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L’ISOLA DI ARTURO

di elsa morante
“Una piccola, criptica Achilleide resuscitata”
(Cesare Garboli,
Edizione Einaudi, ET SCRITTORI)
INTRODUZIONE
Scritto da Elsa Morante nel 1952, “L’isola di Arturo” è un romanzo di formazione che narra
la difficile vita del giovane protagonista. Viene pubblicato nel 1957 e nello stesso anno vinse
il Premio Strega

ELSA MORANTE, BIOGRAFIA


Elsa Morante è una delle più famose scrittrici italiane. Nata a Roma il 18 agosto 1912, la
Morante è stata un’artista rilevantissima e tra le figure italiane più rappresentative nel
secondo dopoguerra. Elsa Morante nasce dall’unione naturale tra Irma Poggibonsi, maestra
ebrea modenese, e Francesco Lo Monaco, impiegato delle poste. Prende il cognome Morante
poiché, alla nascita, viene riconosciuta da Augusto Morante, marito della madre e sorvegliante
di un istituto per correzione giovanile.
Elsa Morante trascorre i primi anni della sua vita nel quartiere Testaccio di Roma in
compagnia dei suoi tre fratelli. A partire dal 1933 fino all’inizio della guerra Elsa Morante,
sotto consiglio del critico Francesco Bruno che in lei scorge talento, pubblica le sue opere su
alcune riviste, testate e giornali. Dal 1935 la Morante si guadagna da vivere dando lezioni
private di italiano e latino, redigendo tesi di laurea e collaborando con alcuni periodici.
Insieme al marito Elsa Morante avrà rapporti con i massimi artisti italiani della loro epoca, da
Pier Paolo Pasolini a Umberto Saba passando per molti altri quali Enzo Siciliano, Giorgio
Bassano e Sandro Penna.
Tra Elsa e Alberto ci saranno alti e bassi e una serie di incomprensioni che sfoceranno in
svariate crisi, come spesso accade a molte coppie. Elsa Morante rinuncia definitivamente
all’idea di essere madre, dopo aver vissuto un forte contrasto con sé stessa, solo per poi
rendersi conto in un secondo momento di rimpiangere la scelta amaramente. Negli anni ‘60
Elsa Moravia viene colpita da una crisi artistica molto forte che la porta a salvare pochissimo
di ciò che scrive in questo periodo. Nonostante la crisi, tra la fine degli anni ‘50 e la fine degli
anni ‘60 la Morante pubblica alcune opere, sia in prosa che in poesia, e questo è anche un
decennio in cui viaggia molto, dalla Russia alla Cina, dal Brasile all’India, venendo anche
accompagnata da Moravia e da Pasolini in occasione del viaggio in India.
La Morante subisce anche un intervento chirurgico in seguito al quale perde l’uso delle gambe
e questo è, probabilmente, l’evento che la sconvolge definitivamente portandola a tentare il
suicidio nel 1983 aprendo i rubinetti del gas. Elsa Morante muore il 25 novembre 1985
d’infarto, dopo un ulteriore intervento di chirurgia, all’età di 73 anni.
Trama/riassunto
Isola di Procida, anno 1938. Arturo Gerace, orfano di madre,
morta nel darlo alla luce, cresce quasi in solitudine nelle spiagge
della sua isola natale, portandosi appresso il peso di un nome
luminoso come quello di una stella. Il padre, Wilhelm Gerace,
mezzo tedesco e mezzo napoletano, è una figura vana e assente
nella vita del figlio: per lavoro è costretto a lasciare spesso l’isola,
così Arturo passa l’infanzia a idolatrarlo inventando storie
fantasiose sui suoi viaggi, tanto da vivere le sue sporadiche visite
come dei doni del cielo.
Arturo-bambino è un guerriero: beve latte di capra, non ha quasi
vestiti né cibo, ma è libero di correre in ogni angolo di quel
paradiso terrestre, tra spiagge e scogliere, affamato di letture
cavalleresche e di sogni a occhi aperti. Ha solo due amici: il cane,
Immacolatella, e un bambino, Silvestro. Per il resto vive nel
palazzo diroccato di famiglia, altra fonte inesauribile di fiabesche vicissitudini e di sterminata
solitudine.
Nella vita di Arturo non compare nessuna figura femminile, se non la foto sbiadita della
madre, anch’essa divinizzata come una regina. Un giorno il padre porta a casa la sua giovane
sposa, coetanea di Arturo, una bambina-madre che segna, in modo involontario, una linea di
confine tra l’infanzia del piccolo Gerace e il primo passo verso l’età adulta. Per la prima volta
Arturo scopre il mondo femminile, i sentimenti amorosi e l’attrazione carnale.
Nunziata crea in lui una gamma di sentimenti contrastanti, repulsione e gelosia nei confronti
del fratellino appena nato, Carmine Arturo (a causa del quale tenta anche il suicidio con una
dose di sonniferi). Il ragazzo scopre infine di essere profondamente attratto da Nunziata che
però lo respinge; deluso e insoddisfatto Arturo sfoga il suo amore non corrisposto con una
giovane vedova lasciva, Assunta, che lo inizia al sesso.
Con la crescita Arturo sta scoprendo la dura realtà della disillusione, soprattutto nei confronti
del padre che non riesce più a venerare come un tempo. Si scopre, inoltre, che Wilhelm è un
omosessuale che vive nell’opprimente ricordo di una madre dispotica, il quale consente a
sposare una donna solo per mascherare a sé stesso la sua vera natura. Si svela la realtà : l’Eden
di Procida è diventato troppo stretto per il giovane sedicenne, è giunto il momento di
oltrepassare i confini per dare inizio alle avventure, quelle della vita vera e non sognata.
Arturo abbandona così il suo Eden per arruolarsi, con Silvestro, come volontario nella Seconda
Guerra Mondiale. Scriverà le sue memorie da un campo di prigionia in Africa.
Libraccio.it

