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CIVILTÀ DELLA TAVOLA N. 248 ● APRILE 2013


DELLA

www.accademia1953.it
È STATA FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI
ISTITUZIONE CULTURALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
L’ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA
ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA
CIVILTÀ TAVOLA

N. 248, APRILE 2013/ MENSILE, POSTE ITALIANE SPA, SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMMA 1 - DCB ROMA ISSN 1974-2681
S O M M A R I O

CARI ACCADEMICI... 36 Ricevimento in onore


di Pio VII
3 Paura di cibo (Alberto Gamaleri Calleri
(Giovanni Ballarini) Gamondi)
FOCUS 37 Mangiar di magro
L’ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA
(Rosa Maria Lo Torto
4 Il nostro ragù È STATA FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI Rossomando)
inciampa in un cavallo E DA LUIGI BERTETT, DINO BUZZATI TRAVERSO,
CESARE CHIODI, GIANNINO CITTERIO, ERNESTO DONÀ
(Paolo Petroni) DALLE ROSE, MICHELE GUIDO FRANCI, GIANNI MAZZOCCHI
39 La Quaresima molisana
BASTONI, ARNOLDO MONDADORI, ATTILIO NAVA, (Enzo Nocera)
ARTURO ORVIETO, SEVERINO PAGANI, ALDO PASSANTE,
CULTURA & RICERCA GIAN LUIGI PONTI, GIÒ PONTI, DINO VILLANI,
EDOARDO VISCONTI DI MODRONE, 41 Le astuzie per evitare
CON MASSIMO ALBERINI E VINCENZO BUONASSISI.
5 Dell’insalata il digiuno
(Renzo Pellati) (Arnaldo Grandi)
6 Il vino e la Scuola 43 Le zuppe economiche
Salernitana 25 Il quadrupede generoso (Gloria Peria)
(Publio Viola) (Cettina Princi Lupini)
45 Gusto: un senso minore
8 Goethe al Sud: la tavola, 27 I “calanchi”, terre da trifola (Alfredo Pelle)
gli amori (Giuseppe Montanari)
(Maria Attilia Fabbri I NOSTRI CONVEGNI
Dall’Oglio) 29 La carne dei poveri
(Amedeo Santarelli) 18 Giovani in cucina
10 Agli e cipolle (Giovanna Moretti)
(Nicola Barbera) 30 Il prezioso balsamico
(Sandro Bellei) 19 Alimentazione consapevole
12 Il versatile radicchio (Marco Dalla Rosa)
(Filomena Furno) 32 La lunga storia della birra
(Roberto Dottarelli) SICUREZZA & QUALITÀ
14 I crauti: gusto e tradizione
(Giuliano Relja) 34 Matita e Forchetta 47 Bucce d’arancia
(Francesco Ricciardi) (Gabriele Gasparro)
16 Il raffinato palato
di D’Annunzio LE RUBRICHE
(Luisa Benedetti)
7 Calendario accademico
21 I “Villani” della Garfagnana 15 Le ricette d’Autore
(Albarosa Lucchesi Mocci) 48 Notiziario
22 Il mirto e l’alloro 49 In libreria
(Luigi Altobella) 51 Vita dell’Accademia
71 Carnet degli Accademici
23 Cioccolato termoresistente 73 Dalle Delegazioni
(Giancarlo Burri) 78 International Summary

La copertina: particolare di “Funghi” (olio su tavola,1900-1905, dalla Pinacoteca Züst di Rancate) del pittore ticinese Adolfo Feragutti
Visconti (1850-1924), esposto nell’ambito della mostra “La libertà della pittura” a lui dedicata (resterà aperta fino al 16 giugno) presso il
Museo Civico Villa dei Cedri di Bellinzona (CH). La mostra rappresenta una delle tappe di un percorso espositivo che il Museo dedica al-
l’approfondimento e alla valorizzazione della pittura tra Ottocento e Novecento. Feragutti Visconti (divenuto cittadino italiano nel 1888)
è considerato uno dei maggiori artisti ticinesi attivi nel periodo a cavallo tra i due secoli e questa mostra antologica rappresenta uno
sguardo completo sulle sue straordinarie doti artistiche e sulla sua poetica. Attraverso una selezione di oltre ottanta opere (una trentina
venute alla luce di recente) è documentato con esempi di eccellenza l’intero percorso artistico del pittore, il cui spessore è evidente anche
in una serie di nature morte, di cui quella scelta per la nostra copertina è un esempio. In questo particolare genere uno dei soggetti prefe-
riti da Feragutti fu l’uva, tema iconografico che per almeno due decenni ricorrerà nella sua produzione in diverse versioni, tra cui spic-
cano “Uva per il vino santo” presentato nel 1887 a Venezia, e lo splendido dittico di “Uva bianca e “Uva nera” (entrambi in mostra).

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XV ASSEMBLEA DEI DELEGATI


XXIII CONVEGNO INTERNAZIONALE SULLA CIVILTÀ DELLA TAVOLA
Montecatini Terme 24-26 maggio 2013

Venerdì 24 maggio

Arrivo dei partecipanti e sistemazione in hotel (Grand Hotel La Pace, Grand Hotel
Tamerici e Principe, Grande Hotel Croce di Malta, Grand Hotel Francia & Quirinale)
ore 16.00 Consiglio di Presidenza (2011-2013) al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 18.00 Consulta Accademica (2011-2013) al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 20.30 Cena di benvenuto di tradizione locale al Grand Hotel Tettuccio
(Viale Giuseppe Verdi 74 - Montecatini Terme)

Sabato 25 maggio

ore 8.00 Assemblea ordinaria dei Delegati (I convocazione) - Sala Congressi Teatro Imperiale
(Piazza D’Azeglio, 5 - Montecatini Terme)
ore 9.00 Assemblea ordinaria dei Delegati (II convocazione) - elezione organi istituzionali:
Presidente, Consulta Accademica, Collegio dei Probiviri, Collegio dei Revisori dei Conti
ore 11.30 Coffee break
ore 12.00 Consulta Accademica (2013-2015) - elezione Consiglio di Presidenza
al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 12.30 Consiglio di Presidenza al Grand Hotel Tamerici e Principe
ore 13.00 Colazione di lavoro a buffet al Gran Hotel Tamerici e Principe
ore 16.30 XXIII Convegno Internazionale sulla Civiltà della Tavola “La Scienza in cucina e
l’Arte di mangiar bene nel nuovo millennio” - Sala Congressi Teatro Imperiale
ore 20.30 Cena di gala in onore del Presidente al Grand Hotel La Pace (cravatta nera o abito scuro)

Per gli accompagnatori:

ore 9.30 Partenza in pullman per visita guidata della città di Lucca
ore 13.00 Colazione di lavoro a buffet al Gran Hotel Tamerici e Principe
ore 16.30 XXIII Convegno Internazionale sulla Civiltà della Tavola

Domenica 26 maggio

ore 8.00 Prima colazione in albergo e commiato dei partecipanti

• Grand Hotel La Pace***** - Via della Torretta, 1 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 9240
• Grand Hotel Tamerici e Principe**** - Viale IV Novembre, 2 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 71041
• Grande Hotel Croce di Malta**** - Viale IV Novembre, 18 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 9201
• Grand Hotel Francia & Quirinale**** - Viale IV Novembre 77 - Montecatini Terme (PT) - Tel. 0572 70271

I moduli di iscrizione e i costi sono disponibili presso i Delegati.


La partecipazione è subordinata al pagamento della quota che dovrà essere effettuato contestualmente alla pre-
notazione entro il 15 aprile 2013.
Non sarà possibile effettuare pagamenti all’arrivo.

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Paura di cibo
DI GIOVANNI BALLARINI na sera di tanti secoli fa, per non parlare del vino e di tante
Presidente dell’Accademia

La tavola, da luogo di gioia,


U Dante Alighieri - ricorda una
leggenda - passeggia nella
piazza di Firenze e un giovane gli
altre bevande.
Siamo entrati nell’era delle paure
alimentari, che paradossalmente
chiede quale sia il miglior cibo. coincide con quella delle abbon-
sta divenendo “L’uovo” risponde senza esitare il danze e delle varietà alimentari. Più
un luogo di paura. sommo poeta. Passa un anno e cibo abbiamo, e più questo è vario,
Dante passeggia ancora nella stessa tanto più diffuse e intense sono le
Compito dell’Accademia piazza, dove il medesimo giovane nostre paure.
è di riportare in tavola gli si avvicina e senza alcun pream- Non è soltanto la chimica che ci
bolo gli dice “Con che?”. Dimo- fa paura, ma il chimico che trova
fiducia, letizia e festosità. strando una memoria straordinaria, tutto dappertutto, anche se in
“Col sale”, risponde prontamente il quantità infinitesime e quindi tra-
poeta. scurabili. A un esame spassionato
Ai tempi di Dante, e per tanti e della nostra alimentazione, dobbia-
tanti altri secoli se non millenni, mo riconoscere che mai come oggi
l’uovo e il sale sono stati ritenuti ci- disponiamo di cibi sani, e mai co-
bi non solo buonissimi, ma sotto al- me oggi ne abbiamo paura!
cuni aspetti indispensabili. All’uovo Paure alimentari vere o leggende
sono state attribuite tante simbolo- metropolitane? Paure dovute al cibo
gie e sono stati inventati cento se o alla sua quantità? Paure dovute
non mille modi per cucinarlo; in alla nostra ignoranza nel leggere e
tutte le civiltà è divenuto un indi- interpretare quanto è comunicato
spensabile elemento di gastrono- dalla scienza? Paure dovute al mo-
mia. La scienza ha scelto le proteine do di uso degli alimenti o ai nostri
dell’uovo come paragone dell’ali- stili di vita? Paure semplicemente
mento nutriente ideale. Senza sale, dovute a un irrazionale rifiuto del
poi, non si vive e per la sua impor- nuovo?
tanza alimentare è stato oggetto di Molte paure sono leggende me-
guerre, ha sostenuto floridi com- tropolitane, che si basano sull’aver
merci ed è stato sottoposto a tasse. dimenticato che è la dose che è pe-
Ora parlare di uova e di sale è ricolosa e che qualunque alimento
come parlare del diavolo. diviene dannoso se in eccesso. “È
Dopo la scoperta del colesterolo la dose che fa il veleno” insegnava-
e della pressione del sangue, uova no gli antichi! Altre paure derivano
e sale non sono più alimenti bene- dall’incertezza lasciata dalla perdita
fici, ma pericolosi, e fanno paura. delle tradizioni che, nel bene o nel
Lo stesso avviene per tanti altri ali- male, dicevano con sicurezza cosa
menti, in un elenco sempre più e quando mangiare.
lungo. In molti casi dobbiamo avere
Non passa giorno che questo o paura di come mal usiamo i cibi
quell’alimento non venga crimina- sani! Non sono il grasso o lo zuc-
lizzato; la lista dei cibi buoni si ac- chero a essere pericolosi, soprat-
corcia e non sappiamo cosa man- tutto oggi che sono accuratamente
giare. Anche l’acqua ci fa paura da controllati, ma quanto e come li
quando si è iniziato a esaminarla, usiamo. Nei paesi industrializzati

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come il nostro, dobbiamo avere mobili davanti alla televisione o in delle reali condizioni alimentari do-
paura dei cibi sani mangiati in ec- automobile, più movimento fisico e vrebbe riportarci ad una tavola luo-
cesso, che ingrassano, soprattutto un poco di fame, risolverebbero go non di paura, ma di fiducia, leti-
chi non si muove a sufficienza. Un molti problemi! zia, festosità e gioia.
ritorno a ricette e stili alimentari Come Accademici, una migliore GIOVANNI BALLARINI
più sobri, meno tempo speso im- conoscenza delle nostre tradizioni e See English text page 78

DI PAOLO PETRONI

IL NOSTRO RAGÙ
INCIAMPA IN UN CAVALLO
iù le leggi ci proteggono, più le etichette ci infor- prezzo, anche perché, specialmente in alcuni paesi, vie-

P mano, più le marche ci garantiscono e più venia-


mo gabbati. Con frequenza impressionante siamo
bombardati da notizie tragiche su quello che troviamo
ne poco o per niente controllata. Poi, naturalmente, lo
scaricabarile comincia subito: la grande marca dà la col-
pa al produttore, che dà la colpa all’importatore della
sui mercati e nei cibi che ci propinano. materia prima, che dà la colpa ai macelli situati chissà
Abbiamo scritto un libro di grande successo sull’argo- dove.
mento “Il falso in tavola”: vi erano elencati numerosi ca- L’attuale normativa impone al proprietario di un ca-
si, molti problemi, ma la realtà supera ogni più fervida vallo di scegliere se esso sarà “Destinato alla Produzio-
fantasia. Ormai siamo assuefatti, si fa per dire, alle truffe ne Alimentare” (DPA) o, in modo irreversibile, “non De-
sull’olio, sulla mozzarella, sui vini, sui pesci, sui formag- stinato alla Produzione Alimentare” (non-DPA). La scelta
gini; agli scandali legati alla dramma-beffa della mucca di dichiarare un cavallo non-DPA consente molta più li-
pazza e dell’aviaria. Ma il caso denominato “horse-gate” bertà nell’uso dei farmaci tipo fenilbutazone. Può acca-
ci mancava proprio. dere, e accade, che un animale non più utilizzabile per
La carne di cavallo, venduta nelle macellerie equine, le corse possa essere macellato e avviato alla lavorazio-
era molto comune un tempo, se ne parlava bene in ter- ne alimentare. A ciò si aggiunge un problema etico: il
mini nutrizionali, era un toccasana per gli anemici e per cavallo (ma anche il mulo e l’asino) è oggi un animale
le donne incinte; poi, nella maggior parte delle città ita- d’affezione? Un animale da compagnia da tutelare come
liane, queste macellerie sono sparite e il consumo di il cane e il gatto? Certamente sì, secondo le associazioni
carne di cavallo si è rarefatto, quasi scomparso, tranne animaliste e ambientaliste.
che in alcune zone del Meridione. Così sembrava. Si A ciascuno la sua convinzione, ma è certo che il ca-
scopre invece che in Italia vengono prodotti 25 milioni vallo ci accompagna nella vita sin da bambini, prima
di chili di carne di cavallo e che siamo il maggior im- nelle favole, con il principe sul cavallo bianco, poi nei
portatore in Europa, infatti ne importiamo altrettanti fumetti e nei film con i cowboys e gli indiani, poi nel-
(principalmente da Polonia, Spagna, Francia, Romania, l’arte, con quadri e monumenti equestri, e ancora nello
Canada e Argentina), per un consumo totale di circa 50 sport, nel lavoro. Un rapporto di dedizione e d’intesa
milioni di chili. In pratica più di un chilo a testa all’an- magistralmente interpretato dal recente film di Spiel-
no! Tutto questo emerge dopo che tracce, ma spesso berg, “War Horse”. Il cavallo è tutto, fuorché una pol-
anche dosi massicce, di carne di cavallo sono state rin- petta o una braciola.
venute nei ragù, nei ravioli e nelle polpette di carne. E Ma tornando a noi, abbiamo speranze di salvarci da
quando si dice ragù e tortellini e lasagne si dice Italia, queste frodi? Purtroppo no. Certamente verranno altre
con quel che ne consegue in termini di immagine ga- leggi, altre toppe saranno messe alle lacune, altre eti-
stronomica. chette diverranno obbligatorie, le filiere saranno più
È bene chiarire che oltre a problemi di natura saluti- controllate, ma contro le truffe nulla si può, siamo in
stica (possibili antinfiammatori e medicinali dopanti non mano all’industria globalizzata e i grandi marchi non so-
controllati, somministrati ai cavalli non destinati alla ma- no in grado di garantire nulla.
cellazione), siamo di fronte ad una vera e propria frode Il copione per loro prevede sempre le seguenti due
alimentare denominata “falsificazione”, che consiste nel- battute: “siamo le prime vittime” e “non ci sono pericoli
la sostituzione di un prodotto con un altro di minor co- per la salute”. E la paura per il cibo continua.
sto. Evidentemente la carne di cavallo si trova a buon See English text page 78

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Dell’insalata
DI RENZO PELLATI Vecchio). I condimenti erano diversi, nel dire che, oggi, lo stile di vita che
Accademico di Torino ma predominava il famoso garum stiamo praticando ci obbliga a dedi-
che oggi nessuno vorrebbe ripropor- care alla provvista dei cibi e alla cu-
re dato che era ottenuto dai visceri cina un tempo sempre minore. Il la-
Oggi siamo primi in Europa di pesce (sardine, sgombri) lasciati voro fuori casa riduce la presenza di
nella produzione fermentare al sole, cosparsi di sale e donne e uomini ai fornelli, e sono in
di vino vecchio. I Romani apprezza- aumento i single, le famiglie mono-
di insalate di IV gamma. vano anche l’agresto che era un li- nucleo, per cui è ovvio che l’indu-
quido di sapore acido ottenuto dal stria offra soluzioni pratiche ai pro-
succo di uva acerba. blemi quotidiani. I supermercati oggi
Nel periodo rinascimentale e nei vendono sotto private label circa il
secoli successivi, i ricettari dei grandi 70% degli ortaggi pronti al consumo.
cuochi davano consigli più adatti ai E tra questi, ci sono le insalate di IV
nostri gusti. Cito Bartolomeo Scappi gamma, nella cui produzione (chi
detto il Platina, Cristoforo di Messi- l’avrebbe detto?) siamo primi in Eu-
sbugo, Vincenzo Corrado. Ricordo ropa e, in campo mondiale, in terza
anche il modenese Giacomo Castel- posizione dopo la Cina e gli USA.
vetro, costretto a vivere in Inghilterra Un successo forse poco stimato, in
per non finire nelle reti dell’Inquisi- confronto alle eccellenze dei prodot-
zione romana, che raccomandava ti alimentari italiani ormai conosciuti
“un’accurata pulizia delle foglie verdi e apprezzati (e anche contraffatti) in
e l’utilizzo dell’olio in abbondanza, tutto il mondo, ma per il quale biso-
con poco aceto, sale e poco pepe, gna dire grazie alle ricerche compiu-
per non fare come i tedeschi e altre te dalla nostra agricoltura. Dice infat-
e insalate a foglia verde, sem- straniere generazioni le quali, ap- ti la prof.ssa Ludovica Gullino, di

L pre presenti sulle tavole degli


italiani ebbero in passato dei
profeti illustri (Pitagora, Leonardo da
presso avere poco l’erbe lavate in un
mucchio le mettono nel piatto e su
vi gittano molto aceto senza mai ri-
Agroinnova (Facoltà di Agraria, Uni-
versità di Torino), coordinatrice
scientifica del volume “Le insalate”,
Vinci, Jean-Jacques Rousseau), che volgerle, non avendo altra mira che della Collana “Coltura & Cultura”:
cercarono di rivalutare un cibo che di piacere all’occhio: ma noi italici “Per portare sulla nostra tavola le in-
la nobiltà di toga e di spada disprez- abbiamo più riguardo di piacere a salate italiane tagliate, lavate e imbu-
zava, ritenendolo un “vile pastume monna bocca”. state, sono state necessarie delle in-
per popolo basso e servi della gle- Per venire ai giorni nostri, grazie novazioni avanzate nella selezione
ba”. Si diceva che “l’uomo degno di agli studi e alle ricerche della scien- delle varietà, nella coltivazione, nella
portare l’ermellino o l’armatura” do- za dell’alimentazione, vediamo am- difesa dai microrganismi (muffe, pa-
veva cibarsi di carne (pesce solo nei piamente rivalutate le risorse dell’or- rassiti, erbe infestanti), nelle tecniche
giorni di digiuno imposti da Madre to, e delle umili insalate, per la pre- post-raccolta e nella conservazione,
Chiesa). Un contrasto, quello tra car- senza di vitamine e di antiossidanti che hanno coinvolto ricercatori e
nivori e vegetariani, mai sopito nei ritenuti indispensabili per combatte- produttori. Il risultato di questa col-
secoli. re i famigerati “radicali liberi” e per laborazione è una produzione molto
Sul tema “insalate”, la storia della ridurre, a dosi opportune, i rischi sofisticata e di grande qualità, oltre
gastronomia è ricca di aneddoti. In delle malattie cardiocircolatorie. La che fra le più sicure e sostenibili del-
epoca romana, per esempio, l’insala- comunità scientifica, che si occupa la nostra agricoltura, apprezzata in
ta si gustava a fine pasto come dige- di nutrizione umana, raccomanda di tutta Europa (in Italia il fatturato del-
stivo, piuttosto che come contorno o gustare, nel corso della giornata, 5 la IV gamma è salito a circa 900 mi-
antipasto (vedi i ricettari di Marco porzioni di frutta e verdura, ma le ri- lioni di euro)”.
Gavio Apicio e l’opera di Plinio il levazioni statistiche sono concordi See International Summary page 78

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Il vino e la Scuola Salernitana


DI PUBLIO VIOLA ell’antichità, il vino fu spesso Comunque, osserva la Scuola Sa-
Delegato di Roma Appia

“Che tu possa bramar


N considerato un medicamen-
to, e molti medici e naturali-
sti ne hanno descritto, nei secoli, le
lernitana, anche nella terapia dei di-
sturbi collegati all’eccesso, non esi-
ste rimedio migliore che il vino
proprietà benefiche. Tra le più inte- stesso. Seguendo infatti i concetti
que’ che potenti ressanti e conosciute trattazioni, ri- della Scuola di Terapia greco-roma-
cordiamo quelle di una famosa na, che diceva “contraria contrariis
trovi, e belli, e fragranti Scuola di medicina, la Scuola Medi- curantur”, si affermava: “se il vino
e freddi e lievi, ca Salernitana, che si ritiene sia sta- che hai bevuto alla sera ti avrà crea-
ta fondata dall’Ordine Benedettino to dei disturbi, bevine ancora al
sicché lo spirito in lor intorno all’anno Mille, e dove l’inse- mattino e ti gioverà come medici-
si riconosca”. gnamento medico veniva impartito na”. Tra i precetti relativi al vino,
seguendo i dettami di illustri medici viene poi anche affermato che, per
e naturalisti greci e romani, e preci- facilitare la digestione, è molto utile
samente “secundum Hippocratis et cominciare il pasto con un bicchie-
Galeni praecepta”. Tra le diverse re di vino, in modo da preparare lo
pubblicazioni della Scuola Medica stomaco e anche per “allontanare
Salernitana, ancora oggi conosciute, ogni eventuale pena”, ma si aggiun-
quella che l’ha resa famosa in tutto ge un saggio consiglio, e cioè
il mondo è stata il “Regimen Sanita- “quando bevi non saziarti mai di un
tis Salernitanum” (chiamato anche solo fiato”. Bevendo spesso e poco,
“Flos Medicinae”), un testo nel qua- si rendono infatti più leggere le vi-
le, in forma di facili versetti, vengo- vande e il vino sarà salutare come
no volgarizzati utili precetti medici un cibo.
e igienici. Si sostiene infine che gli uomini
Per quanto riguarda il vino, nel saggi devono stare lontani dalle be-
“Regimen Sanitatis”, ne vengono vande costituite da sola acqua. Il vi-
esaminate le caratteristiche e, dopo no “scaccia i vapori, affina l’udito e
un dettagliato esame, il vino viene fortifica il corpo”, e si afferma che
considerato non solo non dannoso, ӏ molto nocivo bere solo acqua
ma anzi utile, purché, si avverte, sia durante i pasti perché l’acqua raf-
“fortis, formosus et friseus”, così co- fredda lo stomaco e rende il cibo
me deve essere anche “clarus, ve- indigesto”. La Scuola Salernitana,
tus, subtile et maturum”. I vini ven- seguendo i concetti già espressi da
gono giudicati, infatti, dal profumo, Ippocrate, riteneva che il vino facili-
dal sapore, dalla limpidezza e dal tasse lo svuotamento dell’intestino;
colore, cercando in essi cinque qua- inoltre riteneva che quello bianco
lità, e cioè che siano pastosi, spiri- possedesse effetti diuretici ed era
tosi, fragranti, freschi e frizzanti. So- perciò indicato nei soggetti pletori-
no preferiti i vini bianchi e dolci, ci, e infine, potevano essere consi-
perché ricchi di sostanze nutritive gliati anche i vini allungati con ac-
(“nutritiva sunt plus dulcis candida qua per combattere la febbre.
vina”), mentre i vini rossi, si affer- L’unica controindicazione sostenuta
ma, se bevuti in eccesso, intontisco- da Ippocrate era legata al vino dol-
no la mente e il corpo (“corpus red- ce, che appesantiva il capo, contra-
dit tibi pigrum”) e alterano la limpi- riamente a quanto dirà poi la Scuo-
dezza della voce. la Salernitana che lo consiglia come

