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Un gruppo di Volontari Nazionali provenienti da varie regioni e guidati da Giorgio

Almirante e Giulio Caradonna intervengono il 16 marzo 1968 presso l'Università "La


Sapienza" di Roma per mettere fine all'occupazione dell'università da parte degli
studenti, contrapponendosi anche ad esponenti della destra giovanile impegnati
nell'occupazione.
Il 23 agosto dello stesso anno, i Gruppi giovanili del Movimento Sociale Italiano e
i Volontari Nazionali della Giovane Italia organizzano una manifestazione in Piazza
Esedra a Roma, contro l'invasione della Cecoslovacchia da parte delle forze armate
sovietiche e del Patto di Varsavia[1].
Il Movimento di Azione Rivoluzionaria, in acronimo MAR, fu un'organizzazione
terrorista italiana fondata da Carlo Fumagalli e da Gaetano Orlando.
Fondato nel 1962, ma attivo in Lombardia soprattutto dal 1970 al 1974, il MAR fu un
gruppo armato schierato su posizioni rigidamente filo-atlantiche, finalizzate ad
una politica anticomunista più rigida e ad una svolta presidenzialista, per dare
all'Italia un governo forte.

16 ottobre 1958 il popolare quotidiano palermitano L'Ora pubblicò la seconda


puntata dell'inchiesta sul fenomeno mafioso in Sicilia, scritta dal giornalista
Felice Chilanti, che narrava le "gesta" di Liggio con in prima pagina la sua
fotografia e il titolo "Pericoloso!": per tutta risposta, alle 4:52 del 19 ottobre
la storica sede del quotidiano sita a Palermo venne devastata dall'esplosione di
una carica di 5 kg di tritolo, che danneggiò parte delle rotative[17].
In risposta alla strage di Ciaculli, su disposizione del Capo della Polizia Angelo
Vicari, il commissario Angelo Mangano fu inviato a Corleone con lo specifico
incarico di trovare ed arrestare il latitante Liggio[3]. La sera del 14 maggio 1964
grazie al Ten.Col. dei carabinieri Ignazio Milillo si arrivò al suo nascondiglio:
la casa di Leoluchina Sorisi, la fidanzata[18] di Placido Rizzotto, il sindacalista
che lo stesso Liggio aveva ucciso sedici anni prima su mandato di Navarra. Milillo,
con la partecipazione del Mangano ed uno sparuto numero di poliziotti (dieci),
irruppe nella casa con i suoi carabinieri e dopo averlo disarmato, lo arrestò[19]
[20]; Liggio fu trovato con un catetere e il latitante stesso confessò ai
carabinieri di essere affetto dal morbo di Pott[9]. Fu incarcerato all'Ucciardone,
ma nel dicembre 1968 venne assolto per insufficienza di prove nel processo svoltosi
a Catanzaro contro i protagonisti della prima guerra di mafia[21] e anche in quello
svoltosi a Bari nel 1969, in cui era imputato per gli omicidi avvenuti a Corleone a
partire dal 1958[22].
2 Febbraio 1971
La rivista «Sinistra Proletaria» cessa le pubblicazioni.
20 Ottobre 1970
Con un volantino dal titolo L’autunno rosso è già cominciato su Sinistra
Proletaria, nascono ufficialmente le Brigate Rosse. Sinistra Proletaria era la
rivista del CPM, che però dura solo due numeri. L’esperienza di Sinistra Proletaria
prosegue per qualche tempo parallelamente alle prime azioni brigatiste, annunciando
il 20 ottobre 1970 la nascita delle Brigate Rosse con …
Sinistra Proletaria (SP) è stata un'organizzazione di estrema sinistra, nata dalla
trasformazione - iniziata nel dicembre 1969 e conclusasi nel luglio del 1970 - del
Collettivo Politico Metropolitano (CPM)[1], fondato a Milano l'8 settembre del
1969. Fra i fondatori, Renato Curcio, Margherita Cagol e Alberto Franceschini, che
diedero poi vita nel settembre 1970 alle Brigate Rosse (BR).

Il CPM si servì inizialmente come strumento di lotta di una pubblicazione, a


periodicità discontinua, e della quale vennero stampati nel corso del 1970 soltanto
due numeri, con il titolo "Sinistra Proletaria", mentre altri fogli videro la luce
privi di titolo. I fogli erano di 2-4 facciate formato tabloid, e vennero diffusi
nell'area metropolitana milanese. Nel luglio 1970 nasce la più compiuta e diffusa
rivista "Sinistra Proletaria", che nel numero zero riporta ancora la dicitura "a
cura del CPM", dicitura che scompare nei numeri successivi, siglando la sparizione
de facto del CPM stesso, sostituito dalla sigla SP. La sede del movimento rimane la
stessa, Via Curtatone 12 a Milano.[2]
Dalla metà del 1970 la discussione all'interno del CPM/SP si incentra sulla
questione della lotta armata, dell'uso della violenza e del ricorso alla
clandestinità [3].

Con il Convegno di Pecorile, nel settembre 1970, cessa l'esperienza di SP: molti
suoi membri influenti, quali Curcio, Cagol e Franceschini scelgono la clandestinità
e la lotta armata, fondando immediatamente e annunciando[4] la nascita delle
Brigate Rosse, la cui prima azione[5] si data al 17 settembre 1970.

