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Dal programma di divulgazione di Roberto Giacobbo su


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MAGAZINE
CRISTINA
DI SVEZIA
E IL CIRCOLO
€ 3,99

ALCHEMICO
FREEDOM MAGAZINE N. 23 | PUBBLICAZIONE MENSILE DI GENNAIO 2022 | PRIMA IMMISSIONE 18 DICEMBRE 2021 |

IKIGAI
IL SEGRETO
DI UNA VITA
LUNGA E FELICE

VITA SU
ALTRI MONDI
NEL SISTEMA
SOLARE
LO YULE
LA FESTA DELLA LUCE
ALLE ORIGINI DEL NATALE
UNA REMOTA TRADIZIONE NORDEUROPEA
CELEBRATA ALLE PORTE DELL’INVERNO DAGLI ANTICHI POPOLI
CREATURE NORDICI, VUOLE ONORARE LA RINASCITA DEL DIO SOLE.
FANTASTICHE UN MOMENTO MAGICO CHE OGGI SI FONDE ALLA PIU’ IMPORTANTE
LE RENNE RICORRENZA DELL’ANNO.
DI SANTA CLAUS

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L’EDITORIALE
IL FOCOLARE
AL CENTRO
DELLA CASA

B
entrovati! Il 2021 è stato un anno di passag-
gio nel quale siamo maturati. Sì perché come
Paese abbiamo fatto quello che era giusto
fare per combattere il Covid-19, per salvare vite e
ripartire con l’economia. Non ci siamo lasciati ab-
battere da quello che era accaduto prima, ma anzi
in maggioranza ci siamo resi conto che è il gioco
di squadra quello che vince, quello che ci può far
uscire dal lungo tunnel della pandemia.

Ora è il momento di riflettere, di pensare a chi amiamo e a chi ci circonda.


Rimettiamo il focolare al centro della casa, torniamo ad occuparci dei nostri
cari, amici o parenti che siano, con attenzione e allegria. Le festività natalizie
sono un’ottima occasione per stare insieme, sempre in sicurezza e seguendo le
regole anti contagio, con semplicità e soprattutto sincerità. Si sente dire da
chi non ha più una persona amata «mi dispiace non avergli detto...». Bene, è
il momento di farlo, di dire quanto vogliamo bene a qualcuno, quanto ci è man-
cato in questi anni, magari quanto sarebbe bello tornare a parlarsi dopo tanto
tempo. Che la magia del Natale contagi tutti e che si possa iniziare il nuovo
anno con una spinta in più, lasciandosi alle spalle brutti ricordi e tensioni.

Noi di Freedom vi faremo compagnia in queste settimane, finalmente ci ritro-


viamo davanti al televisore per partire insieme verso nuove mete. Vi faremo
incuriosire, emozionare, divertiremo la vostra mente come abbiamo fatto in
questi anni. Scoprirete che proprio sotto casa vostra ci sono tesori da co-
noscere o che si può tornare a viaggiare con noi all’estero per vedere nuovi
posti fantastici. Insomma, mettetevi idealmente scarponi e giaccone, prende-
te una fetta di panettone o di pandoro e seguiteci: il vostro divano diventerà
una navicella capace di portarvi in alto, superando le barriere del tempo e
dello spazio, fino a far parte della grande squadra di Freedom!

Spero siate comodi il viaggio sta per cominciare, benvenuti a Freedom, benve-
nuti oltre il confine.
Roberto Giacobbo

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 1


©SHUTTERSTOCK

14

74

2 | FREEDOM | GENNAIO 2022


38
©SHUTTERSTOCK FOTO: OZESAMA
©SHUTTERSTOCK

50
IN QUESTO NUMERO

82
28

62
©SHUTTERSTOCK
14 TRADIZIONI LO YULE
IL RISVEGLIO DELLA LUCE
Un momento carico di valenze simboliche e magiche, dominato
da miti e simboli le cui origini si perdono in un passato
lontanissimo e che si fondono anche al Natale.

28 OLTRE IL CONFINE CRISTINA DI SVEZIA


IL CIRCOLO ALCHEMICO
Perché la regina di un paese luterano come la Svezia scelse
di convertirsi al cattolicesimo e trasferirsi a Roma?

38 REPORTAGE ROMA
LA CASINA VALADIER
Su uno dei panorami più belli di Roma è incastonato un piccolo
gioiello di architettura neoclassica.
48 LA FOTO
DEL MESE

50 SPAZIO SIAMO SOLI? 4 NEWS


IPOTESI DI VITA NEL SISTEMA SOLARE Notizie dal mondo
Ci sono luoghi nel sistema solare dove forse la vita si è già
sviluppata e sta solo aspettando di essere scoperta?
10 IL PERSONAGGIO
La Befana
62 SEGRETI DELLA MENTE 26 LA TECA DI ROBERTO
IKIGAI, IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ
Nel mondo ci sono regioni che vantano il record di longevità Il presepe napoletano
delle loro popolazioni, ma solo una di esse è consapevole 60 THE CREW
di possedere l’Ikigai.
Luca Mendicino
74 CREATURE FANTASTICHE RENNE VOLANTI 80 IL MONDO IN CIFRE
LE RENNE DI BABBO NATALE La Basilica della Natività
Sono sicuramente tra gli animali fantastici che più hanno
affascinato i bambini di molte generazioni.
a Betlemme

82 SCIENZA ANDREJ SACHAROV 90 FREEDOMIANI IN VIAGGIO


QUANDO LA SCIENZA INCONTRA L’ETICA I nostri reporter
Un profilo dello scienziato russo, Nobel per la Pace, 92 ROBERTO RISPONDE
delle sue sue battaglie in nome dei diritti civili e politici
e della sua rumorosa denuncia degli abusi del regime sovietico. 94 SOCIAL

Dal programma di divulgazione di Roberto Giacobbo su


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FREEDOM | GENNAIO 2022 | 3


SALUTE / 2
FREEDOM NEWS
ALLO STUDIO UN VACCINO
CONTRO L’ALZHEIMER
SALUTE / 1
MANGIARE BENE
B uone notizie per quanto riguarda la cura
dell’Alzheimer. Gli scienziati inglesi dell’Uni-
versità di Leicester, dello University Medical Cen-
PER VIVERE PIÙ A LUNGO ter di Göttingen in Germania e l’ente benefico
per la ricerca medica LifeArc, guidati da Thomas

S econdo uno studio multidisciplinare pub-


blicato su PLOS Medicine, la biodiversità
alimentare ci fa vivere di più. EPIC (European
Bayer, hanno messo a punto una terapia e un vac-
cino. In particolare il vaccino, chiamato Tapas, è
a base di anticorpi e proteine, un mix che sembra
Prospective Investigation into Cancer and Nu- in grado di contrastare efficacemente l’insorgenza
trition), questo il nome dello studio, è stato della malattia. Il gruppo di ricerca è riuscito a
portato a termine esaminando il rapporto tra identificare un anticorpo specifico adattandolo in
la diversità di alimenti assunti e la successi- modo tale che il sistema immunitario umano non
va mortalità, in un campione di oltre 451mila lo combattesse. A questo punto è stato lo stesso
adulti in buona salute con una età media di 17 anticorpo adattato ad attivare il sistema immuni-
anni e in un lasso di tempo che va dal 1992 tario avviando la produzione di anticorpi specifici:
al 2014, durante il quale si sono studiate le questo, in parole più che povere, il procedimento
abitudini alimentari dei volontari registra- utilizzato. Ma attenzione, per non generare false
te tramite questionari dietetici specifici per speranze è però importante specificare che tutto
ogni paese. Si è anche notato come gli alimen- questo è ancora allo stato iniziale: dalla scoper-
ti maggiormente assunti sono risultati essere ta di un procedimento medico alla produzione e
grano tenero e patate per quanto riguarda i commercializzazione di un vaccino possono passare
vegetali, mentre le carni consumate sono prin- anche molti anni.
cipalmente di mucche e maiali. Questi alimen-
ti, da soli, rappresentano circa il 45% dell’ap-
porto energetico alimentare totale.

INQUINAMENTO
©SHUTTERSTOCK

LO SMOG CI UCCIDE

U n nuovo primato riguarda l’Italia, ma non è positivo: nel 2019 è stata tra i paesi
dell’UE con il più alto rischio per la salute dovuto all’esposizione allo smog, in
termini di morti e anni di vita persi. E non è la prima volta che capita. Questo il
risultato del Rapporto 2021 dell’AEA (l’Agenzia Europea per l’Ambiente), dal quale
si evince che nel 2019 l’Italia aveva il maggior numero di decessi causati dal bios-
sido di azoto, mentre per quelli causati da particolato fine eravamo secondi dopo la
Germania. Il rapporto dice anche come queste cifre sarebbero state notevolmente
inferiori se l’intera Unione avesse raggiunto i nuovi parametri indicati dall’OMS
(l’Organizzazione Mondiale per la Sanità), cosa che non è avvenuta. In quel caso,
solo in Italia si calcola ci sarebbero stati almeno 32mila decessi in meno.

4 | FREEDOM | GENNAIO 2022


©SHUTTERSTOCK

CLIMA
IL PIANETA MAI COSÌ CALDO COME ORA
NEGLI ULTIMI 24.000 ANNI

A ncora pessime notizie dal fronte del riscaldamento globale, notizie che confer-
mano ancora una volta che la colpa è dell’uomo e delle sue attività. L’evoluzione
delle temperature dall’Era Glaciale a oggi, ricostruita da un gruppo di ricercatori
guidati dall’Università dell’Arizona incrociando i dati dei modelli climatici e le analisi
dei sedimenti marini, ha confermato che il riscaldamento globale causato dagli esseri
umani non ha precedenti negli ultimi 24mila anni. Secondo lo studio, ciò è principal-
mente dovuto da due fattori: l’aumento dei gas serra e il ritiro dei ghiacci. Infatti
si è notato come, nonostante negli ultimi 10mila anni le temperature del pianeta
sono sempre salite gradualmente, negli ultimi 150 anni c’è stata un’impennata mai
registrata prima per grandezza e velocità. I risultati, che sono stati pubblicati sulla
rivista Nature, consistono in mappe globali delle variazioni di temperatura con un
intervallo di 200 anni, consultabili da chiunque voglia rendersi conto dei cambiamenti
avvenuti in una determinata località. Servirà questa ennesima scoperta a sensibiliz-
zare chi ha il potere di invertire questa tendenza?

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 5


FREEDOM NEWS

SPAZIO / 1
IL MISTERO DELL’ASTEROIDE
PERDUTO DALLA LUNA

S i chiama Kamo`oalewa, termine hawaiano che


indica i corpi celesti, ed è un piccolo oggetto
con un diametro di soli 40 metri, una sorta di
asteroide che ruota intorno alla Terra come un ©SHUTTERSTOCK

satellite, scoperto nel 2016 dall’osservatorio Pan-STARRS, situato alle Hawaii. Secondo una
ricerca guidata dall’università dell’Arizona e pubblicata sulla rivista Nature Communications
Earth and Environment, l’oggetto potrebbe essere un frammento perduto della nostra Luna,
staccatosi a seguito della caduta di un asteroide sul nostro satellite. Kamo`oalewa ha un’orbita
molto particolare che lo rende osservabile dalla Terra solo in aprile e comunque con grandi
difficoltà, anche perché la sua luminosità è davvero debolissima. Per questo i ricercatori
hanno usato il Large Binocular Telescope, uno dei più potenti telescopi al mondo che si trova
in Arizona e alla cui costruzione ha largamente contribuito anche l’INAF, l’Istituto Nazionale
di Astrofisica italiano. Grazie alle osservazioni i ricercatori hanno ipotizzato che l’oggetto
potrebbe essersi formato circa 500 anni fa, ma senza analizzarlo è impossibile confermare che
si tratti, appunto, di un frammento della Luna. A ciò però potrebbe porre rimedio l’Agenzia
Spaziale Cinese, che nel 2019 ha annunciato una missione che prevede l’invio di un robot
proprio su Kamo`oalewa con il compito di prelevarne un campione e portarlo a Terra. Missione
che poi dovrebbe proseguire per raccogliere anche frammenti da una cometa. Non resta che
attendere il 2024, data prevista per l’inizio missione.

SPAZIO / 2
UN TELESCOPIO ITALIANO
PER OSSERAVE LE LUNE DI GIOVE

S arà lanciata nel 2023 la missione JUICE (JUpiter ICy moons Explorer) dell’ESA (l’A-
FOTO: DNEPR740

genzia spaziale europea), che ha lo scopo di osservare da vicino Ganimede, Callisto ed


Europa, le tre lune più grandi di Giove. A bordo sarà montato un telescopio tutto italiano,
chiamato Janus, realizzato negli stabilimenti Leonardo di Firenze. Janus ha una camera ot-
tica ad alta risoluzione, appositamente realizzata per l’osservazione dell’atmosfera di Giove
e per lo studio della superficie delle sue lune ghiacciate. Questa meraviglia della tecnica
invierà sulla Terra delle immagini con una risoluzione 50 volte migliore di quanto era finora
possibile. Alla realizzazione di Janus, avvenuta sotto il controllo dell’ASI (l’Agenzia Spa-
ziale Italiana), hanno contribuito l’Università Parthenope di Napoli e l’Istituto Nazionale di
Astrofisica. Sulla sonda Juice (nell’illustrazione) saranno poi presenti altre attrezzature
realizzate in Italia, come un particolare spettrometro battezzato “MAJIS”.

6 | FREEDOM | GENNAIO 2022


INNOVAZIONE sti oggetti, proprio perché hanno un valore
COME DATARE GLI inestimabile, ne vengono spesso realizzate
copie quasi perfette, il che rende molto dif-
STRUMENTI ANTICHI ficile certificarne l’autenticità. La dendro-
cronologia, che si basa proprio sul conteggio

C ome stabilire se gli strumenti musicali


sono antichi? Secondo una ricerca dello
Swiss Federal Institute for Forest, Snow and
degli anelli annuali di accrescimento degli
alberi, potrebbe essere un metodo partico-
larmente affidabile da affiancare a quelli
Landscape Research e dell’Università del- stilistici che si basano sulla storia dell’arte.
la British Columbia pubblicata sulla rivista Un metodo che, a differenza della datazio-
Science, l’autenticità potrebbe essere con- ne al carbonio e dell’analisi degli isotopi, è
fermata o smentita dall’analisi degli anelli totalmente non invasivo. Unico limite è che
del legno con cui sono stati realizzati. Il la dendrocronologia può dare indicazioni sul
team, guidato da Paolo Cherubini, ha studia- periodo a cui risale il legno, ma non fornisce
to alcuni strumenti a corda creati dai maestri una data precisa.
liutai del Nord Italia nel XVII e XVIII se-
colo, vere e proprie opere d’arte conosciute
in tutto il mondo: un nome per tutti, quelli
realizzati dalla famiglia Stradivari. Di que-

TECNOLOGIA
TELEFONI CELLULARI

©SHUTTERSTOCK
COME MICROSCOPI

A rriva dai laboratori del Dipartimento di


Ingegneria dell’Informazione dell’U- VOLI SPAZIALI
niversità di Pisa una nuova scoperta che NUOVO ALLUNAGGIO
in un futuro molto vicino potrebbe con-
sentire ai nostri normali telefoni cellulari
POSTICIPATO AL 2025
di fornire le prestazioni di un microscopio
da decine di migliaia di euro. La scoperta
parte da un procedimento che consente di
ottenere filtri ottici sintetici da un polime-
N essuna nuova missione con destinazione Luna al-
meno fino al 2025. Questo è quanto emerge da
un comunicato della NASA, che di fatto posticipa di
ro trasparente, su cui vengono incise nano circa un anno quanto deciso dall’allora presidente
particelle in oro o argento grazie a una Trump. In particolare, la nuova missione dovrebbe
apposita stampante. L’invenzione è stata utilizzare per la prima volta il lander di SpaceX.
pubblicata sulla rivista Advanced optical È dagli anni ’70 che l’uomo non mette piede sul
materials ed è frutto del lavoro del team nostro satellite ma finalmente ora, grazie al pro-
guidato dall’italiano Giuseppe Barillaro, gramma Artemis (questo il nome della missione), la
docente di elettronica. La lente è defor- cosa sembra essere davvero all’orizzonte. Artemis
mabile e resistente e può essere inserita era un programma voluto dall’ex presidente Trump,
nella fotocamera di un cellulare anche gra- preludio a viaggi ancora più ambiziosi per portare
zie al basso costo e alla facilità di manu- l’uomo su Marte. Una controversia legale tra la
tenzione. Blue Origin di Jeff Bezos e la Space X di Elon Musk
ha creato qualche ritardo, ma ora è finalmente de-
ciso: sarà la società di Musk a costruire il modulo
di allunaggio.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 7


FREEDOM NEWS

ASTRONOMIA / 1
NUOVA GALASSIA OSSERVATA
DA UN ASTROFILO ITALIANO

U na nuova galassia è stata scoperta da un astrofilo


pugliese, responsabile della Sezione Nazionale di
Ricerca “Profondo Cielo” dell’Unione Astrofili Italiani
(UAI). La galassia scoperta da Giuseppe Donatiello,
questo il nome dell’astrofilo, è stata battezzata Pi-
sces VII e si trova a circa 3,2 milioni di anni luce
dalla Terra, stima che ha ancora un certo margine di
incertezza. La notizia è stata pubblicata sulla rivista
Monthly Notices of the Astronomical Society in collaborazione con i ricercatori dell’Istituto
di Astrofisica dell’Andalusia (IAA-CSIC) guidati da David Martínez-Delgado. La scoperta è
stata in seguito confermata anche dall’astronomo Walter Boschin, che l’ha potuta osservare
con il Telescopio Nazionale Galileo grazie al tempo-telescopio messo a disposizione dal di-
rettore Ennio Poretti. Lo scopritore ha poi raccontato che era dal 2013 che non si trovava
una nuova galassia nel sottogruppo di Andromeda (nella foto) e che la probabilità di trovare
qualcosa di nuovo era molto alta. E ha avuto ragione.

ASTRONOMIA / 2
UN SEGNALE ALIENO MOLTO TERRESTRE

I ricercatori dell’Università della California a Berkeley, guidati dall’astronomo Sofia


Sheikh, sono giunti alla conclusione che il misterioso segnale radio proveniente dalla
regione di Proxima Centauri, in realtà era di origine terrestre. I risultati dello studio,
pubblicati su Nature Astronomy, sono stati un po’ una doccia fredda per tutti quelli che
speravano finalmente in un messaggio di origine aliena. Invece, purtroppo, il segnale
captato il 29 aprile 2019 dal radiotelescopio Parkes in Australia e che era stato chiamato
Blc1 (acronimo di Breakthrough Listen Candidate 1), sembrava dare finalmente un senso
al programma omonimo che, con un finanziamento di 100milioni di dollari, è appunto alla
ricerca di segnali alieni dallo spazio. Purtroppo il Blc1, registrato per
circa 5 ore, si è capito essere solo “un’interferenza radio prodotta
dall’uomo e proveniente da qualche tecnologia sulla superficie
della Terra”: insomma, probabilmente è stato generato dal
malfunzionamento di qualche apparato elettronico posto a
un centinaio di chilometri di distanza dal telescopio stesso.
La ricerca, quindi, continua...