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ricostituente perché ricco di sostan- nendo “vinum a vi deducitur” un le avvertenze di evitare gli abusi,
ze nutritive. D’altra parte, oltre alla qualcosa cioè che costituisce la for- nello stesso tempo il vino viene
Scuola Medica Salernitane, fin dai za e migliora la mente. A sua volta, consigliato (a piccole dosi) come
tempi più remoti, il vino ha avuto il naturalista del II secolo, Aulo Cor- stimolante, rasserenante, digestivo,
un grande rilievo sociale, tanto che nelio Celso, nel suo trattato “De conciliante il riposo, e anche come
si riteneva fosse protetto dalle divi- Medicina”, considerava utile il vino preventivo delle malattie cardiocir-
nità: Osiride in Egitto, Dioniso in nella cura dell’emicrania, mentre colatorie.
Grecia, Saturno nelle civiltà italiche, Plinio il Vecchio lo definiva “salu- Nel complesso, possiamo quindi
Bacco a Roma. In esso si vedeva un berrimum” in quanto da esso trae- rileggere e seguire con interesse
mezzo di sostentamento e di benes- vano giovamento le forze, il sangue quanto ci suggeriva, un millennio
sere, ma soprattutto un dono di e il colorito degli uomini. Galeno addietro, la Scuola Medica Salernita-
Dio, tema che ricorre in tutte le cul- infine, cita nelle sue ricette trecento na, che considerava il vino anche
ture e le civiltà mediterranee. Ricor- volte l’uso del vino per diverse indi- utile e distintivo della specie uma-
diamo, tra gli altri, Cicerone, il qua- cazioni terapeutiche, tra cui il medi- na: “Vinum bibant homines, anima-
le teneva il vino in buona conside- camento delle ferite. lia cetera fontes”, cioè “bevano il vi-
razione tanto che faceva derivare il Molti di questi aspetti sono stati no gli uomini e lascino l’acqua agli
termine vinum dalla stessa radice di ripresi ancora oggi dagli studiosi, e animali”.
vir (uomo) e di vis (forza), soste- così, mentre giustamente si ripetono See International Summary page 78

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI ACCADEMICHE 2013


APRILE 24-25-26 maggio OTTOBRE
XV Assemblea dei Delegati,
12-13-14 aprile - Nuoro Consulta Accademica 5 ottobre - Viterbo
Cinquantennale della Delegazione e XXIII Convegno sulla Civiltà della Venticinquennale della Delegazione
Convegno “Cibi e sapori della Tavola “La Scienza in cucina e l’Arte Convegno sulla nocciola
Sardegna antica” di mangiar bene nel nuovo millennio”
a Montecatini Terme 11-12 ottobre - Cosenza
20 aprile - Versilia Storica Convegno “Il cedro di Calabria:
Convegno “Mangiavamo così nel GIUGNO tradizioni, sapori e salute””
Capitanato. Analisi della ristorazione a Cetraro (Cosenza)
della Versilia Storica 19-23 giugno - Siracusa
fra Ottocento e Novecento” Incontro di cultura classica e 17 ottobre - Cena ecumenica
a Pietrasanta (Lucca) Convegno “La cucina siracusana “La cucina delle carni
ai tempi di Archimede” da non dimenticare”
27 aprile - Valdelsa Fiorentina
Decennale della Delegazione 22 giugno - Arezzo 17 ottobre - Pisa
Convegno sull’alimentazione Premio “Cucina e Cultura” VI Premio Delegazione di Pisa
dei boscaioli/carbonari attivi fino riservato ai piccoli cuochi in accordo con IPSSAR “G. Matteotti”
alla metà degli anni Cinquanta
del secolo scorso 28-29 giugno - Isernia 18-19-20 ottobre - Venezia
V Edizione del Premio Nazionale Convegno “L’arte d’oggi e la cucina:
MAGGIO “Allium cepa” declinazioni della cultura”
IV Edizione premio Molisani all’estero
4 maggio Convegno “Gastronomia tra dubbi NOVEMBRE
Forum Accademico 2013 e certezze”
Delegazione di Chieti 30 novembre - Albenga e del Ponente
SETTEMBRE Ligure
5 maggio - Albenga e del Ponente Convegno “Olio, un filo d’oro tra le Alpi
Ligure 14-15 settembre - Ancona e il mare ad Albenga
Cinquantennale della Delegazione 48° “Verdicchio d’Oro”
Staffolo (Ancona) DICEMBRE
10-11 maggio - Bolzano
Cinquantennale della Delegazione 21-22 settembre - Borgo Val di Taro 7-8 dicembre - Roma
Convegno “Identità della cucina Cinquantennale della Delegazione Sessantennale della Delegazione
sudtirolese, storia e tradizioni”

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Goethe al Sud: la tavola, gli amori


DI MARIA ATTILIA alla lettura del “Viaggio in Ita- va per le sue cene. Sappiamo perfi-
FABBRI DALL’OGLIO
Accademica di Roma
Centro Studi “F. Marenghi”
D lia” di Goethe, si rimane sor-
presi di non trovare, nelle pa-
gine dedicate al soggiorno a Roma,
no quanto dava alle lavandaie e
quanto alle prostitute.
Queste notizie le ha raccolte in un
nessun riferimento di particolare ri- libro, scritto in tedesco, Roberto
lievo ai suoi rapporti con il popolo Zapperi: “Das inkognito Goethe gan-
“La gran festa del godere, della città eterna, e questo pur zandere Existenz in Rom”, pubblica-
a Napoli, amando la gente romana e il suo lin- to in Germania nel 1999. I fogli “se-
guaggio. greti” di Goethe ci forniscono un ri-
si celebra tutti i giorni”. Non abbiamo notizie dettagliate tratto insolito del poeta e un’immagi-
sulla cucina romana e le sue osterie ne reale della Roma papalina del-
anche se siamo informati che fre- l’epoca, con le sue abitudini, i suoi
quentava molto spesso la trat- riti, le allegre feste popolari. In
toria “la Campana”, a questo clima vive il Signor
Monte Savello, con gli Filippo Müller alias Jo-
amici e la cara Fau- hann Wolfang Goe-
stina. Frequentava the. L’uso del falso
il Caffè Greco con nome si dimostra
gli artisti tede- provvidenziale,
schi, con misura per l’autore del
le serate mon- “Werther”, per-
dane presso i ché lo tiene al ri-
nobili, giocava paro dal control-
a carte con i lo delle autorità
letterati. In real- papaline.
tà, durante que- Era così libero
sto suo meravi- da poter irridere
glioso viaggio, ci personaggi illustri -
ha nascosto molte si permetteva di af-
verità sulle sue espe- fermare che “il più
rienze romane. È riusci- grande attore di Roma è
to a tenere segreta una il papa” -, parlava sempre
doppia vita che sembrava impe- in italiano, amava travestirsi, me-
netrabile, bruciandone le testimo- scolarsi indisturbato insieme al po-
nianze più importanti. A Weimar, polo, partecipare a tutte le feste in
però, è stato scoperto un piccolo ar- compagnia della vivace gente roma-
chivio, tutto in italiano, sfuggito al na, fare la corte a tutte le donne
rogo e questa fortuna ha consentito che gli piacevano, spendere con fa-
di scoprire la “dolce vita” romana cilità molto denaro, frequentare
del poeta. Si tratta di più di 200 fogli quasi tutte le sere le osterie, dove
di appunti, conti, liste di spese, an- incontrava artisti e letterati dei vari
notazioni varie su personaggi, sugli paesi europei, gustare la saporita
amori nascosti. Goethe annota, in cucina romana della quale, in breve
italiano, tutte le spese che effettua- tempo, conobbe le pietanze più gu-
va: da quelle per l’alimentazione, stose e famose come la coda alla
per i vestiti e i travestimenti, le laute vaccinara e un piatto profumato ai
mance che elargiva, quanto spende- chiodi di garofano, spezia che ama-

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va e gli stuzzicava l’appetito: si trat- buon fine, perché Costanza aveva come l’uomo abbia potuto concepire
tava del garofolato. come unico desiderio quello di spo- l’idea di coltivare la terra, qui ove i
Ebbe molti amici, ma in particolare sarsi, per cui Goethe si trovò costret- campi producono tutto, ove si pos-
è da ricordare, come compagno di to a ritirarsi. Fu molto dispiaciuto di sono ottenere da tre a cinque raccol-
allegrezze, il pittore Tischbein. Fre- aver dovuto rinunciare alla bella fan- ti all’anno... è in questo paese sol-
quentava volentieri i caffè e le pa- ciulla. Prima di partire per Napoli, tanto che arrivo a comprendere e a
sticcerie romane dove gustava i dolci donò a Costanza un anello come re- spiegare taluni fenomeni della natu-
caratteristici con golosità e dove si galo d’addio. ra... a Roma si studia volentieri, ma
faceva preparare la sua amata cioc- Ma l’amore che suscitò nel poeta qui si ha voglia di vivere...” perché
colata calda o gelata, di cui era tedesco Faustina, fu travolgente. Di la gente è occupata a “godere di tutti
ghiotto; nella sua borsa da viaggio lei si innamorò intensamente. È ri- i piaceri della vita”.
ne conservava sempre alcune tavo- masta una lettera, senza intestazione Il massimo divertimento per Goe-
lette da poter utilizzare quando lo e senza firma, ma è una lettera the era quando, camminando per la
desiderava. Abitando in un apparta- d’amore struggente. La fanciulla lo città, poteva assistere a scene inimi-
mento a via dei Condotti, frequenta- amava appassionatamente come lui tabili di gente che cantava, ballava,
va spesso le trattorie di quella strada aveva sempre sognato. La conobbe assisteva al teatro di Pulcinella, dove
e, in modo particolare, “il Lepre”, la alla fine del 1787. Era una popolana tutte le mercanzie erano esposte sul-
più spaziosa, che offriva una rasse- di umili origini, che sapeva appena le bancarelle, in un tripudio di ver-
gna notevole di piatti, fra i quali i scrivere e faceva tanti errori di orto- dure e frutti d’ogni tipo.
maccaroni al sugo, i suoi preferiti, le grafia, ma il suo amore era sincero, Per San Giuseppe, i protagonisti
minestre, il farricello, le “cocuzzole amava il “Signor Filippo” e di lui dei vicoli erano i friggitori di ciam-
ripiene”, cioè le zucchine, le cipolle non sapeva null’altro. Il poeta ricam- belle. Come in un balletto, davanti a
fritte, il cinghiale, la lepre, il porco- biò questo amore che segnò profon- grandi padelle “uno faceva la pasta,
spino e altra cacciagione. damente la sua vita. Pianse per lei a l’altro le dava la forma e un terzo la
Nel 1786 Goethe arrivò in diligen- lungo quando seppe di dover torna- gettava nell’olio bollente” e, con ge-
za a Ponte Milvio. Quando i ponte- re in Germania. Di certo avrà com- stualità e simpatia inimitabili, offriva
mollesi lo videro comparire, alto, posto i bellissimi versi delle “Elegie ai clienti le ciambelle profumate
bello, elegante, subito lo accolsero romane”, avendo nel cuore la bella “sulla punta della forchetta”.
con cordialità e deferenza, chiaman- Faustina. Ma lo spettacolo che lo aveva sor-
dolo “l’Apollo del Nord”. Goethe re- La serenità e l’allegria che traspaio- preso e colpito in particolare, era
stò colpito dagli usi di questa contra- no dalle carte ritrovate a Weimar dal- stato l’assistere, in una modesta casa
da romana, così particolare e ricca di lo Zoppieri fanno piacere e ci dilet- dove era stato ospitato con semplici-
antiche tradizioni. Frequentò le sue tano, ma quello che meraviglia è co- tà, alla lavorazione delle paste, lavo-
osterie gustando con piacere le pie- me nel “Viaggio in Italia”, pur aman- rate nella “camera dei vermicelli” e
tanze che gli offrivano, come le co- do Roma con reverenza e struggi- poi esposte fuori, sulle strade, ad
stolette d’abbacchio a scottadito, le mento per la sua storia, le sue forme asciugare, e di vedere con quanta
focacce biscottate, le impareggiabili d’arte, la sua cultura, per essere una maestria le abili mani delle fanciulle
minestre di verdura, la coratella città cosmopolita, Goethe non abbia trasformavano i vermicelli in manu-
d’abbacchio. evidenziato con maggiore forza alcu- fatti a forma di lumaca. Tutti mangia-
Fu attirato dalla simpatia della gen- ni aspetti legati al quotidiano e al vano la pasta a Napoli, anche i mo-
te e si lasciò affascinare dagli occhi suo vissuto come, invece, era acca- nelli sulle strade, condita con il solo
della bella Maddalena, con la quale duto quando aveva affrontato Napoli formaggio.
visse un’appassionata storia d’amore. e la sua gente. I momenti e gli episodi legati al ci-
Dell’intensa vita romana di Goethe In questa città, come ci illustra con bo vissuti a Napoli dal poeta sono
parla anche una serie di documenti grande dovizia di particolari il “Viag- tanto numerosi che non è possibile
che raccontano i suoi amori segreti gio in Italia”, si abbandona alla de- qui ricordarli tutti, ma non si posso-
per alcune belle donne romane. Una scrizione della vita, della bellezza no dimenticare i venditori ambulanti
era la ventunenne figlia di un oste delle donne, attraenti e sensuali, del- che, pur nella loro povertà, con i lo-
tedesco, Costanza Roesler. L’aveva la vivacità del popolo napoletano, ro panieri pieni di frutta, acqua, o
conosciuta vicino a casa sua, nel- della fertilità della terra, così simile a con pasta, biscotti, limoni, dolciumi
l’osteria paterna di via dei Condotti, un Eden meraviglioso. La sirena Par- riuscivano a trasmettere allegria: “si
nel gennaio del 1787. La ragazza era tenope, dal mare di quel golfo in- direbbe che ciascuno voglia prender
molto bella, ma analfabeta, una par- cantevole circondato da vulcani e parte... alla gran festa del godere che
ticolarità che non gli impedì di amar- dolci colline, lo aveva colpito al cuo- a Napoli si celebra tutti i giorni”.
la. Fu un amore che non andò a re: “È qui che si può comprendere See International Summary page 78

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Agli e cipolle
DI NICOLA BARBERA ppartengono alla famiglia quello rosso-vinoso ha sapore ancor
Accademico di Milano Duomo

Insieme allo scalogno,


A delle Liliacee, come i gigli,
ma questi bulbi sotterranei,
con radici sottili “fascicolate” (cioè
più delicato.
L’aglio, originario delle steppe
dell’Asia centrale, fu apprezzato, fin
molto ramificate), da cui emergono dall’antichità, in Cina, Persia, Egitto e
al porro, all’erba cipollina guaine cilindriche cave di colore ver- anche dai Romani (Aristofane soste-
de-smeraldo, non sono altrettanto neva che l’aglio, dato ai legionari,
e al cipollotto, costituiscono decorativi. L’aglio e la cipolla sono, conferiva loro maggiore ardore nel
ingredienti indispensabili però, tra gli ortaggi più adoperati in combattere e assicurava un effetto
cucina, sia per dare “profumo” sia protettivo nei confronti delle epide-
per molte preparazioni. come ingredienti di piatti-base. Ve- mie).
diamo un po’ più in dettaglio questi Di fatto, recenti studi, hanno prova-
ortaggi-simbolo della cucina italiana to che l’allicina è un antibiotico natu-
e mediterranea che, con il loro spic- rale, con un ruolo protettivo nei con-
cato e tipico sapore, danno carattere fronti di alcuni tumori (colon-retto,
anche ai piatti più semplici. prostata, seno). Un consumo modera-
Ricordiamo, per inciso, che i due to e costante di aglio riduce la pres-
più grandi produttori mondiali di agli sione sanguigna e combatte le infe-
e cipolle sono Cina e India. zioni intestinali; le sostanze solforate
L’aglio è formato da una mezza contenute sono un antinfluenzale e,
dozzina di spicchi, raggruppati e pro- per questa proprietà, in Cina l’aglio
tetti da alcune “tuniche” cellulosiche viene somministrato agli studenti del-
trasparenti, che costituiscono il bulbo le scuole primarie.
o “testa d’aglio”. Gli agli italiani più rinomati sono
I tipi di aglio sono tre: bianco, rosa- quelli rossi di Sulmona e di Trapani,
to e rosso-vinoso, anche se gli spicchi il rosato di Caraglio (Cuneo) e il bian-
interni, quelli che si adoperano in cu- co piacentino. In cucina, è bene sa-
cina, sono sempre di colore bianca- pere che l’aglio diventa meno aggres-
stro per tutti i tipi; il colore, per gli al- sivo con la cottura, soprattutto la-
tri due tipi, è dato dalle sfoglie pro- sciandogli la buccia, e che l’aglio fre-
tettive, specie l’ultima, quella più vici- sco ha molte sfumature di sapore ri-
na a ciascuno spicchio. Quello bian- spetto a quello essiccato che ne ha
co è il più comune, dalla “pellicola” una sola.
bianco-argentea e dal sapore molto Le preparazioni in cui l’aglio è inso-
intenso e persistente; quello rosato ha stituibile sono, ad esempio, per gli
sapore meno intenso del bianco e “spaghetti aglio, olio e peperoncino”;

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sulle “bruschette”; nel “pesto alla ge-


novese”; nel “pesto alla trapanese”
(versione “rossa” di quello ligure); CENA ECUMENICA 2013
nell’“abbacchio alla romana”; nei
“carciofi alla giudìa”. Una cucina sen- Quest’anno, la riunione conviviale ecume-
za aglio credo sia solo una nuova nica, che vede alla stessa mensa virtuale
moda, anche un po’ mortificante. tutti gli Accademici in Italia e nel mondo,
La cipolla, coltivata in Asia già 5000 si svolgerà il 17 ottobre alle 20,30, e avrà
anni fa, è stata sempre un ingrediente come tema “La cucina delle carni da non
base di moltissime ricette salate della dimenticare”. Un tema, quello scelto dal
cucina europea e assunse particolare Centro Studi “Franco Marenghi” e appro-
importanza a partire dal XVIII secolo, vato dal Consiglio di Presidenza, che com-
quando iniziò il declino delle spezie. prende la cucina del quinto quarto, ma
Gli Egizi consideravano sacra la ci- anche di altre carni o prodotti di origine
polla, per i suoi cerchi concentrici che animale, presenti nella cucina del popolo
rappresentavano la vita eterna, senza e oggi sempre meno usati, anche perché espressione di un’ormai supe-
rata cucina della fame. L’obiettivo sarà dunque quello di recuperare le
fine. La cipolla fu introdotta in Ameri- tradizioni della cucina di frattaglie, visceri, rigaglie, trippe e non solo,
ca da Cristoforo Colombo, che l’aveva che oggi possono ancora avere un ruolo in una moderna cucina ita-
inserita tra le scorte alimentari. liana sobria. I Delegati cureranno che la cena ecumenica sia accom-
La pianta di cipolla ha piccole radi- pagnata da una idonea relazione di carattere culturale che illustri
ci filiformi, lunghe “foglie” cilindriche l’importante tema proposto e che, sulle mense, il menu sia composto in
sovrapposte, che s’ingrossano pro- omaggio agli alimenti scelti.
gressivamente alla base, partendo da
una gemma centrale, fino a formare
un bulbo carnoso e succoso. Foglie
più sottili, di colore diverso a secon- Durante il taglio, le sostanze solfo- l’Impero romano, in particolare nel
da dei tipi (bianca, rossa, dorata) e di rose volatili, contenute nella cipolla, Galles. Del porro esistono numerose
consistenza cartacea, detta tunica, av- irritano gli occhi facendoli lacrimare; varietà, con bulbo cilindrico volumi-
volgono esternamente l’ortaggio per per ridurre questo inconveniente oc- noso, alto da 40 a 80 centimetri, rico-
proteggerlo. corre tenere sempre bagnata la lama perto da una guaina biancastra. È re-
I maggiori produttori sono: Cina, del coltello. peribile tutto l’anno: le varietà estive
India e Stati Uniti; in Italia se ne pro- Le cipolle più note in Italia sono le sono più tenere e delicate, quelle in-
ducono circa 400.000 tonnellate/an- rosse: oltre a quella Igp di Tropea vernali più sode e saporite. Tanti so-
no, soprattutto in Emilia-Romagna, (Catanzaro), anche quelle di Certaldo no gli utilizzi in cucina: crudo e cotto
Piemonte e Veneto. (Firenze), di Isernia (Campobasso), di a vapore, nei risotti; per vellutate; ti-
La cipolla rossa, con tunica esterna Acquaviva delle Fonti (Bari) e, per un pica è la porrata toscana: una torta di
di colore rosso-violaceo, polpa inter- pizzico di campanilismo, ma giustifi- verdure, nota fin dal Medioevo.
na bianca striata, è il tipo più dolce e cato perché molto buona, almeno Dell’erba cipollina si adoperano an-
digeribile, ideale da mangiare cruda quanto quella di Tropea, la ”cipolla che i bulbi (come agli), ma molto più
in insalata (anche perché, con la cot- rossa e dolce” di Breme (Pavia), un utilizzate sono le foglie sottili e lun-
tura, si riducono gli effetti benefici piccolo borgo tra le risaie della Lo- ghe 25-50 centimetri, per il loro sapo-
degli antiossidanti), ma anche ripiena mellina: in due varietà, con bulbo ro- re fresco e leggermente pungente, ta-
e per preparare il classico soffritto. La tondo di colore rosso-viola, una pri- gliate a pezzetti o, sfruttando la lun-
bianca (dolce di Cannara - Perugia), maverile e una estiva. ghezza e la flessibilità, per chiudere
piatta o rotonda, ha un retrogusto Lo scalogno prende il nome dalla elegantemente dei fagottini.
gradevolmente pungente ed è buona città palestinese di Ascalona; ha la Il cipollotto è una cipolla non an-
grigliata, per brodi vegetali, per fritta- dimensione di una testa d’aglio, con cora completamente matura; ha un
te e per gli “anelli fritti” (gli onion all’interno due o tre spicchi, e buccia sapore intermedio tra quello della ci-
rings degli anglosassoni). La dorata esterna di colore ramato. Lo scalogno polla e quello dell’erba cipollina. Le
(gialla napoletana) ha un gusto più ha un gusto più aromatico della ci- varietà più diffuse sono quella bianca
forte e piccante dei tipi precedenti ed polla e costituisce una raffinata alter- alla base e verde-striata verso l’alto
è indicata, in particolare, per la “zup- nativa anche all’aglio. Il più apprez- dello stelo, e quella rossa, simile ad
pa di cipolle” sia nella versione italia- zato è quello di Romagna Dop. una piccola cipolla, di gusto più dol-
na, sia in quella francese gratinata al Il porro, apprezzato da Nerone, eb- ce della bianca.
forno. be larga diffusione nei territori del- See International Summary page 78

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Il versatile radicchio
DI FILOMENA FURNO l radicchio, un tempo cibo delle pagna splendidamente. Ne esistono
Accademica della Penisola Sorrentina

