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ALDO MORO

Protagonista di primo piano della storia politica del Novecento, viene ricordato come
uno dei più insigni statisti d'Italia. La sua tragica fine segnò uno spartiacque nella
lotta al terrorismo di matrice politica e negli equilibri politici nazionali.

Pugliese di Maglie (in provincia di Lecce), si appassionò agli studi giuridici che proseguì
dopo la Laurea in Giurisprudenza, con attività di ricerca e pubblicazioni. Negli stessi
anni, prese contatto con gli ambienti politici cattolici, prima con la FUCI (federazione
degli universitari cattolici) e poi con la Democrazia Cristiana, che insieme ad altri
fondò nel 1942.

Eletto nel 1946 all'Assemblea Costituente e chiamato a redigere il testo costituzionale,


in pochi anni si trovò a ricoprire incarichi sempre più rilevanti, come quelli di ministro
di Grazia e Giustizia nel 1955 e ministro della Pubblica Istruzione nel 1957. Gli anni
Sessanta lo videro come principale fautore dei governi di centrosinistra, alcuni dei
quali guidò in qualità di Presidente del Consiglio dal 1963 al 1968 e dal 1974 al
1976.

L'apertura di Moro verso il Partito Comunista, sancita dal cosiddetto compromesso


storico con Enrico Berlinguer, alimentò un clima politico a lui ostile, dentro la stessa
DC, e lo fece entrare nel mirino delle Brigate Rosse. Sequestrato a Roma, il 16 marzo
del 1978, da un commando di queste ultime (in seguito a un conflitto a fuoco in via
Fani, che provocò la morte dei cinque uomini della scorta), il 9 maggio, dopo 55 giorni
di prigionia, fu assassinato e il corpo venne rinvenuto nel bagagliaio di una Renault 4
rossa, parcheggiata, simbolicamente, tra via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù
(dove avevano sede rispettivamente il PCI e la DC).

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