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Renato Curcio

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Renato Curcio (Monterotondo, 23 settembre 1941) è un ex


brigatista italiano, tra i fondatori delle Brigate Rosse[1][2][3][4][5][6].

Formatosi all'Università di Trento, dove fu iscritto a Sociologia


senza arrivare a conseguire la laurea, e nelle lotte del Movimento
Studentesco, nel 1969 fondò con altri, come la moglie
Margherita Cagol e Alberto Franceschini il Collettivo Politico
Metropolitano, che avrebbe dato origine, passando per
l'esperienza di Sinistra Proletaria, al primo nucleo delle Brigate
Rosse, il principale gruppo di lotta armata dell'estrema sinistra
attivo negli anni di piombo.

Arrestato nel 1974 ed evaso l'anno dopo, rimase nuovamente


latitante per un breve periodo, e fu in seguito arrestato e Renato Curcio durante un processo alle
condannato a 28 anni di reclusione per concorso morale in Brigate Rosse
omicidio, in seguito all'attacco alla sede del Movimento Sociale
Italiano di Padova (Curcio non vi partecipò e non uccise mai
nessuno di persona, ma fu fra gli ispiratori e scrisse il proclama di rivendicazione), e per la costituzione di
associazione sovversiva e altri reati. Pur non essendosi mai dissociato, ha dichiarato la fine della lotta delle
BR e ha criticato alcune delle sue scelte. Nel 1998 è stato quindi scarcerato con quattro anni di anticipo,
dopo quattro anni di semilibertà; in tutto ha scontato circa 25 anni di reclusione, di cui 21 in carcere (12 in
regime di carcere duro).[7]

Da allora è tornato all'attività di intellettuale e saggista nella cooperativa editoriale e sociale Sensibili alle
foglie, da lui fondata, la quale si occupa di tematiche legate alla disabilità, nonché a istituzioni totali (come
carceri e manicomi), immigrazione e studi sulle nuove forme di controllo sociale nella società di massa.

Indice
Biografia
Infanzia e adolescenza (1941-1960)
Primi approcci politici (1961-1964)
La lotta armata e le Brigate Rosse (1969-1973)
L'arresto e la carcerazione (1974-1998)
Evasione e nuovo arresto
Dibattito sulla grazia a Curcio (Cossiga, 1991)
Anni recenti (1993-oggi)
Procedimenti giudiziari e condanne
Opere
Citazioni nella cultura di massa
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Trascrizioni e audio di conferenze
Articoli di Renato Curcio

Biografia

Infanzia e adolescenza (1941-1960)

Curcio nasce a Monterotondo, in provincia di Roma, il 23 settembre 1941. La madre, Jolanda Curcio, era
una ragazza-madre originaria di Orsara di Puglia (FG), stabilitasi per lavoro nella provincia romana, dove
intrattenne una relazione clandestina con il romano Renato Zampa, fratello del celebre regista
cinematografico Luigi Zampa, che la abbandonò a seguito della scoperta della gravidanza della giovane. I
primi anni della sua vita sono molto difficili, sia per le difficoltà scolastiche, sia per la precarietà dei lavori
della madre. Fino ai 10 anni d'età vive nel paese natìo della madre, con la famiglia materna, di religione
valdese. In seguito lo zio Luigi Zampa si farà carico di provvedere ai suoi bisogni.

Nella sua autobiografia, A viso aperto, racconta che la morte dello zio materno Armando (da non
confondere con l'omonimo editore Armando Curcio), operaio della FIAT, ucciso la sera della Liberazione,
di ritorno da Torino, da un gruppo di nazisti, lo segna profondamente, dal punto di vista affettivo ma non da
quello politico: rispondendo alla domanda di Mario Scialoja se l'immagine della morte dello zio avesse
contato molto per lui, Curcio rispose "Moltissimo dal punto di vista umano e affettivo. Sul piano politico
non direi. Per tanti anni non ho attribuito nessuna valenza politica al dolore di quel ricordo. Solo molto più
tardi quando ero già a Trento, ho scoperto il significato della morte di zio Armando".[8] Il suo primo "nome
di battaglia" da brigatista fu proprio "Armando".

Dopo le scuole elementari, viene iscritto al collegio cattolico "Don Bosco" di Centocelle, a Roma, dove
viene bocciato. Dopo questo insuccesso scolastico viene mandato a Imperia e affidato a una nuova famiglia
di amici della madre.[9] Finita la scuola di avviamento, a quindici anni, il padre gli trova un posto come
ascensorista all'Hotel Cavalieri di Milano. Dopo un anno di lavoro come ascensorista, si ricongiunge alla
madre, che nel frattempo ha rilevato una pensione a Sanremo. S'iscrive e poi si diploma come perito
chimico all'istituto tecnico industriale "Contardo Ferrini" di Albenga.

Primi approcci politici (1961-1964)

I suoi primi approcci politici vanno in direzione dell'estrema destra, secondo quanto contenuto in alcuni
opuscoli riconducibili a quest'area.[10][11] Ad Albenga milita dapprima nel gruppo "Giovane nazione",
quindi in "Giovane Europa", due piccole organizzazioni che riprendono le tesi nazional-socialiste di Jean
Thiriart.[12] Curcio viene anche citato come capo della sezione di Albenga e celebrato il suo zelo militante
nella rivista Giovane Nazione:[13] bisogna notare, tuttavia, che nell'autunno 1963 Curcio già frequenta
l'Università di Trento - città in cui si è trasferito nel giugno 1962 dopo un anno trascorso a Genova - e i suoi
studenti. Curcio non ha mai fatto riferimento a questa sua militanza nell'estrema destra, affermando anzi di
aver cominciato a occuparsi di politica quando era già all'Università di Trento, "e neanche subito".[14]
Dopo un anno trascorso in
condizioni precarie a
Genova, dove vive di
piccoli espedienti, nel 1963
si iscrive all'Istituto
Superiore di Scienze Sociali
(poi Università) di Trento, al
corso di laurea in sociologia.
Mara Cagol e Renato Curcio Lì le cronache raccontano
che, tra i vari corsi, Curcio
seguisse con particolare
interesse le lezioni di un allora giovanissimo Romano Prodi[15],
all'epoca assistente universitario del professor Beniamino Andreatta.
A Trento, intorno al 1964, lavora come portaborse del vicesindaco
di Trento Iginio Lorenzi, socialista, scomparso nel 2004. Viene poi
coinvolto dalla mobilitazione studentesca, che a Trento inizia prima Foto di Curcio dal documento
di altrove con l'occupazione dell'università. Nel 1965 entra a far d'identità
parte del G.D.I.U.T., il gruppo trentino dell'Intesa Universitaria,
fondato da Marco Boato, in cui si ritrovavano giovani di ispirazione
cristiana, ma politicamente laici. In tale contesto conosce Margherita Cagol, studentessa cattolica che sarà la
sua compagna fino alla morte di lei. Matura il proprio credo ideologico all'interno delle lotte universitarie e
aderisce ad alcuni piccoli gruppi d'estrema sinistra.

