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INSULA MAGAZINE INSULA MAGAZINE

Sommario .
5 . INSULA A PORTO CERVO
IL SOGNO SI AVVERA
ECCO LA FABBRICA DELLE EMOZIONI
di Augusto Ditel

6 . LA MISSION DEL CIPNES


9 . UN NETWORK PER LE IMPRESE ASSOCIATE
10 . I SARDI
VINIFICATORI DA 3000 ANNI
di Guido Piga

16 . LATTE E FORMAGGIO
CIBO PREGIATO
di Antonella Guigoni

20 . TUTTI A TAVOLA
INSULA MAGAZINE
22 . L’ISOLA DEI NURAGHI
di Guido Piga
numero ZERO - Giugno 2019

26 . MANGIARE SARDO
Periodico in attesa di registrazione
c/o Tribunale di Tempio
Direttore responsabile MANGIARE SANO
Augusto Ditel
di Grazia Fiori
Fotografia
Marcello Chiodino 30 . LE PIANTE OFFICINALI DI SARDEGNA
Hanno realizzato questo numero di Grazia Fiori
Gabriele Fenu
Guido Piga
Grazia Fiori
34 . I RITI DEL CARNEVALE
Giovanni Pinducciu fotografie di Erica Costa
Alessandra Guigoni
Augusto Ditel
Erica Costa
38 . SARDEGNA
Matteo Oppo UN’ISOLA DI TRADIZIONI
di Giovanni Pinducciu
Si ringrazia
Museo MOAC Aggius
Erboristeria Officinale Luogosanto 42 . SESSANTA CANDELINE
Panifici Calabrò Sant’Antioco PER LA PRINCIPESSA
di Guido Piga
Grafica e stampa

46 . LA VISITA
Tipografia Arzachena
Lucia Bartolini

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editoriale

INSULA A PORTO CERVO


IL SOGNO SI AVVERA
ECCO LA FABBRICA DI EMOZIONI
di Augusto Ditel

Ci siamo. La maratona – la prima di sviluppo economico non solo del territorio nel
una lunga serie – è finita, ma il viaggio del quale il Cipnes opera dagli albori degli anni
Cipnes Gallura, e della sua preziosa costola Sessanta, ma dell’intera Sardegna.
di nome Insula, continua e si preannuncia L’apertura dello show room di Porto Cervo,
ancora lungo, intrigante, una fabbrica di di dunque, non è assolutamente il punto
emozioni. d’arrivo di un percorso cominciato con la
Oggi siamo qui a Porto Cervo, capitale della firma dell’Accordo di Programma con la
Costa Smeralda, che solo pochi giorni fa ha Regione (una ventina di milioni di euro), ma,
spento la sua sessantesima candelina (il al contrario è un punto di partenza che si
primo atto d’acquisto di un terreno destinato, accompagna alle azioni di promozione già
a essere conosciuto nel mondo risale al messe in atto in vetrine nazionali (Agrifood
1959), per un evento importante evento di Milano) e internazionali (Sial di Parigi) e in
importante, decisivo per la credibilità di un altre iniziative della stagione 2019 (ristorante
progetto – Insula, appunto – che disegna più al Forte Village, presenza nelle navi Tirrenia
di altri i contorni, la natura, la sfaccettatura e Moby, all’hotel Abi d’Oru di Porto Rotondo-
di una “mission” innovativa e moderna, che Marinella). Lo sforzo dell’ente troverà il suo
si muove con l’ambizione di affermarsi coronamento nell’apertura dell’Insula-Expo
come strumento di supporto alle imprese Sardegna, un’ampia e prestogiosa location
del settore agroalimentare e dell’artigianato (i cui lavori termineranno nella primavera
della Sardegna. Il Cipnes – ponendosi come 2020), affacciata nello splendido scenario del
promotore e soggetto attivo di accordi Golfo di Olbia.
interistituzionali con enti pubblici regionali Ai ringraziamenti per quanto realizzato fino
e nazionali - intende diventare il punto di a oggi (grazie all’accordo con il Comune
riferimento e di aggregazione delle aziende di Arzachena e il supporto della Smeralda
che aderiscono al progetto. Il Consorzio si Holding), penseranno i vertici del Cipnes (il
pone e si propone come catalizzatore di presidente Mario Gattu, il direttore Aldo Carta
compagini sociali e di esperienze che credono e il responsabile della divisione Agrifood
nella valorizzazione dei prodotti sardi e nella Massimo Masia). Oggi, per loro, ma anche per
loro tutela, in un mondo – come ad esempio le imprese della rete – visto che parliamo di
quello dell’Agrifood – che spesso è ispirato risorse agroalimentari – è solo un antipasto. Il
solo a logiche del tutto estranee a questi resto è ancora tutto da gustare.
valori. L’ente consortile vuole rappresentare
e assistere questo mondo legato alle realtà
produttive più dinamiche della nostra
terra, senza presunzione, ma con la piena
consapevolezza di voler contribuire allo

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600 aziende insediate in esercizio progettualità di rete con le istituzioni ultimata nella primavera del 2019, il
e 50 in fase di programmazione rappresentative delle istanze degli Cipnes ha creato un network regionale

LA MISSION DEL CIPNES


e insediamento. L’ente promuove operatori economici che condividono allo scopo di fornire alle imprese
processi di innovazione, favorendo la “mission” di aggregazione, sarde che aderiscono al programma di
sia l’aggregazione delle competenze qualificazione, innovazione, promozione e internazionalizzazione
imprenditoriali e scientifiche al fine promozione e internazionalizzazione Insula uno strumento strategico in
di facilitare conseguenti processi del tessuto economico-produttivo chiave commerciale e promozionale.
Il Cipnes - Consorzio Industriale di trasferimento tecnologico, sia regionale nell’ottica di favorire e La location, oltre al progetto Insula,
Provinciale Nord Est Sardegna Gallura è l’interazione tra mondo della scuola supportare uno sviluppo locale ospiterà un Centro Multifunzionale
un irrinunciabile punto di riferimento per e del lavoro per una maggiore sostenibile, integrato e coerente con finalizzato a innescare processi di
l’economia del territorio, non solo nel nord diffusione della cultura d’impresa la specializzazione produttiva del sviluppo del sistema economico
est della Sardegna, per il suo sviluppo e la sua nelle nuove generazioni, creando territorio. della regione. Articolata per distretti,
crescita e l’attività di supporto alle imprese. le condizioni ottimali per generare, Sintesi e paradigma dell’evoluzione comprenderà diversi Poli: nautico,
Istituito negli anni Sessanta come implementare e consolidare idee del Cipnes Gallura è la piattaforma formativo, di ricerca e sviluppo,
associazione di enti locali per fornire imprenditoriali innovative e “business di marketing territoriale Insula- l’incubatore e acceleratore per
un impulso territoriale a una vasta area model” competitivi nei circuiti Expo Sardegna, che il Cipnes sta le startup. Sarà quindi un luogo
dell’isola dalle enormi potenzialità spesso economici regionali, nazionali e realizzando - in qualità di soggetto attrezzato e attivo di scambio e
inespresse, negli anni il Cipnes è diventato internazionali. attuatore per una spesa complessiva diffusione della cultura di impresa,
l’ente-caposaldo di un processo ineluttabile Da tempo, il Cipnes si è attivato per di circa 20 milioni di euro e in in cui la formazione dialoga con il
di sviluppo complessivo della parte promuovere e consolidare accordi base a un Accordo di Programma mondo del digitale e multimediale
nordorientale della nostra Regione. Oggi interistituzionali con enti pubblici promosso dalla Regione Sardegna con attraverso realtà virtuale e aumentata,
il Cipnes-Gallura gestisce un distretto nazionali, regionali (Assessorati l’amministrazione comunale di Olbia dove le produzioni e i territori
produttivo di oltre 700 ettari ottimamente regionali, agenzie regionali, Camere e la Provincia. In attesa dell’apertura della Sardegna trovano spazio di
infrastrutturato nel comune di Olbia, con circa di Commercio ecc.) e locali, nonché dell’infrastruttura produttiva, che sarà espressione e promozione.

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UN NETWORK
PER LE IMPRESE ASSOCIATE
Il Cipnes Gallura, in attesa promo-commerciali (showroom somministrazione enogastronomica di
dell’apertura della piattaforma di e isole di somministrazione filiera sarda, due showroom tematici
marketing territoriale regionale enogastronomica di filiera sarda, e e una piazza degli eventi) di Porto
INSULA-EXPO SARDEGNA, ha messo aree eventi) e dal portale e-commerce Cervo Marina attraverso un accordo
in atto una struttura di network e dalla app INSULA - Sardinia di programma siglato con la Smeralda
regionale per fornire alle imprese Quality World, attualmente in fase di Holding, la Sardegna Resorts e il
sarde aderenti al programma di elaborazione, dedicati alla promozione comune di Arzachena. Negli ampi
promozione e di internalizzazione e distribuzione delle filiere produttive locali (superficie coperta 1000
INSULA uno strumento strategico in della Sardegna verso il doppio target mq), si punterà sull’ambientazione
chiave commerciale e promozionale- business e consumer.   della piazza degli eventi messa a
Accanto alla centrale operativa disposizione dal comune di Arzachena.
(la Piattaforma INSULA in fase di Nel dettaglio lo sviluppo del
realizzazione nel Golfo di Olbia), c’è network Insula prevede per il 2019 - tre show room sulle Navi Moby
una rete di unità promo-commerciali l’implementazione delle seguenti Wonder (Olbia-Livorno-Olbia), Janas
periferiche denominate INSULA – azioni: della Tirrenia (Porto Torres-Genova-
Sardinia Village, attivate e in fase di Porto Torres) e che si aggiungono allo
attivazione in località di rilevanza - un nuovo format promozionale showroom INSULA già allestito nel
turistica strategica e nelle aree al Forte Village di Pula con 2018 sulla nave Moby Dada (tratta
d’accesso all’Isola (porti). assegnazione di un’area più ampia Cagliari-Civitavecchia-Cagliari).
rispetto al 2018, composta da un’unità
L’attività di marketing territoriale promozionale enogastronomica - unità operativa INSULA presso Hotel
verrà sostenuta dalle seguenti due “Ristorante INSULA” posizionata in Abi d’Oru, 5 stelle di Porto Rotondo-
azioni: un’area strategica, con 60 coperti Marinella del Gruppo Zuncheddu.
in zona centrale fronte piscina,
1. attivazione della piattaforma con menù e carta dei vini e liquori,
CIPNES per i servizi integrati gestiti in esclusiva da INSULA e
in materia di promozione, dalle imprese associate (in allegato
cooperazione, distribuzione e i dettagli dell’azione). Il Ristorante
internazionalizzazione a favore delle INSULA all’interno del Forte Village
imprese associate con due programmi si aggiunge alle nostre aree promo-
strategici già avviati: il piano di commerciali (showroom promozionale
internazionalizzazione delle PMI in Insula e corner enogastronomico
forma aggregata “Sardinia Longevity Insula, inserito nell’area self service
Food” e il programma di promozione “Ristorante Pineta”), già attivate nella
nazionale e regionale “Sardinia stagione 2018;
Quality World”, sviluppato dal Cipnes
congiuntamente all’Agenzia Regionale - l’hub promo-commerciale “INSULA
LAORE e all’Assessorato all’Agricoltura - Sardinia Village” (tre isole di
della Regione Sardegna, per sostenere
la promozione delle filiere sarde
di qualità certificata e dei distretti
territoriali.

