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La ricerca bibliografica

L’argomento del corso sono le tecniche per svolgere una ricerca bibliografica di argomento
musicale – musicologico. In particolare:

1) Come rintracciare le informazioni bibliografiche su di un argomento

2) Come accedere fisicamente alle informazioni bibliografiche rintracciate

3) Come redigere una bibliografica che elenchi le informazioni bibliografiche rintracciate

Fonti primarie e fonti secondarie


Una distinzione importante è quella da fare tra fonti primarie e fonti secondarie.

Le fonti primarie sono quelle che racchiudono direttamente l’oggetto della nostra ricerca; quelle
secondarie sono quelle che ci danno informazioni su di essa, da parte di altri che ne hanno parlato.
Per esempio, per una ricerca su di un libro di madrigali di Marenzio fonti primarie sono le varie
edizioni di questo libro di madrigali e gli eventuali manoscritti che contengono madrigali che
compaiono in questo; fonti secondarie sono saggi, libri, articoli che parlano del libro di madrigali in
oggetto, e – potenzialmente – di tutti quegli aspetti che possono avere rapporti con i madrigali di
Marenzio (studi su Marenzio, anche se non centrati in particolare sul libro di madrigali che ci
interessa; studi sul madrigale rinascimentale in generale; studi sulla tecnica compositiva
cinquecentesca…).

A seconda dell’oggetto della ricerca, uno stesso saggio può essere a volte fonte primaria e a volte
fonte secondaria. Per esempio, se l’oggetto della ricerca è il Don Giovanni di Mozart, la Lettura del
Don Giovanni di Massimo Mila è una fonte secondaria; se invece l’oggetto è la produzione
musicologica di Massimo Mila, il saggio sul Don Giovanni diventa una fonte primaria.

La ricerca bibliografica si interessa sia delle fonti primarie che di quelle secondarie: quelle primarie
perché individuarle serve a delimitare l’oggetto dello studio, quelle secondarie perché è
necessario sapere cosa è già stato detto su di un determinato argomento.

Enciclopedie musicali correnti


La prima ricognizione da compiere è quella di una o più voci delle una enciclopedie specializzate. È
da tenere presente che le enciclopedie – come qualsiasi prodotto della cultura umana – sono
influenzate dall’ambiente culturale in cui sono nate, inteso sia come localizzazione cronologica che
come localizzazione geografica. Per questo è utile consultare enciclopedie redatte in diverse
nazioni, oltre che in diversi periodi storici (vedi più avanti, enciclopedie storiche). Una voce di
enciclopedia, oltre ad un primo approccio ad un determinato argomento, fornisce alcuni strumenti
come la bibliografia (che ovviamente è cronologicamente limitata dal periodo di redazione
dell’enciclopedia) e, nel caso di voci relative a compositori di una certa importanza, l’elenco delle
opere. Le enciclopedie più importanti pubblicate in tempi abbastanza recenti sono tre:

• DEUMM (Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti)

• New Grove

• MGG (Die Musik in Geschichte und Gegenwart)

DEUMM

Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, diretto da Alberto Basso,
UTET, Torino. Il Lessico (4 vol., 1983-1984); Le biografie (8 vol, 1985-1988); Appendice 1990;
Appendice 2005; I titoli e i personaggi (3 volumi, 1999), Storia della Musica e cronologia (5 volumi,
2004-2005)

Il DEUMM è la più importante enciclopedia musicale italiana; il direttore editoriale è Alberto


Basso, figura di grandissima importanza per la musicologia e la bibliografia musicale italiana. Il
DEUMM adotta una divisione in due parti:

Nella prima, di natura lessicale, confluiscono le voci relative alla terminologia musicale, a forme e generi, a
strumenti e luoghi (paesi e città), a correnti e periodi storici, alle figure della danza accademica, alla metrica e
ai generi letterari, alla liturgia e all’acustica; una particolare attenzione è stata rivolta al mondo della musica
popolare e della musica extra-europea in tutti i suoi aspetti (dai sistemi musicali all’organologia, dalle
espressioni della danza alle strutture rituali) […] una trattazione particolarmente ampia è stata riservata a
voci di tipo «elencatorio» come Biblioteche musicali, Dizionari, Festschrift, Festival, Inni nazionali, Manoscritti
– e voci similari come Chansonnier (I), Intavolatura, Liederbuch, Virginal book – Musei di strumenti musicali,
Musicologia, Periodici, Premi e concorsi, Repertori bibliografici, Scuole musicali, Società e istituzioni musicali,
Stampa musicale e soprattutto a Monumenti musicali, nella quale ultima sono state elencate in dettaglio le
pubblicazioni musicali di valore «storico», specificandone editori e curatori, anche in considerazione del fatto
che negli articoli relativi ai compositori non si è ritenuto opportuno segnalarne le edizioni delle musiche, fatti
salvi i casi (un centinaio) degli autori più importanti per i quali è stato inserito un paragrafo sulle edizioni
antiche e moderne
La seconda sezione, a carattere biografico, comprende oltre 20.000 voci (e 2.000 rimandi) relative a
compositori e trattatisti, interpreti e cantanti, danzatori e coreografi, musicologi e scrittori, filosofi e scienzati,
editori e stampatori, scenografi e registi, librettisti e impresari, fabbricanti di strumenti e organologi e quante
altre personalità della storia hanno avuto rapporti con il mondo musicale. […]1

Su questa citazione va fatta una considerazione: il carattere «elencatorio» di molte delle voci
nominate non è un valore assoluto, ma una scelta della redazione, che preferisce conferire ad un
dato argomento un taglio particolare (per capire come uno stesso argomento possa avere
interpretazioni completamente diverse si confronti, ad esempio la voce Stampa musicale del
DEUMM con quella Musical print del New Grove: la prima consiste soprattutto in un repertorio
degli editori musicali del mondo, con un carattere, di elenco bibliografico; la seconda esamina
invece lo sviluppo delle tecniche della stampa musicale nei secoli. Se la seconda impostazione dà

1
DEUMM, Il lessico, Vol. 1, Prefazione, p. IV
molte più informazioni per capire l’importanza della stampa musicale nella storia della musica, la
prima dà invece informazioni difficilmente reperibili altrove se ci si interessa del singolo editore, o
anche, molto spesso, per riuscire a collocare una stampa di un compositore nel momento e nel
luogo geografico giusto).

Il DEUMM sfrutta in parte del materiale proveniente da una precedente opera editoriale
dell’UTET: La musica, divisa in Enciclopedia storica (4 volumi di saggi di una certa ampiezza su
argomenti maggiori) e Dizionario (2 volumi di brevi voci su argomenti minori. I compositori
all’epoca viventi venivano, per scelta editoriale, trattati nel Dizionario) e pubblicata nel 1966.
Alcune voci, perciò non risalgono alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, ma alla metà degli
anni Sessanta.

