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www.accademia1953.it
È STATA FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI
ISTITUZIONE CULTURALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
L’ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA
ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA
CIVILTÀ TAVOLA
N. 248, APRILE 2013/ MENSILE, POSTE ITALIANE SPA, SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMMA 1 - DCB ROMA ISSN 1974-2681
S O M M A R I O
La copertina: particolare di “Funghi” (olio su tavola,1900-1905, dalla Pinacoteca Züst di Rancate) del pittore ticinese Adolfo Feragutti
Visconti (1850-1924), esposto nell’ambito della mostra “La libertà della pittura” a lui dedicata (resterà aperta fino al 16 giugno) presso il
Museo Civico Villa dei Cedri di Bellinzona (CH). La mostra rappresenta una delle tappe di un percorso espositivo che il Museo dedica al-
l’approfondimento e alla valorizzazione della pittura tra Ottocento e Novecento. Feragutti Visconti (divenuto cittadino italiano nel 1888)
è considerato uno dei maggiori artisti ticinesi attivi nel periodo a cavallo tra i due secoli e questa mostra antologica rappresenta uno
sguardo completo sulle sue straordinarie doti artistiche e sulla sua poetica. Attraverso una selezione di oltre ottanta opere (una trentina
venute alla luce di recente) è documentato con esempi di eccellenza l’intero percorso artistico del pittore, il cui spessore è evidente anche
in una serie di nature morte, di cui quella scelta per la nostra copertina è un esempio. In questo particolare genere uno dei soggetti prefe-
riti da Feragutti fu l’uva, tema iconografico che per almeno due decenni ricorrerà nella sua produzione in diverse versioni, tra cui spic-
cano “Uva per il vino santo” presentato nel 1887 a Venezia, e lo splendido dittico di “Uva bianca e “Uva nera” (entrambi in mostra).
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Venerdì 24 maggio
Arrivo dei partecipanti e sistemazione in hotel (Grand Hotel La Pace, Grand Hotel
Tamerici e Principe, Grande Hotel Croce di Malta, Grand Hotel Francia & Quirinale)
ore 16.00 Consiglio di Presidenza (2011-2013) al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 18.00 Consulta Accademica (2011-2013) al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 20.30 Cena di benvenuto di tradizione locale al Grand Hotel Tettuccio
(Viale Giuseppe Verdi 74 - Montecatini Terme)
Sabato 25 maggio
ore 8.00 Assemblea ordinaria dei Delegati (I convocazione) - Sala Congressi Teatro Imperiale
(Piazza D’Azeglio, 5 - Montecatini Terme)
ore 9.00 Assemblea ordinaria dei Delegati (II convocazione) - elezione organi istituzionali:
Presidente, Consulta Accademica, Collegio dei Probiviri, Collegio dei Revisori dei Conti
ore 11.30 Coffee break
ore 12.00 Consulta Accademica (2013-2015) - elezione Consiglio di Presidenza
al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 12.30 Consiglio di Presidenza al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 13.00 Colazione di lavoro a buffet al Gran Hotel Tamerici e Principe
ore 16.30 XXIII Convegno Internazionale sulla Civiltà della Tavola “La Scienza in cucina e
l’Arte di mangiar bene nel nuovo millennio” - Sala Congressi Teatro Imperiale
ore 20.30 Cena di gala in onore del Presidente al Grand Hotel La Pace (cravatta nera o abito scuro)
ore 9.30 Partenza in pullman per visita guidata della città di Lucca
ore 13.00 Colazione di lavoro a buffet al Gran Hotel Tamerici e Principe
ore 16.30 XXIII Convegno Internazionale sulla Civiltà della Tavola
Domenica 26 maggio
• Grand Hotel La Pace***** - Via della Torretta, 1 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 9240
• Grand Hotel Tamerici e Principe**** - Viale IV Novembre, 2 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 71041
• Grande Hotel Croce di Malta**** - Viale IV Novembre, 18 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 9201
• Grand Hotel Francia & Quirinale**** - Viale IV Novembre 77 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 70271
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Paura di cibo
DI GIOVANNI BALLARINI na sera di tanti secoli fa, per non parlare del vino e di tante
Presidente dell’Accademia
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come il nostro, dobbiamo avere mobili davanti alla televisione o in delle reali condizioni alimentari do-
paura dei cibi sani mangiati in ec- automobile, più movimento fisico e vrebbe riportarci ad una tavola luo-
cesso, che ingrassano, soprattutto un poco di fame, risolverebbero go non di paura, ma di fiducia, leti-
chi non si muove a sufficienza. Un molti problemi! zia, festosità e gioia.
ritorno a ricette e stili alimentari Come Accademici, una migliore GIOVANNI BALLARINI
più sobri, meno tempo speso im- conoscenza delle nostre tradizioni e See English text page 78
DI PAOLO PETRONI
IL NOSTRO RAGÙ
INCIAMPA IN UN CAVALLO
iù le leggi ci proteggono, più le etichette ci infor- prezzo, anche perché, specialmente in alcuni paesi, vie-
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Dell’insalata
DI RENZO PELLATI Vecchio). I condimenti erano diversi, nel dire che, oggi, lo stile di vita che
Accademico di Torino ma predominava il famoso garum stiamo praticando ci obbliga a dedi-
che oggi nessuno vorrebbe ripropor- care alla provvista dei cibi e alla cu-
re dato che era ottenuto dai visceri cina un tempo sempre minore. Il la-
Oggi siamo primi in Europa di pesce (sardine, sgombri) lasciati voro fuori casa riduce la presenza di
nella produzione fermentare al sole, cosparsi di sale e donne e uomini ai fornelli, e sono in
di vino vecchio. I Romani apprezza- aumento i single, le famiglie mono-
di insalate di IV gamma. vano anche l’agresto che era un li- nucleo, per cui è ovvio che l’indu-
quido di sapore acido ottenuto dal stria offra soluzioni pratiche ai pro-
succo di uva acerba. blemi quotidiani. I supermercati oggi
Nel periodo rinascimentale e nei vendono sotto private label circa il
secoli successivi, i ricettari dei grandi 70% degli ortaggi pronti al consumo.
cuochi davano consigli più adatti ai E tra questi, ci sono le insalate di IV
nostri gusti. Cito Bartolomeo Scappi gamma, nella cui produzione (chi
detto il Platina, Cristoforo di Messi- l’avrebbe detto?) siamo primi in Eu-
sbugo, Vincenzo Corrado. Ricordo ropa e, in campo mondiale, in terza
anche il modenese Giacomo Castel- posizione dopo la Cina e gli USA.
vetro, costretto a vivere in Inghilterra Un successo forse poco stimato, in
per non finire nelle reti dell’Inquisi- confronto alle eccellenze dei prodot-
zione romana, che raccomandava ti alimentari italiani ormai conosciuti
“un’accurata pulizia delle foglie verdi e apprezzati (e anche contraffatti) in
e l’utilizzo dell’olio in abbondanza, tutto il mondo, ma per il quale biso-
con poco aceto, sale e poco pepe, gna dire grazie alle ricerche compiu-
per non fare come i tedeschi e altre te dalla nostra agricoltura. Dice infat-
e insalate a foglia verde, sem- straniere generazioni le quali, ap- ti la prof.ssa Ludovica Gullino, di
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ricostituente perché ricco di sostan- nendo “vinum a vi deducitur” un le avvertenze di evitare gli abusi,
ze nutritive. D’altra parte, oltre alla qualcosa cioè che costituisce la for- nello stesso tempo il vino viene
Scuola Medica Salernitane, fin dai za e migliora la mente. A sua volta, consigliato (a piccole dosi) come
tempi più remoti, il vino ha avuto il naturalista del II secolo, Aulo Cor- stimolante, rasserenante, digestivo,
un grande rilievo sociale, tanto che nelio Celso, nel suo trattato “De conciliante il riposo, e anche come
si riteneva fosse protetto dalle divi- Medicina”, considerava utile il vino preventivo delle malattie cardiocir-
nità: Osiride in Egitto, Dioniso in nella cura dell’emicrania, mentre colatorie.
Grecia, Saturno nelle civiltà italiche, Plinio il Vecchio lo definiva “salu- Nel complesso, possiamo quindi
Bacco a Roma. In esso si vedeva un berrimum” in quanto da esso trae- rileggere e seguire con interesse
mezzo di sostentamento e di benes- vano giovamento le forze, il sangue quanto ci suggeriva, un millennio
sere, ma soprattutto un dono di e il colorito degli uomini. Galeno addietro, la Scuola Medica Salernita-
Dio, tema che ricorre in tutte le cul- infine, cita nelle sue ricette trecento na, che considerava il vino anche
ture e le civiltà mediterranee. Ricor- volte l’uso del vino per diverse indi- utile e distintivo della specie uma-
diamo, tra gli altri, Cicerone, il qua- cazioni terapeutiche, tra cui il medi- na: “Vinum bibant homines, anima-
le teneva il vino in buona conside- camento delle ferite. lia cetera fontes”, cioè “bevano il vi-
razione tanto che faceva derivare il Molti di questi aspetti sono stati no gli uomini e lascino l’acqua agli
termine vinum dalla stessa radice di ripresi ancora oggi dagli studiosi, e animali”.
vir (uomo) e di vis (forza), soste- così, mentre giustamente si ripetono See International Summary page 78
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va e gli stuzzicava l’appetito: si trat- buon fine, perché Costanza aveva come l’uomo abbia potuto concepire
tava del garofolato. come unico desiderio quello di spo- l’idea di coltivare la terra, qui ove i
Ebbe molti amici, ma in particolare sarsi, per cui Goethe si trovò costret- campi producono tutto, ove si pos-
è da ricordare, come compagno di to a ritirarsi. Fu molto dispiaciuto di sono ottenere da tre a cinque raccol-
allegrezze, il pittore Tischbein. Fre- aver dovuto rinunciare alla bella fan- ti all’anno... è in questo paese sol-
quentava volentieri i caffè e le pa- ciulla. Prima di partire per Napoli, tanto che arrivo a comprendere e a
sticcerie romane dove gustava i dolci donò a Costanza un anello come re- spiegare taluni fenomeni della natu-
caratteristici con golosità e dove si galo d’addio. ra... a Roma si studia volentieri, ma
faceva preparare la sua amata cioc- Ma l’amore che suscitò nel poeta qui si ha voglia di vivere...” perché
colata calda o gelata, di cui era tedesco Faustina, fu travolgente. Di la gente è occupata a “godere di tutti
ghiotto; nella sua borsa da viaggio lei si innamorò intensamente. È ri- i piaceri della vita”.
ne conservava sempre alcune tavo- masta una lettera, senza intestazione Il massimo divertimento per Goe-
lette da poter utilizzare quando lo e senza firma, ma è una lettera the era quando, camminando per la
desiderava. Abitando in un apparta- d’amore struggente. La fanciulla lo città, poteva assistere a scene inimi-
mento a via dei Condotti, frequenta- amava appassionatamente come lui tabili di gente che cantava, ballava,
va spesso le trattorie di quella strada aveva sempre sognato. La conobbe assisteva al teatro di Pulcinella, dove
e, in modo particolare, “il Lepre”, la alla fine del 1787. Era una popolana tutte le mercanzie erano esposte sul-
più spaziosa, che offriva una rasse- di umili origini, che sapeva appena le bancarelle, in un tripudio di ver-
gna notevole di piatti, fra i quali i scrivere e faceva tanti errori di orto- dure e frutti d’ogni tipo.