2. Sviluppo del network INSULA (rete


offline e online), composto da unità

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I SARDI
VINIFICATORI DA 3000 ANNI
Tutte le cantine dell’isola dovrebbero
incollare questa etichetta nelle loro
bottiglie
di Guido Piga

Mille anni prima di Cristo. Che cosa


sappiamo di quell’epoca lontanissima? Che cosa
ci dicono gli storici e gli archeologici di quello
che accadde tremila anni fa? Non abbiamo
moltissime notizie certe. Una di questo però è di
notevole valore: sappiamo che Davide – guerriero,
musicista, letterato – divenne il re d’Israele;
Davide che avrà un’importanza straordinaria
per le tre religioni monoteiste – l’ebraismo, il
cristianesimo, l’Islam – che così profondamente
daranno corpo e anima al Mediterraneo; Davide
che sarà uno dei nomi più antichi e diffusi nei
paesi del Mare Nostrum; Davide che sfiderà Golia.
E questa è una delle storie più note di tutte. È la
storia del pastorello di pecore Davide che, con
una semplice fionda, uccide Golia, il gigante dei
Filistei, che era il popolo in lotta contro Israele. La
storia del piccolo che sconfigge il grande. Accade,
secondo il racconto biblico, proprio tremila anni,
in quel periodo storico che stiamo analizzando le
per raccontare la nostra, di storia.

Il duro e a volte incompreso lavoro degli


archeologi ci sta infatti restituendo altre verità
storiche, anche sorprendenti, su quell’epoca,
sul Mediterraneo e su quell’Isola al suo centro
che porta il nome di Sardegna. Ci sta dicendo,
quel lavoro incessante di scavi e analisi, che le
popolazioni che la abitavano allora – i leggendari
nuragici – hanno un primato: sono stati i primi
vinificatori del Mediterraneo occidentale. Tremila
anni facevano cose straordinarie. Tiravano su i
nuraghi, quelle costruzioni mitiche e mistiche che
l’Unesco, molto opportunamente, ha dichiarato
Patrimonio mondiale dell’Umanità; quelle
costruzioni che questa primavera, per la prima
volta nella sua vita, ha visto il grande divulgatore
scientifico Piero Angela. “Sono bellissimi, è
stata una grande emozione” ha detto dopo aver
visto il nuraghe della Prisgiona, ad Arzachena,
accompagnato lì dal Consorzio Costa Smeralda
e dall’Amministrazione comunale di Arzachena.
Sono meravigliosamente belli, non c’è dubbio.
Ma quegli antichi sardi, tremila anni fa, sapevano
Ph ERICA COSTA fare anche altre cose. Si intendevano di cose buone.
Coltivavano la vite, per esempio. Costruivano i
torchi per ricavare il vino, tanto per dire. Sono stati
i primi a farlo nel Mediterraneo occidentale. Altro
che civiltà chiusa in se stessa. >>
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sempre dell’ateneo cagliaritano guidati dal professor status sociale.


Pierluigi Carboni, ha esaminato i resti di quel torchio di I sardi, vinificatori da 3000 anni. Se si potesse, sarebbe
cui, nei primi anni Novanta, si era occupato l’archeologo questa l’insegna da mettere all’ingresso di tutte le
Giovanni Ugas sostenendo che fosse stato adoperato per cantine sarde. Se si si potesse, sarebbe questa l’etichetta
spremere l’uva. Ebbene, i risultati chimici dell’équipe di da incollare su ogni bottiglia di vino sardo prodotto in
Bacchetta hanno trovato tracce dell’acido tartarico, che è Sardegna da viti sarde. I nuragici non erano solo dei grandi
presente nell’uva. “È una scoperta fondamentale - l’aveva ingegneri, erano dei grandi enologici. Certo, poi, come
definita il professor Caboni parlando con la stampa -. I tutte le civiltà, anche quella sarda ha preso il meglio da chi
sardi sono stati i primi a fare il vino nel Mediterraneo”. E l’ha visitata, conquistata, dominata ma mai vinta. E così,
– come aveva aggiunto il professor Bacchetta - con “ogni secondo gli storici, ai Fenici la Sardegna deve due vitigni:
probabilità la produzione era di vino a bacca rossa”. il Nuragus, nel Campidano, e la Vernaccia, nella valle del
Tirso, nell’Oristanese. Ai Cartaginesi deve la Malvasia; ai
Nel secondo posto, nella zona in cui sono stati scoperti i Romani il Moscato; agli Spagnoli il Cannonau, il Cagnulari,
Giganti di Mont’e Prama, sempre la squadra del professor il Carignano. E il Vermentino, ma in epoche e con modalità
Bacchetta, in questo caso con la collaborazione della diverse: lo vedremo dopo.
Soprintendenza di Cagliari e Oristano, ha rinvenuto, in
fondo a un pozzo, ritenuto una sorta di “frigorifero”, 15 Ora ci piace soffermarci su un altro aspetto, tutto sardo.
mila semi di vite. “Sono vinaccioli non carbonizzati, di C’è chi, nella nostra storia, ha difeso con straordinaria
consistenza molto vicina a quelli “freschi” reperibili da forza le vigne e le sue produzioni: Eleonora d’Arborea.
acini raccolti da piante odierne – aveva spiegato ai giornali La Giudichessa – e prima di lei il padre, Mariano, con il
il professor Bacchetta -. Grazie alla prova del Carbonio, 14 Codice Rurale – hanno dato alla luce quell’immensa opera
i semi sono stati datati intorno a 3000 anni fa (all’incirca senza tempo che è la Carta de Logu, la “costituzione” del
dal 1300 al 1100 a.C.), età del bronzo medio e periodo di Giudicato d’Arborea, scritta in sardo volgare alla metà
massimo splendore della civiltà Nuragica”. Quella in cui del XIV secolo. Ebbene, nella Carta ci sono numerosi
il grande archeologo Giovanni Lilliu ha detto che i sardi capitoli – dal 110 al 123 e dal 133 al 159 su 198 capitoli
raggiunsero un elevato tenore di vita e, come potremmo complessivi – sono dedicati alla recinzione delle vigne e
dire oggi, se la spassavano anche facendo del vino uno agli sconfinamenti del bestiame. >>

Quella nuragica, secondo queste sensazionali recenti scoperte, è sempre stata al passo con i
tempi. Ha fatto le stesse cose prima che altre civiltà – come quella dei Fenici nel Mediterraneo
orientale – le facessero e le esportassero al mondo, allora contenuto all’interno delle Colonne
d’Ercole. E l’ha fatto, tutto questo, accanto ai nuraghi, come se quest’ultimi fossero i protettori
del nettare. I fenici, dopotutto, si erano limitati a piantare le loro viti solo lungo le coste della
Sardegna, non avendo intenti conquistatori ma solo commerciali, a partire dall’800 a.C, quindi
duecento anni dopo che i sardi avevano cominciato a fare i vignaioli.

Dobbiamo fissare bene a mente due località per comprendere questa grande svolta: Monte Zara,
vicino a Monastir; Sa Osa, vicino a Cabras. Nel primo posto è stato scoperto un torchio nuragico
per spremere l’uva, databile intorno al IX secolo a.C. Questo grazie al lavoro del professor
Gianluigi Bacchetta, capo della divisione archeobotanica del Centro Conservazione Biodiversità
dell’Università di Cagliari. Il team di Bacchetta, insieme ai ricercatori di Chimica degli alimenti