8 | FREEDOM | GENNAIO 2022


ASTRONOMIA / 3
IL TELESCOPIO “FERMI” PER INDAGARE
LA STORIA DELLA VIA LATTEA

U na nuova scoperta è stata fatta grazie al telescopio


orbitante “Fermi” della NASA ed è qualcosa che ci
aiuterà a capire meglio l’evoluzione delle galassie e di
quello che noi chiamiamo Universo. Per la prima volta
sono infatti stati identificati dei raggi gamma dovuti a
venti di gas e particelle di immane potenza, emessi da
buchi neri super massicci che si trovano al centro delle
galassie. I risultati dello studio sono stati pubblicati su
The Astrophysical Journal da un team internazionale gui-
dato da Chris Karwin della Clemson University (Carolina
del Sud, USA), a cui hanno partecipato anche ricercatori
italiani, tra cui alcuni appartenenti all’Istituto Nazionale di Astrofisica, all’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare e all’Agenzia Spaziale Italiana. Questo studio, tra le
altre cose, aiuterà gli scienziati a ricostruire anche la storia della Via Lattea e del
suo buco nero, il Sagittarius A* (scritto con l’asterisco), con una massa così enorme,
che è stata calcolata essere quattro milioni di volte quella del Sole.

BIODIVERSITÀ
IL CURIOSO CASO
DELL’UNICA RANA CON I DENTI

L’ unica specie di rana con i denti finora nota è la Gastrotheca guen-


theri che, tra le oltre settemila specie di rane a oggi conosciute, fa
parlare di sé dal 1882, anno in cui è stata scoperta. La cosa strana è
che anche nei fossili di 200 milioni di anni fa, periodo a cui risalgono
le prime specie note, le rane non avevano denti e non li
avevano semplicemente perché non ne hanno bisogno.
Sia oggi sia allora. È questo il mistero che il team gui-
dato da Daniel Paluh ha cercato di risolvere: per studiare
questa specie di rana così particolare, i ricercatori ne han-
no analizzato i denti che hanno le dimensioni di un granello
di sabbia (per questo sono difficili da esaminare)
e sono presenti solo sulla mascella inferiore,
scoprendo che sono costituiti da dentina e
smalto. I ricercatori hanno anche stabilito
che nel corso della loro storia evolutiva, queste rane hanno perso
i denti in almeno 20 occasioni separate, per poi riacquistarli in sei
episodi diversi. La Gastrotheca guentheri vive nelle foreste pluviali
della Colombia e dell’Ecuador, ma dal 1996 non è più stata avvistata,
per cui potrebbe trattarsi di una specie ormai estinta.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 9


FREEDOM IL PERSONAGGIO

LA BEFANA
DI ANGELICA GIACOBBO

«La befana vien di notte


con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana:

©SHUTTERSTOCK
viva viva la Befana!»

L a Befana ha una storia dall’origi-


ne lontana, a cominciare dal nome:
deriva dall’alterazione di Epifania, che
diretta verso le case dove dormono i
bambini. Già, perché in molti luoghi è
ancora lei che porta i regali e non Bab-
in greco antico significa “manifesta- bo Natale, che è un personaggio simpa-
zione” cioè il segno della presenza di tico e bonario ma più recente.
una divinità. Non è cattiva ma nem- A Roma e non solo, per esempio, le fa-
meno del tutto buona, si riconosce per miglie più tradizionali aspettano pro-
l’età avanzata, il naso adunco e le vesti prio il 6 gennaio per far trovare sotto
stracciate. Ma soprattutto i più attenti l’albero pacchi e pacchetti ai più picci-
la possono vedere mentre vola a ca- ni. In generale, però, basterà appende-
vallo della sua solita scopa di saggina, re una calza ben capiente per trovarla
la mattina colma di dolci, piccoli gio-
cattoli, mandarini ma anche carbone,
segno indiscutibile che non si è stati
proprio del tutto buoni durante l’anno.
Gentilezza vuole, però, che si lasci una
tazza di latte caldo con qualche biscot-
to per ristorarla perché, si sa, la Befa-
na è anziana e volare di casa in casa
stanca.

Una storia dall’origine lontana


Tutto qui quello che si sa sulla Befa-
©SHUTTERSTOCK

na? Non proprio. Le tradizioni legate


a questa inconfondibile vecchina sono
molte e si distribuiscono uniformemen-
te lungo tutto lo Stivale e non solo.
Ma non sempre il suo destino è stato
comodo e pacifico.
La sua comparsa è precedente al cri-
stianesimo tanto che mantiene, con

10 | FREEDOM | GENNAIO 2022


©SHUTTERSTOCK

I doni dei Magi

L a festa della Befana è l’aspetto paga-


no dell’Epifania cristiana che celebra
l’arrivo dei tre Re Magi da Gesù appena
nato, con i doni di oro, incenso e mirra.
Quest’ultima era una sostanza gommosa,
una resina in gocce dorate che colava da
alcuni alberi e veniva fatta seccare in pic-
coli pezzi o in polvere. Era considerata
preziosa perché aveva proprietà medici-
nali antinfiammatorie e veniva usata negli
unguenti necessari per l’imbalsamazione
delle persone più importanti, a cominciare
dai faraoni.
©SHUTTERSTOCK

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 11


FREEDOM IL PERSONAGGIO

Qui a fianco, la Befana


romana in una incisione
ottocentesca.
Nella pagina a fianco,
un falò dell’Epifania
nel Nord Italia, dove
viene dato alle fiamme
un grande fantoccio
raffigurante la Befana
con la scopa.

le dovute variazioni, molte delle ca- Il grande falò


ratteristiche degli antichi riti rurali Fin da tempo immemore in Toscana e
propiziatori di fertilità e abbondanza. nel Lazio si preparava una figura fatta
Anche l’immancabile scopa di saggina, di stracci e paglia da appendere alla
fatta appunto di rami secchi, oltre a finestra, mentre in altre regioni que-
spazzare via l’anno appena passato, sto fantoccio si portava per le strade
ne mostra l’attaccamento ai boschi e dei paesi fino alla piazza principale
alla natura; il naso lungo e ricurvo, dove veniva bruciato in un’allegra ce-
poi, la rende più vicina ad una strega rimonia.
che ad una creatura benevola. Questa del fuoco è un’abitudine che
Un’altra tradizione vuole che la Befa- ricorre nella notte del 6 gennaio un
na giri sulla terra nei giorni intorno po’ in tutta Italia e anche in altri po-
al 6 gennaio e che, nella sua ultima sti in Europa, sia che si tratti di pro-
notte, compia dei veri prodigi: non cessioni con le fiaccole accese sia che
solo porterebbe regali ai bambini ma invece ci si concentri proprio su un
riempirebbe d’oro le acque dei fiumi, ricco falò in piazza, alimentato dalla
farebbe parlare gli animali e copri- legna raccolta nei boschi. Una dimo-
rebbe gli alberi di frutti. strazione dell’origine precristiana del
Alle ragazze, poi, basterebbe sempli- mito della Befana, che tuttavia ha at-
©SHUTTERSTOCK

cemente mettere dei ramoscelli d’uli- traversato i secoli per arrivare fino a
vo sulla cenere per avere predizioni noi e conquistare il cuore di grandi e
sul loro futuro e soprattutto su un piccoli. Sempre volando a cavallo di
prossimo matrimonio. una scopa, s’intende!

12 | FREEDOM | GENNAIO 2022


©SHUTTERSTOCK

F OT
O: S
AN
DR
O
KEN
SAN
La dodicesima notte

N ei Paesi anglosassoni si festeggia l’Epifa-


nia ma non si conosce il personaggio del-
la Befana. Il 6 gennaio, però, si celebra la
dodicesima notte dal solstizio invernale del
21 dicembre, “the Twelfth Night” in inglese,
molto cara anche a Shakespeare e all’Inghil-
terra elisabettiana, che segna non solo la
fine delle festività del Natale ma è anche un
momento dedicato alla rinascita della natu-
ra. Proprio in questi giorni la leggenda vuo-
le che delle creature femminili volino sulle
campagne per favorirne i raccolti. Secondo
la tradizione, nelle case si beve e si mangia
un dolce con mandorle e canditi che contie-
ne al suo interno un fagiolo e un pisello
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secchi: coloro che li trovano nella loro fetta


saranno la regina ed il re della festa!

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 13


TRADIZIONI
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LO YULE
IL RISVEGLIO DELLA LUCE
ALLE ORIGINI
DEL NATALE DI ANTONIO COSTA

14 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Nell’ultimo periodo dell’anno, quando le notti si allungano e la natura
sembra immobile e sospesa in un silenzio glaciale, l’oscurità regna
sovrana. Fino al giorno del solstizio invernale, il 21 dicembre, quando le
tenebre cedono alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle oscure
brume invernali. È lo Yule, un momento carico di valenze simboliche
©SHUTTERSTOCK

e magiche, dominato da miti e simboli le cui origini si perdono in un


passato lontanissimo e che si fondono anche al Natale.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 15


TRADIZIONI LO YULE

I ritmi vitali rallentano,


così come l’intero
paesaggio che via via ci
sembra sempre più quieto:
è il solstizio d’inverno, il
giorno più corto dell’anno,
ma da lì in poi la luce
si risveglia, aumentando
gradualmente fino
alla primavera.

C’
è un luogo che da millenni rappresenta universal-
mente la nascita e le origini dell’esistenza dell’u-
manità: la grotta. Gli uomini primitivi scavavano
grotte o ne ampliavano di esistenti, alla ricerca incessante di
un rifugio naturale durante la notte, per potersi riparare dal-
la pioggia, dal vento o dalle aggressioni di animali feroci. Se
proviamo a immaginare per qualche istante quella condizione
estrema possiamo quasi sentire il freddo che avvertivano,
forse la loro paura, nascosti nel cuore delle montagne; ma
se invece scegliamo di spostarci più avanti sulla linea del
tempo, quel luogo gelido e remoto sembra trasformarsi, re-
stituendoci un’inaspettata immagine di tepore e “rinascita”.
Arriviamo così al tempo zero, il tempo che colloca la nostra
esistenza e i nostri anni: nasce Gesù Cristo, venuto alla luce
in una fredda grotta di Betlemme.
Il Natale cristiano celebra questo evento con una precisa
liturgia religiosa, proponendo all’umanità di riflettere sul
significato di nascita e amore materno, ma nel corso dei se-
coli i riti legati alla festività natalizia si sono arricchiti anche
della grande varietà di abitudini popolari che tutti noi cono-
sciamo: ci si riunisce in famiglia congedandosi temporane-
amente dal lavoro, mentre alberi agghindati e decorazioni
fatte con il vischio o con l’agrifoglio invadono le case di luce
e colori, rendendole più calde e accoglienti. Tutto così vicino
e familiare, eppure così lontano. Sì, perché per conoscere
le probabili origini di queste tradizioni dobbiamo spostarci
ancora una volta indietro nel tempo, a una lontana festa pa-
gana tipica dei paesi scandinavi: lo Yule.

16 | FREEDOM | GENNAIO 2022


LA RINASCITA DEL DIO SOLE

«Nelle paludi qualcosa di vivo faceva un brusio, ma


quando nel bosco fu buio e soffiò da oriente un ven-
to freddo e penetrante, tutto tacque. Si sentì l’odore.
Dell’inverno».

Sono alcune delle parole di una poesia di Anton Čechov, con


cui lo scrittore e drammaturgo russo accoglie il ritorno della
stagione fredda, il cui inizio ufficiale cade il 21 dicembre. I
ritmi vitali rallentano, così come l’intero paesaggio che via
via ci sembra sempre più quieto: è il solstizio d’inverno, il
giorno più corto dell’anno, ma da lì in poi la luce si risveglia,
aumentando gradualmente fino alla primavera.
La festa dello Yule nasce proprio in questo contesto, alle
porte dell’inverno, per mano degli antichi popoli germanici
che vollero celebrare la rinascita del Dio Sole.
Yule deriva infatti dall’antico nordico hiól, jol, vale a dire
“ruota”, con riferimento al simbolismo solare. La ruota
dell’anno è composta da otto giorni solari, quattro “sabbat”
maggiori e quattro minori, e il solstizio di inverno
segna l’estremità più bassa della ruota. Questo
significa che il 21 dicembre è il giorno più
buio dell’anno, ma che da quel preciso
momento, il momento della notte più
lunga, le ore di luce aumenteranno a
scapito di quelle di buio.
Il nuovo sole è dunque come un
bambino appena nato, che apre
gli occhi e a poco a poco cre-
sce diventando sempre più forte
e potente, fino a giungere alla
primavera e all’estate. I Romani
parleranno di Dies Natalis Solis
Invicti, cioè del Giorno Natalizio
dell’Invincibile Sole.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 17


TRADIZIONI LO YULE

Soldati, fabbri e costruttori


di navi potevano
trascorrere con serenità
le proprie giornate,
dedicandosi agli addobbi
del grande albero posto al
centro degli insediamenti.
Spesso era un frassino,
un chiaro riferimento allo
Yggdrasill.

Yggdrasil, l’albero cosmico

L’Yggdrasill, l’albero della vita, è uno


degli elementi più conosciuti della
mitologia nordica. È un frassino, la
tipologia più nobile secondo le po-
polazioni germaniche, e rappresenta
la colonna sacra che unisce il regno
sotterraneo, quello terreno e quello
celeste. Quest’albero immenso, che
sprofonda le sue radici nella terra e
che con i suoi rami sorregge la vol-
ta celeste, nasce e cresce dalle ce-
neri del gigante Yimir, ucciso dagli
dèi nella battaglia contro i giganti:
Yggdrasill (qui rappresentato in un
manoscritto islandese del XVII seco-
lo) è il primo albero della storia da
cui tutto deriva e fra i suoi nove rami
sorregge i cosiddetti “nove mondi”.
L’insieme dei nove mondi costituisce
l’intero Universo e solo un perfetto
equilibrio fra tutti può garantire l’esi-
stenza del mondo stesso.

18 | FREEDOM | GENNAIO 2022


LE ORIGINI
I documenti sullo Yule nella tradizione nordeuropea non sono
molti, è quindi difficile rielaborarne in maniera esaustiva le
caratteristiche. Sicuramente le origini della festività sono
norrene, ciò significa che il contesto è quello dei popoli ger-
manici provenienti dai territori scandinavi.
Il periodo di festa era un periodo di riposo e danze, che in
Islanda continuò a essere celebrato per tutto il Medioevo,
fino all’epoca della Riforma protestante, nel XVI secolo. Se-
condo Beda il Venerabile, un monaco e storico anglosassone
del secolo VII-VIII a cui probabilmente dobbiamo le testi-
monianze più antiche, la notte della festa si chiamava “notte
delle madri”, ma altre fonti riportano di una festa in onore
del dio norreno Freyr e che durante il rituale veniva scari-
ficato un maiale, una tradizione tuttora rimasta nel Natale
scandinavo durante il quale si porta in tavola carne suina. La
celebrazione del solstizio di inverno durava dai 5 ai 7 giorni,
un breve periodo di pace che prevedeva persino la sospensio-
ne momentanea delle razzie.
Commercianti, locandieri e veggenti, che non avevano a che
fare con la sfera della guerra, proseguivano regolarmente
le proprie attività lavorative, mentre soldati, fabbri e co-
struttori di navi potevano trascorrere con serenità le proprie
giornate, dedicandosi agli addobbi del grande albero posto al
centro degli insediamenti. Spesso era un frassino, un chiaro
riferimento allo Yggdrasill, l’albero che secondo la cosmo-
logia nordica sorreggeva i nove mondi affermandosi come
il simbolo sempreverde dell’eterno scorrere della vita e, in
questo caso, anche della persistenza attraverso il freddo e
l’oscurità dell’inverno. Fuori dalle case erano poste delle
lanterne e le porte erano coperte di vischio o agrifoglio.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 19


TRADIZIONI LO YULE

I RITI E LE ATTIVITÀ DELLO YULE


Lo storico francese Michel Rouche riporta che le “gilde” di
artigiani del IX secolo – corporazioni tipicamente germani-
che – furono denunciate dal clero cattolico per i loro parti-
colari patti di reciproco sostegno. Avvenivano durante dei Le attività
banchetti annuali, organizzati nei giorni intorno al 26 di- della festa
cembre, in cui venivano evocati demoni e spiriti dei morti.
I rituali spiritici erano tipici dello Yule e si svolgevano con erano numerose
l’intenzione di far ritornare le anime dei defunti perché po- e variegate.
tessero festeggiare insieme ai loro cari. I banchetti erano il
fiore all’occhiello e la portata principale era il suino sacrifi-
Si assisteva senza
cato in onore del dio Freyr. Ques’ultimo era il dio dell’agri- battere ciglio a lotte
coltura e del bestiame, per cui il sangue dell’animale veniva
versato in una ciotola e utilizzato per benedire i campi affin-
con armi di legno,
ché fornissero un raccolto maggiore. permesse anche
ai bambini, a sfide
di tiro con l’arco
e a corse sui cinghiali.

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I banchetti erano il fiore
all’occhiello e la portata
principale era il suino sacrificato
in onore del dio Freyr.

Le attività della festa erano numerose e variegate. Si assi-


steva senza battere ciglio a lotte con armi di legno, permesse
anche ai bambini, a sfide di tiro con l’arco e a corse sui cin-
ghiali, per poi passare persino a gare in cui si rincorrevano
dei polli; e ci sfidava anche a suon di bevute, scontri insoliti
che attiravano più o meno spettatori a seconda della fama
dei partecipanti. I più famosi furono sicuramente quelli fra i
due fratelli Ragnarsson, Hálfdan e Ivarr (detto “il senz’os-
sa”), comandanti vichinghi della grande armata danese che
nel IX secolo invaderà i regni di Inghilterra.