maccaroni al sugo, i suoi preferiti, le grafia, ma il suo amore era sincero, Per San Giuseppe, i protagonisti
minestre, il farricello, le “cocuzzole amava il “Signor Filippo” e di lui dei vicoli erano i friggitori di ciam-
ripiene”, cioè le zucchine, le cipolle non sapeva null’altro. Il poeta ricam- belle. Come in un balletto, davanti a
fritte, il cinghiale, la lepre, il porco- biò questo amore che segnò profon- grandi padelle “uno faceva la pasta,
spino e altra cacciagione. damente la sua vita. Pianse per lei a l’altro le dava la forma e un terzo la
Nel 1786 Goethe arrivò in diligen- lungo quando seppe di dover torna- gettava nell’olio bollente” e, con ge-
za a Ponte Milvio. Quando i ponte- re in Germania. Di certo avrà com- stualità e simpatia inimitabili, offriva
mollesi lo videro comparire, alto, posto i bellissimi versi delle “Elegie ai clienti le ciambelle profumate
bello, elegante, subito lo accolsero romane”, avendo nel cuore la bella “sulla punta della forchetta”.
con cordialità e deferenza, chiaman- Faustina. Ma lo spettacolo che lo aveva sor-
dolo “l’Apollo del Nord”. Goethe re- La serenità e l’allegria che traspaio- preso e colpito in particolare, era
stò colpito dagli usi di questa contra- no dalle carte ritrovate a Weimar dal- stato l’assistere, in una modesta casa
da romana, così particolare e ricca di lo Zoppieri fanno piacere e ci dilet- dove era stato ospitato con semplici-
antiche tradizioni. Frequentò le sue tano, ma quello che meraviglia è co- tà, alla lavorazione delle paste, lavo-
osterie gustando con piacere le pie- me nel “Viaggio in Italia”, pur aman- rate nella “camera dei vermicelli” e
tanze che gli offrivano, come le co- do Roma con reverenza e struggi- poi esposte fuori, sulle strade, ad
stolette d’abbacchio a scottadito, le mento per la sua storia, le sue forme asciugare, e di vedere con quanta
focacce biscottate, le impareggiabili d’arte, la sua cultura, per essere una maestria le abili mani delle fanciulle
minestre di verdura, la coratella città cosmopolita, Goethe non abbia trasformavano i vermicelli in manu-
d’abbacchio. evidenziato con maggiore forza alcu- fatti a forma di lumaca. Tutti mangia-
Fu attirato dalla simpatia della gen- ni aspetti legati al quotidiano e al vano la pasta a Napoli, anche i mo-
te e si lasciò affascinare dagli occhi suo vissuto come, invece, era acca- nelli sulle strade, condita con il solo
della bella Maddalena, con la quale duto quando aveva affrontato Napoli formaggio.
visse un’appassionata storia d’amore. e la sua gente. I momenti e gli episodi legati al ci-
Dell’intensa vita romana di Goethe In questa città, come ci illustra con bo vissuti a Napoli dal poeta sono
parla anche una serie di documenti grande dovizia di particolari il “Viag- tanto numerosi che non è possibile
che raccontano i suoi amori segreti gio in Italia”, si abbandona alla de- qui ricordarli tutti, ma non si posso-
per alcune belle donne romane. Una scrizione della vita, della bellezza no dimenticare i venditori ambulanti
era la ventunenne figlia di un oste delle donne, attraenti e sensuali, del- che, pur nella loro povertà, con i lo-
tedesco, Costanza Roesler. L’aveva la vivacità del popolo napoletano, ro panieri pieni di frutta, acqua, o
conosciuta vicino a casa sua, nel- della fertilità della terra, così simile a con pasta, biscotti, limoni, dolciumi
l’osteria paterna di via dei Condotti, un Eden meraviglioso. La sirena Par- riuscivano a trasmettere allegria: “si
nel gennaio del 1787. La ragazza era tenope, dal mare di quel golfo in- direbbe che ciascuno voglia prender
molto bella, ma analfabeta, una par- cantevole circondato da vulcani e parte... alla gran festa del godere che
ticolarità che non gli impedì di amar- dolci colline, lo aveva colpito al cuo- a Napoli si celebra tutti i giorni”.
la. Fu un amore che non andò a re: “È qui che si può comprendere See International Summary page 78
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Agli e cipolle
DI NICOLA BARBERA ppartengono alla famiglia quello rosso-vinoso ha sapore ancor
Accademico di Milano Duomo
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Il versatile radicchio
DI FILOMENA FURNO l radicchio, un tempo cibo delle pagna splendidamente. Ne esistono
Accademica della Penisola Sorrentina
“Come il riso,
I classi più povere, è oggi alimento
celebrato dai grandi chef come
protagonista di piatti particolarmen-
due varianti: il precoce, dal cespo
allungato e dalle foglie serrate (che
si raccoglie da inizio settembre, ca-
te raffinati. L’ottenimento del mar- ratterizzato da un sapore tendenzial-
nasce dall’acqua chio Igp e, soprattutto, la riscoperta mente dolce) e quello tardivo, che
della bontà e degli svariati utilizzi di ha foglie strette dal colore rossastro,
ma muore nel vino”. questo ortaggio hanno fatto salire in con nervatura centrale di un bianco
modo sensibile la produzione e la brillante che occupa la maggior par-
vendita di alcune sue varietà. te della foglia (che si raccoglie da
Il radicchio (Cichorium intybus) novembre in poi e possiede quel re-
appartiene alla famiglia delle Com- trogusto amarognolo particolare).
posite (gruppo delle cicorie) ed è Il radicchio di Castelfranco Veneto
reperibile in una gamma cromatica Igp ha invece forma più tondeggian-
che varia dalle numerose gradazioni te, foglie ondulate, tinte di un bel
del rosso ai diversi toni del verde; giallo crema e variegate di viola-ros-
ha tantissime forme: dalla più ton- sastro. Altrettanto pregiato e delicato
deggiante alla conica o a quella con al palato, la sua origine si deve a un
foglie frastagliate ai bordi. Ortaggio incrocio di successo tra il trevigiano
tipicamente invernale (diffuso da ot- e la scarola.
tobre a marzo), è disponibile sul Anche il radicchio rosso di Verona
mercato anche nella tipologia estiva. ha foglie di colore rosso scuro acce-
Il radicchio di Treviso (o trevigia- so, che si presentano compatte, con
no), Igp dal 1996, è una delle varie- nervatura bianca centrale. Il radic-
tà più conosciute; è coltivato nelle chio rosso di Chioggia, decisamente
province di Treviso, Padova e Vene- il più coltivato, ha forma tondeg-
zia. Per il suo colore rosso scuro giante, leggermente schiacciata al-
viene associato all’aspetto dei vini ti- l’apice; le foglie rosse sono più lar-
pici del suo territorio, cui si accom- ghe rispetto a quello di Verona, tan-
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I capuzi garbi
C crauti o sauerkraut? Appella-
tivi che cambiano a seconda
dei tempi e dei territori ma loro, i
Bartolomeo Scappi nel suo “Opera”
del 1570, sotto la voce “Per far mi-
nestra di cauli cappucci stati in sa-
crauti, rimangono sempre, in ogni le”. Si legge: “…cauli cappucci sala-
costituiscono il principale luogo, degli ottimi ortaggi che ben ti con salimora in uasi di terra o di
accompagnano alcuni piatti della legno… si lavano in più acque…et
ingrediente della jota, tradizione e ne esaltano il sapore. I si fanno perlessare con acqua sem-
la più tipica minestra crauti sono i cavoli cappuccio sotto- plice…et faccianosi cuocere in bro-
posti ad un metodo naturale di aci- do di carne di uaccina grassa, spi-
della tradizione triestina. dificazione, sauerkraut nei paesi di goli di aglio ammaccati… Si posso-
lingua tedesca, dove il consumo è no ancho soffriggere con lo strutto
da sempre molto radicato. In Italia liquefatto… et si serueno con pepe,
sono più diffusi nelle regioni confi- et fior di finocchio sopra”.
nanti con quelle terre, soprattutto Pellegrino Artusi nel suo “La
Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Scienza in cucina e l’Arte di man-
Giulia. giar bene”, siamo nel 1891, riporta
Privati del torsolo e delle foglie due ricette di “sauer-kraut”. I cavoli
esterne più dure, vanno tagliati a li- non sono però sottoposti a fermen-
starelle sottili e deposti a strati, al- tazione ma trattati soltanto con
ternati a sale grosso, in appositi “aceto forte”, e l’autore, corretta-
contenitori, con l’eventuale aggiun- mente, premette: “non è questo il
ta di aromi, quali semi di cumino, vero sauer-kraut, il quale bisogna
bacche di ginepro, pepe in grani e lasciar fare ai tedeschi: è una palli-
foglie di alloro. Ben pressati, posti da imitazione di quello, che però
sotto peso e rinchiusi, vanno incon- non riesce sgradevole come contor-
tro a macerazione e ad un processo no ai coteghini, agli zamponi ed an-
di fermentazione lattica, con pro- che al lesso comune”.
gressiva acidificazione dell’ambien- Katharina Prato, austriaca, nata a
te, che permette una lunga conser- Graz, alla fine dell’Ottocento pub-
vazione del prodotto e gli conferi- blica “Die Suddeutsche Kuche”, ve-
sce il particolare sapore aspro e de- ro compendio della cucina mitteleu-
ciso. Come riportato da alcuni auto- ropea di quei tempi, tradotto in ita-
ri, sembra che questo tipo di cibo liano, a cura della triestina Ottilia
fosse conosciuto già dagli antichi Visconti Apartnik, nel 1891. Nel ca-
Romani, che usavano portarlo, con- pitolo “Ortaggi e Legumi” si ritrova-
servato in anfore, nelle loro campa- no svariate preparazioni di cavolo
gne militari. cappuccio: oltre ai tradizionali sa-
Lo scrittore e gastronomo triestino uerkraut (che nelle prime edizioni
Cesare Fonda ritiene che i “chauoli italiane vengono chiamati “salcrau-
gretti”, citati da Cristoforo da Messi- te” e in quelle più recenti “cappucci
sbugo in “Banchetti Composizioni garbi”), cotti a lungo nel grasso fu-
di Vivande e Apparecchio Genera- mante, con aggiunta di brodo e alla
le”, stampato nel 1549, possano es- fine di un po’ di farina, ci sono i ca-
sere proprio gli odierni cavoli cap- voli cappucci “in garbura”, lasciati
puccio acidi. La prima ricetta com- riposare per un’ora sotto sale, aceto
pleta, riportata in un testo italiano, e cumino prima di essere cotti;
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Ricorre il centocinquantesimo
Q briele D’Annunzio quando si
trovava davanti ad una ricca
tavola imbandita, con pietanze di
dubbio valore, di invincibile sedutto-
re e di estimatore nei riguardi di tutti
i piaceri della vita, compresa la cuci-
qualità che lo invitavano ad annota- na genuina della sua terra natìa,
anniversario della nascita re alcuni pensieri su piccoli fogli di quell’Abruzzo tanto amato ed esalta-
carta, apprezzando così “l’arte della to nella sua poesia (“Ah, perché non
del poeta che amava dire: cucina”, come amava chiamarla. son io co’ i miei pastori?”).