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Oristano (vernaccia), avv. Antonio Zedda di dedicata questo vitigno in Italia. Il vermentino
Cagliari (malvasia), Gavino Nieddu di Cagliari rappresenta invece poco più del 17 per cento
(vino rosso), avv. Francesc’Angelo della Valle della superficie vitata in Sardegna, che è pari
del Tirso (vernaccia), Gio. Battista Capra di a 26.000 ettari (26.224 per la precisione, a cui,
Quartiere Sant’Elena Cagliari (vino sardus pater secondo alcuni dati della Regione Sardegna,
del 1871, vino Eleonora d’Arborea), sac. Efisio vanno aggiunti altri 6.000 ettari “dimenticati”
Murra di Sassari (nero qualità superiore). durante i censimenti). Di questi 26.000
ettari, secondo Assovini, il 13 per cento è in
Perché è tutto un intreccio, da sempre: la montagna, il 18 per cento in pianura, il 69 per
Sardegna, terra vergine, è anche terra di cento in collina. La produzione totale di vino è
Per dire dell’importanza data al vino – viaggiatori, nei secoli, hanno potuto amati (e molto celebrati) a livello scambi, di doni. Prendiamo il vermentino. di 638.000 ettolitri all’anno, di cui i vini rossi
alle vigne, ai produttori – ci sono due constatare la bontà dei suoi vini. internazionale. Ma non deve stupire, Quello della Gallura è l’unico Docg della e rosati rappresentano il 56 per cento e quelli
capitoli chiarissimi. “… ordiniamo che Bresciani, nel 1840, scriveva dei né deve essere considerata una Sardegna, è un po’ uno dei simboli di questa bianchi il 44 per cento. In Sardegna ci sono 1
ogni persona che avrà vigna, ovvero vini sardi il “ci liquore è sì acceso e novità dei tempi moderni. Già nel terra speciale, terra un po’ straniera, che è la DOCG (il Vermentino di Gallura, appunto), 17
orto, lo debba cingere di muro, ovvero fervente e un sì dolce e soave, che 188 all’Esposizione universale di Gallura. Nell’Isola il suo sbarco è relativamente DOC e 15 IGT: i vini DOP rappresentano quasi il
di fossa, ovvero di siepe; e cinto né Grecia, né Francia, né Spagna Vienna i vini sardi avevano un loro recente: eravamo in epoca spagnola. Secondo 66 per cento della produzione sarda.
che sarà, lo debba far provvedere n’ebbero mai un sì forti e sì delicati”. peso, una loro importanza. Dagli alcuni storici, il vitigno è arrivato dalle isole I vini hanno raggiunto un livello d’eccellenza,
dai Giurati predetti (capitolo 134) “Non conoscete il Nepente di Oliena atti sappiamo che c’era un discreto Baleari – Maiorca, Minorca, Iniza, Formentera – sotto tutti i punti di vista: dalla qualità del
“Vogliamo e ordiniamo che il padrone neppure per fama? Ahi lasso! Io son numero di produttori: Carlo Rogier di passando dalla Corsica e, manco a dirlo, dalla prodotto alle tecnologie avanzate delle cantine
di vigna od orto che sarà stato certo che, se ne beveste un sorso, non Cagliari (vino Senavese, Campidano Corsica, insieme al popolo che ha ripopolato alla capacità di penetrazione nei mercati
approvato e ricevuto per chiuso vorreste mai più partirvi dall’ombra bianco), Vigneto Canelli di Cagliari la Gallura, in Sardegna. Secondo altri storici, il internazionali. Proprio dalla Gallura, come nel
(…) che ritroverà bestiame domato, delle candide rupi, e scegliereste per (vino nasco, moscato, malvasia), suo viaggio verso la Sardegna è stato ancora caso della cantina Surra di Arzachena, arrivano
ovvero rude in alcuna di dette vigne, vostro eremo una di quelle cellette Giuseppe Montaldo di Cagliari (vino più lungo: per arrivare in Sardegna sarebbe ottimi esempi di questa capacità manageriale
ovver orti approvati per chiusi, sia scarpellate nel macigno che i sardi comune, vino granatiglia), Barone di addirittura partito dall’Oceano Atlantico, da raffinata in 3 mila anni di esperienza. La grande
tenuto e debba in poter suo detto chiamano Domos de janas, per quivi Teulada (rosso da pasto, malvasia), un’altra isola, l’isola di nome Madera, l’isola di tradizione, qui, si posa perfettamente con le
bestiame uccidere” (capitolo 135). spugnosamente vivere in estasi fra Agostino Gaviano di Cagliari (nero Cristiano Ronaldo. strutture computerizzate e la bravura nella
caratello e quarteruolo. Io non lo comune), dottor Antonio Loddo di comunicazione social. I sardi, da sempre, sanno
Tutti questi provvedimenti, poi conosco se non all’odore; e l’odore, Cagliari (vino nero comune), cav. Come un fuoriclasse, allenato da fuoriclasse, che non solo bisogna fare le cose bene, bisogna
estesi al resto della Sardegna dagli indicibile, bastò a inebriarmi” scrisse Antonio Gavino di Cagliari (vino nero oggi il Vermentino della Gallura è celebrato anche farlo sapere agli altri.
Aragonesi, dagli Spagnoli, hanno D’Annunzio nel 1910. comune), conte Mossa di Cagliari in tutta Europa. Il vermentino occupa in
fatto della Sardegna una grande (malvasia), conte Spano di Oristano Sardegna una superficie di 4500 ettari, che
zona di coltivazione dell’uva. Tutti i Oggi i vini sardi sono molto (Vernaccia), Lorenzo Barbera di rappresenta l’80 per cento dell’intera superficie

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LATTE E FORMAGGIO
CIBO PREGIATO
Le eccellenze territoriali di cui andare fieri
di Antonella Guigoni *

I formaggi sardi? Fanno rima con cibo secco, che viene ancora oggi applicata al
pregiato, genuino, sano. Del resto la pastorizia Pecorino Romano Dop. La salatura in salamoia
è il frutto di una tradizione millenaria così pare essere di più facile gestione: il formaggio
come l’arte di ricavare prodotti dal latte. merca (latino melca) ad esempio permane in
Il patrimonio ovino della Sardegna supera salamoia per tutto il tempo della stagionatura.
il 40% di quello nazionale e l’allevamento Dopo la salatura il formaggio può venire
interessa oltre 18.000 aziende zootecniche, affumicato con l’esposizione al fumo
molti caseifici aziendali e una sessantina di mediante combustione di legna. La
caseifici industriali. stagionatura rappresenta il periodo più
L’allevamento brado o semibrado, tipico delle lungo del processo di caseificazione, può
zone montuose e collinari sarde è l’ideale rappresentare sino al 99% del tempo totale.
per un’alta produttività e la buona qualità del Sappiamo dalle fonti storiche medievali che
latte. La flora dei pascoli è costituita da specie il formaggio sardo, spesso citato come cacio
appartenenti alle graminacee, alle leguminose sardesco, era rinomato.
e alla composite. L’esportazione del formaggio costituiva
La pecora di razza Sarda ha capacità una voce importante dell’economia isolana.
d’adattamento molto elevate, e una buona Numerosi documenti medievali e moderni
produzione di latte; rinomato è l’agnello da attestano la conoscenza e l’uso del cacio
latte sardo, prodotto Dop (a denominazione sardesco anche nelle corti nobiliari e nell’alta
d’origine protetta); le razze bovine borghesia.
attualmente allevate sono soprattutto la Non sappiamo con precisione quali tipi di
Frisona e la Bruna; sino a metà dell’Ottocento formaggio fossero prodotti ma possiamo
prevaleva la razza Sarda che verso fine secolo immaginare si trattasse di stagionati, adatti
venne mescolata, a scopo di miglioramento, ad essere conservati per lunghi periodi e
con la Modicana, proveniente dalla Sicilia, a poter affrontare viaggi per mare, dalla
per migliorarne l’attitudine al lavoro, e con la Sardegna al continente.
Bruna, proveniente dalla Svizzera, per rendere Sicuramente venivano prodotti anche
migliori carne e latte. Sono nate così la Sardo- formaggi caprini e ovini freschi, ma erano
Modicana e la Sardo-Bruna, le cui carni sono consumati in loco, cosi come la ricotta, che da
rinomate e presidio Slow Food.. sempre è stata considerata, a causa delle sue
Le fasi di lavorazione sono le classiche, scarse qualità nutritive, un cibo da poveri.
comuni a tutti i formaggi; cagliata, rottura In Età moderna le tipologie di formaggio
della cagliata, formatura negli stampi o si moltiplicano. Andrea Manca dell’Arca dà
filatura, pressatura per facilitare la perdita informazioni sui formaggi della seconda metà
del siero, che garantisce una maggiore del Settecento: la fabbricazione avveniva tra
conservazione, salatura. Tradizionalmente febbraio e giugno; oltre ai formaggi freschi
si usava il caglio d’abomaso di capretto o senza sale e alla gioncate (ossia formaggi
agnello, al giorno d’oggi si utilizzano cagli freschi racchiusi in canestri di giunco o felce)
chimici. La salatura più antica è quella a le tipologie erano: formaggi bianchi, rossi fini,
affumicati, fresa, spiatadu e ricotta; erano
pecorini puri mescolati con latte vaccino
o caprino. Dopo aver posto per 7-8 giorni i
formaggi in salamoia i cosiddetti bianchi si
conservano in cantina o in un vaso ampio >>
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consumo di prodotti caseari e gli ottimi ricavi nel caffè, spesso d’orzo. Era apprezzato su
delle esportazioni. casu frazigu, frutto del caso. Si produceva
Nell’Ottocento nel Dizionario geografico quando il formaggio non veniva ben salato
storico economico statistico di Goffredo e stagionato, quando sa muska de su casu
Casalis e Vittorio Angius viene citata penetrava nella forma e le sue larve (su
spesso la produzione casearia locale, e in bremmi de su casu) rendevano l’interno
particolare lu miciuratu, lo yogurt gallurese. molle e di sapore fortissimo; veniva spalmato
Tutti i viaggiatori e studiosi che attraversano sul pane. Dopo essere stato messo al bando
l’Isola tra l’Ottocento e la prima metà del la Comunità europea lo ha reso nuovamente
Novecento si soffermano sul formaggio nei legale, anzi si può dire sia uno dei prodotti
loro resoconti. chiave dell’identità sarda, perché manifesta
Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà un gusto diverso dal solito e perché il
del Novecento il pecorino sardo e il pecorino formaggio marcio è difficilmente reperibile
romano diventano quasi una monocoltura in sul mercato, dunque è diventato uno status
Sardegna; i casari laziali introducono nuove symbol alimentare.
tecniche di lavorazione, modernizzando i
pastori, che diventano sempre più stanziali
e specializzati, e si danno alla produzione
industriale di questi due formaggi per ragioni
di mercato.
Tradizionalmente la quasi totalità del latte di
pecora, capra e mucca diventava formaggio,
il latte era destinato ai bambini (ogni famiglia
aveva la capra mannalita che provvedeva
ai loro bisogni); un poco veniva consumato * Antropologa e nutrizionista

bagnati di salamoia, i rossi, ossia a pasta in modo che sia malleabile, nelle forme che
gialla vengono appesi sopra le canne al tetto si desidera... i pastori di vacche lo lavorano
delle cucine e affumicati quotidianamente in varie forme e figure, e Manca dell’Arca ci
con rami verdi di lentisco (sa chessa) e racconta che si chiama semplicemente casu
successivamente conservati al fresco con achinu; dopo di che va messo poco tempo in
grani di sale. Il cosiddetto formaggio rosso si salamoia e asciugato all’ombra ed è pronto.
fabbricava col latte intero senza raccogliere Questi manufatti oggi a Dorgali si chiamano
il fiore per altri usi. Non occorreva zafferano jocos de casu e c’è ancora chi li fa, con
né altro espediente per renderlo color oro, maestria e passione. Hanno forme di
l’ottimo latte e la sapienza dei casari lo animali, capre, cavallini, maialini, o di trecce
rendeva tale. complessamente legate.
A fine giugno si fabbricano la fresa e lo Fabbricati i formaggi col siero avanzato si
spianadu: la fresa, dice Manca dell’Arca, fabbricava la ricotta; in parte viene messa
si fa mettendo il latte coagulato, tolto il in salamoia e ad affumicare; era usanza
siero, in un panno di lino, si taglia a fette di mescolare un po’ di latte col siero per avere
2-3 dita d’altezza e dopo averlo messo in una ricotta migliore.
salamoia per alcuni giorni si asciuga poi al Già Manca dell’Arca sottolineava l’eccellenza
sole; per preparare lo spianadu si manipola della produzione sarda, la sostanziale
il latte coagulato, tolto il siero, e riscaldato autosufficienza dell’Isola in merito al