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TRADIZIONI LO YULE

LE RELAZIONI CON IL NATALE


La cristianizzazione dei popoli germanici fu un processo di
conversione graduale, a cui essi stessi pian piano aderiro-
no nel corso della tarda antichità e dell’Alto Medioevo. A
partire dal secolo VIII, buona parte della Britannia e dei
territori continentali a est del Reno si convertirono e, dal
1100, il paganesimo germanico cessò di avere influenza po-
litica in Scandinavia. Quando i missionari iniziarono questo
processo di conversione, adattarono alla tradizione cristiana
molti simboli e feste locali. È molto probabile quindi che le
tradizioni dello Yule si miscelarono pian piano al Natale,
mantenendo molte delle caratteristiche originali. Si trattava
di una festa decisamente più movimentata del Natale cristia-
no di allora – nato a Roma nei primi decenni del Trecento e
composto solo dalla Santa Messa –, per cui questo mix ina-
spettato diede luce a un Natale completamente diverso, ricco
di luci, più festoso e colmo del significato di condivisione
©SHUTTERSTOCK

con i propri cari che ha ora.


Partiamo dall’albero di Natale, l’abete decorato in particola-
re visto che si è già ampiamente detto del frassino. Nella mi-
tologia nordica l’abete rappresentava il dio Odino e durante
la festa dello Yule veniva ornato di spighe in suo onore.
I popoli germanici consideravano inoltre il vischio come una
pianta sacra, in quanto priva di radici, che rappresentava
protezione e il risveglio della luce nel solstizio d’inverno.
L’agrifoglio invece, arbusto sempreverde dalle foglie appun-
tite e dalle bacche rosse, era da sempre considerato un sim-
bolo di forza e immortalità. Gli antichi Celti lo utilizzavano
come talismano contro le influenze maligne e negative, tanto
da costruire le porte delle case e gli strumenti di guerra con
il suo esile legno. Durante le battaglie ogni guerriero por-
tava con sé un ramoscello che lo proteggesse; il co-
lore rosso delle sue bacche rappresentava la pu-
rezza sanguigna, simbolo del rinnovamento della
vita che avveniva attraverso il sangue versato nelle
battaglie e nei sacrifici umani in onore del Dio Sole.

22 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Lo Yule log, il ceppo di Natale

Lo Yule log, il ceppo di Natale, è una delle tradizioni popolari più antiche legate a
questa festività ed è diffusa in tutta Europa, dai paesi scandinavi fino all’area del
Mediterraneo. Consiste nel bruciare un grosso tronco di legno (il ceppo) all’inter-
no del camino di casa per tutte le notti delle feste natalizie, dalla Vigilia fino all’E-
pifania. Le ceneri sono poi utilizzate in varie forme, per le loro proprietà ritenute
di buon augurio: ad esempio possono essere sparse nei campi per favorire il raccol-
to. Le prime tracce documentate di questa tradizione risalgono al XII secolo, ma le
sue origini sono sicuramente più antiche. Il fuoco davanti all’altare domestico de-
dicato agli antenati nella civiltà romana e nell’epoca precedente al Cristianesimo
presenta similitudini, come anche l’usanza di accendere grandi falò per scacciare le
tenebre nel solstizio d’inverno. L’albero di Natale come lo conosciamo noi e Babbo
Natale, elementi distintivi della festività attuale, sono arrivati nel nostro territorio
dal Nord Europa soltanto nel XX secolo: prima le loro caratteristiche erano rico-
perte proprio dal tronco da bruciare nel camino, come ad esempio in Toscana, dove
la festa di Natale anticamente era chiamata proprio “Festa del Ceppo”.

In Toscana la
festa di Natale
anticamente
era chiamata
“Festa del Ceppo”.

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TRADIZIONI LO YULE
COSÌ LONTANO, COSÌ VICINO
Al di là dei vari punti di vista, possiamo sicuramente concor-
dare sul fatto che le tradizioni di una festa così remota come
lo Yule siano arrivate a noi diventando parte integrante
del nostro corredo culturale. Questa “vicinanza” si
riscontra anche sul piano linguistico, tant’è che nei
paesi scandinavi si usano indistintamente gli stes-
si termini per indicare sia il Natale, sia lo Yule:
nel danese e nello svedese troviamo Jul, nel
norvegese e nell’islandese Jól e in finlandese
Joulu. Ma c’è di più.
Esistono infatti forme di neopaganesimo che
includono un insieme di religioni, tradizioni e
movimenti spirituali di vario genere che si ispi-
rano alle antiche religioni pagane. In alcune
di queste, come la Wicca, il 21 dicembre si fe-
steggia lo Yule, come sappiamo, una delle feste
minori degli otto giorni solari. C’è chi commemora
la morte del Re Agrifoglio (che simboleggia il Sole
al declino) per mano del suo successore, il Re Quer-
cia, che rappresenta il trionfo dell’anno nuovo e l’inizio
dell’ascesa del Sole; chi invece celebra la nascita del nuovo
dio Sole bambino. Ma il rituale tradizionale è lo stesso: una
In alcuni movimenti veglia celebrata durante la notte più lunga dell’anno, dal
spirituali, come la tramonto all’alba del giorno successivo, per assicurarsi che
il Sole sorga nuovamente. La luce rinasce, sconfigge il buio,
Wicca, il 21 dicembre sempre. E si sente l’«odore dell’inverno».
si festeggia lo Yule,
una delle feste
minori degli otto
giorni solari.

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In alcune tradizioni, durante
lo Yule si commemora
la morte del Re Agrifoglio
(che simboleggia il Sole
al declino) per mano del suo
successore, il Re Quercia,
che rappresenta il trionfo
dell’anno nuovo.

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FREEDOM LA TECA DI ROBERTO

L’ANTICO PRESEPE
NAPOLETANO
DI GIOVANNA GIACOBBO

Sono usciti dalla teca proprio in questi giorni per comporre


la Natività: un momento speciale nel quale rivivono
i personaggi del presepe più belli, nella magia del Natale.

N ella vita di ciascuno di noi si al-


ternano passioni ed esperienze e
spesso ai propri ricordi si aggiungono
però, è una passione che ha unito tante
generazioni di napoletani ma non solo.
Che a via San Gregorio Armeno, nel
quelli delle persone care. Ognuno ha cuore di Napoli, si trovino gli elementi
un’eredità familiare che lo porta ad per il presepe più belli del mondo è
amare qualcosa più di altro: un luogo, cosa risaputa. Ma in pochi sanno che
un mestiere, un oggetto. Nella “teca di l’arte di realizzare Madonne, Bambinel-
Roberto” c’è una parte della collezione li e San Giuseppe parta dai primi secoli
di pastori napoletani del Settecento dei dell’anno mille.
suoi suoceri, Francesca e Marco. Una La Natività un tempo si poteva trova-
ricerca portata avanti negli anni, con re solo nelle chiese e neanche in tut-
pazienza e competenza. te. Era composta da figure in legno,
Ai più giovani può sembrare strano che vestite riccamente e restava esposta
si collezionino figure del presepe anche tutto l’anno. Col passare dei secoli,
lontano dal periodo natalizio. Questa, anche nei palazzi nobiliari si è volu-

La Natività nella Regia di Caserta

A nche nella Reggia di Caserta si trovano figure ma-


gnifiche che danno vita a una vera scenografia che
accompagna la Natività. I Borbone per la realizzazione
del presepe ordinarono che la volta della sala desti-
nata a ospitarlo fosse dipinta come un cielo stellato.
Un Natale regale, il loro, che nel significato non era
però diverso da quello più modesto delle nostre case.

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to festeggiare il Natale con un presepe Il periodo d’oro dei presepi Alcuni pezzi
che rappresentasse la devozione, ma I presepi napoletani più belli risalgono della collezione
di figurine napoletane
anche le ricchezze della famiglia. Alle al Settecento e le figurine sono pas- del presepe del
figure tradizionali, se ne sono aggiunte sate di mano in mano nelle famiglie, Settecento di casa
Bellini-Giacobbo.
molte altre e dalla grotta iniziale si è ma anche da antiquario ad antiquario.
arrivati a veri e propri angoli di cit- Sono delle vere e proprie opere d’arte
tà con tanto di mercato e botteghe. I che meritano di essere conservate con
personaggi avevano il volto e le mani attenzione e periodicamen-
in ceramica dipinta, con espressioni re- te restaurate. Non a caso si
alistiche e vesti cucite con attenzione trovano nelle chiese più
e uso di stoffe ricercate. Sulle piccole importanti e in musei
bancarelle poste nei pressi della Nativi- dedicati al prese-
tà c’era di tutto: cassette con i pesci o pe, come il Museo
con le verdure, cesti con le uova, quarti Nazionale di San
di bue e caciocavalli. Martino di Napoli
Rappresentare l’abbondanza è sem- dove si trova la più
pre stato di buon augurio e il presepe grande collezione
napoletano in questo ha fatto scuola. pubblica italiana, il
Accanto ai suonatori, con gli strumen- Presepe Cuciniello,
ti riprodotti nei dettagli, c’erano gli così imponente da
animali, soprattutto i tradizionali bue occupare un’intera
ed asinello ma anche pecore, capre e stanza ed essere
animali da cortile. Insomma, una rap- conosciuto a livello
presentazione della vivace società del internazionale.
tempo radunata intorno al presepe per
rendere omaggio al Bambin Gesù.

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OLTRE IL CONFINE

IL
CIRCOLO
ALCHEMICO
DI CRISTINA DI SVEZIA
Perché la regina di un paese luterano come la
Svezia scelse di convertirsi al cattolicesimo e
trasferirsi a Roma? Un gesto eclatante, soprattutto
se pensiamo al periodo in cui venne fatto: a metà
del XVII secolo, poco dopo la sanguinosissima
Guerra dei Trent’anni, uno dei conflitti più lunghi
e distruttivi della storia d’Europa. Forse, oltre alle
motivazioni politiche e di fede, fu attratta nella
Città eterna anche da una sua particolare passione.

DI MASSIMO FRATICELLI

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FOTO: OZESAMA

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OLTRE IL CONFINE IL CIRCOLO ALCHEMICO DI CRISTINA DI SVEZIA

C
In apertura, un’immagine osa aveva attratto a Roma la re- UNA PERSONALITÀ
di suggestione realizzata gina Cristina di Svezia di così im- DAVVERO INSOLITA
a partire dal ritratto della
regina Cristina di Svezia portante quando compì la scelta Cristina di Svezia fu sicuramente una
del 1661 ad opera di clamorosa di convertirsi al cattolicesi- delle figure più discusse e carismatiche
Abraham Wuchters.
mo? Ebbene, la Regina, oltre a essere che caratterizzarono lo scenario politico
una mecenate animata da un’ardente e religioso del Seicento.
curiosità intellettuale, era anche coin- Cristina divenne Regina di Svezia nel
volta in un circolo riservato di alchimi- 1632, a soli 6 anni, succedendo al padre
sti che operavano nella Città eterna. Lì Gustavo II Adolfo. Vista la sua tenera
creò persino l’Accademia Reale, dove si età, però, ebbe pieni poteri solo dopo
conversava di arte, musica e scienze: un una decina di anni. Era istruita e mol-
Cristina regina di Svezia
cenacolo da cui nascerà poi il famoso to intelligente e perfettamente a suo
all’età di 16 anni. circolo letterario dell’Arcadia. agio nella corte di Stoccolma, città che
in quegli anni era chiamata “Atene del
Nord”, capitale di uno dei regni più pro-
grediti e acculturati d’Europa. Era una
donna decisamente fuori dagli schemi,
dalla struttura esile ma con una voce
mascolina. Seppe essere un’argu-
ta politica, un’amante libertina
ma, allo stesso tempo, era an-
che molto religiosa, coltissi-
ma e innamorata delle arti.
Conosceva almeno cinque
lingue moderne, era capa-
ce di stare a cavallo tutto
il giorno e dormire poche
ore per notte.

Cristina divenne
Regina di Svezia
nel 1632, a soli
6 anni, succedendo
al padre Gustavo II
Adolfo di Svezia.
Vista la sua tenera
età, però, ebbe pieni
poteri solo dopo una
decina di anni.
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Si dice che il filosofo e matematico dell’ambasciatore del Portogallo. Per Sopra, il castello di Tre
francese Cartesio, invitato a corte per la Chiesa romana era di fondamentale Konor a Stoccolma,
dove nacque Cristina.
discettare con la Regina di filosofia, importanza dal punto di vista politico e Sotto, la Regina (a
si ammalò gravemente proprio a causa dell’immagine riuscire a condurre figure sinistra) è ritratta
mentre disquisisce di
dell’abitudine della sovrana di convo- così in vista del protestantesimo sotto scienza e filosofia con il
carlo la mattina prestissimo nella gelida l’ala cattolica. Così, con l’organizza- filosofo René Descartes
biblioteca reale zione del cardinale Fabio Chigi, futuro (Cartesio).

Diverse considerazioni personali, il fatto papa Alessandro VII, vennero inviati a


che fosse determinata a non sposarsi, Stoccolma altri due gesuiti sotto falso
la sua forte passione per le scienze e le nome con il segreto compito di portare
filosofie ermetiche furono tutti elementi la Regina verso l’abiura. Il passaggio
che la spinsero verso scelte sconcertanti definitivo al cattolicesimo con l’abdi-
per l’epoca: abdicare dal trono di Sve- cazione si ebbe poi a distanza di pochi
zia e abbracciare il cattolicesimo. anni, quando il 23 febbraio 1654 Cri-
stina lasciò il trono a favore del cugino
LA STORICA CONVERSIONE Carlo Gustavo.
La decisione di divenire cattolica roma-
na venne definitivamente presa da Cri-
stina nel 1652 a soli quattro anni dal-
la fine della Guerra dei Trent’anni che
aveva martoriato l’Europa. Una conver-
sione quanto mai straordinaria visto che
suo padre, Gustavo II Adolfo, era stato
un luterano che aveva combattuto molto
il cattolicesimo. La Regina, mal tolle-
rante della severità protestante, ebbe
modo di avvicinarsi alla confessione cat-
tolica già dal 1650, attraverso il gesui-
ta portoghese António Macedo, che era
stato inviato in Svezia come traduttore

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 31


OLTRE IL CONFINE IL CIRCOLO ALCHEMICO DI CRISTINA DI SVEZIA

IL VIAGGIO VERSO ROMA CRISTINA E L’ALCHIMIA


Cristina lasciò la Svezia in incogni- Molto interessante è il rapporto che Cri-
to travestita da uomo e sotto il falso stina di Svezia instaurò con Athanasius
nome di “conte di Dohna”. Il suo viag- Kircher, un dottissimo gesuita tedesco
gio verso Roma fu lungo e pieno di so- che insegnava matematica, fisica e lin-
ste in vari paesi e varie città. Fece il gue orientali al Collegio Romano e che
suo ingresso trionfale nella capitale a aveva raccolto e descritto una mole
Piazza del Popolo il 23 dicembre 1655 inimmaginabile di materiali che spazia-
quando ormai ad accoglierla c’era il vano in moltissimi campi del sapere.
nuovo papa: Alessandro VII (eletto il 7 I due furono legati da corrispondenza
aprile 1655), proprio quel Fabio Chigi già dal 1648, tanto è che Kircher le de-
che aveva supportato la trama politica dicò anche uno dei suoi libri: l’Itinera-
Qui sotto,
della sua abiura. Forse i tempi vennero rium exstaticum. Una delle prime visite
i festeggiamenti in onore
di Cristina di Svezia calcolati appositamente perché la famo- della Regina fu proprio al Collegio Ro-
a Palazzo Barberini sa Donna Olimpia Maidalchini, stratega mano, dove era non solo interessata a
avvenuti il 28 febbraio
1656 in un dipinto di sotto il precedente pontefice Innocen- consultare gli antichi codici greci e lati-
Filippo Lauri (seconda zo X, avrebbe mal tollerato la presenza ni della biblioteca ma anche e soprattut-
metà del seicento).
di un’altra prima donna a Roma. Fatto to a visitare il laboratorio alchemico di
Nella pagina seguente,
un’incisione tratta da un sta che il giorno di Natale Cristina ven- Padre Athanasius. Dalle sue lettere sap-
libro del 1697 sulla vita di ne cresimata nella Basilica di San Pietro piamo infatti che la Regina vide un giar-
Cristina di Svezia
la ritrae mentre visita un dal Papa, che le diede il nome aggiunti- dino di erbe e piante, e un opificio con
laboratorio alchemico. vo di Alessandra Maria. fornelli e attrezzi alchemici e «vide di-

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Una delle
prime visite
romane
della regina
fu proprio
a Collegio
Romano dove
era non solo
interessata
a consultare
gli antichi
codici greci
e latini della
biblioteca ma
soprattutto
a visitare
il laboratorio
alchemico
di Padre
Athanasius.