“Come il riso,
I classi più povere, è oggi alimento
celebrato dai grandi chef come
protagonista di piatti particolarmen-
due varianti: il precoce, dal cespo
allungato e dalle foglie serrate (che
si raccoglie da inizio settembre, ca-
te raffinati. L’ottenimento del mar- ratterizzato da un sapore tendenzial-
nasce dall’acqua chio Igp e, soprattutto, la riscoperta mente dolce) e quello tardivo, che
della bontà e degli svariati utilizzi di ha foglie strette dal colore rossastro,
ma muore nel vino”. questo ortaggio hanno fatto salire in con nervatura centrale di un bianco
modo sensibile la produzione e la brillante che occupa la maggior par-
vendita di alcune sue varietà. te della foglia (che si raccoglie da
Il radicchio (Cichorium intybus) novembre in poi e possiede quel re-
appartiene alla famiglia delle Com- trogusto amarognolo particolare).
posite (gruppo delle cicorie) ed è Il radicchio di Castelfranco Veneto
reperibile in una gamma cromatica Igp ha invece forma più tondeggian-
che varia dalle numerose gradazioni te, foglie ondulate, tinte di un bel
del rosso ai diversi toni del verde; giallo crema e variegate di viola-ros-
ha tantissime forme: dalla più ton- sastro. Altrettanto pregiato e delicato
deggiante alla conica o a quella con al palato, la sua origine si deve a un
foglie frastagliate ai bordi. Ortaggio incrocio di successo tra il trevigiano
tipicamente invernale (diffuso da ot- e la scarola.
tobre a marzo), è disponibile sul Anche il radicchio rosso di Verona
mercato anche nella tipologia estiva. ha foglie di colore rosso scuro acce-
Il radicchio di Treviso (o trevigia- so, che si presentano compatte, con
no), Igp dal 1996, è una delle varie- nervatura bianca centrale. Il radic-
tà più conosciute; è coltivato nelle chio rosso di Chioggia, decisamente
province di Treviso, Padova e Vene- il più coltivato, ha forma tondeg-
zia. Per il suo colore rosso scuro giante, leggermente schiacciata al-
viene associato all’aspetto dei vini ti- l’apice; le foglie rosse sono più lar-
pici del suo territorio, cui si accom- ghe rispetto a quello di Verona, tan-

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to che circondano l’intero cespo. Il


radicchio di Lusia, infine, è tondeg-
giante; ha colore giallo vivace con CROSTINI AL RADICCHIO
una base centrale bianca. CON CREMA DI RICOTTA
Il radicchio è una delle verdure
più versatili: adatto a qualsiasi por- Ingredienti: ½ filoncino di pane, ½ radicchio di Chioggia, 150 g di
tata, dall’antipasto ai secondi, dalle ricotta, 2 scalogni, 1 cucchiaio di aceto balsamico, 2 cucchiai di olio
torte salate alle pizze, fino alla con- d’oliva extravergine, 1 cucchiaio di zenzero, erba cipollina, sale.
fettura e alla tisana. Cotto, fritto o
cucinato ai ferri, rivela appieno sa- Preparazione: Affettare il pane e tostarlo in forno per pochi minuti.
pore e profumi; ancor più se consu- Tritare gli scalogni e lasciarli appassire con l’olio d’oliva. Unire il ra-
dicchio rosso lavato, strizzato e tagliato finemente; aggiungere l’aceto
mato crudo, condito con sale e olio balsamico, un pizzico di sale e far cuocere a fuoco lento per 5 minuti.
d’oliva extravergine oppure con so- Con i rebbi della forchetta, lavorare la ricotta a crema, aggiungere
lo qualche goccia di aceto balsami- l’erba cipollina tritata (conservandone qualche foglia per decorare) e
co. Le ricette della tradizione lo vo- un cucchiaino di zenzero grattugiato. Comporre i crostini spalmando
gliono conservato anche in salamo- la crema di ricotta e completando con una quenelle di radicchio ros-
ia, sotto grappa, sott’olio o in mar- so. Decorare con un filo di erba cipollina. Per dare più sapore ai cro-
mellata. stini, si può sostituire la ricotta con del caprino o altro formaggio
Le preparazioni odierne, le cotture spalmabile.
e gli abbinamenti più gustosi sono il
frutto di varie memorie gastronomi-
che locali: basti pensare al risotto PASTICCIO AL RADICCHIO
con il radicchio trevigiano, alla pasta
Ingredienti (per 6 persone): 400 g di lasagne fatte in casa, ½ litro
con radicchio e gorgonzola oppure di besciamella, 1 kg di radicchio tardivo (viene bene anche con il ra-
alle tagliatelle con radicchio rosso di dicchio precoce), 1 cipolla di media grandezza, 2 grosse fette di so-
Chioggia e noci di Sorrento. Sarebbe pressa o 2 salsicce “da rosto”, 30 g di burro, formaggio grana grattu-
infine un’imperdonabile mancanza giato, sale.
non abbinarlo al vino, soprattutto a
quello tipico del territorio d’origine, Preparazione: Far soffriggere la cipolla e la sopressa tritate con la
anche perché, come vuole un pro- metà del burro, aggiungere il radicchio mondato, lavato, asciugato e
verbio veneto “il radicchio, come il tritato e cuocere a fuoco moderato per circa ½ ora con un poco di
riso, nasce dall’acqua ma muore nel brodo vegetale per insaporire. Cuocere al dente la pasta, toglierla
vino”. dall’acqua con un mestolo forato e farla asciugare su di un telo
Abbiamo parlato della riscoperta bianco bagnato. In una pirofila stendere poi uno strato di pasta al-
ternato ad uno di radicchio e ad uno di besciamella molto morbida
del sapore del radicchio ma, per e terminare con uno strato di pasta. Cospargervi sopra il formaggio,
completezza, dobbiamo elencarne aggiungere qualche fiocchetto di burro e porre per 20 minuti in for-
anche le numerose proprietà benefi- no caldo a 200°.
che per la salute del nostro organi-
smo: citiamo innanzitutto quelle de-
purative, diuretiche, toniche e lassa-
tive. Grazie all’elevato contenuto di vascolari; il triptofano, infine, appor- chio rosso la qualifica di “rallentato-
acqua (93%), la presenza di fibre e ta benefici al sistema nervoso con- re dell’invecchiamento cellulare”.
principi amari, il radicchio favorisce trastando i disturbi legati all’inson- Anche la pelle trae numerosi benefi-
la digestione e il buon funziona- nia. Nel radicchio sono presenti an- ci dagli antiossidanti: si mantiene
mento dell’intestino; per merito del che il fosforo, il potassio (in grande giovane più a lungo. Gli antiossi-
suo basso apporto calorico, risulta quantità), il magnesio, lo zinco, il danti, infine, allontanano lo spettro
un alimento molto indicato anche rame e il manganese nonché la qua- di artrite e reumatismi.
per i regimi alimentari controllati. si totalità delle vitamine del gruppo Ricordiamo infine che, per giovar-
Inoltre, il calcio e il ferro, presenti B, le vitamine C, E, K, J e P. Recenti si delle grandi peculiarità medica-
in quest’ortaggio, sono in grado di studi hanno dimostrato che il radic- mentose di questo ortaggio, è ne-
coadiuvare il ricambio metabolico chio rosso contiene molte più so- cessario consumarlo fresco.
delle ossa rendendole più forti; gli stanze antiossidanti rispetto ad altri Cosa vi è di meglio, allora, di una
antociani (presenti in particolar mo- vantati alimenti quali, ad esempio, i rosa di radicchio rosso fresco sulla
do nel radicchio rosso) favoriscono mirtilli e l’uva passa. Le citate so- nostra tavola?
la prevenzione delle malattie cardio- stanze antiossidanti danno al radic- See International Summary page 78

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I crauti: gusto e tradizione


GIULIANO RELJA auli cappucci, cappucci garbi, è probabilmente quella scritta da
DI
Delegato di Trieste

I capuzi garbi
C crauti o sauerkraut? Appella-
tivi che cambiano a seconda
dei tempi e dei territori ma loro, i
Bartolomeo Scappi nel suo “Opera”
del 1570, sotto la voce “Per far mi-
nestra di cauli cappucci stati in sa-
crauti, rimangono sempre, in ogni le”. Si legge: “…cauli cappucci sala-
costituiscono il principale luogo, degli ottimi ortaggi che ben ti con salimora in uasi di terra o di
accompagnano alcuni piatti della legno… si lavano in più acque…et
ingrediente della jota, tradizione e ne esaltano il sapore. I si fanno perlessare con acqua sem-
la più tipica minestra crauti sono i cavoli cappuccio sotto- plice…et faccianosi cuocere in bro-
posti ad un metodo naturale di aci- do di carne di uaccina grassa, spi-
della tradizione triestina. dificazione, sauerkraut nei paesi di goli di aglio ammaccati… Si posso-
lingua tedesca, dove il consumo è no ancho soffriggere con lo strutto
da sempre molto radicato. In Italia liquefatto… et si serueno con pepe,
sono più diffusi nelle regioni confi- et fior di finocchio sopra”.
nanti con quelle terre, soprattutto Pellegrino Artusi nel suo “La
Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Scienza in cucina e l’Arte di man-
Giulia. giar bene”, siamo nel 1891, riporta
Privati del torsolo e delle foglie due ricette di “sauer-kraut”. I cavoli
esterne più dure, vanno tagliati a li- non sono però sottoposti a fermen-
starelle sottili e deposti a strati, al- tazione ma trattati soltanto con
ternati a sale grosso, in appositi “aceto forte”, e l’autore, corretta-
contenitori, con l’eventuale aggiun- mente, premette: “non è questo il
ta di aromi, quali semi di cumino, vero sauer-kraut, il quale bisogna
bacche di ginepro, pepe in grani e lasciar fare ai tedeschi: è una palli-
foglie di alloro. Ben pressati, posti da imitazione di quello, che però
sotto peso e rinchiusi, vanno incon- non riesce sgradevole come contor-
tro a macerazione e ad un processo no ai coteghini, agli zamponi ed an-
di fermentazione lattica, con pro- che al lesso comune”.
gressiva acidificazione dell’ambien- Katharina Prato, austriaca, nata a
te, che permette una lunga conser- Graz, alla fine dell’Ottocento pub-
vazione del prodotto e gli conferi- blica “Die Suddeutsche Kuche”, ve-
sce il particolare sapore aspro e de- ro compendio della cucina mitteleu-
ciso. Come riportato da alcuni auto- ropea di quei tempi, tradotto in ita-
ri, sembra che questo tipo di cibo liano, a cura della triestina Ottilia
fosse conosciuto già dagli antichi Visconti Apartnik, nel 1891. Nel ca-
Romani, che usavano portarlo, con- pitolo “Ortaggi e Legumi” si ritrova-
servato in anfore, nelle loro campa- no svariate preparazioni di cavolo
gne militari. cappuccio: oltre ai tradizionali sa-
Lo scrittore e gastronomo triestino uerkraut (che nelle prime edizioni
Cesare Fonda ritiene che i “chauoli italiane vengono chiamati “salcrau-
gretti”, citati da Cristoforo da Messi- te” e in quelle più recenti “cappucci
sbugo in “Banchetti Composizioni garbi”), cotti a lungo nel grasso fu-
di Vivande e Apparecchio Genera- mante, con aggiunta di brodo e alla
le”, stampato nel 1549, possano es- fine di un po’ di farina, ci sono i ca-
sere proprio gli odierni cavoli cap- voli cappucci “in garbura”, lasciati
puccio acidi. La prima ricetta com- riposare per un’ora sotto sale, aceto
pleta, riportata in un testo italiano, e cumino prima di essere cotti;

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quelli “dorati”, cucinati in burro,


zucchero, brodo e farina, e quelli
“all’uso ungherese”, nella cui ricetta
si impiegano lardo, finocchio, pa- LE RICETTE D’AUTORE
prica e, poco prima di imbandire,
del fior di latte acidulo.
A Trieste, i crauti, che vengono PER CUOCERE I FEGATI DI OGNI SORTA DI VOLATILE
chiamati sempre e soltanto “capuzi Tra gli altri fegati quello del cappone, et della gallina nostrale è il più
garbi” (cappucci acidi), cotti a lun- perfetto et poi quello dell’oca et del papero et tutti per esser buoni vo-
go in un soffritto di olio (o lardo gliono esser cavati et cocinati subito dopo morto il volatile. Delli più
alla vecchia maniera), con aglio, sa- grossi si potranno far fegatelli in rete di capretto, o di castrato o di
le, pepe e piccole aggiunte pro- porco et cuocersi nello spedo tramezzati con alcune bettoline di lardo
gressive di acqua bollente o di bro- et foglie di lauro o di salvia. Si possono anche friggere nello strutto
do non salato, fin tanto che si dapoi che saranno infarinati, et senza essere infarinati con bettoline
asciugano e assumono una tonalità di prosciutto.
dorata, sono molto apprezzati e di BARTOLOMEO SCAPPI
largo consumo. da “Opera” (1570)
Accompagnano infatti, come con-
TOMASELLE D’ANIMALE
torno, le carni bollite di maiale, le
salsicce e i cotechini che vengono Piglierai Fegato d’Animale, una Libra, e lo farai cuocere in acqua, e
quotidianamente proposti nelle fu- cotto lo porrai in acqua fresca, doppo lo raderai con Rasora, aggiun-
manti caldaie dei “buffet”. Sono gendovi Uva passa due Oncie, due Oncie pur di Zucaro, sei Oncie di
questi i più caratteristici luoghi di Midola di Manzo cruda, sei Oncie di songia fresca del detto Animale
ristoro della città, aperti a tutte le tagliato in dadi. Oncie quattro di buon Formaggio di Lodi grattato,
ore del giorno per uno spuntino o un quarto di Cannella, un pocco di Zenzero, Noce moschata, pocco
un pasto completo. Garofano, e Zafferano, quattro torli d’Ova crudi e pocco sale, e così
I capuzi garbi costituiscono inol- impasterai ogni cosa assieme e farai le Tomaselle alla grossezza
tre, accanto ai fagioli, il principale d’una Noce.
ingrediente della jota, la più tipica ANTONIO MARIA DALLI
da “Piciol lume di cucina” (1701)
minestra della tradizione gastrono-
mica triestina. FEGATO DI PORCO ALLO SPIEDO
Fino ad una ventina di anni fa, si
potevano trovare in alcune rivendi- Prendete il Fegato di Porco, levategli la pelle e poi tagliatelo in fette;
te, preparati artigianalmente, in involgetele ad una ad una separatamente nel resedello di Porco con
contenitori di legno, venduti sfusi a entro pignoli, uva passa e salvia minutamente tagliata; poscia mette-
peso. Attualmente, a meno che non telo allo spiedo con una foglia di salvia fra mezzo a cadauna fetta,
si voglia prepararli con pazienza in come se fossero uccelletti; indi legateci due bacchettine sottili e lunghe
casa, bisogna accontentarsi di quelli quanto portano le suddette fette, cioè una per parte dello spiedo affin-
prodotti dall’industria alimentare, ché nel cuocerle non vadino in giro per lo spiedo e per impedire che
per altro di discreta qualità e con non esca fuori dal resedello l’uva passa ed il restante della roba che ci
avrete posto entro, poscia salatele e fatele cuocere come se fossero uc-
offerte variate: da quelli freschi e al celletti spergocciolando con butirro fresco; dopo cotte servitele calde in
naturale, a quelli cotti o cotti e con- Tavola.
diti, a quelli al vino bianco o al Pro- DON FELICE LIBERA
secco. da “L’arte della cucina” (1786 circa)
Ma il fascino delle piccole botte-
ghe alimentari, con gli odorosi bari- FEGATO IN MANICARETTO
lotti di legno pieni di capuzi garbi,
era un’altra cosa. Cucinati con qual- Preparate fegato grasso e fatelo rigettare il grasso nell’acqua bollendo
che costina di maiale affumicata o lentamente, poi fatelo cuocere dolcemente nell’essenza di prosciutto
un paio di salsicce, secondo la tra- ben finita, e quando dovrete servire mettetelo nel piatto con essenza
dizione triestina, costituivano, so- chiara sopra, e servire. Questo manicaretto si può guernire con picco-
le uova, creste, tartufi e funghi se vi aggrada.
prattutto nelle fredde serate d’inver- da “La cuciniera piemontese” (1798)
no sferzate dalla bora, un piatto ric-
co, gustoso e confortevole.
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Il raffinato palato di D’Annunzio


DI LUISA BENEDETTI uesto era il pensiero di Ga- e narratore, a quello di uomo di in-
Accademica di Biella

Ricorre il centocinquantesimo
Q briele D’Annunzio quando si
trovava davanti ad una ricca
tavola imbandita, con pietanze di
dubbio valore, di invincibile sedutto-
re e di estimatore nei riguardi di tutti
i piaceri della vita, compresa la cuci-
qualità che lo invitavano ad annota- na genuina della sua terra natìa,
anniversario della nascita re alcuni pensieri su piccoli fogli di quell’Abruzzo tanto amato ed esalta-
carta, apprezzando così “l’arte della to nella sua poesia (“Ah, perché non
del poeta che amava dire: cucina”, come amava chiamarla. son io co’ i miei pastori?”).
“La finezza dei cibi Il centocinquantesimo anniversario Scritti e testimonianze dell’epoca
dalla nascita del grande poeta, che mostrano due aspetti del poeta pe-
aiuta l’armonia mentale”. cade quest’anno, è l’occasione per scarese a tavola, quello di inesauri-
mostre, conferenze, libri e filmati da bile ghiotto e quello di grande di-
proporre sia nella sua città natale, giunatore. Ebbene, D’Annunzio si
Pescara, sia nei luoghi a lui cari. A riconosceva in ambedue gli aspetti:
Biella, nel Fondo Fondazione Fami- apprezzava e ricordava, con strug-
glia Caraccio a Città Studi, è conser- gente nostalgia, la cara cucina re-
vata un’importante collezione del- gionale della sua mamma, donna
l’opera omnia dello scrittore, e la cit- Luisa de Benedictis, ma aveva im-
tà lo ricorderà attraverso una serie di parato anche ad effettuare regolar-
manifestazioni. D’Annunzio, perso- mente, ogni mese, un digiuno di 48
naggio spesso e volutamente un po’ ore (e spesso anche di più), tanto
ignorato, considerato fuori moda, di da meravigliare i suoi medici, che
personalità complessa, vissuto in un lo seguivano per disturbi allo sto-
periodo politicamente difficile, è sta- maco, per l’inaspetattata resistenza
to recentemente riscoperto in tutti i e metodicità. “Noi in Abruzzo ci cu-
suoi vari aspetti: da quello di poeta riamo così - ripeteva loro con con-

L’amore per la buona tavola


di D’Annunzio e Carducci
in un disegno di Nasica (1901).

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ospiti. Alle cene al Vittoriale, D’An-


nunzio offriva “inezie squisitissime”
PARROZZO e davvero raffinate: asparagi, scam-
pi di Grado, cacciagione, ogni sorta
Ingredienti: 120 gr di zucchero, 60 gr di farina, 60 gr di fecola di di agrumi, melone, frutti di bosco, e
patate, 60 gr di mandorle dolci, 40 gr di mandorle amare, 80 gr di
burro, 4 uova, 150 gr di cioccolato fondente. dolciumi.
Preparazione: Dopo aver sbollentato le mandorle in acqua bollente, Tiepido era, seppur strano, il suo
sbucciarle e pestarle nel mortaio con 2-3 cucchiai di zucchero, ridu- gradimento per il vino, del cui con-
cendole in polvere. Fondere il burro, montare gli albumi a neve, sa- sumo si hanno pochissimi accenni.
lando appena; a parte montare i tuorli con lo zucchero e unire al Solo nel periodo in cui visse in Fran-
composto la polvere di mandorle, la farina, la fecola e il burro raf- cia, per circa due anni, non disde-
freddato; lavorare bene e aggiungere gli albumi. Versare il tutto in gnò di assaggiare Bordeaux e Cham-
una tortiera imburrata e infarinata, e porla nel forno a 180° per cir- pagne, e si convinse a portare in Ita-
ca 40 minuti. Sfornare e lasciare raffreddare. In una casseruola, a lia alcune etichette. Molte testimo-
bagnomaria, sciogliere il cioccolato e poi versarlo sul dolce ricopren- nianze dell’epoca lo danno comun-
dolo con uno strato sottile. que astemio, e fiero difensore del-
l’acqua, di cui proclamava le tante
proprietà: sulle pareti della stanza da
vinzione - e si campa cento anni”. tutto frittate, in tutti i modi. Le uova, bagno, al Vittoriale, campeggia un
Gli anni trascorsi al Vittoriale di d’altronde, erano un alimento gradi- verso di Pindaro: “Ottima è l’acqua”.
Gardone Riviera, nell’assoluta bel- tissimo al Vate, che ne mangiava 3-4 Apprezzava berne in ogni luogo e in
lezza di un luogo da lui trasformato alla volta, specie alla fine dei suoi ogni momento, e coglierne le diffe-
in una reggia-rifugio, circondato da famosi digiuni. In Abruzzo, la tradi- renze di sapore.
una quantità incredibile di ricordi e zione delle frittate è viva ancora oggi Come si può ben immaginare,
preziosi pezzi d’antiquariato raccolti nelle famose crespelle in brodo (le D’Annunzio teneva particolarmente
in giro per il mondo, vengono “scrippelle ‘mbusse” o alla teramana) alla sua tavola imbandita, che dove-
“scaldati” dai cibi che gli amici gli e nel delizioso pasticcio a strati con va rispecchiare in pieno la sua spic-
inviano dal suo Abruzzo: salamini il ragù. cata personalità e il suo gusto a vol-
piccanti, il famoso formaggio peco- Della cucina materna, D’Annunzio te un po’ eccessivo: tovaglie raffina-
rino dalla crosta nera “quello che ricorderà sempre il pesce in umido tissime e preziose, con particolare
può rotolare su la strada maestra a e il capitone, la crema casalinga e il preferenza per i toni del rosso e
guisa di ruzzola in gioco”, il celebre croccante di mandorle. Ma anche la dell’oro, bicchieri di vetro soffiato,
Parrozzo, dolce da lui battezzato e celebre pasta alla chitarra, dove la laccato e decorato, sottopiatti in ar-
pubblicizzato assieme all’amico pa- sfoglia viene pressata sopra un’arpa gento sbalzato, porcellane rare
sticciere Luigi D’Amico (“chiù doce con il matterello, avanti e indietro, (“adeguate ai cibi”) e, come centro-
de qualunque cosa doce”) e una e condita con ragù misto o polpetti- tavola, sontuose sculture raffiguranti
porchetta che doveva essere davve- ne; gli arrosticini di castrato o di soprattutto tartarughe e pavoni tem-
ro eccezionale, se anche il Papa, da pecora, cotti su un braciere, e pestati di pietre. Una sala, quella da
Roma (dove pure quella laziale non l’agnello al forno. Certo è che ogni pranzo, che il poeta volle particolar-
era certo da sottovalutare) la richie- pasto doveva terminare con frutta o mente luminosa. “Non penso certo a
deva periodicamente. Tutti cibi che dolce, di cui era ghiottissimo: mace- un refettorio conventuale - spiegò
lo ispirarono per alcuni sonetti dia- donie di tutti i tipi, frutta cotta, mar- all’architetto - e, a lavori conclusi, af-
lettali densi di nostalgia: “Non sacce rons glacés, praline, gelati (ne era fermò con soddisfazione: “È l’unica
pecché mentre che magne, me pia- letteralmente pazzo, tanto da consu- stanza che non sia triste”.
gne lu còre”. marne fino a dieci porzioni di se- Se quando si sedeva a tavola non
La sua cuoca personale, Albina Be- guito), e le pizzelle abruzzesi, sorta era prontamente servito, diventava
cevello, chiamata affettuosamente di cialde morbide, realizzate con un di cattivo umore. Non amava andare
anche “suor Intingola” o “santa Cuci- ferro rovente. Verso la mezzanotte, al ristorante, se non nelle trattorie
niera”, cercava di accontentarlo nei il poeta amava ritirarsi nel suo stu- più tipiche e genuine, dove apprez-
suoi ricordi gastronomici. Lui, allora, dio a leggere o a scrivere, e si face- zava “la familiarità con cui vengono
le inviava biglietti di ringraziamento va portare mele cotte, biscotti ingle- preparate le pietanze”: un aspetto
con scritto “Avrai una cucina di mar- si e latte. particolare della sua personalità che
mo e un trono di fuoco”. Con parti- Sulla scrivania non mancava mai nasconde un’anima sensibile e sin-
colare dedizione, la cuoca gli prepa- anche un calice colmo di cioccolati- cera.
rava i piatti a lui più graditi, soprat- ni, che amava offrire alle sue gentili See International Summary page 78

