Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Con il Convegno di Pecorile, nel settembre 1970, cessa l'esperienza di SP: molti
suoi membri influenti, quali Curcio, Cagol e Franceschini scelgono la clandestinità
e la lotta armata, fondando immediatamente e annunciando[4] la nascita delle
Brigate Rosse, la cui prima azione[5] si data al 17 settembre 1970.
Pier Paolo Pasolini si interessò al ruolo di Cefis dopo aver letto il discorso che
tenne all'Accademia Militare di Modena il 23 febbraio 1972 sulla rivista di
psicoanalitica L'erba voglio di Elvio Fachinelli intitolato La mia patria si chiama
multinazionale: Cefis descriveva l'imminente nascita della finanza multinazionale e
il tramonto delle economie nazionali (questo sarà il contesto del romanzo
Petrolio);[19] in più chiedeva una riforma costituzionale verso un presidenzialismo
autoritario, cosa che avrebbe escluso per sempre il PCI dalla partecipazione al
governo del Paese.[20] Quel discorso lasciava intravedere la possibilità di colpo
di Stato, un «tintinnio di sciabole».[21] Fu lo stesso Fachinelli a donare a
Pasolini nel settembre del 1974 la copia della rivista con il discorso di Cefis,
insieme a un'altra fonte: il libro Questo è Cefis, l'altra faccia dell'onorato
presidente pubblicato nel 1972 dall'AMI (Agenzia Milano Informazioni) scritto da
Giorgio Steimetz[19]
Cefis però avrebbe avuto un ruolo nella morte di Enrico Mattei: Italo Mattei,
fratello di Enrico, interrogato dal giudice Mario Fratantonio durante l'inchiesta
sul caso De Mauro, nel novembre 1971, riportò ai giudici l'opinione dell'allora
Ministro di grazia e giustizia, il repubblicano Oronzo Reale, a Rosangela Mattei,
nipote dell'ex Presidente dell'ENI, secondo cui Mattei fu ucciso su mandato di
Fanfani, Cefis e Raffaele Girotti perché stava per siglare un importante contratto
riguardante lo sfruttamento del petrolio argentino a favore dell'Italia.[13][14]
Cefis non fu mai incriminato ufficialmente. Nel libro di un certo Giorgio Steimetz
(alias Corrado Ragozzino)[15][16] viene descritto come un nemico che tramava
nell'ombra per ottenere la presidenza dell'ENI e neutralizzare la politica
fortemente indipendente di Mattei. Il libro di Steimetz fu subito ritirato dal
mercato e da tutte le biblioteche italiane, sparendo per decenni dalla
circolazione. In questo senso, Cefis avrebbe agito come rappresentante di poteri
che volevano ricondurre la politica energetica italiana in orbita atlantica, con un
comportamento coerente con i dettami del principale vincitore della guerra.
L'erba voglio è stata una rivista a cadenza bimestrale pubblicata a Milano dal 1971
al 1977, appartenente all'area politica della sinistra extraparlamentare e del
femminismo.
La prima proposta di una commissione parlamentare antimafia risale al 14 settembre
1948 come commissione d'inchiesta sull'ordine pubblico in Sicilia. Tale proposta fu
ripresentata nel 1958 su iniziativa di Ferruccio Parri, ma ancora una volta fu
osteggiata da più parti. Solo il 20 dicembre 1962 fu approvata la legge proposta
dai senatori Ferruccio Parri e Simone Gatto[2].
L'ex terrorista Vincenzo Vinciguerra confessò nel 1984 al giudice Felice Casson
(alcuni anni prima delle dichiarazioni ufficiali sull'esistenza di Gladio e della
rete Stay-behind) di aver compiuto l'attentato terroristico di Peteano il 31 maggio
1972, nel quale tre carabinieri erano rimasti uccisi (fino all'interrogatorio di
Vinciguerra, erano state accusate sei persone poi prosciolte con formula piena)
[21]. Durante il processo, Vinciguerra spiegò come era stato aiutato dai servizi
segreti italiani e come fuggì nella Spagna franchista dopo la strage di Peteano.