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OLTRE IL CONFINE IL CIRCOLO ALCHEMICO DI CRISTINA DI SVEZIA

stillate col fuoco d’uno stesso fornello triolo, del sale e dell’acqua forte, come
65 erbe distinte in 65 alambicchi». Era pure ammirò una giara di acqua pura
stata particolarmente incuriosita dalla con due sole gocce di quint’essenza di
cosiddetta “erba fenice” che aveva, se- latte, trasformarsi in vero latte».
condo il gesuita, la proprietà di rigene-
rarsi dalle proprie ceneri, esattamente L’ORTO BOTANICO
come faceva il mitologico uccello. Ol- La Regina stessa aveva una collezione di
La Regina tre a descriverne il procedimento in un piante rare che curava nel suo giardino
opuscolo del suo Mundus Subterraneus botanico a Palazzo Riario (oggi Palaz-
aveva una intitolato “La palingenesi delle piante e zo Corsini alla Lungara), attività questa
collezione delle loro ceneri”, Kircher mostrò que- che portò poi alla creazione dell’Orto
sta straordinaria pianta al pubblico per botanico di Roma. Palazzo Riario, acqui-
di piante rare dieci anni, al termine dei quali, proprio stato nel 1659 e finito di restaurare nel
che curava dopo la visita della Regina, morì a causa 1663 divenne il centro di incontri diplo-
nel suo di una gelata (Kircher disse che l’erba matici, ma anche di feste e avventure
dopo una così onorata visita non volle galanti oltre che di relazioni intellettua-
giardino mostrarsi più in pubblico). li che portarono nel 1674 alla creazione
botanico Cristina era particolarmente incuriosita dell’Accademia Reale, il primo nucleo
dall’arte “distillatoria” presente nei la- della futura Accademia dell’Arcadia.
a Palazzo boratori e in prima persona poté ammi- Una tradizione che Cristina aveva fat-
Riario. rare l’estrazione degli «spiriti del ve- to proseguire nello stesso palazzo dove,

Il Bernini e l’ingresso
a Roma della Regina

Gian Lorenzo Bernini, per Cristina di


Svezia non solo aveva realizzato la
lettiga con la quale venne portata in
Vaticano ma soprattutto, perché la
città potesse accoglierla degnamen-
te, aveva ristrutturato la facciata
interna della Porta del Popolo, sulla
quale ancora possiamo leggere “Fe-
lici faustoque ingressui – anno Do-
mini MDCLV” (per un ingresso felice
e fausto 1655). Tra i due si instaurò
un legame di amicizia, tanto che Cri-
stina spesso si recava a trovare l’ar-
tista nella sua bottega.
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nel XV secolo il proprietario, il cardi- IL CIRCOLO ALCHEMICO Il Palazzo Riario (poi
Palazzo Corsini alla
nale Domenico Riario accoglieva artisti Molti nomi illustri frequentarono Lungara) in un’incisione
e letterati del calibro di Michelangelo quell’Accademia oltre a Cassini, il suo di Giuseppe Vasi di fine
Buonarroti ed Erasmo da Rotterdam. stretto amico cardinale Decio Azzolino, Settecento. Sotto, il
cardinale Decio Azzolino
La regina Cristina, oltre a custodire una padre Athanasius Kircher e due poeti in un dipinto
ricca biblioteca, aveva fatto realizzare alchimisti Francesco Maria Santinelli e di metà Seicento.
una sala per concerti e addirittura un il marchese Massi-
osservatorio astronomico. Per quest’ul- miliano Palombara.
timo si era fatta aiutare dal famoso Quest’ultimo è noto
astronomo Gian Domenico Cassini, con il soprattutto per aver
quale condivideva l’interesse per l’anti- commissionato la co-
ca sapienza egizia e per l’alchimia. siddetta Porta Magica
Forse era proprio questa la sua più gran- di piazza Vittorio a
de passione, almeno è quanto possiamo Roma, uno dei pochi
dedurre dai suoi biografi e dai numerosi monumenti alchemici
testi di alchimia della sua biblioteca. Fu giunti fino a noi. Era
questa la vera ragione che l’aveva spin- una delle porte di in-
ta a Roma? Sicuramente fu almeno una gresso di Villa Palom-
delle principali. Per questa sua passione bara sull’Esquilino,
aveva anche predisposto un laboratorio dove il marchese te-
avanzato nel giardino in cui erano anche neva i suoi incontri.
coltivate numerose erbe e piante per i Molti sono i simboli
suoi esperimenti. ermetici e alchemici

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OLTRE IL CONFINE IL CIRCOLO ALCHEMICO DI CRISTINA DI SVEZIA
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presenti su questa porta e una leggenda zolino scrisse alla nobile amica Cristina
sostiene che venne eretta nel 1680 in di evitare la compagnia del Borri perché
occasione di una riuscita trasmutazione ricercato dall’Inquisizione.
effettuata proprio a Palazzo Riario. Una
leggenda ancora più nebulosa riguarda LA PALLADE DEL NORD
un misterioso pellegrino chiamato Sti- Cristina di Svezia morì nell’aprile del
beum, che altri non era che l’alchimi- 1689 ed è sepolta nelle Grotte Vaticane,
sta Francesco Giuseppe Borri. Questi, in sotto la basilica di San Pietro a Roma
una notte che venne ospitato nella villa, con la corona e lo scettro in mano, sim-
In alto, la Porta seppe riuscire nella trasmutazione del- boli di quella regalità che non volle mai
Magica che si trova
la materia vile in oro. L’unica cosa che abbandonare.
attualmente nei giardini
di Piazza Vittorio rimase furono delle tracce d’oro e una Per via della sua vasta cultura la regina
Emanuele, a Roma. serie di simboli su alcuni fogli di carta Cristina era chiamata anche “La Pallade
Qui sopra, l’alchimista
Francesco Giuseppe che furono fatti scolpire nella porta dal del Nord”. Diverse medaglie vennero,
Borri. Marchese di Palombara affinché qualcu- infatti, coniate con la sua effige ritratta
no prima o poi riuscisse a decifrarli. La come Atena, la dea greca della sapien-
controversa figura del Borri sembra aver za. Queste medaglie portano sul retro
avuto contatti anche con la Regina di anche alcuni dei simboli a lei più cari.
Svezia già nel 1667, ad Amburgo. Pro- Nelle medaglie troviamo il leone, che
prio in quell’occasione il Cardinale Az- riflette la sua passione astrologica in

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La regina Cristina
di Svezia fu di sicuro
uno dei personaggi
più carismatici e intriganti
della sua epoca,
che con il suo prestigio
lasciò un segno indelebile
nella Città eterna.

quanto aveva più volte ribadito di esse- La regina Cristina di Svezia fu di sicuro Cristina di Svezia
ritratta a cavallo in un
re nata con l’ascendente nel cuore del uno dei personaggi più carismatici e in-
dipinto di Sébastien
leone e col sole in sagittario. In altre triganti della sua epoca, che con il suo Bourdon (1653).
medaglie vennero rappresentati simbo- prestigio lasciò un segno indelebile nel-
li alchemici come il sole splendente, la la Città eterna, quella città che aveva
fenice, il motto “Nec falso- nec alieno”, così tanto bramato e per cui aveva com-
ovvero “né con falsa, né con estranea” piuto un gesto che, all’epoca, fece molto
(luce). clamore.

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REPORTAGE

LA CASINA
VALADIER
IL GIOIELLO DEL PINCIO
DI FRANCESCA VITALE

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È proprio vero che la bellezza è capace di sollevare lo spirito e di aprire
il cuore anche nei momenti difficili. Una bellezza che ci parla di storia
e di arte, dunque creata dalla mano dell’uomo, e nello stesso tempo
immersa nella natura. Stiamo parlando del Pincio, uno dei luoghi più
amati dai romani e dai turisti di tutto il mondo. Su questo colle, Giuseppe
Valadier creò una terrazza pensata come un fantastico belvedere su uno
dei panorami più belli di Roma e un parco dove incastonò un piccolo
gioiello di architettura neoclassica: una vera “casina di delizie”.

FOTO: OZESAMA

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 39


REPORTAGE ROMA

L
a Casina Valadier sorge più o meno a metà della Passeggiata del
Pincio, tra la Terrazza che affaccia su Piazza del Popolo e Trinità
de’ Monti, con la scalinata che scende verso Piazza di Spagna. È
un breve percorso, ma è particolarmente suggestivo perché da qui si
gode uno spettacolare panorama sui tetti di Roma, sulle cupole delle
chiese, sulle facciate degli antichi palazzi dominati dal profilo bianco di
San Pietro. La sistemazione di quest’area fu affidata nella prima metà
dell’Ottocento all’architetto romano Giuseppe Valadier, che ideò i giar-
dini e la Terrazza del Pincio come belvedere e come scenografica quinta
per collegare il colle alla Piazza del Popolo sottostante.

UN AMPIO PROGETTO URBANISTICO


Valadier si trovava al cospetto di eccezionali elementi del passato: al
centro della piazza (allora di forma rettangolare) l’obelisco egizio che
ornava la spina del Circo Massimo, portato qui nel 1589 da papa Si-
sto V; da un lato la bella mole della Porta del Popolo e dall’altro le
due chiese gemelle barocche che si innestano alla base del “Tridente”
Giuseppe Valadier, qui in costituito da via del Corso, via del Babuino e via di Ripetta. Per il resto,
un ritratto giovanile, iniziò vigne e giardini privati, proprietà di nobili e istituti religiosi.
precocemente la professione
di architetto. Qui sotto, in L’architetto fuse mirabilmente le preesistenze con nuovi elementi, nello
una bella ripresa del drone stile Neoclassico allora in voga. Diede alla piazza una pianta ellittica
di Freedom, la Casina
Valadier tra il verde
sottolineata da due grandi fontane adorne di statue al centro delle due
del Pincio con, sullo sfondo pareti curve che la rinchiudono, ornò l’obelisco con leoni in stile egizio
Piazza del Popolo ben che sputano acqua dalle fauci e, soprattutto, colmò il ripido e disagevole
identificabile dall’obelisco.
dislivello con il colle pinciano grazie a due ampie rampe a tornanti che
potevano essere percorse, oltre che a piedi, anche in carrozza.

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©SHUTTERSTOCK

Al di sopra, una terrazza e un giardino che divenne il primo parco pub- L’Obelisco Flaminio, risalente
al XIII secolo a.C. fu portato a
blico di Roma, dove passeggiare ammirando dall’alto la città. Tutto in- Roma dall’Egitto per ornare la
torno alle rampe, lo stesso Valadier aveva immaginato alberi d’alto fusto spina del Circo Massimo.
e piante sempreverdi. Oltre al panorama mozzafiato l’altra bellezza del Oggi è il fulcro di Piazza
del Popolo. In questa foto, a
Pincio è, infatti, l’insieme di essenze botaniche diverse: i pini domestici, sinistra si scorge il campanile
le palme e le querce, che fiancheggiano gli ampi viali e invitano a ri- della Chiesa di santa Maria
del Popolo e, sullo sfondo,
connettersi con la natura. Il verde del Pincio si unisce poi con quello di la Terrazza del Pincio.
Villa Borghese, una delle più belle e famose ville di Roma.

IL PINCIO, IL “COLLE DEI GIARDINI”


Il verde è proprio la caratteristica di quest’area da molti secoli. Il
Pincio non fa parte dei sette colli storici di Roma, infatti si trova al di
fuori dei confini originari della città, ma venne poi incluso entro le mura
Aureliane. In epoca romana era una zona “periferica” che ospitava gli
horti, ovvero i giardini e le ville delle famiglie patrizie, posti in alto,
Giuseppe Valadier,
sopra gli edifici popolari (le insule), le botteghe e il dedalo di vicoli che ideò i giardini e la
si affastellavano alle pendici del colle.
Terrazza del Pincio
Scipione Emiliano, Sallustio, Lucullo sono solo alcuni dei personaggi ce-
lebri che qui avevano le loro proprietà. Lucullo fu proprio colui che inau- come belvedere e
gurò il modello del “giardino di piacere” ricco di viali bordati da siepi, scenografica quinta
fontane e giochi d’acqua, scalinate e statue preziose, quando abbandonò
la vita pubblica e scelse di vivere lontano dai rumori e dalla frenesia del per collegare
centro cittadino, raggiungibile comunque con una breve passeggiata. E il colle alla Piazza
fu il primo a creare l’ars topiaria, la tecnica di giardinaggio che modella
le chiome di cespugli e arbusti tagliandoli in modo da creare sagome.
del Popolo
Un’invenzione poi copiata nei secoli in tutto il mondo. sottostante.
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REPORTAGE ROMA Qui a sinistra, sulla pianta di Roma
del 1748 di G.B. Nolli, l’area di Piazza
del Popolo e del Pincio prima degli
interventi di Valadier. Nella pagina
a fianco, la Casina e uno scorcio del
padiglione d’ingresso.

Un’altra vasta proprietà sul Pincio era quella della


gens Acilia, gli Horti Aciliorum che si estendevano
tra Trinità de’Monti e Porta Pinciana; parte delle
mura di sostegno sono oggi visibili lungo il cosid-
detto Muro Torto, inglobate nelle Mura Aureliane.
La villa passò nel IV secolo ai Pinci: il toponimo
deriva dal nome di questa famiglia romana, prima
l’appellativo comune era Collis Hortulorum ovvero
“colle dei giardini”.

ARMONIOSAMENTE NEOCLASSICA
Tornando a Giuseppe Valadier e al suo grandioso
progetto, vediamo come la sua visione urbanisti-
ca non fosse slegata da quella paesaggistica. Il
Pincio di Valadier mantiene infatti lo spirito anti-
chissimo del luogo ameno romano, dove rilassarsi
e riempirsi gli occhi di bellezza: una bellezza che
Qui sotto, un ritratto di
Valadier in età matura con
scaturisce sia da una natura “domata” dalle mani dell’uomo sia dalle
la pianta della Piazza. creazioni dell’arte e dell’architettura.

Giuseppe Valadier

Tra i maggiori esponenti del neoclassicismo,


Giuseppe Valadier (1762 - 1839) fu architet-
to e urbanista, orafo nella bottega paterna e
insegnante all’Accademia di San Luca. Nac-
que a Roma ma la sua famiglia era di origine
francese: i suoi avi erano, infatti, emigrati
dalla Francia a Roma nel 1714. La sua visione
moderna ed europea lo indusse ad abbandona-
re presto i retaggi della cultura barocca per
aderire allo stile neoclassico. A Roma, solo
per citare alcune opere pubbliche, restaurò
ponte Milvio (1805), costruì le facciate delle
chiese di San Pantaleo (1806) e di San Rocco
(1834), ma il suo nome resta legato a quella
che è considerata la sua opera maggiore, dove
le sue qualità e il suo ingegno si rivelano in
pieno: la sistemazione di piazza del Popolo e
del Pincio, i cui primi progetti datano al 1793
e 1805, fino al definitivo del 1815.

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©SHUTTERSTOCK

Valadier lavorò alla sistemazione di Piazza del Popolo e del Pincio a La Casina Valadier,
partire dal 1816: il progetto era stato voluto e approvato dai Francesi
durante l’occupazione napoleonica dell’Urbe (1808-1814), ma fu mes-
nacque come
so in opera solo all’indomani della loro partenza. E tutto, sul colle che esclusiva
doveva diventare una passeggiata pubblica che desse lustro alla città,
è pensato secondo un’architettura del paesaggio “alla francese”: un
coffehouse.
impianto di aiuole geometriche collegate da viali a raggiera, specchi
d’acqua e fontane, filari di alberi e boschetti, terrazze e un’esplanade
belvedere. E a due passi dalla Terrazza del Pincio, l’architetto realizzò
quella che all’epoca veniva appellata “Casina del pubblico Passeggio” e
che oggi chiamiamo Casina Valadier.
L’edificio ha una forma che, secondo alcuni, pare volesse alludere al
cassero (la struttura sopraelevata rispetto al ponte di coperta di un ve-
liero) della nave che l’ammiraglio inglese Nelson comandò a Trafalgar.
Una storia un po’ particolare, perché la flotta francese in quell’occa-
sione fu sconfitta. Appare strano che Valadier abbia voluto mettere in
risalto la disfatta di Napoleone, visto che era stato proprio lui il “com-
mittente” dei lavori sul Pincio. È forse più probabile che si tratti solo di
una leggenda generata dal sentimento antinapoleonico dei romani.
In ogni caso la Casina Valadier, la cui destinazione era quella di esclu-
siva coffehouse, ha forme armoniosamente neoclassiche. La struttura
cubica è ingentilita sulla facciata d’ingresso da un bel portico semicir-
colare circondato da colonne ioniche, al quale si accede attraverso due
brevi scalinate. Sopra il portico, una terrazza che affaccia sul giardino.
©SHUTTERSTOCK

I lavori, iniziati nel 1816, si protrassero fino al 1834 con il completa-


mento del portico e delle sontuose decorazioni pittoriche dell’interno.

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REPORTAGE ROMA

IL CASALONE E LA “GRANDE BOTTE” DEGLI AGOSTINIANI


Ma in realtà esisteva già un edificio proprio sullo stesso sito della Casi-
na Valadier, che fu infatti eretta su una porzione di un vecchio casalone
di campagna appartenuto ai frati Agostiniani di Santa Maria del Popolo.
I religiosi, che nel Quattrocento avevano acquistato dei terreni coltivati
a vigna sulla cima del colle pinciano, vi effettuarono a metà del secolo
successivo dei lavori di sistemazione e fu proprio in quell’occasione
che rinvennero nel sottosuolo qualcosa che destò stupore e interesse.
Qualcosa che riportava all’antichità romana e che testimoniava un altro
elemento distintivo del Pincio in quell’epoca lontana: l’acqua.
Si ricordi che nell’area della vicina Villa Medici, a ben 35 metri sotto il
piano del giardino, arrivava una diramazione dell’Acquedotto Vergine:
l’unico ancora oggi in funzione degli 11 presenti nell’antica Roma. La
splendida villa degli Acili e poi dei Pinci era dotata di un ampio sistema
idrico che forniva l’acqua necessaria alle fontane e alle vasche orna-
mentali e, probabilmente, anche a un impianto termale. E i frati avevano
ritrovato una grandiosa cisterna romana.

«Nella vigna de Frati della Madonna del Popolo, contigua al


giardino del gran duca, si vedono molti andamenti d’acqua, tra
quali vi è una gran botte, ricetto d’acqua, cosa notabile per la
sua magnificenza»,

Scrive così lo scultore Flaminio Vacca nel XVI secolo descrivendo la ci-
sterna. Era lunga circa 35 metri e larga più di 9, ancora perfettamente
efficiente: usandola come basamento e “cantina”, tra 1617 e 1621 gli
Agostiniani vi eressero sopra una grossa casa colonica. Quel “casone”
che, in parte demolito, fu sfruttato dal Valadier per la sua Casina.

Roberto Giacobbo
e la troupe di Freedom
entrano a esplorare i
cunicoli nel sottosuolo
del Pincio. Nell’immagine
subito qui sopra, Roberto
mostra i colpi dei picconi
tipici degli scavi degli
antichi Romani.
Qui a fianco, uno schizzo
di Rodolfo Lanciani
(1845-1929) con la rete
dei condotti e la cisterna
sotto la Casina Valadier.

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©SHUTTERSTOCK

UNA RETE DI CONDOTTI SOTTERRANEA La passeggiata del Pincio


A riprova di come anche la storia dei luoghi più noti possa portarci, se che passa davanti alla
Casina Valadier offre
indagata con curiosità e interesse, “oltre il confine”, Roberto Giacobbo una spettacolare vista
e la squadra di Freedom sono entrati nella Casina Valadier attraverso sui tetti di Roma.
un ingresso a dir poco inconsueto. Nascosta sul Pincio c’è una portici-
na il cui accesso è strettamente riservato. Scendendo sotto al piano di
calpestio del giardino si accede a quei cunicoli che risalgono a migliaia
di anni fa, all’impianto idrico costruito dai Romani di cui abbiamo appe-
na parlato. È un incredibile rete sotterranea, fatta di tunnel con tante Esisteva già un
diramazioni. Qua e là dal soffitto curvo sbucano le radici delle piante edificio sullo
del giardino. Su alcuni tratti delle pareti si vedono ancora i segni delle
picconate tipiche delle gallerie romane. Sono colpi incrociati prima in stesso sito della
un verso e poi nell’altro: un sistema impiegato per dare alla struttura la Casina Valadier,
massima staticità. Il tufo è resistente, ma non si sa mai!
Al termine del percorso, salendo una rampa di scale, ci si trova di
che fu eretta su un
fronte a una porta, questa volta moderna. Di qui si entra nella Casina vecchio casalone
Valadier, si accede a un ambiente che ospitava le vecchie cucine. Ed
ecco la sorpresa: è l’antica cisterna romana divenuta poi la cantina
di campagna
del casalone dei frati di Santa Maria del Popolo! È un ambiente alto 6 appartenuto
metri e mezzo, coperto da una volta a vela. La cisterna poteva conte- ai frati Agostiniani
nere circa 1200 metri cubi di acqua che arrivavano da tutta quella rete
di condotti sotterranei. È davvero incredibile vedere come attraverso i di Santa Maria
millenni queste antiche testimonianze si siano adattate a nuove desti- del Popolo.
nazioni, resistendo al trascorrere del tempo.

