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MAGAZINE
CRISTINA
DI SVEZIA
E IL CIRCOLO
€ 3,99
ALCHEMICO
FREEDOM MAGAZINE N. 23 | PUBBLICAZIONE MENSILE DI GENNAIO 2022 | PRIMA IMMISSIONE 18 DICEMBRE 2021 |
IKIGAI
IL SEGRETO
DI UNA VITA
LUNGA E FELICE
VITA SU
ALTRI MONDI
NEL SISTEMA
SOLARE
LO YULE
LA FESTA DELLA LUCE
ALLE ORIGINI DEL NATALE
UNA REMOTA TRADIZIONE NORDEUROPEA
CELEBRATA ALLE PORTE DELL’INVERNO DAGLI ANTICHI POPOLI
CREATURE NORDICI, VUOLE ONORARE LA RINASCITA DEL DIO SOLE.
FANTASTICHE UN MOMENTO MAGICO CHE OGGI SI FONDE ALLA PIU’ IMPORTANTE
LE RENNE RICORRENZA DELL’ANNO.
DI SANTA CLAUS
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L’EDITORIALE
IL FOCOLARE
AL CENTRO
DELLA CASA
B
entrovati! Il 2021 è stato un anno di passag-
gio nel quale siamo maturati. Sì perché come
Paese abbiamo fatto quello che era giusto
fare per combattere il Covid-19, per salvare vite e
ripartire con l’economia. Non ci siamo lasciati ab-
battere da quello che era accaduto prima, ma anzi
in maggioranza ci siamo resi conto che è il gioco
di squadra quello che vince, quello che ci può far
uscire dal lungo tunnel della pandemia.
Spero siate comodi il viaggio sta per cominciare, benvenuti a Freedom, benve-
nuti oltre il confine.
Roberto Giacobbo
14
74
50
IN QUESTO NUMERO
82
28
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©SHUTTERSTOCK
14 TRADIZIONI LO YULE
IL RISVEGLIO DELLA LUCE
Un momento carico di valenze simboliche e magiche, dominato
da miti e simboli le cui origini si perdono in un passato
lontanissimo e che si fondono anche al Natale.
38 REPORTAGE ROMA
LA CASINA VALADIER
Su uno dei panorami più belli di Roma è incastonato un piccolo
gioiello di architettura neoclassica.
48 LA FOTO
DEL MESE
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Andrea Delogu
andrea.delogu@mediaset.it HANNO COLLABORATO STAMPA SERVIZIO ARRETRATI
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Roberto Giacobbo, Danilo Grossi, Antonio
Martino, Luca Potenziani, Francesca Vitale. al numero 045.888.4400
Fivestore – RTI S.p.A. Redazione: Giovanna Giacobbo MediaAdv srl da lunedì a venerdì
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INQUINAMENTO
©SHUTTERSTOCK
LO SMOG CI UCCIDE
U n nuovo primato riguarda l’Italia, ma non è positivo: nel 2019 è stata tra i paesi
dell’UE con il più alto rischio per la salute dovuto all’esposizione allo smog, in
termini di morti e anni di vita persi. E non è la prima volta che capita. Questo il
risultato del Rapporto 2021 dell’AEA (l’Agenzia Europea per l’Ambiente), dal quale
si evince che nel 2019 l’Italia aveva il maggior numero di decessi causati dal bios-
sido di azoto, mentre per quelli causati da particolato fine eravamo secondi dopo la
Germania. Il rapporto dice anche come queste cifre sarebbero state notevolmente
inferiori se l’intera Unione avesse raggiunto i nuovi parametri indicati dall’OMS
(l’Organizzazione Mondiale per la Sanità), cosa che non è avvenuta. In quel caso,
solo in Italia si calcola ci sarebbero stati almeno 32mila decessi in meno.
CLIMA
IL PIANETA MAI COSÌ CALDO COME ORA
NEGLI ULTIMI 24.000 ANNI
A ncora pessime notizie dal fronte del riscaldamento globale, notizie che confer-
mano ancora una volta che la colpa è dell’uomo e delle sue attività. L’evoluzione
delle temperature dall’Era Glaciale a oggi, ricostruita da un gruppo di ricercatori
guidati dall’Università dell’Arizona incrociando i dati dei modelli climatici e le analisi
dei sedimenti marini, ha confermato che il riscaldamento globale causato dagli esseri
umani non ha precedenti negli ultimi 24mila anni. Secondo lo studio, ciò è principal-
mente dovuto da due fattori: l’aumento dei gas serra e il ritiro dei ghiacci. Infatti
si è notato come, nonostante negli ultimi 10mila anni le temperature del pianeta
sono sempre salite gradualmente, negli ultimi 150 anni c’è stata un’impennata mai
registrata prima per grandezza e velocità. I risultati, che sono stati pubblicati sulla
rivista Nature, consistono in mappe globali delle variazioni di temperatura con un
intervallo di 200 anni, consultabili da chiunque voglia rendersi conto dei cambiamenti
avvenuti in una determinata località. Servirà questa ennesima scoperta a sensibiliz-
zare chi ha il potere di invertire questa tendenza?
SPAZIO / 1
IL MISTERO DELL’ASTEROIDE
PERDUTO DALLA LUNA
satellite, scoperto nel 2016 dall’osservatorio Pan-STARRS, situato alle Hawaii. Secondo una
ricerca guidata dall’università dell’Arizona e pubblicata sulla rivista Nature Communications
Earth and Environment, l’oggetto potrebbe essere un frammento perduto della nostra Luna,
staccatosi a seguito della caduta di un asteroide sul nostro satellite. Kamo`oalewa ha un’orbita
molto particolare che lo rende osservabile dalla Terra solo in aprile e comunque con grandi
difficoltà, anche perché la sua luminosità è davvero debolissima. Per questo i ricercatori
hanno usato il Large Binocular Telescope, uno dei più potenti telescopi al mondo che si trova
in Arizona e alla cui costruzione ha largamente contribuito anche l’INAF, l’Istituto Nazionale
di Astrofisica italiano. Grazie alle osservazioni i ricercatori hanno ipotizzato che l’oggetto
potrebbe essersi formato circa 500 anni fa, ma senza analizzarlo è impossibile confermare che
si tratti, appunto, di un frammento della Luna. A ciò però potrebbe porre rimedio l’Agenzia
Spaziale Cinese, che nel 2019 ha annunciato una missione che prevede l’invio di un robot
proprio su Kamo`oalewa con il compito di prelevarne un campione e portarlo a Terra. Missione
che poi dovrebbe proseguire per raccogliere anche frammenti da una cometa. Non resta che
attendere il 2024, data prevista per l’inizio missione.