Sia le voci del Lessico che quelle delle Biografie sono corredate da una bibliografia essenziale,
molto utile per reperire i testi più importanti dove cominciare ad approfondire un argomento.
Ovviamente la bibliografia si arresta alla data di pubblicazione del volume.

Per le voci relative ai compositori, in particolare i più importanti, un sussidio molto utile è dato
dall’elenco delle opere, corredato – a secondo dello spazio che la redazione ha deciso di riservare
alla voce – di diverse informazioni: numero di catalogo tematico, organico, data di composizione,
prima edizione, edizione critica di riferimento…

I 35 anni abbondanti intercorsi dalla pubblicazione dei primi volumi cominciano ad essere un
periodo di tempo importante, ancora di più se si considera quanto detto a proposito del riutilizzo
di materiali originariamente pubblicati ne La Musica; i due volumi di Appendice, che hanno
l’intento di fornire un aggiornamento, non riescono in realtà a colmare la distanza temporale,
perché l’aggiornamento che riescono ad assicurare è molto relativo.

I titoli e i personaggi, pubblicato alcuni anni dopo la conclusione del DEUMM, è un dizionario che
raccoglie lemmi dedicati a tutti i titoli che si possono trovare nelle composizioni musicali:
principalmente opere e oratori, ma non solo: per esempio, in una pagina sono elencati: All’aria
aperta, Suite per pianoforte di Béla Bartók; Alla riva del Tebro, Madrigale a 4 voci di Giovanni
Pierluigi da Palestrina; Alla rustica, concerto in sol maggiore per orchestra d’archi e bc di Antonio
Vivaldi (RV 151); All’aure in una lontananza, composizione per flauto solo di Salvatore Sciarrino;
L’allegra brigata opera in tre atti libretto e musica di Gianfrancesco Malipiero; Allegro barbaro,
brano per pianoforte di Béla Bartók; Allegro brillante Balletto in un atto, coreografia di George
Balanchine su musica tratta dal Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 op. 75 di Ciaikovskij;
L’allegro, il pensieroso e il moderato, oratorio in tre parti, musica di Georg Fredrich Haendel, testo
di Charles Jennens; Allein Gott in der höh sei Ehr (Sia gloria a Dio nell’alto dei cieli), corale luterano.
Le composizioni raccolte sono quindi delle più varie (sono compresi anche trattati teorici). Spesso i
titoli – soprattutto per le opere sei-settecentesche – sono raggruppati sotto voci complessive; così
per esempio la voce Argonauti raccoglie tutti i titoli relativi non solo agli Argonauti, ma anche a
Giasone e a Medea (i titoli raggruppati sono: Giasone, Medea vendicativa, Medea in Atene, La
conquista del vello d’oro, Gli argonauti in viaggio, Jason, Médée…). In questa maniera si riescono a
trovare anche i rapporti tra opere che hanno titoli diversi, fatto questo particolarmente
importante per le opere che corso del tempo sono state rappresentate con diversi titoli, anche se
il libretto musicato è sempre lo stesso (per esempio, l’Alessandro nell’Indie di Metastasio è stato
rappresentato anche con i titoli Poro, Cleofide e La generosità di Alessandro)

I titoli e i personaggi è corredato da un indice analitico, che riporta in ordine alfabetico tutti gli
autori citati con i riferimenti alle opere esaminate, e da due appendici: la prima dedicata ad Arie,
cori e pagine varie di opere teatrali, oratori e cantate, la seconda ai personaggi delle opere e degli
oratori. Entrambe sono molto utili (soprattutto in ambito di ricerca delle fonti, per identificare a
quale composizione appartiene un’aria), anche se ovviamente riescono a coprire soltanto una
minima parte del repertorio investigato.

New Grove

Quella conosciuta sotto il nome di Grove è la più importante enciclopedia musicale di lingua
inglese, e ha una lunga storia editoriale. La prima edizione di A Dictionary of Music and Musicians
edito da Sir George Grove è stata pubblicata tra il 1878 e il 1889. Sotto il nome di Grove’s
Dictionary of Music and Musicians ha avuto cinque edizioni fino al 1954. Nel 1880 è stata
pubblicata la prima edizione del New Grove’s Dictionary of Music and Musicians; la seconda
edizione, quella attuale, in 29 volumi, è stata pubblicata nel 2001.

Il New Grove, a differenza del DEUMM e dell’MGG (vedi appresso), non è diviso in due sezioni
(soggetti musicali e biografie), ma è organizzato in un’unica serie alfabetica, che comprende sia i
soggetti di interesse musicale che le voci relative ai compositori. Una importante risorsa, usata
soprattutto per i compositori sei-settecenteschi, è l’indicazione delle biblioteche che conservano i
testimoni manoscritti delle composizioni. Le biblioteche sono indicate attraverso le sigle RISM (per
il RISM, vedi appresso), che sono una maniera concisa di indicare le biblioteche che conservano
fondi di interesse musicale. Una sigla RISM è formata da tre elementi: l’indicatore della nazione,
quello della città e quello della biblioteca. I primi due sono in maiuscolo e sono separati da un
trattino, il terzo è in minuscolo e segue immediatamente l’indicatore della città (può essere
assente se in una città è presente una sola biblioteca). Così per esempio GB-Lbl indica la British
Library di Londra (GB = Great Britain; L = London; bl = British Library) I-FERcon indica la biblioteca
del conservatorio di Fermo (I = Italia; FER = Fermo; con = conservatorio), I-Mc indica la biblioteca
del conservatorio di Milano (M = Milano; c = conservatorio. Si noti che non sempre a uguale parola
corrisponde uguale sigla: conservatorio è siglato con per Fermo e c per Milano), I-MC indica la
biblioteca dell’Abbazia di Montecassino (MC = Montecassino; alcune volte l’identificativo di
biblioteca in minuscolo manca).

A fianco all’enciclopedia generale, sono stati pubblicati diversi dizionari dedicati a soggetti
specifici: Opera, Musical Instruments, Jazz, Popular Music, che costituiscono approfondimenti, ma
limitati agli aspetti dei singoli temi (per esempio, nel New Grove Opera Beethoven viene trattato
solo in quanto autore del Fidelio, e delle altre musiche legate alle rappresentazioni – musiche di
scena, oratori…). Il New Grove – Second Edition è anche consultabile online.
MGG

L’MGG (Die Musik in Geschichte und gegenwart) è un enciclopedia di lingua tedesca. La prima
edizione venne pubblicata tra il 1949 e il 1968 (senza contare due volumi di aggiornamento e gli
indici; la seconda edizione, l’ultima, è in 27 volumi ed è stata pubblicata tra il 1994 e il 2007. È
divisa in due sezioni, come il DEUMM (Sachteil – soggetti, equivalente al Lessico – e Personenteil –
equivalente alle Biografie); anche l’MGG riporta, negli elenchi delle opere, le localizzazioni dei
manoscritti per mezzo delle sigle RISM. La seconda edizione dell’MGG è consultabile anche online.