L'ex terrorista, sentito nello stesso anno anche nel processo relativo alla strage
di Bologna, parlò apertamente dell'esistenza di una struttura occulta nelle forze
armate italiane, composta sia da militari che da civili, con finalità di coordinare
le varie stragi per evitare che anche internamente l'Italia si spostasse troppo a
sinistra: questo, sempre secondo la testimonianza dell'ex terrorista, a nome della
NATO e con il supporto dei servizi segreti e di alcune forze politiche e militari
italiane[4][22]. Il 3 luglio 2001, dopo quattro anni di processo, il Tribunale di
Roma assolse Fulvio Martini, Paolo Inzerilli e Giovanni Invernizzi dall'accusa di
falsa testimonianza in merito alle presunte relazioni tra Gladio e la strage di
Peteano[23].
Nel febbraio 1971, a Milano, alcuni esponenti del centro e della destra, tra cui i
democristiani Adamo Degli Occhi (che sarebbe poi passato ai monarchici e infine al
Movimento Sociale Italiano) e Massimo De Carolis (allora vicesegretario della DC) e
il missino Luciano Buonocore (segretario regionale per la Lombardia del Fronte
della Gioventù)[1], fondarono con questo nome un movimento con lo scopo dichiarato
di mobilitare la media borghesia lombarda, intimorita dalla piazza rossa durante il
Sessantotto, dall'autunno caldo e dalle lotte politiche del tempo, organizzando
nella città alcune manifestazioni di piazza.
Nel 1965, dopo una fase di chiarificazione teorica all'interno del gruppo venne
assunta la denominazione di Lotta Comunista, proseguendo nella linea
dell'astensionismo strategico, contraria alla partecipazione alle elezioni e a
quella che viene definita come "democrazia parlamentare borghese" e il 7 dicembre
esce a Roma il primo numero del giornale Lotta Comunista.
Esso sarebbe dovuto avvenire nei primi anni settanta, venne predisposto nell'agosto
del 1974, al fine di costringere l'allora Presidente della Repubblica Giovanni
Leone a nominare un governo che mettesse mano alle riforme istituzionali, per
ostacolare, nell'ambito della guerra fredda contro l'Unione Sovietica, l'ascesa del
Partito Comunista Italiano o di altri gruppi comunisti e realizzare una repubblica
semipresidenziale come quella di Charles de Gaulle in Francia, relegando fuori
dalla vita politica anche i gruppi post-fascisti come il Movimento Sociale
Italiano.
Il progetto ebbe come principali promotori il monarchico Edgardo Sogno (ex PLI) ed
il repubblicano Randolfo Pacciardi e venne portato alla luce dall'allora magistrato
Luciano Violante (in seguito deputato comunista e del PDS), ma non venne attuato né
venne mai accertato a livello giudiziario, rimanendo al solo stato di ideazione
teorica.
“Il rapporto tra Avanguardia nazionale e Pinochet è stato stabilito dal principe
Borghese , che ha presentato Stefano Delle Chiaie a Pinochet. Era una relazione
politica, nel senso che Avanguardia Nazionale ha sostenuto la Dina in Europa.
Potrebbe essere intelligenza, propaganda e possibilmente azione di un tipo
particolare. Uno di questi è stato il tentato assassinio di Bernardo Leighton . "
NASCE IL SID.
Anche se lo scandalo delle schedature del Sifar e del Piano Solo verranno alla luce
solo tre anni dopo, nel 1967, grazie ad una campagna di stampa del settimanale
L’Espresso, condotta dai giornalisti Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari, già nel
1965 il SIFAR viene sciolto.
E’ uno scioglimento solo di facciata, l’ennesimo: con un decreto del Presidente
della Repubblica, il 18 novembre 1965, nasce il SID (Servizio Informazioni Difesa)
che del vecchio servizio continuerà a mantenere uomini e strutture.
Il comando del SID viene affidato all’amm. Eugenio Henke, genovese, molto vicino al
ministro dell’Interno dell’epoca Paolo Emilio Taviani, democristiano.
Sotto la gestione Henke – che resterà in carica fino al 1970 – prenderà l’avvio la
strategia della tensione che avrà come primo, tragico, risultato la strage di
piazza Fontana (12 dicembre 1969).
È certo però che due diversi componenti prendono vita dopo quegli incontri. Da una
parte Curcio, Franceschini e la Cagol fondano le Brigate Rosse. altri uomini
decidono invece di allontanarsi ritenendo inadeguata la struttura e la strategia
adottata dalle nascenti BR.