ANALISI
Il racconto è articolato secondo una ricca suddivisione in titoli.
Il titolo del romanzo, L'isola di Arturo, ci dice che la storia ha come oggetto uno spazio ben
preciso, di solito associato ad un'idea di chiusura, di intimità (l'isola), la cui appartenenza a
qualcuno è chiara (l'isola è di Arturo). Il sottotitolo iniziale, Re e stella del cielo, è più difficile
da capire immediatamente; rimanda comunque a due cose normalmente considerate
importanti, o elevate e preziose. Le vicende arrivano in una situazione di spannung, cioè a
momento di massima tensione, scena finale.
Il narratore del libro è interno cioè racconta la vicenda in prima persona (Io narrante).
La focalizzazione è il punto di vista cioè la prospettiva con cui è narrata la storia:
focalizzazione interna cioè il racconto è filtrato dalla prospettiva del protagonista. Lo spazio è
sia interno (la casa dei guaglioni, la casa di Assuntina, la grotta) e anche esterno (L’isola e il
mare di Procida).
L’autore fa prolessi, cioè anticipazioni, ma anche pause, nel quale il narratore riflette e
descrive.
Prevale il Discorso Diretto come il Discorso Indiretto. L'inizio del romanzo si caratterizza per
una entrata brusca nell'argomento. Non si spiega né chi parla, né qual è il soggetto della storia,
ma si comincia subito col fare incontrare il lettore col suo personaggio.
L’intero romanzo sviluppa il tema principale della crescita e della formazione: il protagonista
si evolve e cresce e attraverso le deludenti esperienze comprende di non vivere nella realtà
immaginaria creata dalla sua fantasia, ma in un duro mondo fatto di illusioni e delusioni. A
questo tema si aggiungono altri temi secondari, come quello della solitudine e della gelosia,
che sono i modi in cui si realizzano i rapporti interpersonali tra Arturo e gli altri personaggi.
Altro tema è il rapporto padre-figlio, fatto in questo caso di incomprensioni e indifferenza. A
questo si collega il tema dell’omosessualità , quando viene rivelata quella del padre nella
conclusione del libro.

PERSONAGGI
I personaggi più importanti del romanzo sono Arturo, il protagonista-narratore, e suo padre
Wilhelm. Personaggi secondari sono invece Silvestro, la balia di Arturo, e la matrigna
Nunziatella.