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REPORTAGE ROMA

Di notte, la Casina
Valadier illuminata
è forse ancora più
suggestiva. Qui a
fianco, un dettaglio
degli affreschi in stile
pompeiano che ornano
le sale interne.

IL RITROVO PIÙ RICERCATO DELLA CAPITALE


Nei suoi quasi 200 anni di vita, la Casina Valadier ha conosciuto alterne
vicende, passando da essere il locale alla moda più rinomato della Ca-
pitale fino a restare semi abbandonata. Oggi, dopo un attento restauro,
Qui si ritrovavano è aperta al pubblico come raffinato ristorante e location esclusiva per
personaggi in eventi e cerimonie. E nacque proprio con questo intento, doveva esse-
re un luogo di ristoro sul modello dei bistrot francesi: entrando nelle
vista nella società splendide sale interne, passeggiando sulle terrazze che affacciano verso
romana, politici, la villa e su quelle che guardano Roma distesa ai piedi del Pincio sembra
di sentire ancora il brusio delle voci, il fruscio delle vesti delle signore
esponenti della e i passi degli ospiti che qui venivano alla ricerca di un ambiente che
cultura, ma anche sapesse accogliere con eleganza.
Durante il Risorgimento e, più avanti, negli anni tra le due guerre si
artisti, viaggiatori
colloca l’età d’oro della Casina Valadier. Poi, dopo una triste parentesi
e celebrità in cui fu occupata dai Tedeschi e dagli Inglesi, nel secondo dopoguerra
internazionali. tornò alla ribalta. Qui si ritrovavano personaggi in vista nella società
romana, politici, esponenti della cultura, ma anche artisti, viaggiatori e
celebrità internazionali. Solo per citarne alcuni, tra queste mura passa-
rono Luigi Pirandello, Richard Strauss, il Mahatma Gandhi...

46 | FREEDOM | GENNAIO 2022


UN’ARRAMPICATA VERSO IL CIELO
Le stanze comunicanti che si snodano sui vari piani dell’edificio sono
piene della luce naturale che entra dalle grandi finestre, sfavillanti
di riflessi come nella grande sala degli specchi, decorate con sontuosi
affreschi in stile pompeiano e liberty. E se è vero che le vetrate e le
terrazze catturano l’attenzione dei fortunati ospiti con uno dei più bei
panorami sul centro di Roma, c’è ancora un punto di vista inedito che
solo le telecamere di Freedom potevano catturare.
Questa volta non si tratta però di scendere a esplorare un tunnel sot-
terraneo, ma di risalire una scala verticale che si trova nascosta in una
botola del soffitto, al piano più alto della Casina Valadier. Una vera Nulla può fermare
“arrampicata” verso il cielo, per arrivare infine sul tetto dell’edificio. la squadra di Freedom
che si arrampica su
Da qui la vista è spettacolare, davvero da togliere il fiato. Sembra di una scala in un condotto
volare sulla città. E pensare che proprio qui sotto, ai piedi del Pincio, tecnico verticale per
raggiungere il tetto
in via Margutta, la “strada degli artisti”, il padre di Giuseppe Valadier della Casina Valadier:
aveva la sua bottega di orafo. una terrazza non aperta
Chissà quante volte il giovane e ambizioso architetto avrà guardato ver- al pubblico dalla quale
sembra di poter spiccare
so l’alto, sognando di costruire un giorno qualcosa che potesse restare il volo sui tetti di Roma.
come una sua firma attraverso i secoli. A volte i sogni si avverano.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 47


LA
FOTO
DEL
MESE
Il drone di Freedom si alza
sul Pincio, al di sopra della
chiesa della Trinità de’ Monti,
e riprende una magnifica
veduta notturna di Piazza di
Spagna e del centro di Roma,
fino alla Basilica di San Pietro
illuminata sullo sfondo.
SPAZIO

SIAMO SOLI?
NUOVE IPOTESI DI LUCA POTENZIANI

SULLA PRESENZA DI VITA


NEL SISTEMA SOLARE

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Da millenni l’uomo si chiede se e dove si possano trovare
i nostri “fratelli cosmici”, altre forme di vita aliene con cui
dialogare ed evolversi. Oggi però, per quanto ne sappiamo,
la Terra è l’unico pianeta su cui la vita è germogliata e si è
sviluppata. Eppure ci sono luoghi nel sistema solare dove
forse ET già esiste e sta solo aspettando di essere scoperto.
E la buona notizia è che questi luoghi sono abbastanza
vicini da poter essere esplorati. Scopriamo quali sono.
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FREEDOM | GENNAIO 2022 | 51


SPAZIO SIAMO SOLI?

S
iamo soli nell’universo? A questa domanda,
così comune quanto complessa, l’umanità
cerca di rispondere da tempo immemore. Ci
ha provato prima con la religione e con i miti, poi
con la filosofia e infine con la scienza e la tecno-
logia. Per millenni abbiamo pensato di essere un
mondo al centro del creato, intorno a cui si muo-
vevano tutti gli oggetti celesti. Poi si è capito che
la Terra era solo un pianeta in mezzo a molti altri
e che il Sole, con la sua smisurata grandezza e
infinita energia, era il vero fulcro attorno al quale
ruotava l’intero sistema solare.
I telescopi e le sonde spaziali Il globo terrestre non è più stato considera-
scrutano i quattro angoli to quindi così unico, almeno nella forma e nella
centralità. Ha continuato a rimanerlo invece per
del sistema solare e della quanto riguarda il discorso legato alla presenza di
Via Lattea, individuando forme di vita. Ancora oggi, per quanto ne sappia-
mo, la Terra è l’unico luogo dell’intero universo
continuamente nuovi su cui si è sviluppata la vita. Una certezza anche
elementi e nuove tracce questa però, che va perdendo via via di forza man
che fanno pensare di non mano che i telescopi e le sonde spaziali scrutano i
quattro angoli del sistema solare e della Via Lat-
essere lontani dal momento tea, individuando continuamente nuovi elementi e
in cui potremo finalmente nuove tracce che fanno pensare di non essere lon-
tani dal momento in cui potremo finalmente grida-
gridare: «no, non siamo soli re: «no, non siamo soli nell’universo!».
nell’universo!»

52 | FREEDOM | GENNAIO 2022


ESOPIANETI, MA NON SOLO
Ma dove potrebbero eventualmente nascondersi
queste presunte forme di vita aliene, che popolano
la nostra fantasia e i film di Hollywood e che tanto
ci ostiniamo a cercare nello spazio?
Negli ultimi vent’anni sono stati scoperti migliaia
di esopianeti, ovvero pianeti non appartenenti al
sistema solare e orbitanti attorno a una stella di-
versa dal Sole e si pensa che molti di questi corpi
celesti siano posizionati all’interno della cosiddet-
ta zona di abitabilità, quella regione intorno a una
stella dove è teoricamente possibile per un pianeta
mantenere acqua liquida sulla sua superficie. E
se su quegli esopianeti c’è acqua, forse c’è anche
vita. Ma questi oggetti sono lontani, lontanissimi,
nell’ordine di diversi anni luce: una distanza che

©SHUTTERSTOCK
per ora non è assolutamente percorribile da nessu-
na astronave terrestre. E, quindi, capire se questi
esopianeti possano ospitare forme di vita è oggi
impossibile.
Per il momento la vita extraterrestre va quindi
cercata vicino a noi, all’interno del sistema sola-
re. Per quanto ne sappiamo, non è facile che ciò
accada visto che nessun pianeta appare in grado di
ospitare un essere umano. Però, se questo è vero,
è vero anche che, almeno teoricamente, forme di
vita molto meno complesse rispetto a quella uma-
na potrebbero essersi sviluppate su una serie di
corpi celesti presenti nel sistema solare. Vediamo
insieme quali sono.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 53


SPAZIO SIAMO SOLI?

Oggi si sa che Marte contiene


ancora acqua, imprigionata
sotto forma di ghiaccio nelle sue
calotte polari e probabilmente
sottoterra.

MARTE neta rosso, il quarto pianeta del Sistema Sola-


Da sempre, quando si pensa agli extraterrestri, re in ordine di distanza dal Sole, è in assoluto
non si può non pensare ai “marziani”, gli im- uno degli oggetti spaziali più simili alla Terra.
maginari abitanti di Marte che hanno riempito È un pianeta roccioso, ha una temperatura e
per decenni film e libri di fantascienza. L’idea una pressione non proibitive come altri piane-
della provenienza marziana dei visitatori alieni ti del sistema solare e, soprattutto, presenta
si può far risalire alle osservazioni dell’astro- un’atmosfera, seppur rarefatta, secca e co-
nomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli stituita per lo più da anidride carbonica. Per
che, nel 1877, pensò di aver scoperto una serie questo Marte è diventato il principale obietti-
di canali sulla superficie di Marte. vo per quanto riguarda la ricerca di vita nello
All’epoca si pensò che potessero essere un’a- spazio. Gli scienziati hanno puntato tutto su
vanzata opera di ingegneria realizzata da una di lui, inviando sonde e robot che in questo
razza intelligente presente sul Pianeta rosso e, momento stanno girando su e giù per il piane-
in poco tempo, i fantomatici canali divennero ta alla ricerca di tracce di vita.
un elemento caratteristico di Marte. All’inizio L’ultimo è stato il rover Perseverance, atter-
del XX secolo poi, si dimostrò l’insensatezza rato il 18 febbraio 2021 su quello che miliar-
di tale teoria ma, a quel punto, l’immagine de- di di anni fa molto probabilmente era un lago
gli extraterrestri marziani era ormai diventata d’acqua. In quel lontano periodo infatti Mar-
un fenomeno globale. te si suppone avesse un campo gravitazionale
A favorire una tale idea nel corso dei successi- in grado di proteggere la sua atmosfera dai
vi cento anni c’è stato anche il fatto che il Pia- venti solari e che quindi in teoria poteva esse-

54 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Uno studio effettuato su un batterio terrestre,
il Deinococcus radiodurans, che è in grado
di resistere a dosi di radiazioni migliaia di volte
superiori a quelle che potrebbero uccidere
un uomo, ha portato gli scienziati a ipotizzare
che tale batterio potrebbe aver sviluppato
questa sua incredibile capacità su Marte.

©SHUTTERSTOCK
re un pianeta adatto allo sviluppo della vita. complessi, ovvero esseri viventi. Ma a oggi la
Successivamente, alcuni miliardi di anni fa, il vera fonte del metano su Marte non è nota e
campo gravitazionale marziano è scomparso, quindi tutto rimane ancora confinato nel mon-
ancora non si sa bene perché, e ciò ha consen- do delle supposizioni.
tito ai micidiali venti solari, carichi di radia- Intanto uno studio effettuato su un batterio
zioni, di spazzare via l’acqua presente in su- terrestre, il Deinococcus radiodurans, che è in
perficie, trasformando il Pianeta rosso in una grado di resistere a dosi di radiazioni elevatis-
brulla e silenziosa landa desolata. sime, anche migliaia di volte superiori a quelle
Oggi si sa che Marte contiene ancora acqua, che potrebbero uccidere un uomo, ha portato
imprigionata sotto forma di ghiaccio nelle sue gli scienziati a ipotizzare che tale batterio po-
calotte polari e probabilmente sottoterra. Se trebbe aver sviluppato questa sua incredibile
nel prossimo futuro riusciremo a scavare ab- capacità su Marte. Sulla Terra ci sarebbe in-
bastanza in profondità nel sottosuolo, chissà fatti voluto un tempo troppo lungo affinché
che allora forse sarà lì che troveremo, final- il batterio sviluppasse una tale caratteristica
mente, i nostri vicini alieni marziani. Anche nelle condizioni favorevoli. Quindi il batterio
perché non è solo la presenza d’acqua a con- sarebbe nato su Marte, dove la quantità di ra-
vincerci che Marte possa ospitare la vita. Il diazioni è molto più alta rispetto alla Terra, e
rilevamento di metano nell’atmosfera marzia- poi sarebbe giunto sul nostro pianeta traspor-
na potrebbe essere un’ulteriore prova della tato a bordo di un meteorite. Fantascienza?
presenza di vita sul pianeta. Il metano infat- Forse, ma stiamo parlando di Marte e marzia-
ti può essere prodotto dai processi biologici ni, perciò tutto è davvero possibile.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 55


SPAZIO SIAMO SOLI?

Sulla superficie di Venere


la temperatura supera
abbondantemente i 400°C
e la pressione è così forte
che potrebbe schiacciare
un carro armato in pochi
secondi.

VENERE
Il pianeta più luminoso nella volta cele- L’ipotesi del team della Cardiff University
ste è anche il secondo oggetto più vicino che ha fatto la scoperta è dunque che la
al Sole dopo Mercurio ed è probabilmen- sua origine possa essere dovuta a micro-
te uno dei luoghi più inospitali di tutto bi extraterrestri sviluppatisi tra le nubi di
il sistema solare. Sulla sua superficie la Venere, dove temperatura e pressione non
temperatura supera abbondantemente sono quelle infernali della superficie ma
i 400 °C e la pressione è così forte che sono più vicine a livelli terrestri e quindi
potrebbe schiacciare un carro armato in teoricamente in grado di ospitare la vita.
pochi secondi. Questa ipotesi sembrerebbe però essere
Per decenni si è pensato che un posto si- stata smentita nel corso del 2021 quan-
mile fosse il meno adatto a ospitare forme do nuova ricerca guidata dall’Università
di vita fino a quando, nel settembre del di Washington avrebbe fornito una spiega-
2020, una sorprendente scoperta ha fatto zione alternativa alla presenza di fosfina
ricredere gli scienziati. Tra le dense e aci- tra le nubi di Venere, dimostrando come le
de nubi di Venere è stata infatti rilevata la quantità tipiche di anidride solforosa pre-
presenza di fosfina, una molecola compo- sente nella mesosfera di Venere possano
sta da tre atomi di idrogeno e uno di fo- spiegare pienamente le osservazioni senza
sforo che in natura viene generata da pro- chiamare in causa la fosfina. Questo vor-
cessi biologici, cioè da forme di vita. Qui rebbe dire niente vita tra le nubi di Vene-
sulla Terra, la fosfina può essere prodotta re. Ma il caso è ancora aperto e nel corso
industrialmente dall’uomo o da batteri che dei prossimi mesi o anni capiremo se E.T.
prosperano in ambienti privi di ossigeno. è venusiano.
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56 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Su Encelado potrebbero esserci camini idrotermali
sul fondo dell’oceano, che fornirebbero la chimica
e l’energia necessarie per lo sviluppo di un ecosistema.

I SATELLITI DI GIOVE E SATURNO


Gli altri candidati a ospitare la vita nel Sistema vengono emessi enormi geyser che scagliano ac-
Solare sarebbero alcuni satelliti di Giove, di Sa- qua nello spazio. Si è quindi ipotizzato che una
turno e di Nettuno. Questi satelliti, governati qualche fonte di calore, forse generata dall’e-
dalle immense forze scaturite dai giganti gasso- norme attrazione gravitazionale di Saturno, sia
si intorno a cui ruotano, potrebbero nascondere attiva al centro del pianeta e permetta all’acqua
sotto le loro superfici ghiacciate degli immensi di rimanere allo stato liquido, dando vita così a
oceani di acqua liquida che, come abbiamo già un probabile gigantesco oceano sotterraneo.
visto, è la precondizione essenziale per la na- Dalle analisi effettuate, gli studiosi hanno po-
scita della vita. E considerate le condizioni in tuto osservare che i geyser non contengono solo
cui vivono molte specie viventi nelle profondità acqua ma anche un cocktail di molecole organi-
degli oceani qui sulla Terra, la possibilità che la che e minuscoli granelli di silicati rocciosi che
vita si sia sviluppata su questi satelliti potrebbe possono essere presenti solo se l’acqua dell’o-
essere più che un’ipotesi. Ma vediamone nello ceano sotterraneo entra in contatto con il fon-
specifico alcuni e capiamo come e perché po- dale oceanico roccioso a una temperatura di al-
trebbero essere pieni di vita. meno 90˚C.
Questa sarebbe una prova molto forte dell’esi-
ENCELADO stenza di camini idrotermali sul fondo dell’o-
La sesta luna di Saturno è apparentemente una ceano, che fornirebbero la chimica e l’energia
sfera di ghiaccio luccicante che orbita intorno al necessarie per lo sviluppo di un ecosistema.
gigantesco pianeta con gli anelli. Dalle imma- Quello che potrebbe essersi creato nei vasti
gini inviate dalle sonde Voyager e Cassini, si è oceani di Encelado sarebbe quindi un mondo
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scoperto che dalla spessa superficie ghiacciata buio ma potenzialmente pieno di vita.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 57


SPAZIO SIAMO SOLI?

Quello che è certo è che il calore


generato dalla flessione della marea,
unito alla presenza di acqua, determina
quelle condizioni assolutamente
fondamentali per la nascita della vita,
tant’è che Europa è uno dei luoghi più
gettonati dagli scienziati per la possibilità
di trovarvi tracce di vita.

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EUROPA
Scoperto da Galileo nel 1610, Europa è un presenza di vulcani attivi nelle profondità del
satellite poco più piccolo della nostra Luna e pianeta. Ma forse invece il calore è generato
orbita attorno a Giove a una distanza di circa dall’immensa azione della gravità di Giove sul
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670.000 km. La sua enorme distanza dal Sole piccolo satellite.


fa sì che abbia una vasta superficie ghiacciata. Europa è infatti costantemente deformato
Eppure sotto a quello strato di ghiaccio spesso dall’intenso campo gravitazionale di Giove e
tra i 15 e i 20 chilometri, si pensa che conservi delle altre lune galileiane, un processo noto
un oceano profondo oltre 100 chilometri. come “flessione della marea” che riscalda il suo
Ci sono diverse prove sull’effettiva esistenza di interno roccioso e metallico e lo mantiene par-
questo oceano, tra cui geyser che eruttano at- zialmente fuso. In ogni caso, al di là di quale
traverso le crepe che si formano sulla superficie sia il motivo per cui si genera calore al centro
ghiacciata, un campo magnetico di debole inten- del satellite, quello che è certo è che tale ca-
sità e una superficie frastagliata e caotica forse lore, unito alla presenza di acqua, determina
rimescolata dalle correnti oceaniche sottostanti. quelle condizioni assolutamente fondamentali
La crosta ghiacciata si pensa che isoli e proteg- per la nascita della vita, tant’è che questo è uno
ga l’oceano dal freddo estremo e dalle radia- dei luoghi più gettonati dagli scienziati per la
zioni emesse da Giove. Il motivo della presen- possibilità di trovarvene tracce.
za di una tale massa d’acqua allo stato liquido Nel 2030 la sonda Clipper raggiungerà final-
è ancora un mistero. Alcune teorie parlano di mente Europa e solo a quel punto riusciremo ad
correnti interne talmente forti da essere ca- avere risposte più concrete rispetto alla doman-
paci di far scaturire calore, altre ipotizzano la da se siamo soli nell’universo.