25 settembre 1970: Sinistra proletaria guida una maxioccupazione di case

L'occasione per la sterzata a destra è fornita dallo sciopero generale di 24 ore


per le riforme programmato per il 7 luglio 1970. Considerato da un portavoce di
Agnelli "forse il piú insensato e colpevole di tutti gli scioperi mai promossi nel
dopoguerra,”[4] viene scelto dalla borghesia come banco di prova. Il 6 luglio, un
giorno prima, il governo Rumor dà le dimissioni.
PCI e CGIL che SP, rispolverando una definizione classica di Lenin, chiama
"Movimento operaio borghese," non accettano la sfida, anzi si adoperano per
mostrare il proprio spirito di collaborazione.
La direzione del PCI emette un comunicato secondo cui "La classe operaia è
cosciente che le sue conquiste si difendono e si consolidano sulla via
dell'espansione produttiva, e questa via essi, responsabilmente, indicano al
potere."
La segreteria della CGIL rispetto a "questa grave provocazione politica" decide,
con la sola opposizione di Vittorio Foa, "la sospensione dello sciopero e [...]
invita tutti i lavoratori a vigilare contro ogni provocazione ...”[5]
Gli altri sindacati non sono da meno.
Contro queste posizioni di rinuncia insorge "Sinistra Proletaria": "Il PCI si
schiera contro i lavoratori in lotta che non hanno paura e dà assicurazione al
governo dei padroni della sua volontà di collaborazione [...]. I sindacati hanno
paura, calano le brache e ritirano lo sciopero.”[6] 'Con tre comunicati diversi, ma
uniti nella fuga hanno fatto marcia indietro.”[7]

1° aprile 1971, la “vendicatrice” di Che Guevara, Monika Ertl, uccide ad Amburgo


Roberto Quintanilla, un ex colonnello dei servizi segreti boliviani appena arrivato
nella città tedesca in qualità di console. A Vallegrande, Quintanilla avrebbe
voluto decapitare il cadavere del Che, ma poi si era limitato a tagliargli le mani.
Ertl attua la sua vendetta in nome dell’Esercito di liberazione nazionale
boliviano, il movimento di guerriglieri rivoluzionari formato da Guevara. Monica
Ertl finirà poi uccisa dai servizi di sicurezza boliviani nel 1973.
11 novembre
si apre a Roma il processo contro i giornalisti Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi,
querelati per diffamazione dal generale Giovanni De Lorenzo, per l'articolo
pubblicato su l'Espresso in cui si denunciava il tentativo di golpe.

Pier Paolo Pasolini si interessò al ruolo di Cefis dopo aver letto il discorso che
tenne all'Accademia Militare di Modena il 23 febbraio 1972 sulla rivista di
psicoanalitica L'erba voglio di Elvio Fachinelli intitolato La mia patria si chiama
multinazionale: Cefis descriveva l'imminente nascita della finanza multinazionale e
il tramonto delle economie nazionali (questo sarà il contesto del romanzo
Petrolio);[19] in più chiedeva una riforma costituzionale verso un presidenzialismo
autoritario, cosa che avrebbe escluso per sempre il PCI dalla partecipazione al
governo del Paese.[20] Quel discorso lasciava intravedere la possibilità di colpo
di Stato, un «tintinnio di sciabole».[21] Fu lo stesso Fachinelli a donare a
Pasolini nel settembre del 1974 la copia della rivista con il discorso di Cefis,
insieme a un'altra fonte: il libro Questo è Cefis, l'altra faccia dell'onorato
presidente pubblicato nel 1972 dall'AMI (Agenzia Milano Informazioni) scritto da
Giorgio Steimetz[19]
Cefis però avrebbe avuto un ruolo nella morte di Enrico Mattei: Italo Mattei,
fratello di Enrico, interrogato dal giudice Mario Fratantonio durante l'inchiesta
sul caso De Mauro, nel novembre 1971, riportò ai giudici l'opinione dell'allora
Ministro di grazia e giustizia, il repubblicano Oronzo Reale, a Rosangela Mattei,
nipote dell'ex Presidente dell'ENI, secondo cui Mattei fu ucciso su mandato di
Fanfani, Cefis e Raffaele Girotti perché stava per siglare un importante contratto
riguardante lo sfruttamento del petrolio argentino a favore dell'Italia.[13][14]
Cefis non fu mai incriminato ufficialmente. Nel libro di un certo Giorgio Steimetz
(alias Corrado Ragozzino)[15][16] viene descritto come un nemico che tramava
nell'ombra per ottenere la presidenza dell'ENI e neutralizzare la politica
fortemente indipendente di Mattei. Il libro di Steimetz fu subito ritirato dal
mercato e da tutte le biblioteche italiane, sparendo per decenni dalla
circolazione. In questo senso, Cefis avrebbe agito come rappresentante di poteri
che volevano ricondurre la politica energetica italiana in orbita atlantica, con un
comportamento coerente con i dettami del principale vincitore della guerra.
L'erba voglio è stata una rivista a cadenza bimestrale pubblicata a Milano dal 1971
al 1977, appartenente all'area politica della sinistra extraparlamentare e del
femminismo.
La prima proposta di una commissione parlamentare antimafia risale al 14 settembre
1948 come commissione d'inchiesta sull'ordine pubblico in Sicilia. Tale proposta fu
ripresentata nel 1958 su iniziativa di Ferruccio Parri, ma ancora una volta fu
osteggiata da più parti. Solo il 20 dicembre 1962 fu approvata la legge proposta
dai senatori Ferruccio Parri e Simone Gatto[2].