Enciclopedie musicali storiche


Oltre alle enciclopedie più aggiornate, è utile consultare anche le enciclopedie storiche, quelle che
si sono succedute nel corso del tempo. Le loro consultazione è utile per diversi ordini di motivi:

1) Le enciclopedie storiche generalmente trattano in maniera più approfondita quello che è a


loro più vicino, in senso sia cronologico che geografico. Perciò, per esempio, sulla
Biographie Universelle des musiciens di Fétis (per una descrizione di questo e degli altri
titoli di enciclopedie storiche vedi più avanti) si trovano notizie su personalità francesi della
prima/seconda metà dell’Ottocento, a seconda dell’edizione consultata (autori, cantanti
strumentisti ecc.) che magari su enciclopedie più moderne sono scomparse

2) Ogni opera dell’intelletto umano risente delle condizioni culturali in cui è stata creata, e
questo è valido anche per le enciclopedie musicali. La valutazione critica di un compositore
varia a seconda dell’epoca e del luogo (non necessariamente con una valutazione migliore
o peggiore: per esempio Beethoven o Mozart sono sempre stato considerati musicisti di
valore eccelso, ma il discorso critico su di loro è variato molto tra l’Ottocento e oggi), e
quindi un’enciclopedia storica permette di avere una visione su qual era il pensiero critico
su di un argomento in un determinato momento storico.

3) Come abbiamo visto nel caso del New Grove e di MGG, le enciclopedie musicali sono anche
un ausilio per rintracciare le fonti primarie (in particolare le fonti manoscritte). Il periodo
della seconda guerra mondiale ha portato a distruzioni e spostamenti, e i riferimenti delle
enciclopedie storiche (in particolare il Quellenlexikon di Eitner, e in una certa misura la
Biographie di Fétis) consentono di vedere qual era, per le fonti primarie, la situazione al
secondo conflitto mondiale.

Le enciclopedie musicali storiche compaiono assieme alla nascita di una prospettiva storiografica
nel campo della musica. Rispetto ad altre discipline (per esempio letteratura, arte) la nascita di
una prospettiva storiografica musicale è parecchio più recente, risalendo alla fine del Settecento.
Nella prima metà dell’Ottocento nascono le prime enciclopedie musicali, tentativo di
sistematizzazione di quanto si andava man mano scoprendo in campo storico. La principale
ragione per questo ritardo della nascita di una storiografia musicale va cercata nel fatto che la
musica fino alla seconda metà del Settecento era vista esclusivamente in funzione di un uso
immediato, e quindi difficilmente le musiche sopravvivevano ai propri autori (casi emblematici,
Bach e Vivaldi, che vennero quasi completamente dimenticati dopo la morte). Per questo motivo,
per tutta la musica precedente alla seconda metà del Settecento si può parlare di una riscoperta,
seguita ad un periodo più o meno lungo di oblio; per la musica precedente a quella del
Cinquecento si deve aggiungere anche il problema della notazione diversa da quella moderna, che
rendeva ancora più difficile la fruizione.

I titoli più importanti da considerare sono, in ordine cronologico:

LICHTENTHAL, Peter, Dizionario e bibliografia della Musica, Antonio Fontana, Milano, 1828. 4 vol.

È formato da due volumi di dizionario terminologico (sullo stile del Lessico del DEUMM) e due di
bibliografia, organizzata per argomenti.

FÉTIS, François-Joseph, Biographie Universelle des musiciens et bibliographie générale de la


musique, I ed. Leroux, Bruxelles, poi Cans et Compagnie, Meline, 1835-1844, 8 vol.. II ed. Firmin-
Didot, Paris, 1860, con diverse ristampe successive. Supplément et complément publiés sous la
direction de Arthur Pougin , Firmin-Didot, Paris, 1878-1881, 2 vol.

Come suggerisce il titolo, riporta esclusivamente voci biografiche, con una parte del lemma
dedicato alla vita del personaggio in oggetto, ed un’altra all’elenco delle opere. È un dizionario a
volte prezioso perché riporta notizie ignote ad altri repertori; come è abbastanza frequente nella
produzione dei bibliografi ed eruditi di quel periodo, Fétis è però piuttosto lacunoso nella citazione
delle fonti da cui trae le notizie, il che a volte rende difficile capire se le informazioni riportate
sono degne di fede oppure no.

EITNER, Robert, Biographisch-Bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten


der christlichen Zeitrechnung bis zur Mitte des neunzehnten Jahrhunderts, Breitkopf & Härtel,
1900-1905, 10 vol.

Il Quellen-Lexikon di Eitner è la prima opera che compie una sistematica ricognizione delle fonti
musicali. Il lemma è organizzato con brevi notizie biografiche, seguite da un elenco delle
composizioni conosciute, con l’indicazione delle biblioteche dove i testimoni sono conservati.
L’importanza di questo primo tentativo di censimento delle fonti musicali è tale che è stato detto
che il Quellen-Lexikon segna la nascita della musicologia moderna. Il progetto iniziato in termini
pioneristici da Eitner verrà poi proseguito, con altri mezzi ed in una ben diversa situazione geo-
politica, dal RISM
SCHMIDL, Carlo, Dizionario universale dei musicisti. I edizione Ricordi, Milano, 1 volume pubblicato
in fascicoli tra il 1887 e 1890; II edizione Sonzogno, Milano, 1928-1929, 2 volumi. Ristampata nel
1936-1937 con un supplemento del 1938.

La seconda edizione dello Schmidl (molto più vasta e completa della prima) è preziosa per la
conoscenza dell’ambiente musicale italiano della prima metà del Novecento, e costituisce a
tutt’oggi una fonte dove reperire notizie altrimenti praticamente introvabili.

Tutte le enciclopedie storiche (assieme a molti altri titoli) sono consultabili nella base dati online
RILM Music Encyclopedias (vedi più avanti)

Repertori internazionali
Nel secondo dopoguerra, grazie anche alla ritrovata volontà di collaborazione internazionale,
vengono varati diversi progetti di censimento, ciascuno dedicato ad un aspetto della ricerca
bibliografico-musicologica. Sono le cosiddette 4 R, cioè RISM (Répertoire International des Sources
Musicales), RILM (Répertoire International de Littérature Musicale), RIPM (Répertoire International
de la Presse Musicale) e RIdIM (Répertoire International d’Iconographie Musicale).