SPAZIO / 2
UN TELESCOPIO ITALIANO
PER OSSERAVE LE LUNE DI GIOVE
S arà lanciata nel 2023 la missione JUICE (JUpiter ICy moons Explorer) dell’ESA (l’A-
FOTO: DNEPR740
TECNOLOGIA
TELEFONI CELLULARI
©SHUTTERSTOCK
COME MICROSCOPI
ASTRONOMIA / 1
NUOVA GALASSIA OSSERVATA
DA UN ASTROFILO ITALIANO
ASTRONOMIA / 2
UN SEGNALE ALIENO MOLTO TERRESTRE
BIODIVERSITÀ
IL CURIOSO CASO
DELL’UNICA RANA CON I DENTI
LA BEFANA
DI ANGELICA GIACOBBO
©SHUTTERSTOCK
viva viva la Befana!»
cemente mettere dei ramoscelli d’uli- traversato i secoli per arrivare fino a
vo sulla cenere per avere predizioni noi e conquistare il cuore di grandi e
sul loro futuro e soprattutto su un piccoli. Sempre volando a cavallo di
prossimo matrimonio. una scopa, s’intende!
F OT
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La dodicesima notte
LO YULE
IL RISVEGLIO DELLA LUCE
ALLE ORIGINI
DEL NATALE DI ANTONIO COSTA
C’
è un luogo che da millenni rappresenta universal-
mente la nascita e le origini dell’esistenza dell’u-
manità: la grotta. Gli uomini primitivi scavavano
grotte o ne ampliavano di esistenti, alla ricerca incessante di
un rifugio naturale durante la notte, per potersi riparare dal-
la pioggia, dal vento o dalle aggressioni di animali feroci. Se
proviamo a immaginare per qualche istante quella condizione
estrema possiamo quasi sentire il freddo che avvertivano,
forse la loro paura, nascosti nel cuore delle montagne; ma
se invece scegliamo di spostarci più avanti sulla linea del
tempo, quel luogo gelido e remoto sembra trasformarsi, re-
stituendoci un’inaspettata immagine di tepore e “rinascita”.
Arriviamo così al tempo zero, il tempo che colloca la nostra
esistenza e i nostri anni: nasce Gesù Cristo, venuto alla luce
in una fredda grotta di Betlemme.
Il Natale cristiano celebra questo evento con una precisa
liturgia religiosa, proponendo all’umanità di riflettere sul
significato di nascita e amore materno, ma nel corso dei se-
coli i riti legati alla festività natalizia si sono arricchiti anche
della grande varietà di abitudini popolari che tutti noi cono-
sciamo: ci si riunisce in famiglia congedandosi temporane-
amente dal lavoro, mentre alberi agghindati e decorazioni
fatte con il vischio o con l’agrifoglio invadono le case di luce
e colori, rendendole più calde e accoglienti. Tutto così vicino
e familiare, eppure così lontano. Sì, perché per conoscere
le probabili origini di queste tradizioni dobbiamo spostarci
ancora una volta indietro nel tempo, a una lontana festa pa-
gana tipica dei paesi scandinavi: lo Yule.
Lo Yule log, il ceppo di Natale, è una delle tradizioni popolari più antiche legate a
questa festività ed è diffusa in tutta Europa, dai paesi scandinavi fino all’area del
Mediterraneo. Consiste nel bruciare un grosso tronco di legno (il ceppo) all’inter-
no del camino di casa per tutte le notti delle feste natalizie, dalla Vigilia fino all’E-
pifania. Le ceneri sono poi utilizzate in varie forme, per le loro proprietà ritenute
di buon augurio: ad esempio possono essere sparse nei campi per favorire il raccol-
to. Le prime tracce documentate di questa tradizione risalgono al XII secolo, ma le
sue origini sono sicuramente più antiche. Il fuoco davanti all’altare domestico de-
dicato agli antenati nella civiltà romana e nell’epoca precedente al Cristianesimo
presenta similitudini, come anche l’usanza di accendere grandi falò per scacciare le
tenebre nel solstizio d’inverno. L’albero di Natale come lo conosciamo noi e Babbo
Natale, elementi distintivi della festività attuale, sono arrivati nel nostro territorio
dal Nord Europa soltanto nel XX secolo: prima le loro caratteristiche erano rico-
perte proprio dal tronco da bruciare nel camino, come ad esempio in Toscana, dove
la festa di Natale anticamente era chiamata proprio “Festa del Ceppo”.
In Toscana la
festa di Natale
anticamente
era chiamata
“Festa del Ceppo”.
L’ANTICO PRESEPE
NAPOLETANO
DI GIOVANNA GIACOBBO
IL
CIRCOLO
ALCHEMICO
DI CRISTINA DI SVEZIA
Perché la regina di un paese luterano come la
Svezia scelse di convertirsi al cattolicesimo e
trasferirsi a Roma? Un gesto eclatante, soprattutto
se pensiamo al periodo in cui venne fatto: a metà
del XVII secolo, poco dopo la sanguinosissima
Guerra dei Trent’anni, uno dei conflitti più lunghi
e distruttivi della storia d’Europa. Forse, oltre alle
motivazioni politiche e di fede, fu attratta nella
Città eterna anche da una sua particolare passione.