La prima commissione, presieduta da Paolo Rossi, si insediò il 14 febbraio 1963, ma


non tenne altre sedute, perché il 18 febbraio dello stesso anno si ebbe lo
scioglimento anticipato delle Camere. Nelle successive legislature, eccetto che
nella VII, l'istituzione di una commissione parlamentare antimafia fu sempre
riconfermata.
anguardia Nazionale (AN) è stata un'organizzazione neofascista e golpista italiana,
fondata il 25 aprile 1960 da Stefano Delle Chiaie, disciolta formalmente nel 1976
per effetto della legge Scelba

Movimento di Azione Rivoluzionaria, in acronimo MAR, fu un'organizzazione


terrorista italiana fondata da Carlo Fumagalli e da Gaetano Orlando.
Fondato nel 1962, ma attivo in Lombardia soprattutto dal 1970 al 1974, il MAR fu un
gruppo armato schierato su posizioni rigidamente filo-atlantiche, finalizzate ad
una politica anticomunista più rigida e ad una svolta presidenzialista, per dare
all'Italia un governo forte.[1][2][3][4]

L'ex terrorista Vincenzo Vinciguerra confessò nel 1984 al giudice Felice Casson
(alcuni anni prima delle dichiarazioni ufficiali sull'esistenza di Gladio e della
rete Stay-behind) di aver compiuto l'attentato terroristico di Peteano il 31 maggio
1972, nel quale tre carabinieri erano rimasti uccisi (fino all'interrogatorio di
Vinciguerra, erano state accusate sei persone poi prosciolte con formula piena)
[21]. Durante il processo, Vinciguerra spiegò come era stato aiutato dai servizi
segreti italiani e come fuggì nella Spagna franchista dopo la strage di Peteano.
L'ex terrorista, sentito nello stesso anno anche nel processo relativo alla strage
di Bologna, parlò apertamente dell'esistenza di una struttura occulta nelle forze
armate italiane, composta sia da militari che da civili, con finalità di coordinare
le varie stragi per evitare che anche internamente l'Italia si spostasse troppo a
sinistra: questo, sempre secondo la testimonianza dell'ex terrorista, a nome della
NATO e con il supporto dei servizi segreti e di alcune forze politiche e militari
italiane[4][22]. Il 3 luglio 2001, dopo quattro anni di processo, il Tribunale di
Roma assolse Fulvio Martini, Paolo Inzerilli e Giovanni Invernizzi dall'accusa di
falsa testimonianza in merito alle presunte relazioni tra Gladio e la strage di
Peteano[23].

Nel febbraio 1971, a Milano, alcuni esponenti del centro e della destra, tra cui i
democristiani Adamo Degli Occhi (che sarebbe poi passato ai monarchici e infine al
Movimento Sociale Italiano) e Massimo De Carolis (allora vicesegretario della DC) e
il missino Luciano Buonocore (segretario regionale per la Lombardia del Fronte
della Gioventù)[1], fondarono con questo nome un movimento con lo scopo dichiarato
di mobilitare la media borghesia lombarda, intimorita dalla piazza rossa durante il
Sessantotto, dall'autunno caldo e dalle lotte politiche del tempo, organizzando
nella città alcune manifestazioni di piazza.

Il movimento fu fondato formalmente il 1º febbraio, nella sede del Partito


Democratico di Unità Monarchica in corso Genova 26, in séguito a una riunione a cui
parteciparono i responsabili giovanili di più partiti: Gabriele Pagliuzzi
(liberali), Gian Paolo Landi di Chiavenna (monarchici) e Alfredo Mosini
(socialdemocratici). I suoi fondatori cominciarono movendo accuse al Corriere della
Sera, allora diretto da Piero Ottone, colpevole, a loro dire, d'essersi spostato a
sinistra e di appoggiare la contestazione, in pieno sviluppo in quei primi anni
settanta: si cercò di promuovere una specie di sciopero dei lettori del
giornale[2]. Ma soprattutto la Maggioranza silenziosa si sforzò di fare scendere in
piazza coloro che non erano usi a manifestare con azioni rumorose ad alta
visibilità pubblica.

l Fronte della Gioventù (FdG) è stata l'organizzazione giovanile del Movimento


Sociale Italiano - Destra Nazionale.

Nacque nel settembre 1971 dalla fusione dell'organizzazione studentesca Giovane


Italia con il Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori del MSI[3].

Sebbene ufficialmente correlata con il MSI, il Fronte della Gioventù costituì un


laboratorio politico autonomo con un dibattito interno sempre molto acceso;
testimonianza di ciò furono le numerose volte in cui fu criticata la linea politica
del Movimento Sociale Italiano[4]. I suoi iscritti inoltre non erano
automaticamente iscritti anche al partito.

