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Sardegna
ITINERARI SPECIALI DI BELL’ITALIA NUMERO 32 GIUGNO 2003 - EURO 6,00 IN ITALIA
ITINERARI SPECIALI DI BELL’ITALIA/NUMERO 32/Sapori
ETERNA SARDEGNA,
COSÌ INSOLITA
L’ aggettivo “insolito” si usa spesso nel
mondo della comunicazione. Per quanto
riguarda la stampa, s’impiega special-
mente negli strilli di copertina, dove, con questo
temine, si vorrebbe indicare sempre qualcosa di
nuovo, di inedito, di sorprendente, tale da stimo-
lare il lettore alla curiosità. E all’acquisto. Così,
gli argomenti e i soggetti “insoliti” dei soliti ar-
gomenti si sprecano, comprese le “insolite” Sar-
degne. Vero è che ogni pubblicazione reca sem-
pre con sé, più o meno gradito, più o meno az-
zeccato, qualche elemento di originalità, almeno
a livello di buona volontà e di speranza; ma que-
sta volta osiamo nutrire una certezza, con la con-
vinzione di non sbagliarci: lo “speciale” di Bell’I-
talia che avete tra le mani può vantarsi di parlare
in modo davvero insolito della Sardegna, tutto
dedicato com’è esclusivamente ai suoi valori ga-
stronomici. Dunque, un viaggio tra i prodotti, i
sapori (e i luoghi dove gustarli) della Sardegna,
un’isola che non cessa davvero mai di stupire,
nemmeno sotto questo aspetto.
Abbiamo diviso la Sardegna, e di conseguen-
za anche questo “speciale”, in sette zone e set-
te capitoli, ciascuno preceduto da un sintetico,
ma affascinante, “panorama” fotografico, nel-
l’intento di offrire un breve “sapore” della re-
gione, questa volta da un punto di vista artisti-
co, culturale e paesaggistico. E quindi, a segui-
re, ricchissimi testi tutti dedicati ai sapori nel
vero senso della parola.
Un viaggio “inedito”, allora. Una guida davve-
ro utile per vacanze “non solo mare” e per una
conoscenza della Sardegna che duri tutto l’anno.
LA MAPPA DEL GUSTO
Mario Russo
Sette terre di bontà
La linea tratteggiata verde indica
i confini delle 7 aree in cui è
suddiviso questo “speciale” sulla
Sardegna: Sassarese, Gallura,
Nuorese, Ogliastra, Oristanese,
Cagliaritano e Sulcis-Iglesiente.
Sardegna
SAPORI DI UN’ISOLA
ANTICA
Una cucina dettata
da un’industria con cinquemila anni
di esperienza: la natura
DI MARIO FRONGIA - FOTOGRAFIE DI NEVIO DOZ
INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
indivia, carne, gamberetti eccetera, raggiungono L’originalità della cucina e delle ricette sarde sta an-
l’eccellenza con sughi sempre diversi. E alzi la ma- che nel totale coinvolgimento del nucleo familiare.
no chi non ha mai mangiato i malloreddus. Ben affo- Ad esempio, usanze e riti millenari vogliono che la
gati in un denso e profumato sugo a base di salsic- cattura, l’uccisione, la pulizia da piume o pelle de-
cia suina, sono un po’ bandiera e un po’ inno della gli animali da cortile sia operazione che padrone e
cucina sarda nel mondo. Ebbene, nella sola Barba- padrona di casa conducono assieme. Per poi spar-
gia il superlativo sughetto che li accompagna segue tirsi compiti e mansioni. Alla donna la preparazione
non meno di cinque modalità diverse. del bollito, del brodo, del ripieno: con la gallina ru-
Ma è nei dolci che viene a galla con prepotenza la spante, specie nelle sagre della Trexenta e del Par-
sottile difesa dei propri convincimenti. Le donne mo- teolla, si confeziona una sorta di rollè-polpettone a
strano grazia e cura per i particolari fin dalla scelta base di uova, pane grattugiato, pomodoro, latte e la
delle materie prime: miele, zucchero, mandorle, fari- carne più tenera dell’animale. Con le interiora,
na, burro, patate. E non va scordata l’acqua di fiori messe a raffinare nell’olio d’oliva, viene “inventa-
d’arancio e sapa, il mosto cotto. to” l’antipasto: da gustare caldo e possibilmente col
Sottile e orgogliosa difesa, insieme a una sublime pane abbrustolito. Le zampe insaporiscono, con ci-
abilità nel modellare, rifinire, stilizzare: così come polle, basilico e sedano, il sugo di pomodoro. Men-
nelle tradizioni e nelle meticolose lavorazioni del tre le ali e le cosce vengono cotte alla brace: e non
pane, anche i dolci sono terreno al femminile. E manca una conveniente sgocciolatura di lardo di
mettendo il naso nel protocollo che scandisce i pasti qualità. A farla breve, da una gallina una varietà di
delle festività religiose più sentite e delle ricorren- sontuosi sapori.