Per un certo periodo condivide l'abitazione con Mauro Rostagno, soprannominato il "Che" di Trento, che
sarà uno dei fondatori di Lotta Continua (Curcio sarà chiamato negli anni 2000 a testimoniare anche nel
processo per l'omicidio di Rostagno per mano della mafia siciliana). Nel 1967 forma un gruppo di studio
denominato Università Negativa, in cui viene svolto un lavoro di formazione teorica con una rilettura di
testi ignorati dai corsi universitari tra i quali Mao Zedong, Herbert Marcuse, Che Guevara, Raniero
Panzieri, Amílcar Cabral. Entra a far parte della redazione della rivista Lavoro Politico, d'ispirazione
marxista-leninista: dai suoi articoli traspare una critica verso il "filocastrismo" e verso l'avventurismo di chi
arrivava a proporre azioni armate in Italia; come si legge testualmente in chi queste azioni proponeva "è
solo un piccolo borghese in cerca di emozioni e non un vero rivoluzionario", poiché la presa del potere da
parte del proletariato è un processo lungo che non può essere ridotto alla sola parola d'ordine della
guerriglia. Pur avendo completato tutti gli esami, fa la scelta "politica" di non laurearsi. Il 1º agosto 1969
sposa Margherita Cagol, nel santuario di San Romedio in Val di Non, con rito misto cattolico-valdese.[16]

La lotta armata e le Brigate Rosse (1969-1973)

L'8 settembre 1969 Curcio, Cagol e altri fondano il Collettivo Politico Metropolitano (CPM): è questo il
periodo in cui vengono introdotti nelle fabbriche e in cui conoscono i giovani che faranno parte delle future
Brigate Rosse. Nel clima dell'"Autunno caldo", nel novembre 1969, Curcio partecipa al convegno di
Chiavari.

Stando a quanto riportato da Giorgio Galli,[17] all'Hotel Stella Maris di Chiavari, di proprietà di un istituto
religioso, si riuniscono una settantina di appartenenti al Collettivo Politico Metropolitano di Milano. Tra di
loro ci sono molti di coloro che - nell'anno successivo - fondano le Brigate Rosse. Secondo Curcio
«quando il movimento trovò la "strada sbarrata", di fronte all'alternativa se "vivere o no in democrazia
tutelata" alcuni come lui "dissero no". E nacque la lotta armata, quasi per necessità.»[18]
Nella sua
relazione a
Chiavari,
Curcio cita
un noto

Bandiera delle Brigate Rosse

rivoluzionario brasiliano, Marcelo de Andrade, il Nel maggio 1974 vennero diffuse dagli inquirenti le foto
quale asseriva che "Ogni alternativa proletaria al di alcuni dei presunti capi delle Brigate Rosse: il
potere è - fin dall'inizio - politico-militare, nel secondo da destra è Renato Curcio. Gli altri tre sono:
senso che la lotta armata cittadina costituisce la via Piero Morlacchi, Mario Moretti e Alfredo Bonavita.
principale alla lotta di classe". Dunque, in questa
occasione, Curcio si mostra favorevole alla presa
delle armi da parte dell'avanguardia proletaria. Ma la sua posizione e quella di qualche altro oratore rimane,
al momento, minoritaria. Il CPM, però, si trasforma in un gruppo più centralizzato, Sinistra Proletaria, che
stampa anche due numeri di una rivista. Le posizioni di molti di coloro che avevano rifiutato la lotta armata
cominciano a mutare con la strage di piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre dello stesso 1969.

Nel settembre 1970 si tiene il Convegno di Pecorile, con il quale ha fine l'esperienza di Sinistra Proletaria:
alcuni, tra cui Curcio, Cagol, Alberto Franceschini, decidono di passare alla lotta armata. Il 17 settembre
1970 si ha la prima azione politico-militare firmata "Brigate Rosse": viene incendiata l'automobile di un
dirigente della Sit Siemens, Giuseppe Leoni nel quartiere Lorenteggio di Milano. Sui volantini distribuiti si
legge che quello era l'esempio da dare ai crumiri e ai "dirigenti-bastardi". Sit-Siemens, Pirelli, Alfa Romeo:
queste sono le prime industrie ove si insedia il partito armato.

Da questo momento la storia di Curcio coincide con quella delle Brigate Rosse, anche se la sua
partecipazione alle azioni, inizialmente attentati incendiari ai danni di automobili di dirigenti di fabbrica e di
avversari politici, è nei primi tempi molto limitata. Curcio, infatti, si connota come "ideologo"
dell'organizzazione e si occupa principalmente della stesura di documenti e dell'elaborazione teorica
dell'organizzazione. Nell'estate del 1972, dopo una prima ondata di arresti, si trasferisce con sua moglie
Margherita a Torino, dove fondano una nuova colonna dell'organizzazione e passano alla clandestinità
completa.

L'arresto e la carcerazione (1974-1998)

Curcio fa parte del primo Comitato esecutivo dell'organizzazione costituito nel 1972, insieme ad Alberto
Franceschini, Mario Moretti e Piero Morlacchi. Tra le azioni rivendicate dalle BR l'omicidio di Graziano
Giralucci e Giuseppe Mazzola, militanti del Movimento Sociale Italiano il 17 giugno 1974, uccisi nella sede
del MSI in via Zabarella a Padova. Curcio, condannato come mandante di quegli omicidi, scrisse il
volantino di rivendicazione insieme agli altri dirigenti delle BR non senza titubanza, specificando come
l'evento non fosse stato pianificato dall'organizzazione.