Nel 1965, dopo una fase di chiarificazione teorica all'interno del gruppo venne
assunta la denominazione di Lotta Comunista, proseguendo nella linea
dell'astensionismo strategico, contraria alla partecipazione alle elezioni e a
quella che viene definita come "democrazia parlamentare borghese" e il 7 dicembre
esce a Roma il primo numero del giornale Lotta Comunista.

golpe bianco è stato il progetto di un presunto colpo di Stato di stampo liberale


e presidenzialista in Italia, promosso da ex partigiani antifascisti e
anticomunisti, e scoperto nel 1974.

Esso sarebbe dovuto avvenire nei primi anni settanta, venne predisposto nell'agosto
del 1974, al fine di costringere l'allora Presidente della Repubblica Giovanni
Leone a nominare un governo che mettesse mano alle riforme istituzionali, per
ostacolare, nell'ambito della guerra fredda contro l'Unione Sovietica, l'ascesa del
Partito Comunista Italiano o di altri gruppi comunisti e realizzare una repubblica
semipresidenziale come quella di Charles de Gaulle in Francia, relegando fuori
dalla vita politica anche i gruppi post-fascisti come il Movimento Sociale
Italiano.

Il progetto ebbe come principali promotori il monarchico Edgardo Sogno (ex PLI) ed
il repubblicano Randolfo Pacciardi e venne portato alla luce dall'allora magistrato
Luciano Violante (in seguito deputato comunista e del PDS), ma non venne attuato né
venne mai accertato a livello giudiziario, rimanendo al solo stato di ideazione
teorica.

La locuzione "golpe bianco" (in alternativa "golpe silenzioso" o "golpe morbido") è


entrata poi nel linguaggio comune per indicare più in generale un colpo di Stato
svolto senza ricorso alla forza, da parte di un governo che eserciti il potere in
modo anticostituzionale.[1]

L'Associazione Italia-Cina venne fondata nel 1962 con lo scopo di promuovere le


relazioni culturali tra l'Italia e la Repubblica popolare di Cina in un periodo di
grandi rivolgimenti sociali e politici. Oggi l'Associazione è ancora un punto di
riferimento per una molteplicità di sfere di scambio tra le culture

Le Edizioni di Ar nascono il 9 dicembre 1963. Freda ha affittato un’ex rimessa in


una strada lunga e sfatta del centro, via (nomen omen) Patriarcato, vicinissima al
Liviano di Gio Ponti. Si ritrovano lì tra fuoriusciti dal MSI, per lo più ragazzi
tra i diciotto e i vent’anni, insieme a un ex brigatista nero ed ex reggente di
Ordine Nuovo.

Jeune Europe movimento fu fondato nel 1962[1] all'indomani della Guerra


d'Indipendenza d'Algeria, da ex militanti dell'Organisation armée secrète e del
Mouvement d'Action Civique che si opponeva alla decolonizzazione del Congo belga.
La Jeune Europe traeva ispirazione anche dai neo-nazisti spagnoli del Círculo
Español de Amigos de Europa (CEDADE).

Si trattava di un precursore del nazionalismo rivoluzionario europeo: è stato uno


dei primi movimenti a opporre il concetto di nazione-Europa allo Stato-nazione
difeso dai nazionalisti. I militanti della Jeune Europe chiedevano lo scioglimento
simultaneo del patto atlantico e di quello di Varsavia, allo scopo di unire il
continente europeo in unica grande nazione, in modo che gli Stati europei non
fossero più pressati tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica. Adottarono
come simbolo la croce celtica. La Jeune Europe considerava obsoleta l'ideologia
nazista, relegandone i postulati razzisti a un secondo piano.

Nuova Repubblica" è il giornale che esprime le posizioni di Unità popolare (UP),


movimento politico nato nell'aprile 1953 dall'unione del Movimento di autonomia
socialista di Tristano Codignola e del gruppo di Rinascita repubblicana guidato da
Ferruccio Parri. Nelle sue pagine si riconoscono le dissidenze socialdemocratiche e
repubblicane che non accettano la riforma elettorale del 1953 e sono contrarie alla
partecipazione governativa con la DC e alla scelta atlantista; muovendosi nel solco
della tradizione morale e culturale dell'azionismo, auspicano la formazione di una
nuova forza socialista, libera dai condizionamenti del vecchio riformismo pre-
fascista e dei rapporti con il Partito comunista, e si battono per l'affermazione
di una nuova legalità e per l'introduzione di una serie di riforme amministrative,
economiche e sociali.
"Nuova Repubblica" esce in realtà già dal 5 gennaio 1953, cioè da prima della
costituzione di Unità popolare: inizialmente come voce ufficiale della sinistra del
Partito socialdemocratico italiano (PSDI) e poi come organo del Movimento di
autonomia socialista. Quindicinale fino al numero 56, diviene settimanale fino
all'ultimo numero, uscito il 27 ottobre 1957. La direzione e la redazione sono a
Firenze, in piazza della Libertà. Le risorse finanziarie provengono dagli
abbonamenti e da contributi volontari, e soltanto in piccola parte dalle inserzioni
pubblicitarie, assicurate dalla casa editrice La Nuova Italia di Codignola e da un
piccolo numero di aziende e di imprenditori vicini a UP come Einaudi, Olivetti e
Pellizzari. Anche la diffusione del giornale è in buona parte affidata ai
militanti.