“La finezza dei cibi Il centocinquantesimo anniversario Scritti e testimonianze dell’epoca
dalla nascita del grande poeta, che mostrano due aspetti del poeta pe-
aiuta l’armonia mentale”. cade quest’anno, è l’occasione per scarese a tavola, quello di inesauri-
mostre, conferenze, libri e filmati da bile ghiotto e quello di grande di-
proporre sia nella sua città natale, giunatore. Ebbene, D’Annunzio si
Pescara, sia nei luoghi a lui cari. A riconosceva in ambedue gli aspetti:
Biella, nel Fondo Fondazione Fami- apprezzava e ricordava, con strug-
glia Caraccio a Città Studi, è conser- gente nostalgia, la cara cucina re-
vata un’importante collezione del- gionale della sua mamma, donna
l’opera omnia dello scrittore, e la cit- Luisa de Benedictis, ma aveva im-
tà lo ricorderà attraverso una serie di parato anche ad effettuare regolar-
manifestazioni. D’Annunzio, perso- mente, ogni mese, un digiuno di 48
naggio spesso e volutamente un po’ ore (e spesso anche di più), tanto
ignorato, considerato fuori moda, di da meravigliare i suoi medici, che
personalità complessa, vissuto in un lo seguivano per disturbi allo sto-
periodo politicamente difficile, è sta- maco, per l’inaspetattata resistenza
to recentemente riscoperto in tutti i e metodicità. “Noi in Abruzzo ci cu-
suoi vari aspetti: da quello di poeta riamo così - ripeteva loro con con-
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I N O S T R I C O N V E G N I
Giovani in cucina
DI GIOVANNA MORETTI zione. Ma l’alimentazione non è solo Romagnoli, hanno riassunto le loro
Delegata di Arezzo scienza, bensì anche cultura, storia, esperienze nell’alimentazione dei fi-
conservazione del paesaggio, e le gli, prima, e poi dei nipoti.
future generazioni non devono per- All’incontro erano presenti anche
Convegno e prove pratiche dere questi tesori: è per questo che pubbliche autorità come il presiden-
sull’educazione alimentare. l’Accademia, come in questo incon- te della Provincia di Arezzo Roberto
tro, assume il compito di testimonia- Vasai, il consigliere regionale Vin-
re e tutelare le ricchezze delle nostre cenzo Ceccarelli e l’assessore ai ser-
tradizioni alimentari. vizi sociali del Comune di Arezzo
Per i ragazzi, manipolare il cibo, Lucia De Robertis, che non hanno
preparare una ricetta sono occasioni mancato di esprimere il loro apprez-
per farli sentire protagonisti del loro zamento e la loro approvazione per
stesso percorso educativo su queste una iniziativa che permette così be-
tradizioni alimentari, e l’esperienza, ne di sposare la grande tradizione
che li ha coinvolti in questa manife- alimentare toscana con le esigenze
stazione, si prefiggeva di aiutare i di un comportamento alimentare in
giovani a non dimenticare e, se pos- costante mutamento. Le istituzioni
sibile, a riappropriarsi di sapori e sono molto attente alla promozione
profumi di una cucina spesso annul- dei prodotti agroalimentari del terri-
lata dai fast food e junk food. torio presso i giovani fin dalla più
L’incontro è stato introdotto dalla tenera età. I ragazzi che hanno par-
Delegata di Arezzo Giovanna Moret- tecipato alle prove di cucina hanno
ti, che si è soffermata sulle finalità potuto sperimentare la grande quali-
del convegno e ha poi presentato i tà e il fascino dei piatti della tradi-
n interessante evento, dedica- relatori: l’Accademico Alfredo Pelle, zione toscana, come la pappa al po-
U to all’educazione alimentare,
è stato organizzato, a Villa Se-
veri, dalla Delegazione di Arezzo e
Direttore del Centro Studi della To-
scana, che, oltre ad aver parlato del-
le finalità dell’Accademia, ha riporta-
modoro, i crostini neri, gli gnocchi
di patate, che ad Arezzo vengono
chiamati “topini”, e scoprire, per
dall’associazione MAngiaeGioca. Nel to interessanti esperienze di vita. La esempio, la differenza che corre fra
corso della manifestazione si sono nutrizionista dott.ssa Lia Rossi Pro- polpette e hamburger. Tutte cose le-
svolti un convegno sul tema “I gio- speri ha parlato dell’importanza di gate alla storia del territorio, che i
vani e le tradizioni della cucina ita- far conoscere ai giovani le nostre nostri giovani hanno certamente bi-
liana”, dove si trattava delle abitudini tradizioni alimentari in funzione de- sogno di conoscere.
alimentari dei ragazzi e del compito gli odierni stili di vita. La prof.ssa Ti- La giornata si è conclusa con la
dell’Accademia di sensibilizzarli a ziana Fazi, docente di scienze e ma- degustazione, da parte di genitori,
non perdere di vista le nostre tradi- tematica alla scuola primaria di II parenti e partecipanti al convegno,
zioni, e alcune prove pratiche di cu- grado “Vasari”, ha riportato uno stu- dei piatti cucinati dai 28 ragazzi e ra-
cina rivolte agli alunni della II A dio statistico sulle abitudini alimenta- gazze della II media, coadiuvati da
dell’Istituto Comprensivo “Francesco ri della sua classe, mentre la dott.ssa membri dell’Associazione Cuochi di
Severi”. Obiettivo del convegno è Giovanna Municchi, pediatra ed en- Arezzo e dal loro presidente, Rober-
stato stabilire un filo conduttore tra docrinologa dell’Università di Siena, to Lodovichi.
le nostre tradizioni alimentari e lo ha focalizzato l’importanza della La manifestazione ha riscosso
stile di vita odierno. malnutrizione e dell’obesità infantile grande successo, tanto che molte
La scienza dell’alimentazione ci nella popolazione europea e in scuole e tanti genitori hanno chiesto
può aiutare a valorizzare il cibo di quella italiana in particolare. Due di poter ripetere questa esperienza
ieri e a rivisitarlo in base alle nuove nonni, il Vice Delegato di Arezzo unica anche l’anno prossimo.
acquisizioni scientifiche sulla nutri- Osvaldo Miliani e la signora Roberta See International Summary page 78
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I N O S T R I C O N V E G N I
Alimentazione consapevole
DIMARCO DALLA ROSA per l’Enogastronomia e l’ospitalità trizionale degli alimenti oltre le co-
Accademico di Cesena alberghiera “Severo Savioli” di Ric- noscenze generali: funzionalità de-
cione. La prof.ssa Bacchini ha sot- gli alimenti e moderna valutazione
tolineato la necessità di richiamare i delle densità nutrizionali”), ha pre-
Tematiche nutrizionali, giovani a un “protagonismo attivo” sentato le moderne cognizioni su
rapporto tra giovani e cibo, nei confronti del rapporto con il ci- macro e micronutrienti e ha intro-
bo, promuovendo atteggiamenti dotto il concetto di densità nutri-
ristorazione di qualità, positivi sul piano della conoscenza zionale.
tecnologie alimentari, del sé, della responsabilità nelle re- I macronutrienti hanno in comune
lazioni interpersonali, della conqui- la caratteristica di poter essere tra-
i principali argomenti sta di una propria autonomia. In tal sformati in energia, pertanto la
del convegno. senso, è possibile affrontare le te- “densità energetica” di un alimento
matiche alimentari partendo dal- (ossia il suo contenuto energetico
l’esperienza dei bambini e dei ra- in termini di calorie che si ottengo-
gazzi, dal cibo reale, da loro prepa- no dall’ossidazione dell’alimento
rato, gustato e consumato con il stesso) viene ricavata con un sem-
piacere e con l’attenzione che meri- plice calcolo matematico, che molti-
ta, attraverso l’uso degli organi di plica la quantità del macronutriente
senso. Tale approccio sensoriale presente per il suo valore calorico
non intende contrapporsi all’educa- biologico. Tale valore, peraltro, è
zione nutrizionale, i cui termini ri- puramente teorico, poiché si basa
sultano a volte “virtuali”, soprattut- su digestione, assorbimento e ossi-
to per i bambini, poiché lontani dai dazione dei nutrienti presenti nel-
loro bisogni e desideri. l’alimento, che in realtà non si rag-
lla presenza del Presidente Attraverso un instant video, realiz- giungono mai.
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I N O S T R I C O N V E G N I
oltre al conosciuto ruolo fisiologico, senza di tale intervento, per la pri- traverso un percorso sintetico sul-
viene oggi ascritta un’azione più ma volta negli ultimi cent’anni, le l’origine del legame tra alimenti,
preventiva, che necessita del rag- generazioni future rischieranno di consumi e tecnologie di conserva-
giungimento di determinate concen- avere un’aspettativa di vita inferiore zione e trasformazione, iniziando a
trazioni del nutriente stesso nel no- a quella dei loro genitori. discriminare tra consumi di prodotti
stro organismo. Si è passati, quindi, all’interessan- industriali, consumo di pasti fuori
Nella terza relazione, di taglio più te intervento di un grande giovane casa, e consumi domestici. Sono
medico, il dott. Alberto Marsciani chef, ex allievo del già citato Istitu- state illustrate brevemente le tecno-
(“L’alimentazione in età pediatrica”), to Savioli di Riccione, Stefano Ciotti logie sviluppate in campo commer-
Direttore della UO Pediatria del- (“La testimonianza della ristorazione ciale, con la nascita dell’industria
l’Ospedale Infermi di Rimini, ha pre- di qualità”), che ha illustrato il suo alimentare conserviera, con l’inven-
sentato il rapporto tra giovani e cibo approccio creativo nell’interpreta- zione dell’“appertizzazione” (da Ni-
e ha evidenziato come sia necessario zione della cucina tradizionale e dei colas Appert) all’inizio del XIX se-
saper valutare lo stato nutrizionale piatti della cultura gastronomica lo- colo, e le scoperte, in campo micro-
nel periodo infantile, confrontando i cale e nazionale, a partire dalla vi- biologico, di Luis Pasteur.
dati auxologici del soggetto con gli sione personale della pizza. Queste tecnologie sono state in-
standard di riferimento, per età e Lo chef Ciotti, stellato Michelin e trodotte, nella pratica comune, alla
provenienza geografica. membro di “Chef to chef emiliaro- fine di quel secolo, con la diffusio-
In tal modo è possibile distinguere magnacuochi”, ha presentato alcune ne di alcune tecniche di conserva-
il giovane in buono stato nutriziona- sue preparazioni gastronomiche al- zione e poi dell’elettricità. Al con-
le da quello in condizioni di carenza l’insegna della genuinità. Ha parlato trario, alcuni prodotti della tradizio-
o eccesso nutrizionale, e conseguen- anche del locale “Urbino dei laghi ne hanno sviluppato tecniche di
temente intervenire tempestivamen- ristorante e naturalmente pizza”, preparazione e trasformazione nel
te, in ipotesi di alterazione dei para- nell’oasi faunistica de “La Badia”, ai corso di secoli, in modo empirico,
metri di normalità. piedi di Urbino, interessato da un senza ricorrere a tecnologie partico-
Tra le condizioni patologiche importante progetto di ristorazione lari che non fossero le cotture a
maggiormente influenzate da errori all’insegna del biologico e dell’eco- fiamma viva, l’affumicatura, la disi-
nutrizionali, è stata sottolineata sostenibilità, all’interno del quale è dratazione al sole, la salagione,
l’obesità infantile, che, per frequen- presente un orto botanico che per- l’uso di zuccheri e le fermentazioni
za e livello, rappresenta una vera e mette allo chef l’utilizzo di erbe e naturali o guidate, peraltro svilup-
propria emergenza sanitaria, in gra- vegetali locali, biologici e adatti alle pando spesso particolarità gastrono-
do di influenzare negativamente e preparazioni gastronomiche, nel ri- miche e sensoriali ottimali.