Silvano Girotto, che fu per ragioni ideologiche il principale artefice del primo arresto di Curcio, interrogato
il 26 settembre 1974 da Gian Carlo Caselli riferisce alcune parole di Curcio relative alla pratica di lotta
armata, dove specificava che "bisognava anche sapere che, se necessario, le BR uccidevano". Circa
vent'anni dopo il fatto invece (nel 1993), il duplice omicidio viene ricordato da Curcio nella sua
autobiografia/intervista con Mario Scialoja come un "incidente di percorso, un episodio non voluto".
Curcio parla apertamente di "disastro politico" e di "errore grave", in quanto l'azione dei militanti padovani
compromise l'immagine delle BR.

«L'azione non aveva niente a che vedere con ciò che le BR stavano facendo. Non vedevamo nei
fascisti un reale pericolo. Mi preoccupai moltissimo. C'era il rischio di stravolgere l'immagine delle
BR, riducendola a quella di un gruppo di scalmanati che davano ordine di andare ad ammazzare la
gente nelle sedi missine.[19]»

Senza curarsi del fatto che dopo quegli omicidi le


BR avevano emesso un volantino di rivendicazione
di cui lui stesso era stato ritenuto autore, Curcio
nell'intervista spiega che a quel tempo l'eventualità
che l'organizzazione commettesse degli omicidi e ne
subisse era un principio accettato nella logica della
pratica rivoluzionaria, ma afferma che "uccidere
consapevolmente in quel periodo lo escludevo:
ritenevo che per il nostro tipo di organizzazione
sarebbe stato un passo controproducente e
8 settembre 1974, l'arresto di Renato Curcio a negativo". Risulta però chiaro che
Pinerolo: a sinistra, Curcio alla guida della Fiat 128 susseguentemente al duplice omicidio, Curcio e il
mentre Alberto Franceschini (l'uomo con i baffi fuori direttorio BR agiscono con il fine di
dall'auto) è bloccato dai carabinieri in borghese del
professionalizzare la preparazione militare dei
Nucleo Speciale Antiterrorismo; a destra, primo piano
brigatisti. Infatti, attraverso il dottor Enrico Levati e
di Curcio fotografato al momento dell'arresto.
l'avvocato Giambattista Lazagna, giungono in
contatto con Silvano Girotto detto "Frate Mitra"
che, d'accordo con i carabinieri del generale Carlo
Alberto dalla Chiesa, cercava il contatto con le BR e queste, affascinate dalla sua fama di frate guerrigliero
gli propongono di divenire loro addestratore militare.

Rispondendo alle domande della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo, Girotto ricorda le
parole dei brigatisti nel corso dei tre incontri succedutisi tra luglio e settembre 1974. «Moretti disse: "Siamo
così carichi di odio che le nostre pistole sparano da sole". E Curcio aggiunse: "Sì, però per il momento ci
spariamo sui piedi, abbiamo bisogno di lui"».[20] L'8 settembre 1974, data fissata per il terzo incontro con
Silvano Girotto, Renato Curcio e Franceschini vengono arrestati a Pinerolo mentre a bordo di una Fiat 128
si recano al luogo convenuto per l'incontro. Mario Moretti, secondo Girotto, fu misteriosamente avvisato da
qualcuno di non presentarsi, e scampò all'arresto.[21] Nel 2002, in procinto di partire come volontario con la
sua compagna in una missione cattolica al servizio dei poveri in Etiopia, Girotto volle riprendere contatto
con coloro che aveva fatto arrestare e che erano ormai liberi dopo aver scontato pesanti condanne.
L'incontro fu reso possibile da suor Teresilla Barillà. Renato Curcio, pur non manifestando rancore, declinò
l'invito, mentre Alberto Franceschini accettò l'incontro, stabilendo con lui un rapporto amichevole.[21]

Evasione e nuovo arresto

Come conseguenza di un'azione diretta e guidata da Margherita Cagol, Curcio evade dal carcere il 18
febbraio 1975 e rientra nelle Brigate Rosse, dove però ormai le sue posizioni sono marginali. Sua moglie
Margherita Cagol, conosciuta con il "nome di battaglia" di "Mara", viene uccisa in un conflitto a fuoco con
i Carabinieri nel giugno del 1975, in cui rimane ucciso anche
l'appuntato Giovanni D'Alfonso e ferito gravemente il tenente
Umberto Rocca, durante la liberazione dell'industriale Gancia,
sequestrato a scopo di autofinanziamento del gruppo. Curcio
redigerà un comunicato celebrativo della memoria della moglie:

«È caduta combattendo Margherita Cagol, "Mara", dirigente


comunista e membro del Comitato esecutivo delle Brigate
Rosse. La sua vita e la sua morte sono un esempio che nessun
combattente per la libertà potrà più dimenticare. (...)
Comandante politico-militare di colonna, "Mara" ha saputo
guidare vittoriosamente alcune tra le più importanti operazioni
dell’organizzazione. Valga per tutte la liberazione di un nostro
compagno dal carcere di Casale Monferrato.[Lo stesso Curcio, Il secondo arresto di Renato Curcio
NDR] Non possiamo permetterci di versare lacrime sui nostri (1976)
caduti, ma dobbiamo impararne la lezione di lealtà, coerenza,
coraggio ed eroismo! (...) Che mille braccia si protendano per
raccogliere il suo fucile! Noi come ultimo saluto le diciamo: "Mara" un fiore è sbocciato, e questo
fiore di libertà le Brigate Rosse continueranno a coltivarlo fino alla vittoria! Lotta armata per il
comunismo!»

Il 18 gennaio 1976 Curcio viene riarrestato insieme a Nadia Mantovani (nuova compagna di Curcio dopo
la morte di "Mara") in un appartamento in Via Maderno, a Milano.

Con la morte di Margherita Cagol e la nuova carcerazione di Curcio e di Franceschini, la direzione del
movimento passa in mano a esponenti della cosiddetta "ala militarista" con a capo Mario Moretti. Nel
giugno del 1976 vengono uccisi il Procuratore Generale Francesco Coco e la sua scorta: si tratta del primo
omicidio premeditato delle Brigate Rosse, anche se le prime due vittime delle BR erano state Graziano
Giralucci e Giuseppe Mazzola.

