La regola del gusto David Hume Hume appartiene alla corrente dell’empirismo
inglese: Empirismo è contrapposto al razionalismo. Empirismo deriva da emperìa, che
significa esperienza. Quindi la fonte unica o principale della nostra conoscenza è l’esperienza. Noi facciamo conoscenza tramite l’esperienza dei nostri cinque sensi. Il razionalismo è l’idea secondo cui la fonte e il modello principale o unico della nostra conoscenza è la ragione. Gli empiristi ritengono che si può veramente conoscere ciò che si può vedere, toccare, sentire, cioè tutto ciò che ha a che fare con la nostra esperienza diretta. Tutto quello che succede nella nostra testa, noi non possiamo farne esperienza come possiamo fare esperienza del tavolo. Non posso fare esperienza ne dell’idea metafisica né dell’idea matematica. Abbiamo quindi il modello delle scienze sperimentali. Quando uno scienziato fa un esperimento osserva. I razionalisti pensano che invece i sensi ci ingannano. Abbiamo il tipico esempio del bastone che sembra spezzato nell’acqua. Quindi visto che i sensi ci ingannano e noi non possiamo sapere se siamo ingannati dai sensi oppure no, abbiamo bisogno di altri criteri per poter conoscere. La conoscenza più certa ed evidente di tutte è il modello matematico. (Il nostro modello scientifico è una combinazione di queste due elementi: visione del mondo matematica sperimentale. In filosofia la combinazione di questi due filoni è effettuata da Kant) I filosofi dell’empirismo: Locke, Berkley e Hume \ Kant Filosofi del razionalismo: ∕ Cartesio, Spinoza e Leibniz “The standard of taste” (1757) p 11. “La grande varietà dei gusti e delle opinion che si ritrova nel mondoè troppo evidente per non essere già stata universalmente osservata. (…) coloro che possono allargare la loro visuale fino a considerare nazioni lontane e epoche remote sono ancor più sorpresi della loro grande discordanza e del loro contrasto” Si parte con un’osservazione empirica. Si ha la constatazione empirica della varietà di opinioni riguardo al gusto. Ma Hume dice qualcosa in più: tra persone che stanno nello stesso ambiente, nello stesso paese ecc. queste differenze possono già essere molto forti. Se uno però considera dimensioni ancora più lontane, come ad esempio nazioni lontanissime, o epoche storiche lontanissime, questa differenza di gusti sarà ancora più drammatica. “Noi siamo propensi a chiamare barbaro tutto ciò che si allontana grandemente dal nostro gusto e dalla nostra comprensione” Cos’è il cattivo gusto? Il gusto degli altri. Il cattivo gusto non è mai il nostro. Ognuno è sicuro che il proprio gusto è quello giusto. Quindi quando denominiamo qualcuno barbaro, o un’intera cultura barbara poiché il loro gusto è diverso dal mio questo ci si rivolge contro, perché loro faranno altrettanto nei miei confronti. “Se questa varietà di gusti appare evidente anche all’osservatore più superficiale, si scoprirà, esaminandola, che è ancora più grande in realtà di quanto non lo sia in apparenza” La differenza tra i gusti è più grande nella realtà di quanto non sembri, e già sembra molto grande. Le parole che noi usciamo per designare ciò che è bello e ciò che è brutto sono più o meno le stesse. Se io utilizzo il termine elegante siamo tutti d’accordo che questo termine si riferisce ad una qualità estetica positiva. Su questo non c’è discussione. I termini del nostro discorso sono li stessi. Ma quando analizziamo che cosa ognuno di noi intende per elegante, è li che iniziano i problemi. “Quando la critica scende ai particolari, questa apparente unanimità svanisce, e si scopre che si erano conferiti significati diversissimi alle medesime espressioni”. Hume porta un esempio riferito alla scrittura. Se andiamo a vedere ciò che ognuno di noi intende per elegante ognuno la pensa in modo diverso. Quindi la differenza di gusto è ben più maggiore di quello che appare. p 12. Hume a conclusione del secondo paragrafo del testo fa una distinzione tra due aree: Gusto Opinione e scienza 1. Accordo sui principi generali 2. Disaccordo sui particolari 3. Varietà maggiore in realtà che in apparenza 4. La spiegazione dei termini crea disaccordo 1. Disaccordo sui principi generali 2. Accordo sui particolari 3. Varietà maggiore nell’apparenza che nella realtà 4. La spiegazione dei termini crea accordo