti di nn ledere quel diritto), ad abbiamo detto che la
resp civile DERIVA DA UNA VIOLAZIONE, APPUNTO, DEL NEMINEM LEDERE, MENTRE
NEL CASO DEI DIRITTI REALITVI (quindi nel caso ad esempio dei diritti di creditoo), il diritto
del creditore, ovviamente, è valido SOLO NEI CONFRONTI DEL DEBITORE QUINDI NON E’
VALIDO ERGA OMNES E NON C’E’ UN DOVERE GENERICO PER TUTTI DI ASTENERSI
DAL DANNEGGIARE QUESTO DIRITTO DI CREDITO. In realtà questa lettura è stata superata,
poiché LA CASSAZIONE, GIA’ NEGLI ANNI 50, HA STABILITO CHE COMUNQUE ESISTE
UN GENERICO OBBLIGO, IN CAPO NN SOLO AL DEBITORE MA A CHIUNQUE, DI ‘’
NON IMPEDIRE’’ L’ADEMPIMENTO DI UN ALTRUI OBBLIGAZIONE.
In generale comunque, la giurisprudenza consolidata, si è ormai allontanata dalla idea secondo cui
l’illecito civile si configuri solo per lesione di un diritto soggettivo assoluto poiché, viceversa, la
resp civile esiste LADDOVE VI SIA UN DANNO INGIUSTO anche se non c’è lesione di un
diritto soggettivo assoluto ,ma anche NELLE LESIONI DEI DIRITTO DI CREDITO, DEGLI
INTERESSI LEGITTIMI, DELLE ASPETTATIVE, DELLE CHANCHE E DEL POSSESSO.
Nella specie :
- LESIONE ESTERNA DI UN DIRITTO DI CREDITO (esterna cioè causata da un 3 che nn
sia il debitore) : inizialmente, questa resp, era stata affermata SOLO IN CASO DI
UCCISIONE DEL DEBITORE, quando la morte per assenza di eredi, ESTINGUEVA IL
DEBITO. Oppure quando ad esempio la prestazione era a carattere personale (intuitu
persone). Quindi in tutte le obbligazioni in cui il debitore era INSOSTITUIBILE.
Successivamente la resp civile per lesione esterna del diritto di credito è stata estesa quando
un terzo, con il suo comportamento, IMPEDIVA IL SODDISFACIMENTO DEL DIRITTO
DI CREDITO OPPURE IMPEDISSE L’ADEMPIMENTO DEL DEBITORE
DETERMINA DO LA IMPOSSIBILITA’ DEFINITIVA O TEMPORANEA DELLA
PRESTAZIONE. Ad esempio : il 3 è responsabile civilmente, se distrugge una res che era
oggetto della prestazione debitoria. Più in generale, la giurisprudenza ha considerato
RESPONSABILE CIVILMENTE PER LLESONE ESTERNA AL DIRITTO DI CREDITO
UN 3 CHE, DOLOSAMENTE O COLPOSAMENTE, ABBIA CONTRIBUITO, A
LIVELLO CAUSALE, ALL’INADEMPIMENTO DEL DEBITORE. Ad esempio
INDUCENDOLO A NN ADEMPIERE .
- LESIONE DEGLI INTERESSI LEGITTIMI : inizialmente si escludeva la tutela acquiliana
degli interessi legittimi poiché a qesti si riconosceva una natura non sostanziale ma solo
procedimentale (procedimentale perché la tutela legttimo sorge solo in riferimento ad un
procedimento amm. Quindi non esiste ‘’ prima, in natura’’ come il dirtto di proprietà)
grazie all’impulso del diritto europeo, alcuni interventi legislativi hanno portato poi ha
RICONOSCERE LA RISARCIBILITA’ DELL’INTERESSE LEGITTIMO
INIINIZIALMENTE IN MATERIA DI APALTI E LAVORI PUBBLICI E ORA IN
GENERALE (a prescindere dal settore) : infatti, la giurisprdenza, ritiene all’unanimità che
E’ POSSIBILE RISARCIRE LA LESIONE DI UN INTERESSE LEGITTIMO, QUANDO,
QUESTO INTERESSE LEGITTIMO E’ FUNZIONALE ALLA PROTEZIONE DI UN
BENE DELLA VITA MERITEVOLE DI TUTELA. A questo proposito, bisogna fare una
distinzione. Gli interessi legittimi possono essere : OPPOSITIVI O PRETENSIVI. I PRIMI
SI CREANO A FRONTE DI UN PROCEDIMENTO DELLA PA IN OPPOSIZIONE A
QUESTO PROCEDIMENTO (ex. espropriazione) quindi sono interessi volti a
CONSERVARE UN BENE DELLA VITA O UNA SITUAZIONE DI VANTAGGIO.
Quidni, a fronte di questi interessi legittimi (che di per se tutelano un bene della vita, che nel
caso della espropriazione ad esempio è la proprietà) una loro lesione, CAUSA SEMPRE
UNA RESP CIVILE PERCHE’ QUESTI INTERESSI LEGITTIMI SONO X LORO
NATUTA VOLTI A TUTELARE UN BENE DELLA VITA. I SECONDI SONO INVECE
QUELLI CHE TENDONO AD ACQUISIRE UN BENE DELLA VITA MEDIANTE UN
PROCEDIMENTO DELLA PA. Quindi sono interessi che NON NASCONO N DIFESA
DELL’ATTIVITA’ DELLA PA, MA SI REALIZZANO X METTO DELL’ATTIVITA’
DELLA PA : per esempio il rilascio dell’autorizzazione. In questi casi, nn sempre una
lesione porta a resp civile (ex. diniego della autorizzazione) xk è necessario, AFFINCHE’
CI SIA LESIONE , CHE L’INTERESSE LEGITTIMO SIA FONDATO : cioè affinchè vi
sia una lesione di un interesse legittimo pretensivo, ci deve essere ad esempio un diniego di
un’autorizzazione che non è GIUSTIFICATO XK QUEL SOGGETTO NE AVEVA TUTTI
I REQUISITI. Ma laddove il diniego viene posto in essere perché quel soggetto non aveva il
diritto al rilascio dell’autorizzazione, non si può parlare di lesione IN QUANTO SICCOME
IL SOGGETTO NON NE AVEVA DIRITTO, L’NTERESSE LEGITTIMO NON E’
FONDATO E QUINDI NON SI PUO’ PARLARE DI LESIONE. Affinché ci sia resp civile
della PA per lesione di interesse legittimo, occorre comunque che la PA VERSI IN DOLO
O IN COLPA OSSIA CHE ABBIA VIOLATO LE REGOLE DI IMPARZIALITA’,
CORRETTEZZA E BUONA AMMINISTRAZIONE.
- LESIONE DI ASPETTATIVA : le aspettative legittime sono SITUAZIONI SOGGETTIVE
DI FATTO CHE NASCONO SOPRATTUTTO NEI RAPPORTI FAMILIARI. Ad esempio
si considera risarcibile l’aspettativa lesa di 2 genitori che ricevevano un mantenimento dal
figlio, se questo viene ucciso. Quindi colui che ha ucciso il figlio oltre ad essere
responsabile penalmente è responsabile anche civilmente nei confronti dei genitori del figlio
morto per lesione DELLA LORO ASPETTIVA LEGITTIMA AL MANTENIMENTO.
- LESIONE PER LA PERDITA DI CHANCHE : la chanche è una POSSIBILITA’ DI
OTTENERE UN DETERMINATO BENE PATRIMONIALE. La perdita di chanche lede
PATRIMONIALMENTE IL SOGGETTO CHE AVEVA QUESTA POSSIBILITA’. Per
ottenere però, un risarcimento, chi ha perso la chanche deve DIMOSTRARE LA STRETTA
CONNESSIONE TRA IL FATTO ILLECITO E LA PROBABILITA’ FUTURA DI
SUBIRE UN DANNO (che si sostanzia, appunto, nella perdita di chanche) ex. Tizio assume
Caio come avvocato e gli da mandato per una lite giudiziaria e il mandato non la fa. Qui
oltre all’inadempimento (quindi responsabilità contrattuale), l’avvocato è anche responsabile
x lesione di una perdita di chanche. La perdita di chanche si ravvede nella PERDITA
DELLA POSSIBILITA’ DI VINCERE LA CAUSA ED OTTENERE IL BENE O IL
DIRITTO A CUI LA CAUSA ERA FINALIZZATA. Abbiamo detto che il soggetto deve
dimostrare questo nesso tra IL FATTO ILLECITO E LA PROBABILITA’ FUTURA DI
SUBIRE UN DANNO, nel senso che : Il 3deve dimostrare che QUESTO DANNO
DERIVA PROPRIO DALLA PPERDITA DI CHANCHE A CAUSA DEL FATTO
ILLECITO (cioè che a causa dell’inadempimento dell’avvocato e quindi dalla commissione
del fatto illecito dello stesso, il soggetto ha perso la possibilità in futuro quindi a seguito di
quella che sarebbe stata la lite giudiziaria di vincere la causa e di ottenere quel bene o quel
diritto a cui la causa era finalizzata). (IMPARA A MEMORIA)
- LESIONE DEL POSSESSO : è stata ammessa quando l’azione di reintegrazione del
possesso non è possibile. Ad esempio : Tizio ha il possesso della cosa e lo perde x colpa di
Caio. Tizio ha la possibilità di esperire l’azione di reintegro per riottenere la cosa. Se
quest’azione non è possibile (ad esempio xk Caio ha perso la cosa), come rimedio residuale
può chiedere il risarcimento a caio per la perdita del godimento del bene.

CASO PARTICOLARE : c’è una forma di resp civile che non nasce dalla lesione di un diritto
soggettivo : OSSIA QUANDO SI HA RESP CIVILE X LA DIFFUSIONE DI INFORMAZIONI
INESATTE ANCHE SE, SECONDO ALCUNI, ESISTE UN DIRITTO SOGG ALL’ESATTEZZA
DELLA INFORMAZIONE. La giurisprudenza ha individuato un interesse giuridicamente protetto,
ad avere informazioni esatte e, sulla base di queste info esatte, prendere DECISIONI
CONSAPEVOLI. Ex. Tizio compra quote della società x sulla base di una relazione fatta da una
società di revisione che gli ha detto, erroneamente, che il bilancio di questa società era in attivo. È
chiaro che se nn è così, Tizio può chiedere il risarcimento alla società di revisione per questa
erronea diffusione di info.

CAUSE DI GIUSTIFICAZIONE
Sono SITUAZIONI CHE LIMITANO O ESCLUDONO LA RESPONSABILITA’ CIVILE
DELL’AUTORE DI UN FATTO ILLECITO CHE QUINDI NON DEVE RISARCIRE IL
DANNO.
La prima di queste situazioni è lo stato di NECESSITA’ A CUI E’ DEDICATO L’ART. 2045CC ‘’
quando chi ha compiuto il fatto dannoso è stato costretto dalla necessità di salvare se o altri dal
pericolo attuale di un danno grave alla persona, e il pericolo non è stato da lui volontariamente
causato ne era altrimenti evitabile, al danneggiato, è dovuta un’indennità la cui misura è rimessa
all’euqo apprezzamento del giudice’’ . esempio : provoco un incidente stradale perché supero i
limiti di velocità ma lo faccio per trasportare un malato all’ospedale. Il comportamento in questo
caso di colui che danneggia, rientra in quelle ipotesi di ATTI LECITI DANNOSI (cioè siamo in una
di quelle situazioni in cui, il danno ingiusto, deriva da un COMPORTAMENTO LECITO E
QUINDI PROVOCA NN IL RISARCIMENTO MA UN INDENNIZZO O, IN QUESTO CASO
UN’INDENITTA’ CHE E’ VALUTATA DAL GIUDICE). Ci devono essere però dei requisiti :
1. Condotta ILLECITA COSCIENTE E VOLONTARIA : In questo caso quindi IL
PROVOCARE UN INCIDENTE VIENE CONSIDERATO UN COMPORTAMENTO
LECITO, IN VIRTU’ DELLA FINALITA’ DELL’AZIONE (salvare il ferito portandolo in
ospedale) : nel senso che, i provare l’incidente perché non si sono rispettati i limiti di
velocità è di per sé una CONDOTTA ILLECITA, COSCIENTE E VOLONTARIA MA E’
DIVENTATA LECITA IN VIRTU’ DELLA FINALITA’ PERSEGUITA.
2. PERICOLO GRAVE E ATTUALE : cioè la ragionevole probabilità di un evento
DANNOSO IMMINENTE CHE SI VUOLE EVITARE (quindi in questo caso la morte del
ferito) ovviamente questo pericolo deve essere effettivo cioè UN ERRONEO
CONVINCIMENTO SULLA ESISTENZA DEL PERICOLO NON CREA STATO DI
NECESSITA’ : se il ferito era ferito ma non a tal punto da essere considerato in ‘’ fin di
vita’’ e Tizio pensava l’opposto, la sua condotta non sarà giustificata. Per grave si intende
un pericolo in grado di causare un danno ALLA PERSONA (quindi alla vita, alla salute ecc)
3. Il danno creato ed il pericolo che si voleva evitare DEVONO ESSERE BILANCIATI : non
posso essere giustificato se per evitare un PERICOLO GRAVE CAUSO UN DANNO
ANCORA + GRAVE. L’esempio classico è l’agente di polizia che, in una farmacia, per
provare a fermare un rapinatore che si stava allontanando, con un colpo di arma da fuoco
colpisce un cliente. È chiaro che, in questo caso, il poliziotto sarà responsabile civilmente
verso il cliente. Non potrà giustificarsi con lo stato di necessità.
4. Il pericolo che incombe deve avre 2 caratteristiche :
- Deve essere inevitabile : cioè affimchè un soggetto possa ritenersi in stato di necessità, deve
dimostrare che PER EVITARE IL PERICOLO NON AVEVA ALTRA VIA RISPETTO A
QUEL COMPORTAMENTO CHE HA CAUSATO IL DANNO. Quindi nell’esempio di
Tizio che trasporta il ferito, Tizio deve dimostrare che se avesse rispettato i limiti di velocità
Caio sarebbe morto.
- Non deve essere determinato (il pericolo) ovviamente dallo stesso soggetto : non deve aver
causato lui il pericolo. Cioè che il fatto che Caio sia in fin di vita non deve essere dipeso da
Tizio cioè deve essere dipeso da fattori esterni non ‘’ imputabili’’ a Tizio : ad esempio Caio
si è ferito gravemente perché è caduto; oppure, come nel caso immediatamente sottostante,
deve essere dipeso da un terzo :
Può accadere che, il pericolo, sia causato da un 3 (dal fatto colposo di un 3) che poi sarà
ovviamente responsabile a sua volta per fatto illecito, parallelamente alla resp di Tizio (di chi ha
compiuto il fatto illecito che è diventato lecito) che dovrà corrispondere l’indennizzo. Quindi
abbiamo 2 resp : 1) quella di Tizio che è RESP CIVILE EXTRACONTRATTUALE MA E’
ATTENUATA E QUINDI VORA’ CORRISPONDERE SOLO LA INDENNITA’ 2) quella del 3
che è invece una RESP CIVILE PIENA.
Le responsabilità (del 3 e del danneggiante) SONO IN CONCORSO ALTERNATIVO E NN
CUMULATIVO. Quindi il danneggiato potrà chiedere l’indennità al danneggiante SOLAMENTE
SE NON SARA’ INTEGRALMENTE SODDISFATTO (integralmente soddisfatto s’intende
ovviamente in relazione alla quantificazione del danno subito) DAL RISARCIMENTO DEL 3.

LEGGTTIMA DIFESA.
Ex. art. 2044 : ‘’ non è responsabile, chi cagiona il danno per legittima difesa’’. La legittima
difesa, si realizza quando, un soggetto, di fronte ad un’aggressione a lui stesso o ad un terzo, x
evitare la LESIONE DI UN DIRITTO PROPORIO O DEL 3, REAGISCE CAGIONANDO ALLO
STESSO AGGRESSIONE, UN DANNO INGIUSTO (quindi una lesione di un diritto
dell’aggressore). In questo caso, questo danno ingiusto, non viene ‘’ sanzionato’’ con una resp extra
contrattuale di chi si è difeso poiché costui, viene GIUSTIFICATO O ‘’ ESONERATO’’.
La legittima difesa risponde ad un principio talmente assodato, che secondo alcuni neppure c’è la
necessità di un apposito articolo (poiché è un concetto che fa parte della coscienza civile) cosa che
ovviamente c’è (vedi sopra).
I requisiti della legittima difesa :
1. Ci deve essere UN’AGGRESSIONE AD UN DIRITTO PERSONALE O PATRIMONIALE
DA PARTE DI QUALCUNO. A questa aggressione personale o patrimoniale, CI DEVE
ESSERE UNA RIPOSTA DA PARTE DEL SOGG AGGREDITO OPPURE DI UN SOGG
CHE VUOLE DIFENDERE IL 3 AGGREDITO. Ex. aggressione patrimoniale : un atto di
concorrenza sleale da parte di un imprenditore che ne danneggia un altro il quale può
rispondere, per legittima difesa, con un altro atto di concorrenza sleale.
2. È un requisito implicito (che nell’art. 2044cc non c’è) ma si ricava x analogia dal diritto
penale : quello della PROPORZIONALITA’. Ci deve essere proporzionalità tra DIFESA
ED OFFESA : cioè TRA IL DIRITTO MESSO IN PERICOLO DALL’AGGRESSORE E
IL DIRITTO LESO NEI CONFRONTI DELL’AGGRESSORE. Nel senso che : se
l’aggressione era solo di carattere patrimoniale, non è ammessa una legittima difesa di
carattere PERSONALE (quindi ad esempio un attacco alla integrità fisica). Questo è il
motivo x cui, di fronte ad esempio ad un furto senza violenza non si può rispondere ad
esempio con un omicidio, poiché in questo caso si parlerebbe di ECCESSO COLPOSO DI
DIFESA. L’eccesso colposo si verifica, TUTTE LE VOLTE IN CUI DI FRONTE AD
UN’AFGGRESSIONE AD UN CERTO DIRITTO, SI RISPONDE NEI CONFRONT
DELL’AGGRESSORE, LEDENDO UN DIRITTO DI RANGO SUPERIORE. In questo
caso (di eccesso colposo ) cioè quando l’ATTO DI LEGITTIMA DIFESA SUPERA
L’ATTIVITA’ NECESSARIA E SUFFICIENTE PER DIFENDERSI, si avrà UNA
RESPONSABILITA’ EXTRA CONTRATTUALE SIA DELL’AGGRESSORE NEI
CONFRONTI DELL’AGGREDITO E, PARALLELAMENTE, UNA RESPONSABILITA’
SEMPRE EXTRA CONTRATTUALE DELL’AGGREDITO NEI CONFRONTI
DELL’AGGRESSORE. Quindi entrambi saranno tenuti al risarcimento vicendevolmente :
con la differenza che il risarcimento DELL’AGGREDITO ALL’AFGRESSORE, SARA’
RIDOTTO IN VIRTU’ DEL FATTO CHE L’AGGRESSIONE HA CONCAUSATO LA
LESIONE (nel senso che se non ci fosse stata l’aggressione dell’aggressore all’aggredito
non ci sarebbe stata lesione conseguente del diritto dell’aggressore). Quindi il requisito della
propozionalità è presente anche nello stato di necessità dove però LA
PROPORZIONALITA’ DEVE SUSSISTERE TRA IL DIRITTO MESSO IN PERICOLO
(che è quello del sogg che si tenta di salvare) E QUELLO LESO DALL’AGENTE.
Solamente che, in questo caso, non c’è un’aggressione quindi, il diritto leso, NON E’
DELL’AGGRESSORE MA E’ DI UN 3 CHE NON HA PROVOCATO LA LESIONE.
3. Il diritto DANNEGGIATO DEVE ESSERE SOLO DELL’AGGRESSORE E NON DI UN
3 CHE NON CENTRAVA NULLA, POICHE’ SE L’AGGREDITO, RISPONDE
ALL’AGGRESSIONE (quindi per salvare un suo diritto o un diritto di un altro)
DANNEGGIANDO UN 3, E NON L’AGGRESSORE, SARA’ COMUNQUE
GIUSTIFICATO PERO’ NON PER LEGITTIMA DIFESA MA PER STATO DI
NECESSITA’. Ex. Tizio aggredisce Caio con una pistola, Caio scappa in moto e danneggia
la macchina di Sempronio. Ovviamente sarà giustificato nei confronti di Sempronio ma in
questo caso per necessità anche perché IL DANNO E’ PROPORZIONATO AL
PERICOLO.
La legittima difesa è un'altra CAUSA DI GIUSTIFICAZIONE.

UNA TERZA causa di giustificazione è l’ESERCIZIO DI UN DIRITTO che, peraltro, non è


previsto dal cc ma si applica al diritto privato, per analogia dal diritto penale.
È quindi UNA SITUAZIONE IN CUI, UN SOGG, LEDE UN DIRITTO ALTRUI PERCHE’ E’
STATO AUTORIZZATO DALLA LEGGE A QUESTO COMPORTAMENTO DANNOSO. Ad
esempio : nel diritto civile, è prevista la possibilità di accedere ad un fodno altrui che quindi esclude
la possibilità che chi accede ad un fondo altrui sia per esempio accusato di violazione del domicilio
(il comportamento dannoso qui è ovviamente l’accesso al fondo).
Un’altra situazione nella quale si è fatto riferimento alla scriminante dell’esercizio del diritto è
quella in cui, un comitato di cittadini, ha creato un blocco stradale per impedire l’attività di
un’impresa di smaltimento rifiuti che era diretta ad una discarica abusiva. Secondo la
giurisprudenza, in questo caso, l’attività dei cittadini che è lesiva nei riguardi dell’impresa, è
giustificata poiché i cittadini operano per la tutela di un loro diritto (quello alla SALUBRITA’
DELL’AMBIENTE). Un’ altra situazione tipica è quella in cui : un giornalista, nell’esercizio del
suo diritto di cronaca, divulga notizie che ledono la reputazione di un soggetto (ex. gossip), in
questo caso la giurisprudenza ha valutato che la scriminante dell’esercizio del diritto (in questo caso
di cronaca) OPERA, SOLO SE LE NOTIZIE DIVULATE SONO VERE O VALUTATE COME
VERE IN BUONA FEDE (cioè riferite da una fonte attendibile) DAL GIORNALISTA E SE,
QUESTE NOTIZIE, ABBIANO UNA RILEVANZA PER LA VITA SOCIALE (siano cioè notizie
valutate come importanti).

Un’altra causa di giustificazione è IL CONSENSO DELL’AVENTE DIRITTO : anche questa


deriva dal diritto penale e quindi non troviamo un art nel cc. Si ha quando, un sogg, compie un
FATT LESIVO NEI CONFRONTI DI UN ALTRO PERCHE’ STATO AUTORIZZATO DA
QUEST’ULTIMO. Ovviamente, in questo caso, il consenso alla lesione deve avere 2 requisiti :
1. DEVE ESSERE STATO DATO VALIDAMENTE (cioè LIBERAMENTE SENZA
PRESSIONE E DA UN SOGGETTO CAPACE)
2. DEVE AVERE AD OGGETTO UN DIRITTO DISPONIBILE (per diritto disponibile
s’intende un diritto di cui un soggetto può disporre LIBERAMENTE. Questo è il motivo per
cui non è ammesso l’omicidio del consenziente : non si può uccidere una persona se questa
ha dato il consenso in quanto è comunque un reato penale ed è anche un illecito civile,
PERCHE’ LA VITA NON E’ UN DIRITTO DISPONIBILE).

DISTRIBUZIONE DELL’ONERE DELLA PROVA.


Dobbiamo parlare quindi del fatto che A FRONTE DI UN FATTO ILLECITO CHE HA LESO UN
DIRITTO, A CHI SPETTA PROVARE LA LESIONE (quindi il fatto illecito e la lesione)?
Di base, il cc, dice che L’ONERE DI PROVARE UN FATTO ILLECITO IN TUTTI I SUOI
ELEMENTI (quindi comportamento, nesso di causalità, evento lesivo), SPETTA A CHI AGISCE
PER OTTENERE IL RISARCIMENTO (quindi al danneggiato). Questa regola però ha una serie di
eccezioni :
- Come sappiamo uno dei requisiti del FATTO ILLECITO E’ LA CAPACITA’ DI
INTENDERE E DI VOLERE DEL DANNEGGIANTE. Abbiamo detto che nel momento in
cui il danneggiato agisce per il risarcimento, deve provare IL FATTO ILLECITO IN TUTTI
I SUOI ELEMENTI : l’eccezione è proprio questa nel senso che in questo caso AI FINI
DELLA VALUTAZIONE DEL FATTO ILLECITO IL DANNEGGIATO NON DOVRA’
PROVARE CHE IL DANNEGGIANTE AVESSE CAPACITA’ DI INTENDERE E DI
VOLERE : la massimo sarà il danneggiante a dover provare il contrario per evtare che il
fatto illecito possa essere a lui imputabile
- Un’altra eccezione alla regola sull’onere della prva riguarda IL NESSO DI CAUSALITA’
TRA IL COMPORTAMENTO E L’EVENTO LESIVO : perché, in realtà, il nesso di
causalità non deve essere provato dal danneggiato ma viene accertato direttamente dal
giudice, sulla base di regole di COMUNE ESPERIENZA.
- L’eccezione + rilevante alla regola dell’onere della prova, riguarda I CASI DI
RESPONSABILITA’ SPECIALE : cioè quei casi definiti di RESPONSABILITA’ DA
POSIZIONE (quindi responsabilità del genitore, del curatore, del custode, del proprietario
dell’animale del veicolo o dell’edificio quindi dagli art. 2047 fino al 2054 vedi dopo). In
queste situazioni, c’è UNA PRESUNZIONE DI COLPA : nel senso che SI PRESUME CHE
LA PERSONA CHE DOVEVA EVITARE IL DANNO (ex. il proprietario del cane) NON
SIA RIUSCITA AD EVITARLO PERCHE’ NON HA TENUTO UN
COMPORTAMENTO IDONEO (ad esempio: il cane senza guinzaglio scappa e causa un
incidente. In questo caso il comportamento non idoneo del padrone si manifesta nel fatto che
non tenesse il cane al guinzaglio). Quindi, al danneggiato, NON SPETTA L’ONERE DI
PROVARE LA COLPEVOLEZZA DEL PADRONE CHE, APPUNTO, SI PRESUME :
quindi, il danneggiato, non dovrà dimostrare che ad esempio il proprietario del cane si è
distratto; SPETTERA’ QUINDI AL PROPRIETARIO DIMOSTRARE DI AVER FATTO
TUTTO IL POSSIBILE PER EVITARE L’EVENTO LESIVO. In particolare, aldilà
dell’esempio, si PARLA DI PROVA LIBERATORIA DELLA COLPA, PER INDICARE
LA PROVA CHE IL SOGG CHE SI TROVA IN RESPONSABILITA’ DA POSIZIONE
(ex proprietario del cane) DOVRA’ ADDURRE PER ‘’LIBERARSI DALLA
PRESUNZIONE DI COLPA’’. Il CONTENUTO DI QUESTA PROVA LIBERATORIA,
CAMBIA IN BASE ALLA POSIZIONE RIVESTITA : ad esempio : il genitore dovrà
provare di non aver potuto impedire il fatto ; il proprietario della cosa in custodia dovrà
provare il caso fortuito così come il proprietario dell’animale; il proprietario della macchina,
dovrà provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. Quindi, in pratica, in base
alla posizione rivestita CAMBIA IL CONTENUTO DELLA PROVA LIBERATORIA
CIOE’ CAMBIA CIO’ CHE SI DEVE DIMOSTRARE X LIBERARSI MA CAMBIA
ANCHE IL MODELLO DI COMPORTAMENTO CHE CHI SI TROVA IN QUESTA
RESP DA POSIZIONE DEVE TENERE PER NON INCORRERE IN
RESPONSABILITA’.

A causa della esistenza di queste presunzioni di colpa, e quindi di queste presunzioni di resp, parte
della dottrina, ha criticato il cd. PRINCIPIO DELLA COLPA :IL PRINCIPIO SECONDO CUI
NON ESISTE RESPONSABILITA’ SENZA COLPEVOLEZZA. Secondo questa critica infatti, per
chi danneggia, in particolare per chi si trova in determinate posizioni, sarà praticamente impossibile
LIBERARSI IN QUANTO IL CONTENUTO DELLA PROVA LIBERATORIA E’ QUASI
IMPOSSIBILE DA DIMOSTRARE : sarà impossibile ad esempio, dimostrare di aver fatto ‘’ tutto
il possibile x evitare il danno’’ poiché c’è sempre un qualcosa di possibile da fare per evitarlo. In
virtù d questo, si è detto che (sempre la critica), DI FATTO, LE RESPONSABILITA’ DA
POSIZIONE, SONO RESP CHE NON RICHIEDONO QUINDI, DI FATTO, ALCUNA COLPA,
POICHE’ QUESTA, NN SOLO E’ PRESUNTA MA’ E’ ANCHE POSSIBILE DIMOSTRARE IL
CONTRARIO. In pratica, in queste situazioni, un sogg è resonsabile NON PERCHE’
COLPEVOLE (cioè perché ha avuto una colpa nel danno) MA PER IL FATTO DI TROVARSI
OGGETTIVAMENTE IN UNA POSIZIONE : INFATTI SI PARLA DI RESP OGGETTIVA.
Faccimao due esempi di due situazioni diverse :
1. Ho un rotwailer educato alla difesa, lo lascio libero ed ovviamente azzanna un passante;
ovviamente sono responsabile ed in questo caso SPECIFICO SONO ANCHE
COLPEVOLE PERCHE’ SE NON LO AVESSI LASCIATO LIBERO QUESTO NON
SAREBBE SUCCESSO
2. Sono proprietario di un labrador, sto passeggiando con lui al guinzaglio, ad un certo punto il
cane fa uno scatto, si libera dalla mia presa e per la prima volta azzanna una persona. In
questo caso NON SOLO COLPEVOLE ( perché il mio comportamento è stato diligente)
MA SARO’ COMUNQUE RESPONSABILE PER IL SOLO FATTO DI ESSERE
PROPRIETARIO (quindi di trovarmi in quella posizione). Quindi non solo son responsabile
per un FATTO CHE NON HO COMMESSO IO IN PRIMA PERSONA MA SONO
COMUNQUE RESPONSABILE SENZA AVER COLPA. L’unico modo che ho quindi per
liberarmi è di dimostrare il CASO FORTUITO : nell’esempio che sono caduto e il cane si è
liberato dalla mia presa.
Quindi in virtù dell’esistenza di queste fattispecie, si è detto CHE NON SI PUO’ + PARLARE
DELLA COLPA COME UN ELEMENTO ESSENZIALE DELLA RESPONSABILITA’
PERCHE’ DI FATTO, IN QUESTI CASI, E’ PRESUNTA AL PUNTO TALE DA RENDERE
IMPOSSBILE PROVARE IL CONTRARIO.
A sostegno di questa critica (quindi del superamento del principio della colpa), c’è anche un’altra
circostanza : OSSIA QUELLA CHE RECENTEMENTE SI SONO SVILUPPATE FORME DI
RESPONSABILITA’ (ad esempio quella degli enti), TALI DA SUSSISTERE ANCHE A
PRESCINDERE DALLA INDIVIDUAZIONE DI UN COLPEVOLE (e quindi appunto, la colpa) :
si parla dei cd. DANNI ANONIMI ossia dei quali si ignora l’autore. Ma, anche se si ignora l’autore,
comunque sono fonte di responsabilità per il CONTESTO AZIENDALE DI CUI L’AUTORE FA
PARTE.
I sostenitori del superamento del principio della colpa, sostengono anche che : NON ESSENDO +
NECESSARIA LA COLPA PER LA RESPONSABILITA’ (o almeno, essendo ormai la colpa,
CRITERIO RESIDUALE DI IMPUTAZIONE DELLA RESPONSABILITA’), ANCHE LA
FUNZIONE DELLA RESP ANDREBBE RIVISTA. Nel senso che NON SI PUO’ + PARLARE
DEL RISARCIMENTO COME UNA SANZIONE E QUINDI NN SI PUO’ + PARLARE DELLA
FUNZIONE SANZIONATORIA DELLA RESPONSABILITA’ ,in quanto una SANZIONE HA
SENSO LADDOVE CI SIA UNA COLPA DA SANZIONARE, MA SE NON C’E’ UNA COLPA,
QUEL RISARCIMENTO O QUELLA RESP NON HA + UNA FUNZIONE SANZIONATORIA
MA PIUTTOSTO, UNA FUNZIONE MERAMENTE RIPARATORIA : cioè RESTITUTORIA DI
UN QUALCOSA CHE E’ STATO TOLTO.

In realtà, nel nostro sistema , il principio della colpa nn è superato ma è solo attenuato : cioè è vero
che esistono fattispecie di resp oggettiva (quella di cui sopra) ma queste fattispeice sono
UN’ECCEZIONE IN QUANTO IL CRITERIO ORDINARIO DI IMPUTAZIONE E’ SEMPRE
LLA COLPA, TANT’E’ VERO CHE : TUTTE LE FATTISPECIE QUINDI IN CUI LA COLPA
E’ PRESUNTA SONO TIPIZZATE DAL CC O DALLE LEGGI SPECIALI (in quanto, appunto,
eccezionali). Peraltro, in queste fattispecie eccezionali, per quanto sia ardua è comunque possibile la
PROVA CONTRARIA (CIOE’ QUELLA LIBERATORIA), il che significa che : è vero che chi
riveste una determinata posizione viene presunto come colpevole, ma può SEMPRE
DIMOSTRARE DI NON ESSERLO. INOLTRE E’ UNA PRESUNZIONE (quella di colpa) in
queste situazioni eccezionali, che vinee FATTA SULLA BASE DI REGOLE RAGIONEVOLI DI
PROBABILITA’ E DI ESPERIENZA. Quindi, nelle fattispecie in questioni (eccezionali) è
SEMPRE CONSENTITA ALLA PERSONA RESP LA PROVA DELL’ASSENZA DI COLPA
(sia pure limitata ad un CONTENUTO SPECIFICO CHE PER ESEMPIO per il genitore è la prova
di non aver potuto impedire il fatto; per il proprietario dell’animale il caso fortuito ecc).

RESPONSABILITA’ ECCEZIONALI.
1) CASO : ex. 2047cc danno cagionato dall’incapace : sono i casi in cui, un sogg che non è
capace di intendere e di volere, compie un fatto illecito, per il quale sarà responsabile chi era
tenuto alla sua sorveglianza ed il sorvegliante sarà PRESUNTO COLPEVOLE, SALVO
CHE NON DIMOSTRI DI NON AVER POTUTO IMPEDIRE IL FATTO.
Quand’è che un sogg di considera sorvegliante? Secondo una teoria restrittiva, sono
sorveglianti, SOLAMENTE I SOGGETTI CHE HANNO UNA SPECIFICA QUALIFICA
O CHE SVOLGONO UNA DETERMINATA ATTIVITA’ PROFESSIONALE. Secondo
una teoria + estensiva, il dovere di sorveglianza, SPETTA NN SOLO A CHI ABBIA UNA
QUALIFICA GIURIDICA (ad esempio un tutore) MA A CHIUNNQUE IN VIRTU’
DELLA POSIZIONE DI ‘’ CONVIVENTE’’, ABBIA IN UN CERTO SENSO UN
RUOLO EFFETTIVO DI SORVEGLIANZA.
L’incapacità di intendere e di volere NON DEVE ESSERE PROVATA DAL
DANNEGGIATO MA VIENE ACCERTATA DAL GIUDICE E, NON SULLA BASE DI
INDICI NORMATIVI CHE SONO AD ESEMPIO QUELLI USATI DAL CP MA SULLA
BASE DI UN ACCERTAMENTO DI FATTO CASO X CASO. Quindi, il giudice accerterà
se, quel determinato soggetto, in quella situazione, stava effettivamente (Anche sulla base
delle modalità del fatto compiuto) agendo CONSAPEVOLMENTE O MENO.

Per quanto riguarda la colpa, che abbiamo detto essere presunta, ovviamente può essere
oggetto di prova contraria da parte del sorvegliante che si può quindi liberare PROVANDO
CHE, L’EVENTO DANNOSO SI E’ VERIFICATO NONOSTANTE IL SORVEGLIANTE
ABBIA REALIZZATO, IN MODO DILIGENTE, IL SUO RUOLO : dovrà dimostrare cioè
che il fatto verificatosi era INEVITABILE PERCHE’ AVVENUTO IN MODO
TALMENTE IMPROVVISO DA NN LASCIAR TEMPO X INTERVENIRE (così come
stabilito dalla Cassazione).
Se il danneggiato, NON OTTIENE IL RISARCIMENTO DA PARTE DEL
SORVEGLIANTE, laddove il giudice dovesse ritenere che il danneggiato versi in
condizioni eco disagiate, IL DANNEGGIATO PUO’ OTTENERE UN’INDENNITA’
SUSSIDIARIA DA PARTE DELLO STESSO INCAPACE (sempre qualora il giudice,
ritenga che L’INCAPACE SIA ECONOMICAMENTE IN GRADO, DI ‘’ REGGERLA’’).
Quindi, in pratica, l’indennità viene riconosciuta sulla base DI UNA VALUTAZIONE
DELLE CONDIZIONI ECO DI TUTTE E 2 LE PARTI.

2) Ex art. 2048cc resp di genitori, tutori, precettori e maestri d’arte : per il fatto illecito dei
MINORI (CHE DEVONO SEMPRE ESSERE CAPACI DI INTENDERE E DI VOLERE
ALTRIMENTI SI RIENTREREBBE NEL CASO DI SOPRA) e non devono essere
emancipato SONO RESPONSABILI I GENITORI, IL TUTORE o L’AFFILIANTE
(adottante) SE VIVONO CON LORO (QUINDI DEVONO ESSERE CONVIVENTI : si
ritiene sussistente il requisito della convivenza, anche quando il minore si è
temporaneamente assentato da casa ex viaggio). Questi sogg, sono presunti colpevoli del
fatto del minore se NON DIMOSTRANO DI NON AVER POTUTO IMPEDIRE IL
FATTO (stessa formula dell’art di cui sopra). La stessa regola, con l stesso contenuto della
prova liberatoria, si applica AI PRECETTORI (insegnanti di scuola ed istruttori sportivi) E
A COLORO CHE INSEGNANO UN MESTIERE O UN’ARTE CHE SONO
RESPONSABILI PER IL FATTO ILLECITO DI ALLIEVI-APPRENDISTI.
OVVIAMENTE SE QUESTO FATTO ILLECITO E’ AVVENUTO NEL PERIODO IN
CUI ERANO SOTTO LA LORO SORVEGLIANZA. A differenza dell’art precedente, la
resp di questi sogg, CONCORRE CON QUELLA DEL MINORE E SONO 2 RESP
AUTONOME : questo significa che, il danneggiato, può chiedere il RISARCIMENTO AD
ENTRAMBI (sono però ALTERNATIVE : se l’ha chiesta ad uno non può chiederlo anche
all’altro). Inoltre, qualora, il genitore abbia risarcito il fatto illecito del minore, può
esercitare nei confronti del minore L’AZIONE DI REGRESSO X RIOTTENERE
QUANTO PAGATO ESSENDO IL MINORE RESONSABIL ‘’ IN PROPRIO’’ DEL
FATTO ILLECITO.
Se il minore fa DANNO A SE STESSO (ex. mentre gioca si rompe una gamba) : il GENITORE E’
RESPONSABILE PER OMESSA VIGILANZA ai sensi dell’art. 2043 cc (regole generali) ??
PROVE LIBERATORIE : cosa devono dimostrare x liberarsi?
- Genitori, tutori, adottanti : per quanto riguarda questi, l’art. afferma che DEVONO
PROVARE DI NN AVR POTUTO IMPEDIRE IL FATTO. Ala giurisprudenza ha però
superato il dato letterale dell’art., nel senso che NN E’ + SUFFICIENTE UNA SEMPLICE
‘’ PROVA NEGATIVA’’ : cioè ad esempio il genitore nn può giustificarsi dicendo che il
fatto è stato commesso in sua assenza, ma deve dimostrare che IL FATTO, SA STATO
COMPIUTO NONOSTANTE EGLI ABBIA SVOLTO NEI CONFROTNI DEL MINORE,
UNA VIGILANZA ADEGUATA ALL’ETA’, AL CARATTERE E ALL’INDOLE. Ciò
vuol dire : che se un fatto illecito è compiuto da un 15enne con problematiche sociali alle
22.00 è chiaro che il genitore, anche se assente era responsabile xk non ha vigilato
coerentemente con l’età ed il carattere del minore. Quindi non basta + una PROVA
NEGATIVA MA ANCHE POSITIVA DI QUESTO CONTENUTO. Fermo restando che,
IL GENITORE NON HA UN OBBLIGO DI PRESENZA FISICA ININTERROTTA
FUORI DA CASA (però ovviamente la libertà concessa al minore deve essere parametrata
alle peculiarità caratteriali e comportamentali)
- Precettori e Maestri d’arte : devono dimostrare nella prova liberatorie che IL FATTO
ILLECITO DELL’ALLIEVO, SIA STATO REPENTINO, IMPREVEDIBILE ED
INSTANTANEO. Questa è una prima teoria. Un’altra teoria invece prevede che : + in
generale, IL DOVERE DI VIGILANZA DEGLI INSEGNANTI, VADA MAN MANO
AFFIEVOLENDOSI CON L’AUMENTARE DELL’ETA’ DEGLI ALUNNI (è chiaro che
un massimo di sorveglianza si richiede ad un alunno della prima elementare; ma questo tipo
di sorveglianza nn può essere analoga nei confrotni degli alunni del 5 anno di una scuola
superiore). Va precisato che, la Cassazione, in un caso ha ESCLUSO LA
RESPONSABILITA’ DI U INSEGNANTE CHE, A SEGUITO DI CONVOCAZIONE, SI
ERA ASSENTATO PER RECARSI DAL PRESIDE E , IN QUESTA SUA ASSENZA,
UNO DEGLI ALUNNI HA COMPIUTO UN FATTO ILLECITO (ad esempio rompere una
sedia). La responsabilità è esclusa xk appunto, l’insegnate può assentarsi in ottemperanza di
un altro dovere professionale (ex convocazione da preside) Questo significa che : il
DOVERE DI VIGILANZA DI UN INSEGNANTE, NON IMPLICA (un po' come accade
per il genitore) UN OBBLIGO DI PRESENZA FISICA ININTERROTTO.
La discipina sulla vigilanza degli insegnati delle scuole statali, prevede che : L’EVENTUALE
RISARCIMENTO PER DANNO DELL’ALUNNO SARA’ PAGATO DALLA SCUOLA
(AMMINISTRAZIONE), IN SOSTITUZIONE DELL’INSEGNANTE (DEL PUBBLICP
FUNZIONARIO) MA, LA SCUOLA, POTRA’ COMUNQUE ESPERIRE L’AZIONE DI
REGRESSO NEI CONFRONTI DELL’INSEGNANTE OLTRE ALLE SANZIONI
DISCIPLINARI PER L’INSEGNANTE.

3) Ex art. 2049cc responsabilità dei padroni e committenti (quindi datori di lavoro), essi sono
responsabili, per gli illeciti commessi dai DOMESTICI E DAI COMMESSI
NELL’ESERCIZIO DELLE LORO INCOMBENZE. I presupposti per l’aplicazione di
questa resp sono OVVIAMENTE IL FATTO ILLECITO COMMESSO DA UN
COMMESSO, L’ESISTENZA DI UN RAPPORTO DI DIPENDENZA (economica o di
lavoro), detto PREPOSIZIONE TRA IL DOMESTICO O COMMESSO E IL
COMMITTENTE (che sarebbe il padrone cioè il datore di lavoro) ; L’ALTRO REQUISITO
E’ L’INTERDIPENDENZA TRA IL DANNO CAUSATO E L’INCOMBENZA.
In altri termini : per quanto riguarda il PRIMO REQUISITO E’ APPUNTO IL FATTO ILLECITO
COMMESSO DA QUALCUNO CHE, ANCHE TEMPORANEAMENTE O
OCCASIONALMENTE E’ DOMESTICO O COMMESSO (quindi lavora alle dipendenze di
qualcuno);
il secondo requisito SPECIFICA CHE TIPI DI RELAZIONE CI DEVE ESSERE TRA I
SOGGETTI. Quando sussiste questo rapporto di preposizione? Quando IN BASE A QUELLO
CHE LA GIURISPEUDENZA HA DETTO : C’E’ UN RAPPORTO DI LAVORO
SUBORDINATO, OPPURE QUANDO C’E’ UN MANDATO, MA SUSSISTE ANCHE TUTTE
LE VOLTE IN CUI., PUR NON ESSENDOCI UN RAPPORTO DI LAVORO, CI SIA UN SOGG
CHE PUR LAVORANDO PER ALTRI, OCCASIONALMENTE STIA COMPIENDO
UN’ATTIVITA’ SOTTO LA DIREZIONE E LA VIGILANZA DI UN ALTRO SENZA CHE SIA
CONFIGUARBILE, QUINDI, UN RAPPORTO DI LAVORO (ex. tra un chirurgo libero
professionista, quindi che non lavora in ospedale pubblico, ed una casa di cura privata presso cui
stava svolgendo l’attività. Tra casa di cura privata e chirurgo non c’è un rapporto di lavoro
dipendente, però comunque IL CHIRURGO STA SVOLGENDO IN QUEL MOMENTO
L’ATTIVITA’ SOTTO LA VIGILANZA DELLA CASA DI CURA PRESSO CUI E’ STATO
CHIAMATO PER SVOLGERE, APPUNTO, QUELL’ATTIVITA’. Laddove in questo caso, nel
compimento della sua attività, dovesse sbagliare SUSSISTENDO, ANCHE SE PER QUEL
SINGOLO CASO QUINDI OCCASIONALMENTE, IL RAPPORTO DI PREPOSIZIONE,
SARA’ RESPONSABILE LA CASA DI CURA. Così come affermato dal tribunale di Roma) : nel
caso dell’esempio si parla di NESSO DI OCCASIONALITA’ NECESSARIA, il cui accertamento
va fatto dal giudice in base alle circostanze concrete. Secondo la Cassazione invece, NON
SUSSISTE RAPPORTO DI PREPOSIZIONE TRA L’APPALTANTE E L’APPALTATRE :
quindi se la PA ha dato in appalto la costruizione di un ponte ad un’impresa ed il ponte crolla, non
sarà responsabile la PA PERCHE’ L’APPALTATORE HA UNA POSIZIONE AUTONOMA ED
ASSUME QUIDNI IL RISCHIO DELL’ATTIVITA’.
Spetta al DANNEGGIATO PROVARE IL FATTO ILLECITO : quindi il danno che ha subito;
però spetta al committente (datore di lavoro) PER LIBERARSI, DIMOSTRARE CHE, IL DANNO
SIA STATO COMPIUTO DAL COMMESSO, IN UN MOMENTO IN CUI, SI ERA
INTERROTTO IL NESSO TRA LE MANZIONI AFFIDATE E L’ILLECITO (QUESTO MODO
DI ‘’ LIBERARSI’’ per il committente NON E’ PREVISTO ESPRESSAMENTE DALL’ART MA
SI RICAVA DALLA INTERPRETAZIONE GIURISPRUDENZIALE). EX. se il chirurgo di
prima, dopo l’operazione che gli era stata affidata dalla casa di cura, decide di sua spontanea
volontà di eseguire un’altra operazione, che poi va male, dato che la casa di cura non aveva affidato
la 2 operazione, quest’ultima, non rientrando nelle incombenze (mansioni) affidate al chirurgo
aveva ROTTO QUEL NESSO TRA MANZIONI ED ILLECITO DI CUI SOPRA. Quindi, dovrà
dimostrare che il danno è derivato da un’operazione non era stata richiesta al chirurgo.
Il committente che abbia risarcito il danno, può chiedere LA RIVALZA AL SUO DIPENDENTE O
A CHI LAVORAVA PER LUI.
Se invece, il danno fatto dal dipendente, è stato fatto nell’esercizio delle sue mansioni NON C’E’
ALCUN MODO PER IL DATORE DI LAVORO DI LIBERARSI, ANCHE SE
EFFETTIVAMENTE NON POTEVA FAR NULLA PER EVITARE IL DANNO. Per questo
motivo, questa forma di resp, viene solitamente considerata come FORMA DI RESP OGGETTIVA
PURA (QUINNDI IL COMMITTENTE SARA’ CONSIDERATO COLPEVOLE ANCHE SE ‘’
SENZA COLPA’’ MA IN VIRTU’ DELLA POSIZIONE CHE RIVESTE).
4) Ex art. 2050 responsabilità per l’esercente di attività pericolose : le attività pericolose sono
quelle attività che SIA ESERCITATE IN FORMA DI IMPRESA SIA IN FORMA
INDIVIDUALE ED OCCASIONALMENTE, PER LORO NATURA, O PER I MEZZI
CHE SI USANO, HANNO UNA ‘’ SPICCATA POTENZIALITA’ OFFENSIVA’’ (così
come affermato dalla Cassazione). Ex. è considerata l’attività di maneggio (cavalli) per
principianti ed allievi giovani, in virtù del fatto che c’è di base un’incapacità di controllare il
cavallo (che per sua natura è imprevedibile) ed a questo si aggiunge anche la inesperienza
dei principianti.
Ovviamente, il GIUDIZIO DI PERICOLOSITA’ E’ UN GUDIZIO ASTRATTO E
PROGNOSTICO (quindi che si basa su una probabilità del danno che da quella attività può
derivare. Quindi è una valutazione che va fatta EX ANTE : cioè VA FATTA PRIMA CHE
IL DANNO SI SIA VERIFICATO). C’è una differenza tra :
- ATTIVITA’ PERICOLOSA PER NATURA che sono quelle del 2050cc : sono attività
pericolose in forma individuale l’esercizio di una grù ; accensione di fuochi d’artificio, la
scalata di pareti rocciose; sono attività pericolose in forma di impresa : quella svolta da
un’impresa che fa produzione di bombole di gas. NB : quindi si parla di attività pericolose
per loro natura sia per chi le pone in essere sia per gli altri.
- CONDOTTA PERICOLOSA : questa è un comportamento dell’AGENTE, CHE RENDE
PERICOLOSA PER SUA NEGLIGENZA UN’ATTIVITA’ CHE INVECE,
NORMALMENTE E’ INNOQUA. Ex. istruttore esperto di palla a volo, che per spiegare la
schiacciata, esegue violentemente la schiacciata su un allievo inesperto e gli rompe il naso.
Questa attività che di per sé , non è considerata come pericolosa, lo diventa a causa DELLA
CONDOTTA PERICOLOSA DELL’ISTRUTTORE CHE, QUINDI, IN QUESTO CASO
RISPONDERA’ DEL SUO FATTO ILLECITO PERO’ NON SECONDO L’ART 2050 MA
SECONDO LE NRMALI REGOLE SULLA RESP QUIDNI SECONDO L’ART. 2043CC.

Deve sussistere (e quindi deve essere dimostrato dal danneggiante), affinchè ci sia responsabilità
dell’esercente, nesso DI CAUSALITA’ TRA L’ATTIVITA’ PERICOLOSA E IL DANNO : cioè
IL DANNO DEVE DERIVARE DA UN’ANOMALIA DURANTE L’ESERCIZIO
DELL’ATTIVITA’ (ex. impresa che vende bombole. C’è una fuga di gas e una delle bombole che
produce scoppia. A causa di questo si incendia la casa di un soggetto che abita vicino a questa
impresa. Quindi ovviamente l’anomalia risiede nello scoppio della bombola. Il nesso di causalità
che si deve dimostrare è, nell’esempio, IL FATTO CHE L’ESPLOSIONE NON CI SAREBBE
STATA SE NN CI FOSSE STATO UN ERRORE NELLA FABBRICAZIONE DA PARTE
DELLA IMPRESA STESSA. Se invece la esplosione in fabbrica è stata causata da un incendio che
si era già propagato fuori dalla fabbrica che era stato appiccato da un’altra persona, è chiaro che in
questo caso l’impresa non risponde della casa che, in virtù dello scoppio della bombola si è
incendiata).
A questo proposito, riprendendo l’esempio, va precisato che SE IL DANNO VIENE
PROVOCATO DA UN FATTO DI UN 3, O DELLO STESSO DANNEGGIATO , COLUI CHE
ESERCITA L’ATTIVITA’ PERICOLOSA VIENE LIBERATO DALLA RESP; se c’è concorso di
responsabilità (tra l’esercente dell’attività e il danneggiato o un 3) , la questione è + complessa :
L’ESERCENTE SARA’ LIBERATO SOLAMENTE SE DIMOSTRA CHE IL CONTRIBUTO
DEL DANNEGGIATO E’ STATO DA SOLO SUFFICIENTE A CAUSARE L’EVENTO
DANNOSO (NB : CI DEVE COMUNQUE ESSERE ‘’ ERRORE’’ SIA DA PARTE
DELL’ESERCENTE SIA DA PARTE DEL DANNEGGIATO O DEL 3 PERO’ L’ERRORE DEL
DNNEGGIATO O DEL 3 DEVE ESSERE ‘’ DETERMINANTE’’. Ex. Tizio vuole comprare la
fabbrica di bombole di Caio, va a fare un sopralluogo, si rende conto che c’è una perdita di gas =
ERRORE DA PARTE DELL’ESERCENTE che potenzialmente può quindi diventare un incendio;
allora, per cercare di sistemare questa perdita di gas, invece di chiudere la bombola, sbaglia il verso
e la apre completamente causando un incendio. In questo caso nonostante ci sia stata quella
ANOMALIA DA PARTE DI COLUI IL QUALE ESERCITA L’ATTIVITA’, COMUNQUE
QUELL’EVENTO DANNOSO (ossia l’incendio) E’ STATO DETERMINATO NON
DALL’ERRORE DELLA IMPRESA DI LASCIARE LA BOMBOLA APERTA MA E’ STATO
DETERMINATO DALLA ‘’ MANOMISSIONE’’ DELLA BOMBOLA DA PARTE DEL DEL
TERZO. QUINDI, IN SOSTANZA, L’IMPRESA DOVRA’ DIMOSTRARE CHE,
NONOSTANTE INCAPPASSE IN ERRORE, COMUNQUE SE IL TERZO O IL
DANNEGGIATO NON AVESSE MANOMESSO LA BOMBOLA, L’EVENTO NON SI
SAREBBE VERIFICATO.
Vediamo quindi il contenuto della PROVA LIBERATORIA DI CHI ESERCITA L’ATTIVITA’ :
bisogna dimostrare NON SOLO DI NON AVER VIOLATO NESSUNA NORMA ‘’ TECNICA’’
RELATIVA ALL’ATTIVITA’ CHE STA SVOLGENDO; MA ANCHE DI AVER IMPIEGATO
OGNI MISURA POSSIBILE PER IMPEDIRE L’EVENTO; NEL CASO DEL CONCORSO DI
RESPONSABILITA’ INVECE, DEVE DIMOSTRARE CHE, APPUNTO, SE NON CI FOSSE
STATO L’INTERVENTO DEL 3 O DEL DANNEGGIATO STESSO QUELL’EVENTO NON SI
SAREBBE VERIFICATO.
In alcuni casi sono le leggi speciali a ndisciplinare alcune attività pericolose tra cui la circolazione
stradale (FORMA PARTICOLARE DI ATTIVITA’ PERICOLOSA REGO,ATA DAL CODICE
DELLA STRADA). Ed in questi casi le eggi speciali prevalgono sull’art. 2050cc.

5) Responsablità del custode per danno cagionato dalla cosa in custodia ex art. 2051cc :
requisiti :
- IL CUSTODE NN E’ SOLO IL PROPRIETARO DELLA COSA MA PUO’ ESSERE
L’USUFRUTTUARIO, L’AFFITTUARIO, IL CONDUTTORE, ED IN GENERALE CHI
ESERCITA UN EFFETTIVO POTERE SULLA COSA TALE DA IMPLICARNE LA
VIGILANZA ED IL CONTROLLO. EX. è un custode, chi usa una macchina in leasing;
- LA COSA : I DANNI CAUSATI DALLA COSA, DEVONO ESSERE DANNI
PRODOTTI DALLA COSA IN VIRTU’ DELLA SUA INTRINSECA NATURA E DEL
SUO ‘’ CONNATURALE DINAMISMO’’. Cioè : devono essere danni che LA COSA DI
PER SE’ PUO’ CREARE IN VIRTU’ DI COM’E’ FATTA. Ad esempio : un cancello
automatico di una villetta, che quindi nel suo dinamismo naturale (per il fatto cioè che si
muove in modo automatico) può ad esempio far cadere un bambino; o le porte scorrevoli di
un supermercato. Quindi, il custode di queste cose, risponde per i danni perché avrebbe
dovuto farne vigilanza.
se invece, la cosa, FA UN DANNO IN VIRTU’ QUINDI DI UN COMPORTAMENTO
DELL’UOMO (IN QUANTO DA SOLA NN SAREBBE STATO IN GRADO DI FAR IL
DANNO MA LO FA IN VIRTU’ DI UN COMPORTAMENTO UMANO) IN QUESTO
CASO L’UOMO E’ RESPONSABILE MA NON PER 2051cc ma per il 2043cc Ex. è il
caso del blocco di neve. Un blocco di neve, rimanendo fermo per sua natura non fa danni.
Ma nel momento in cui, questo blocco di neve si deposita su un balcone e l’uomo non lo
toglie e si scioglie e cade colpendo una persona ferendola, in questo caso l’uomo sarà
responsabile NON IN QUALITA’ DI CUSTODE EX ART 2051CC ,MA IN BASE ALLE
REGOLE GENERALI DEL FATTO ILLECITO EX ART. 2043CC.

A livello probatorio cosa deve provare il DANNEGGIATO : deve provare che IL CUSTODE
AVEVA EFFETTIVAMENTE UN POTERE DI VIGILANZA SULLA COSA E NON L’HA
ESERCITATO (ex. c’era un custode che poteva interrompere la chiusura del cancello ma non l’ha
fatto e il dinamismo del cancello ha fatto cadere il bambino) ; E DEVE DIMOSTRARE CHE, IL
DANNO, E’ STATO CAUSATO DAL NATURALE DINAMISMO DELLA COSA (quindi dal
movimento della cosa).
PROVA LIBERATORIA DEL DANNEGGIANTE : deve provare IL CASO FORTUITO cioè un
fatto IMPREVEDIBILE ED INEVITABILE (ad esempio, nel caso del cancello autmatico, un corto
circuito che ha fatto chiudere il cancello improvvisamente e quindi non avrebbe potuto fare
altrimenti); ovviamente il custode può anche liberarsi dalla resp, PROVANDO CHE IL DANNO
SIA STATO CAUSATO DALLO STESSO DANNEGGIATO O DA UN TERZO (ex. per fare uno
scherzo è arrivato un amico del bambino che è stava vicino cancello e lo ha spinto sul cancello che
si stava chiudendo).

Si è discusso sull’applicabilità dell’art. 2051cc (articolo sui danni cagionati da cose in custodia) alle
PA PER DANNI CAUSATI AI CITTADINI DAI BENI DEMANIALI. Quindi ci si è chiesto se la
PA in qualità di CUSTODE DI UN BENE PUBBLICO, SIA RESPONSABILE DI EVENTUALI
DANNI CHE QUESTO BENE PUBBLICO, UTILIZZATO DAI CITTADINI, PUO’ CAUSARE.
La risposta è che : la PA , sarà responsabile in qualità di custode di un bene pubblico (demaniale)
TUTTE LE VOLTE IN CUI, QUESTO BENE PUBBLICO, PER SUA NATURA O DIMENSIONI
O PER SUO UTILIZZO, PUO’ ESSERE IN QUALCHE MODO CONTROLLATO (quini
nell’esempio del cancello che si chiude e colpisce uno studente l’università sarà responsabile in
quanto il cancello può essere facilmente controllabile ad esempio mettendo un sogg che ne controlli
appunto apertura e chiusura; invece il Comune di Roma, nonostante è comunque custode di quel
bene, non potrà controllare il colosseo laddove questo dovesse rompersi in quanto questa cosa per
dimensioni non può essere controllata in maniera assoluta).
Quindi quando la PA ,NONOSTANTE SI POSSA CONSIDERARE COME CUSTODE, NON HA
POTERE DI CONTROLLO X VIA DELLA NATURA , DIMENSIONE ECC DEL BENE
DEMANIALE NON SARA’ RESPONSABILE PER I DANNI CAUSATI DALLA COSA.

6) Responsabilità per danni cagionati da animali ex art. 2052cc : risponde x i danni cagionati
da un animale IL PROPRIETARIO O CHI LO HA IN USO (ex dog sitter) ANCHE SE IL
CANE E’ FUGGITO O SMARRITO. Il danno compiuto dall’animale, deve essere causato
DA UNA QUALUNQUE AZIONE CHE SIA ESPRESSIONE DELLA SUA NATURA
(?) : quindi UN COMPORTAMENTO ISTINTIVO O UN MOVIMENTO CONVULZO.
Questo è ol motivo x cui si è escluso CHE IL PROPRIETARIO DELL’ANMALE POSSA
ESSERE RESPONSABILE PER LA TRASMISSIONE DI UNA MALATTIA INFETTIVA
DALL’ANIMALE AD UN 3 : perché l’animale non ha posto in essere alcun
comportamento tale da causare il danno (ex. un bambino tocca le feci infette di un cane e si
mette le mani in bocca). Così come non è responsabile il proprietario se il cane era
accovacciato e qualcuno è inciampato su di lui (il cane non ha manifestato alcun tipo di
comportamento che si possa definitre ISTINTIVO O MOVIMENTO CAONVULZO TALE
DA AVER PROVOCATO QUEL DANNO.
Prova liberatoria del proprietario : IL CASO FORTUITO CHE E’ UNA PROVA MOLTO ARDUA
NELLA PRASSI (ex. caso fortuito è l’esempio d prima : una persona che inciampa perché il cane
era accovacciato). La Cassazione ha ESCLUSO IL CASO FORTUITO (DICHIARANDO QUINDI
RESPONSABILE IL PROPRIETARIO DEL CANE) NEL CASO IN CUI UN’ANZIANA,
SCENDENDO LE SCALE DI UNA METRO, SI ERA ACCOSTATA AD UN CANE CHE ERA
LEGATO DAL PROPRIETARIO AL CORRIMANO ED ERA STATA MORSA (cioè nonostante
il cane fosse legato e quindi era fermo, il proprietario è stato comunque considerato responsabile
pur non potendo fare nient’altro che ‘’ mettersi in mezzo ‘’ tra il cane e la signora per evitare
l’evento). Ad ogni modo si è detto che : la responsabilità del proprietario dell’animale è una resp
che MOLTO SI AVVICINA A QUELLA OGGETTIVA DA POSIZIONE POICHE’, DI FATTO,
E’ PRATICAMENTE IMPOSSIBILE PER IL PROPRETARIO DELL’ANIMAE DIMOSTRARE
IL CASO FORTUITO E COSTUI FINISCE PER RISPONDERE ANCHE SE HA AGITO SENZA
COLPA CON TUTTE LE CAUTELE POSSIBILI (cioè alla fine c’è sempre qualcosa che lui
poteva fare e non aveva fatto).

7) Responsabilità per rovina di edificio ex art. 2053cc : quando la rovina di un edficio o di


un’altra costruzione causa un danno ad un soggetto è responsabile il proprietario (NB :
PROPRIETARIO E NN CUSTODE) almeno che non dimostra CHE LA ROVINA NON E’
DOVUTA ALLA SUA INCURANZA MA AD UN DIFETTO DI MANUTENZIONE O
AD UN VIZIO DI COSTRUZIONE (la Cassazione ha ritenuto responsabile addirittura il
proprietario di un edificio che materialmente non poteva occuparsi dell’immobile per
ripararlo, cioè non aveva la disponibilità eco.).
In alcuni casi può succedere che cada in rovina un edificio che abbia Tizio come
proprietario e Caio come custode (il quale quindi ci vive materialmente). In questo caso chi
è il esp?? è responsabile il proprietario poiché la resp del proprietario HA CARATTERE DI
SPECIALITA’ RISPETTO A QUELLA DEL CUSTODE ALMENO CHE
OVVIAMENTE, IL PROPREITARIO NON DIMOSTRI, CHE LA ROVINA E’ STATA
CAUSATA DAL CUSTODE IN QUESTO CASO SE IL PROPRIETARIO, RISARCISCE
IL DANNO AL 3 (NONOSTANTE NON SIA LUI RESP MA E’ RESP IL CUSTODE)
PUO’ CHIEDERE L’AZIONE DI REGRESSO NEI CONFRONTI DEL CUSTODE.

Nel caso particolare della locazione : il responsabile, nel caso di rovina di edificio, è
comunque il proprietario CHE DEVE VIGILARE SULL’EFFICIENZA DEL
FABBRICATO; MA IL CONDUTTORE DEVE AVVERTIRLO OGNIQUALVOLTA LA
CASA NECESSITA DI RIPARAZIONI, ALTRMENTI SARA’ LUI RESP E QUINDI
QUALORA POI DOVESSE ESSERE IL PROPREITARIO A RISARCRE IL DANNO,
QUEST’ULTIMO POTRA’ ESPERIRE L’AZIONE DI REGRESSO. Secondo la
Cassazione però, il conduttore è resp per i danni cagionati dalle piante poste nel giardino.

Nella nozione di EDIFICIO : SI COMPRENDONO ANCHE GLI ACCESSORI E I


MANUFATTI CHE NE SONO INCOMPORATI (ex. balconi, cornicioni, tetti, tubature
idriche).

Anche per questa forma di resp, la prova liberatoria (CHE CONSISTE NEL DIFETTO DI
MANUTENZIONE, E NEL VIZIO DI COSTRUZIONE) E’ TALMENTE RIGOROSA DA
FAR CONSIDERARE QUESTA FORMA DI RESP, AL PAR DI QUELLA DEL
PROPRIETARIO DEGLI ANIMALI E DEL PADRONE O COMMITTNTE, COME
SOSTANZIALMENTE OGGETTIVA (quindi senza rilievo della colpa ma in virtù della
posizione in cui esso stesso si trova).

8) Responsabilità per danni da circolazione di veicoli ex art. 2054cc : per il danno cagionato a
persone o cose dalla circolazione di un veicolo SENZA ROTAIE (quindi sono esclusi i
trani, tram, e la metro), E’ RESPONSABILE IL CONDUCENTE IN SOLIDO CON IL
PROPRIETARIO SE SONO SOGG DIVERSI ; OPPURE DA SOLO SE, PUR ESSENDO
DIVERSO DAL PROPRIETARIO HA GUIDATO CONTRO LA VOLONTA’ DI
QUEST’ULTIMO. Va precisato che l’art. 2054cc, è una norma generale che si affianca a
quelle del codice della strada che hanno un ambito di APPLICAZIONE + RISTRETTO :
NEL SENSO CHE SI APPLICANO, QUESTE ULTIME, SOLO ALLA CIRCOLAZIONE
SU UBBLICA VIA (e nn sulle strade private). Mentre, la disciplina del 2054cc, S
APPLICA AI CASI NN DISCIPLINATI DAL CODICE DELLA STRADA XK APPUNTO
E’ NORMA GENERALE CHE VALE X OGI VEICOLO E X OGNI STRADA.
Prova liberatoria del CONDUCENTE O PROPRIETARIO a seconda che siano o meno persone
diverse : deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile x evitare il fatto. Il che vuol dre che deve
dimostrare di AVER ADOPERATO IL MASSIMO DELLA DILIGENZA X LUI POSSIBILE
MA CIONONOSTANTE NON HA POTUTO EVITARE IL DANNO. Il massimo della
diligenza s’intende riferito alle MODALITA’ DELLA GUIDA. Addirittura, è resp il conducente
anche se l’incidente è derivato da un VIZIO DI COSTRUZIONE O DA UN DIFETTO DI
MANUTENZIONE (qindi la prova liberatoria è ancora + difficile) ADDIRITTURA ANCHE
SE IL VIZIO NON ERA DA LUI CONOSCIUTO (ex. se il meccanico sbaglia a montare i freni
e il conducente o proprietario causa un incidente a causa del fatto che, su strada ghiacciata, non
è riuscito a fermare la macchina, sarà comunque resp).
Nel caso di SCONTRO TRA VEICOLI, l’art 2054cc dice che SI PRESUMONO ENTRAMBI,
PARIMENTI COLPEVOLI IN CONCORSO, OVVIAMENTE SALVO PROVA
CONTRARIA DI UNO O DELL’ALTRO (QUINDI ABBIAMO UNA PRESNZIONE DI
PARI COLPEVOLEZZA DEI CONDUCENTI). ATTENZIONE: PRESUNZIONE CHE
RIMANE TALE ANCHE SE UNO DEI 2 VEICOLI HA SUBITO MOLTI + DANNI
DELL’ALTRO. Questo perché non si considerano ‘’ connessi’’ l’entità del danno subito con
l’entità della resp.

COSA SI INTENDE PER VEICOLO :


s’intende QUALSIASI MEZZO DI TRAPORTO DI PERSONE O DI COSE CHE POSSA
ESSERE GUIDATO ED IDONEO A CIROCLARE LIBERAMENTE. L’applicazione dell’art.
2054cc, è ristretta ai SOLI VEICOLI CHE NON CIRCOLANO SU ROTAIE, DI
CONSEGUENZA, PER LA RESP DA CIRCOLAZIONE DI VEICOLI CHE GIRANO SU
RLOTAIE SI APPLICANO LE REGOLE GENERALI DELL’ART. 2043CC.
COSA S’INTENDE X CIRCOLAZIONE:

S’intende il MOVIMENTO DI VUN VEICOLO O, PERSINO, LA SOSTA E LA FERMATA


SU UNA VIA PUBBLICA O APERTA AL PUBBLICO. Si considera avvenuto, durante la
circolazione, un URTO TRA UN VEICOLO IN MOVIMENTO ED UNO IN SOSTA. Quindi
la SOSTA E’ ASSIMILATA AL MOVIMNTO NONOSTANTE IL TERMINE
CIRCOLAZIONE POSSA FAR INTENDERE IL CONTRARIO. Seconda un’altra teoria, per i
danni causati da un veicolo in sosta ed in fermata, bisognerebbe applicare l’art. 2051cc (danni
da cosa in custodia).

S’intende, per conducente, COLUI IL QUALE, NEL MOMENTO IN CUI SI PRODUCE


L’INCIDENTE SIA MATERIALMENTE IN GRADO DI AZIONARE I COMANDI CHE
CONSENTANO LA MANOVRA DEL MEZZO : quindi, è conducente anche chi ha l’auto in
sosta, e , addirittura, secondo la cassazione è considerato conducente ANCHE CHI E’
MOVENTENEAMENTE SCESO DALLA MACCHINA. Ciò vuol dire che se c’è un urto tra
un veicolo in movimento ed un altro veicolo, col conducente che stava x esempio al bar,
comunque il conducente dell’auto in sosta sarà comunque resp.
Se vi è un trasportato, il conducente deve ESIGERE CHE INDOSSI LA CINTURA PERCHE’,
SE NON LA INDOSSA, SARA’ RESPONSABILE PER IL DANNO DA LUI SUBITO IN
CONCORSO COL TRASPORTATO STESSO.
Il conducente risponde in SOLIDO COL PROPRIETARIO DEL VEICOLO, SE SONO SOGG
DIVERSI; peraltro al proprietario viene assimilato l’usufruttario dell’auto e l’utilizzatore
dell0auto in leasing, ALMENO CHE IL PROPRIETARIO NON PROVI :
- Che non era a conoscenza che il conducente stesse usando la sua auto.
- Che ha adottato specifiche misurse per impedire che il suo veicolo circolasse e che,
nonostante queste misure, il conducente sia comunque riuscito ad impossessarsi dell’auto.
Ex : se il propriario lascia le chiavi alò conducende dicendogli ‘’ non guidare’’ sarà
comunque responsabile in quanto lo ha messo nelle condizioni di farlo
NB : devono essere provate entrambe.

RESPONSABILITA’ PER DANNI DA PRODOTTI DIFETTOSI.


Ex. bottiglia di bevanda gassata che esplode in mano a chi l’ha comprata (fruitore) causandogli
delle lesioni.
Questo tipo di resp è disciplinata dal CODICE DEL CONSUMO : X I DANNI CAGIONATI DAI
DIFETTI DEL PRODOTTO E’ RESPONSABILE IL PRODUTTORE, OSSIA IL
FABBRICANTE DEL BENE, IL FORNITORE DEL SERVIZIO O UN SUO INTERMEDIARIO
(uno di questi 3). NB : il fornitore sarà responsabile del servizio (ex. una metro che si blocca e
lascia una persona ferma per 12 ore e questa persona soffre di claustrofobia); il fabbricante sarà
responsabile del bene (ex. arriva un bene rotto).
Per PRODUTTORE SI INTENDE ANCHE CHI APPONE SUL PRODOTTO IL NOME,
MARCHIO O ALTRO SEGNO DISTINTIVO.
Se il produttore non è individuabile è responsabile IL DISTRIBUORE (che è un intermediario tra il
produttore e il venditore al minuto. Cioè il distributore è colui che compra all’ingrosso dal
produttore e vende ai singoli esercizi commerciali i quali vendono, appunto, ai privati).
Il distributore è RESPONSABILE ANCHE SE NON COMUNICA AL DANNEGGIATO ENTRO
3 MESI DALLA RICHIESTA L’IDENTITA’ DEL PRODUTTORE.