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Giovani in cucina
DI GIOVANNA MORETTI zione. Ma l’alimentazione non è solo Romagnoli, hanno riassunto le loro
Delegata di Arezzo scienza, bensì anche cultura, storia, esperienze nell’alimentazione dei fi-
conservazione del paesaggio, e le gli, prima, e poi dei nipoti.
future generazioni non devono per- All’incontro erano presenti anche
Convegno e prove pratiche dere questi tesori: è per questo che pubbliche autorità come il presiden-
sull’educazione alimentare. l’Accademia, come in questo incon- te della Provincia di Arezzo Roberto
tro, assume il compito di testimonia- Vasai, il consigliere regionale Vin-
re e tutelare le ricchezze delle nostre cenzo Ceccarelli e l’assessore ai ser-
tradizioni alimentari. vizi sociali del Comune di Arezzo
Per i ragazzi, manipolare il cibo, Lucia De Robertis, che non hanno
preparare una ricetta sono occasioni mancato di esprimere il loro apprez-
per farli sentire protagonisti del loro zamento e la loro approvazione per
stesso percorso educativo su queste una iniziativa che permette così be-
tradizioni alimentari, e l’esperienza, ne di sposare la grande tradizione
che li ha coinvolti in questa manife- alimentare toscana con le esigenze
stazione, si prefiggeva di aiutare i di un comportamento alimentare in
giovani a non dimenticare e, se pos- costante mutamento. Le istituzioni
sibile, a riappropriarsi di sapori e sono molto attente alla promozione
profumi di una cucina spesso annul- dei prodotti agroalimentari del terri-
lata dai fast food e junk food. torio presso i giovani fin dalla più
L’incontro è stato introdotto dalla tenera età. I ragazzi che hanno par-
Delegata di Arezzo Giovanna Moret- tecipato alle prove di cucina hanno
ti, che si è soffermata sulle finalità potuto sperimentare la grande quali-
del convegno e ha poi presentato i tà e il fascino dei piatti della tradi-
n interessante evento, dedica- relatori: l’Accademico Alfredo Pelle, zione toscana, come la pappa al po-

U to all’educazione alimentare,
è stato organizzato, a Villa Se-
veri, dalla Delegazione di Arezzo e
Direttore del Centro Studi della To-
scana, che, oltre ad aver parlato del-
le finalità dell’Accademia, ha riporta-
modoro, i crostini neri, gli gnocchi
di patate, che ad Arezzo vengono
chiamati “topini”, e scoprire, per
dall’associazione MAngiaeGioca. Nel to interessanti esperienze di vita. La esempio, la differenza che corre fra
corso della manifestazione si sono nutrizionista dott.ssa Lia Rossi Pro- polpette e hamburger. Tutte cose le-
svolti un convegno sul tema “I gio- speri ha parlato dell’importanza di gate alla storia del territorio, che i
vani e le tradizioni della cucina ita- far conoscere ai giovani le nostre nostri giovani hanno certamente bi-
liana”, dove si trattava delle abitudini tradizioni alimentari in funzione de- sogno di conoscere.
alimentari dei ragazzi e del compito gli odierni stili di vita. La prof.ssa Ti- La giornata si è conclusa con la
dell’Accademia di sensibilizzarli a ziana Fazi, docente di scienze e ma- degustazione, da parte di genitori,
non perdere di vista le nostre tradi- tematica alla scuola primaria di II parenti e partecipanti al convegno,
zioni, e alcune prove pratiche di cu- grado “Vasari”, ha riportato uno stu- dei piatti cucinati dai 28 ragazzi e ra-
cina rivolte agli alunni della II A dio statistico sulle abitudini alimenta- gazze della II media, coadiuvati da
dell’Istituto Comprensivo “Francesco ri della sua classe, mentre la dott.ssa membri dell’Associazione Cuochi di
Severi”. Obiettivo del convegno è Giovanna Municchi, pediatra ed en- Arezzo e dal loro presidente, Rober-
stato stabilire un filo conduttore tra docrinologa dell’Università di Siena, to Lodovichi.
le nostre tradizioni alimentari e lo ha focalizzato l’importanza della La manifestazione ha riscosso
stile di vita odierno. malnutrizione e dell’obesità infantile grande successo, tanto che molte
La scienza dell’alimentazione ci nella popolazione europea e in scuole e tanti genitori hanno chiesto
può aiutare a valorizzare il cibo di quella italiana in particolare. Due di poter ripetere questa esperienza
ieri e a rivisitarlo in base alle nuove nonni, il Vice Delegato di Arezzo unica anche l’anno prossimo.
acquisizioni scientifiche sulla nutri- Osvaldo Miliani e la signora Roberta See International Summary page 78

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Alimentazione consapevole
DIMARCO DALLA ROSA per l’Enogastronomia e l’ospitalità trizionale degli alimenti oltre le co-
Accademico di Cesena alberghiera “Severo Savioli” di Ric- noscenze generali: funzionalità de-
cione. La prof.ssa Bacchini ha sot- gli alimenti e moderna valutazione
tolineato la necessità di richiamare i delle densità nutrizionali”), ha pre-
Tematiche nutrizionali, giovani a un “protagonismo attivo” sentato le moderne cognizioni su
rapporto tra giovani e cibo, nei confronti del rapporto con il ci- macro e micronutrienti e ha intro-
bo, promuovendo atteggiamenti dotto il concetto di densità nutri-
ristorazione di qualità, positivi sul piano della conoscenza zionale.
tecnologie alimentari, del sé, della responsabilità nelle re- I macronutrienti hanno in comune
lazioni interpersonali, della conqui- la caratteristica di poter essere tra-
i principali argomenti sta di una propria autonomia. In tal sformati in energia, pertanto la
del convegno. senso, è possibile affrontare le te- “densità energetica” di un alimento
matiche alimentari partendo dal- (ossia il suo contenuto energetico
l’esperienza dei bambini e dei ra- in termini di calorie che si ottengo-
gazzi, dal cibo reale, da loro prepa- no dall’ossidazione dell’alimento
rato, gustato e consumato con il stesso) viene ricavata con un sem-
piacere e con l’attenzione che meri- plice calcolo matematico, che molti-
ta, attraverso l’uso degli organi di plica la quantità del macronutriente
senso. Tale approccio sensoriale presente per il suo valore calorico
non intende contrapporsi all’educa- biologico. Tale valore, peraltro, è
zione nutrizionale, i cui termini ri- puramente teorico, poiché si basa
sultano a volte “virtuali”, soprattut- su digestione, assorbimento e ossi-
to per i bambini, poiché lontani dai dazione dei nutrienti presenti nel-
loro bisogni e desideri. l’alimento, che in realtà non si rag-
lla presenza del Presidente Attraverso un instant video, realiz- giungono mai.

A Giovanni Ballarini, si è svol-


to a Riccione il convegno
“Educazione al gusto e conoscenza
zato la mattina del convegno, due
classi elementari di Riccione e di
Cattolica, sotto la guida della
prof.ssa Bacchini, hanno sviluppato
La relatrice ha dunque spiegato
come, per avere un’alimentazione
corretta, tutti i nutrienti, sia micro
che macro, debbano essere intro-
degli alimenti”, promosso dalla De-
legazione di Riccione-Cattolica, in la manipolazione di materie prime e dotti in quantità idonee, stabilite dai
occasione del decennale della sua alimenti, in un’esperienza pratica di livelli di assunzione di riferimento
fondazione. Nell’elegante cornice educazione al cibo. Il video ha di- (LARN) e basati sul fabbisogno me-
dell’Hotel des Bains, è stato appro- mostrato come l’esperienza diretta tabolico dei nutrienti stessi. Anche
fondito il tema delle moderne cono- su materie prime alimentari, alla in questo caso il calcolo è teorico,
scenze nutrizionali, tecnologiche e presenza di amici e compagni che perché tiene conto del contenuto in
medico-pediatriche e dell’interazio- condividono le modalità di prepara- nutrienti dell’alimento crudo, ma
ne cibo-benessere, con la finalità di zione e assaggio, aiuta a superare non delle modifiche che l’alimento
introdurre i giovani nel mondo molti degli aspetti che spesso stan- subisce durante la trasformazione
dell’alimentazione consapevole. no alla base del rifiuto di alcuni cibi (sia industriale sia casalinga), né del
Il Delegato di Riccione-Cattolica, (frutta e verdura, pesce ecc). diverso grado di digestione e assor-
Massimo Mancini, ha introdotto i La seconda relazione ha portato bimento dei nutrienti.
relatori, iniziando dalla prof.ssa An- l’attenzione del pubblico sulle te- Risulta necessaria, quindi, una
tonella Bacchini (“Obiettivi genera- matiche nutrizionali. L’Accademica nuova e più integrata visione della
li, cognitivi e non cognitivi del- di Cesena Alessandra Bordoni, ri- densità, sia calorica sia nutrizionale,
l’educazione alimentare”), docente cercatrice e docente di Nutrizione degli alimenti, che tenga conto di
di Scienza e cultura dell’alimenta- umana al Campus di Cesena del- tutte le variabili; occorre inoltre
zione presso l’Istituto professionale l’Università di Bologna (“Valore nu- considerare che ad alcuni nutrienti,

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oltre al conosciuto ruolo fisiologico, senza di tale intervento, per la pri- traverso un percorso sintetico sul-
viene oggi ascritta un’azione più ma volta negli ultimi cent’anni, le l’origine del legame tra alimenti,
preventiva, che necessita del rag- generazioni future rischieranno di consumi e tecnologie di conserva-
giungimento di determinate concen- avere un’aspettativa di vita inferiore zione e trasformazione, iniziando a
trazioni del nutriente stesso nel no- a quella dei loro genitori. discriminare tra consumi di prodotti
stro organismo. Si è passati, quindi, all’interessan- industriali, consumo di pasti fuori
Nella terza relazione, di taglio più te intervento di un grande giovane casa, e consumi domestici. Sono
medico, il dott. Alberto Marsciani chef, ex allievo del già citato Istitu- state illustrate brevemente le tecno-
(“L’alimentazione in età pediatrica”), to Savioli di Riccione, Stefano Ciotti logie sviluppate in campo commer-
Direttore della UO Pediatria del- (“La testimonianza della ristorazione ciale, con la nascita dell’industria
l’Ospedale Infermi di Rimini, ha pre- di qualità”), che ha illustrato il suo alimentare conserviera, con l’inven-
sentato il rapporto tra giovani e cibo approccio creativo nell’interpreta- zione dell’“appertizzazione” (da Ni-
e ha evidenziato come sia necessario zione della cucina tradizionale e dei colas Appert) all’inizio del XIX se-
saper valutare lo stato nutrizionale piatti della cultura gastronomica lo- colo, e le scoperte, in campo micro-
nel periodo infantile, confrontando i cale e nazionale, a partire dalla vi- biologico, di Luis Pasteur.
dati auxologici del soggetto con gli sione personale della pizza. Queste tecnologie sono state in-
standard di riferimento, per età e Lo chef Ciotti, stellato Michelin e trodotte, nella pratica comune, alla
provenienza geografica. membro di “Chef to chef emiliaro- fine di quel secolo, con la diffusio-
In tal modo è possibile distinguere magnacuochi”, ha presentato alcune ne di alcune tecniche di conserva-
il giovane in buono stato nutriziona- sue preparazioni gastronomiche al- zione e poi dell’elettricità. Al con-
le da quello in condizioni di carenza l’insegna della genuinità. Ha parlato trario, alcuni prodotti della tradizio-
o eccesso nutrizionale, e conseguen- anche del locale “Urbino dei laghi ne hanno sviluppato tecniche di
temente intervenire tempestivamen- ristorante e naturalmente pizza”, preparazione e trasformazione nel
te, in ipotesi di alterazione dei para- nell’oasi faunistica de “La Badia”, ai corso di secoli, in modo empirico,
metri di normalità. piedi di Urbino, interessato da un senza ricorrere a tecnologie partico-
Tra le condizioni patologiche importante progetto di ristorazione lari che non fossero le cotture a
maggiormente influenzate da errori all’insegna del biologico e dell’eco- fiamma viva, l’affumicatura, la disi-
nutrizionali, è stata sottolineata sostenibilità, all’interno del quale è dratazione al sole, la salagione,
l’obesità infantile, che, per frequen- presente un orto botanico che per- l’uso di zuccheri e le fermentazioni
za e livello, rappresenta una vera e mette allo chef l’utilizzo di erbe e naturali o guidate, peraltro svilup-
propria emergenza sanitaria, in gra- vegetali locali, biologici e adatti alle pando spesso particolarità gastrono-
do di influenzare negativamente e preparazioni gastronomiche, nel ri- miche e sensoriali ottimali.
pesantemente il benessere nelle spetto dell’ambiente e della stagio- Al termine delle relazioni, ha pre-
epoche successive della vita. È ne- nalità. so la parola il Presidente Giovanni
cessario mettere in atto tutte le stra- Infine, è intervenuto il moderato- Ballarini, congratulandosi con gli
tegie di educazione alimentare, ri- re del convegno, l’Accademico di organizzatori del convegno, ben
volte alla popolazione pediatrica, al Cesena Marco Dalla Rosa, docente congegnato e riuscito, e sottolinean-
fine di prevenire tale fenomeno e, di Tecnologie alimentari del Cam- do come l’attività dell’Accademia
ove già presente, intervenire con pus di Cesena dell’Alma Mater Stu- consolidi, con iniziative come que-
strumenti di cura efficaci. diorum Università di Bologna (“Co- sta, la sua presenza nei territori in
Un’altra emergenza sanitaria, pre- noscere gli alimenti, l’origine, le cui opera. Ciò al fine anche di testi-
sentata dal relatore e collegata alla trasformazioni casalinghe e indu- moniare l’impegno continuo per la
nutrizione, è quella legata ai distur- striali”). salvaguardia di prodotti locali di
bi del comportamento alimentare Il relatore ha illustrato, anche uti- pregio e delle eccellenti capacità
nella popolazione giovanile, con in- lizzando immagini e grafici, come della gastronomia italiana, ma an-
sorgenza in età sempre minore. l’educazione alimentare di giovani e che per veicolare conoscenze e in-
Un corretto approccio a questo adulti passi pure attraverso la cono- dirizzi sui comportamenti alimenta-
problema - ha sottolineato il dott. scenza delle tecnologie di lavora- ri, in ambito sia accademico sia civi-
Marsciani - richiede un intervento zione e trasformazione e dell’origi- le, per lo sviluppo (e per certi versi
multidisciplinare, che preveda il ne degli alimenti, per non creare il recupero) di un’alimentazione più
coinvolgimento di pediatri, nutrizio- inutili allarmismi o pregiudizi e po- corretta in funzione degli stili di vita
nisti, dietisti, psicologi e psichiatri, ter dare, invece, una valutazione e delle più moderne evidenze
individuando strategie efficaci in obiettiva degli alimenti offerti dal si- scientifiche.
grado di arrestare il progressivo in- stema distributivo. MARCO DALLA ROSA
cremento di queste patologie. In as- Ha condotto, inoltre, la platea at- See International Summary page 78

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I “Villani” della Garfagnana


DIALBAROSA LUCCHESI MOCCI da affettare, con un coltello a lama sere consumato sia caldo sia freddo e
Accademica della Garfagnana alta. Su un tagliere insieme a salumi, ha una durata di circa un mese. Mes-
Val di Serchio creme di verdura salate e fettone di so sotto strutto, come avveniva in
pane, fa grande figura. Anche grattu- passato, o sotto vuoto, si può conser-
giato è ottimo, sia sulla pasta, sia nel vare fino a sei mesi. Il suo peso varia
Tre prodotti garfagnini ripieno dei ravioli. Per provare un sa- da 1,2 a 1,5 kg. Molto profumato, la-
di nicchia, i cui produttori pore diverso, ma molto particolare, si scia in bocca un gusto intenso.
può anche accompagnare con una La storia della mondiola risale a
hanno conseguito mostarda di arance. tempi remoti. Questo salume, infatti,
il premio “Dino Villani”, Il biroldo, prodotto di una secolare è sempre stato prodotto fin da quan-
tradizione norcina della Garfagnana, do le famiglie contadine hanno ini-
nel 2009, 2010 e 2012. incontaminata zona montana della ziato ad allevare e macellare il maia-
provincia lucchese, è l’unico salume, le. A quei tempi era uso comune
a livello regionale, ottenuto utilizzan- asciugare questo insaccato in prossi-
do esclusivamente la testa di maiale, mità dei grandi camini delle case
che è magra e conferisce grande contadine. La mondiola si presenta a
morbidezza e delicatezza al prodotto forma di “U” chiusa con una foglia
finale. Le spezie che profumano l’im- di alloro al centro, nel punto di con-
pasto di carne e sangue possono va- giungimento delle estremità ripiega-
riare, ma sono tassativamente esclusi te. La pasta è di consistenza morbi-
i pinoli che, spesso, caratterizzano, da, con granatura media e colore
invece, il biroldo di Lucca. La ricetta rosso intenso. Il profumo è speziato
non è complicata ma occorre una ma gradevole. Per la produzione si
grande manualità e un saper fare at- usano le parti anteriori del maiale,
l tuada è un pecorino artigianale a tento per ottenere il prodotto giusto. quelle più ricche di sangue, che

I pasta dura, stagionato per un pe-


riodo superiore a sei mesi, su ta-
vola di faggio. Questo formaggio vie-
La testa di maiale si fa bollire per cir-
ca tre ore, si disossa accuratamente,
si uniscono una piccola quantità di
conferiscono il caratteristico colore
rosso vivo. Le parti magre provengo-
no prevalentemente dalla coppa e,
ne prodotto esclusivamente all’alpe sangue, cuore e lingua, cubetti di lar- in percentuale minore, dalla spalla,
di Soraggio, nell’alta Garfagnana, e la do e spezie; il finocchio selvatico mentre la parte grassa dalla gota e
maturazione ha luogo in una cantina non manca mai, ma anche chiodi di dalla pancetta. L’impasto, ottenuto
interrata, “tuada”, da cui il nome. Du- garofano, cannella, coriandolo, anice da una macinatura media della car-
rante la fase di maturazione è avvol- stellato a seconda delle zone di pro- ne, viene miscelato con sale, pepe,
to in un tessuto, camicia, che lo pro- duzione. Si procede quindi all’insac- spezie locali e chiodi di garofano.
tegge e che permette all’umidità di catura nello stomaco o nella vescica Dopo essere stata ben amalgamata,
accarezzarlo senza intaccarlo. Le for- dell’animale (da cui la forma a “C” nel la carne viene insaccata in budello
me sono dei cilindri a scalzo molto primo caso o a “pagnotta” nel secon- di maiale, il cosiddetto “crespone”,
alto. Da questo formaggio emerge il do), quindi il biroldo viene immerso prelevato dall’intestino crasso del-
“selvatico”, caratteristico del latte di nel brodo di cottura e fatto bollire per l’animale. Durante la piegatura si
pecora, ma a poco a poco affiorano altre tre ore. Il confezionamento è possono formare particolari protube-
aromi più gentili di erba pressata, manuale, con cucitura ad ago. Una ranze dovute alla consistenza delle
noce e legno. La pasta fondente av- volta cotto, il biroldo assume un colo- pareti del budello. La mondiola va
volge il palato in una sapidità poten- re marrone scuro, e viene lasciato ri- consumata entro quattro-cinque me-
te senza, tuttavia, coprire gli altri sa- posare su un ripiano di legno di ca- si dalla produzione per poter meglio
pori, con un residuo leggermente stagno, sotto la pressione di un peso, apprezzare le particolari caratteristi-
piccante a fine degustazione. Come per favorirne la scolatura, il raffredda- che organolettiche.
tutti i pecorini, è relativamente facile mento e la perdita del grasso. Può es- See International Summary page 78

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Il mirto e l’alloro
DI LUIGI ALTOBELLA loro che, nascondendolo, lo sottras- molto usate nell’area mediterranea
Delegato di Foggia-Lucera sero ad un destino tragico. Ebbene, per insaporire piatti di carne e pesce;
cosa voleva dire Orazio con questo inoltre, con esse, si possono realizza-
racconto? Poiché il mirto e l’alloro re ottimi liquori che, soprattutto in
Simbolo di fecondità, l’uno, sono rispettivamente le piante del- Sardegna, vengono tuttora preparati
ispiratore della poesia, l’altro. l’amore e della poesia, il poeta vole- nelle case in maniera tradizionale.
va certamente ricordarci che a salva- Degno di interesse è anche l’alloro
re la nostra vita possono essere solo, o lauro, di antichissima memoria.
appunto, la poesia e l’amore. Nell’antica Grecia, in principio, era
Il mirto, in quell’epoca, era già la la luna la fonte della poesia, ma con
pianta di Afrodite. Esisteva nel territo- l’avvento del culto di Apollo, giunto
rio di Roma già dai tempi della sua dall’isola di Delo, la funzione di su-
fondazione, tant’è vero che Plinio premo ispiratore della poesia passò a
scrive: “la tradizione dice che i Roma- questo dio solare, il quale divenne
ni e i Sabini, dopo la battaglia causata maestro delle Muse che, secondo
dal rapimento delle vergini, deposte Esiodo, tenevano in mano un ramo-
le armi, si purificarono con rami di scello di alloro. Nell’antica Roma,
mirto”. Simbolo di fecondità, corona- questa pianta rappresentava anche il
va gli sposi durante il banchetto nu- simbolo della vittoria. I generali vitto-
ziale augurando loro una vita ricca di riosi si facevano precedere in città da
affetti. Questa sua valenza si riscon- messaggeri che portavano in Campi-
trava anche nei canti e nelle tradizio- doglio alcuni ramoscelli di alloro de-
ni popolari che la consideravano la positandoli sulle ginocchia di Giove.
pianta afrodisiaca per eccellenza. In Poi gli stessi generali giungevano in
l grande poeta latino Orazio Flac- realtà questa pianta arbustiva, sem- trionfo con la fronte ornata di lauro.