ze in famiglia, c’è anche chi azzarda uno spartiac- Ed è così che la visita in Sardegna non è più solo
que: alle signore i primi, i condimenti, le verdure, il calette e mare da cartolina, cavallini della Giara, nu-
pane, i dolci; agli uomini gli antipasti, gli arrosti, i raghi e chiese romaniche. O meglio, è sempre e an-
formaggi, le bevande, il caffè e l’ammazzacaffè. Ma cora tutto questo. Con in più un salutare omaggio al
si tratta di ipotesi. Suggestive e poco o nulla più. mangiare e al bere degli isolani.
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FORMAGGI
Formaggi
I GIOIELLI DELLA
PASTORIZIA SARDA
Pecorino, fiore sardo, casizolu e i cento formaggi tipici
che portano in tavola sapori, profumi e aromi della Sardegna
DI AURETTA MONESI - FOTOGRAFIE DI NEVIO DOZ
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FORMAGGI
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SARDEGNA IN TAVOLA DALLA A ALLA Z Dolci. Assaggiate i gueffus e i cande-
laus delle pasticcerie del Campidano.
vani o stagionati, ovini, vaccini o ca-
prini, sono il prodotto-simbolo di que-
Grive. Tordi e quaglie lessate e mes-
se per vari giorni a “riposare” in un
Dizionario gastronomico in 81 voci Più diffusi, anche nel Nord e in Bar- sta terra di tradizioni pastorali. fagotto di foglie di mirto e sale. Teu-
bagia, piricchittus e pabassinas, dol- lada, Santadi e Capoterra i luoghi ad
Abbardente. Non c’è affare impor- ed essiccate dopo essere state pressa- specializzata nelle produzioni di cetti a base di uva passa, mandorle, Fragole. Sì, tra nuraghi e spiagge alta specializzazione.
tante che in Sardegna non si chiuda te per perdere ogni traccia di acqua. A bonbon e confetti farciti con crema cannella, noci, scorza di limone grat- da sogno, maturano anche loro. Ad
con una stretta di mano e due dita di Cabras, Portoscuso, Cagliari. di mirto, fico d’India e pera. tugiata e miele, dolce o amaro. Gli Arborea stanno facendo le cose per Ichnusa. Da oltre un secolo è la birra
acquavite fatta in casa. amarettus si trovano in tutta l’isola: bene. Le fragole sono di primissima dei sardi, che ne sono i maggiori con-
Bue rosso del Montiferru. Carni spe- Carciofi. Lo “spinoso sardo” è entrato nascono da un sapiente impasto di scelta. sumatori pro-capite. Altre marche re-
Acqua minerale. Bonorva, Siliqua, ciali per grigliate e umidi speciali, da a pieno titolo nell’arte culinaria inter- mandorle dolci e amare più albume. gionali sono altrettanto apprezzate.