Il 10 maggio 1978, il giorno dopo l'omicidio seguito al rapimento dell'onorevole Aldo Moro, alla caserma
Lamarmora a Torino, dove si celebra il processo ad alcuni dei capi storici delle BR, Renato Curcio prende
la parola e attraverso un comunicato, condiviso con altri imputati, celebra così la morte del presidente della
D.C.: « [...] Ecco perché noi sosteniamo che l'atto di giustizia rivoluzionaria esercitato dalle Brigate Rosse
nei confronti del criminale politico Aldo Moro, (...), è il più alto atto di umanità possibile per i proletari
comunisti e rivoluzionari, in questa società divisa in classi».[22][23]

Curcio viene espulso dall'aula così come il coimputato Alberto Franceschini che cerca, subito dopo di lui, di
ripetere le parole del comunicato, presto interrotto dall'intervento della forza pubblica. Curcio, che non ha
mai sparato personalmente, viene condannato a trent'anni per associazione sovversiva, banda armata e
come mandante dell'omicidio di Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, venendo riconosciuto come
autore del proclama delle BR rivendicante gli omicidi.

Egli, come Prospero Gallinari e Barbara Balzerani, non si è mai dissociato né pentito. Ha rivendicato tutte
le azioni brigatiste fino alla metà degli anni ottanta, criticando però davanti ai giudici le sue vecchie scelte e
dichiarando finita la lotta armata.[24] Nel 1987, infatti, con una lettera aperta firmata insieme a Mario Moretti
e altri, dichiara chiusa l'esperienza delle Brigate Rosse, rilevandone l'inattualità, specie in riferimento agli
ultimi gruppi brigatisti e neo-brigatisti da allora operanti, che vengono però disconosciuti da Curcio e
dall'intero nucleo storico.[25] Passò un periodo al carcere di Pianosa, infine venne trasferito nel 1988 a
Rebibbia, nell'area omogenea con altri ex terroristi reclusi, non più in regime di carcere duro.
Nel 1980 le edizioni Gammalibri pubblicano Fuori dai denti, il cui testo in origine circolava come
ciclostile, scritto nel 1968 a due mani da Curcio e Mauro Rostagno (a quel tempo leader del Movimento
Studentesco Antiautoritario trentino) rifacentisi all'esperienza comune di studenti presso la facoltà di
sociologia dell'Università di Trento, con la prefazione di Giorgio Bocca e una postfazione di Aldo Ricci, un
dissidente del Movimento Studentesco trentino[26].

Dibattito sulla grazia a Curcio (Cossiga, 1991)

Nell'agosto 1991, Francesco Cossiga, Presidente della Repubblica,


propone di concedere la grazia a Renato Curcio. È un atto inusuale
perché Cossiga propone la grazia pubblicamente, condizionandola
però al riconoscimento da parte delle forze politiche, e soprattutto
del Governo e del Parlamento, di un valore politico più generale
della stessa. Inizia un dibattito che vede coinvolto il mondo politico
e la stampa[27][28].

Marco Pannella inserisce questa vicenda (settimo paragrafo del


documento), nella sua denuncia nei confronti del Presidente della
Repubblica Francesco Cossiga per attentato alla Costituzione il 26
novembre 1991. Sotto accusa sono le modalità della proposta di
grazia (non la possibilità della grazia in sé) e il presunto
stravolgimento della prassi costituzionale consolidata[29].
Renato Curcio con Barbara Balzerani
durante uno dei processi
Anche Indro Montanelli, gambizzato dalle BR nel 1977, si dichiara
favorevole alla scarcerazione di Curcio[30].

La figlia di Giralucci, Silvia, scrive invece quanto segue allo stesso presidente Cossiga in una lettera
pubblica: «La grazia è un'ingiustizia che ci offende, sia come familiari delle vittime del terrorismo, che
come privati cittadini. Mia madre ed io avevamo già espresso parere negativo alla grazia [...] La nostra vita
è stata profondamente segnata da quell'episodio, è una vita non completa, non normale. Perché dobbiamo
concedere una vita normale a chi non ha permesso che la nostra fosse tale? Hanno stroncato e segnato
irreversibilmente troppe vite per avere il diritto di godersi la loro. Constatatone il fallimento, vorrebbero, e
lei con loro, considerare la loro esperienza storicamente sorpassata, ma il dolore mio e della mia famiglia
non è ancora storia, è vita».

Il figlio di Giuseppe Mazzola, alla proposta di grazia a Curcio richiede la sospensione dello status di
cittadinanza italiana suo, dei fratelli e della madre fino allo scadere del mandato presidenziale di Cossiga. Di
fronte alla esplicita iniziativa del Presidente Cossiga sulla concessione della grazia a Renato Curcio, tra
parecchie polemiche, il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti concorda, fatto che spinge il Ministro di
Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, a rivendicare le proprie prerogative in materia presentando infatti un
ricorso per conflitto di attribuzione nei confronti della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del
Consiglio. Il processo costituzionale fu poi dichiarato estinto (ord. n. 379 del 1991), senza che la Corte si
esprimesse, in quanto lo stesso Ministro Martelli rinunciò al ricorso e, dall'altra parte, il Presidente Cossiga
non tornò sull'argomento grazia a Curcio.

Nel 1990 fonda, insieme a Stefano Petrella e Nicola Valentino, la casa editrice Sensibili alle foglie, una
cooperativa di cui è l'attuale direttore editoriale.

Anni recenti (1993-oggi)


Appena ottenuta la semilibertà 7 aprile 1993, l'allora direttore de Il Giorno, Paolo Liguori, gli offrì un posto
da giornalista ma lui declinò l'offerta perché prematura.[31]

Nel 1993 e negli anni 2000 fu convocato a rendere la sua


testimonianza nel processo per la morte del suo amico Mauro
Rostagno, assassinato da Cosa nostra:

«In tanti cercheranno di dire che è morto perché la mafia lo ha


ucciso, perché qualche spacciatore lo ha ucciso, perché
qualche amante deluso lo ha ucciso. Ma niente di tutto ciò ci
racconterà la storia di Mauro perché Mauro non è morto per
nessuna di queste ragioni. E la ragione per cui è morto resterà
inconfessabile, impossibile da raccontare.»