I co, nato nella nostra vicina Veno-


sa, è stato, fra l’altro, autore di una
poesia che ha ispirato il culto dell’ar-
preverde e aromatica, comprende un
centinaio di specie diffuse in Europa,
in Asia, nella Nuova Zelanda e nel-
l’America Meridionale. La specie più
Con una corona di lauro, in Campi-
doglio, fu incoronato Francesco Pe-
trarca, che aveva dedicato alla pianta
alcuni sonetti allegorici. Quella del-
te vigile, elaborata, lontana dall’im-
provvisazione; di un’arte che è gusto nota è il Mirtus communis, pianta l’alloro (Laurus nobilis) è una pianta
e ragione senza cessare di essere ideale da siepe per la sua forma ro- legnosa, alta fino a dieci metri, diffu-
contemplazione. Dell’infanzia e della tondeggiante e la grande tollerabilità sa nell’Europa meridionale. Ha foglie
terra natale, Orazio conservò alcuni alla potatura. A foglie piccole e ovali, lucide, coriacee, a margini ondulati,
ricordi teneri che, talvolta, vanno letti di un verde brillante, in estate produ- aromatiche, frutti neri a drupa e inflo-
tra le righe e fra questi ve ne è uno ce piccoli fiori profumati color bianco rescenze bianco-giallastre raggruppa-
molto interessante. Mi riferisco ad un crema che vengono utilizzati preva- te in piccole ombrelle. Una pianta co-
suo racconto nel quale dice che lentemente per l’estrazione di oli es- sì importante non poteva non avere
quando era ancora molto piccolo, senziali, caratterizzati da attività anti- anche virtù energetiche: le foglie di
ma già orfano di madre, sfuggendo settica e balsamica, usati come com- lauro essiccate e adoperate per infuso
alla sorveglianza della nutrice, un ponenti aromatici dei profumi. Ma o in decotto risultano antisettiche e
giorno si smarrì in un bosco non riu- usati anche in medicina contro le af- aiutano la digestione. Infine, l’olio ri-
scendo più a trovare la via di casa. fezioni respiratorie (ancor oggi il mir- cavato dai suoi frutti è stato a lungo
Sorpreso dalle tenebre, cadde a terra tirolo è presente in alcuni sciroppi usato per curare i dolori articolari. La
stremato e si addormentò, rischiando per la tosse) e in dermatologia. pianta, come si sa, è adoperata anche
di rimanere preda di animali feroci, Per quanto riguarda l’uso del mirto in cucina per aromatizzare la selvag-
ma si salvò perché, durante la notte, in gastronomia, voglio ricordare che gina e profumare varie preparazioni.
fu ricoperto da rami di mirto e di al- le foglie e le bacche sono ancora See International Summary page 78

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Cioccolato termoresistente
DI GIANCARLO BURRI ome è noto, la bontà di una debole, da quando (passando dal
Accademico di Padova

I vari tentativi di conciliare


C tavoletta di cioccolato fonden-
te si può riconoscere attraver-
so una serie di caratteristiche, ini-
femminile “cioccolata” al maschile
“cioccolato”) l’inglese Joseph Fry,
nel 1847, mise a punto - nella sua
ziando dall’aspetto: superficie unifor- ditta “Fry and Sons” - la prima bar
un punto di fusione me, liscia e brillante e un bel colo- di cioccolato solido. I primi veri ten-
re mogano omogeneo, più o meno tativi per rimediare a questo incon-
più elevato intenso (a seconda della percentuale veniente sono databili intorno al
con un buon sapore. di cacao presente), e dalla consisten- 1937, durante il Secondo conflitto
za: un cioccolato di buona qualità si mondiale. Commissionata all’azien-
rompe lungo linee nette e precise; da Hershey’s Chocolate, nel 1937,
se si sbriciola significa che è troppo dal colonnello Paul Logan, la tavo-
secco, se si spezza è troppo ceroso, letta di cioccolato (o meglio il bloc-
se si piega è decisamente scadente. chetto di cioccolato) entrò a far par-
Importante è anche il suono: quan- te, come prodotto di emergenza,
do la tavoletta di cioccolato viene della famosa razione “D” (Razion D
spezzata, si deve percepire un suono Bar). Del peso di 112 g, con alto va-
netto e acuto, il cosiddetto “snap”, lore nutritivo e resistente ad alte
che sta ad indicare una buona cri- temperature, a base di cioccolato
stallizzazione del burro di cacao fondente, vanillina, zucchero, bur-
(nella forma V 2), l’assenza di grassi ro di cacao, latte in polvere, farina
aggiunti e una buona conservazione. d’avena e un mix di aromi, aveva,
Poiché il cioccolato, con struttura però, volutamente, un sapore “di
“V” del burro di cacao, ha una tem- poco migliore a quello di una pata-
peratura di fusione di circa 33,8 °C ta bollita”, visto che Logan riteneva
(il valore esatto cambia in funzione che se la barretta avesse avuto un
della composizione chimica del bur- buon sapore, le truppe l’avrebbero
ro di cacao, variabile a seconda mangiata senza aspettare il momen-
dell’origine e del tipo di cacao utiliz- to in cui sarebbe servita loro come
zato), e teme tremendamente l’umi- pasto d’emergenza.
dità (che causa la risalita in superfi- Il cioccolato di Logan venne sosti-
cie di cristalli di zucchero, che ricri- tuito, nel 1943, dalla “Hershey’s Tro-
stallizzano sotto forma di una sgra- pical Bar”, progettata per essere in-
devole patina grigia), per mantenere clusa nella nuova “razione K” (alla
integra la qualità del cioccolato, è cui impostazione nutrizionale contri-
bene tenerlo in un ambiente con po- buì concretamente il biologo e fisio-
ca luce (mai diretta), privo di odori logo statunitense Ancel Keys, padre
estranei, con temperatura oscillante della dieta mediterranea italiana di ri-
fra i 15 e i 18 °C e umidità al 45- ferimento): di sapore e consistenza
50%. Attenendosi a queste semplici più simili al cioccolato normale, era
indicazioni, si potranno preservare le comunque sempre ben poco appeti-
caratteristiche del prodotto per lun- tosa, per lo più utilizzata in situazioni
go tempo, evitando modificazioni di reale emergenza alimentare o co-
poco piacevoli all’aspetto e al gusto. me merce di scambio con i residenti,
La sensibilità del cioccolato al- allo scopo di ottenere cibo migliore.
l’umidità, e soprattutto alla tempera- Dopo la fine del conflitto, la “Tro-
tura, ha rappresentato il suo punto pical Bar” rimase nella dotazione

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CUCINA DI MONTAGNA
Lunghi inverni gelidi, intere vallate isolate per mesi portante anche nella farmacopea popolare: era un
durante l’inverno, collegamenti stradali esigui e dif- rimedio utilizzato per tutti i problemi dei bambini, e
ficoltosi: sono questi alcuni degli ingredienti che per veniva impiegato per sconfiggere la depressione e in
secoli hanno fatto delle montagne un universo a sé caso di indigestioni, malattie della pelle e dolori alle
stante, dove tradizioni e usanze sono state gelosa- orecchie.
mente custodite e tramandate di generazione in ge- Importante è anche la lavorazione delle diverse fa-
nerazione, soprattutto in cucina. Quando era l’orgo- rine presenti in montagna. Nel Medioevo, la pasta
glio a trasformare la povertà in semplicità, parola di acqua e farina dei Romani inizia a prendere for-
d’ordine per capire e apprezzare ciò che in monta- me differenti: lunga, stretta, forata o perfino ripie-
gna, forse più che in altre zone, è lo specchio fedele na. È in questo momento che vedono la luce forme
della storia di un popolo: la gastronomia. Ad esem- più piccole di pasta, come i tortelli, il cui ripieno era
pio, l’orzo del Trentino-Alto Adige era conosciuto e costituito da un impasto chiamato spesso “raviolo”,
apprezzato già in epoca rinascimentale. Bartolomeo forse perché inizialmente era preparato con ricotta
Scappi ne parla nel suo libro, dicendo: “si ha da sa- e foglie di rapa (detta “rabiola” nel Medioevo). I due
pere che in Roma si porta certo orzo di terra tedesca termini “tortello” e “raviolo”, col tempo, vennero
rotto, e d’esso si fa orzata e minestre. Molte volte usa- utilizzati in modo ambiguo, anche se l’Artusi preci-
va di pigliarne Pio V, Pontefice massimo nel 1566”. sa che i veri ravioli non si fanno di carne e non si
L’orzo era alimento base per le genti di montagna e involgono nella sfoglia. È così che in montagna, nel
veniva cucinato in tanti modi: zuppe più o meno Trecento, fanno capolino i casoncelli, probabilmen-
brodose a base di ortaggi, verdure e carni, addirittu- te il primo tortello nella storia delle Alpi. Nella zona
ra dolci. Per cucinare e condire, in montagna, i più di Bergamo, si trovano le prime ricette dei casoncel-
fortunati - o forse sarebbe meglio dire i più benestan- li e delle loro farcie di magro con formaggio, pane e
ti - usavano burro e strutto. verdure, carne, pasta di salame e salsicce. In molti
L’ulivo, si sa, non cresce ad altitudini elevate. C’era paesi di area alpina, i casoncelli vengono chiamati
invece l’olio di noci, che ricopriva un ruolo fonda- con nomi simili: per citarne solo alcuni esistono i
mentale nell’alimentazione delle popolazioni delle cjalsons friulani con ricotta, uva passa, prezzemolo,
Alpi occidentali, dove la pianta di noce cresce spon- pangrattato; i cialzons di Timau con patate, burro,
tanea fino a un’altitudine di 1000 metri. L’oleifica- prezzemolo, zucchero, cannella, menta, cipolla,
zione delle noci è documentata fin dal Trecento in cotti nel brodo e conditi asciutti con burro e for-
Piemonte, dove avveniva con metodi casalinghi me- maggio; i “casonsei de puina” della Val Trompia,
diante torchiatura dei gherigli. L’olio di noci veniva con ripieno di ricotta, uva, grana, buon Enrico
utilizzato anche per l’illuminazione ed era molto dif- (spinacio selvatico) e pangrattato. (Raoul Ragazzi e
fuso pure in Valle d’Aosta, dove aveva un ruolo im- Francesca Negri)

delle forze armate americane, fino mais o gelatine, all’uso di grassi ad e che non verrà invece commercia-
ad essere dichiarata obsoleta, verso alto punto di fusione, come il mahua lizzato in Europa: le male lingue af-
la fine degli anni Sessanta, facendo e il kokum, ma conclusioni tutte fermano perché, ancora una volta, la
un’ultima apparizione a bordo della piuttosto modeste, sempre dal punto barretta rivelerebbe agli estimatori un
missione Apollo 15, nel 1971. di vista di odore e sapore. sapore meno buono del cioccolato
Produzione conclusiva, con desti- Un recente risultato, debitamente “normale”. E a proposito di estimato-
nazione militare, fu la “Congo Bar”, brevettato, è quello dell’azienda in- ri del cioccolato, ricordiamo Anthèl-
una tavoletta di cioccolato ideata nei glese Cadbury, che avrebbe messo a me Brillat-Savarin, che, nel suo “Fi-
Natic Labs dell’Esercito (in grado di punto una barretta di cioccolato che siologia del gusto”, affermava: “Ma
non sciogliersi se esposta ad una rimane solida, anche se esposta per col tempo e con l’esperienza, questi
temperatura di 60 °C, ma sempre tre ore consecutive a 40 °C, fram- due grandi maestri, si è dimostrato
con sapore non tra i migliori), distri- mentando lo zucchero in particelle che il cioccolato preparato con cura
buita ai soldati partecipanti alle ope- molto piccole e quindi in grado di ri- è un alimento sano e piacevole, che
razioni Desert Shield e Desert Storm. durre la quantità di grasso che le ri- è nutriente, facilmente digeribile e
Vari i successivi tentativi della ri- copre. Il gruppo americano Kraft, che non presenta, per la bellezza, gli
cerca per assicurare al cioccolato un che da due anni ha acquisito il mar- stessi inconvenienti che si rimprove-
punto di fusione più elevato: dalla chio britannico, ha fatto sapere che rano al caffè; anzi, vi pone riparo”.
incorporazione di acqua, con ag- venderà questo cioccolato solo nei GIANCARLO BURRI
giunta di leganti come l’amido di Paesi più caldi, come India e Brasile, See International Summary page 78

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Il quadrupede generoso
DI CETTINA PRINCI LUPINI opo il bue e la pecora, il ma- L’uccisione del maiale, nella tradi-
Delegata di Reggio Calabria

La festa per l’uccisione


D iale, senza alcun dubbio, è
stato ed è tutt’ora, nell’attività
di un’azienda agricola a conduzione
zione agricola calabrese, ha una ri-
levanza particolare: nel luogo ove
essa si svolge, sia esso una casa di
familiare, il quadrupede che richie- campagna padronale, tenuta, fatto-
del maiale, de minor cura e determina il mag- ria, masseria o casa colonica (luoghi
gior rendimento economico. Ebbe di rilevanza economica diversi, poi-
nella tradizione sempre grande importanza in tutte ché l’avvenimento è comune a tutte
agricola calabrese, le regioni agricole, tanto che nella le classi sociali), ha la caratteristica
storia gastronomica italiana, e anche di essere sempre una grande festa
ha ancora una particolare straniera, sono famose talune pre- laica e sociale. Laica, perché non ha
rilevanza sociale. parazioni tipiche: il porceddu sardo, nessun riferimento religioso e nem-
la porchetta laziale o marchigiana, meno una data fissa, svolgendosi di
le preparazioni abruzzesi, toscane, solito tra l’Epifania e il Carnevale;
emiliane, venete e calabresi e la sociale, per la partecipazione di nu-
choucroute alsaziana. merosi parenti e amici.
Ciascuno, poi, si sente in dovere
di ricambiare, invitando a sua volta,
e innescando un sistema di inviti in-
crociati che risolve, razionalmente,
il problema di consumare carne fre-
sca per un lungo periodo e, nello
stesso tempo, rappresenta un mo-
mento di socialità e di convivialità,
poiché alla rottura del salvadanaio
(ad esso era paragonato il maiale)
partecipa tutto un gruppo. L’inter-
pretazione del rapporto sociale è ri-
gida, per cui, nel caso in cui la fa-
miglia dell’invitato è impedita a par-
tecipare o è di particolare riguardo,
si fa il “dovere”, cioè si invia a casa,
cucinata o preparata per essere cu-
cinata, una confezione con vari tagli
di carne (la truscia).
Ma la socialità è anche solidarietà:
si invitano anche l’amico e la sua
famiglia che i casi della vita hanno
portato ad una difficile situazione
economica.
“Fare il maiale” è un’espressione
che comprende due fasi: la confe-
zione dei salumi con le carni nobili
e idonee, e, successivamente, la
realizzazione della festa, con il con-
sumo delle parti rimanenti, cucinate
in modo semplice ma sapiente.

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Il piatto caratterizzante sono le


“frittole” o “frittuliata”. La tecnica di
preparazione, per quanto semplice, IL PIATTO D’ARGENTO DELL’ACCADEMIA
ha una serie di accorgimenti ed è
demandata ad esperti campagnoli L’Accademia ha fatto realizzare un
che si tramandano una lunga tradi- piatto in silver plate, in for mato
zione familiare. In un luogo coperto grande ed elegante, che reca inciso,
e riparato, per evitare dispersione sul fondo, il tempietto accademico, il
tutto circondato da una corona di
di calore, viene poggiata su un letto stelle traforate che intendono rappre-
di sabbia una grande caldaia di ra- sentare l’universalità della nostra Ac-
me stagnato, foderata all’interno di cademia. Questo oggetto simbolico è
uno strato di grasso macinato, che consigliato come omaggio da conse-
liquefacendosi determina il liquido gnare ai ristoratori visitati che si siano dimostrati particolar-
di cottura; quindi vengono disposte mente meritevoli. Per ogni ulteriore notizia in merito e per le
le carni con l’osso, gli stinchi, i pie- eventuali richieste i Delegati possono rivolgersi alla Segreteria di
dini, le spuntature, le cotenne ben Milano (segreteria@accademia1953.it).
pulite, il muso, le orecchie, tutte le
parti che sono avanzate dalla lavo-
razione dei salumi. Intorno, a di-
stanza conveniente dal contenitore, verno e che ha anche una funzione economico garantito; “acci acci t’im-
vengono poste le braci, già prepara- importante nei rapporti con la co- buccu e t’ingrassu, quando mori
te in altro luogo, in modo che la munità. Si è così formato, appeso quanti satizzi mi lassi” quasi un bi-
caldaia riceva calore riflesso e non alle travature della casa colonica lancio di previsione, con la speran-
fiamma diretta, e il tutto può sob- per la stagionatura, il cosiddetto za di un abbondante reddito.
bollire dolcemente per sette-otto ”cielu”, da dove pendono le salsic- Alle volte taluni comportamenti
ore. Tolte la carne e la sugna, sul ce, le sopressate, i capicolli, i lardi, dell’animale vengono presi in pre-
fondo rimangono le “ciocciole” (tes- mentre alcuni tagli di carne si pon- stito per alludere a comportamenti
suto di sostegno dell’adipe e pez- gono nei contenitori di coccio, sotto umani: “U porcu aund’ingrassa mo-
zetti di carne magra), che prendono sale e sotto peso (saliprisa). ri”, l’uomo dove trova il benessere
nomi diversi a seconda dei paesi: Lo stato di povertà, un tempo, là vive e muore; “U porcu s’insonna
“curcuci”, “latimati”, “muddicati”, veniva spesso misurato dal posses- sempre a ghianda” per dire che una
“ziringole”, particolarmente preliba- so o meno del “commudu”, perché persona ha un chiodo fisso. “Vidisti
te per condire gli spaghetti o le uo- ciò stava a significare che il maiale mai nu porcu c’a pagghia a vucca?”:
va o le pizze. era stato allevato, ma poi venduto nella considerazione popolare, il
Nel pranzo vengono serviti, oltre per un realizzo immediato di dena- maiale è un animale onnivoro e, in
alle “frittole”, le gelatine dei piedini ro, “amaru cu lu porcu non s’am- contrapposizione, il cavallo è un
al profumo di limone o aceto di vi- mazza, ca a li travi soi non m’piccia animale pulito che mangia paglia,
no, arrosti alla brace di salsicce, ari- satizzi”. per cui la metafora: hai mai visto
sta, fegato nel suo velo grasso, aro- La centralità e l’importanza dell’al- uno zotico o un maleducato com-
matizzati con foglie di alloro e semi levamento del maiale per uso fami- portarsi bene?
di finocchio, contorni di insalate di liare, nel mondo agricolo, sono te- Un naturalista dell’Ottocento, per
agrumi e cipolle di Tropea, verdure stimoniate dall’esistenza, ancora og- dimostrare il vantaggio economico
amarognole di campo, ortaggi con- gi, di modi di dire, proverbi e cre- dato dall’allevamento del maiale, fe-
servati, olive. denze popolari che, seppure affie- ce un calcolo: partendo dal presup-
Il dessert è costituito dal sangui- voliti dal decadere del dialetto, so- posto che la scrofa è altamente fe-
naccio, un budino preparato col no ancora usati: “Cu si marita godi conda, potendo partorire fino a
sangue, il latte, il cioccolato e aro- nu jornu, cu ammazza u porcu godi quindici porcellini alla volta, calcolò
matizzato con mosto cotto, cannel- pe n’annu” ma un altro ammonisce che, con cinque gravidanze in due
la, chiodi di garofano e scorzette di “Ricordati ca u mundu non è fritto- anni, considerando sei porcellini
agrumi. le”; e un altro, con ironia, “facisti femmine per parto, in undici anni,
Nei giorni precedenti la festa, si è carni i porcu”, per fare intendere ad cioè dieci generazioni, si potrebbe-
provveduto alla confezione dei sa- un amico che ha ecceduto in qual- ro avere sei milioni d’individui. A
lumi, a realizzare “u commudu”, siasi comportamento. “N’ortu e nu voi crederci o meno!
cioè la provvista di carne che deve porcu risuscitano n’omu mortu”, CETTINA PRINCI LUPINI
servire alla famiglia per l’intero in- poiché rappresentano un minimo See International Summary page 78

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I “calanchi”, terre da trifola


GIUSEPPE MONTANARI ’articolo del collega Accademi- porta immediatamente al “mito”, che
DI
Accademico di Gubbio

Il territorio eugubino
L co Alfredo Pelle è giunto prov-
videnziale a scuotermi dalla pi-
grizia. La descrizione della strada
segna fortemente le origini di que-
sto territorio degli “ombricoi” (abori-
geni) e a questo ci raccorderemo:
delle Città del tartufo e il giusto ri- nel susseguirsi di “calanchi” che ca-
è terra di tartufi salto dato a Gubbio mi spronano al ratterizzano i nostri cinque monti si
meritato ringraziamento. L’argomen- può scoprire un “canalone” che pre-
tutto l’anno. to tartufo è stato molto trattato ma, senta, nelle rocce affioranti, l’iridio.
vivendo in una terra da tartufi, riten- Questo elemento innaturale si forma
go utile puntualizzare alcuni rilievi soltanto per fusione della roccia a
scientifici accreditati. “I tartufi sono milioni di gradi centigradi. Solo il
comparsi nel nostro pianeta oltre fulmine di Giove o, più prosaica-
100 milioni di anni fa… nell’ultima mente, l’urto di un enorme meteori-
metà del Cretaceo”: così si apre il te (dimostrato dagli studi del prof.
bel volume “Umbria terra di tartufi” Alvarez della California University)
(a cura di B. Granetti, A. De Ange- possono avere prodotto questo fe-
lis, G. Materozzi). La prima notizia nomeno, comunque peculiare di
storica proviene da Babilonia (ca. queste terre. Non ci è mancato poi
3700 a.C.), seguita, nel 2600 a.C., da un Giove nostrano, né un tempio di
una citazione del faraone Cheope e, Giove Appennino, segnalato nei no-
molto più vicino nel tempo, da Teo- stri pressi dalle Tavole Peutingeria-
frasto e Dioscoride (I sec. d.C.). È ne, con la scritta: “Idest Ikuvium”:
però credenza comune che queste ecco servito il “mito”!
notizie non riguardino il tartufo ma, La scienza, invece, giustifica la
piuttosto, le terfezie (T. arenaria o presenza di Tuber magnatum Pico e
leonis), specie di bassissima qualità, accredita il territorio di Gubbio co-
diffuse tutto attorno al Mediterra- me “terra da trifola” per il fenomeno
neo. Dioscoride riferisce anche della appenninico dei “calanchi” marno-
credenza popolare della saetta che, so-arenacei o calcarei. Questi, in un
scagliata da Giove contro delle pie- noto percorso letterario, vanno da
tre, le trasformò in tartufi! Questo ci quelli langhigiani di Pavese (“La lu-

