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di elsa morante
“Una piccola, criptica Achilleide resuscitata”
(Cesare Garboli,
Edizione Einaudi, ET SCRITTORI)
INTRODUZIONE
Scritto da Elsa Morante nel 1952, “L’isola di Arturo” è un romanzo di formazione che narra
la difficile vita del giovane protagonista. Viene pubblicato nel 1957 e nello stesso anno vinse
il Premio Strega
ANALISI
Il racconto è articolato secondo una ricca suddivisione in titoli.
Il titolo del romanzo, L'isola di Arturo, ci dice che la storia ha come oggetto uno spazio ben
preciso, di solito associato ad un'idea di chiusura, di intimità (l'isola), la cui appartenenza a
qualcuno è chiara (l'isola è di Arturo). Il sottotitolo iniziale, Re e stella del cielo, è più difficile
da capire immediatamente; rimanda comunque a due cose normalmente considerate
importanti, o elevate e preziose. Le vicende arrivano in una situazione di spannung, cioè a
momento di massima tensione, scena finale.
Il narratore del libro è interno cioè racconta la vicenda in prima persona (Io narrante).
La focalizzazione è il punto di vista cioè la prospettiva con cui è narrata la storia:
focalizzazione interna cioè il racconto è filtrato dalla prospettiva del protagonista. Lo spazio è
sia interno (la casa dei guaglioni, la casa di Assuntina, la grotta) e anche esterno (L’isola e il
mare di Procida).
L’autore fa prolessi, cioè anticipazioni, ma anche pause, nel quale il narratore riflette e
descrive.
Prevale il Discorso Diretto come il Discorso Indiretto. L'inizio del romanzo si caratterizza per
una entrata brusca nell'argomento. Non si spiega né chi parla, né qual è il soggetto della storia,
ma si comincia subito col fare incontrare il lettore col suo personaggio.
L’intero romanzo sviluppa il tema principale della crescita e della formazione: il protagonista
si evolve e cresce e attraverso le deludenti esperienze comprende di non vivere nella realtà
immaginaria creata dalla sua fantasia, ma in un duro mondo fatto di illusioni e delusioni. A
questo tema si aggiungono altri temi secondari, come quello della solitudine e della gelosia,
che sono i modi in cui si realizzano i rapporti interpersonali tra Arturo e gli altri personaggi.
Altro tema è il rapporto padre-figlio, fatto in questo caso di incomprensioni e indifferenza. A
questo si collega il tema dell’omosessualità , quando viene rivelata quella del padre nella
conclusione del libro.
PERSONAGGI
I personaggi più importanti del romanzo sono Arturo, il protagonista-narratore, e suo padre
Wilhelm. Personaggi secondari sono invece Silvestro, la balia di Arturo, e la matrigna
Nunziatella.
L’autrice dedica questa poesia, come l’intero libro, a se stessa; infatti l’intestazione “a Remo
N”, ovvero Remo Natales non è oltre che l’anagramma di Elsa Morante.
Le prime due quartine sono dedicate a Procida, la quale, viene definita come una stella nel
cielo Boreale e perciò intoccabile da qualsiasi insidia.
Nella terza quartina si parla di Arturo, definito dall’autrice come “il mio ragazzo”. In questa
quartina vengono nominati due personaggi della mitologia: Alessandro ed Eurialo. Essi sono
posti nella strofa per un paragone di maggioranza rispetto ai “giovinetti amici”, i quali,
proteggono il sonno del giovane Arturo.
Non tutti sanno che il Paride, il principe di Troia, viene chiamato anche Alessandro. Elsa
Morante nel suo brano, cita dunque, l’Odissea di Omero. Paride fu il secondogenito di Priamo,
re di Troia, e di Ecuba, regina anch’essa di Troia. La leggenda narra che il giovane Paride fu
abbandonato dai genitori dopo la sua esposizione alle profezie del monte Ida; egli visse da
pastore fin quando le dee Era, Atena e Afrodite non gli chiesero chi fosse la sua bella. Questo
litigio fu creato dalle dea della discordia Eris, la quale, non essendo stata invitata al
matrimonio di Peleo e Teti, lanciò il pomo d’oro. Questo pomo poteva essere posseduto solo
dalla più bella dell’Olimpo. Ritorniamo cosi a Paride; le dee, per farsi scegliere, promisero al
giovane qualcosa. In conclusione, Paride scelse Afrodite, ella gli aveva promesso la donna più
bella del mondo, Elena. Paride rapirà Elena, la quale si innamorò di lui per incantesimo, dando
inizio alla Guerra di Troia.
Eurialo invece è un personaggio che troviamo, in compagnia di Niso, nell’Eneide di Virgilio. La
vicenda narra che Niso ebbe l’idea di attraversare l’accampamento nemico per avvisare Enea.
Trovatisi in mezzo all’accampamento nemico, decidono di compiere un massacro e si danno
alla fuga. Ma Eurialo rimane affascinato dal ricco bottino e decide di portarlo con sé. Così i due
iniziano a fuggire nella foresta, seguiti dai cavalieri latini. Eurialo, impacciato a causa del
bottino, si perde e rimane indietro, mentre Niso riesce a fuggire. Il luccichio dell’elmo d’oro
che Eurialo ha rubato attira l’attenzione dei nemici, che lo accerchiano. Niso, accortosi della
mancanza dell’amico, torna sui suoi passi per cercarlo e lo vede accerchiato. Inizia a scagliare
dei giavellotti, uccidendo alcuni nemici. Volcente, il capo dei latini, incolpa Eurialo della strage
e lo trafigge. Niso si lancia nella mischia per aiutarlo, ma giunge troppo tardi e viene ucciso
anche lui, cadendo sul corpo dell’amico.
Infine, la frase “fuori del limbo non v'è eliso” è simbolo della condizione di Arturo. Il giovane
protagonista vive nello stato di quasi pre coscienza che è la fanciulezza in un macrocosmo
fuori dalla storia, come l’Isola di Procida.