RISM

Vedere la voce di Wikipedia


(https://it.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9pertoire_international_des_sources_musicales)

Il RISM è il primo progetto di censimento internazionale, a cui si è incominciato a pensare negli


anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, e che ha avuto l’inizio ufficiale nel
1952. È frutto di una collaborazione tra la IAML (International Association of Music Libraries) e la
IMS (International Musicological Society), e il suo obiettivo è quello di censire tutte le fonti
musicali presenti nel mondo. La struttura organizzativa prevede una redazione centrale (a
Francoforte) e corrispondenti regionali che organizzano l’attività di catalogazione nei singoli stati
(in Italia sono due: l’Ufficio Ricerche Fonti Musicali – URFM – di Milano, e l’Istituto di bibliografia
musicale – Ibimus – di Roma). All’interno del progetto editoriale del RISM si distinguono diverse
serie:

Serie A: Inventari alfabetici delle fonti musicali

Serie B: Bibliografie di materiali organizzati per argomento

Serie C: Repertorio delle biblioteche musicali di ricerca

Serie A/I - Einzeldrucke vor 1800 (Stampe di un singolo compositore pubblicate fino al
1800). Kassel, Bärenraiter, 9 volumi pubblicati tra il 1971 e il 1981, 4 volumi di addenda e
corrigenda (1986-1999), 1 volume di indici (2003).
Il termine cronologico del 1800 va inteso come anno prima del quale un compositore deve aver
pubblicato la maggior parte delle sue opere. Così per esempio Haydn – che ha pubblicato la
maggior parte delle sue opere prime del 1800 – è presente nel RISM e vengono riportate anche
quelle pubblicate dopo il 1800; Beethoven, che invece ha pubblicato la maggior parte delle sue
opere dopo l’anno 1800, non è presente, nemmeno con quelle giovanili pubblicate prima del 1800.
Il termine cronologico per le pubblicazioni di autori presenti va poi inteso con una certa larghezza:
per Mozart, ad esempio, sono elencate anche stampe di editori che hanno cominciato la loro
attività negli anni Venti-Trenta dell’Ottocento. Il limite del 1800 è stato a volte considerato come
limitativo, ma era una necessità all’epoca in cui è stato progettato il RISM (dagli anni Trenta
dell’Ottocento in poi la stampa musicale ha una tale espansione che nel 1952 non era
assolutamente pensabile riuscire a governare la massa di dati che avrebbe comportato un
allungamento dei termini cronologici).

Nei volumi le stampe sono ordinate alfabeticamente sotto il nome del compositore. I dati che
vengono forniti sono il titolo (con una trascrizione molto succinta, abbreviando le parti ritenute
non necessarie, senza riportare distinzioni tra maiuscole e minuscole, senza segnalare i cambi di
riga), il luogo di pubblicazione e l’editore (non come si presentano nella stampa ma in forma
normalizzata), l’anno di pubblicazione se presente. Un tale tipo di descrizione, che può sembrare
poco accurata, è funzionale alla necessità di segnalare l’enorme quantità di pubblicazioni presente
nel RISM A/I. Ogni pubblicazione è contraddistinta da una sigla, chiamato Numero RISM, formato
dall’iniziale dell’autore seguito da un numero progressivo; ogni edizione o ristampa è
contrassegnata da un numero diverso (così, ad esempio, le pubblicazioni di Franciscus Aarts, il
primo autore presentato dal RISM, hanno i numeri A1 e A2, quelle di Johann Sebastian Bach i
numeri da B430 a B524). La voce relativa a ciascuna pubblicazione è conclusa dall’elenco delle
biblioteche che la conservano, indicate per mezzo delle sigle RISM (vedi sopra, a proposito del
New Grove).

Gli anni di pubblicazione riportati sopra sono relativi all’edizione cartacea. Nel 2011 è stato
realizzato un CD-ROM che incorpora il contenuto di tutti i volumi; nel 2015 il RISM A/I è stato
aggiunto al database del RISM, consultabile liberamente online (https://opac.rism.info; opac=
Online Public Access Catalogue, Catalogo in rete ad accesso pubblico). Nel database si trovano
anche stampe successive al termine cronologico del RISM, ma non si tratta di un ampliamento
sistematico, bensì del risultato del riversamento di dati di biblioteche che sono state schedate per
il RISM interamente, comprendendo tutto il materiale musicale, sia le stampe che i manoscritti.

Serie A/II – Manoscritti dal 1600 in poi

Nello studio delle fonti musicali i manoscritti hanno un ruolo di grande importanza. La stampa
musicale è sempre stata un procedimento complicato e costoso; così, almeno fino a Novecento
inoltrato, si è continuato a copiare a mano la musica. Per capire la dimensione del fenomeno, si
possono confrontare i numeri dell’Opac del RISM (citato più sopra), che raccoglie informazioni
relative alle serie A/I e A/II, di cui abbiamo già parlato, più una parte della serie B/I – Antologie a
stampa dei secoli XVI-XVII, per la quale si veda più avanti. Il sito del RISM alla data dell’8 marzo
2021 riporta 1.048.037 manoscritti musicali e 211.086 stampe, quindi i manoscritti sono all’incirca
cinque volte più numerosi delle stampe.

La serie A/II del RISM risponde all’esigenza di conoscere la produzione di musica manoscritta.
Vengono tenuti fuori dal progetto i manoscritti anteriori al 1600, che hanno caratteristiche poco
compatibili con il tipo di descrizione previsto dal RISM, mentre non c’è limite cronologico per i
manoscritti moderni. La prima forma di pubblicazione relativa ai manoscritti è della metà degli
anni Ottanta, in microfiches; seguirono, dal 1996 al 2008 una serie di edizioni in CD-ROM che
partirono da 19.000 informazioni bibliografiche (1996) per arrivare a 614.000 nel 2008. Nel 2010
tutta la base dati viene resa liberamente consultabile online; attualmente, come già detto, le
notizie relative a manoscritti musicali superano il milione. Sono rappresentate circa 900
biblioteche di 35 diversi paesi. Anche in questo caso le biblioteche dove sono conservati i
manoscritti vengono indicate attraverso le sigle RISM, e viene riportata anche la collocazione del
manoscritto, cioè l’indicazione di dove esso è fisicamente posizionato sugli scaffali della biblioteca.