DI MASSIMO FRATICELLI
C
In apertura, un’immagine osa aveva attratto a Roma la re- UNA PERSONALITÀ
di suggestione realizzata gina Cristina di Svezia di così im- DAVVERO INSOLITA
a partire dal ritratto della
regina Cristina di Svezia portante quando compì la scelta Cristina di Svezia fu sicuramente una
del 1661 ad opera di clamorosa di convertirsi al cattolicesi- delle figure più discusse e carismatiche
Abraham Wuchters.
mo? Ebbene, la Regina, oltre a essere che caratterizzarono lo scenario politico
una mecenate animata da un’ardente e religioso del Seicento.
curiosità intellettuale, era anche coin- Cristina divenne Regina di Svezia nel
volta in un circolo riservato di alchimi- 1632, a soli 6 anni, succedendo al padre
sti che operavano nella Città eterna. Lì Gustavo II Adolfo. Vista la sua tenera
creò persino l’Accademia Reale, dove si età, però, ebbe pieni poteri solo dopo
conversava di arte, musica e scienze: un una decina di anni. Era istruita e mol-
Cristina regina di Svezia
cenacolo da cui nascerà poi il famoso to intelligente e perfettamente a suo
all’età di 16 anni. circolo letterario dell’Arcadia. agio nella corte di Stoccolma, città che
in quegli anni era chiamata “Atene del
Nord”, capitale di uno dei regni più pro-
grediti e acculturati d’Europa. Era una
donna decisamente fuori dagli schemi,
dalla struttura esile ma con una voce
mascolina. Seppe essere un’argu-
ta politica, un’amante libertina
ma, allo stesso tempo, era an-
che molto religiosa, coltissi-
ma e innamorata delle arti.
Conosceva almeno cinque
lingue moderne, era capa-
ce di stare a cavallo tutto
il giorno e dormire poche
ore per notte.
Cristina divenne
Regina di Svezia
nel 1632, a soli
6 anni, succedendo
al padre Gustavo II
Adolfo di Svezia.
Vista la sua tenera
età, però, ebbe pieni
poteri solo dopo una
decina di anni.
30 | FREEDOM | GENNAIO 2022
Si dice che il filosofo e matematico dell’ambasciatore del Portogallo. Per Sopra, il castello di Tre
francese Cartesio, invitato a corte per la Chiesa romana era di fondamentale Konor a Stoccolma,
dove nacque Cristina.
discettare con la Regina di filosofia, importanza dal punto di vista politico e Sotto, la Regina (a
si ammalò gravemente proprio a causa dell’immagine riuscire a condurre figure sinistra) è ritratta
mentre disquisisce di
dell’abitudine della sovrana di convo- così in vista del protestantesimo sotto scienza e filosofia con il
carlo la mattina prestissimo nella gelida l’ala cattolica. Così, con l’organizza- filosofo René Descartes
biblioteca reale zione del cardinale Fabio Chigi, futuro (Cartesio).
stillate col fuoco d’uno stesso fornello triolo, del sale e dell’acqua forte, come
65 erbe distinte in 65 alambicchi». Era pure ammirò una giara di acqua pura
stata particolarmente incuriosita dalla con due sole gocce di quint’essenza di
cosiddetta “erba fenice” che aveva, se- latte, trasformarsi in vero latte».
condo il gesuita, la proprietà di rigene-
rarsi dalle proprie ceneri, esattamente L’ORTO BOTANICO
come faceva il mitologico uccello. Ol- La Regina stessa aveva una collezione di
La Regina tre a descriverne il procedimento in un piante rare che curava nel suo giardino
opuscolo del suo Mundus Subterraneus botanico a Palazzo Riario (oggi Palaz-
aveva una intitolato “La palingenesi delle piante e zo Corsini alla Lungara), attività questa
collezione delle loro ceneri”, Kircher mostrò que- che portò poi alla creazione dell’Orto
sta straordinaria pianta al pubblico per botanico di Roma. Palazzo Riario, acqui-
di piante rare dieci anni, al termine dei quali, proprio stato nel 1659 e finito di restaurare nel
che curava dopo la visita della Regina, morì a causa 1663 divenne il centro di incontri diplo-
nel suo di una gelata (Kircher disse che l’erba matici, ma anche di feste e avventure
dopo una così onorata visita non volle galanti oltre che di relazioni intellettua-
giardino mostrarsi più in pubblico). li che portarono nel 1674 alla creazione
botanico Cristina era particolarmente incuriosita dell’Accademia Reale, il primo nucleo
dall’arte “distillatoria” presente nei la- della futura Accademia dell’Arcadia.
a Palazzo boratori e in prima persona poté ammi- Una tradizione che Cristina aveva fat-
Riario. rare l’estrazione degli «spiriti del ve- to proseguire nello stesso palazzo dove,
Il Bernini e l’ingresso
a Roma della Regina
presenti su questa porta e una leggenda zolino scrisse alla nobile amica Cristina
sostiene che venne eretta nel 1680 in di evitare la compagnia del Borri perché
occasione di una riuscita trasmutazione ricercato dall’Inquisizione.
effettuata proprio a Palazzo Riario. Una
leggenda ancora più nebulosa riguarda LA PALLADE DEL NORD
un misterioso pellegrino chiamato Sti- Cristina di Svezia morì nell’aprile del
beum, che altri non era che l’alchimi- 1689 ed è sepolta nelle Grotte Vaticane,
sta Francesco Giuseppe Borri. Questi, in sotto la basilica di San Pietro a Roma
una notte che venne ospitato nella villa, con la corona e lo scettro in mano, sim-
In alto, la Porta seppe riuscire nella trasmutazione del- boli di quella regalità che non volle mai
Magica che si trova
la materia vile in oro. L’unica cosa che abbandonare.
attualmente nei giardini
di Piazza Vittorio rimase furono delle tracce d’oro e una Per via della sua vasta cultura la regina
Emanuele, a Roma. serie di simboli su alcuni fogli di carta Cristina era chiamata anche “La Pallade
Qui sopra, l’alchimista
Francesco Giuseppe che furono fatti scolpire nella porta dal del Nord”. Diverse medaglie vennero,
Borri. Marchese di Palombara affinché qualcu- infatti, coniate con la sua effige ritratta
no prima o poi riuscisse a decifrarli. La come Atena, la dea greca della sapien-
controversa figura del Borri sembra aver za. Queste medaglie portano sul retro
avuto contatti anche con la Regina di anche alcuni dei simboli a lei più cari.