PER PRODOTTO S’INTENDE UN BENE MOBILE, INCLUSA L’ELETTRICITA’. MENTRE IL


DIFETTO (che non coincide con il VIZO NELLA COMPRAVENDITA) MA PUO’ ESSERE DI 2
TIPI :
- Fabbricazione: è un difetto che riguarda un SINGOLO ESEMPLARE DLE PRODOTTO E
CHE RICORRE QUANDO QUESTO PRODOTTO NON OFFRE LA SICUREZZA CHE
E’ GARANTITA DA TUTTI GLI ALTRI ESEMPLARI DELLO STESSO PRODOTTO
(Ex. grande impresa che produce aereoplani, e ne producono UNO SOLO che ha un difetto
al radiatore)
- Progettazione : è un difetto che non riguarda un SINGOLO PRODOTTO MA UN INTERO
STOCK QUINDI TUTTI I PRODOTTI DI QUELLO STOCK HANNO UN DIFETTO
CHE, SI DICE, DI ‘’ SERIE’’ TALE X CUI TUTTI I PRODOTTI CHE
APPARTENGONO A QUESTA SERIE, NON OFFRONO LA SICUREZZA CHE,
LEGITTIMAMENTE, IN BASE ALLE CIRCOSTANZE, IL CONSUMATORE SI
ATTENDE. Il produttore, può provare, OLTRE ALL’ASSENZA DEL NESSO DI
CAUSALITA’ (cioè può provare che il difetto ad esempio deriva da una circostanza che non
riguarda la produzione) e può provare anche CHE NONOSTANTE IL DIFETTO, IL
PRODOTTO E’ COMUNQUE UTILIZZABILE; può provare anche la SUSSISTENZA DI
UNA CAUSA DI ESCLUSIONE DALLA RESPONSABILITA’ (ad esempio : il cd. ‘’
rischio da sviluppo tecnico’’ : in questo caso, il produttore è esente da responsabilità se
dimostra che, al momenot della produzione, sulla base delle conoscenze scientifiche e
tecniche esistenti era IMPOSSIBILE RICONOSCERE IL DIFETTO. EX. produco un
farmaco che è stato analizzato e, sulla base dello ‘’ stato della scienza’’ non era considerato
epricoloso ed invece, quello stesso farmaco, causa un effetto collaterale di una persona).
Per quanto riguarda il danneggiato dalla cosa, può scegliere di avvalersi anche DELL’AZIONE
GENERALE DI RISARCIMENTO : di cui all’art. 2043cc. In quanto ha un termine di prescizione
(questa azione) che è MAGGIORE RISPETTO AI 3 ANNI CHE E’ INVECE IL TERMINE DI
PRRESCIZIONE DELLA SPECIFICA AZIONE DA RISARCIMENTO PER DANNI DA
PRODOTTO DIFETTOSO.
RESPONSABILITA’ PER DANNO AMBIENTALE
È una responsabilità introdotta, da una legge speciale del 1986 che è oggi riportata nel codice
dell’ambiente. La resp per danno ambientale risponde ad un principio del diritto europeo che è : ‘’
CHI INQUINA PAGA’’. Un principio quindi che ha UNA FUNZIONE DETERRENTE, VOLTA
A FAR SI CHE RISULTI + CONVENIENTE PER UN SOGG ADOTTARE DELLE CAUTELE
PER RIDURRE L’INQUINAMENTO PIUTTOSTO CHE INQUINARE.
Quindi, lo scopo ultimo della resp da danno ambientale è QUELLA DI FAVORIRE
INNOVAZIONI TECNOLOGICHE CHE RIDUCANO L’IMPATTO AMBIENTALE DELLE
ATTIVITA’ PRODUTTIVE E, VICEVERSA, IN CASO DI INQUINAMENTO COLPOSO, LO
SCOPO E’ QUELLO DI RENDERE OBBLIGATORIO UN RISARCIMENTO (che è particolare).

Innanzitutto : che cosa è l’ambiente? L’AMBIENTE E’ CONSIDERATO UN’ENTITA’


GIURIDICA AUTONOMA RISPETTO AI SINGOLI BENI CHE LO COMPONGONO QUINDI
E’ UN BENE IMMATERIALE ED UNITARIO DISTINTO DAI SUOI ELEMENTI
COSTITUTIVI (come l’aria o il suolo).
Che cosa è il danno ambientale risarcibile ? VIENE DEFINITO COME : QUALSIASI
DETERIORAMENTO SIGNIFICATIVO E MISURABILE, DIRETTO O INDIRETTO DI UNA
RISORSA NATURALE O DELL’UTILITA’ ASSICURATA DA QUEST’ULTIMA. Questo
signifca che : il danno ambientale, non è considerata solo una DISTRUZIONE INTEGRALE DI
UN ECONOSISTEMA O DI UNA SUA PARTE, MA VIENE CONSIDERATO DANNO
AMBIENTALE ANCHE LA SEMPLICE COMPROMISSIONE DELLA QUALITA’ O DELLA
QUANTITA’ DI UNA RISORSA NATURALE. Ad esempio : un’alterazione del paesaggio ;
un’immissione nel mare di un inquinante oltre una soglia stabilita per legge; o uno smaltimento non
autorizzato di rifiuti.
Inoltre, il principio ‘’ DI PRECAUZIONE’’ (che è un altro principio di derivaizone europea),
CONSENTE DI CONSIDERARE, COME DANNO AMBIENTALE, ANCHE QUALUNQUE
CONTAMINAZIONE CHE CREI UN PERICOLO (QUINDI SOLO POTENZIALE) PER LA
SALUTE UMANA O PER L’AMBIENTE. Quindi secondo questa definizione la novità è che
VIENE CONSIDERATO COME DANNO ANCHE IL SEMPLICE PERICOLO (CHE E’ UN ‘’
NON DANNO PER DEFINIZIONE’’ UN DANNO ‘’ MERAMENTE POTENZIALE’’).

Per quanto riguarda la tutela e la prevenzione dei danni ambientali : l’azione per IL
RISARCIMENTO SPETTA AL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL
TERRITORIO (MATT) (quindi leggittimato attivo); mentee le ASSOCIAZIONI DI PROTEZIONE
AMBIENTALE (ex. greenpeace , wwf ecc) POSSONO INTERVENIRE IN GIUDIZIO
(POSSONO PARTECIPARE IN PROCESSO PUR NN ESSENDO LEGITTIMATI ATTIVI). Ad
esempio presentando denunce e osservazioni; e lo stesso possono fare LE PERSONE FISICHE O
GIURIDICHE COLPITE DAL DANNO AMBIENTALE O INTERESSATE AL
PROCEDIMENTO.

Per quanto riguarda la RESP DI CHI INQUINA, IL CRITERIO E’ SEMPRE QUELLO DELLA
COLPA (almeno nel diritto nazionale), mentre nel diritto europeo si segue un criterio di
RESPONSABILITA’ DA POSIZIONE (quindi un criterio di carattere oggettivo) CHE
RIGUARDA, IN PARTICOLARE, ALCUNI IMPRENDITORI CHE ESERCITANO
UN’ATTIVITA’ PROFESSIONALE ‘’ PERICOLOSA’’.

La resp x danno ambientale, si differenzia dalle altre, perché tende a REALIZZARE UNA
TUTELA PREVENTIVA : QUINDI NON SANZIONATORIA ; questo viene confermato dal fatto
che SI CERCA DI PRIVILEGIARE, IN CASO DI RESP, NON IL RISARCIMENTO MA LA
RIPARAZIONE IN FORMA SPECIFICA : che consiste nel RIPRISTINO IN TUTTO O IN
PARTE DELLO STATO DEI LUOGHI ALMENO CHE NON SIA IMPOSBILE O
ECCESSIVAMENTE ONEROSO.

PREVENZIONE DELL’ILLECITO E RIPARAZIONE DEL DANNO


Nei confronti del fatto illecito, l’obbiettivo dell’ordinamento è duplice :
- Evitare l’illecito
- E, se questo non è evitato, eliminare il danno
Il primo obbiettivo OPERA SUL PIANO QUINDI DELLA PREVENZIONE CHE, NEL NOSTRO
ORDINAMENTO, E’ SEMPRE STATA POCO EFFICACE PERCHE’ FONDATA
SEMPLICEMENTE SULLA CAPACITA’ DETERRENTE DELLE NORME
AMMINISTRATIVE E PENALI.
La prevenzione poi, nel nostro ordinamento, non è stata mai particolarmente efficace perché non
esiste una GENERALE AZIONE INIBITORIA : cioè non esiste, UN POTERE DEL PRIVATO DI
AGIRE IN GIUDIZIO PRIMA CHE IL FATTO ILLECITO SIA COMMESSO, PER
IMPEDIRLO.
L’unico modo, legittimo , che ha un soggetto PER IMPEDIRE UN FATTO ILLECITO E’ LA
LEGITTIMA DIFESA E LO STATO DI NECESSITA’ che però non sono sufficienti per fare forza
alla prevenzione in quanto, al massimo, giustificano una difesa o una reazione INDIVIDUALE E
NON DANNO UNO STRUMENTO PROCESSUALE.
Le azioni inibitorie previste nel nostro ordinamento sono TASSATIVE :
- Azione di denuncia di nuova opera
- Azione a tutela del diritto di autore
- Azione a tutela della proprietà o del possesso (ex. ‘’actio negatoria’’)
- Azioni per in risposta degli atti di concorrenza sleale
Esistono anche TUTELE INIBITORIE A DIFESA DEI DIRITTI ESSENZIALI :
- Azione di usurpazione : esperibile a fronte di un’usurpazione del nome;
- Azione di reclamo per uso in proprio del diritto di immagine : ex quando qualcuno utilizza
l’immagine di un altro sogg in un sito pornografico

nel settore dei diritti essenziali, in particolare, le aizoni inibitorie risultano PER LE STESSE
CARATTERISTICHE DEI DIRITTI ESISTENZIALI MOLTO + UTILI : in quanto
IMPEDISCONO CHE SI PRODUCA UN DANNO CHE DI PER SE NON PUO’ ESSERE DEL
TUTTO RISTORATO DA UN RISARCIMENTO. perché, la lesione di un diritto esistenziale è di
solito IRREPARABILE. Sicche, colui che sta subendo la lesione è molto + interessato a FARLA
IMPEDIRE PIUTTOSTO CHE AD OTTENERE UN RISARCIMENTO DOPO CHE SI E’
PRODOTTA PERCHE’ SI TRATTA DI LESIONI CHE HANNO SOPRATTUTTO
CONSEGUENZE NON PATRIMONIALI.
Per questa ragione, la giurisprudenza, è giunta a sostenere che DEBBA ESSERE RICONOSCIUTA
(quindi sempre in materie di diritti essenziali o della personalità), un’AZIONE INIBITORIA
GENERALE E ATIPICA : QUINDI POSSIBILE OGNI VOLTA CHE SIA RESO UN DIRITTO
DELLA PERSONA (quindi come una sorta di tutela cautelare) cercando DI ESTENDERE LA
PORTATA DI QUESTA TUTELA ANCHE A NUOVI DIRITTI DELLA PERSONALITA’ : come
ad esempio l’onore, la riservatezza e l’identità.
In quest’ambito, ovviamente, la persona offesa può comunque chiedere IL RISARCIMENTO
OLTRE ALLA INIBIZIONE PROPRIO X RIPARARE L’EFFETTO NEGATIVO
DELL’ILLECITO.

Per quanto riguarda invece il diritto dei consumatori, la giurisprudenza ha aperto IL CAMPO A
FORME DI TUTELA PREVENTIVA E COLLETTIVA : che quindi è esperibile dalle associazioni
rappresentative e dalle camere di commercio contro i professionisti o le associazioni di
professionisti che UTILIZZANO CLAUSOLE VESSATORIE. Nei rapporti tra imprese invece, è
possibile anche un’azione INIBITORIA COLLETTIVA PER RENDERE INEFFICACI
CONDIZIONI DI CONTRATTO GRAVEMENTE INIQUE CHE RIGUARDINO AD ESEMPIO I
TERMINI DI PAGAMENTO O GLI INTERESSI.

Il giudice a cui è richiesto il provvedimento inibitorio, può OLTRE AL PROVVEDIMENTO IN SE


(ad esempio :il ritioro del gionrale che mostra un immagine usurpata) PUO’ ANCHE ADOTTARE
QUALUNQUE MISURA ATTA AD ELIMINARE GLI EFFETTI DANNOSI DEL FATTO E
PUO’ PREVEDERE ANCHE UNA SANZIONE PER INOSSERVANZA DEL
PROVVEDIMENTO INIBITORIA LADDOVE NON SIA RISPTTATO : AD ESEMPIO può
prevedere che il direttore del giornale che non ritira la pubblicazione di quel numero particolare che
danneggiava l’immagine di qualcuno, debba pagare una somma di denaro PER OGNI GIORNO IN
CUI IL GIORNALE RESTA PUBBLICATO.

CON L’AZIONE DI RISARCIMENTO, IL DANNEGGIATO OTTIENE UNA SOMMA DI


DENARO CHE COMPENSA IL VALORE NEGATIVO DEGLI EFFETTI SUBITI (secondo
obbiettivo). Ovviamente questo mezzo di tutela, cerca di ottenere una MISURA COMPENSATIVA
DEGLI EFFETTI NEGATIVI MA OVVIAMENTE E’ UN MEZZO DI TUTELA CHE, COME
DETTO, NON EQUIVALE COME RISULTATO ALLA TUTELA INIBITORIA IN QUANTO
INTERVIENE NEL MOMENTO IN CUI IL DANNO E’ STATO GIA’ CAUSATO E,
SOPRATTUTTO, HA PRODOTTO DELLE CONSEGUENZE CHE NON SARANNO MAI DEL
TUTTO RISARCITE.

E’ possibile tuttavia, una forma di risarcimento che è diversa e particolare che è il


RISARCIMENTO IN FORMA SPECIFICA (un tempo chiamata restitutio in integrum) che però
non è sempre possibile in quanto, SI TRATTA DI UN RISARCIMETNO CHE LO SCOPO NON
DI SANZIONARE L’ILLECITO (QUINDI DI CREARE UN’EQUIVALENTE DA PAGARE X
L’ILLECITO) MA HA LO SCOPO DI RIPRISTINARE LA SITUAZIONE LESA (quindi è una
tutela + simile alla inibitoria ma che comunque non può essere equivalente a questa in quanto
comunque, questo tipo di risarcimento opera DOPO che il fatto è stato commesso).
Attraverso questo tipo di risarcimento, quindi, si PUO’ RIPRISTINARE IN QUALCJE MODO LA
SITUAZIONE CHE SUSSISTEVA PRIMA DELL’ILLECITO. Ad esempio :un giornale, pubblica
una notizia falsa che lede l’immagine di Tizio. Attraverso il risarcimento in forma specifcia quindi,
Tizio può chiedere che il giornale RETTIFICHI QUELLA NOTIZIA NELLE STESSE
MODALITA’ CON CUI L’HA PUBBLICATA COSICCHE’ APPUNTO SI POSSA
RIPRISTINARE L’IMMAGINE DI TIZIO che era stata alterata dalla notizia.
Quindi questo tipo di risarcimento è molto + utile rispetto ad una somma di denaro che non avrebbe
in nessun modo effettivamente riparato il danno subito da Tizio.
Inoltre questo tipo di risarcimento, come si evince dall’esempio, è idoneo anche a RIPARARE LE
CONSEGUENZE, NON MATERIALI DI UN ILLECITO (cioè a riparare la lesione di INTERESSI
MORALI) come quello appunto della immagine. Si tratta comunque di un rimedio poco usato,
poiché raramente è possibile RICOSTRUIRE CONCRETAMENTE UNA SITUAZIONE PRE
ESISTENTE ALL0ILLECITO.
Perciò nonostante la legge attribuisca al danneggiato la libera scelta tra IL RISARCIMENTO IN
FORMA SPECIFICA O IL RISARCIMENTO PER EQUIVALENTE (quindi il risarcimento del
danno ‘’ classico’’) il giudice tenderà comunque a respingere il primo : POICHE’ IL + DELLE
VOLTE SARA’ IMPOSSIBILE CONSIDERARE IMPOSSBILE IN FORMA SPECIFICA (in
qaunro NELLA PRATICA spesso non è possibile).
Può anche succedere che il risarcimento in forma specifica sia possibile ma ECCESSIVAMENTE
ONEROSO PER L’AUTORE DEL FATTO ILLECITO : anche in questo caso, il giudice darà
prevalenza al risarcimento x equivalente. È eccessivamente oneroso quando IN BASE ALLE
CONDIZIONI CONCRETE, RICHIEDEREBBE UNO SFORZO ECCESSIVAMENTE
GRSVOSO PER L’AUTORE DEL FATTO ILLECITO : cioè un’OBBIETTIVA DIFFICOLTA’
DI PORRE IN ESSERE IL COMPORTAMENTO RIPARATORIO.
Si ribadisce che LA RIPARAZIONE IN FORMA SPECIFICA HA NATURA ED OBBIETTIVI
DIVERSI DAL RISARCIMENTO X EQUIALENTE PERCHE’ LA RIPARAZIOEN IN FORMA
SPECIFICA E’ VOLTA AD ELIMINARE L’ALTERAZIONE DELLA REALTA’ PROVOCATA
DALL’ILLECITO (quindi ripristinando la situazione che c’er aprima ). Mentre il risarcimento x
equivalente, opera NELL’IMPOSSIBILITA’ DI RIPRISTINARE lo ‘’ status quo ante’’ ma si limita
a VOLER COMPENSARE LE PERDITE ELIMINANDO LE CONSEGUENZE ECONOMICHE :
quindi le conseguenze negative dell’illecito che siano valutabili economicamente.
Quindi si dice che : IL RISARCIMENTO IN FORMA SPECIFICA ELIMINA, IL DANNO
EVENTO ; MENTRE IL RISARCIMENTO X EQUIVALENTE ELIMINA IL DANNO
CONSEGUENZA.

CONCETTO E TIPI DI DANNO


Per danno s’intende una ALERAZIONE ‘’ IN PEIUS’’ DI UNA SITUAZIONE GIURIDICA
(quindi di un diritto o di un interesse), appartenente ad un soggetto che vinee definito SOGGETTO
PASSIVO, o anche, DANNEGGIATO.
Ovviamente, se non c’è peggioramento di una situazione giuridica, non c’è danno e non è possibile
una riparazione.
Per verificare se c’è stato un danno, OCCORRE FARE UN GIUDIZIO IPOTETICO (così come
viene definito la Cassazione) : si considera la situazione che l’illecito ha creato (ex. una macchina
che è distrutta) e si paragona con la situazione preesistente (il famoso status quo ante) e, SULLA
BASE DI QUESTO RAFFRONTO IN CONCRETO, BISOGNA VERIFICARE SE C’E’ STATO
UN PEGGIORAMENTO : OSSIA QUELLO CHE E’ NORMALMENTE DEFINITO ‘’
L’EFFETTO NEGATIVO DEL FATTO ILLECITO’. Il giudice poi, dovrà anche tener conto
DELLE ULTERIORI CONSEGUENZE NEGATIVE CHE L’ILLECITO HA PRODOTTO : ad
esempio, a fronte di un danneggiamento subito dalla sua auto, da parte di tizio, Caio non solo ha
subito un danno alla sua vettura ma dovrà ANCHE RICORRERE A NOLEGGIARE UN'ALTRA
AUTO PER POTER ANDARE A LAVORO. Quindi i COSTI DEL NOLEGGIO, DOVRANNO
ESSERE TENUTI IN CONTO DAL GIUDICE ANCHE SE SONO CONSEGUENZE ‘’
ULTERIORI’’ RISPETTO A QUELLE DEL FATTO ILLECITO IN SE (quindi la mera
distruzione dell’auto).

Il danno poi, si distingue in 2 categorie :


- Danno patrimoniale : è un danno cioè un PREGIUDIZIO, suscettibile di valutazione
economica che, pertanto, può derivare SIA DALLA LESIONE DI UN DIRITTO
PATRIMONIALE SIA DALLA LESIONE DI UN DIRITTO NON PATRIMONIALE. Ad
esempio : la perdita di clientela di un avvocato a causa della pubblicazione in un giornale di
una notizia diffamante. In questo caso, il diritto leso, è la REPUTAZIONE DEL
PROFESSIONISTA CHE E’ QUINDI UN DIRITTO NON PATRIMONIALE, MA, LA
CONSEGUENZA CHE SI VALUTA, E’ QUELLA ECONOMICA DELLA PERDITA DI
CLIENTELA. Questa è la prima definizione di danno patrimoniale. Ma vi è una definizione
+ ‘’attenta’’, considera invece, DANNO PATRIMONIALE, UN DANNO CHE DERIVA
DALLA LESIONE DI UN INTERESSE PATRIMONIALE QUINDI NELL’ESEMPIO DI
PRIMA, SECONDO QUESTA DEFINIZIONE, NON SI FIGUREREBBE UN DANNO
PATRIMONIALE. L’attenzione va quindi rimossa dalla PATRIMONIALITA’ O MENO
DEL DANNO (cioè che il danno possa essere o meno suscettibile di valutazione
economica), e va riposta + correttamente SULLA PATRIMONIALITA’ O MENO
DELL’INTERESSE LESO. Quindi il DANNO PATRIMONIALE E’ UN DANNO CHE
DERIVA DALLA LESIONE DELL’INTERESSE PATRIMONIALE.
- Danno non patrimoniale : che, ai sensi dell’art. 2059 è risarcibile SOLO NEI CASI
PREVISTI DALLA LEGGE, E’ UN DANNO CHE DERIVA DA LESIONE DI DIRITTI
DELLA PERSONA (come la libertà personale, privacy, salute, identità sessuale, nome,
immagine ecc). Inizialmente (all’epoca del codice) la definizione di DANNO NN
PATRIMONIALE CHE E’ STATA ELABORATA DALLA GIURISPRUDENZA ERA
ESCLUSIVAMENTE QUELLA DI DANNO MORALE SOGGETTIVO : che consiste nel
TURBAMENTO DELLO STATO D’ANIMO (quindi l’ANGOSCIA E LA
SOFFERENZA) CHE IL FATTO ILLECITO HA CREATO NEL SOGGETTO
DANNEGGIATO. Si parla in questo caso di ‘’ pretium doloris’’. Sicchè l’autore del fatto,
AVREBBE DOVUTO RISARCIRE SOLO IL ‘’ PREZZO DEL DOLORE’’ (ovviamente
difficilissimo da valutare. L’art. poi dice che : questo tipo di danno (non patrimoniale) è
risarcibile solo nei casi previsti dalla legge (come detto sopra). Inizialmente, si riteneva che :
IL DANNO NN PATRIMONIALE, DOVESSE ESSERE RISARCITO, SOLO A
SEGUITO DI REATO PENALE SE C’ERA CONDANNA (cioè di una sentenza che
accerta la commissione di un reato): questo perché l’art. 185cp dice che OGNI REATO,
CHE ABBIA CAGIONATO UN DANNO PATRIMONIALE O NN PATRIMONIALE,
OBBLIGA AL RISARCIMENTO IL COLPEVOLE. Quindi, appunto, inizialmente si
pensava che L’UNICO CASO IN CUI UN SOGGETTO DOVESSE RISARCIRE UN
DANNO NON PATRIMONIALE ERA QUANDO QUESTO SOGG VENIVA
CONSIDERATO COLPEVOLE DI UN REATO A SEGUITO DI UN PROCESSO
PENALE. Quindi si considerava che SOLO IL COLPEVOLE DI UN REATO, DOVESSE
PAGARE ‘’ IL PREZZO DEL DOLORE’’ COME CONSEGUENZA DELLA LESIONE
DI UN DIRITTO NN PATRIMONIALE.
Un’evoluzione successiva dell’istituto, ha portato poi, a ritenere che si possa RISARCIRE ANCHE
IL DANNO NON PATRIMONIALE, CHE DERIVA DA UN FATTO ILLECITO, CHE PERO’
ASTRATTAMENTE E’ UN REATO, MA CHE NON E’ STATO ACCERTATO IN UN
PROCESSO PENALE. Ex : viene commesso un furto semplice (quindi senza violenza e senza
l’ingresso del domicilio) ‘’ a Tizio viene rubato il portafoglio mentre era distratto’’. A seguito del
furto colui che ruba ha un malore. Colui che subisce il furto, Tizio, non fa querela (non fa processo
penale) però chiede a chi gli aveva tolto il portafoglio il risarcimento del danno in sede civile. Tizio
può chiedere il risarcimento del danno non patrimoniale? Quindi meramente della sua sofferenza o
del suo turbamento dopo il furto? Quindi secondo la impostazione originaria no, in quanto, si
poteva chiedere SOLO PER UN REATO ACCERTATO CON CONDANNA.
Mentre, secondo quest’ultima impostazione si, PERCHE’ E’ SUFFICIENTE CHE IL FATTO
ILLECITO SIA ‘’ ASTRATTAMENTE PREVISTO COME REATO’’ ANCHE SE IN
CONCRETO NON VIENE ACCERTATO COME TALE DA UNA SENTENZA.
Secondo quest’ultima impostazione quindi è POSSIBILE ANCHE RISARCIRE IL DANNO NN
PATRIMONIALE, PER UN REATO PRESCRITTO (quando sono scaduti i termini per la querela
o per l’esercizio dell’azione penale(?)) O COMUNQUE ESTINTO (ad esempio nella sospensione
condizionale : ex. quando viene commesso da un soggetto incensurato e quindi gli effetti del reato
vengono sospesi per 5 anni e nel corso di questi, se non sono commessi altri reati, quel reato viene
cancellato) OPPURE COMMESSO DA UN SOGGETTO NN IMPUTABILE (quando è commesso
da un soggetto incapace di intendere e di volere): SONO TUTTI IN CASI IN CUI IL REATO NON
E’ ACCERTATO PENALMENTE MA, CIONONOSTANTE, HA PROVOCATO UN DANNO
NON PATRIMONIALE CHE SARA’ COMUNQUE RISARCIBILE.
Un’ulteriore evoluzione dell’istituto ha portato la giurisprudenza ha ESTENDERE LA
RISARCIBILITA’ DEL DANNO NN PATRIMONIALE, OLTRE I CASI DI REATO A
PRESCINDERE CHE QUINDI FOSSE STATO ACCERTATO O MENO : E QUINDI,
ATTRAVERSO UNA SERIE DI LEGGI SPECIALI, E’ STATA RICONOSCIUTA LA
RISARCIBILITA’ PER DANNO NN PATRIMONIALE, IN UNA SERIE DI CASI :
- L’INGIUSTA PRIVAZIONE DELLA LIBERTA’ PERSONALE nei casi di ingiusta
carcerazione (che dovrà essere risarcita dallo stato) QUINDI E’ IL CASO DELLA
DETENZIONE IN CARCERE DI INNOCENTE
- DURATA NN RAGIONEVOLE DEL PROCESSO
- ILLECITO TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
- ATTI DISCRIMINATORI
- VACANZA ROVINATA : è il pregiudizio RAPPRESENTATO DAL DISAGIO DEL
VIAGGIATORE, PER NON AVER GODUTO PIENAMENTE DELLA VACANZA
COME OCCASIONE DI SVAGO CONFORMEMENTE ALLE SUE ASPETTATIVE.

La giurisprudenza, ha poi, elaborato un terzium genus (terzo tipo) d danno CHE NN E’ NE


PATRIMONIALE NE NON PATRIMONIALE : CHE E’ DEFINITO DANNO BIOLOGICO CHE
è una MENOMAZIONE ARRECATA ALLA INTEGRITA’ PSICO FISICA DELLA PERSONA.
Quindi patricamente un danno alla SALUTE che è tutelato dalla cost ex art. 32, TALE DA
INCIDERE NEGATIVAMENTE SUL VALORE DELL’UOMO, OSSIA SULLE SUE FUNZIONI
NATURALI NEL SUO AMBIENTE DI VITA E CHE QUINDI HA UNA RILEVANZA (IL
DANNO ) BIOLOGICA MA ANCHE SOCIALE, CULTURALE ED ESTETICA. Si tratta quindi
di un danno che deriva da un FATTO LESIVO DELLA SALUTE CHE, TRADIZIONALMENTE,
NON SI RITENEVA POTESSE ESSERE RISARCITO PERCHE’, TRADIZIONALMENTE, SI
RITENEVA CHE LA INTEGRITA’ FISICA AVESSE UN VALORE INCOMMENSURABILE
QUINDI, COME TALE, NON SUSCETTIBILE DI VALUTAZIONE NE DI RISARCIMENTO.
SI POTEVA, AL MASSIMO, RISARCIRE LE CONSEGUENZE PATRIMONIALI DERIVANTI
DA UNA LESIONE DELLA SALUTE (quindi in sostanza LE SPESE MEDICHE). Quindi era
comunque un danno PATRIMONIALE ex art. 2043cc : QUINDI IL DANNO DERIVANTE
DALLE LESIONI DELLE SALUTE : le spese mediche e la perdita di capacità lavorativa (questo
soprattutto nei casi di infortuni sul lavoro ) per la perdita appunto DELLA CAPACITA’ DI
PRODURRE REDDITO.
A seguito di questa evoluzione, quindi, se UN FATTO ILLECITO LEDE L’INTEGRITA’ FISICA
DI UN SOGGETTO, QUEST’ULTIMO PUO’ CHIEDERE OLTTRE AL RISARCIMENTO DEL
DANNO PATRIMONIALE (CON RIFERIMETNO AD EVENTUALI SPESE MEDICHE ECC)
CHE IL FATTO ILLECITO HA CAUSATO (QUINDI LE ‘’ CONSEGUENZE DEL DANNO
ILLECITO’’) MA PUO’ ANCHE CHIEDERE, IL RISARCIMENTO DEL DANNO BIOLOGICO.
EX. Tizio aggredisce Caio con un coltello, sfigurandogli il volto. Tizio chiede il risarcimento del
danno patrimoniale per recuperare le spese sanitarie. Ma poi, a causa della sfigurazione, ritiene che
la sua vita relazionale, la sua autostima siano state compromesse in modo irreparabile. Quindi
chiede anche il risarcimento del danno biologico : QUINDI IL DANNO DERIVANTE DA UNA
LESIONE ALLA INTEGRITA’ FISICA CHE PERO’ PORTANO AD ALTERAZIONI (QUINDI
A DANNI) DELLA PEROSNALITA’ DELL’INDIVUDO (come quello estetico o la vita di
relazione ecc.) TALI DA ALTERARE LA SUA‘’ NORMALITA’ DI VITA’’
(QUOTIDIANEITA’).

COME SI QUANTIFICA?
Il danno biologico viene quantificato dal giudice secondo EQUITA’ : in alcuni settori particolari,
per esempio nel codice delle assicurazioni, esistono delle tabelle, che COLLEGANO UNA CERTA
PERCENTUALE DI INVALIDITA’ CHE DERIVA DAL DANNO AD UN CERTO
AMMONTARE DI RISARCIMENTO (ex. nell’incidenti automobilistici, esiste un’apposita tabella
che dice che se Tizio a seguito dell’incidente, ed avendo torto, ha cagionato a Caio un danno
biologico che viene accertato a livello medico con una certa percentuale (quindi sulla base delle
funzioni che il sogg ha perso), il risarcimento che Tizio, o per meglio dire la sua assicurazione, deve
a Caio deve essere stabilito entro un determinato ammontare sulla base, appunto, della
percentuale.). va precisato che, queste tabelle del danno biologico nel codice delle assicurazioni,
riguardano SOLO LESIONI CD. ‘’ MICROPERMANENTI’’ CIOE’ DI PICCOLA ENTITA’; PER
LESIONI + GRAVI, I SINGOLI TRIBUNALI HANNO ELABORATO DELLE LORO
TABELLE. Ex. Tizio fa un incidente con Caio, Caio riporta una frattura alla gamba tale x cui dovrà
per il resto della vita camminare in stampelle. Secondo le tabelle del Tribunale di Roma (dove è
successo l’incidente), quel tipo di lesione è collegata ad una percentuale di invalidità del 25%.
Quella percentuale, a sua volta sarà collegata ad un ‘’ tot’’ di risarcimento per danno biologico.
La giurisprudenza, ha discusso sulla POSSIBILITA’ DI RISARCIRE IL DANNO BIOLOGICO,
AI FAMILIARI DEL DANNEGGIATO MORTO. Se un fatto illecito, provoca la morte del
danneggiato, ovviamente il danneggiato non potrà chiedere il risarcimento del danno biologico
(cioè del danno alla salute) in quanto non è + in vita. I familiari a sua volta, non possono chiedere,
di norma, in qualità di EREDI IL RISARCIMENTO DEI DANNI ALLA SALUTE in quanto,
essendo il danneggiato morto, chiedono il risarcimento DEL LORO DANNO MORALE CIOE’
DELLA SOFFERENZA X LA MORTE DEL SOGGETTO. Se poi, la sofferenza è stata tale DA
CAUSARE AD ESEMPIO UNO STATO DI DEPRESSIONE, E QUIDNI UNA LESIONE
DELLA INTEGRITA’ PSICOFICA, CHIEDERANNO, NON IL RISACIMENTO DEL DANNO
MORALE, MA IL RISARCIMENTO DEL DANNO BIOLOGICO DERIVATO DALLA MORTE
DI QUEL SOGGETTO. (quindi si chiede o il risarcimento del danno morale o il risarcimento del
danno biologico in quanto è come se, in questo caso, il danno biologico inglobasse il danno morale
contenendo però anche qualcosa in +).
Parte della giurisprudenza però , ha ritenuto che, in alcuni casi, i familiari possano anche chiedere in
qualità di eredi IL RISARCIMENTO DEL DANNO BIOLOGICO DEL SOGG MORTO. Questo,
quando A SEGUITO DEL FATTO LESIVO CHE HA CAGIONATO LA MORTE, IL SOGG
NON E’ MORTO INSTANTANEAMENTE MA E’ SOPRAVVISSUTO, OVVIAMENTE IN
CONDIZIONI ESTREMAMENTE CRITICHE, PER UN TEMPO APPREZZABILE; IL TEMPO
DEVE ESSERE TALE DA FAR SI CHE SI CONCRETIZZI ‘’ QUELLA PERDITA DI UTILITA’
‘’ CHE E’ FONTE DEL RISARCIMENTO (PERDITA DI UTILITA’ CIOE’ LA IMPOSSIBILITA
AD ESEMPIO DI LAVORARE DEL SOGGETTO). In questi casi si parla di DANNO
TERMINALE BIOLOGICO.
Quindi, in questo caso, i familiari, dopo la morte del soggetto o nel periodo di questa ‘’ salute
residua’’. POSSONO CHIEDERE :
- IL RISARCIMENTO PER IL DANNO MORALE;
- SE QUESTA SOFFERENZA PORTA APPUNTO AD UNA LESIONE DELLA LORO
SALUTE (ad esempio depressione) POTRANNO CHIEDERE IL RISARCIMENTO DEL
LORO DANNO BIOLOGICO (NB : o uno o l’altro)
- E, laddove il sogg sia rimasto in vita prima di morire, per un tempo apprezzabile,
POSSONO ANCHE CHIEDERE IL RISARCIMENTO DEL DANNO BIOLOGICO DEL
MORTO.

La giurisprudenza, ha poi, elaborato anche UN’ULTERIORE FORMA DI DANNO CHE E’


QUELLA DEL DANNO ESISTENZIALE.
Consiste in un PEGGIORAMENTO DELLA QUALITA’ DELLA VITA (quindi infelicità,
malessere, disagio e delusione) che NON SI SOSTANZIA IN UNA LESIONE DELLA
INTEGRITA’ (come può essere uno stato depressivo) : quindi A DIFFERENZA DEL DANNO
BIOLOGICO NON RICHIEDE UN ACCERTAMENTO MEDICO; MA CHE A DIFFERENZA
DEL DANNO MORALE, VA OLTRE LE FATTISPECIE TIPIZZATE NEL CODICE E NELLE
LEGGI SPECIALI.
Quindi è per così dire ‘’ atipico’’.
Si tratta di un DANNO CHE PUO’ DERIVARE DA QUALUNQUE LESIONE : QUIDNI SIA
DALLA LESIONE DI UN DIRITTO PATRIMONIALE E SIA DALLE LESIONE DI UN
DIRITTO NN PATRIMONIALE.
La giurisprudenza ha riscontrato questo danno in alcune fattispecie come:
- Il danno alla vita di relazione
- Il danno alla sfera sessuale
- Il danno da stress
- Il danno alla serenità familiare
- Il danno da de- manzionamento professionale (il cd. DANNO DA MOBBING).

Il fondamento giuridico di questo danno, deriva da una lettura combinata dell’art. 2043cc, e dell’art.
2 della cost. in quanto il riconoscimento, nella costituzione, all’art. 2 dei diritti inviolabili della
persona, ESIGE CHE TALI DIRITTI, IN CASO DI FATTO ILLECITO E DI DANNO
INGIUSTO, SIANO TUTELATI ANCHE A LIVELLO ECONOMICO (che pur non avendo una
natura economica, devono comunque essere risarciti anche economicamente) E QUINDI SIANO
RISARCIBILI, poiché, ESSENDO DIRITTI INVIOLABILI, DEVONO ESSERE TUTELATI AL
MASSIMO LIVELLO POSSIBILE
Il rischio di questo danno è che vi SIA UN’ECCESSIVA GENERALIZZAZIONE: QUINDI UNA
ECCESSIVA QUANTIFICAZIONE DEI DANNI RISARCIBILI. Recentemente, la Cassazione, ha
stabilito che IL DANNO NN PATRIMONIALE HA UNA NATURA GENERALE ED
UNITARIA. Ciò vuol dire che NON SI POSSONO RISARCIRE AUTONOMAMENTE,
DIVERSE CATEGORIE DI DANNO NON PATRIMONIALE (quindi ad esempio non si può
risarcire autonomamente il danno morale piuttosto che il danno biologico ecc).

FAMIGLIA
Struttura e funzioni della famiglia, mutano in base alla evoluzione dell’organizzazione sociale : in
epoca romana, il modello familiare difusso era un MODELLO ESTESO caratterizzato dalla
convivenza di + generazioni di figli, sottoposti all’autorità del ‘’ pater familias’’.
Il modello moderno di famiglia invece, diffusosi con L’EVOLUZIONE INDUSTRIALE, è quello
di FAMIGLIA NUCLEARE, composta solamente e principalmente DAI CONIUGI E DAI LORO
FIGLI. Nonostante questa mutevolezza del modello di famiglia, ciò che si è mantenuto costante nel
tempo, è l’AUTONOMIA CHE LE E’ SEMPRE STATA ATTRIBUITA DALL’ORDINAMENTO
GIURIDICO.
Nel nostro ordinamento, lo Stato si assume il compito di FAVORIRE LA FORMAIZONE DELLA
FAMIGLIA E LO SVOLGIMENTO DEI RAPPORTI FAMIGLIARI NEL RISPETTO DELLE
LIBERTA’ FONDAMENTALI DELL’INDIVIDUO PER CONSENTIRE, COERENTEMENTE
ALL’ART 2 DELLA COSTITUZIONE, LO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’ DI OGNI
MEMBRO.
Alla famiglai, sono dedicate norme cost 29 e 30, alcune leggi speciali (principalmente 898 del 60
sul divorzio e il decreto legislativo 154 del 2013 sulla riforma della filiazione). Da tutte queste
disposizioni però, non è possibile enucleare una VERA E PROPRIA DEFINIZIONE DI
FAMIGLIA : nel nostro ordinamento, il concetto di famiglia, muta in base al TIPO DI
DISCIPLINA E ALLE FINALITA’ DELLA DISCIPLINA, infatti, l’art. 29 ad esempio parla di
famiglia COME SOCIETA’ NATURALE FONDATA SUL MATRIMONIO (lasciando intendere
che quindi, coerentemente al modello nucleare, ESSA SIA COMPOSTA SOLO DA CONIUGI E
FIGLI). Se però si va a guarda, ad esempio, la legge sulle unioni civili, si considera famiglia
QUELLA FORMATA ANCHE DA SOGGETTI NN CONIUGATI, ma SEMPLICEMENTE
CONVIVENTI; vi è poi anche, LA FAMIGLIA ANAGRAFICA, concetto che comprende TUTTE
LE PERSONE DI UNA FAMIGLIA IN ‘’ SENSO AMPIO’’ QUINDI LEGATE NN SOLO DA
MATRIMONIO O PARENTELA, MA ANCHE DA AFFINITA’, TUTELA, COABITAZIONE, E
ALTRI VINCOLI AFFETTIVI.
Nozioni diverse di famiglia, si hanno anche nella CEDU, che parla prima di famiglia COME
FONDATA SUL MATRIMONIO (quindi la FAMIGLIA NUCLEARE coerentemente alla cost) ma
poi, NEL DISCIPLINARE LA CD. VITA FAMILIARE, COMPRENDE IN QUESTA
DEFINIZIONE, ANCHE SITUAZIONI DIVERSE DALLA FAMIGLIA TRADIZIONALE.
Quindi anche a livello internazionale, la nozione di famiglia è in continua RIDEFINIZIONE.
Quindi la nozione di famiglia è una NOZIONE REALTIVA : e quindi per trovarne una nozione
giuridica il più possibile onnicomprensiva, occorre un esame sistematico delle diverse norme che la
riguardano.
Si parte dalla costituzione : CHE INTRODUCE, come detto, UN MODELLO DI FAMIGLA
NUCLEARE (UNA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO E CHE COMPRENDE I
CONIUGI E I FIGLI, PERALTRO A QUESTO PROPOSTO, L’ART. 30 COMMA 3 SPECIFICA
ANCHE CHE I DIRITTI DEL CONIUGE E DEI FIGLI DEI CONIUGI PREVALGONO SUI
DIRITTI DEI FIGLI CD. ‘’ ILLEGITTIMI’’ ossia quelli nati fuori dal matrimonio,
OVVIAMENTE IN CASO DI INCOMPATIBILITA’; poiché di norma, viceversa VI E’
ASSICURATA UNA PARI TUTELA GIURIDICA E SOCIALE). La definizione della famiglia ‘’
come società naturale fondata nel matrimonio’’, GARANTISCE LA FAMIGLIA NEI
CONFRONTI DELLO STATO (lo stato cioè la riconosce come una società naturale che nasce da
un NEGOZIO CHE E’ APPUNTO, IL NEGOZIO. E quindi assume rilevanza giuridica).
L’autonomia della famiglia è consacrata dall’attribuzione AI GENITORI, DEL DIRTTO-DOVERE
DI MANTENERE ISTRUIRE ED EDUCARE I FIGLI (attenzione : diritto dovere che non nasce
dal matrimonio ma nasce dalla PROCREAZIONE. Ciò vuol dire, come vedremo, poi, il diritto
dovere PERMANE ANCHE SE IL MATRIMONIO VIENE MENO). Il ruolo dello Stato quindi, ai
sensi dell’art. 31, è quello di GARANTIRE IL RISPETTO DELLA VITA FAMILIARE E DELLO
SVOLGIMENTO DEI COMPITI FAMILIARI POTENDO, LO STATO, INTERVENIRE
ALL’INTERVENIRE ALL’INTERNO DEL RAPPORTO FAMILIARE SOLO IN CASI
TASSATIVI E PER LA NECESSITA’ DI ASSICURARE LA FORMAZIONE E LA CURA DEI
SUOI MEMBRI (casi tassativi sono : affidamento ai servizi sociali, affiliazione, assistenza pubblica
ai bambini abbandonati) PREVISTO ANCHE DALL’ART 30, NEL CASO IN CUI I CONIGIU
SIANO IMPOSSIBILITATI A PROVVEDERE A QUESTI DOVERI NEI CONFRONTI DEI
FIGLI. L’ordinamento, garantisce quindi, la famiglia A PATTO CHE ESSA SIA FRUTTO DELLA
UGUALIANZA DEI CONIUGI, AI QUALI E’ COMUNQUE LASCIATA LA POSSIBILITA’ DI
REGOLAMENTARE LE MODALITA’ DI ESERCIZIO DEI LORO DIRITTI PERSONALI ad
esempio con convenzioni ed accordi matrimoniali UTILI A REALIZZARE LA UNITA’
FAMILIARE. A tal proposito, è importante sottolineare che per l’inserimento nella famiglia di un
figlio illegittimo di un coniuge, OCCORRE IL CONSENSO DEGLI ALTRI MEMBRI (quindi
come si può vedere, il mantenimento della unità familiare è lasciato all’ACCORDO DEI MEMBRI
CHE NE FANNO PARTE) anche se, su questo punto è intervenuta sempre la legge 219 del 2012,
che ha stabilito che PER TUTELARE IL FIGLIO ILLEGITTIMO, IN CASO DI DISACCORDO
DEL CONIUGE O DEGLI ALTRI MEMBRI, LA DECISIONE E’ RIMESSA AL GIUDICE CHE
QUINDI PUO’ COMUNQUE INSERIRE, D’UFFICIO, IL MINORE NEL NUCLEO (SEMPRE
PERO’ VALUTANDO L’INTERESSE DEI MINORI FACENTI PARTE IN QUELLA
FAMIGLIA)
Il fondamento costituzionale delle FAMIGLIE DIVERSE DA QUELLA CLASSICA NUCLEARE,
VA INVECE RAVVISATO NELL’ART. 2 DELLA COSTITUZIONE, trattandosi di
FORMAZIONI SOCIALI ESSENZIALI ALLO SVILUPPO DELLA PERSONA.
Nel cc, fino all’entrata in vigore della RIFORMA DELLA FILIAZIONE (quindi legge 219 del
2012 e decreto legislativo 154 del 2013), la nozione di famiglia ERA OMOLOGATA A QUELLA
COST (QUINDI NOZIONE DI FAMIGLIA NUCLEARE). Con la riforma, il cc, ha dato PARI
RILIEVO A FORME DI FAMIGLIA (vedi dopo) DIVERSE DALLA TIPOLOGIA CLASSICA
NUCLEARE (QUINI NN FONDATE SUL MATRIMONIO).
Questa riforma, in realtà sottolinea la TENDENZA DEL LEGISLATORE A NN LASCIARE
COMPLETAMENTE ALL’AUTONOMIA DEI SINGOLI L’ATTUAZIONE DEGLI INTERESSI
DEI MEMBRI DELLA FAMIGLIA POICHE’ COMUNQUE L’ORDINAMENTO, A VOLTE, VI
INTERVIENE; nel senso che, questa attenzione a contenere l’autonomia dei singoli, si palesa anche
nella circostanza che l’ordinamento INTERVIENE ANCHE PER DISCIPLINARE LA FORMA
DEI NEGOZI FAMILIARI ED IN PARTICOLARE DELLE CONVENZIONI MATRIMONILI
(che sono i principali negozi matrimoniali), le quali, sono sottoposte alla FORMA AD
SUBSTANTIAM DELL’ATTO PUBBLICO ex art. 162. La scelta dell’atto pubblico ma + in
generale di sottporle ad una forma prevista dalla legge, si prevede sia PER RICHIAMARE
L’ATTENZIONE DEI CONIUGI SULLA IMPORTANZA DELL’IMPEGNO CHE ASSUMONO
E SIA X FAVORIRE LA PUBBLICITA’ DI ACCORDI CHE IN UN MODO O NELL’ALTRO SI
RIFLETTONO ANCHE NEI CONFRONTI DI 3. Per tutte queste ragioni, si ritiene generalmente
che I NEGOZI FAMILIARI SIANO TIPICI E QUINDI NON SI POSSANO UTILIZZARE
SCHEMI NEGOZIALI DIVERSI DA QUELLI PREVISTI (sono : le convenzioni matrimoniali, gli
accordi, i fondi patrimoniali e le imprese familiari) fermo restando che è comunque possibile
stipulare ad esempio CONVENZIONI PATRIMONIALI PERO’ A CONTENUTO ATIPICO
(quindi RISPETTANDO LO SCEHMA TIPICO MA DANDOGLI UN CONTENUTO DIVERSO
DA QUELLO TIPICO). I negozi familiari oltre che tipici sono anche PURI (cioè : non è possibile
apporvi termine o condizione) E SONO PERSONALISSIMI (quindi non è possibile che siano
conclusi da un rappresentante) è al massimo ammesso che UN MESSO (un intermediario)
RISPORTI UNA VOLONTA’ DEL CONIUGE IN CASI PARTICOLARI. Va però detto, che i
DIRITTI FAMILIARI, IN QUANTO VOLTI A TUTELARE INTERESSI ESSENZIALI, A
PRESCINDERE CHE ABBIANO CONTENUTO PATRIMONIALE O MENO, PRESENTANO
DELLE PRECISE CARATTERISTICHE : s
- Sono incommerciabili (nel senso che sono indisponibili e quindi intrasmissibili)
- Sono irrinunciabili (non possono essere oggetto di rinuncia ne di transazione in caso di
controversia quindi non sono rinunciabili neanche in processo)
- Sono imprescrittibili (nel senso che, le azioni a loro tutela, non sono soggette a termini di
prescrizione.

Parentela ed affinità
Mentre l’atto di matrimonio, che COSTITUISCE LA FAMIGLA LEGITTIMA, DETERMINA IL
RAPPORTO TRA I CONIUGI, LA PARENTELA, HA FONDAMENTO NON IN UN NEGOZIO
MA NELL’ASCENDENZA COMUNE A + PERSONE E CHE SI ESTENDE ANCHE, ai sensi
dell’art. 74, AI FIGLI ADOTTIVI E AI FIGLI NATI FUORI DAL MATRIMONIO (come è stato
modificato dalla legge 219 del 2012 legge sull’adozione), così come è previsto anche dall’art. 258cc
che riguarda gli EFFETTI DEL RICONOSCIMENTO DEL FIGLIO NATO FUORI DAL
MATRIMONIO (riformato anche questo dalla stessa legge) E COMPRENDE TRA GLI EFFETTI
DEL RICONOSCIMENTO, ANCHE LA PARENTELA CHE, IL FIGLIO RICONOSCIUTO,
AVRA’ CON I PARENTI DEL GENITORE CHE L’HA RICONOSCIUTO. Bisogna però
precisafre che la parentela, NON SI ESTENDE AL FIGLIO ADOTTIVO MAGGIORENNE AL
MOMENTO DELL’ADOZIONE (quindi laddove invece sia minorenne SI ESNTENDE ANCHE A
LUI LA PARENTELA)
Aldilà di questo, la parentela è di 2 tipologie :
- Ai sensi dell art. 75 vi è una parentela in linea retta che RIGUARDA LE PERSONE CHE
DISCENDONO L’UNA DALL’ALTRA SUDDIVISA IN GRADI (ex. nonno figlio nipote;
sicchè il nonno è PARENTE DI 2 GRADO IN LINEA RETTA DEL NIPOTE)
- Abbiamo poi la cd. PARENTELA IN LINEA COLLATERALE : che riguarda i soggetti che
discendono da uno stesso capostipite ma non discendono l’uno dall’altro (ex. fratelli ,
cugini, zio e nipote). Anche questa parentela, si misura in gradi : i fratelli sono parenti
collaterali di 1 grado; mentre zio e nipote sono di secondo grado; i cugini sono di 3. I
fratelli, possono essere GERMANI (quando hanno li stessi genitori); oppure
UNILATERALI (se hanno un genitore in comune : quindi o il papà ed in questo caso si
chiamano CONSANGUNEI; oppure la mamma ed in questo caso si chiamano UTERINI. La
differenza tra i diversi tipi di fratelli, ha rilevanza PRINCIPALMENTE IN MATERIA
SUCCESSORIA).
NB : la parentela ha RILEVANZA FINO AL 6 GRADO A PRESCINDERE DAL TIPO, SALVO
ALCUNE ECCEZIONI STABILITE DALLA LEGGE (ex. regime degli alimenti vedi dopo).

Diversa dalla parentela è l’AFFINITA’ : che è il VINCOLO CHE LEGA UN CONIUGE AI


PARENTI DELL’ALTRO E CHE LO LEGA (quindi ai parenti dell’altro coniuge) NELLO
STESSO GRADO e LINEA IN CUI PARENTI E ALTRO CONIUGE SONO LEGATI TRA
LORO EX ART. 78 : quindi Tizio sarà affine di 1 grado con la mamma della moglie Sempronia.
Perché la mamma della moglie Sempronia è sua parente di primo grado.
L’AFFINITA’ NON SI ESTENDE AL RAPPORTO TRA AFFINI : le moglie di 2 fratelli SONO
L’UNA COGNATA DEL MARITO DELL’ALTRA MA NN SONO COGNATE TRA LORO.
Cioè ex. se due fratelli Tizio e Caio si sposano con Sempronia e Mevia succede che :
- Sempronia è cognata di Caio
- Mevia è cognata di Tizio
Ma non sono cognate tra di loro.

L’affinità, SI ESTINGUE SE IL MATRIMONIO E’ ANNULLATO ALMENO CHE LO


SCIOGLIMRNTO DEL MATRIMONIO SIA DOVUTO ALLA MORTE DI UN CONIUGE. Per
quanto riguarda il DIVORZIO, si discute se l’affinità venga meno o no. Si discute anche sulla
possibilità di applicare la disciplina dell’affinità alle UNIONI CIVILI OMOSESSUALI.

MATRIMONIO
Per matrimonio si intende L’ATTO (forma ad substantiam e ovviamente frutto di una SCELTA
LOBERA E RESPONSABILE SOTTRATTA A QUALUNQUE CONDIZIONAMENTO) CHE E’
POSTO A FONDAMENTO DELLA FAMIGLIA NALLA SUA NOZIONE CLASSICA (quindi
come riconosciuta in cost) e s’intende anche UN RAPPORTO DI MATRIMONIO, APPUNTO,
CHE , PER LEGGE, DEVE ESSERE ORDINATO SULLA EGUALIANZA MORALE E
GIURIDICA DEI CONIUGI.
Dall’atto di matrimonio DISCENDE IL RAPPORTO E DISCENDE ANCHE L’ATTRIBUZIONE
DI UNO STATUS AI SOGGETTI CHE E’, APPUNTO, LO STATUS DI CONIUGI.

Il matrimonio come ATTO, può essere stipulato secondo 2 modelli differenti :


- È quello dell’art. 82cc : quindi il matrimonio celebrato davanti ai MINISTRI DEL CULTO
CATTOLICO. Questo matrimonio è regolato dal CONCORDATO TRA STATO E SANTA
SEDE (del 1984). Con questo concordato, si è stabilito che, il MATRIMONIO CD.
CONCORDATARIO SEGUE LE NORME DEL DIRITTO CANONICO (per quanto
riguarda CELEBRAZIONE ED ANNULLAMENTO) MA HA EFFETTI CIVILI.
- E’ quello celebrato davanti all’ufficiale DELLO STATO CIVILE (anche detto
MATRIMONIO CIVILE) : che quindi, come detto, è diverso da quello concordatario
(quindi ha una disciplina differenziata vedi dopo) CHE PRINCIPALMENTE RIGUARDA
LA FORMA DELLA CELEBRAZIONE E LA DISCIPLINA DELLE OPPOSIZIONI E
DELLA INVALIDITA’.

L’ordinamento canonico, in particolare, da molta rilevanza alla VOLONTA’ INTERNA DEL


SOGG (CD. RISERVA MENTALE) TANT’E’ VERO CHE IL MATRIMONIO
CONCORDATARIO PUO’ ESSERE ANNULLATO, APPUNTO, PER RISERVA MENTALE
(ex. se uno dice ‘’ non mi volevo sposare’’); mentre l’ordinamento statale, DA + RILEVANZA
(COERENTEMENTE A QUANTO PREVISTO PER I CONTRATTI) NON TANTO ALLA
VOLONTA’ MA ALLA MANIFESTAZIONE (QUIND ALLA VOLONTA’ DICHIARATA). Per
quanto riguarda le ipotesi di annullamento in quest’ultimo caso, ed anche nel caso di opposizione ha
previsto, IPOTESI SPECIFICHE SOTTOPOSTE A SEVERI TERMINI DI DECADENZA.
Questo, per TUTELARE LA STABILITA’ DEL MATRIMONIO ed in generale, L’ORDINE
PUBBLICO. Quindi, la disciplina civile segue PRIORITA’ COMPLETAMENTE DIVERSE
RISPETTO A QUELLA CONCORDATARIA (in cui si privilegia, appunto, la volontà interna e
quindi la ‘’purezza ‘’ potremmo dire, del CONSENSO; MENTRE QUELLA CIVILE CERCA
QUINDI DI STABILIZZARE IL + POSSIBILE IL MATRIMONIO COME NEGOZIO.). Peraltro,
al matrimonio concordatario, possono accedere solo determinati cittadini : ex. cattolici (quindi devi
aver seguito i sacramenti precedenti), non devi essere già sposato ecc.

Il matrimonio civile è UN ATTO DI AUTONOMIA SU CUI SI DIBATTE, TRATTANDOSI DI


UN ATTO DI AUTONOMIA PRIVATA, RISPETTO AL QUALE PERO’ DI PRODUCONO
EFFETTI PUBBLICI (che coinvolgono anche i 3). C’è chi ha detto che, nella formazione del
matrimonio come negozio, LA VOLONTA’ DEGLI SPOSI SIA SEMPLICEMENTE UN
PRESUPPOSTO E CHE INVECE, SIA L’INTERVENTO DELL’UFFICIALE DI STATO CIVILE
A COSTITUIRE EFFETTIVAMENTE IL NEGOZIO (differentemente dai contratti dove invece è
proprio la manifestazione di volontà ELEMENTO ESSENZIALE PER LA CONCLUSIONE DEL
NEGOZIO), quindi come a voler dimostrare che L’INTERVENTO PUBBLICO E’ NECESSARIO
PER QUESTO TIPO DI NEGOZIO (ha valenza costitutivo). In quanto, l’ufficiale di stato civile, è
appunto un pubblico ufficiale (ecco perché si parla di intervento pubblico) quindi il matrimonio è SI
UN ATTO DI AUTONOMIA CHE PERO’ SECONDO QUESTA TEORIA NN SI CONCLUDE
SENZA UN INTERVENTO PUBBLICO.
Questa teoria però è stata superata, poiché si ritiene + correttamente che l’intervento
dell’UFFICIALE NON ABBIA CARATTERE COSTITUTIVO MA DI SEMPLICE
ACCERTAMENTO PUBBLICO (quindi valenza DICHIARATIVA) FINALIZZATO AD UN
CONTROLLO DI CONFORMITA’, NON DIVERSAMENTE DA QUELLO CHE FA UN
NOTAIO. Quindi questa teoria è ormai superata, anche perché l’art. 29 della Costituzione :
TUTELA IL MATRIMONIO COME FONDAMENTO DI UNA SOCIETA’ NATURALE
(SENZA QUINDI ALCUNI RIFERIMENTO AD UN INTERVENTO PUBBLICO DELLO
STATO).
La qualificazione del matrimonio come atto di autonomia, è stata contestata anche non sul profilo
formale (come detto sopra) ma anche in riferimento ad altre caratteristiche, che contrastano con le
regole classiche dei NEGOZI PATRIMONIALI. In particolare : il matrimonio ANZITUTTO E’
UN ATTO PERSONALISSIMO (quindi non è possibile la rappresentanza come nei negozi), è un
ATTO PURO (quindi non si potranno applicare gli elementi accidentali quali termine e condizione)
e poi è un ATTO RIGIDO che ha uno schema che NON E’ DEROGABILE ed in generale DEGLI
EFFETTI NON DEROGABILI.
Quel che è certo, è che : UNA VOLTA STIPULATO L’ATTO, IL MATRIMONIO COME
RAPPORTO E’ LASCIATO ALLA DETERMINAZIONE LIBERA DEI CONIUGI CHE
POSSONO QUINDI LIBERAMENTE REGOLARE I LORO RAPPORTI FAMILIARI;
OVVIAMENTE COL LIMITE INDEROGABILE DELLA EGUALIANZA MORALE E
GIURIDICA X EVITARE QUIDNI CHE UN CONIUGE PREVARICHI SULL’ALTRO.

Regole sul matrimonio Civile secondo il codice.


Siamo nel titolo 6 del libro 1.
Il primo istituto che è regolato è quello della PROMESSA DI MATRIMONIO ex. art 79 : E’ UNA
PROMESSA CHE NON OBBLIGA IL PROMITTENTE A CONTRARRE MATRIMONIO,
QUIDNI NON HA EFFETTI OBBLIGATORI. Questa, è una norma che testimonia quindi la
LIBERTA’ MATRIMONIALE CHE RIMANE TALE ANCHE IN CASO QUINDI DI
PROMESSA (in quanto il sogg resta libero di sposarsi o meno a prescindere da una promessa in tal
senso).
La promessa di matrimonio, NON OBBLIGA POI, IL PROMITTENTE NEANCHE A FARE
QUELLO CHE AVEVA PROMESSO DI FARE IN CASO DI INADEMPIMENTO : se nella
promessa di matrimonio, il promittente aveva specificato che, in caso di ripensamento, avrebbe
pagato un risarcimento, non sara’ obbligato a pagarlo. Non è neanche possibile per le parti, derogare
a questa regola con un patto diverso.

Se la promessa quindi, viene rotta, l’art. 80, dice che IL PROMITTENTE PUO’ CHIEDERE LA
RESTITUZIONE DEI DONI FATTI PER LA PROMESSA DI MATRIMONIO (NB : LE
DONAZIONI FATTE DALLA PROMESSA NN SONO LE .CD DONAZIONI OB NUZIALI). Il
termine della decadenza x la restituzioni dei doni della promessa è di 1anno calcolato dal GIORNO
DEL RIFIUTO O DELLA MORTE DEL PROMITTENTE.

Ci sono delle promesse di matrimonio che hanno una forma particolare e sono quelle previste
all’art. 81 : PROMESSE CIOE’ FATTE VICENDEVOLMENTE X ATTO PUBBLICO O PER
SCRITTURA PRIVATA OPPURE PUBBLICATE. In questi casi, se c’è una rottura SENZA
GIUSTO MOTIVO, O UNA ROTTURA CAUSATA DA UN COMPORTAMENTO CHE LA
RENDE GIUSTIFICATA succede che LA PARTE CHE HA RIFIUTATO DI SPOSARSI O CHE
HA CAUSATO IL RIFIUTO DEVE RISARCIRE IL DANNO ALLA CONTROPARTE. In
particolare si risarciscono LE SPESE FATTE E LE OBBLIGAZIONI CONTRATTE IN VIRTU’
DELLA PROMESSA. Si tratta di spese ed obbligazioni che nn si sarebbero fatte senza la promessa.
E, soprattutto il risarcimento, DEVE ESSERE LIMITATO ALLE CONDIZIONI ECONOMICHE
DELLE PARTI (quindi un risarcimento ‘’ particolare’’).
La Cassazione ha poi stabilito che E’ POSSIBILE ANCHE RISARCIRE ULTERIORI DANNI
RISPETTO ALLE SPESE ED ALLE OBBLIGAZIONI, secondo la regola ex. art. 2043cc quindi
come un RISARCIMENTO DA FATTO ILLECITO : OVVIAMENTE SOLO IN IPOTESI
SPECIFICHE IN CUI LA ROTTURA SIA UN FATTO ILLECITO. Questo avviene in alcune
ipotesi elaborate dalla giurisprudenza che si sostanziano nella SEDUZIONE CON PROMESSA DI
MATRIMONIO (si tratta di una promessa di matrimonio fatta x ATTENTARE ALLA LIBERTA’
SESSUALE DELL’ALTRO SOGGETTO. ?? impara a memoria).

CONDIZIONI X CONTRARRE MATRIMONIO


Che sono cioè i requisiti e gli impedimenti ex. art. 84 fino all 89cc.
La premessa è che LA MANCANZA DI ALCUNI REQUISITI, PUO’ ESSERE SUPERATA CON
AUTORIZZAZIONE; MENNTRE LA MANCANZA DI ALTRI REQUISITI DETERMINA LA
INVALIDITA’ DEL MATRIMONIO; altri ancora PORTANO AD UNA SANZIONE
PECUNIARIA.
Si parla rispettivamente di :
- Impedimenti dispensabili nel 1 caso;
- Dirimenti nel secondo caso;
- Impedienti nel 3 caso;

PER QUANTO RIGUARDA IN GENERALE LI IMPEDIMENTI : il primo caso riguarda la


MINORE ETA’ CHE RIENTRA NEGLI IMPEDIMENTI DISPESABILE (quindi autorizzabile).
L’impedimento della minore età, è SUPERABILE IN UN CASO SPECIFICO (sempre art. 84cc)
OSSIA QUANDO, IL TRIBUNALE DEI MINORENNI, SU ISTANZA DEL MINORE CHE SI
VUOLE SPOSARE ED ACCERTATA LA SUA MINOR ETA’, SENTITO IL PM ED I
GENITORI, AUTORIZZA CON DECRETO IL MINORE (CHE PERO’ DEVE AVERE
ALMENO 16 ANNI) A SPOSARSI. Il decreto è comunque reclamabile in Corte d’Appello e
l’autorizzazione può essere DATA SOLO PER GRAVI MOTIVI COME QUANDO,
SPOSANDOSI, IL 16ENNE PUO’ CREARE UNA FAMIGLIA AUTONOMA LIBERANDOSI
DA UNA FAMIGLIA PERICOLOSA DI ORIGINE (detto dalla Cassazione).

Il secondo impedimento è la INTERDIZIONE X INFERIMITA’ DI MENTE : ex art. 85cc.


L’interdetto per inferimità di mente, NON PUO’ CONTRARRE MATRIMONIO E QUESTO E’
UN DIVIETO DIRIMENTE (quindi né comporterebbe la INVALIDITA’ DEL MATRIMONIO : la
nullità). Se si sta celebrando (quindi si sta davanti all ufficiale giudiziario il quale non ha ancora
pronunciato la formula ‘’ siete marito e moglie ‘’ quindi ancora il matrimonio non è concluso)
questo matrimonio ed un coniuge è un soggetto NON ANCORA INTERDETTO MA VI E’ LA
PENDENZA DI UN GIUDIZIO DI INTERDIZIONE, IL PM PUO’ INTERVENIRE
SOSPENDENDO IL MATRIMONIO. QUINDI IL MATRIMONIO NON SI CONCLUDE FINO
A QUANOD NON INTERVENGA UNA SENTENZA CHE ESCLUDA L’INFERIMITA’.
Laddove invece ci sia questa sentenza che dichiari il sogg incapace quel MATRIMONIO NN
POTRA’ ESSERE CONCLUSO. NB : se però un soggetto, al momento del matrimonio è capace è
l’interdizione SOPRAVVIENE, IL MATRIMONIO RESTA VALIDO.
Sono invece LIBERI DI SPOSARSI, GLI INABILITATI.

La giurisprudenza dubita della COSTITUZIONALITA’ DI QUESTA NORMA 85cc (cioè che


questo impedimento della interdizione sia giusto) sulla base del fatto che questa norma, preclude ad
un sogg in virtù di una inidoneità psicofisica, la possibilità di STRINGERE UN VINCOLO (CHE
E’ QUELLO MATRIMONIALE) CHE NN RILEVA AI FINI DEL RAPPORTO
MATRIMONIALE.

Il terzo impedimento ex. art. 86 è la MANCANZA DI LIBERTA’ DI STATO : non si può sposare
chi è VINCOLATO DA UN PRECEDENTE MATRIMONIO. È un impedimento dirimente (che
comporta la invalidità del negozio) che conferma il PRINICPIO DELLA MONOGAMIA.
Ma quando un sogg, pur essendosi già sposato si può risposare?
Quando :
- È morto l’altro coniuge del 1 matrimonio
- Quando il 1 matrimonio è nullo o è stato sciolto (divorzio)
- Quando è stata dichiarata la morte presunta del 1 coniuge : qui sorge un problema : SE
TORNA IL 1 CONIUGE CHE COSA SUCCEDE? ECCEZIONALMENTE, CI SONO 2
MATRIMONI VALIDI ED IL 2 MATRIMONIO VIENE SOSPESO IN ATTESA CHE
MAGARI VI SIA UNO SCIOGLIMENTO DEL VINCOLO DEL 1 MATRIMONIO (ad
esempio divorzio). Anche se secondo alcuni, per rispetto del PRINCIPIO DI
MONOGAMIA, IL 2 MATRIMONIO DOVREBBE ESSERE NULLO ma la scelta del cc è
quella della sospensione.

Art. 87 : RIGUARDA UNA SERIE DI CASI. In alcuni casi si tratta di impedimenti


DISPENSABILI (cioè AUTORIZZABILI); in latri si tratta di impedimenti dirimenti tali da portare
invalidità.
Ai sensi dell’art., che riguarda NON I SINGOLI CONIUGI MA LA COPPIA, NON SI POSSONO
SPOSARE TRA LORO :
1. GLI ASCENDENTI O DISCENDENTI IN LINEA RETTA LEGITTIMI O NATURALI :
ex. padre e figlia; nonno e nipote; (anche se il figlio è adottato o nato fuori dal matrimonio).
Questo è un impedimento dirimente.
2. I FRATELLI E SORELLE DI QUALUNQUE TIPO (impedimento dirimente)
3. ZII E NIPOTI : quest’ultimo è un impedimento DISPENSABILE (il giudice, su richiesta
degli interessati, e sentito il PM, può autorizzare matrimonio tra zio e nipote)
4. AFFINI IN LINEA RETTA (ex. Tizio sposa Caio acquistando l’affinità in linea retta con la
mamma di quest’ultimo. Ovviamente se il primo matrimonio dovesse sciogliersi Tizio non
potrà sposare la mamma di Caio). Impedimento dirimente
5. AFFINI IN LINEA COLLATERALE DI 2 GRADO (ex. lo zio acquisito con la nipote)
impedimento dirimente.
6. I NUMERI SUCCESSIVI QUINDI 6-7-8-9_IMPEDISCONO CHE SI POSSANO
SPOSARE L’ADOTTANTE E L’ADOTTATO, 2 FIGLI ADOTTIVI TRA LORO;
L’ADOTTATO E IL FRATELLO ACQUISITO; L’ADOTTATO E LA MADRE
ACQUISITA; OPPURE L’ADOTTANTE E IL CONIUGE DELL’ADOTTATO.

L’ART. 88 si occupa di un altro impedimento di carattere DIRIMENTE CHE E’


L’IMPEDIMENTUM CRIMINIS, per cui : NON SI POSSONO SPOSARE TRA LORO,
PERSONE SE L’UNA E’ STATA CONDANNATA X OMICIDIO O TENTATO OMICIDIO DEL
CONIUGE DELL’ALTRA.

L’ultimo impedimento è ex art. 89 (ED E’ DI CARATTERE IMPEDIENTE (se si viola si sarà


sogg a sanzione pecuniaria) per cui : LA DONNA, NON PUO’ SPOSARSI SE NN DOPO 300
GIORNI DALLO SCIOGLIMENTO O DALL’ANNULLAMENTO DEL PRECEDENTE
MATRIMONIO. Per il cd. LUTTO VEDOVILE ALMENO CHE IL PRECEDENTE
MATRIMONIO NN E’ STATO DICHIARATO NULLO X IMPOTENZA.

FORMALITA’ PRELIMINARI.
Sono degli ADEMPIMENTI BUROCRATICI DA COMPIERE PRIMA DEL MATRIMONIO.
La prima è la PUBBLICAZIONE : prima di celebrare il matrimonio, l’ufficiale dello stato civile,
deve effettuare la pubblicazione del matrimonio. Il matrimonio senza previa pubblicazione, sarà
COMUNQUE VALIDO MA C’E’, DI REGOLA, UNA SANZIONE PECUNIARIA. La
pubblicazione deve essere fatta NEL COMUNE DI RESIDENZA DEGLI SPOSI O DI UNO
DEGLI SPOSI SE NON VIVONO INSIEME.
Le norme sulla pubblicazione, in realtà, hanno una funzione ‘’ molto ridotta’’ nel contesto sociale
odierno, mentre prima, avevano funzione di PUBBLICITA’ NOTIZIA.
Oggigiorno le formalità pre matrimoniali, SERVONO + CHE ALTRO PER DARE AI NUBENDI
UN ‘’ ULTIMO PERIODO DI RIFLESSIONE’’, ANCHE PERCHE’ DEVONO PASSARE
ALMENO 4 GIORNI TRA LA PUBBLICAZIONE E IL MATRIMONIO.