pesantemente il benessere nelle spetto dell’ambiente e della stagio- Al termine delle relazioni, ha pre-
epoche successive della vita. È ne- nalità. so la parola il Presidente Giovanni
cessario mettere in atto tutte le stra- Infine, è intervenuto il moderato- Ballarini, congratulandosi con gli
tegie di educazione alimentare, ri- re del convegno, l’Accademico di organizzatori del convegno, ben
volte alla popolazione pediatrica, al Cesena Marco Dalla Rosa, docente congegnato e riuscito, e sottolinean-
fine di prevenire tale fenomeno e, di Tecnologie alimentari del Cam- do come l’attività dell’Accademia
ove già presente, intervenire con pus di Cesena dell’Alma Mater Stu- consolidi, con iniziative come que-
strumenti di cura efficaci. diorum Università di Bologna (“Co- sta, la sua presenza nei territori in
Un’altra emergenza sanitaria, pre- noscere gli alimenti, l’origine, le cui opera. Ciò al fine anche di testi-
sentata dal relatore e collegata alla trasformazioni casalinghe e indu- moniare l’impegno continuo per la
nutrizione, è quella legata ai distur- striali”). salvaguardia di prodotti locali di
bi del comportamento alimentare Il relatore ha illustrato, anche uti- pregio e delle eccellenti capacità
nella popolazione giovanile, con in- lizzando immagini e grafici, come della gastronomia italiana, ma an-
sorgenza in età sempre minore. l’educazione alimentare di giovani e che per veicolare conoscenze e in-
Un corretto approccio a questo adulti passi pure attraverso la cono- dirizzi sui comportamenti alimenta-
problema - ha sottolineato il dott. scenza delle tecnologie di lavora- ri, in ambito sia accademico sia civi-
Marsciani - richiede un intervento zione e trasformazione e dell’origi- le, per lo sviluppo (e per certi versi
multidisciplinare, che preveda il ne degli alimenti, per non creare il recupero) di un’alimentazione più
coinvolgimento di pediatri, nutrizio- inutili allarmismi o pregiudizi e po- corretta in funzione degli stili di vita
nisti, dietisti, psicologi e psichiatri, ter dare, invece, una valutazione e delle più moderne evidenze
individuando strategie efficaci in obiettiva degli alimenti offerti dal si- scientifiche.
grado di arrestare il progressivo in- stema distributivo. MARCO DALLA ROSA
cremento di queste patologie. In as- Ha condotto, inoltre, la platea at- See International Summary page 78
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C U L T U R A & R I C E R C A
Il mirto e l’alloro
DI LUIGI ALTOBELLA loro che, nascondendolo, lo sottras- molto usate nell’area mediterranea
Delegato di Foggia-Lucera sero ad un destino tragico. Ebbene, per insaporire piatti di carne e pesce;
cosa voleva dire Orazio con questo inoltre, con esse, si possono realizza-
racconto? Poiché il mirto e l’alloro re ottimi liquori che, soprattutto in
Simbolo di fecondità, l’uno, sono rispettivamente le piante del- Sardegna, vengono tuttora preparati
ispiratore della poesia, l’altro. l’amore e della poesia, il poeta vole- nelle case in maniera tradizionale.
va certamente ricordarci che a salva- Degno di interesse è anche l’alloro
re la nostra vita possono essere solo, o lauro, di antichissima memoria.
appunto, la poesia e l’amore. Nell’antica Grecia, in principio, era
Il mirto, in quell’epoca, era già la la luna la fonte della poesia, ma con
pianta di Afrodite. Esisteva nel territo- l’avvento del culto di Apollo, giunto
rio di Roma già dai tempi della sua dall’isola di Delo, la funzione di su-
fondazione, tant’è vero che Plinio premo ispiratore della poesia passò a
scrive: “la tradizione dice che i Roma- questo dio solare, il quale divenne
ni e i Sabini, dopo la battaglia causata maestro delle Muse che, secondo
dal rapimento delle vergini, deposte Esiodo, tenevano in mano un ramo-
le armi, si purificarono con rami di scello di alloro. Nell’antica Roma,
mirto”. Simbolo di fecondità, corona- questa pianta rappresentava anche il
va gli sposi durante il banchetto nu- simbolo della vittoria. I generali vitto-
ziale augurando loro una vita ricca di riosi si facevano precedere in città da
affetti. Questa sua valenza si riscon- messaggeri che portavano in Campi-
trava anche nei canti e nelle tradizio- doglio alcuni ramoscelli di alloro de-
ni popolari che la consideravano la positandoli sulle ginocchia di Giove.
pianta afrodisiaca per eccellenza. In Poi gli stessi generali giungevano in
l grande poeta latino Orazio Flac- realtà questa pianta arbustiva, sem- trionfo con la fronte ornata di lauro.
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Cioccolato termoresistente
DI GIANCARLO BURRI ome è noto, la bontà di una debole, da quando (passando dal
Accademico di Padova
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C U L T U R A & R I C E R C A
CUCINA DI MONTAGNA
Lunghi inverni gelidi, intere vallate isolate per mesi portante anche nella farmacopea popolare: era un
durante l’inverno, collegamenti stradali esigui e dif- rimedio utilizzato per tutti i problemi dei bambini, e
ficoltosi: sono questi alcuni degli ingredienti che per veniva impiegato per sconfiggere la depressione e in
secoli hanno fatto delle montagne un universo a sé caso di indigestioni, malattie della pelle e dolori alle
stante, dove tradizioni e usanze sono state gelosa- orecchie.
mente custodite e tramandate di generazione in ge- Importante è anche la lavorazione delle diverse fa-
nerazione, soprattutto in cucina. Quando era l’orgo- rine presenti in montagna. Nel Medioevo, la pasta
glio a trasformare la povertà in semplicità, parola di acqua e farina dei Romani inizia a prendere for-
d’ordine per capire e apprezzare ciò che in monta- me differenti: lunga, stretta, forata o perfino ripie-
gna, forse più che in altre zone, è lo specchio fedele na. È in questo momento che vedono la luce forme
della storia di un popolo: la gastronomia. Ad esem- più piccole di pasta, come i tortelli, il cui ripieno era
pio, l’orzo del Trentino-Alto Adige era conosciuto e costituito da un impasto chiamato spesso “raviolo”,
apprezzato già in epoca rinascimentale. Bartolomeo forse perché inizialmente era preparato con ricotta
Scappi ne parla nel suo libro, dicendo: “si ha da sa- e foglie di rapa (detta “rabiola” nel Medioevo). I due
pere che in Roma si porta certo orzo di terra tedesca termini “tortello” e “raviolo”, col tempo, vennero
rotto, e d’esso si fa orzata e minestre. Molte volte usa- utilizzati in modo ambiguo, anche se l’Artusi preci-
va di pigliarne Pio V, Pontefice massimo nel 1566”. sa che i veri ravioli non si fanno di carne e non si
L’orzo era alimento base per le genti di montagna e involgono nella sfoglia. È così che in montagna, nel
veniva cucinato in tanti modi: zuppe più o meno Trecento, fanno capolino i casoncelli, probabilmen-
brodose a base di ortaggi, verdure e carni, addirittu- te il primo tortello nella storia delle Alpi. Nella zona
ra dolci. Per cucinare e condire, in montagna, i più di Bergamo, si trovano le prime ricette dei casoncel-
fortunati - o forse sarebbe meglio dire i più benestan- li e delle loro farcie di magro con formaggio, pane e
ti - usavano burro e strutto. verdure, carne, pasta di salame e salsicce. In molti
L’ulivo, si sa, non cresce ad altitudini elevate. C’era paesi di area alpina, i casoncelli vengono chiamati
invece l’olio di noci, che ricopriva un ruolo fonda- con nomi simili: per citarne solo alcuni esistono i
mentale nell’alimentazione delle popolazioni delle cjalsons friulani con ricotta, uva passa, prezzemolo,
Alpi occidentali, dove la pianta di noce cresce spon- pangrattato; i cialzons di Timau con patate, burro,
tanea fino a un’altitudine di 1000 metri. L’oleifica- prezzemolo, zucchero, cannella, menta, cipolla,
zione delle noci è documentata fin dal Trecento in cotti nel brodo e conditi asciutti con burro e for-
Piemonte, dove avveniva con metodi casalinghi me- maggio; i “casonsei de puina” della Val Trompia,
diante torchiatura dei gherigli. L’olio di noci veniva con ripieno di ricotta, uva, grana, buon Enrico
utilizzato anche per l’illuminazione ed era molto dif- (spinacio selvatico) e pangrattato. (Raoul Ragazzi e
fuso pure in Valle d’Aosta, dove aveva un ruolo im- Francesca Negri)
delle forze armate americane, fino mais o gelatine, all’uso di grassi ad e che non verrà invece commercia-
ad essere dichiarata obsoleta, verso alto punto di fusione, come il mahua lizzato in Europa: le male lingue af-
la fine degli anni Sessanta, facendo e il kokum, ma conclusioni tutte fermano perché, ancora una volta, la
un’ultima apparizione a bordo della piuttosto modeste, sempre dal punto barretta rivelerebbe agli estimatori un
missione Apollo 15, nel 1971. di vista di odore e sapore. sapore meno buono del cioccolato
Produzione conclusiva, con desti- Un recente risultato, debitamente “normale”. E a proposito di estimato-
nazione militare, fu la “Congo Bar”, brevettato, è quello dell’azienda in- ri del cioccolato, ricordiamo Anthèl-
una tavoletta di cioccolato ideata nei glese Cadbury, che avrebbe messo a me Brillat-Savarin, che, nel suo “Fi-
Natic Labs dell’Esercito (in grado di punto una barretta di cioccolato che siologia del gusto”, affermava: “Ma
non sciogliersi se esposta ad una rimane solida, anche se esposta per col tempo e con l’esperienza, questi
temperatura di 60 °C, ma sempre tre ore consecutive a 40 °C, fram- due grandi maestri, si è dimostrato
con sapore non tra i migliori), distri- mentando lo zucchero in particelle che il cioccolato preparato con cura
buita ai soldati partecipanti alle ope- molto piccole e quindi in grado di ri- è un alimento sano e piacevole, che
razioni Desert Shield e Desert Storm. durre la quantità di grasso che le ri- è nutriente, facilmente digeribile e
Vari i successivi tentativi della ri- copre. Il gruppo americano Kraft, che non presenta, per la bellezza, gli
cerca per assicurare al cioccolato un che da due anni ha acquisito il mar- stessi inconvenienti che si rimprove-
punto di fusione più elevato: dalla chio britannico, ha fatto sapere che rano al caffè; anzi, vi pone riparo”.
incorporazione di acqua, con ag- venderà questo cioccolato solo nei GIANCARLO BURRI
giunta di leganti come l’amido di Paesi più caldi, come India e Brasile, See International Summary page 78
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Il quadrupede generoso
DI CETTINA PRINCI LUPINI opo il bue e la pecora, il ma- L’uccisione del maiale, nella tradi-
Delegata di Reggio Calabria
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Il territorio eugubino
L co Alfredo Pelle è giunto prov-
videnziale a scuotermi dalla pi-
grizia. La descrizione della strada
segna fortemente le origini di que-
sto territorio degli “ombricoi” (abori-
geni) e a questo ci raccorderemo:
delle Città del tartufo e il giusto ri- nel susseguirsi di “calanchi” che ca-
è terra di tartufi salto dato a Gubbio mi spronano al ratterizzano i nostri cinque monti si
meritato ringraziamento. L’argomen- può scoprire un “canalone” che pre-
tutto l’anno. to tartufo è stato molto trattato ma, senta, nelle rocce affioranti, l’iridio.