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na e i falò”) a quelli montefeltreschi (Brillat-Savarin) che lasciano ricordi


di Volponi (“Sipario Ducale”); a que- gusto-olfattivi indelebili.
sti ultimi apparteneva la Gubbio du- A questo punto una notazione lo-
cale sino al 1861 e questi si dipana- cale (da G. Materozzi) che è la sintesi
no dall’Appennino vadese (S. Ange- di tutto il discorso: le “specie che la
lo in Vado) giù, sino a S. Giustino e legge nazionale consente di racco-
Città di Castello, per poi espandersi gliere, in Umbria sono tutte presenti
nell’altopiano di Burano, discreta in quantità… importanti” ed erano
porzione del vasto territorio di Gub- conosciute ab antiquo e apprezzate e
bio. Il “calanco” è la spaccatura che Il nero pregiato è globoso-sferoida- usate, sia in Umbria che in particolare
si diparte da una cresta appenninica le; molto scuro in superficie; scuro- a Gubbio, da gran tempo. Tale uso è
- in genere di alta collina - e discen- brunastro nella gleba; di aroma deli- rintracciabile in una nota del 1379 del
de, allargandosi, verso valle. Il fon- cato ma intenso e sapore squisito. Lo nostro Archivio comunale, che ricor-
do della spaccatura da T. magnatum scorzone è globoso irregolare, roton- da i tartufani usati per arricchire un
è ricoperto di verde, con cespugli, do/ovale; ha superficie nerastra, a banchetto e prezzati in “fiorini” per
arbusti e alberelli. scaglie (verruche) grossolane; gleba libbra. Le citazioni e le quantità di tar-
Il “calanco” calcareo, invece, va carnosa, tendente al nocciola scuro; tufo si moltiplicano nei seicenteschi
dal polveroso lunare di alcuni pae- aroma modesto, di funghi freschi e “Quaderni del Cellario” degli Oliveta-
saggi toscani, al verde variegato lieviti. Il bianchetto, rotondeggiante, ni, che pongono grande cura nel di-
(calcari fra il verde) tipico della Val- lobato e gibbuto, è biancastro, ten- stinguere quantità e prezzi di tartufo
nerina, ove annuncia il nero di Nor- dente all’ocra chiaro e al rossiccio; in- (T. magnatum) e “tartufaccio” (scor-
cia o T. melanosporum Vitt. Molto terno bianchiccio sino all’ocra rossa- zone o bianchetto). Sfortunatamente,
altro sarebbe da dire su: microcli- stro o bruno; aroma piccante/aglia- a Gubbio, è mancata una famiglia Ur-
ma, terreni, piante simbionti e/o co- ceo. Il bianco pregiato, rotondeggian- bani che, con intelligenza e passione,
mari, ma tutto questo va oltre i limi- te-sferico, ha superficie liscia, ocra- ha fatto le fortune del nero pregiato
ti del gastronomo e si inoltra nel giallastra con piccole macchie brune; imponendolo, già prima degli esordi
campo dello specialista, che non ci gleba ocra chiaro sino al nocciola e/o del secolo scorso, all’attenzione e al
compete. rosato; aroma intenso, gradevole, rispetto dei francesi e del loro Péri-
Per il nostro interesse, invece, mi squisito. Va ricordato che, purtroppo, gord. D’altro canto, è da considerare
piace riportare (a piè di pagina) l’in- i derivati sono facilmente reperibili in la ben maggiore vastità delle zone di
formazione che lega strettamente il commercio e questo ha portato a raccolta del tartufo nero e la sua dif-
nostro territorio a questi tesori ipo- truffe sfacciate: infimi biancacci esoti- fusa coltivazione. Ma, alla fin fine, i
gei, cioè il calendario dei tartufi (da ci e ignobili terfezie, spruzzati di 12 quintali di raccolta del nostro T.
Granetti e Materozzi), riferito alle oliacci al metano, sono stati spacciati magnatum, riferiti nello storico con-
quattro specie fondamentali del terri- per bianco pregiato. Quindi guardarsi vegno spoletino degli anni Ottanta,
torio eugubino. Dalla lettura risulta, dai profumi esagerati, che fuoriesco- non sono certo “a laughing matter”,
inequivocabilmente, che Gubbio è no dalle porte di ristoranti e/o nego- come direbbero gli inglesi che di
città del tartufo nell’intero anno. Di zi. Cercare quelli raccolti negli spazi “truffle” se ne intendono.
queste quattro specie riporterò alcu- chiusi, ove si concentrano profumi e GIUSEPPE MONTANARI
ne caratteristiche peculiari. aromi del “diamante della cucina” See International Summary page 78

CALENDARIO DEI TARTUFI EUGUBINI


MAG GIU LUG AGO SETT OTT NOV DIC GEN FEB MAR APR

T. melanosporum Vitt. (nero pregiato)

T. aestivum Vitt. (scorzone)


T. borchii (bianchetto)
T. magnatum Pico (bianco pregiato)

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La carne dei poveri


DI AMEDEO SANTARELLI uando eravamo povera gen- giolo annoveriamo, oltre alla nota
Accademico Onorario di Termoli

In ogni regione troviamo


Q te, non in grado di procurar-
ci proteine animali, i legumi
in genere, e i fagioli segnatamente,
ricchezza protidica, vitamine A, B e
C, sali minerali di potassio, fosforo,
ferro e calcio. Come alimento può
erano la cosiddetta carne dei poveri. consumarsi fresco e secco, secondo
preparazioni con i fagioli. Questi semi, infatti, hanno protei- le varietà. Mangiato secco, il fagiolo
ne simili a quelle animali, salvo la diventa più digeribile unendolo in
carenza di aminoacidi solforati (me- cottura ad erbe aromatiche: prezze-
tianina), che abbondano invece nei molo, rosmarino, basilico, sedano,
cereali, e ciò spiega l’unione dei le- aglio, timo, lauro e salvia.
gumi a pasta e pane nelle minestre, Il fagiolo mangiatutto, quello co-
per raggiungere un completo equili- munemente chiamato fagiolino, va
brio nutrizionale. consumato intero sia a baccelli con
Nelle tombe precolombiane, i re- semi già formati, che in via di forma-
perti rinvenuti da Wittmarck, soste- zione. Anche questa varietà, alla stre-
nuti da altre testimonianze, attestano gua dei fagioli secchi, può inscatolar-
l’origine americana del fagiolo, arri- si o surgelarsi, senza che, in nessuno
vato in Europa nel VI secolo. Se ne dei casi, perda il benché minimo po-
arguisce che ciò che Greci e Romani tere nutrizionale. Il fagiolo può con-
intendevano - rispettivamente - con siderarsi un buon riequilibratore del
phaselos e phaseolus, non poteva es- sistema nervoso, un antireumatico,
sere il fagiolo, ma altra leguminosa, un rimedio contro la gotta. Si può ot-
probabilmente il dolico o fagiolo tenere un infuso prendendo 5 gram-
asparagio. mi di baccelli secchi, facendoli bolli-
Fu Pierino Valeriano a descrivere re per due minuti in una scodella
con certezza il vero fagiolo, dopo il d’acqua; si filtra, bevendone una taz-
suo arrivo dal nuovo continente. Il za tre volte al giorno. Il decotto si ot-
fagiolo si nobilitò quando raggiunse tiene, invece, facendo macerare per
la corte di Francia, grazie a Caterina mezz’ora 10 grammi di foglie secche
de’ Medici che andò sposa al secon- in mezzo litro di acqua. Si filtra e si
dogenito di Francesco I, che poi re- prendono tre tazze al giorno.
gnò col nome di Enrico II. Come do- In ogni parte d’Italia vi sono piatti
no di nozze, ebbe dal fratello Ales- basati sul fagiolo. Artusi segnala i
sandro, fra tante gemme vere, dei fa- “fagiuoli a guisa di uccelletti”, ricor-
gioli, considerati, all’epoca, gemme renti nelle trattorie fiorentine, e poi
vegetali. Caterina, divenuta regina di ancora, fagiuoli sgranati come con-
Francia, oltre a farsi apprezzare per torno al lesso. In Piemonte è ricor-
il suo amore per l’arte e la cultura, e rente la fagiolata, in Liguria riso e fa-
per aver fatto costruire le Tuileries, gioli, nel Lazio polentina e fagioli, in
fu lodata per avere introdotto in Abruzzo sagne e fagioli, in Campa-
Francia gli haricots. nia fagioli, scarola e cotiche. E si po-
Nel delta del Tonchino, nel primo trebbe continuare.
giorno dell’anno annamita, si offrono, Concludiamo con Cesare Croce:
sull’altare degli antenati, cibarie varie, “Mentre egli visse fu Bertoldo detto,
tra cui dolci Bahn-trung, confezionati fu grato al re, morì con aspri duoli
con riso, fagioli e carne di maiale. per non poter mangiar rape e fagioli”.
Tra i costituenti principali del fa- See International Summary page 78

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Il prezioso balsamico
DI SANDRO BELLEI a storia dell’aceto balsamico non è diminuita la riverenza che lo
Accademico di Modena

Nei testamenti, era uno


L tradizionale è la parte forse
più importante della gastrono-
mia modenese dei tempi ducali, del
ha sempre circondato.
Dai testamenti della Modena um-
bertina e post-umbertina, circondata
suo goloso e geloso costume, delle da prati e vigneti che ormai si stan-
dei lasciti più ambiti. sue raffinate abitudini, del suo van- no allontanando sempre più dalla
to di dare un odoroso suggello di città, si può saltare a piedi pari a un
nobiltà alla propria mensa. Soltanto episodio del 1944, quando le sirene
a nominarlo è come se dai tetti, dal- poste sulla Ghirlandina ululavano di
le facciate e dai portoni delle vec- giorno e di notte per avvertire i con-
chie ex nobili case del cuore della cittadini di Ludovico Antonio Mura-
città, trasudasse un umore profuma- tori dell’imminente sopraggiungere
to, lucente, denso, vischioso, rosso dei Constellation. I pesanti bombar-
bruno, quasi nero, simile alla tintura dieri s’annunciavano con un cupo
che si ricava dal mallo delle noci. rumore di valanga e un’eco più for-
Come tutte le storie che si riferi- te, che faceva pensare a qualcosa
scono alle predilezioni umane, an- che rotolava nel cielo. La popolazio-
che quella dell’aceto balsamico tra- ne sciamava spaventata verso la
dizionale ha i suoi episodi gustosi, campagna, percorrendo strade peri-
inattesi, divertenti. È noto, ad esem- feriche, portando con sé le cose più
pio, lo stupore suscitato, tempo ad- preziose e poco ingombranti della
dietro, da certi testamenti su cui si casa. Fu proprio durante una di
addensavano le speranze di plotoni queste precipitose fughe, che un
di eredi, esteriormente compunti e giovane dottore in chimica si unì al-
perfino in lacrime per l’immatura lo sciame umano che cercava sal-
scomparsa di un congiunto, ma in vezza nella campagna punteggiata
cuor loro ansiosi d’apprendere a chi di olmi e viti. Tutti correvano e pe-
sarebbe spettata l’eredità. È capitato dalavano con furia, aspettando di ri-
anche che la lettura del testamento tenersi in luogo sicuro prima di
olografo disponesse, per prima co- guardare il cielo per scoprire se gli
sa, degli antichi barili dell’aceto bal- stormi di Constellation erano già
samico conservati nel solaio ben passati. Molti di quei fuggitivi, prima
arieggiato. di uscir di casa, avevano ficcato in
Di solito, a chi toccava la parte una borsa o in una valigia le cose
più cospicua dell’eredità, spettava- più importanti: oro, gioielli, denaro,
no anche le sacre reliquie del balsa- documenti. Il giovane chimico, inve-
mo, ottimo per condire in modo ce, nella rapida rassegna di quello
straordinariamente appetitoso le in- che più gli stava a cuore, era volato
salate di casa. E chi le aveva ricevu- in soffitta e aveva posto le mani sul
te, non poteva che gioirne, essendo più piccolo, cioè il più prezioso, dei
quest’elisir considerato prezioso co- barili contenenti l’aceto balsamico.
me un bel po’ di denaro. Stringendoselo al petto, era corso a
Con il trascorrere degli anni, no- trovare riparo in campagna.
nostante l’aceto balsamico sia biso- Pur ammettendo il lato un po’ co-
gnoso di assidue e costose attrezza- mico di quel disperato salvataggio,
ture e di un perenne zelo amoroso, non si può pensare senza simpatia
non si sono diradati i suoi cultori, e al giovanotto che cercava di metter-

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si in salvo, portando via un tarlato e Oltre al lungo processo condensa- opere di restauro. I barili pericolanti
appiccicaticcio bariletto pieno di un tore e dolcificatore da parte del sono fasciati e rafforzati con nuove
liquido denso e straordinariamente tempo, occorrono speciali barili per doghe, nuovi fondi e nuovi cerchi,
profumato. ottenere il vero aceto balsamico. così come si farebbe con uno stori-
L’aceto balsamico tradizionale si Quelli che rispondono meglio al co edificio che minaccia di crollare.
ricava dal mosto, lungamente bolli- caso sono fatti di profumato legno A questo punto, è facile capire la
to, di una speciale uva, il Trebbia- di ginepro. Per aumentare l’aroma solennità del nome di aceto balsa-
no, che matura particolarmente in della “madre” - una specie di pla- mico tradizionale. I padri dei padri,
provincia di Modena. La bollitura ri- centa che deve nutrire e tener vivo, quando lo battezzarono così, pensa-
duce il mosto a meno della metà. con i suoi microrganismi, l’aceto - vano evidentemente agli antichi bal-
Questo liquido concentrato e zuc- c’è anche chi aggiunge bacche del sami unguentari che avevano la vir-
cherino va posto nel barile più ginepro stesso. Altri preferiscono in- tù di mantenere incorrotta la carne.
grande della batteria, quello che serire nella batteria, in genere com- Pensavano a quel balsamo della
raccoglie l’aceto più giovane. Chi posta da un numero dispari di “va- Mecca o di Giudea che immedesi-
cura la maturazione e la stagionatu- scelli”, botti di legni diversi, casta- mava il suo profumo con magie
ra dell’aceto balsamico tradizionale gno, ciliegio, gelso o, più spesso, dell’Oriente.
avrà trovato posto al nuovo prodot- rovere. I cultori dell’aceto modenese attri-
to togliendo un’eguale quantità di Naturalmente, a causa dei loro buiscono virtù stomatiche e tera-
aceto di un anno e inserendola nel- moltissimi anni e dell’acidità del peutiche al denso elisir delle loro
la botte leggermente più piccola, contenuto, il legno delle botti si lo- botti.
che porta il numero due. Questa, a gora, marcisce, trasuda dalle fessure Le famiglie che lo producono si
sua volta, avrà rafforzato il numero e dai pori un liquido attaccaticcio e sono diradate. Quello che si trova
tre e così via, fino all’ultimo barile, grumoso, che finirebbe per mettere in commercio può essere balsamico
il più piccolo, il più prezioso, il più fuori uso il recipiente se il proprie- tradizionale o balsamico tout court,
nobile, che contiene l’aceto invec- tario dell’acetaia, conscio della ric- un prodotto dell’industria, che è
chiato, a volte anche da parecchi chezza allineata nel granaio, non soltanto cugino di quello rimasto
decenni. provvedesse a sollecite e continue per decenni a maturare nelle botti
di poche fortunate famiglie o delle
aziende che, comprendendone il
grande valore gastronomico, lo
producono con le stesse regole che
FILETTO DI MANZO ALL’ACETO BALSAMICO valgono nelle piccole acetaie do-
mestiche ma in grandi quantità. Ne
Ingredienti: 400 g di filetto di manzo, 40 g di farina, quattro cuc- ricavano un liquido denso, zucche-
chiai di aceto balsamico tradizionale, un cucchiaio di olio d’oliva, rino, aromatico, che accompagna
brodo di carne, sale. dalle carni alle verdure, esaltando il
loro sapore naturale. Un prodotto
Preparazione: Tagliare il filetto in quattro fette, spianarle col batti- che ha conquistato i buongustai di
carne, passarle nella farina, poi scuoterle per togliere quella in ecces-
so. Su una piastra unta con l’olio, mettere i filetti, poi salarli. Cuoce- mezzo mondo e ha trovato centina-
re a fuoco alto da en- ia di straordinarie applicazioni in
trambe le parti, spruz- cucina. Ma anche, purtroppo, come
zando con qualche capita a tante delle numerose ec-
goccia di aceto balsa- cellenze gastronomiche italiane,
mico. Nel frattempo, a delle imitazioni che poco o nulla
parte, preparare una hanno a che fare con l’originale.
salsa piuttosto liquida Attenzione, quindi. Quando un
con l’aceto restante, un aceto balsamico costa troppo poco
poco di brodo di carne non è prodotto con i collaudati me-
e la farina. Terminata todi della tradizione. Proprio come
la cottura dei filetti, co-
prirli con questa salsa e il “parmesan” o il “regianito” che
portarli in tavola ben tentano, senza riuscirvi, di imitare
caldi. l’impareggiabile parmigiano-reggia-
no, il campione del mondo dei for-
maggi di pasta dura.
See International Summary page 78

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La lunga storia della birra


DI ROBERTO DOTTARELLI l dubbio se, nella preistoria, l’orzo ti fin dall’inizio per la bevanda a ba-
Accademico di Roma Castelli

Dalla coltivazione
I e altri cereali fossero coltivati per
fare il pane o per produrre la bir-
ra, si è sviluppato a partire dal 1953
se di orzo, invece che per altre bibi-
te fermentate.
Ma la birra è per certo uno degli
per merito di Robert Braidwood elementi tipici dell’alimentazione
dei cereali è nata prima (“Did man once live by bread alo- egiziana fin dal III millennio a.C. Per
ne?” American Anthropologist 55, questa regione, l’uso della birra è
la birra o il pane? pp. 515-526), che, addirittura, si documentato sia da fonti iconografi-
chiese se non fosse stata proprio la che, che da residui organici, perfet-
produzione della birra la causa ini- tamente conservati all’interno dei re-
ziale della domesticazione dei cerea- cipienti ceramici. Se non avessimo
li nel Vicino Oriente. Il dibattito sol- simili testimonianze e ci dovessimo
levato dalle idee di Braidwood, a di- basare sull’attuale distribuzione delle
stanza di quasi 60 anni, non si è an- più importanti tradizioni birrarie, dif-
cora placato; nonostante ciò, credo ficilmente immagineremmo che il Vi-
che molti possano essere sorpresi cino e Medio Oriente siano state le
dall’antichità delle testimonianze ar- aree in cui si è sviluppato, in antico,
cheologiche riguardanti la birra. un importante e variegato processo
È della fine degli anni Novanta il di produzione della birra.
primo rinvenimento archeologico Se per i periodi più recenti, la mo-
che testimonia la produzione di bir- tivazione di un mancato sviluppo
ra. Si tratta di un residuo organico della tradizione birraria in queste
(oxalato di calcio), rinvenuto sul aree potrebbe essere fatta risalire a
fondo di un boccale con due manici motivi religiosi, per la fine del I mil-
contrapposti, probabilmente usati lennio a.C. sono note altre motiva-
per passarlo di mano in mano du- zioni ideologiche. Infatti, quando
rante un simposio. Il reperto, sco- Alessandro il Grande conquistò
perto a Godin Tepe, sui monti Za- l’Egitto nel 331 a.C. e impose la dina-
gros, in Iran, risale alla fine del IV stia tolemaica, uno dei primi effetti
millennio a.C. ed è proprio da que- della dominazione riguardò l’introdu-
sto periodo che la produzione della zione del vino, che divenne rapida-
birra sembra diffondersi, dapprima mente la bevanda preferita dalle clas-
in Mesopotamia e, poi, in tutto il Vi- si superiori egiziane; mentre la pro-
cino e Medio Oriente. duzione della birra venne, poco a
Le prime testimonianze scritte per- poco, sottratta ai privati e posta sotto
mettono di affermare che i Sumeri il controllo del monopolio statale.
producevano otto tipi di birra dal- La ragione per la quale i Greci av-
l’orzo, otto tipi dal frumento e tre da versarono la birra ha motivazioni
miscele di cereali. Di alcune di que- ideologiche, oltreché economiche.
ste produzioni è giunta fino a noi Essi difatti consideravano il vino una
anche una descrizione. Certo si tratta bevanda “calda”, più adatta ad un
di processi diversi da quello attuale consumo maschile. Per contrasto, la
e anche per i termini, dai quali sono birra era vista come una bevanda
derivati i nomi moderni della birra, “fredda”, che nascondeva un’essenza
“beor” (tedesco bier, francese bière, femminile. Il risultato fu una duplice
italiano birra) e “alu” (inglese ale), trasmissione dai Greci agli Egiziani:
sussistono dubbi se fossero stati usa- un prodotto (il vino), con immagina-

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bili conseguenze sul piano economi- generiche (da vino bianco, da vino prezzi del vino e il progressivo svi-
co e l’ideologia ad esso connessa, rosso, invecchiato ecc.) e ha ancora luppo di birre artigianali di qualità
che fu rapidamente recepita dagli in- molto da imparare rispetto all’uso elevata potrebbero un po’ alla volta
dividui di sesso maschile dell’upper belga di dedicare un bicchiere di portare a un’inversione del rango
class egiziana. forma diversa a ogni distinta produ- ideologico, chissà, magari accompa-
Più o meno nello stesso tempo, zione di birra. gnata al progressivo aumento del-
anche i Romani dimostrarono di aver Anche se per ora la ritualità legata l’importanza della componente fem-
assorbito l’ideologia greca, non solo al consumo del vino, in Italia, sem- minile nella società.
ritenendo il vino inadatto alle don- bra tenere, la continua ascesa dei See International Summary page 78
ne, ma soprattutto riservandogli una
funzione privilegiata nello svolgi-
mento del banchetto.
Tuttavia non sarebbe corretto far
credere che lo sviluppo di un deter-
LA PIANTA DEL “GINGER ALE”
minato alimento in una regione di- Lo zenzero per molti di noi è stato più che altro un nome, mai utiliz-
penda solo da motivazioni ideologi- zato in qualche maniera. Trattasi in realtà del rizoma di una pianta
che. Perché un certo uso alimentare del genere Zingiber dall’aroma particolare, utilizzata in cucina e al-
si sviluppi, in primis, è necessario tro, conosciuta da remota antichità. Originario dell’Asia, fu molto ap-
che l’habitat sia favorevole alla sua prezzato da Greci e Romani, che se lo procuravano attraverso il Mar
produzione o che in alternativa vi Rosso, intercettando gli esportatori provenienti dall’India.
siano le condizioni economiche che La pianta dello zenzero è di vegetazione modesta, sviluppatissima è
permettano l’importazione delle ma- invece, in Giamaica. Oltre che in India è coltivata nelle Antille, Cina,
terie prime su cui si basa quell’uso Giappone e Brasile.
alimentare. Le ideologie, semmai, Si è sempre ritenuto che la miglior qualità di zenzero fosse quella in-
diana. Tuttavia oggi sono cambiati i gusti e il consumo è maggior-
contribuiscono alla persistenza del- mente orientato sul mercato giamaicano, essendo il prodotto indiano
l’uso in quella regione per periodi ricco di una nota di limone, mentre quello africano ha un fondo
temporali anche molto lunghi. canforato davvero poco gustoso.
Così tornando alla birra, anche se Sul mercato, lo zenzero può trovarsi in fettine essiccate, in polvere, in
non è ancora possibile mettere un pezzi canditi, localmente invece è consumato fresco. L’aroma nasce
punto fermo agli studi sull’origine e da un olio essenziale, estratto per usi alimentari. Viene usato come
sulla sua diffusione nell’antichità, è droga per insaporire molti piatti, molti dolci, alcune confetture e per
interessante sottolineare ancora una la preparazione di una birra particolare, diffusissima in Inghilterra,
volta il rapporto tra paesaggio (inte- il “Ginger ale”, in quanto in Gran Bretagna lo zenzero è chiamato
so come habitat più o meno favore- “ginger”. Per la sua azione antiossidante sui grassi lo zenzero può
vole a una determinata produzione), utilizzarsi come conservante alimentare naturale.
Attenzione particolare occorre avere quando si mondano i rizomi dal-
ideologie e tradizioni alimentari. E le radici per ottenere la droga, perché un’eccessiva manipolazione può
così ecco che in alcune regioni che portare a decorticazioni, con perdita dell’efficacia aromatizzante, da-
si affacciano sul Mediterraneo (Gre- to che le ghiandole dell’essenza si trovano nello strato epidermico.
cia, Italia e Francia) abbiamo ancora Con i rizomi immaturi, decorticati e conservati in sciroppi (zenzero
oggi una tradizione birraria decisa- in conserva) e poi lasciati essiccare, si prepara lo “zenzero candito”.
mente meno significativa, subalterna Per estrazione con solventi, si ottiene dai rizomi un’oleoresina (ginge-
a quella vinicola. Mentre nelle regio- rina) che contiene anche principi piccanti. I principi della droga di
ni europee meno vocate alla produ- zenzero entrano anche come componenti nelle tinture aromatiche. La
zione enologica, si è sviluppato, più droga in polvere invece è quella maggiormente usata in cucina.
che una cultura, un vero e proprio L’essenza, per contro, trova maggior impiego nell’industria conservie-
culto per la birra. ra, dolciaria, liquoristica e talvolta in profumeria, mentre l’oleoresina
trova impiego tanto nelle industrie dolciarie che in quelle delle bevan-
A riprova di ciò si pensi all’atten- de gassate.
zione posta dai produttori e dagli Particolarmente più delicate e digeribili saranno le pietanze se, nel
stessi consumatori belgi per la forma soffritto usato per prepararle, si è aggiunto un pizzico di zenzero.
del bicchiere in cui si “deve” bere la Esiste anche un impiego in estetica dello zenzero e in altre direzioni
birra. L’analogo fenomeno, che ha ancora, come contro il mal d’auto, sorseggiando un decotto ottenibile
portato negli ultimi anni il marketing facendo bollire un pezzetto di radice in mezzo litro di acqua. (A.S.)
industriale a creare linee di bicchieri
riservati alla degustazione del vino, è
caratterizzato da distinzioni tuttora