Il Kameradschaftsring Nationaler Jugendverbände (KNJ) era un circolo giovanile


austriaco neonazista, fondato nel 1954 da Konrad Windisch, Richard Etzel e Walter
Matthaei. Seppur effimera, a causa del divieto politico che pesava sulle scuse del
NSDAP , riuscì a coordinare un primo movimento studentesco neonazista su scala
regionale, essendo presente in Austria oltre che in Germania o in Italia. Mantenne
così i legami con il gruppo neofascista di Stefano Delle Chiaie . Dopo il suo
scioglimento, il KNJ è stato sostituito dal Bund Heimattreuer Jugend , guidato da
K. Windisch.

“Il rapporto tra Avanguardia nazionale e Pinochet è stato stabilito dal principe
Borghese , che ha presentato Stefano Delle Chiaie a Pinochet. Era una relazione
politica, nel senso che Avanguardia Nazionale ha sostenuto la Dina in Europa.
Potrebbe essere intelligenza, propaganda e possibilmente azione di un tipo
particolare. Uno di questi è stato il tentato assassinio di Bernardo Leighton . "

NASCE IL SID.
Anche se lo scandalo delle schedature del Sifar e del Piano Solo verranno alla luce
solo tre anni dopo, nel 1967, grazie ad una campagna di stampa del settimanale
L’Espresso, condotta dai giornalisti Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari, già nel
1965 il SIFAR viene sciolto.
E’ uno scioglimento solo di facciata, l’ennesimo: con un decreto del Presidente
della Repubblica, il 18 novembre 1965, nasce il SID (Servizio Informazioni Difesa)
che del vecchio servizio continuerà a mantenere uomini e strutture.
Il comando del SID viene affidato all’amm. Eugenio Henke, genovese, molto vicino al
ministro dell’Interno dell’epoca Paolo Emilio Taviani, democristiano.
Sotto la gestione Henke – che resterà in carica fino al 1970 – prenderà l’avvio la
strategia della tensione che avrà come primo, tragico, risultato la strage di
piazza Fontana (12 dicembre 1969).

L'istituto francese Hyperion era realmente una scuola di lingue o la stanza di


compensazione di diversi servizi segreti?
Non esiste un momento unicamente riconosciuto per individuare la nascita delle BR.
Qualcuno ipotizza il convegno di Chiavari nel novembre 1969, altri la riunione a
Pecorile nell’Agosto 1970.

È certo però che due diversi componenti prendono vita dopo quegli incontri. Da una
parte Curcio, Franceschini e la Cagol fondano le Brigate Rosse. altri uomini
decidono invece di allontanarsi ritenendo inadeguata la struttura e la strategia
adottata dalle nascenti BR.

Tra questi Corrado Simioni, Vanni Mulinaris, Duccio Berio, Mario Moretti, Prospero
Gallinari e Innocente Salvoni, la cui moglie, Françoise Tuscher, era segretaria
dell’Hyperion, nonché nipote dell’Abbé Pierre.

Duccio Berio avrebbe ammesso, in una lettera al suocero Malagugini responsabile del
PCI per i problemi dello Stato, di essere un informatore del servizio segreto
militare italiano (SID). In tal senso "GLADIO: The secret U.S. war to subvert
Italian democracy" di Arthur E. Rowse e "Puppetmasters: The Political Use of
Terrorism in Italy" di Philip Willan.

Sono loro gli uomini che decidono di fondare il Superclan, una nuova struttura
super clandestina, con la volontà di egemonizzare e coordinare le varie
organizzazioni terroristiche su scala internazionale.

Particolarmente controversa la figura di Corrado Simioni. All’inizio della sua


carriera politica milita nelle file del Psi con Bettino Craxi ma nel 1965 viene
espulso dal partito per indegnità morale. Di lì a poco comincia la sua
collaborazione con l’Usis, l'United States Information Service. In seguito Simioni,
tra i principali studiosi di Luigi Pirandello, si trasferisce a Monaco di Baviera
per approfondire gli studi di latino e materie religiose. Quindi ricompare in
Italia alla vigilia del Sessantotto e partecipa alla costituzione del Cpm.

Ma i rapporti con Curcio cominciano a deteriorarsi fino alla rottura definitiva.


Simioni aveva progettato un attentato dinamitardo contro la sede dell'ambasciata
statunitense di Atene. Il piano prevedeva l'utilizzazione di una donna, da
scegliere fra le appartenenti alle cosiddette "zie rosse". Simioni si era
inizialmente rivolto a Mara Cagol, alla quale aveva però richiesto di non parlarne
neanche con Curcio. Dopo il rifiuto della Cagol, Simioni cerca nuovi volontari. Li
trova nel cipriota Giorgio Christou Tsikouris e in Maria Elena Angeloni. Il 2
settembre 1970 i due salgono a bordo di una Volkswagen per dirigersi verso
l’ambasciata, ma il meccanismo ad orologeria della bomba si inceppa. L’auto
esplode. Muoiono entrambi. La tragica conclusione della vicenda provoca la
definitiva rottura dei rapporti tra Simioni e Curcio.