Codrongianos, Tempio, San Pantaleo, questa razza bovina tipica dell’isola. nazionale. Si combina con tutte le car- Anche le formaggelle sono diffuse, Fregola. È frutto della lavorazione
Macomer: terra di antichissime origini Dai macellai di Ghilarza, Macomer, ni, con minestre asciutte, in umido e ma cambiano impasto e nome (pardu- della semola di vario spessore, sgoc- Limoncello. I liquori a base di limo-
geologiche, la Sardegna produce un’i- Tramatza, Paulilatino. abbinato alla patate gialle di monta- las, casgiatini…) di zona in zona. I sa- ciolata di acqua allo zafferano. È alla ne hanno storie diverse a seconda
nestimabile varietà di acque minerali, gna. Serramanna, Villasor, Samassi i voiardi li fanno in tutte le case, quelli base di vari primi, soprattutto accom- della provenienza. Buoni gli infusi
lisce o naturalmente effervescenti. Burrida. Gattuccio di mare tagliato a paesi dalle grandi tradizioni. prodotti a Fonni anche a livello indu- pagnata dalle arselle. di Quartucciu, Cagliari, Alghero e
piccoli pezzi, lessati e lasciati a ma- striale sono i principi dell’isola. Marrubiu.
Agnello. Tutti l’hanno assaporato allo cerare per almeno 48 ore in una ma- Cardi. A Sestu, Villasor ma anche a Frutta. Nespole, albicocche, more sel-
spiedo. Ma con limone e uova, o con rinata fatta con il fegato dello stesso Uta e Decimoputzu i cardi sono parte Erbe. Tra le spezie e gli aromi più vatiche, susine, prugne, meloni, mele, Lumache. A Sassari, capitale indi-
carciofi e zafferano, non ha eguali. pesce, aceto, olio d’oliva, noci e integrante delle coltivazioni locali. usati spiccano l’alloro (nei pesci ar- uva sono tra le grandi coltivazioni iso- scussa di questo piatto, le propon-
rosto e negli ortaggi sott’olio), gono nelle diverse misure:
Agrumi. Arance, pompelmi, Cascà. È il couscous dell’isola la salvia (col sugo e con le car- ciogga, ciogga manna e ciogga
cedri, limoni, mandarini e di San Pietro: ceci, semola ni umide), il rosmarino (con le minudda. E poi ci sono le
mandaranci: queste le qualità grossa e verdure miste. La sa- patate e il pollo ruspante in te- monzettas arrosto: da leccar-
di agrumi più coltivate a Milis, gra a fine aprile. game). Cominciano a sorgere si i baffi.
Muravera, Villasor e Villacidro. iniziative per la commercializ-
Castagne. Aritzo, Fonni, Desu- zazione anche di aromi più raf- Maccheroni. Chiamati mac-
Angurie. Striate o tonde, suc- lo e tutti gli altri centri del finati, quali la menta, il timo e carrones de busa nell’Oristane-
cosissime e zuccherine: un ve- Gennargentu vantano casta- il finocchietto selvatico. se, nel Montiferru e in Oglia-
ro oceano di gusto e freschez- gne di ottima qualità. stra, si mangiano al sugo con
za. E a Santa Giusta e Arborea Fainè. Farinata di ceci cotta in le rigaglie di agnello.
c’è anche la sagra. Ciliegie. A Villacidro, terra grandi teglie circolari, è di origi-
dello scrittore Giuseppe Dessì, ne ligure ma è un simbolo di Malloreddus. È una delle pa-
Aragosta. La regina dei fondali a Bonnanaro e a Burcei, ai pie- Sassari: cercatela nelle apposite ste che da sempre rappresen-
“muore” con gli agrumi ad Al- di del monte dei Sette Fratelli, rivendite di via Usai. Ce n’è tano i primi piatti della Sarde-
ghero, con i pomodorini a Bo- qualità superlative. un’altra versione (chiamata la gna. Di rigore al ragù di sal-
sa, arrosto a Sant’Antioco. Mi- fainà) a Carloforte. siccia fresca profumati con
tica quella alla Vernaccia di Cinghiale. Viene cacciato in una spruzzata di pecorino.