58 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Su Titano il ciclo dell’acqua
che abbiamo sulla Terra è sostituito
da quello del metano. Quindi, se mai
la vita si fosse evoluta su questo satellite,
sarebbe molto diversa
da quella che
conosciamo.

TITANO
Titano è il più grande satellite naturale di Saturno
ed è uno dei corpi più simili alla Terra in tutto il
sistema solare. È un oggetto roccioso, ha un’atmo-
sfera e perfino le stagioni ma soprattutto, come il
nostro pianeta, presenta mari, laghi, fiumi, piog-
ge. Sì, su Titano piove, solo che non piove acqua.
La bassissima temperatura superficiale del satelli-
te (-180°C) fa sì che il metano presente passi dal-
lo stato gassoso a quello liquido. Praticamente su
Titano il ciclo dell’acqua che abbiamo sulla Terra
è sostituito da quello del metano. Quindi, se mai
la vita si fosse evoluta su questo satellite, sarebbe
molto diversa da quella che conosciamo. Sareb-
be una vita freddissima, adatta alle temperature
estremamente basse dello spazio aperto.
E questa ipotesi non è così remota se si pensa che
l’atmosfera del satellite è costituita principalmen-
te da azoto, un importante elemento chimico uti-
lizzato nella costruzione delle proteine in tutte le
forme di vita conosciute.
Oltretutto le osservazioni effettuate nel 2004 dal-
la missione spaziale Cassini-Huygens, che ha rag-
giunto la superficie con un veicolo d’atterraggio,
avrebbe anche rilevato la presenza di crio-vulcani
che erutterebbero acqua liquida piuttosto che lava
incandescente. Ciò suggerirebbe che Titano, come
Europa ed Encelado, abbia una riserva sotterra-
nea di acqua allo stato liquido. Insomma, Titano
potrebbe davvero essere il luogo da cui aspettarsi
l’arrivo di un’astronave aliena.
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FREEDOM | GENNAIO 2022 | 59


FREEDOM THE CREW

LUCA MENDICINO
UN MAGO
DELL’AUDIO
TRA BASILICATA
E CALABRIA
È passato dalla sala mix al set e ogni ripresa con lui è
sempre un momento divertente.

C on Luca Mendicino alle lingue par-


late dalla squadra di Freedom se
n’è aggiunta un’altra, perché lui che
In realtà Luca non è una new entry nella
grande squadra del programma: è sem-
pre stato lui, con Federico Tummolo, a
è nato a Maratea, l’unico centro della curare il mix dell’audio per la messa in
Basilicata ad affacciarsi sul Tirreno, è onda. Quest’anno, invece, Luca è usci-
un vero maestro di “dialetto estremo”. to dal bunker per partire con la troupe
C’è chi ha impiegato settimane per im- verso una nuova avventura.
parare a dire correttamente alcune pa- Le sue prime riprese sono state con My-
role nella sua lingua ma tutti, ormai, le stery Land e nelle notti passate a girare
hanno aggiunte al loro vocabolario. in giro per l’Italia si sentiva echeggiare
la sua voce con una fragorosa risata,
accompagnata poi dalle risate di tutti.
Perché Luca è una persona divertente,
solare, indiscutibilmente golosa... ma
Solo lui molto competente.
poteva Ha studiato Filosofie e scienze della co-
scrivere municazione e della conoscenza all’U-
sui social: niversità della Calabria UNICAL, oltre
a Digital Audio & Video Editing all’Uni-
Che colore ha versità La Sapienza di Roma. È un fo-
la felicità? nico di presa diretta e un grande pro-
#pipicruschi fessionista dell’audio, non si contano i
#rossofuoco film ed i cortometraggi per i quali ha
curato i mixaggio: con lui il programma
è al sicuro. Ma fare parte di Freedom
in trasferta è fisicamente faticoso, le
riprese sono a tutte le ore, così come

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Qui a fianco, Luca
Mendicino durante le
riprese a Malta e in basso
a Narni. Qui sotto, uno
scherzo della troupe
di Freedom.

i treni, gli aerei, i pranzi e le cene.


Anche per Luca non è stato facilissi-
mo prendere il passo giusto, che vuol
dire arrampicarsi, passare attraverso
fessure tra la roccia, sotto i rami bas-
si nei boschi o entrare nei tombini più
impensabili. Per questo, finite le pri-
me riprese, aveva messo le mani avanti
con la produzione dicendo che il lavoro
in sala mix lo reclamava. Ma è basta-
to che Roberto gli dicesse: «ripartiamo
con Freedom, andiamo?» per sentire
un sonoro e forte «sì!». Poi, passato
qualche giorno, ha chiarito: «ma devo
andare anche in sala mix per la messa
in onda, lo sai vero?». Certo Luca, non
rinunceremmo mai a vederti all’opera
tra manopole e cursori, ma vuoi mettere
quanto ti diverti sul campo? A.G.

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SEGRETI DELLA MENTE

IKIGAI
IL SEGRETO
DELLA LONGEVITÀ
UN BUON PROPOSITO
PER IL NUOVO ANNO
DI MICHELA ERMINI

Che cosa hanno in comune l’isola greca di Icaria, la penisola di Nicoya


in Costa Rica, la città di Loma Linda in California, le isole di Okinawa in
Giappone e la nostra Sardegna? Queste regioni, secondo gli studi di
scienziati e demografi, vantano un primato mondiale e fanno parte della
“Blue Zone”, ovvero un’area nel mondo costituita da cinque “zone blu” che
presentano un denominatore comune. Quale? Quello della lunga vita delle
loro popolazioni! Ma solo una di esse è consapevole di possedere l’Ikigai.

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SEGRETI DELLA MENTE IKIGAI

La popolazione sarda
L’
americano Dan Buettner (1960), scrittore, divulgato-
re, esploratore della National Geographic Society, ha
consuma tanta verdura pubblicato, nell’aprile 2008, un libro sulle sue sco-
e non disdegna il vino, perte: The Blue Zones: Lessons for Living Longer From the
onora le tradizioni e ha People Who Have Lived the Longest, (Le Zone Blu: lezioni
per vivere più a lungo dalle persone che hanno vissuto più a
un profondo senso di lungo) in cui espone, dopo lunghi viaggi e ricerche, le cinque
comunità, tutti aspetti aree nel mondo in cui si vive più a lungo e in salute.

che hanno contribuito LE CINQUE ZONE BLU


a farle registrare la più La Sardegna, in particolare l’area della provincia di Nuoro
e i territori dell’Ogliastra, è stata la prima Zona Blu indivi-
alta concentrazione duata. La popolazione sarda consuma tanta verdura e non
di centenari maschi. disdegna il vino, onora le tradizioni e ha un profondo senso
di comunità, tutti aspetti che hanno contribuito a farle regi-
strare la più alta concentrazione di centenari maschi. Ica-
ria, in Grecia, è stata definita l’isola della longevità: i suoi
abitanti mantengono lo stesso stile di vita dal 500 a.C.!
Dieta mediterranea, latte di capra e vita trascorsa tra le
fatiche e le gioie della natura. Nella penisola di Nicoria, in
Costa Rica, gli anziani continuano felici ad alzarsi all’alba
per lavorare nei campi, sentendosi necessari per sé stessi
ma anche per la comunità. Consumano zucca, mais e fagioli,
che sono definite dai locali las tres hermanas (le tre sorelle)
dell’agricoltura. In California, a Loma Linda, un gruppo di
Avventisti del Settimo Giorno (un movimento religioso cri-
stiano), che conta 9.000 persone, vanta di essere al primo
posto negli Stati Uniti per la lunga vita dei suoi componen-
ti. Ma a possedere l’aspettativa di vita più alta al mondo
sono gli abitanti di Okinawa, in Giappone, l’isola più grande
dell’arcipelago di Ryukyu.

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OKINAWA, L’ISOLA DEI CENTENARI
Famosa per quella che venne definita la più sanguinosa bat-
taglia tra l’esercito statunitense e le milizie giapponesi, du-
rante la Seconda Guerra mondiale, Okinawa è nota al mondo
anche per essere la madre del Karate. Non a caso, in Karate
Kid, film del 1984 che ha ispirato intere generazioni, il ma-
estro del giovane Daniel LaRusso (Ralph Macchio) era un
immigrato che proveniva proprio da Okinawa. Ma l’isola di
Okinawa funge da fulcro anche per uno stile di vita, una fi-
losofia, una motivazione profonda unici al mondo, inglobati
dentro un’unica parola: Ikigai.
Per comprendere meglio che cos’è l’Ikigai, dobbiamo soffer-
marci un attimo sulle abitudini, le tradizioni e la vita degli
abitanti di Okinawa. A Okinawa, i centenari sono 24 ogni
L’isola di Okinawa funge 100.000 abitanti. Un numero decisamente considerevole se
paragonato alla media mondiale. Un famoso proverbio oc-
da fulcro per uno stile cidentale recita: “pancia mia fatti capanna”, inteso come
di vita, una filosofia, una l’avventarsi in una lauta abbuffata di cibo, augurandosi che
motivazione profonda il proprio stomaco si trasformi in un contenitore più grande.
I golosi, nell’inferno dantesco, sappiamo esser puniti mala-
unici al mondo, inglobati mente: divorati in eterno da Cerbero, il mitologico cane a
dentro un’unica parola: tre teste. Ciò nonostante, l’abbondanza di cibo è volta, per
noi occidentali, a far coincidere il senso di sazietà con una
Ikigai. pienezza in molti casi disturbante. Hara hachi bu è invece
uno dei detti più popolari di Okinawa, se lo ripetono prima
e dopo i pasti e significa più o meno “la pancia all’80 per
cento”. Chiaro no? La loro innata saggezza secolare ha pre-
ceduto di molto quello che è oggi un consiglio di tutti i me-
dici nutrizionisti: alzarsi da tavola non completamente sazi.
In tutto il Giappone in realtà vige questa regola alimentare.
Non a caso, le pietanze vengono servite in piccole ciotole e
piattini. Vero è, inoltre, che le loro pietanze sono per lo più
composte da cibi sani e antiossidanti.

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SEGRETI DELLA MENTE IKIGAI

MOAI: STRUTTURA SOCIALE DI LUNGA VITA


Tra le altre sane abitudini di questa popolazione vi sono i
cosiddetti moai. Il moai altro non è che un gruppo di persone
che si aiutano e si sostengono reciprocamente, per il bene
della comunità. Il loro sostegno è morale, spirituale ed eco-
nomico. Oltre a versare una quota mensile, che servirà per
finanziare sia le iniziative del gruppo sia per aiutare il sin-
golo in difficoltà, in questi numerosi club si rafforza il senso
di appartenenza e di mutuo soccorso, generando sicurezza
e tranquillità in ogni suo componente. Inoltre le comunità
spesso organizzano celebrazioni, festeggiamenti e ritrovi, in
cui è facile osservare anziani che sorridono mentre ballano
felici a una festa. A Okinawa c’è un altro proverbio che è
radicato quasi come se fosse nel corredo genetico di tutta la
popolazione e recita ichariba chode, che significa all’incirca
questo: “tratta tutti come fratelli, anche se non li hai mai
visti prima”. Invece di provare diffidenza verso gli “stranie-

In forma con il “radio taisō ”

In Giappone, l’attività fisica mattutina, alla portata di tutti e praticata nelle scuole, nei par-
chi, nelle proprie case, nei cantieri, sui grattacieli, da bambini, giovani e anziani, è quella che
dal 1928 è diventata una abitudine insostituibile per ogni giapponese. Si tratta di semplici
movimenti di braccia e gambe, a ritmo di musica. Alle sei e trenta di ogni mattina NHK Radio
I trasmette la musica per il programma ginnico di radio taisō (ovvero, esercizi ginnici alla
radio). Anche questo è Ikigai.

66 | FREEDOM | GENNAIO 2022


ri”, gli isolani accolgono ogni visitatore col sorriso, aprendo-
si attraverso i racconti delle loro storie. In tutto il Giappone,
inoltre, è facile notare che gli anziani continuino a lavorare
e a mantenersi attivi, dedicandosi ai loro hobby e a ciò che
amano fare anche dopo l’interruzione ufficiale del lavoro,
quando sono quindi in pensione. In Giappone non esiste una Dan Buettner afferma
parola che significhi “andare in pensione” come la intendia-
mo noi occidentali. Dan Buettner afferma che «in questa
che «in questa cultura,
cultura, avere uno scopo nella vita è così importante che i avere uno scopo
giapponesi ignorano il nostro concetto di pensionamento». nella vita è così
Abitudini e alimentazione sani, poco inquinamento, movimen-
to fisico, socialità, senso di appartenenza non sono però gli importante che
unici elementi che garantirebbero la longevità agli abitanti di i giapponesi ignorano
Okinawa. Essi stessi parlano di un particolare approccio alla
vita, un atteggiamento mentale, uno scopo da perseguire,
il nostro concetto
una propensione che tutti i giapponesi racchiudono in un’u- di pensionamento».
nica parola: Ikigai. L’Ikigai è l’ingrediente fondamentale di
questa popolazione. È il motivo per cui si alzano la mattina
e, per nostra fortuna, non è d’obbligo essere giapponese o
vivere nella terra del Sol Levante per avvicinarsi a questo
stile. l’Ikigai è alla portata di tutti, dobbiamo solo avere un
po’ di pazienza per ricercarlo in noi stessi!

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SEGRETI DELLA MENTE IKIGAI

Continuare LE DIECI REGOLE DELL’IKIGAI


Hector Garcia e Francesc Miralles, nel loro libro Il metodo
ad arricchirsi Ikigai (2018), dopo anni di studi condotti a Okinawa e in
svolgendo attività particolare nella cittadina di Ogimi, il “villaggio dei centena-
utili per sé stessi ri”, hanno compreso pienamente il significato di Ikigai. Dalle
testimonianze raccolte, hanno stilato un decalogo in cui, con
e per gli altri l’aiuto dei saggi centenari, si elencano le regole dell’Ikigai.
dà un senso
e un valore
1. Resta sempre attivo: non andare mai “in pensione”. Di-
vieto assoluto di abbandonare le cose che amiamo fare,
soprattutto quando, raggiunti i limiti di età, si smette di lavo-
alla nostra vita. rare. Continuare ad arricchirsi svolgendo attività utili per sé
stessi e per gli altri dà un senso e un valore alla nostra vita.

2. Prendila con calma: ogni momento è ricco di valore.


Ichi-go ichi-e si dicono le persone in Giappone quando
si incontrano: “questo momento esiste solo adesso e non
tornerà più”. Perciò più si ha fretta, più le possibilità di per-
dersi attimi importanti della vita, aumentano.

3. Non mangiare fino a scoppiare: less is more, la salute


alimentare passa attraverso la regola dell’80%. Smet-
tiamo di mangiare poco prima di sentirci sazi: corpo e mente
saranno in armonia.

4. Circondati di buoni amici: pochi ma buoni, si dice per


le cose che contano. Le amicizie, più che mai, sono le-
gami indissolubili che tengono unite le persone nei momenti
di gioia e di dolore. Chiacchierare, ascoltare, ridere insieme,
sono antidoti essenziali contro le preoccupazioni della vita.
Coltiviamo le amicizie, sempre.

5. Rimettiti in forma per il tuo prossimo compleanno:


obiettivi e scopi sono alla base della filosofia Ikigai,
ma occorre mantenere il corpo in salute per una mente in
salute. Piccoli esercizi fisici quotidiani tengono il corpo al-
lenato, stimolando gli ormoni della felicità.

6. Sorridi: un detto giapponese suggerisce: “se cadi sette


volte rialzati otto”. La capacità di resilienza di ognuno
di noi aiuta nei momenti in cui la vita ci mette a dura prova.
Sorridere per non dimenticare mai di essere vivi, qui, in
questo momento. Un sorriso, inoltre, è sempre un ottimo
biglietto da visita per aprirci a nuovi incontri.

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7. Ritrova il contatto con la natura: l’essere umano è inti-
mamente e ancestralmente unito e fuso con la natura. La
vita in città ci allontana da boschi, prati e mare. Trovare un
momento per una passeggiata al parco, una corsa in bicicletta
in campagna, un weekend al mare, non solo permetterà ai
nostri polmoni di rigenerarsi, alla nostra vista di spaziare tra
orizzonti lontani, ma ricaricherà anche la nostra anima.

8. Ringrazia: non solo per educazione. Ringraziare rende


felici. Occorre trovare un momento di ogni giornata
che viviamo per ringraziare non solo le persone ma anche le
Trovare un momento
cose, la natura e tutto ciò che fa parte del nostro quotidia- per una passeggiata
no. Per porre un’attenzione maggiore a ciò che possediamo al parco, una corsa in
e valorizzare la fortuna di esserci e di essere vivi, dunque,
basta un “grazie” detto ogni giorno. Bastano due soli minuti bicicletta in campagna,
di silenzio dedicati all’essere grati. un weekend al mare,
9. Vivi il momento: passato e futuro non esistono. Esiste
l’adesso. Il qui e ora. Il momento presente. Perdiamo
troppo tempo a lagnarci del passato e a preoccuparci per il
ricaricherà la nostra
anima.
futuro. Rendiamo eterno il nostro presente, non sprechiamo-
lo inutilmente.

10. Segui il tuo Ikigai: impara qualcosa di nuovo ogni


giorno, interagisci con gli altri, affronta l’insolito,
segui la tua passione, trova la tua vocazione e il tuo talento,
fino alla fine. Trova e segui il tuo Ikigai!

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SEGRETI DELLA MENTE IKIGAI

Per gli abitanti UNA VIA PER LA FELICITA’


Molti popoli condensano in un’unica parola molteplici si-
di Okinawa, l’Ikigai gnificati o, meglio ancora, un particolare modo di sentire
è la ragione per cui e di percepire la vita. Spesso, queste parole-simbolo sono
intraducibili in altre lingue, se non con una serie di frasi
ci si alza ogni mattina. che ne spiegano il significato. Se pensiamo al portoghese,
la saudade, è un insieme di sentimenti malinconici, nostal-
gici, mistici, che non trova però traduzione corrispondente
in altre lingue. Stessa cosa per il termine Ikigai. Ikigai si
scrive così: 生き甲斐, dove 生き (iki) significa “vita” e 甲斐
(gai) vuol dire “ragione, valere la pena, beneficio”. Dun-
que, come traduciamo Ikigai e, soprattutto, dove e come
possiamo fare per trovarlo in noi stessi? Per gli abitanti di
Okinawa, l’Ikigai è la ragione per cui ci si alza ogni mattina.
Ken Mogi, neuroscienziato giapponese, nel suo libro Il pic-
colo libro dell’Ikigai, descrive l’Ikigai senza dare mai sug-
gerimenti al lettore. Il ricercatore trasferisce il concetto
stesso di Ikigai attraverso appassionati racconti sullo stile di
vita nipponico. Elenca i “cinque pilastri” dell’Ikigai per poi
raccontarli attraverso metafore e abitudini del popolo giap-
ponese, chiarendoci da subito che ciò che narra è un bene
trasversale che può raggiungere chiunque.