Nel libro intervista con Mario Scialoja "A viso aperto" Curcio dice: "Tutto
cominciò da uno scontro di potere al convegno di Pecorile. Corrado Simioni arrivò
con l'intenzione di conquistarsi una posizione egemonica all'interno
dell'agonizzante sinistra proletaria: pronunciò un intervento particolarmente duro,
e sostenne che il servizio d'ordine andava ulteriormente militarizzato. La sua
operazione non riuscì, ma una volta tornato a Milano non si diede per vinto:
propose attentati inconcepibili per una organizzazione ancora inserita in un
movimento molto vasto e, praticamente, aperta a tutti. Margherita, Franceschini e
io ci trovammo d'accordo nel giudicare le sue idee avventate e pericolose.
Decidemmo così di isolarlo assieme ai compagni che gli erano più vicini, Duccio
Berio e Vanni Mulinaris: li tenemmo fuori dalla discussione sulla nascita delle
Brigate rosse e non li informammo della nostra prima azione, quella contro
l'automobile di Pellegrini. Simioni radunò un gruppetto di una decina di compagni,
tra cui Prospero Gallinari e Francoise Tusher, nipote del celebre Abbé Pierre: si
staccarono dal movimento sostenendo che ormai non erano altro che cani sciolti.
C'erano però degli amici comuni che ci tenevano informati delle loro discussioni
interne e conoscevamo il loro progetto di creare una struttura chiusa e sicura,
super-clandestina, che potesse entrare in azione come gruppo armato in un secondo
momento: quando noi, approssimativi e disorganizzati, secondo le loro previsioni
saremmo stati tutti catturati".

I militanti del Superclan si trasferiscono presto a Parigi, dove fondano dapprima


le associazioni culturali internazionali Agorà e Kiron, e poi la scuola di lingue
Hyperion, da più parti ritenuta una centrale internazionale del terrorismo.

Il generale Maletti ha rivelato l'esistenza di un rapporto datato 1975 in cui


denunciava il rischio che le BR, decapitate dagli arresti di Curcio e Franceschini,
potessero rinascere sotto la direzione di uomini di maggior peso culturale, ma a
prezzo di mutare considerevolmente la propria matrice politica. Un riferimento
all’Hyperion?

Nell’autunno 1977 l’Hyperion apre un ufficio di rappresentanza a Roma in via


Nicotera 26. Nello stesso stabile operano alcune società coperte dal Sismi.Gli
uffici restano aperti fino a giugno 1978, cioè per l’arco temporale che va dalla
progettazione del sequestro Moro, fino a poco dopo il suo tragico epilogo.

Il giudice Pietro Calogero scopre prove che implicano il coinvolgimento della


scuola nell’attività delle BR, ma una provvidenziale fuga di notizie pubblicata dal
Corriere della Sera, controllato dalla P2, vanifica l'imminente perquisizione della
sede della scuola da parte della magistratura.

Antonio Savasta, brigatista pentito, racconta che Simioni, Berio e Mulinaris,


coordinavano una struttura internazionale di collegamento tra tutte le
organizzazioni terroristiche, nel periodo della "seconda stagione" delle BR, quella
militarizzata ed egemonizzata da Mario Moretti.

Tale struttura e i suoi coordinatori clandestini avevano sede a Parigi dove Moretti
si recava spesso, aveva una abitazione e manteneva un contatto diretto con i
"superclandestini" italiani e con Jean-Louis Baudet, esponente dell’ agenzia
privata di intelligence "Le Group" protetta dai servizi segreti francesi e in
contatto con tutte le realtà clandestine e di intelligence, d’Europa e non solo.
Nel 1980 l’onorevole Craxi ipotizzando l'esistenza di un capo occulto delle Brigate
Rosse aveva ammonito "Bisognerebbe andare indietro con la memoria, pensare a quei
personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi, poi sono scomparsi,
magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato"; un profilo che ricorda
fortemente la figura di Corrado Simioni.

Giovanni Pellegrino per 7 anni alla guida della Commissione Stragi, avanza il
sospetto che Hyperion fosse un punto d'incrocio tra Servizi segreti dell'Ovest e
dell'Est, assolutamente necessario nella logica del mantenimento degli equilibri di
Yalta. Equilibri che Aldo Moro, con la sua politica di apertura al Pci, minava
gravemente.

Pellegrino rintraccia un riferimento all'Hyperion nella testimonianza del generale


Nicolò Bozzo, fidato collaboratore di Dalla Chiesa. Bozzo ha raccontato in sede
giudiziaria che Dalla Chiesa gli aveva chiesto di indagare su "una struttura
segreta paramilitare con funzione organizzativa antinvasione, ma che aveva poi
debordato in azioni illegali e con funzioni di stabilizzazione del quadro interno,
struttura che poteva aver avuto origine sin dal periodo della Resistenza,
attraverso infiltrazioni nelle organizzazioni di sinistra e attraverso un controllo
di alcune organizzazioni".

Ecco come il giudice Carlo Mastelloni ricorda l’incontro con l’Abbé Pierre che, a
metà degli anni '80, si presentò al Tribunale di Venezia.

"Era venuto dalla Francia per rendere dichiarazioni spontanee in favore del gruppo
di italiani residenti a Parigi che ruotavano intorno alla scuola di lingue
Hyperion. Avevo emesso contro di loro una serie di mandati di cattura per reati che
avevano a che fare con il terrorismo rosso. Venne a dirmi che erano persone
perseguitate da una centrale legata alla destra, che li aveva accolti in seno alla
sua organizzazione, che al massimo avevano commesso errori di gioventù.