Oltre agli elementi di accesso e a quelli descrittivi, le schede RISM dei manoscritti sono corredati
dall’incipit musicale: la citazione dell’inizio di ogni composizione, che è in molti casi fondamentale
per identificare la composizione

Serie B – Bibliografie di materiali organizzati per argomento

La serie B del RISM è formata di una serie di volumi, ognuna dedicata ad un settore particolare
delle fonti musicali. Per un elenco completo dei volumi si veda
http://www.rism.info/en/publications.html. A titolo di esempio, il volume B/I è dedicato alle
antologie a stampa pubblicate nei sec. XVI e XVII, il B/II a quelle pubblicate nel sec. XVIII, il B/III ai
manoscritti di teoria musicale dall’età Carolingia fino a circa il 1500, il B/IV ai manoscritti di musica
polifonica dei sec. XI-XVI… Essendo i vari volumi dedicati ciascuno ad un argomento diverso, tra di
loro disparati, i criteri di descrizione e di trattamento delle fonti sono estremamente variabili da
volume a volume. Tra i sistemi di identificazione dei materiali trattati nei vari volumi, l’unico che è
diventato uno standard di riferimento è quello dei volumi B/I e B/II, in cui ad ogni pubblicazione
viene assegnato un codice formato dall’anno di pubblicazione e da un numero progressivo,
all’interno dell’anno, in esponente (così, ad esempio, il codice 1536 11 si riferisce alla Intabolatura
de leuto de diversi, con la bataglia, et altre cose bellissime, pubblicato a Venezia da Francesco
Marcolini nel 1536, che è l’undicesima pubblicazione elencata nel volume del RISM per quell’anno.
Attualmente una parte del volume B/I (Antologie a stampa pubblicate dal 1500 fino al 1550 e dal
1600 al 1610) è consultabile liberamente attraverso l’Opac del RISM

Serie C – Repertorio delle biblioteche musicali di ricerca

La serie C del RISM dà informazioni anagrafiche e patrimoniali sulle biblioteche con fondi musicali
di importanza storica (indirizzo, contatti, orari, servizi offerti tra le anagrafiche; esame dei materia-
li musicali – per dimensioni e tipologia – tra le patrimoniali). Si può considerare una seconda edi-
zione di Directory of Music Research Libraries (Iowa City: The University of Iowa, 1967-1975, 3 vo-
lumi), a cura di Rita Benton. La serie attuale è in 5 volumi di cui uno in due tomi; la pubblicazione,
iniziata nel 1979, non è ancora completata, in quanto è ancora in preparazione il volume C/III/2,
dedicato all’Italia (si noti che l’Italia ha un volume monografico dedicato, e che la complessità della
materia ha portato a un grande ritardo nella pubblicazione del volume, visto che la penultima usci-
ta – i due volumi dedicati al resto dell’Europa occidentale – sono del 2001). Per l’Italia, un censi-
mento delle biblioteche di importanza storica è il CABIMUS (Clavis Archivorum ac Bibliothecarum
Italicarum ad Musicam Artem pertinentium; http://www.ibimus.it/cabimusonline/inizio.html).

RILM
Il RILM (Répertoire International de Littérature Musicale) è un repertorio che raccoglie le
informazioni bibliografiche sulla letteratura musicologica. La prima idea di questo repertorio nasce
nel 1965, e attraverso una collaborazione tra IMS (International Musicological Society), IAML
(International Association of Music Libraries) e ICTM (International Council for Traditional Music) inizia
le pubblicazioni nel 1967, sotto forma di fascicoli quadrimestrali (tre numeri all’anno). Nel 1989
venne pubblicata un’edizione su CD-ROM ad affiancare l’edizione cartacea, e dal 1994 il RILM
divenne disponibile online. Nel 2008 viene interrotta la pubblicazione su carta, e l’unica forma in
cui il RILM rimane disponibile è quella di database online a pagamento. Nel RILM vengono citati
monografie, articoli pubblicati su riviste specializzate e non (basta che siano di argomento
musicologico), saggi pubblicati in volumi miscellanei (per esempio atti di convegni, festschrift –
cioè raccolte di contributi in onore di una personalità del mondo musicale), tesi di laurea o di
dottorato, saggi che corredano edizioni di musiche (le pubblicazioni di musiche non fanno parte
del RILM; possono essere citati i saggi che accompagnano le edizioni critiche, e solo in questo caso,
indirettamente, vengono comprese anche le edizioni di musiche). La struttura del RILM è
organizzata in un comitato centrale e 60 comitati nazionali, che hanno il compito di censire le
pubblicazioni musicologiche del paese di appartenenza e di inviarne i relativi record al comitato
centrale. Oltre che attraverso i comitati nazionali, la base dati del RILM viene alimentata anche
attraverso l’invio diretto di schede alla redazione centrale da parte di autori e collaboratori
volontari. La base dati del RILM contiene – dati maggio 2021 – 1.204.288 records, pubblicati in 178
paesi e scritti in 143 lingue (incremento di circa 150.000 record da maggio 2017).

Al progetto iniziale, quello di formare una banca dati con le informazioni bibliografiche di articoli,
saggi e volumi di argomento musicologico dalla data di inizio del RILM (1967) in poi, si sono
affiancati altri progetti: RILM Retrospective Abstracts of Music Literature (censimento della
letteratura musicologica degli anni precedenti al 1967; disponibile dal 2013. Attualmente, per chi
sottoscrive questa opzione, è possibile integrare il RILM con il RILM Retrospective in un’unica
ricerca); RILM Music Encyclopedias (una base dati comprendente circa 75 enciclopedie musicali
pubblicate dal 1775 ad oggi, ricercabili e consultabili in full text, disponibile dal 2015); RILM
Abstracts of Music Literature with Full Text (la base dati del RILM Abstract of Music Literature
corredato dei link alle risorse disponibili online, disponibile dal 2016).
RIPM
Il RIPM (Répertoire International de la Presse Musicale) è un repertorio che raccoglie informazioni
su periodici di interesse musicale di un periodo che va dal 1759 - anno di fondazione del primo
periodico specializzato di argomento musicale - al 1966, anno dopo il quale il materiale è riportato
dal RILM (per informazioni sul RIPM si veda http://www.ripm.org – in inglese, o anche la voce su
Wikipedia, sempre in inglese
https://en.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9pertoire_international_de_la_presse_musicale,
quest'ultima molto meno dettagliata).