Nel 1994 la sua cooperativa pubblica l'importante Princesa,


l'autobiografia di Fernanda Farias De Albuquerque[32] (scritta con
l'ex brigatista Maurizio Iannelli conosciuto da lei in carcere), donna Renato Curcio nel 2008
transgender brasiliana (suicida nel 2000) su cui Fabrizio De André
scriverà una canzone (Prinçesa, dall'album Anime salve del 1996).
La presentazione del libro al Torino GLBT Film Festival - Da Sodoma a Hollywood viene contrastata dai
parenti delle vittime delle Brigate Rosse che protestano proprio contro la presenza di Curcio. Princesa,
quindi, preferisce non presentarsi; alla prima presentazione del libro, invece, avvenuta a Genova all'Osteria
della Lanterna dopo che il comune aveva negato la sala comunale precedentemente concessa per protesta
contro Curcio (regolarmente autorizzato dal giudice di sorveglianza), partecipano sia il fondatore delle BR
sia Fernanda, e il comune amico don Andrea Gallo, celebre prete di strada genovese.[32]

Renato Curcio fu scarcerato definitivamente nell'ottobre del 1998, quattro anni prima della scadenza della
pena.[24] I giudici di sorveglianza motivarono così la scelta: «Anche se Curcio non ha mai rinnegato il
proprio passato politico a tutti noto, ponendosi come una sorta di interlocutore verso le istituzioni, mirando
alla ridefinizione culturale, storica e politica degli anni '60 - '80, è pur vero che la sua attività lavorativa,
oggi rivolta soprattutto alla ricerca e comunque coinvolgente le relazioni umane, è sintomatica di una
sincera rivisitazione e messa in discussione delle scelte precedentemente operate, e sfociate nei delitti che
oggi sta espiando» e nel suo «impegno volto al sociale può cogliersi il ravvedimento che la legge prevede
per il beneficio oggi richiesto»[24]. Curcio, inoltre, ha abbandonato il marxismo-leninismo, professandosi
altresì un anarco-comunista[33].

Riguardo alle sue nuove attività Curcio ha detto: «Io parlo solo del mio lavoro di ricercatore, il resto non mi
interessa. Non salgo in cattedra e non sono un cattivo maestro», rifiutando quasi sempre di commentare
argomenti inerenti o correlati agli anni di piombo[34][35].

Curcio si è risposato nel 1995 con Maria Rita Prette detta "Marita" (un'ex terrorista condannata per banda
armata e oggi scrittrice e ricercatrice sociale[36][37]), con rito religioso (essendosi riavvicinato nuovamente
alla religione cristiana valdese[33]) e con lei ha avuto una figlia. Abita in un casolare a Carrù (in provincia di
Cuneo)[38], e scrive e cura libri sul mondo del lavoro, sulla condizione carceraria e su tutte le istituzioni
totali: in particolare sugli internati nei manicomi giudiziari (da una prospettiva antipsichiatrica), sui portatori
di handicap, sugli stati alterati di coscienza nella reclusione[39], dal 2015, con la pubblicazione del saggio
L'impero virtuale, si dedica all'impatto della rivoluzione digitale nei rapporti all'interno della società
moderna, studio che ha poi approfondito ulteriormente con le successive pubblicazioni: L'egemonia
digitale, La società artificiale e L'algoritmo sovrano; svolge inoltre l'attività di sociologo[40], il campo di
studi per cui intraprese il percorso universitario concluso, a fine anni '60, senza tuttavia conseguirne la
laurea per scelta politica[33].

Nel 2013, con altri ex brigatisti e membri della sinistra extraparlamentare, ha partecipato ai funerali di
Prospero Gallinari, a Coviolo (Reggio Emilia), suscitando accese polemiche e una denuncia archiviata[41].
Spesso è stato invitato a tenere conferenze sugli argomenti del proprio lavoro, causando a volte dure
contestazioni e critiche per il suo passato.[42]

Procedimenti giudiziari e condanne


Curcio è stato condannato a 30 anni di carcere, ridotti poi a 28 (di cui scontati 24, 4 in semilibertà e 20 in
prigione) per concorso morale in omicidio volontario nella morte dei militanti missini Giralucci e Mazzola
(in quanto giudicato mandante dell'assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano di Padova)[24], per
costituzione e direzione di associazione sovversiva, evasione e per partecipazione a banda armata.[24] La
pena di 28 anni è cumulativa di:

15 anni, in seguito ridotti a 12, nel processo di Torino al nucleo storico delle BR (1974-78),
per i reati di associazione sovversiva, evasione e banda armata[43] (per la stessa
costituzione delle BR e per i sequestri e le rapine di finanziamento messi in atto dal gruppo,
oltre che per la sua evasione da Casale);
16 anni e 2 mesi per l'assalto alla sede del MSI e il derivante concorso morale in omicidio
(sentenza definitiva nel 1991).[44]

