Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Le origini delle Brigate Rosse risalgono all’agosto del 1970 a Pecorile, in provincia di
Reggio Emilia. Le esperienze rivoluzionarie degli altri Paesi influenzarono i brigatisti.
L’annuncio ufficiale della nascita delle BR, fu dato da Sinistra Proletaria, il 20 ottobre
1970, tramite il suo “foglio di lotta”.
Il ’68 portò in molti giovani comunisti il desiderio di giustizia, libertà e la convinzione di
poter cambiare le regole della politica imposte dalla borghesia “sfruttatrice degli
operai”.
Si crearono dei gruppi che si affiancarono a gruppi già esistenti di estrema sinistra; i
primi a farsi sentire furono la Sinistra Proletaria, Servire il Popolo, Avanguardia
Operaia, Lotta Continua, Potere Operaio, Collettivo Politico Metropolitano.
Nel ’70 decisero di portare lo scontro politico sul terreno della lotta armata, per
accelerare il processo di cambiamento.
Le BR hanno operato in Italia attraverso una struttura paramilitare, compiendo atti di
guerriglia ed omicidi politici con lo scopo di abbattere lo Stato imperialista delle
multinazionali.
Nel primo periodo le BR compiono atti teppistici contro beni delle aziende o dei loro
dirigenti.
La prima azione, risale al 17 settembre 1970, con l’incendio dell’automobile del dirigente
della Sit-Siemens Giuseppe Leone, l’ultima azione contro le cose fu quella del 25
gennaio 1971 in cui otto bombe incendiarie furono collocate sotto autotreni fermi sulla
pista di Lainate dello stabilimento Pirelli.
Nel marzo del 1972 iniziarono con i sequestri di persona, primo fra tutti fu l’ingegnere
Idalgo Macchiarini.
Questo fece sì di creare un gruppo più compatto, immune da infiltrati, più combattivo e
risolutivo.
Nel 1974 la prima azione fu il rapimento del capo della Procura di Genova Mario Sossi,
in cambio della liberazione di militari brigatisti, l’impresa fu chiamata “Operazione
Girasole”. Venne rilasciato senza che le richieste fossero accolte.
La prima azione mortale delle BR arrivò nel 1974 a Padova durante l’incursione nella
sede missina, vennero uccisi due militari di destra Graziano Giralucci e Giuseppe
Mazzola.
Nel 1976 maturarono l’idea di abbracciare l’omicidio politico come mezzo di lotta
rivoluzionaria. Il primo fu il sostituto procuratore di Genova, Francesco Coco, insieme
alle sue guardie del corpo.
Lo stesso anno arrivò un altro colpo duro alle BR, grazie ad un altro infiltrato Silvano
Girotto. I carabinieri del generale Dalla Chiesa arrestarono a Pinerolo i due capi storici
dell’organizzazione, Renato Curcio ed Alberto Franceschini.
Alla luce di questi arresti le BR rosse decisero di organizzarsi per liberare Curcio. Il 18
febbraio 1975 Curcio fu effettivamente liberato.
L’azione simbolo della nuova gestione fu il rapimento di Aldo Moro presidente della DC
(Democrazia Cristiana) dove vennero uccisi cinque militari della scorta. Le BR chiesero
la liberazione di tredici prigionieri politici. Il sequestro si concluse con il ritrovamento
del corpo dell’onorevole Aldo Moro il 9 maggio 1978.
Se si analizza tutta la storia delle BR, ci si accorge che sono presenti con una certa
costanza alcuni accadimenti “particolari” e strane coincidenze, così straordinariamente
provvidenziali da far supporre, seppur nella scarsità di prove certe, interventi esterni
dal gruppo.