Santa Teresa di Gallura. tutta l’isola per le sue carni sa- Fave. Bollite con la mentuccia
aglio. Chiedetela ad Alghero, Cala- porite. Di recente è cresciuta la produ- e condite con aceto di vino e sale: un lane. E a Pula c’è perfino un’azienda Malvasia. Un vitigno di nobile origi-
Asino. Chiedetelo a Sassari, ma an- setta e soprattutto a Cagliari. zione degli insaccati: a Pattada, Seulo, piatto antico e capace di sapori in- che ha sperimentato con successo la ne. Bosa ne è la patria conclamata.
che a Cuglieri, Bonarcado o Narbolia. Irgoli. Squisito cotto in tegame al Can- tensi. La favata, cotiche di maiale e produzione di banane.
Arrosto o in umido, dopo una mari- Cannonau. È il vino sardo più noto, nonau Nepente di Oliena, il vino pre- fave fresche, è un classico nel mon- Marmellata. A Galtellì, in Baronia,
natura di almeno quattro giorni, con color rosso rubino; invecchiato accom- ferito da Gabriele D’Annunzio. do agropastorale. Frutti di mare. Cozze e arselle, ma an- una insegnante di lingue all’univer-
prezzemolo e aglio. pagna carni e formaggi. Insuperabile che ostriche, datteri, bocconi, canno- sità di Berlino, Irene Ghisu, è tornata
in tegame con la capra, il cinghiale, il Cordula. Stomaco e intestini di pezza- Fil ’e ferru. Fildiferro è il nome del licchi: specie protette, se si è fortunati al paese d’origine e produce strepito-
Asparagi. Fritti con le uova, o lessa- manzo, la cacciagione. tura grossa del capretto o dell’agnello. distillato di corbezzolo, spesso cor- può capitare di trovarne qualche se marmellate biologiche. More, frutti
ti con un filo d’olio e due gocce di Fantastica arrosto o in tegame con car- retto al finocchio, prodotto artigia- esemplare nelle zuppe di pesce. di bosco, mele cotogne e agrumi sono
limone sono inarrivabili. Anglona, Capretto. Per i fanatici dei sapori ciofi o piselli. nalmente. Fatevi raccontare perché Chiedere nei ristorantini di Orosei, Si- i frutti alla base di quelle prodotte da
Sulcis, Sarrabus sono le zone “doc” forti circola quasi segretamente su si chiama così. niscola, Stintino e nelle trattorie della sempre in Sardegna.
per cercarli. call ’e crabittu. Si tratta dello stoma- Cozze. La zuppetta in bianco e al su- Marina a Cagliari.
co del capretto, contenente l’ultima go di cozze e arselle la si incontra in Formaggi. Su tutti il pecorino roma- Mazzafrissa. Squisito dolce a base
Beccaccia. Beccaccia, pernice e lepre poppata di latte materno, messo ad tutte le tavolate. Le produzioni mag- no, prodotto per l’80 per cento in Sar- Funghi. Alla rassegna “Porcino d’oro” di panna, formaggio, farina e miele
sono insuperabili in tegame con il vi- essiccare. Una “crema” da carbonari giori dai vivai di Olbia e di Arborea, degna e per il resto nel Lazio, viene partecipano ogni anno 25 tra i risto- creato artigianalmente negli stazzi
no, le lenticchie o le olive nere. del gusto. nel golfo di Oristano. esportato in tutto il mondo. Il fiore ranti regionali più quotati. Quella ap- della Gallura.