Opere
Fuori dai denti, con Mauro Rostagno, Milano, Gammalibri, 1980.
Gocce di sole nella città degli spettri, con Alberto Franceschini, Roma, Corrispondenza
internazionale, 1982.
Wkhy, Roma, Cooperativa Apache, 1984.
L'alfabeto di Esté, Roma, Agalevi-Sensibili alle foglie, 1988.
Nel bosco di Bistorco, con Nicola Valentino e Stefano Petrella, Roma, Sensibili alle foglie,
1990; 1991; 1993.
Shish Mahal, Roma, Sensibili alle foglie, 1991.
Curatela di Hassan Itab, La tana della iena, Roma, Sensibili alle foglie, 1991.
Prefazione ad Agrippino Costa, Versoperverso, Cavallino di Lecce, Capone, 1991.
Introduzione a Francesco Cirillo, Sulla fronte un po' d'acido..., Lamezia Terme, Grisolia,
1992.
A viso aperto, Milano, A. Mondadori, 1993. ISBN 88-04-36703-2.
La soglia, Roma, Sensibili alle foglie, 1993; Milano, Tropea, 1997. ISBN 88-438-0068-X.
Metrò, Roma, Sensibili alle foglie, 1994.
Curatela di Primo Vanni, Mi viense allora uno sperimento, Roma, Sensibili alle foglie, 1995.
ISBN 88-86323-51-4.
Reclusione volontaria, Tivoli, Sensibili alle foglie, 1997. ISBN 88-86323-94-8.
Fino alle radici del cuore. Lettere, con Francesco Silvestri, Cosenza, Periferia, 1999. ISBN
88-87080-12-7.
Nella città di Erech, con Nicola Valentino, Roma, Sensibili alle foglie, 2001. ISBN 88-86323-
88-3.
L'azienda totale. Dispositivi totalizzanti e risorse di sopravvivenza nelle grandi aziende della
distribuzione, Dogliani, Sensibili alle foglie, 2002. ISBN 88-86323-77-8.
Introduzione a Franco Del Moro, Il dubbio necessario. Liberare la coscienza dai limiti della
razionalità e del materialismo, Murazzano, Ellin Selae, 2002.
Il dominio flessibile. Individualizzazione, precarizzazione e insicurezza nell'azienda totale, a
cura di, Dogliani, Sensibili alle foglie, 2003. ISBN 88-86323-93-X.
Il consumatore lavorato, a cura di, Dogliani, Sensibili alle foglie, 2005. ISBN 88-86323-99-9.
La trappola etica. Ambiguità e suggestioni della responsabilità sociale d'impresa, a cura di,
Dogliani, Sensibili alle foglie, 2006. ISBN 88-89883-08-1.
I dannati del lavoro. Vita e lavoro dei migranti tra sospensione del diritto e razzismo
culturale, a cura di, Dogliani, Sensibili alle foglie, 2006. ISBN 978-88-89883-15-0.
Prefazione a Andate e ritorni. Conversazioni tra passato presente e futuro con Loris Tonino
Paroli, Paderno Dugnano, Colibrì, 2009. ISBN 978-88-86345-80-4.
Respinti sulla strada. La migrazione ipermoderna di minorenni e ragazzi stranieri, a cura di, ,
Prefazione di Paolo Bellati, Dogliani, Sensibili alle foglie, 2009. ISBN 978-88-89883-31-0.
Razzismo e indifferenza, prefazione di don Andrea Gallo, Roma, Sensibili alle foglie, 2010.
ISBN 978-88-89883-37-2.
La socioanalisi narrativa, con Marita Prette e Nicola Valentino, Roma, Sensibili alle foglie,
2012. ISBN 978-88-89883-57-0.
Mal di lavoro. Socioanalisi narrativa della sofferenza nelle attuali condizioni di lavoro, a cura
di, Roma, Sensibili alle foglie, 2013
Il pane e la morte. Lo scambio salute-lavoro nel polo industriale brindisino, a cura di, Roma,
Sensibili alle foglie, 2014
La rivolta del riso. Le frontiere del lavoro nelle imprese sociali tra pratiche di controllo e
conflitti biopolitici, a cura di, Roma, Sensibili alle foglie, 2014
L'impero virtuale. Colonizzazione dell'immaginario e controllo sociale, Roma, Sensibili alle
foglie, 2015
L'egemonia digitale. L'impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro, Roma, Sensibili
alle foglie, 2016
La società artificiale. Miti e derive dell'impero virtuale, Roma, Sensibili alle foglie, 2017
L'algoritmo sovrano. Metamorfosi identitarie e rischi totalitari nella società artificiale, Roma,
Sensibili alle foglie, 2018
Ascoltare e narrare. Socioanalisi narrativa di alcune esperienze pedagogiche nella
cooperativa sociale Famiglia Nuova, Roma, Sensibili alle foglie, 2018
Il futuro colonizzato. Dalla virtualizzazione del futuro al presente addomesticato, Roma,
Sensibili alle foglie, 2019
Identità cibernetiche. Dissociazioni indotte, contesti obbliganti e comandi furtivi, Roma,
Sensibili alle foglie, 2020
Capitalismo cibernetico. Dopo il panottico, oltre la sorveglianza, Roma, Sensibili alle foglie,
2022
Ombre digitali sul lavoro sociale. Socionalisi narrativa sulle derive del terzo settore, a cura
di, Prefazione di Paolo Bellati, Roma, Sensibili alle foglie, 2022
Dietro il mito dell'informatica. Socianalisi narrativa del lavoro nelle aziende di tecnologia
dell'informazione e della comunicazione, a cura di, Sensibili alle foglie, 2022

Citazioni nella cultura di massa


Il cantante Francesco Baccini gli ha dedicato un brano musicale intitolato appunto Renato
Curcio, contenuto nell'album Nomi e cognomi.
Curcio è citato anche da Fabrizio De André in La domenica delle salme, dall'album Le
nuvole, con la strofa: "Nell'assolata galera patria il secondo secondino / disse a “Baffi di
Sego” che era il primo / "Si può fare domani sul far del mattino" e furono inviati messi / fanti
cavalli cani ed un somaro / ad annunciare l'amputazione della gamba / di Renato Curcio / il
carbonaro". Secondo Mauro Pagani, co-autore del disco, l'idea originale era dedicare un
intero pezzo a Curcio, con riferimenti a Silvio Pellico e Maroncelli e alla loro prigionia nello
Spielberg, ma alla fine fu deciso per una strofa nella canzone citata.[45] Il cantautore
genovese trasfigura la figura di Curcio in quella di Piero Maroncelli, esaltandone così la
coerenza al di là delle ideologie.[46] In un'intervista De André spiegò il riferimento a Curcio,
chiedendone anche indirettamente la liberazione:

«Il riferimento a Curcio è preciso. Io dicevo semplicemente che non si capiva come mai si
vedevano circolare per le nostre strade e per le nostre piazze, piazza Fontana compresa, delle
persone che avevano sulla schiena assassinii plurimi e, appunto, come mai il signor Renato Curcio,
che non ha mai ammazzato nessuno, era in galera da più lustri e nessuno si occupava di tirarlo
fuori. Direi solamente per il fatto che non si era pentito, non si era dissociato, non aveva usufruito
di quella nuova legge che, certamente, non fa parte del mio mondo morale... Il riferimento poi
all'amputazione della gamba, voleva essere anche un richiamo alla condizione sanitaria delle nostre
carceri.»

(Fabrizio De André[47])
L'attrice francese Fanny Ardant durante un'intervista al settimanale «A» definì Curcio "Un
eroe"[48].
Curcio è citato nel brano Bandito senza tempo e il brano Ombre rosse inizia con uno stralcio
di discorso di Curcio, entrambi contenuti nell'album Le radici e le ali del gruppo Gang.
Una delle versioni di Quelli che... di Enzo Jannacci cita Curcio ("Quelli che Matarrese
dicono che è stato l'ultimo allievo di Renato Curcio, oh yeah").
Nel brano Nuove BR, della P38, viene citato Curcio (Renato Curcio, maglia di Gucci).

