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Nacque nel 1265 e morì molto giovane, nel 1290, secondo alcuni dando alla
luce il suo primo figlio. Non si sa nulla di certo sui rapporti che intercorsero fra
i due: è probabile che si fossero incontrati, ma, a causa della grande differenza
di ceto che li separava (Beatrice faceva parte dell’aristocrazia, mentre Dante
era figlio di piccoli mercanti), è difficile che fra i due fosse nato un rapporto
d’affetto reale. Qualunque che fosse la verità riguardo la relazione fra Dante e
Beatrice, la donna fu per lui fondamentale fonte di ispirazione poetica.
Beatrice si sposò prima del 1280 con Simone dei Bardi, la cui famiglia è famosa
per aver commissionato tra il 1325 e il 1330 gli affreschi della loro cappella in
Santa Croce a Giotto. Quella dei Bardi era una casata illustre, titolare di una
importante compagnia bancaria di Firenze. Simone rivestì prestigiose cariche
pubbliche, in qualità di capitano del popolo e podestà, in diverse città toscane.
In età medievale, era uso comune contrarre patti matrimoniali quando i diretti
interessati erano ancora dei bambini, perché il matrimonio all’epoca era visto
come un mezzo per sanare contrasti politici e stringere alleanze. Sia Dante che
Beatrice si sposarono infatti per motivi politici, legandosi a famiglie
prestigiose.
La moglie di Dante si chiamava Gemma e diede alla luce quattro figli, Iacopo,
Pietro, Antonia e Giovanni.
Quella fra Dante e Beatrice è sicuramente una delle storie d’amore più famose
della letteratura occidentale. Gran parte della sua fama è sicuramente dovuta
alla presenza della donna in due celebri opere letterarie del poeta fiorentino,
la Vita Nova e, soprattutto, la Divina Commedia. Eppure, Beatrice esistette
veramente: si chiamava Bice Portinari ed era figlia di Folco Portinari, un
banchiere originario della Romagna.
Essa, vera o fittizia che sia (non si sa quali furono i reali rapporti tra Dante e
Beatrice), si conclude tragicamente l’8 giugno 1290, alla morte della donna. Il
triste evento offre a Dante l’occasione di dare vita alla prima opera letteraria
che gli diede una certa fama, la Vita Nova, conclusa nel 1295. Essa racconta,
mescolando prosa e poesia, la storia del suo amore per Beatrice, che si
trasforma da sentimento in cerca di un contraccambio a un amore fine a se
stesso.
Se si pensa a Beatrice figura letteraria, è facile associarla al Paradiso, la Cantica
in cui effettivamente avrà un ruolo preponderante. Tuttavia, è importante
ricordare che la prima volta che Dante vede la sua amata una volta intrapreso
il suo viaggio profetico è proprio nell’Inferno, precisamente nel canto II.
Beatrice compare per inviare a Dante una guida, che da quel momento fino
alla fine del Purgatorio sarà Virgilio.
Nella terza Cantica, Beatrice sarà la guida di Dante e farà da intermediaria fra il
poeta e i beati. La donna amata diventa il suo lume morale in opposizione alla
corruzione e alla superbia umane. Quella raccontata nel Paradiso non è una
storia d’amore: Beatrice diventa il simbolo della Teologia, della Grazia e della
Verità rivelata, realizzando il mito proprio del Medioevo, e soprattutto
caratteristico di Dante, della donna come mezzo per raggiungere Dio.