Svezia già nel 1667, ad Amburgo. Pro- Nelle medaglie troviamo il leone, che
prio in quell’occasione il Cardinale Az- riflette la sua passione astrologica in
quanto aveva più volte ribadito di esse- La regina Cristina di Svezia fu di sicuro Cristina di Svezia
ritratta a cavallo in un
re nata con l’ascendente nel cuore del uno dei personaggi più carismatici e in-
dipinto di Sébastien
leone e col sole in sagittario. In altre triganti della sua epoca, che con il suo Bourdon (1653).
medaglie vennero rappresentati simbo- prestigio lasciò un segno indelebile nel-
li alchemici come il sole splendente, la la Città eterna, quella città che aveva
fenice, il motto “Nec falso- nec alieno”, così tanto bramato e per cui aveva com-
ovvero “né con falsa, né con estranea” piuto un gesto che, all’epoca, fece molto
(luce). clamore.
LA CASINA
VALADIER
IL GIOIELLO DEL PINCIO
DI FRANCESCA VITALE
FOTO: OZESAMA
L
a Casina Valadier sorge più o meno a metà della Passeggiata del
Pincio, tra la Terrazza che affaccia su Piazza del Popolo e Trinità
de’ Monti, con la scalinata che scende verso Piazza di Spagna. È
un breve percorso, ma è particolarmente suggestivo perché da qui si
gode uno spettacolare panorama sui tetti di Roma, sulle cupole delle
chiese, sulle facciate degli antichi palazzi dominati dal profilo bianco di
San Pietro. La sistemazione di quest’area fu affidata nella prima metà
dell’Ottocento all’architetto romano Giuseppe Valadier, che ideò i giar-
dini e la Terrazza del Pincio come belvedere e come scenografica quinta
per collegare il colle alla Piazza del Popolo sottostante.
Al di sopra, una terrazza e un giardino che divenne il primo parco pub- L’Obelisco Flaminio, risalente
al XIII secolo a.C. fu portato a
blico di Roma, dove passeggiare ammirando dall’alto la città. Tutto in- Roma dall’Egitto per ornare la
torno alle rampe, lo stesso Valadier aveva immaginato alberi d’alto fusto spina del Circo Massimo.
e piante sempreverdi. Oltre al panorama mozzafiato l’altra bellezza del Oggi è il fulcro di Piazza
del Popolo. In questa foto, a
Pincio è, infatti, l’insieme di essenze botaniche diverse: i pini domestici, sinistra si scorge il campanile
le palme e le querce, che fiancheggiano gli ampi viali e invitano a ri- della Chiesa di santa Maria
del Popolo e, sullo sfondo,
connettersi con la natura. Il verde del Pincio si unisce poi con quello di la Terrazza del Pincio.
Villa Borghese, una delle più belle e famose ville di Roma.
ARMONIOSAMENTE NEOCLASSICA
Tornando a Giuseppe Valadier e al suo grandioso
progetto, vediamo come la sua visione urbanisti-
ca non fosse slegata da quella paesaggistica. Il
Pincio di Valadier mantiene infatti lo spirito anti-
chissimo del luogo ameno romano, dove rilassarsi
e riempirsi gli occhi di bellezza: una bellezza che
Qui sotto, un ritratto di
Valadier in età matura con
scaturisce sia da una natura “domata” dalle mani dell’uomo sia dalle
la pianta della Piazza. creazioni dell’arte e dell’architettura.
Giuseppe Valadier
Valadier lavorò alla sistemazione di Piazza del Popolo e del Pincio a La Casina Valadier,
partire dal 1816: il progetto era stato voluto e approvato dai Francesi
durante l’occupazione napoleonica dell’Urbe (1808-1814), ma fu mes-
nacque come
so in opera solo all’indomani della loro partenza. E tutto, sul colle che esclusiva
doveva diventare una passeggiata pubblica che desse lustro alla città,
è pensato secondo un’architettura del paesaggio “alla francese”: un
coffehouse.
impianto di aiuole geometriche collegate da viali a raggiera, specchi
d’acqua e fontane, filari di alberi e boschetti, terrazze e un’esplanade
belvedere. E a due passi dalla Terrazza del Pincio, l’architetto realizzò
quella che all’epoca veniva appellata “Casina del pubblico Passeggio” e
che oggi chiamiamo Casina Valadier.
L’edificio ha una forma che, secondo alcuni, pare volesse alludere al
cassero (la struttura sopraelevata rispetto al ponte di coperta di un ve-
liero) della nave che l’ammiraglio inglese Nelson comandò a Trafalgar.
Una storia un po’ particolare, perché la flotta francese in quell’occa-
sione fu sconfitta. Appare strano che Valadier abbia voluto mettere in
risalto la disfatta di Napoleone, visto che era stato proprio lui il “com-
mittente” dei lavori sul Pincio. È forse più probabile che si tratti solo di
una leggenda generata dal sentimento antinapoleonico dei romani.
In ogni caso la Casina Valadier, la cui destinazione era quella di esclu-
siva coffehouse, ha forme armoniosamente neoclassiche. La struttura
cubica è ingentilita sulla facciata d’ingresso da un bel portico semicir-
colare circondato da colonne ioniche, al quale si accede attraverso due
brevi scalinate. Sopra il portico, una terrazza che affaccia sul giardino.
©SHUTTERSTOCK
Scrive così lo scultore Flaminio Vacca nel XVI secolo descrivendo la ci-
sterna. Era lunga circa 35 metri e larga più di 9, ancora perfettamente
efficiente: usandola come basamento e “cantina”, tra 1617 e 1621 gli
Agostiniani vi eressero sopra una grossa casa colonica. Quel “casone”
che, in parte demolito, fu sfruttato dal Valadier per la sua Casina.
Roberto Giacobbo
e la troupe di Freedom
entrano a esplorare i
cunicoli nel sottosuolo
del Pincio. Nell’immagine
subito qui sopra, Roberto
mostra i colpi dei picconi
tipici degli scavi degli
antichi Romani.