Fece otto giorni di sciopero della fame. Mi resi conto che l'Abate era una specie
di referente dell'Hyperion anche perché sua nipote Françoise Tuscher, segretaria
della scuola, era la moglie di uno dei ricercati, Innocente Salvoni. La foto di
Salvoni fu diffusa dal ministero dell'Interno il giorno del rapimento dello
statista dc assieme a quella di altri 19 latitanti, sospettati di essere coinvolti
nell'agguato di via Fani. Ma non venne più riproposta nelle settimane dopo.

Sappiamo poi che durante il sequestro, l'Abbé si recò nella sede della Dc a piazza
del Gesù per parlare con il segretario del partito, Zaccagnini. Ma non sappiamo se
lo incontrò e cosa si dissero.

L'Abbé Pierre era un eroe della Resistenza, un uomo che aveva una visione superiore
di come vanno le cose, aveva l'atteggiamento di chi vedeva lo scenario completo."

All'età di 69 anni Corrado Simioni sarebbe morto. Il condizionale è d'obbligo.


Anche la sua uscita di scena infatti è avvolta nel mistero. La notizia è stata resa
nota nell'Ottobre 2009 ma risalirebbe addirittura a un anno prima. L'unico labile
indizio in tal senso risulterebbe essere la cessazione del B&B che da tempo gestiva
nel dipartimento della DrÔme, Francia sud orientale, con la compagna Giulia Archer.

Il reportage pubblicato sull'Europeo firmato da Ivan Carozzi, che aveva trascorso


alcuni giorni nella struttura turistica, è tra le rare testimonianze dirette su
Corrado Simioni. Il profilo che ne emerge è quello di un uomo dalla forte
personalità, assai difficile da inquadrare in schemi consolidati. Di Corrado
Simioni si è sempre scelto di parlare poco. Nella vita, come nella morte.

Curcio, che in gioventù aveva avuto delle simpatie per la destra estrema, per un
lungo periodo condivide l'abitazione con un personaggio colto e carismatico qual
era Mauro Rostagno (poi soprannominato il "Che" di Trento), e nel '67 formò con lui
un gruppo di studio denominato 'Università Negativa', in cui veniva svolto un
lavoro di formazione teorica con una rilettura di testi ignorati dai corsi
universitari tra i quali Mao-Tze-Tung, Marcuse, Guevara, Panzieri, Cabral. In un
documento dell'autunno di quell'anno scriveva: «L'università è uno strumento di
classe. Essa, a livello ideologico, ha la funzione di produrre e trasmettere
un'ideologia particolare, quella della classe dominante [...] lanciamo l'idea di
una Università Negativa che riaffermi nelle università ufficiali ma in forma
antagonista ad esse la necessità di un pensiero teorico, critico e dialettico».
Verso la fine dello stesso anno entra a far parte della redazione della rivista
"Lavoro Politico" di ispirazione marxista-leninista, dai suoi articoli traspariva
però una critica verso il "filocastrismo" e verso l'avventurismo di chi arrivava a
proporre azioni armate in Italia; come si legge testualmente «è solo un piccolo
borghese in cerca di emozioni e non un vero rivoluzionario» chi queste azioni
proponeva, poiché la presa del potere da parte del proletariato era un processo
lungo che non poteva essere ridotto alla sola parola d'ordine della guerriglia.
Siamo nell'autunno del '67, a Milano tre anni più tardi lo stesso Curcio affermerà
che la guerriglia era «l'unica prospettiva strategica». Comunque nell'autunno del
'68, all'interno del periodo di lotte ed occupazioni all'università, il problema
dei tempi della rivoluzione venne ripreso in un documento redatto e firmato da
Curcio e Rostagno, in esso si leggeva tra l'altro: «Non è l'esempio cubano, ma è
l'esempio cinese, quello che abbiamo di fronte, cioè non è possibile
l'organizzazione dell'isola felice con due anni di lotta, ma è possibile attraverso
40 anni di resistenza». Per Curcio sono mesi intensi, girò per tutta l'Italia
«viaggiando da una città all'altra per parlare, discutere, osservare. E tutto ciò
perché entro brevissima scadenza ci si presenta la necessità di una scelta: entrare
in un partito rivoluzionario o non entrarci. Si tratta di una scelta decisiva»;
così Mara Cagol, compagna di Renato Curcio fino alla sua morte, scriveva in una
lettera inviata alla madre. I fatti di Avola del 2 Dicembre '68, quando la polizia
sparò sui braccianti uccidendone due ma continuando a sparare ininterrottamente per
25 minuti, furono l'episodio che probabilmente causò il ripensamento di Curcio sul
tema della violenza. L'impressione suscitata nell'ateneo trentino fu fortissima, si
discusse per delle ore su come poter vendicare quelle vite; la linea che passò
nella maggioranza dell'assemblea fu quella che diceva si alla violenza sulle cose,
no agli attentati alle persone (Notiamo per inciso che questa sarà la linea delle
Br fino al 76).