vivendo in una terra da tartufi, riten- Questo elemento innaturale si forma
go utile puntualizzare alcuni rilievi soltanto per fusione della roccia a
scientifici accreditati. “I tartufi sono milioni di gradi centigradi. Solo il
comparsi nel nostro pianeta oltre fulmine di Giove o, più prosaica-
100 milioni di anni fa… nell’ultima mente, l’urto di un enorme meteori-
metà del Cretaceo”: così si apre il te (dimostrato dagli studi del prof.
bel volume “Umbria terra di tartufi” Alvarez della California University)
(a cura di B. Granetti, A. De Ange- possono avere prodotto questo fe-
lis, G. Materozzi). La prima notizia nomeno, comunque peculiare di
storica proviene da Babilonia (ca. queste terre. Non ci è mancato poi
3700 a.C.), seguita, nel 2600 a.C., da un Giove nostrano, né un tempio di
una citazione del faraone Cheope e, Giove Appennino, segnalato nei no-
molto più vicino nel tempo, da Teo- stri pressi dalle Tavole Peutingeria-
frasto e Dioscoride (I sec. d.C.). È ne, con la scritta: “Idest Ikuvium”:
però credenza comune che queste ecco servito il “mito”!
notizie non riguardino il tartufo ma, La scienza, invece, giustifica la
piuttosto, le terfezie (T. arenaria o presenza di Tuber magnatum Pico e
leonis), specie di bassissima qualità, accredita il territorio di Gubbio co-
diffuse tutto attorno al Mediterra- me “terra da trifola” per il fenomeno
neo. Dioscoride riferisce anche della appenninico dei “calanchi” marno-
credenza popolare della saetta che, so-arenacei o calcarei. Questi, in un
scagliata da Giove contro delle pie- noto percorso letterario, vanno da
tre, le trasformò in tartufi! Questo ci quelli langhigiani di Pavese (“La lu-
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Il prezioso balsamico
DI SANDRO BELLEI a storia dell’aceto balsamico non è diminuita la riverenza che lo
Accademico di Modena
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C U L T U R A & R I C E R C A
si in salvo, portando via un tarlato e Oltre al lungo processo condensa- opere di restauro. I barili pericolanti
appiccicaticcio bariletto pieno di un tore e dolcificatore da parte del sono fasciati e rafforzati con nuove
liquido denso e straordinariamente tempo, occorrono speciali barili per doghe, nuovi fondi e nuovi cerchi,
profumato. ottenere il vero aceto balsamico. così come si farebbe con uno stori-
L’aceto balsamico tradizionale si Quelli che rispondono meglio al co edificio che minaccia di crollare.
ricava dal mosto, lungamente bolli- caso sono fatti di profumato legno A questo punto, è facile capire la
to, di una speciale uva, il Trebbia- di ginepro. Per aumentare l’aroma solennità del nome di aceto balsa-
no, che matura particolarmente in della “madre” - una specie di pla- mico tradizionale. I padri dei padri,
provincia di Modena. La bollitura ri- centa che deve nutrire e tener vivo, quando lo battezzarono così, pensa-
duce il mosto a meno della metà. con i suoi microrganismi, l’aceto - vano evidentemente agli antichi bal-
Questo liquido concentrato e zuc- c’è anche chi aggiunge bacche del sami unguentari che avevano la vir-
cherino va posto nel barile più ginepro stesso. Altri preferiscono in- tù di mantenere incorrotta la carne.
grande della batteria, quello che serire nella batteria, in genere com- Pensavano a quel balsamo della
raccoglie l’aceto più giovane. Chi posta da un numero dispari di “va- Mecca o di Giudea che immedesi-
cura la maturazione e la stagionatu- scelli”, botti di legni diversi, casta- mava il suo profumo con magie
ra dell’aceto balsamico tradizionale gno, ciliegio, gelso o, più spesso, dell’Oriente.
avrà trovato posto al nuovo prodot- rovere. I cultori dell’aceto modenese attri-
to togliendo un’eguale quantità di Naturalmente, a causa dei loro buiscono virtù stomatiche e tera-
aceto di un anno e inserendola nel- moltissimi anni e dell’acidità del peutiche al denso elisir delle loro
la botte leggermente più piccola, contenuto, il legno delle botti si lo- botti.
che porta il numero due. Questa, a gora, marcisce, trasuda dalle fessure Le famiglie che lo producono si
sua volta, avrà rafforzato il numero e dai pori un liquido attaccaticcio e sono diradate. Quello che si trova
tre e così via, fino all’ultimo barile, grumoso, che finirebbe per mettere in commercio può essere balsamico
il più piccolo, il più prezioso, il più fuori uso il recipiente se il proprie- tradizionale o balsamico tout court,
nobile, che contiene l’aceto invec- tario dell’acetaia, conscio della ric- un prodotto dell’industria, che è
chiato, a volte anche da parecchi chezza allineata nel granaio, non soltanto cugino di quello rimasto
decenni. provvedesse a sollecite e continue per decenni a maturare nelle botti
di poche fortunate famiglie o delle
aziende che, comprendendone il
grande valore gastronomico, lo
producono con le stesse regole che
FILETTO DI MANZO ALL’ACETO BALSAMICO valgono nelle piccole acetaie do-
mestiche ma in grandi quantità. Ne
Ingredienti: 400 g di filetto di manzo, 40 g di farina, quattro cuc- ricavano un liquido denso, zucche-
chiai di aceto balsamico tradizionale, un cucchiaio di olio d’oliva, rino, aromatico, che accompagna
brodo di carne, sale. dalle carni alle verdure, esaltando il
loro sapore naturale. Un prodotto
Preparazione: Tagliare il filetto in quattro fette, spianarle col batti- che ha conquistato i buongustai di
carne, passarle nella farina, poi scuoterle per togliere quella in ecces-
so. Su una piastra unta con l’olio, mettere i filetti, poi salarli. Cuoce- mezzo mondo e ha trovato centina-
re a fuoco alto da en- ia di straordinarie applicazioni in
trambe le parti, spruz- cucina. Ma anche, purtroppo, come
zando con qualche capita a tante delle numerose ec-
goccia di aceto balsa- cellenze gastronomiche italiane,
mico. Nel frattempo, a delle imitazioni che poco o nulla
parte, preparare una hanno a che fare con l’originale.
salsa piuttosto liquida Attenzione, quindi. Quando un
con l’aceto restante, un aceto balsamico costa troppo poco
poco di brodo di carne non è prodotto con i collaudati me-
e la farina. Terminata todi della tradizione. Proprio come
la cottura dei filetti, co-
prirli con questa salsa e il “parmesan” o il “regianito” che
portarli in tavola ben tentano, senza riuscirvi, di imitare
caldi. l’impareggiabile parmigiano-reggia-
no, il campione del mondo dei for-
maggi di pasta dura.
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C U L T U R A & R I C E R C A
Dalla coltivazione
I e altri cereali fossero coltivati per
fare il pane o per produrre la bir-
ra, si è sviluppato a partire dal 1953
se di orzo, invece che per altre bibi-
te fermentate.
Ma la birra è per certo uno degli
per merito di Robert Braidwood elementi tipici dell’alimentazione
dei cereali è nata prima (“Did man once live by bread alo- egiziana fin dal III millennio a.C. Per
ne?” American Anthropologist 55, questa regione, l’uso della birra è
la birra o il pane? pp. 515-526), che, addirittura, si documentato sia da fonti iconografi-
chiese se non fosse stata proprio la che, che da residui organici, perfet-
produzione della birra la causa ini- tamente conservati all’interno dei re-
ziale della domesticazione dei cerea- cipienti ceramici. Se non avessimo
li nel Vicino Oriente. Il dibattito sol- simili testimonianze e ci dovessimo
levato dalle idee di Braidwood, a di- basare sull’attuale distribuzione delle
stanza di quasi 60 anni, non si è an- più importanti tradizioni birrarie, dif-
cora placato; nonostante ciò, credo ficilmente immagineremmo che il Vi-
che molti possano essere sorpresi cino e Medio Oriente siano state le
dall’antichità delle testimonianze ar- aree in cui si è sviluppato, in antico,
cheologiche riguardanti la birra. un importante e variegato processo
È della fine degli anni Novanta il di produzione della birra.
primo rinvenimento archeologico Se per i periodi più recenti, la mo-
che testimonia la produzione di bir- tivazione di un mancato sviluppo
ra. Si tratta di un residuo organico della tradizione birraria in queste
(oxalato di calcio), rinvenuto sul aree potrebbe essere fatta risalire a
fondo di un boccale con due manici motivi religiosi, per la fine del I mil-
contrapposti, probabilmente usati lennio a.C. sono note altre motiva-
per passarlo di mano in mano du- zioni ideologiche. Infatti, quando
rante un simposio. Il reperto, sco- Alessandro il Grande conquistò
perto a Godin Tepe, sui monti Za- l’Egitto nel 331 a.C. e impose la dina-
gros, in Iran, risale alla fine del IV stia tolemaica, uno dei primi effetti
millennio a.C. ed è proprio da que- della dominazione riguardò l’introdu-
sto periodo che la produzione della zione del vino, che divenne rapida-
birra sembra diffondersi, dapprima mente la bevanda preferita dalle clas-
in Mesopotamia e, poi, in tutto il Vi- si superiori egiziane; mentre la pro-
cino e Medio Oriente. duzione della birra venne, poco a
Le prime testimonianze scritte per- poco, sottratta ai privati e posta sotto
mettono di affermare che i Sumeri il controllo del monopolio statale.
producevano otto tipi di birra dal- La ragione per la quale i Greci av-
l’orzo, otto tipi dal frumento e tre da versarono la birra ha motivazioni
miscele di cereali. Di alcune di que- ideologiche, oltreché economiche.
ste produzioni è giunta fino a noi Essi difatti consideravano il vino una
anche una descrizione. Certo si tratta bevanda “calda”, più adatta ad un
di processi diversi da quello attuale consumo maschile. Per contrasto, la
e anche per i termini, dai quali sono birra era vista come una bevanda
derivati i nomi moderni della birra, “fredda”, che nascondeva un’essenza
“beor” (tedesco bier, francese bière, femminile. Il risultato fu una duplice
italiano birra) e “alu” (inglese ale), trasmissione dai Greci agli Egiziani:
sussistono dubbi se fossero stati usa- un prodotto (il vino), con immagina-
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bili conseguenze sul piano economi- generiche (da vino bianco, da vino prezzi del vino e il progressivo svi-
co e l’ideologia ad esso connessa, rosso, invecchiato ecc.) e ha ancora luppo di birre artigianali di qualità
che fu rapidamente recepita dagli in- molto da imparare rispetto all’uso elevata potrebbero un po’ alla volta
dividui di sesso maschile dell’upper belga di dedicare un bicchiere di portare a un’inversione del rango
class egiziana. forma diversa a ogni distinta produ- ideologico, chissà, magari accompa-
Più o meno nello stesso tempo, zione di birra. gnata al progressivo aumento del-
anche i Romani dimostrarono di aver Anche se per ora la ritualità legata l’importanza della componente fem-
assorbito l’ideologia greca, non solo al consumo del vino, in Italia, sem- minile nella società.
ritenendo il vino inadatto alle don- bra tenere, la continua ascesa dei See International Summary page 78
ne, ma soprattutto riservandogli una
funzione privilegiata nello svolgi-
mento del banchetto.