Qui a fianco, uno schizzo
di Rodolfo Lanciani
(1845-1929) con la rete
dei condotti e la cisterna
sotto la Casina Valadier.
Di notte, la Casina
Valadier illuminata
è forse ancora più
suggestiva. Qui a
fianco, un dettaglio
degli affreschi in stile
pompeiano che ornano
le sale interne.
SIAMO SOLI?
NUOVE IPOTESI DI LUCA POTENZIANI
S
iamo soli nell’universo? A questa domanda,
così comune quanto complessa, l’umanità
cerca di rispondere da tempo immemore. Ci
ha provato prima con la religione e con i miti, poi
con la filosofia e infine con la scienza e la tecno-
logia. Per millenni abbiamo pensato di essere un
mondo al centro del creato, intorno a cui si muo-
vevano tutti gli oggetti celesti. Poi si è capito che
la Terra era solo un pianeta in mezzo a molti altri
e che il Sole, con la sua smisurata grandezza e
infinita energia, era il vero fulcro attorno al quale
ruotava l’intero sistema solare.
I telescopi e le sonde spaziali Il globo terrestre non è più stato considera-
scrutano i quattro angoli to quindi così unico, almeno nella forma e nella
centralità. Ha continuato a rimanerlo invece per
del sistema solare e della quanto riguarda il discorso legato alla presenza di
Via Lattea, individuando forme di vita. Ancora oggi, per quanto ne sappia-
mo, la Terra è l’unico luogo dell’intero universo
continuamente nuovi su cui si è sviluppata la vita. Una certezza anche
elementi e nuove tracce questa però, che va perdendo via via di forza man
che fanno pensare di non mano che i telescopi e le sonde spaziali scrutano i
quattro angoli del sistema solare e della Via Lat-
essere lontani dal momento tea, individuando continuamente nuovi elementi e
in cui potremo finalmente nuove tracce che fanno pensare di non essere lon-
tani dal momento in cui potremo finalmente grida-
gridare: «no, non siamo soli re: «no, non siamo soli nell’universo!».
nell’universo!»
©SHUTTERSTOCK
per ora non è assolutamente percorribile da nessu-
na astronave terrestre. E, quindi, capire se questi
esopianeti possano ospitare forme di vita è oggi
impossibile.
Per il momento la vita extraterrestre va quindi
cercata vicino a noi, all’interno del sistema sola-
re. Per quanto ne sappiamo, non è facile che ciò
accada visto che nessun pianeta appare in grado di
ospitare un essere umano. Però, se questo è vero,
è vero anche che, almeno teoricamente, forme di
vita molto meno complesse rispetto a quella uma-
na potrebbero essersi sviluppate su una serie di
corpi celesti presenti nel sistema solare. Vediamo
insieme quali sono.
©SHUTTERSTOCK
re un pianeta adatto allo sviluppo della vita. complessi, ovvero esseri viventi. Ma a oggi la
Successivamente, alcuni miliardi di anni fa, il vera fonte del metano su Marte non è nota e
campo gravitazionale marziano è scomparso, quindi tutto rimane ancora confinato nel mon-
ancora non si sa bene perché, e ciò ha consen- do delle supposizioni.
tito ai micidiali venti solari, carichi di radia- Intanto uno studio effettuato su un batterio
zioni, di spazzare via l’acqua presente in su- terrestre, il Deinococcus radiodurans, che è in
perficie, trasformando il Pianeta rosso in una grado di resistere a dosi di radiazioni elevatis-
brulla e silenziosa landa desolata. sime, anche migliaia di volte superiori a quelle
Oggi si sa che Marte contiene ancora acqua, che potrebbero uccidere un uomo, ha portato
imprigionata sotto forma di ghiaccio nelle sue gli scienziati a ipotizzare che tale batterio po-
calotte polari e probabilmente sottoterra. Se trebbe aver sviluppato questa sua incredibile
nel prossimo futuro riusciremo a scavare ab- capacità su Marte. Sulla Terra ci sarebbe in-
bastanza in profondità nel sottosuolo, chissà fatti voluto un tempo troppo lungo affinché
che allora forse sarà lì che troveremo, final- il batterio sviluppasse una tale caratteristica
mente, i nostri vicini alieni marziani. Anche nelle condizioni favorevoli. Quindi il batterio
perché non è solo la presenza d’acqua a con- sarebbe nato su Marte, dove la quantità di ra-
vincerci che Marte possa ospitare la vita. Il diazioni è molto più alta rispetto alla Terra, e
rilevamento di metano nell’atmosfera marzia- poi sarebbe giunto sul nostro pianeta traspor-
na potrebbe essere un’ulteriore prova della tato a bordo di un meteorite. Fantascienza?
presenza di vita sul pianeta. Il metano infat- Forse, ma stiamo parlando di Marte e marzia-
ti può essere prodotto dai processi biologici ni, perciò tutto è davvero possibile.
VENERE
Il pianeta più luminoso nella volta cele- L’ipotesi del team della Cardiff University
ste è anche il secondo oggetto più vicino che ha fatto la scoperta è dunque che la
al Sole dopo Mercurio ed è probabilmen- sua origine possa essere dovuta a micro-
te uno dei luoghi più inospitali di tutto bi extraterrestri sviluppatisi tra le nubi di
il sistema solare. Sulla sua superficie la Venere, dove temperatura e pressione non
temperatura supera abbondantemente sono quelle infernali della superficie ma
i 400 °C e la pressione è così forte che sono più vicine a livelli terrestri e quindi
potrebbe schiacciare un carro armato in teoricamente in grado di ospitare la vita.
pochi secondi. Questa ipotesi sembrerebbe però essere
Per decenni si è pensato che un posto si- stata smentita nel corso del 2021 quan-
mile fosse il meno adatto a ospitare forme do nuova ricerca guidata dall’Università
di vita fino a quando, nel settembre del di Washington avrebbe fornito una spiega-
2020, una sorprendente scoperta ha fatto zione alternativa alla presenza di fosfina
ricredere gli scienziati. Tra le dense e aci- tra le nubi di Venere, dimostrando come le
de nubi di Venere è stata infatti rilevata la quantità tipiche di anidride solforosa pre-
presenza di fosfina, una molecola compo- sente nella mesosfera di Venere possano
sta da tre atomi di idrogeno e uno di fo- spiegare pienamente le osservazioni senza
sforo che in natura viene generata da pro- chiamare in causa la fosfina. Questo vor-
cessi biologici, cioè da forme di vita. Qui rebbe dire niente vita tra le nubi di Vene-
sulla Terra, la fosfina può essere prodotta re. Ma il caso è ancora aperto e nel corso
industrialmente dall’uomo o da batteri che dei prossimi mesi o anni capiremo se E.T.
prosperano in ambienti privi di ossigeno. è venusiano.