Nuova Resistenza - NR, 1961-1965, SIUSA

L'associazione studentesca Nuova Resistenza (NR) è costituita a Firenze alla fine


del 1961, sulla scia delle manifestazioni del luglio 1960 contro il governo
Tambroni e nel nuovo clima creatosi in seguito all'avvento del centro-sinistra.
Propulsore del movimento è Alberto Scandone, all'epoca diciannovenne studente di
giurisprudenza, entrato in contatto con il Movimento non violento per la pace
ispirato ad Aldo Capitini e costituito da studenti di aerea socialista e comunista.
Nel corso del 1962 la sezione fiorentina di quest'ultimo confluisce in Nuova
Resistenza, che riceve l'importante aiuto di Luigi Boniforti, ex presidente del
Comitato toscano di liberazione nazionale, e riscuote il consenso, tra gli altri,
del sindaco La Pira, del vicesindaco Enzo Enriques Agnoletti, di Tristano
Codignola, e a livello nazionale del ministro Bo e di Enrico Mattei.
NR vede la partecipazione di studenti (per la maggior parte medi, ma anche
universitari) di diverso orientamento: socialisti, comunisti, cattolici, ma anche
non politicamente orientati. Il programma salda l'impegno politico della nuova
generazione degli anni '60 con l'antifascismo e la Resistenza: contro
l'indifferenza alla cultura e contro la presenza ritenuta ancora pervasiva di una
mentalità fascista nella legislazione, negli apparati dello Stato e nel costume,
intende stimolare l'impegno culturale e civile dei giovani nelle scuole e nelle
fabbriche. La lotta al qualunquismo, all'autoritarismo e al neofascismo si
accompagna alla critica ai partiti, colpevoli del mancato sviluppo di una coscienza
politica in Italia e di non aver favorito il dialogo tra forze di diversa
ispirazione. Tuttavia, pur volendosi mantenere fuori dai partiti, NR non intende
confondersi con chi si muove in senso anti-partitico. L'attività dell'associazione
si esplica nell'organizzazione di conferenze, nella partecipazione a dibattiti, nel
confronto con altre associazioni giovanili, in prese di posizione pubblica rispetto
ad avvenimenti nazionali e internazionali, attraverso manifesti, volantini,
comunicati stampa e manifestazioni.

Imponibile di manodopera la quantità di lavoratori che nel secondo dopoguerra, in


certe zone, l'imprenditore agricolo era obbligato ad assumere per alleviare la
disoccupazione.

Il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (MSI-DN), fino al 1972 Movimento


Sociale Italiano (MSI), è stato un partito politico italiano, d'ispirazione
neofascista[10][11][12][16][17]. Successivamente si è dichiarato post-fascista,
fino ad assumere posizioni affini alla destra di stampo conservatore[18], sebbene
sul piano economico resistessero delle tesi anti-globaliste[19] legate all'idea
corporativa[20][21] , scettiche verso il libero mercato , come dimostrato in
occasione dell'adesione dell'Italia al trattato di Maastricht[22][23] e delle
privatizzazioni di Amato[24].

Fondato il 26 dicembre 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana come


Giorgio Almirante, Pino Romualdi ed ex esponenti del regime fascista, il simbolo
del partito (la fiamma tricolore, emblema degli arditi della prima guerra mondiale)
fu scelto nel 1947. Fondato «in opposizione al sistema democratico per mantenere
viva l'idea del fascismo»[25] nell'Italia repubblicana, non condannandolo
espressamente; allo stesso tempo e a differenza di altri movimenti neofascisti
sottolineò ripetutamente di non aver alcuna intenzione di riportare in vita il
vecchio regime, ormai fuori dal tempo.[26] Tale atteggiamento trovò efficacia nella
formula «Non rinnegare, non restaurare» coniata da Augusto De Marsanich, segretario
dal 1950 al 1954 e presidente dal 1954 al 1972.[27]

Stani ruinas Nel dopoguerra riprese l'attività di giornalista e scrittore e fondò


la rivista Il Pensiero Nazionale, organo di un piccolo movimento di fascisti di
sinistra su posizioni antiborghesi, anticapitaliste e antioccidentali. La rivista
ottenne per alcuni anni finanziamenti dal Partito Comunista Italiano che tentava il
recupero di gruppi della sinistra fascista. Nel 1950 finì per quaranta giorni a
Regina Coeli per «istigazione alla rivolta armata contro i poteri costituiti»: in
alcuni articoli aveva invitato il PCI alla ribellione, con gli ex fascisti saloini,
contro il governo De Gasperi. Fu prosciolto in istruttoria per non aver commesso il
fatto. La collaborazione con il PCI finì agli inizi degli anni cinquanta, per il
rifiuto di Ruinas e degli altri esponenti dei Circoli Pensiero Nazionale di
abiurare il fascismo, da essi interpretato in senso rivoluzionario.

Il Pensiero Nazionale cessò le pubblicazioni nel 1977.[7] Continuò fino a tarda età
l'attività di scrittore, che gli valse il premio Usini nel 1980.

Dicembre: il bilancio della repressione nei confronti dei lavoratori, a partire dal
luglio ‘48 alla fine del ’50, è di 62 lavoratori uccisi, 3.126 feriti e 92.169
arrestati per motivi politici, di cui 19.306 condannati a complessivi 8.441 anni di
carcere.

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