Tra questi Corrado Simioni, Vanni Mulinaris, Duccio Berio, Mario Moretti, Prospero
Gallinari e Innocente Salvoni, la cui moglie, Françoise Tuscher, era segretaria
dell’Hyperion, nonché nipote dell’Abbé Pierre.
Duccio Berio avrebbe ammesso, in una lettera al suocero Malagugini responsabile del
PCI per i problemi dello Stato, di essere un informatore del servizio segreto
militare italiano (SID). In tal senso "GLADIO: The secret U.S. war to subvert
Italian democracy" di Arthur E. Rowse e "Puppetmasters: The Political Use of
Terrorism in Italy" di Philip Willan.
Sono loro gli uomini che decidono di fondare il Superclan, una nuova struttura
super clandestina, con la volontà di egemonizzare e coordinare le varie
organizzazioni terroristiche su scala internazionale.
Nel libro intervista con Mario Scialoja "A viso aperto" Curcio dice: "Tutto
cominciò da uno scontro di potere al convegno di Pecorile. Corrado Simioni arrivò
con l'intenzione di conquistarsi una posizione egemonica all'interno
dell'agonizzante sinistra proletaria: pronunciò un intervento particolarmente duro,
e sostenne che il servizio d'ordine andava ulteriormente militarizzato. La sua
operazione non riuscì, ma una volta tornato a Milano non si diede per vinto:
propose attentati inconcepibili per una organizzazione ancora inserita in un
movimento molto vasto e, praticamente, aperta a tutti. Margherita, Franceschini e
io ci trovammo d'accordo nel giudicare le sue idee avventate e pericolose.
Decidemmo così di isolarlo assieme ai compagni che gli erano più vicini, Duccio
Berio e Vanni Mulinaris: li tenemmo fuori dalla discussione sulla nascita delle
Brigate rosse e non li informammo della nostra prima azione, quella contro
l'automobile di Pellegrini. Simioni radunò un gruppetto di una decina di compagni,
tra cui Prospero Gallinari e Francoise Tusher, nipote del celebre Abbé Pierre: si
staccarono dal movimento sostenendo che ormai non erano altro che cani sciolti.
C'erano però degli amici comuni che ci tenevano informati delle loro discussioni
interne e conoscevamo il loro progetto di creare una struttura chiusa e sicura,
super-clandestina, che potesse entrare in azione come gruppo armato in un secondo
momento: quando noi, approssimativi e disorganizzati, secondo le loro previsioni
saremmo stati tutti catturati".
Tale struttura e i suoi coordinatori clandestini avevano sede a Parigi dove Moretti
si recava spesso, aveva una abitazione e manteneva un contatto diretto con i
"superclandestini" italiani e con Jean-Louis Baudet, esponente dell’ agenzia
privata di intelligence "Le Group" protetta dai servizi segreti francesi e in
contatto con tutte le realtà clandestine e di intelligence, d’Europa e non solo.
Nel 1980 l’onorevole Craxi ipotizzando l'esistenza di un capo occulto delle Brigate
Rosse aveva ammonito "Bisognerebbe andare indietro con la memoria, pensare a quei
personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi, poi sono scomparsi,
magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato"; un profilo che ricorda
fortemente la figura di Corrado Simioni.
Giovanni Pellegrino per 7 anni alla guida della Commissione Stragi, avanza il
sospetto che Hyperion fosse un punto d'incrocio tra Servizi segreti dell'Ovest e
dell'Est, assolutamente necessario nella logica del mantenimento degli equilibri di
Yalta. Equilibri che Aldo Moro, con la sua politica di apertura al Pci, minava
gravemente.
Ecco come il giudice Carlo Mastelloni ricorda l’incontro con l’Abbé Pierre che, a
metà degli anni '80, si presentò al Tribunale di Venezia.
"Era venuto dalla Francia per rendere dichiarazioni spontanee in favore del gruppo
di italiani residenti a Parigi che ruotavano intorno alla scuola di lingue
Hyperion. Avevo emesso contro di loro una serie di mandati di cattura per reati che
avevano a che fare con il terrorismo rosso. Venne a dirmi che erano persone
perseguitate da una centrale legata alla destra, che li aveva accolti in seno alla
sua organizzazione, che al massimo avevano commesso errori di gioventù.