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Matita e Forchetta
FRANCESCO RICCIARDI naugurata in febbraio a Rovereto, me il sushi o lo strudel), si celano
DI

Una grande mostra I nella magnifica cornice espositiva


del Mart (Museo di arte moderna e
contemporanea di Trento e Rovere-
strutture progettuali frutto di un accor-
to compromesso tra immagine, gusto
e produzione. Il pane, per esempio,
al Mart di Rovereto to), è attualmente in corso la mostra alimento tanto basilare e onnipresen-
“Progetto Cibo. La forma del gusto” te, viene qui presentato in molte delle
mette in relazione, forse per (resterà aperta fino al 2 giugno). sue svariate forme, esposte come vere
la prima volta in maniera Negli ultimi anni - è sotto gli occhi sculture per valorizzarne la corretta
di tutti - il dibattito intorno al cibo ha estetica. E alcuni tipi di pasta pensati
così organica e strutturata, raggiunto livelli inediti di coinvolgi- da designer (Giorgetto Giugiaro, Mau-
il cibo con la progettazione mento. Nessuna sorpresa, dunque, ro Olivieri, Christian Ragot, tra gli al-
che anche il mondo della progetta- tri) raccontano emblematicamente di
industriale e il design zione, che spesso anticipa le tenden- come la creatività dei designer possa
sperimentale applicati ze socio-culturali, dedichi attenzione incontrare la produzione industriale
al settore dell’alimentazione, mostran- degli alimenti. Uno dei temi chiave
all’alimentazione. do creatività, curiosità e adeguate e della mostra è proprio questo, la “ri-
innovative proposte. Questo evento, voluzione del rapporto tra forma e
dal taglio originale e innovativo pro- contenuto del cibo”. Una sintesi felice
prio della grande struttura museale tra questi elementi è alla base del suc-
trentina, ne è la prova. cesso di numerosi prodotti commer-
La mostra (curata da Beppe Finessi, ciali (il Bacio Perugina, il cioccolatino
architetto e ricercatore presso il Poli- Ferrero Rocher, il biscotto Krumiro, la
tecnico di Milano) mette in relazione, patatina Saratoga Chips).
forse per la prima volta in maniera or- I “food designer”, molti dei quali
ganica e strutturata, il cibo con la pro- presenti a Rovereto, hanno ormai
gettazione industriale e il design spe- una libertà di modulare forma e fun-
rimentale applicati all’alimentazione. zione pressoché illimitata; spesso è
Vi sono esposte le creazioni di un la forma stessa di un prodotto ad es-
folto gruppo di “food designer”, lun- sere pensata e sviluppata come ele-
go un percorso espositivo, suddiviso mento decorativo. Tra le cose in mo-
per aree tematiche, che si apre con stra ci sono gelatine che riproduco-
un omaggio al libretto “Good Design” no la cattedrale di San Paolo a Lon-
pubblicato da Bruno Munari mezzo dra (Bompas & Parr), fette biscottate
secolo fa. In esso, già allora, il grande a forma di tavolozza (Ryohei Yo-
maestro milanese insegnava a leggere shiyuki), biscotti che si adattano alla
i prodotti della natura come fossero tazzina da caffè (Delphine Huguet);
oggetti di design, sottolineandone, e poi oggetti realizzati con alimenti:
con ironia e rigore, le funzioni e le gioielli di cioccolato (Barbara Uder-
relative prestazioni. zo), servizi da tavola di pane (For-
Partendo da quella lezione, attraver- maFantasma)... oggetti di design che
so interpretazioni grafiche, la mostra alludono al cibo: una calcolatrice a
racconta alcuni “cibi anonimi” per forma di tavoletta di cioccolato
mostrarne le forme tradizionali, nella (Alessandro Mendini), spugne sago-
loro sofisticata e precisa costruzione mate come ghiaccioli (Putput).
Uno dei disegni esecutivi architettonica. Dietro a pietanze geo- Una sezione della mostra racconta
delle “Marille”, pasta progettata per graficamente connotate, infatti (la la- alcune particolari ricette, create da
la Barilla da Giorgetto Giugiaro. sagna, l’arancino, l’oliva ascolana, co- chi per mestiere elabora cibi parti-

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colarmente sofisticati come alcuni una ricognizione sul futuro del cibo sociali. Nel bel catalogo della mo-
grandi chef, ma anche da chi, di presenta (grazie al contributo di per- stra, edito da Electa, trovano spazio,
norma, applica la creatività in altri sonalità brillanti, spesso giovanissi- oltre alla documentazione delle ope-
ambiti, come quel gruppo di desi- me e per la prima volta ospitate nel- re, saggi dedicati ai vari temi da per-
gner invitati di recente a esprimersi le sale di un museo) creazioni non sonalità di spicco nel campo del rap-
ai fornelli. solo sperimentali e sofisticate, ma porto tra cibo e design.
A chiusura del percorso espositivo, anche segnate da tensioni etiche e See International Summary page 78

CUOCHI & DESIGNER ... MA NON SOLO


Non c’è solo design a Rovereto. Un articolato program- mo-Trento), Alfio Ghezzi (Locanda Margon-Trento),
ma di eventi definiti “Mart-cooking” rappresenta Vinicio Tenni (Gallo Cedrone- Madonna di Campi-
un’importante occasione di approfondimento delle glio), Paolo Donei (Malga Panna- Moena), si alterne-
nuove tendenze dell’arte gastronomica. In quest’ambi- ranno nella piazza del museo intorno a fornelli a cielo
to alcuni tra i cosiddetti “chef stellati” sono chiamati a aperto, per una maratona di show-cooking.
realizzare nelle sale del museo le proprie serate di arte Ma gli eventi collegati alla mostra non avranno luogo
culinaria. Si sono già visti in azione, al Mart, Gualtie- solo tra le mura del Mart. Ci sarà anche una serie di
ro Marchesi, Moreno Cedroni, Roberto Valbuzzi, Bru- proposte gastronomiche sul territorio. Come “Food Col-
no Barbieri, Luigi Taglienti, mentre le prossime perfor- lection Game”. Le forme del Gusto dal Mart di Rovereto
mance saranno affidate a Felice Lo Basso (10 aprile), lungo le Strade del vino e dei sapori”, nell’ambito del
Davide Scabin (24 aprile), Claudio Sadler (8 maggio) e quale ristoranti, agriturismi, hotel e pasticcerie aderen-
Igles Corelli (22 maggio). ti alle Strade del Vino e dei Sapori del Trentino si alter-
Ognuno di loro presenterà due piatti, neranno, suddivisi in periodi e territori
uno del proprio repertorio, l’altro rea- diversi, per proporre un piatto in abbi-
lizzato per l’occasione e dedicato ai namento a un calice di vino o, se pa-
prodotti di eccellenza del territorio sticcerie, un dolce ispirato alla mostra.
trentino. “Mart Cooking” è aperto a tut- Fino al 4 maggio il centro storico di
ti: si potrà partecipare con il biglietto “Rovereto Città Fiorita” si vestirà dei
d'ingresso al museo. Ciò per quanto ri- profumi della nuova stagione per tra-
guarda gli chef; i designer invece, in smettere un messaggio di amore e di ri-
collaborazione con selezionati pro- spetto per la natura. Nella cornice fiori-
duttori, daranno vita a una serie di ta sono previste anche prelibatezze ga-
workshop, nel corso dei quali si po- stronomiche
tranno creare opere che utilizzano i Dal 26 al 28 aprile, presso l’Auditorium
prodotti del territorio (per il pubblico Melotti, Piazza e Sala conferenze Mart,
anche omaggi offerti dai produttori). avrà luogo “NaturaMenteVino” orga-
Per il 5 aprile è in programma “Crea- ”Cakes” di Martì Guixé. nizzato dal Comune di Rovereto e Tou-
zioni con Trentingrana” con forme ring Editore, con la collaborazione del
insolite del formaggio trentino elaborate dal gruppo Mart e delle associazioni del territorio. L’evento ospiterà
di designer Ghigos. Il 24 aprile sarà il turno di “Pa- numerosi produttori in rappresentanza delle eccellenze
sta!”, incontro con Riccardo Felicetti che, prima dello nazionali e proporrà percorsi di degustazione alterna-
showcooking con Davide Scabin, racconterà agli tivi e confronti “all’ultima goccia”. Il 24 maggio sarà la
ospiti come funziona un pastificio e presenterà la volta di “DOC – Denominazione di Origine Cinemato-
nuova pasta “Le cupole” ispirata al Mart. Il 10 mag- grafica”, nel corso del quale, dopo una degustazione
gio Chiara Santuari proporrà un itinerario narrativo di vini e prodotti dei soci della Strada del vino e dei sa-
(“Letture da asporto”) su testi contemporanei sul te- pori del Trentino, verrà proiettato il film francese
ma del cibo. Il 17 maggio mirtilli, lamponi e ribes di- “Chef” di D. Cohen (2012).
venteranno “Delicati Gioielli” da indossare con l’aiu- Per tutto il periodo della mostra, infine, sarà in vigore
to della deisgner Barbara Uderzo (i partecipanti po- “Arte con gusto”, un pacchetto turistico che comprende
tranno realizzare gioielli con i piccoli frutti). pernottamento (una o due notti) con prima colazione,
Il 19 maggio, poi, avrà luogo il brunch domenicale del visita alla mostra, una cena a tema con ricette della
Mart, nel Giardino delle sculture, preparato della caf- tradizione trentina rivisitate in chiave creativa e la vi-
fetteria del museo (“Le Arti”), mentre la domenica se- sita a una cantina con degustazione di vini locali.
guente, 2 giugno, a chiusura della mostra, gli chef stel- Per informazioni e prenotazioni:
lati del Trentino Alfredo Chiocchetti (Scrigno del Duo- 0464 438887, info@mart.trento.it, www.mart.trento.it.

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Ricevimento in onore di Pio VII


DI ALBERTO tamento. Il Papa, dopo aver conces- VII impartì una solenne benedizione
GAMALERI CALLERI GAMONDI so alcune udienze riservate, si pre- al numeroso popolo giunto ad
Accademico di Alessandria sentò per il sontuoso ricevimento ap- omaggiarlo. A fine mattinata, il Papa,
prontato in suo onore. Il banchetto si scortato dai maggiorenti della città e
tenne nella cosiddetta “sala d’oro” da una numerosa folla entusiasta, la-
Da una memoria familiare, del palazzo (poiché conteneva, tra sciò la città, proseguendo il proprio
un pranzo di gala gli arredi, un antico trono seicente- viaggio.
sco scolpito e dorato), riccamente Trascorsi cinque mesi, il Pontefice,
offerto dalla Municipalità addobbata per l’occasione, sotto la ritornando da Parigi, ripassò nuova-
alessandrina. supervisione del mastro di palazzo mente ad Alessandria viaggiando
Jacque Pelissier. però, questa volta, in forma privata.
La tavola, montata alla “reale”, pre- In questa occasione fu il Vescovo,
sentava servizi in porcellana di Sè- con tutto il clero, organizzato per
vres bianca, blu ed oro e posateria in ranghi, che si recò ad accoglierlo,
vermeil. Il centrotavola, in bronzo accompagnandolo, in corteo, fino al-
dorato, raffigurava il modello della la chiesa dei Padri Barnabiti che so-
chiesa alessandrina di S. Marco. Il stituiva, temporaneamente, la catte-
ricco menu fu affidato, esecutiva- drale. Il Pontefice, seguito da diversi
mente, ad un noto chef alessandrino cardinali e dal Vescovo, fu ricevuto
dell’epoca, che prestava servizio, a nel palazzo dell’ex marchese Cesare
pagamento, sia presso illustri fami- Cuttica di Cassine dove gli fu offerto
glie cittadine sia per il comando ge- un “piccolo banchetto” riservato a
nerale della divisione francese: il si- pochi personaggi notabili.
gnor Leonard Paschal. Il menu fu affidato allo chef di pa-
’undici novembre del 1804 (sia- Egli servì all’occasione: una suppa lazzo Cuttica, Giovanni Valizzone; la

L mo all’epoca del governo con-


solare della Repubblica France-
se in Piemonte), nelle prime ore po-
“à la française”; un cappone arrosto
farcito di tartufi; una frittura (?); una
lingua salata; dieci piccioni con trifo-
composizione così compilata: suppe
“à l’italienne”; galantina di pollo d’In-
dia guarnita di gelatina; pasticcio
meridiane, i maggiorenti alessandrini, le; dieci pernici con funghi; cinque freddo con gelatina; aspicchi de foie
in sontuoso corteo, si recavano a Ma- beccacce; sei trote; una grossa trifo- gras; brodo consumato; coscia bigar-
rengo (ossia nel luogo posto a confi- la; crema brulée di latte; una dozzi- rée fredda con gelatina; piccole me-
ne del Comune) per ricevere Pio VII na di quaglie; una grossa galantina; ringhe farcite con crema chantilly;
(al secolo Barnaba Chiaramonti) che formaggi; canditi; gelati; pastiglie e pan di Genova ghiacciato e guarnito
aveva deciso di sostare ad Alessan- cioccolato; ogni sorta di liquidi (?). I di sambaione al vino di Marsala; petit
dria. Il prefetto del dipartimento, in vini: vino vecchio; vino forastiero. choux ghiacciati al caffè farciti alla
segno di riverenza verso l’illustre Non rilevo ulteriori notizie relative ai crema marsane; acque dolci di vario
ospite, lo aveva anticipato andandolo tipi di bevanda. gusto; sorbetti e gelati vari; schiume
ad incontrare a Tortona, unitamente Il Pontefice gradì sommamente le al cioccolato; vini esteri e nostrali.
ad un proprio “piccolo seguito”. vivande e si complimentò, tramite il Il giorno successivo, Pio VII cele-
Salutato, in città, con una salva di cardinale Fesch che ne dette merito brò una messa nella chiesa barnabita
cannoni, il Pontefice fu ricevuto nel alla Municipalità, omaggiandola di alla quale assistettero tutte le autorità
palazzo dei marchesi Ghilini di Ma- un piccolo ma raffinato ritratto del e impartì la benedizione apostolica.
ranzana, al momento dequalificati a Papa. Rientrato, quindi, a palazzo Cuttica,
“cittadini” ex nobili (i titoli nobiliari Il giorno successivo, uscito sul bal- per un breve riposo, consumò una
erano stati soppressi dal governo ri- cone del palazzo Ghilini, che si af- frugale colazione per rimettersi in
voluzionario nel 1797), dove gli era facciava sulla grande piazza d’armi viaggio alla volta della città eterna.
stato approntato un sontuoso appar- (un tempo denominata “reale”), Pio See International Summary page 78

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Mangiar di magro
ROSA MARIA LO TORTO l tema dei cibi di Quaresima, per ciali e dalle gerarchie, per lasciar
DI
ROSSOMANDO
Accademica di Venezia I quanto poco frequentato e tra-
scurato nelle trattazioni speciali-
stiche, offre tuttavia lo spunto ad
posto al rovesciamento dell’ordine;
le seconde, cui è affidato il suo ri-
pristino attraverso una catartica ri-
interessanti notazioni perché riman- generazione, nei lontani riti indo-
Anche se la Quaresima da a costumi desueti, a tradizioni di europei di morte e resurrezione del-
è passata, ed è già passata grande valenza simbolica, oggi svili- le divinità, propri delle culture dei
te dalla progressiva laicizzazione popoli agricoli, legate ai miti dei ci-
anche la Pasqua, della società. cli cosmici.
la rivista non ha voluto Il tema richiama gli obblighi ali- Le regole alimentari imposte dalla
mentari dettati dal calendario litur- Chiesa in Europa, fin dal primo Me-
rinunciare gico nei quaranta giorni che inter- dioevo, in alcuni periodi dell’anno,
alla pubblicazione di alcuni corrono tra il mercoledì delle Cene- si fondavano sul divieto della carne
ri e il giovedì santo, in cui ogni cri- e di tutto ciò che è grasso (latte, uo-
contributi sull’argomento, stiano che desidera riconciliarsi con va, formaggio, burro) nel convinci-
come vedremo anche Dio, in preparazione alla Pasqua, mento che tali cibi producessero so-
deve compiere un percorso di rin- stanze che stimolavano la concupi-
nelle pagine successive. novamento interiore, aiutato dalla scenza carnale, donde l’etimo di
preghiera, dal digiuno e dall’asti- Carnevale, ossia carnem levare, to-
nenza dai cibi animali. gliere la carne, parola che antica-
Questo periodo di mortificazione mente indicava il banchetto che si
si salda, come riconosce formal- teneva immediatamente prima della
mente il medesimo calendario festi- Quaresima, cioè della quadragesima
vo cristiano, con quello di baldoria dies che precede la Pasqua, fissata
e sfrenatezza del Carnevale e, po- in ricordo del numero simbolico del
nendosi in antitesi, sublima, nella Vecchio e Nuovo Testamento.
continuità, il trapasso dal tripudio Quaresima è ancora oggi sinoni-
della vita alla solitudine che prelude mo di dieta povera, a base di pesce,
alla morte. La battaglia fra Carneva- verdura, frutta, cereali e legumi, an-
le e Quaresima, quindi tra festa e che se già nel Duecento il monaco
penitenza, tra abbondanza e priva- Pietro Abelardo, che mortificava se-
zione, gioia e mestizia, fu ben veramente il corpo in espiazione
espressa iconograficamente nel ce- dello scandaloso amore per Eloisa,
lebre dipinto di Bruegel il Vecchio, si chiedeva quale merito ci fosse
e letterariamente in alcuni poemi nel rinunciare alla carne in luogo di
satirici del XIII secolo, in cui i nobi- costosi e raffinati pesci, che i cuo-
li Charnage e Careme combattono a chi alla corte di papi e re ammanni-
colpi di uova contro acciughe, di vano in sontuose preparazioni. In-
capponi contro naselli, e di anguille fatti, se il carattere costrittivo di
contro salsicce. questi alimenti diede loro, sul mo-
Le celebrazioni del Carnevale e mento, uno stato sociale inferiore,
della Quaresima trovano significati- successivamente la molteplicità di
vi precedenti in festività e riti pre- ricette elaborate per corrispondere
cristiani: le prime nelle Dionisiache agli obblighi liturgici aprirono capi-
greche o nei Saturnali romani, che toli nuovi nelle storia della cucina.
esprimevano il bisogno di un tem- Ne sono eloquente esempio la
poraneo scioglimento dai doveri so- pasta, che si fece strada negli epula-

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ri medievali e rinascimentali, come per la Quaresima”, fatte con zucche, cordare la presenza in tavola del
vivanda di magro, nonché il pesce erbe, mandorle e spezie. Piatto irri- baccalà, gloria e risorsa della cucina
e la verdura che, dopo l’emancipa- nunciabile di astinenza e di digiu- locale. Certamente bollito in acqua
zione dall’uso penitenziale, si impo- no, sin dai tempi delle veglie a pu- aromatizzata di cipolla e sedano, e
sero d’imperio, grazie alle esperien- ro olio, erano i bigoli in salsa, che il condito con aglio e olio, sarebbe
ze fatte per renderli più appetibili, e Maffioli descrive con reverenza e stato più confacente alla sobrietà
costituirono prezioso archivio di amore, quale testimonianza dell’an- quaresimale che non in versioni più
creatività. tica cucina veneta, piatto soggetto peccaminose, ma - nell’incertezza
E cosa mangiavano i veneziani tuttavia ad interpretazioni e conta- dell’opzione - confidiamo nella ca-
durante la Quaresima? Rinunciavano minazioni da città a città. Il canone pacità dell’animo veneziano di con-
veramente al loro buon vivere in prevedeva l’utilizzo di bigoli scuri ciliare l’epicureismo con le prescri-
questo tempo luttuoso? Pompeo di farina integrale, sostituiti di ne- zioni, con quella naturalezza che lo
Molmenti, brillante storico della Se- cessità da quelli chiari detti “me- fa sempre sentire in pace con se
renissima, racconta, come aveva nuei”, perché a dare il colore mar- stesso, e a ben ragione, perché -
d’altronde raccontato Carlo Goldoni roncino provvede la salsa per la come coglie il poeta Domenico Va-
nelle sue “Memorie”, che i devoti quale erano d’obbligo le sardelle ragnolo - anche al Padreterno, che
veneziani, sia ricchi che popolani, sotto sale, mentre oggi si utilizzano dall’alto guarda e giudica, non resta
appena detersa la fronte dalle cene- i filetti d’acciuga sott’olio, che la che dire con indulgenza “Venes-
ri, si recavano al passeggio sulla rendono una più comune pasta con sia!!... e benedir sta tera”.
Fondamenta delle Zattere. Alla sera le acciughe, come sbrigativamente ROSA MARIA
quindi, nelle dimore patrizie c’era- la denominò Pellegrino Artusi. LO TORTO ROSSOMANDO
no lauti banchetti, e, nelle osterie, Non si può infine trascurare di ri- See International Summary page 78
chiassose cene, ove si imbandivano
i “ceci di Quaresima” e il pesce frit-
to con l’insalata. I tardivi nottambuli
poi, tornavano dai bagordi sorreg-
gendo su una canna di bambù una INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA
grande aringa, “renga o scopeto”,
che veniva appesa per la coda sotto Ricordiamo che il vecchio indirizzo di posta elettronica, già da tempo
il lume a petrolio al centro della ta- non più utilizzato, è stato definitivamente eliminato.
vola, perché tutti vi si potessero ac- Per semplificare i contatti con i vari settori dell’Accademia,
costare e insaporire le fette di po- ecco gli indirizzi e-mail ai quali inoltrare la posta.
lenta abbrustolita.
Durante le domeniche, si recava- e-mail per il Presidente:
no “ai perdoni”, cioè nelle chiese presidente@accademia1953.it
ove erano concesse le indulgenze,
e-mail per il Segretario generale:
come le parrocchie di San France- segretariogenerale@accademia1953.it
sco di Paola e di S. Pietro, entrambe
a Castello, e non di meno quotidia- e-mail per la Segreteria nazionale
namente si nutrivano, secondo con- e redazione milanese della rivista:
venienza e devozione, di minestre, segreteria@accademia1953.it
pesci, mandorle tostate e “zuca ba-
ruca” al forno. Rintracciamo queste e-mail per la Direzione e redazione romana della rivista:
indicazioni nel “Libro del cuoco” di redazione@accademia1953.it
Anonimo autore del Trecento, nella
ricetta n. 36 “Piatto d’erbe per la e-mail per la Biblioteca nazionale “Giuseppe Dell’Osso”:
Quaresima”, a base di spinaci, bie- biblioteca@accademia1953.it
te, prezzemolo, menta e maggiora- Ricordiamo che l’Accademia ha un proprio sito Internet:
na, lessate, soffritte e condite con www.accademia1953.it
olio e spezie; nella n. 38, “Lasagne
alle noci”; nella 115 “Tortelli simili a da cui è possibile, tra l’altro, consultare e scaricare gli ultimi tre
buone frittelle per la Quaresima”, numeri pubblicati di “Civiltà della Tavola” in formato Pdf.
con mandorle, nocciole, noci, zuc-
chero, farina e zafferano; nella 116,
“Altri tortelli simili a frittelle bianche