70 | FREEDOM | GENNAIO 2022


I cinque pilastri dell’Ikigai sono:
1. Cominciare dal piccolo
2. Dimenticarsi di sé
3. Armonia e sostenibilità
4. La gioia per le piccole cose
5. Stare nel qui e ora La famosa cerimonia
La famosa cerimonia del tè, ad esempio, contiene in sé tutti
e cinque pilastri dell’Ikigai.
del tè contiene in sé
1. Durante la preparazione, il maestro della cerimonia pre- tutti e cinque pilastri
para con cura meticolosa ogni particolare della stanza (co- dell’Ikigai.
minciare dal piccolo).
2. Nonostante la sua lunga esperienza, egli mantiene un
atteggiamento di umiltà nei confronti di tutti i partecipanti
(dimenticarsi di sé).
3. Tazze e vasellame, spesso antichi e preziosi, sono se-
lezionati con cura per potersi integrare armoniosamente
all’ambiente e alle persone (armonia e sostenibilità).
4. Durante la cerimonia si respira una tangibile rilassatezza
e tranquillità, provando piacere semplicemente osservando
tutti quei piccoli dettagli dell’ambiente circostante (la gioia
per le piccole cose).
5. In questo stato mentale, in questa sorta di meditazione
condivisa, si è più ricettivi e si accoglie con consapevolezza
e presenza tutto ciò che si ha intorno (stare nel qui e ora).
Ed è in questo modo che si entra in quello che viene definito
il “flusso”.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 71


SEGRETI DELLA MENTE IKIGAI

Tra i buoni propositi Quando siamo concentrati a fare qualcosa che amiamo, che
ci piace tanto, che ci “prende”, non sentiamo il telefono che
per il nuovo anno squilla, non ci accorgiamo del passare delle ore, non avver-
che sta per iniziare, tiamo nessuna presenza se non la nostra. Questo è “entrare
nel flusso”. «Quando siamo nel flusso, in armonia con gli
perché non mettere elementi intorno e dentro di noi, abbiamo la facoltà cogniti-
anche la ricerca va di prestare attenzione a tutte le sfumature che ci vengo-
del nostro Ikigai? no incontro» scrive Ken Mogi. Ogni cosa che ci permette di
entrare nel flusso è in qualche modo il nostro Ikigai.
Ma quali sono le domande da porci per riuscire a trovarlo e
trasferirlo in ogni ambito della nostra vita?

1
CIÒ CHE
AMI

PASSIONE MISSIONE

2 4
CIÒ CHE SAI IKIGAI CIÒ DI CUI
FARE BENE IL MONDO HA
BISOGNO

PROFESSIONE VOCAZIONE

3
CIÒ PER CUI TI
PAGANO

72 | FREEDOM | GENNAIO 2022


ALLA RICERCA DELL’IKIGAI
In rete da qualche anno si può trovare una raffigurazione
grafica occidentale che rappresenta un semplice (ma non pro-
prio rapido) aiuto per capire come muoversi alla ricerca del
proprio Ikigai. Nell’intersezione centrale di quattro aree te-
matiche, rappresentate nel grafico da quattro cerchi, si trova
il nostro Ikigai. Dunque, mettiamoci comodi e prepariamoci a
focalizzare scrivendo: sono quattro le domande che dobbiamo
porci per individuare o quantomeno avviarci verso il nostro
scopo nella vita, verso la via alla felicità.
Che cosa amiamo? Che cosa ci piace davvero fare? (PAS-
1. SIONE-MISSIONE) Elenchiamo tutto ciò che ci fa stare bene,
non importa quanto bizzarro sia: può essere un hobby, la
famiglia, uno sport, qualsiasi cosa che ci renda felici. Più la
lista è lunga, meglio è. È il nostro mondo interiore.
Che cosa sappiamo fare bene? (PASSIONE-PROFESSIONE)
2. Continuiamo l’elenco scrivendo le nostre abilità. La
cucina? Il canto? La scrittura? La comunicazione? Un talen-
to, un’abilità, un’innata propensione: ogni cosa che sappia-
mo fare davvero bene e che ci viene naturale. Sarà un utile
strumento per mettere a fuoco le nostre potenzialità e per
farne buon uso! Anche qui siamo nel nostro mondo interiore.
Per cosa possiamo essere pagati? (PROFESSIONE-VOCAZIONE)
3. Unendo e confrontando i due elenchi, possiamo intuire
professioni nuove, ma anche comprendere che il nostro lavo- Sono quattro
ro presente è quello giusto per noi. Qui ci dirigiamo verso il
mondo esterno. le domande che
dobbiamo porci
4. Di cosa ha bisogno il mondo che noi possiamo offrirgli?
(VOCAZIONE-MISSIONE) Gentilezza? Rispetto? Cura? Qua-
lunque cosa siamo convinti che possa essere utile all’altro.
per individuare
Rispondiamo a questa domanda con onestà, senza alcuna o quantomeno
interferenza. Anche qui la nostra attenzione è focalizzata
all’esterno.
avviarci verso
il nostro scopo
Non sempre saremo in grado di rispondere a tutte le doman- nella vita, verso
de e non sempre troveremo l’intersezione perfetta verso
l’Ikigai. Inoltre, nel corso della vita i nostri valori e talenti la via alla felicità.
possono modificarsi, per questo è bene interrogarsi spesso
su ciò che davvero ci appaga e ci rende felici. Tra i buoni
propositi per il nuovo anno appena iniziato, perché allora
non cominciare con la ricerca del nostro Ikigai?
FREEDOM | GENNAIO 2022 | 73
CREATURE FANTASTICHE

LE RENNE DI
BABBO NATALE DI DANILO GROSSI

74 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Le renne di Babbo Natale sono sicuramente tra gli animali
fantastici che più hanno affascinato i bambini di molte
generazioni e ci auguriamo che il loro carisma sia rimasto
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intatto anche in quest’epoca tecnologica, in cui la razionalità


ha molto rubato alla parte fantastica di ognuno di noi.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 75


CREATURE FANTASTICHE LE RENNE DI BABBO NATALE

A
Qui sopra, Rudolph, pparse per la prima volta nella
la renna con il naso
poesia di Clement Clark Moore del
rosso luminoso.
1823 A visit from St. Nicholas
(conosciuta anche come The night be-
fore Christmas), le renne utilizzate da
Babbo Natale per trainare la sua slit-
ta possiedono la particolarità di saper
volare: questo perché altrimenti il ve- renna dal naso rosso (in inglese Ru-
gliardo non riuscirebbe a raggiungere le dolph, the red-nosed reindeer), uscita
case di tutti i bambini del mondo nel- nel 1949 e il cui autore è Johnny Mar-
la sola notte della Vigilia. Sono quindi ks, canzone che deriva a sua volta da
renne magiche. Inizialmente in totale un libro uscito nel 1939 a firma Robert
erano otto poi, più o meno intorno alla L. May. La storia narra che fu lo stes-
fine degli anni ‘40 del secolo scorso, si so Babbo Natale ad arruolare la renna
è aggiunta una nona renna. Questi i loro Rodolfo perché, con il suo naso rosso
nomi: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, luminoso, poteva aiutare il resto della
Comet, Cupid, Dunder e Blitzen, che tra- squadra di renne a trovare la via giusta
dotti in italiano sono Fulmine, Ballerina, nella nebbia.
Donnola, Freccia, Cometa, Cupido, Sal-
tarello, Lampo. La nona renna, invece, LE SAN NICOLA
si chiama Rodolfo (in inglese Rudolph). In generale la leggenda di Babbo Na-
Probabilmente la renna Rodolfo è stata tale, Santa Claus nei paesi anglofoni,
aggiunta in seguito al grande succes- risale al IV secolo e ha origine da un
so della canzone natalizia Rudolph, la personaggio realmente esistito: San

76 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Nicola, che fu vescovo della città turca Fu lo stesso Babbo Natale ad arruolare
che oggi si chiama Demre (anticamente
Myra) e che è considerato il protetto-
la renna Rodolfo perché, con il suo naso
re dei bambini. Santa Claus derivereb- rosso luminoso, poteva aiutare le altre
be invece dal nome olandese del santo, renne a trovare la via giusta nella nebbia.
che è Sinterklaas, le cui reliquie furono
portate a Bari da un gruppo di mercanti
nel 1087 e da allora custodite nella ba- in battaglia. In questa battuta di caccia,
silica di San Nicola, che è anche il santo Odino cavalca Sleipnir, il suo cavallo
protettore della città. Atre reliquie del volante. I bambini usano quindi lasciare
santo sarebbero sparse in altre città sia le proprie scarpe vicino ai caminetti ri-
italiane sia europee. empiendole di paglia, carote o zucchero
Nel folclore germanico esiste poi una per sfamare il cavallo volante. In cam-
tradizione di origine pre cristiana se- bio Odino lascia loro doni o dolciumi.
condo la quale, nel periodo del solstizio Dopo l’avvento del cristianesimo, questa
d’inverno, il dio Odino è solito cacciare tradizione è rimasta ma è stata associa-
insieme agli altri dèi e agli eroi caduti ta a San Nicola.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 77


CREATURE FANTASTICHE LE RENNE DI BABBO NATALE

Durante tutto l’anno


Babbo Natale è occupato
a costruire i regali
che poi distribuisce
personalmente la notte
della vigilia di Natale
sorvolando il mondo
con la sua slitta trainata
dalle renne volanti.

©SHUTTERSTOCK
La rappresentazione di Babbo Natale

Rappresentato come un signore corpulento vestito con un


grande cappotto e cappello rossi orlati di pelliccia bianca, più
che a un babbo, la lunga e folta barba bianca lo fa assomiglia-
re a un nonno. Durante tutto l’anno è occupato a costruire i
regali che poi distribuisce personalmente la notte della vigilia
di Natale sorvolando il mondo con la sua slitta trainata dalle
renne volanti. In questo lungo lavoro annuale non è solo, ma
è aiutato da una folta schiera di elfi. Esiste anche una varian-
te russa di Babbo Natale che si differenzia per l’abito, di co-
lore azzurro invece che rosso, per il nome, che è Nonno Gelo
e per il fatto che la sua slitta è trainata da tre cavalli e non
da renne. In realtà dopo il crollo dell’ex Unione Sovietica,
anche nei paesi russi molto spesso babbo Natale viene ormai
rappresentato vestito di rosso e non più di azzurro.

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©SHUTTERSTOCK

La dimora delle renne magiche

Le renne magiche vivono con Babbo Natale in una località segreta che si
trova in Finlandia nei pressi di Korvantunturi, a nord di Rovaniemi (nella
foto). A rivelarlo fu un certo Markus Rautio, conduttore di un programma
per bambini sui canali della radio finlandese negli anni venti del Novecen-
to. Fino al 1927, si riteneva infatti che Babbo Natale vivesse al Polo Nord.
Il villaggio di Korvantunturi si trova alle pendici dell’omonima montagna,
che in finlandese significa “montagna dell’orecchio” (perché ha una forma
che ricorda quella di un orecchio di lepre), in una regione caratterizzata da
grandi foreste di conifere dove, tra l’altro, pascolano le renne magiche. Si
dice che proprio grazie a questo grande orecchio Babbo Natale può sentire
direttamente dalle voci dei singoli bambini i regali che desiderano ricevere
e riesce anche a capire se sono stati buoni o meno.
©SHUTTERSTOCK

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 79


FREEDOM IL MONDO IN CIFRE

LA BASILICA
DELLA NATIVITÀ
A Betlemme, in Palestina, il luogo più venerato dalla
cristianità, meta di pellegrini e visitatori da tutto il mondo,
è la grande basilica sorta sulla grotta dove, secondo
le Scritture, nacque Gesù. Oggi è Patrimonio Unesco.

U na grande chiesa che preservasse


con venerazione l’umile grotta dove
Cristo era venuto al mondo fu costrui-
la custodiscono, insieme ai greci-orto-
dossi, ai siri e agli armeni.
Vista dal piazzale antistante, la Basi-
ta dall’imperatore Costantino e da sua lica della Natività somiglia più a una
madre Elena e consacrata il 31 maggio fortezza che a un luogo di culto. I tre
339 d.C. Le comunità cristiane aveva- portali originari alti 5 metri e mez-
no fino ad allora tramandato la memo- zo sono stati murati anticamente per
ria del sacro luogo, che tuttavia in età garantire la sicurezza e si entra solo
imperiale era stato “paganizzato” ospi- attraverso una porticina di un metro e
tando un bosco sacro al dio Adone. mezzo, che costringe il visitatore a chi-
Della primitiva basilica resta ben poco, narsi, simbolicamente a farsi piccolo, al
infatti nel VI secolo venne ricostruita cospetto di tali inestimabili vestigia.
da Giustiniano in dimensioni maggiori.
Nei secoli si susseguirono diverse vi- Un tesoro di spiritualità
cissitudini, tra saccheggi, restauri e La basilica, con pianta a croce latina,
Qui sotto, la stella
d’argento nella Grotta rimaneggiamenti, finché nel 1347 fu è suddivisa in 5 navate da 4 file di
della Natività. affidata ai Francescani che ancora oggi colonne. Un vasto ciclo di pitture e di
mosaici risalenti al XII secolo e un
pavimento anch’esso musivo (oggi re-
staurati da un’impresa italiana) sono
dei veri gioielli d’arte. Ma il cuore del-
la basilica si trova sotto al presbiterio:
scendendo le scale si arriva infatti alla
“Grotta della Natività”, una cripta ret-
tangolare lunga 12,3 metri e larga 3,5.
È qui che si trova una nicchia che indica
il punto esatto dove nacque Gesù: una
stella d’argento a 14 punte reca incisa
la scritta in latino Hic de Virgine Maria
Iesus Christus natus est. Di fronte, una
cavità nella roccia è la mangiatoia dove
©SHUTTERSTOCK
il Bambino fu deposto. G.G.

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54 metri circa
26 metri
la larghezza 15 le lampade
la lunghezza della d’argento che ardono sopra
basilica
la stella nella Grotta della
Natività: rappresentano

330 a.C.
l’inizio della costruzione
le comunità cristiane che
custodiscono la basilica

«Andavano tutti a farsi censire, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe [...],
dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata
Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora,
mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla
luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro nell’albergo» Vangelo di Luca 2, 1-7

©SHUTTERSTOCK

150 centimetri

1.600.000
circa l’altezza della
“Porta dell’Umiltà”
il numero delle tessere che compongono
i mosaici sulle pareti interne della basilica

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SCIENZA

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ANDREJ
DMITRIEVIČ
SACHAROV
SCIENZA ED ETICA
Andrej Dmitrievič Sacharov (1921-1989) fu un fisico russo il cui destino, come per
altri grandi scienziati (ad esempio Lavoisier, Avogadro, Fermi, Einstein, Pauling),
si intrecciò con quello della politica. I più, infatti, ricordano Sacharov per le sue
battaglie in nome dei diritti civili e politici e per la sua rumorosa denuncia degli
abusi del regime sovietico. La sua figura pone una questione fondamentale sul
corretto rapporto che debba esistere tra scienza e politica.

DI ANTONIO MARTINO
FOTO: OZESAMA

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 83


SCIENZA ANDREJ SACHAROV

P
er iniziare a parlare di Sacharov, L’INFANZIA E GLI STUDI
possiamo prendere il libro La chi- Andrej Dmitrievič Sacharov nacque in
mica allo specchio dove il chimi- una famiglia della élite culturale rus-
co Roald Hoffmann scrive qualcosa che sa. Il padre, insegnante di fisica e au-
può aiutarci a inquadrare la figura del- tore di testi di divulgazione scientifica,
lo scienziato russo: gli aveva trasmesso il rispetto verso le
origini della sua terra assieme alla sua
passione per la natura. Bambino rifles-
«Ma allora dove dovrebbero esse- sivo e attento, Andrej mostrò sin da pic-
re gli scienziati, se non a gover- colo un’attitudine particolare allo stu-
nare il mondo? A me pare che gli dio, alla lettura e alla scrittura. Iniziò
scienziati possano operare al loro i suoi studi di fisica nel 1938 a Mosca
meglio quando non detengono il per concluderli, dopo varie vicissitudini
potere ma sono tuttavia impegna- legate alla guerra e alla sua esclusione
ti nel processo politico. Essi sono dal fronte per inabilità fisica, nel 1945,
allora motivati a far sentire la presso il FIAN (Istituto di Fisica dell’Ac-
voce della ragione, a dare consigli cademia delle Scienze dell’URSS).
sani, a contrastare l’irrazionali-
tà dilagante. La loro competenza PASSIONI ESPLOSIVE
va d’accordo con le richieste del Sacharov stesso racconta di essere ri-
ruolo da loro svolto». (Roald masto sconvolto quel 7 agosto del 1945
Hoffmann, La Chimica allo spec- quando, prendendo in mano il giornale
chio, Longanesi, 2005) del mattino, lesse la notizia che cam-
Qui sotto, Einstein negli
peggiava sulla prima pagina di tutti i
anni Venti del secolo quotidiani del mondo: gli USA il giorno
scorso. Nella pagina Sacharov fu per molto tempo quella prima avevano lanciato su Hiroshima un
seguente, il fungo atomico
dopo l’esplosione sulla “voce della ragione” che la Russia, o ordigno di potenza fuori dal comune.
città di Nagasaki avvenuta parte di essa, aveva perduto. Ripercor- In merito all’evento e al segno che la-
il 9 agosto 1945: la notizia
campeggiò sui giornali
rere le tappe principali della sua vita ci sciò nel suo cuore, scrisse: «mi cedet-
del mondo intero. aiuterà a capire perché. tero le gambe e non avevo dubbi che il
mio destino e il destino di tanti altri,
forse del mondo intero, era cambiato
quella notte».
Una sensazione intensa si impossessò in
quel momento della mente di Sacharov.
Proprio come Einstein, che qualche anno
prima aveva ravvisato una minaccia per
tutto il mondo nella possibilità che Hit-
ler realizzasse un’arma potentissima, il
fisico russo si sentì “ostaggio” dell’u-
nico paese in possesso di una risorsa
così incredibile: gli USA. In lui agirono
due spinte fortissime. Da una parte si
sentì chiamato a operare in difesa del-
la propria terra, dall’altra avvistò negli

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Sacharov racconta
di essere rimasto
sconvolto quel
7 agosto del 1945
quando, prendendo
in mano il giornale
del mattino, lesse
la notizia della
bomba atomica
che campeggiava
sulla prima pagina
di tutti i quotidiani
del mondo.