Nelle opinioni al di la delle differenze generali, nei fatti particolari possiamo avere opinioni molto molto simili; per quanto riguarda le questioni di estetica invece è l’opposto. “In tutte le cose che sono argomento di opinion e di scienza (…) di solito basta una spiegazione dei termini usati per porre fine alla controversia”. Hume parte constatando la grande varietà dei gusti, aggiungendo che questa esiste già tra persone che vivono nello stesso ambiente, educate nello stesso modo, e a maggior ragione esiste se estendiamo lo sguardo a realtà differenti e a epoche storiche molto lontane. Si constata la grande varietà di gusti e opinioni. Hume contrappone il gusto all’opinione e scienza: 1. Secondo Hume nel gusto si ha un accordo sui principi generali, ma quando scendiamo al particolare abbiamo disaccordo. Questo significa che tutti quanti apprezziamo per dire l’eleganza come principio generale. In linea di principio siamo tutti d’accordo che l’eleganza sia una cosa buona. Ma quando scendiamo nel particolare e definiamo che cosa è elegante iniziano i disaccordi, in quanto attribuiamo significati differenti alla medesima espressione. Nell’opinione e la scienza abbiamo l’opposto. Un profondo disaccordo sui principi generali, come tra i sostenitori di opinioni politiche diverse, ma nei casi specifici e concreti è più facile trovarsi in accordo. Hume afferma che quando i termini utilizzati vengono spiegati allora si pone fine alla controversia. 2. Nel gusto la varietà è maggiore in realtà che in apparenza. Cioè potrebbe sembrare che già all’apparenza via sia una grande varietà di gusti. Questo è maggiore nella realtà. Nell’opinione avviene il contrario. 3. La spiegazione dei termini nelle questioni di gusto crea maggior disaccordo. Mentre in questione di opinione, se abbiamo opinioni diverse questo spesso dipende dal fatto che allo stesso termine diamo definizioni differenti, quindi se chiariamo l’uso dei termini il disaccordo diminuisce. Nel gusto avviene il contrario: quanto più chiariamo i termini più aumenta il disaccordo. p 13. La moralità: abbiamo la stessa tesi che Hume sostiene per il gusto anche a proposito dell’etica se pensiamo che questa sia fondata sul sentimento (si può pensare che questa magari è fondata sulla ragione, come in Kant). La morale di tipo sentimentale si avvicina al gusto poiché in entrambi si verifica la stessa cosa, cioè l’accordo sui principi generali e non nei particolari. Ad esempio in apparenza siamo tutti d’accordo che la giustizia sia una buona cosa, ma se andiamo a definire la giustizia ognuno avrà un’opinione differente. p 14. Visto che c’è così tanta varietà di gusti che è addirittura maggiore nella realtà di quanto essa appare, e non riusciamo a risolverla chiarendo i termini, anzi così la varietà aumenta, allora è naturale cercare una regola del gusto. “è naturale che noi si ricerchi una regola del gusto, una regola mediante la quale possano venire armonizzati i vari sentimenti umani, o almeno una decisione che, una volta espressa, confermi un sentimento e ne condanni una altro”. Regola del gusto: da un lato punta ad avere armonia. Abbiamo tanti gusti differenti, se noi riusciamo a trovare una regola del gusto, uno standard, sarà possibile almeno in parte riconciliare tale varietà di gusti. è possibile che anche se troviamo una regola del gusto qualcuno si rifiuti di seguirla, comunque così si stabiliscono i sentimenti giusti e quelli meno giusti. Questa regola ci dice che chi giudica in un certo modo comunque sta sbagliano, da quindi la possibilità di una critica che si può fare solo a partire da un principio, una regola, altrimenti tutti è relativo. Opinione relativista: Hume parte dall’opinione che è impossibile avere una regola del gusto. Quando Hume parla di questa filosofia non sta parlando della propria. Egli sta parlando di un punto di vista relativista. Cioè ogni valore di qualunque tipo è relativo al soggetto. Ognuno ha una propria definizione di buono, bello ecc. quindi non so no comparabili tra di loro, visto che tutto è relativo al punto di vista del soggetto. Qui Hume sta discutendo sul relativismo, secondo cui è impossibile avere una regola del gusto. “Tutti i sentimenti sono giusti, perché il sentimento non si riferisce a nulla oltre se stesso, ed è sempre reale