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TUTTI A TAVOLA FREGULA


AI FRUTTI DI MARE
Tre ricette

Ingredienti:

60 gr fregula di tipo grande


5 pz cozze
5 pz vongole
1 pz filetto transino
2 pz calamari freschi medi
350 g scampi freschi
2 pz pomodori secchi
3 cucchiai salsa di pomodoro
INSALATA brodo di pesce qb
DEI NOSTRI MARI olio extravergine di oliva
1 spicchio d’aglio
½ bicchiere vino bianco
pepe qb
Ingredienti:

5 pz cozze Mettere la fregula in una pentola fattela tostare


5 pz vongole due minuti, sfumare con il vino bianco e dopo
l’evaporazione continuare la cottura con la salsa
1 pz polpetto di pomodoro il brodo di pesce, acqua delle cozze e
2 pz calamaro vongole per dieci minuti.
Panifici Calabrò
Nel frattempo, prendere una padella, aggiungere olio
5 pz gamberi profumato, il polpo poi il branzino e, a padella spenta,
cipolla i gamberi le cozze e le vongole già cotte.
Aggiungere alla fregula, mescolate e servite sul piatto.
sedano
carote
CULURGIONES maggiorana
timo
Ingredienti:

800 g pomodori pelati Mescolate farina e semola, 2 cucchiai di olio e un pizzico di sale e Pulite le cozze, spurgate le vongole, fatele aprire
impastatele con 150 g di acqua. Raccogliete l’impasto a palla, avvolgetelo separatamene. Conservate le cozze e le vongole nel
500 g patate a pasta gialla loro liquido di cottura, dopo averlo filtrato. In una
nella pellicola e lasciatelo riposare per 1 ora. Lessate le patate, sbucciatele
150 g farina 00 padella con acqua bollente mettete gli aromi (cipolla,
e schiacciatele. Tritate 1 spicchio di aglio, rosolatelo in una padella con 2
sedano, carota, rosmarino, timo, maggiorana) e
100 g pecorino sardo stagionato cucchiai di olio per 30 secondi e unitelo alle patate con le foglie di menta
fate cuocere per venti minuti. Filtrate. Rimettete sul
tritate, i 2 formaggi pecorini grattugiati e 2 cucchiai di olio, regolando di sale
100 g pecorino sardo fresco fuoco il brodo e fate bollire. Mettere i gamberi 2-3
e di pepe. Stendete la pasta in una sfoglia di 1 mm di spessore. Ritagliatevi minuti prima del termine della cottura, sgusciateli e
100 g semola rimacinata di grano duro una cinquantina di dischi (ø 7 cm). Distribuite al centro di ogni disco 1 filtrate nuovamente il brodo. Usate lo stesso brodo
15 pz foglie di menta cucchiaio di ripieno, quindi richiudetelo, pizzicando i bordi alternativamente per i polpetti (puliti e lavati) e i calamari (puliti, lavati
e sormontando un po’ per dare la classica forma a «spiga». Cuocete i e tagliati) per circa15-20 minuti , finché saranno
2 pz spicchi di aglio
culurgiones in acqua salata, finché non saranno venuti a galla. diventati morbidi.
1 pz foglia di alloro PER LA SALSA: 100 G di olio Evo, un cucchiaino di
olio extravergine di oliva PER IL SUGO: Rosolate 1 spicchio di aglio con la buccia e 1 foglia di alloro con senape, il succo di un limone, uno spicchio d’aglio
4 cucchiai di olio; unite i pomodori pelati a pezzi e cuocete per 15 minuti; intero, prezzemolo tritato in abbondanza, una
sale
insaporite con sale e pepe. Eliminate l’aglio. Condite i culurgiones con il sugo spolverata di pepe. Emulsionate e versate sul pesce, e
pepe di pomodoro e servite con basilico a piacere. coprite tutto in frigo per almeno trenta minuti.
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L’ISOLA DEI NURAGHI


Non solo spiagge o scenari mozzafiato
La Sardegna ha un passato illustre
di Guido Piga

Nell’immaginario collettivo la sardi nuragici, ovviamente, che erano divisi


Sardegna è (anche) questo: un paradiso in tre grandi tribù: quella dei Balari (nell’area
terrestre, con spiagge di struggente bellezza di Logudoro, Anglona, Baronia e parte del
e vallate di profondi silenzi, in cui spuntano Nuorese); quella degli Iliensi (in tutta la
fuori queste antichissime torri, misteriose Sardegna centromeridionale); quella dei Corsi
e affascinanti, attorno a cui tante sono le (nell’attuale Gallura). A loro volta le tribù
domande senza risposta. Cerchiamo di capire erano divise in vari gruppi. Si ipotizza che ci
qualcosa in più di questi nuraghi, allora. fossero complessivamente 55 tribù.
Quando sono comparsi? A che cosa servivano i nuraghi?
3600 anni fa, nell’Età del Bronzo, questo Su questo punto il dibattito è ancora molto
lo possiamo dire. Tra il 1600 e il 1330 a.C aperto. Tuttavia – secondo le ultime ricerche,
furono costruiti quelli che sono stati definiti come quella di Giovanni Agus in “La Sardegna
i protonuraghi, meno grandi e imponenti dei nuragica. Storia e materiali” – possiamo dire
nuraghi a tolos, che sono stati edificati tra il che i nuraghi non erano né templi, né fortezze,
1330 e il 900 a.C. né torri per le sepolture. Erano, per usare le
Quanti erano o ne sono rimasti? parole dello storico, “residenze fortificate,
Dai 7.000 agli 8.000. avamposti di controllo del territorio o veri e
propri castelli in cui risiedevano i capi tribali
Dove sono? e cantonali”. Questa funzione, secondo le
Sono presenti in tutta la Sardegna, ma in ricerche, è possibile ricavarla dai manufatti
particolare nell’area del Marghine, al confine rinvenuti negli scavi “(oggetti d’uso legati
tra i Balari e gli Iliensi, e nel Campidano alle pratiche quotidiane, resti di pasto, armi),
tra Cagliari e Oristano e tra la Marmilla e dalle loro specificità architettoniche (torri,
la Trexenta. Un certo numero di nuraghi è guardiole, feritoie, terrazzi, cinte turrite
presente anche in Gallura, in particolare ad difensive esterne) e dalla loro collocazione in
Arzachena. luoghi generalmente dominanti”.
Come sono fatti? Servivano – come tutti i castelli – per il
Quelli a tolos sono imponenti e spesso hanno controllo delle strade, per la difesa dei corsi
una o più torri; sono costruiti con grandi d’acqua e delle risorse agricole, per la difesa
blocchi, con conci in basalto, ben levigati, dei confini dei distretti tribali e delle loro
ma anche con massi in calcare o in granito. I “suddivisioni amministrative”, i distretti e i
blocchi non sono stati sistemati a secco, ma cantoni in questo caso. >>
con l’uso di malta argillosa tra gli uni e gli
altri.
Chi li ha costruiti?
Non è scontato sapere chi, in un periodo
di tempo così lungo, dal 1600 al 900 a.C, li
ha tirati su. Non ci sono dubbi: sono stati i

LA PRISGIONA
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c’è una capanna delle riunioni, come