LA PUBBLICAZIONE VIEN FATTA DALL’UFFICIALE DELLO STATO CIVILE,


AFFIGENDO SULL’ANAGRAFE ONLINE UN ATTO CON CUI DICE CHI SI STA
SPOSANDO E QUANDO E DOVE. L’atto resta affisso x otto giorni.
Se l’ufficiale dello stato civile, è a conoscenza di un impedimento, può rifiutarsi di pubblicare
ovviamente contro il rifiuto è ammesso il ricorso al tribunale.
L’unico caso in cui ci si può sposare SENZA ASPETTARE LA PUBBLICAZIONE, E’ QUANDO
UNO DEI CONIUGI E’ IN IMMINENTE PERICOLO DI VITA.

Un’altra funzione della pubblicazione del matrimonio è quella DI FACILITARE LA


OPPOSIZIONE AL MATRIMONIO, DA PARTE DEI SOGG LEGITTIMATI che sono :
- I genitori;
- Oppure se sono morti, altri ascendenti (quindi i nonni) oppure i collaterali entro il 3 grado
(quindi fratelli, zii, nipoti e cugini).
L’atto di opposizione, fatto al tribunale, deve dichiarare LA QUALITA’ DELL’OPPONENTE
(quindi la legittimazione ) e le CAUSE e la cd. ELEZIONE DI DOMICILIO.
In alcuni casi, a seguito di opposizione, il giudice, PUO’ SOSPENDERE LA CELEBRAZIONE
DEL MATRIMONIO. Se poi la opposizione è respinta, l’opponente può essere condannato al
risarcimento del danno, almeno che non sia un genitore.
Per quanto riguarda le formalità preliminari gli arti di riferimento sono dall’art. 93 al 101cc.
L’opposizione è art. 101-103 104

LA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO.


Disciplinata dagli art. 106cc fino al 114cc.
La celabrazione del matrimonio è disciplinata in modo ANALITICO ATTRAVERSO UNA
SEQUENZA CRONOLOGICA DI ATTI. Innanzitutto il matrimonio è celebrato
PUBBLICAMENTE (quindi può parteciparvi chiunque) IN COMUNE (quindi davanti all’ufficiale
dello ststo civile che deve essere lo stesso che ha reso pubblico il matrimonio) NEL GIORNO
FISSATO DALLE PARTI (IL GIORNO DEVE ESSERE NN PRIMA DI 4 GIORNI DOPO LA
PUBBLICAZIONE ED ENTRO 180 GIORNI DALLA STESSA CHE ALTRIMENTI, VA
RIFATTA). Quindi, nel giorno indicato dalle parti, l’ufficiale di stato civile, alla presenza di 2
TESTIMONI (CHE POSSONO ANCHE ESSERE PARENTI DELLE PARTI) LEGGE ALLE
PARTI I DIRITTI ED I DOVERI NASCENTI DAL MATRIMONIO E RICEVE DALLE PARTI,
LE DICHIARAZIONI DI VOLONTA’. DOPODICHE’ DICHIARA CHE ESSE SONO UNITE IN
MATRIMONIO.
SUCCESSIVAMENTE SI COMPLITA L’ATTO DI MATRIMONIO (il quale non potrà essere
sottoposto a termine e condizione e, laddove ci fossero, l’ufficiale NON PUO’ CELEBRARE IL
MATRIMONIO. TUTTAVIA, SE DOVESSE COMUNQUE FARLO, SI CONSIDERA COME
NON APPOSTI). L’ATTO DI MATRIMONIO COSTITUISCE LA PROVA DOCUMENTALE
DEL MATRIMONIO ED E’ UN ATTO IMPORTANTE XK AD ESSO, L’UFFICIALE DI
STATO CIVILE DEVE APPORRE L’EVENTUALE SCELTA DEL REGIME DI
SEPARAZIONE DEI BENI.
Inoltre, l’atto di matrimonio è determinante perché la sua PRESENTAZIONE E’ NECESSARIA
PER RECLAMARE IL TITOLO DI CONIUGE.
Dall’atto di matrimonio va distinto il CERTIFICATO DI MATRIMONIO CHE E’ INVECE UN
SEMPLICE DOCUMENTO, CHE ATTESTA LE RISULTANZE DEL MATRIMONIO.
IN GENERALE, QUANDO NN SI RISPETTANO ALCUNE ATTIVITA’ CELEBRATIVE (ad
esempio non c’è la pubblicazione del matrimonio, mancano i testimoni o non si leggono diritti e
doveri) SI APPLICANO SANZIONI PECUNIARIE AD ENTRAMBI.
Se l’ufficiale di stato civile RIFIUTA DI CELEBRARE IL MATRIMONIO, LO PUO’ FARE
SOLO X UNA CAUSA AMMESSA DALLA LEGGE, SPECIFICANDONE I MOTIVI IN UN
CERTIFICATO. Contro il rifiuto si può ricorrere in tribunale.

Se uno dei nubendi, al momento della celebrazione, USA UN FALSO NOME, IL MATRIMONIO
E’ VALIDO, COSI’ COME E’ VALIDO IL MATRIMONIO CELEBRATO DAVANTI AD UN
SOGG CHE IN REALTA’ NON E’ UN UFFICIALE DELLO STATO CIVILE, ALMENO CHE
ENTRAMBI I NUBENDI NON FOSSERO IN MALA FEDE (cioè sapessero che quello non fosse
un ufficiale di stato civile).

NULLITA’ DEL MATRIMONIO.


Gli art vanno dal 117cc al 129cc
Il codice civile, indica col termine NULLITA’ DEL MATRIMONIO, UNA SERIE DI
STIUAZIONI CHE, IN REALTA’ SONO + VICINE ALLA ANNULLABILITA’ CHE ALLA
NULLITA’.
INNANZITUTTO AL MATRIMONIO,NON SI APPLICANO LE REGOLE SULLA
INVALIDITA’ DEI CONTRATTI, dal momento che il matrimonio non è un negozio patrimoniale :
in particolare, anche le NULLITA’ INSANABILI NON POSSONO ESSERE RILEVATE
D’UFFICIO TANT’E’ CHE IL MATRIMONIO RESTA VALIDO FINO A QUANDO, UNO DEI
SOGG LEGGITTIMATI NON LO IMPUGNA.
Le nullità insanabili SONO QUELLE CHE DERIVANO DALLA CELEBRAZIONE DI UN
MATRIMONIO IN PRESENZA DI IMPEDIMENTI DIRIMENTI (quindi : mancanza dello stato
libero, minore età, interdetto, matrimonio tra parenti affini ecc, impendimentum criminis). In altri
casi, il matrimonio, NON E’ NULLO MA E’ ANNULLABILE : in questo ambito si collocano :
1. Il matrimonio dei coniugi il cui consenso, è stato estorto con violenza o dato per errore
(SULLA IDENTITA’ DELLA PERSONA O SULLE SUE QUALITA’ ESSENZIALI come
ad esempio una deviazione sessuale oppure il fatto che il coniuge avesse condannato per un
delitto doloso a + di 5 anni oppure condanna per delitto di prostituzione, lo stato di
gravidanza causata da persona diversa).
2. Il matrimonio può essere annullato anche se UNO DEI CONIUGI ERA INCAPACE DI
INTENDERE E DI VOLERE AL MOMENTO DELLA CELEBRAZIONE EPUO’
ESSERE IMPUGNATO ANCHE PER SIMULAZIONE (cioè quando li sposi abbiano
convenuto che non avrebbero adempiuto agli obblighi e non avrebbero esercitato i diritti
derivanti dal matrimonio).

LEGITTIMAZIONE ATTIVA X IMPUGNARE IL MATRIMONIO.


Per i casi di nullità :
- Ciascuno dei coniugi
- I loro ascendenti prossimi
- Il pm (almeno che non sia morto uno dei coniugi. Perché il caso di morte di uno dei coniugi
l’art. 125cc prevede che il PM non possa esercitare quest’azione)
- Da tutti coloro i quali abbiano un interesse LEGITTIMO ED ATTUALE
Nel caso del matrimonio del minore che è qualificato come ANNULLABILITA’ ASSOLUTA oltre
a questi sogg, l’azione di annullamento può essere proposta DAL MINORE QUANDO DIVENTA
MAGGIORENNE ED ENTRO UN ANNO DALLA MAGGIORE ETA’.
Quando il matrimonio è stato celebrato da un interdetto (ed anche in questo caso si parla DI
ANNULLABILITA’ ASSOLUTA), l’azione di annullamento spetta :
- I sogg di cui sopra
- Il tutore
NB : si può impugnare il matrimonio x interdizione anche se QUESTA E’ SOPRAVVENUTA
ALLA CELEBRAZIONE.

Per quanto riguarda i termini di prescrizione dell’azione di impugnazione, essi variano in base
ALLA CAUSA DI NULLITA’ O ANNULLABILITA’. In particolare : quando si tratta DI VIZI
DEL CONSENSO (quindi errore e violenza e incapacità di intendere e di volere) IL TERMINE E’
QUELLO ORDINARIO DI 10 ANNI CHE SI CALCOLERANNO DALLA CELEBRAZIONE;
negli altri casi (di nullità), quando vi siano VIOLAZIONI DI PRINCIPI FONDAMENTALI,
L’AZIONE E’ IMPRESCRITTIBILE (= alla nullità dei contratti).
Per quanto riguarda poi, la simulazione, il termine di prescrizione è di 1 anno dalla celebrazione
(termine speciale) ex art. 123cc. Peraltro, l’azione di annullamento per simulazione nn puo’ essere
proposta, se DOPO LA CELEBRAZIONE I ‘’ FINTI SPOSI’’ SIANO ANDATI A CONVIVERE.
La simulazione del matrimonio, non è stata ancora, dalla dottrina, qualificata IN MODO UNICO
(cioè non si sa ancora se si possa parlare di annullabilità o di nullità).

Vi sono dei casi in cui, l’azione di annullamento o di nullità, è SOTTOPOSTA A DECADENZA :


1. Caso : matrimonio dell’interdetto; l’azione di annullamento non puo’ essere proposta, SE
LA SENTENZA DI INTERDIZIONE VIENE REVOCATA (quindi decade l’azione)
2. Caso : l’azione di annullamento per incapacità di intendere e di volere NON PUO’ ESSERE
PROPOSTA SE, IL CONIUGE TORNATO CAPACE, HA CONVISSUTO CON
L’ALTRO X UN ANNO
3. L’azione di annullamento, per vizi del consenso (quindi errore e violenza) decade se, DOPO
LA CESSAZIONE DELLA VIOLENZA O LA SCOPERTA DELL’ERRORE, LE PARTI
ABBIANO CONVISSUTO PER UN ANNO.

MATRIMONIO PUTATIVO. Disciplinato dall’art. 128cc


Il matrimonio putativo è un istituto che PERMETTE DI DARE ECCEZIONALE, PER UN
DETERMINATO PERIODO DI TEMPO (CIOE’ FINO ALLA SENTENZA DI NULLITA’ )
VALIDITA’ AD UN MATRIMONIO NULLO ED E’ SOTTOPOSTO A DETERMINATE
CIRCOSTANZE. In partica, serve a dare la qualifica di matrimonio ad un RAPPORTO CHE E’
SORTO A SEGUITO DI UN ATTO DI MATRIMONIO INVALIDO.
QUINDI L’EFFETTO PRINCIPALE DEL MATRIMONIO PUTATIVO E’ RENDERE
IRRETROATTIVA (QUINDI ‘’ NON AB ORIGINE’’ COME AVVIENE PER LA NULLITA’ IN
GENERE) LA SUCCESSIVA PRONUNCIA DI NULLITA’ DEL MATRIMONIO OLTRE A
DEGLI EFFETTI NEI CONFRONTI DEI CONIUGI E DEI FIGLI.

Per quanto riguarda i requisiti affinchè quindi un matrimonio nullo sia considerato
temporaneamente valido sono :
- Che i coniugi fossero in buona vede e quindi non sapessero della causa di nullità;
- Quando si sono sposati perché COSTRETTI DA VIOLENZA

PER QUANTO RIGUARDA GLI EFFETTI : in che senso il matrimonio putativo ha effetti per i
figli?
Nel senso che, se i figli NATI DAL MATRIMONIO, nascono DOPO IL MATRIMONIO (appunto)
MA PRIMA DELLA PRONUNCIA DI NULLITA’, CONSERVANO (e questo è importante ai fini
della successione) lo status DI FIGLI LEGITTIMI NONOSTANTE LA NULLITA’ (questa è una
conseguenza del fatto che, come detto, la sentenza di nullità non è retroattiva) SALVO CHE PERO’
LA NULLITA’ DIPENDA DA INCESTO.
Addirittura, i figli sono tutelati in questo senso (cioè conservano lo statu di figli legittimi), ANCHE
NEL CASO IN CUI, IL MATRIMONIO DICHIARATO NULLO FOSSE STATO CONTRTTO
IN MALA FEDE DAI CONIUGI (però in questo caso non si parlerebbe + di matrimonio putativo
in quanto la mala fede esclude tale qualifica e quindi la nullità comunque retroagirebbe senza
colpire i figli).
I figli conservano poi, lo status di figli legittimi ANCHE QUANDO, UNO SOLO DEI CONIUGI
ERA IN BUONA FEDE : in questo caso quindi, gli effetti del matrimonio putativo coinvolgono I
FIGLI ED ANCHE IL CONIUGE (IN BONIS).

Per quanto riguarda gli effetti riferiti ai coniugi quindi, abbiamo detto che IL MATRIMONIO
PUTATIVO, PRODUCE TEMPORANEAMENTE GLI EFFETTI DI UN MATRIMONIO
VALIDO, SE I CONIUGI ERANO ENTRAMBI IN BUONA FEDE ; MENTRE SE ERA IN
BUONA FEDE SOLO UNO GLI EFFETTI SI PRODUCONO SEMPRE
TEMPORANEAMENTE, SOLO X LUI (quindi solo lui avrà vantaggi esempio ereditari quello in
mala fede no).

Bisogna parlare di quali sono gli altri effetti per i coniugi (oltre a quelli ereditari che vedremo
successivamente) : hanno a che fare, anche con il PROFILO ECONOMICO. Nel senso che, quando
2 sogg si sposano in buona fede (e quindi il matrimonio è temporaneamente valido), DOPO LA
PRONUNCIA DI NULLITA’, SE UNO DEI 2 NON HA REDDITI PROPRI (versi quinid in
condizione di povertà) e NON SI SIA SPOSATO DINUOVO, IL GIUDICE PUO’ DISPORRE A
CARICO DELL’ALTRO, L’OBBLIGO DI CORRISPONDERE PER UN MASSIMO DI 3 ANNI,
UN ASSEGNO DI MANTENIMENTO (questo ovviamente, se il matrimonio fosse nullo come gli
altri casi, non sarebbe possibile). Ovviamente, la determinazione quantitativa di questo assegno,
sarà fatto quinid secondo PROPORZIONALITA’, TENENDO CONTO DA UN LATO DELLA
INADEGUATEZZA REDDITUALE DI UN CONIUGE E DALL’ALTRO LATO DELLA
POSSIIBLITA’ ECONOMICA DELL’ALTRO CONIUGE (valutando anche IL TENORE DI
VITA CHE I CONIUGI HANNO TENUTO IN COSTANZA DEL MATRIMONIO NULLO).
Ovviamente queste regole servono ad evitare che VI SIA UN INGIUSTIFICATO SOCCORSO
ECONOMICO DA UN CONIUGE ALL’ALTRO. Ex art. 129cc.

Se, uno dei due coniugi era in malafede quindi, dopo la nullità, IL CONIUGE IN MALA FEDE
DEVE CORRISPONDERE ALL’0ALTRO ALMENO PER 3 ANNI UNA CONGRUA
INDENNITA’ OVVIAMENTE DETERMINATA DAL GIUDICE SECONDO EQUITA’ ex. art-.
129bis.

MATRIMONIO CONCORDATARIO
Il matrimonio concordatario, HA EFFETTI CIVILI CHE PERO’ DIPENDONO DA UNA SERIE
DI ADEMPIMENTI : innanzitutto il matrimonio deve comunque essere
- RESO PUBBLICO IN COMUNE
- DEVE ESSERE TRASCRITTO IN UN CERTIFICATO
- ANCHE IL MATRIMONIO CONCORDATARIO, PREVEDE CHE DURANTE LA
CELEBRAZIONE (dopo la ‘’ fase religiosa canonica’’), CI DEBBA ESSERE LA
LETTURA DEGLI ART. DEL CODICE SUI DIRITTI E DOVERI.
- Occorre poi la redazione dell’atto di matrimonio sempre da parte del parroco, dove si potrà
annotare eventualmente la SCELTA DEL REGIME DI SEPARAZIONE
PATRIMONIALE. Questo, andrà inviato o inoltrato, ENTRO 5 GIONRI DAL PARROCO
ALL’UFFICIALE DI STATO CIVILE CHE LO TRASCRIVE IMMEDIATAMENTE NEI
REGISTRI DI STATO CIVILE. E’ possibile che la trascrizione sia TARDIVA E PERO’
AVRA’ EFFETTI CHE RETROAGIRANNO AL MOMENTO DELLA CELEBRAZIONE
COME QUELLI DELLA TRASCRIZIONE TEMPESTIVA NEL SENSO CHE ANCHE
QUESTA AVRA’ EFFETTI CHE RETROAGIRANNO AL MOMENTO DELLA
CELEBRAZIONE. La trascrizione, può però essere impedita, nei casi in cui SI DEVE
VIETARE CHE IL MATRIMONIO ABBIA EFFETTI CIVILI : ciò accade quando, il
matrimonio concordatario è stato stipulato nonostante un impedimento che il cc, considera
come DIRIMENTI (quindi non sanabile) quindi in questi casi, la trascrizione viene
impedita.

Il matrimonio concordatario quindi, DOPO LA TRASCRIZIONE, INIZIA AD AVERE EFFETTI


CIVILI. problema : la validità del matrimonio concordatario, sulla base di quale diritto va
verificata?? Sulla base dl diritto CANONICO. Chi pronuncia le sentenze di nullità di un
matrimonio concordatario?? Le pronuncia, NN IL TRIBUNALE CIVILE MA IL TRIBUNALE
ECCLESIASTICO COMPENTENTE.
Queste sentenze di nullità poi, per avere efficacia civile, DEVONO ESSERE RATIFICATE (cioè
recepite) DALLA CORTE D’APPELLO;
ci si è chiesti poi, se : CON L’EVOLUZIONE DEI RAPPORTI TRA STATO E CHIESA (in
particolare con il nuovo accordo del 1984 che ha sostituito i PATTI LATERANENSI) se sia
POSSIBILE X IL MAGISTRATO ITALIANO, GIUDICARE LA VALIDITA’ DEI MATRIMONI
RELIGIOSI IN BASE SEMPRE AL DIRITTO CANONICO. A questo quesito, gli organi di
giurisdizione principali del nostro ordinamento (quindi la Corte di Cassazione e la Corte cost)
hanno dato soluzioni differenti :
- Secondo la Corte di Cass, il giudice ecclesiastico (i tribunali ecclesiastici), non hanno + una
COMPETENZA ESCLUSIVA sulla materia, il che significa che il giudice civile può
PRONUNCIARE LA NULLITA’ DEL MATRIMONIO CONCORDATARIO
- Secondo la Corte Cost invece, la giurisdizione esclusiva resta al tribunale ecclesiastico e, al
giudice civile, compete solo LA DELIBAZIONE DELLA SENTENZA (cioè il
riconoscimento sul piano civile).
Si discute però sulla POSSIBILITA’ DEL GIUDICE CIVILE DI SEGUIRE O MENO IL DIRITTO
CIVILE PER RICONOSCERE O MENO LA SENTENZA DI NULLITA’ CANONICA.

Per quanto riguarda il proceidmento per la delibazione quindi : la sentenza di nullità, DEVE
ESSERE MUNITA DEL DECRETO DI ESECUTIVITA’ CHE E’ APPOSTO DAL SUPERIORE
ORGANO ECCLESIASTICO (che prende il nome di segnatura apostolica). Una volta che c’è
questo decreto, la parte interessata FA DOMANDA PER IL RICONOSCIMENTO (anche chiamato
execuatur) NEL RISPETTO DI ALCUNI ELEMENTI FORMALI.
La delibazione deve essere fatta dalla CORTE D’APPELLO COMPETENTE CHE PERO’ DEVE
PRIMA DEL RICONOSCIMENTO, COMPIERE, UNA SERIE DI ACCERTAMENTI
- CHE IL GIUDICE ECCLESIASTICO FOSSE COMPETENTE
- CHE IL PROCESSO CHE C’E’ STATO A LIVELLO DI TRIBUNALE ECCLESIASTICO
CHE HA PORTATO ALLA NULLITA’ SIA STATO CONFORME AI PRINCIPI
DELL’ORDINAMENTO ITALIANO (cioè che nn siano stati violati gli elementi essenziali
del diritto di difesa ex. il giusto processo e soprattutto il diritto del contraddittorio, diritto
riconosciuto anche dalla CEDU).
- Le altre condizioni che la legge italiana richiede per la efficacia delle sentenze straniere (si
richiama in questo caso, la legge 218 del 1995 che prevede UN CONTROLLO DI
CONFORMITA’ DELLA SENTENZA ALL’ORDINE PUBBLICO) qui si pone un
problema perché si DISCUTE SULLA POSSIBILITA’ DI DELIBARE QUINDI
RICONOSCERE SENTENZE ECCLESIASTICHE CHE DICHIARINO LA NULLITA’
DEL MATRIMONIO PER CAUSA CHE SONO PREVISTE NEL DIRITTO CANONICO
MA NON NEL NOSTRO ORDINAMENTO. In particolare, per esempio, il dibattito si è
acceso soprattutto per i casi di NULLITA’ DI MATRIMONI CONCORDATARI PER
ESCLUSIONE DI UNO DEI CD. BONA MATRIMONI (cioè dei matrimoni resi nulli dal
diritto canonico perché le parti non AVEVANO LA CONSAPEVOLEZZA, DEGLI
IMPEGNI CHE STAVANO ANDANDO A PRENDERE CHE SONO APPUNTO I CD.
BONA MATRIMONI). Si tratta dei casi di cd. RISERVA MENTALE : cioè quando uno o
entrambi i coniugi MANIFESTANO UNA VOLONTA’ CHE IN REALTA’ NON
HANNO. In questi casi SI NEGA LA DELIBAZIONE in quanto, nel nostro ordinamento, la
RISERVA MENTALE NN HA RILEVANZA. Se però, l’assenza della consapevolezza da
parte di un coniuge POTEVA ESSERE CONOSCIUTA DALL’ALTRO, USANDO LA
NORMALE DILIGENZA, LA SENTENZA DI NULLITA’, VERRA’ RICONOSCIUTA
QUINDI DELIBATA. Un altro criterio per la delibazione o meno di una sentenza è quello
della STABILITA’ DEL RAPPORTO NEL SENSO CHE : VIENE ESCLUSA LA
DELIBAZIONE DI SENTENZE ECCLESIASTICHE DI NULLITA’, SEMPRE PER
RISERVA MENTALE, E PER VIZI DELLA VOLONTA’, SE I CONIUGI, DOPO IL
MATRIMONIO HANNO INIZIATO A CONVIVERE (poiché la convivenza, RENDE
EFFETTIVA QUELLA VOLONTA’ CHE, SECONDO IL TRIBUNALE
ECCLESIASTICO MANCHEREBBE).

MATRIMONI SECONDO CULTI DIVERSI DAL CATTOLICO ex. art. 83.


I cittadini non cattolici, ai sensi dell’art. 83cc, possono celebrare matrimonio secondo il loro culto
(ex. quello ebraico) OVVIAMENTE DI FRONTE A MINISTRI DI QUESTO CULTO CHE,
NATURALMENTE DOVRA’ ESSERE AMMESSO NELLO STATO. Anche questo matrimonio
ha EFFETTI CIVILI E SARA’ INTERAMENTE DISCIPLINATO DALLA LEGGE. Quale? Una
legge speciale realtiva AL TIPO DI MATRIMONIO NELLO SPECIFICO (ex. una legge per un
matrimonio tra ebrei, una legge per il matrimonio tra testmoni di geova ecc.)
I requisti per celebrare un matrimonio di questo tippo sono :
- Che il ministro del culto, sia stato NOMINATO DAL GOVERNO E SIA STATO
AUTORIZZATO, A PRESENZIARE AL MATRIMONIO : a tal proposito si discute se in
caso di assenza di autorizzazione il matrimonio sia o meno invalido.
- Per quanto riguarda la celebrazione è SEMPRE PREVISTO CHE, PER FAR AVERE AL
MATRIMONIO EFFETTI CIVILI, IL MINISTRO, DOVRA’ LEGGERE GLI ART SUI
DIRITTI E DOVERI DEI CONIUGI; DOVRA’ REDIGERE L’ATTO DI MATRIMONIO
E, TRASMETTERLO SEMPRE ENTRO 5 GIORNI, ALL’UFFICIALE DI STATO
CIVILE CHE, OVVIAMENTE, LO TRASCRIVERA’ TEMPESTIVAMENTE (se ne
sussistono le condizioni), negli appositi registri.

Va poi precisato che + che le leggi speciali, a disciplinare questi matrimoni SONO
DIRETTAMENTE LE INTESE TRA IL GOVERNO E GLI ESPONENTI DEL CULTO
RELIGIOSO (queste ‘’ intese’’ sono anche riconosciute COME RILEVANTI DALLA STESSA
COST. art. 8).

UNIONI CIVILI.
Le coppie non sposate, anche omosessuali, che HANNO UNA RELAZIONE STABILE, SONO
CONSIDERATE ai sensi dell’art. 2 della Cost, FORMAZIONI SOCIALI OVE SI SVOLGE LA
PERSONALITA’ DELL’INDIVIDUO. Questo però non vuol dire che la cd. FAMIGLIA DI
FATTO SIA PARIFICATA DEL TUTTO ALLA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO
POICHE’ SU TRATTA COMUNQUE DI MODELLI DIVERSI : FERMO RESTANDO CHE la
corte cost, ha riconosciuto A TALI FORMAZIONI SOCIALI, UNITE DA STABILE
CONVIVENZA, IL DIRITTO DI VIVERE LIBERAMENTE UNA CONDIZIONE DI COPPIA.
Il riconoscimento giuridico di queste formazioni sociali è avvenuto con la legge 76 del 2016 che
riguarda, nello specifico, le unioni civili DISTINTE dalle convivenze di fatto (tra maggiorenni uniti
stabilmente da legami effettivi di coppia , .
L’unione civile viene definita come FORMAZIONE SOCIALE COSTITUITA DA
MAGGIORENNI DELLO STESSO SESSO : si tratta di una formazione sociale che ha fondamento
nell’art. 2 e 3 (in quanto si vuole dare uguaglianza anche agli inveriti) ma non nell’art 29, questo
perché NON E’ PARIFICATA ALLA FAMIGLIA ‘’ MATRIMONIALE’’. Però, alle unioni civili,
viene applicata la disciplina del rapporto tra coniugi (quindi diritti e doveri dei coniugi), mentre ha
UNA NORMATIVA SPECIALE PER QUANTO RIGUARDA LA CELEBRAZIONE E LO
SCIOGLIMENTO.

Come si costituisce l’unione civile??


SI COSTITUISCE CON UNA DICHIARAZIONE DELLE PARTI ALL’UFFICIALE DI STATO
CIVILE IN PRESENZA DI DUE TESTIMONI. L’ufficiale di stato civile, poi, registra l’atto
nell’archivio dello stato civile.
Il procedimento di costituzione, quindi, nel dettaglio è :
1. FASE : presentazione della richiesta di costituzione delle unioni civili all’ufficiale
2. L’ufficiale deve verificare l’assenza di cause impeditive
3. C’è la dichiarazione costitutiva delle parti
4. Dopo questa dichiarazione di volontà della parti c’è la REGISTRAZIONE IN QUELLO
CHE VIENE DEFINITO REGISTRO PROVVISORIO DELLE UNIONI CIVILI E
L’ANNOTAZIONE NELL’ATTO DI NASCITA
E anche prevista una MODALITA’ DI COSTITUZIONE DELLA UNIONE CIVI,LE
DIVERSA CHE RIGUARDA LA TRASFORMAZIONE DI UN MATRIMONIO IN UN
UNIONE CIVILE : ciò accade quando un coniuge rettifica il sesso, e sia lui sia l’altro coniuge
manifestano la volontà di non sciogliere il precedente matrimonio che viene trasformato in
unione civile (sempre tra questi stessi coniugi). Affinché ci sia trasformazione, OCCORRE
UN’APPOSITA DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEGLI EX CONIUGI ALL’UFFICIALE
DI STATO CIVILE DEL COMUNE IN CUI SI SONO SPOSATI (quindi dove è stato trascritto
l’atto di matrimonio).
La legge prevede, a pena di nullità della unione civile una serie di requisiti SIMILI A QUELLI
DEL MATRIMONIO :
1. Libertà di stato
2. Assenza di interdizione
3. Assenza dei vincoli di parentela, affinità ed adozione (con le eccezioni previste x il
matrimonio)
4. Assenza dell’impedimentum criminis
Alla unione civile si applicano una serie di diposizioni previste x i matrimoni tra cui : la disciplina
della simulazione e del matrimonio putativo e della protezione contro gli abusi famigliari (vedi
dopo) ed anche le regole su violenza ed errore e si applica la disciplina anche sulla minore età SE
PUR NON RICHIAMATA ESPRESSAMENTE DALLA LEGGE MA CONSIDERATA
APPLICABILE IN VIRTU’ DEL PRINICPIO DI NON DISCRIMINAZIONE.

CHI PUO’ IMPUGNARE L’UNIONE CIVILE ??


La legittimazione attiva spetta agli stessi sogg inidcati al matrimonio :
- Le parti
- Gli ascendenti prossimi
- Il pm
- E chiunque abbia un INTERESSE LEGITTIMO ATTUALE
Se invece, si sposa un sogg già sposato può impugnare la unione civile ANCHE IL PRIMO
CONIUGE (QUESTO OVVIAMENTE VALE ANCHE PER IL MATRIMONIO).

La legge, prevede che LE DISPOSIZIONI CHE SI RIFERISCONO AL MATRIMONIO E


QUELLE CHE CONTENGONO LA PAROLA ‘’ CONIUGE’’ O TERMINE EQUIVALENTE, SI
APPLICHINO AD OGNUNA DELLE PARTI DELLA UNIONE CIVILE (OVVIAMENTE
SALVO CHE NON SIANO STATE RICHIAMATE DALLA LEGGE STESSA). In altri termini :
in tutte le norme richiamate dalla legge che si applicano quindi anche alle unioni civili, ogni
riferimento al termine coniuge si intende fatto in riferimento alla parte della unione civile oltre
ovviamente alle norme che la legge prevede espressamente per quest’ultime (cioè per le unioni
civili).

Per quanto riguarda le adozioni, si è posto il problema della possibilità della cd. STEP CHILD
ADOPTION cioè DELLA POSSIBILITA’ DI ADOTTARE IL FIGLIO O LA FIGLIA DI UNO
DEI PARTNER OMOSESSUALI DA PARTE DELLA STESSA COPPIA OMOSESSUALE. La
legge Cirinnà (76 del 2016) si è limitata a prevedere che SUL PUNTO RESTAVA FERMO
QUANTO PREVISTO IN MATERIA DI ADOZIONE DALLE NORME VIGENTI LASCIANDO
QUINDI LA POSSIBILITA’ ALLA GIURISPRUDENZA, DI FAR EVOLVERE L’ISTITUTO.
Diversi tribunali, tra cui quello di Roma, dando preminenza all’INTERESSE PER IL MINORE DI
AVERE UNA FAMIGLIA, hanno concesso ALLE COPPIE OMOSESSUALI, DI ADOTTARE
UN FIGLIO NATURALE DI UNO DEI 2. Ed anche la Cassazione, che è stata interpellata per un
caso di questo tipo ha confermato la sentenza del tribunale di Roma : affermando che
UN’ADOZIONE DI QUESTO TIPO, POSSA ESSERE SEMPRE AMMESSA PURCHE’, SULLA
BASE DI UN APPREZZAMENTO DI FATTO SVOLTO DAL GIUDICE, REALIZZI IL
PREMINENTE INTERESSE DEL MINORE.
In ogni caso, AL PARTNER OMOSESSUALE DEL GENITORE BIOLOGICO, VA
GARANTITA LA CONTINUITA’ AFFETTIVA DELLA RELAZIONE DA LUI INSTAURATA
COL FIGLIO DEL PARTNER (GENITORE BIOLOGICO) (impara a memoria).

Per quanto riguarda le UNIONI CIVILI COSTITUITE ALL’ESTERO, secondo la legge italiana,
SONO TRASCRITTE NEGLI ARCHIVI (quindi nel REGISTRO PROVVISORIO), in presenza
del Capo del Consolato; mentre, lo straniero che vuole unirsi civilmente in Italia, deve
PRESENTARE RICHIESTA DI COSTITUZIONE DELLA UNIONE (come tutti gli omosessuali
italiani), però prima deve avere il nulla osta DELL’AUTORITA’ COMPETENTE NEL SUO
PAESE D’ORIGINE.

CONVIVENZE DI FATTO.
Sono sempre disciplinate dalla legge Cirinnà, e riguarda SIA LE CONVIVENZE DI FATTO TRA
OMOSESSUALI, SIA QUELLE TRA ETEROSESSUALI; che cos’è il rapporto di convivenza di
fatto?
È quel RAPPORTO TRA MAGGIORENNI, UNITI STABILMENTE DA LEGAME AFFETTIVO
E DA RECIPROCA ASSISTENZA MORALE E MATERIALE, RAPPORTO CHE E’ ANCHE
PROVATO DA UNA DICHIARAZIONE ANAGRAFICA CHE E’ RICHIESTA COME
REQUISITO COSTITUTIVO.
Diversamente dal matrimonio e dalle unioni civili, la convivenza si instaura SENZA
ADEMPIMENTI FORMALI, INFATTI E’ SUFFICIENTE UNA STABILITA’ DI RELAZIONE,
UN LEGAME AFFETTIVO ED UNA RECIPROCA ASSISTENZA. Si tratta comunque di una
FORMAZIONE SOCIALE, GIURIDICAMENTE RILEVANTE E CHE HA DEGLI EFFETTI
GIURIDICI : infatti, alle convivenza di fatto, SONO ESTESI ALCUNI DIRITTI DEI CONIUGI
ED E’ PREVISTA ANCHE LA POSSIBILITA’ CHE POSSANO STIPULARE UN CONTRATTO
DI CONVIVENZA PER REGOLARE I RAPPORTI PATRIMONIALI.
Ovviamente i conviventi non devono essere vincolati da : PARENTELA, AFFINITA’,
ADOZIONE, MATRIMONIO ED UNIONE CIVILE. Si ritiene applicabile anche, per principio di
NN DISCRIMINAZIONE, IL DIVIETO DI MINORE ETA’ : cioè non possono essere considerati
conviventi di fatto, soggetti minorenni.

Per quanto riguarda quei diritti riconosciuti ai conviventi analoghi a quelli riconosciuti ai coniugi,
sono (NB : NON SONO TUTTI QUELLI RICONOSCIUTI AI CONIUGI MA SOLO ALCUNI) :
- Diritto di visita in ospedale e in carcere
- Delega x il consenso medico
- Designazione di un rappresentante (quindi il convivente può scegliere un rappresentante) in
caso di morte per la donazione di organi
- Diritto di successione nel contratto di locazione
- Diritto al risarcimento in caso di DECESSO DEL CONVIVENTE DERIVANTE DA
FATTO ILLECITO.

DIRITTI E DOVERI DELLE PARTI NELLE UNIONI CIVILI E NELLE CONVIVENZE


Anche nelle unioni civili e nelle convivenze, i rapporti tra le parti, deve essere improntato al
PRINCIPIO DI UGUALIANZA.
Per quanto riguarda le UNIONI CIVILI, la legge Cirinnà riproduce LI STESSI DOVERI
PREVISTI DALL’ART. 143 (assistenza, collaborazione, coabitazione vedi sotto) CON
ECCEZIONE DELLA FEDELTA’). Questa esclusione è considerata dalla giurisprudenza, di
dubbia legittimità : perché è come se CONTRAPPONESSE L’ESCLUSIVITA’ DEL RAPPORTO
CONIUGALE AD UN LIBERTA’ DEL RAPPORTO DI UNIONE CIVILE.
Sempre la legge Cirinnà, per le unioni civili, riproduce l’art. 144 circa l’INDIRIZZO DELLA VITA
FAMILIARE E LA FISSAZIONE DELLA RESIDENZA COMUNE : quindi anche nelle unioni
civili, sono scelte che devono essere concordate sempre x il principio di uguaglianza.
Anche nella legge Cirinnà è prevista la SPECIFICA SANZIONE IN CASO DI VIOLAZIONE DEL
DOVERE DI COABITAZIONE (quindi il sequestro dei beni del partner).
Le parti delle unioni civili, SONO LIBERE DI SCEGLIERE IL COGNOME DI UNO DEI 2 DA
ASSUMERE O MANTENERE CIASCUNO IL PROPRIO.

Per quanto riguarda le convivenze di fatto, qui è RICHIESTA PROPRIO COME PRESUPPOSTO,
UNA RECIPROCA ASSISTENZA, che ovviamente, poi, DEVE ESSERE MANTENUTA
RECIPROCAMENTE PER TUTTA LA DURATA DELLA CONVIVENZA ed inderogabilmente.
I contnuti e le modalità dell’assistenza, SONO LASCIATE ALL’ACCORDO DEI CONVIVENTI
ANCHE CON UN CONTRATTO.

RAPPORTI TRA I CONIUGI : DI CARATTERE PERSONALE.


Il cc, manteneva un’impostazione AUTORITARIA E GERARCHICA : infatti, nella versione
originaria l’art. 144cc diceva che IL MARITO ERA IL CAPO DELLA FAMIGLIA E CHE LA
MOGLIE NE ASSUMEVA IL COGNOME ED ERA OBBLIGATA AD ACCOMPAGNARLO
OVUNQUE LUI VOLESSE FISSARE LA RESIDENZA.
Anche nei rapporti con i figli, la patria potestà, era appunto, del padre e passava alla madre, SOLO
IN CASO DI MORTE O IMPEDIMENTO.
Con molta lentezza ed anche grazie all’affermazione giurisprudenziale del PRINCIPIO DI
EGUALIANZA TRA I CONIUGI, si è affermato che : NON VI POSSA ESSERE UNITA’ DELLA
FAMIGLIA, SENZA APPUNTO UNA PARIFICAZIONE GIURIDICA E SOCIALE DEI
CONIUGI E, LA FAMIGLIA, è TANTO + UNITA QUANTO + E’ RISPETTATA QUESTA
PARITA’ NELLA RECIPROCA COLLABORAZIONE.
Per quest, l’art. 144 è stato riformato con la legge 151 del 1955 (la quale è intervenuta anche sul
altri art che rispecchiavano sempre la visione arcaica), sebbene sia stata una riforma NON
COMPLETA SE SI PENSA CHE, ANCORA OGGI, l’art 143bis (nonostante sia stato introdotto
dalla riforma) prevede che LA MOGLIE DEBBA AGGIUNGERE IL COGNOME DEL MARITO
AL PROPRIO sebbene quindi sul puntoci si aspetta un intervento abrogativo e, ad ogni modo, è
CONSENTITO ALLA DONNA, MANTENERE SOLTANTO IL SUO COGNOME DA NUBILE.

Secondo il modello promosso dopo la riforma dal leg, l’art 143 , riformato, prevede che : CON IL
MATRIMONIO, IL MARITO E LA MOGLIE ACQUISTANO GLI STESSI DIRITTI ED
ASSUMONO I MEDESIMI DOVERI.
Alcuni di questi doveri (gli atri sono previsti da altre norme) sono indicati dal successivo comma :
si tratta degli obblighi reciproci :
- FEDELTA’
- ASSISTENZA MORALE E MATERIALE
- COLLABORAZIONE NELL’INTERESSE DELLA FAMIGLIA
- COABITAZIONE
- Previsto dal 3 comma : CONTRIBUZIONE AI BISOGNI IN BASE ALLE PROPRIE
SOSTANZE E CAPACITA’.
IL CONTENUTO DI QUESTI OBBLIGHI, NON è BEN DETERMINATO DAL CC, ED E’
SPESSO LASCIATO ALLA EVOLUZIONE, SOPRATTUTTO GIURISPRUDENZIALE IN
BASE ANCHE AL CONTESTO STORICO (Ex. prima non si chiedeva alla donna di andare a
lavorare per sostenere la famiglia, cosa che adesso è normalità).
Le caratteristiche prinicpali comunque di questi obblighi assunti sono 2 :
1. L’INDEROGABILITA’ : CHE E’ STABILITA DALL’ART. 160 (inderogabilità che è
prevista anche per i DIRITTI)
2. LE MODALITA’ DI ATTUAZIONE DI QUESTI OBBLIGHI, SONO CONCORDATE
DAI CONIUGI, poiché l’art. 144 dice : che i coniugi concordano appunto, tra loro,
l’INDIRIZZO DI VITA FAMILIARE E FISSANO LA RESIDENZA SECONDO LE
ESIGENZE DI ENTRAMBI E QUELLE PREMINENTI DELLA FAMIGLIA. Il secondo
comma dell’art. poi prevede che a CIASCUNO DEI CONIUGI SPETTA DI ATTUARE
L’INIDIRIZZO CONCORDATO. Ovviamente ogni coniuge è libero di compiere comunque
le PROPRIE SCELTE DI VITA (ex. religiose professionali ecc) in quanto, nonostante il
matrimonio diversamente da prima, resta un sogg libero con i suoi diritti fondamentali. Però,
per rispettare il suo RUOLO FAMILIARE, DOPO IL MATRIMONIO E’ TENUTO A FAR
IN MODO CHE LE SUE SCELTE, SIANO COMPIUTE NELLE FORME E NELLE
MODALITA’ + RISPETTOSE POSSIBILI PER LE ESIGENZE DELL’ALTRO
CONIUGE E DEI FIGLI.

Per quanto riguarda i singoli DOVERI partiamo da quello di FEDELTA’ : questo dovere si
sostanzia nel DOVERE IMPOSTO AI CONIUGI DI ASTENERSI DA RELAZIONI E RAPPORTI
SESSUALI EXTRA CONIUGALI ED IMPONE, LA DEDIZIONE FISICA E MORALE E LA
LEALTA’ INDISPENSABILI X LA COMUNIONE DI VITA.
Un tempo, l’infedeltà era punita PENALMENTE ma la rilevanza penale è venuta meno, con
l’abrogazione del REATO DI ADULTERIO.
L’altro dovere è quello di ASSISTENZA RECIPROCA : corrisponde al DOVERE DI PRESTARE
AIUTO IN TERMINI AFFETTIVI ED ECONOMICI ALL’ALTRO CONIUGE. E’ un obbligo che
però rimane ‘’ sospeso’’ nei confronti del coniuge che, senza giusta causa si allontana dalla causa
famigliare e non vuole tornarvi (in altri termini :se uno dei coniugi va via di casa senza giusta causa
con l’intento di non tornarci, l’altro coniuge non deve + adempiere a questo dovere). La Cassazione
ha stabilito che : SI CONSIDERA VIOLAZIONE DI QUESTO OBBLIGO, IL PERSISTENTE
RIFIUTO DI INTRATTENERE RAPPORTI SESSUALI COL CONIUGE O LA INDIFFERENZA
DI UNA MALATTIA PSICHICA COME LA DEPRESSIONE ( cioè se uno dei due coniugi soffre
di depressione non si può rimanere indifferenti ma si ha il dovere di aiutarlo).

L’altro dovere è quello della COABITAZIONE : che non va inteso come SEMPLICE OBBLIGO
DI VIVERE SOTTO UNO STESSO TETTO, MA PIUTTOSTO, COME OBBLIGO DI
ATTUARE IL TIPICO MODELLO SOCIALE DI CONVIVENZA. Cioè innanzitutto : la scelta
della residenza deve essere COMUNE (ossia di comune accordo); l’obbligo di coabitazione però,
non è violato SE UNO DEI CONIUGI SI ASSENTA TEMPORANEAMENTE PER MOTIVI DI
LAVORO. Però, viceversa, un’assenza SENZA GIUSTA CAUSA, fa venir meno il DOVERE DI
ASSISTENZA RECIPROCA NEI CONFRONTI DEL CONIUGE CHE RIMANE NELLA
RESIDENZA.
Viene invece considerata GIUSTA CAUSA DI ALLONTANAMENTO, IL FATTO CHE
L’ALTRO CONIUGE ABBIA CHIESTO LA SEPARAZIONE O IL DIVORZIO (QUESTO
OVVIAMENTE VALE PER ENTRAMBI I CONIUGI) e comunque il dovere di assistenza
reciproca viene meno.
Se poi, un coniuge, si comporta in modo tale DA RECARE GRAVE PREGIUDIZIO ALLA
INTEGRITA’ FISICA E MORALE O ALLA LIBERTA’ DELL’ALTRO, IL GIUDICE LO PUO’
ALLONTANARE DALLA CASA FAMIGLIARE ED IMPEDIRGLI DI AVVICINARSI AI
LUOGHI FREQUENTATI DAL CONIUGE.

L’altro dovere è quello di COLLABORAZIONE NELL’INTERESSE DELLA FAMIGLIA :


consiste nel DOVERE DI CONTRIBUIRE AI BISOGNI DELLA FAMIGLIA (quindi sia dei
coniugi che dei figli) IN MODO PARITARIO E COMPATIBILMENTE ALLE PROPRIE
CAPACITA’ ED ALLA PROPRIA PERSONALITA’.
Nei confronti dei figli, l’obbligo si specifica negli art. 147 e 148cc, che RISPETTIVAMENTE
RICHIEDONO : L’OBBLIGO DI MANTENERE, ISTRUIRE ED EDUCARE ED ASSISTERE
MORALMENTE I FIGLI NEL RISPETTO DELLE LORO CAPACITA’, INCLINAZIONI ED
ASPIRAZIONI (previsto anche all’art 30 della cost). E, soprattutto è previsto che TALE OBBLIGO
SIA ADEMPIUNTO IN CONCORSO PARITARIO TRA I GENITORI e se questi non abbiano i
mezzi necessari, sarà la legge ad intervenire (sempre previsto anche all’art 30 della cost).
QUEST’OBBLIGO VALE ANCHE X I FIGLI NATI FUORI DAL MATRIMONIO.

Un altro articolo da esaminare è il 143bis : in base al quale, DOPO IL MATRIMONIO LA


MOGLIE AGGIUNGE IL COGNOME DEL MARITO PUR MANTENENDO IL DIRITTO DI
USARE IL PROPRIO; mentre, IL MARITO, NON AGGIUNGE QUELLO DELLA MOGLIE.
Questa ‘’ disparità’’ è stata giustificata dal fatto che : CON IL COGNOME DEL MARITO E’ +
FACILE INDIVIDUARE I ‘’ CONTORNI DELLA FAMIGLIA’’ PERCHE’ E’ QUEL
COGNOME CHE E’ TRASMESSO ANCHE AI FIGLI. Per questo motivo, peraltro, la
giurisprudenza ha invece criticato l’automaticità con cui, si trasmette il cognome del padre al
FIGLIO NATO FUORI DAL MATRIMONIO poiché appunto avviene al difuori della famiglia
tradizionale e quindi non c’è l’esigenza appunto di individuare quel figlio + ‘’ facilmente’’
all’interno della famiglia in quanto non è nato all’interno di quel nucleo per cui, tramite il
trasferimento del cognome del padre, si vuole rilevare i contorni della stessa.
Ad ogni modo, l’art 143 bis, risulta in contrasto con la EGUALIANZA MORALE E GIURIDICA
DEI CONIUGI COME E’ STATO ANCHE SOTTOLINEATO DA ALCUNE SENTENZE
DELLA CORTE DI STRASBURGO (ossia la corte di giustizia della UE) e dalla CORTE COST.
tuttavia, nonostante alcune iniziative di legge, l’art non è stato ancora abrogato.
Questo appare ancora + improprio se si pensa che invece, nelle unioni civili LE PARTI POSSONO
SCEGLIERE LIBERAMENTE IL COGNOME COMUNE (o di uno o dell’altro o mantenere
ciascuno il proprio). Per ora, nessuna legge nonostante le pronunce giurisprudenziali e nonostante
diverse convenzioni internazionali, ha modificato questa disciplina.
C’è stato solo un dpr 54 del 2012, che ha semplificato le procedure per ottenere il cambio di
cognome attribuendo la competenza alla PREFETTURA. Si è comunque stabilito che : L’USO
DEL COGNOME DEL MARITO, PER LA MOGLIE NON SIA + UN OBBLIGO MA UN
DIRITTO E, NEI REGISTRI DI STATO CIVILE, LA DONNA CONTINUA AD ESSERE
IDENTIFICATA ANCHE DOPO IL MATRIMONIO SOLTANTO CON IL PROPRIO
COGNOME. In caso poi di separazione, se la moglie aveva usato fino a quel momento il cognome
del marito, può chiedere al giudice l’autorizzazione a non usarlo +.
Viceversa, se dovesse diventare vedova, la moglie conserva automaticamente il diritto ad usare il
cognome del marito; lo perde invece automaticamente in caso di divorzio salvo diversa
autorizzazione del tribunale.

CITTADINANZA DEI CONIUGI


Per quanto riguarda la cittadinanza dei coniugi, in Italia è previsto che : SE UN ITALIANO SPOSA
UNO STRANIERO, LO STRANIERO DIVENTA CITTADINO ITALIANO DOPO CHE
PASSANO 3 ANNI DAL MATRIMONIO OPPURE DIRETTAMENTE SE RISIEDONO DA 2
ANNI IN ITALIA. In presenza di figli, questi termini sono DIMEZZATI. L’attribuzione della
cittadinanza avviene CON DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO.

REGOLA DELL’ACCORDO NELLE DECISIONI FAMILIARI.


Il principio di egualianza dei coniugi, si realizza attraverso lo strumento dell’ACCORDO CHE
PREVEDE CHE LE PARTI, DEBBANO CONCORDARE QUINDI IN CONDIZIONE DI
PARITA’, L’INDIRIZZO DELLA VITA FAMIGLIARE (quindi per così dire IL GOVERNO
DELLA FAMIGLIA) E L’ESERCIZIO DEL RUOLO DI GENITORI. Così come, di comune
accordo, essi scelgono la residenza familiare e la residenza abituale del figlio minore (fermo restano
che, ciascuno dei coniugi può eleggere un suo domicilio personale).
Laddove, su alcuni punti della vita familiare, nn ci sia accordo, CIASCUN CONIUGE PUO’
AGIRE AUTONOMAMENTE PERO’ OVVIAMENTE, SE AGISCE IN VIA AUTONOMA
PERCHE’ SI E’ RIFIUTATO DI CERCARE L’ACCORDO CON L’ALTRO CONIUGE SI HA
UNA VIOLAZIONE DEI DOVERI FAMILIARI che avrà poi rilevanza in sede di separazione
(vedi dopo). Un’eccezione a questa regola, riguarda la INTERRUZIONE DELLA
GRAVIDANZA : poiché, la donna, HA LA FACOLTA’ E NN L’OBBLIGO DI TROVARE
L’ACCORDO CON IL CONIUGE SULL’ABORTO (quindi può farlo anche senza l’accordo
dell’altro), resta anche esclusa dalla regola dell’accordo, OGNI SCELTA STRETTAMENTE
PERSONALE (ex. il cambio di fede religiosa). Sulla natura VINCOLANTE O MENO
DELL’ACCORDO SI DISCUTE : se ha un contenuto PATRIMONIALE E’ ASSIMILABILE AD
UN CONTRATTO MA, A PRESCINDERE CHE ABBIA O MENO CONTENUTO
PATRIMONIALE, LA SUA VIOLAZIONE SARA’ VALUTATA QUANDO E SE CI SARA’
UNA SEPARAZIONE. Inoltre, in caso di disaccordo, CIASCUNO DEI CONIUGI PUO’
CHIEDERE INFORLMALMENTE L’INTERVENTO DEL GIUDICE CHE AVRA’ IL
COMPITO DI RAGGIUNGERE UNA SOLUZIONE CONCORDATA SENTENDO
OVVIAMENTE LI STESSI CONIUGI E I FIGLI OLTRE I 16 ANNI. Il giudice può anche
intervenire in modo + invasivo, sempre in caso di ‘’ paralisi’’ delle decisioni familiari, quando
questa paralisi decisionale, SIA PROLUNGATA E RIGUARDI LA FISSAZIONE DELLA
RESIDENZA O ALTRI AFFARI ESSENZIALI. In questo caso, infatti, se viene richiesto un
intervento del giudice da uno o entrambi i coniugi, POTRA’ IL GIUDICE, DECIDERE CON
PROVVEDIMENTO NN IMPUGNABILE. Si tratta di una soluzione, che non è contraria
all’autonomia costituzionale della famiglia, in quanto l’intervento del giudice viene comunque
riochiesto da una o entrambe le parti ed ha comunque carattere CONCILIATIVO e si avrà quindi
solo in caso di PARALISI.
Quindi solo nel caso di contrasto sulla RESIDENZA E SU ALTRI AFFRI ESSENZIALI
L’INTERVENTO DEL GIUDICE NON E’ CONCILIATIVO MA E’ AUTORITATIVO MA,
ANCHE IN QUESTO CASO, NN SI PUO’ PARLARE DI VIOLAZIONE DELL’AUTONOMIA
FAMILIARE : in primis perché l’intervento è sempre richiesto da una delle parti o entrambe
(quindi si tratta sempre di VOLONTARIA GIURISDIZIONE : tant’è vero che NON E’
AMMESSA LA ESECUZIONE FORZATA ) ed in secundis perché il PROVVEDIMENTO DEL
GIUDICE, SE PUR NON IMPUGNABILE, SARA’ COMUNQUE IMPRONTATO, ALLA
SOLUZIONE + ADEGUATA ALL’UNITA’ ED ALLA VITA DELLA FAMIGLIA.

VIOLAZIONE DEI DOVERI CONIUGALI : CONSEGUENZE.


I doveri coniugali di carattere personale, come detto, sono obblighi giuridici la cui violazione,
quindi, E’ SANZIONATA IN MODI DIVERSI. Innanzitutto i doveri possono essere PERSONALI
O PATRIMONIALI (quelli personali sono quelli : di fedeltà, di assistenza solo morale,
collaborazione e coabitazione).
Si tratta di doveri che NON POSSONO ESSERE ATTUATI IN FORMA SPECIFICA : cioè
laddove ci sia un inadempimento è impossibile x il giudice obbligare il coniuge a rispettarlo (ex.
come si fa ad obbligare un coniuge ad assistere moralmente l’altro coniuge?? Oppure ad obbligarlo
ad essere fedele?). quindi laddove ci sia una violazione di questi doveri, non c’è UNA SANZIONE
SPECIFICA MA C’E’ UNA CONSEGUENZA GENERALE, CHE CONSISTE NEL FATTO
CHE, IN CASO DI SEPARAZIONE, QUESTA SARA’ ADDEBITABILE
ALL’INADEMPIENTE;
L’unica eccezione, è quella dell’art 146cc, CHE PERMETTE UNA SANZIONE SPECIFICA DEL
GIUDICE PER INADEMPIMENTO DI UN DOVERE PERSONALE OSSIA DEL DOVERE DI
COABITAZIONE : se un coniuge si allontana SENZA GIUSTA CAUSA, il giudice può ordinare
IL SEQUESTRO DEI SUOI BENI SE E’ NECESSARIO PER L’ADEMPIMENTO DEGLI
ALTRI DOVERI CONIUGALI ED IN PARTICOLARE QUELLO DI MANTENIMENTO DEI
FIGLI ED ASSISTENZA MATERIALE AL CONIUGE. È quindi eccezionale in quanto si tratta di
un DOVERE PERSONALE PER IL CUI INADEMPIMENTO PERO’, DIFFERENTEMENTE
DAGLI ALTRI, E’ PREVISTA UNA SANZIONE SPECIFICA (quindi aldilà poi della futura
separazione).

INADEMPIMENTO DEI DOVERI PATRIMONIALI.


Per quanto riguarda i doveri patrimoniali essi sono :
1. L’ASSISTENZA PATRIMONIALE AL CONIUGE
2. IL DOVERE DI CONTRIBUZIONE AI BISOGNI DELLA FAMIGLIA
3. IL DOVERE DI MANTENIMENTO DEI FIGLI.
La differenza rispetto ai doveri personali, si sostanzia nel fatto che, questi obblighi, sono sottoposti
AL REGIME DELLE OBBLIGAZIONI : il loro inadempimento quindi, può dar luogo ad una
SENTENZA DI CONDANNA, A RIMEDI CAUTELARI (ex. come il sequestro), ED ANCHE AD
UNA SANZIONE PENALE in quanto, esiste un reato che si chiama violazione DEGLI OBBLIGHI
DI ASSISTENZA FAMILIARE (l’assistenza quindi non è solo un dovere morale ma anche UN
DOVERE PATRIMONIALE. Nel momento in cui ci sia una violazione di questo obbligo, ormai, si
considera in generale una violazione proprio in termini patrimoniali e non quindi morali).
In ogni caso, la violazione di un dovere o personale o patrimoniale, può portare anche AD
UN’AZIONE DI RISARCIMENTO X FATTO ILLECITO (se ovviamente, il giudice ne accerta i
requisiti). Bisogna precisare che, questo ‘’ rimedio’’ si può anche aggiungere alle sanzioni
‘’tipicamente’’ previste per la violazione sia di un dovere morale sia di un dovere patrimoniale. Ex.
si può chiedere un risarcimento x la violazione del dovere di fedeltà : cioè se la infedeltà di un
coniuge, come spesso accade, lede la dignità dell’altro : questo si considera come danno ingiusto da
fatto illecito e quindi porta ad un risarcimento.

RAPPORTI PATRIMONIALI.
Gestire una famiglia, richiede l’impiego di MEZZI ECONOMICI : questo è il motivo x cui, il leg
ha previsto delle regole COMUNI DI CARATTERE ‘’ECONOMICO PATRIMONIALE’’, la cui
principale è l’art. 143 c 3 che prevede che ENTRAMBI I CONIUGI SONO TENUTI, CIASCUNO
IN RELAZIONE ALLE PROPRIE SOSTANZE ED ALLA PROPRIA CAPACITA’ DI LAVORO
PROFESSIONALE O CASALINGO A CONTRIBUIRE AI BISOGNI DELLA FAMIGLIA.
Quindi abbiamo questo DOVERE DI CONTRIBUZIONE CHE E’ INDEROGABILE E SI
APPLICA A PRESCINDERE DAL REGIME PATRIMONIALE CHE LE PARTI SCELGONO
(che può essere, appunto, comunione o separazione) ed è IL PRINCIPALE DOVERE CON CUI SI
REALIZZA, SOTTO IL PROFILO ECONOMICO, IL PRINICPIO DI SOLIDARIETA’
FAMILIARE.
Il dovere di contribuzione, peraltro, si estende anche in base all’art. 315bis c 4, AL FIGLIO
CONVIVENTE : quindi anche quest’ultimo ha, in minima parte e sempre in riferimento alla
capacità, un DOVERE DI CONTRIBUZIONE PATRIMONIALE.

Il dovere di contribuzione quindi, vale PER CASCUNO DEI CONIUGI : ne consegue che
CIASCUNO DEI CONIUGI PER REALIZZARE QUESTO DOVERE, HA UN POTERE DI
INIZIATIVA E QUINDI PUO’ CONTRARRE OBBLIGAZIONI PER FAR FRONTE AI
BISOGNI DELLA FAMIGLIA (ex. se la famiglia ha bisogno di soldi i coniugi possono fare un
finanziamento). Per queste obbligazioni, LA RESP NON E’ DEL CONIUGE CHE LE CONTRAE
MA DI ENTRAMBI ANCHE SE NN IN PARTI UGUALI MA SEMPRE IN PROPORZIONE AL
DOVERE CONTRIBUATIVO (ex. se Tizio contrae un prestito ed ha un certo reddito che è
maggiore di quello di Caia, sua coniuge, è chiaro che per quel prestito saranno responsabili in
proporzione al loro reddito).
Se poi le parti, hanno scelto il regime di COMUNIONE DEI BENI, SARANNO INVECE
SOLIDALMENTE RESP PER LE OBBLIGAZIONI CONTRATTE ex. art 186cc; sebbene, per la
giurisprudenza prevalente, un coniuge può vincolare (nel senso della responsabilità solidale laddove
uno dei due abbia contratto obbligazione) il patrimonio dell’altro (quindi contraendo ad esempio un
prestito), SOLO SE RISULTA UNA PROCURA TACITA.

CONVENZIONI MATRIMONIALI
Le convenzioni matrimoniali, sono degli ACCORDI REGOLATI DALLE NORME SUL
CONTRATTO, CHE COSTITUISCONO UN REGIME PATRIMONIALE DELLA FAMIGLIA
(cioè : stabiliscono COME SARANNO RIPARTITI GLI OBBLIGHI ECONOMICI DELLA
FAMIGLIA. IN ALTRI TERMINI .ì: le convenzioni sono lo strumento con cui le parti scelgono i
regime patrimoniale). Sono delle convenzioni che prevedono la FORMA AD SUBTANTIAM
DELL’ATTO PUBBLICO E DI 2 TESTIMONI (quindi a pena di nullità). Sempre per ATTO
PUBBLICO POSSONO ESSERE MODIFICATE MA, IN QUESTO CASO, SERVE ANCHE IL
CONSENSO DEGLI EREDI. Possono anche essere stipulate da un rappresentante e, se un coniuge
diventa interdetto DA UN RAPPRESENTANTE LEGALE.

E’ necessaria la pubblicità delle convenzioni matrimoniali per renderle opponibili ai 3 : quindi


DEVONO ESSERE ANNOTATE A MARGINE DELL’ATTO DI MATRIMONIO DA PARTE
DEL NOTAIO. Se poi la convenzione ha AD OGGETTO BENI IMMOBILI O MOBILI
REGISTRATI E’ NECESSARIA LA TRASCRIZIONE.
A DIFFERENZA DELLE REGOLE ORDINARIA PERO’, LA TRASCRIZIONE, NON AVRA’
EFFICACIA DICHIARATIVA : in quanto le convenzioni INIZIANO AD AVERE EFFICACIA
DICHIARATIVA CON LA SEMPLICE ANNOTAZIONE NEGLI ARCHIVI DELLO STATO
CIVILE. Quindi la trascrizione, avrà SOLO FUNZIONE DI MERA PUBBLICITA’ NOTIZIA.
Questo significa che : se non c’è annotazione negli archivi, e c’è direttamente trascrizione nei
registri, COMUNQUE QUELLA CONVENZIONE TRASCRITTA MA NN ANNOTATA, NON
SARA’ OPPONIBILE AI 3 (il Perlingeri dice che questa deroga così rilevante alla efficacia della
trascrizione è difficilmente spiegabile e poco verosimile, dal momento che GLI ARCHIVI
INFORMATICI NON REALIZZANO UN GRADO DI CONOSCIBILITA’ COME QUELLO DEI
REGISTRI IMMOBILIARI E MOBILIARI. Però, la Corte Cost, a cui è stata demandata la
questione di legittimità di questa norma in deroga quindi art. 162 c 4, HA CONFERMATO LA
DISPOSIZIONE GIUSTIFICANDO LA DEROGA CON LA DIVERSITA’ DEL SETTORE DI
APPLICAZIONE CHE, IN QUESTO CASO E’ QUELLO DELLA FAMIGLIA).

REGIMI PATRIMONIALI DELLA FAMIGLIA.


Si è detto che, le convenzioni matrimoniali, servono a costituire il regime patrimoniale della
famiglia (quindi la CONVENZIONE E’ LO STRUMENTO CON CUI LE PARTI SCELGONO IL
REGIME PATRIMONIALE).
Il regime patrimoniale è IL MODELLO DI REGOLE DI RIPARTO RELATIVE ALLA VITA
ECONOMICA DELLA FAMIGLIA.
Ai sensi dell’art. 159cc, il regime patrimoniale legale della famiglia (quindi il regime standard) è
quello dell COMUNIONE DEI BENI. Ciò vuol dire che SOLAMENTE SE, LE PARTI NE
VOGLIONO UNO DIVERSO STIPULANO LA CONVENZIONE MATRIMONIALE CON IL
QUALE ADOTTANO QUINDI UN EVENTUALE REGIME DEROGATORIO che può essere :
- Separazione dei beni
- Comunione convenzionale
Peraltro, sono regimi che possono scegliere, SEMPRE CON CONVENZIONE MATRIMONIALE,
ANCHE PRIMA DI SPOSARSI.

COMUNIONE DI BENI
Il regime della comunione dei beni è quello ‘’ standard’’ in quanto è quello che MEGLIO SI
CONCILIA CON IL PRINCIPIO DELLA UNITA’ DELLA FAMIGLIA. Il fatto che sia il regime
prescelto dalla legge, implica che SARA’ OPPONIBILE AI 3 SENZ ALCUNA FORMA DI
PUBBLICITA’ : BASTA CHE, NON CI SIANO CONVENZIONI IN DEROGA. Si parla in questo
caso di PUBBLICITA’ NEGATIVA. Questa regola, è stata introdotta con la riforma d151 del 75.

Prima di esaminare i caratteri della comunione legale è necessario distinguerla dall’ISTITUTO


DELLA COMUNIONE ORDINARIA o della COMUNIONE EREDITARIA DELLE
SUCCESSIONI, in quanto, la comunione legale dei coniugi ha delle regole peculiari. La comunione
legale dei beni NON E’ UNA COMUNIONE UNIVERSALE, CIOE’ NON COMPRENDE
AUTOMATICAMENTE TUTTO QUELLO CHE APPARTIENE A CIASCUN CONIUGE. P+
precisamente, nell’ambito della comunione ci sono 3 categorie di beni :
1. BENI CHE DIVENTANO OGGETTO DI COMUNIONE DAL MOMENTO
DELL’ACQUISTO DEI BENI STESSI. Vanno direttamente in comunione : GLI
ACQUISTI DEI CONIUGI ANCHE SEPARAMENTE (eccetto quindi l’acquisto di beni
personali) come ad esempio i mobili, macchina, appartamento; LE AZIENDE GESTITE
DA ENTRAMBI I CONIUGI COSTITUITE DOPO IL MATRIMONIO; non è chiaro però
in presenza di quali condizioni si possa dire che l’azienda sia o meno gestita da entrambi i
coniugi (cioè se sia ad esempio necessario che debbano essere entrambi proprietari ecc);
GLI UTILI E GLI INCREMENTI DELLE AZIENDE SE QUESTE AZIENDE
APPARTENEVANO AD UN CONIUGE SOLO PRIMA DEL MATRIMONIO (quindi
anche nel caso in cui uno dei due prima del matrimonio ha un’azienda, gli utili di questa
cadono in comunione) PER QUANTO RIGUARDA LE PERDITE NO (restano personali
cioè del proprietario dell’azienda).
2. BENI CHE CADONO IN COMUNIONE DOPO CHE LA COMUNIONE E’ SCIOLTA
(cd. COMUNIONE DERESIDUA) : sono quei beni che CADONO IN COMUNIONE,
QUANDO LA COMUNIONE VIENE SCIOLTA PER RENDERLI DIVISIBILI. Questi
beni sono : I FRUTTI DEI BENI PROPRI E I PROVENTI DELL’ATTIVITA’
LAVORATIVA (quindi s’intende, i RISPARMI. In altri termini, per proventi si dovrebbe
intendere appunto gli stipendi dell’attività lavorativa ma, siccome in genere i redditi si
consumano ad esempio acquistando beni di prima necessità e così via, rientrano in questa
categoria, I PROVENTI MA QUELLI CHE NON SONO STATI ‘’ CONSUMATI’’ ECCO
PERCHE’ SI E’ FATTO RIFERIMENTO AI RISPARMI).
Bisogna precisare che il singolo coniuge non può scioglierla in modo unilaterale e nn può disporre
di una sua quota di beni (cioè il patrimonio sottoposto a comunione non viene dato ai coniugi ad
esempio in percentuale, quindi pro quota ma è UNITARIO non dire sta cagata è solo per capire).
3. BENI PERSONALI : CHE RIMANGONO IN TITOLARITA’ ESCLUSIVA DEL
CONIUGE E NN VANNO IN COMUNIONE, sono quelli indicati dall’art. 179 e sono : I
BENI DI CUI IL CONIUGE ERA TITOLARE PRIMA DI SPOSARSI, I BENI CHE A LUI
SONO STATI DATI DOPO IL MATRIMONIO PER DONAZIONE O TESTAMENTO, I
BENI DI USO STRETTAMENTE PERSONALE (ex. vestiti e i loro accessori), I BENI
UTILIZZATI PER LA PROFESSIONE (eccetto quelli utilizzati nell’azienda comune), i
BENI OTTENUTI COME RISARCIMENTO DEL DANNO E LA PENSIONE DI
INVALIDITA’ E I BENI CHE SONO STATI ACQUISITI CON IL PREZZO RICAVATO
DALLA VENDITA O DALLO SCAMBIO DI BENI PERSONALI.
L’acquisto di un bene IMMOBILE O MOBILE REGISTRATO d parte di un coniuge, è ESCLUSO
dalla comunione se l’altro coniuge lo consente e se, la esclusione RISULTA DALL’ATTO
ACQUISTO (ci devono essere entrambe).

A lungo si è discusso se i coniugi possono , di comune accordo, impedire che un bene acquistato
CADA AUTOMATICAMENTE IN COMUNIONE : la Giurisprudenza ha precisato che LO
POSSONO FARE, PURCHE’ ALL’ATTO DI ACQUISTO PRENDANO PARTE ENTRAMBI I
CONIUGI E SPECIFICHINO IL CARATTERE PERSONALE DELL’ACQUISTO.
Un’altra questione è quella che riguarda i CREDITI DI CUI I CONIUGI DIVENTANO TITOLARI
DURANTE IL MATRIMONIO : la giurisprudenza esclude che i diritti di credito siano
considerabili come ACQUISITI e, comunque, essendo diritti RELATIVI E NN ASSOLUTI non
possono cadere in comunione. Sono invece, in comunione, I TITOLI DI CREDITO CD. DI
MASSA (ex. i buoni del tesoro ecc.), in quanto sono diritti REALTIVI CHE PERO’ SONO
INCORPORATI IN UN DOCUMENTO CHE E’ OGGETTO DI DIRITTO DI PROPRIETA’ (?)

Chi amministra i beni della comunione durante il matrimonio dall’art. 180 a 185cc
VENGONO AMMINISTRATI DA ENTRAMBI I CONIUGI DISGIUNTAMENTE (quindi o uno
o l’altro indifferentemente). La stessa cosa vale per la rappresentanza in giudizio sugli atti relativi
alla comunione (ex. se c’è un giudizio di un creditore va in processo o uno o l’altro
indifferentemente). la rappresentanza in giudizio spetta invece CONGIUNTAMENTE (QUINDI A
TUTTI E 2 INISEME), per quanto riguarda le azioni relative A DIRITTI PERSONALI DI
GODIMENTO E AD ATTI CHE ECCEDONO LA ORDINARIA AMMINISTRAZIONE (quindi
gli atti di straordinaria amm). Per quanto riguarda il compimento degli atti di straordinaria amm,
anche il compimento deve essere fatto CONGIUNTAMENTE.
Se per il compimento dell’atto straordinario, un coniuge si rifiuta di dare il consenso, l’altro coniuge
interessato a concluderlo, PUO’ CHIEDERE AL GIUDICE L’AUTORIZZAZIONE
DIMOSTRANDO CHE LA STIPULA DELL’ATTO, E’ NECESSARIA ALL’INTERESSE
DELLA FAMIGLIA O DELL’AZIENDA FAMILIARE.
Se un coniuge è lontano o impedito, l’altro può compiere CON AUTORIZZAZIONE DEL
GIUDICE GLI ATTI DI STRAORDINARIA AMM ANCHE SENZA AVERE PROCURA.
Uno dei coniugi può anche chiedere al giudice DI ESCLUDERE L’ALTRO, DALLA
AMMINISTRAZIONE QUANDO L’ALTRO E’ MINORE (però sempre superiore ai 16 anni)
OPPURE QUANDO NON PUO’ AMMINISTRARE (quando è sottoposto ad amministrazione di
sostegno oppure quando è inabilitato oppure se ha mal amministrato in passato).