I periodici musicali sono fonti di primaria importanza, principalmente per quanto riguarda la vita
musicale (sono molto spesso le uniche fonti in cui si trovano tracce di rappresentazioni teatrali e
concerti; sono per questo fondamentali, per esempio, per ricostruire le cronologie dei teatri
d’opera, o per notizie sull’attività concertistica di una città o di un musicista). Sono inoltre
fondamentali per lo studio dell’estetica musicale nel suo divenire storico, che spesso, più ancora
che in monografie dedicate, ha avuto il suo sviluppo in saggi e dibattiti avvenuti su pubblicazioni
periodiche (per esempio la produzione letteraria di Schumann è stata pubblicata quasi
completamente sulle Neue Zeitschrift für Musik).

Il RIPM è stato fondato nel 1980, e, dopo un lungo e necessario lavoro preparatorio, ha cominciato
le pubblicazioni nel 1988, con una lunga serie di volumi cartacei corredati di accurati indici. La
versione cartacea ha cessato le pubblicazioni nel 2016, e comprende 118 volumi che indicizzano
105 perodici. Dal 2000 il RIPM è pubblicato anche in formato elettronico, dapprima in CD-ROM, e
poi in un database online, che attualmente è l’unica forma di accesso. Oltre ad una dettagliata
indicizzazione per nomi e per soggetti, è possibile accedere direttamente al periodico che è
disponibile ed indicizzato full text.

RIdIM
Il RIdIM (Répertoire International de l’Iconographie Musicale) è un repertorio che raccoglie
informazioni su tutte le fonti iconografiche (quadri, miniature, sculture, stampe, fotografie…)
riguardanti la musica. Le informazioni che si possono trarre dalle fonti iconografiche sono molto
importanti, e coprono diversi ambiti: organologia, raffigurazioni di musicisti, prassi esecutiva…

Il RIdIM è stato fondato nel 1971. Rispetto agli altri repertori internazionali, ha avuto una vita più
complicata e dei risultati meno organici; questo a causa sia della necessità di un approccio
interdisciplinare alla materia (che richiede competenze sia musicologiche che di storia dell’arte),
sia della difficoltà a ridurre un soggetto iconografico nei termini verbali che sono necessari per la
ricerca. Dal sito ridim.org è possibile avere informazioni sul progetto e sulle sue attività, e
collegarsi ad un database che comprende circa 3000 immagini
Repertori riguardanti settori particolari
Il RISM A/I (di cui i due volumi del RISM B/I e B/II sono il naturale completamento) copre
completamente tutto il campo della musica a stampa, con l’unica limitazione dell’intervallo
cronologico prescelto. Ci sono altri repertori che coprono invece solo un campo specifico. In questi
casi il restringimento del campo di indagine si accompagna di solito ad una maggiore accuratezza
della descrizione, e al rilevamento di una maggior quantità di dati nel singolo elemento.
Ovviamente i repertori dedicati a settori delimitati della bibliografia musicale possono essere
potenzialmente infiniti. Tra i più importanti sono senz’altro da citare la bibliografia della musica
vocale profana italiana dal 1500 al 1700 (conosciuta come Vogel e, nella sua più recente edizione,
Nuovo Vogel) e la bibliografia della musica strumentale italiana redatta da Claudio Sartori. Va
considerato un repertorio di un settore particolare, anche se tratta di materiali estranei al RISM, il
repertorio di libretti italiani a stampa di composizioni drammatiche (opere, oratori, cantate
drammatiche ecc.) redatto sempre da Claudio Sartori

VOGEL, Emil, Bibliografia della musica vocale italiana di genere profano pubblicata dal 1500 al
1700. Contenente la letteratura delle Frottole, dei Madrigali, delle Canzonette, Arie ed opere di
musica, Berlino, Haak, 1892, 2 vol.

Nonostante il titolo, che focalizza sul “genere profano”, Vogel esamina anche le pubblicazioni di
carattere religioso (laudi, madrigali spirituali, oratori…); il vero discrimine delle pubblicazioni prese
in esame da Vogel è la lingua, che è sempre l’italiano. Questo significa che vengono prese in
considerazione anche le composizioni in lingua italiana di autori stranieri o pubblicate all’estero
(per esempio, sono riportati anche i madrigali di Orlando di Lasso – nato a Mons, in Belgio –
pubblicati a Norimberga). Nel caso di pubblicazioni che contengono composizioni in italiano
assieme a composizioni in altre lingue oppure a composizioni strumentali, nell’elenco del
contenuto vengono riportate soltanto le composizioni in italiano.

I criteri di descrizione utilizzati da Vogel sono più dettagliati di quelli del RISM: la descrizione del
frontespizio è fatta secondo i criteri della trascrizione diplomatica (utilizzo della barra verticale per
indicare il cambio di rigo, distinzione tra maiuscole e minuscole, indicazioni della presenza di fregi,
vignette e altri elementi grafici, trascrizione senza modernizzare della V in luogo di U e della U in
luogo di V…, assenza di tagli e omissioni all’interno del frontespizio). I criteri di trascrizione
diplomatica vengono applicati anche all’indicazione del luogo di pubblicazione (riportato così
come si presenta e non normalizzato), dell’editore (che non viene abbreviato) e della data di
pubblicazione (riportata in numeri romani o arabi a secondo della forma con la quale è scritta).

Rispetto ai dati riportati dal RISM – che si limitano al titolo in trascrizione non diplomatica e
abbreviato, all’indicazione di luogo di pubblicazione e di editore riportati in forma abbreviata e
normalizzata e alla data riportata sempre in numeri arabi, qualsiasi sia la forma originale – Vogel
aggiunge anche l’indicazione del formato tipografico – folio, quarto, ottavo… – ed il numero di
pagine o di carte della pubblicazione. Vengono inoltre riportate eventuali dediche e prefazioni
(omettendo le parti che non danno informazioni di qualche utilità) e infine, per le pubblicazioni
che contengono più di una composizione (per esempio un libro di madrigali), l’elenco degli incipit
testuali delle composizioni contenute. Conclude la voce della singola pubblicazione l’elenco delle
biblioteche che conservano esemplari della stessa.

I due volumi del Vogel sono formati da una prima parte, che comprende tutto il primo volume e
circa metà del secondo, dedicata alle pubblicazioni di un solo autore, elencate in ordine alfabetico.
Segue una seconda parte che elenca le antologie, elencate in ordine cronologico.

Nel 1962 la casa editrice Olms ha pubblicato una ristampa del Vogel, sempre in due volumi, che
ingloba anche le integrazioni effettuate da Alfred Einstein, che erano state pubblicate
originariamente sulla rivista Notes tra il 1945 e il 1948.