l’hanno chiamata gli archeologici.
Intorno al nuraghe c’è un villaggio di
un centinaio di capanne, molte delle
Chi ci viveva e perché?
quali ancora sotto terra. Il complesso
Rispondere a questa domanda,
è stato costruito e abitato in un
seguendo il percorso tracciato da
periodo che va dal 1400 a.C al 1000
Agus, è più semplice.
a.C. Quattrocento anni di storia in
I nuragici avevano l’animo battagliero.
cui compaiono i leggendari pirata di
Almeno, tra di loro: le tre tribù –
Shardana, la regina egizia Nefertiti,
Balari, Ilinensi, Corsi – erano ben
il faraone Ramses II che governò per
distinte e divise. Non sappiamo con
745 anni sino alla sua morte nel 1212
certezza quale lingua usassero, né
a.C e in cui apparve il primo alfabeto
se fosse la stessa in tutta l’Isola.
(intorno al 1300 a.C).
Non sappiamo come si definivano: CODDU ‘ECCHJU LI MURI
purtroppo non scrivevano. Tornando
alla funzione dei nuraghi, grandi e Ora vediamo di scoprire come era la civiltà nuragica (e anche prenuragica) in Tomba dei Giganti di Coddu nuragico della Prisgiona e ha la probabilmente nel 1800 a.C – è stata
piccoli, secondo Agus nei nuraghi a una parte della Sardegna molto particolare: la Gallura. Sappiamo che un ottimo ‘Ecchju particolarità oggi di essere immersa costruita la tomba. Nel secondo – tra
una torre c’era un solo capo, con un motivo per andare in vacanza in Sardegna è il suo patrimonio archeologico. La tomba dei giganti di Coddu in mezzo a un ampio vigneto. E’ il il 1600 a.C e il 1500 a.C – è stata
villaggio, mentre quelli con più torri, Chi ultimamente non è stato incuriosito dai Giganti di Mont’e Prama? Andare ‘Ecchju (o Coddu Vecchiu) è uno periodo che nel mondo segna la fine realizata la “recinzione”, anche
che potevano ospitare dai 200 ai alla loro scoperta significa fare un salto indietro nel tempo di 4 mila anni e, in dei monumenti più importanti della civiltà dei Sumeri e l’inizio di in questo caso con lastroni infissi
300 soldati, avevano capi militari e alcuni casi, di 6 mila anni. La lavorazione del granito, le ceramiche, gli utensili dell’architettura funeraria della quella nuragica. verticalmente di cui quello centrale,
politici dei distretti, aree più estese ci restituiscono la vita quotidiana dei sardi e il loro modo di affrontare la Sardegna nuragica. E’ stata costruita la stele, alto 3 metri e 75 centimetri.
dei cantoni. “Si stima la presenza di morte, i loro riti di sepoltura dei defunti ancora oggi per molti versi misteriosi. in due distinte fasi. Nella prima – fra Tomba dei Giganti Li Lolghi La tomba dei giganti Li Lolghi faceva
circa 10-15.000 soldati nelle circa 50 E i più grandi monumenti di quell’epoca lontanissima – insieme ai nuraghi – il 1800 a.C e il 1600 a.C – è stata Se la particolarità del nuaghe Albucciu parte del complesso di un nuraghe di
residenze fortificate con cinta esterna si trovano nelle campagne di Arzachena, tutti entro i 30 chilometri in auto realizzata la tomba. è di essere costruito sulla roccia di cui non restano che pochissime tracce
e di circa 75.000-135.000 nei 2700 da Porto Cervo, cuore della Costa Smeralda. Ma esattamente di che cosa Nella seconda – fra il 1600 a.C e granito e della tomba dei Giganti e che viene chiamato semplicemente
castelli turriti senza antemurale - ha parliamo quando diciamo tomba dei giganti di Arzachena? Le tombe sono il 1400 a.C – è stata costruita la di Coddu ‘Ecchju è di avere la stele Lu Naracu. Ma la traduzione del nome
scritto Agus -. Considerando anche state costruite in un periodo lunghissimo, dal 1800 avanti cristo al 900 avanti “recinzione esterna”, un’esedra più alta della Sardegna, quella della gallurese – Li Lolghi significa anelli
circa cinque difensori in ognuno dei cristo, sono rimaste per un millennio integre e sconosciute e, grazie a una realizzata con lastroni di granito tomba dei Giganti Li Lolghi è di – fa ipotizzare agli archeologici che
circa 3300 monotorri occorrerebbe serie di scavi andati avanti nel Novecento, sono oggi visibili e visitabili. Erano infissi verticalmente e ad altezza essere costruita nella sommità di un possa essere una tomba – su cui sono
aggiungere altri 16.500 soldati. Il le costruzioni, in granito, in cui venivano tumulati gli abitanti dei villaggi, senza crescente dall’esterno verso la colle, in modo che potesse e possa stati fatti numerosi ampliamenti –
totale dei guerrieri poteva oscillare distinzione sociale o “politica”. Andiamo a scoprirle. stele centrale – alta 4 metri e 40 essere visibile da lontano. Ciò rende della vicina necropoli Li Muri.
tra un minimo di circa 101.500 a centimetri, la più alta in Sardegna – monumentale nel senso letterale del
circa 166.500, pari a circa 1/5 della Nuraghe Albucciu e Tomba Giganti Moru che segna l’ingresso nell’area della termine questo complesso riscoperto Necropoli Li Muri
popolazione”. La prima tappa è il complesso nuragico di Albucciu, storicamente il più tomba e che le conferisce un aspetto soltanto nel 1959. Anche questa È il più antico “cimitero” di Arzachena
A che cosa somigliavano? “recente”. È composto da un nuraghe, da alcune capanne e, poco distante, da monumentale. La tomba dei giganti di tomba dei giganti è stata costruita e uno dei più antichi della Sardegna:
I nuraghi più antichi richiamano le una tomba dei giganti chiamata Moru. La particolarità del nuraghe è che stato Coddu ‘Ecchju fa parte del complesso in due periodi distinti. Nel primo – gli archeologici sostengono che sia
torri della Corsica e i talajots delle eretto affiancato a una parete in granito: è uno spettacolo perché l’opera della stato realizzato nel tardo neolitico,
Baleari (…) e quelli a tolos son più natura e dell’uomo sembra un tutt’uno indistinguibile. Era abitato nel periodo fra 4000 e 3000 anni prima di
vicini ai tholoi delle tombe micenee e che va dal 1300 a.C. al 900 a.C.; poi, secondo gli archeologi, il complesso è Cristo. È stato scoperto soltanto nel
cretesi. rimasto disabitato. Tracce di una nuova occupazione umana si hanno dall’800 1929 e si conserva ottimamente. È
a.C. al 700 a.C. Per dare un’idea di quello che stava succedendo nel mondo in composto da celle per la sepoltura
Quando sono crollati?
quest’ultimo periodo possiamo citare la nascita delle città-stato della Grecia, realizzate con lastre di granito infisse
La loro funzione è venuta memo
la redazione della prima bibbia ebraica, la disputa delle prime olimpiadi a a terre e originariamente dotate di
intorno al 900 a.C., quando l’autorità
Olimpia (776 a.C.) e la nascita di Roma (753 a.C). copertura e da lastrine per contenere
dei capi tribù è stata prima messa
la terra ed evitare che la pioggia la
in discussione e poi superata dalle
Nuraghe La Prisgiona portasse via. In questa necropoli c’è
comunità locali, i quali distrussero i
Il complesso del nuraghe La Prisgiona è uno dei più grandi della Sardegna. Si un aspetto misterioso: gli archeologi
nuraghi, trasformandoli, in molti casi,
estende su cinque ettari ed è composto da numerosi monumenti. Il nuraghe è hanno rinvenuto un menhir, il cui
in templi.
composto da tre torri (una centrale e due laterali) che formano un bastione. La valore simbolico e sacrale non è stato
Quando sono stati depredati? pienamente decifrato.
camera centrale è alta 8 metri. Nell’ampio cortile, protetto da una muraglia, c’è
Molti massi dei nuraghi sono stati
un pozzo di sette metri di profondità ancora oggi funzionante. Vicino al pozzo
usati, secondo gli storici, per fare i
muretti a secco dopo l’Editto delle
Chiudende della metà dell’Ottocento
e per le massicciate della strada Carlo
Felice. LI LOLGHI

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conferisce un basso apporto glicemico e conservazione grazie alla doppia cottura.


un’alta digeribilità) che affonda nella notte Tra i latticini spiccano i formaggi prodotti
dei tempi: semola di grano duro lavorata a con latti ovini e caprini da capi allevati a
mano con acqua e sale, lievitazione lenta con pascolo brado e ricchi di ALA (Acido Alfa-
il lievito madre (frammentu o madrighe sono Linoleico), l’acido grasso con importanti
i nomi più comuni in Sardegna), cottura nel proprietà antitumorali e valido alleato
forno a legna. Stessi gesti e ingredienti ma contro l’ipercolesterolemia; e poi su Gioddu,
un’infinità di forme, sapori e usi perché in l’unica varietà di latte fermentato in Italia
Sardegna anche un alimento semplice come caratterizzato da notevolissime proprietà
il pane cambia da luogo a luogo: nel nord probiotiche, e su casu axedu, un formaggio
dell’isola i pani tradizionali sono più fini, il fresco con la consistenza tipica del latte
sud li propone grossi. Tipico della Barbagia coagulato, originario dell’Ogliastra e della
è il carasau detto anche “carta da musica”, Barbagia ma prodotto in tutta l’isola, che
un pane a dischi, sottile e croccante, a lunga costituiva la colazione dei pastori sardi. >>

Panifici Calabrò

MANGIARE SARDO
MANGIARE SANO
La dieta mediterranea declinata nella nostra terra
è indispensabile per campare più a lungo
di Grazia Fiori

Un’alimentazione equilibrata e consuetudini sociali si sono mantenute


uno stile di vita salubre caratterizzano le secondo la tradizione. L’elisir di lunga
5 zone del pianeta dove si vive più sani e vita dipende certamente da fattori
più a lungo: sono le blue zones secondo genetici ma, ancor prima, da una sana
la definizione che ne diede Dan Buettner, alimentazione che è il vero pilastro su
esploratore, scrittore e collaboratore cui è costruita la longevità delle zone
del National Geographic, e sono: la “blue” e, in particolare, del popolo
Sardegna, le isole giapponesi di Okinawa, sardo che conta più di 450 centenari in
la penisola Nicoya in Costa Rica, Loma vita. La dieta sardo-mediterranea con i
Linda in California e Isola di Ikaria in suoi prodotti tipici e la sua eccezionale
Grecia. Si tratta di luoghi di piccola biodiversità fa della Sardegna il
estensione, caratterizzati da un notevole paradiso della longevità.
grado di isolamento (4 isole e 1 penisola),
poco antropizzati, dove le comunità La dieta sardo-mediterranea è
(relativamente piccole) hanno preservato selettiva nella scelta dei cibi:
le tradizioni e le sane abitudini che carboidrati, proteine, frutta, verdura,
allontanano lo stress tipico degli cereali. Il regime alimentare è ricco
ambienti metropolitani. Il DNA custodito di cibi salubri quali i tipici pani
negli abitanti non è stato modificato da di Sardegna prodotti secondo
cattive abitudini e l’alimentazione e le un processo tradizionale (che gli Panifici Calabrò
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Tra i vegetali propri della dieta sardo- moderata ed è essenzialmente probabilmente il più antico del
mediterranea non si può non citare il regionale (capra, pecora). bacino del Mediterraneo. Vinaccioli
carciofo spinoso di Sardegna che si Il tutto ovviamente è accompagnato di Cannonau (i semi contenuti in un
caratterizza per il sapore gradevole, da un buon bicchiere di vino che, acino d’uva) sono stati ritrovati in
in perfetto equilibrio tra l’amaro e il specialmente quello rosso, se vari siti archeologici e nuraghi della
dolce, per la tenerezza della polpa consumato in modo moderato Sardegna; alcuni carbonizzati dal
Prendendo in prestito le parole di Fabrizio De Andrè, un poeta non sardo ma
che ne favorisce il consumo allo durante i pasti, è fortemente salutare. tempo sono risalenti al 1200 avanti
stato crudo. Ricco di polifenoli, ha In particolare al vino Cannonau, Cristo ovvero a 3.200 anni fa. Questa innamorato dei sardi e della Sardegna (amore peraltro ampiamente ricambiato)
spiccate proprietà epatoprotettive, considerato il vino sardo per scoperta dimostra non solo che già “La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi:
antiossidanti e disintossicanti. E eccellenza, vengono riconosciute le le popolazioni nuragiche coltivavano ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un
poi ancora le zuppe di legumi e le caratteristiche di un elisir di lunga la vite e producevano vino, ma mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon
verdure consumate su base stagionale vita. Le sue proprietà benefiche anche che il Cannonau sardo, che
Dio di regalarci come Paradiso...”
con l’olio extravergine di oliva, risiedono nel vitigno che contiene fino ad oggi si pensava fosse stato
naturalmente ricco di antiossidanti, un potente antiossidante in grado di importato, è in realtà una varietà
come grasso da condimento. dare benefici vascolari da 5 a 10 volte presumibilmente tipica e autoctona
La Carne nella dieta sardo- maggiori rispetto alle altre varietà. (originaria della Sardegna).
mediterranea è presente in quantità Il vitigno di cannonau è molto antico,
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LE PIANTE OFFICINALI
DI SARDEGNA
Tra leggenda e benessere tutti i benefici dei prodotti naturali
In Sardegna 397 erbe su un totale di 2800 dell’area mediterranea
di Grazia Fiori