Se un coniuge, compie un atto SENZA IL CONSENSO NECESSARIO DELL’ALTRO PUO’


SUCCEDERE :
- Che l’altro decida di convalidarlo
- se quest’atto non è convalidato e riguardava BENI IMMOBILI O MOBILI REGISTRATI,
QUEST’ATTO E’ ANNULLABILE SU RICHIESTA DEL CONIUGE CHE NON E’
STATO COINVOLTO, ED ENTRO 1 ANNO DALLA CONOSCENZA DELL’ATTO. E
COMUNQUE NON OLTRE UN ANNO DALLA TRASCRIZIONE. Se invece l’atto
riguardava BENI IMMOBILI SEMPLICI, L’ATTO RESTA VALIDO, MA IL CONIUGE
CHE L’HA FATTO DEVE RICOSTITUIRE LA COMUNIONE NELLO STATO IN CUI
ERA IN PRECEDENZA (impara a memoria) : quindi se ad esempio ha venduto il bene,
deve ricomprarlo oppure mettere l’equivalente a comunione.

Art 186 : CON IL PATRIMONIO IN COMUNIONE, SI PAGA : (RISPONDE)


- LE OBBLIGAZIONI CONTRATTE DA ENTRAMBI O DA 1 SOLO DEI 2
NELL’INTERESSE DELLA FAMIGLIA
- LE SPESE DI MANTENIMENTO
- LE SPESE RELATIVE ALLA AMMINISTRAZIONE DELLA COMUNIONE STESSA

Si discute, sulla possibilità che un coniuge conferisca all’altro, UNA PROCURA GENERALE PER
COMPIERE, DA SOLO, TUTTI GLI ATTI DI ORDINARIA AMM : è in dubbio perché, una
procura di questo tipo DEROGHEREBBE ALLA REGOLA DELLA AMMINISTRAZIONE
CONGIUNTA. Però, secondo il Perlingeri, questo tipo di procura è ammessa in quanto la procura
resta sempre revocabile e quindi il coniuge può sempre tornare ad amministrare congiuntamente la
comunione.

OBBLIGHI CHE GRAVANO SUI BENI DELLA COMUNIONE.


X le obbligazioni sorte prima o dopo il matrimonio, i creditori, POSSONO AGGREDIRE I BENI
DELLA COMUNIONE SOLAMENTE IN VIA SUSSIDIARIA (quindi quando i beni del coniuge
debitore, non erano in grado di soddisfarlo) PERO’ SOLO IN PROPORZIONE ALLA QUOTA
IDEALE DEL CONIUGE QUINDI NON POSSONO INTACCARE LA QUOTA (ossia la metà del
patrimonio) CHE E’ IDEALMENTE DELL’ALTRO CONIUGE.
Però, comunque, il creditore PERSONALE non è costretto ad AGGREDIRE PRIMA I BENI
PERSONALI E POI QUELLA QUOTA IDEALE DEL CONIUGE DEBITORE, MA PUO’
ANCHE INIZIARE A RIVALERSI SU QUEST’ULTIMA E POI, A QUEL PUNTO, SARANNO I
CONIUGI AD ECCEPIRE IL FATTO CHE CI SONO PRIMA DEI BENI PERSONALI DA
ESCUTERE.

Questa regola, vale anche al contrario : i creditori non del coniuge singolo ma della COPPIA, a loro
volta possono SE NN SONO SODDISFATTI DALLA COMUNIONE (quindi dai beni in essa)
POSSONO, IN VIA SUSSIDIARIA AGGREDIRE I BENI PERSONALI DI ENTRAMBI PERO’
FINO ALLA META’ DEL VALORE DEL CREDITO (quindi per metà del valore del credito
aggrediranno i beni di uno; per l’altra metà aggrediranno i beni dell’altro).

Se esistono creditori personali di un coniuge che quindi non sono soddisfatti dai beni di questo ed
aggrediscono la comunione e vanno in CONCORSO CON CREDITORI DI ENTRAMBI I
CONIUGI CHI PREVALE??
Prevalgono questi ultimi almeno che, i primi non abbiano UNA PRELAZIONE.

SCIOGLIMENTO DELLA COMUNIONE ex- art 191


La comunione si scioglie ex art. 191 il quale prevede delle CAUSE TASSATIVE A SEGUITO DI
UNA DELLE QUALI, I CONIUGI, POSSONO DIVIDERE IL PATRIMONIO IN COMUNE IN
PARTI UGUALI SIA IN ATTIVO CHE IN PASSIVO (DOPO AVER PROVVEDUTO AD
EVENTUALI RIMBORSI E RESTITUZIONI : si hanno quando uno dei coniugi, ha prelevato dal
patrimonio comune somme utilizzate per FINI DIVERSI DALLE CD. ‘’ OBBLIGAZIONI
FAMILIARI’’) e DOPO AVER PRELEVATO DALLA COMUNIONE (quindi escludendo dalla
divisione), I BENI MOBILI PERSONALI OPPURE IL LORO VALORE IN DENARO.

Se non si raggiunge, una divisione consensuale, si passa alla SEPARAZIONE GIUDIZIALE DEI
BENI : quindi rivolgendosi al giudice si chiede di intervenire con la separazione. Tra l’altro
l’intervento del giudice x la separazione dei beni si può anche chiedere quando uno dei coniugi
viene INTERDETTO, INABILITATO OPPURE AMMINISTRA MALE LA COMUNIONE E
QUANDO CON LA SUA CONDOTTA METTE IN PERICOLO LA INTEGRITA’ DELLA
COMUNIONE.

La comunione si scioglie per :


1. morte, assenza morte presunta di 1 dei coniugi o per fallimento
2. annullamento, scioglimento del matrimonio
3. separazione personale dei coniugi (ICONIUGI SI LASCIANO)
4. separazione giudiziale dei beni in comunione per le casude di cui sopra (I CONIUGI
STANNO SEMPRE UNSIEME PERO UNA DELLE PARTI CHIEDE AL GIUDICE DI
PORRE FINE ALLA COMUBIONE)
5. cambiamento del regime patrimoniale (IN QUESTO SONO LE PARTI CHE STIPULANO
UNA CONVENZIONE PATRIMONIAL CON CUI CAMBIANO QUESTO REGIME MA
RSTANO SEMPRE INSIEME).

COMUNIONE CONVENZIONALE
È un regime patrimoniale che deriva sempre da CONVENZIONE, con la quale però SI MODIFICA
LA COMUNIONE LEGALE CLASSICA. Quindi non è disciplinata in toto come nel caso della
comunione legale perché è lasciata alla autonomia delle parti però con alcuni limiti : nel senso che il
cc, precisa quali sono le regole della comunione legale, CHE NON POSSONO ESSERE
DEROGATE. Queste regole INDEROGABILI sono, ex art. 210cc c 3, :
- LE NORME RELATIVE ALL’AMMINISTRAZIONE DEI BENI DELLA COMUNIONE
- LA UGUALIZANZA DELLE QUOTE
- NON POSSONO ESSERE COMPRESE NELLA COMUNIONE ALCUNUNI BENI
PERSONALI ossia : Non possono essere compresi in comunione anche I BENI
DESTINATI ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE E I BENI OTTENUTI A
TITOLO DI RISARCIMENTO E LA PENSIONE DI INVALIDITA’ (INVECE GLI
ALTRI BENI PERSONALI DIVERSI DA QUESTI SI. Ex. i beni acquisiti in donazione
oppure quelli di cui era proprietario il coniuge prima del matrimonio)
- NON POSSONO ESSERE COMPRESI IN COMUNIONE I BENI AD USO
STRETTAMENTE PERSONALE (che sono un’altra categoria dei beni personali)

Possono invece essere messi in comunione :


- I beni che, di solito, fanno parte della COMUNIONE DE RESIDUO : QUINDI I
PROVENTI DELL’ATTIVITA’ SEPARATA E I FRUTTI DEI BENI PROPRI DEI
CONIUGI.

E’ possibile per le parti, stipulare convenzioni sul regime patrimoniale in CONFORMITA’ AD USI
E LEGGI STRANIERE : per esempio è possibile regolare il regime patrimoniale mediante un trust.
Questa teoria, però, viene smentita da un’interpretazione letterale dell’art. 210cc, il quale dice che I
CONIUGI POSSONO MODIFICARE IL REGIME PATRIMONIALE, SOLO CON
CONVENZIONI STIPULATE A NORMA DELL’ART 162cc (quindi atto pubblica ad
substantiam).

FONDO PATRIMONIALE
ART. 167. Cos’è?
E’ UN PATRIMONIO DESTINATO a far FRONTE AI BENI DELLA FAMIGLIA, costituito DA
CIASCUN CONIUGE O DA ENTRAMBI O ANCHE DA UN 3 (se il terzo è vivo serve la
ACCETTAZIONE DA PARTE DEI CONIGI se è morto lo può fare per TESTAMENTO
TRAMITE UN LEGATO). La forma richiesta è l’ATTO PUBBLICO (laddove il fondo venga
costituito dai coniugi o dal 3 vivo). La costituzione può essere fatta PRIMA O DURANTE IL
MATRIMONIO.
Al fondo patrimoniale, possono essere destinati :
- Beni immobili
- Mobili registrati
- Titoli di credito resi nominativi (non so che cazzo vuol dire impara a memoria porco dio)
- Possono essere conferiti anche beni che sono sottoposti alla comunione legale (Questo
creerebbe una sovrapposizione di discipline; NB : qiudni da ciò si deduce che la comunione
ad esempio non esclude il fondo patrimoniale)
NB : quindi non mobili semplici

Il fondo patrimoniale è pur sempre una CONVENZIONE MATRIMONIALE PERCHE’


COMUNQUE MODIFICA IL REGIME PATRIMONIALE DELLA FAMIGLIA, VINCOLANDO
QUESTI BENI.

La proprietà dei beni che costituiscono il fondo, spetta, salvo diversamente stabilito AD
ENTRAMBI.
L’atto costitutivo può prevedere però la RISERVA DI PROPRIETA’ DI ALCUNI BENI IN CAPO
A CHI COSTITUISCE IL FONDO.
L’Amministrazione dei beni del fondo segue le regole della comunione : i coniugi quindi
nell’amministrare il fondo, devono tener conto DEGLI INTERESSI FAMIGLIARI CHE IL
FONOD REALIZZA, ciò comporta che NON SI POSSONO ALIENARE , IPOTECARE, E
VINCOLARE I BENI FACENTI PARTE DEL FONDO SE NON CON IL CONSENSO DI
ENTRAMBI I CONIUGI E CON AUTORIZZAZIONE DEL GIUDICE SE CI SONO FIGLI
MINORI IN CASO DI NECESSITA’ O UTILITA’ EVIDENTE.
Il vincolo di destinazione dei beni del fondo, IMPEDISCE L’AZIONE ESECUTIVA DEI
CREDITORI SE, ESSI, ERANO IN MALA FEDE (quindi la regola generale è quella per cui i beni
del fondo patrimoniale non possono essere aggrediti dai creditori personali di uno dei due coniugi
( cioè se ovviamente quel debito per i coniuge è sorto per scopi estranei a quelli familiari). Questa
‘’impossibilità’’ di aggredire quei beni è prevista laddove il creditore fosse in mala fede, cioè
SAPESSE APPUNTO CHE QUEL CREDITO E’ SORTO PER QUESTI SCOPI ESTRANEI
ALLA FAMIGLIA. Ma, laddove il creditore fosse in buona fede, cioè laddove avesse creduto che il
debito di Tizio fosse stato contratto x la famiglia, può comunque AGGREDIRLI -> non siamo
sicuri di questa cosa, quindi imparala ma non dirla). Il conferimento dei beni al fondo patrimoniale
PUO’ ESSERE OGGETTO DI AZIONE REVOCATORIA SIA ORDINARIA CHE
FALLIMENTARE. Addirittura è stata prevista un’azione semplificata per la espropriazione di
questi beni che è l’art. 2929bis di cui però è discussa l’applicabilità.

Al fondo quindi sono conferiti determinati beni : questo conferimento viene considerato
ANALOGO AD UNA DONAZIONE, di conseguenza è REVOCABILE IN CASO DI
INGRATITUDINE O SOPRAVVENIENZA DI FIGLI (quando nascono) E PUO’ ESSERE
RIDOTTO IN DETERMINATE SITUAZIONI SUCCESSORIE.
L’assimilazione alla donazione, secondo il Perlingeri è discutibile in quanto il fondo patrimoniale,
avrebbe un PROFILO CAUSALE AUTONOMO (quindi distinta dalla causa della donazione) :
OSSIA, LA DESTINAZIONE DI QUESTI BENI A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA (quindi non
è esattamente un atto di liberalità che arricchisce un qualcuno).
Si discute sulla possibilità di attribuire al fondo beni futuri : ovviamente se si segue la tesi della
assimilazione del fondo alla donazione, NON SAREBBE POSSIBILE IN VIRTU’ DEL FATTO
CHE VIGE IL DIVIETO DI DONAZIONE DI BENI FUTURI (e quidni questo divieto si
applicherebbe per analogia); se invece si supera questa tesi e si segue quindi la teoria opposta, si
dovrebbe concludere x la soluzione positiva.

CESSAZIONE DEL FONDO :


il fondo cessa a seguito di ANNULLAMENTO, SCIOGLIMENTO E CESSAZIONE DEL
MATRIMONIO (cessazione degli effetti civili del matrimonio vedi dopo). In presenza di figli
minori, il vincolo di destinazione cessa quando diventa maggiorenne l’ultimo figlio o l’unico : ED
E’ IL MOMENTO IN CUI IL GIUDICE FISSA NORME PER L’AMMINISTRAZIONE
SUCCESSIVA DEL FONDO (ossia cosa fare con quello che era il fondo) E PUO’ ATTRIBUIRE
AI FIGLI UNA QUOTA DI QUESTI BENI.
Se non ci sono figli, invece, si applicano le disposizioni SULLO SCIOGLIMENTO DELLA
COMUNIONE LEGALE.

SEPARAZIONE DEI BENI.


Art. 215 : ‘’ i coniugi possono convenire che, coiascuno di essi, conservi, la titolarità esclusiva dei
beni acquistati durante il matrimonio’’. In questo caso, a ciascun coniuge ai sensi dell’art. 217cc,
SPETTA IL GODIMENTO E L’AMMINISTRAZIONE DEI BENI DI CUI E’ TITOLARE
ESCLUSIVO QUINDI SEGUENDO LE REGOLE ORDINARIE DI DIRITTO PRIVATO.
Questo regime di separazione, di norma, viene istituito con una CONVENZIONE
MATRIMONIALE, oppure, ai sensi dell’art. 162cc CON UNA DICHIARAZIONE SEMPLICE,
RESA AL MATRIMONIO, nei confronti del parroco o dell’ufficiale di stato civile procedente.
Ci sono casi in cui, la costituzione di questo regime, non è volontaria ma è AUTORITATIVA (EX
LEGEM). CIOE’ QUANDO, VIGE LA COMUNIONE LEGALE (come regime patrimoniale
ordinario) PERO’ QUESTA COMUNIONE LEGALE, SI SCIOGLIE, PUR RESTANDO
INTATTO IL RAPPORTO MATRIMONIALE E SI TRASFORMA IN SEPARAZIONE :
- Fallimento di uno dei coniugi
- Interdizione, inabilitazione
- Cattiva amministrazione della comunione
- Ecc.

Ciascun coniuge, nella separazione, può però decidere, DI CONFERIRE LA PROCURA (che deve
essere SEMPRE REVOCABILE, altrimenti si violerebbe la parità coniugale) ALL’ALTRO, PER
AMMINISTRARE I BENI O, SENZA PROCURA, LASCIARE IL GODIMENTO DEI BENI
STESSI. In questi casi, si applicano rispettivamente le regole DI MANDATO E USUFRUTTO.

Il regime di separazione dei beni, è un REGIME UNIVERSALE : cioè riguarda TUTTI I BENI DEI
CONIUGI.
Ciononostante SE SORGE UN CONTROVERSIA TRA I CONIUGI, SULLA TITOLARITA’ DI
DETERMINATI BENI, SI PRESUME CHE SI TRATTI, DI BENI COMUNI AD ENTRAMBI
(anche in regime di separazione : quindi quel bene sarà al 50% di ognuno) ALMENO CHE, UNO
DI ESSI, NON RIESCA A DARE, CON OGNI MEZZO DI PROVA, DIMOSTRAZIONE DI
ESSERNE PROPRIETARIO ESCLUSIVO.

REGME PATRIMONIALE DELLE UNIONI CIVILI E DELLE CONVIVENZE DI FATTO.


Il regime patrimoniali nelle unioni civili, segue le regole di quello matrimoniale ed è incentrato sul
DOVERE DI CONTRIBUZIONE (CHE E’ DETTO REGIME PRIMARIO INDEROGABILE) :
secondo cui, quindi, CIASCUNO DEVE PARTECIPARE IN BASE ALLE PROPRIE
CAPACITA’, AL SOSTENTAMENTO DELLA UNIONE. In assenza di diversa convenzione, il
regime patrimoniale per le unioni civili è QUELLO DELLA COMUNIONE DEI BENI (CHE E’
DETTO REGIME SECONDARIO impara a memoria), viene anche richiamata la
regolamentazione, del FONDO PATRIMONIALE, DELLA COMUNIONE CONVENZIONALE E
DELLA SEPARAZIONE DEI BENI.
Alle unioni civili si applicano anche : LA DISCIPLINA SUGLI OBBLIGHI ALIMENTARI E LA
DISCIPLINA DEL DIRITTO SUCCESSORIO SU EREDITA’, INDENNITA’, LEGITTIMARI,
COLLAZIONE E PATTO DI FAMIGLIA.

Per quanto riguarda il DOVERE DI CONTRIBUZIONE, questo è anche regime patrimoniale,


PRIMARIO ED INDERGOABILE ANCHE NELLE CONVIVENZE DI FATTO. Tant’è vero che :
se c’è un eventuale contratto di convivenza, questo sarebbe nullo se lo violasse (se ci fosse scritto
che uno dei 2 non deve partecipare alle spese) : in quanto si violerebbe Il PRINCIPIO DI PARITA’
CONIUGALE CHE SI APPLICA ANCHE ALLE CONVIVENZE.
Anche in caso della cessazione della convivenza, se, un ex convivenza, VERSA IN STATO DI
BISGONO, HA DIRITTO AGLI ALIMENTI (ADDIRITTURA CON PRECENZA EVENTUALE
SU FRATELLI E SORELLE DELL’ALTRO). Per quanto riguarda il contratto di convivenza (che
quindi detta le modalità di attuazione del regime patrimoniale), esso deve rivestire, a PENA DI
NULLITA’ LA FORMA DELL’ATTO PUBBLICO O DELLA SCRITTURA PRIVATA
AUTENTICATA DA UN NOTAIO. Una copia del contratto, deve essere iscritta poi
ALLA’ANAGRAFE PER RENDERLO OPPONIBILE AI 3.
Il contratto, che non può essere sottoposto a termine o condizione, si RISOLVE IN CASO DI
MORTE (di uno o di entrambi) DI RECESSO, DI MUTUO CONSENSO (questi ultimi 2 devono
essere fatti sempre tramite atto pubblico o della scrittura privata), O QUANDO I CONVIVENTI SI
SPOSANO O SI UNISCONO CIVILMENTE O, TRA LORO, O UNO CON UNA PERSONA
DIVERSA.
Il contratto di convivenza, è nullo e NON SANABILE (oltre che per la forma), ANCHE QUANDO
E’ STIPULATO DA SOGGETTI CHE SONO GIA’ SPOSATI TRA LORO O GIA’ UNITI
CIVILMENTE (sempre tra loro) o CHE AVEVANO STIPULATO GIA’ UN ALTRO
CONTRATTO. E’ NULLO ANCHE COME DETTO SE NN PREVEDE IL DOVERE DI
CONTRIBUZIONE (QUINDI LA PARITA’ TRA LE PARTI). E’ NULLO ANCHE SE C’E’
IMPEDIMENTUM CRIMINIS E POI, CASO PARTICOLARE, E’ NULLO SE UNA DELLE
PARTI, E’ MINORE O INCAPACE : è un caso particolare in quanto un contratto di questo tipo
dovrebbe essere, di norma annullabile e non nullo, e quindi è una deroga alle regole ordinarie del
codice civile in tema di contratto.
In caso di scioglimento della convivenza, FONDATA SULLA COMUNIONE DEI BENI, si
applicano le regole previste per il matrimonio (vedi).

CRISI DEI RAPPORTI FAMILIARI.


La crisi del rapporto coniugale, può portare alla sua dissoluzione, poiché ai coniugi, E’
CONCESSO IN SITUAZIONI DI QUESTO TIPO (CHE SONO SITUAZIONI DI TIPO
IRRIMEDIABILE), DI ESPERIRE IL RIMEDIO DELLA SEPARAZIONE O DEL DIVORZIO.
In queste situazioni, che sono disciplinate dal cc, e dalla legge 162 del 2014 (che ha introdotto la
separazione e il divorzio assistiti), è previsto comunque, UN INTERVENTO DEL GIUDICE : CHE
E’ UN INTERVENTO DI CONTROLLO SOPRATTUTTO ‘’ SUGLI EFFETTI PATRIMONIALI
ED ESISTENZIALI’’ CHE LO SCIOGLIMENTO DEL MATRIMONIO CAUSA,
SOPRATTUTTO NEI CONFRONTI DEI SOGG ‘’ DEBOLI ‘’ (in primis dei figli minori).
Il giudice però, non ha nessun sindacato sulla opportunità (cioè sulla volontà dei coniugi) : NON
PUO’ IMPEDIRE LA CRISI QUINDI DEL RAPPORTO CONIUGALE, tant’è vero che LE
SENTENZE DI SEPARAZIONE E I PROVV DI DIVORZIO, A DIFFERENZA DELLE
NORMALI SENTENZE, SONO PROVVEDIMENTI VINCOLATI (cioè il giudice deve limitarsi
ad accertare la volontà delle parti) : nel senso che ,I coniugi, possono porre FINE LIBERAMENTE
ALLA VITA IN COMUNE, SCIOGLIENDOSI DA UN RAPPORTO CHE CONSIDERANO
INTOLLERABILE, SENZA CHE IL GIUDICE POSSA SINDACARE L’EFFETTIVA
INTOLLERABILITA’.

Uno dei rimedi alle crisi della coppia è la SEPARAZIONE PERSONALE, CHE SI DISTINGUE
DAL DIVORZIO PERCHE’, NON SCIOGLIE IL MATRIMONIO (quindi alla cessazione degli
effetti giuridici dello stesso : quindi ad esempio le parti non si possono risposare), MA METTE, IN
‘’ QUIESCIENZA’’ (limbo : come cioè se sospendesse) ALCUNI DIRITTI ED OBBLIGHI DEI
CONIUGI che in sostanza ‘’ non hanno senso’’ se non c’è la covivenza. Questi diritti sono
appunto : la cessazione dell’obbligo di convivenza. E sono quidni modificati gli obblighi connessi
DI ASSISTENZA E DI COLLABORAZIONE.
La separazione è vista dalla legge, peraltro, a differenza del divorzio COME UNA SITUAZIONE
TRANSITORIA, QUINDI PRECARIA : nel senso che può essere cessata IN QUALUNQUE
MOMENTO SENZA BISOGNO DI FORMALITA’ (quindi anche attraverso una semplice ripresa
della convivenza : CHE SI CHIAMA RICONCILIAZIONE).
Il codice si occupa solo della SEPARAZIONE LEGALE (ma può anche esserci quindi una
SEPARAZIONE DI FATTO : CHE SI VERIFICA QUANDO LA CONVIVENZA SI
INTERROMPE SENZA BISOGNO DI ALCUN PROVVEDIMENTO quindi meramente ‘’ con un
allontanamento non temporaneo di un coniuge dalla casa coniugale’’. Anche in virtù, di un rifiuto
UNILATERALE A PROSEGUIRE LA VITA IN COMUNE. La separazione di fatto NON HA
CONSEGUENZE GIURIDICHE : nel senso che, ciascuno dei coniugi può chiedere, in qualunque
momento la ripresa della convivenza). Per quanto riguarda la separazione legale, può essere :
- GIUDIZIALE
- CONSENSUALE
ENTRAMBE SONO STATE RIFORMATE NEL 1975. PARTIAMO DA QUELLA GIUDIZIALE
: Prima della riforma, la separazione giudiziale, POTEVA ESSERE CHIESTA DA UN CONIUGE
SOLAMENTE IN VIRTU’ DI UNA COLPA DELL’ALTRO : una colpa che si sostanziava in un
comportamento che era espressamente previsto come causa di separazione (ex. adulterio, minacce,
gravi ingiurie ecc). oggi invece, l’art. 151cc (che riguarda sempre la separazione giudiziale), dice
che : la separazione, può essere chiesta, quando si verificano anche indipendentemente dalla volontà
di uno o di entrambi i coniugi, FATTI TALI DA RENDERE INTOLLERABILE LA
PROSECUZIONE DELLA CONVIVENZA O DA RECARE, GRAVE PREGIUDIZIO ALLA
EDUCAZIONE DELLA PROLE. Quindi non c’è più bisogno che si verifichi una CAUSA
TASSATIVA MA, I REQUISITI, SONO QUELLI :
- DELLA INTOLLERABILITA’
- E DEL GRAVE PREGIUDIZIO
Il che, secondo la giurisprudenza, si può verificare, ANCHE SEMPLICEMENTE QUANDO UNA
PARTE DECIDE, DI NON VOLER + PROSEGUIRE NEL RAPPORTO CONIUGALE,
ALDILA’ DELLA CAUSA CHE LO SPINGE. Perciò, con la riforma, è EMERSA LA ESIGENZA
DI CONSENTIRE AL CONIUGE DI SEPARARSI ‘’ OGNIQUALVOLTA VIENE MENO LA
COMUNIONE AFFETTIVA’’ SENZA CHE SIA NECESSARIA UNA RESPONSABILITA’ A
CARICO DELL’ALTRO.
Quindi, la separazione, non è + considerata come UNA SANZIONE PER LA COLPA DI UN
CONIUGE MA QUINDI PUO’ ANCHE REALIZZARSI SENZA CHE VI SIA ALCUN
CONIUGE COLPEVOLE. E’ cambiato quindi il suo fondamento : che non è + la colpa ma la
INTOLLERABILITA’ O IL PREGIUDIZIALITA’ DI UN’EVENTUALE CONTINUAZIONE
DELLA CONVIVENZA A PRESCINDERE DALLE RAGIONI DELLA CRISI.

La rilevanza della colpa, però, è stata mantenuta nel nostro ordinamento seppur non come
fondamento : il giudice che pronuncia la separazione, sempre ai sensi dell’art. 151cc, se ne
ricorrono le circostanze, e se viene richiesto esplicitamente, può dichiarare L’ ADDEBITABILITA’
DELLA SEPARAZIONE A UNO O A ENTRAMBI I CONIUGI, SULLA BASE DI CHI HA
COMPIUTO COMPORTAMENTI CONTRARI AI DOVERI MATRIMONIALI,
COMPORTAMENTI CHE HANNO CAUSATO QUIDNI, SECONDO IL GIUDICE LA
SEPARAZIONE (quindi è un elemento EVENTUALE possiamo dire).
L’addebito però, influisce solo SU PROFILI PATRIMONIALI.
L’addebito che quindi come la colpa è EVENTUALE ED ECCEZIONALE, VIENE
PRONUNCIATO SOLO PER GRAVI VIOLAZIONI DEI DOVERI MATRIMONIALI.

Prima di procedere, il giudice, DEVE OBBLIGATORIAMENTE CERCARE LA


CONCILIAZIONE E SENTIRE, IN TAL SENSO, FIGLI MINORI E MAGGIORENNI NN
AUTOSUFFICIENTI.
La separazione giudiziale è UN NORMALE PROCEDIMENTO CONTENZIOSO CHE SI
INSTAURA CON RICORSO DEL CONIUGE INTERESSATO, FATTO AL TRIBUNALE
COMPETENTE IN BASE ALLA RESIDENZA COMUNE DEI CONIUGI O, SE NON VIVONO
INSIEME, ALLA RESIDENZA DEL CONIUGE CONVENUTO.
Nel procedimento, può essere disposto l’ACOLTO DEI FIGLI MINORENNI, E POSSONO
INTERVENIRE I FIGLI MAGGIORENNI NON AUTOSUFFICIENTI AFFINCHE’ POSSANO
AVER DIRIITTO ALL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO. La sentenza di separazione è
impugnabile. I provvedimenti riguardanti i figli e i coniugi (come quello riguardante l’assegno
famigliare), non hanno mai carattere definitivo, cioè sono sempre revisionabili CON UN
APPOSITO PROCEDIMENTO IN CAMERA DI CONSIGLIO.
In presenza di gravi inadempienze, tali da rendere PREGIUDIZIO AI MINORI, il giudice PUO’
CONDANNARE I CONIUGI A RISARCIRE I DANNI AI MINORI O A PAGARE UNA
SANZIONE AMMINISTRATIVA.
I coniugi, ai sensi dell’art. 157, DOPO LA EVENTUALE SENTENZA DI SEPARAZIONE,
POSSONO LIBERAMENTE FAR CESSARE GLI EFFETTI DELLA SENTENZA DELLA
SEPARAZIONE SENZA UN ULTERIORE INTERVENTO DEL GIUDICE (cioè possono tornare
a star insieme dopo senza che vi sia una sentenza del giudice ulteriore), A TAL FINE E’
NECESSARIA UNA ESPRESSA DICHIARAZIONE O ANCHE TRAMITE COMPORTAMENTI
NON EQUIVOCI. In questi casi, si parla di RICONCILIAZIONE. Quest’ultima, può anche
avvenire, PRIMA DELLA SENTENZA : ed in questo caso, la domanda di separazione è ‘’
abbandonata’’ (come dice l’articolo 154cc).

SEPARAZIONE CONSENSUALE ex art. 158cc


E’ una separazione a cui i coniugi arrivano CONSENSUALMENTE, che però ha EFFETTO SOLO
CON L’OMOLOGAZIONE DEL GIUDICE (quindi il giudice anche in questo caso intervenire ma,
a differenza del caso di cui sopra, NON DEVE INSTAURARE UN CONTENZIOSO MA DEVE
SOLO ‘’ OMOLOGARE’’ LA SEPARAZIONE.) Tant’è verò che il provv di omologazione è fatto
sotto forma di DECRETO E NN DI SENTENZA ED E’ UN PRVV DI VOLONTARIA
GIURISDIZIONE.
Anche in questo caso, comunque, PRIMA DELLA OMOLOGAZIONE, IL PRESIDENTE DEL
TRIBUNALE (quindi il giudice) DEVE OBBLIGATORIAMENTE ESPERIRE IL TENTATIVO
DI CONCILIAZIONE ED ASCOLTARE I FIGLI MINORI E MAGGIORENNI NON
AUTOSUFFICIENTI.
Non è ammessa alcuna valutazione SULLE RAGIONI DELLA SEPARAZIONE PERO’,
L’OMOLOGAZIONE PUO’ ESSERE RIFIUTATA :
Quando il contenuto dell’accordo dei coniugi sia PREGIUDIZIEVOLE PER I FIGLI. In
questo caso il giudice riconvoca i coniugi indicando le modifiche da adottare e, se la
soluzione, è rifiutata dalle parti, il giudice rifiuta nuovamente la omologazione.
L’accordo di separazione (che è quello che il giudice deve omologare), DETERMINA LE
MODALITA’ DI MANTENIMENTO : cioè può disporre, il trasferimento di alcuni beni da un
coniuge all’altro, e può contenere una serie di pattuizioni patrimoniali. I coniugi possono poi
integrare l’accordo di separazione, CON ALTRI ACCORDI CHE DI VOLTA IN VOLTA SI
CONSIDERANO NECESSARI (DEFINITI CONDIZIONI DELLA SEPARAZIONE), quindi per
adeguare i loro accordi alla situazione in evoluzione (Ex. un figlio diventa maggiorenne, va
all’università e si mettono d’accordo su come pagare le tasse).
Inoltre ci possono essere degli accordi SUCCESSIVI che MODIFICANO QUELLO
OMOLOGATO (quindi diversamente dagli accordi di cui sopra che invece lo integrano), QUESTI
ACCORDI SUCCESSIVI, di base non vanno omologati, ALMENO CHE NON RIGUARDINO I
FIGLI (in quanto in questo caso deve sempre controllare per loro vantaggiosi.
Oltre all’accordo di separazione, le parti possono perfezionare delle INTESE : su specifiche
questioni. Intese che possono essere anche contestuali al DECRETO DI OMOLOGAZIONE : ad
esempio delle intese x risolvere delle questioni fiscali. Queste non sono omologate dal giudice, per
questa ragione, devono comunque non essere INTERFERENTI CON L’ACCORDO
OMOLOGATO e NON DEVONO PREGIUDICARE INTERESSE DEI FIGLI.
Si discute sulla possibilità per un coniuge (PRIMA DELLA OMOLOGAZIONE), di RITIRARE IL
SUO CONSENSO ALL’ACCORDO DI SEPARAZIONE. Si discute perché, secondo alcuni si
potrebbe fare in quanto FINO ALLA OMOLOGAZIONE, LA SEPARAZIONE NON E’
VINCOLANTE.
Secondo altri invece, il coniuge non potrebbe ritirare il consenso in quanto l’accordo sarebbe
vincolante ANCORA PRIMA DELLA OMOLOGAZIONE CHE E’ SOLO UNA CONDIZIONE
SOSPENSIVA PER LA EFFICACIA DI QUELL’ACCORDO.
Anche nella separazione consensuale, il presidente del tribunale, che deve quindi omologare
l’accordo, può disporre PROVVEDIMENTI SULL’AFFIDAMENTO DEI FIGLI E LA
CONTRIBUZIONE DEI CONIUGI ALLE LORO ESIGENZE (quindi come avviene nella
separazione giudiziale), però come avviene in questo caso, i provv del tribunale devono rispecchiare
gli accordi dei coniugi sui punti (sulle diverse problematiche).

FORME DI SEPARAZIONE PARTICOLARI : separazione temporanea e di fatto.

La separazione temporanea, viene DISPOSTA DAL TRIBUNALE QUANDO E’ STATA


CHIESTA LA INVALIDITA’ DEL MATRIMONIO (ad esempio per inmpedimentum criminis che
è stato scoperto dopo il matrimonio), quindi DURANTE IL PROCESSO IL TRIBUNALE PUO’
ORDINARE LA SEPARAZIONE.
Inoltre, il tribunale, può ordinare la separazione temporanea dei coniugi, ANCHE CON UN
PROVVEDIMENTO UNRGENTE DURANTE UN PROCESSO PER DIVORZIO o per
SEPARAZIONE STESSA.
Quindi con la separazione temporanea ordinata dal tribunale, ovviamente CESSA L’OBBLIGO DI
COABITAZIONE PERO’ NON VIENE MENO LA COMUNIONE LEGALE DEI BENI, SE
C’ERA, E LA SOSPENSIONE DEGLI ALTRI DOVERI LEGALI, SEBBENE IL DOVERE DI
FEDELTA’ VA VALUTATO IN BASE ALLA SITUAZIONE DI FATTO. Cioè : se il
procedimento per divorzio, nel corso del quale viene ordinata la separazione temporanea, era
dovuto al fatto che uno dei due coniugi aveva una relazione con un altro, è chiaro che la separazione
temporanea , non impone a nessuno dei due di mantenere il dovere di fedeltà.
Quindi con la separazione temporanea si producono degli effetti tipici della separazione ordinaria
(come ad esempio il vnir meno dell’obbligo di coabitazione); mentre altri effetti tipici della
separazione ordinaria, non si producono (come ad esempio non si produce lo scioglimento della
comunione che invece avviene per la separazione ordinaria cioè giudiziale o consensuale).

SEPARAZIONE DI FATTO.
Consiste, in una STABILE INTERRUZIONE DELLA CONVIVENZA ATTUATA AL DI FUORI
DELLE IPOTESI PREVISTE DALLA LEGGE . quindi attuata :
- Senza un accordo di separazione da omologare
- Senza una sentenza di separazione
La separazione di fatto, si verifica quando i coniugi, hanno COMUNQUE LA COMUNE
VOLONTA’, DI ALLONTANARSI TRA LORO O, QUANTO MENO QUANDO UNO DEI
CONIUIGI MANIFESTA ALL’ALTRO LA VOLONTA’ DI ALLONTANARSI E L’ALTRO
TOLLERA QUESTA VOLONTA (altrimenti si tratta di una MERA INTERRUZIONE DELLA
CONVIVENZA CHE PUO’ PORTARE, se non c’è giusta causa, ALLA SOSPENSIONE DEL
DIRITTO DI ASSISTENZA MORALE E MATERIALE NEI CONFRONTI DI CHI SI
ALLONTANA.).

Gli effetti che l’ordinamento lega alla separazione di fatto sono :


innanzitutto è previsto che, i coniugi, POSSANO STIPULARE UN ACCORDO, SULLE
CONSEGUENZE PATRIMONIALI DELLA LORO SEPARAZIONE DI FATTO (in autonomia,
senza intervento del giudice). Questi accordi, sono stati giudicati VALIDI dalla Corte Cots. Questi
accordi, pero’ non possono prevedere la SOSPENSIONE DI TUTTI I DOVERI CONIUGALI : in
quanto questa sospensione fa SEGUITO SOLAMENTE ALLA SEPARAZIONE LEGALE. Inoltre,
se durante la separazione di fatto, uno dei coniugi, DOVESSE VIOLARE UN DOVERE
CONIUGALE (ex. l’assistenza materiale e quindi non contribuire alle spese), l’altra parte, POTRA’
CHIEDERE LA SEPARAZIONE GIUDIZIALE CON ADDEBITO.
Inoltre, la separazione di fatto era anche causa di divorzio, prima della legge del 2014 (oggi non +)
ms continua ad essere una causa di IMPEDIMENTO DELLA ADOZIONE (vedi dopo).
EFFETTI DELLA SEPARAZIONE LEGALE.
Si distinguono : EFFETTI PATRIMONIALI E PERSONALI.
PERSONALI.
La separazione legale, INTERROMPE LA CONVIVENZA CONIUGALE, o meglio LA
COMUNIONE AFFETTIVA (in quanto non vi è un divieto per i coniugi di continuare, nonostante
separazione, a vivere insieme) SENZA COMPORTARE LO SCIOGLIMENTO DEL
MATRIMONIO.
Ciò vuol dire che : I DOVERI MATRIMONIALI RESTANO, MA SOLAMENTE SE SONO
COMPATIBILI CON LO STATO DI SEPARAZIONE (cioè in pratica con questa assenza di
comunione affettiva).È incompatibile il DOVERE DI COABITAZIONE : quindi questo tipo di
dovere viene meno con la separazione (anche se non vi è un divieto come detto sopra). Quindi, se
dopo la separazione, un coniuge si allontana, l’altro non può chiedere al giudice l’addebito.
Sono compatibili e quindi restano tali anche a seguito della separazione :
1. Doveri di fedeltà : per quanto riguarda questo però, la questione è + rilevante : in quanto, se
viene violato, può mutare il titolo della separazione(?).
2. Dovere di assistenza morale : che è una espressione DI SOLIDARIETA’ AFFETTIVA;
questo resta tale anche dopo la separazione ma si attenua perché ovviamente NON PUO’ +
REALIZZARSI COL TIPICO SOSTEGNO QUOTIDIANO DELLA CONVIVENZA.
3. Dovere di collaborazione : resta valido per l’ASSOLVIMENTO DEI DOVERI NEI
RIGUARDI DEI FIGLI.
4. Diritto di usare il cognome del marito : la moglie lo conserva TRANNE QUANDO
COMPORTA UN GRAVE PREGIUDIZIO PER IL MARITO. Se invece, è la moglie, che
viene pregiudicata dal cognome del marito, il giudice può autorizzarla a non usarlo +.
5. Viene meno la presunzione di paternità : se, dopo la separazione, la moglie resta incinta, non
si presume +, a livello giuridico, che il marito sia il padre.

Effetti patrimoniali.
- Dovere di assistenza materiale : ex art 156cc esso viene, a seguito della separazione,
attenuato in quanto il coniuge a cui non è addebitabile la separazione, ha diritto a ricevere
dall’altro, QUANTO E’ NECESSARIO X IL MANTENIMENTO MA CIO’ AVVIENE
SOLO SE NON HA REDDITI PROPRI (ecco dove si trova l’attenuazione). Quindi i
requisiti dell’assegno di mantenimento sono 2 : 1) addebitabilità all’altro della separazione;
2) assenza di redditi propri del beneficiario.
L’entità di questa somministrazione, varia in base alle circostanze, e ai redditi
dell’obbligato; si ritiene che per la quantificazione si deve tener conto della durata del
matrimonio ed, addirittura, la Cassazione HA ESCLUSO DEL TUTTO, L’OBBLIGO DI
MANTENIMENTO PER UN MATRIMONIO DELLA DURATA DI 40g. Secondo la
teoria prevalente, a proposito di questa entità, si dice che al coniuge che non ha redditi e
sostanze VA GARANTITO, DA PARTE DELL’ALTRO LO STESSO TENORE DI VITA
A CUI AVEVA DIRITTO DURANTE LA CONVIVENZA. Sempre per quanto riguarda
l’entità : l’assegno di mantenimento deve tenere anche conto, di eventuali altri aiuti che il
coniuge che riceve l’assegno riceve ad esempio dai parenti (nel senso che, se in costanza di
matrimonio, uno dei coniugi aveva un alto di vita per via anche dell’aiuto ad esempio del
padre, questa ‘’ robustezza’’ dell’aiuto familiare, dovrà essere tenuta in conto x la
determinazione dell’assegno). Se il coniuge che deve ricevere l’assegno, teme che quello
obbligato, si possa SOTTRARRE A TALE ADEMPIMENTO (perché ad esempio non versa
in buone condizioni eco), il giudice può imporre al coniuge obbligato di PRESTARE UNA
GARANZIA PERSONALE O REALE (o una fideiussione o un pegno o un’ipoteca). Se
l’obbligato è inadempiente, il beneficiario dell’assegno può farli sequestrare dei beni, tra cui
anche le somme che il coniuge obbligato riceve ad esempio per lavoro subordinato o
pensione. La sentenza che ottiene dal giudice una SENTENZA DI PAGAMENTO
DELL’ASSEGNO CHE COSTITUISCE TITOLO PER ISCRIZIONE DI IPOTECA
EVENTUALMENTE SU IMMOBILE. Un ulteriore presupposto per l’assegno di
mantenimento (oltre al principale che è l’addebitabilità), è che L’ALTRO CONIUGE
(quindi chi lo da) SIA IN GRADO DI PROVVEDERVI.
L’inadempimento di questo obbligo verso il coniuge separato è anche sanzionato
PENALMENTE. È comunque possibile, per il giudice, REVOCARE O MODIFICARE I
PROVVEDIMENTI RELATIVI ALL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO SE, DOPO
QUESTI PROVVEDIMENTI, SOPRAGGIUNGONO GIUSTIFICATI MOTIVI (ad
esempio nel caso in cui l’obbligato perde il lavoro).
Sempre in quest’ambito, va detto che : DOPO LA SEPARAZIONE ED A PRESCINDERE
DALL’ADDEBITO VERSO UNA PARTE, RESTA FERMO L’OBBLIGO DI PRESTARE
GLI ALIMENTI. Riceve gli alimenti IL CONIUGE IN DIFFICOLTA’ A PRESCINDERE
DAL FATTO CHE SU DI LUI VERSI L’ADDEBITABILITA’ (diversamente dall’assegno
di mantenimento : che viene dato solo al coniuge a cui non è addebitabile la separazione e si.
A tal fine sono quindi necessari dei requisiti ossia : 1) lo stato di bisogno 2) l’incapacità di
provvedere alle + elementari necessità di vita. Gli alimenti, sono assegnati in
PROPORZIONE AL BISOGNO DI CHI LI DOMANDA E ALLE CONDIZIONI
ECONOMICHE DI CHI LI SOMMINISTRA E SI QUANTIFICANO NELLO ‘’
STRETTO INDISPENSABILE ALLA VITA DEL SOGG IN DIFFICOLTA’, ANCHE
TENENDO CONTO PERO’ DELLA SUA CONDIZIONE SOCIALE’’ (quindi devono
essere diretti a garantire una vita dignitosa quindi vanno oltre il vitto, alloggio, vestiario e
cure mediche).
Gli alimenti, peraltro, non si ricevono solo dal coniuge ma anche DA ALTRI SOGGETTI,
IN UN PRECISO ORDINE :
1. (dopo il coniuge) ci sono i figli o i discendenti prossimi (nipoti se ci sono)
2. Genitori del sogg in difficoltà o gli ascendenti prossimi (quindi i nonni)
3. I generi e le nuore
4. I suoceri
5. Fratelli e sorelle del soggetto in difficoltà : in questo caso, gli alimenti sono dovuti ‘’ per
lo stretto necessario’’ (quindi non oltre vitto alloggio cure e vestiario).
Quest’ordine è previsto in quanto il coniuge in difficoltà può rivolgersi ALL CATEGORIE
SUCCESSIVE, QUANDO IL SOGGETTO APPARTENTE ALLA CATEGORIA PRECEDENTE
NON SIA IN GRADO O NON ESISTE.
E’ tenuto agli alimenti anche (in subordine a tutti gli altri) CHI AVEVA RICEVUTO DAL
CONIUGE IN DIFFICOLTA’, UNA DONAZIONE, ALMENO CHE NON ERA UNA
DONAZIONE OB NUZIALE.
Gli alimenti spettano anche se LO STATO I BISGNO DEL CONIUGE (quindi una sorta di 3
requisito) SIA DERIVATO DA UNA CONDOTTA COLPEVOLE dello stesso (ex. ha sperperato il
suo patrimonio) ma in questi casi si può RIDURRE LA MISURA.
L’obbligo alimentare può essere ADEMPIUTO O MANTENENDO IL SOGG IN DIFFICOLTA’
NELLA PROPRIA ABITAZIONE (quindi nel caso della separazione : ad esempio quest’obbligo
viene adempiuto tenendo il coniuge in quella che era la casa coniugale) OPPURE CON UN
ASSEGNO PERIODICO (annuale) OPPURE CON UNA DIVERSA MODALITA’ STABILITA
DAL GIUDICE.
Da quando decorrono gli alimenti?
Decorrono già DAL GIORNO IN CUI VIENE FATTA DOMANDA; mentre, per quanto riguarda il
periodo anteriore alla richiesta formale, NULLA E’ DOVUTO.
L’obbligazione alimentare, è per sua natura VARABILE NEL TEMPO : questo perché è
commisurata sempre alle ESIGENZE DI CHI RICEVE E ALLE CONDIZIONI DI CHI PAGA.
Ciò vuol dire che LA SENTENZA CHE NE DETERMINA LA MISURA, PUO’ ESSERE
SEMPRE REVISIONATA.

Il diritto agli alimenti è un diritto :


- PERSONALE
- INDISPONIBILE
- IRRINUNCIABILE
- INTRANSIGIBILE
- IMPRESCRITTIBILE : il diritto agli alimenti in generale non si prescrive; ma si prescrive il
diritto ad avere alimenti scaduti (laddove il coniuge obbligato non abbia rispettato queste
scadenze annuali), si prescrive in 5 anni.

CESSAZIONE DELL’POBBLIGO DEGLI ALIMENTI.


Avviene di base, per la morte dell’obbligato. Ma può avvenire anche quando cambiano LE
CONDIZIONI ECO DI ENTRAMBI :
- Il beneficiario degli alimenti vince la lotteria
- L’obbligato versi successivamente in stato di povertà

L’obbligo degli alimenti poi, può anche derivare da contratto (come nel caso della RENDITA
VITALIZIA), o per TESTAMENTO (come nel caso del legato di alimenti). Le regole sugli
alimenti, si applicano infine alle UNIONI CIVILI ED ALLE CONVIVENZE DI FATTO.

- L’altro effetto è L’OBBLIGO DI COLLABORAZIONE : (che rientrava anche in quei dover


personali. In questo caso però si parla dell’obbligo di collaborazione MATERIALE) : è un
dovere di CONTRIBUZIONE ECONOMICA AI BISOGNI DELLA FAMIGLIA. Questo
obbligo, ovviamente PERMANE IN QUANTO DOVERE, APPUNTO INDEROGABILE A
PRESCINDERE DAL REGIME PATRIMONIALE CHE SUSSISTEVA PRIMA (ex.
separazione, comunione ecc).
- L’altro effetto è la POSIZIONE SUCCESSORIA DEL CONIUGE SEPARATO : il coniuge
a cui NON E’ ADDEBITABILE LA SEPARAZIONE, RESTA EREDE DELL’ALTRO,
MENTRE QUELLO CHE HA L’ADDEBITO, PERDE LA QUALITA’ DI EREDE, E HA
SOLO DIRITTO AD UN ASSEGNO VITALIZIO CHE AVRA’ SOLAMENTE, SE
PRIMA DELLA MORTA DELL’EX CONIUGE, AVEVA GLI ALIMENTI.
- L’altro effetto è il GODIMENTO DELLA CASA FAMILIARE : per casa familiare si
intende IL LUOGO IN CUI LA FAMIGLIA HA VISSUTO ABITUALMENTE. Questo
godimento spetterà in preferenza, a chi avrà l’AFFIDAMENTO DEI FIGLI. Questo diritto
viene meno però, se chi ha la casa, va a vivere da un’altra parte o si sposa, nel caso di
divorzio. IL PROVVEDIMENTO DI ASSEGNAZIONE DELLA CASA, COMPRENDE
ANCHE L’ARREDAMENTO E TUTTO CIO’ CHE E’ NECESSARIO AL GODIMENTO
DELLA CASA. L’interesse tutelato è ovviamente quello dei figli a non subire mutamenti
traumatici delle abitudini di vita. A questo proposito, c’è una teoria secondo cui, AL
RAGGIUNGIMENTO DELLA MAGGIOR ETA’, IL DIRITTO DI GODIMENTO DELLA
CASA FAMILIARE DEL CONIUGE AFFIDATARIO, VIENE MENO. A questa teoria se
ne contrappone un’altra (sposata anche dal Perlingeri), secondo cui invece, IL DIRITTO AL
GODIMENTO DELLA CASA FAMILIARE, NON VIENE MENO CON LA MAGGIOR
ETA’ DEI FIGLI O DELLA LORO INDIPENDENZA ECO, POICHE’ QUESTO
DIRITTO, COSTITUISCE UN COROLLARIO ALL’OBBLIGO DI MANTENIMENTO
DA PARTE DELL’ALTRO CONIUGE. Il provvedimento di assegnazione del godimento
della casa familiare va trascritto per la opponibilità.
In riferimento a tutti questi doveri matrimoniali personali o patrimoniali che permangono dopo la
separazione, ci si è chiesti se : in caso di violazione, dopo la separazione, SIA POSSIBILE
MUTARE IL TITOLO DELLA SEPARAZIONE (ex, passare da quella consensuale a quella
giudiziale) oppure SE SI POSSA RENDERE UNA SEPARAZIONE GIUDIZIALE SENZA
ADDEBITO IN UNA SEPARAZIONE GIUDIZIALE CON ADDEBITO (ovviamente a carico di
chi ha violato il dovere). Secondo la teoria del perlingeri, non si potrebbe fare : POICHE’ LA
FUNZIONE DELLA SEPARAZIONE E’ DARE UN PERIODO DI ‘’ RIFLESSIONE AI
CONIUGI’’ FAVORENDO IL RECUPERO E NON CERTO QUELLA DI FAR
ALLONTANARE PROGRESSIVAMENTE QUESTI ULTIMI (come invece accadrebbe se si
allargasse la operatività dell’addebito ai comportamenti post-separazione).

EFFETTI DELLA SEPARAZIONE NEI DOVERI SUOI FIGLI-


Si tratta di una disciplina che è stata riformata, dapprima con la legge 54 del 2006, che ha inserito
nel cc, in Italia, le norme sulla convenzione sui diritti del fanciullo del 1989; e, successivamente, dal
decreto legislativo154 del 2013 con il quale è stato introdotto un apposito CAPO DEL CC, CHE
RIGUARDA L’ESERCIZIO DELLA RESP GENITORIALE A SEGUITO DI SEPARAZIONE,
SCIOGLIMENTO E ANNULLAMENTO DEL MATRIMONIO (CAPO ALL’INTERNO DEL
TITOLO 9 sulla resp genitoriale).
In generale, la separazione, lascia inalterati i diritti ed i doveri dei coniugi verso i figli. Ma rende
necessario, disciplinare, i nuovi equilibri familiari. Il cc, è stato modificato nel rispetto del principio
DELLA BI GENITORIALITA’ E DELL’ASCOLTO DEL MINORE : nel senso che, rispetto alla
disciplina pre-riforma, era difficile che l’affidamento dei figli, venisse attribuito ad entrambi i
coniugi, mentre adesso il cd. AFFIDAMENTO CONDIVISO CONSTITUISCE LA REGOLA
ALMENO CHE NON SIA L’INTERESSE DEI FIGLI A GIUSTIFICARE UN AFFIDAMENTO
CD. ESCLUSIVO.

Il primo art di riferimento è l’art. 337 ter, che riconosce il cd. DIRITTO ALLA CONTINUITA’
AFFETTIVA, in base al quale, il minore, dopo la rottura del matrimonio dei genitori, HA DIRITTO
DI MANTENERE UN RAPPORTO EQUILIBRATO E CONTINUATIVO CON CIASCUNO DI
ESSI E DI RICEVERE, DA ENTRAMBI, CURA EDUCAZIONE, ISTRUZIONE ED
ASSISTENZA MORALE E DI CONSERVARE RAPPORTI SIGNIFICATIVI, CON GLI
ASCENDENTI E I PARENTI DI CAISCUN RAMO.
Per rispettare questo principio, il giudice, quando adotta provv relativi ai minori (ad ex. in caso di
separazione), DEVE AVERE RIGUARDO ALL’INTERESSE MORALE E MATERIALE
PROPRIO DEI FIGLI, VALUTANDO PRIORITARIAMENTE (dando la priorità), LA
POSSIBILITA’, APPUNTO, DI UN AFFIDAMENTO CONDIVISO AD ENTRAMBI I
GENITORI, CHE CONSERVANO QUINDI LA RESP GENITORIALE. Se però, proprio i
coniugi, si erano accordati in un determinato modo (quindi anche diversamente dall’affidamento
condiviso), NON PUO’ CHE PRENDERNE ATTO, PURCHE’, OVVIAMENTE, QUESTO
ACCORDO NON VADA A DISCAPITO DEI FIGLI.
Se ritiene, che sia interesse dei figli, avere un affidamento ESCLUSIVO, stabilisce a quale coniuge
sono affidati. Nel caso invece, di regola, di affidamento condiviso, il giudice fissa i TEMPI E LE
MODALITA’ DELLA LORO PRESENZA PRESSO CIASCUN GENITORE.

I genitori, poi, salvo accordi diversi, conservano L’OBBLIGO DI MANTENIMENTO DEI FIGLI,
IN MISURA PROPORZIONALE AL REDDITO. Ed il giudice stabilisce, se necessario, anche un
assegno periodico in virtù delle esigenze del figlio, del tenore di vita che avevano prima che il
matrimonio si sciogliesse, delle risorse eco dei genitori e dei tempi di permanenza presso uno o
l’altro.
L’assegno, viene solitamente attribuito, al genitore CHE CONVIVE CON I FIGLI OPPURE
DIRETTAMENTE AL FIGLIO MAGGIORENNE NON AUTOSUFFICIENTE.

Quindi, come detto, la novità principale della riforma, è stata quella di aver confinato l’affidamento
esclusivo a casi eccezionali con PROVVEDIMENTO MOTIVATO DA PARTE DEL GIUDICE
CHE SPIEGHI PERCHE’ ALTRE SOLUZIONI SIANO CONTRARIE ALL’INTERESSE DEL
MINORE.
Quali sono le ragioni che spingono l’affidamento esclusivo? Ad esempio, la giurisprudenza ha di
volta in volta elaborato delle cause (in quanto non presenti nel cc) :
- La lontananza fisica di un genitore
- La tenera età del figlio
- Il contrasto tra i coniugi (un contrasto ‘’ straordinario’’)
- Oppure quando è lo stesso figlio che, consapevolmente, lo chiede
In queste situazioni quindi, il genitore a cui sono affidati i figli, HA L’ESERCIZIO ESCLUSIVO
DELLA RESP GENITORIALE MA, CIO’ NON VUOL DIRE CHE L’ALTRO CONIUGE
L’ABBIA PERSA : tant’è vero, che le decisioni di maggior interesse, come dice lo stesso art. 337
quater SONO ADOTTATE DA ENTRAMBI ed il genitore escluso dall’affidamento ha comunque
il diritto e il dovere di vigilare su istruzione ed educazione.
Anche in caso di affidamento esclusivo comunque, IL GIUDICE DEVE FARE SALVO IL +
POSSIBILE, IL DIRITTO DI CONTINUITA’ AFFETTIVA DEL MINORE.

NON DETERMINANO AFFIDAMENTO ESCLUSIVO LE QUESTIONI RELATIVE AL


RAPPORTO TRA I CONIUGI : come ad esempio l’addebito della separazione (cioè il fatto che la
fine del matrimonio, quindi la separazione, sia addebitabile ad un coniuge, non impedisce che a
queato stesso coniuge siano affidati i figli).

Il giudice deve ascoltare I MINORI SOPRA I 12 ANNI CON CAPACITA’ DI DISCERNIMENTO


(che viene valutata di volta in volta) e può anche AVVALERSI DI ESPERTI (i cd. Mediatori
familiari) per ADDIVENIRE AD UN ACCORDO ED EVITARE LA SEPARAZIONE.

TUTTE QUESTE REGOLE DI AFFIDAMENTO DEI FIGLI SONO COMUNI A TUTTE LOE
CAUSE DI SCIOGLIMENTO DI MATRIMONIO (separazione, divorzio o per meglio dire
scioglimento, annullamento, e cessazione degli effetti civili) E SI APPLICA ANCHE AI FIGLI DI
GENITORI NON SPOSATI (convivenze di fatto ed unioni civili).

RICONCILIAZIONE
In tutti i casi di crisi matrimoniale, il legislatore italiano, persegue il tentativo di ripristinare
l’unione familiare per non giungere a pronunciare separazione o scioglimento, come dimostra il
fatto che, nei relativi processi si debba obbligatoriamente CERCARE UNA MEDIAZIONE (come
nel caso di affidamento dei figli) O UNA RICONCILIAZIONE (come abbiamo visto a proposito
della separazione).
Per quanto riguarda la riconciliazione, CONSISTE IN UNA DICHIARAZIONE ESPRESSA
INFORMALE O IN UN COMPORTAMENTO CHE PONE FINE ALLA CRISI
MATRIMONIALE RISTABILENDO LA COMUNIONE DI VITA AFFETTIVA. NB : la
giurisprudenza unanime, ritiene che NON SI CONFIGURI RICONCILIAZIONE, QUANDO I
CONIUGI SEMPLICEMENTE RIPRENDANO SPORADICI RAPPORTI, E OPPURE IN CASO
DELLA NASCITA DI UN FIGLIO (tra gli stessi in situazione di ‘’ crisi’’).
La riconciliazione può avvenire O DOPO LA SENTENZA DI SEPARAZIONE : ed in questo caso
gli effetti della precedente sentenza cessano; ma può anche avvenire PRIMA DELLA
SENTENZA : ED IN QUESTO CASO, OCCORRE FARE L’ABBANDONO DELLA
DOMANDA.
- Riconciliazione x dichiarazione espressa : quando è fatta x mezzo di dichiarazione espressa,
assume la NATURA DI NEGOZIO, PERCIO’ OCCORRE UNA PROPOSTA, ED UNA
ACCETTAZIONE CHE RENDA IRREVOCABILE LA PROPOSTA (?). l’accordo sulla
riconciliazione, realizza un EFFETTO INDISPONIBILE DALLE PARTI (cioè che non può
essere oggetto di rinuncia) ossia quello appunto della CESSAZIONE DELLA
SEPARAZIONE (quindi a seguito dell’accordo i coniugi non sono + separati). Per separarsi
di nuovo, occorrerà una NUOVA ISTANZA AL GIUDICE, CHE PERO’ PUO’ ESSERE
FATTA SOLO, PER FATTI O COMPORTAMENTI SUCCESSIVI ALLA
RICONCILIAZIONE (quindi non possono ad esempio, le parti, separarsi, per fatti per i
quali si sono separati la volta precedente).
- Riconciliazione tramite comportamento incompatibile con uno stato di separazione :
precedentemente abbiamo detto quando NON SI CONFIGURA UN COMPORTAMENTO
RICONCILIATIVO. Per comportamento riconciliativo s’intende, secondo la Cassazione, un
RITORNO STABILE ALLA COABITAZIONE CON UNA REALE E CONCRETA
RIPRESA DELLE RELAZIONI MATERIALI E SPIRITUALI CHE MANIFESTANO
UNA RINNOVATA UNITA’ CONIUGALE.
Con riferimento agli effetti PATRIMONIALI della riconciliazione, ci si è chiesti : dato che la
separazione, scioglie la comunione dei beni, la riconciliazione, la ripristina automaticamente?
Secondo il Perlingeri, la soluzione preferibile è quella NEGATIVA : in quanto, una volta sciolta la
comunione, si instaura automaticamente la separazione dei beni, quindi per tornare alla
COMUNIONE LEGALE SERVE UN’APPOSITA E NUOVA CONVENZIONE.

DIVORZIO
Il divorzio, è un termine, che indica LO SCIOGLIMENTO DEL MATRIMONIO. E’ un istituto
introdotto, con la legge 898 del 70, modificata in ultimo (da poco) con la legge 55 del 2015, che
introdotto il cd. DIVORZIO BREVE ed anche dalla legge 162 del 2014 che ha introdotto,
MODALITA’ STRA GIUDIZIALI (cioè non processuali) PER SEPARAZIONE E DIVORZIO
attraverso una NEGOZIAZIONE ASSISTITA DA AVVOCATI O ATTRAVERSO ACCORDI
(appunto stragiudiziali dei coniugi).
Il termine divorzio, viene evitato dal legislatore, poiché molte sono state le difficoltà incontrate PER
IL SUPERAMENTO DEL PRINCIPIO DELLA INDISSOLUBILITA’ DEL MATRIMONIO. Con
riferimento ai matrimoni concordatari (quindi canonici), si parla di CESSAZIONE DEGLI
EFFETTI CIVILI perché quando, in riferimento a questi matrimoni, interviene una sentenza di
scioglimento CIO’ CHE SI SCIOGLI E’ SOLO IL RAPPORTO CIVILISTICO DEI CONIUGE,
MENTRE L’ATTO COSTITUTIVO CHE HA NATURA RELIGIOSA RESTA INALTERATO.

Gli effetti del divorzio, sono diversi da quelli dell’annullamento o nullità del matrimonio, perché
quando sussiste una causa di invalidità del matrimonio, il matrimonio è INIDONEO SIN
DALL’ORIGINE ALLA PRODUZIONE DI EFFETTI, SICCHE’, PER SALVARE ALCUNI
EFFETTI DEL MATRIMONIO AFFETTO DA INVALIDITA’ (escludendo quindi la retroattività
della invalidità), il cc ha introdotto ls DISCIPLINA DEL MATRIMONIO PUTATIVO (cioè la
ratio dell’istituto è proprio fare salvi alcuni effetti del matrimonio invalido che altrimenti sarebbero
travolti dalla pronuncia della invalidità : come la filiazione avvenuta nel matrimonio). Il divorzio
invece, scioglie un rapporto che FINO AL MOMENTO DELLA PRONUNCIA, HA OPERATO
VALIDAMENTE, QUINDI LO SCIOGLIMENTO DEL VINCOLO, NON ESTINGUE GLI
EFFETTI FINO A QUEL MOMENTO PRODOTTI COSI’ COME AD ESEMPIO NN ESTINGUE
L’ESIGENZA DI TUTELARE L’EX CONIUGE CHE VERSI IN STATO DI BISOGNO (vedi
dopo).
Secondo il Perlingeri, è irragionevole CHE GLI EFFETTI DELLA SENTENZA DELLA
INVALIDITA’ NON SIANO EQUIPARATI ALLA PRONUNCIA DI DIVORZIO CHE TUTELA
DI + APPUNTO, IL CONIUGE ECONOMICAMENTE SVANTAGGIATO CHE FINISCE
INVECE X ESSERE PREGIUDICATO NEL CASO APPUNTO DI SENTENZA DI
INVALIDITA’. La giurisprudenza tuttavia, in un primo momento, non ha voluto estendere le tutele
per il coniuge divorziato al coniuge colpito da invalidità del matrimonio.

PRESUPPOSTI DEL DIVORZIO.


Il divorzio, così come la separazione dopo la riforma, non è considerato una SANZIONE PER
VIOLAZIONE DI DOVERI CONIUGALI MA UN RIMEDIO ALLA IRREPARABILE
ROTTURA DEL MATRIMONIO (rottura che può derivare anche da fatti ‘’ incolpevoli’’ ex.
finisce l’amore). Proprio perché si tratta di un rimedio, può essere chiesto anche da chi APPARE
RESPONSABILE DELLA ROTTURA DEL MATRIMONIO.
Negli ultimi anni, l’aumento della instabilità dei matrimoni ha prodotto l’esigenza di creare nuove
figure professionali i cd. MEDIATORI FAMILIARI, il cui compito è GESTIRE IN MODO NON
LITIGIOSO (quindi fuori dal processo) I PROBLEMI CHE DERIVANO DALLA FINE DEL
MATRIMONIO, valorizzando quindi li interessi soprattutto dei figli minori.
Vediamo quali sono le cause che legittimano la domanda di SCIOGLIMENTO DEL
MATRIMONIO (divorzio) :
L’art 149cc, dice che IL MATRIMONIO SI SCIOGLIE CON LA MORTE DI UNO DEI
CONIUGI E, NEGLI ALTRI CASI PREVISTI DALLA LEGGE :
1. La condanna subita da un coniuge dopo il matrimonio per alcuni gravi reati anche commessi
PRIMA del matrimonio (quindi l’importante è che la condanna INTERVENGA DOPO IL
MATRIMONIO). Queste condanne, per determinare scioglimento del matrimonio, devono
portare ad una RECLUSIONE A VITA O SUPERIORE AI 15ANNI, anche in caso di ‘’
cumulo di pene’’; oppure per CONDANNA A QUALSIASI PENA (anche sotto i 15anni di
reclusione) però per reati contro LA LIBERTA’ SESSUALE E IL BUON COSTUME (ad
esempio violenza sessuale), oppure PER OMICIDIO VOLONTARIO DEL FIGLIO O X
TENTATO OMICIDIO DEL FIGLIO O DEL CONIUGE; OPPURE LA CONDANNA
REITERATA (quindi + condanne) per LESIONI AGGRAVATE, MALTRATTAMENTI,
VIOLAZIONI DEGLI OBBLIGHI DI ASSISTENZA.
In tutti questi casi, la domanda di divorzio la PUO’ FARE IL CONIUGE NON CONDANNATO,
però non può fare domanda se dopo la condanna HA CONTINUATO A CONVIVERE.
2. La separazione : la separazione quindi causa divorzio QUANDO SI PROTRAE PER UN
ANNO DALL’INIZIO DEL PROCESSO DI SEPARAZIONE GIUDIZIALE (in particolare
dalla udienza di comparazione); QUANDO SI PROTRAE X 6 MESI IN CASO DI
SEPARAZIONE CONSENSUALE (6 mesi che si calcolano sempre dalla comparizione
delle parti); OPPURE QUANDO SIANO PASSATI 6 MESI DALL’ACCORDO STRA
GIUDIZIALE NEI CASI DELLA SEPARAZIONE A SEGUITO DI NEGOZIAZIONE
ASSISTITA. Questi termini, sono il risultato della abbreviazione fatta con la legge sul cd.
DIVORZIO BREVE.
In questo caso, occorre sempre dopo i termini DOMANDA AL GIUDICE CHE PUO’ ESSERE
FATTA DA ENTRAMBI I CONIUGE.
Ovviamente questo periodo di tempo è lasciato alle parti PARTI PER UN’EVENTUALE
RICONCILIAZIONE.
3. Quando un coniuge, che è cittadino straniero, ha ottenuto all’estero il divorzio o
l’annullamento; oppure quando, sempre all’estero, in uno stato ‘’ poligamo’’ si è risposato.
In questo caso, il coniuge italiano (l’altro coniuge), PUO’ OTTENERE LO
SCIOGLIMENTO DEL VINCOLO, ANCHE SE LA SENTENZA DI DIVORZIO NELLO
STATO STRANIERO NON E’ RECEPIBILE PER ORDINE PUBBLICO IN ITALIA : ad
esempio. Tizia sposa Caio, arabo, che divorzia da lei in Arabia Saudita usando come
giustificazione il ripudio. In Italia quella sentenza, essendo contraria all’ordine pubblico non
può essere delibata, quindi la coniuge italiana sarebbe costretta a restare sposata con Caio,
almeno fino a nuova sentenza in Italia. Questa regola, quindi, consente lo scioglimento del
vincolo anche se la sentenza straniera, essendo contraria all’ordine pubblico, non sarebbe
applicabile.
4. La mancata consumazione : questa particolare causa è comune al diritto canonico. La
mancata consumazione del matrimonio, diventa causa di scioglimento, a prescindere dalle
ragioni. Può essere anche dovuta AD IMPOTENZA DELL’UOMO : la quale peraltro può
anche portare ad annullamento. In questo caso possono chiedere lo scioglimento entrambi i
coniugi.
5. Quando uno dei coniugi cambia sesso : quando quindi ottiene una sentenza di RETTIFICA
DI ATRRIBUZIONE DI SESSO. Però, è possibile, dopo l’intervento della Corte Cost, che i
CONIUGI DECIDANO DI RIMANERE COMUNQUE INSIEME. In questo caso, IL
MATRIMONIO VIENE CONVERTITO IN UNIONE CIVILE. Invece, lo stesso non puo’
dirsi del contrario : perché se c’è un’unione civile ed uno dei partner cambia sesso (ritorna
etero), AUTOMATICAMENTE LA UNIONE CIVILE SI SCIOGLIE.

LA DOMANDA (il ricorso) PER LO SCIOGLIMENTO DEL VINCOLO si fa al tribunale


competente x RESIDENZA DEL CONVENUTO O DOMICILIO; se il convenuto è irreperibile, il
Tribunale competente è per residenza o domicilio di chi pone RICORSO.
Se entrambi sono RESIDENTI ALL’ESTERO E’ COMPETENTE QUALUNQUE TRIBUNALE
IN ITALIA.
L’azione i divorzio è PERSONALISSIMA : non può essere esperita da un rappresentante e non è
trasmissibile agli eredi.
C’è una fase preliminare molto simile al procedimento di separazione : perché ,i il presidente del
tribunale (giudice) cerca la riconciliazione, ed ascolta il figli; dopodichè, se non riesce nella
conciliazione, FISSA LA UDIENZA DI COMPARIZIONE, E PRENDE I PROVV TEMPORANEI
ED URGENTI. Dopo la comparizione, la decisione viene rimessa al COLLEGIO.
La sentenza di divorzio, è impugnabile dalle parti e dal PM (in quest’ultimo caso però solo x
l’interesse dei minori). La sentenza poi viene TRASCRITTA DALL’UFFICIALE DI STATO
CIVILE CHE HA TRASCRITTO L’ATTO DI MATRIMONIO (ovviamente sempre per la
opponibilità ai 3) trascrizione che dovrà avvenire DOPO CHE LA SENTENZA SARA’ PASSATA
IN GIUDICATO.

EFFETTI DEL DIVORZIO.


Con il divorzio, il matrimonio si scioglie : I CONIUGI TORNANO LIBERI E QUINDI POSSONO
RISPOSARSI;
lo scioglimento che deriva dal divorzio NON HA EFFETTI RETROATTIVI A DIFFERENZA
DELLA INVALIDITA’.
Per quanto riguarda le CONSEGUENZE PATRIMONIALI, si estinguono :
tutti i rapporti patrimoniali connessi al matrimonio :
- Comunione legale
- Fondo patrimoniale
- Diritto successorio
Quello che non viene meno E’ LA POSSIBILITA’ DI FAVORIRE IL CONIUGE
ECONOMICAMENTE SVANTAGGIATO CON L0ASSEGNO DI DIVORZIO.
Che cos’è l’assegno? È un assegno PERIODICO DI CARATTERE ASSISTENZIALE, DOVUTO
SOLO QANDO L’EX CONIUGE NON ABBIA ADEGUATI MEZZI PROPRI PER CAUSA A
LUI NON IMPUTABILE E NON SIA NELLE CONDIZIONI OGGETTIVE DI
PROCURARSELI.
E’ un assegno che ha fondamento nella PREGRESSA COMUNIONE DI VITA, QUINDI COME
OBBLIGO DI SOLIDARIETA’ POST- CONIUGALE.
Il quantum dell’assegno, è valutato, sulla base di una serie di elementi molto simili a quelli utilizzati
nell’assegno di mantenimento :
- Condizioni dei coniugi
- Reddito dei coniugi
- Le ragioni del divorzio : cioè chi ha causato il divorzio
- La durata del matrimonio
Ovviamente l’importo dell’assegno può anche variare per il MUTAMENTO SUCCESSIVO
DELLE CONDIZIONI ECONOMICHE DEI SOGGETTI.
L’assegno poi viene rivalutato economicamente, in base agli indici ISTAT. Per quanto riguarda la
CORRISPONSIONE DELL’ASSEGNO : PUO’ ESSERE PERIODICO O UNA TANUM
(VENGONO CONSIDERATI NULLI PER CONTRARIETA’ ALL’ORDINE PUBBLICO,
EVENTUALI ACCORDI DEI CONIUGI, IN PREVISIONE DI UN FUTURO DIVORZIO : quindi
mentre i coniugi sono sposati non possono accordarsi su quello che faranno dopo il divorzio perchè
potrebbero influenzare la scelta di divorziare o meno).
Il diritto all’assegno di divorzio, si estingue SE CI SONO NUOVE NOZZE DI CHI LO
PERCEPIVA O UN’UNIONE CIVILE O CON LA MORTE DELL’OBBLIGATO (in questo caso,
è possibile però per il coniuge che aveva l0assegno di divorzio, ottenere un assegno periodico dalla
eredità a titolo di legato); a chi spetta l’assegno di divorzio ha anche diritto alla PENSIONE DI
REVERSIBILITA’ E AD UNA % DEL TFR.