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scoperto che dalla spessa superficie ghiacciata buio ma potenzialmente pieno di vita.
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EUROPA
Scoperto da Galileo nel 1610, Europa è un presenza di vulcani attivi nelle profondità del
satellite poco più piccolo della nostra Luna e pianeta. Ma forse invece il calore è generato
orbita attorno a Giove a una distanza di circa dall’immensa azione della gravità di Giove sul
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TITANO
Titano è il più grande satellite naturale di Saturno
ed è uno dei corpi più simili alla Terra in tutto il
sistema solare. È un oggetto roccioso, ha un’atmo-
sfera e perfino le stagioni ma soprattutto, come il
nostro pianeta, presenta mari, laghi, fiumi, piog-
ge. Sì, su Titano piove, solo che non piove acqua.
La bassissima temperatura superficiale del satelli-
te (-180°C) fa sì che il metano presente passi dal-
lo stato gassoso a quello liquido. Praticamente su
Titano il ciclo dell’acqua che abbiamo sulla Terra
è sostituito da quello del metano. Quindi, se mai
la vita si fosse evoluta su questo satellite, sarebbe
molto diversa da quella che conosciamo. Sareb-
be una vita freddissima, adatta alle temperature
estremamente basse dello spazio aperto.
E questa ipotesi non è così remota se si pensa che
l’atmosfera del satellite è costituita principalmen-
te da azoto, un importante elemento chimico uti-
lizzato nella costruzione delle proteine in tutte le
forme di vita conosciute.
Oltretutto le osservazioni effettuate nel 2004 dal-
la missione spaziale Cassini-Huygens, che ha rag-
giunto la superficie con un veicolo d’atterraggio,
avrebbe anche rilevato la presenza di crio-vulcani
che erutterebbero acqua liquida piuttosto che lava
incandescente. Ciò suggerirebbe che Titano, come
Europa ed Encelado, abbia una riserva sotterra-
nea di acqua allo stato liquido. Insomma, Titano
potrebbe davvero essere il luogo da cui aspettarsi
l’arrivo di un’astronave aliena.
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LUCA MENDICINO
UN MAGO
DELL’AUDIO
TRA BASILICATA
E CALABRIA
È passato dalla sala mix al set e ogni ripresa con lui è
sempre un momento divertente.
IKIGAI
IL SEGRETO
DELLA LONGEVITÀ
UN BUON PROPOSITO
PER IL NUOVO ANNO
DI MICHELA ERMINI
La popolazione sarda
L’
americano Dan Buettner (1960), scrittore, divulgato-
re, esploratore della National Geographic Society, ha
consuma tanta verdura pubblicato, nell’aprile 2008, un libro sulle sue sco-
e non disdegna il vino, perte: The Blue Zones: Lessons for Living Longer From the
onora le tradizioni e ha People Who Have Lived the Longest, (Le Zone Blu: lezioni
per vivere più a lungo dalle persone che hanno vissuto più a
un profondo senso di lungo) in cui espone, dopo lunghi viaggi e ricerche, le cinque
comunità, tutti aspetti aree nel mondo in cui si vive più a lungo e in salute.
In Giappone, l’attività fisica mattutina, alla portata di tutti e praticata nelle scuole, nei par-
chi, nelle proprie case, nei cantieri, sui grattacieli, da bambini, giovani e anziani, è quella che
dal 1928 è diventata una abitudine insostituibile per ogni giapponese. Si tratta di semplici
movimenti di braccia e gambe, a ritmo di musica. Alle sei e trenta di ogni mattina NHK Radio
I trasmette la musica per il programma ginnico di radio taisō (ovvero, esercizi ginnici alla
radio). Anche questo è Ikigai.
Tra i buoni propositi Quando siamo concentrati a fare qualcosa che amiamo, che
ci piace tanto, che ci “prende”, non sentiamo il telefono che
per il nuovo anno squilla, non ci accorgiamo del passare delle ore, non avver-
che sta per iniziare, tiamo nessuna presenza se non la nostra. Questo è “entrare
nel flusso”. «Quando siamo nel flusso, in armonia con gli
perché non mettere elementi intorno e dentro di noi, abbiamo la facoltà cogniti-
anche la ricerca va di prestare attenzione a tutte le sfumature che ci vengo-
del nostro Ikigai? no incontro» scrive Ken Mogi. Ogni cosa che ci permette di
entrare nel flusso è in qualche modo il nostro Ikigai.
Ma quali sono le domande da porci per riuscire a trovarlo e
trasferirlo in ogni ambito della nostra vita?
1
CIÒ CHE
AMI
PASSIONE MISSIONE
2 4
CIÒ CHE SAI IKIGAI CIÒ DI CUI
FARE BENE IL MONDO HA
BISOGNO
PROFESSIONE VOCAZIONE
3
CIÒ PER CUI TI
PAGANO
LE RENNE DI
BABBO NATALE DI DANILO GROSSI
A
Qui sopra, Rudolph, pparse per la prima volta nella
la renna con il naso
poesia di Clement Clark Moore del
rosso luminoso.