ERBORISTERIA OFFICINALE - LUOGOSANTO

Le janas o gianas sono gli esseri corbezzolo, il lentischio, il ginepro, il mirto, la


fantastici più conosciuti delle leggende lavanda, la fillirea, l’erica, l’eucalipto, l’elicriso,
sarde. Descritte generalmente come la malva sono tutte piante dalle riconosciute
piccole donne magiche che abitavano nelle importanti proprietà farmacologiche, dotate
tombe prenuragiche scavate nelle rocce di profumi ed essenze meravigliose per
(dette appunto domus de janas o domos l’olfatto e che, nel contempo, conferiscono al
de gianas), sono le protagoniste in varie paesaggio quel fascino selvaggio tanto tipico
parti della Sardegna di numerosi racconti del territorio della Sardegna.
popolari, favole e fiabe: in particolare Negli ultimi decenni sempre più persone si
custodivano tesori, filavano preziose tele e sono interessate ai rimedi naturali offerti da
soprattutto preparavano unguenti miracolosi, prodotti di erboristeria e fitoterapia. Alla base
rigorosamente a base di piante e bacche. c’è l’esigenza di riappropriarsi della natura
Gli antichi abitanti della Sardegna, forse, della quale anche l’uomo fa parte. A questa
hanno appreso proprio dalle janas che l’aglio consapevolezza (oggi spesso smarrita)
cura la febbre magari sfregato con un po’ sono connesse credenze e rituali che hanno
di olio d’oliva sulla pianta dei piedi. O che la dato vita all’antica figura del guaritore
cura migliore per il mal di pancia è il timo, o (ancora peraltro esistente in alcuni paesi
che le bacche di ginepro guariscono il mal di dell’entroterra), specializzato nel curare con
stomaco. D’altra parte, le piante aromatiche particolari misteriose ricette a base di erbe.
e officinali (ovvero quelle con proprietà I guaritori non erano medici né stregoni, ma
medicinali dovute ai principi attivi curativi), conoscevano i poteri e i segreti delle erbe
costituiscono una risorsa naturale utilizzata tramandati dai propri avi.
da tutte le culture sin dall’antichità, quando Attualmente in Sardegna ci sarebbero ancora
l’unico modo per curarsi era sfruttare ciò che una quarantina di guaritori in grado di curare
la natura metteva a disposizione. con unguenti e pozioni ustioni, anche gravi,
La Sardegna è una riserva eccezionale di e malattie della pelle. Gli ingredienti naturali
erbe officinali autoctone: se ne contano delle ricette che si tramandano di padre in
397 su un totale di circa 2800 dell’area figlio sono ancora oggi, in molti casi, tra i
Ph MATTEO OPPO segreti meglio conservati; in altri casi sono
mediterranea. E non è un caso: le piante
officinali e aromatiche godono di un habitat stati invece resi noti e, dopo una fase di
particolarmente adatto, incontaminato, e di sperimentazione scientifica, sono diventati
un clima mite e poco piovoso. Il rosmarino, il dispositivi medici certificati. >>
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Tarassaco Passiflora Elicriso Mirto Ginepro


Conosciuto anche col nome di dente di leone. Cresce La passiflora, ovvero fiore della passione, è originaria E’ una pianta endemica che cresce Pianta tipica della Sardegna. Parti Pianta molto stimata per le sue
spontaneamente nei prati e nei luoghi incolti erbosi. Parti del Messico; dai frutti della passiflora gli indigeni spontaneamente in luoghi aridi, utilizzate: foglie, fiori, frutti (per la proprietà già dai medici nell’antichità.
utilizzate: radice, pianta intera. Ha proprietà diuretiche e producevano un vino inebriante. In Europa è utilizzata specialmente in zone marittime. produzione del tipico liquore di mirto). Parti utilizzate: frutti, bacche.
depurative. Utilizzi: ritenzione idrica, cure depurative o come fitoterapico per le sue note proprietà tranquillanti e Parti utilizzate: fiori. Ha proprietà Proprietà: balsamico, astringente, Proprietà: diuretico, depurativo,
disintossicanti. antinevralgiche. E’ usata anche come aromatico per succhi antinfiammatorie, antieritematose, antisettico, diuretico, cicatrizzante, digestivo, antibatterico.
e gelati. Parti utilizzate: fiori e frutti. Impiego: insonnia, balsamiche, antiepatotossiche, aromatizzante. Utilizzi: Bronchite,
Finocchio ansia. fotoprotettive, aromatizzanti. sinusite, infezioni delle vie urinarie,
E’ utilizzato sia per uso alimentare sia per uso terapeutico. Impiego: bronchiti, malattie epatiche l’olio essenziale è utilizzato per
E’ coltivato ma si trova anche allo stato selvatico in luoghi Malva e biliari, psoriasi, dermatiti, cefalee, sanitizzare l’aria nei luoghi affollati e
aridi e scoscesi. Ha proprietà antispastiche, espettoranti, Pianta erbacea perenne. I fiori hanno petali rosei con scottature solari, ustioni, geloni, malsani.
digestive, diuretiche. Parti utilizzate: semi, radice. Utilizzi: striature violacee. E’ una pianta abbastanza comune in rinopatie (aerosol).
spasmi gastrointestinali, coliche gassose nei lattanti. tutta la Sardegna. Ha proprietà emollienti e calmanti.

ERBORISTERIA OFFICINALE E AZIENDA AGRICOLA - LUOGOSANTO


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I RITI DEL
Durante le loro esibizioni i stella, il cui significato rimane
Mamuthones tentano di scappare tutt’oggi un mistero. La maschera

CARNEVALE
dagli Issohadores che, armati di è completata dagli occhi a
lacci, cercano di catturarli. Si dice mandorla (sempre all’insù), il
che un tempo questo era un vero muso pronunciato e le alte corna,
e proprio rituale che affondava le dritte o ricurve verso l’interno.
Fotografie di Erica Costa radici nel mondo agro-pastorale
nel quale i Mamuthones I Merdùle, rappresenta la figura
catturati rappresentavano, del padrone, veste con le stesse
simbolicamente, delle vittime di pelli del Boe ma ha pantaloni
un sacrificio legato alla prosperità di velluto nero e un fazzoletto
del bestiame e dei raccolti. dello stesso colore sul capo.
A Ottana invece troviamo altre La maschera è umanoide, nera
figure: il “Boe”, il “Merdùle” come la pece, deforme e ghignate
e la “Filonzana”.Il Boe è la mentre sulle spalle portano
rappresentazione del bue, con dei “Sa taschedda”, una borsa di
grandi velli di pecora o capre, una pelle marrone conciata, dove si
fascia di campanacci giganteschi mettevano un tempo le provviste.
e delle splendide maschere bovine Camminano faticosamente
con foglie intagliate all’altezza tenendosi ad un bastone detto
delle guance e con uno strano “su mazzuccu” emettendo strani
simbolo sulla fronte, a forma di e lugubri lamenti. >>

Carrasegare
Nella lingua sarda, così si chiama questa festa
pagana che, di anno in anno, si rinnova pur
conservando una magia che risale a qualcosa
come tremila anni fa. Carrasegare significa
“tagliare la carne”, quasi a significare la natura
assolutamente terrena, non spirituale di tutto
ciò che comprende il Carnevale.
Nei secoli, gli abitanti delle zone costiere
della Sardegna sono state interessate da
mutamenti imposti dal Cristianesimo (che ha
spesso svuotato dei significati più “pagani” i
riti e i gesti del Carnevale, mentre il “pagus”
(chi abitava nelle campagne), continuava
a praticare gli antichissimi culti locali e
campestri dei loro avi.

Per la mancanza di sviluppo urbano, eccetto


nelle coste, la Sardegna conservò per lungo
tempo i resti di queste sue antiche tradizioni.
I popoli dell’interno, arroccati sulle aspre
montagne granitiche e nelle impenetrabili
selve, rimasero quasi del tutto pagani fino
al IX secolo. Nonostante le maschere del
Carnevale sardo cambiano da paese a paese,
mantengono tutta una serie di tratti comuni,
rimandando quasi tutte ad un’origine unica.
Le maschere più famose della Sardegna sono
i “Mamuthones” e gli “Issohadores” di
Mamoiada.

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portando con sé un fuso e delle la caccia, che completava la


grandi forbici. Figura criptica, triade composta da agricoltura e
paurosa e oscura in quanto è colei allevamento.
che tesse il filo della vita.
Scoperto recentemente grazie a Vanno poi citati i “Thurpos” di
dei documenti del XVIII secolo, Orotelli, totalmente vestiti con
“Sos Corriolos” di Neoneli, in mantelli scuri e cappuccio, senza
provincia di Oristano, indossa un maschere ma col volto tinto di
copricapo di legno di sughero, nero e che portano a tracolla
sui quali vengono applicate piccola campanelle.
corna di cervo o daino, è vestito
con pelli di riccio e porta sulla Quindi “S’Urzu” di Samugheo,
schiena delle ossa di animale, “S’Orku forestu” di Sestu,
che vengono scosse con dei “Don Conte” di Ovodda e il più
movimenti ritmici simili a quelli celebre “Su Battileddu” di Lula.
dei Mamuthones o dei Boes. Uno schiavo o un criminale, che
Si pensa che questa maschera fungeva da vero e proprio capro
rappresentava la chiusura del espiatorio per i peccati della
ciclo dei lavori agresti, ovvero comunità, in un antichissimo rito
violento di purificazione.