Al coniuge divorziato, così come a quello separato, può essere attribuito il diritto di abitare nella
casa famigliare : sempre nell’INTERESSE DEI FGLI ALLA CONSERVAZIONE
DELL’AMBIENTE DOMESTICO.

Il divorzio lascia inalterati i doveri verso i figli : si applicano infatti le disposizoni dall0art. 337 ter
in poi. Ciononostante, tali doveri sono espressamente indicati anche nella legge del 70.

SEPARAZIONE E DIVORZIO STRA GIUDIZIALE.


Siamo nell’ambito della legge 162 del 2014, che ha introdotto strumenti di risoluzione STRA
GIUDIZIALE CHE CONSISTONO IN ACCORDI (FUORI DA UN PROCESSO) : in particolare,
l’art 6 di questa legge, prevede che : ATTRAVERSO UNA CONVENZIONE DI
NEGOZIAZIONE ASSISTITA DA AVVOCATI, I CONIUGI POSSONO CONCLUDERE UN
ACCORDO, PER LA SOLUZIONE CONSENSUALE DI SEPARAZIONE, DIVORZIO E
MODIFICHE DELLE CONDIZIONI DI QUESTI ULTIMI.
L’ACCORDO HA FORMA SCRITTA AD SUBSTANTIAM E DEVE RIPORTARE LA
VOLONTA’ DI SEPARARSI O DIVORZIARE E, SE CI SONO FIGLI MINORI O PORTATORI
DI HANDICAP O NON AUTOSUFFICIENTI, L’ACCORDO DEVE DISCIPLINARE I
RAPPORTI PERSONALI E PATRIMONIALI CON QUESTI OLTRE ALLA ASSEGNAZIONE
DELLA CASA FAMILIARE.
L’accordo poi, dovrà indicare, il tentativo di riconciliazione (che non è andato a buon fine), operato
dagli avvocati.
Quando ci sono figli ‘’ vulnerabili’’ (quindi possessori di handicap, minori, non autosufficienti), il
PM, DEVE VERIFICARE LA REGOARITA’ DELL’ACCORDO : ossia deve valutare se risponde
all’interesse dei figli.
Se lo ritiene conforme, lo autorizza sicchè poi l’accordo viene trasferito all’ufficiale di stato civile
del comune in cui è stato iscritto il matrimonio e viene:
- trascritto sull’atto di matrimonio
- iscritto nei registri informatici
se l’accordo invece NON E’ CONSIDERATO CONFORME, VIENE TRASMESSO AL
PRESIDENTE DEL TRIBUNALE COMPETENTE, CHE FISSA UNA COMPARIZIONE DELLE
PARTI.

E’ stata introdotta, una separazione o divorzio, con PROCEDIMENTO SEMPLIFICATO, IN


MANCANZA DI FIGLI VULNERABILI (quando cioè non ci sono o quando sono maggiorenni ed
autosufficienti) : si prevede una doppia comparizione davanti all’ufficiale di stato civile
- nel incontro, i coniugi DICHIARANO ALL’UFFICIALE LA VOLONTA’ DI SEPARARSI
O DIVORZIARE ED INDICANO LE CONDIZIONI CONCORDATE;
- dopo 30g c’è il secondo incontro, dove le parti confermano l’accordo, che viene recepito in
UN ATTO DELLO STATO CIVILE.
L’assistenza di un avvocato è facoltativa.

Gli accordi di negoziazione, anche in questa procedura semplificata, PRODUCONO GLI STESSI
EFFETTI DI UNA SENTENZA DI SEPARAZIONE O DIVORZIO OPPURE DI UNA
SENTENZA CHE NE MODIFICA LE CONDIZIONI.
Si deve precisare che anche in queste procedure assistite si dovrà tener conto dell’ascolto dei figli
minori e della partecipazione di quelli maggiorenni.
SCIOGLIMENTO DELLA UNIONE CIVILE.
Lo scioglimento della unione civile, avviene con una DICHIARAZIONE DI VOLONTA’ DEI
PARTENR DAVANTI ALL’UFFICIALE DI STATO CIVILE A CUI, DEVE FAR SEGUITO UN
PERIODO DI 3 MESI A SEGUITO DEL QUALE, OCCORRE FARE DOMANDA AL GIUDICE.
Oltre a questa prima ‘’ causa’’ di scioglimento (cioè per dichiarazione consensuale) ci sono altre
cause :
- LA MORTE O LA DICHIARAZIONE DI MORTE PRESUNTA
- LA RETTIFICAZIONE DI ATTRIBUZIONE DEL SESSO
- ED ALTRE IPOTESI PREVISTE NELLA LEGGE.
Va precisato che, in caso di RETTIFICAZIONE DELL’ATTRIBUZIONE DI SESSO LO
SCIOGLIMENTO E’ AUTOMATICO E QUINDI VIENE IMPOSTO (non c’è possibilità di
volontà contraria). Questa disparità rispetto al matrimonio, appare di dubbia costituzionalità per
violazione del principio di uguaglianza.
La legge sulle unioni civili, riprende gran parte della normativa sul divorzio : inclusa quella sulle
procedure assistite e sull’assegno di mantenimento in caso di UN PARTNER
ECONOMICAMENTE DEBOLE.

Per quanto riguarda le CONVIVENZE, SI RICHIAMA IL DIRITTO ALLA CONTINUITA’


AFFETTIVA TRA IL FIGLIO ED ENTRAMBI I CONVIVENTI. Per quanto riguarda la
cessazione della convivenza, la legge richiama le CAUSE DELLE MORTE, MORTE PRESUNTA,
UNIONE CIVILE E MATRIMONIO DI UNA DELLE PARTI.
La legge poi richiama il diritto agli alimenti con la misura e la durata prevista per il matrimonio. In
caso di cessazione poi, il giudice può anche assegnare la CASA DI COMUNE RESIDENZA IN
BASE AI CRITERI SEMPRE PREVISTI X IL MATRIMONIO.
FILIAZIONE

S’intende il RAPPORTO CHE LEGA GIURIDICAMENTE GENITORI E FIGLI. Quindi bisogna


chiedersi come si crea e come viene regolato questo rapporto.
L’art 30 della Cost. stabilisce la RESPONSABILITA’ DEI GENITORI VERSO IL FIGLIO CHE
NASCE, PER IL SOLO FATTO DI AVERLO PROCREATO (quindi indipendentemente dalle
condizioni della nascita: ex che ci sia o meno il matrimonio). Il rapporto giuridico di filiazione, ha
quindi come PRESUPPOSTO L’ATTO GENERATIVO, QUINDI LA PROCREAZIONE. Quindi,
il presupposto della filiazione è una RELAZIONE BIOLOGICA TRA GENITORE E FIGLIO,
UNA RELAZIONE CHE DIVENTA GIURIDICA, SE VIENE ACCERTATA secondo le modalità
previste dal diritto (vedremo quali), da cui deriva la responsabilità (sempre giuridica) genitoriale
verso il figlio.
Questa responsabilità si definisce nel DIRITTO-DOVERE DI MANTENERE, ISTRUIRE ED
EDUCARE I FIGLI ANCHE SE NATI, APPUNTO, FUORI DAL MATRIMONIO. A questo
diritto- dovere corrisponde la posizione giuridica del figlio, cioè il suo status giuridico
INVIOLABILE, SALVO PER RAGIONI STRAORDINARIE CONTRARIE AL SUO
INTERESSE (solo in questo caso ‘’si perde’’ questo status giuridico). A proposito di questo status
giuridico, la legge 219 del 2012, ha superato la vecchia impostazione del cc, che distingueva le
posizioni giuridiche dei figli legittimi (ora definiti nati dentro il matrimonio) da quelli illegittimi o
naturali (ora definiti nati al di fuori del matrimonio), ed ha previsto al nuovo art 215 che,
COERENTEMENTE ALLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI SULLA MATERIA E
ALL’ART. 30 COMMA 2 DELLA COST. SULLA TUTELA DEI FIGLI NATI FUORI DAL
MATRIMONIO, TUTTI I FIGLI HANNO LO STESSO STATO GIURIDICO : STABILENDO IL
CD. PRINCIPIO DI UNICITA’ DI STATO DI FIGLIO. Quindi non sussiste più una differenza di
status tra figli nati fuori dal matrimonio e figli nati nel matrimonio, tuttavia questa parificazione non
è totale, poiché sono mantenute, anche dopo la riforma del 2012, delle regole differenti (vedi dopo).
Tra gli effetti di questo riconoscimento di parità, c’è anche, dopo la riforma del 2012, QUELLO
CHE RIGUARDA, LA PARENTELA: nel senso che, è stato previsto CHE QUANDO UN FIGLIO
NATO FUORI DAL MATRIMONIO, VIENE RICONOSCIUTO DA UN GENITORE, GLI
EFFETTI DI QUESTO RICONOSCIMENTO, SI ESTENDONO AI PARENTI DI CHI
RICONOSCE IL FIGLIO. Quindi il figlio nato fuori dal matrimonio diventa PARENTE DEI
PARENTI DEL GENITORE CHE LO HA RICNOSCIUTO: il fratello del genitore diventa zio, il
genitore del genitore diventa nonno e così via, e diventa ancxhe EREDE di questi ultimi. Con
riferimento del rapporto di parentela, a seguito della riforma del 2012, l’art 74cc, STABILISCE
CHE LA PARENTELA, E’ IL VINCOLO, TRA LE PERSONE CHE DISCENDONO DA UNO
STESSO STIPITE: SIA NEL CASO IN CUI LA FILIAZIONE SIA AVVENUTA ALL’INTERNO
DEL MATRIMONIO, SIA NEL CASO IN CUI SIA AVVENUTA FUORI DA ESSO, SIA NEL
CASO IN CUI IL FIGLIO SIA STATO ADOTTATO.
Tra le altre novità introdotte dalla legge, vi è anche l’introduzione, di uno strumento processuale
che è il DIRITTO DI ASCOLTO DEL MINORE (che è stato previsto, sulla ‘’ scia’’ della
convenzione ONU sui diritti del fanciullo) oltre che LA NUOVA RESP GENITORIALE, I
DOVERI DEI FIGLI, LA NUOVA DISCIPLINA DELLA PRESUNZIONE DI PATERNITA’, E
LE CD. AZIONI DI STATO.
DIRITTO DI ASCOLTO : si è detto che l’ascolto del minore, di anni 12 o anche di età inferiore
purchè abbia la cd. Capacità di discernimento, è quindi un DIRITTO PROCESSUALE CHE
HANNO I FIGLI NEL PROCEDIMENTI CHE LI RIRUGARDANO. In questi procedimenti,
quindi, i figli possono essere ascoltati (MA NON E’ UN OBBLIGO DEL GIUDICE), laddove
l’ascolto non li crei un danno. Quindi purchè l’ascolto non sia SUPERFLUO OPPURE DANNOSO
X LA SUA SERENITA’.
L’ascolto ovviamente prevede, in alcuni casi, l’ausilio di esperti qualificati se il giudice, dovesse
ritenerlo e, se il giudice lo autorizza, POSSONO PARTECIPARE ANCHE I GENITORI E I
DIFENSORI DELLE PARTI O IL PM.
L’ascolto viene fatto, con determinati MEZZI TECNICI (nelle cd. AULE DELL’ASCOLTO : sono
aule isolate per far in modo che il minore non veda che gli altri lo stanno ascoltando) e si prevede
anche che comunque, prima dell’ascolto, IL MINORE, SIA INFORMATO SUGLI EFFETTI CHE
AVRA’ LA SUA DICHIARAZIONE E SULLA NATURA DEL PROCEDIMENTO IN CORSO.
La legge 219 del 2012, ha anche modificato, IL COMPLESSO DEI DIRITTI DEL FIGLIO
PREVEDENDO UN APPOSITO ART che è il 315bis, il quale, RIPRENDENDO (con la stessa
terminologia), l’art relativo ai DOVERI DEI GENITORI (147),sancisce che IL FIGLIO HA IL
DIRITTO DI ESSERE MANTENUTO EDUCATO ISTRUITO ED ASSISTISTO
MORALMENTE nel rispetto delle sue capacità, inclinazioni ed aspirazioni.
La novità però è che LA TUTELA DEL FIGLIO, ANCHE IN QUESTO CASO, SI ESTENDE AL
RAPPORTO CON I PARENTI : nel senso che, si prevede (diversamente da prima), che IL FIGLIO
HA DIRITTO DI CRESCERE IN FAMIGLIA E DI MANTENERE RAPPORTI SIGNIFICATIVI
CON I PARENTI. + nello specifico, l’art 317bis (anche questo introdotto con la riforma), prevede
(sempre a livello ‘’speculare’’ ) CHE I NONNI ABBIANO DIRITTO A MANTENERE
RAPPORTI SIGNIFICATIVI CON I NIPOTI MINORENNI E SE, PER QUALCHE RAGIONE,
QUESTO RAPPORTO E’ IMPEDITO, L’ACENDENTE (il nonno), può rivolgersi al Tribunale per
i minorix ottenere PROVVEDIMENTI IDONEI. Quindi la novità di questa previsione, è la
ESTENSIONE DELLA TUTELA DEL MINORE ANCHE OLTRE IL RAPPORTO
STRETTAMENTE GENITORIALE.
E’ un’estensione quindi, che vuole tutelare la SUA VITA FAMILIARE ‘’ NEL COMPLESSO’’
QUIDNI IN UN’ACCEZIONE, CHE E’ STATA STABILITA DALLA CORTE EUROPEA, CHE
QUINDI VA OLTRE LA NOZIONE DI FAMIGLIA NUCLEARE.
La legge ha anche riformato la responsabilità genitoriale (in realtà la legge ha dato ‘’ delega’’ a
riformarla, perché la resp genitoriale è stata riformata dal decreto legislativo 154 del 2013) : che è
disciplinata dal combinato disposto di 3 articoli che sono il 147 cc (dovere di mantenere istruire
ecc) il 315bis (che è quello di cui sopra : che riguarda i diritti del figlio) ed il 316 (che è quello
relativo proprio alla resp e che richiama anche il diritto di ascolto del figlio). La novità principale è
di carattere ‘’ CONCETTUALE’’ : NEL SENSO CHE LA RESP GENITORIALE, HA
UN’ESTENSIONE TEMPORALE + AMPIA RISPETTO A PRIMA, POICHE’ PRIMA DELLA
RIFORMA, IL DOVERE DI MANTENIMENTO DEI FIGLI (che è il dovere principale della resp
genitoriale) SI ESTENDEVA FINO AL COMPIMENTO DELLA MAGGIORE ETA’, MENTRE
ORA E’ PREVISTO CHE SI ESTENDA ANCHE OLTRE QUELLA DATA, FINO AL
RAGGIUNGIMENTO DELLA INDIPENDENZA ECONOMICA. Mentre per gli aspetti ‘’ non
patrimoniali’’ ma personali della resp genitoriale (quindi il sostegno, assistenza morale ecc), SONO
DOVERI CHE, secondo parte della dottrina, VALGONO SINE DIE (non hanno una scadenza).
L’altra novità riguarda, il fatto che, come detto, è stato sancito IL PRINCIPIO DELLA
BIGENITORIALITA’, che ha tutta una serie di corollari che riguardano :
- La regola dell’accordo sulle modalità di esercizio della resp (che quindi spetta ad entrambi)
sempre tenendo conto delle capacità, inclinazioni ed aspirazioni.
- La scelta condivisa della residenza del minore (quindi è impossibile il cambiamento
unilaterale della residenza)
- La resp condivisa nella filiazione anche per i figli nati fuori dal matrimonio
- La regola dell’affidamento condiviso in caso di separazione
- La possibilità SOLO ECCEZIONALE, che in caso di contrasto su questioni importanti,
CIASCUN GENITORE POSSA RIVOLGERSI INFORMALMENTE AL GIUDICE (al
tribunale ordinario in questo caso), affinchè questo possa prendere i provv + opportuni e +
utili x il figlio e la famiglia (ovviamente sempre sentiti entrambi i genitori ed il figlio minore
di almeno 12 anni o meno con capacità di discernimento).
Inoltre, solo eccezionalmente, il giudice, se il contrasto sembra INSANABILE, PUO’ SEMPRE A
FINI CONCILIATIVI (PERCHE’ L’INTERVENTO DEL GIUDICE E’ SEMPRE
CONCILIATIVO IN QUESTI CASI), PUO’ ATTRIBUIRE IL POTERE DI DECISIONE, SULLA
QUESTIONE, AL GENITORE CHE RITIENE + IDONEO.
Tra le altre ipotesi di resp genitoriale lasciata da un solo genitore, il cc prevede la LONTANANZA,
L’INCAPACITA’ O L’ IMPEDIMENTO DA PARTE DI UNO DEI 2; OLTRE CHE,
L’AFFIDAMENTO ESCLUSIVO O IL RICONOSCIMENTO UNILATERALE (fatto solo da uno)
di UN FIGLIO NATO FUORI DAL MATRIMONIO. In queste situazioni di responsabilità
esclusiva, l’altro genitore (quindi ad esempio chi non ha riconosciuto il figlio o chi non la esercita),
NON E’ TALGIATO FUORI MA DEVE COMUNQUE, PARTECIPARE ALLE DECISIONI DI
MAGGIOR INTERESSE ED HA UN DOVERE DI VIGILANZA SU ISTRUZIONE,
EDUCAZIONE E CONDIZIONI DI VITA DEL FIGLIO, POTENDOSI RIVOLGERE AL
GIUDICE SE IL CONIUGE RESPONSABILE PRENDE DECISIONI PREGIUDIZIEVOLI.
Il codice precisa poi, che la responsabilità verso i figli, NON CESSA (salvo affidamento esclusivo)
PER SEPARAZIONE, DIVORZIO ED INVALIDITA’.
Tra gli effetti della resp genitoriale, vi è anche il POTERE DI RICHIAMARE ANCHE
RICORRENDO AL GIUDICE TUTELARE, IL MINORE QUANDO QUEST’ULTIMO SI
ALLONTANI DALLA CASA FAMILIARE POICHE’, I GENITORI, HANNO IL DIRITTO
DOVERE FINO ALLA MAGGIOR ETA’ DEL FIGLIO, DI AVERLO PRESSO LA CASA
FAMILIARE.
Va anche precisato che, la sottrazione del minore, da parte di 1 terzo, alla resp del genitore è
PUNIBILE PENALMENTE.
Quali sono gli altri effetti?
Sono effetti + ‘’ patrimoniali’’ : la resp genitoriale, comporta
1. il POTERE DI AMMINISTRARE, IL PATRIMONIO DEI FIGLI MINORI E
NASCITURI, ED IL POTERE DI RAPPRESENTARLI IN TUTI GLI ATTI CIVILI
(ovviamente la resp è sempre di entrambi salvo i casi di resp esclusiva). quindi la
rappresentanza riguarda gli atti patrimoniali (tranne quelli + personali come il testamento, la
donazione ed eventuale matrimonio del minore e salvo quelli che il minore può compiere
direttamente : come l’esercizio delle azioni processuali relative ad un contratto di lavoro) ed
è ovviamente una RAPPRESENTANZA LEGALE, SEMPRE OVVIAMENTE FINO
ALLA MAGGIOR ETA’.
Per quanto riguarda la gestione del patrimonio e quidni l’amministrazione dei beni, E’ PREVISTA
UNA DISTINZIONE :
- Atti di amm ordinaria : possono essere compiuti anche da un solo coniuge purchè ci sia
l’accordo con l’altro. Nel caso di disaccordo, si applica l’art 316 (ci si recherà dal giudice
informlamente ecc)
- Atti di amm straordinaria : come ad esempio l’alienazione di beni, l’accettazione di eredità
ecc, e gli artti ordinari però relativi a diritti personali di godimento, DEVONO ESSERE
NECESSARIAMENTE COMPIUTI CONGIUNTAMENTE (da entrambi i coniugi) e
devono essere autorizzati dal GIUDICE TUTELARE).
Cosa succede se si crea un conflitto di interessi patrimoniali (cioè si crea una situazione per cui,
l’atto di ordinaria o straordinaria amm che deve essere compiuto nell’interesse del figlio, danneggia
i genitori o gli altri figli) tra + figli o tra i figli e i genitori o tra i figli ed un genitore?
In queste situazioni, il giudice interviene e, nei primi due casi (conflitto di interesse con entrambi i
genitori o con uno dei figli), NOMINA UN CURATORE SPECIALE CHE COMPIERA’ L’ATTO.
Nell’ultimo caso (conflitto tra un figlio ed un solo genitore), ovviamente la rappresentanza per
l’amministrazione dei beni, sarà data all’altro coniuge.
Un curatore speciale, può anche essere nominato dal giudice, quando I GENITORI, NON
POSSONO O NON VOGLIONO, COMPIERE UN ATTO O + ATTI DI STRAORDINARIA
AMMINISTRAZIONE CHE VANNO NELL’INTERESSE DEL FIGLIO (quindi c’è una
possibilità economica per il figlio ed i genitori non la sfruttano). Di solito ciò avviene su richiesta
del figlio stesso, del PM o di un parente interessato.
2. Ai genitori che hanno la resp genitoriale, è esclusa la POSSIBILITA’, DI ACQUISTARE
DIRETTAMENTE O PER INTERPOSTA PERSONA (tramite un prestanome) I BENI E I
DIRITTI DEL FIGLIO MINORE (come i diritti di credito), A PENA DI
ANNULLABILITA’ DELL’ACQUISTO.
3. I genitori (o chi ha da solo la resp genitoriale), hanno poi l’usufrutto legale sui beni del figlio
(sempre fino alla maggior età o alla emancipazione) fatta esclusione per : QUELLI CHE IL
MINORE HA ACQUISTATO CON I REDDITI DA LAVORO O QUELLI DONATI AL
FIGLIO PER ASSICURARGLI UNA CARRIERA O UNA PROFESSIONE E QUELLI
DONATI A CONDIZIONE CHE I GENITORI NON NE ABBIANO L’USUFRUTTO e
QUELLI CHE SONO PERVENUTI AL FIGLIO PER EREDITA’ O DONAZIONE.
Per quanto riguarda i frutti di questi beni del figlio (anche di quelli che sono esclusi dall’usufrutto),
spettano alla famiglia per la ISTRUZIONE O LA EDUCAZIONE (quindi hanno una specie di ‘’
vincolo di utilizzo’’).
Tutte queste regole valgono anche per il figlio NATO FUORI DAL MATRIMONIO.
L’usufrutto legale NON PUO’ ESSERE CEDUTO O DATO IN PEGNO O IPOTECA O
AGGREDITO DAI CREDITORI, e non è RINUCIABILE O PRESCRIVIBILE NE VI SI
POSSONO APPORRE TERMINI O CONDIZIONI. Se poi, uno dei genitori, si risposa,
CONSERVA L’USUFRUTTO LEGALE SUI BENI DEL FIGLIO CON L’OBBLIGO PERO’ DI
ACCANTONARE IN FAOVRE DI QUEST’ULTIMO CIO’ CHE ECCEDE RISPETTO ALLE
SPESE PER IL SUO MANTENIMENTO.
Per cattiva amministrazione poi, dei beni del minore, il tribunale può STABILIRE LE
CONDIZIONI PER RIPRENDERE CORRETTAMENTE L’AMMINISTRAZIONE, OPPURE
PUO’ RIMUOVERLI (i genitori) DALL’AMMINISTRAZIONE O SOLO QUELLO
COLPEVOLE DELLA CATTIVA AMM, E PUO’ ANCHE PRIVARE ENTRAMBI O SOLO
UNO DELL’USUFRUTTO LEGALE (IN QUESTI ULTIMI DUE CASI, IL GENITORE PUO’
PERO’ CHIEDERE AL TRIBUNALE DI ESSERE RIAMMESSO SE POI, IL GIUDICE HA
DECISO DI RIMUOVERE ENTRAMBI DALL’AMMINISTRAZIONE, DEVE NOMINARE UN
CURATORE).
L’usufrutto dura :
- fino alla maggior età
- fino alla emancipazione del figlio
- fino alla sospensione o alla decadenza della resp genitoriale
con la cessazione però, il genitore, può continuare ad avere l’usufrutto se il figlio lo consente ma
deve consegnarli i frutti.

Quando cessa la resp genitoriale.


Cessa per :
- Morte del figlio o del genitore
- Alcune condanne penali del genitore, previste dal codice penale
- Cessa per decadenza pronunciata dal giudice : ciò avviene, quando il genitore, ABBIA
VIOLATO O TRASCURATO I SUOI DOVERI O NE ABBIA ABUSATO CON GRAVE
PREGIUDIZIO DEL FIGLIO. In questi casi, peraltro, il genitore o il figlio che subisce il
pregiudizio può anche essere allontanato dalla residenza. Può però essere successivamente
reintegrato NELLA RESPONSABILITA’ (oltre al fatto di poter ritornare quindi nella
residenza), quando sono cessate le ragioni per cui era decaduta. Se però, il comportamento
dei genitori o di 1, risulta dannoso per il figlio, ma non tale da portare a decadenza, il
giudice può adottare i provv che ritiene necessari in base alle circostanze concrete e può
comunque allontanare il figlio o il genitore dalla casa familiare : questi provv, sono sempre
essere revocati.
Quando c’è decadenza della resp genitoriale, il genitore decaduto, E’ ESCLUSO DALLA
SUCCESSIONE DEL FIGLIO (PERDE LA QUALITA’ DI EREDE) E LA STESSA COSA
AVVIENE, SE COMPIE ‘’ FATTI GRAVI’’. In questi casi, in cui viene escluso dalla
eredità (si dice di ‘’ indennità’’), IL GENITORE, PERDE ANCHE, IL DIRITTO AGLI
ALIMENTI DA PARTE DEL FIGLIO.

Un’altra novità della riforma riguarda I DOVERI DEI FIGLI. ART 315bis.
- I figli hanno il dovere, di rispettare i genitori e di contribuire, in relazione alle proprie
sostanze ed al proprio reddito al mantenimento della famiglia. Quest’ultimo è un dovere che
è espressione della CONCEZIONE SOLIDARISTICA DELLA COMUNITA’ FAMILIARE
ED È UN OBBLIGO CHE E’ FINALIZZATO A CONSENTIRE ALLA FAMIGLIA DI
CONSERVARE UN TENORE DI VITA CHE SIA ADEGUATO ALLA SUA
CONDIZIONE ECO SOCIALE.
Questo quindi è un obbligo parametrato ai redditi del figlio (quindi comunque ha un limite
quantitativo) ed è un obbligo che RESTA VALIDO FIN QUANDO IL FIGLIO CONVIVE COI
GENITORI (quindi quando cessa la convivenza nn sarà + tenuto a questo obbligo).
Per quanto riguarda il dovere di rispettare i genitori si reputa che sia un dovere SOLO MORALE,
NON AVENDO SANZIONI IN CASO DI INADEMPIMENTO, ma nonostante questo ha
comunque rilevanza giuridica poiché, se non viene rispettato, è impossibile per i genitori,
ATTUARE IL DIRITTO DOVERE DI EDUCAZIONE.

- L’altro obbligo è quello DI CONVIVENZA FINO ALLA MAGGIOR ETA’ O ALLA


EMANCIPAZIONE: quindi dovrà aspettare la maggior età o il matrimonio

COSTITUZIONE DEL RAPPORTO DI FILIAZIONE E PROVA DELLO STATO DI FIGLIO


Si è detto che con la riforma del 2012, coerentemente a convenzioni internazionali e pronunce della
corte costituzionale, in attuazione dell’art. 30 della Cost., il legislatore è intervenuto con la l. 219
del 2012 per riconoscere la parità di status tra figli nati dentro e fuori dal matrimonio, attribuendo
ad entrambe le categorie i medesimi diritti (come quelli successori) ed obblighi. Questa
equiparazione tra figli nati dentro e fuori il matrimonio tuttavia, come accennato, non è una
equiparazione assoluta, poiché, anche a seguito della riforma del 2012, PERSISTONO REGOLE
DIVERSE, CHE RIGUARDANO LA COSTITUZIONE DEL RAPPORTO DI FILIAZIONE (cioè
il metodo attraverso cui un bambino diventa giuridicamente figlio di un genitore), mentre uguali
sono le regole sulla PROVA DELLO STATO DI FIGLIO, cioè quelle regole che determinano come
si possa dimostrare ai terzi il fatto che un soggetto sia figlio (nato nel matrimonio o fuori da esso) di
qualcun altro.
Partiamo da queste ultime regole, quelle sulla prova dello stato di figlio, che sono unificate.
Lo status di figlio si prova in diversi modi: diverse sono le prove per dimostrare di essere figlio di
qualcuno: all’apice della gerarchia delle prove per dimostrare lo status c’è l’ATTO DI NASCITA.

Innanzitutto bisogna chiedersi che cosa sia L’ATTO DI NASCITA : E’ UN ATTO CHE SI
ISCRIVE NEI REGISTRI DELLO STATO CIVILE (come il matrimonio). Lo iscrive un ufficiale
di stato civile, SULLA BASE DALLA DICHIARAZIONE DI NASCITA DI UN BAMBINO.
Questa dichiarazione viene prodotta all’ufficiale, DA PARTE DI UNO DEI GENITORI
(solitamente il padre. E’ possibile che la madre chieda l’anonimato) ma può anche essere fatta DAL
MEDICO CHE HA ASSISTITO AL PARTO. Per redigere l’atto di nascita, all’ufficiale di stato
civile deve essere anche rilasciata L’ATTESTAZIONE DI NASCITA CHE E’ FATTA INVECE
DALL’OSPEDALE.

L’atto di nascita indica, di norma : le GENERALITA’ DEI GENITORI (quindi chi sono). Ciò vuol
dire che se i genitori sono sposati, questo atto di nascita SARA’ IL TITOLO DELLO STATO DI
FIGLIO NATO NEL MATRIMONIO.
Abbiamo detto che , di norma, è richiesto solo questo in quanto la MADRE POTREBBE ANCHE
NON CONSENTIRE NOMINATA (quindi di rimanere anonima). In questo caso, ovviamente, non
essendoci la nomina della madre, l’atto di nascita non può considerarsi TITOLO DI QUESTO
STATO DI FIGLIO NATO NEL MATRIMONIO.
Inoltre, è possibile che : DOPO CHE IL FIGLIO E’ NATO, LA MADRE PUR ESSENDO
SPOSATA (e quindi aldilà dell’atto di nascita) DICHIARI CHE IL FIGLIO E’ NATURALE : cioè
sia frutto di una relazione ADULTERINA. Anche in questo caso, ovviamente, quell’atto di nascita
non potrà essere titolo per lo STATUS DI FIGLIO NATO NEL MATRIMONIO.

Oltre all’atto di nascita, un’altra prova per dimostrare lo status di figlio (in generale), in caso di
assenza dell’atto di nascita, è IL CD. POSSESSO CONTINUO DELLO STATO. Ciò vuol dire che
IL POSSESSO DI STATO, CONSISTE IN UNA SERIE DI CIRCOSTANZE CHE, NEL LORO
COMPLESSO, CONSENTONO AD UN SOGG, DI DIMOSTRARE CHE NELLA PRATICA, VI
SIA STATA UNA RELAZIONE DI FILIAZIONE CON LA FAMIGLIA A CUI LUI (IL FIGLIO )
DICE DI APPARTENERE. Cioè, in pratica, in assenza di atto di nascita, un soggetto per avere il
riconoscimento di questo status, può dimostrare che nonostante l’assenza di atto di nascita, egli sia
comunqu, di fatto, stato figlio di qualcuno. Però, il cc, pone dei limiti a questo tipo di prova :
indicando quale deve essere IL CONTENUTO MINIMO DI QUESTA PROVA. Indica cioè
DEGLI ELEMENTI SENZA I QUALI, QUESTO POSSESSO DELLO STATO DI FIGLIO NON
E’ PROVABILE. Gli elementi necessari per il possesso dello stato di figlio sono 2 :
- Il fatto che questo sogg sia stato trattato come figlio dal genitore : vuol dire che deve essere
stato, coerentemente alle disposizioni sulla resp genitoriale, MANTENUTO ED EDUCATO
- Il sogg, sia stato a livello di ‘’ fama ‘’, considerato DALL’ESTERNO DELLA FAMIGLIA
E DALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA, COME FIGLIO.

Cosa succede se un spgg vuole dimostrare di essere figlio e non ricorre ne l’atto di nascita ne il
possesso di stato?
Se non ricorrono nessuno dei 2 elementi, un sogg, per provare di essere stato figlio, DEVE
ESPERIRE UN’AZIONE DI RECLAMO DELLO STATO DI FIGLIO, AL GIUDICE, E CON
ESSA PUO’ PROVARE IN QUALUNQUE MODO (quindi con qualunque mezzo di prova), DI
ESSERE FIGLIO (può dimostrarlo, tramite reclamo , e produrre al giudice qualunque tipo di prova
che gli sia utile).

COSTITUZIONE DEL RAPPORTO DI FILIAZIONE PER I FIGLI NATI NEL MATRIMONIO.


Le regole appena viste sono le REGOLE SULLA PROVA DELLO STATO DI FIGLIO CHE
SONO REGOLE COMUNI A PRESCINDERE CHE IL FIGLIO SIA NATO FUORI O DENTRO
IL MATRIMONIO.
Vediamo invece, le DIVERSE REGOLE CHE RIGUARDANO IL RICONOSCIMENTO : ossia, le
regole sul COME SI COSTITUISCA IL RAPPORTO DI FILIAZIONE TRA GENITORE E
FIGLIO (CHE SONO DIVERSE SE IL FIGLIO E’ NATO DENTRO O FUORI IL
MATRIMONIO).
1. Per quanto riguarda i figli prima definiti legittimi, ed ora definiti nati nel matrimonio,
affinché ad un soggetto possa attribuirsi questo status di FIGLIO NATO NEL
MATRIMONIO, E’ NECESSARIO CHE SIA STATO GENERATO DA 2 PERSONE
SPOSATE. Ovviamente è facile ed immediato stabilire che il figlio sia concepito da una
donna sposata, poiché è da lei che materialmente viene al mondo; il problema è stabilire che
sia stato concepito effettivamente dal marito e non da qualcun altro. A questo proposito, la
legge, interviene con 2 presunzioni:
- È quella di PATERNITA’: secondo il cc (art. 231), il marito, è padre del figlio concepito o
nato durante il matrimonio. Cioè si presume, quando una donna sposata partorisce un figlio,
che il marito sia il padre di quel figlio. OVVIAMENTE SALVA LA POSSIBILITA’ DEL
DISCONOSCIMENTO (fatta nei modi che vedremo); Per effetto di queste presunzioni,
quindi, il figlio nato da una donna sposata (NEI TEMPI INIDCATO DALL’ART. 232CC
che è appunto quello delle presunzioni), si consider quindi FIGLIO DEL MARITO DELLA
DONNA. Questa presunzione però è assoluta o può essere superata ?? può essere superata
ANCHE ATTRAVERSO L’AZIONE DI DISCONOSIMENTO. Questa azione, dopo la
riforma del 75, può essere proposta non solo dal marito che ne ha interesse, ma anche dalla
madre o dal figlio stesso. Si tratta di un’azione, che, sempre dopo la riforma del 75, viene
ammessa SENZA NESSUNA LIMITAZIONE E SOPRATTUTTO RENDENDO
UTILIZZABILE OGNI MEZZO DI PROVA. Mentre, prima della riforma, era ammissibile
quest’azione, SOLO IN DETERMINATI CASI (cioè l’adulterio della moglie, l’impotenza
del marito ecc) ed inoltre DETERMINATE PROVE, come quelle ematologiche (tramite
prelievo di sangue) ERANO AMMESSE SOLTANTO SE PRIMA ERA STATO
PROVATO L’ADULTERIO O L’OCCULTAMENTO DELLA GRAVIDANZA (quindi era
un’azione molto difficile da esperire). Per quanto riguarda la decadenza dell’azione variano
a seconda del sogg che la pone in essere : 1) la madre ha a disposizione 6 mesi dalla nascita
del figlio; oppure 6 mesi dal giorno in cui scopre che il marito è impotente : in quanto
scoprendo che il marito è impotente ha la certezza che il figlio sia di un altro 2) il marito, ha
a disposizione un anno dalla nascita oppure un anno dal giorno in cui ha scoperto l’adulterio
della moglie o la propria impotenza ; in ogni caso, l’azione di disconoscimento fatta dalla
madre o dal marito NON PUO’ ESSER ESERCITATA DOPO CHE IL BAMBINO HA
COMPIUTO 5 ANNI (la ratio è la tutela della stabilità dello stato di figlio) questo limite
però opera nel caso in cui il marito, al momento della nascita, era lontano dal luogo della
nascita. In questo caso, il termine di decadenza dell’azione è sempre di un anno ma decorre
DA QUANDO HA FATTO RITORNO NELLA RESIDENZA FAMILIARE E, SE POI,
PROVA DI NON AVER AVUTO NOTIZIA DELLA NASCITA DEL BAMBINO (che gli
è stato nascosto) ha a disposizione 1 ANNO DAL GIORNO IN CUI HA AVUTO
NOTIZIA. 3) il figlio può esperire l’azione di disconoscimento quando diventa maggiorenne
e peraltro NON HA ALCUN TERMINE DI PRESCRIZIONE e può anche esperire l’azione
quando ha compiuto 14 anni, tramite però UN CURATORE SPECIALE. Inoltre, se ha
meno di 14 anni, può comunque esperire tramite il curatore speciale, l’azione, se però ne fa
richiesta il PM.
Sempre riguardo l’azione di disconoscimento : se la parte interessata a promuoverla (quindi
o il padre o la madre o il figlio), si trova in uno stato di INTERDIZIONE PER
INFERMITA’ DI MENTE, O IN SITUAZIONI DI ABITUALE INFERMITA’ DI MENTE,
IL TERMINE DI DECADENZA, PREVISTO E’ SOSPESO FINO A QUANDO NON
CESSA QUESTO STATO DI INFERMITA’ O INTERDIZIONE. Tuttavia, in questo
periodo di sospensione però, l’azione può essere promossa da un curatore speciale, in
sostituzione del figlio o da un tutore in sostituzione di uno o dell’altro genitore. Se poi, il
presunto padre o la madre muoiono PRIMA DEL TERMINE DI DECADENZA,
L’AZIONE DI DISCONOSCIMENTO PUO’ ESSERE ESERCITATA DA I LORO
ASCENDENTI O DISCENDENTI (quindi ad esempio dai nonni o dai fratelli del figlio). Il
nuovo termine di decadenza, decorre DALLA MORTE DI UN GENITORE O
DELL’ALTRO. Se invece muore il figlio, in questo caso, l’azione di disconoscimento può
essere esperita DAL CONIUGE (se si è sposato), o DAI SUOI DISCENDENTI (quindi dai
figli del figlio nei confronti dei nonni). In questo caso il termine di decadenza di un anno,
decorrerà dalla morte del figlio o dalla maggiore età compiuta dal figlio del figlio.
- E’ quella di CONCEPIMENTO: secondo il cc (art 232), si presume concepito durante il
matrimonio il figlio nato quando NON SONO TRASCORSI ANCORA 300 GIORNI
DALLA DATA DELLA SENTENZA DELL’ANNULLAMENTO O SCIOGLIMENTO
DEL MATRIMONIO. Quindi questa seconda presunzione riguarda i figli che nascono
quando un matrimonio è finito, e che però si presumono concepiti dai 2 ex-coniugi, almeno
che non siano nati dopo 300 giorni da scioglimento o annullamento. In quest’ultimo caso
LA PRESUNZIONE NON OPERA MA POSSONO ESSERE GLI STESSI CONIUGI A
PROVARE CHE QUEI FIGLI SONO STATI CONCEPITI DURANTE IL
MATRIMONIO. Per quanto riguarda i coniugi SEPARATI, la presunzione di concepimento
durante il matrimonio NON OPERA per i figli nati NEI 300 GIORNI DALLA DATA
DELLA SENTENZA O DELLA OMOLOGAZIONE DELLA SEPARAZIONE. Quindi
non si segue la regola “dei 300 giorni” che vale invece per annullamento e divorzio. Questo
perché durante il giudizio di separazione i coniugi possono non vivere insieme, pertanto
viene meno la convivenza, e quindi viene meno il presupposto stesso della presunzione.
Ovviamente anche in questo caso, pur non operando la presunzione, gli ex coniugi separati
possono dimostrare che il figlio nato nei 300 giorni dalla separazione (ma anche dopo i 300
giorni da questa) sia loro.
Lo status di figlio nato nel dal matrimonio, può anche essere provato, quando UN SOGGETTO, HA
UN ATTO DI NASCITA CON CUI PERO’ IL NOME DELLA MADRE NON VENIVA
INDICATO (pur essendo questa madre sposata al momento del parto). Quindi, questo ‘’ figlio’’ che
viene iscritto come FIGLIO DI IGNOTI, PYO’ DIMOSTRARE INVECE, DI ESSERE FIGLIO
NATO NEL MATRIMONIO (quindi o con il POSSESSO DI STATO O CON QUALUNQUE
ALTRO MEZZO).

Oltre all’azione di disconoscimento, in tema di filiazione esistono anche altre 2 azioni :


- L’azione di reclamo dello stato di figlio : che però spetta solamente al figlio nato nel
matrimonio. Questa è un’azione con cui, un soggetto, vuole dimostrare al giudice, CHE IN
REALTA’ PUR RISULTANDO DALL’ATTO DI NASCITA, FIGLIO NATO NEL
MATRIMONIO DI 2 SOGGETTI, NON HA EFFETTIVAMENTE QUESTO STATUS
(non è figlio di questi). Questa azione di reclamo può essere proposta in 3 casi :
1. Quando c’è una SUPPOSIZIONE DI PARTO : quando, nell’atto di nascita, viene
attribuita la maternità ad una donna che invece quel figlio non lo ha partorito e quidni il
figlio lo può dimostrare.
2. Quando c’è una SOSTITUZIONE DI NEONATO : cioè quando il sogg è stato sostituito
al figlio vero nato nel matrimonio (che è peraltro un reato). Ovviamente in questo caso,
il figlio che non è figlio, può dimostrare di essere figlio di altri.
3. Da chi è nato nel matrimonio ma invece dall’atto di nascita risulta essere figlio di ignoti
perché la madre è rimasta anonima (OVVIAMENTE A MENO CHE IL FIGLIO NON
SIA STATO ADOTTATO). NB : nel momento in cui, nell’atto di nascita, la madre
decide di rimanere ignota, si potrebbe pensare che, in tal senso, operi la presunzione di
paternità. In realtà non è così : in quanto, in questi casi in cui la madre rimane ignota,
QUESTA PRESUNZIONE NON OPERA.
4. C’è un’altra ipotesi di azione di reclamo : che avviene quando, nonostante una ci sia una
presunzione di paternità, il figlio (che in base a questa presunzione doveva nascere nel
matrimonio), prima dell’atto di nascita VIENE RICONOSCIUTO DA UN ALTRO
SOGGETTO. In questo caso il figlio potrà reclamare il suo status di figlio nato nel
matrimonio.
5. L’ultima ipotesi : è quando c’è un conflitto di presunzioni di paternità. Questo è il caso
in cui UNA DONNA, DIVORZIA E SI RISPOSA PRIMA DEI 300 GIORNI (quindi
contro il divieto di legge, che ha senso proprio in questi termini). Quindi siccome non
sono passati i 300 giorni, opera la presunzione di paternità per il primo marito; ma opera
anche la presunzione di paternità per il secondo marito essendosi appunto, sposata.
Quindi il figlio, in questi casi PUO’ CHIEDERE IL RECLAMO DELLO STATO DI
FIGLIO O DI UNO O DELL’ALTRO RISOLVENDO IL CONFLITTO.
L’Azione di reclamo dello stato di figlio (che spetta quidni solo a lui) è IMPRESCRITTIBILE.
Ovviamente se il figlio è minore, si applicano le disposizioni in tema di disconoscimento ed anche
quelle relative alla incapacità.
- Azione di contestazione dello stato di figlio : è un’azione che è riconosciuta nelle stesse
situazioni di quella di reclamo, ed in particolare : NEI CASI DI SUPPOSIZIONE DI
PARTO E NEI CASI DI SOSTITUZIONE DI NEONATO E NEI CASI DI FIGLIO NATO
NEL MATRIMONIO CHE RISULTA FIGLIO DI IGNOTI (almeno che questo figlio di
ignoti non sia stato adottato). Questa azione di contestazione è diversa in quanto NON
SPETTA AL FIGLIO MA A CHI NE RISULTA ‘’ INGIUSTAMENTE’’ GENITORE O A
CHI NE ABBIA INTERESSE. Anche in questo caso l’azione è IMPRESCITTIBILE E
NON CI SONO LIMITI NEI MEZZI DI PROVA.

RICONOSCIMENTO DEI FIGLI NATI FUORI DAL MATRIMONIO.


Questo status giuridico (di figlio nato fuori), DEVE ESSERE RICONOSCIUTO DA UNO O DA
ENTRAMBI I GENITORI, SEPARATAMENTE O CONGIUNTAMENTE.
Ovviamente si parla di genitori che NON sono uniti dal matrimonio.
Questo status può anche essere accertato dal giudice.

Il riconoscimento è UN ATTO SOLENNE E LEGITTIMO (cioè un atto che non può essere
sottoposto a termine o condizione), FATTO DA UNO O DA ENTRAMBI I GENITORI CON CUI
VIENE ATTRIBUITO LO STATUS DI FIGLIO AD UN SOGGETTO.
Come si fa il riconoscimento del figlio nato fuori dal matrimonio??
- O NELL’ATTO DI NASCITA : quindi a seguito della nascita, dove è possibile rilevare
l’identità della madre che però non è sposata, il padre dichiara di essere effettivamente
padre.
- CON UNA DICHIARAZIONE POSTERIORE : fatta davanti ad un ufficiale di stato civile.
- PUO’ SSERE FATTA IN UN ATTO PUBBLICO
- NEL TESTAMENTO.
Il riconoscimento è IRREVOCABILE (quindi una volta fatto non si può tornare indietro.). se viene
revocato il testamento con cui viene fatto, ADDIRITTURA LA REVOCA DEL TESTAMENTO
NON TRAVOLGE IL RICONOSCIMENTO.
Il riconoscimento può essere fatto anche nei confronti di un FIGLIO MORTO CON EFFETTI NEI
RIGUARDI DEI SUOI DISCENDENTI.

Abbiamo detto che può essere fatto CONGIUNTAMENTE O SEPARATAMENTE. In questa


ultima ipotesi, il riconoscimento del 2 genitore, PUO’ ESSERE FATTO SOLO SE C’E’ IL
CONSENSO DEL PRIMO (in altri termini : in questi casi il primo genitore HA RICONOSCIUTO
IL FIGLIO MA ALLO STESSO TEMPO NON HA DATO IL CONSENSO AL SECONDO
GENITORE DI RICONOSCERLO). Se il primo genitore non da il consenso, la riforma del 2012 ha
previsto una serie di conseguenze :
- Innanzitutto il consenso non può esserre rifiutato se RISPONDE ALL’INTERESSE DEL
FIGLIO.
- Se viene rifiutato il consenso, il genitore che vuole riconoscere il figlio (IL 2), FA
RICORSO AL GIUDICE COMPETENTE. Questo ultimo notifica il ricorso al genitore che
ha rifiutato il consenso ma che ha riconosciuto il figlio (quindi il 1) e, se questo non si
oppone, il giudice CON SENTENZA ASSUME I PROVVEDIMENTI OPPORTUNI
SULL’AFFIDAMENTO E IL MANTENIMENTO DEL MINORE. Se invece c’è
opposizione, il giudice accerta lo stato dei fatti con l’ascolto anche del figlio minore e
prende dei provvedimenti per cercare di INSTAURARE IL RAPPORTO DI FILIAZIONE.
Se però il figlio ha compiuto 14 anni, serve anche IL SUO CONSENSO (in entrambi i casi di
riconoscimento).
Sempre con riferimento al riconoscimento disgiunto. C’è un’altra regola da risepttare CHE E’
QUELLA IN BASE ALLA QUALE, QUANDO IL RICONOSCIMENTO VIENE FATTO DA UN
SOLO GENITORE, LA DICHIARAZIONE DI RICONOSCIMENTO NON PUO’ DARE
INDICAZIONI SU CHI SIA L’ALTRO ALTRIMENTI QUESTE INDICAZIONI SONO
CONSIDERATE SENZA EFFETTO ED OVVIAMENTE, GLI EFFETTI DEL
RICONOSCIMENTO AVRANNO RIGUARDO SOLAMENTE CON RIFERIMENTO AL
GENITORE CHE LO HA POSTO IN ESSERE E CON I SUOI PARENTI.

Il riconoscimento, può essere però IMPUGNATO QUALORA NON RISPONDA A VERITA’. Chi
sono i legittimati attivi?
- La stessa persona che lo ha posto in essere (ovviamente sempre se ci sono delle cause
fondate. Ex quando ad esempio c’è un sogg che riconosce un figlio che poi scopre non
essere suo.)
- Da chiunque vi abbia interesse (ex. gli eredi dell’autore che vogliono far escludere dalla
successione il figlio; oppure il vero genitore)
- Dal figlio stesso che, se è minorenne, può farlo attraverso un CURATORE SPECIALE SU
ISTANZA SUA (cioè del figlio, se ha 14 anni) o DEL PM O DEL TRIBUNALE DEI
MINORI (se ha meno di 14 anni).
L’azione non è soggetta a prescrizione SE RIGUARDA IL FIGLIO. Mentre riguardo l’autore del
riconoscimento si prescrive entro un anno dal riconoscimento oppure dalla scoperta dell’impotenza;
ma comunque non oltre i 5 anni del riconoscimento.
Il riconoscimento può anche essere impugnato se chi lo ha fatto VI E’ STATO COSTRETTO CON
VIOLENZA O VERSAVA, AL MOMENTO DEL RICONOSCIMENTO, IN INTERDIZIONE
GIUDIZIALE ENTRO 1 ANNI DA QUANDO E’ CESSATA LA VIOLENZA O DA QUANDO
C’E’ STATA LA REVOCA DELLA INTERDIZIONE.
In questi due casi, il giudice può accogliere quindi l’impugnazione, anche quando IL
RICONOSCIMENTO ERA VERITIERIO PERO’ COL SOL FATTO CHE LO HA
RICONOSCIUTO CON VIOLENZA O IN UNO STATO DI INCAPACITA’ SI PUO’
ACCOGLIERE (proprio xk chi lo ha riconosciuto lo ha fatto in un momento in cui nn fosse
consapevole a cosa stesse andando incontro).
Se l’autore del riconoscimento muore, e non sono scaduti i termini, L’AZIONE PUO’ ESSERE
PROMOSSA DAI SUOI DISCENDENTI ASCENDENTI O EREDI ENTRO 1 ANNO DALLA
MORTE O DALLA NASCITA DEL FIGLIO SE IL FIGLIO E’ POSTUMO.
Se invece muore il figlio riconosiuto, l’azione può essere esperita dal CONIUGE O DAI SUOI
DISCENTI (del figlio) ENTRO 1 ANNO DALLA MORTE O DALLA MAGGIORE ETA’ DEL
FIGLIO DEL FIGLIO. Ovviamente anche quando muore il figlio l’impugnazione può essere
comunque ptoposta dagli altri che ne hanno interesse.

DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DI PATERNITA’ E DI MATERNITA’.

Se i genitori, non hanno provveduto a riconoscere il figlio (sempre nel caso di figlio nato fuori dal
matrimonio),il figlio che vuole essere riconosciuto, può PROPORRE UN PROCEDIMENTO
GIUDIZIARIO PER VEDERGLI RICONOSCIUTO IL SUO STATUS, ESPERENDO QUINDI
L’AZIONE DI DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DI PATERNITA’ O MATERNITA’.
Si tratta di un’azione che è prevista innanzitutto dalla costituzione, quando all’art. 30 ultimo
comma, si stabilisce che, la legge, detta NORME E LIMITI PER LA RICERCA DELLA
PARTERNITA’.
Con la rifroma del 75, poi, il cc ha eliminato quelle che erano le DIFFERENZE TRA L’AZIONE
DI DICHIARAZIONE DI PATERNITA’ E DI MATERNITA’ (che all’inizio erano diverse perche
l’azione di dichiarazione di paternità ERA SOTTOPOSTA A DEI LIMITI) STABILENDO CHE
ORA, ENTRAMBE, SONO LIBERAMENTE ESPERIBILI CON UN SOLO LIMITE : CE E’
QUELLO IN CUI, IL SOGGETTO CHE VUOLE ESSERE RICONOSCIUTO, RISULTA FIGLIO
DI ALTRI.
Prima della sentenza della Corte Cost 50 del 2006, era prevista una regola (art. 274 che era stato
introdotto nel 75), in base al quale, L’AZIONE IN ESAME (QUINDI LA DICHIRAZIONE DI
PATERNITA’ O MATERNITA’), era ammessa solamente QUANDO IL TRIBUNALE, SULLA
BASE DI SPECIFICHE CIRCOSTANZE, AVEVA CONSIDERATO LA DOMANDA,
APPARENTEMENTE GIUSTIFICATA (cioè c’era il cd. Fumus). Se invece l’inchiesta
preliminare, aveva esito NEGATIVO, L’AZIONE VENIVA CONSIDERATA NON
AMMISSIBILE (e non si andava proprio a processo). La finalità di questa era EVITARE AZIONI
INFONDATE CHE AVESSERO SEMPLICEMENTE UN FINE ‘’ RICATTATORIO’’ NEI
CONFRONTI DEL PRESUNTO GENITORE.

La prova della partenità e della maternità, può essere data DAL FIGLIO CON QUALUNQUE
MEZZO ANCHE IN VIRTU’ DI PRESUNZIONI.
La prova della maternità è molto + agevole : perché basta dimostrare che chi dice di essere figlio,
COINCIDE CON CHI E’ STATO PARTORITO DALLA MADRE.
La prova della paternità invece è + complessa : innanzitutto è previsto che LA PROVA DELLA
PATERNITA’ NON PUO’ ESSERE DATA CON LA SOLA DICHIARAZIONE DELLA MADRE
(che indica ‘’ è lui il padre’’) ne con LA PROVA DEL FATTO CHE I 2 SI FREQUENTASSERO
ALL’EPOCA. E’ chiaro che, adesso la evoluzione della scienza, permette di attribuire con certezza
la paternità, sulla base di prove EMATOGENETICHE ( il sangue). Se il presunto genitore si rifiuta
di prestarsi a queste indagine, col il fatto di non poter essere costretto a farle, il giudice può
considerare il rifiuto di quest’ultimo come un ELEMENTO UTILE ALLA VALUTAZIONE
DELLA FONDATEZZA DELL’AZIONE ESPERITA DAL FIGLIO (in altri termini ‘’ il giudice
può pensarla male’’).

LEGGITTIMAZIONE ATTIVA . chi può fare l’azione.


- Il figlio : ed in questo caso l’azione è imprescrittibile come quella di riconoscimento
- Il genitore che su di lui esercita la responsabilità che sappiamo dipenda dalla procreazione
(NB : il figlio pur non essendo stato riconosciuto può comunque ad esempio vivere sotto lo
stesso tetto dei sogg che non l’hanno riconosciuto e che esercitano quella responsabilità nei
suoi confronti)
- Oppure dal tutore
Se il figlio ha compiuto 14 anni serve il suo consenso in questi ultimi 2 casi. Se poi il figlio è morto,
l’azione può essere esperita o proseguita DAI SUOI DISCENDENTI entro 2 anni dalla morte.

LEGGITTIMAZIONE PASSIVA : contro chi viene esperita l’azione.


Viene esperita contro : IL PRESUNTO GENITORE MA SE QUESTO E’ MORTO ANCHE NEI
CONFRONTI DEGLI EREDI. SE ANCHE GLI EREDI SONO MORTI, L’AZIONE PUO’
ESSERE ESPERITA NEI RIGUARDI DI UN CURATORE NOMINATO DAL GIUDICE. E,
comunque, può intervenire nel giudizio CHIUNQUE NE ABBIA INTERESSE.

La sentenza che accerta la filiazione ha GLI STESSI EFFETTI DEL RICONOSCIMENTO


SPONTANEO. E CON QUESTA SENTENZA, IL GIUDICE, PUO’ ANCHE ADOTTARE
PROVVEDIMENTI PER MANTENIMENTO, ISTRUZIONE ED EDUCAZIONE DEL FIGLIO.

AFFIDAMENTO ED ADOZIONE.
Adozione ed affidamento sono disciplinati da leggi speciali ed in particolare dalla legge 184 dell’83
che ha riformato COMPLETAMENTE L’ISTITUTO.
Per quanto riguarda il cc, questo disciplina esclusivamente una forma particolare di adozione che è
quella ‘’ tradizionale’’ DI PERSONE MAGGIORENNI.

Partiamo però dall’affidamento: è una forma di INTERVENTO CHE SI RENDE NECESSARIO


CON RIFERIMENTO A NUCLEI FAMILIARI CHE SI TROVANO IN STATO DI INDIGENZA
(POVERTA’), CHE SI SOSTANZIA NELLA POSSIBILITA’ DI AFFIDARE, APPUNTO, IL
FIGLIO AD UN’ALTRA FAMIGLIA, affinché sia educato e mantenuto da quest’ultima, in
sostituzione di quella di origine. Pertanto, attraverso l’affidamento, SE UNA FAMIGLIA,
NONOSTANTE LE FORME DI SOSTEGNO PREVISTE DALLA COSTITUZIONE NON SIA
IN GRADO DI PROVVEDERE ALLA CRESCITA E ALLA EDUCAZIONE DEL MINORE E
SE L’AMBIENTE FAMILIARE E, ALLO STESSO MODO, NON IDONEO ALLA SUA
FORMAZIONE, SI PUO’ DISPORRE L’AFFIDAMENTO DEL MINORE AD UN’ALTRA
FAMIGLIA PER UN PERIODO DI TEMPO CHE DEVE ESSER RAPPORTATO ALLA
DURATA DEGLI INTERVENTI NECESSARI PER RECUPERARE, diciamo così, la famiglia
d’origne (è addifato per consentire alla famiglia d’origine di rimettersi in sesto). Se invece manca
una famiglia per l’affido, il minore può essere affidato ad una comunità. L’affidamento familiare
contente al minore di realizzare il suo diritto di VIVERE ED ESSERE EDUCATO IN UN
CONTESTO FAMILIARE, SEMPRE CON LA FINALITA’ ULTIMA DI REINSERIRLO
NELLA FAMIGLIA DI PROVENIENZA NON APPENA QUESTA SARA’ PRONTA.
Quali sono i presupposti dell’affidamento ?? sono indicati tutti nella legge 149 del 2001 (che è
diversa da quella delle adozioni che è la 184 del 83) :
1. Mancanza di stabile ed adeguato contesto familiare
2. Situazione di abbandono del minore
3. Carenza di legami familiari che deve essere però TEMPORANEA E NON DEFINITIVA
PERCHE’ ALTRIMENTI SI POTREBBE DIRETTAMENTE APRIRE IL PROC DI
ADOZIONE.

PROCEDIMENTO DI AFFIDO.
In presenza di nuclei famigliari che si trovino in situazioni di ingienza, il TRIBUNALE deve
segnalare al comune queste situazioni affinchè il comune o la regione o lo stato, intervengano
con ,misure di sostegno anche e soprattutto nell’interesse del minore. E, così facendo, prevenire
l’abbandono del minore e cercare il + possibile di mantenerlo nel nucleo famigliare d’origine
(quindi l’affidamento è un’extrema ratio : in quanto solo quando questi interventi non bastano si
ricorre all’affidamento).
Il tribunale segnala al Comune TUTTE LE VOLTE IN CUI, NELL’AMBITO DI UN
PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO IL GIUDICE, IN VIA INCIDENTALE, ACCERTI QUESTE
SITUAZIONI.
Se gli interventi non sono sufficienti quindi ci sarà l’affidamento. L’affidamento familiare di un
minore ad un’altra famiglia è fatto dal SERVIZIO SOCIALE DEL COMUNE, CON UN
PROVVEDIMENTO CHE VIENE RESO ESECUTIVO DAL GIUDICE TUTELARE, SENTITO
IL MINORE (che abbia compiuto i 12 anni o anche minore di 12 anni se capace di discernimento).
Serve però il CONSENSO DEI GENITORI E, IN MANCANZA DI QUESTO, IL
PROVVEDIMENTO PUO’ ESSERE COMUNQUE ADOTTATO DAL TRIBUNALE X I
MINORENNI CHE PUO’0 ANCHE FAR DECADERE I GENITORI DALLA
RESPONSABILITA’ IN CASO DI TRASCURATEZZA DEI DOVERI FAMILIARI O ABUSO
DEI POTERI FAMILIARI (quindi in tal caso sarà disposto direttamente dal tribunale dei minori).
Nel provvedimento devono essere indicati I MOTIVI E I TEMPI DELL’AFFIDAMENTO (che
comunque verrà sempre vigilato dal servizio sociale); ED ANCHE IL PROGRAMMA DI
ASSISTENZA E RECUPERO DELLA FAMIGLIA D’ORIGINE. Il servizio sociale poi, opera per
agevolare i rapporti tra L’AFFIDATARIO E LA FAMIGLIA DI PROVENIENZA SEMPRE X
FACILITARE POI, IL RIENTRO CHE E’ SEMPRE IL FINE ULTIMO.
Per quanto riuguarda l’affidatario, che è titolare di un UFFICIO DI DIRITTO CIVILE, HA
K’OBBLIGO DI ACCOGLIERE IL MINORE E MANTENERLO CON IL CONTRIBUTO DEL
COMUNE NEL RISPETTO DELLE INDICAZIONI DATE DAI GENITORI E
DALL’AUTORITA’ CHE HA CONCESSO L’AFFIDAMENTO.
L’affidatario deve inserire il minore nella sua famiglia dandogli vitto e alloggio e non può a sua
volta affidarlo a 3. Ha una resp che è diversa da quella dei genitori e che in qualche modo LA
INTEGRA E QUESTA RESP DEVE ESSERE ESERCITATA SEMPRE CON L’OBBIETTIVO
DI UN FUTURO REINSERIMENTO.
L’Affidamento familiare ha una durata massima di 2 anni salvo proroga ma può venir meno se
VIENE MENO L’INTERESSE DEL MINORE O SE GLI RECA PREGIUDIZIO O SE TERMINE
LA DIFFICOLTA’ DELLA FAMIGLIA DI ORIGINE IN OGNI CASO SARA’ NECESSARIO
UN NUOVO PROVV DELLA STESSA AUTORITA’ CHE LO HA POSTO IN ESSERE.

Sull’affidamento è poi intervenuta la CEDU la cui giurisprudenza è stata recepita dalla legge 173
del 2015 che ha introdotto la TUTELA DELLA CONTINUITA’ EFFETTIVA DEL MINORE E
DELLE RELAZIONI CONSOLIDATE DURANTE L’AFFIDAMENTO. Tant’è vero che : è
possibile che il minore in affidamento, se ci sono i requisiti, sia ADOTTATO DAGLI
AFFIDATARI PER CONSOLIDARE APPUNTO I LEGAMI AFFETTIVI SORTI CON QUESTI
ULTIMI. Ma, anche qualora, invece (come dovrebbe essere), il minore fa ritorno nella famiglia
d’origine, comunque si deve assicurare quindi la sua possibilità di MANTENERE RAPPORTI
CON GLI AFFIDATARI. Tant’è vero che comunque l’affidatario, in caso di procedimenti in
materia di resp genitoriale del minore DEVONO OBBLIGATORIAMENTE ESSERE
CONVOCATI E POSSONO PRESENTARE MEMORIE NELL’INTERESSE DEL MINORE.
Quindi questo dimostra ulteriolmente che i rapporti tra affidatario e minore proseguono.
Quando, il periodo di affidamento del minore, sia prolungato, il minore diventa ADOTTABILE.

Il provvedimento di affidamento disposto dal giudice è INIPUGNABILE


ADOZIONE LEGITTIMANTE
È un’adozione che si realizza quando il minore sia privato in via definitiva ed irreversibile
dell’assistenza morale e materiale dei genitori.
Con l’adozione da parte di un’altra famiglia, l’adottato acquista lo status di FIGLIO NATO NEL
MATRIMONIO DEI CONIUGI CHE LO ADOTTANO e cessano TUTTI I SUOI RAPPORTI
CON LA FAMIGLIA D’ORIGINE FATTI SALVI I DIVIETI MATRIMONIALI (ex. non portà
sposare la sua ex mamma ecc). tra l’aottato e i genitori adottivi quindi, SI COSTITUISCE UN
RAPPORTO DI FILIAZIONE, CON TUTTE LE CONSEGUENZE PERSONALI E
PATRIMONIALI TRA CUI L’ASSUNZIONE DEL COGNOME.

Per quanto riguarda i presupposti, l’adozione quindi RAPPRESENTA UN RIMEDIO ANCORA +


ESTREMO DELL’AFFIDAMENTO RISPETTO A SITUAZIONI DI ABBANDONO GRAVI E
SOPRATTUTTO NON TRANSITORIE. Quindi un abbandono TOTALE E DEFINITIVO E CHE
VIENE VALUTATO OGGETTIVAMENTE CIOE’ A PRESCINDERE DAL DOLO O DALLA
COLPA DEI GENITORI D’ORIGINE (che magari non volevano abbandonarlo ed hanno fatto tutto
il possibile affinchè ciò non si verificasse : cioè non siano riusicti a dargli le attenzioni necessarie
dal punto di vista ateriale ed affettivo. Si tratta quindi di una valutazione oggettiva e RELATIVA
DA EFFETTUARE CASO X CASO VALUTANDO ANCHE L’ETA’ E L’AMBIENTE
SOCIALE DEL MINORE. ) quindi non costituiscono fattispecie di abbandono estremo le ‘’
anomalie della personalità dei genitori’’ (ex. bipolarismo) o il loro DISAGIO PATRIMONIALE
MA QUESTE DIVENTANO PRESUPPOSTI PER L’ADOZIONE SOLAMENTE SE
MINACCIANO IN MODO GRAVE LA PERSONALITA’ DEL MINORE E QUIDNI I SUOI
INTERESSI MORALI E MATERIALI (quindi accertati caso x caso).
Va precisato che, l’adozione, non è uno strumento finalizzato a dare SEMPLICEMENTE AL
MINORE MIGLIORI CONDIZIONI DI VITA : cioè non si può sottrarre un minore ad una famiglia
indigente e farlo adottare da una famiglia benestante sulla base di un semplice raffronto dei tenori di
vita (perché lo stato di abbandono, come detto, non può essere ravvisato nella semplice povertà
della famiglia ma viene valutato caso x caso). Ad esempio : l’abbandono VIENE SEMPRE
CONFIGURATO, IN OGNI CASO, QUANDO IL MINORE E’ FIGLIO DI GENITORI IGNOTI
OPPURE QUANDO E’ ORFANO E PRIVO DI ALTRI PARENTI.
NON SI RAVVISA, LO STATO DI ABBANDONO, QUANDO E’ TEMPORANEO ED E’
DOVUTO A FORZA MAGGIORE;
SI RAVVISA INVECE, QUANDO, IN PRESENZA SEMPRE DI UNA SITUAZIONE DI
INDIGENZA, I GENITORI RIFIUTINO SENZA GIUSTIFICAZIONE LE MISURE DI
SOSTEGNO DEI SERVIZI SOCIALI.

Un minore per poter essere adottato deve risultare, nello status DI ADOTTABILITA’ CHE VIENE
VERIFICARE DAL TRIBUNALE DEI MINORENNI, CON UN PROCEDIMENTO DI
VERIFICA CHE VIENE ATTIVATO DA UNA SEGNALAZIONE FATTA DA UN’AUTORITA’
(che di solito sono i servizi sociali).
Quindi a seguito della segnalazione, il tribunale APRE IL PROCEDIMENTO POTENDO ANCHE
DIPORRE PROVV TEMPORANEI NELL’INTERESSE DEL MINORE (TRA CUI UN
AFFIDAMENTO PRE ADOTTIVO) ; SVOLGE LE INDAGINI ; ASCOLTA I GENITORI ED IL
MINORE; E, SE VALUTA, CHE EFFETTIVAMENTE SUSSISTE IL GRAVE ABBANDONO
DICHIARA LO STARTO DI AODTTABILITA’ CON SENTENZA IMPUGNABILE.
NB : il provvedimento di affidamento differentemente da questo è inipugnabile

Chi può adottare?


SOLO I CONIUGI UNITI IN MATRIMONIO DA ALMENO 3 ANNI (quindi no conviventi, no
inveriti, no separati) o che ABBIANO CONVISSTO IL MODO STABILE PRIMA DEL
MATRIMONIO X ALMENO 3 ANNI.
Questi coniugi, oltre ad essere sposati da almeno 3 anni o conviventi da almeno 3 anni e poi sposati,
DEVONO AVERE ALMENO 18ANNI E NON DEVONO AVERE + DI 45 ANNI IN +
DELL’ADOTTANTE. I LIMITI DI ETA’ POSSONO ESSERE DEROGATI SE IL TRIBUNALE
ACCERTA CHE, DALLA MANCATA ADOZIONE, DERIVA UN DANNO GRAVE AL
MINORE.
Ai medesimi coniugi poi, sono consentite + adozioni ed hanno anzi la PREFERENZA SU
UN’EVENTUALE ADOZIONE DI UN FRATELLO DELL’ADOTTATO.
Chi vuole adottare deve FARE DOMANDA AL TRIBUNALE DEI MINORENNI, IL QUALE
VALUTA I REQUISITI RICHIESTI ED ACCERTA POI LE CAPACITA’ EDUCATIVE, LA
SITUAZIONE PERSONALE ED ECONOMICA, LA SALUTE, L’AMBIENTE FAMILIARE E
LE MOTIVAZIONI DEI RICHIEDENTI. Dopodichè, sulla base di queste, sceglie a quale coppia
far adottare il minore e comunque, prima dell’adozione, dispone l’AFFIDAMENTO PRE
ADOTTIVO PER VERIFICARE NEL CONCRETO LA IDONEITA’ DELLA FAMIGLIA.
L’AFFIDAMENTO E’ REVOCABILE IN CASO DI DIFFICOLTA’ NON SUPERABILI DI
CONVIVENZA TRA IL MINORE E LA NUOVA FAMIGLIA. Se invece l’affidamento, ha esito
positivo, al termine di 1 anno, sentito il minore (che deve essere capace di discernere) e sentiti i
coniugi adottanti, il giudice provvede sulla adozione PREVIO CONSENSO DEL MINORE CHE
ABBIA COMPIUTO 12 ANNI ED E’ POSSIBILE ANCHE CHE IL GIUDICE PRONUNCI
L’ADOZIONE SE, NEL PERIODO DI AFFIDAMENTO PRE ADOTTIVO, I CONIUGI SI
SONO SEPARATI O SE UNO DEI + E’ MORTO O DIVENTATO INCAPACE.
Se il sogg adottato, era stato partorito da una donna che ha chiesto l’anonimato, la giurisprudenza
della Corte Cost, ha previsto che possa chiedere, il minore, la cd. REVERSIBILITA’
DELL’ANONIMATO PER CONOSCERE L’IDENTITA’ DELLA MADRE. In ogni caso però,
salvo autorizzazione espressa del giudice, NESSUNO PUO’ RILASCIARE ATTESTAZIONI O
INFORMAZIONI CON LE QUALI SI POSSA CONOSCERE IL COGNOME ORIGINARIO
DELL’ADOTTATO.