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La Quaresima molisana
DI ENZO NOCERA on è molto ricca di notizie e Magliano e a San Giuliano del San-
Accademico di Campobasso
Centro Studi “F. Marenghi” N di tradizioni la Quaresima
molisana. Nei tempi passati,
infatti, per i contadini, durava quasi
nio, in provincia di Campobasso, è
quella della pupattola, chiamata an-
che “la quarantana” per ricordare i
tutto l’anno, quando il cibo era costi- quaranta giorni della Quaresima.
Usanze di una popolazione tuito prevalentemente dalla pizza di Si usava, nel giorno delle ceneri,
abituata alla frugalità. granturco, dai legumi, dalle erbe e appendere a una finestra o ad un
dalle verdure; quando la carne si balcone una pupattola di stoffa. Si
mangiava solo nei giorni di festa, dipingeva la faccia, si disegnava la
oppure quando uno era malato. Non bocca sdentata e si attaccava una pa-
sempre mangiavano carne bovina tata o una cipolla al posto dei piedi.
anche gli artigiani e la Quaresima re- Sulla patata o sulla cipolla si confic-
stringeva ancora di più il menu: bac- cavano sette penne di gallina, possi-
calà, acciughe, sarde in composta di bilmente nere. Alle penne si attacca-
sale, broccoli di rape lessate, condite vano un’aringa, una sarda salata, un
con olio e aceto o con soffritto di pezzo di baccalà, un’arancia, una
aglio e olio. In alcuni paesi, durante noce, una castagna e una piccola ci-
la Quaresima, non si mangiavano polla. Le penne venivano staccate
uova, né si confezionavano cibi con ogni domenica man mano che pas-
le uova. Spesso, la Quaresima si savano le sette settimane della Qua-
identificava con il digiuno. L’astinen- resima. A metà Quaresima, nel gior-
za dal cibo serviva ad esprimere au- no di sosta dal mangiare di magro,
todisciplina e purificazione dello spi- quando si rompeva la pignatta, la
rito da false necessità. bambola si tagliava a metà e si dice-
Nel vissuto quotidiano, oggi, ci va che si era tagliata la “vecchia”.
siamo dimenticati dei giorni del ca- A proposito della “mortificazione
lendario, non solo, ma anche del si- della carne” e del “mangiar di ma-
gnificato della Quaresima, come di gro”, nel 1561, nel sacro Concilio di
molte manifestazioni che nel passato Trento, abati e vescovi, patriarchi e
ci ricordavano e ci facevano vivere dottori della Chiesa stabilirono le
le feste e le ricorrenze della nostra nuove regole sulla maniera di vivere,
vita. invitando i fedeli a resistere ai desi-
Anche se nella Quaresima molisa- deri della carne e ad osservare la so-
na non vi erano e non vi sono mani- brietà della mensa, richiamando i
festazioni di rilievo, vorrei ricordare suoi seguaci alla mortificazione della
una curiosa superstizione che era carne, mentre si diffondono prepara-
diffusa in quasi tutti i comuni del zioni elaborate di pietanze e alimen-
Molise. Si traevano auspici dall’ulti- ti. Dal pulpito i predicatori tuonano
ma persona che si faceva cospargere contro l’eccesso e denunciano il fa-
il capo di cenere durante la funzione sto del banchettare e la fantasia “dia-
in chiesa: se era una vecchia, l’anna- bolica” dei cuochi. Prediche, denun-
ta sarebbe stata magra. Se era una ce, interdizioni e divieti non riesco-
giovane, l’annata sarebbe stata rigo- no comunque a soffocare quel vento
gliosa. di novità che domina il Cinquecento.
Una tradizione, che invece ancora Alla fine del secolo precedente, la
resiste in diversi paesi, di sicuro ad scoperta dell’America aveva portato
Agnone, a Isernia, a Santa Croce di sulle mense frutti, piante e animali

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ISTRUZIONI PER LA COLLABORAZIONE ALLA RIVISTA


La collaborazione degli Accademici alla loro rivista, oltre ri (massimo 1000) spazi inclusi, onde evitare anche in
che gradita, è indispensabile. Ma occorre che gli Accademi- questo caso tagli e mutilazioni. Le schede giunte in Segre-
ci tengano presenti alcune norme essenziali, affinché i loro teria oltre il limite regolamentare di 30 giorni verranno
scritti, frutto di passione e impegno, trovino rapida ed esau- cestinate.
riente pubblicazione.
■ Si prega inoltre di non inviare relazioni di riunioni
■ Testi degli articoli: è necessario, che i testi vengano in- conviviali tenute al di fuori del territorio della propria
viati per via elettronica, in formato word (no pdf) utiliz- Delegazione, o di quelle effettuate in casa degli Accade-
zando questo indirizzo e-mail: mici, o che comunque non si sono svolte nei ristoranti o ne-
redazione@accademia1953.it gli esercizi pubblici, in quanto non verranno pubblicate.

■ Lunghezza dei testi: importante che i testi abbiano una ■ Osservando queste semplici norme si potrà avere la ragio-
lunghezza compresa tra i 4.000 e i 6.000 caratteri (spazi nevole certezza di una rapida e testuale pubblicazione, evi-
inclusi): in questo modo si eviteranno tagli fastidiosi per chi tando quei dolorosi tagli che sovente vengono lamentati.
li deve effettuare quanto per chi li subisce. Qualsiasi compu-
ter prevede il conteggio delle battute. ■ La Direzione della rivista si riserva, ovviamente, i neces-
sari controlli, l’eventuale revisione dei testi e la possibilità di
■ Rubrica “Dalle Delegazioni”: Al fine di agevolarne la pubblicarli secondo gli spazi disponibili.
lettura, contenere gli articoli nella lunghezza massima di
2500 caratteri spazi inclusi.
Ogni numero della rivista viene impaginato il mese
■ Schede delle riunioni conviviali: vanno inviate in Se- precedente a quello riportato in copertina, in modo
greteria (segreteria@accademia1953.it). È altrettanto che arrivi agli Accademici nella data prevista. Ne ten-
importante che nella compilazione delle schede per le “No- gano conto coloro che desiderano inviare un articolo
te e commenti” venga rispettato il limite di 800 caratte- con un preciso riferimento temporale.

sconosciuti. I sapori si erano arric- vazione e della rinuncia alla carne. passi tratti dal bel libro dello scritto-
chiti di varietà esotiche che creava- Già il Maestro Martino da Como, vis- re-gastronomo Manuel Vasquez
no curiosità e voglie inconsuete. I suto a Roma nella metà del Quattro- Montalban “Riflessioni di Robinson
nuovi prodotti moltiplicarono i pro- cento, nel suo “Libro de arte coqui- davanti a 120 baccalà” (Edizioni
blemi dei teologi, i quali furono co- naria”, aveva fornito un lungo e va- Frassinelli, Roma, 2000): “Ecco qui il
stretti a pronunciarsi sulla liceità di rio elenco di piatti quaresimali che, baccalà salato, proposta di medita-
gusti insoliti. Per tutto il secolo si per non soffrire troppo nei giorni di zione sulla vita, perché fu un pesce
fronteggiarono due opposte tenden- digiuno, proponevano ricette con- vivo, diventato oggi cibo sotto sale,
ze: da una parte il rigore della Con- traffatte. I cuochi devono, insomma, ma il suo corpo più che morto può
troriforma e, dall’altra, la licenziosità fare i conti con le proibizioni religio- essere usato ancora per onorare la
dei gaudenti delle classi abbienti se e tutti i ricettari riservano una lar- Provvidenza in tempi di digiuno…
che ostentavano le loro ricchezze. ga parte ai cibi di magro. Pur non essendo il baccalà un pesce
L’opulenza principesca della nostra Ma dopo il Concilio, nei ricettari descritto da Aristotele nel suo inven-
penisola si tradusse in un predomi- italiani, baccalà e stoccafisso comin- tario dei pesci conosciuti, i popoli
nio gastronomico che dominerà in- ciano ad essere menzionati. I pesci mediterranei avevano sviluppato no-
contrastato in Europa. Il “bianco- salati o essiccati diventano una risor- tevoli culture del baccalà, forse per-
mangiare” della Quaresima assurge sa alla quale si ricorrerà nei giorni di ché, essendo questo un pesce tra-
a notorietà sui libri di cucina, con ri- magro o quando non si potrà trova- sformato in mummia imperitura,
cette elaborate composte di prodotti re pesce fresco. aveva avuto un prezzo basso rispet-
“magri” come la polpa di luccio, di In chiusura vorrei onorare il bac- to a quello del pesce fresco, e i po-
trota o di altro pesce, di rape bollite calà, che rappresentava il principe poli poveri si nutrono di memoria e
e fritte. dei cibi quaresimali e che è presente di mummie”.
In effetti, il mangiar di magro ri- anche oggi sulla tavola conviviale ENZO NOCERA
mandava solo all’immagine della pri- della Quaresima. Vorrei citare alcuni See International Summary page 78

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Le astuzie per evitare il digiuno


DI ARNALDO GRANDI opo il periodo godereccio e menti fra cibi grassi e cibi magri, pe-
Accademico di Pordenone

Dalle prelibatezze,
D festaiolo del Carnevale, che
per alcuni esprimerebbe il
concetto in latino di “carnem valet”
sci contro carni, queste spalleggiate
da uova e latticini, con le verdure
che, come truppe mercenarie, si con-
nel senso che è concessa libertà nel- cedono ora all’uno ora all’altro dei
spacciate per pratiche la scelta di cibi e altro, ma che più contendenti: alla fine vince il Carne-
correttamente rappresenta la dizione vale, e la Quaresima, per una resa
penitenziali, sempre latina di “carnem levare”, si onorevole, accetta di relegarsi in pe-
alla rinuncia alla carne entra nel periodo detto della Quare- riodi ben determinati dell’anno.
sima. Il riferimento è ai quaranta Comunque il “mangiar di magro”
per costosissimi pesci. giorni che Gesù, dopo il battesimo, era pratica diffusa e, ai tempi di Car-
decise spontaneamente di trascorre- lo Magno, ignorare questa disposi-
re nel deserto a digiunare; in antico, zione poteva esporre anche alla pena
c’era l’abitudine penitenziale di co- capitale.
spargersi il capo di cenere e vestire Indubbiamente esisteva una note-
abiti di sacco in segno di povertà, vole differenza nella scelta dei cibi,
dedicandosi, oltre al digiuno, ad visto che sulle mense nobili figura-
opere di carità. vano pesci pregiati, mentre su quelle
In quest’accettazione di rinuncia al dei poveri il digiuno era pratica quo-
lusso nasce l’imposizione del “man- tidiana e a questo proposito s’ironiz-
giar di magro”, in epoca quaresimale, zava molto sulle prelibatezze spac-
rispondendo al dettato “Vietato man- ciate per pratiche penitenziali e Pie-
giare carne oltre ad essere proibiti tro Abelardo, nel XII secolo, si chie-
sollazzi gustando fritti e svizi”. deva quale merito ci fosse nel rinun-
Dalla contrapposizione fra ambi- ciare alla carne per costosissimi pe-
zioni festaiole e progetti penitenziali, sci. Esiste un’abbondante aneddotica
nasce un particolare genere lettera- di come si ricorresse, soprattutto nei
rio, fra Medioevo e prima età moder- monasteri medievali, ad interpreta-
na. Un primo esempio lo troviamo in zioni della Bibbia a proprio uso e
un testo francese del Duecento, la consumo, per cui, tra i pesci, veniva-
“Battaglia fra Quaresima e Carneva- no inclusi anche animali acquatici o
le”, in cui si descrivono combatti- semiacquatici come la balena, il ca-

PRANZO DI QUARESIMA
Minestra. Zuppa nel brodo di pesce o Zuppa alla certosina
Principii. Crostini di caviale e acciughe
Lesso. Pesce con salsa genovese
Trasmesso. Gnocchi alla romana
Umido. Pesce a tagli in umido
Arrosto. Anguilla
Dolci. Pasticcini di marzapane e gelato di pistacchi
Pellegrino Artusi
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, 1891

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storo o l’oca nera, oppure, visto che regole, dopo che, nell’anno 1517, nuncia e penitenza, con la proibizio-
dal digiuno erano esentati gli infermi, Martin Lutero a Wittemberg aveva ne di manifestazioni festaiole, che
era invalso l’uso di consumare la ce- esposto le sue tesi, si determinò la andavano ad incidere sulla realtà
na non nel refettorio ma negli spazi reazione cattolica culminante nel quotidiana della vita di una comunità
dedicati alle medicazioni e così i sot- Concilio di Trento in cui, fra i vari determinando, in epoca più recente,
terfugi diventavano giustificazione “deliberata”, emerge la voglia di reazioni anche a carattere politico se
per sottrarsi alle imposizioni. Come in “candido” anche nella mensa, per cui non anticlericale. La più nota è quel-
un episodio, che mi fu narrato anni viene ribadito con forza, nelle epo- la verificatasi a Castel d’Ario, paese al
fa, di un parroco in terra di Toscana che prestabilite, l’uso della cucina di confine fra il Mantovano e l’Emilia, in
che, essendo ammalato e impossibili- “magro”, che doveva diventare un cui si era costituita una Società del
tato a muoversi, chiedeva al suo Ve- viatico per l’anima. I ricchi continua- Carnevale che si fece portavoce della
scovo cosa dovesse fare per meglio rono a mangiare pesce pregiato, ma protesta, per il fatto che i non possi-
dedicarsi al suo compito e il Vescovo per i poveri si aprirono nuovi oriz- denti erano esclusi dal potere politi-
rispose: “in che modo posso aiutarti zonti con la scoperta del “pesce ba- co. L’8 marzo 1848, in barba alle re-
se la causa è la malattia?”, inviando la stone”, il baccalà, fino ad allora tra- gole imposte, la Società promosse,
riposta in latino: “Quare si malo cau- scurato cibo di origini baltiche, che per il mercoledì delle Ceneri, un’of-
sa”. Lo scritto, vergato a mano, venne ben presto, per la sua economicità, ferta al popolo di “polenta, aringhe,
letto “Quaresima l’oca usa” e l’inter- divenne piatto tradizionale sulle ta- cospettoni e vino piccolo” oltre a “bi-
pretazione vescovile venne accolta vole quaresimali. goi con le sardele”, tonno e olio (co-
con gratitudine e favore. Vivere la Quaresima significava munque la regola del “magro” era ri-
Probabilmente, col passar del tem- non solo sottoporsi a sacrifici alimen- spettata), al grido “venite nel paese
po, la rigidità delle tradizioni si era tari, ma imponeva una serie di costri- dei dannati profanatori della Quaresi-
andata attenuando; a ripristinare le zioni anche comportamentali di ri- ma”. Da allora questa manifestazione
si è protratta (ne ho un ricordo ben
preciso avendovi partecipato) con la
presenza di migliaia di persone per
PASTICCIO DI MAGRO le quali, oltre al resto, vengono pre-
parati ogni anno più di 10 quintali di
Ingredienti: Un pesce del peso di grammi da 300 a 350; riso, gram-
mi 200; funghi freschi, grammi 150; piselli verdi, grammi 300; pinoli bigoi. Nel 1970, la Chiesa, vista l’im-
tostati, grammi 50; burro quanto basta; parmigiano, idem; carciofi n. possibilità di modificare gli usi, con-
6; uova n. 2. cesse una particolare dispensa non
Preparazione: Cuocete il riso con grammi 40 di burro e un quarto solo per i casteldariesi ma anche per
di cipolla tritata, salatelo, e quando è cotto con l’acqua occorrente, le- quanti si fossero trovati nel paese il
gatelo con le dette uova e grammi 30 di parmigiano. Fate un soffritto mercoledì delle Ceneri.
di cipolla, burro, sedano, carota e prezzemolo e in esso cuocete i fun- Per rimanere nel tema di digressio-
ghi tagliati a fette, i piselli, e i carciofi tagliati a spicchi e mezzo lessa- ni, è curioso il fatto che nella cucina
ti. Tirate queste cose a cottura con qualche cucchiaiata d’acqua cal- di magro rientrino pure le lumache
da e conditele con sale, pepe e grammi 50 di parmigiano grattato che, certamente, non sono animali
quando le avrete ritirate dal fuoco. Cuocete il pesce, che può essere un d’acqua: ma risulta che un Papa,
muggine, un ragno o anche pesce a taglio, in un soffritto d’olio, aglio,
prezzemolo, sugo di pomodoro o conserva e conditelo con sale e pepe. ghiotto proprio di lumache, avendo-
Levate il pesce, passate il suo intinto e in questo sciogliete i pinoli che ne fatto richiesta in periodo quaresi-
prima avrete abbrustoliti e pestati. Togliete al pesce la testa, la spina e male, di fronte alle obiezioni scanda-
le lische, tagliatelo a pezzetti, rimettetelo nel suo intinto e uniteci ogni lizzate del suo cuoco, ribadì la richie-
cosa meno che il riso. Ora che gli elementi del pasticcio sono tutti sta decretando con bolla pontificia
pronti, fate la pasta per rinchiudervelo, di cui eccovi le dosi: farina, “Estote pisces in Aeternum”, “Siate
grammi 400; burro, grammi 80; uova, n. 2; vino bianco o Marsala, pesci per l’eternità”.
due cucchiaiate; sale, un pizzico. Prendete uno stampo qualunque, Con un po’ di ipocrisia, si può dire
ungetelo col burro e foderatelo colla detta pasta tirata a sfoglia; poi che si è sviluppata in cucina una
riempitelo versandovi prima la metà del riso, indi tutto il ripieno e so- maestria in grado di rispettare l’asti-
pra il ripieno il resto del riso, ricoprendolo alla bocca colla stessa pa- nenza e la purificazione, ma anche di
sta. Cuocetelo al forno, sformatelo e servitelo tiepido o freddo. Eseguito
nelle dosi indicate, basterà per dodici persone. garantire un giusto ristoro e il confor-
Pellegrino Artusi to lecito e onesto del palato e del
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, 1891 senso della condivisione conviviale.
ARNALDO GRANDI
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Le zuppe economiche
DI GLORIA PERIA l concetto secondo cui la storia di allora le zuppe economiche, prepa-
Direttrice Archivi storici
dei Comuni elbani I ogni civiltà si legge nella cucina è
rappresentato, in modo esempla-
re, dalle innovazioni, in campo ali-
rate con orzo e verdure, a sollevare
una gran parte di popolazione indi-
gente dalle malattie e dalla fame.
mentare, introdotte in Europa sul fi- L’invenzione delle zuppe economi-
Un tema trattato nire del XVIII secolo. Questo perio- che si deve a Benjamin Thomson,
a Portoferraio, nel corso do, caratterizzato dall’espansione conte di Rumford, un americano
demografica e dall’insufficienza pro- che, dopo avventurose vicende, ap-
di una conferenza pubblica, duttiva, determina tra la popolazio- proda in Europa andando, sul finire
inerente al periodo ne europea un malessere diffuso, del Settecento, a ricoprire il presti-
quello che è stato definito dagli sto- gioso ruolo di consigliere e Capo
napoleonico all’Elba. rici “uno stato di sottonutrizione dei servizi militari alla corte del-
permanente”. Il Granducato di To- l’Elettore di Baviera. Il conte di
scana, in un clima di fervore scienti- Rumford, che tra i molti interessi
fico e sperimentale, risponde a que- coltiva anche quello della cucina
sta problematica con una maggiore (scrive un saggio di 400 pagine “Sul-
estensione di coltivazioni, con boni- la costruzione dei focolai e degli
fiche di territori e con nuove tecni- utensili di cucina con note e osser-
che produttive. Le condizioni dei vazioni relative ai processi di cucina
contadini, tuttavia, non migliorano, e proposte per migliorare quell’ulti-
anzi, le riforme aggravano ancora di ma utilissima arte”), rivolge i suoi
più le già misere condizioni di vita studi alle tecniche di cottura degli
della popolazione, mentre promuo- alimenti e alle proprietà chimiche
vono i profitti dei grandi proprietari delle sostanze nutritive, per ottenere
terrieri. il duplice vantaggio di mantenere i
A Firenze, l’Accademia dei Geor- poveri con un cibo sostanzioso e
gofili comincia a pubblicare, dal nello stesso tempo economico. Egli
1791, i contributi scientifici prove- suggerisce inoltre la creazione di cu-
nienti dai più validi ricercatori italia- cine pubbliche, dove gli indigenti
ni (tra cui il Manetti e il Targioni possano procurarsi questo efficace
Tozzetti), diventando il punto focale alimento ad un prezzo modestissimo
per gli studi sull’agricoltura, grazie oppure dietro presentazione di bi-
ai quali si estende rapidamente la glietti, a questi donati da persone
coltura delle piante cosiddette “sal- benestanti che li hanno acquistati
vafame”, come il granturco e la pa- appositamente.
tata, a discapito, però, della coltiva- La Francia diffonde la produzione
zione di altri cereali estivi e soprat- delle zuppe economiche grazie al-
tutto dei legumi. Ben presto, a causa l’impegno di Antoine Parmentier
dell’eccessivo consumo del mais, (1737-1813), agronomo, nutrizionista
diffuso sotto forma di polenta tra i e igienista francese, membro della
contadini più poveri della Toscana, prestigiosa Accademia delle Scienze,
inizia ad insorgere la pellagra. acceso sostenitore anche della fab-
Alla soluzione del problema con- bricazione dello zucchero estratto
tribuisce lo sviluppo della chimica, sia dalla barbabietola sia dall’uva.
che permette di riflettere diversa- Metodo, quest’ultimo, particolar-
mente sulle proprietà degli alimenti mente incoraggiato da Napoleone,
e sul modo di prepararli. Saranno che v’individua una sicura fonte di

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plire la mancanza del pane anche


perché le si impiega con molto suc-
ZUPPA ALLA RUMFORD cesso nell’interno della Francia dove
interi Comuni rimpiazzano utilmente
Si mette nella caldaja l’acqua e l’orzo perlato per la prima bollitura, da molto tempo la consumazione
poi v’entrano i legumi e a fuoco lento si continua a far bollire il tutto
per due ore; in appresso si mettono i pomi di terra tagliati in piccioli del pane per l’uso delle zuppe”. Il
pezzi che bolliranno insieme per un’altra ora. Prefetto spiega, inoltre, in modo
In tutto questo tempo si mescola il composto frequentemente nella cal- dettagliato, come realizzare il “pota-
daja per isciogliere i pomi di terra e ridurre tutte le suddette materie ge alle erbe”, composto da “erbe di-
in una sostanza gelatinosa. verse, acetosella, cerfoglio, bietole e
Terminata questa operazione, vi si aggiunge l’aceto, il sale e, prepa- porri, carote e altre radici, farina di
rato che sia il pane piuttosto secco e tagliato in minuti pezzi nella sco- orzo, mais o riso, pane e acqua”; il
della, vi si versa sopra il composto nella misura di once venti di Fran- “potage al purè” a base di “patate,
cia che, per esperienza, si è trovato bastare per sostenere persona vecce o lenticchie o piselli in farina,
quanto mai forte. fagioli interi, carote o radici, pane,
acqua”; “altre specie di zuppe”, rea-
lizzate con “riso, chicchi d’orzo, mi-
glio o mais, sedano, porri o cipolle,
pane, acqua”. L’alto funzionario ter-
mina la missiva completando la ri-
cetta con l’aggiunta di sale, pepe, e
grasso e affermando che “nel caso
non si trovi sul posto qualcuno de-
gli ingredienti della composizione,
si può sostituire con un altro della
prosperità per la Francia e per tutti i l’eccesso del raccolto potrebbe esse- stessa natura che sia più facile da
territori dell’Impero adatti alla colti- re esportato con guadagno. Il nutri- reperire” e, nell’accomiatarsi, si rac-
vazione della vite. La fabbricazione zionista francese indica inoltre “i comanda che le precise ricette che
dello zucchero estratto dall’uva, dif- porti di mare e i bagni dei condan- ha indicato siano comunicate ai sin-
fuso attraverso un opuscolo a stam- nati” (l’isola d’Elba è quindi il sito daci dei Comuni dell’isola d’Elba af-
pa abbinato al “Bolletin des Lois” in ideale) come i principali luoghi do- finché invitino i loro amministrati a
tutti i paesi amministrati dalla Fran- ve la preparazione di zuppe econo- farne uso.
cia, ispirerà la ricetta del “resiné”, miche sarebbe di grande utilità; Questa iniziativa, divulgata dal
una sorta di marmellata, la cui pro- inoltre,