1823 A visit from St. Nicholas
(conosciuta anche come The night be-
fore Christmas), le renne utilizzate da
Babbo Natale per trainare la sua slit-
ta possiedono la particolarità di saper
volare: questo perché altrimenti il ve- renna dal naso rosso (in inglese Ru-
gliardo non riuscirebbe a raggiungere le dolph, the red-nosed reindeer), uscita
case di tutti i bambini del mondo nel- nel 1949 e il cui autore è Johnny Mar-
la sola notte della Vigilia. Sono quindi ks, canzone che deriva a sua volta da
renne magiche. Inizialmente in totale un libro uscito nel 1939 a firma Robert
erano otto poi, più o meno intorno alla L. May. La storia narra che fu lo stes-
fine degli anni ‘40 del secolo scorso, si so Babbo Natale ad arruolare la renna
è aggiunta una nona renna. Questi i loro Rodolfo perché, con il suo naso rosso
nomi: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, luminoso, poteva aiutare il resto della
Comet, Cupid, Dunder e Blitzen, che tra- squadra di renne a trovare la via giusta
dotti in italiano sono Fulmine, Ballerina, nella nebbia.
Donnola, Freccia, Cometa, Cupido, Sal-
tarello, Lampo. La nona renna, invece, LE SAN NICOLA
si chiama Rodolfo (in inglese Rudolph). In generale la leggenda di Babbo Na-
Probabilmente la renna Rodolfo è stata tale, Santa Claus nei paesi anglofoni,
aggiunta in seguito al grande succes- risale al IV secolo e ha origine da un
so della canzone natalizia Rudolph, la personaggio realmente esistito: San
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La rappresentazione di Babbo Natale
Le renne magiche vivono con Babbo Natale in una località segreta che si
trova in Finlandia nei pressi di Korvantunturi, a nord di Rovaniemi (nella
foto). A rivelarlo fu un certo Markus Rautio, conduttore di un programma
per bambini sui canali della radio finlandese negli anni venti del Novecen-
to. Fino al 1927, si riteneva infatti che Babbo Natale vivesse al Polo Nord.
Il villaggio di Korvantunturi si trova alle pendici dell’omonima montagna,
che in finlandese significa “montagna dell’orecchio” (perché ha una forma
che ricorda quella di un orecchio di lepre), in una regione caratterizzata da
grandi foreste di conifere dove, tra l’altro, pascolano le renne magiche. Si
dice che proprio grazie a questo grande orecchio Babbo Natale può sentire
direttamente dalle voci dei singoli bambini i regali che desiderano ricevere
e riesce anche a capire se sono stati buoni o meno.
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LA BASILICA
DELLA NATIVITÀ
A Betlemme, in Palestina, il luogo più venerato dalla
cristianità, meta di pellegrini e visitatori da tutto il mondo,
è la grande basilica sorta sulla grotta dove, secondo
le Scritture, nacque Gesù. Oggi è Patrimonio Unesco.
330 a.C.
l’inizio della costruzione
le comunità cristiane che
custodiscono la basilica
«Andavano tutti a farsi censire, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe [...],
dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata
Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora,
mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla
luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro nell’albergo» Vangelo di Luca 2, 1-7
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150 centimetri
1.600.000
circa l’altezza della
“Porta dell’Umiltà”
il numero delle tessere che compongono
i mosaici sulle pareti interne della basilica
DI ANTONIO MARTINO
FOTO: OZESAMA
P
er iniziare a parlare di Sacharov, L’INFANZIA E GLI STUDI
possiamo prendere il libro La chi- Andrej Dmitrievič Sacharov nacque in
mica allo specchio dove il chimi- una famiglia della élite culturale rus-
co Roald Hoffmann scrive qualcosa che sa. Il padre, insegnante di fisica e au-
può aiutarci a inquadrare la figura del- tore di testi di divulgazione scientifica,
lo scienziato russo: gli aveva trasmesso il rispetto verso le
origini della sua terra assieme alla sua
passione per la natura. Bambino rifles-
«Ma allora dove dovrebbero esse- sivo e attento, Andrej mostrò sin da pic-
re gli scienziati, se non a gover- colo un’attitudine particolare allo stu-
nare il mondo? A me pare che gli dio, alla lettura e alla scrittura. Iniziò
scienziati possano operare al loro i suoi studi di fisica nel 1938 a Mosca
meglio quando non detengono il per concluderli, dopo varie vicissitudini
potere ma sono tuttavia impegna- legate alla guerra e alla sua esclusione
ti nel processo politico. Essi sono dal fronte per inabilità fisica, nel 1945,
allora motivati a far sentire la presso il FIAN (Istituto di Fisica dell’Ac-
voce della ragione, a dare consigli cademia delle Scienze dell’URSS).
sani, a contrastare l’irrazionali-
tà dilagante. La loro competenza PASSIONI ESPLOSIVE
va d’accordo con le richieste del Sacharov stesso racconta di essere ri-
ruolo da loro svolto». (Roald masto sconvolto quel 7 agosto del 1945
Hoffmann, La Chimica allo spec- quando, prendendo in mano il giornale
chio, Longanesi, 2005) del mattino, lesse la notizia che cam-
Qui sotto, Einstein negli
peggiava sulla prima pagina di tutti i
anni Venti del secolo quotidiani del mondo: gli USA il giorno
scorso. Nella pagina Sacharov fu per molto tempo quella prima avevano lanciato su Hiroshima un
seguente, il fungo atomico
dopo l’esplosione sulla “voce della ragione” che la Russia, o ordigno di potenza fuori dal comune.
città di Nagasaki avvenuta parte di essa, aveva perduto. Ripercor- In merito all’evento e al segno che la-
il 9 agosto 1945: la notizia
campeggiò sui giornali
rere le tappe principali della sua vita ci sciò nel suo cuore, scrisse: «mi cedet-
del mondo intero. aiuterà a capire perché. tero le gambe e non avevo dubbi che il
mio destino e il destino di tanti altri,
forse del mondo intero, era cambiato
quella notte».
Una sensazione intensa si impossessò in
quel momento della mente di Sacharov.