La prassi dei tribunali ha sperimentato ultimamente, una forma di adozione + ‘’ blanda’’ che si
chiama appunto ADOZIONE MITE : che è un’adozione che prevede che l’adottato, non rompa del
tutto i lagami con la famiglia originaria con la quale mantiene invece delle relazioni. Il presupposto
di questa adozione mite è il cd. SEMI ABBANDONO.

ADOZIONE INTERNAZIONALE

L’adozione di minori stranieri, si realizza sulla base delle regole della Convenzione per la tutela dei
minori stipulata all’AYA nel 93. Per adozione di minore straniero si intende l’adozione di un
minore di altra nazionalità che però si trova in stato di abbandono nel paese d’origine (perché, se
invece, il minore straniero è abbandonato in italia si applica la legge di adozione di cui sopra).
I coniugi che vogliono adottare un minore straniero, devono presentare una DICHIRAZIONE DI
DISPONIBILITA’ AL TRIBUNALE DEI MINORI DEL LUOGO DOVE RISIEDONO.
Questo tribunale poi, accerta la loro idoneità sulla base dei REQUISITI PERSONALI E
FAMILIARI E L’ACCERTA CON DECRETO CHE VIENE A LORO COMUNICATO.
Entro un anno da questa comunicazione, gli interessati devono avviare la procedura che VIENE
CURATA DALLA REGIONE (cioè da uno degli enti istituiti dalla regione).
Quest’ente autorizzato quindi deve ISTRUIRE LA PRATICA DI ADOZIONE E LA COMUNICA
ALL’AUTORITA’ COMPETENTE DEL PAESE IN CUI IL MINORE RISIEDE. AUTORITA’
CHE POI, FORNISCE A SUA VOLTA LE INFO, VERIFICA L’ADOTTABILITA’ DEL
MINORE
E LA COMPATIBILITA’ DEGLI INTERESSI DEL MINORE CON LA FAMIGLIA ITALIANA,
E PRONUNCIA IL PROVV DI ADOZIONE O AFFIDAMENTO, TRASMETTENDO GLI ATTI
ALLA COMMISSIONE X LE ADOZIONI INTERNAZIONALI CHE E’ ISTITUITA PRESSO
LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI.
La commissione per le adozioni, se reputa l’adozione COERENTE ALL’INTERESSE DEL
MINORE E, SE VALUTA, L’IMPOSSIBILITA’ PER IL MINORE DI ESSERE ADOTTATO
NEL SUO PAESE AUTORIZZA, L’INGRESSO E LA RESIDENZA PERMANENTE IN ITALIA
DEL MINORE, CHE VIENE PRIMA AFFIDATO PER UN ANNO ALLA FAMIGLIA (AL FINE
DI UNA CORRETTA INTEGRAZIONE) E POI ACQUISTA LO STATUS DI FIGLIO NATO
NEL MATRIMONIO DAI GENITORI ADOTTIVI (SEMPRE QUALORA L’AFFIDAMENTO
ABBIA AVUTO ESITO POSITIVO E SEMPRE QUALORA QUESTA ADOZIONE NON SIA
CONTRARIA AI PRINICPI FONDAMENTALI DELL’ORDINAMENTO).

Per quanto riguarda invece le adozioni di minori italiani da parte di famiglie straniere o le adozioni
di minori italiani da parte di famiglie italiane residenti all’estero, la domanda va fatta al CONSOLE
ITALIANO NELLO STATO STRANIERO. Console che poi la inoltra al tribunale dei minori del
luogo ove risiede il minore. E lo stesso console poi, vigila sul buon andamento dell’affidamento
all’estero del minore e provvede al suo rimpatrio in caso di difficoltà. Ovvimente la decisione circa
la adottabilità del minore spetta al Tribunale per i minorenni Italiano.

ADOZIONE IN FATTISPECIE PARTICOLARI.


Il minore, può essere adottato, nonostante non ricorrano i presupposti, in alcune ipotesi tassative :
1. PERSONE LEGATE AL MINORE DA PARENTELA FINO AL 6 GRADO O PERSONE
LEGATE SEMPRE AL MINORE DA RAPPORTO STABILE E DURATURO QUANDO
IL MINORE SIA ORFANO.
2. ADOZIONE DEL SINGOLO CONIUGE DI UN MINORE GIA’ ADOTTATO
DALL’ALTRO CONIUGE O DI UN FIGLIO DELL’ALTRO CONIUGE (avuto da un altro
matrimonio).
3. ADOZIONE DEL MINORE DIVERSAMENTE ABILE ED ORFANO
4. ADOZIONE SENZA AFFIDAMENTO PRE ADOTTIVO : riguardo a quest’ultima c’è chi
sostiene che l’impossibilità debba essere SOGGETTIVA (ad esempio disturbo di personalità
del minore ) secondo altri deve essere di tipo OGGETTIVO (ad esempio quando
l’affidamento pre adottivo ha avuto esisto negativo). Secondo la giurisprudenza, vi è
un’interpretazione ampia di questo concetto di impossibilità di affidamento pre adottivo :
addirittura si è consentita addirittura l’adozione ad una persona non sposata ed anche ad una
coppia non sposata ; e addirittura al parter omossessuale del genitore biologico dell’adottato.

La funzione del’istituto di adozione speciale è sempre quella di realizzare l’interesse del minore e
quindi garantirgli un’adeguata assistenza morale e materiale INSERENDOLO QUINDI IN UN
RAPPORTO FAMILIARE CHE PERO’ NON SIA ESCLUSIVO : nel senso che, a differenza
dell’adozione cd. Legittimante, la RELAZIONE CON LA FAMIGLIA DI ORIGINE NON SI
INTERROMPE, TANT’ E’ VERO CHE IL MINORE AVRA’ UN DOPPIO COGNOME (famiglia
d’origine e famiglia dell’adottante). ED INOLTRE, NON SI COSTITUISCONO RAPPORTI DI
PARENTELA NE TRA L’ADOTTATO E LA FAMIGLIA DEGLI ADOTTANTI; NE TRA GLI
ADOTTANTI E LA FAMIGLIA DELL’ADOTTATO. Tuttavia, a seguito dell’adozione, pur
mantenendo i rapporti con la famiglia d’origine, i diritti e doveri del minore SUSSISTERANNO
SOLAMENTE VERSO I GENITORI ADOTTIVI CHE AVRANNO L’OBBLIGO DI
MANTENERE, ISTRUIRE ED EDUCARE L’ADOTTATO; NE AVRANNO
RAPPRESENTANZA LEGALE ED AMMINSTRAZIONE DEL PATRIMONIO CON LA
DILIGENZA DEL BUON PADRE DI FAMIGLIA; MA NON AVRANNO L’USUFRUTTO
LEGALE (quindi c’è una piccola differenza rispetto ai poteri classici dei genitori).

L’adozione in queste ipotesi speciali, poi, RICHIEDE IL CONSENSO DEI GENITORI


BIOLOGICI. Anche se, la Cassazione, recentemente, in ragione del PREMINENTE INTERESSE
DEL MINORE HA RITENUTO SUPERABILE IL DISSENZO ALL’ADOZIONE DA PARTE DI
GENITORI ORIGINARI CHE, DI FATTO, NON ESERCITANO I LORO DOVERI.

Anche le adozioni in questi casi speciali SONO DECISE CON SENTENZA DEL TRIBUNALE X
I MINORENNI.

ADOZIONE DI MAGGIORENNI.
È disciplinata direttamente dal cc, e che ha una FUNZIONE DEL TUTTO DIVERSA DALLE
ALTRE ADOZIONI IN QUANTO NON E’ FINALIZZATA ALLA CRESCITA ED ALLA
EDUCAZIONE DEL MINORE ABBANDONATO MA E’ UN’ADOZIONE INVECE CHE E’
FINALIZZATA A CONSENTIRE ALL’ADOTTANTE, che non ha figli o che abbiano figli
consenzienti e maggiorenni all’adozione, di TRASMETTERE ALL’ADOTTATO, COGNOME E
PATRIMONIO senza che si estingua IL RAPPORT TRA L’ADOTTATO E LA FAMIGLIA DI
PROVENIENZA.

Requisiti
Gli adottanti :
- DEVONO AVERE ALMENO 35 ANNI E DEVONO SUPERARE ALMENO DI
DICIOTTO ANNI L’ETA’ DELL’ADOTTATO. E i coniugi POSSONO ANCHE ESSERE
NON SPOSATI In casi eccezionali possono avere anche solo 30anni.
- Non possono essere i genitori naturali dell’adottato nato fuori dal matrimonio;
- non possono essere i tutori del maggiorenne salvo che sia stato approvato il CONTO
DELLA SUA AMMINISTRAZIONE (?)

dal punto di vista procedurale : SERVONO I CONSENSI SIA DELL’ADOTTANDO SIA


DELL’ADOTTANTE E SONO NECESSARI ANCHE GLI ASSENZI DEI RISPETTIVI
CONIUGI E, DEI GENITORI DELL’ADOTTANDO.
Il tribunale competente, con un procedimento di VOLONTARIA GIURISDIZIONE, VERIFICA
LA SUSSISTENZA DELLE CONDIZIONI E LA CONVENIENZA PER CHI VIENE
ADOTTATO E PROVVEDE, CON SENTENZA, IMPUGNABILE DALLA DATA DELLA
QUALE L’ADOTTATO ASSUME IL DOPPIO COGNOME (quindi il cognome dell’adottante
anteponendolo al proprio).
L’adottante, e l’adottato, HANNO RECIPROCAMENTE L’OBBLIGO DI VERSARE GLI
ALIMENTI. E l’adottato, succede MORTIS CAUSA all’adottante CON GLI STESSI DIRITTI
PER I FIGLI NATI NEL MATRIMONIO. Viceversa, l’adottante, NON HA ALCUN DIRITTO
SUCCESSORIO SULL’ADOTTATO.
Abbiamo detto inoltre che l’adottato conserva i suoi diritti e doveri verso la sua famiglia d’origine;
MENTRE NON SI COSTITUISCE ALCUN RAPPORTO DI PARENTALA
DELL’ADOTTANTE CON LA FAMIGLA DELL’ADOTTATO E VICEVERSA.

L’Adozione poi, può essere REVOCATA, CON PRONUNCIA DEL TRIBUNALE, PER
INDENNITA’ DELL’ADOTTATO (cioè quando l’adottato abbia ATTENTATO ALLA VITA
DELL’ADOTTANTE O DEL SUO CONIUGE O DEI SUOI DISCENDENTI O ASCENDENTI)
MA ANCHE NEL CASO INVERSO.
L’adozione del maggiorenne, come detto, non comporta la nascita di un vincolo di parentela tra
ADOTTANTE ED ADOTTATO (?) in quanto, l’adottato, mantiene il LEGAME FILIALE CON
LA FAMIGLIA D’ORIGINE E NE CONSERVA DIRITTI E DOVERI E NON CREA NESSUN
RAPPORTO CIVILE TRA ADOTTANTE E FAMIGLIA DELL’ADOTTATO E TRA
ADOTTATO E PARENTI DELL’ADOTTANTE.

Quindi la finalità è REALIZZARE UN’ESIGENZA DI SOLIDARIETA’, COSTITUENDO UN


RAPPORTO DI ASSISTENZA DI PERSONE ADULTE ED ANZIANE.

Per quanto riguarda le altre regole previste dal codice

TESTAMENTO.

Iniziamo col concetto di SUCCESSIONE : consiste nel SUBENTRO DI UN SOGGETTO,


RISPETTO AD UN ALTRO, IN UNA O + SITUAZIONI GIURIDICHE : E’ QUINDI UNA
VICENDA DI MODIFICAZIONE SOGGETTIVA CHE PUO’ ESSERE ATTIVA O PASSIVA IN
BASE AL TIPO DI SITUAZIONE DI VANTAGGIO O SVANTAGGIO IN CUI IL SOGGETTO
SUBENTRA.
La successione, può riguardare SOGGETTI VIVI O SOGGETTI MORTI :
- la successione tra vivi si ha quando la modificazione soggettiva, avviene a seguito di un atto
(ad esempio un contratto) tra, appunto soggetti vivi al momento della stipula (quindi, con il
contratto, uno dei due soggetti SUBENTRA NELLA POSIZIONE DI UN ALTRO, AD
ESEMPIO ACQUISTANDO UN DIRITTO. Ex. trasferimento di proprietà : Tizio subentra
a Caio, nella posizione di proprietario. Questa è una successione tra vivi, nella titolarità del
diritto di proprietà).
- La successione tra morti : riguarda il fenomeno di successione che è connesso alla MORTE
DI UNA DETERMINATA PERSONA CHE VIENE DEFINITA ‘’ DE CUIUS’’ E,
L’ORDINAMENTO DETTA UN COMPLESSO DI REGOLE PER FAR SI CHE ALTRI
SOGGETTI SUBENTRINO NELLE VARIE POSIZIONI GIURIDICHE DEL DE CUIUS.
Va precisato che l’espressione successione a CAUSA DI MORTE, NON E’
UN’ESPRESSIONE TECNICA : perché, le vicende che si verificano alla morte del de cuius
non sono tutte di successione vera e propria (cioè di sostituzione nella titolarità di diritti ed
obblighi.). questo perché, la morte del de cuius provoca OLTRE ALLA SUCCESSIONE (e
quindi oltre alla vicende di modificazione soggettiva) ANCHE ALTRE VICENDE : ad
esempio vicende di COSTITUZIONE DI NUOVI DIRITTI, CHE PRIMA NON
ESISTEVANO E PER I QUALI NON SI PUO’ PARLARE DI SUCCESSIONE VERA E
PROPRIA (perché non c’è nessun ‘’ subentro’’ in una situazione che prima NON esisteva e
che INVECE INIZIA AD ESISTERE SOLO COL TESTAMENTO). E, all’opposto, anche
vicende di ESTINZIONE DI DIRITTI PER I QUALI QUINDI NON C’E’ ALCUNA
SUCCESSIONE.

La successione mortis causa, ha la ratio di RAGIONE ECONOMICA E SOCIALE DI EVITARE


CHE ALL’IMPROVVISO, SITUAZIONI GURIDICHE PATRIMONIALI, RIMANGANO PRIVE
DI TITOLARE. ED E’ UNA SUCCESSIONE CHE, A DIFFERENZA DI QUELLA TRA VIVI,
PUO’ ESSERE SIA A TITOLO PARTICOLARE (cioè può riguardare un solo bene o cespite
patrimoniale ) ma può essere anche a TITOLO UNIVERSALE (il che, accade quando, un
successore entra nell’ UNIVERSALITA’ DEL BENI DEL DE CUIUS. Con le precisazioni che
faremo dopo). Mentre la successione tra vivi PUO’ ESSERE SOLO A TITOLO PARTICOLARE.

La morte quindi, che è un fatto naturale, ha una serie di conseguenze giuridiche che sono
DISCREZIONALMENTE DETERMINATE DAL LEGISLATORE NEI LIMITI PERO’ DI
ALCUNI PRINCIPI :
- Solidarietà
- Libertà di disporre
- Dignità della persona
- (soprattutto) nei limiti stabiliti dall’art. 42 della Cost in base al quale la legge stabilisce i
limiti della successione legittima ( cioè in assenza di testamento) e testamentaria, le quali
NON POSSONO MAI ESSERE ESCLUSE : cioè in presenza di testamento, il testamento
non può essere ignorato; così come non possono essere ignorate le regole relative ai diritti
dei cd. LEGITTIMARI nel caso della successione legittima.

Ratio della successione nella sua evoluzione.


In realtà si è detto che la ratio della successione consiste nella ESIGENZA ECONOMICO
SOCIALE DI NON LASCIARE LE SITUAZIONI GIURIDICHE DEL DEFUNTO SENZA UN
TITOLARE CERCANDO QUINDI UNA CONTINUAZIONE DI QUESTE SITUAZIONI
GIURIDICHE che, di norma, vengono trasmesse ai FAMILIARI anche nel rispetto della
LIBERTA’ DI DISPORRE DL SOGGETTO CHE, SECONDO ALCUNI, SI PUO’
RICONDURRE ANCHE NELL’ART. 47 DELL COST CHE PARLA DEL DIRITTO AL
RISPARMIO; mentre, secondo altri, costituisce uno strumento di utilizzo della proprietà privata di
cui all’art. 42 (NB : questo con riferimento agli art della cost che possono venire in rilievo come ‘’
principi costituzionali’’ alla base delle regole della successione o della sua ratio).
Inizialmente, il diritto delle successioni, veniva intesto come un COMPLESSO DI REGOLE
VOLTO A TUTELARE IN MODO QUASI ESCLUSIVO O COMUNQUE IN MODO
PREMINENTE, GLI INTERESSI DELLA FAMIGLIA : per far questo, in caso di conflitto tra
interesse della famiglia e interesse del morto (conflitto che si verificava quando in qualche modo
nel testamento il morto aveva sacrificato degli interessi di un familiare), si dava preminenza
APPUNTO ALL’INTERESSE DELLA FAMIGLIA ARRIVANDO ANCHE A CONTRASTARE
QUELLA CHE ERA IN REALTA’ LA VOLONTA’ DEL DE CUIS.
Nel tempo, questo tipo di impostazione è stata superata, nell’ottica di un nuovo bilanciamento TRA
INTERESSE FAMILIARE E LIBERTA’ DI DISPORRE, EVITANDO DI PRIVILEGIARE
SEMPRE IL PRIMO. A questo proposito, si cerca, appunto di contemperare l’interesse dei familiari
(che è tutelato dalle regole sulla tutela dei leggittimari) con la liberà di disporre (che invece trova
massima espressione nelle regole sull’AUTONOMIA TESTAMENTARIA secondo le regole che
vedremo successivamente).
Inoltre, anche lo Stato ha degli interessi sull’eredità del de cuius : dal momento che, lo Stato può
succedere al de cuius come EREDE quando non vi sono altri eredi ma può anche essere inserito nel
testamento come SUCCESSORE PARTICOLARE (anche ad una PA. Ex. ho una biblioteca con dei
libri antichi, possono decidere di lasciarli ad una biblioteca comunale). Allo stato, peraltro, è
attribuita LA POTESTA’ DI PRELEVARE A LIVELLO FISCALE UNA CERTA SOMMA IN
VIRTU’ DELLA SUCCESSIONE (ex. la tassa sulla successione), OVVIAMENTE CALCOLATA
PRINCIPALEMNTE IN BASE ALLA ENTIA’ DEI BENI CHE FANNO PARTE DEL
TESTAMENTO. Ovviamente si tratta di un prelievo fiscale progressivo (+ trasferisci + paghi di
tasse : ad esempio 4% dovuta dal coniuge del de ciuis e dai parenti il linea retta su un valore
complessivo superiore a 1.000.000 di euro).

OGGETTO DELLA SUCCESSIONE


Abbiamo parlato dei soggetti coinvolti vediamo cos’è l’OGGETTO DELLA SUCCESSIONE :
s’intende IL COMPLESSO DEI RAPPORTI GIURIDICI CHE VENGONO TRASFERITI A
SEGUITO DELLA MORTE DEL DE CUIUS. La domanda è QUALI DIRITTI SONO
TRASFERIBILI E QUALI NO?
Inizialmente, si riteneva che potessero essere oggetto di successione mortis causa,solo RAPPORTI
PATRIMONIALI. Col tempo poi, con il mutamento del diritto civile, e soprattutto con la sua de-
patrimonializzazione (cioè il fenomeno che ha visto nascere ed acquisire rilevanza da parte di
situazioni non patrimoniali nel diritto civile), si è arrivati alla considerazione che POSSONO
ESSERE OGGETTO DI SUCCESSIONI MORTIS CAUSA TUTTE LE SITUAZIONI
ESISTENZIALI E PATRIMONIALI (incluse ad esempio la destinazione degli organi, il diritto
d’autore ed addirittura la gestione dell’accaunt dell social network), tranne quelle che, in virtù della
morte del de cuius NON POSSONO ESSERE IN ALCUN MODO TRASMESSE : NB : non c’è un
elenco tassativo ma ci si arriva a livello interpretativo :
- I diritti della personalità
- Lo status di figlio
- Le situazioni reali di godimento strettamente legate alla vita del soggetto (ex. abitazione e
l’usufrutto)
- Il diritto e l’obbligo agli alimenti
- Rendita vitalizia
- Le sanzioni penali e amministrative
- I rapporti intiutu personae (come ad esempio il contratto di lavoro subordinato)
- Contratto di appalto se muore l’appaltatore
- Procura

Il de cuius non è obbligato a fare testamento, poiché fare testamento è comunque UNA LIBERTA’
DELLA PERSONA. Nel momento in cui muore il de cuius infatti, il testamento non è l’unica fonte
di regole sulla successione poiché la successione mortis causa, ha sua fonte sia nel testamento sia
IN SOSTITUZIONE O IN AGGIUNTA DI QUESTO, NELLA LEGGE. Vediamo perché.
Oltre ad avere fonti diverse poi, la successione può essere
A titolo universale : quando il successore subentra nella universalità o in una quota dei beni del de
cuius. Può avere inoltre fonte nel TESTAMENTO (quando è lo stesso de cuius che, nel testamento
dice a chi andranno tutti i suoi beni o una quota rilevante di questi) ma può avere anche fonte nella
legge quando, in assenza di testamento, è la legge che individua l’erede universale sulla base delle
regole della successione LEGITTIMA (che è appunto la successione prevista dalla legge).
A titolo particolare : si ha quando il successore subentra solo in un determinato rapporto giuridico.
La successione a titolo particolare, come la prima, PUO’ AVERE FONTE NEL TESTAMENTO O
NELLA LEGGE. Poiché ad esempio, un legato (che è la forma classica di successione mortis causa
a titolo particolare) può essere stabilito sia dal de cuius in TESTAMENTO sia, in casi eccezionali
DALLA LEGGE (come nel caso della cd. RISERVA A FAVORE DEL CONIUGE).

In particolare, la disciplina della successione legittima che è quindi QUEL COMPLESSO DI


REGOLE SULLA SUCCESSIONE CHE HANNO FONTE NELLA LEGGE SIA A TITOLO
UNIVERSALE SIA A TITOLO PARTICOLARE, serve a STABILIRE, IN ASSENZA DI
TESTAMENTO CHI SONO GLI EREDI SECONDO DEI CRITERI CHE SI FONANO SUI
RAPPORTI DI FAMIGLIA : la legge, stabilisce in ‘’ ordine di gerarchia’’, chi diventa erede ed in
quale quota alla morte del de cuius.
Sono successori legittimi o anche detti LEGITTIMARI :
- Coniuge
- L’unito civilmente
- Figli (sia nati dento il matrimonio sia fuori e adottati)
- I discendenti (ex. nipoti ecc) in liea retta
- Gli ascendenti
- In mancanza di questi soggetti i parenti fino al 6 grado
- In assenza, lo stato
Questo assetto ha subito significative modifiche a seguito della riforma sulla filiazione, a seguito
della quale il FIGLIO NATO FUORI DAL MATRIMONIO, SE RICONOSCIUTO, ATTIVA I
RAPPORTI DI PARENTELA TRA LUI STESSO ED I PARENTI DI CHI LO HA
RICONOSCIUTO ovviamente anche con conseguenze sul piano successorio dal momento che
questo DIVENTA EREDE SIA DEL GENITORE CHE LO HA RICONOSCIUTO SIA DEI
PARENTI DI QUEST’ULTIMO.

Il rapporto tra successione legittima e testamentaria però, non è necessariamente alternativo : cioè la
suiccessione legittima si applica SIA QUANDO MANCA IN TUTTO IL TESTAMENTO, MA
ANCHE QUANDO MANCA IN PARTE. Quindi le regole sulla successione legittima, sono regole
SUPPLETIVE (INTEGRATIVE) DI QUELLE SUL TESTAMENTO e, si applicano, quando :
1) il soggetto non abbia integralmente regolato la sua successione
2) non abbia istituito eredi
3) o quando il soggetto, col suo testamento ha PREGIUDICATO I DIRITTI DEI
LEGITTIMARI
per capire meglio questo rapporto tra successione testamentaria e legittima, si può fare l’esempio
classico in cui il de cuius, con il testamento, istituisce un erede (a prescindere da chi sia cioè se
legittimario o meno) ma lo fa solo subentrare nella metà del suo patrimonio (questo è comunque
una successione a titolo universale). In queste situazione interviene la legge, ed accanto all’erede
istituito per testamento, per la restante parte del patrimonio, fa eredi i soggetti previsti dalle regole
sulla successione legittima.
Quando invece il testatore, abbia istituito eredi in tutto il suo patrimonio (quindi si è avuta una
successione universale ‘’ in senso stretto’’ : cioè ha dato il suo patrimonio a + persone o ad una sola
ma tutto), in questo caso il testamento ha regolato integralmente la successione e di conseguenza
non si applica la disciplina della successione legittima (a meno che ovviamente, non siano stati
pregiudicati i diritti dei leggittimari).
Quando invece il testatore non abbia istituito alcun erede oppure quando abbia disposto solamente
PER UNA PARTE DEL PATRIMONIO dei legati, anche in questo caso, si applicano le regole
DELLA SUCCESSIONE LEGITTIMA PER LA PARTE DEL PATRIMONIO CHE NON E’
STATA DATA IN LEGATO (per individuare ovviamente gli EREDI LEGGITIMI quindi
successione legittima).
CASO PARTICOLARE : quando il testatore ha dato tutto il patrimonio solo con dei legati (quindi
questi legati ‘’ hanno esaurito il patrimonio successibile’’), anche in questo caso, bisognerà
applicare le regole DELLA SUCCESSIONE LEGITTIMA PERCHE’ E’ NECESSARIO
INDIVIDUARE L’EREDE CHE ASSUME LA FUNZIONE DI ‘’ LIQUIDATORE’’ (cioè sarà
colui il quale liquiderà i legati ai legatari).

Con riferimento al testamento, è importante stabilire quando una DISPOSIZIONE SIA A TITOLO
UNIVERSALE O PARTICOLARE. Cioè quando il soggetto beneficiario di quella disposizione,
debba essere considerato un erede o un semplice legatario.
Si è detto che : quando, nel testamento, il de cuius dice che lascia tutto il suo patrimonio o una
quota rilevante di questo ad un altro soggetto non si pone il problema in quanto quel sogg è un
erede e la successione è universale.
Il problema è che , in alcuni casi il TESTATORE DICE NEL TESTAMENTO ‘’ LASCIO UN
DETERMINATO BENE A CAIO ad esempio’’ ma nonostante dica questo (quindi nonostante abbia
disposto il trasferimento di un bene ‘’ particolare’’ e determinato quindi un DETERMINATO
RAPPORTO GIURIDICO) NON PER FORZA QUELLO SARA’ UN LEGATO. Ex. se il de cuius
lascia un bene determinato come una casa a Caio, di norma, letteralmente parlando quello dovrebbe
essere un legato perché è una disposizione che RIGUARDA UN BENE SPECIFICO. Ma, il
legislatore, ha previsto che ANCH UNA DISPOSIZIONE DI QUESTO TIPO, PUO’ ESSERE
CONSIDERATA UNA DISPOSIZIONE A TITOLO UNIVERSALE CHE QUINDI ISTITUISCE
UN EREDE. Viene interpretata in questo modo quando QUEL BENE IN PARTICOLARE E’
EQUIVALENTE AD UNA QUOTA DEL PATRIMONIO. Ex. il testatore è proprietario solo di
due beni immobili di uguale valore. Nel testamento non istituisce eredi ma dice che un immobile va
a Tizio e l’altro a Caio. È evidente in questo caso che pur non essendoci stata un ISTITUZIONE DI
EREDE EFFETTIVA, QUELLE DISPOSIZIONI CHE APPARENTEMENTE SONO A TITOLO
PARTICOLARE (perché con il fatto che si tratta di beni ‘’ specifici’’ sembrerebbero legati) IN
REALTA’ SONO DISPOSIZIONI RELATIVE A QUOTE DEL 50% DEL PATRIMONIO e, come
tali, SONO DISPOSIZIONI A TITOLO UNIVERSALE CHE ISTITUISCONO 2 EREDI. Si parla
in questi casi particolari di ISTITUZIONI DI EREDE EX CERTIBUS REBUS.
Il lascito di un bene determinato, quando viene considerato come ISTITUZIONE D’EREDE PER
QUOTA (universale), pone il problema di stabilire a quanto ammonti quella quota (nel caso di pima
era semplice in quanto il de cuius aveva solo 2 beni quindi 50% e 50%. ). La misura della quota
ovviamente si calcola in base al RAPPORTO TRA IL VALORE DEL BENE E il patrimonio. Ma il
problema è : il patrimonio va calcolato QUANDO IL TESTAMENTO E’ STATO FATTO O
QUANDO E’ APERTA LA SUCCESSIONE??
C’è differenza tra queste 2 situazioni perché è possibile che quando il sogg abbia fatto testamento il
de cuius avesse oltre al bene principale anche ad esempio altri 2 beni dello stesso valore (e quindi la
quota al momento del testamento era il 33%); è possibile però che alla morte (QUINDI QUANDO
E’ APERTA LA SUCCESSIONE) si ritrova nel patrimonio un bene in + sempre dello stesso valore
degli altri : in questo caso la quota del bene principale è scesa (quindi non il 33 ma il 25%).
Quindi a quale quota bisogna fare riferimento?
La soluzione preferibile secondo il Perlingeri è che bisogna fare riferimento AL VALORE DEI
BENI ESISTENTI QUANDO IL TESTAMENTO E’ STATO FATTO (E NON QUANDO E’
APERTA LA SUCCESSIONE).

DIVIETO DEI PATTI SUCCESSORI


I patti successori sono patti con cui :
- colui il quale sarà ‘’de cuius’’ DISPONE DELLA SUA SUCCESSIONE PRIMA DI
MORIRE : sono sia i patti istitutivi sia i patti dispostivi (ex. contratto con cui si obbliga con
un altro ad istituirlo erede detto PATTO ISTITUTORIO; oppure che disponga in senso
stretto della sua eredità)
- colui il quale sarà erede al momento della successione DISPONE O RINUNCIA A
DIRITTI CHE GLI SPETTEREBBERO DALLA SUCCESSIONE DI ALTRI che non è
ancora aperta; (ad esempio un patto con cui un soggetto trasferisce la sua qualità di erede
che avrà da una successione ad un altro soggetto. Questo prende il nome DI PATTO
DISPOSITIVO) SE INVECE RINUNCIA ALLA QUALITA’ DI EREDE CHE AVRA’ (si
parla di PATTO RINUNCIATIVO).
I patti successori sono quindi PATTI TRA VIVI (quindi non sono atti di ultima volontà) MA CHE
AVRANNO EFFETTI SOLO UNA VOLTA CHE IL DE CUIUS SARA’ MORTO.

Qual è il fondamento del divieto di questi patti?


Secondo il Perlingeri ci sono diverse ratio in base al tipo di patto successorio :
- i patti dispositivi della propria eredità : CHE SONO SIA I PATTI ISTITUTIVI sarebbero
vietati perché il legislatore vuole affidare le decisioni sulla istituzione di erede ALLA
SACRALITA’ E ALLA INTIMITA’ DEL TESTAMENTO. Perché si vuole evitare quindi,
che il de cuius sia in qualunque modo condizionato dalla scelta (come se si considerasse
questo patto come una sorta di vizio nella volontà). Va precisato che : SONO AMMESSI
PERO’ DEI PATTI SUCCESSORI (sempre fatti dal de cuius prima di morire), che non
sono ISTITUTIVI (quindi non attribuiscono il titolo di erede) ma RIGUARDANO PERO’
DEI DIRITTI NON PATRIMONIALI DEL SOGGETTO, quindi STRETTAMENTE
PERSONALI, COLLEGATI ALLA SUCCESSIONE : è possibile, e viene ritenuto
meritevole di tutela, il patto con cui un soggetto, dispone della propria sepoltura o
cremazione o del proprio account dei social network una volta che sarà morto (questi sono
comunque patti successori ma sono ammessi).
Sempre però relativamente al patto istitutivo di erede, che è NULLO, si discute poi,
sull’EFFETTO CHE AVRA’ UN TESTAMENTO CHE SIA CONFORME AL PATTO
NULLO (cioè quando un soggetto aveva fatto un patto istitutivo : attribuendo il ruolo di
erede ad un soggetto; questo patto è nullo. Però poi, quando fa testamento istituisce erede il
soggetto con cui aveva fatto in precedenza il patto.) come si fa quindi a stabilire che quella
istituzione di erede sia libera o meno? In questi casi, se si vuole rendere in valida
l’istituzione d’erede, si deve dimostrare che SENZA QUEL PATTO (che poi è stato
dichiarato nullo), IL TESTAROE NON AVREBBE ISTITUITO EREDE QUEL SOGG E
CHE QUINDI LO HA FATTO SOLO POICHE’ SI SENTIVA COSTRETTO IN VIRTU’
DEL PATTO PRECEDENTE. Si discute però su questa cosa.
Oltre al caso di istituzione di erede sono nulli anche i PATTI DISPOSITIVI DELLA
PROPRIA EREDITA’ : la ratio è evitare che atti che sono gratuiti e liberali diventino atti a
titolo oneroso.
- Per quanto riguarda i patti dispositivi e rinunciativi della qualità d’erede nei confronti di una
successione, non ancora aperta :
1) PER QUANTO RIGUARDA I PATTI DISPOSITIVI DI PROPRI DIRITTI RELATIVI
ALLA SUCCESSIONE ALTRUI : il divieto, è dovuto al fatto che quando un soggetto,
prima che il de cuius muoia, si accorda quindi dispone della sua qualità di legatario, sta
compiendo UN ATTO CONTRARIO ALL’ORDINE PUBBLICO E AL BUON
COSTUME, in quanto quest’atto si risolve in una ‘’ scommessa’’ sulla morte del de
cuius ed inoltre si sta contrastando LA VOLONTA’ DEL DE CUIUS CHE VOLEVA
LASCIARE A LUI E NON AD UN ALTRO QUEL LEGATO.
2) PER QUANTO RIGUARDA INVECE I PATTI RINUNCIATIVI : l’ordinamento,
rendendoli nulli, intende impedire ad un sogg, futuro successore, di compiere atti di cui
non può comprendere a pieno la portata poiché non sa effettivamente di che cosa sta
disponendo non avendolo ancora in titolarità. Ex. se Tizio sta cedendo la sua qualità di
erede a Caio; Tizio sta disponendo di un qualcosa che ancora non sa che cos’è quindi
non sa che cosa sta andando a cedere in quanto la successione non è ancora aperta.

PROCEDIMENTO SUCCESSIORIO
Chiediamoci quindi quando si apre la successione e quali sono gli atti.
La successione si apre alla morte del de cuius : che si ha :
1. Quando viene accertata la CESSAZIONE IRREVERSIBILE DI TUTTE LE FUNZIONI
DELL’ENCEFALO
2. Con la sentenza dichiarativa di MORTE PRESUNTA
La successione si apre nell’ULTIMO DOMICILIO DEL DE CUIUS quindi non nel luogo della sua
morte con conseguenze RELATIVE AL TRIBUNALE COMPETENTE PER LE CAUSE DI
EREDITA’ (che sarà il tribunale nel luogo in cui ha avuto l’ultimo domicilio. Quindi se ha avuto
l’ultimo domicilio a Lecce ma è morto a Bari, il tribunale competente è quello di Lecce).

Per quanto riguarda poi le controversie sulle SUCCESSIONI TRANSNAZIONALI, il regolamento


650 del 2012 dell’UE (impara) ha stbilito che LA LEGGE REGOLATRICE DELLA
SUCCESSIONE E’ QUELLA DELLO STATO IN CUI IL DE CUIUS AVEVA LA RESIDENZA
ABITUALE IN BASE ALLE SUE CIRCOSTANZE DI VITA NEGLI ANNI PRECEDENTI
ALLA MORTE.
Il de cuius però, può anche scegliere (prima di morire) la legge regolatrice della sua futura
successione ANCHE SE NON HA LA CITTADINANZA DI QUELLO STATO, almeno che l
scelta della legge di uno stato diverso non sia contraria ALL’ORDINE PUBBLICO.

Qundi il procedimento succesorio inizia CON LA APERTURA DELLA SUCCESSIONE (quindi


con la morte) e si chiude CON L’ACQUISTO DELLA EREDITA’. Nel tempo che intercorre tra
questi 2 avvenimenti, possono poi aver luogo degli atti ‘’ interinali’’ come LA RINUNCIA ALLA
EREDITA’, LA SEPARAZIONE DEI BENI DEL DEFUNTO, LA NOMINA DI UN CURATORE
PER LA EREDITA’ ecc.
Nel complesso, il periodo che va dalla apertura alla chiusura della SUCCESSIONE (quindi dalla
morte all’acquisto della eredità) si dice che l’EREDITA E’ GIACENTE O VACANTE perché
l’erede non ha ancora accettato l’eredità:
- o per sua scelta (HA 10 ANNI DI TEMPO PER ACCETTARLA)
- o perché l’istituzione d’erede viene fatta sotto condizione sospensiva
- o viene fatta indirettamente (con la rappresentazione)
- o viene differita con un termine.
Quindi in tutti questi casi c’è VACANZA DI EREDITA’.
In questo periodo il legislatore stabilisce che il ‘’ chiamato all’eredità’’ possa amministrare, prima
della eventuale acettazione, l’eredità (ad esempio esercitando azioni possessorie ed atti conservativi
di vigilanza ed amministrazione temporanea). NB : in questo tempo il de cuius è morto quindi la
successione si è aperta). Tutto ciò però il chiamato all’eredità non lo può fare laddove sia chiamato
un CURATORE SPECIALE diverso da lui.
Il chiamato alla eredità ha posizioni differenti in base alla circostanza che abbia o meno la
disponibilità materiale dei beni ereditari : nel senso che SE HA, AL MOMENTO DELLA MORTE
DEL DE CUIUS GIA’ IL POSSESSO DEI BENI DEL DE CUIUS QUEI POTERI DI CUI SI E’
DETTO (azioni possessorie, atti conservativi ecc) DEVE ESSERCITARLI
OBBLIGATORIAMENTE.
Laddove invece non ce l’ha HA MERAMENTE LA FACOLTA’ E NON L’OBBLIGO.

Questa differente posizione (tra chi abbia o meno il possesso dei beni ereditari) si ripercuote anche
SU REGOLE SUCCESSIVE DELLA PROCEDURA : il chiamato che ha il possesso dei beni
ereditari, entro 3 mesi dalla apertura della successione, DEVE FARE L’INVENTARIO DEI BENI
POTENDO ANCHE OTTENERE UNA PROROGA DEL TRIBUNALE COMPETENTE (di
massimo altri 3 mesi). Se passano 3 mesi, senza che sia stato completato l’inventario e senza la
richiesta di proroga, il chiamato alla eredità VIENE CONSIDERATO COME SE AVESSE
ACCETTATO L’EREDITA’ ; se invece compie l’inventario, entro 40gg dal compimento, DEVE
DICHIARARE SE ACCETTA O MENO L’EREDITA’. Se non lo fa entro 40gg viene considerato
erede.
Se invece non ha in possesso i beni, il chiamato all’eredità ha un termine di prescrizione di 10 anni
che decorrono dall’apertura della successione per decidere se accettarla o no. Fermo restando che,
in questo periodo, SONO PREVISTI DALLA LEGGE, MECCANISMI DI AMMINISTRAZIONE
DELLA EREDITA’ E MECCANISMI VOLTI A RIDURRE IL TEMPO DI INCERTEZZA. Ad
esempio : è possibile, quando il chiamato all’0eredità non ha il possesso dei beni, PRIMA CHE
ACCETTI (in questo periodo di incertezza) NOMINARE UN CURATORE DELL’EREDITA’
(nominato dal Tribunale competente su istanza degli interessati, per evitare che la eredità sia
trascurata).
Il curatore in questo caso, farà l’inventario, amministra i beni e può ANCHE PAGARE I LEGATI
E I DEBITI EREDITARI se è autorizzato dal tribunale.
La nomina del curatore ereditario quindi priva il chiamato alla eredità dei suoi poteri di
amministrazione e determina la SEPARAZIONE DEL PATRIMONIO EREDITARIO
DESTINATO A SODDISFARE I CREDITORI EREDITARI (in altri termini il patrimonio totale
del de cuius viene separato destinando una parte al pagamento dei debiti che ha contratto quindi a
favore di quelli che sono i CREDITORI EREDITARI). Fermo restando che, anche se viene
nominato il curatore, il chiamato all’eredità, in casi di eccezionale urgenza, può COMPIERE UNA
GESTIONE DI AFFARI ALTRUI (al posto del curatore speciale) O ATTI DI VIGILNAZA.
Il curatore CESSA DALLE SUE FUNZIONI, CON L’OBBLIGO DI RENDICONTO
ALL’EREDE O AGLI EREDI QUANDO L’EREDE O GLI EREDI HANNO ACCETTATO
L’EREDITA’.

Sempre se il chiamato alla eredità non è in possesso dei beni, è possibile che UN INTERESSATO,
POSSA CHIEDERE AL TRIBUNALE COMPETENTE DI FISSARE UN TERMINE ENTRO IL
QUALE IL CHIAMATO ALLA EREDITA’ DEBBA ACCETTARE O MENO (termine inferiore
ai 10 anni). In questo caso però, se nel termine assegnato non viene fatta nessuna dichiarazione di
ACCETTAZIONE O RINUNCIA, il chiamato, a differenza della regola ordinaria, PERDE IL
DIRITTO DI ACCETTARE (quindi si considera come una tacita rinuncia).

Aldilà del meccanismo con qui si arriva al termine della procedura della successione, nel momento
in cui, L’EREDE RINUNCIA, E NON CI SONO ALTRI SUCCESSIBILI (ascendenti discendenti
ecc) OPPURE TUTTI I SUCCESSIBILI L’HANNO RIFIUTATA, l’EREDITA’ E’ DEVOLUTA
ALLO STATO SENZA BISOGNO DI ACCETTAZIONE E SENZA POSSIBILITA’ DI
RINUNCIA. Lo Stato viene definito EREDE RESIDUALE E NECESSARIO.

NB : nel testamento il soggetto decide CHI FARE EREDE CHI CAZZO VUOLE. Solo se a seguito
di una rinuncia di quest’erede ci saranno GLI ALTRI CHE E’ STATO SEMPRE IL DE CUIUS A
NOMINARE; nel momento in cui il de cuius non ha dato altri eredi allora interviene la legge in via
suppletiva dove AL PRIMO POSTO IL CONIUGE ecc fino all’ultimo posto in cui abbiamo lo
stato. e

Nella procedura di successione, si distinguono altri 3 momenti :


1. vocazione : attribuisce al chiamato il POTERE DI ACCETTARE l’eredità e si ha AL
MOMENTO DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE, SEMPRE. La vocazione quindi
sussiste nella chiamata del successore o dei successori effettuata col testamento o, in via
suppletiva, dalla legge. Tra i vocati, si distinguono IL CHIAMATO DI GRADO
SUPERIORE DAI CHIAMATI DI GRADO ULTERIORE. Solamente al primo si da
IMMEDIATO DIRITTO ALL’ACQUISTO DELLA EREDITA’ quindi solamente PER IL
PRIMO VOCATO I 2 MOMENTI DI VOCAZIONE E DELAZIONE COINCIDONO
(quindi al momento sempre dell’apertura della successione). Mentre per i CHIAMATI
ULTERIORI SI HA VOCAZIONE MA NON DELAZIONE.
2. Delazione : attribuisce al chiamato IL DIRITTO DI ACQUISTARE L’EREDITA’
METTENDOGLI A DISPOSIZIONE CIO’ CHE GLI SPETTA (quota, legato, eredità totale
ecc).
Normalmente i 2 momenti coincidono salvo che nel caso di ISTITUZIONE DI EREDE SOTTO
CONDIZIONE SOSPENSIVA : caso in cui la VOCAZIONE SI HA SEMPRE AL MOMENTO
DELL’APERTURA; mentre la delazione si avrà con l’avverarsi della CONDIZIONE.
3. Acquisto : che si ha con la DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE EFFETTIVA CHE
HA EFFICACIA RETROATTIVA AL MOMENTO DELLA APERTURA DELLA
SUCCESSIONE.

CAPACITA’ DI SUCCEDERE ED INDENNITA’.

La capacità di succedere, si acquista con la NASCITA ma può essere eccezionalmente assicurata a


soggetti che :
- al momento della apertura della successione, siano stati soltanto concepiti o presuntamente
concepiti (chi nasce entro 300gg dopo la morte). –
- E può essere capace di succedere anche chi, al momento di apertura della successione, non è
stato neanche concepito ma poi DIVENTA FIGLIO DI UNA PERSONA VIVENTE AL
MOMENTO DELLA APERTURA DELLA SUCCESSIONE (quando, nel testamento il de
cuius indica che una parte della eredità andrà. ‘’ al figlio di suo figlio’’ quando appunto
nascerà).

Ovviamente al momento della apertura della successione chi viene indicato come successore, non
deve essere a sua volta morto (non deve essere il cd. CHIAMATO PRE MORTO) o scomparso,
perché in questo caso SUBENTRANO I DISCENDENTI DI LUI PER EFFETTO DELLA
RAPPRESENTAZIONE.

Per quanto riguarda LE PERSONE GIURIDICHE, FONDAZIONI, ENTI NON RICONOSCIUTI,


possono essere chiamate alla successione SOLO NEL TESTAMENTO (ex. quando il de cuius
muore può decidere di dare i soldi ad una associazione per gli animali) quindi non sono mai
legittimari fatto salvo lo Stato che è ricordiamo LEGITTIMARIO RESIDUALE E NECESSARIO.

NON ESISTONO invece ipotesi di incapacità ASSOLUTA a succedere tranne in alcune specifiche
ipotesi giustificate dalla particolare posizione del soggetto che vinee dichiarato incapace rispetto al
de cuius : ex. amministratore di sostegno non può mai essere erede del sogg disabile; oppure il
tutore non può essere erede del minore; non può succedere il notaio o il testimone che è presente a
quando è fatto il testamento pubblico.
Oltre queste specifiche ipotesi di incapacità che potremo definirle DA POSIZIONE vi è :
l’INDENNITA’ CHE DETERMINA LA ESCLUSIONE DALLA SUCCESSIONE (MA NON LA
INCAPACITA’ A SUCCEDERE. In altri termini può succedere comunque che questi sogg che
andremo a vedere siano istituiti come eredi ma SONO ESCLUSI COMUNQUE DALLA
SUCCESSIONE). I sogg sono :
- Chi ha ucciso o tentato di uccidere il de cuius o il coniuge discendente o ascendente di
questo. Salvo che ‘’ non sia punibile’’ (impara) con sentenza passata in giudicato.
- Chi ha commesso un fatto considerato alla stregua dell’omicidio (istigazione al suicidio ad
esempio) sempre nel caso dei sogg di cui si è detto sopra con sentenza passata in giudicato.
- Chi ha denunciato o testimoniato contro le persone indicate di un delitto punibile con
l’ergastolo o con una reclusione x almeno 3 anni, se poi viene ACCERTATA (con sentenza
passata in giudicato) LA CALUGNA O LA FALSA TESTIMONIANZA
- Chi è decaduto dalla resp genitoriale nei riguardi del de cuius
- Chi ha indotto con dolo o violenza il de cuius a fare revocare o mutare il testamento o chi lo
abbia impedito
- Chi ha soppresso, nascosto o alterato il testamento
- Chi ne ha creato uno falso
L’indennità è una CONDIZIONE PERSONALE (che quindi non si trasmette) e quindi I
DISCENDENTI DELL’INDEGNO POSSONO ESSERE FATTI EREDI ED OPERA SOLO NEI
RAPPORTI DA INDEGNO E DEFUNTO.

Come viene escluso??


Con un’azione di esclusione per indennità che può essere esercitata ENTRO 10 ANNI DALLA
APERTURA DELLA SUCCESSIONE.
L’indegno però può succedere, quando il de cuius lo abbia abilitato espressamente NEL
TESTAMENTO STESSO O IN UN ALTRO ATTO PUBBLICO : quindi manifestando la volontà
di ammetterlo o totalmente o parzialmente alla successione (quindi anche con un semplice legato).
L’indennità viene meno anche, nel caso specifico della decadenza della resp genitoriale, in CASO
DI PROVVEDIMENTO DI REINTEGRO OVVIAMENTE CHE AVVENGA PRIMA DELLA
APERTURA DELLA SUCCESSIONE.

Diversa dalla indennità e la DISEREDAZIONE.


È una clausola con cui il testatore, NEL TESTAMENTO ESCLUDE DALLA SUCCESSIONE UN
EREDE CHE PERO’ NON DEVE ESSERE UN EREDE LEGITTIMARIO (ciò non sarebbe
ammissibile) mentre PUO’ ESSERE UN EREDE NON LEGITTIMARIO (come il fratello).
C’è però chi sostiene che la diseredazione del legittimario non sia invalida : a questo proposito
l’art. 448bis cc stabilisce che il figlio, può diseredare il proprio genitore RESPONSABILE DI
FATTI CHE NON RIGUARDANO INDENNITA’ (quindi fatti non indicati dal leg ma che siano
comunque pregiudizievoli). Questa è una ipotesi di DISEREDAZIONE DEL LEGITTIMARIO, ma
si continua a ritenere che in generale (fuori da queste ipotesi) non sia possibile diseredare un
legittimario.

RAPPRESENTAZIONE.

È un istituto, con cui SI DA LA POSSIBILITA’ AGLI EREDI DEL PRIMO VOCATO ALLA
EREDITA’ DI SUBENTRARE A QUESTO NELLA QUALITA’ DI SUCCESSORI, QUANDO IL
PRIMO VOCATO RINUNCI ALLA EREDITA’ OPPURE NON POSSA ACCETTARE (quando
sia premorto, indegno, scomparso, decaduto dal potere di accettare). Quindi in tutti i questi casi LA
RAPPRESENTAZIONE CONCEDE AI DISCENDENTI DEL PRIMO VOCATO (ANCHE
CHIAMATI RAPPRESENTANTI) DI, SUBENTRARE, AL PRIMO VOCATO.
Si parla in questo caso di DELAZIONE INDIRETTA.
Questo meccanismo è possibile quando, il rappresentato (cioè quello che era stato vocato per primo)
SIA UN PARENTE STRETTO DEL DE CUIUS (quindi un figlio, di qualunque tipo o un fratello
o sorella) e si discute sui nipoti (sia linea retta sia linea collaterale).
Ovviamente, il rappresentante che subentra al 1 vocato, DEVE AVERE LA CAPACITA’ DI
SUCCEDERE QUINDI DEVE ESSERE NATO O ALMENO CONCEPITO ALLA APERTURA
DELLA SUCCESSIONE.
Con la rappresentanza quindi, il rappresentante (colui che subentra), SUBENTRA NELLO
STESSO GRADO SUCCESSORIO CHE AVEVA IL RAPPRESENTATO (QUINDI SUPERA
QUELLI CHE STANNO AI GRADI + BASSI).
Non ha nessuna rilevanza IL FATTO CHE EVENTUALMENTE IL RAPPRESENTANTE FOSSE
INDEGNO NEI CONFRONTI DEL RAPPRESENTATO O CHE AVESSE RINUNCIATO ALLA
EREDITA’ DI QUESTO

Oltre alla rappresentazione, ci sono altri 2 meccanismi utili a sopperire al primo chiamato che non
possa o non voglia succedere :
1. La sostituzione : è un istituto che prevede che, il testatore, possa sostituire all’erede istituito,
qualora questo, non possa o non voglia accettare l’eredità con un’altra persona
2. L’accrescimento : è un istituto che riguarda la specifica situazione in cui, in un testamento
siano previsti + coeredi. In questa situazione, quando nel testamento, non è stataa prevista la
quota per ciascuno di essi, oppure quando le quoti sono uguali per tutti, se uno dei coeredi
non vuole o non può accettare, le quote degli altri si accrescono salvo che, non risulti nel
testamento una diversa volontà del testatore. Va precisato che, il diritto di rappresentazione,
prevale sull’accrescimento (quindi se si è applicata la rappresentazione, non si può applicare
l’accrescimento).
Viceversa, la sotituzione PREVALE SUL MECCANISMO DI RAPPRESENTAZIONE,
ALMENO CHE NON SI VERTA IN TEMA DI LEGITTIMARI (vedi dopo).

DIRITTO DI ACCETTARE L’EREDITA’.

Il diritto di accettare l’eredità spetta al cd. VOCATO DELATO, e può essere esercitato con
l’accettazione o, in negativo, con la rinuncia. Bisogna, a tal proposito, fare delle precisazioni
CHE RIGUARDANO LA MORTE DEL VOCATO DELATO E LE SUE CONSEGUENZE :
- MORTE PRIMA DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE : si applicano i meccanismi
di SOSTITUZIONE O RAPPRESENTAZIONE O ACCRESCIMENTO perché quello che
doveva essere il vocato delato è premorto al testatore. (OVVIAMENTE IN QUESTO
CASO, NON ESSENDOSI PROPRIO APERTA LA SUCCESSIONE NON HA POTUTO
NE ACCETTARE NE RIFIUTARE)

- MORTE DEL VOCATO DELATO DOPO L’APERTURA DELLA SUCCESSIONE


SENZA AVER NE ACCETTATO NE RINUNCIATO : in questo caso NON si possono
applicare i meccanismi di sostituzione, rappresentazione o accrescimento. In quanto, questi
meccanismi, OPERANO SE IL DELATO NON HA MAI POTUTO ACCETTARE (o
perché premorto o indegno o decaduto) MA, SE MUORE DOPO L’APERTURA DELLA
SUCCESSIONE HA AVUTO UN PERIODO DI TEMPO PER ACCETTARE E NON
L’HA FATTO. In questo caso quindi, il diritto di accettare o rinunciare alla eredità, si
trasmette agli eredi del vocato delato morto. Questi ultimi peraltro, a differenza di ciò che
accade nella RAPPRESENTAZIONE, possono ereditare il diritto ad accettare o rinunciare
l’eredità del de cuius SOLAMENTE SE AVEVANO ACCETTATO L’EREDITA’ DEL
VOCATO DELATO MORTO (in quanto il diritto ad accettare o rinunciare all’eredità del
primo de cuius, è parte dell’eredità del 2 de cuius).

- MORTE DEL VOCATO DELATO DOPO L’APERTURA DELLA SUCCESSIONE E


DOPO AVER RINUNCIATO O ACCETTATO : in questo caso, gli eredi del vocato delato
morto, ‘’ ereditano ‘’ anche la sua decisione prima della morte. Quindi se ha accettato
l’eredità, ricevono quest’ultima. Se invece aveva rinunciato, anche loro si considerano
rinuncianti con 2 conseguenze :
1. Che possono revocare la rinuncia
2. Che non possono revocare la rinuncia nel caso in cui, nel frattempo, un chiamato ulteriore
l’avesse accettato.

ACCETTAZIONE DELL’EREDITA’.
È l’atto con cui si conclude il procedimento successorio.
L’accettazione di eredità, può essere ESPRESSA, TACITA O PRESUNTA.
- Espressa : si ha con DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE, IN ATTO PUBBLICO O
SCRITTURA PRIVATA. Oppure con DICHIARAZIONE DI ASSUNZIONE DEL
TITOLO D’EREDE nelle stesse forme della 1. Questa dichiarazione è nulla SE
SOTTPOSTA A TERMINE O A CONDIZIONE. Così come è nulla una
DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE PARZIALE. La dichiarazione di accettazione
espressa è un NEGOZIO UNILATERALE NON RECETTIZIO E SOPRATTUTTO E’
IRREVOCABILE. L’accettazione poi, può essere fatta con BENEFICIO D’INVENTARIO
(vedi dopo).
- Tacita : si ha quando il soggetto (erede) COMPIE UN ATTO TALE X CUI SI
PRESUPPONE CHE ABBIA ACCETTATO L’EREDITA (si presuppone in quanto
quell’atto che ha posto in essere, e non fosse stato erede non avrebbe avuto il potere di
farlo). Quest’ultima circostanza, in realtà, secondo alcuni giuristi NON SAREBBE
NECESSARIA (cioè il fatto che l’atto compiuto non era nel potere di un sogg non erede).
Secondo questi sostenitori di questa teoria, questo requisito è IMPLICITO : cioè, se un atto
presuppone necessariamente la volontà del suo autore di accettare l’eredità,
automaticamente è un atto che quell’autore non poteva fare se non fosse stato erede. il
Perlingeri sposa però la tesi della INDISPENSABILITA’ DI QUESTO REQUISITO in
quanto secondo lui NON E’ VERO CHE OGNI ATTO CHE PRESUPPONE
L’ACCETTAZIONE DI EREDITA’ E’ NECESSARIAMENTE UN ATTO NON ‘’
DISPONIBILE’’ PER CHI NON E’ EREDE (si pensi ai casi in cui un soggetto pone in
essere un atto che presuppone l’accettazione di eredità ma lo fa non pechè erede ma per altri
titoli ad esempio continua ad amministrare l’impresa del defunto ma lo fa perché socio e non
perché è erede). Questi ATTI NON VALGONO QUINDI COME ACCETTAZIONE
TACITA DI EREDITA’.
- Accettazione presunta : si ha quando, il chiamato disponga (quindi compia un atto
dispositivo) relativo ad un diritto ereditario o alla eredità stessa cioè : se un erede, compie
una donazione, una vendita o una cessione di un diritto avuto in successione, avendolo fatto,
si presume che abbia accettato l’eredità.

Caratteristiche dell’accettazione.
L’accettazione è un atto che può essere posto in essere ANCHE DA UN RAPPRESENTANTE
LEGALE O VOLONTARIO, DAL CURATORE FALLIMENTARE O DAL GESTORE DI
AFFARI E PUO’ ESSERE OGGETTO DI AZIONE REVOCATORIA (da parte del CREDITORE
DELL’EREDE) se si tratta di un’eredità passiva (che comporta + debiti che crediti). Secondo il
Perlingeri però, quest’ipotesi (teoria) è criticabile (cioè è criticabile che si possa fare azione
revocatoria) PERCHE’ L’ACCETTAZIONE DELLA EREDITA’ NON E’ NECESSARIAMENTE
UN’ASSUNZIONE DI UN DEBITO.
In particolari ipotesi previste dalla legge, però, l’eredità si può acquistare da parte del DELATO,
SENZA ACCETTAZIONE : si parla di ACCETTAZIONI LEGALMENTE DETERMINATE
cioè : il delato diventa erede ad esempio se ha sottratto o nascosto beni dell’eredità. Quindi perde, in
questi casi, la possibilità di rinunciare.
Un altro caso è quando il delato, in possesso di beni ereditari non fa l’inventario entro il termine
previsto quindi diventa erede PER IL SEMPLICE DECORSO DEL TEMPO.
Un’ultima ipotesi si ha con la SUCCESSIONE DELLO STATO: perché questo, in assenza di altri
eredi, diventa erede senza necessità di una manifestazione di volontà in tal senso.

Cosa succede con l’accettazione della eredità = effetti dell’acquisto di eredità


Con l’accettazione, il delato diventa erede, quindi SUCCESSORE MORTIS CAUSA A TITOLO
UNIVERSALE (NB : in quanto ricordiamo che la successione può essere a titolo universale quando
riguarda o tutto il patrimonio o una quota dello stesso). E quindi EREDITA’ L’INTERO
PATRIMONIO O UNA QUOTA.
Diventa inoltre responsabile DI DEBITI E PESI EREDITARI e il SUO PATRIMONIO SI
CONFONDE CON QUELLO DEL DE CUIUS, almeno che non c’è l’ACCETTAZIONE CON
BENEFICIO DI INVENTARIO fatta con DICHIARAZIONE ESPRESSA AL TRIBUNALE
COMPETENTE (che si fa quando il chiamato reputa che l’eredità sia PASSIVA e quindi col
beneficio d’inventario, esclude la CONFUSIONE DEI PATRIMONI E LIMITA LA
RESPONSABILITA’ DELL’EREDE PER DEBITI E PESI AL VALORE DI QUANTO HA
EREDITATO : cioè se Tizio eredita un credito di 1000 e un debito di 2000, pagherà solamente
1000 di debito).
Gli effetti dell’accettazione RETROAGISCONO AL MOMENTO DELL’APERTURA DELLA
SUCCESSIONE.
Riguardo ai beni e i diritti immobiliari che fanno parte dell’eredità, va precisato che la
RETROATTIVITA’ DELL’ACQUISTO E’ COERENTE COL PRINCIPIO DELLA
CON’INUITA' DELLE TRASCRIZIONI.
L’accettazione va trascritta a sua volta se riveste la FORMA DELL’ATTO PUBBLICO O DELLA
SCRITTURA PRIVATA; se invece è fatta tacitamente SI TRASCRIVE L’ATTO DA CUI
DISCENDE L’ACCETTAZIONE TACITA (quindi viene trascritto quell’atto come se fosse
un’accettazione).
Per accettare l’eredità occorre essere : CAPACE DI AGIRE. Per i sogg non capaci di agire o non
capaci naturali (sono i nascituri), OCCORRERA’ UN RAPPRESENTANTE O UN CURATORE
CHE POTRANNO ACCETTARE L’EREDITA’ MA SEMPRECON BENEFICIO DI
INVENTARIO.
Se l’accettazione è VIZIATA DA VIOLENZA O DOLO, può essere impugnata ENTRO 5 ANNI
DALLA SCOPERTA.
Per quanto riguarda l’errore, non rende invalida l’accettazione almeno che non sia un errore
ostativo; ( anche se, bisogna sottolineare un’ipotesi in cui nonostante ci sia errore ostativo questo
non renda invalida l’accettazione : quando l’errore ostativo riguarda la consistenza dell’eredità).
CASO PARTICOLARE : si apre una successione, un soggetto è erede per legge MA NON PER
TESTAMENTO IN QUANTO IL TESTAMENTO NON C’E’, ACCETTA L’EREDITA’ E POI
SCOPRE CHE IN REALTA’ C’ERA UN TESTAMENTO CHE REGOLAVA IN MODO
DIVERSO LA SUCCESSIONE. In questi casi, è obbligato (l’erede), nonostante si fatto abbia
accettato ‘’ per errore’’, è obbligato comunque ha pagare i legati ma solo nei limiti di quanto ha
ricevuto.

VEDIAMO COSA SUCCEDE QUANDO L’ACCETTAZIONE E’ NULLA.


Se l’accettazione è nulla si distingono 2 ipotesi :
- Accettazione espressa : in questi casi viene fatta espressamente (quindi con dichiarazione)
all’interno di un atto, ad esempio una DONAZIONE, da cui rimane concettualmente distinta
quindi se la donazione risulta nulla (ad esempio fatta senza i testimoni) l’accettazione di
eredità contenuta all’interno resta comunque valida almenochè non è fatta in modo contrario
alla legge (parziale/sottoposta a termine ma questo è un altro discorso in quanto è un vizio
dell’accettazione in se);
- Accettazione tacita: è fatta sempre con un atto, ma senza una dichiarazione espressa, quindi
è un’accettazione che finisce per coincidere con l’atto da cui deriva: se questo è nullo, la
nullità colpisce anche l’accettazione, qualora sia una nullità dovuta ad assenza di requisiti
essenziali dell’atto (causa/oggetto/forma), mentre l’accettazione resta salva se la nullità
dell’atto è dovuta a illiceità o immeritevolezza della causa di quell’atto.

PRESCRIZIONE
Il diritto di accettare l’eredità si prescrive in 10 anni dall’apertura della successione o dal giorno in
cui si verifica la condizione se l’istituzione d’erede è sottoposta a condizione. Ovviamente se c’era
stato un chiamato anteriore (che aveva accettato l’eredita e che poi l’ha persa) in questo caso i 10
anni decorrono dal giorno in cui è venuto meno l’acquisto (quindi da quando ha perso l’eredità).
I 10 anni DECORRONO POI DAL GIORNO IN CUI L’EREDE NASCE SE QUESTO EREDE
ISTITUITO ERA UN NASCITURO e decorre dal giorno in cui VIENE ACCERTATA LA
FILIAZIONE CON SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO SE L’EREDE ERA UN FIGLIO
NON ANCORA RICONOSCIUTO.

Quando ci sono + chiamati in gradi diversi (cioè quando nel testamento uno dice, l’erede è Tizio, in
assenza (cioè quando questo non accetta o perché non può o perché non vuole) Caio, in assenza
Sempronio) il chiamato di grado ULTERIORE (quindi che viene dopo), in pendenza del termine di
10 anni che ha il chiamato di grado superiore (per accettare), può chiedere al giudice DI FISSARE
UN TERMINE ENTRO IL QUALE IL CHIAMATO DI GRADO SUPERIORE DEVE
ACCETTARE O RINUNCIARE. Se non lo fa, il chiamato di grado precedente perde il diritto di
accettare (quindi decade) e questo diritto di accettare passa al chiamato di grado ulteriore (cioè colui
che ha chiesto al giudice di fissare questo termine). Questa prende il nome di ACTIO
INTERROGATORIA.

Aldila della prescrizione (quindi del termone di 10 anni), il chiamato delato ha altre scadenze :
- 3 mesi per il beneficio di inventario al termine dei quali, se non ha fatto inventario,
DIVENTA EREDE PURO E SEMPLICE (cioè SENZA BENEFICIO DI INVENTARIO)
- 40gg dopo l’inventario per accettare. Questo è un caso + grave, in quanto laddove non
dovesse accettar l’eredità, PERDE IL DIRITTO DI ACCETTARE SUCCESSIVAMENTE
SE NON HA IL POSSESSO DEI BENI EREDITARI; MENTRE, VIENE CONSIDERATO
EREDE PURO E SEMPLICE SE HA IL POSSESSO DEI BENI EREDITARI.

ACCETTAZIONE CON BENEFICIO DI INVENTARIO.


Il beneficio di inventario è un istituto che PERMETTE ALL’EREDE, DI ‘’ SUBIRE’’ GLI
EFFETTI DELL’ACCETTAZIONE DI UN’EREDITA’ PASSIVA O DANNOSA rischiando così,
che dopo l’accettazione, i creditori ereditari, in virtù della confusione dei patrimoni, possano
aggredire i suoi beni personali.
Con l’accettazione con beneficio, infatti, l’erede risponde dei debiti ereditari INTRA VIRES
EREDITATIS : cioè nei limiti del valo0re di quanto ha ricevuto. Ciò perché, il beneficio di
inventario ESCLUDE LA CONFUSIONE DEI PATRIMONI : ed è il motivo x cui l’erede NON
PUO’ PAGARE I DEBITI EREDITARI E I LEGATI, OLTRE IL VALORE DI QUANTO E’ A
LUI PERVENUTO (ex. riceve 700.000 euro, deve pagare un milione di debiti, può pagare massimo
700.000). in virtù di questa NON CONFUSIONE DEI PATRIMONI, INOLTRE, L’EREDE
CONSERVA NEI CONFRONTI DEL DEFUNTO (e quindi nei confronti dell’eredità), i DIRITTI
GLI OBBLIGHI CHE AVEVA PRIMA : ciò significa che, se aveva un credito verso il defunto,
quel credito resta. Stessa cosa per quanto riguarda gli obblighi (se aveva un debito dovrà pagarlo).
Infine, i creditori dell’eredità e i legatari AVRANNO PREFERENZA SUI CREDITORI
DELL’EREDE PER QUANTO RIGUARDA IL PATRIMONIO EREDITARIO.

Procedimento per l’accettazione.


Può essere SOLO ESPRESSA QUINDI CON DICHIARAZIONE RICEVUTA DA UN NOTAIO
O DAL CANCELLIERE DEL TRIBUNALE COMPETENTE E VA ISCRITTA NEL REGISTRO
DELLE SUCCESSIONI E TRASCRITTA NEI REGISTRI IMMOBILIARI.

L’inventario effettivo dei beni, può essere fatto anche prima dell’accettazione con beneficio. Se
invece viene fatto DOPO LA DICHIARAZIONE, DEVE ESSERE REDATTO ENTRO 1 MESE
ED INSERITO NEL REGISTRO DELLE SUCCESSIONI.
Il beneficio di inventario può cessare per :
- Rinuncia da parte dell’erede
- Per decadenza : cioè quando L’EREDE OMETTE IN MALA FEDE,
NELL’INVENTARIO ALCUNI BENI ; O, VICEVERSA DENUNCIA PASSIVITA’ CHE
NON ESISTONO; OPPURE QUANDO ALIENA BENI EREDITARI (prima di accettare)
SENZA L’AUTORIZZAZIONE GIUDIZIARIA; DECADE DAL BENEFICIO QUANDO
NON FA L’INVENTARIO ENTRO IL PERIODO DI 3 MESI DALLA DICHIARAZIONE.

Quando perde il beneficio d’inventario, DIVENTA EREDE PURO E SEMPLICE CON


CONFUSIONE DEI PATRIMONI E RESPONSABILITA’ ILLIMITATA PER I DEBITI (quindi i
creditori ereditari possono aggredire anche i beni personali).
Una volta che ha accettato l’eredità con beneficio di inventario, l’erede può pagare i debiti ereditari
ed i legati man mano che QUESTI CHIEDANO L’ADEMPIMENTO OPPURE PUO’ APRIRE
UNA PROCEDURA DI LIQUIDAZIONE CONCORSUALE (quindi nel primo caso LI PAGA
INDIVIDUALMENTE ma dovrà comunque rispettare le cause di prelazione).
Nel caso in cui venga scelto il pagamento individuale, entro 1 mese dalla trascrizione
dell’accettazione con beneficio d’inventario, i creditori e i legatari possono fare OPPOSIZIONE A
SEGUITO DELLA QUALE SI PASSA ALLA LIQUIDAZIONE CONCORSUALE (in cui saranno
pagati prima i privilegiati, poi i chirografari, poi i legatari.). Se poi, al termine della procedura,
rimangono dei beni, questi diventano BENI PERSONALI DELL’EREDE E SI CONFONDONO
CON IL PATRIMONIO DI QUESTO.
Se l’erede poi, ha dei creditori, questi possono soddisfarsi SOLO SU QUESTI BENI RESIDUI SE
ESITONO OLTRE CHE SUL PATRIMONIO PERSONALE DELL’EREDE.
La procedura di liquidazione però può essere fatta da un CURATORE NOMINATO DAL
TRIBUNALE COMPETENTE SE, L’EREDE, DECIDE DI NON PROCEDERE ALLA
LIQUIDAZIONE E RILASCIA TUTTI I BENI EREDITARI A FAVORE DI CREDITORI E
LEGATARI.

I creditori del de cuius e i suoi legatari, sono tutelati anche in un altro MODO : questi sogg,
sarebbero danneggiati se l’erede accettasse senza beneficio di inventario l’eredità. In quanto,
diventerebbero automaticamente CREDITORI DELL’EREDE, IL QUALE HA SUA VOLTA
POTREBBE GIA’ AVERE ALTRI CREDITORI, CON I QUALI QUINDI FINIREBBERO IN
CONCORSO.
Quindi, questi possono avvalersi di un istituto che si chiama SEPARAZIONE DEI BENI DEL
DEFUNTO : con quest’istituto, i beni ereditari accettati senza beneficio, vengono vincolati x
soddisfare i creditori e i legatari. Quindi ovviamente CON PREFERENZA SUI CREDITORI
DELL’EREDE (che ovviamente possono anche soddisfarsi sui beni personali dell’erede se quei
beni vincolati non li soddisfano al 100%).
Il diritto di chiedere la separazione è possibile anche SE C’E’ ACCETTAZIONE CON
BENEFICIO DI INVENTARIO : in quanto se questo beneficio dovesse decadere o se l’erede vi
rinunciasse si tornerebbe ad una situazione di concorso.
Se ci sono + creditori ereditari e non tutti chiedono la separazione, POSSONO ACCADERE 2
COSE :
- La prima è che, il patrimonio ereditario è in grado di soddisfare tutti QUINDI SIA CHI HA
CHIESTO LA SEPARAZIONE SIA CHI NON L’ABBIA CHIESTA
- La seconda si verifica quando il patrimonio è insufficiente. In questo caso, i CREDITORI
SEPARATISTI, PREVARRANNO SUI NON SEPARATISTI SUI BENI OGGETTO DI
SEPARAZIONE

RINUNCIA ALLA EREDITA’.


