Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Le esternalità sono presenti in molte delle interazioni che avvengono ogni giorno. Talvolta sono
localizzate e di portata limitata, come l’impatto sui vicini di casa se tenete il volume dello stereo
troppo alto o se il vostro cane è solito abbaiare spesso.
Le esternalità possono manifestarsi su scala molto più grande come nel caso del riscaldamento
globale o delle piogge acide.
Le esternalità sono un classico esempio di fallimento del mercato (un problema che induce
l’economia di mercato a generare un esito che non massimizza l’efficienza). Costituiscono una
classica giustificazione dell’intervento pubblico.
Le esternalità possono sorgere sia dalla produzione di beni sia dal loro consumo e possono
essere sia negative sia positive.
Il costo marginale privato (CMP) è il costo diretto per i produttori di produrre un’unità
addizionale di un bene. Il costo marginale sociale (CMS) si ottiene sommando il costo
marginale privato per i produttori più ogni altro costo associato con la produzione di quel bene ma
imposto ad altri.
Il beneficio marginale privato (BMP) è beneficio diretto che deriva ai consumatori dal consumo
di un’unità addizionale di un bene. Il beneficio marginale sociale (BMS) è il beneficio marginale
privato per i consumatori meno i costi associati al consumo imposti ad altri.
Ad esempio, il danno arrecato alla salute o al piacere di pranzare al ristorante è il costo del fumo
imposto ad altri.
Ogni punto sulla curva di offerta (O) di mercato per un bene rappresenta il costo marginale
privato (CMP).
Senza fallimenti di mercato, i costi sociali della produzione sono uguali ai costi per i produttori,
CMS = CMP.
In presenza di esternalità, tuttavia, questo approccio non è corretto, in quanto CMS = CMP + DM,
dove DM è il danno marginale arrecato ad altri da ciascuna unità di prodotto.
Ogni punto sulla curva di domanda (D) di mercato rappresenta il beneficio marginale privato
(BMP).
Le esternalità creano inefficienza perché una parte non paga per i costi, o non ottiene tutti i
benefici (netti), derivanti dalle sue azioni. La soluzione, perciò, è internalizzare le esternalità.
L’internalizzazione delle esternalità ha luogo quando, la contrattazione tra privati (o l’intervento
pubblico) porta il prezzo per una parte a riflettere pienamente i costi o i benefici esterni generati
dalle azioni di quella parte. Ad esempio, i pescatori potrebbero pagare il produttore di acciaio
perché riduca la produzione.
Il teorema di Coase afferma che i privati hanno la facoltà di risolvere il problema delle esternalità
ricorrendo all’internalizzazione delle esternalità. Lo Stato ha un ruolo molto particolare e limitato:
stabilire i diritti di proprietà.
2. La seconda parte afferma che la soluzione efficiente per un’esternalità non dipende da
come sono stati assegnati i diritti di proprietà, purché tali diritti siano stati assegnati a
qualcuno.
Le soluzioni coasiane presentano difficoltà di attuazione che rendono meno probabile il ricorso
ad esse quando molte persone sono coinvolte.
Il problema di attribuzione
Il problema di holdout – (mettersi di traverso, fare resistenza in modo strategico) può sorgere
quando i diritti di proprietà sono detenuti da più di un soggetto. I diritti di proprietà condivisi
danno a ogni proprietario un potere su tutti gli altri.
Come è possibile che 100 pescatori effettivamente si mettano insieme ed escogitino che cosa
chiedere o che cosa pagare all’impresa siderurgica?.
Imposte correttive – (per scoraggiarne l’uso). Lo Stato può tassare il produttore per un ammontare
DM per ogni unità prodotta. Questo tipo di tassazione correttiva è spesso chiamata “imposta
pigouviana”, dal nome dell’economista A.C. Pigou, che ha suggerito questo approccio per
risolvere il problema delle esternalità.
Sussidi – Lo Stato può ottenere lo stesso risultato intervenendo con un sussidio per incoraggiare
l’uso.
I policy maker spesso usano questa pratica anche per combattere esternalità negative,
sovvenzionando le alternative all’attività che produce esternalità. La forma più comune di queste
politiche è costituita dai crediti d’imposta o altri benefici.
La regolamentazione di quantità ignora il fatto che gli impianti hanno differenti costi marginali di
riduzione dell’inquinamento.
Le imposte pigouviane determinano una produzione efficiente aumentando il costo dell’input
dell’entità del suo danno esterno e quindi portando i costi marginali privati al livello dei costi
marginali sociali.
Le imposte sono preferite alla regolamentazione quantitativa, con equa distribuzione di riduzioni
tra gli impianti, perché danno agli impianti più flessibilità, permettendo la scelta del livello
efficiente.
Se il prezzo (imposta) = DM, le imprese inquineranno fino a che CMS = CMP; fissare il prezzo
richiede solo la conoscenza di DM.
Ma se il danno marginale fosse sconosciuto o non costante, anche stabilire l’imposta sarebbe
difficile.
La scelta degli strumenti varia a seconda che lo Stato voglia ottenere il giusto ammontare di
riduzione dell’inquinamento o voglia minimizzare i costi.
Conclusioni – Le esternalità sono la classica risposta a una delle domande fondamentali della
scienza delle finanze, ossia quando è giustificato l’intervento dello Stato. Quando l’azione di una
parte influenza un’altra parte, e la prima non compensa pienamente l’altra per l’effetto
provocato, allora il mercato ha fallito e l’intervento dello Stato è giustificato.
Il discorso ci porta naturalmente all’altra domanda posta dalla scienza delle finanze, ossia come
può aver luogo l’intervento dello Stato.
A disposizione dello Stato si trovano due classi di strumenti atti ad affrontare le esternalità:
misure basate sul prezzo (imposte e sussidi) e misure basate sulla quantità
(regolamentazione).
Quale di questi metodi porta all’esito più efficiente dipende dai fattori quali l’eterogeneità delle
imposte che devono essere regolate, la flessibilità nella regolamentazione della quantità e
l’incertezza dei costi della riduzione delle esternalità.