Ultimo tra tutti, ma non


per importanza, abbiamo il
“Battileddu”. Figura tragica e
maschera impressionante, è la
Con sé porta anche “s’orriu”, un cilindro
vera e propria rappresentazione
di sughero ricoperto di pelle conciata che
sia del concetto di capro
al suo interno ha una lunga cordicella che
espiatorio, sia del sacrificio
viene sfregata dalle mani appositamente
orgiastico d’impronta
unte di grasso, del Merdùle. Questo gesto
dionisiaca. Per fare chiarezza,
produce un suono cupo e basso che serve ad
con dionisiaco non si vuole
intimorire i Boes, rendendoli più mansueti e
intendere che in Sardegna si
docili verso i loro padroni.
venerava esattamente il Dioniso
greco-classico. Dioniso era
Durante l’evento folkloristico i buoi, spronati
infatti una figura antichissima,
dai padroni, scalciano, imbizzarriscono,
probabilmente una divinità
si lasciano cadere per terra. È in questo
della natura comune a tutti i
momento che si realizza l’antico
popoli indoeuropei, tanto che
mimodramma in cui il padrone si inginocchia
la sua espansione cultuale
e calma l’animale accarezzandolo sul muso,
spazia dall’Iran fino alla Francia
spronandolo affinché questi si rimetta in
e alla Spagna. Dioniso era una
piedi e ricominci nel suo duro lavoro per
divinità legata alla fertilità, alla
dissodare il terreno.
natura, al ciclo della vita e delle
stagioni. Nel suo mito, anche
Se poi il Boe continua a ribellarsi interviene
nel mondo greco, lui moriva in
l’ultimo e più terribile personaggio
modo violento e rinasceva in
del Carnevale ottanese, la Filonzana.
continuazione, come la natura
Quest’ultima maschera rappresenta une
faceva d’inverno e in primavera.
vecchia, tutta vestita di nero come le
vedove sarde con gonna e scialle, piccola
e gobba, quasi rattrappita in se stessa.
Porta un fazzoletto nero sul capo ed una
maschera fatta di legno di pero selvatico,
l’albero sacro di tutta una serie di divinità
lunari, tinta di nero anch’essa. L’uomo, per
tradizione nessuna maschera del Carnevale
è interpretabile da una donna, si muove
in totale silenzio, sgraziato e ciondolante,

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SARDEGNA
UN’ISOLA DI TRADIZIONI
L’arte e la cultura come valore aggiunto
di Giovanni Pinducciu

La Sardegna, isola antica e ferro battuto, tipici dell’arredo tradizionale


affascinante, è una terra ricchissima di sardo. L’anima sarda arriva ad imperniare
tradizioni. anche le sue sculture di pietra, che
La sua condizione di isolamento geografico diventano così la testimonianza ancora
la rende ancora oggi un luogo in gran parte attuale di una cultura dalle radici arcaiche.
incontaminato e ciò ha favorito nei secoli La tradizione artigianale di Sardegna è
il fiorire di una cultura e di una lingua anima viva della cultura dell’isola. Una
assolutamente originale, unica al mondo. peculiarità culturale di un popolo fiero
L’arte e la cultura sarda ha inevitabilmente che tramanda con orgoglio le proprie
subito il riflesso dei popoli che nel corso conoscenza e la sua storia secolare.
dei secoli hanno fatto parte della storia
della Sardegna, passando dai nuragici ai
punici, dai romani ai bizantini fino ai pisani Ceramiche
e agli spagnoli.
L’artigianato sardo si tramanda da secoli La tradizione della ceramica ha
grazie ad un legame indissolubile che origini remote, i più importanti musei
lega tra loro diverse generazioni che con archeologici dell’Isola conservano reperti
fierezza raccontano ancora oggi la loro risalenti a cinquemila anni fa.
storia. L’unicità dell’isola è percepita nelle Le forme del passato e della tradizione si
diverse forme artigiane che vanno dalla mescolano per dare vita alla cesellatura
trama di un filato, ai ricami di un tappeto. classica della produzione artigianale
Elementi distintivi che ripercorrono la sarda, frutto di elementi mantenuti quasi
storia e si riconoscono anche nelle forme intatti nel corso dei secoli.
della filigrana dei maestri orafi o nelle La produzione artistica spazia dagli
tecniche di decorazione della ceramica. oggetti di uso comune fino a quelli di
I riflessi di Sardegna possono essere ispirazione religiosa o a puro carattere di
osservati nei giochi di luce dei gioielli di arredamento.
corallo o attraverso manufatti in vetro e Si tratta molto spesso di temi consueti >>

MUSEO “MOAC” - AGGIUS


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rilievo per poi essere verniciate diverse funzioni. stili regionali, a differenziarsi
rapidamente. La fase successiva è La tradizione tessile imperniava e a trovare una sua identità
di cottura suddivisa in due tempi: le comunità, non a caso viene forte e dai tratti particolari e
la prima serve per ottenere la definita l’arte popolare per immediatamente riconoscibili.
terracotta, la seconda avviene solo eccellenza, proprio in virtù del Di fatto l’artigiano sardo non
dopo la decorazione definitiva, fatto che fosse espressione delle si piega mai totalmente alle
ottenuta con materiali coloranti e abilità e delle esperienze non solo influenze esterne: le coperte
con l’applicazione del rivestimento dei singoli lavoratori, ma frutto e i tappeti sardi presentano le
smaltato. Quest’ultima è quella più delle ideologie della comunità di decorazioni simmetriche proprie
delicata, ma è quella che imprime appartenenza. dell’epoca medievale o provenienti
il segno unico e distintivo al Le materie prime adoperate sono dall’oriente, ma con una geometria
prodotto finito. la lana sarda, particolarmente decisamente meno rigida e con
resistente, il cotone grezzo e il lino. un’armonia cromatica particolare
Tessuti Il primo manufatto tessile è stato il che ne fanno elementi unici e
tappeto che nell’antichità fungeva facilmente riconoscibili.
A differenza della lavorazione della da elemento decorativo della La produzione tessile attuale si è
ceramica, svolta nell’antichità cassapanca, che custodiva al suo arricchita di altri oggetti destinati
prevalentemente dagli uomini, interno il corredo della sposa. Solo all’arredamento della casa e,
la tessitura fin dalle sue origini successivamente sono seguiti gli pur in presenza di una costante
rappresentava il lavoro domestico altri utilizzi come coperta, arazzo o ispirazione a elementi figurativi
svolto dalle donne dell’epoca. tappeto vero e proprio. tradizionali, nelle decorazioni
I tessuti, realizzati a mano con La tessitura in Sardegna subisce si legge una lenta evoluzione
telai verticali tipici della Barbagia le influenze italiane solo a partire moderna.
e familiari, che però rivelano una (comparsi nell’isola solo alla fine dal rinascimento, a seguito di
capacità manuale e un innato dell’800) o con telai orizzontali pressioni culturali provenienti da
gusto estetico dei ceramisti sardi. in legno, diffusi in tutta l’isola, altre regioni italiane, sebbene il
Il tratto caratteristico della assumevano di volta in volta suo stile sia riuscito, più di altri
terracotta sarda è dato dalla
semplicità della linea. Quella
del ceramista sembra quasi una
tecnica di lavoro rustica e banale,
in realtà si tratta di sapienza
e precisione che fa apparire il
prodotto artigianale come fatto in
serie, mentre in ciascun pezzo c’è
tutta la maestria e l’estro del vero
artigiano.
I piatti e poi le brocche per
l’acqua, le conche usate per gli
impasti, i vasi per la conservazione
degli alimenti, le lampade e altri
complementi d’arredo sono
decorati prendendo spunto dalla
fauna locale e dal mondo rurale.
La scelta dell’argilla (tipico
materiale utilizzato) è una fase
fondamentale che determina le
caratteristiche e la qualità dei
manufatti realizzati.
Le tecniche di lavorazione della
ceramica sono simili in tutte le
aree dell’isola e riprendono modelli
e forme legati al periodo connesso
alla presenza spagnola.
Le ceramiche vengono decorate a

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il compleanno

SESSANTA CANDELINE
PER LA PRINCIPESSA
Insula s’insedia nella Marina di Porto Cervo, cuore del borgo nato nel 1959
Da Monti di Mola a capitale internazionale del turismo d’eccellenza
di Guido Piga

Insula nasce a Porto Cervo Marina, nelle giornate di maltempo o di notte. È stato così per lunghi secoli,
accanto a uno degli Yacht Club più prestigiosi di cui non abbiamo molte notizie. Cominciano a sapere qualcosa di
d’Europa, nel porto in cui ormeggia il più queste terre intorno al Settecento, quando vengono redatti alcuni atti
grande yacht per stazza al mondo, in uno dei notarili per legittimarne la proprietà. Tuttavia, anche in quelle carte
posti più belli ed esclusivi del Mediterraneo. non c’è mai scritto il nome di Porto Cervo. Il nome è scritto invece
Tutto, qui, sembra esserci sempre stato; tutto, nel primo catasto della storia della Sardegna: a metà Ottocento i
qui, richiama storie fantastiche, imprese terreni risultano essere di proprietà delle famiglie Orecchioni. Da quel
leggendarie, come quella di Azzurra nella momento in poi gli Orecchioni – originari della Corsica, divisi in più
Coppa America del 1983 e come il primato rami – terranno quelle terre – costruendoci i loro stazzi, coltivandole,
stabilito da Destriero nell’attraversata allevandoci mucche e capre – fino al 1959. Fino alla nascita di Porto
dell’Atlantico nel 1992. Eppure non è sempre Cervo, non più solo un’espressione geografica, ma un luogo fisico, con
stato così. Di questo meraviglioso posto la sua piazza, le sue vie, le sue case. È una storia meravigliosa. Negli
conosciamo la data in cui tutto ebbe inizio: anni Cinquanta Mentasti, con la sua leggendaria barca, la “Croce del
giugno 1959, esattamente 60 anni fa. Fu Sud”, passava i mesi estivi nelle acque della futura Costa Smeralda. Si
allora che – con una maxi compravendita – innamorò dell’isola di Mortorio e la comprò. Non ci realizzò mai nulla.
cominciò la storia che avrebbe portato alla Si innamorò della baia di Porto Cervo e la comprò. >>
creazione della Costa Smeralda, nel 1962.
A vendere i terreni furono i contadini di
quella che allora si chiamava Monti di Mola, i
monti della macina. A comprare fu Giuseppe
Mentasti, noto Kerry, milanese e industriale,
proprietario dell’Acqua San Pellegrino e
dell’Acqua Panna. Nulla sarebbe stato più
come prima. Ma questa è solo la parte finale
della storia. Per scoprirla tutta dobbiamo
tornare molto indietro. Il nome Porto Cervo
è attestato sulle carte nautiche fin dal XIII
secolo: compare nella Carta Pisana, risalente
al 1275. Non è mai stato un vero e proprio
porto: nella sua area non sono mai state
realizzate costruzioni. Probabilmente era un
punto in cui le barche potevano trovare rifugio