La rinuncia alla eredità, è un diritto che spetta al VOCATO DELATO ED E’ UN NEGOZIO
UNILATERALE NON RECETTIZIO CHE, A DIFFERENZA DELL’ACCETTAZIONE E’
NECESSARIAMENTE ESPRESSO E FORMALE ED E’ FATTA AGLI STESSI SOGG A CUI
VIENE PRESENTATA LA DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE (cioè notaio o cancelliere
del tribunale competente) E VIENE ANCH’ESSA INSERITA NEL REGISTRO DELLE
SUCCESSIONI.
Quindi la rinuncia tacita o presunta, non è ammissibile.
La rinuncia alla eredità è un atto, di norma, GRATUITO. Se è fatto dietro corrispettivo, consiste in
realtà, in un atto DI DISPOSIZIONE POSITIVA DELLA EREDITA’ E QUINDI DA LUOGO AD
UN’ACCETTAZIONE TACITA. Cioè : se un sogg si fa pagare per rinunciare ai diritti ereditati, si
considera come se in realtà il sogg stesse accettando l’eredità per poi cederla . nel senso che
attraverso la rinuncia ai diritti successori dietro corrispettivo, il chiamato all’eredità (con quel
corrispettivo che si fa dare) è come se stesse compiendo degli atti di disposizione sui beni ereditati,
manifestando (quindi) la volontà di far propri tali diritti (facendosi, appunto pagare per la
RINUNICA DI QUELLI) in maniera tacita.
La rinuncia non può essere sottoposta a termine o condizione, ed è nulla se fatta in forma NON
SCRITTA; NON PUO’ NEANCHE ESSERE EFFETTUATA DOPO L’ACQUISTO
DELL’EREDITA(coerentemente quanto abbiamo detto sull’irrevocabilità dell’eredità) e può essere
fatta da un SOGG CAPACE DI AGIRE O DA UN TUTORE O CURATORE PER COLORO CHE
NON LO SIANO.

Come si pubblicizza la rinuncia?


La pubblicità si fa CON L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DELLE SUCCESSIONI, PERO’ A
DIFFERENZA DELL’ACCETTAZIONE NON C’E’ LA TRASCRIZIONE. Tuttavia, se a seguito
della rinuncia, l’eredità viene acquistata da un altro chiamato, ovviamente colui il quale
TRASCRIVERA’ L’ACQUISTO DELLA EREDITA’, DOVRA’ PROVARE LA RINUNCIA DEL
PRECEDENTE CHIAMATO E DOVRA’ MENSIONARLA NELLA TRASCRIZIONE.

Anche la rinuncia ha un termine di prescrizione decennale.


L’EFFICACIA DELLA RINUNCIA E’ RETROATTIVA, sicchè IL RINUNCIANTE SI
CONSIDERA COME MAI CHIAMATO e il chiamato successivo ha 10 anni x accettare l’eredità.

Se la chiamata di 1 grado è TESTAMENTARIA, a chi rinuncia SUBENTRA O IL SOSTITUTO


(se previsto dal testamento) oppure, se non c’è nulla nel testamento, il DISCENDENTE DI COLUI
CHE HA RINUNCIATO PER IL FENOMENO DI RAPPRESENTAZIONE. E se non c’è
rappresentazione (quindi se il rinunciante non ha discendenti) Può OPERARE
L’ACCRESCIMENTO.
Se invece il rinunciante, non era EREDE PER TESTAMENTO MA ERA EREDE LEGITTIMO
(quindi sulla base della legge) ovviamente, laddove vi rinunci NON PUO’ OPERARE LA
SOSTITUZIONE IN QUANTO NON C’E’ TESTAMENTO E QUINDI SUBENTRA X
RAPPRESENTAZIONE IL SUO DISCENDENTE.

La rinuncia è revocabile SEMPRE NEL TERMINE DI PRESCRIZIONE DI 10 ANNI, purchè non


vi sia stata, nel frattempo :
- l’accettazione del chiamato ulteriore
- l’accrescimento delle quote dei coeredi
la rinuncia quindi a differenza dell’accettazione è REVOCABILE. Ciò vuol dire che DOPO LA
RINUNICA DEL PRIMO CHIAMATO, NEL PERIODO CHE VA DALLA RINUNCIA DEL 1
CHIAMATO ALL’EVENTUALE ACCETTAZIONE DEL 2 CHIAMATO CI SONO 2
SOGGETTI DIVERSI CON LO STESSO DIRITTI DI ACCETTAZIONE.

La rinuncia è ANNULLABILE SEMPRE PER LE STESSE CAUSE DELL’ACCETTAZIONE


(quindi violenza e dolo) sempre nel termine dei 5 anni per quanto riguarda l’azione.

Se il chiamato rinunciante ha dei creditori danneggiati dalla rinuncia, questi entro 5 anni dalla
rinuncia, possono farsi autorizzare dal giudice A SOSTITUIRSI ALL’EREDE RINUNCIANTE
PER ACCETTARE L’EREDITA’ AL SOLO SCOPO OVVIAMENTE DI ESEGUIRE
L’ESECUZIONE FORZATA SUI BENI DEL RINUNCIANTE FINO A SODDISFACIMENTO
DEL CREDITO. Ciò significa che il rinunciante NON diventa erede dopo questa cosa, perché è un
rimedio riservato A FAVORE DELLA GARANZIA PATRIMONIALE DEI CREDITORI.

La rinuncia all’eredità, non può essere fatta prima dell’apertura della successione altrimenti è un
PATTO SUCCESSIORIO RINUNCIATIVO CHE, COME TALE E’ NULLO.

PETIZIONE DI EREDITA’
L’erede, subentra al de cuius in tutte le azioni REALI O PERSONALI. Quindi ad esempio le azioni
a tutela del credito o della proprietà (quindi quelle azioni che tutelano il diritto ).
Invece, altre azioni NASCONO SOLO DOPO L’APERTURA DELLA SUCCESSIONE. Per
esempio all’erede spetta, in quanto tale, l’azione di PETIZIONE DELLA EREDITA’ : con la quale
può chiedere l’ACCERTAMENTO DELLA SUA QUALITA’ CONTRO CHIUNQUE POSSIEDA
TUTTI O PARTE DEI BENI EREDITARI PER OTTENERNE QUINDI LA RESTITUZIONE.

L’azione non è prescrittibile.

L’attore (cioè l’erede), fornendo la prova di essere tale, consegue l’accertamento di questa qualità e
può pretendere la restituzione di TUTTO QUELLO CHE UN ALTRO SOGG DETIENE,
APPARTENENTE ALLA EREDITA’. L’azione petitoria infatti è UNIVERSALE ED ASSOLUTA
POICHE’ PERMETTE ALL’ATTORE DI RIVOLGERSI CONTRO CHIUNQUE.
Tuttavia, il giudicato (cioè la sentenza di accertamento) HA UN EFFETTO SOLAMENTE
RELATIVO (cioè viene accertata la qualità di erede solo nell’ambito di quel rapporto e non in
assoluto ) : tant’è vero che, se dovesse essere rinvenuto successivamente un testamento che fa erede
un sogg diverso da quello che ha ottenuto con, l’azione, l’accertamento, la qualità di quest’ultimo
verrebbe meno. NB : quindi è come se fosse una sorta di accertamento in ASTRATTO.
Se ci sono + persone che possiedono beni ereditari, l’erede che li pretenda tutti, per VIA DELLA
RELATIVITA’ DELLA PRONUNCIA, DOVRA’ AGIRE CONTRO CIASCUNO DI ESSI PER
FAR RICONOSCERE NEI CONFRONTI DI CIASCUNO DI ESSI LA PROPRIA QUALITA’ DI
EREDE ED OTTENERE DI CONSEGUENZA LA RESTITUZIONE.

Può succedere poi, che CHI RITIENE DI ESSER EREDE, CHIEDE DI FAR ACCERTARE LA
SUA QUALITA’ NEI RIGUARDI DI UN ALTRO SOGG CHE ALLO STESSO MODO
PRETENDE DI ESSERE EREDE. In questo caso il giudice dovrà accertare CHI E’ IL VERO
EREDE E CHI E’ IL CD. EREDE APPARENTE.

A chi spetta la legittimazione all’azione :


- chiamato delato : l’erede che ancora non ha accettato l’eredità. In quest’ultimo caso,
proponendo l’azione ACCETTA IMPLICITAMENTE L’EREDITA’
- l’acquirente dell’eredità : che ha comprato l’eredità dall’erede (vedi dopo).
- Creditori personali dell’erede o al curatore fallimentare (in via surrogatoria : quindi al posto
dell’erede.
I legittimati passivi sono :
- Possessori o detentori dei beni di una determinata eredità : il che significa che l’azione non è
ammissibile quando I BENI DI CUI L’EREDE CHIEDE LA RESTITUZIONE NON
SIANO IN POSSESSO DI NESSUNO. In questo caso, l’erede può proporre l’azione di
mero accertamento (quindi un’azione con cui chieda che si accerti meramente la sua qualità
di erede
- Sono legittimati passivi anche gli aventi causa di chi possiede i beni ereditari (quindi chi se
gli è acquistati da questi sogg che avevano meramente il possesso).

Al termine dell’azione di petizione, se l’erede ottiene l’accertamento, a chi aveva il possesso dei
beni ereditari, viene riconosciuta la qualità di POSSESSORE : A LUI SARANNO APPLICABILI
QUINDI LE NORME RELATIVE ALLA RESTITUZIONE DEI FRUTTI E AI
MIGLIORAMENTI.
Il possessore di beni ereditari inoltre si PRESUME IN BUONA FEDE : cioè si presume che fosse
erroneamente convinto, senza colpa, di essere erede. E questo giustifica che : qualora IL
POSSESSORE IN BUONA FEDE, AVESSE VENDUTO BENI EREDITARI, l’erede attore può
solo richiederne il prezzo o il corrispettivo MA NON ANCHE IL RISARCIMENTO.

La tutela dell’erede che agisce con l’azione petitoria, si scontra CON LA TUTELA DI COLORO I
QUALI, IN BUONA FEDE, ABBIANO ACQUISTATO BENI EREDITARI DALL’EREDE
APPARENTE (da chi quindi ne aveva il possesso). Peraltro, il 3 che acquista dall’erede apparente,
non ha li stessi strumenti che ha colui il quale acquista INTER VIVOS DA un proprietario
apparente (in quanto non ci sono dei registri pubblici che indicano chi è effettivamente erede oppure
no, ma è una qualità che si accerta dopo la morte del de cuius e quindi all’apertura della
successione).
Come si può tutelare il 3 che ha acquistato dall’erede apparente?
DEVE PROVARE :
- DI AVER ACQUISTATO A TITOLO ONEROSO
- IN BUONA FEDE : cioè di aver ignorato SENZA COLPA CHE L’EREDE APPARENTE
NON FOSSE TALE. Inoltre la buona fede del 3 acquirente si presume, e viene meno
SOLAMENTE PER COLPA GRAVE.
Per i beni mobili registrati e i beni immobili, per dimostrare la buona fede, LA
TRASCRIZIONE DELL’ACQUISTO DALL’EREDE APPARENTE, DEVE ESSERE STATA
FATTA, ANTERIORMENTE ALLA TRASCRIZIONE DELL’ACQUISTO DEL VERO
EREDE.
Quindi con la presenza di questi requisiti IL 3 FA SALVO L’ACQUISTO MENTE L’EREDE
APPARENTE DOVRA’ RESTITUIRE IL PREZZO RICEVUTO AL VERO EREDE.
Se invece il 3 è in mala fede non verrà tutelato dall’acquisto.
Se invece è in mala fede l’erede apparente, il 3 mantiene l’acquisto e l’erede apparente dovrà
anche pagare un risarcimento all’erede vero.

Il regolamento 650 del 2012, prevede la possibilità che l’erede ottenga il CERTIFICATO
SUCCESSORIO EUROPEO per le ‘’ successioni ‘’ che in qualche modo colleghino stati
diversi : ad esempio de cuius che abbia un immobile in un altro Stato. Con questo certificato
quindi, l’erede ottiene questa qualità (sempre dopo l’apertura della successione) che può far
valere IN TUTTI GLI STATI MEMBRI.
Questo certificato però ha un effetto importante, perché CHIUNQUE PAGHI O ACQUISTI
BENI DA COLUI IL QUALE E’ IN POSSESSO DI QUESTO CERTIFICATO, E’ SEMPRE
CONSIDERATO IN BUONA FEDE E QUIDNI SE POI SI DOVESSE SCOPRIRE CHE CHI
AVEVA IL CERTIFICATO NON FOSSE IN REALTà EREDE, IL TERZO NON DOVRA’
DIMOSTRARE LA PROPRIA BUONA FEDE CHE SARA’ PRESUNTA (MA IN QUESTO
CAOS SENZA POSSIBILITA’ DI PROVA CONTRARIA).

VENDITA DI EREDITA’.
È un contratto tra vivi, appartenente al genus della compravendita, che ha ad oggetto, IL
TRASFERIMENTO DELL’INTERO PATRIMONIO EREDITARIO O DI UNA SUA
QUOTA, IN CAMBIO DI UN PREZZO SENZA CHE CIO’ DETERMINI IL
TRASFERIMENTO DEL TITOLO DI EREDE, CHE RESTA INVECE DELL’ALIENANTE.
E’ quindi una compravendita, che non ha ad oggetto un bene specifico ma una CD.
UNIVERSALITA’ DI DIRITTO : cioè un comolesso di diritti ed obblighi facenti capo al
defunto. Questa viene ceduta :
- O DA CHI E’ STATO CHIAMATO ALLA EREDITA’ MA NON HA ANCORA
ACCETTATO : in questa ipotesi, peraltro, la vendita costituisce una forma di
ACCETTAZIONE PRESUNTA DELLA EREDITA’. Riguardo a questo, se oggetto del
contratto sono uno o + beni ereditari, ma NON quindi l’eredita intera o una sua quota si
configura una SEMPLICE VENDITA, DI UNO O + BENI EREDITARI (quindi non è
configurabile come vendita di eredità). In questo caso, questa vendita semplice costituisce
comunque un’accettazione TACITA, quindi dopo la vendita l’EREDE NON PUO’
RINUNCIARE ALL’EREDITA’.
- O DA CHI, INVECE, AVEVA GOA’ ASSUNTO IL TITOLO DI EREDE.

L’eredità può essere ALIENATA SOLO DOPO L’APERTURA DELLA SUCCESSIONE,


PERCHE’ QUALSIASI CONTRATTAZIONE SU UNA FUTURA EREDITA’, SAREBBE
NULLA IN QUANTO PATTO SUCCESSORIO. Ed inoltre, per vendere un’eredità è necessario
che il venditore abbia il potere di disporre dei beni ereditari (quindi è ovvio che la successione deve
essere aperta, perché solo in quel momento, il vocato delato, ACQUISTA IL POTERE DI
DISPOSIZIONE : questo implica che, i chiamati ulteriori o i chiamati sotto condizione sospensiva
non possono vendere l’eredità fino a quando, rispettivamente IL CHIAMATO PRECEDENTE
NON RIFIUTI O LA CONDIZIONE NON SI AVVERI. Perché solo in questi momenti successivi,
anche loro, acquistano questo POTERE DI DISPOSIZONE).

La disciplina del cc, prevede che CHI VENDE UN’EREDITA’, SENZA SPECIFICARE GLI
OGGETTI DI QUESTA EREDITA’ (quindi che beni ne fanno parte), DEVE GARANTIRE
SOLAMENTE LA PROPRI QUALITA’ D’EREDE (cioè non deve garantire che l’eredità sia ad
esempio in attivo ma solo di essere effettivamente legittimato a vendere) perché, se per caso si
scoprisse, un testamento posteriore che priva l’alienante dalla qualità di erede, il contratto sarebbe
RISOLUBILE . Secondo una certa interpretazione, questa regola secondo cui L’EREDE DEVE
GARANTIRE SOLO IL PROPRIO TITOLO, IMPLICA CHE, L’EREDE STESSO, NON
RISPONDE NE DEL NUMERO NE DEL VALORE DEI BENI DELL’EREDITA’ NE
DELL’EVENTUALE PERIMENTO O DEI VIZI DEGLI STESSI. Secondo altri invece,
l’acquirente può comunque avvalersi delle tutele previste per la compravendita ed in particolare le
GARANZIE DI EVIZIONE (è un tutela per gli acquirenti, nel caso in cui comprino beni viziati. ‘’
evizione ‘’ =garanzia per i vizi della cosa).

Qual è l’oggetto della vendita di eredità : la GENERALITA’ DI DIRITTI ED OBBLIGHI DI


CARATTERE PATRIMONIALE, CHE NE FANNO PARTE. Si tratta quindi di un negozio ‘’ per
relationem’’ cioè di un negozio che ha un oggetto determinabile per riferimento ad una successione.
Si tratta poi di un negozio ALEATORIO (cioè un negozio che intrinsecamente ha una sua
incertezza = come un’assicurazione, pertanto non sono applicabili, secondo la maggior parte della
dottrina, i rimedi della RESCISSIONE E RISOLUZIONE CHE, SONO RIMEDI NON
ESPERIBILI NEI CONTRATTI ALEATORI).
Dalla vendita di eredità sono esclusi i DIRITTI NATURA PERSONALE (come i diritti al sepolcro)
e sono esclusi anche i DIRITTI CHE L’EREDE HA ACQUISTATO ‘’ IURE PROPRIO’’ . Si
discute se si possa trasferire anche la LEGITTIMAZIONE ATTIVA ALLA PETIZIONE DI
EREDE.

Per quanto riguarda la determinazione concreta, dell’oggetto del contratto, ci si è chiesti se fosse
oggetto del contratto di VENDITA DI EREDITA’ , TUTTI I BENI DELL’EREDITA’ AL
MOMENTO DELLA STIPULA O TUTTI I BENI DELL’EREDITA’ AL MOMENTO
DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE. La dottrina prevalente sposa la seconda tesi in
quanto
La vendita di eredità, una volta stipulata ha un’efficacia RETROATTIVA CHE RISALE AL
MOMENTO DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE. Tant’è vero che se, nel frattempo,il
venditore venditore (erede) aveva percepito frutto o riscosso qualche credito ereditario o ha venduto
qualche bene ereditario, dovrà rimborsare quindi il compratore (chi sta acquistando l’eredità).
Perché la vendita di eredità, essendo retroattiva, travolge I NEGOZI INTERVENUTI SUI BENI
EREDITARI NEL PERIODO INTERCORRENTE DALL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE
FINO ALLA VENDITA.
D’altra parte però, sul compratore gravano i RISCHI DI DISTRUZIONE E DETERIORAMENTO.
Il codice, tuttavia, fa salva la possibilità di UN PATTO CONTRARIO : con cui, le parti, escludono
eventualmente il RIMBORSO in queste situazioni (rimborso s’intende da parte dell’erede al
compratore).

Almeno che nn sia convenuto diversamente, il compratore DEVE COMUNQUE RIMBORSARE


AL VEDNTIORE QUANTO QUESTI AVEVA PAGATO PER DEBITI E PESI
DELL’EREDITA’ E DEVE ANCHE CORRISPONDERGLI QUANTO GLI SAREBBE DOVUTO
DALL’EREDITA’ A TITOLO PROPRIO (quindi se l’erede, aveva un credito verso il de cuius,
quindi era creditore avrà diritto a riscuoterlo nei confronti del compratore.).
Allo stesso modo, l’erede venditore, dovrà restituire al compratore, quanto da lui dovuto nei
confronti dell’eredità (quindi se aveva lui dei debiti, verso il de cuius dovrà adempierli nei riguardi
del compratore).

La vendita di eredità, deve essere fatta per FORMA SCRITTA AD SUBSTANTIAM anche quando
vi appartengano solo beni mobili.
Il venditore, deve fare in modo siano poste in essere, TUTTE LE FORMALITA’ NECESSARIE X
TRASMETTERE I SINGOLI BENI AL COMPRATORE :quindi laddove ci fosse un immobile
dovrà trascriverlo.

Effetti della vendita di eredità per i 3.


In mancanza di un patto contrario, per i debiti ereditari, EREDE E COMPRATORE SONO
OBBLIGATI IN SOLIDO (ciò vuol dire che nonostante abbia venduto l’eredità resterà comunque
responsabile).
Se poi, i 3, dopo la vendita dovessero vantare diritti sull’eredità, il CONVENUTO SAREBBE
SEMPRE L’EREDE (quindi dovrebbero rivolgersi a lui), in quanto ha una QUALITA’
INTRASMISSIBILE.
Le regole previste per la vendita di eredità, si applicano a tutte le altre forme di ALIENAZIONE
DELL’EREDITA’ A TITOLO ONEROSO.

Abbiamo detto che la vendita di eredità, di norma, prevede che l’erede venditore non specifichi gli
oggetti, se invece dovesse farlo, e solamente determinati beni dovessero essere ceduti, in base al
caso concreto, si potrà trattare o DI VENDITA SEMPLICE DI ALCUNI BENI EREDITARI O DI
VENDITA DI EREDITA’, in quest’ultimo caso, si tratta di quando, pur specificando quali beni
ereditari vende, questi beni venduti, costituiscono di FATTO UNA QUOTA DEL PATRIMONIO
EREDITARIO, sicchè si configura comunque una vendita di eredità.

SUCCESSIONE NECESSARIA.
È una forma di successione che si sovrappone a quella testamentaria o legale e costituisce una
FORMA DI TUTELA, NEI RIGUARDI DI ALCUNI SOGGETTI CD. LEGITTIMARI che sono :
- Coniuge
- Unito civilmente
- I figli (anche adottivi) e ascendenti
A questi soggetti, indipendentemente dal fatto che ci sia un testamento o ci sia una successione
legittima (quindi in assenza totale o parziale di testamento), sono riservati DIRIRRI EREDITARI
CHE CONSISTONO IN SOSTANZA, IN UNA QUOTA DEL PATRIMONIO EREDITARIO.
Sicchè, se anche ci fosse un testamento che, in qualche modo, non gli attribuisce totalmente la quota
che gli spetta, in deroga al PRINCPIO DI LIBERTA’ DI DISPORRE, IL CC PREVEDE DELLE
REGOLE CHE, CONTRARIAMENTE ALLA VOLONTA’ DEL TESTATORE, concedono
comunque a questi sogg, la quota che a loro spetta attribuendo loro delle AZIONI A CIO’
FINALIZZATE :
- Azione di riduzione
- Azione di restituzione

Il cc quindi, preved tutte le possibilità di CONCORSO TRA LEGITTIMARI (quando ce ne è + di


1), stabilendo in CIASCUIN CASO QUALE SIA LA QUOTA CHE SPETTA A CIASCUNO. Ad
esempio : se il decuius lascia un coniuge e due figli, al coniuge va un quarto del patrimonio e ai figli
un mezzo. Sottraendo, al patrimonio totale ereditario, le quote da riservare ai legittimari, si ottiene
quella che è la QUOTA LIBERAMENTE DISPONIBILE DAL DE CUIIUS, CHE OVVIAMENTE
E’ TANTO INFERIORE QUANTO + SONO I LEGITTIMARI E VARIA DA UN MASSIMO DI
2 TERZI AL MINIMO DI UN QUARTO. Allo stesso modo, anche la quota riservata a ciascun
legittimario è tanto inferiore quanto maggiore è il numero di legittimari = tant’è che si parla di
QUOTA MOBILE DI LEGITTIMA. Il problema, in tutti questi casi, è quello di stabilire se I BENI
CONCRETAMENTE LASCIATIAI LEGITTIMARI CORRISPONDANO AL VALORE
ASTRATTO DELLA QUOTA (cioè bisogna capire, se quando il testatore lascia per esempio al
coniuge una macchina, bisogna capire se questa macchina corrisponda almeno ad un quarto del
patrimonio ereditario).
Come si fa a stabilire questa cosa?
ATTRAVERSO UN ACCERTAMENTO CHE E’ NOMINATO RIUNIONE FITTIZZIA.
E’ un procedimento con cui, SI RINUSCONO TUTTI I BENI DEL DE CUIUS, INCLUSI
QUELLI DATI IN DONAZIONE (mortis causa = quindi nel testamento), SI VALUTANO
ECONOMICAMENTE TUTTI POI SI SOTTRAGGONO I DEBITI EREDITARI (INCLUSI
QUELLI CONNESSI ALLA MORTE : cioè i debiti x le spese funebri) E SI SOTTRAE IL
VALORE DELLE DONAZIONI (quindi è come se si facesse una sorta di operazione matematica :
dal valore della eredità si sottrae donazioni e debiti) , e finito di valutare questi dati SI
DETERMINA IL VALORE DELLA EREDITA’ SU CUI SI CALCOLA LA QUOTA.
Ovviamente, trattandosi di valori economici, va precisato che il RISULTATO NON PUO’ MAI
ESSERE SOTTO ZERO : quindi se i debiti fossero maggiori dei beni lasciati in eredità, il valore
per determinare la quota, sarebbe comunque zero.
Accertato il valore CONCRETO DELLA QUOTA CHE SPETTAVA A CIASCUNO DEI
LEGITTIMARI, SI PUO’ VALUTARE SE I BENI LASCIATI AL LEGITTIMARIO
CORRISPONDANO EFFETTIVAMENTE A QUESTA.
Ovviamente, per valutare QUESTA CORRISPONDENZA TRA QUOTA ASTRATTA E QUOTA
CONCRETA, BIOSOGNA CONSIDERARE QUANTO E’ STATO LASCIATO AI
LEGITTIMARI ANCHE A TITOLO DI LEGATO O DI DONAZIONE.
Qualora si accerti che, i beni concretamente lasciati ai legittimari NON SODDISFINO LA QUOTA
ASTRATTA A LORO SPETTANTE, SI CONFIGURA UNA LESIONE DEL LEGITTIMARIO,
ANCHE DETTA LESIONE NELLA QUOTA DI RISERVA.
Se invece, il legittimario, NON HA CONSEGUITO NULLA (non gli è stato lasciato niente) dal
testamento, SI PARLA DI LEGITTIMARIO PRETER MESSO (messo da parte).
La pretermissione del legittimario PUO’ AVVENIRE SOLO COL TESTAMENTO = QUANDO IL
DE CUIUS LO IGNORA DEL TUTTO; mentre, la lesione ‘’ semplice’’ del legittimario (quindi la
lesione della sua quota), può venire paradossalmente ANCHE IN CASO DI SUCCESSIONE
LEGITTIMA
Ciò accade QUANDO IL DE CUIUS HA FATTO MOLTE DONAZIONI PRIMA DI MORIRE,
TANTO DA ‘’SFORARE’’ NELLA QUOTA CHE AVREBBE DOVUTO LASCIARE AI
LEGITTIMARI. Ad esempio : Tizio muore senza testamento, aveva un patrimonio di 160. 100 li
aveva lasciati prima di morire in donazione ad un amico sugli altri 60 spetteranno ai legittimari. Il
problema è che : quando si va poi a vedere a qanto ammontano le quote dei legittimari, bisogna
considerare anche quanto lasciare in donazione (quindi bisogna calcolare le quote dei legittimari
sull’intero totale che, appunto, è 160. ). Su questi 160 quindi risulta che AI FIGLI SPETTAVA 40
A TESTA (quindi 80 in 2)così come 40 spettava al coniuge. Quindi il patrimonio ‘’ disponibile’’
(da dare quindi in donazione rispettando le loro quote), era 40 (che è dato appunto dall’operazione
matematica : patrimonio totale – quote dei legittimari = patrimonio disponibile). Il de cuius però,
invece di disporre su 40, ha disposto su 100, il che significa che HA LESO LA QUOTA DI
CIASCUN LEGITTIMARIO, DI UN VALORE PARI A 20 (E QUESTO E’ SUCCESSO
NONOSTANTE SI SIA APERTA LA SUCCESSIONE LEGITTIMA IN QUANTO NON VI ERA
UN TESTAMENTO. QUINDI LA SUCCESSINE LEGITTIMA NON HA POTUTO
CORREGGERE QUESTA LESIONE perché si aperta su una parte di patrimonio INFERIORE A
QUELLA DOVUTA).

Singoli legittimari.
Vedendo i singoli legittimari, bisogna precisare che LA CATEGORIA + TUTELATA E’ QUELLA
DEL CONIUGE PERCHE’ LA SUA QUOTA NON E’ MAI INFERIORE DI QUELLA DI
QUALSIASI ALTRO LEGITTIMARIO (cioè ha sempre diritto alla quota + alta).
Peraltro al coniuge è riservato IL DIRITTO DI ABITAZIONE NELLA RESIDENZA FAMILIARE
E IL DIRITTO ALL’USO DEI MOBILI SE SONO DI PROPRIETA’ COMUNE o DEL DE
CUIUS.
Questi ultimi 2 diritti, sono particolari perché, di fatto CONFIGURANO IPOTESI DI LEGATI EX
LEGEM E SONO DIRITTI RISERVATI, CHE GRAVANO SULLA QUOTA DISPONIBILE
DEL DE CUIUS (questo vuol dire che questi beni non può darli a nessun altro e bisognerà
ovviamente sottrarre il valore di questi beni0 dalla quota disponibile del de cuius ).
Bisogna fare a tal proposito degli esempi :
1. Il patrimonio del de cuius vale 99, e lui ha 2 legittimari FIGLIO UNICO E CONIUGE. In
base alle proporzioni, le regole sui legittimari prevedono che al coniuge dovrebbe spettare
una percentuale pari ad un terzo, ossia 33; stessa cosa per il figlio unico; stessa cosa per la
quota disponibile che quindi rimane pari a 33.
2. Il patrimonio del de cuius vale 99, ha sempre quei 2 legittimari (figlio e coniuge) che
avranno sempre un terzo a testa quindi 33. Lo stesso valore, 33, sarà poi quello della quota
disponibile. Succede però che, nel testamento, il testatore SPECIFICA IL VALORE DEL
DIRITTO DI ABITAZIONE E DI USO DEI MOBILI CHE E’ 17. Siccome questo diritto è
riconosciuto al coniuge, a quest’ultimo spetterà : LA SUA QUOTA PARI A 33 + QUESTI
17 che saranno presi dalla quota disponibile, che quindi scenderà da 33 a 16; mentre la quota
del coniuge, in tutto salirà a 50 (in quanto 33+17)
3. Stessa situazione di prima, con l’unica differenza che il DIRITTO DI ABITAZONE E DI
USO DEI MOBILI, ha un valore di 50. Il coniuge avrà sempre diritto alla sua quota di 33, e
teoricamente anche a 50. Il problema però è che la quota disponibile è solo 33, quindi c’è un
disavanzo di valore di 17. Da dove si prendono questi?? Non si può intaccare la quota del
figlio in quanto è precisato che IN QUESTI CASI, SE LA QUOTA DISPONIBILE E’
SUPERATA NEL VALORE, SI VA AD INTACCARE LA QUOTA STESSA DEL
CONIUGE IL QUALE NON AVRA’ 83 MA AVRA’ 66 (operazione : quota del coniuge 33
+ 50 valore dei beni – 17 che abbiamo detto che verranno presi intaccando la quota del
coniuge. Quei 17 sono stati ottenuti facendo 50 meno la quota disponibile di 33. .
4. Stessa situazione di prima ma il valore dei beni è 80. Quindi è un valore che eccede sia la
quota disponibile sia il valore del coniuge. SOLO IN QUESTO CASO IL DISAVANZO DI
VALORE PUO’ ESSERE ‘’ RECUPERATO’’ INTACCANDO LA LEGITTIMA DEL
FIGLIO. Quindi in questo caso, loperazione è valore complessivo dei beni 80 meno la quota
disponibile che è 33 = 47. Di questi 47 per una parte si aggredità la quota del coniuge che è
sempre dio 33 quindi 47- 33 = 14 (OVVIAMENTE LA QUOTA DEL CONIUGE ANCHE
IN QUESTO CASO VERRA’ ESAURITA. La restante parte, che sono 14 si prenderanno
aggredendo la quota del figlio. Quindi il coniuge otterrà in questa situazione 80; il figlio
avrà 19.
Il coniuge separato, conserva i diritti successori ALMENO CHE LA SEPARAZIONE, NON SIA
STATA ADDEBITATA A LUI O AD ENTRAMBI, CON SENTENZA PASSATA IN
GIUDICATO PRIMA DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE. In questo caso, avrà diritto
solo AD UN ASSEGNO VITALIZIO il quale non può superare L’ASSEGNO ALIMENTARE A
CUI AVEVA DIRITTO PRIMA DELLA MORTE DEL DE CUIUS.
Questo assegno, è inoltre PARAMETRATO AL NUMERO DEGLI EREDI LEGITTIMI E ALLE
SOSTANZE EREDITARIE.
Anche l’assegno vitalizio al coniuge separato senza addebito, costituisce un LEGATO EX LEGEM.
Per quanto riguarda il coniuge divorziato (a cui viene assimilato l’unito civilmente dopo lo
scioglimento), PERDE I DIRITTI SUCCESSORI SE LA SENTENZA DI DIVORZIO E’
PASSATA IN GIUDICATO. MA SE GLI E’ STATO RICONOSCIUTO, PRIMA DELLA
MORTE DEL DE CUIUS, L’ASSEGNO POST MATRIMONIALE PERDIODICO (gli alimenit)
AVRA’ DIRITTO AS UN ASSEGNO PERIODICO A CARICO DELL’EREDITA’.

FIGLI.
I figli legittimari sia se nati dal matrimonio sia se nati fuori, in virtù del principio della UNICITA’
DELLO STATO come risultato della riforma 129 2012 che ha anche fatto abrogare l’istituto dlla
commutazione, con cui era previsto che AL FIGLIO NATURALE SI POTESSE PROPORRE, AL
POSTO DELLA SUA QUOTA DI RISERVA, UNA SOMMA DI DENARO
CORRISPONDENTE.
La legittima che spetta ai figli, varia da una quota pari ad un mezzo ad una quota di due terzi (se
non ci sono coniuge ed ascendenti) mentre si riduce da un mezzo ad un terzo, se i figli concorrono
con il coniuge.
Nel caso in cui, ci fosse INDENNITA’, DECADENZA, PRE MORTE O IN CASO DI RIFIUTO
DEI FIGLI, SUBENTRANO PER RAPPRESENTAZIONE I DISCENDENTI DEI FIGLI (figli dei
figli).

ASCENDENTI
(che sono i genitori del morto, se sono ancora vivi) che hanno una quota che varia da un terzo a un
quarto (anche qui dipende se ci sono altri legittimari o meno), però se il de cuius ha dei figli, la loro
partecipazione E’ ESCLUSA (non hanno diritto a nessuna quota). Va anche precisato che LA
QUOTA DEGLI ASCENDENTI, VA A SUA VOLTA DIVISA A META’ TRA GLI
ASCENDENTI DAL LATO PATERNO E GLI ASCENDENTI DEL LATO MATERNO (cioè
madre e padre del morto).

PRINCIPIO DI INTANGIBILITA’ DELLA LEGITTIMA


La quota di legittima, è INTANGIBILE, non può cioè essere gravata da pesi o condizioni (SALVO
LE IPOTESI STRETTAMENTE PREVISTE DALLA LEGGE).
Che cos’è il peso?
Il peso è una DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, CHE DIMINUISCA A LIVELLO
QUANTITATIVO, O SPOSTI NEL TEMPO, LA QUOTA DI RISERVA DEL LEGITTIMARIO
ad esempio : una disposizione testamentaria che dica ‘’ mio figlio legittimario, deve privarsi di una
certa somma di denaro della legittima che deve dare in legato ad un altro’’ (è una disposizione
MODALE, che di base, non potrà essere applicata salvo i casi previsti dalla legge ); oppure quando
abbiamo una disposizione testamentaria che subordina l’acquisizione della legittima al verificarsi di
un certo evento.
L’apposizione di un peso o una condizione alla legittima, la lede DAL PUNTO DI VISTA
QUALITATIVO : perché il testatore incide INTENZIONALMENTE SUI DIRITTI RISERVATI
PER LEGGE AL PROPRIO LEGITTIMARIO.

Diversa dalla lesione qualitativa è la LESIONE MERAMENTE QUANTITATIVA : CHE SI


REALIZZA QUANDO, AL LEGITTIMARIO VIENE ATTRIBUITA UNA QUOTA INFERIORE
AL DOVUTO (azione di riduzione o restituzione).
Nei casi di lesione qualitativa invece, LA DISPOSIZIONE CHE PONI ONERI E CONDIZIONI
PUO’ ESSERE FATTA DICHIARARE INEFFICACE.

Il principio della intangibilità della legittima ha però delle eccezioni :


1. La riserva di diritto di abitazione e di uso dei mobili spettanti al coniuge superstite :
rappresenta un’eccezione in quanto è possibile che, nel testamento, il testatore, vincoli un
legittimario a lasciare al coniuge superstite queste prerogative. Il figlio viene vincolato
quando il valore della casa di abitazione e dei mobili supera sia il valore della quota
disponibile del de cuius sia il valore della quota del coniuge .
2. Sostituzione fede commissaria : è un istituto con cui si prevede che, i genitori o il coniuge di
un sogg interdetto, possono, alla loro morte, istituire un erede A CUI POSSONO
ATTRIBUIRE L’OBBLIGO DI RESTITUIRE O CONSERVARE DEI BENI, ANCHE
INTACCANDO LA LEGITTIMA (dell’erede obbligato in tal senso), PER DESTINARLI
ALLA PERSONA O AGLI ENTI CHE HANNO AVUTO CURA DELL’INTERDETTO.
3. Divisione ereditaria : vedi dopo
4. Cautela Sociniana : è una disposizione testamentaria o fatta per donazione, a favore del
legittimario, per disciplinare situazioni particolari. Esempio: il testatore ha un patrimonio di
50 e un solo figlio, unico legittimario, che ha quindi per legge una quota di legittima di ½
del aptrimonio (quindi 25), mentre l’altra metà è quota disponibile (25 anche questa). Il de
cuius ha istituito il figli erede e ha attribuito A QUEST’ULTIMO, LA NUDA
PROPRIETA’ DI UN DETERMINATO BENE CHE HA UN VALORE SUPERIORE
RISPETTO ALLA QUOTA DI LEGITTIMA (ossia una nuda proprietà su un bene che vale
40 quindi in sostanza + di quei 25 che gli spetterebbero per legge). La particolarità risiede
nel fatto che il testatore ha L’ATTRIBUITO L’USUFRUTTO SULLO STESSO BENE A
FVOVRE DI UN ALTRO SOGGETTO (quindi il cd. LEGATARIO DI USUFRUTTO) che
vale 40. Quindi: Tizio muore lasciando un solo figlio ed un patrimonio di 50 di cui 40 è il
valore della casa su cui gli ha concesso la nuda proprietà. Nel suo testamento però da in
legato ad un terzo l’usufrutto della casa, che vale anche questo 40. In questo caso la
particolarità è che IL FIGLIO, IN QUANTO UNICO LEGITTIMARIO, AVREBBE
DIRITTO, come detto, ALLA META’ DEL PATRIMONIO (quindi 25), ma in realtà si
ritrova 10 = cioè 50- 40 (e in questo caso si sta considerando l’usufrutto dato al legatario).
Però, è anche vero che si ritrova (oltre a 10), la nuda proprietà della casa che vale 40, che
però è in usufrutto all’altro. D’altro canto, il terzo ha un usufrutto che ha un valore (40)
superiore alla quota disponibile del de cuius (25).
Il legittimario allora può scegliere TRA ACCETTARE LA VOLONTA’ DEL DE CUIUS
(quindi tenendosi la nuda proprietà dei 40 dove però c’è anche l’usufrutto del legatario, e i
10 suoi), oppure viceversa, CHIEDERE LA LEGITTIMA E COSI’ FACENDO
OTTENERE LA META’ SULL’INTERO PATRIMONIO (che corrisponde appunto alla
quota legittima ossia 25) e l’altra metà, in quanto quota disponibile andrebbe al sogg che in
origine doveva avere l’usufrutto sulla casa che aveva 40 (quest’ultimo in questo caso quindi
non è svantaggiato in quanto nonostante abbia ottenuto solo 25, comunque sono 25
PROPRIETA’ PIENA, contro invece i 40 che erano meramente di usufrutto). Quindi quello
che in origine era LEGATARIO DI USUFRUTTO, fermo restando che non diventa erede,
SUBISCE UNA MUTAZIONE QUALITATIV DEL SUO DIRITTO SUCCESSORIO :
NON E’ + LEGATARIO DI UN USUFRUTTO DEL VALORE DI 40 MA E’
LEGATARIO DI PROPRIETA’ PIENA DI UN VALORE CHE E’ 25 CHE E’ PERO’
INFERIORE AL VALORE DELL’USUFRUTTO che era 40.
5. Legato in sostituzione di legittima : è un legato con cui, il testatore CERCA DI
SODDISFARE IL LEGITTIMARIO ATTRIBUENDOGLI UNO O + DIRITTI
SPECIFICATI, IN SOSTITUZIONE DELLA QUOTA DI LEGITTIMA. La particolarità è
che, im queste situazioni, il testatore può attribuire DIRETTAMENTE QUESTI DIRITTI,
ANCHE SE HANNO UN VALORE INFERIORE ALLA QUOTA DI LEGITTIMA (che in
questo caso viene lesa in deroga alla intangibilità della legittima). Anche in questo caso,
come nella cautela sociniana, il legittimario ha diritto ad una scelta : PUO’ ACCETTARE
IL LEGATO E QUIDNI ESSERE ESCLUSO DI FATTO DALLA DIVISIONE DELLA
EREDITA’; OPPURE PUO’ RINUNCIARE AL LEGATO E CHIEDERE LA SUA
QUOTA DI LEGITTIMA. Il legittimario che preferisca il legato, diventa a tutti gli effetti
UN SEMPLICE LEGATARIO, E PERDE IL DIRITTO DI AGIRE, CON L’AZIONE DI
RIDUZIONE PER AVERE LA LEGITTIMA. E NON ACQUISTA QUINDI LA
QUALITA’ DI EREDE. Tuttavia, il legato in sostituzione di legittima, va tenuto distinto
DAL LEGATO IN CONTO DI LEGITTIMA (che è un legato, che viene sempre dato in
sostituzione della quota legittimaria, ma che CONSENTE comunque al legittimario di
chiedere questo supplemento), perché SOLO PER QUEST’ULTIMO, se il valore del legato
è INFERIORE ALLA QUOTA LEGITTIMA IL LEGATARIO PUO’ CHIEDERE UN
SUPPLEMENTO (CHE SI SOSTANZIA IN QUEL VALORE CHE MANCA AL
LEGATO PER DIVENTARE PARI ALLA QUOTA LEGITTIMA). Ovviamente ha anche
in questo caso la possibilità di accettare il legato così com’è oppure rifiutare il legato e
chiedere la sua quota.
Mentre nel legato in sostituzione di legittima non sarebbe possibile questo supplemento : QUINDI
O ACCETTA IL LEGATO COSI’ COM’E’ OPPURE RIFIUTA E CHIEDE DIRETTAMENTE
LA QUOTA CHE GLI SPETTI. Quindi nel caso del legato in conto di legittima è come se questo
avesse una possibilità in +.
può accadere anche il contrario però CIOE’ CHE IL VALORE DEL LEGATO ECCEDA
LA LEGITTIMA. In questo caso, il disavanzo di valore viene sottratto DALLA QUOTA
DISPONIBILE DEL DE CUIUS, EVITANDO QUINDI CHE VENGA INTACCATA LA
QUOTA DEGLI ALTRI LEGITTIMARI. Ovviamente se il legittimario rinuncia al legato è
come se diventasse LEGITTIMARIO PRETER0MESSO (in quanto il testatore non l’ha
istituito erede ma solo legatario quindi rinunciando a tale qualifica NON ACQUISTERA’
LA QUALIFICA DI EREDE ‘’ PURA’’ MA SARA’ CONSIDERATO, APPUNTO,
LEGGITTIMARIO PRETERMESSO), come tale quindi PUO’ ESPERIRE L’AZIONE DI
RIDUZIONE PER AVERE LA SUA QUOTA E DIVENTARE EREDE.

AZIONE DI RIDUZIONE E DI SOSTITUZIONE

Il legittimario leso o pretermesso, può conseguire quanto gli spetta, se ENTRO IL TERMINE DI
PRESCRIZIONE DI 10 ANNI, ESPERISCE L’AZIONE DI RIDUZIONE O L’AZIONE DI
RESTITUZIONE.
- Azione di riduzione : con questa, l’obiettivo è quello di far dichiarare L’INEFFICACIA DI
QUELLE DISPOSIZIONI TESTAMENTARIE O QUELLE DONAZIONI FATTE IN
VITA DEL DE CUIUS, CHE VADANO A LEDERE LA QUOTA DI LEGITTIMA.
Ha carattere PERSONALE : perché è volta ad accertare LA LESIONE DEL LEGITTIMARIO E
LA SUA QUALITA’ DI EREDE. Si prescrive in 10 anni. Va trascritta se ha ad oggetto beni
immobili.
Il legittimario pretermesso o leso però, per poter esperire l’azione di riduzione, deve dimostrare di
aver effettivamente subito una lesione, cioè di non aver ricevuto dall’eredità la quota che gli
spettava. Per calcolare correttamente questa lesione, deve effettuare la cosiddetta IMPUTAZIONE
EX SE, cioè DEVE IMPUTARE ALLA SUA PORZIONE DI LEGITTIMA LE DONAZIONI E I
LEGATI RICEVUTI (quindi se aveva diritto a 40 per quota legittima, ma riceve dal testamento
solamente 20, se però quando il de cuius era in vita ha fatto a lui una donazione di valore pari a 20,
il legittimario non potrà agire in RIDUZIONE perché comunque ha ottenuto 40, tra donazione (20)
ed eredità (20), quindi non è stato leso nel concreto. Se invece, quando il de cuius era in vita, aveva
ricevuto in donazione 15, ha diritto all’azione di riduzione, per ottenere però soltanto 5, il valore
mancante per arrivare a 40).
Se si apre la successione legittima, quindi in assenza di testamento, il legittimario NON AVRA’
BISOGNO DI AGIRE IN RIDUZIONE PERCHE’ LE PORZIONI CHE SPETTEREBBERO
AGLI EREDI LEGITTIMI, AUTOMATICAMENTE SI PARAMETRANO PER RISPETTARE
LA QUOTA DEL LEGITTIMARIO (si parla di meccanismo automatico di riduzione delle quote).
Per questo, il legittimario alla fine, agirà per riduzione solo quando c’è il testamento e in particolare
SOLO CONTRO LE DISPOSIZIONI TESTAMENTARIE LESIVE O, SE LA RIDUZIONE
DELLE PRIME (disposizioni testamentarie lesive) NON E’ SUFFICIENTE PER REINTEGRARE
LA SUA QUOTA ANCHE CONTRO LE DONAZIONI LESIVE.
Oggetto dell’azione di riduzione sono quindi in primis le disposizioni testamentarie. Per quanto
riguarda queste, il testatore può attribuire un grado alle disposizioni testamentarie, cioè considerare
alcune per così dire SOVRAORDINATE RISPETTO AD ALTRE : cioè una di queste ‘’ preferite’’
rispetto ad altre. In questo caso succede che se il legittimario agisce contro le disposizioni
testamentarie, si iniziano a rendere inefficaci QUELLE NON PREFERITE (CIOE POSTERGATE),
MENTRE VENGONO FATTE SALVE QUELLE A CUI VIENE ATTRIBUITA UNA
PREFERENZA, LE QUALI SARANNO ATTACCABILI SOLAMENTE SE LA INEFFICACIA
DELLE PRIMA NON BASTA A SODDISFARE IL LEGITTIMARIO DELL’INTERO VALORE
DELLA SUA QUOTA. Sempre per quanto riguarda le disposizioni testamentarie, in assenza di
PREFERENZA, SI RIDUCONO TUTTE PROPORZIONALMENTE
Per quanto riguarda le donazioni fatte in vita dal beneficiario, queste sono attaccabili SEMPRE E
SOLO SE L’INEFFICACIA DELLE DISPOSIZIONI TESTAMENTARIE NON BASTA A
SODDISFARE IL LEGITTIMARIO, e si colpiscono NON IN ORDINE DI PREFERENZA MA IN
ORDINE CRONOLOGICO, PARTENDO DALLE ULTIME PER RISALIRE ALLE PRIME (nb :
nel momento in cui si parla delle donazioni, si fa riferimento a quelle che il TESTATORE HA
FATTO IN VITA. Quando si dice ‘’ si riducono’’ si intende che ovviamente il beneficiario deve
rimborsarle). Si va in ordine di tempo perché l’ordinamento presume che con le prime donazioni, il
FUTURO DE CUIUS NON SI FOSSE SPINTO A TAL PUNTO DA INTACCARE UNA QUOTA
LEGITTIMA CHE INVECE SI E’ TROVATA INTACCATA DOPO UN CERTO MOMENTO E
QUINDI COL COMPIMENTO DI UNA CERTA DONAZIONE.

Condizioni per esperire l’azione di riduzione.


1. Il fatto che IL LEGITTIMARIO RISULTI EFFETTIVAMENTE LESO, AL NETTO (cioè
sottranedo) DELLE DONAZIONI RICEVUTE DAL DE CUIUS che devono essere quindi
dedotte dalla legittima (si parla di imputazione ex se), almenochè il testatore NON AVESSE
ESPRESSAMENTE DISPENSATO IL LEGITTIMARIO (cioè che quando ha fatto la
donazione ha specificato che quella donazione non doveva poi andare ad intaccare la quota
del legittimario beneficiario ma la quota disponibile).
2. È che il legittimario, SE AGISCE CONTRO SOGGETTI DIVERSI DAI COEREDI, abbia
accettato l’eredità con BENEFICIO DI INVENTARIO. Perché il legittimario può affermare
di essere leso SOLAMENTE SE HA RICOSTRUITO L’ASSE EREDITARIO, HA
REDATTO L’INVENTARIO E HA FATTO VERIFICARE L’EFFETTIVITA’ E LA
PORTATA DELLA LESIONE. Questo requisito però alle volte può non essere necessario:
ciò avviene quando il legittimario è stato PRETERMESSO (quindi non ha avuto proprio
niente) e perciò, non essendo effettivamente chiamato alla eredità, non può accettare con
beneficio di inventario.
A chi spetta fare l’azione di riduzione?
Spetta:
- ai legittimari
- gli eredi dei legittimari
- aventi causa dei legittimari (LEGITTIMARI LESI O PRETERMESSI).
- I creditori personali del legittimario, possono esercitare l’azione in via SURROGATORIA,
soltanto se il legittimario è erede (cioè se ha accettato l’eredità), anche perché non possono
loro (i creditori) accettarla al posto suo.

Come si fa a ridurre, i legati e le donazioni che hanno ad oggetto beni immobili??


Ci sono 2 soluzioni diverse
- Se il bene è divisibile ‘’ comodamente’’ ha una struttura cioè tale per cui possa essere diviso
in + parti (ex. piano di sopra, piano di sotto), in quel caso SI SOTTRAE DALL’IMMOBILE
DONATO, LA PARTE DELL’IMMOBILE IL CUI VALORE CORRISPONDE ALLA
QUOTA LESA DEL LEGITTIMARIO. L’altra parte invece resta in donazione.
- Se invece la separazione non si può fare comodamente e se il legatario o il donatario
beneficiario, con l’immobile ha ricevuto UNA PARTE DELLA EREDITA’ CHE ECCEDE
DI UN QUARTO LA QUOTA DISPONIBILE DEL DE CUIUS DEVE LASCIARE PER
INTERO L’IMMOBILE ALLA EREDITA’ (quindi gli viene sottratto l’immobile). Però
viene compensato (NB : qui si sta facendo riferimento o ad uno o all’altro.), ottenendo
comunque il valore facendo facendo riferimento ALLA QUOTA DISPONIBILE DEL DE
CUIUS.

- Azione di restituzione: è un’azione con cui I LEGITTIMARI, CHE SONO STATI LESI IN
PARTICOLARE DA UNA DONAZIONE DI IMMOBILE (fatta dal de cuius quando era in
vita) E CHE HANNO ESPERITO L’AZIONE DI RIDUZIONE, POSSONO
RECUPERARE IL BENE IMMOBILE NEL CASO IN CUI IL DONATARIO LO
AVESSE CEDUTO AD UN 3. Quindi i presupposti, per così dire sono 3 :
1) Che il legittimario abbia agito prima in riduzione sul beneficiario
2) Che con l’azione di riduzione non abbia soddisfatto interamente la sua quota di legittima
3) Può esperire l’azione di restituzione nei confronti del 3 avente causa del bene del
beneficiario.
In queste situazioni, il legittimario, prima deve ESCUTERE I BENI DEL DONATARIO PER
OTTENERE IL RIMBORSO DEL VALORE DEL BENE. SOLO SE IL DONATARIO E’
INSOLVENTE, A QUEL PUNTO, IL LEGITTIMARIO PUO’ RIVOLGERSI CONTRO IL 3
ACQUIRENTE PROPRIO PER OTTENERE, APPUNTO, IL RILASCIO DEL BENE.
La domanda giudiziale di azione di riduzione se viene trascritta NEI REGISTRI IMMOBILIARI
DOPO 10 ANNI DALL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE SONO FATTI SALVI I DIRITTI
ACQUISTATI DA 3 SULL’IMMOBILE A TITOLO ONEROSO, IN FORZA DI ATTI
TRASCRITTI PRIMA DELLA TRASCRIZIONE DELLA DOMANDA. In altri termini se i 3 che
hanno acquistato l’immobile dal donatario hanno trascritto prima l’acquisto della trascrizione della
domanda giudiziale, l’acquisto è salvo. Vige questa regola, in quanto si TUTELANO I 3 AVENTI
CAUSA DAI DONATARI, NELLA IPOTESI IN CUI, IL LEGITTIMARIO ABBIA MOSTRATO
‘’ INERZIA’’ (cioè abbia atteso tanti anni prima di fare l’azione di restituzione).
Bisogna dire che PERO’ NON DEVONO ESSERE TRASCORSI + DI 20 ANNI TRA LA
TRASCRIZIONE DELLA DONAZIONE E L’AZIONE DI RESTITUZIONE (LIMITE
TEMPORALE) che va sempre a tutelare, come la regola precedente, i 3 dalla inerzia del
legittimario (quindi è un modo in sostanza di tutelare la certezza dei traffici giuridici).

Cosa succede quando oggetto di donazione non era un bene immobile ma era un bene MOBILE e il
legittimario leso vuole ottenerlo (recuperarlo)?
Anche in questo caso, il legittimario può agire con l’azione di restituzione per recuperare il bene
SEMPRE NEL TERMINE VENTENNALE (cioè che non siano trascorsi 20 anni tra la trascrizione
della donazione e l’azione) E SEMPRE CHE IL BENEFICIARIO DELLA DONAZIONE SIA
INSOLVENTE E FATTI SALVI PER IL 3 ACQUIRENTE, DEL PRINCIPIO POSSESSO VALE
TITOLO (che è un principio in base al quale il possesso in buona fede di un bene ceduto da chi non
è proprietario, se supportato da un titolo idoneo, fa acquisire la proprietà. In questo caso, il titolo
idoneo è l’atto di acquisto in quanto in questo caso è valido).

Il 3 acquirente, nei confronti del quale sia stata proposta l’azione di restituzione, PUO’ SEMPRE
DECIDERE DI, PIUTTOSTO CHE RESTITUIRE IL BENE, PAGARE L’EQUIVALENTE
(OVVIAMNTE IN PROPORZIONE ALLA QUOTA DI LEGITTIMA E AL FATTO CHE
COMUNQUE, IL LEGITTIMARIO ABBIA PRIMA ‘’ AGGREDITO’’ IL PATRIMONIO DEL
BENEFICIARIO con l’azione di riduzione).

(impara a memoria)
L’azione di restituzione Può AVERE DUE CARATTERI DIFFERENTI :
- A carattere reale ed esecutivo :
Può essere considerata rinunciabile?
Sembra preferibile, ritenere di si. Sarebbe rinunciabile perché non configura un PATTO
SUCCESSORIO

Opposizione dei legittimari


È un atto con cui, il coniuge e i parenti in linea retta (quindi i figli e gli ascendenti) del donante
(quindi del de cuius prima della sua morte), si oppongono alla donazione. e, con questa opposizione
SOSPENDONO QUEL TERMINE DI 20 ANNI ENTRO IL QUALE AVREBBERO POTUTO
ESPERIRE L’AZIONE DI RESTITUZIONE. In altri termini : già nel momento in cui viene fatta la
donazione (quindi quando il de cuius era in vita), in un certo senso è come se si ‘’ prenotassero’’ per
una futura azione di restituzione.
IN ALTRI TERMINI : con questo istituto che viene posto in essere quando il de cuius è in vita, si
TUTELANO I LEGITTIMARI di fronte alla possibilità che il de cuius viva + di 20 anni dopo la
donazione (se questo istituto istituto non ci fosse, in questa situazione di vita del de cuius x altri 20
anni, l’azione di restituzione si prescrive ed inoltre prima della sua morte non sarebbe possibile fare
l’azione di restituzione in quanto non è possibile fare l’azione di riduzione che è il suo ‘’
presupposto’’).
L’opposizione, che deve essere resa pubblica, con la TRASCRIZIONE DEI REGISTRI
IMMOBILIARI. Si tratta di un diritto, PERSONALE (quindi non esercitabile da un 3 in
surrogazione) MA ANCHE RINUNCIABILE. L’opposizione perde effetto SE NON E’
RINNOVATA AL TERMINE DEI 20 ANNI dalla sua trascrizione (IMPARA A MEMORIA).

PATTO DI FAMIGLIA.
Il patto di famiglia è un CONTRATTO, fatto con ATTO PUBBLICO (forma ad substantiam quindi
a pena di nullità), CON CUI L’IMPRENDITORE o CHI HA DATO IN AFFITTO L’AZIENDA,
TRASCFERISCE AI DISCENDENTI ANCHE NON LEGITTIMARI (quindi figli e nipoti),
L’AZIENDA O UN RAMO DELLA STESSA (si parla di trasferimento parziale) o
L’USUFRUTTO DELLA STESSA OPPURE CON CUI, IL TITOLARE DI QUOTE
SOCIETARIE TRASFERISCE QUESTE AGLI STESSI (quindi è un patto che riguarda queste 2
categorie di sogg).
Coloro i quali ricevano azienda o quote, devono liquidare I LEGITTIMARI (ad esempio il coniuge
e l’ascendente ) CHE NON HANNO RICEVUTO NE L’UNA NE LE ALTRE E DEVONO
VERSARE UNA SOMMA CORRISPONDENTE AL VALORE DELLE QUOTE DI LEGITTIMA
(OVVIAMENTE A SEGUITO DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE) O ANCHE
ATTRAVERSO UN PAGAMENTO IN NATURA (quindi con beni particolari) IL CUI VALORE
SARA’ IMPUTATO ALLE QUOTE DI LEGITTIMA.
Al contratto, cioè al patto di famiglia (che è fatto quando i de cuius è ancora in vita), DEVONO
PARTECIPARE ANCHE I LEGITTIMARI ESCLUSI cioè quelli che saranno esclusi dalle
successioni dell’azienda (ciò ovviamente risulterà a loro nel momento in cui partecipano al
contratto perché questo contratto pur essendo fatto IN VITA comunque avrà EFFICACIA AL
MOMENTO DELLA MORTE DEL DE CUIUS. Ovviamente i legittimari, saranno consapevoli
della loro esclusione, perché nel contratto APPARIRA’ CHI SONO I DESTINATARI DI QUESTI
BENI che, ovviamnete non saranno loro. Ecco perché comunque devono partecipare). Questa
partecipazione obbligatoria, fa ritenere alla dottrina prevalente che IL PATTO DI FAMIGLIA SIA
UN CONTRATTO NECESSARIAMENTE PLURILATERALE CIOE’ IN ASSENZA DI
INTERVENTO DI QUESTI SAREBBE NULLO. Secondo altri sarebbe invece comunque valido
essendo possibile, una adesione successiva.
Secondo altri invece, trattandosi invece di una liberalità, il patto di famiglia ASSUME LE FORME
DI UNA DONAZIONE MODALE che comunque è necessariamente BILATERALE. Il che vuol
dire che i legittimari esclusi, sono 3 rispetto alla donazione.
Il codice precisa, che quanto ricevuto dai discendenti dal patto di famiglia, non può essere poi
soggetto A COLLAZIONE O A RIDUZIONE (vedi dopo). Questa ratio diversificata, risponde
all’esigenza per cui E’ STATO RICONOSCIUTO QUESTO ISTITUTO : OSSIA ASSICURARE
LA CONTINUITA’ AZIENDALE DELL’IMPRESA CON IL PASSAGGIO GENERAZIONALE
DELLA STESSA.

L’assegnazione che riguarda le quote di una società, deve rispettare le regole sulle differenti
tipologie di società stessa. Ad esempio non si può trasferire con patto di famiglia LA
PARTECIPAZIONE DI UN SOCIO ACCOMANDANTE DI UNA SAS perché il socio
accomandante è privo di poteri di amministrazione.
Il rispetto delle regole sulle società, potrà portare anche in alcuni casi, i discendenti beneficiari a
dover rispettare, PARTICOLARI REGOLE DI PUBBLICITA’ : in quanto vi è questo passaggio di
proprietà delle quote se questo passaggio riguarda quote di società di capitali ; mentre x le società di
persone ci sono regole pubblicitarie + stringenti.

Quindi ricapitolando, gli EFFETTI GIURIDICI ESSENZIALI DEL PATTO DI FAMIGLIA SONO
3:
1. Trasferimento dell’azienda o del ramo o trasferimento delle quote societarie ai beneficiari
(discendenti).
2. Se nel contratto non è previsto che l’imprenditore lascia imn eredità ai legittimari altri beni
(DIVERSI DALL’AZIENDA O DALLE QUOTE SI SOCIETA’), allora VI E’ UN
OBBLIGO IN CAPO AI BENEFICIARI DI LIQUIDARE UNA SOMMA DI DENARO O
DEI BENI IN NATURA (APPARTENENTI ALL’AZIENDA), PARI A QUELLE CHE,
AL MOMENTO DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE, SARANNO LE QUOTE
DI LEGITTIMA DEI LEGITTIMARI NON BENEFICIARI. I legittimari esclusi possono
però rinunciare a qualunque pretesa sulla liquidazione della quota e decidere di
CONCORRERE SEMPLICEMENTE, PER L’EREDITA’, SU CIO’ CHE RESIDUA
SULL’EREDITA’ IN GENERALE.
3. Se invece, nel contratto, l’imprenditore lascia ai legittimari non beneficiari, beni diversi da
quelli dell’azienda, questi beni SARANNO IMPUTATI ALLE QUOTE DI LEGITTIMA
LORO SPETTANTI in base al valore attribuito a questi beni del contratto. Se questi beni
non dovessero coprire la loro quota di LEGITTIMA VA COMUNQUE LIQUIDATA LA
SOMMA ULTERIORE DA PARTE DEI BENEFICIARI (somma che verrà ovviamente ‘’
presa’’ dall’azienda o dalle quote ecc). L’assegnazione dei beni ai legittimari può avvenire
con un contratto successivo
4. Esclusione di riduzione e collazione di quanto ricevuto ai beneficiari.
5. Se all’apertura della successione, ci sono dei legittimari che non hanno partecipato al patto
di famiglia IN QUANTO SOPRAVVENUTI (CIOE’ NATI DOPO OPPURE UN
SECONDO CONIUGE DOPO IL PATTO), IL PATTO OVVIAMENTE RESTA VALIDO,
PERO’ QUESTI LEGITTIMARI SOPRAVVENUTI, POSSONO CHEIDERE LA
LIQUIDAZIONE DELLA SOMMA PARAMENTRATA ALLA LORO QUOTA DI
LEGITTIMA AUMENTATA DEGLI INTERESSI LEGALI. In assenza di ciò, il patto è
impugnabile. Il patto di famiglia è peraltro impugnabile PER I VIZI DEL CONSENSO
PREVISTI DALLE REGOLE SULLA INVALIDITA’ DEI CONTRATTI ENTRO IL
TERMINE DI UN ANNO (a partire dalla cessazione della violenza, da quando è stato
scoperto l’errore o da quando è stato scoperto il dolo).

Il patto di famiglia si scioglie


- Per mutuo dissenso : cioè quando le stesse parti, con le stesse forme, pongono fine alla
efficacia del patto di famiglia (quindi con un altro contratto)
- Oppure quando è previsto dal patto di famiglia stesso, può cessare per recesso

SUCCESSIONE LEGITTIMA
L’ordinamento giuridico attribuisce ad ogni soggetto la LIBERTA’ DI TESTARE ma NON SI
TRATTA DI UN OBBLIGO. Qualora il defunto non abbia disposto in tutto o in parte dei suoi beni,
e solo in questi due casi, interviene la legge con una serie di disposizioni, ad indicare come i beni
della eredità DEVONO ESSERE ASSEGNATI E DISTRIBUITI, ISPIRANDOSI AL PRINCIPIO
DI SOLIDARIETA’ FAMILIARE: cioè attribuendo + beni a chi è + vicino al de cuius SUL PIANO
DELLA INTENSITA’ DEL VINCOLO FAMILIARE.
Quindi la successione legittima interviene PER DISCIPLINARE LA DESTINTAZIONE DI TUTTI
I BENI EREDITARI QUANDO MANCA DEL TUTTO IL TESTAMENTO E, SE INVECE IL
TESTAMENTO C’E’ MA NON HA DISCIPLINATO UNA CERTA PARTE DEL PATRIMONIO
EREDITARIO, INTERVIENE PER DISCIPLINARE LA DESTINAZIONE DI QUESTA PARTE.
Chi sono i successori legittimi (quindi i sogg che, in assenza di testamento oppure nel caso di
testamento incompleto, sono individuati dalla legge come successori)??
- Il coniuge
- Unito civilmente
- Discendenti (figli del de cuius e nipoti del decuius)
- Ascendenti (genitori del de cuius e nonni del decuius)
Alcuni di questi corrispondono anche ai LEGITTIMARI. Però non del tutto perché per discendenti
si parla non solo dei figli ma anche dei nipoti. Questi soggetti (in generale, quelli che appartengono
a questa elencazione, ECCETTO I NIPOTI), oltre ad essere i soggetti che, in assenza di testamento,
ricevono x legge ciascuno con la sua quota i beni del de cuius (successione legittima), SONO
ANCHE I SOGG CHE LA LEGGE STESSA TUTELA QUANDO IL TESTAMENTO C’E’ MA
NON RISPETTA LE LORO QUOTE (successione necessaria). Quindi, in virtuù di questa
considerazione, sono SIA EREDI LEGITTIMI (in virtù della successione legittima) MA ANCHE
LEGITTIMARI (in virtù della successione necessaria)
Sono anche EREDI LEGITTIMI (MA NON LEGITTIMARI), NON PERO’ in ordine di
graduatoria, dopo questi sogg :
- I collaterali (fratelli, cugini e nipoti e zii)
- Gli altri parenti (cugini di 2 grado, zii di secondo grado ecc) fino al sesto grado
- (per ultimo) lo Stato

NB: precisiamo che QUEST’ELENCO NON CORRISPONDE AD UNA GRADUATORIA VERA


E PROPRIA IN QUANTO AD ESEMPIO, NELL’AMBITO DEGLI ASCENDENTI, NON TUTTI
HANNO GLI STESSI DIRITTI; COSI’ COME NELL’AMBITO DEI COLLATERALI vedi
dopo.*
Ciò vuol dire che : QUESTI SOGGETTI SONO TUTELATI DALLA LEGGE NEL SENSO CHE,
IN ASSENZA DI TESTAMENTO AVRANNO DIRITTO, PER LA LORO VICINANZA AL DE
CUIUS A PARTE DELLA EREDITA’ (ovviamente non sempre e non tutti : cioè ad esempio lo
Stato solo se non ci sono gli altri ) MA NN SONO LEGITTIMARI QUINDI NON HANNO
DIRITTO ALL’AZIONE DI RIDUZIONE E DI RESTITUZIONE NEL CASO IN CUI IL
TESTAMENTO C’E’ MA NON LI INCLUDE.

Partiamo dal coniuge : prima della riforma del diritto di famiglia del 75, la legge gli assicurava
L’USUFRUTTO DI UNA QUOTA DELL’EREDITA’ E QUINDI + CHE EREDE IL CONIUGE
ERA UN SEPMPLICE LEGATARIO. Dopo la riforma, che ha sensibilizzato la tutela economica
della donna e della moglie, ha fatto si che invece il coniuge diventasse erede vero e proprio (peraltro
erede LEGITTIMARIO), e che a lui fosse attribuita UNA QUOTA : BISOGNA PRECISARE CHE
LE QUOTE NON SONO OVVIAMENTE UGUALI ALLE QUOTE PREVISTE PER LA
SUCCESSIONE NECESSARIA : PERCHE’ IN QUESTO CASO SI DEVE LASCIARE UNA
QUOTA DISPONIBILE CHE E’ QUELLA CHE IL TESTATORE DESTINA LIBERAMENTE.
MENTRE NELLA SUCCESSIONE LEGITTIMA, NON ESSENDOCI TEASTAMENTO
OPPURE NON ESSENDOCI NESSUNA SCELTA DI DESTINAZIONE SU DETERMINATI
BENI, LE QUOTE DEI LEGITTIMARI, DEVONO ESAURIRE TUTTA L’EREDITA’ O TUTTA
L’EREDITA’ NON DATA A NESSUN ALTRO. NB : la successione necessaria interviene solo
quando il testametno lede le quote dei legittimari (cioè che nel testamento non viene data la quota ‘’
giusta ‘’ ai legittimari : ad esempio per donazioni fatte ad altri ecc) eccezionalmente abbiamo però
detto che i legittimari posson anche essere lesi dalla successione legittima (vedi prima). Questa
inverviene invece QUANDO MANCA IL TESTAMENTO, OPPURE MANCA IN PARTE IL
TESTAMENTO.
Al coniuge spetta quindi la metà del patrimonio se concorre con un figlio, un terzo se concorre con
+ figli. Se non ci sono altri figli o altri eredi legittimi OTTIENE TUTTO IL PATRIMONIO.
Si applica anche, alla successione legittima, la regola RELATIVA AL CONIUGE CHE
PREVEDEVA, PE LA SUCCESSIONE NECESSARIA, IL SUO DIRITTO ALLA ABITAZIONE
NELLA CASA FAMILIARE E SULL’USO DEI MOBILI. Anche in questo caso, il valore di questi
diritti, si aggiunge alla quota che a prescindere spetta al coniuge.
Il coniuge separato, conserva i diritti ereditari TRANNE SE GLI VIENE ADDEBITATA IN
TUTTO O IN PARTE LA SEPARAZIONE. In questo caso, come nella successione necessaria,
CONSERVA IL DIRITTO AGLI ALIMENTI CHE PERO’ VIENE COMMISURATO ALLE
SOSTANZE EREDITARIE E AL NUMERO DEGLI EREDI E CHE COMUNQUE NON PUO’
MAI ESSERE DI IMPORTO SUPERIORE ALL’ASSEGNO CHE PERCEPIVA QUANDO IL DE
CUIUS ERA VIVO.
Il coniuge divorziato NON HA diritto di partecipare alla successione, come nella successione
necessaria però HA DIRITTO AD UNA ATTRIBUZOINE PARTICOLARE QUALORA PRIMA
DELLA MORTE PERCEPISSE L’ASSEGNO DI DIVORZIO : continuerà a percepirlo, se era un
assegno periodico, sempre se continua a versare in stato di bisogno.

I figli.
Sono considerati sia i figli nati nel matrimonio sia i figli nati fuori dal matrimonio sia gli adottivi
minorenni. Per quanto riguarda il figlio nato fuori dal matrimonio, si ricorda che DOPO LA
RIFORMA 129 DEL 2012, HA ACQUISITO LA PARITA’ DI STATUS E, COME TALE,
PARTECIPA ANCHE ALLA SUCCESSIONE DEGLI ALTRI PARENTI POICHE’ ACQUISISC,
CON IL RICONOSCIMENTO, LA PARENTELA CON QUESTI ULTIMI.
Invece, i figli adottivi, RESTANO ESTRANEI ALLA SUCCESSIONE DEI PARENTI
DELL’ADOTTANTE SE MAGGIORENNI o SOLO IN CASI PARTICOLARI SE MINORENNI
(ad esempio adozione in fattispecie speciali).
I figli, se sono + di uno CONCORRONO IN PARTI UGUALI (quindi al coniuge spetta un 1/3 e a
loro spetta cumulativamente la restante parte. ) c’è da precisare però che laddove c’è un coniuge e
+ figli, GLI EREDI LEGITTIMI DI GRADO INFERIORE, SONO TAGLIATI FUORI) .
Se i figli PREMUOIONO AL DE CUIUS, AL LORO POSTO, PER LA REGOLA DELLA
RAPPRESENTAZIONE, SUCCEDONO I FIGLI DEI FIGLI che, anche in questo caso
ESCLUDONO GLI ALTRI EREDI LEGITTIMI DALLA SUCCESSIONE.

