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Christo Javašev (Gabrovo,1935-New York,2020) e Jeanne-Claude Denat de Guillebon

(Casablaca,1935-New York,2009), The Pont Neuf Wrapped, 1985, tessuto intrecciato in poliammide
sul Pont Neuf, mq 41.800, Parigi, Francia.
Christo e Jeanne-Claude sono considerati tra i più importanti artisti contemporanei, esponenti della
Land Art e del Nouveau Réalisme.
Per inserire l’opera all’interno di una cronologia rigorosa si deve risalire al 1979, momento in cui gli
autori ne pianificarono il progetto. Infatti come spesso accade per le opere d’arte contemporanea, e
in questo caso a causa di trattative burocratiche estenuanti, si deve tenere presente la richiesta di tempi
lunghi per l’esecuzione di alcune opere che talvolta posticipano la conclusione rispetto ad interventi
più recenti. In ogni caso gli artisti con questo intervento confermano una modalità di lavoro impostata
alla fine degli anni Cinquanta con i cosiddetti “pacchi”, estesi già dal 1968, con Berna e Spoleto, ad
una dimensione urbana che è arrivata a distanza di dieci, venti anni, a Parigi e Berlino.1
L’intervento, dopo la produzione di numerosi progetti e disegni da parte degli artisti, è stato messo
in opera da un gruppo di trecento lavoratori professionisti che hanno distribuito 41.800 mq di
tessuto in poliammide dall’aspetto setoso e di colore arenaria dorata attorno all’interno arco. 2 Il
tessuto era trattenuto da 13 chilometri di fune e assicurato da 12,1 tonnellate di catene d'acciaio che
circondavano la base di ciascuna torre, un metro sott'acqua.

La loro carriera nasce intorno agli anni Sessanta del Novecento nella Parigi del Nouveau Réalisme
dove la coppia comincia a creare i cosiddetti wrapped object, ovvero impacchettamenti di oggetti di

1
Cita tutte le opere.
2
Tutte le spese per The Pont Neuf Wrapped sono state sostenute dagli artisti come negli altri loro
progetti attraverso la vendita di disegni preparatori e collage, nonché opere precedenti
uso comune che, ricollegandosi all’esperienza dadaista del ready made, vogliono criticare il moderno
feticismo per l’oggetto. Molto presto questa modalità prenderà dimensioni titaniche tramite velamenti
che investono il paesaggio urbano e che si propongono di essere interventi gratuiti ed aperti alla
società tutta. Esempi. Tali potenzialità relazionali dell’arte sono messe in campo anche celando e
nascondendo temporaneamente il paesaggio naturale tramite chilometri di teli bianchi, nel caso della
Costa australiana, o tende arancioni nella valle nel Colorado, o ancora distese rosa di polipropilene
attorno ad undici isole nel Pacifico. Si tratta di tessuti che occultano, preservano e soffocano le cose,
uno schermo che ostacola lo sguardo, una membrana che trattiene la pressione dell’aria, che reagisce
al vento e alla luce, che svela nuove prospettive e potenzialità dell’oggetto, che ritrova e rinnova la
propria presenza. L’attenzione al paesaggio deriva sicuramente dall’esperienza statunitense di Land
Art, quando i suoi protagonisti escono dalle gallerie per trovare nuove potenzialità relazionali e sociali
dell’arte nel paesaggio e nel territorio. Ma la novità degli anni Settanta ed Ottanta come abbiamo
visto sarà quella di estendere trale processo all’interno della città.
Si tratta quindi di esperienze artistiche, spesso titaniche, svolte nello spazio condiviso che vogliono
coinvolgere un gruppo di persone che non coincide strettamente con il pubblico dell’arte, chiedono
un’interazione, desiderano generare riflessioni. Sono velamenti capaci di svelare nuove prospettive e
potenzialità dell’oggetto, che ritrova e rinnova la propria presenza.

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