RIASSUNTO/ANALISI CAPITOLO PRIMO (PAG. 11- PAG. 56)


Analisi dedica/introduzioni
L’essenza de L’isola di Arturo sta tutta nella sua dedica. Una dedica parlante, forte,
emblematica, quella a Remo N. della quale Morante sembra volersi servire per preannunciare
il nucleo del suo libro, la bellezza dell’infanzia.
Quello che tu credevi un piccolo punto sulla terra,
fu tutto.
E non sarà mai rubato quest'unico tesoro
ai tuoi gelosi occhi dormienti.
Il tuo primo amore non sarà mai violato.
Virginea s'è rinchiusa nella notte
come una zingarella nel suo scialle nero.
Stella sospesa nel cielo boreale
eterna: non la tocca nessuna insidia.
Giovinetti amici, più belli d'Alessandro e d'Eurialo,
per sempre belli; difendono il sonno del mio ragazzo.
L'insegna paurosa non varcherà mai la soglia
di quella isoletta celeste.
E tu non saprai la legge
ch'io, come tanti, imparo,
- e a me ha spezzato il cuore:

fuori del limbo non v'è eliso.

L’autrice dedica questa poesia, come l’intero libro, a se stessa; infatti l’intestazione “a Remo
N”, ovvero Remo Natales non è oltre che l’anagramma di Elsa Morante.
Le prime due quartine sono dedicate a Procida, la quale, viene definita come una stella nel
cielo Boreale e perciò intoccabile da qualsiasi insidia.
Nella terza quartina si parla di Arturo, definito dall’autrice come “il mio ragazzo”. In questa
quartina vengono nominati due personaggi della mitologia: Alessandro ed Eurialo. Essi sono
posti nella strofa per un paragone di maggioranza rispetto ai “giovinetti amici”, i quali,
proteggono il sonno del giovane Arturo.
Non tutti sanno che il Paride, il principe di Troia, viene chiamato anche Alessandro. Elsa
Morante nel suo brano, cita dunque, l’Odissea di Omero. Paride fu il secondogenito di Priamo,
re di Troia, e di Ecuba, regina anch’essa di Troia. La leggenda narra che il giovane Paride fu
abbandonato dai genitori dopo la sua esposizione alle profezie del monte Ida; egli visse da
pastore fin quando le dee Era, Atena e Afrodite non gli chiesero chi fosse la sua bella. Questo
litigio fu creato dalle dea della discordia Eris, la quale, non essendo stata invitata al
matrimonio di Peleo e Teti, lanciò il pomo d’oro. Questo pomo poteva essere posseduto solo
dalla più bella dell’Olimpo. Ritorniamo cosi a Paride; le dee, per farsi scegliere, promisero al
giovane qualcosa. In conclusione, Paride scelse Afrodite, ella gli aveva promesso la donna più
bella del mondo, Elena. Paride rapirà Elena, la quale si innamorò di lui per incantesimo, dando
inizio alla Guerra di Troia.
Eurialo invece è un personaggio che troviamo, in compagnia di Niso, nell’Eneide di Virgilio. La
vicenda narra che Niso ebbe l’idea di attraversare l’accampamento nemico per avvisare Enea.
Trovatisi in mezzo all’accampamento nemico, decidono di compiere un massacro e si danno
alla fuga. Ma Eurialo rimane affascinato dal ricco bottino e decide di portarlo con sé. Così i due
iniziano a fuggire nella foresta, seguiti dai cavalieri latini. Eurialo, impacciato a causa del
bottino, si perde e rimane indietro, mentre Niso riesce a fuggire. Il luccichio dell’elmo d’oro
che Eurialo ha rubato attira l’attenzione dei nemici, che lo accerchiano. Niso, accortosi della
mancanza dell’amico, torna sui suoi passi per cercarlo e lo vede accerchiato. Inizia a scagliare
dei giavellotti, uccidendo alcuni nemici. Volcente, il capo dei latini, incolpa Eurialo della strage
e lo trafigge. Niso si lancia nella mischia per aiutarlo, ma giunge troppo tardi e viene ucciso
anche lui, cadendo sul corpo dell’amico.
Infine, la frase “fuori del limbo non v'è eliso” è simbolo della condizione di Arturo. Il giovane
protagonista vive nello stato di quasi pre coscienza che è la fanciulezza in un macrocosmo
fuori dalla storia, come l’Isola di Procida.

Io, se in lui mi ricordo, ben mi pare…


La frase è tratta dal Canzoniere di Umberto Poli (1883/1957), conosciuto come Saba; Elsa e
Umberto furono grandi amici. Utilizzando la frase della poesia “Il fanciullo appassionato”, Elsa,
ci fa capire come lei stessa si rivede in Arturo.