Proprio come Einstein, che qualche anno
prima aveva ravvisato una minaccia per
tutto il mondo nella possibilità che Hit-
ler realizzasse un’arma potentissima, il
fisico russo si sentì “ostaggio” dell’u-
nico paese in possesso di una risorsa
così incredibile: gli USA. In lui agirono
due spinte fortissime. Da una parte si
sentì chiamato a operare in difesa del-
la propria terra, dall’altra avvistò negli
Nell’agosto del 1939 Albert Einstein, con l’ausilio di altri tre fisici, scrisse una lettera
firmata al presidente Franklin Delano Roosevelt per informarlo della possibilità concreta
di uno sviluppo di una potente arma da parte della Germania Nazionalsocialista di Hit-
ler. Il gesto del fisico tedesco mosse gli USA ad accelerare gli studi dal punto di vista
bellico e questo sviluppo porterà alla realizzazione della bomba atomica. Nel progetto
di realizzazione, affidato al fisico Julius Robert Oppenheimer, Einstein venne escluso
perché la sua presenza non era ritenuta una garanzia per la sicurezza nazionale. Tale
decisione era in relazione ad alcune posizioni pacifiste del fisico.
equilibrio tra le nazioni, una convivenza internazionale, dall’altra lo fece diven- Sacharov nel 1989.
finalmente slegata dalla contrapposizio- tare un sorvegliato speciale del Politbu-
ne della potenza bellica. Le sue rifles- ro collezionando diverse denunce, spes-
sioni sulla politica lo portarono contem- so provenienti dai suoi stessi colleghi.
poraneamente verso una partecipazione E proprio quest’ultimo fu un punto che
attiva nella società, cosa che si concre- fece soffrire e riflettere molto Sacharov
tizzò, nel 1970, nella fondazione di un in quanto la comunità di scienziati rus-
Comitato per i diritti civili. Se è vero, sa, coloro che avrebbero dovuto mettere
da una parte, che questa sua militanza a servizio della società il loro sapere e
a favore dei perseguitati del regime so- la loro razionalità, lo contrastavano in
vietico gli consegnò notorietà e stima nome di sentimenti vili come l’invidia.
Per approfondire:
Andrej Sacharov
Memorie, Sugarco, 1990
Andrej Sacharov,
Il mondo fra mezzo
secolo, Sugarco, 1992
Joseph Ratzinger
Liberare la libertà
Cantagalli, 2018
Questa rubrica vi
LA CASA
trasformerà da lettori
in reporter d’eccezione INFENESTRABILE
di Freedom Magazine.
Inviateci i vostri testi e
UN LUOGO MISTERIOSO
le vostre foto, e fateci A FERENTINO
viaggiare nei luoghi
e tra le storie che più Ogni paese che si rispetti ha i suoi luoghi misteriosi, le sue leg-
vi appassionano. gende metropolitane e soprattutto le sue case stregate. A que-
sta tradizione non fa eccezione Ferentino, borgo dal fascino an-
tico situato nel cuore della Ciociaria, in provincia di Frosinone.
L’
Elena Lauretti, la nostra antico edificio, meta di tanti curiosi appassionati di mistero prove-
reporter in questo numero
di Freedom Magazine, nienti da diverse parti del Lazio, è situato al km 68.700 della Via
ritratta in un bel selfie. Casilina ed è ben visibile dalla strada. Si tratta di una costruzione risa-
lente probabilmente agli anni ’30 del secolo scorso, disabitata ormai da
tempo, circondata da alberi e vegetazione incolta che, soprattutto nelle
nebbiose sere d’inverno, ne aumentano l’alone di mistero.
«S alve a tutti, mi chiamo Elena Lauretti, sono nata a Piacenza 35 anni fa, ma
da 15 vivo a Giuliano di Roma, un piccolo borgo in provincia di Frosinone.
Nonostante nella vita mi occupi di tutt’altro, sono sempre stata appassionata di
misteri e leggende. Adoro fotografare, viaggiare e leggere libri gialli e fumetti.
Credo profondamente nella scienza, ma sono anche convinta che alcuni eventi non
siano spiegabili con la ragione nel senso comune del termine. La mente deve essere
aperta a nuove scoperte e a spiegazioni che vadano oltre le soluzioni tradizionali.
Per questo adoro l’approccio di Freedom e la scelta degli argomenti trattati, spesso
spunti interessanti per gite fuori porta e approfondimenti».
IL RICHIAMO
DELL’ANTICO
EGITTO
le unico. Comunque sì, c’è un faraone faraone che conosciamo. Sono ancora Qui sopra, il sontuoso
che mi è rimasto nel cuore ed è la re- ben visibili le statue raffiguranti la re- complesso del Tempio
funerario di Hatshepsut.
gina Hatshepsut, il faraone donna, una gina con il volto scalfito, perché alla Nella pagina
figura da studiare per capire la sua sua morte si è voluto cancellare il suo precedente, Roberto
Giacobbo con Zahi
forza e la sua intelligenza, e non solo. ricordo. Non era facile per una donna Hawass di fronte alla
Hatshepsut ha vissuto anche una storia governare. Ma il tempo è galantuomo mummia della donna
d’amore con uno dei personaggi più e ha restituito ad Hatshepsut quello faraone in una foto
di qualche anno fa.
geniali dell’antico Egitto, l’architetto che era suo, cioè la fama ed il rispetto A fianco al titolo, una
e gran sacerdote Senmut, colui che ha del mondo. statua raffigurante
Hatshepsut.
progettato per la sua amata sovrana Mi sono emozionato quando con Zahi
una tomba speciale nel sito di Deir el- Hawass ho visto la sua mummia ancora
Bahari. Ancora oggi incanta chiunque in una cassa e poi notando che all’in-
si rechi a Luxor, cioè nell’antica Tebe, terno del vecchio Museo del Cairo le
per la sua modernità e le sue linee ri- statue della regina e di Senmut erano
gorose e armoniche allo stesso tempo. posizionate distanti, ma in modo da
Era figlia di Tuthmose I e sorellastra guardarsi ancora: è proprio vero che
ma anche moglie del giovane Tuthmo- l’amore supera i confini del tempo e
se II, e ha regnato proprio al suo po- vince su tutto. Capisci perché adoro
sto, prima che lui diventasse il grande l’antico Egitto?
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IL 22 GENNAIO
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Il numero speciale di
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