SPIAGGIA DELL’ELEFANTE
CAPRICCIOLI
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portato qui da Giovanni Filigheddu, molto amico di Luigi Vietti, il padre di Porto Cervo. La trattativa con
il consigliere regionale di Arzachena, di Porto Cervo. Passarono l’estate Mentasti durò un po’, ma si concluse
conosciuto come l’Onorevole, uno dei del 1961 nella baia: Mentasti con la nel migliore di modi per il Principe:
padri della Costa Smeralda. Filigheddu “Croce del Sud”, Vietti con la sua nel marzo del 1963 ci fu il passaggio
era uno dei leader della Democrazia “Tamorì”, il cui nome significa “Ti di titolarità e allora cominciò la lunga
cristiana sarda, parlava inglese e amo Riccarda”, nome della moglie marcia verso la costruzione di Porto
francese e con Miller fece il grande dell’architetto. Discussero a lungo su Cervo. Vietti fece un capolavoro. La
colpo: lo condusse a Capriccioli e come costruire la Costa Smeralda, Costa Smeralda ha l’imperativo della
l’inglese se ne innamorò. Comprò dei incontrarono l’Aga Khan, arrivato con mimetizzazione: le costruzioni non
terreni, quelli della Celvia, e avvisò i il suo Amaloun. Poi, al momento di devono vedersi, devono essere un
suoi amici a Londra, “dovete vedere scegliere il nome, Mentasti propose tutt’uno con la natura. Un chiarissimo
cosa è la Sardegna, i Caraibi a due a Vietti: “Chiamiamolo Costa esempio di questa architettura –
ore casa”, e gli amici avvisarono l’Aga Esmeralda”. Vietti ci pensò, poi disse severamente regolata dal Comitato di
Khan. La storia prese allora la svolta che Costa Esmeralda era troppo Architettura del Consorzio, un organo
decisiva. L’Aga Khan volle costituire il spagnoleggiante e la chiamò Costa unico in tutto il Mediterraneo – è
Consorzio e gli diede il nome di Costa Smeralda. All’Aga Khan piacque, l’hotel Pitrizza, sempre disegnato da
Smeralda; anzi quel nome deriva anche per via del riferimento al colore Vietti. Invece, proprio per Porto Cervo,
proprio da Mentasti, perché la figlia delle acque. Molto era stato fatto, ma l’architetto fece un’eccezione: doveva
di Kerry si chiamava così, Esmeralda mancava ancora una cosa: l’Aga Khan vedersi, e doveva essere visto. Così
Mentasti. L’industriale milanese era non aveva la proprietà dei terreni la piazza è stata costruita rialzata
sul terreno, per essere riconoscibile.
La piazza era l’ossessione di Vietti,
doveva essere bellissima. Possiamo
dire che quell’ossessione ha prodotto
quello che l’architetto voleva: un
esempio di architettura. È stato uno
spettacolo senza precedenti veder
nascere dal nulla Porto Cervo: la
piazza, l’hotel Cervo, le Cerbiatte,
la Maison du Port, il complesso di
Sa Conca, la chiesa di Stella Maris…
Le costruzioni all’inizio erano tutte
bianche, il colore del Mediterraneo,
il colore degli stazzi galluresi. Poi
vennero introdotti i colori pastello,
provenzali, invecchiati. Nessuna
destinazione turistica ha dedicato ai
PORTO CERVO dettagli così tanta attenzione come
la Costa Smeralda. Tutto doveva
essere pianificato, tutto doveva avere
La trattativa fu lunga e complessa. Mentasti divenne Cervo, la villa del Principe Karim Aga Khan, la piazzetta,
al centro il rispetto della natura, il
amico degli Orecchioni: spesso scendeva dalla barca il molo vecchio, la chiesa di Stella Maris, la marina
benessere degli uomini, il rispetto
e andava verso l’interno, a Liscia di Vacca. “Per tanti nuova e dunque Insula. Abbiamo atto e planimetria
della storia. L’area in cui c’è Insula
anni non avevo visto Porto Cervo – disse l’industriale che ci dicono che i terreni classificati al foglio 5,
è stata realizzata in un secondo
per i 25 anni della Costa Smeralda -. Poi, un giorno mappale 57, che la zona catastalmente si chiamava
momento, alla metà degli anni
di brutto tempo, scesi a terra e, dall’alto, vidi la baia. Isola Longa e che i proprietari erano otto Orecchioni.
Settanta. La marina nuova è stata
Avevo capito che dal mare, per via della montagna Nelle foto di quel tempo sono visibili i muretti a
inaugurata nel luglio del 1976. Le
che la sovrasta, era impossibile da scorgere…”. Ci secco che delimitano questo lotto, di 40 ettari. Per
costruzioni, come la piazza su cui si
volle un po’ di tempo, ma finalmente, il 14 giugno anni, dopo il 14 giugno 1959, le capre e le mucche
affaccia Insula, sono state studiate
1959, fu sottoscritto l’atto notarile. Nello stazzo di continuarono a pascolare in quelle terre. Mentasti
dall’architetto Guido Figus. Lo Yacht
Liscia di Vacca di Antonia Orecchioni, davanti al notaio aveva comprato quell’immensa area, ma non aveva in
Club si è spostato qui dalla Maison du
Mario Altea, venne scritta la prima pagina della futura mente di costruirci nulla. «La nostra villa è la “Croce
Port e quest’area è diventata la patria
Costa Smeralda, l’ultima grande invenzione dell’Italia del Sud”, non abbiamo bisogno di altre ville» disse la
mondiale della grande vela. Un luogo
nel turismo, come l’ha definita la società americana signora Mentasti, Mara Granelli, a Battista Orecchioni.
internazionale, un luogo di incontri, di
Boston Consulting Group. Passarono di mano 145 Effettivamente quella barca era uno straordinario
scambi, un luogo aperto, mai chiuso.
ettari, un’area assai estesa, la più grande cessione lusso, per i tempi: e anche oggi, per la verità. Le cose
Perché questa è l’essenza della Costa
di proprietà avvenuta a Monti di Mola. Quel giorno cambiarono molto rapidamente. Sempre nel 1959 un
Smeralda.
cambiarono padrone i terreni in cui oggi ci sono l’hotel inglese, John Duncan Miller, arrivò a Monti di Mola,

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LA VISITA
L’ASSESSORE REGIONALE AL TURISMO GIANNI CHESSA
NELLA SEDE DEL CONSORZIO INDUSTRIALE
“PROGETTI VALIDISSIMI, SIAMO PRONTI A COLLABORARE”

È stato uno dei suoi primi giugno sarà operativo lo show room di assieme per assicurare il massimo
appuntamenti, a pochi giorni dalla Porto Cervo, nella nuova Marina della dello sviluppo alla nostra terra. E mi
nomina ad assessore regionale. Gianni capitale della Costa Smeralda. Chessa pare che gli interventi del Cipnes,
Chessa, il nuovo esponente della si è congratulato con il presidente e il progetto Insula in particolare,
giunta guidata da Christian Solinas e il direttore per i programmi di meritino la nostra attenzione, per cui
che dovrà occuparsi di Turismo ha ampio raggio dell’ente consortile e ho assicurato tutta la mia disponibilità
incontrato i vertici del Cipnes Gallura. ha mostrato apprezzamento per la a nuovi incontri per mettere in atto
Dopo essere stato, in mattinata, ad notizia dell’apertura (per il secondo una collaborazione che, sono sicuro,
Arzachena, per conoscere il sindaco anno consecutivo) di uno spazio Insula apporterà vantaggi concreti alla
Roberto Ragnedda, il presidente nel prestigioso Forte Village di Santa Sardegna”.
del consiglio comunale Rino Cudoni Margherita di Pula e dell’accordo con Anche i vertici del Cipnes (il
e una folta rappresentanza della l’hotel L’Abi D’Oru di Porto Rotondo- presidente e il direttore generale) si
maggioranza che governa il comune Marinella per la fornitura di prodotti sono detti “molto soddisfatti della
smeraldino, Chessa ha visitato la sede sardi da utilizzare nell’albergo a cinque visita dell’assessore regionale, che
del Consorzio industriale di Olbia. stelle del Gruppo Zuncheddu. ha dimostrato non solo interesse
Accolto dal presidente Mario Gattu, dal L’assessore Gianni Chessa, nel corso per i programmi dell’ente e la sua
direttore Aldo Carta e dal responsabile del colloquio di oltre un’ora, ha ‘mission’, ma ha confermato di essere
del settore Agrifood Massimo Masia, ascoltato con molto interesse non solo un amministratore regionale che punta
l’assessore Chessa ha voluto conoscere l’esposizione di Masia, ma ha voluto sulla concretezza e sul confronto
i progetti dell’ente, e in particolare conoscere dal direttore generale e dal diretto con gli enti della Sardegna,
ha soffermato la sua attenzione su presidente i vari settori d’intervento in funzione di un’unità d’intenti e
“Insula”, il programma di marketing del Cipnes Gallura. “Io non starò chiuso di una collaborazione che tutti noi
territoriale per la promozione e la in ufficio – ha dichiarato Chessa alla auspichiamo, per il bene del nostro
valorizzazione delle filiere identitarie fine dell’incontro -, ma per abitudine territorio e di quello regionale”.
della Sardegna. girerò per la Sardegna allo scopo di
Massimo Masia ha illustrato al neo approfondire la conoscenza di tutto
componente della giunta regionale ciò che può contribuire a quella che
le linee fondamentali di “Insula” e i io chiamo ‘la rivoluzione del turismo’.
programmi per la stagione in corso. L’obiettivo mio e della giunta regionale
E’ stato annunciato che alla fine di è quello di fare squadra, di marciare
Da sinistra: il presidente del Cipnes Gallura Mario Gattu,
l’assessore regionale al Turismo Gianni Chessa,
il direttore generale del Cipnes Aldo Carta
e il capo della divisione Agrifood del Cipnes Massimo Masia
Nella pagina accanto: la sede del Cipnes Gallura

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RISTò | Ristorante Insula
+39 338 681 9828 scarica l’app

PIZZò | Pizza Gourmet Insula


+39 348 141 3121

BREAk | Snackeria Wine Bar Insula


+39 334 633 0459

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