Tuttavia non sarebbe corretto far
credere che lo sviluppo di un deter-
LA PIANTA DEL “GINGER ALE”
minato alimento in una regione di- Lo zenzero per molti di noi è stato più che altro un nome, mai utiliz-
penda solo da motivazioni ideologi- zato in qualche maniera. Trattasi in realtà del rizoma di una pianta
che. Perché un certo uso alimentare del genere Zingiber dall’aroma particolare, utilizzata in cucina e al-
si sviluppi, in primis, è necessario tro, conosciuta da remota antichità. Originario dell’Asia, fu molto ap-
che l’habitat sia favorevole alla sua prezzato da Greci e Romani, che se lo procuravano attraverso il Mar
produzione o che in alternativa vi Rosso, intercettando gli esportatori provenienti dall’India.
siano le condizioni economiche che La pianta dello zenzero è di vegetazione modesta, sviluppatissima è
permettano l’importazione delle ma- invece, in Giamaica. Oltre che in India è coltivata nelle Antille, Cina,
terie prime su cui si basa quell’uso Giappone e Brasile.
alimentare. Le ideologie, semmai, Si è sempre ritenuto che la miglior qualità di zenzero fosse quella in-
diana. Tuttavia oggi sono cambiati i gusti e il consumo è maggior-
contribuiscono alla persistenza del- mente orientato sul mercato giamaicano, essendo il prodotto indiano
l’uso in quella regione per periodi ricco di una nota di limone, mentre quello africano ha un fondo
temporali anche molto lunghi. canforato davvero poco gustoso.
Così tornando alla birra, anche se Sul mercato, lo zenzero può trovarsi in fettine essiccate, in polvere, in
non è ancora possibile mettere un pezzi canditi, localmente invece è consumato fresco. L’aroma nasce
punto fermo agli studi sull’origine e da un olio essenziale, estratto per usi alimentari. Viene usato come
sulla sua diffusione nell’antichità, è droga per insaporire molti piatti, molti dolci, alcune confetture e per
interessante sottolineare ancora una la preparazione di una birra particolare, diffusissima in Inghilterra,
volta il rapporto tra paesaggio (inte- il “Ginger ale”, in quanto in Gran Bretagna lo zenzero è chiamato
so come habitat più o meno favore- “ginger”. Per la sua azione antiossidante sui grassi lo zenzero può
vole a una determinata produzione), utilizzarsi come conservante alimentare naturale.
Attenzione particolare occorre avere quando si mondano i rizomi dal-
ideologie e tradizioni alimentari. E le radici per ottenere la droga, perché un’eccessiva manipolazione può
così ecco che in alcune regioni che portare a decorticazioni, con perdita dell’efficacia aromatizzante, da-
si affacciano sul Mediterraneo (Gre- to che le ghiandole dell’essenza si trovano nello strato epidermico.
cia, Italia e Francia) abbiamo ancora Con i rizomi immaturi, decorticati e conservati in sciroppi (zenzero
oggi una tradizione birraria decisa- in conserva) e poi lasciati essiccare, si prepara lo “zenzero candito”.
mente meno significativa, subalterna Per estrazione con solventi, si ottiene dai rizomi un’oleoresina (ginge-
a quella vinicola. Mentre nelle regio- rina) che contiene anche principi piccanti. I principi della droga di
ni europee meno vocate alla produ- zenzero entrano anche come componenti nelle tinture aromatiche. La
zione enologica, si è sviluppato, più droga in polvere invece è quella maggiormente usata in cucina.
che una cultura, un vero e proprio L’essenza, per contro, trova maggior impiego nell’industria conservie-
culto per la birra. ra, dolciaria, liquoristica e talvolta in profumeria, mentre l’oleoresina
trova impiego tanto nelle industrie dolciarie che in quelle delle bevan-
A riprova di ciò si pensi all’atten- de gassate.
zione posta dai produttori e dagli Particolarmente più delicate e digeribili saranno le pietanze se, nel
stessi consumatori belgi per la forma soffritto usato per prepararle, si è aggiunto un pizzico di zenzero.
del bicchiere in cui si “deve” bere la Esiste anche un impiego in estetica dello zenzero e in altre direzioni
birra. L’analogo fenomeno, che ha ancora, come contro il mal d’auto, sorseggiando un decotto ottenibile
portato negli ultimi anni il marketing facendo bollire un pezzetto di radice in mezzo litro di acqua. (A.S.)
industriale a creare linee di bicchieri
riservati alla degustazione del vino, è
caratterizzato da distinzioni tuttora
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Matita e Forchetta
FRANCESCO RICCIARDI naugurata in febbraio a Rovereto, me il sushi o lo strudel), si celano
DI
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colarmente sofisticati come alcuni una ricognizione sul futuro del cibo sociali. Nel bel catalogo della mo-
grandi chef, ma anche da chi, di presenta (grazie al contributo di per- stra, edito da Electa, trovano spazio,
norma, applica la creatività in altri sonalità brillanti, spesso giovanissi- oltre alla documentazione delle ope-
ambiti, come quel gruppo di desi- me e per la prima volta ospitate nel- re, saggi dedicati ai vari temi da per-
gner invitati di recente a esprimersi le sale di un museo) creazioni non sonalità di spicco nel campo del rap-
ai fornelli. solo sperimentali e sofisticate, ma porto tra cibo e design.
A chiusura del percorso espositivo, anche segnate da tensioni etiche e See International Summary page 78
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Mangiar di magro
ROSA MARIA LO TORTO l tema dei cibi di Quaresima, per ciali e dalle gerarchie, per lasciar
DI
ROSSOMANDO
Accademica di Venezia I quanto poco frequentato e tra-
scurato nelle trattazioni speciali-
stiche, offre tuttavia lo spunto ad
posto al rovesciamento dell’ordine;
le seconde, cui è affidato il suo ri-
pristino attraverso una catartica ri-
interessanti notazioni perché riman- generazione, nei lontani riti indo-
Anche se la Quaresima da a costumi desueti, a tradizioni di europei di morte e resurrezione del-
è passata, ed è già passata grande valenza simbolica, oggi svili- le divinità, propri delle culture dei
te dalla progressiva laicizzazione popoli agricoli, legate ai miti dei ci-
anche la Pasqua, della società. cli cosmici.
la rivista non ha voluto Il tema richiama gli obblighi ali- Le regole alimentari imposte dalla
mentari dettati dal calendario litur- Chiesa in Europa, fin dal primo Me-
rinunciare gico nei quaranta giorni che inter- dioevo, in alcuni periodi dell’anno,
alla pubblicazione di alcuni corrono tra il mercoledì delle Cene- si fondavano sul divieto della carne
ri e il giovedì santo, in cui ogni cri- e di tutto ciò che è grasso (latte, uo-
contributi sull’argomento, stiano che desidera riconciliarsi con va, formaggio, burro) nel convinci-
come vedremo anche Dio, in preparazione alla Pasqua, mento che tali cibi producessero so-
deve compiere un percorso di rin- stanze che stimolavano la concupi-
nelle pagine successive. novamento interiore, aiutato dalla scenza carnale, donde l’etimo di
preghiera, dal digiuno e dall’asti- Carnevale, ossia carnem levare, to-
nenza dai cibi animali. gliere la carne, parola che antica-
Questo periodo di mortificazione mente indicava il banchetto che si
si salda, come riconosce formal- teneva immediatamente prima della
mente il medesimo calendario festi- Quaresima, cioè della quadragesima
vo cristiano, con quello di baldoria dies che precede la Pasqua, fissata
e sfrenatezza del Carnevale e, po- in ricordo del numero simbolico del
nendosi in antitesi, sublima, nella Vecchio e Nuovo Testamento.
continuità, il trapasso dal tripudio Quaresima è ancora oggi sinoni-
della vita alla solitudine che prelude mo di dieta povera, a base di pesce,
alla morte. La battaglia fra Carneva- verdura, frutta, cereali e legumi, an-
le e Quaresima, quindi tra festa e che se già nel Duecento il monaco
penitenza, tra abbondanza e priva- Pietro Abelardo, che mortificava se-
zione, gioia e mestizia, fu ben veramente il corpo in espiazione
espressa iconograficamente nel ce- dello scandaloso amore per Eloisa,
lebre dipinto di Bruegel il Vecchio, si chiedeva quale merito ci fosse
e letterariamente in alcuni poemi nel rinunciare alla carne in luogo di
satirici del XIII secolo, in cui i nobi- costosi e raffinati pesci, che i cuo-
li Charnage e Careme combattono a chi alla corte di papi e re ammanni-
colpi di uova contro acciughe, di vano in sontuose preparazioni. In-
capponi contro naselli, e di anguille fatti, se il carattere costrittivo di
contro salsicce. questi alimenti diede loro, sul mo-
Le celebrazioni del Carnevale e mento, uno stato sociale inferiore,
della Quaresima trovano significati- successivamente la molteplicità di
vi precedenti in festività e riti pre- ricette elaborate per corrispondere
cristiani: le prime nelle Dionisiache agli obblighi liturgici aprirono capi-
greche o nei Saturnali romani, che toli nuovi nelle storia della cucina.
esprimevano il bisogno di un tem- Ne sono eloquente esempio la
poraneo scioglimento dai doveri so- pasta, che si fece strada negli epula-
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ri medievali e rinascimentali, come per la Quaresima”, fatte con zucche, cordare la presenza in tavola del
vivanda di magro, nonché il pesce erbe, mandorle e spezie. Piatto irri- baccalà, gloria e risorsa della cucina
e la verdura che, dopo l’emancipa- nunciabile di astinenza e di digiu- locale. Certamente bollito in acqua
zione dall’uso penitenziale, si impo- no, sin dai tempi delle veglie a pu- aromatizzata di cipolla e sedano, e
sero d’imperio, grazie alle esperien- ro olio, erano i bigoli in salsa, che il condito con aglio e olio, sarebbe
ze fatte per renderli più appetibili, e Maffioli descrive con reverenza e stato più confacente alla sobrietà
costituirono prezioso archivio di amore, quale testimonianza dell’an- quaresimale che non in versioni più
creatività. tica cucina veneta, piatto soggetto peccaminose, ma - nell’incertezza
E cosa mangiavano i veneziani tuttavia ad interpretazioni e conta- dell’opzione - confidiamo nella ca-
durante la Quaresima? Rinunciavano minazioni da città a città. Il canone pacità dell’animo veneziano di con-
veramente al loro buon vivere in prevedeva l’utilizzo di bigoli scuri ciliare l’epicureismo con le prescri-
questo tempo luttuoso? Pompeo di farina integrale, sostituiti di ne- zioni, con quella naturalezza che lo
Molmenti, brillante storico della Se- cessità da quelli chiari detti “me- fa sempre sentire in pace con se
renissima, racconta, come aveva nuei”, perché a dare il colore mar- stesso, e a ben ragione, perché -
d’altronde raccontato Carlo Goldoni roncino provvede la salsa per la come coglie il poeta Domenico Va-
nelle sue “Memorie”, che i devoti quale erano d’obbligo le sardelle ragnolo - anche al Padreterno, che
veneziani, sia ricchi che popolani, sotto sale, mentre oggi si utilizzano dall’alto guarda e giudica, non resta
appena detersa la fronte dalle cene- i filetti d’acciuga sott’olio, che la che dire con indulgenza “Venes-
ri, si recavano al passeggio sulla rendono una più comune pasta con sia!!... e benedir sta tera”.