Sulla lettera di Einstein al presidente Roosevelt

Nell’agosto del 1939 Albert Einstein, con l’ausilio di altri tre fisici, scrisse una lettera
firmata al presidente Franklin Delano Roosevelt per informarlo della possibilità concreta
di uno sviluppo di una potente arma da parte della Germania Nazionalsocialista di Hit-
ler. Il gesto del fisico tedesco mosse gli USA ad accelerare gli studi dal punto di vista
bellico e questo sviluppo porterà alla realizzazione della bomba atomica. Nel progetto
di realizzazione, affidato al fisico Julius Robert Oppenheimer, Einstein venne escluso
perché la sua presenza non era ritenuta una garanzia per la sicurezza nazionale. Tale
decisione era in relazione ad alcune posizioni pacifiste del fisico.

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SCIENZA ANDREJ SACHAROV

studi nucleari la possibilità di disporre Questo suo entusiasmo però, a partire


di mezzi e strumenti sperimentali unici dal 1953, dopo aver testato una potente
per la ricerca scientifica. Dunque, con arma termonucleare messa a punto pro-
anima e corpo si buttò nel programma prio grazie ai suoi studi, si trasformò in
nucleare sovietico. Scriverà in merito: un’amara consapevolezza degli enormi
rischi insiti nella corsa a quei terribili
armamenti da parte delle grandi poten-
«Dopo molti anni vorrei spiegare ze mondiali. Una nuova coscienza che
questa mia dedizione, innanzitut- lo portò a cambiare le sue posizioni e
to c’era la possibilità di fare del- a comprendere quel sentimento che Ro-
la fisica stupenda […] la reazione bert Oppenheimer, il fisico che aveva
termonucleare, la misteriosa fonte guidato il progetto per la realizzazione
Un poster della di energia del sole e delle stelle, della bomba atomica americana, aveva
propaganda sovietica
era alla mia portata, ma questa definito “peccato dello scienziato”. Si
durante la Seconda
Guerra Mondiale che infatuazione per una spettacolare sentì ancor più legato al fisico statuni-
recita: Daremo ogni cosa nuova fisica non era la mia moti- tense quando, proprio come lui, venne
per il fronte!
Qui sotto, la prima vazione principale, in fondo potevo definito un “pericolo” per la sicurezza
pagina del New York trovare altri problemi di fisica teo- nazionale.
Times del 9 agosto
rica altrettanto interessanti, quello La svolta decisiva arrivò nel 1968, con
1945 annuncia l’entrata
in guerra dell’Unione che era più importante per me e per la pubblicazione del saggio polemico dal
Sovietica contro Tamm e gli altri era la convinzione titolo Progresso, coesistenza e libertà
il Giappone.
che il nostro lavoro fosse indispen- intellettuale dove esponeva le sue idee
sabile alla nazione». sulla necessità di ricercare un diverso

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Il suo entusiasmo, a partire
dal 1953, dopo aver testato una
potente arma nucleare messa
a punto proprio grazie ai suoi
studi, si trasformò in un’amara
consapevolezza degli enormi rischi
insiti nella corsa agli armamenti.

equilibrio tra le nazioni, una convivenza internazionale, dall’altra lo fece diven- Sacharov nel 1989.
finalmente slegata dalla contrapposizio- tare un sorvegliato speciale del Politbu-
ne della potenza bellica. Le sue rifles- ro collezionando diverse denunce, spes-
sioni sulla politica lo portarono contem- so provenienti dai suoi stessi colleghi.
poraneamente verso una partecipazione E proprio quest’ultimo fu un punto che
attiva nella società, cosa che si concre- fece soffrire e riflettere molto Sacharov
tizzò, nel 1970, nella fondazione di un in quanto la comunità di scienziati rus-
Comitato per i diritti civili. Se è vero, sa, coloro che avrebbero dovuto mettere
da una parte, che questa sua militanza a servizio della società il loro sapere e
a favore dei perseguitati del regime so- la loro razionalità, lo contrastavano in
vietico gli consegnò notorietà e stima nome di sentimenti vili come l’invidia.

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 87


SCIENZA ANDREJ SACHAROV

Nella pagina seguente, Grazie Andrej


Sacharov: un realistico ritratto in bianco
e nero dello scienziato dipinto
su un tratto del Muro di Berlino
da Dmitri Vrubel e Viktoria Timofeeva.

alle sue memorie che in quel periodo


stava scrivendo.

CON GORBACHEV AL PARLAMENTO


Nel 1989, quattro anni dopo l’avvento al
potere di Michail Gorbachev che lo ave-
Sopra, una statua di IL PREMIO NOBEL E L’ESILIO va richiamato in patria, Sacharov venne
Sacharov in un parco
di Mosca. Lo scienziato,
In questo clima minaccioso e ostile eletto al Parlamento come rappresen-
mandato al confino Aleksandr Solzhenitsyn, dissidente del tante del gruppo di opposizione demo-
nel 1979, è stato regime e vincitore del Nobel per la Let- cratica. Durante la pianificazione dei
riabilitato dal presidente
Gorbachev nel 1986. teratura nel 1970, si fece promotore per punti principali della nuova Costituzione
il conferimento del Nobel per la Pace a fu colpito da un arresto cardiaco e morì.
Sacharov. E il premio arrivò nel 1975, La parabola di questo scienziato con-
come riconoscimento per «il suo per- temporaneo non può che richiamarci alla
sonale coinvolgimento a sostegno dei memoria la figura antica di Socrate, una
principi fondamentali della pace; la lot- delle più celebri vittime di “omicidio
ta senza compromessi contro gli abusi politico” della storia. Simbolo dell’in-
del potere e ogni forma di violazione conciliabilità tra potere e ricerca della
della dignità umana»; ma il regime so- verità, anche Sacharov come Socrate si
vietico impedì al fisico russo di ritirarlo staglia come una stella polare per tutti
di persona. Un anno prima Sacharov si coloro che pongono la libertà dell’indi-
era fatto promotore di un'iniziativa che, viduo come sacro valore al di sopra del
anticipando di molti anni il dominio del- dominio di uno Stato totalitario.
la “rete”, proponeva di rendere acces- L’insegnamento più importante di An-
sibili a tutti la lettura di riviste, articoli drej Dmitrievič Sacharov è magistral-
e periodici scientifici. La sua idea di so- mente sintetizzato nelle parole di un
cietà si fondava, infatti, sulla convinzio- discorso di Benedetto XVI, in cui il Pon-
ne che un cittadino “informato” fosse tefice cita il fisico russo come esempio
un cittadino “formato”. di coscienza scientifica:
Nel 1979, in seguito alla denuncia dei
crimini compiuti in Afghanistan e dell’i-
nutile coinvolgimento della Russia, fu «La scienza può servire l’umani-
esiliato e gli furono ritirate tutte le ono- tà, ma può anche diventare stru-
rificenze ottenute in anni di studi oltre mento del male, permettendogli di
sviluppare pienamente la propria
Solzhenitsyn, dissidente del regime terribilità; solo se è sostenuta dal-
la responsabilità morale è in grado
e vincitore del Nobel per la Letteratura di realizzare la propria vera es-
nel 1970, si fece promotore per il senza». (Discorso tenuto da papa
Ratzinger presso l’Institut de Fran-
conferimento del Nobel per la Pace a ce, 1992).
Sacharov. E il premio arrivò nel 1975.
88 | FREEDOM | GENNAIO 2022
Solzhenitsyn

Aleksandr Isaevič Solzhenitsyn (1908-1918) fu Premio Nobel per la Letteratura nel


1970. Celebre per aver denunciato i crimini del comunismo e, in generale, dell’ideo-
logia totalitaria, ci ha lasciato un repertorio di testi e frasi fondamentali per riflette-
re sul rapporto tra la libertà individuale e lo Stato autoritario di un’attualità impres-
sionante. Scrive in Arcipelago Gulag: «Ci si imbatte spesso in questa convinzione
fallace: “stavolta andrà diversamente; qui certe cose sono impossibili”. Purtroppo,
tutti i mali del XX secolo possono realizzarsi ovunque sulla Terra».
Riguardo invece al rapporto tra il singolo e la verità, in Vivere senza menzogna scri-
ve che colui che decide di onorare i propri principi «non pronuncerà, scriverà affer-
merà o distribuirà nulla che distorca la realtà […] non andrà a una manifestazione
né parteciperà a un’azione collettiva a meno che non creda fermamente nella sua
causa […] non prenderà parte a una riunione in cui la discussione risulti forzata e in
cui nessuno avrebbe la possibilità di vivere la verità».

Per approfondire:

Andrej Sacharov
Memorie, Sugarco, 1990

Andrej Sacharov,
Il mondo fra mezzo
secolo, Sugarco, 1992

Joseph Ratzinger
Liberare la libertà
Cantagalli, 2018

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 89


FREEDOMIANI IN VIAGGIO
I NOSTRI REPORTER

Questa rubrica vi
LA CASA
trasformerà da lettori
in reporter d’eccezione INFENESTRABILE
di Freedom Magazine.
Inviateci i vostri testi e
UN LUOGO MISTERIOSO
le vostre foto, e fateci A FERENTINO
viaggiare nei luoghi
e tra le storie che più Ogni paese che si rispetti ha i suoi luoghi misteriosi, le sue leg-
vi appassionano. gende metropolitane e soprattutto le sue case stregate. A que-
sta tradizione non fa eccezione Ferentino, borgo dal fascino an-
tico situato nel cuore della Ciociaria, in provincia di Frosinone.

L’
Elena Lauretti, la nostra antico edificio, meta di tanti curiosi appassionati di mistero prove-
reporter in questo numero
di Freedom Magazine, nienti da diverse parti del Lazio, è situato al km 68.700 della Via
ritratta in un bel selfie. Casilina ed è ben visibile dalla strada. Si tratta di una costruzione risa-
lente probabilmente agli anni ’30 del secolo scorso, disabitata ormai da
tempo, circondata da alberi e vegetazione incolta che, soprattutto nelle
nebbiose sere d’inverno, ne aumentano l’alone di mistero.

Le storie legate alla casa “infenestrabile”


Parlando con gli abitanti del posto, ma anche facendo qualche breve
ricerca nel web, la casa è famosa soprattutto per il fatto di essere de-
finita “infenestrabile”, tuttavia esistono altre voci legate a inquietanti
esperienze vissute tra le mura dell’abitazione abbandonata.

L’AUTRICE | ELENA LAURETTI

«S alve a tutti, mi chiamo Elena Lauretti, sono nata a Piacenza 35 anni fa, ma
da 15 vivo a Giuliano di Roma, un piccolo borgo in provincia di Frosinone.
Nonostante nella vita mi occupi di tutt’altro, sono sempre stata appassionata di
misteri e leggende. Adoro fotografare, viaggiare e leggere libri gialli e fumetti.
Credo profondamente nella scienza, ma sono anche convinta che alcuni eventi non
siano spiegabili con la ragione nel senso comune del termine. La mente deve essere
aperta a nuove scoperte e a spiegazioni che vadano oltre le soluzioni tradizionali.
Per questo adoro l’approccio di Freedom e la scelta degli argomenti trattati, spesso
spunti interessanti per gite fuori porta e approfondimenti».

90 | FREEDOM | GENNAIO 2021


Prima di tutto vi è grande mistero su chi siano o siano stati i proprietari Una suggestiva vista
della casa “infenestrabile”
della villa: c’è chi parla di fantomatici “stranieri” e chi di una serie di in uno scatto di Elena.
eredi che negli anni non sono riusciti a mettersi d’accordo sulle sorti
della casa e hanno deciso quindi di lasciarla al suo destino. Ed è pro-
prio questo perenne abbandono che ha fatto sorgere diverse voci su
fatti inquietanti avvenuti tra le sue mura. C’è chi dice che fosse stata
utilizzata come base dai nazisti, chi racconta del ritrovamento al suo Pare che diverse
interno di cadaveri carbonizzati, chi di suicidi avvenuti a seguito di ap- ditte incaricate nel
parizioni soprannaturali. corso degli anni di
Il più grande mistero legato alla villa sulla Casilina, è però sicuramente montare le finestre,
quello legato alla presunta impossibilità di montare gli infissi alle sue non siano riuscite
finestre (da qui la definizione “infenestrabile”). Pare infatti che diver-
nell’impresa
se ditte incaricate nel corso degli anni, non siano riuscite nell’impresa
in quanto ogni volta le misure erano diverse da quelle prese in fase di in quanto ogni
sopralluogo. La gente del posto racconta anche di un operaio rimasto volta le misure si
ferito da un mattone “volante” durante i lavori, come se la casa fosse rivelavano diverse
dotata di vita propria e non volesse essere abitata da nessuno. da quelle prese in
fase di sopralluogo.
Leggenda o realtà?
La casa, per quanto facilmente raggiungibile, è di proprietà privata e
quindi non sarebbe possibile recarsi tra le sue mura per verificare la re-
altà dei racconti che ruotano attorno alla sua storia. Molti appassionati
di mistero tuttavia sono andati in sopralluogo e molti ragazzi, a giudi-
care dalle scritte sui muri, si sono recati al suo interno per svelarne i
segreti o semplicemente per vincere qualche prova di coraggio.
Se tra le mura della casa si celi qualche spirito inquieto non lo sapremo
mai con certezza tuttavia, osservando il suo profilo in una piovosa do-
menica di autunno, si capisce come nessuna leggenda nasca per caso.

Grazie Elena per il tuo reportage conciso e affascinante!


Se anche voi volete diventare reporter di Freedom Magazine per un numero, scrivete a
freedom.magazinemediaset.it la redazione potrebbe scegliere proprio il vostro testo.

FREEDOM | GENNAIO 2021 | 91


FREEDOM ROBERTO RISPONDE

Volete chiedere qualcosa a Roberto? Approfondire un


argomento che lui ha trattato in trasmissione? Sapere
cosa bolle in pentola per la prossima serie di Freedom?
Questo è lo spazio dedicato allo scambio di idee, quindi
prendete carta e penna e cominciate a fare domande!

IL RICHIAMO
DELL’ANTICO
EGITTO

«C iao Roberto, dopo tanti anni che ti rechi in Egitto, hai


lì un tuo luogo del cuore? Hai un tuo faraone preferi-
to? Immagino le ore a parlare con Zahi Hawass!»
Elisabetta Betti

C ara Elisabetta, tutto l’Egitto è


il mio posto del cuore! Ci torno
sempre con grande gioia, non so per-
ché ma mi ci trovo proprio bene tra
le piramidi e la sabbia del deserto,
tra le pareti con gli antichi geroglifici
e i resti della grande civiltà egizia.
In più, come tutti sanno, ho un amico
come Zahi Hawass a farmi da guida,
riconosciuto internazionalmente come
il più grande egittologo, e quello che
mi mostra è sempre eccezionale.
Insieme siamo saliti in cima alla gran-
de Piramide di Cheope, ed era vietato
da anni farlo, un’avventura che non
dimenticherò mai, un permesso specia-

92 | FREEDOM | GENNAIO 2022


arpos iuQ

le unico. Comunque sì, c’è un faraone faraone che conosciamo. Sono ancora Qui sopra, il sontuoso
che mi è rimasto nel cuore ed è la re- ben visibili le statue raffiguranti la re- complesso del Tempio
funerario di Hatshepsut.
gina Hatshepsut, il faraone donna, una gina con il volto scalfito, perché alla Nella pagina
figura da studiare per capire la sua sua morte si è voluto cancellare il suo precedente, Roberto
Giacobbo con Zahi
forza e la sua intelligenza, e non solo. ricordo. Non era facile per una donna Hawass di fronte alla
Hatshepsut ha vissuto anche una storia governare. Ma il tempo è galantuomo mummia della donna
d’amore con uno dei personaggi più e ha restituito ad Hatshepsut quello faraone in una foto
di qualche anno fa.
geniali dell’antico Egitto, l’architetto che era suo, cioè la fama ed il rispetto A fianco al titolo, una
e gran sacerdote Senmut, colui che ha del mondo. statua raffigurante
Hatshepsut.
progettato per la sua amata sovrana Mi sono emozionato quando con Zahi
una tomba speciale nel sito di Deir el- Hawass ho visto la sua mummia ancora
Bahari. Ancora oggi incanta chiunque in una cassa e poi notando che all’in-
si rechi a Luxor, cioè nell’antica Tebe, terno del vecchio Museo del Cairo le
per la sua modernità e le sue linee ri- statue della regina e di Senmut erano
gorose e armoniche allo stesso tempo. posizionate distanti, ma in modo da
Era figlia di Tuthmose I e sorellastra guardarsi ancora: è proprio vero che
ma anche moglie del giovane Tuthmo- l’amore supera i confini del tempo e
se II, e ha regnato proprio al suo po- vince su tutto. Capisci perché adoro
sto, prima che lui diventasse il grande l’antico Egitto?

FREEDOM | GENNAIO 2022 | 93


FREEDOM SOCIAL

FREEDOM FAN CLUB


Il Fan Club nasce nel 2007 come primo sito dedicato interamente alla
trasmissione Voyager e nel 2018 si aggiorna come Fan Club di Freedom,
seguendo la naturale evoluzione che da Stargate ha portato la divulgazione
a Voyager e infine al nuovo programma di Italia1: Freedom - oltre il confine.

Il Sacro Graal è un mito ma non


si sa mai, se come si crede era
nelle mani sicure dei Templari
allora tutto è possibile: chissà
che non si trovi proprio quando
non si cerca, scoprendo che
magari era stato per secoli sotto il
nostro naso?

94 | FREEDOM | GENNAIO 2022


Simona, sapessi che emozione scendere
fino in fondo a quel tunnel! Ne abbiamo
parlato anche in un numero precedente del
Magazine, la tomba di Seti I è magnifica
ma scendere è stata una vera avventura e
già diversi anni fa ce la siamo vista brutta
Zahi Hawass e io. Perché andare in giro
non è sempre facile, anzi. Non mostriamo tutto quello che ci accade, lo sapete,
ma se anche l’avatar non si fa vedere è perché con noi si rischia grosso! Scherzi a
parte, spero che si torni presto a viaggiare tutti in serenità e so bene che tu, come
molti altri, come prima meta sceglieresti l’Egitto!

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FREEDOM | GENNAIO 2022 | 95
Dal programma di divulgazione di Roberto Giacobbo su

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96 | FREEDOM | GENNAIO 2022


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