Nel 1977 la casa editrice Staderini ha pubblicato una nuova ristampa, a cui hanno collaborato
anche Claudio Sartori e François Lesure. Questa edizione rispetto a quelle precedenti riporta molte
pubblicazioni in più, poiché ha potuto trarre vantaggio dell’attività di ricerca e di censimento del
RISM, di cui Sartori e Lesure sono stati tra i fondatori e principali animatori e organizzatori,
rispettivamente in Italia e in Francia. È inoltre corredata di una ricca serie di indici che facilitano la
consultazione, ma è priva della sezione dedicata alle antologie.

SARTORI, Claudio, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700,
Firenze, Olschki. 2 vol.: 1., 1952; 2., Volume secondo di aggiunte e correzioni con nuovi indici, 1968.

La Bibliografia della musica strumentale italiana di Sartori è l’equivalente del Vogel per quanta
riguarda le stampe di musica strumentale, essendo identici sia l’ambito cronologico che i criteri di
descrizione

SARTORI, Claudio, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800. Catalogo analitico con 16 indici,
Cuneo, Bertola & Locatelli, 1990-1994. 7 vol.

Fino ad almeno gli anni Trenta dell’Ottocento, i libretti di rappresentazioni drammatiche per
musica (pubblicazioni in cui è presente soltanto il testo di un’opera, un oratorio, una cantata
rappresentativa…) hanno una forma abbastanza diversa da quella dei libretti delle opere di
repertorio a cui siamo abituati: ogni libretto era strettamente legato ad una specifica
rappresentazione, e riportava il luogo e la data di rappresentazione e molto spesso anche il cast e
le maestranze che avevano collaborato a quella specifica rappresentazione. Inoltre il testo
letterario (come anche di conseguenza quello musicale) variava di rappresentazione in
rappresentazione. I libretti per musica sono perciò un tipo di testimonianza molto importante per
la storia musicale, e questo per diversi motivi:

1) Spesso sono l’unica testimonianza superstite di una composizione musicale: avviene


frequentemente che non sia sopravvissuta la partitura di un’opera, ma soltanto un libretto;
attraverso questo possiamo almeno ascrivere al catalogo di un compositore un’opera che
altrimenti sarebbe rimasta sconosciuta (per esempio, Lucio Manlio l’imperioso è un’opera
che è possibile attribuire ad Alessandro Scarlatti attraverso il libretto dell’unica
rappresentazione conosciuta, quella avvenuta a Pratolino, vicino Firenze nel 1708, mentre
non sono rimaste tracce della musica);
2) Aiutano a ricostruire le cronologie dei teatri: Poiché ogni libretto riporta il teatro in cui
l’opera è andata in scena e la data di rappresentazione – almeno anno e periodo –
attraverso di loro è possibile avere un quadro delle rappresentazioni avvenute nei vari
teatri
3) Aiutano a ricostruire le carriere di tutti i personaggi che hanno un ruolo in una
rappresentazione (cantanti, scenografi, coreografi, costumisti…): Grazie alla presenza quasi
costante degli interpreti e di tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella particolare
rappresentazione di cui il libretto è testimonianza, è possibile seguire le carriere dei
cantanti e degli altri personaggi coinvolti nelle messe in scena delle opere.

Il catalogo dei libretti italiani a stampa di Sartori censisce tutti i libretti relativi a rappresentazioni
drammatiche in lingua italiana, anche se non pubblicati in Italia (per esempio le opere italiane di
Haendel rappresentate a Londra). I limiti cronologici sono gli stessi del RISM; la scheda è formata
da una trascrizione del frontespizio e dei dati editoriali (luogo, editore, anno di pubblicazione,
pagine) realizzata con criteri non diplomatici. Vengono poi riportati tutta una serie di dati (la
eventuale presenza di una dedica per la quale vengono indicati – se presenti – il nome del
dedicatario, quello del dedicante e la data; nel caso che nella dedica o in altre parti delle pagine
preliminari ci siano notizie interessanti vengono riportati gli stralci di testo necessari; tutti i nomi
ricavabili dal libretto – librettisti, compositori della musica, scenografi, costumisti, costruttori delle
macchine, direttori degli abbattimenti – cioè piccole parate militari con combattimenti stilizzati
che erano molto apprezzate dal pubblico – personaggi e interpreti, coreografi, ballerini…; una
succinta bibliografia dei cataloghi che citano quel determinato libretto). Chiude la scheda l’elenco
delle localizzazioni, con le biblioteche che conservano esemplari del libretto indicate attraverso le
sigle RISM

Cataloghi tematici
Un catalogo tematico è l’elenco organizzato delle opere di un compositore, dove ciascuna
composizione è corredata dall’incipit tematico (cioè le note iniziali) che ne permette la
riconoscibilità. Il catalogo tematico di ciascun compositore è di solito identificato da una sigla che a
volte richiama il nome del musicologo che ha redatto il catalogo (per esempio per Mozart, il cui
catalogo è stato redatto per la prima volta da Ludwig von Köchel, il numero di catalogo tematico è
preceduto da K – Köchel – o KV – Köchel Verzeichnis, catalogo di Köchel; per Haydn la sigla è Hob,
da Hoboken; per Schubert D, da Deutsch), altre volte è formata dall’iniziale del compositore
seguita da WV, abbreviazione per Werke Verzeichinis, catalogo delle opere. Abbiamo così BWV
per Bach, HWV per Haendel, SWV per Schütz…. La sigla, assieme ad un numero, identifica in
maniera univoca ciascuna composizione. Altre volte, come per esempio con Beethoven, si è
deciso di lasciare come identificativo il numero d’opera attribuito dallo stesso Beethoven alle sue
opere, identificando quelle a cui Beethoven non ha attribuito un numero d’opera con la sigla WoO
(Werke ohne Opuszahl, composizioni senza numero d’opera).
Il catalogo tematico può interessare tutta la produzione di un compositore, oppure soltanto un
settore: per esempio, per Vivaldi c’è il catalogo tematico generale di Ryom (citato di solito con la
sigla RV) che tratta tutta la musica composta da Vivaldi (musica strumentale, musica sacra, opere,
cantate…), mentre i cataloghi di Fanna, Pincherle, Rinaldi riguardano soltanto la musica
strumentale. Per Domenico Scarlatti non esiste un catalogo tematico generale di tutte le
composizioni, mentre l’unico vero e proprio catalogo tematico, limitato alle Sonate per
clavicembalo, è quello di Ralph Kirkpatrick (sigla: K); vengono usati anche altri criteri di
ordinamento, che di solito corrispondono all’indice di un’edizione delle Sonate: si ha così la
numerazione di Alessandro Longo (L) e quella di Emilia Fadini (F)