Fondamenta delle Zattere. Alla sera le acciughe, come sbrigativamente ROSA MARIA
quindi, nelle dimore patrizie c’era- la denominò Pellegrino Artusi. LO TORTO ROSSOMANDO
no lauti banchetti, e, nelle osterie, Non si può infine trascurare di ri- See International Summary page 78
chiassose cene, ove si imbandivano
i “ceci di Quaresima” e il pesce frit-
to con l’insalata. I tardivi nottambuli
poi, tornavano dai bagordi sorreg-
gendo su una canna di bambù una INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA
grande aringa, “renga o scopeto”,
che veniva appesa per la coda sotto Ricordiamo che il vecchio indirizzo di posta elettronica, già da tempo
il lume a petrolio al centro della ta- non più utilizzato, è stato definitivamente eliminato.
vola, perché tutti vi si potessero ac- Per semplificare i contatti con i vari settori dell’Accademia,
costare e insaporire le fette di po- ecco gli indirizzi e-mail ai quali inoltrare la posta.
lenta abbrustolita.
Durante le domeniche, si recava- e-mail per il Presidente:
no “ai perdoni”, cioè nelle chiese presidente@accademia1953.it
ove erano concesse le indulgenze,
e-mail per il Segretario generale:
come le parrocchie di San France- segretariogenerale@accademia1953.it
sco di Paola e di S. Pietro, entrambe
a Castello, e non di meno quotidia- e-mail per la Segreteria nazionale
namente si nutrivano, secondo con- e redazione milanese della rivista:
venienza e devozione, di minestre, segreteria@accademia1953.it
pesci, mandorle tostate e “zuca ba-
ruca” al forno. Rintracciamo queste e-mail per la Direzione e redazione romana della rivista:
indicazioni nel “Libro del cuoco” di redazione@accademia1953.it
Anonimo autore del Trecento, nella
ricetta n. 36 “Piatto d’erbe per la e-mail per la Biblioteca nazionale “Giuseppe Dell’Osso”:
Quaresima”, a base di spinaci, bie- biblioteca@accademia1953.it
te, prezzemolo, menta e maggiora- Ricordiamo che l’Accademia ha un proprio sito Internet:
na, lessate, soffritte e condite con www.accademia1953.it
olio e spezie; nella n. 38, “Lasagne
alle noci”; nella 115 “Tortelli simili a da cui è possibile, tra l’altro, consultare e scaricare gli ultimi tre
buone frittelle per la Quaresima”, numeri pubblicati di “Civiltà della Tavola” in formato Pdf.
con mandorle, nocciole, noci, zuc-
chero, farina e zafferano; nella 116,
“Altri tortelli simili a frittelle bianche
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La Quaresima molisana
DI ENZO NOCERA on è molto ricca di notizie e Magliano e a San Giuliano del San-
Accademico di Campobasso
Centro Studi “F. Marenghi” N di tradizioni la Quaresima
molisana. Nei tempi passati,
infatti, per i contadini, durava quasi
nio, in provincia di Campobasso, è
quella della pupattola, chiamata an-
che “la quarantana” per ricordare i
tutto l’anno, quando il cibo era costi- quaranta giorni della Quaresima.
Usanze di una popolazione tuito prevalentemente dalla pizza di Si usava, nel giorno delle ceneri,
abituata alla frugalità. granturco, dai legumi, dalle erbe e appendere a una finestra o ad un
dalle verdure; quando la carne si balcone una pupattola di stoffa. Si
mangiava solo nei giorni di festa, dipingeva la faccia, si disegnava la
oppure quando uno era malato. Non bocca sdentata e si attaccava una pa-
sempre mangiavano carne bovina tata o una cipolla al posto dei piedi.
anche gli artigiani e la Quaresima re- Sulla patata o sulla cipolla si confic-
stringeva ancora di più il menu: bac- cavano sette penne di gallina, possi-
calà, acciughe, sarde in composta di bilmente nere. Alle penne si attacca-
sale, broccoli di rape lessate, condite vano un’aringa, una sarda salata, un
con olio e aceto o con soffritto di pezzo di baccalà, un’arancia, una
aglio e olio. In alcuni paesi, durante noce, una castagna e una piccola ci-
la Quaresima, non si mangiavano polla. Le penne venivano staccate
uova, né si confezionavano cibi con ogni domenica man mano che pas-
le uova. Spesso, la Quaresima si savano le sette settimane della Qua-
identificava con il digiuno. L’astinen- resima. A metà Quaresima, nel gior-
za dal cibo serviva ad esprimere au- no di sosta dal mangiare di magro,
todisciplina e purificazione dello spi- quando si rompeva la pignatta, la
rito da false necessità. bambola si tagliava a metà e si dice-
Nel vissuto quotidiano, oggi, ci va che si era tagliata la “vecchia”.
siamo dimenticati dei giorni del ca- A proposito della “mortificazione
lendario, non solo, ma anche del si- della carne” e del “mangiar di ma-
gnificato della Quaresima, come di gro”, nel 1561, nel sacro Concilio di
molte manifestazioni che nel passato Trento, abati e vescovi, patriarchi e
ci ricordavano e ci facevano vivere dottori della Chiesa stabilirono le
le feste e le ricorrenze della nostra nuove regole sulla maniera di vivere,
vita. invitando i fedeli a resistere ai desi-
Anche se nella Quaresima molisa- deri della carne e ad osservare la so-
na non vi erano e non vi sono mani- brietà della mensa, richiamando i
festazioni di rilievo, vorrei ricordare suoi seguaci alla mortificazione della
una curiosa superstizione che era carne, mentre si diffondono prepara-
diffusa in quasi tutti i comuni del zioni elaborate di pietanze e alimen-
Molise. Si traevano auspici dall’ulti- ti. Dal pulpito i predicatori tuonano
ma persona che si faceva cospargere contro l’eccesso e denunciano il fa-
il capo di cenere durante la funzione sto del banchettare e la fantasia “dia-
in chiesa: se era una vecchia, l’anna- bolica” dei cuochi. Prediche, denun-
ta sarebbe stata magra. Se era una ce, interdizioni e divieti non riesco-
giovane, l’annata sarebbe stata rigo- no comunque a soffocare quel vento
gliosa. di novità che domina il Cinquecento.
Una tradizione, che invece ancora Alla fine del secolo precedente, la
resiste in diversi paesi, di sicuro ad scoperta dell’America aveva portato
Agnone, a Isernia, a Santa Croce di sulle mense frutti, piante e animali
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■ Lunghezza dei testi: importante che i testi abbiano una ■ Osservando queste semplici norme si potrà avere la ragio-
lunghezza compresa tra i 4.000 e i 6.000 caratteri (spazi nevole certezza di una rapida e testuale pubblicazione, evi-
inclusi): in questo modo si eviteranno tagli fastidiosi per chi tando quei dolorosi tagli che sovente vengono lamentati.
li deve effettuare quanto per chi li subisce. Qualsiasi compu-
ter prevede il conteggio delle battute. ■ La Direzione della rivista si riserva, ovviamente, i neces-
sari controlli, l’eventuale revisione dei testi e la possibilità di
■ Rubrica “Dalle Delegazioni”: Al fine di agevolarne la pubblicarli secondo gli spazi disponibili.
lettura, contenere gli articoli nella lunghezza massima di
2500 caratteri spazi inclusi.
Ogni numero della rivista viene impaginato il mese
■ Schede delle riunioni conviviali: vanno inviate in Se- precedente a quello riportato in copertina, in modo
greteria (segreteria@accademia1953.it). È altrettanto che arrivi agli Accademici nella data prevista. Ne ten-
importante che nella compilazione delle schede per le “No- gano conto coloro che desiderano inviare un articolo
te e commenti” venga rispettato il limite di 800 caratte- con un preciso riferimento temporale.
sconosciuti. I sapori si erano arric- vazione e della rinuncia alla carne. passi tratti dal bel libro dello scritto-
chiti di varietà esotiche che creava- Già il Maestro Martino da Como, vis- re-gastronomo Manuel Vasquez
no curiosità e voglie inconsuete. I suto a Roma nella metà del Quattro- Montalban “Riflessioni di Robinson
nuovi prodotti moltiplicarono i pro- cento, nel suo “Libro de arte coqui- davanti a 120 baccalà” (Edizioni
blemi dei teologi, i quali furono co- naria”, aveva fornito un lungo e va- Frassinelli, Roma, 2000): “Ecco qui il
stretti a pronunciarsi sulla liceità di rio elenco di piatti quaresimali che, baccalà salato, proposta di medita-
gusti insoliti. Per tutto il secolo si per non soffrire troppo nei giorni di zione sulla vita, perché fu un pesce
fronteggiarono due opposte tenden- digiuno, proponevano ricette con- vivo, diventato oggi cibo sotto sale,
ze: da una parte il rigore della Con- traffatte. I cuochi devono, insomma, ma il suo corpo più che morto può
troriforma e, dall’altra, la licenziosità fare i conti con le proibizioni religio- essere usato ancora per onorare la
dei gaudenti delle classi abbienti se e tutti i ricettari riservano una lar- Provvidenza in tempi di digiuno…
che ostentavano le loro ricchezze. ga parte ai cibi di magro. Pur non essendo il baccalà un pesce
L’opulenza principesca della nostra Ma dopo il Concilio, nei ricettari descritto da Aristotele nel suo inven-
penisola si tradusse in un predomi- italiani, baccalà e stoccafisso comin- tario dei pesci conosciuti, i popoli
nio gastronomico che dominerà in- ciano ad essere menzionati. I pesci mediterranei avevano sviluppato no-
contrastato in Europa. Il “bianco- salati o essiccati diventano una risor- tevoli culture del baccalà, forse per-
mangiare” della Quaresima assurge sa alla quale si ricorrerà nei giorni di ché, essendo questo un pesce tra-
a notorietà sui libri di cucina, con ri- magro o quando non si potrà trova- sformato in mummia imperitura,
cette elaborate composte di prodotti re pesce fresco. aveva avuto un prezzo basso rispet-
“magri” come la polpa di luccio, di In chiusura vorrei onorare il bac- to a quello del pesce fresco, e i po-
trota o di altro pesce, di rape bollite calà, che rappresentava il principe poli poveri si nutrono di memoria e
e fritte. dei cibi quaresimali e che è presente di mummie”.