Fece otto giorni di sciopero della fame. Mi resi conto che l'Abate era una specie
di referente dell'Hyperion anche perché sua nipote Françoise Tuscher, segretaria
della scuola, era la moglie di uno dei ricercati, Innocente Salvoni. La foto di
Salvoni fu diffusa dal ministero dell'Interno il giorno del rapimento dello
statista dc assieme a quella di altri 19 latitanti, sospettati di essere coinvolti
nell'agguato di via Fani. Ma non venne più riproposta nelle settimane dopo.
Sappiamo poi che durante il sequestro, l'Abbé si recò nella sede della Dc a piazza
del Gesù per parlare con il segretario del partito, Zaccagnini. Ma non sappiamo se
lo incontrò e cosa si dissero.
L'Abbé Pierre era un eroe della Resistenza, un uomo che aveva una visione superiore
di come vanno le cose, aveva l'atteggiamento di chi vedeva lo scenario completo."
Curcio, che in gioventù aveva avuto delle simpatie per la destra estrema, per un
lungo periodo condivide l'abitazione con un personaggio colto e carismatico qual
era Mauro Rostagno (poi soprannominato il "Che" di Trento), e nel '67 formò con lui
un gruppo di studio denominato 'Università Negativa', in cui veniva svolto un
lavoro di formazione teorica con una rilettura di testi ignorati dai corsi
universitari tra i quali Mao-Tze-Tung, Marcuse, Guevara, Panzieri, Cabral. In un
documento dell'autunno di quell'anno scriveva: «L'università è uno strumento di
classe. Essa, a livello ideologico, ha la funzione di produrre e trasmettere
un'ideologia particolare, quella della classe dominante [...] lanciamo l'idea di
una Università Negativa che riaffermi nelle università ufficiali ma in forma
antagonista ad esse la necessità di un pensiero teorico, critico e dialettico».
Verso la fine dello stesso anno entra a far parte della redazione della rivista
"Lavoro Politico" di ispirazione marxista-leninista, dai suoi articoli traspariva
però una critica verso il "filocastrismo" e verso l'avventurismo di chi arrivava a
proporre azioni armate in Italia; come si legge testualmente «è solo un piccolo
borghese in cerca di emozioni e non un vero rivoluzionario» chi queste azioni
proponeva, poiché la presa del potere da parte del proletariato era un processo
lungo che non poteva essere ridotto alla sola parola d'ordine della guerriglia.
Siamo nell'autunno del '67, a Milano tre anni più tardi lo stesso Curcio affermerà
che la guerriglia era «l'unica prospettiva strategica». Comunque nell'autunno del
'68, all'interno del periodo di lotte ed occupazioni all'università, il problema
dei tempi della rivoluzione venne ripreso in un documento redatto e firmato da
Curcio e Rostagno, in esso si leggeva tra l'altro: «Non è l'esempio cubano, ma è
l'esempio cinese, quello che abbiamo di fronte, cioè non è possibile
l'organizzazione dell'isola felice con due anni di lotta, ma è possibile attraverso
40 anni di resistenza». Per Curcio sono mesi intensi, girò per tutta l'Italia
«viaggiando da una città all'altra per parlare, discutere, osservare. E tutto ciò
perché entro brevissima scadenza ci si presenta la necessità di una scelta: entrare
in un partito rivoluzionario o non entrarci. Si tratta di una scelta decisiva»;
così Mara Cagol, compagna di Renato Curcio fino alla sua morte, scriveva in una
lettera inviata alla madre. I fatti di Avola del 2 Dicembre '68, quando la polizia
sparò sui braccianti uccidendone due ma continuando a sparare ininterrottamente per
25 minuti, furono l'episodio che probabilmente causò il ripensamento di Curcio sul
tema della violenza. L'impressione suscitata nell'ateneo trentino fu fortissima, si
discusse per delle ore su come poter vendicare quelle vite; la linea che passò
nella maggioranza dell'assemblea fu quella che diceva si alla violenza sulle cose,
no agli attentati alle persone (Notiamo per inciso che questa sarà la linea delle
Br fino al 76).
Il Pensiero Nazionale cessò le pubblicazioni nel 1977.[7] Continuò fino a tarda età
l'attività di scrittore, che gli valse il premio Usini nel 1980.
Dicembre: il bilancio della repressione nei confronti dei lavoratori, a partire dal
luglio ‘48 alla fine del ’50, è di 62 lavoratori uccisi, 3.126 feriti e 92.169
arrestati per motivi politici, di cui 19.306 condannati a complessivi 8.441 anni di
carcere.