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Elsa Morante

Aveva una tendenza ad un “attitudine contemplativa” per la quale veniva rapita dal momento della
creazione artistica, e rimanere assorta, in ascolto di sé stessa e del mondo. Dall altra parte aveva un indole
spigolosa, ritrosa a qualsiasi rapporto mondano letterario (in contrapposizione al temporaneo compagno
Moravia). Morirà nel 1985 dopo una vecchiezza sofferta, ella vede concretizzarsi quegli spettri che sin dagli
esordi giovanili avevano segnato il suo rapporto con la realtà, primo tra tutti questa ripulsa dell’
invecchiamento (non come percorso che conduce alla morte), ma lo scorrere inesorabile del tempo che
scava una ruga, imprime una sconcezza informe al corpo e che porta allo sfioramento. Questo genere di
turbamento che la Morante nutre, sono turbamenti che trovano espressione sin dai primi testi privati, in
particolare esiste un diario del 38 il quale è un diario onirico. È un diario che tiene per pochi mesi. La
Morante in questo testo privato, riversa turbamenti, sensazioni, riflessioni che poi rifluiscono nei testi
inventivi che lei compone.

Il mondo salvato dai ragazzini, nella nota iniziale di quest’ opera, la Morante dice “L’ autobiografismo non
è un seguito di fatti particolari e personali, ma l avventura di una coscienza che tende ad identificarsi con
tutti gli altri esseri viventi della terra”

L epilogo della vita di Elsa Morante, diede vita a tutti i turbamenti possibili. Dopo una rovinosa caduta che le
implico a restare immobile, tenta anche il suicidio. Vive ciò di cui aveva più terrore, ovvero la forza
profanate della malattia che rende sempre meno valido il vigore del corpo.

Ella proverà a farsi amico il dolore, e in parte riuscirà a raggiungere questa leggerezza per poi lentamente
perderla.

Anni '30 anni dell esordio (diario onirico che verrà pubblicato postumo, e i primi racconti)

Anni '40 primo grande romanzo Menzogna e sortilegio. Tratta del percorso di formazione di una donna
dall’ infanzia sino all’ età adulta. Percorso che il lettore non segue in presa diretta, ma li fa raccontare dalla
protagonista già adulta, questo è un espediente in lei molto ricorrente. Si tratta spesso di un racconto di un
percorso di crescita difficile che ci viene raccontato dai protagonisti già adulti. Va da sé che quando io
racconto di qualcosa che è già accaduto, spesso stravolgo, ometto determinate cose, aleggia sempre quindi
questa capacità di scrittura che mentre racconta e ricorda, nel frattempo crea. Mentre lei scrive quest’
opera, è costretta ad allontanarsi da Roma con Moravia.

1957 isola di Arturo, momento decisivo nella storia della Morante. Sono gli anni in cui lei sente di aver
sfiorato la leggerezza Sabiana. In questi anni verrà consacrata alla notorietà pubblica dalla quale lei però
preferisce tenersi lontana. Quest’ opera le porta la vittoria del premio Strega, alla quale ella però tiene
molto.

1963 Lo scialle andaluso (tra i testi a scelta). È una sorta di autoritratto intellettuale. Ella decide di operare
una selezione spietata di tutti i racconti che fin ora aveva pubblicato. Tra tutti sceglie solo quei raccontu che
le sembrano più esemplari della sua crescita personale fino al 63. Chiude questo cerchio con lo scialle
andaluso. Al centro di quest’ opera così come accade nella isola di Arturo, vi è la storia di una formazione.
Un ragazzino, Andrea, il quale in modo tormentato scoprirà cosa significa entrare nel mondo adulto,
esattamente come accaduto ad Elisa e Arturo.entrare nell’ eta adulta secondo la Morante implica il
compromesso con i sogni dell’ infanzia, primo tra tutti la mitizzazione delle figure genitoriali (la Morante
ebbe sempre un rapporto conflittuale con i propri genitori, la madre ebbe con i figli e con Elsa in
particolare, un rapporto distante. La Morante infatti marcherà spesso il suo bisogno di affetto. La madre
sostituiva le espressioni di affetto con l ostentazione del talento letterario della figlia, lei ricorda questi
momenti con grande tormento). Giunta allo scialle andaluso, ella ci mostrerà un Andrea che si dall’ infanzia
all’ eta adulta transiterà, che in questa transizione vivrà la mitizzazione, ma ciò non lo schiaccia, lo fa vivere
in modo molto più mesto, però la transizione si compirà.

La Morante forte di un maturato vigore, vuole confrontarsi con la società contro la quale si scaglia nella
conferenza pro o contro la bomba atomica

Seguira poi il mondo salvato dai ragazzini, dove contrappone i felici pochi i quali pur non avendo niente
hanno dato il loro corpo per un Ideale altissimo e gli infelici molti.

1974 La storia. Opera che si ispira al tema della seconda guerra mondiale. È ancora una volta la storia di
piccoli uomini.

Aracoeli, una storia dolorosa. È l ultimo testo prima della morte della scrittrice e qui prendono vita tutti i
suoi turbamenti.

Il diario (1938)

Leggiamo un passo in cui la Morante vede le analogie tra il sogno e il miracolo della creazione artistica.
“Che forse inventare non è altro che ricordare”

Leggiamo un altro passo in cui si esprimono al massimo i turbamenti della Morante che però col tempo si
andranno stemperando.

Lo scialle andaluso
Leggiamo la nota introduttiva dello scialle andaluso.

La Morante per tutta la vita tiene desto il rapporto con i suoi lettori. Per la Morante scrivere pensando ad
un interlocutore, fu una costante della vita, tanto che ella si serviva moltissimo di ciò che oggi chiamiamo
paratesto, ovvero note introduttive, prefazioni, postfazioni, note biografiche intrattiene un dialogo coi
lettori che procede dagli anni 30 fino alla fine.

La Morante ci dice che qualunque scrittore comunque narra la sua autobiografia perché vuoi o non vuoi
dentro ciò che scrive ci sono gli elementi fondanti del suo destino, a volte senza neanche saperlo e
negandolo.

La transizione dall’ infanzia all’ età adulta viene definita come la leggenda variopinta barbara e luminosa
dea vita che necessariamente incontra il rischio mortale della coscienza

I gatti sono protagonisti dei suoi racconti. Lei aveva una forma di simbiosi con alcuni gatti in particolare.
Pro o contro la bomba atomica
L arte è il contrario della disintegrazione, perché la sua gratificazione, la sua funzione è appunto quella di
impedire la disintegrazione della coscienza umana nel suo logorante e alienante uso col mondo.

Vengono ritrovati in un lager le poesie di un poeta ungherese Miklos Radnoti. Nell’ immaginario della
Morante, il lager diventa il modello supremo della città nel sistema della disintegrazione. Il lager diventa la
concretizzazione del malato sistema di vita collettiva. Miklos dice “ora la morte è un fiore di pazienza” dalla
morte attraverso la poesia il poeta sa che rinascerà, proprio dal cuore dell’ orrore.

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