Note
1. ^ L'Espresso, raccolta 1992, pag. 46 (https://books.google.it/books?id=RSIyAQAAIAAJ&q=r
enato+curcio+sociologist&dq=renato+curcio+sociologist&hl=it&sa=X&ei=2MFuVcz_J4n7yg
P6g4GgAg&ved=0CDkQ6AEwAw)
2. ^ Presentazione con Renato Curcio (http://www.donvitaliano.it/?p=828) Archiviato (https://we
b.archive.org/web/20150417130256/http://www.donvitaliano.it/?p=828) il 17 aprile 2015 in
Internet Archive.
3. ^ Curcio sociologo: "Il razzismo è frutto dell'ignoranza" (http://gazzettadireggio.gelocal.it/reg
gio/cronaca/2011/02/20/news/curcio-sociologo-il-razzismo-e-frutto-dell-ignoranza-1.485126)
4. ^ Presentazione "La società del controllo e dell'esclusione" (https://archive.org/details/Renat
oCurcio-LaSocietDelControlloEDellesclusione)
5. ^ Manifesto di presentazione libri (http://www.officinediresistenza.org/download/OdR-Forma
zione_Popolare-GIU_LUG-print.pdf)
6. ^ «Presentazione del libro: "Mal di lavoro. Socioanalisi della sofferenza nelle attuali
condizioni di lavoro." Narrativa sulle attuali problematiche relative al rapporto tra lavoro,
sfruttamento, precarizzazione e qualità della vita. Incontro/dibattito aperto con: Renato
Curcio (sociologo, ricercatore, saggista ed editore); Piero Fumarola (sociologo, docente
università di Lecce e ricercatore).»
7. ^ E adesso si chiude un'epoca storica (https://archive.today/20230101173015/https://ricerca.
repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/10/08/adesso-si-chiude-un-epoca-storica.h
tml)
8. ^ Renato Curcio, A viso aperto - Intervista di Mario Scialoja, Arnoldo Mondadori Editore,
1993, p. 17
9. ^ Renato Curcio, A viso aperto - Intervista di Mario Scialoja, Arnoldo Mondadori Editore,
1993, p. 18
10. ^ Da Jeune Europe alle Brigate rosse - Antiamericanismo e logica dell'impegno
rivoluzionario, Società Editrice Barbarossa, Milano 1992, pp. 45-47 (Edizione francese
1990, Editore ARS, Nantes)
11. ^ La Nazione Europea #1/2005 p. 43 Vedi (http://www.pcn-ncp.com/pdf/LNE01.pdf)
12. ^ Jean Luc, Giovane Europa, Barbarossa, 1992, pp. 46-47, citato in Sergio Flamigni, La
Sfinge delle Brigate Rosse, KAOS Edizioni, 2004, p. 30
13. ^ Rivista Giovane nazione n. 4, settembre 1963 e n. 5, ottobre 1963
14. ^ Renato Curcio, A viso aperto - Intervista di Mario Scialoja, Arnoldo Mondadori Editore,
1993, p. 15
15. ^ quotidiano la Repubblica del 28 maggio 2005, p. 38
16. ^ L'amore con Margherita che sposò a San Romedio, in Trentino, 14 marzo 2018, p. 15.
17. ^ Giorgio Galli, Storia del Partito Armato, Edizioni CDE, Milano, 1986
18. ^ Curcio e Piperno, memoria divisa (http://archiviostorico.corriere.it/1999/marzo/17/CURCIO
_PIPERNO_MEMORIA_DIVISA_co_0_9903173233.shtml). Articolo del 17 marzo 1999
nell'archivio storico (http://archiviostorico.corriere.it) del Corriere della Sera (http://www.corrie
re.it/)
19. ^ da A viso aperto, pp. 94-95
20. ^ Resoconto stenografico della 62. seduta della Commissione parlamentare d'inchiesta sul
terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi
del 10 febbraio 2000 (https://archive.today/20131020013113/www.senato.it/documenti/repos
itory/leggi_e_documenti/raccoltenormative/30%20-%20stragi/Leg.%20XIII/resoconti/62.pdf)
21. Da Curcio ai poveri dell'Etiopia Frate Mitra: i br? Ora siamo amici (https://web.archive.org/we
b/20151001111358/http://archiviostorico.corriere.it/2005/aprile/25/Curcio_poveri_dell_Etiopi
a_Frate_co_9_050425064.shtml)
22. ^ Maria Adelaide Aglietta, Diario di una giurata popolare al processo delle Brigate Rosse,
Prefazione di Leonardo Sciascia, Milano Libri Edizioni, 1979, pp. 110-111
23. ^ Giorgio Bocca, Noi terroristi, Garzanti, 1985
24. Curcio torna libero dopo 24 anni dal Corriere della Sera (8 ottobre 1998) (https://web.archiv
e.org/web/20090301044407/http://archiviostorico.corriere.it/1998/ottobre/08/Curcio_torna_lib
ero_dopo_anni_co_0_9810083475.shtml)
25. ^ Renato Curcio invitato a parlare del suo libro alla "Festa Rossa" in provincia di Pisa, su
qelsi.it. URL consultato il 22 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
26. ^ In ricordo di Mauro Rostagno (http://www.inchiestasicilia.com/2014/03/06/in-ricordo-di-mau
ro-rostagno/) e curatore del libro
27. ^ Mario Cervi, "Perché noi siamo per la grazia a Renato Curcio", il Giornale, 6 agosto 1991.
28. ^ Craxi: la grazia a Curcio onora lo Stato (http://www.archiviolastampa.it/component/option,c
om_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0876_01_1991_
0184_0009_12220072/), La Stampa, 11 agosto 1991.
29. ^ Marco Pannella, Denuncia nei confronti del presidente della repubblica Francesco
Cossiga per attentato alla costituzione (http://81.115.165.154/archivio_radicale/scheda.asp?
q=8654) Archiviato (https://web.archive.org/web/20070930061715/http://81.115.165.154/arch
ivio_radicale/scheda.asp?q=8654) il 30 settembre 2007 in Internet Archive., 26 novembre
1991.
30. ^ «Non amo i pentiti, ma stimo Renato Curcio, anche se siamo su posizioni opposte. Non ha
mai tradito i suoi compagni e non ha ammazzato nessuno. Non capisco perché stia ancora
dentro».
31. ^ Curcio giornalista, lo vuole " Il Giorno " dal Corriere della Sera (10 aprile 1993) (http://archi
viostorico.corriere.it/1993/aprile/10/Curcio_giornalista_vuole_Giorno__co_0_9304103425.s
html)
32. Don Andrea Gallo, Ancora in strada. Un prete da marciapiede, Mondadori, 2013, estratto (htt
ps://books.google.it/books?id=3-kld3E2V0AC&pg=PT81&lpg=PT81&dq=don+gallo+pescat
ore+san+benedetto&source=bl&ots=U3lFIkz69J&sig=_MkDub8gmL4jpDJrUHgpqyvYLKo&
hl=it&sa=X&ei=ar5yVcaDOeOHygO2p4HABA&ved=0CFQQ6AEwCQ#v=onepage&q=do
n%20gallo%20pescatore%20san%20benedetto&f=false)
33. "Lombroso è morto ma non il razzismo" intervista a Renato Curcio di Lino Patruno (https://pa
rtitodelsud.blogspot.it/2012/03/lombroso-e-morto-ma-non-il-razzismo.html)
34. ^ Curcio, Renato - Biografia (http://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=C
URCIO+Renato)
35. ^ Curcio: «Non parlo di terrorismo» (http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2003/11/
21/CC2PO_CC201.html)
36. ^ Appartenente ai Comunisti Organizzati per la Liberazione Proletaria; ha scontato 9 anni
dal 1983 al 1992 per banda armata e ha conosciuto Curcio quando lui stava per ottenere la
semilibertà.
37. ^ Carlo Chianura Renato Curcio sposa un'ex terrorista (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/
archivio/repubblica/1995/07/12/renato-curcio-sposa-un-ex-terrorista.html), la Repubblica, 12
luglio 1995.
38. ^ Stefano Zurlo, "Gli ex terroristi rossi? In libertà o all'estero" (http://www.ilgiornale.it/news/ex
-terroristi-rossiin-libert-o-allestero.html), il Giornale, 27 gennaio 2012.
39. ^ Renato Curcio, Stati modificati della e nella reclusione (http://www.ecn.org/sissc/curcio.ht
m)
40. ^ Presentazione libro con Renato Curcio (http://www.donvitaliano.it/?p=828) Archiviato (http
s://web.archive.org/web/20150417130256/http://www.donvitaliano.it/?p=828) il 17 aprile
2015 in Internet Archive.
41. ^ Funerali di Gallinari, il sindaco di Reggio Emilia: "Hanno offeso la città" (http://www.ilfattoq
uotidiano.it/2013/01/22/funerali-di-gallinari-sindaco-di-reggio-emilia-hanno-offeso-citta/4775
24/), il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2013.
42. ^ Fa una domanda scomoda a Curcio e viene aggredito: ecco il video-choc (http://www.seco
loditalia.it/2015/03/fa-domanda-scomoda-curcio-viene-aggredito-video-choc/)
43. ^ Marco Belpoliti, Gianni Canova, Stefano Chiodi, Annisettanta: il decennio lungo del secolo
breve, 2007, p. 588
44. ^ Scheda su Giuseppe Mazzola, su vittimeterrorismo.it. URL consultato il 15 ottobre 2015 (archiviato
dall'url originale il 4 marzo 2016).
45. ^ Riccardo Bertoncelli, Belìn, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, pag. 137
46. ^ Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 147-148
47. ^ citato in Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, pp. 68-69
48. ^ Fanny Ardant:«Renato Curcio? Per me è un eroe» dal Corriere della Sera (24 agosto
2007) (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2007/08_Agosto/23/ardant-curcio-eroe.
shtml)