ogniqualvolta lo si provi” Il relativismo sostiene che il giudizio sia completamente differente dal sentimento. Secondo tale filosofia tutti i sentimenti sono giusti, poiché non si riferisce a nulla oltre se stesso, mentre non tutte le determinazioni dell’intelletto (facoltà attraverso la quale formuliamo giudizi) sono giuste, in quanto si riferiscono a qualcos’atro oltre loro stesse. Se io dico X è bello, X mi piace quindi esprimo un sentimento, secondo il relativismo è sempre vero, poiché io parlo di un mio sentimento, di un sentimento relativo a me. Io provo un sentimento di piacere contemplando X e questo nessuno può negarlo in quanto si riferisce solo a me. I giudizi dell’intelletto invece possono essere veri o falsi, in quanto si riferiscono a cose che stanno nella realtà. Ad esempio se affermo che la terra è piatta io esprimo un giudizio su dei fatti. Questo può o no rappresentare la realtà dei fatti. La terra è piatta è falsa. Quindi il sentimento avendo solo a che fare con se stesso è sempre vero, il giudizio che ha a che fare con qualcosa che va al di la di se stesso e può essere vero o falso. Nel giudizio solo uno è vero, solo una sarà la forma della terra, dobbiamo accertarsi quale sia. Ma i sentimenti possono essere tutti giusti. Solo un’opinione circa la forma della terra può essere giusta. Ma i sentimenti sono tutti veri. Questo poiché nel primo caso parliamo dell’oggetto (in questo caso della terra), nel secondo caso parliamo del soggetto. “La bellezza non è una qualità delle cose: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza” Dal punto di vista della sintassi abbiamo la stessa forma: S è I la terra è piatta, il tavolo è bello Ma ne “il tavolo è bello” io parlo del mio sentimento di piacere, o di dispiacere, non esprimo una qualità dell’oggetto, questo perché la bellezza non è qualità delle cose. Quindi dire che la terra è piatta e il tavolo è bello, nonostante la stessa sintassi, sono due giudizi molto differenti. Io posso fare un analisi fisica della terra e vedere che forma ha, non posso fare lo stesso sulla bellezza del tavolo. Per Hume la bellezza è negli occhi di chi guarda, e non nell’oggetto. Quindi ogni individuo non deve pretendere che gli altri privino i suoi medesimi sentimenti, questi sono tutti veri poiché si riferiscono al soggetto e non all’oggetto. “Ogni individuo dovrebbe appagarsi del proprio sentimento, senza pretendere di regolare quello altrui” Hume afferma che il dolce e l’amaro non sono proprietà delle cose. Ci sono delle proprietà, quelle che hanno a che fare con i nostri sensi, che non sono degli oggetti, ma sono in noi. Queste sono qualità secondarie e le distingue dalle qualità primarie, che sono dell’oggetto: Il tavolo è lungo 5 metri: qualità primaria, dell’oggetto Le qualità secondarie sembrano essere dell’oggetto ma sono del soggetto, come ad esempio il caldo e il freddo. Se io sono a due metri da un fuoco questo mi riscalda, è piacevole, ma se sono a 2 cm questo mi brucia e non è piacevole. Quindi il cado non è nel fuoco ma è l’effetto che provoca su di me. Così il dolce e l’amaro. Io posso percepire come dolce qualcuno che percepisce come amaro, o lo stesso soggetti in momenti differenti può percepire una cosa prima dolce poi amara (a seconda di quello che si è mangiato prima, se siamo malati ecc.) quindi è inutile la disputa sui gusti. Se la bellezza è negli occhi di chi guarda è inutile discuterne. Si ha un gusto corporeo: dolce amaro Si ha un gusto dello spirito: bello brutto p 15. Hume introduce poi uno stacco rispetto al relativismo Il senso comune ci dice da un lato che tutti i gusti sono veri, tuttavia dall’altra parte il senso comune ci dice tutti i gusti sono gusti ma se mi dici che il cinepanettone ha lo stesso valore estetico di un film di Tarantino, il senso comune mi dice che c’è qualcosa di sbagliato, che non va. “sebbene vi siano alcuni che accordano la preferenza a quei primi autori, nessuno prende sul serio un simile gusto, e si bolla senza esitazione come assurdo e ridicolo il sentimento di questi presunti critici” Quindi quantomeno in certi casi il principio della relatività dei gusti non è del tutto convincente. Nel caso in cui ho un paragone tra una grande poesia e una brutta copia di quella poesia e qualcuno mi dice che la seconda è migliore