Un catalogo tematico può essere organizzato in diverse maniere, principalmente per generi o in
ordine cronologico. Un esempio di catalogo tematico organizzato cronologicamente è quello di
Mozart, in cui i vari numeri di catalogo vanno dal K1 (la prima composizione scritta da Mozart
bambino) fino a K 625 (la Messa da Requiem, l’ultima composizione di Mozart), o quello di
Schubert. Altri cataloghi hanno invece un’organizzazione per generi, per esempio il catalogo di
Johann Sebastian Bach, che presenta i vari generi musicali in una numerazione continua tra un
genere e l’altro (il catalogo inizia con le cantate sacre, poi le cantate profane, poi i mottetti su
testo tedesco, le composizioni liturgiche su testo latino…). In particolare il catalogo tematico di
Bach non presenta, a parte quello per generi, altri ordinamenti interni (cronologico, alfabetico…):
la cantata BWV 1, Wie schöhn leuchtet der Morgenstern non è né la più antica composizione di
Bach né la più antica cantata sacra. Il catalogo tematico di Haendel, invece, che è anch’esso
organizzato per generi (opere, musiche di scena, oratori odi e serenate…) ed ha lo stesso tipo di
numerazione (HWV + un numero progressivo) presenta, all’interno delle singole sezioni dedicate
ad un genere, un’organizzazione cronologica.

Un altro tipo di organizzazione, sempre basata però sulla divisione tra i generi, è quella del
catalogo di Haydn, in cui ogni genere musicale è contraddistinto da un numero romano (I:
Sinfonie; Ia: Overtures; II: Divertimenti a quattro o più strumenti; III: Quartetti per archi, ecc.).
Dopo il numero che contraddistingue il genere segue il numero della singola composizione;
l’ordine con cui è stata data la numerazione è quello cronologico, in modo che Hob. I:1 è la prima
sinfonia scritta da Haydn, Hob. I:104 l’ultima. Altre volte ad una divisione per generi fa seguito una
suddivisione per ordine alfabetico, come per esempio il catalogo tematico di Stradella.

In un catalogo tematico oltre all’incipit tematico troviamo una serie di indicazioni su ciascuna
composizione: il titolo, la tonalità, l’andamento, la data di composizione (più o meno precisa,
documentata o ipotizzata), l’organico, le fonti attraverso cui ciascuna composizione ci è pervenuta
(autografi, copie coeve autorevoli, edizioni a stampa coeve) un commento che ci delinea la storia
della composizione e della sua tradizione (per esempio data di prima rappresentazione o
esecuzione, quando è necessario quali sono gli elementi che rendono non certa un’attribuzione o
viceversa i motivi per cui composizioni che prima si ritenevano opere dubbie sono in seguito state
attribuite con certezza, edizioni moderne di riferimento, eventualmente elenco il più possibile
completo delle edizioni moderne…). Nel caso di composizioni in più movimenti (come ad esempio
una Sinfonia in quattro tempi, o un’opera che è formata di tante arie, recitativi, pezzi d’insieme) di
ogni singolo movimento sono forniti tonalità, andamento, incipit tematico e, se non c’è uniformità,
anche l’organico (per esempio, le arie di una stessa opera hanno quasi sempre organico
orchestrale diverso una dall’altra.

Nel corso del tempo gli approfondimenti della ricerca permettono di acquisire nuove informazioni
che cambiano il quadro delle conoscenze, e possono influire sull’ordine in cui vengono presentate
le composizioni in un catalogo tematico. Si possono trovare nuove fonti (cambiamento minore, dal
punto di vista del catalogo tematico, ma che può essere fondamentale per la conoscenza di una
composizione e che è buona norma che sia segnalato in un catalogo tematico); possono emergere
nuovi elementi che fanno cambiare la datazione di una composizione (elemento molto importante
in cataloghi che hanno come criterio l’ordine cronologico delle opere di un compositore); ci
possono essere composizioni per le quali l’attribuzione ad un compositore viene smentita;
viceversa ci possono essere composizioni considerate opere dubbie per le quali viene confermata
con sicurezza la paternità (bisogna tenere presente che in ogni catalogo tematico le composizioni
di dubbia attribuzione sono elencate in una sezione a parte); si possono ritrovare nuove
composizioni, delle quali magari non si aveva nessuna notizia. Si rendono quindi necessarie
revisioni del catalogo tematico, che comportano spesso anche una revisione della numerazione.
L’operazione può essere molto delicata, dato che i numeri di catalogo tematico diventano spesso
identificativi della composizione (per esempio, la Sinfonia in sol minore n. 40 KV 550 o la Sonata in
la maggiore KV 331 di Mozart sono correntemente identificati con il numero di catalogo tematico);
la soluzione in genere adottata è quella di mantenere la numerazione tradizionale, ma affiancata
da un nuovo numero di catalogo tematico, che però non sostituisce quello vecchio e ormai entrato
nella tradizione. Così, per riprendere l’esempio precedente, la Sonata KV 331 nella sesta edizione
del catalogo Köchel (l’ultima pubblicata) è diventata KV 300i, ma continua ad essere citata come
KV 331; nel caso di una citazione molto precisa si dirà KV 331 (KV6 300i). Analogamente, anche nel
catalogo di Bach vengono conservate le numerazioni tradizionali: per esempio la Cantata BWV 217
è attualmente considerata spuria (= non di Bach), e nell’ultima edizione del catalogo viene
trattata, con un suo numero di riferimento, nella sezione dedicata alle opere dubbie e spurie;
viene però conservato un rimando dalla sezione principale del catalogo, al numero 217, a cui
continua ad essere associata. Nel catalogo di Haydn, invece, le composizioni scoperte
successivamente alla prima redazione del catalogo tematico sono state aggiunte in fondo alla
sezione di appartenenza; così, ad esempio, la Sinfonia Hob. I:104 è l’ultima composta da Haydn,
ma la numerazione continua con altre quattro Sinfonie (precedenti come data di composizione,
ma scoperte dopo la prima edizione del catalogo) che portano i numeri di catalogo Hob. I:105-108

In un catalogo tematico si trovano, oltre all’elenco delle composizioni corredato dagli incipit
tematici (per le composizioni in più movimenti viene dato l’incipit di ogni sezione; per esempio, di
una sinfonia viene dato l’incipit di ciascun movimento, di un’opera quello di ogni aria e di ogni
recitativo), tutta una serie di informazioni (sulla data e sulle circostanze della composizione, della
prima esecuzione o della prima rappresentazione; sull’organico; sulle fonti – localizzazioni ed
eventualmente descrizioni degli autografi, delle copie coeve importanti, delle prime edizioni; la
presenza delle composizioni nelle edizioni critiche di riferimento; nel caso di composizioni con
attribuzione controversa un esame delle ragioni che hanno portato a considerare una
composizione autentica, dubbia o spuria.

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