ANALISI PRIMO SOTTO CAPITOLO, RE E STELLA DEL CIELO


Nel primo sotto capitolo veniamo catapultati direttamente nella vita di Arturo, il quale, ci
spiega l’origine del suo nome e introduce la storia di sua madre.
Il suo nome deriva sia dalla stella Arturo, la più luminosa della costellazione del Boote (nel
cielo boreale) e la quarta più brillante. È 80 volte più luminosa del sole e dista circa 33 anni
luce.
Arturo è anche la traduzione italiana di Arthù , le quali origine si devono al ciclo bretone della
letteratura medievale. Re Arthù fu, secondo la leggenda, re della Gran Bretagna e, difese
quest’ultima dagli attacchi dei sassoni tra il V e il VI secolo. Ad esso sono associati i seguenti
personaggi:
 I cavalieri della tavola rotonda: cavalieri scelti da lui stesso, ai quali venne affidata la
ricerca del Santo Graal
 Mago merlino: il mago amico di Arthù che lo aiuterà nell’estrarre la spada nella roccia,
grazie alla quale diventerà re
 Lancilotto e Ginevra: Lancilotto, cavaliera della tavola rotonda, e Ginevra, moglie di
Arthù diventano amanti, iniziando una relazione alle spalle del re.

ANALISI SECONDO SOTTOCAPITOLO, L’ISOLA


Arturo ci presenta l’Isola di Procida insieme ai suoi abitanti.
L’Isola di Procida è un’isola vulcanica (quindi formatasi dal magma e dalla lava che si sono
raffreddate a contatto con l’aria dopo la loro fuoriuscita dal cratere). L’etimologia del nome si
rifà nella lingua greca: Prochyta/Prima Cyme, “prossima a Cuma”. Procida è un’isoletta del
Golfo di Napoli storicamente famosa per via della marineria, per le sue ginestre e per la
lucertola turchina.
Gli abitanti vengono descritte come persone riservate e non molto aperte nei confronti degli
stranieri che approdano nella loro isola. Le donne, come suggerisce Arturo, vivono in clausura,
come le monache; per loro è vietato persino bagnarsi i piedi.

ANALISI TERZO SOTTOCAPITOLO, NOTIZIE DI ROMEO L’AMALFITANO


Nella terza parte Arturo ci racconta di una figura molto importante: Romeo L’amalfitano. Egli
fu uno spedizioniere, il quale, adibì il vecchio convento del paese come sua abitazione. Cosa
importante da dire è che l’Amalfitano odiava le donne. Le odiava così tanto che non
permetteva nemmeno loro di entrare, durante i suoi sfarzosi banchetti, nella sua dimora. La
casa prenderà poi il nome di “casa dei Guaglioni” proprio perché frequentata soltanto da
uomini. Facile da dedurre è il fatto che rimase celibe. La casa dell’Amalfitano passo poi al
padre di Arturo, Wilhelm, direttamente da Romeo. Wilhelm, figlio di Antonio Gerace e di una
maestra tedesca, visse senza il padre in Germania sotto la custodia della madre. Il giovane
andrà a Procida perché chiamato dal padre perché quest’ultimo voleva donargli la propria
eredità . Con grande sorpresa però Wilhelm legò molto con Romeo, il quale, lo trattava come
un figlio

ANALISI QUARTO SOTTOCAPITOLO, LA CASA DEI GUAGLIONI


Dopo aver spiegato la storia della casa, Arturo ci dà una visuale completa della

ANALISI QUINTO SOTTOCAPITOLO, LA BELLEZZA


In questo sotto capitolo, il protagonista, si appresta a descriverci il padre. Wilhelm Gerace è un
bell’uomo: biondo, con gli occhi azzurri-violacei e di bel fisico. Il figlio è completamente
ammaliato dal padre e lo ammira molto

ANALISI SESTO SOTTOCAPITOLO, LE CERTEZZE ASSOLUTE


Arturo durante la sua vita decide di mettere insieme un Codice della Verità , una serie di
certezze/legge:
I. L’AUTORITÀ DEL PADRE E SACRA!
II. LA VERA GRANDEZZA VIRILE CONSISTE NEL CORAGGIO DELL’AZIONE, NEL
DISPREZZO DEL PERICOLO, E NEL VALORE MOSTRATO IN COMBATTIMENTO.
III. LA PEGGIOR BASSEZZA È IL TRADIMENTO. SE POI SI TRADISCE IL PROPRIO PADRE
O IL PROPRIO CAPO, O UN AMICO ECC., SI ARRIVA ALL’INFIMO DELLA VILTÀ !
IV. NESSUN CONCITTADINO VIVENTE DELL’ISOLA DI PROCIDA È DEGNO DI
WILHELM GERACE E DI SUO FIGLIO ARTURO. PER UN GERACE DAR CONFIDENZA A UN
CONCITTADINO SIGNIFICHEREBBE DEGRADARSI.
V. NESSUN AFFETTO NELLA VITA UGUAGLIA QUELLO DELLA MADRE.
VI. LE PROVE PIÙ EVIDENTI E TUTTE LE ESPERIENZE UMANE DIMOSTREREBBERO CHE
DIO NON ESISTE.
In questo capitolo ci viene anche detto che il Wilhelm nonostante la sua condizione, è
comunque una persona abbastanza colta ed istruita. Arturo ci dice che il padre, pur essendo
nato di religione protestante, non professa nessuna fede.