Bibliografia
Giorgio Bocca, Il terrorismo italiano. 1970/1978, Milano, Rizzoli, 1978.
Giorgio Bocca, Noi terroristi. 12 anni di lotta armata ricostruiti e discussi con i protagonisti,
Milano, Garzanti, 1985.
Renato Curcio e Mario Scialoia, A viso aperto, Mondadori, 1993.
Alberto Franceschini, Mara, Renato ed io: storia dei fondatori delle B.R., Mondadori, 1998
Sergio Flamigni, Convergenze parallele. Le Brigate Rosse, i servizi e il delitto Moro. Kaos
1998, ISBN 8879530747

Voci correlate
Terrorismo in Italia
Anni di piombo
Brigate Rosse
Sensibili alle foglie

Altri progetti
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nato_Curcio?uselang=it)

Collegamenti esterni

(EN) Renato Curcio, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.


(EN) Renato Curcio, su IMDb, IMDb.com.
Biografia e intervista a Renato Curcio, su digilander.libero.it. URL consultato il 4 maggio 2019
(archiviato dall'url originale il 9 giugno 2007).
Biografia - Corriere della sera, su cinquantamila.corriere.it. URL consultato il 22 marzo 2015
(archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2015).
Sensibili alle foglie, cooperativa editoriale diretta da Curcio, su sensibiliallefoglie.it.

Trascrizioni e audio di conferenze


Renato Curcio parla di azienda e consumi al CSOA il Molino (https://archive.org/details/PRS
N_Renato_Curcio) (download)
Dispositivi totalizzanti e risorse di sopravvivenza nelle grandi aziende della distribuzione.
Paradigmi carcerari moderni. Nuove forme di detenzione e controllo con la trasformazione
del lavoro nella società postmoderna. (https://www.inventati.org/folletto25603/documenti/031
110sonocometumivuoi.pdf), 11 novembre 2003.
La società del controllo e dell'esclusione (https://www.inventati.org/folletto25603/pubblic/07.
html#curcio_contina), download, 20 dicembre 2007.

Articoli di Renato Curcio


Stati modificati della e nella reclusione, su ecn.org.
Il totalitarismo flessibile: i nuovi dispositivi di sospensione del diritto, su rivistapaginauno.it.
Polo industriale brindisino: il pane e la morte, su rivistapaginauno.it.
Il lavoratore catturato, su rivistapaginauno.it.
VIAF (EN ) 76362516 (https://viaf.org/viaf/76362516) · ISNI (EN ) 0000 0000 3219
0188 (http://isni.org/isni/0000000032190188) · LCCN (EN ) n79048200 (http://id.loc.
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