In effetti, il mangiar di magro ri- anche oggi sulla tavola conviviale ENZO NOCERA
mandava solo all’immagine della pri- della Quaresima. Vorrei citare alcuni See International Summary page 78
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Dalle prelibatezze,
D festaiolo del Carnevale, che
per alcuni esprimerebbe il
concetto in latino di “carnem valet”
sci contro carni, queste spalleggiate
da uova e latticini, con le verdure
che, come truppe mercenarie, si con-
nel senso che è concessa libertà nel- cedono ora all’uno ora all’altro dei
spacciate per pratiche la scelta di cibi e altro, ma che più contendenti: alla fine vince il Carne-
correttamente rappresenta la dizione vale, e la Quaresima, per una resa
penitenziali, sempre latina di “carnem levare”, si onorevole, accetta di relegarsi in pe-
alla rinuncia alla carne entra nel periodo detto della Quare- riodi ben determinati dell’anno.
sima. Il riferimento è ai quaranta Comunque il “mangiar di magro”
per costosissimi pesci. giorni che Gesù, dopo il battesimo, era pratica diffusa e, ai tempi di Car-
decise spontaneamente di trascorre- lo Magno, ignorare questa disposi-
re nel deserto a digiunare; in antico, zione poteva esporre anche alla pena
c’era l’abitudine penitenziale di co- capitale.
spargersi il capo di cenere e vestire Indubbiamente esisteva una note-
abiti di sacco in segno di povertà, vole differenza nella scelta dei cibi,
dedicandosi, oltre al digiuno, ad visto che sulle mense nobili figura-
opere di carità. vano pesci pregiati, mentre su quelle
In quest’accettazione di rinuncia al dei poveri il digiuno era pratica quo-
lusso nasce l’imposizione del “man- tidiana e a questo proposito s’ironiz-
giar di magro”, in epoca quaresimale, zava molto sulle prelibatezze spac-
rispondendo al dettato “Vietato man- ciate per pratiche penitenziali e Pie-
giare carne oltre ad essere proibiti tro Abelardo, nel XII secolo, si chie-
sollazzi gustando fritti e svizi”. deva quale merito ci fosse nel rinun-
Dalla contrapposizione fra ambi- ciare alla carne per costosissimi pe-
zioni festaiole e progetti penitenziali, sci. Esiste un’abbondante aneddotica
nasce un particolare genere lettera- di come si ricorresse, soprattutto nei
rio, fra Medioevo e prima età moder- monasteri medievali, ad interpreta-
na. Un primo esempio lo troviamo in zioni della Bibbia a proprio uso e
un testo francese del Duecento, la consumo, per cui, tra i pesci, veniva-
“Battaglia fra Quaresima e Carneva- no inclusi anche animali acquatici o
le”, in cui si descrivono combatti- semiacquatici come la balena, il ca-
PRANZO DI QUARESIMA
Minestra. Zuppa nel brodo di pesce o Zuppa alla certosina
Principii. Crostini di caviale e acciughe
Lesso. Pesce con salsa genovese
Trasmesso. Gnocchi alla romana
Umido. Pesce a tagli in umido
Arrosto. Anguilla
Dolci. Pasticcini di marzapane e gelato di pistacchi
Pellegrino Artusi
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, 1891
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storo o l’oca nera, oppure, visto che regole, dopo che, nell’anno 1517, nuncia e penitenza, con la proibizio-
dal digiuno erano esentati gli infermi, Martin Lutero a Wittemberg aveva ne di manifestazioni festaiole, che
era invalso l’uso di consumare la ce- esposto le sue tesi, si determinò la andavano ad incidere sulla realtà
na non nel refettorio ma negli spazi reazione cattolica culminante nel quotidiana della vita di una comunità
dedicati alle medicazioni e così i sot- Concilio di Trento in cui, fra i vari determinando, in epoca più recente,
terfugi diventavano giustificazione “deliberata”, emerge la voglia di reazioni anche a carattere politico se
per sottrarsi alle imposizioni. Come in “candido” anche nella mensa, per cui non anticlericale. La più nota è quel-
un episodio, che mi fu narrato anni viene ribadito con forza, nelle epo- la verificatasi a Castel d’Ario, paese al
fa, di un parroco in terra di Toscana che prestabilite, l’uso della cucina di confine fra il Mantovano e l’Emilia, in
che, essendo ammalato e impossibili- “magro”, che doveva diventare un cui si era costituita una Società del
tato a muoversi, chiedeva al suo Ve- viatico per l’anima. I ricchi continua- Carnevale che si fece portavoce della
scovo cosa dovesse fare per meglio rono a mangiare pesce pregiato, ma protesta, per il fatto che i non possi-
dedicarsi al suo compito e il Vescovo per i poveri si aprirono nuovi oriz- denti erano esclusi dal potere politi-
rispose: “in che modo posso aiutarti zonti con la scoperta del “pesce ba- co. L’8 marzo 1848, in barba alle re-
se la causa è la malattia?”, inviando la stone”, il baccalà, fino ad allora tra- gole imposte, la Società promosse,
riposta in latino: “Quare si malo cau- scurato cibo di origini baltiche, che per il mercoledì delle Ceneri, un’of-
sa”. Lo scritto, vergato a mano, venne ben presto, per la sua economicità, ferta al popolo di “polenta, aringhe,
letto “Quaresima l’oca usa” e l’inter- divenne piatto tradizionale sulle ta- cospettoni e vino piccolo” oltre a “bi-
pretazione vescovile venne accolta vole quaresimali. goi con le sardele”, tonno e olio (co-
con gratitudine e favore. Vivere la Quaresima significava munque la regola del “magro” era ri-
Probabilmente, col passar del tem- non solo sottoporsi a sacrifici alimen- spettata), al grido “venite nel paese
po, la rigidità delle tradizioni si era tari, ma imponeva una serie di costri- dei dannati profanatori della Quaresi-
andata attenuando; a ripristinare le zioni anche comportamentali di ri- ma”. Da allora questa manifestazione
si è protratta (ne ho un ricordo ben
preciso avendovi partecipato) con la
presenza di migliaia di persone per
PASTICCIO DI MAGRO le quali, oltre al resto, vengono pre-
parati ogni anno più di 10 quintali di
Ingredienti: Un pesce del peso di grammi da 300 a 350; riso, gram-
mi 200; funghi freschi, grammi 150; piselli verdi, grammi 300; pinoli bigoi. Nel 1970, la Chiesa, vista l’im-
tostati, grammi 50; burro quanto basta; parmigiano, idem; carciofi n. possibilità di modificare gli usi, con-
6; uova n. 2. cesse una particolare dispensa non
Preparazione: Cuocete il riso con grammi 40 di burro e un quarto solo per i casteldariesi ma anche per
di cipolla tritata, salatelo, e quando è cotto con l’acqua occorrente, le- quanti si fossero trovati nel paese il
gatelo con le dette uova e grammi 30 di parmigiano. Fate un soffritto mercoledì delle Ceneri.
di cipolla, burro, sedano, carota e prezzemolo e in esso cuocete i fun- Per rimanere nel tema di digressio-
ghi tagliati a fette, i piselli, e i carciofi tagliati a spicchi e mezzo lessa- ni, è curioso il fatto che nella cucina
ti. Tirate queste cose a cottura con qualche cucchiaiata d’acqua cal- di magro rientrino pure le lumache
da e conditele con sale, pepe e grammi 50 di parmigiano grattato che, certamente, non sono animali
quando le avrete ritirate dal fuoco. Cuocete il pesce, che può essere un d’acqua: ma risulta che un Papa,
muggine, un ragno o anche pesce a taglio, in un soffritto d’olio, aglio,
prezzemolo, sugo di pomodoro o conserva e conditelo con sale e pepe. ghiotto proprio di lumache, avendo-
Levate il pesce, passate il suo intinto e in questo sciogliete i pinoli che ne fatto richiesta in periodo quaresi-
prima avrete abbrustoliti e pestati. Togliete al pesce la testa, la spina e male, di fronte alle obiezioni scanda-
le lische, tagliatelo a pezzetti, rimettetelo nel suo intinto e uniteci ogni lizzate del suo cuoco, ribadì la richie-
cosa meno che il riso. Ora che gli elementi del pasticcio sono tutti sta decretando con bolla pontificia
pronti, fate la pasta per rinchiudervelo, di cui eccovi le dosi: farina, “Estote pisces in Aeternum”, “Siate
grammi 400; burro, grammi 80; uova, n. 2; vino bianco o Marsala, pesci per l’eternità”.
due cucchiaiate; sale, un pizzico. Prendete uno stampo qualunque, Con un po’ di ipocrisia, si può dire
ungetelo col burro e foderatelo colla detta pasta tirata a sfoglia; poi che si è sviluppata in cucina una
riempitelo versandovi prima la metà del riso, indi tutto il ripieno e so- maestria in grado di rispettare l’asti-
pra il ripieno il resto del riso, ricoprendolo alla bocca colla stessa pa- nenza e la purificazione, ma anche di
sta. Cuocetelo al forno, sformatelo e servitelo tiepido o freddo. Eseguito
nelle dosi indicate, basterà per dodici persone. garantire un giusto ristoro e il confor-
Pellegrino Artusi to lecito e onesto del palato e del
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, 1891 senso della condivisione conviviale.
ARNALDO GRANDI
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C U L T U R A & R I C E R C A
Le zuppe economiche
DI GLORIA PERIA l concetto secondo cui la storia di allora le zuppe economiche, prepa-
Direttrice Archivi storici
dei Comuni elbani I ogni civiltà si legge nella cucina è
rappresentato, in modo esempla-
re, dalle innovazioni, in campo ali-
rate con orzo e verdure, a sollevare
una gran parte di popolazione indi-
gente dalle malattie e dalla fame.
mentare, introdotte in Europa sul fi- L’invenzione delle zuppe economi-
Un tema trattato nire del XVIII secolo. Questo perio- che si deve a Benjamin Thomson,
a Portoferraio, nel corso do, caratterizzato dall’espansione conte di Rumford, un americano
demografica e dall’insufficienza pro- che, dopo avventurose vicende, ap-
di una conferenza pubblica, duttiva, determina tra la popolazio- proda in Europa andando, sul finire
inerente al periodo ne europea un malessere diffuso, del Settecento, a ricoprire il presti-
quello che è stato definito dagli sto- gioso ruolo di consigliere e Capo
napoleonico all’Elba. rici “uno stato di sottonutrizione dei servizi militari alla corte del-
permanente”. Il Granducato di To- l’Elettore di Baviera. Il conte di
scana, in un clima di fervore scienti- Rumford, che tra i molti interessi
fico e sperimentale, risponde a que- coltiva anche quello della cucina
sta problematica con una maggiore (scrive un saggio di 400 pagine “Sul-
estensione di coltivazioni, con boni- la costruzione dei focolai e degli
fiche di territori e con nuove tecni- utensili di cucina con note e osser-
che produttive. Le condizioni dei vazioni relative ai processi di cucina
contadini, tuttavia, non migliorano, e proposte per migliorare quell’ulti-
anzi, le riforme aggravano ancora di ma utilissima arte”), rivolge i suoi
più le già misere condizioni di vita studi alle tecniche di cottura degli
della popolazione, mentre promuo- alimenti e alle proprietà chimiche
vono i profitti dei grandi proprietari delle sostanze nutritive, per ottenere
terrieri. il duplice vantaggio di mantenere i
A Firenze, l’Accademia dei Geor- poveri con un cibo sostanzioso e
gofili comincia a pubblicare, dal nello stesso tempo economico. Egli
1791, i contributi scientifici prove- suggerisce inoltre la creazione di cu-
nienti dai più validi ricercatori italia- cine pubbliche, dove gli indigenti
ni (tra cui il Manetti e il Targioni possano procurarsi questo efficace
Tozzetti), diventando il punto focale alimento ad un prezzo modestissimo
per gli studi sull’agricoltura, grazie oppure dietro presentazione di bi-
ai quali si estende rapidamente la glietti, a questi donati da persone
coltura delle piante cosiddette “sal- benestanti che li hanno acquistati
vafame”, come il granturco e la pa- appositamente.
tata, a discapito, però, della coltiva- La Francia diffonde la produzione
zione di altri cereali estivi e soprat- delle zuppe economiche grazie al-
tutto dei legumi. Ben presto, a causa l’impegno di Antoine Parmentier
dell’eccessivo consumo del mais, (1737-1813), agronomo, nutrizionista
diffuso sotto forma di polenta tra i e igienista francese, membro della
contadini più poveri della Toscana, prestigiosa Accademia delle Scienze,
inizia ad insorgere la pellagra. acceso sostenitore anche della fab-
Alla soluzione del problema con- bricazione dello zucchero estratto
tribuisce lo sviluppo della chimica, sia dalla barbabietola sia dall’uva.
che permette di riflettere diversa- Metodo, quest’ultimo, particolar-
mente sulle proprietà degli alimenti mente incoraggiato da Napoleone,
e sul modo di prepararli. Saranno che v’individua una sicura fonte di
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