ALTRI EREDI LEGITTIMI*


Tra gli altri eredi legittimi, quelli con tutele più amèie sono GENITORI E FRATELLI, i quali
comunque però Sono soggetti che hanno diritti ereditari SOLO SE IL DE CUIUS MUORE SENZA
LASCIARE FIGLI (laddove invece dovesse lasciare figli, come detto, a questi spetterà o l’intera
eredità in assenza di coniuge, o i due terzi con un terzo al coniuge).
Riguardo ai genitori, Il padre e la madre del decuius SUCCEDONO IN EGUALI PORZIONI
(quindi LA QUOTA VA DIVISA A META’). Se invece è rimasto in vita solo uno la quota spetta al
genitore superstite.
Per quanto riguarda i fratelli (che sono i collaterali di primo grado e che sono ALLO STESSO
LIVELLO DEI GENITORI), SI INCLUDONO ANCHE I FRATELLI NATURALI (cioè nati fuori
dal matrimonio). I fratelli SUCCEDONO SEMPRE IN PARTI UGUALI, ALMENO CHE NON
SIANO UNILATERALI (cioè fratelli solo di madre o solo di padre), in questo caso la quota è
ridotta a metà.
Genitori e fratelli del decuius SONO SULLO STESSO LIVELLO SUCCESSORIO, NEL SENSO
CHE CONCORRONO IN QUOTE UGUALI, ALLA EREDITA’ (tranne per i fratelli unilaterali
che hanno la quota dimezzata). Però, la quota dei genitori, non deve mai essere inferiore ALLA
META’ (?)
Se non ci sono genitori, subentrano gli ALTRI ASCENDENTI (cioè i nonni) in ordine di vicinanza
di parentela (cioè i nonni ‘’ battono’’ i bisnonni) E SUCCEDONO I PARTI UGUALI TRA LATO
MATERNO E LATO PATERNO E SEMPRE CONCORRENDO CON I FRATELLI.

Altri parenti FINO AL 6 GRADO.


Significa ALTRI COLLATERALI (quindi zii, nipoti in senso collaterale, cugini e cugini di 2 grado
ecc), che SUBENTRANO NELL’EREDITA’ SOLO SE MANCANO FIGLI, GENITORI,
ASCENDENTI, FRATELLI O SORELLE (questo VUOL DIRE CHE POSSONO CONCORRERE
CON IL CONIUGE). Questi sogg concorrono in parti uguali SENZA DISTINZIONE DI LINEE.

Stato.
In mancanza di tutti gli altri successibili, l’eredità va allo Stato che, come detto, ACQUISTA ‘’
OPE LEGIS’’ L’eredità : cioè senza bisogno di accettazione e senza possibilità di rinunciare.
Tuttavia lo stato non può MAI RISPONDERE DEI DEBITI EREDITARI OLTRE IL VALORE
DELL’EREDITA’ STESSA. Quindi se eredita 100 con 200 di debiti, pagherà solo 100 di debiti

SUCCESSIONE TESTAMENTARIA.
Definizione di testamento : IL TESTAMENTO E’ UN ATTO REVOCABILE FINO ALLA SUA
MORTE, CON CUI UN SOGG DISPONE, PER IL TEMPO IN CUI SARA’ MORTO, DI TUTTE
LE PROPRIE SOSTANZE O DI UNA PARTE (quindi è ammesso il testamento parziale che poi fa
applicare le regole della successione legittima).
Il testamento, come detto, è revocabile e la regola della revocabilità è INDEROGABILE : cioè un
sogg non può scrivere un testamento dicendo che è IRREVOCABILE sempre per il rispetto della
libertà di disporre ed anche per la intimità delle ultime decisioni di vita. Ogni clausola contraria, in
questo senso è inefficace.
Caratteristica fondamentale del testamento è il suo cintenuto : CHE PUO’ PREVEDERE LA
ISTITUZIONE DI UNO O + EREDI O DEI LEGATI, E CHE PUO’ CONTENERE
DISPOSIZIONI PATRIMONIALI MA ANCHE NON PATRIMONIALI ( ex. decisione su come
esser seppellito oppure la designazione di un tutote, il riconoscimento di un figlio ecc). ciò che
inoltre caratterizza questo contenuto non patrimoniale, RIGUARDA PROPRIO IL
RICONOSCIMENTO DEL FIGLIO : quest’ultimo è IRREVOCABILE ANCHE SE FATTO CON
TESTAMENTO REVOCATO.
Inoltre, in generale, le disposizioni non patrimoniali del testamento, HANNO EFFICACIE ANCHE
SE CONTENUTE IN UN ATTO CHE HA LA FORMA DEL TESTAMENTO MA CHE INVECE
NON CONTIENE DISPOSIZIONI PATRIMONIALI. Ciò vuol dire che VIENE CONSIDERATO
TESTAMENTO VERO E PROPRIO UN TESTAMENTO CHE NON HA DISPOSIZIONI
PATRIMONIALI (in questo caso quindi SI SEGUIRA’ IL TESTAMENTO PER LE
DISPOSIZIONI NON PATRIMONIALI, MENTRE PER QUELLE PATRIMONIALI
INTERVERRA’ LA SUCCESSIONE LEGITTIMA).
Assunta la consapevolezza, che il testamento, può avere anche e addirittura solo disposizioni non
patrimoniali, si è iniziato a DISTINGUERE TRA CONTENUTO TIPICO E ATIPICO. Laddove
per quest’ultimo si intende le disposizioni non patrimoniali, mentre il contenuto tipico corrisponde
alle disposizioni non patrimoniali.
Tuttavia questa definizione, circa il contenuto tipico o atipico con riferimento alla patrimonialità o
meno, HA INIZIATO AD ASSUMERE UN SIGNIFICATO DIVERSO POICHE’, +
RECENTEMENTE, SI E’ RITENUTO CHE IN REALTA’ IL CONTENUTO TIPICO, SIA
RIFERIBILE ALLE DISPOSIZIONI TESTAMENTARIE, CHE HANNO UNA PRECISA
DISCIPLINA DI LEGGE (come ad esempio il legato), mentre il contnuto ATIPICO, FAREBBE
RIFERIMENTO ALLE ‘’ ALTRE ‘’ (quindi quelle non disciplinate dalla legge. Come ad esempio
la diseredazione che quindi, secondo parte della di quella dottrina, NON SAREBBE
AMMISSIBILE IN QUANTO ATIPICA.
La distinzione tra contenuto tipico ed atipico, proprio in virtù di queste criticità (cioè il fatto di
renderle inammissibili, in quanto atipiche, alcune disposizioni che sono invece ammissibili), è stata
SUPERATA E, L’AMMISSIBILITA’ DI UNA DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, NON
DIPENDE + DAL SUO CONTNUTO TIPICO O ATIPICO, MA DALLA SUA IDONEITA’
CONCRETA (in base ad un giudizio di liceità e di meritevolezza), a realizzare, interessi
MERITEVOLI (quindi come si può notare il testamento non risulta poi tanto diverso dal contratto).

Il testamento è un NEGOZIO UNILATERALE, NON RECETTIZIO E STRETTAMENTE


PERSONALE. Non può essere REDATTO DA UN RAPPRESENTANTE NEANCHE LEGALE
(ad esempio il genitore per il minore) e non E’ NEANCHE AMMESSO IL TESTAMENTO
CONGIUNTIVO CIOE’ FATTO DA + PERSONE NELLO STESSO ATTO. Ne si può fare un
tstamento RECIPROCO : CIOE’ AD ESEMPIO UN TWSTAMENTO DI 2 CONIUGI CHE,
NELLO STESSO ATTO, SI NOMINANO RECIPROCAMENT EREDI.
Diverso dal testamento congiuntivo è il TESTAMENTO SIMULTANEO che invece è costituito da
2 atti distinti Di due persone DISTINTE, ma scritti su uno stesso foglio. Questi 2 diversi testamenti
saranno entrambi VALIDI. Nulla neanche vieta, che 2 persone, IN TESTAMENTI DISTINTI, SI
NOMININO L’UNO EREDE DELL’ALTRO MA E’ NULLA VICEVERSA UNA ISTITUZIONE
D’EREDE FATTA A CONDIZIONE DI RECIPROCITA’ (sarebbe una disposizione di erede sotto
condizione, sotto però una condizione particolare : cioè quella secondo cui Tizio fa erede Caio solo
se Caio fa Tizio erede) pero è possibile che Tizio e Caio si facciano EREDI A VICENDA IN DUE
TESTAMENTI DIVERSI.

Il testamento è UN NEGOZIO SOLENNE QUINDI COMPIUTO AD SUBSTANTIAM CIOE’


SEGUENDO LE FORME PREVISTE DALLA LEGGE.

Vediamo chi è CAPACE DI TESTARE :


abbiamo detto innanzitutto che non è ammessa alcuna forma di rappresentanza, neppure legale.
Pertanto, NON SARA’ POSSIBILE IL TESTAMENTO DI UN INCAPACE (in quanto non può
farsi sostituire).
Chi sono incapaci di disporre testamento :
- Minorenni
- Interdetti per infermità di mente
- Gli incapaci naturali : cioè coloro che al momento del testamento erano incapaci di intendere
e di volere per qualsiasi causa anche transitoria.
In tutti questi casi il testamento è annullabile e deve essere impugnato da chiunque vi abbia
interesse, entro 5 anni DALLA ESECUZIONE DEL TESTAMENTO.

In alcuni casi, poi, le disposizioni testamentarie (MA NON IL TESTAMENTO NEL SUO
COMPLESSO), possono essere colpite da una invalidità + grave cioè dalla NULLITA’. Ciò
succede quando, queste disposizioni che si vogliono annullare, sono disposizioni che SONO
RIVOLTE A SOGGETTI I QUALI, IN VIRTU’ DEI RAPPORTI AVUTI IN VITA CON IL DE
CUIUS, TRARREBBERO UN BENEFICIO INDEBITO DA QUESTE (ad esempio tutore,
protutore, testimoni, il notaio), CHE SONO TUTTI SOGG CHE, COME DETTO NON POSSONO
ESSERE EREDI. Tuttavia, secondo il Perlingeri, in generale TUTTE LE DISPOSIZIONI
TESTAMENTARIE CHE DOVREBBERO PORTARE A NULLITA’ E’ + GIUSTO CHE SIANO
CONSIDERATE ANNULLABILI IN CONCRETO, PERCHE’ E’ IMPOSSIBILE PER IL
TESTATORE, DOPO LA SUA MORTE RIMEDIARE AD UN VIZIO DELL’ATTO (?) (non so
se dirla).

Il testamento, può avere diverse FORME, ciò che conta è che SIA SCRITTO, POICHE’ NON E’
AMMESSO NEL NOSTRO ORDINAMENTO, IL TESTAMENTO ORALE CHE E’ NULLO.
Le forme ordinario di testamento sono :
- Testamento olografo
- Testamento pubblico
- Testamento segreto
Questi ultimi due fatto CON IL NOTAIO MENTRE IL PRIMO E’ FATTO IN PROPRIO.

Il testamento olografo è INTERAMENTE :


- SCRITTO : cioè IMPRESSO, CON SEGNI GRAFICI INTELLEGIBILI SU UN
SUPPORTO IDONEO CHE PUO’ ESSERE ANCHE LA PIETRA, tale da poter essere
univocamente interpretato, anche se scritto in lingua straniera o in forma epistolare. Il
testamento deve essere COMPLETAMENTE AUTOGRAFO (in quanto è una scrittura
privata). È nullo un testamento a cui abbiano concorso persone diverse.
- DATATO : la data può essere posta all’inizio o alla fine del testamento e deve contenere
GIORNO, MESE E ANNO. È importnte perché, con la data si capisce, qualora ci fossero +
testamenti qual è quello da eseguire in quanto LADOVVE CI FOSSERO + TESTAMENTI
DELLO STESSO SOGG, CON DATE DIVERSE, PREVALE L’ULTIMO PURCHE’
REVOCHI ESPLICITAMENTE QUELLI PRIMA. In mancanza di una revoca esplicita,
l’ultimo testamento, automaticamente revoca NON TUTTE LE DISPOSIZIONI DEI
PRECEDENTI MA SOLO QUELLE INCOMPATIBILI. Se ci sono testamenti di pari data
invece, SONO VALIDI ENTRAMBI E SONO INEFFICACI SOLO LE DISPOSIZIONI
DELL’UNO E DELL’ALTRO CHE VADANO IN CONTRASTO TRA LORO.
La mancanza della data, non rende il testamento invalido, almeno che, NON SIA DUBBIO CHE
AL MOMENTO DELLA SOTTOSCRIZIONE, IL TESTATORE FOSSE INCAPACE (perché, in
questo caso, il dubbio sulla data rende impossibile accertare se fosse capace o meno in quel
momento). La data può anche essere indicata PER EQUIPOLLENTI : cioè può essere fatta facendo
riferimento ad una determinata FESTA CIVILE (ex. festa della repubblica). La data impossibile
(ex. 30 febbraio) SI CONSIDERA MANCANTE. La mancanza di data, come detto, può però
portare al massimo ad ANNULLABILITA’ E NON A NULLITA’.
- SOTTOSCRITTO : cioè la firma, deve essere fatta alla fine delle disposizioni non
necessariamente col nome e cognome ma l’importante è che IDENTIFICHI
CONCRETAMENTE L’AUTORE (quindi anche con una sigla. È stato comunque ammesso
un testamento con la firma non alla fine ma sulla busta che lo conteneva; e addirittura sul
retro).
Per mano del testatore.
Ai fini dell’efficacia il testamento olografo DEVE ESSERE PUBBLICATO dal notaio.
Il pregio del testamento olografo è CONSENTIRE A CIASCUNO DI CONFEZIONARE, PER
PROPRIA MANO, IL TESTAMENTO MA HA L’INCONVENIENTE DI POTER ESSERE
SMARRITO, ALTERATO O DISTRUTTO.
Per evitare questo, il testatore potrebbe, DEPOSITARE IL TESTAMENTO OLOGRAFO PRESSO
UN NOTAIO che, in quel caso, all’atto di pubblicazione (che viene sempre fatta comunque dal
notaio) DOVRA’ ALLEGARE L’ORIGINALE IN CARTA.

Testamento PER ATTO DI NOTAIO PUBBLICO.


Il testamento per atto di notaio, in generale (sia pubblico che segreto), sicuramente è ‘’ meno
intimo’’ in quanto viene REDATTO DAL NOTAIO. Ma, d’altra parte, RISPETTA UN
FORMALISMO MAGGIORE, E ASSICURA CHE LE DISPOSIZIONI TESTAMENTARIE
RISPONDANO ALL’ORDINAMENTO perché i notai non possono accettari i cd. ATTI
RICEVIBILI (appunto, contrari alla legge).
Quindi l’ATTO DI NOTAIO PUBBLICO : E’ FATTO INTERAMENTE DAL NOTAIO, ALLA
PRESENZA DI TESTIMONI CHE SONO 2 OPPURE 4 SE IL TESTAMENTO E’ FATTO DA ‘’
MUTO, SORDO, O SORDO MUTO CHE SIA ANCHE ANALFABETA’’.
Il notaio quindi RICEVE LE ULTIME VOLONTA’, LE ISCRIVE, DOPODICHE’ LEGGE IL
TESTAMENTO AL TESTATORE. Quindi il ruolo del NOTAIO E’ QUELLO DI ADEGUARE
LE VOLONTA’ DEL TESTATORE ALLA LEGGE, CONSIGLIANDOGLI LE CONDIZIONI
TECNICHE + ADEGUATE ED EVITANDO DISPOSIZIONI INVALIDE.
Con la lettura fatta di fronte ai testimoni e al testatore, IL TESTAMENTO SI CONSIDERA
PUBBLICO PURCHE’ SIA SOTTOSCRITTO DA TUTTI I SOGG (quindi notaio, testimenti,
testatore). Entro 10 giorni, la copia autentica del testamento, viene inviata all’archivio notarile.
Viene poi iscritto questo testamento nel REGISTRO GENERALE DEI TESTAMENTI, CON CUI
VIENE CONCLIUSA LA PROCEDURA DI PUBBLICAZIONE.

Per quanto riguarda il TESTAMENTO PER ATTO DI NOTAIO SEGRETO.


Si realizza in 2 fasi :
1. Viene redatta la scheda testamentaria (quindi il testamento vero e proprio) : sia a mano sia
meccanicamente dal testatore o anche da un 3. Il testamento può anche essere scritto da un 3
PURCHE’ SIA SOTTOSCRITTO DAL TESTATORE.
2. Fase attiene all’atto DI RICEVIMENTO DEL NOTAIO : CHE RICEVE QUINDI IL
TESTAMENTO, NE PRENDE CIOE’ ATTO, IN PRESENZA DEL TESTATORE E DI
DUE TESTIMONI.
La caratteristica di questa procedura è che INNANZITUTTO IL TESTAMENTO POSSA ESSERE
SCRITTO DAL PUGNO DI UN 3 SOGG. Peraltro non è necessaria la data, in quanto la data si
considera quella INSERITA DAL NOTAIO ALL’ATTO DI RICEVIMENTO.
Un’altra differenza è che il testamento segreto non può essere fatto da un analfabeta;
un’altra differenza è che a differenza degli altri casi, la sottoscrizione del testamento NON E’
NECESSARIA A PENA DI INVALIDITA’ PERCHE’ E’ NECESSARIA A PENA DI
INVALIDITA’ SOLO SE IL TESTAMENTO E’ SCRITTO DA UN TERZO (la ratio è che, dal
momento che il testamento poi andrà nelle mani del notaio, sarà in quella fase che il notaio si
assicurerà che quel testamento corrisponde alla volontà del testatore).

La consegna del testamento viene fatta con un PLICO CHIUSO E SIGILLATO, alla presenza di
due testimoni, con dichiarazione del testatore che all’interno vi è il testamento. Sul plico viene
redatto atto di ricevimento che viene sottoscritto dai presenti (notaio, testimoni, testatore).

NULLITA’ DEI TESTAMENTI ORDINARI.


Art. 606.
Il testamento è nullo, quando manca nel testamento olografo L’AUTOGRAFIA O LA
SOTTOSCRIZIONE (quindi quando è scritto da un 3 o quando non è firmato).
Il testamento è nullo se fatto x ATTO DI NOTAIO, pubblico o segreto, QUANDO MANCA LA
REDAZONE X ISCRITTO DELLE DICHIARAZIONI DEL TESTATORE O QUANDO
MANCHI LA FIRMA DELL’1 O DELL’ALTRO.
Per ogni altro difetto di forma, ad esempio quando manca un testimone, il testamento è
ANNULLABILE ENTRO 5 ANNI che decorrono dalla morte del de cuius,SU ISTANZA DI
CHIUNQUE INTERESSATO.
Per quanto riguarda specificatamente il testamento SEGRETO INVALIDO, questo viene
considerato OLOGRAFO PURCHE’ OVVIAMENTE NE ABBIA I REQUISITI ( quindi autografia
e sottoscrizione) : questa è un’ipotesi di conversione.
Il testamento olografo e il testamento segreto POSSONO ESSERE DEPOSITATI dal notaio, in
questo caso possono essere RITIRATI IN OGNI MOMENTO DAL TESTATORE (ad esempio
perché lo voglia modificare, revocare ecc) PURCHE’ NE SIA FATTO VERBALE DAL NOTAIO
E ALLA PRESENZA DI DUE TESTIMONI.

TESTAMENTI SPECIALI
Il cc, disciplina ipotesi in cui, per ragioni ECCEZIONALI DI VARIO TIPO, NON SI POSSA
RICORRERE ALLE FORME ORDINARIE DI TESTAMENTO, ammettendo dei testamenti
speciali con formalità attenuate che RIGUARDANO INNANZITUTTO IL SOGGETTO CHE
RICEVE IL TESTAMENTO, CHE PUO’ ANCHE ESSERE NON UN NOTAIO MA ad ex. un
cappellano, un militare o il comandante di una nave. In ogni caso, il testamento speciale, CHE
RICHIEDE SEMPRE 2 TESTIMONI DEVE ESSERE DEPOSITATO NELL’ARCHIVIO
NOTARILE ED HA UNA EFFICACIA LIMITATA FINO AD UN MAX DI 3 MESI : nel senso
che, se il testatore muore prima dei 3 mesi, questo testamento sarà efficace; se invece sopravvive
oltre i 3 mesi, DOVRA’ FARNE UN ALTRO NELLE FORME ORDINARIE (perché viene meno
la presunzione DI URGENZA CHE GIUSTIFICA LA DEROGA ALLE FORME ORDINARIE).

TESTAMENTO INTERNAZIONALE.
È un modello comune di testamento, adottato dagli stati che hanno stipulato la Convenzione di
Washington nel 73.
Questo modello di testamento, ha dei caratteri specifici :
- Scrittura a mano o meccanica del testatore
- La presentazione all’ufficiale in presenza di due testimoni con dichiarazione di proprietà del
testamento
- Sottoscrizione dei testimoni e del PUBBLICO UFFICIALE e del testatore
Il testamento internazionale viene certificato da un attestato, che PROVA il rispetto delle
prescrizoini di forma (quelle di cui sopra).

PUBBLICAZIONE DEL TESTAMENTO.


Qualunque sia la sua forma.
Dopo la morte del testatore o la dichiarazione di morte presunta o l’assenza, il testamento, che
prima era riservato, deve esser reso conoscibile a tutti i potenziali interessati. Il cc, disciplina la
pubblicazione del tstamento OLOGRAFO E DI QUELLO SEGRETO; mentre il testamento
pubblico, viene reso ‘’ pubblico’’, secondo le norme della legge notarile.
Chi detiene il testamento olografo (ovviamente s’intende detenuto da una persona diversa dal
testatore) di una persona, alla morte, deve chiederne la pubblicazione al notaio ai FINI DELLA
EFFICACIA. Naturalmente almeno che non l’abbia già dato con deposito al notaio.
Viceversa il testamento segreto, come detto, è già in possesso del notaio (come anche quello
pubblico che però viene disciplinato dalla legge notarile).
Il notaio quindi quando riceve il testamento, alla morte del testatore REDIGE UN VERBALE
ALLA PRESENZA DI 2 TESTIMONI, con cui procede alla apeertura e alla pubblicazione DEL
TESTAMENTO.
Il verbale viene trasmesso ALLA CANCELLERIA DEL TRIBUNALE COMPETENTE.
Si tratta di una pubblicità notizia, con cui il testamento viene reso eseguibile e PRODUTTIVO DI
EFFETTI.
Il regolamento 650 del 2012 del UE, ha riconosciuto EFFICACIA PROBATORIA AGLI ATTI
PUBBLICI SUCCESSORI (quindi ai testamenti) in tutti gli stati membri, purchè non contrari
all’ordine pubblico dello stato interessato; per le controversi che riguardano L’AUTENTICITA’
questi atti successori è COMPETENTE IL TRIBUNALE DEL PAESE IN CUI E’ STATO FATTO
L’ATTO. Mentre, per le controversie sul CONTENUTO, è competente IL GIUDICE DELLA
SUCCESSIONE (che è il tribunale del luogo in cui il sogg ha avuto l’ultima residenza abituale).
Con lo stesso regolamento poi, è stato introdotto il CERTIFICATO SUCCESSORIO CHE SERVE
A FAR VALERE LA QUALITA’ D’EREDE ED ESERCITARE I DIRITTI DI EREDE IN
QUALUNQUE PAESE MEMBRO.

NULLITA’ E ANNULLABILITA’ DEL TESTAMENTO.


L’eseguibilità del testamento (cioè la sua messa in efficacia), presuppone che LA VOLONTA’ DEL
TESTATORE, SIA LIBERAMENTE MANIFESTATA.
Il codice dispone una serie di casi di nullità ed annullabilità del testamento :
1. Caso : sono i difetti di forma che portano a nullità :
- Manca l’autografia o la sottosrizione del testamento olografo
- Manca la redazione x iscritto del notaio
- Mancano le dichirazioni del testatore
- Manca la sottoscrizione del notaio o del testatore
NB GLI ULTIMI 3 CASI FANNO RIFERIMENTO AL TESTAMENTO X ATTO DI NOTAIO
CHE SIA PUBBLICO O SEGRETO
TUTTI GLI ALTRI DIFETTI DI FORMA DIVERSI DA QUESTI CHE NON SONO PERO’
TIPIZZATI NEL CC PORTANO AD ANNULLABILITA’. Il cc in particolare parla
semplicemente di ‘’ altri difetti di forma’’.
2. Annullabilità per incapacità del testatore : cioè è annullabile il testamento, posto in essere da
MINORE INTERDETTO GIDIZIALE O INCAPACE NATURALE. Mente non è
annullabile il testamento dell’inabilitato e del sogg sotto amministrazione di sostegno,
almeno che non sia il giudice a stabilirlo. L’azione di annullamento può essere fatta valere
da CHIUNQUE INTERESSATO DALLA MORTE DEL DE CUIUS (ovviamente
l’annullamento riguarda l’intero testamento).
3. Vi sono poi le ANNULLABILITA’ PER VIZI DI VOLONTA’ , in particolare :
- Errore : che deve essere DETERMINANTE (quindi non toppo diversamente dai contratti).
Ad esempio, un testatore chiama un sogg diverso da quello che avrebbe voluto chiamare
come erede. Ovviamente l’errore deve essere un orrerore vizio e non un ERRORE
OSTATIVO. Cioè se c’è un errore ostativo (quindi per sbaglio il testatore ha scritto una cosa
: cioè che INDICE SULLA DICHIARAZIONE), la disposizione resta VALIDA e si può
comunque risalire in modo INEQUIVOCO AL SOGGETTO CHE IN REALTA’ IL DE
CUIUS VOLEVA BENEFICIARE. La stessa cosa vale se oggetto dell’errore ostativo è
L’OGGETTO DELLA DISPOSIZIONE E NON IL SOGGETTO (ad esempio il sogg scrive
la casa in via diaz, che non ha, e invece voleva dire in via oberdan) ovviamente anche in
questo caso, viene fatta salva sempre SE SI PUO’ RISALIRE AL REALE OGGETTO.
ATTENZIONE : l’errore vizio, RENDE ANNULLABILE NON L’INTERO
TESTAMENTO MA LA DISPOSIZIONE VIZIATA, questo sempre per il principio di
favor testametni con cui si vuole evitare che una solo disposizione viziata vada a cancellare
tutte le volontà del testatore. È causa di annullamento anche l’ERRORE SUL MOTIVO SE
RISULTA ESPRESSAMENTE DAL TESTAMENTO ED E’ L’UNICO MOTIVO CHE
HA SPINTO IL TESTATORE A DISPORRE.
- Dolo : rende annullabile il testamento NEL SUO COMPLESSO. Sia che sia un dolo
DETERMINANTE sia che sia un dolo INCIDENTE, ed addirittura anche se sia una mera
CAPTAZIONE (che è un comportamento volto a raggirare il testatore, che però non ha la
stessa ‘’ forza persuasiva del dolo’’. Quindi è un comportamento volto ad ottenere la ‘’
benevolenza’’ del testatore a tal punto da alterarne la volontà ex. ngli ultimi giorni di vita,
quando non è lucido, dimostrarsi molto disponibili per le sue esigenze approfittando dello
stato di bisogno).
- Violenza : può portare all’annullamento della disposizione testamentaria, ANCHE NELLA
FORMA ATTENUATA DEL TIMORE REVERENZIALE.
In tutti i casi in cui il testatore incorre nei vizi della volontà, l’azione di annullamento PUO’
ESSERE FATTA VALERE DA CHIUNQUE INTERESSATO ENTRO 5 ANNI DA quando si ha
avuto notizia di tali vizi.
4. Casi di nullità DI ALCUNE DISPOSIZIONI (che non inficiano mai l’intero testamento)
PREVISTE SPECIFICATAMENTE DAL CC :
- Testamento congiuntivo
- Disposizioni testamentarie a favore di tutore e protutore
- Disposizioni testamentarie a favore di persona incerta
- Divieto di nozze
NB : Tutte le disposizioni che, alla luce dell’ordinamento, risultano illecite o immeritevoli di
tutela anche se non previste specificatamente dal cc
5. alcune disposizioni su ELEMENTI ACCIDENTALI (per esempio l’onere impossibile)
gli elementi accidentali possono essere inseriti in testamento (quindi che siano termini, condizioni o
modo). Anche l’istituzione d’erede può essere sottoposta in condizione ma NON A TERMINE (che
in questo senso si considererebbe non apposto poiché, vige il principio SEMEL ERES SEMPER
ERES : cioè chi erede è sempre erede). La condizione, che quindi può essere inserita nelle
disposizioni testamentarie, SE E’ IMPOSSIBILE O ILLECITA SI CONSIDERA COME NN
APPOSTA, ciò significa che : la disposizione resta efficace, come se la condizione non esistesse,
ALMENO CHE PERO’ NON RISULTI CHE IN REALTA’, LA CONDIZIONE ILLECITA SIA
L’UNICO MOTIVO ILLECITO PER CUI LA DISPOSIZIONE E’ STATA FATTA (che in questo
caso è nulla la disposizione. In tutti gli altri casi, quindi, a differenza del contratto, la disposizione
resta valida SEMPRE PER IL PRINCIPIO DEL FAVOR TESTAMENTI).
Quand’è che una condizione nel testamento è illecita?
È una valutazione che si fa caso x caso : ad esempio la Cassazione ha valutato llecita, la condizione
IMPOSTA AD UNA DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, CON CUI IL DE CUIUS FACEVA
BENEFICIARE DELLA DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA UN SOGG A CONDZIONE CHE
NON SI SPOSASSE O CHE VICEVERSA SI SPOSASSE (ex. lascio a tizio la casa purchè si sposi
con sempronia), almeno che NON RISULTI CHE TIZIO E SEMPRONIA AVESSERO GIA’
INTENZIONE DI SPOSARSI E NON L’AVESSERO FATTO PERCHE’ A LORO MANCASSE
UNA CASA (quindi in questo caso concreto, la condizione rimarrebbe valida).
ONERE (che in realtà è il modo ma che nell’ambito del testamento prende il nome di onere) : è un
elemento accidentale tipico del testamento (nei contratti non esiste). È un PESO CHE GRAVA su
una istituzione d’erede o su un legato, con cui in sostanza, l’erede o il legatario, sono obbligati a
compiere un CERTO ATTO O FATTO (ex. pagamento o un’azione). Per esempio : lascio in legato
10.000 euro a Caio che però deve darne 2.ooo in beneficienza.
Il modo è invece un elemento accidentale della donazione che CONSISTE SEMPRE IN UN
OBBLIGO ATTRIBUITO AL BENEFICIARIO A FAVORE DI ALTRI. Si è discusso sulla
distinzione tra onere e legato : si è detto che nell’onere, il beneficiario può anche essere un sogg
indeterminato (cioè : ci si sta interrogando se l’onere possa essere equiparato al legato, in quanto
con l’onere è come se si stesse dando un qualcosa ad un altro sogg. Cioè : se io testatore do un
onere all’erede lasciandogli quindi 10.000 euro di cui 5.000 devono andare ad un altro sogg, è come
se questi 5.000 fossero un legato per il sogg, diverso da quello che riceve i 10.000, riceverà), mentre
nel legato DEVE ESSERE NECESSARIAMENTE DETERMINABILE. L’onere poi si distingue
dalla condizione, pur essendo entrambi ‘’ pesi’’ sulla disposizione testamentaria che quindi la
condizionano. Sono diversi perché : LA CONDIZIONE SOSPENDE O FA CESSARE LA
DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA AL VERIFICARSI DI UN EVENTO; MENTRE
L’ONERE, NON INFLUISCE SULLA EFFICACIA DELLA DISPOSIZIONE MA
SEMPLICEMENTE CREA UN OBBLIGO CHE, IN QUALCHE MODO SI AGGIUNGE E FA
PARTE DELLA EFFICACIA DI QUELLA DISPOSIZIONE. Ciò vuol dire che : il beneficiario
onerato (cioè colui sul quale grava l’onere), acquista il legato o l’eredità, anche se non adempie
all’onere; mentre il beneficiario, in presenza di condizione sospensiva, non può in alcun modo NON
ATTENDERE IL VERIFICARSI DELL’EVENTO DELLA CONDIZIONE. E’ però vero che è
prevista la possibilità di RISOLUZIONE DELLA DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, PER
L’ONERATO CHE NON ADEMPIE : tuttavia, la sentenza che disponga questa risoluzione, non
travolge I DIRITTI EVENTUALMENTE CEDUTI DALL’ONERATO INADEMPIENTE A 3.
La sentenza di risoluzione x inadempimento dell’onerato NON HA EFFICACIA RETROATTIVA;
MENTRE IL VERIFICARSI DELLA CONDIZIONE SI.
L’onere può avere contenuto vario :
- può consistere anche in un’attività semplice a vantaggio di un soggetto;
- può consistere in un’obbligazione a carattere patrimoniale
- può avere un’entità pari addirittura all’intero valore della disposizione testamentaria. Tizio
de cuius può dire lascio a Caio 10.000 euro, e Caio deve donarli in beneficienza.
L’onere illecito o impossibile si considera come non apposto; ma può rende annulabile l’INTERA
DISPOSIZIONE, QUANDO SI CONSIDERA UNICO MOTIVO DETERMINANTE (quindi in
questo caso verrà danneggiato il beneficiario che si vede quindi annullata anche la parte ‘’
favorevole’’ della disposizione testamentaria).
In caso di inadempimento dell’onere, CHI E’ LEGITTIMATO A CHIEDERE
L’ADEMPIMENTO?
1. Il beneficiario dell’onere
PER QUANTO RIGUARDA INVECE LA RISOLUZIONE X INADEMPIMENTO, può essere
chiesta, se risulta che l’unico motivo determinante della disposizione era proprio l’onere, PUO’
ESSERE CHIESTA DA QUALUNQUE INTERESSATO.

Si è parlato di tutti i casi di nullità ed annullabilità di disposizioni testamentarie o dell’intero


testamento, va precisato che LE DISPOSIZIONI TESTAMENTARIE NULLE POSSONO
ESSERE CONFERMATE IN DEROGA ALLA REGOLA GENERALE DELLA INSABILITA’
DELLA NULLITA’. Viene derogata questa regola sempre per il principio del favor testamenti ma
anche in considerazione del fatto che, il testatore è morto e quindi NON PUO’ INTERVENIRE LUI
STESSO PER RIPARARE LA NULLITA’.
La conferma, può anche essere fatta dagli eredi con VOLONTARIA ESECUZIONE DELLA
DISPOSIZIONE AFFETTA DA NULLITA’ (cioè, se nel testamento c’è una disposizione affetta da
un vizio di nullità e gli interessati ne danno comunque esecuzione, si tratta di una CONFERMA X
FATTI CONCLUDENTI).
La conferma non è però applicabile ai testamenti FALSI O ILLECITI O NULLI PER
CONTRASTO CON IL DIVIETO DI PATTI SUCCESSORI.

LEGATI
Il legato è una DISPOSIZIONE il + delle volte TESTAMENTARIA, SEMPRE A TITOLO
PARTICOLARE, laddove per titolo particolare SI INTENDE LA CIRCOSTANZA CHE,
QUESTA DISPOSIZIONE NON DESTINA L’INTERA EREDITA’ O UNA QUOTA DI ESSA O
UNA QUANTITA’ DI BENI TALE DA ESSER CONSIDERABILE COME UNA QUOTA DI
EREDITA’. Quindi il legato è una disposizione testamentaria CHE DESTINA AD UN
BENEFICIARIO, DETTO LEGATARIO UN BENE O DEI BENI DETERMINATI o un DIRITTO
DI CREDITO, ATTRIBUENDO AL BENEFICIARIO UN VANTAGGIO ECONOMICO anche se
ciò non accade sempre. Il legato non è infatti sempre un atto di liberalità, essendo possibile un
legato di DEBITO (vedi dopo).
Il legato, non è neanche necessariamente una disposizione testamentaria, poiché PUO’ DERIVARE
ANCHE DALLA LEGGE (vedi dopo).
Si dice legatario, come successore a titolo particolare, la persona a cui è destinato il legato. Il
vantaggio del legatario consiste nel fatto, che egli non risponde dei DEBITI EREDITARI ma
RISPONDE ESCLUSIVAMENTE DI EVENTUALI ONERI E MODI A CUI E’ SOTTOPOSTO
EVENTUALMENTE IL LEGATO STESSO.
Il contenuto del legato PUO’ ESSERE VARIO MA DEVE SEMPRE AVERE NATURA
PATRIMONIALE, in virtù di questa varietà di contenuto si distinguono varie forme particolari di
legato (vedi dopo)
Bisogna precisare che il legato coinvolge SEMPRE due soggetti.
- Legatario che è colui il quale riceve il legato (beneficiario). Il legatario può essere UNA
PERSONA FISICA, UN ENTE, O ANCHE IL CONCEPITO (colui il quale non è ancora
nato al momento del testamento). Per le persone fisiche l’importante è che SIANO CAPACI
DI RICEVERE PER TESTAMENTO. Il legatario deve sempre essere un sogg determinato
o determinabile, poiché l’assoluta indeterminatezza del legatario, rende nullo il legato. Se
invece, il soggetto legatario, viene indicato ERRONEAMENTE, LA DISPOSIZONE NON
E’ INEFFICACE SE SI RIESCE UNIVOCAMENTE A RISALIRE ALL’IDENTITA’ DEL
BENEFICIARIO EFFETTIVAMENTE VOLUTO DAL TESTATORE. L’individuazione
del legatario, può anche essere lasciata all’arbitrio di un 3, entro però una ‘’ rosa di
persone’’ determinate dal testatore (ex. Tizio de cuius , può anche dire che darà un legato di
20.000 ‘’ al sogg che il tribunale riterrà + povero tra i suoi amici stretti’’). Il legatario può
anche essere l’erede : cioè praticamente si può dire, istituisco eredi Tizio e Caio, che
dividono l’eredità, però Caio deve dare della sua parte, 10.000 euro a Tizio. In questa
situazione succede che l’onerato è Caio che è un coerede. Un’altra ipotesi di legato a favore
di erede è detta PRELEGATO : che è un legato, dato in beneficio ad uno degli eredi, però
NON A CARICO DELLA QUOTA DI UN ALTRO EREDE, come nell’ipotesi di prima,
ma a carico di tutta l’eredità. Cioè : Tizio de cuius muore, istituisce 3 eredi, ad uno in
particolare lascia un legato ulteriore rispetto alla sua quota A CARICO DELLA EREDITA’.
In questo caso, non adempierà al legato UNO SOLO DEGLI EREDI MA TUTTA
L’EREDITA’ (nel senso che, si prende il patrimonio ereditario nel suo complesso, SI
TOGLIE IN VIA DI PREDEDUZIONE, QUESTO PRELEGATO che quindi come detto è
fatto ad un erede in particolare e SULLA RESTANTE PARTE SI DIVIDE L’EREDITA’).
Il legatario, come detto, non risponde dei debiti ereditari MA SOLO DEI PESI GRAVANTI
SUL LEGATO STESSO (ad esempio, come abbiamo visto sopra QUANDO VI E’ UN
ONERE. Bisogna fare delle precisazioni. In linea generale quando c’è un legato SENZA
ONERE, c’è sempre un onerato che abbiamo detto essere, nella generalità dei cais l’erede,
che DOVRA’ LIQUIDARLO. Ma ovviamente ci possono essere dei casi ‘’ + particolari’’
dove SUL LEGATO STESSO GRAVA UN ONERE VERO E PROPRIO. In questo caso
quindi abbiamo sempre l’erede che è onerato a liquidare il legato al legatario; ma il legatario
sarà onerato VERSO IL 3 BENEFICIARIO DELL’ONERE); se però il LEGATARIO E’
ANCHE EREDE (e quindi come tale deve rispondere ai debiti dell’eredita) DOVRA’
RISPONDERE DEI DEBITI MA NON CON IL LEGATO MA CON LA QUOTA
DELL’EREDITA’.
Il legatario è un soggetto però CHE ACQUISTA UN DIRITTO DI GRADO INFERIORE
RISPETTO A QUELLO CHE SULLA EREDITA’ VANTANO I CREDITORI DEL DE CUIUS.
Ciò vuol dire che SE L’EREDITA’ ACCETTATA DAGLI EREDI CON BENEFICIO DI
INVENTARIO LADDOVE NON DOVESSE ESSERE SUFFICIENTE A SODDIFARE I
CREDITORI DEL DE CUIUS il legatario può essere aggredito NEI LIMITI DI QUANTO
RICEVUTO (ricordiamo invece che gli eredi risponderanno illimitatamente per i crediti personali
del de cuius se accettano l’eredità SENZA beneficio di inventario ed in questo caso NON SI
POTRA’ AGGREDIRE DA PARTE DEI CREDITORI EREDITARI IL LEGA)
- Onerato (che è il sogg che deve adempiere al legato che, di norma è l’erede. Adempiere cioè
pagare il legato) che è COLUI A CARICO DEL QUALE E’ POSTO IL LEGATO. Se
l’onerato non è specificato dal testatore, il legato DEVE ESSERE ADEMPIUTO DA
TUTTI GLI EREDI IN PROPORZIONE ALLA LORO QUOTA. Il testatore può però
stabilire che possa grsvere su un solo erede oppure su + coeredi ma non tutti oppure su un
altro legatario che quindi DIVENTEREBBE AL CONTEMPO LEGATARIO ED
ONERATO (si parla in questo caso di SUBLEGATO : in quanto in questo caso si parla di
LEGATO DI LEGATO). Ovviamente, il legatario onerato, dovrà adempiere il legato NEI
LIMITI DEL VALORE DEL LAGATO (quindi in sostanza non si può dire ad un legatario
ti lascio 10.000 ma sei onerato a pagare un altro legato di 20.000).
Onerato può essere anche un EREDE LEGITTIMARIO, però l’onerato legittimario PUO0
SOTTRARSI DALL’OBBLIGO SE IL LEGATO VA AD INTACCARE LA SUA QUOTA DI
RISERVA (NB : bisogna fare una precisazione nel senso che è ovvio che in questo caso se all’erede
legittimario dovrebbe spettare per quota il 20% ma il de cuius gli lascia il 25% e il legato
corrisponde al 5%, in questo caso il legittimario potrà liquidare quel legato perché non va ad
intaccare la sua quota del 20%. Ma laddove il de cuius lascia al legittimario il 20% con l’onere di
pagare il legato che corrisponde alo 5%, in questo caso, andando il legato ad intaccare la quota del
legittimario, potrà quest’ultimo rifiutarsi)

Il legato, a differenza della eredità, si acquista AUTOMATICAMENTE ALL’APERTURA DELLA


SUCCESSIONE SALVO TERMINE O CONDIZIONE (quindi differentemente dalla eredità non
c’è bisogno di accettazione) ma è POSSIBILE IL RIFIUTO : il rifiuto va fatto nel termine di
prescrizione di 10 anni dall’apertura della successione. Se c’è, nel frattempo, incertezza sulla
intenzione del legatario di accettare o meno, chiunque sia interessato, come avviene per l’eredità,
può chiedere al giudice competente di fissare un termine entro cui il legatario deve accettare,
trascorso il quale C’E’ ACCETTAZIONE IMPLICITA CHE IMPEDISCE UN FUTURO
RIFIUTO. Il cc non prevede in che modo si possa fare il rifiuto quindi non sono specificate le forme
dell’atto ma si ritiene che SE IL LEGATO RIGUARDA APPUNTO DIRITTI REALI IL CUI
TRASFERIMENTO che se fosse stato fatto tramite CONTRATTO AVREBBE AVUTO
DETERMINATI REQUISITI DI FORMA, LA RINUNCIA DEVE ESSERE FATTA NELLA
STESSA SU IMMOBILI, DEBBA ESSERE FATTA NELLE STESSE FORME.
Che succede se il legatario rifiuta il legato?
1 IPOTESI : se il testatore ha previsto un sostituto, il legato è devoluto a lui.
2 IPOTESI : altrimenti opera la RAPPRESENTAZIONE (però con gli stessi limiti previsti per la
eredità).
3 IPOTESI laddove non sia possibile la rappresentazione opera l’accrescimento : che può essere
fatto quando lo stesso oggetto, è dato ha + legatari e se uno rifiuta agli altri è aumentata la quota del
legato. Ex. il testatore onera l’erede di lasciare ai legatari Tizio e Caio una casa, se Tizio rifiuta e
non è possibile la sostituzione e la rappresentazione, Caio avrà diritto non al 50% ma al valore
intero della casa.
4 IPOTESI : se non è possibile l’accrescimento, il legato VA A PROFITTO DELL’ONERATO
(cioè di colui il quale doveva pagarlo.
Il legato che abbia x oggetto il trasferimento di un diritto reale, FA TRASMETTERE
AUTOMATICAMENTE IL DIRITTO SALVA LA TRASCRIZIONE SE E’ UN IMMOBILE O
UN MOBILE REGISTRATO. L’onerato in quel caso, dovrà trasferire IL POSSESSO della cosa al
LEGATARIO.

IPOTESI SPECIALE DI LEGATO.


- Legato di credito : quando il testatore lascia ad un legatario un diritto di credito che vantava
verso un debitore (cessione del credito post mortem). Quindi in q
- Legato di liberazione del debito : il legatario era debitore del de cuius in vita, e quindi
sarebbe stato debitore nei confronti delgi eredi. Con il legato, il de cuius rinuncia a quel
credito che quindi non dovrà + essere pagato dal legatario
- Legato a favore del creditore : questo tipo di legato è particolare perché non attribuisce
alcun vantaggio patrimoniale (nel senso che, il de cuius lascia un legato ad un sogg per
ESTINGUERE UN DEBITO)
- Legato di cosa altrui : il legatario acquista la proprietà di una cosa che appartiene ad un
altro. Questo tipo di legato innanzitutto è nullo se risulta che il testatore non sapeva che la
cosa era di un 3.
- Legato di alimenti : è un legato con cui il testatore impone all’erede di corrispondere al
legatario in stato di bisogno un assegno necessario alle sue esigenze di vita che può essere
un ASSEGNO DI MANTENIMENTO O UNA RENDITA VITALIZIA.

DIVISIONE DELL’EREDITA’

Quando muore il de cuius si forma una COMUNIONE SUI BENI EREDITARI. Su questa
comunione poi si andranno a computare le quote perché LE QUOTE SONO ENTITA’ ASTRATTE
CHE IDENTIFICANO UNA PARTE RISPETTO AL TUTTO.
Dalla comunione sono esclusi i LEGATARI : che sono successori a titolo particolare quindi la
comunione ereditaria si forma sul resto (tolti oltre ai legati anche le donazioni) e quindi
SOLAMENTE TRA GLI EREDI CHE SIANO TESTAMENTARI O LEGITTIMI.
La comunione ereditaria si estende anche ALLE AZIONI SOCIETARIE (si forma in particolare
una COMPROPRIETA’ CHE FAR ESERCITARE I DIRITTI CORRISPONDENTI DA UN
RAPPRESENTANTE) E ALLA AZIENDA (si parla in tal senso di COMUNIONE EREDITARIA
D’AZIENDA) IN QUANTO SEMPRE BENI FACENTI PARTE DEL PATRIMONIO
EREDITARIO.
La comunione tra i beni si forma anche se, prima della morte del de cuius QUALCUNO DEI BENI
CADUTO POI IN COMUNIONE SIA STATO UTILIZZATO IN ESCLUSIVA DA UNO SOLO
DEGLI EREDI.
Anche i debiti fanno parte della comunione, sempre divisi in PROPORZIONE ALLA QUOTA. Ma
senza vincolo di solidarietà (quindi nei confronti dei creditori, gli eredi rispondono solo
RELATIVAMENTE ALLA QUOTA E NON PUO’ NESSUNO DI LORO RISPONDERE IN
SOLIDO).
Anche i crediti sono ripartiti proporzionalmente, persino se sono crediti cd. INDIVISIBILI.
Per quanro riguarda l’amministrazione della comunione ereditaria si seguono le norme della
COMUNIONE ORDINARIA quindi :
- Ciascun coerede vi concorre
- Gli atti di ordinaria amm sono deliberati dalla maggioranza calcolata per quota
- Gli atti di straordinaria amm richiede il quorum dei 2/3 così come per la concessione di
ipoteca
- Ciascuno può servirsi della ‘’ cosa comune’’ purchè non ne alteri la destinazione (quindi
può anche ad esempio apportare modifiche utile al godimento della cosa anche se è possibile
che lo stesso de cuius vieti o imponga determinate ‘’ attività di destinazione’’ nel
testamento)
- Tutti i coeredi devono concorrere alle spese necessarie x conservazione e godimento salvo
che 1 o + siano stati esonerati dal de cuius
È possibile che il de cuius affidi l’amministrazione della comunione ereditaria ad uno o a + coeredi
o anche ad un sogg non erede. In questo caso si parlerà di ESECUTORE TESTAMENTARIO.
Se un erede vuole cedere ad un estraneo la sua quota, DEVE NOTIFICARE LA PROPOSTA DI
ALIENAZIONE DELLA QUOTA AGLI ALTRI COEREDI CHE HANNO UNA PRELAZIONE
DA ESERCITARE ENTRO 2 MESI. Se non viene rispettato questo diritto di prelazione, e quindi la
quota viene ceduta ad un 3 senza aspettare i 2 mesi, gli altri coeredi posssono RISCATTARE LA
QUOTA SUBENTRANDO QUINDI A QUEST’ULTIMO NELLA SUA QUOTA, VERSANDO
LO STESSO PREZZO A CUI ERA STATA VENDUTA AL 3.
Se invece il coerede aliena o estranea non una quota ma singoli beni (dimettendoli dalla eredità),
l’efficacia di quella vendita è sospesa ed è sottoposta a condizione e la condizione è che
ALL’ATTO DELLA DIVSIONE, IL BENE CEDUTO DALL’EREDE, GLI SIA
EFFETTIVAMENTE ATTRIBUITO E QUINDI DIVENTI EFFETTIVAMENTE SUO (e che
quindi abbia effettivamente il potere di dismetterlo)

La comuncione ereditaria si scioglie in virtù di tutta una serie di fatti.


Di regola attraverso la DIVISIONE : CON CUI CIASCUNO DEI CONTITOLARI DIVIENE
TITOLARE ESCLUSIVO DI DETERMINATI BENI E DIRITTI.
La divisione si raggiunge o ‘’ in via amichevole’’ quindi con il consenso di tutti e può essere chiesta
da ciascuno dei coeredi in ogni momento con alcune eccezioni : che sono le cd. IPOTESI DI
INDIVISIBILITA’
1. Che il de cuius nel testamento stesso, stabilisce che la divisione non può aver luogo PRIMA
CHE SIA TRASCORSO DALLA SUA MORTE UN TERMINE DI MASSIMO 5 ANNI.
2. OPPURE CHE NON POSSA AVER LUOGO PRIMA CHE L’EREDE ‘’ MINORE’’
DIVENTI MAGGIORENNE.
3. Si parla di indivisibilità LEGALE : quando è la legge stessa a rendere INDIVISIBILI
ALCUNI BENI (come ad esempio i fondi rustici)
4. Un’altra eccezione è quando la divisione viene sospesa max per 5 anni dal tribunale, su
richiesta di un coerede laddove la sua esecuzione immediata (la esecuzione della divisione)
POSSA RECARE PREGIUDIZIO. La legge prevede un’altra forma di indivisibilità che si
ha quando UN EREDE E’ UN CONCEPITO NON ANCORA NATO. In questo caso non si
può dividere fino alla sua nascita. Un’altra ipotesi è quando tra gli eredi, c’è un soggetto che
è un figlio non ancora riconosciuto del de cuius, anche in questo caso per la divisione
bisogna rispettare l’esito del processo. Per quanto riguarda i nascituri non concepiti, bisogna
fare una distinzione : 1) quando questi eredi non concepiti hanno delle quote si può fare la
divisione; 2) se invece non hanno quote, si possono attribuire i beni agli altri coeredi

I comunisti, possono decidere di rimanere in comunione PER MASSIMO 10 ANNI. Ma, l’autorità
giudiziaria, può ordinare lo scioglimento prima di questo termine.

La comunione oltre che in via amichevole può essere fatta GIUDIZIALMENTE quindi chiedendo
al giudice.
La comunione amichevole può essere fatta per CONTRATTO A CUI PARTECIPANO TUTTI I
COMINISTI. Mentre se si fa giudizialmente, bisogna anche COINVOLGERE I CREDITORI DEI
COMUNISTI (quelli personali) CHE POSSONO ANCHE OPPORSI.
Se uno dei coeredi ha venduto la sua quota, il 3 acquirente partecipa al suo posto alla divisione.
Con la divisione si esegue il cd. APPORZIONAMENTO : cioè, ogni ex comunista, riceve una
quantità di beni mobili e immobili e crediti che corrisponda alla sua ‘’ porzione’’. Ovviamente, se
poi, attraverso questo apporzionamento si creano delle ‘’ disegualianze’’ (in quanto con i beni in
natura è quasi impossibile rispettare in maniera eguale le quote), si procede con dei CONGUAGLI
IN DENARO. Ex. muore tizio e ci sono 2 quote al 50% in quanto ci sono 2 eredi. Cosa succede?
Che il de cuius ha solamente 2 beni che sono2 macchine : una vale 10.000 l’altra vale 5.000.
ovviamente la macchina essendo un bene indivisibile, per rispettare entrambe le quote, l’erede che
ha avuto la macchina che vale 10.000 paga ‘’ il surplus’’ di 2.500 euro all’altro erede.
Se però nell’eredità ci sono immobili non divisibili e la comproprietà recherebbe pregiudizio, se poi
uno dei coeredi si oppone anche alla soluzione del conguaglio in denaro, SI VENDE
ALL’INCANTO e si ripartisce, proporzionalmente alle quote il ricavato.
E’ possibile per gli eredi anche decidere, purchè la decisione sia presa DA COEREDI CHE
ABBIANO + DI META’ DELL’ASSE, di vendere dei beni ereditari per pagare i debiti ereditari.

Una volta terminate tutte queste operazioni di vendita dei beni per pagare i debiti ereditari, si
procede alla ‘’resa dei conti’’ che è un PROCEDIMENTO CON CUI I CONDIVIDENTI,
ACCERTANO QUANTO SI E’ RICAVATO DALLE ALIENAZIONI E DALLA
LIQUIDAZIONE DEI BENI E DALLE SPESE SOSTENUTE E SI ACCERTA IL VALORE DEI
CD. BENI RELITTI (quelli che rimangono dalla liquidazione e dalla alienazione) : formando
quindi le porzioni che vengono poi assegnate ai dividenti.

Tutte queste regole valgono tendendo conto però CHE A VOLTE LO STESSO DE CUIUS IN
TESTAMENTO, DETTA DISPOSIZIONI SULLA DIVISIONE CHE HANNO EFFICACIA
OBBLIGATORIA (quindi vanno rispettate). Il testatore può decidere ad esempio di far stimare i
beni ereditari ad una persona di sua conoscenza. Tuttavia la divisione proposta da questa persona,
può essere anche ESSERE RESA NON VINCOLANTE DAL GIUDICE SE RISULTA NON
CONFORME ALLA REALE VOLONTA’ DEL DE CUIUS O MANIFESTAMENTE INIQUA.
Il de cuius può anche già formare nel testamento le porzioni cosicchè non sarà neanche necessario
poi fare la divisione in QUANTO, L’EFFETTO DIVISIVO SI REALIZZAERA’ GIA’ AL
MOMENTO DELLA MORTE. Se però il testatore, nelle attribuzione delle porzioni a dimenticato
dei beni, per attribuire questi subentra la SUCCESSIONE LEGITTIMA.
Se invece la divisione del testatore in porzioni, lede la quota di qualcuno dei legittimari, quella
divisione è NULLA.

COLLAZIONE
Partiamo a un presupposto : se il de ciuius prima di morire ha fatto delle DONAZIONI DIRETTE O
INDIRETTE A :
- Figli
- Coniuge
- Unito civilmente
- O altri discendenti

oggetto della collazione sono NON TUTTE LE DONAZIONI, MA SONO ESCLUSE INFATTI LE
DONAZIONE DI MODICO VALORE AL CONIUGE E LE DONAZIONI X LE SPESE DI
MANTENIMENTO; LE DONAZIONI PER SPESE SOSTENUTE PER MALATTIA; LA
DONAZIONE DI SPESE X L’EDUCAZIONE DEI FIGLI; O LE SPESE X ABBIGLIAMENTO E
NOZZE (almeno che non superino notevolmente la misura compatibile con le condizioni
economiche del de cuius).
La collazione quindi costituisce una OBBLIGAZIONE CHE SI REALIZZA AL MOMENTO
DELL’APERTURA DELLA SUCCESSION E CHE COMPRENDE ANCHE I FRUTTI DELLE
COSE DA CONFERIRE IN COLLAZIONE E GLI INTERESSI DEL DENARO CHE SI DOVRA’
CONFERIRE IN COLLAZIONE.

La legge presume che, il defunto, abbia voluto attribuire a questi donatari un anticipo su una futura
successione. Sta di fatto però che, per garantire l’equilibrio e la parità di trattamento tra i coeredi,
questi sogg (figlio coniuge ecc), che abbiano ricevuto queste donazioni prima dell’apertura della
successione, ALLA MORTE DEL DE CUIUS PER GARANTIRE UNA DIVISIONE EQUA,
DEVONO CONFERIRE ALLA MASSA DELL’EREDITA’ I BENI CHE HANNO RICEVUTO
IN DONAZIONE. Questo per evitare che OLTRE A QUESTI BENI OTTENGANO ANCHE LA
QUOTA DI EREDITA’ ‘’ INTERA’’ SUI BENI RIMANENTI (il che srebbe ovviamente
squilibrato rispetto alle quote degli altri eredi)
Il conferimento si fa :
- O in natura : cioè rendendo materialmente il bene all’eredità se si tratta di immobili
- Per imputazione : cioè imputandone il valore (questo anche quando si tratta di bene
immobile e anche quando si tratta di bene mobile. In questo caso il bene mobile viene ‘’ reso
‘’ alla eredità SOLO PER IMPUTAZIONE mentre nel caso degli immobili sia in natura sia
per imputazione ?). se poi il bene mobile è un bene CONSUMABILE si imputa il valore che
il bene avrebbe avuto quando si era aperta la successione (quindi prima di consumarsi). Se
invece il bene è DETERIORABILE, si imputa il valore che la cosa aveva AL TEMPO
DELL’APERTURA DELLA SUCCESSIONE.
Esempio : il de cuius ha un’eredità di 60 che andrà divisa tra moglie, figlio e quota disponibile.
Prima di morire però aveva fatto una donazione del valore di 90 alla moglie (la casa). Se non ci
fosse la collazione, la successione sarebbe sproporzionata perché la moglie avrebbe 90 + un terzo
dei 60 quindi 110. Il figlio invece avrebbe solo 20. Allora per evitare ciò la moglie è obbligata a
conferire la casa nel patrimonio ereditario e lo potrà fare o in natura (quindi dando LA CASA IN SE
CHE POI SARA’ DIVISA ad esempio in comproprietà); oppure può tenersi la casa e dare solo il
valore in denaro dei 90. È chiaro che quest’ultima è la soluzione preferibile perché così facendo, lei
si terrà la casa ma avrà anche un valore di 50 che corrisponde alla sua quota che verrà calcolata
tenendo conto dell’eredità in se che sono 60 a cui si aggiungeranno i 90 quindi sull’intero
patrimonio che sono 150.
Per quanto riguarda i TITOLI DELLO STATO O I TITOLI DI CREDITO, si valutano i listini di
borsa al tempo dell’apertura della successione. Per quanto riguarda invece il denaro OPERA IL
PRINCIPIO NOMINALISTICO : cioè si guarda al VALORE NOMINALE.

La funzione della collazione quindi è quello di FAR SI CHE CONIUGE E FIGLI NON SIANO
AVVANTAGGIATI RISPETTO AD ALTRI COEREDI, MANTENENDO QUINDI LA
PROPORZIONE CHE A LORO SPETTA. Ovviamente, poiché si parte dal presupposto che la
collazione si fa per rispettare il volere del de cuius, se il de cuius aveva disposto diversamente
(quindi aveva escluso queste donazioni dalla collazione), la collazione non ha luogo, però nei limiti
della quota disponibile : ciò significa che se il de cuius ha fatto una donazione ad un suo erede (cioè
il coniuge o il figlio) che SUPERA IL VALORE DELLA QUOTA DISPONIBILE DEL
TESTAMENTO, E POI HA DISPENSATO QUESTO EREDE DALLA COLLAZIONE,
quest’ultimo deve conferire in collazione l’eccedenza. Cioè : se il de cuius ha dispensato la moglie
(per riprendere l’esempio di prima) dalla collazione, succede che, la moglie dovrà conferire
(laddove ci fosse ) LA DIFFERENZA TRA IL VALORE DELLA CASA 90 E LA QUOTA
DISPONIBILE CHE E’ VENTI, quindi 70.
Se all’apertura della successione ci sono coeredi tenuti alla collazione e coeredi che invece
nonnsono tenuti alla collazione, si fanno 2 divisioni :
- La prima, tra tutti i coeredi tenuti o meno alla collazione avente ad oggetto solamente i beni
che ci sono senza la collazione
- La seconda divisione, solamente tra i coeredi obbligati alla collazione che ha invece ad
oggetto sia quanto va conferito in collazione sia i beni residui

Al donatario (colui il quale riceva la donazione), spettano comunque DOPO LA COLLAZIONE,


LE MIGLIORIE APPORTATE AL BENE (se si tratta di un fondo) e le spese di conservazione. Lui
invece dovrà pagare per i deterioramenti della cosa mobile che dipendano da sua colpa.

Differenza tra collazione e azione di riduzione


ENTRAMBE SONO VOLTE A RIEQUILIBRARE I DIRITTI SUCCESSORI PERO’ L’AZIONE
DI RIDUZIONE PUO’ ESSERE ESPERITA DAI LEGITTIMARI LESI O PRETERMESSI;
MENTRE I SOGG CHE HANNO DIRITTO ALLA COLLAZIONE SONO DIVERSI RISPETTO
AI LEGITTIMARI (cioè nella collazione mancano gli ascendi che non devono fare collazione cioè
se hanno avuto donazioni se le tengono).
Inoltre differente è la finalità perché l’azione di riduzione vuole ristabilire per i legittimari la quota
di riserva, mentre la collazione è finalizzata alla PARITA’ DI TRATTAMENTO TRA ALCUNI
COEREDI.
SOSTITUZIONE E ACCRESCIMENTO (RECUPERO)

Sono due meccanismi che, così come la rappresentazione, rimediano alla situazione in cui un
chiamato all’eredità o un legatario non possa accettare un’eredità o un legato in quanto PREMORTI
– INDEGNI – DECADUTI DALLA POSSIBILITA’ DI ACCETTARE, oppure non voglia
accettare un’eredità o un legato e quindi RIFIUTA la prima o RINUNCIA al secondo; gli istituti di
sostituzione, rappresentazione e accrescimento fanno sì che, in questi casi, subentri nell’eredità o
nel legato un altro soggetto, e rispondono quindi alla ratio generale della disciplina delle
successioni, ossia quella di EVITARE CHE LE SITUAZIONI SOGGETTIVE INCLUSE
NELL’EREDITA’ RESTINO SENZA UN TITOLARE.
1) SOSTITUZIONE: può essere ordinaria o fedecommissaria
SOSTITUZIONE ORDINARIA: è un meccanismo che opera quando il de cuius nel testamento ha
previsto esplicitamente la possibilità che l’erede chiamato o il legatario non potrà o non vorrà
accettare l’eredità o il legato, ed in tale ipotesi ha previsto un chiamato ulteriore o più chiamati
ulteriori insieme, che subentrerà o subentreranno al posto del primo nella successione universale (in
caso di sostituzione nell’eredità) o particolare (in caso di sostituzione nel legato), fatta eccezione di
quelle obbligazioni che sono strettamente personali, come quelle intuitu personae, per le quali non è
possibile fare ricorso alla sostituzione, e fatta eccezione di quelle obbligazioni per le quali lo stesso
testatore ha “dispensato” il secondo chiamato (es. Tizio fa erede Caio e dice che se Caio non
accetterà sarà erede Sempronio, al quale andrà tutta l’eredità prevista per Caio, tranne una
particolare obbligazione che invece passerà a qualcun altro).
NB: Il chiamato ulteriore, che sostituirà il primo chiamato qualora non accetti, può anche essere un
coerede del primo chiamato (es. Tizio de cuius muore senza una moglie e fa eredi i suoi due figli
Caio e Sempronio, al 50% ciascuno, e prevede che se Caio non accetterà, il suo 50% andrà a
Sempronio, che quindi subentrerà nel 50% ulteriore rispetto al 50% che già ha avuto, e avrà in
sostanza il 100% dell’eredità).
NB: quando il de cuius ha previsto esplicitamente il meccanismo della sostituzione nel testamento,
NON si applicherranno i meccanismi “concorrenti” di accrescimento o di rappresentazione, che (si
ripete) sono meccanismi che operano sempre con la stessa premessa di base, ossia che il chiamato
all’eredità o il legatario non possa/non voglia accettare l’eredità o il legato. Questi tre meccanismi
quindi non possono operare tutti insieme, ma prevarrà, in base alla situazione, uno o l’altro. In
questa situazione, come detto, prevale la sostituzione sugli latri due, poiché è il meccanismo che
permette di realizzare la volontà espressa del testatore nel testamento (NB NON SI APPLICHERA’
MAI SOSTITUZIONE NELLA SUCCESSIONE LEGITTIMA).
SOSTITUZIONE FEDECOMMISSARIA: è una forma di sostituzione particolare, sempre prevista
nel testamento dal de cuius (Tizio), il quale dispone che la sua eredità (NB NON SO SE VALE
ANCHE PER IL LEGATO) passi a Caio, ALLA CUI MORTE lo stesso de cuius (Tizio) dispone
che la sua eredità passi da Caio (erede-primo chiamato) a Sempronio (sostituto). La particolarità di
questa sostituzione risiede soprattutto nel fatto che Caio, fino alla sua morte, NON POTRA’
DISPORRE DEI BENI, cioè non potrà venderli, operando in sostanza come un “custode” dei beni
stessi, poiché ha un VINCOLO CONSERVATIVO disposto sempre dal de cuius (Tizio) nel
testamento. L’erede istituito (Caio) dovrà limitarsi, quindi, a godere e conservare i beni fino alla
morte, momento in cui quei beni (che erano di Tizio, poi di Caio) passeranno a Sempronio. Questo
istituto della sostituzione fedecommissaria era vietato prima del codice, poiché di fatto imponeva
una IMMOBILIZZAZIONE dei beni ereditari, che non potevano circolare, cioè cambiare titolar,
almeno fino alla morte del primo chiamato (Caio). Nel codice civile originario (1942) questo
meccanismo di sostituzione fedecommissaria è stato ammesso con dei limiti (NB NON
IMPARARLI, NON SERVE):
1) Il primo chiamato (Caio) doveva essere figlio/fratello/sorella del de cuius; il sostituto
(nell’esempio di prima, Sempronio) doveva essere invece il figlio unico o tutti i figli del
primo chiamato (quindi Sempronio doveva essere necessariamente figlio di Caio affinchè
operasse questo istituto);
2) La sostituzione fedecommissaria poteva riguardare solo una parte dell’eredità, ossia una
quota corrispondente alla quota disponibile del testatore.
La riforma del 1975 del diritto di famiglia ha modificato l’istituto, ammettendolo ora
SOLAMENTE laddove alla morte del de cuius (Tizio), l’erede-primo chiamato (Caio) SIA O
INTERDETTO O MINORE INFERMO DI MENTE, e il sostituto (Sempronio) a beneficio del
quale viene disposta la sostituzione fedecommissaria sia LA PERSONA O L’ENTE CHE VIGILA
SU QUEST’ULTIMO MENTRE E’ IN VITA. In sostanza è un istituto che ormai opera come una
sorta di ricompensa per questi soggetti o enti che vigilano su incapaci, che quindi alla morte
dell’incapace stesso ottengono quei beni su cui loro stessi hanno vigilato mentre era in vita
l’interdetto, che ne era titolare per testamento. L’interdetto o minore infermo, mentre è in vita, è,
come detto, il titolare formale dei beni del de cuius in quanto è lui l’erede, e può goderne, ma non
può alienarli, se non su autorizzazione del Tribunale competente, poiché vi è comunque questo
vincolo di conservazione in capo all’erede-primo chiamato.

ACCRESCIMENTO

E’ un istituto che ha medesima ratio e medesime premesse della sostituzione (quindi che l’erede-
primo chiamato non abbia potuto o voluto accettare l’eredità o che il legatario non abbia accettato il
legato), e può essere applicato solo laddove NON OPERINO NE’ LA SOSTITUZIONE (che
prevale sempre sugli altri due istituti in quanto disposta dal de cuius in persona) NE’, IN
SECONDO LUOGO, LA RAPPRESENTAZIONE (che se è possibile prevale sull’accrescimento).
Premesso questo presupposto “negativo” di applicazione dell’accrescimento (ossia che NON SIA
POSSIBILE OPERARE SOSTITUZIONE O RAPPRESENTAZIONE), vi sono anche dei
presupposti positivi: si applica accrescimento SOLO LADDOVE
1) VI SIANO PIU’ COEREDI, CHIAMATI ALL’EREDITA’ DI PARI GRADO (CHIAMATA
CONGIUNTIVA), O VI SIA UN LEGATO DATO A PIU’ PERSONE;
2) I COEREDI O I COLEGATARI ABBIANO PARI QUOTE NELL’EREDITA’ O NEL
LEGATO;
3) UNO DI QUESTI COEREDI O CO-LEGATARI RINUNCI ALLA SUA PARTE;
4) COLUI CHE RINUNCIA ALLA QUOTA DI EREDITA’ O DI LEGATO NON ABBIA
DISCENDENTI (ALTRIMENTI, SE NE AVESSE, SI APPLICHEREBBE
RAPPRESENTAZIONE E NON ACCRESCIMENTO).
Es. (esempio con l’accrescimento nell’eredità, fai questo perché è più comune): Tizio muore senza
moglie e lascia tutta l’eredità a tre figli (Caio Sempronio e Mevio), coeredi con quote uguali del
33%. Sempronio rinuncia all’eredità e non ha discendenti che possano subentrare per
rappresentazione.
Con l’accrescimento LE QUOTE DEI COEREDI (O CO-LEGATARI) CHE ACCETTANO
L’EREDITA’ (o IL LEGATO) VENGONO ACCRESCIUTE (CIOE’ RIMPOLPATE,
AUMENTATE) IN PROPORZIONE TRA LORO, ED IN RAPPORTO ALLA QUOTA A CUI IL
COEREDE (nell’esmpio di prima Sempronio) HA RINUNCIATO. Significa che, nell’esempio di
prima, a Mevio e Caio, eredi che accettano eredità, andrà non più il 33% (in quanto quel 33%
presupponeva 3 eredi con quote uguali) ma il 50% ciascuno, in quanto sono gli unici due eredi
rimasti.
Ratio dell’istituto? Rispettare la volontà presunta del de cuius: se ha lasciato tre eredi con quote
uguali del 33%, come nell’esempio di prima, si presume che, qualora avesse avuto solo due eredi e
non tre, avrebbe lasciato il 50% a ciascuno. Questo è il motivo per cui NON SI PUO’ APPLICARE
ACCRESCIMENTO SE I COEREDI (Caio Sempronio e Mevio) NON AVEVANO QUOTE
UGUALI NEL TESTAMENTO: in questo caso è impossibile presumere come si sarebbe
comportato il de cuius se avesse saputo che uno dei tre (Sempronio nell’esempio di prima) non
avrebbe accettato.
NB: a differenza della sostituzione, è ben possibile operare accrescimento nella sostituzione
legittima, laddove il de cuius muoia senza testamento e la sua eredità sia divisa in QUOTE CHE
SONO UGUALI PER LEGGE (e non per scelta del testatore, che non ha fatto nessuna scelta), ed
uno dei coeredi legittimi, chiamati per legge e non per testamento, rifiuti o non possa accettare
senza avere discendenti.
NB: l’accrescimento, a prescindere che si applichi a seguito di successione legittima o
testamentaria, opera DI DIRITTO: cioè se gli altri coeredi/colegatari hanno accettato eredità/legato,
non occorre accettazione anche della porzione di quota ulteriore che ottengono per effetto
dell’accrescimento.

ESECUTORE TESTAMENTARIO (ULTIMO ARGOMENTO DEL PERLINGIERI SUL


TESTAMENTO)

Il testatore nel testamento può nominare un esecutore testamentario (o più esecutori), che può essere
un erede/un legatario/un terzo, purchè abbia la capacità di agire e accetti l’incarico con
dichiarazione espressa rivolta alla cancelleria del tribunale competente. L’esecutore avrà il compito
di assicurarsi che siano rispettate le volontà del testatore: in sostanza avrà il possesso e custodirà i
beni del de cuius con la diligenza del buon padre di famiglia (per massimo un anno), opererà le
vendite necessarie per saldare i debiti ereditari, o per evitare che i beni ereditari stessi possano
deperirsi (su autorizzazione del tribunale), e si assicurerà che le sostanze ereditarie siano trasferite
all’erede chiamato quando costui accetterà. Se il testore lo prevede, l’esecutore testamentario può
addirittura provvedere alla divisione ereditaria. Alla fine del suo compito dovrà rendicontare il suo
operato. In caso di violazione dei suoi compiti può essere rimosso dall’incarico dal Tribunale
competente su istanza di qualunque interessato. Le spese sostenute per il compito svolto (che di
norma non prevede una retribuzione) sono a carico dell’eredità.

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