ANALISI SETTIMO SOTTOCAPITOLO, LA LEGGE SECONDA


In questa parte del libro, Arturo, ci rende partecipe di una delle su più grandi paure: la morte,
la quale, viene definita come una macchia astrusa. Viene poi detto che, anche odiando la
morte, il suo amore per il fascino del rischio è unico.
In questo sotto capitolo viene nominato Narciso (Forse quell’ amarezza precoce della morte,
che mi ombrava e mi tentava al riscatto, non fu poi altro che l’ansia di piacere a me stesso fino
alla perdizione — la stessa ansia che rovinò Narciso?
O forse, invece, fu solo un pretesto? Non c’è risposta. E, del resto, sono affari miei.)

ANALISI OTTAVO SOTTOCAPITOLO, LA QUARTA LEGGE


Nell’ottavo sotto capitolo ci viene spiegato come, secondo Arturo, lui e il padre erano
nettamente superiori agli altri abitanti di Procida.
ANALISI NONO SOTTO CAPITOLO, LAROCCA DEL PENITENZIARIO
In questo capitolo viene presentato il penitenziario di Procida.
Questo nasce, in origine nel 1500 sul volere del cardinale Inigo D’ Avalos come residenza
nobiliare. Nel 1830 la residenza fu trasformata, da Federico II di Borbone, come bagno
penale/colonia penale. Venne chiamato bagno penale per via dell’antica conversione dei bagni
pubblici di Costantinopoli in prigioni. Qui venivano svolti dai prigionieri lavori forzati.

ANALISI DECIMO SOTTOCAPITOLO, GUAPPERE INUTILI


Arturo descrive l’immensa stima e adorazione nei confronti del padre, il quale nei suoi libri
prende la forma del protagonista. Questo immenso affetto non è corrisposto.

ANALISI UNDICESIMO SOTTOCAPITOLO, NOTIZIE DI PUGNALE ALGERINO


Il rapporto tra padre e figlio migliora nel momento in cui Arturo ritrova l’orologio del padre.
In un primo momento Wilhelm incolpa il figlio per la perdita dell’oggetto. Solo in seguito si
renderà conto di aver assunto un atteggiamento duro nei confronti del figlio. Riceverà il
perdono del figlio quando gli racconterà il perché quell’orologio era così importante per lui.

ANALISI DODICESIMO SOTTOCAPITOLO, PARTENZE


Wilhelm parte per uno dei suoi viaggi, dei quali non si saprà del suo rientro, lasciando Arturo
con la cagnolina Immacolatella.

ANALISI TREDICESIMO SOTTOCAPITOLO, IMMACOLATELLA


Si parla della figura di Immacolatella e di quanto sia stata importante per Arturo durante i
periodi di assenza del padre

ANALISI QUATTORDICESIMO SOTTOCAPITOLO, NIPOTE D’ UNA ORCHESSA?


Arturo si imbatte in una foto della nonna Tedesca, la quale è fortemente disprezzata dal padre.

ANALISI QUINDICESIMO SOTTOCAPITOLO, DONNE


Arturo esprime la sua opinione sulle donne, le quali reputa puerili e insignificanti.

ANALISI SEDICESIMO SOTTOCAPITOLO, LA TENDA ORIENTALE


Arturo descrive di come la madre gli manchi, di come sente il bisogno di lei e di come si sente
in colpa visto che è morta mettendolo al mondo.

ANALISI DICIASETTESIMO SOTTOCAPITOLO, ATTESE E RITORNI


Il protagonista rivela il perché non riesce ad allontanarsi dall’isola. Racconta del rientro del
padre il quale assume, anche pur non avendo visto il figlio per molti mesi un atteggiamento di
non curanza.

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