sardo è il principe dei formaggi, anti- pena trascorsa è stata un’annata da re-
Bottarga. Il caviale nostrano ricavato Caramelle L’azienda della famiglia Culurgionis. Sono i ravioli dei sardi, co e ricco di sapore. Anche il pecorino cord: le insalate di ovuli e i porcini ar- Miele. Di asfodelo, agrumi, eucalipto,
dalle uova di muggine o tonno, salate Rau, a Berchidda nel Sassarese, si è con numerose varianti zona per zona. sardo rientra tra i formaggi dop. Gio- rosto hanno deliziato i palati isolani. cardo, millefiori, castagno e corbezzo-
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lo: le varietà del miele sono tutte di al- tale della squisita spianata. A Gonno- foreste dei costoni del Gennargen- zucchero o meglio con miele di cor- Tiriccas. Dolcetti a base di sapa, sia d’u- Uova. Quelle di struzzo e di quaglia
to livello grazie alla ricchezza della sfanadiga a marzo si celebra la sagra tu, ha un sapore che non ha parago- bezzolo amaro. Attenzione: sebada è va sia di fico d’India, tipici del Natale. sono entrate alla grande nelle com-
flora spontanea e a fioritura alternata. della moddixina. In Barbagia il pane ni. Ora sta emergendo, da Teulada singolare, al plurale fa sebadas. Non In Gallura le chiamano cucciuleddhi. posizioni degli antipasti. Aziende
Specialissimo quello amaro. carasau, o carta da musica, e in Oglia- al Sarcidano oltre che in Barbagia, chiedete mai “una sebadas” se non vo- qualificate si trovano a Soleminis,
stra il pistoccu sono alcune delle ini- quello di capra. Notevole. lete fare la figura dell’ignorante. Tonno. Vive attorno a Carloforte e a Ussana, Ortacesus.
Mirto. Il liquore più amato dagli italia- mitabili specialità isolane. Con le Stintino, dove esiste tuttora la pratica
ni ha conosciuto, grazie al gradimento grandi sfoglie tostate si realizzano Quaglie. Allo spiedo, in tegame con le Sospiri. Dolcetti ripieni di pasta di della mattanza. A Olbia si trova uno Vermentino. Quello di Gallura, con
dei turisti, un successo commerciale piatti superlativi: primo fra tutti, il olive, al forno con le patate o anche mandorle, a Ozieri sono di casa co- dei più importanti stabilimenti di la- vigneti a Monti, Berchidda e Arza-
che lo ha consacrato come simbolo del- pane frattau (salsa di pomodoro, pe- lessate: proposte in continua ascesa. me il panettone a Milano e il vorazione. Dà la bottarga per condire chena, è l’unico vino sardo a fregiar-
l’isola anche all’estero. corino, uova in camicia). panforte a Siena. Da provare quelli gli spaghetti e degli ottimi filetti affu- si del marchio Docg, Denominazio-
Ravioli. Dimensioni, ingredienti, me- al mirto, all’arancio e al cioccolato micati da consumare con un filo d’olio ne d’origine controllata e garantita.
Moscato. I grandi creatori del celebre Pasta. Un suggerimento obbligato: todi di lievitazione, cottura: in Sarde- prodotti a Berchidda. extravergine come antipasto. Eccellente anche quello del Campi-
vino da dessert stanno a Sorso, Senno- provate is tallarinus (tagliolini) con- gna cambia un po’ tutto. Anche il no- dano, prodotto da diverse cantine
ri, Tempio, Dolianova, Sant’Antioco. diti con la polpa di granchio. A me: culurzones, culirgionis, pulilgioni. Sottoli e sottaceti. Carote, carciofi- Torrone. A Tonara, ma anche nei cen- del Sud dell’isola.
Thiesi, Sanluri, Iglesias, Calasetta e In Ogliastra, Gallura e Trexenta quelli ni, funghi, zucchine, cardi selvatici, tri alle pendici del Gennargentu, l’im-
Muggini. A Cabras è il pesce tipico Cagliari le principali produzioni dei da non perdere. peperoni, melanzane: gli ortaggi pasto di miele, mandorle, noci o noc- Vernaccia. L’impero di questo gran
da cucinare arrosto. La merca, pesce maestri pastai. sott’olio costituiscono una vasta ciole, ostia di farina e acqua. vino da dessert ha sede nelle cam-
ed erbe salmastre, è la ricetta tradi- Ricci. Sul lungomare del Poetto, a gamma di proposte in forte ascesa. pagne di Oristano, Zeddiani, San
zionale della zona. Pecora. “In cappotto”, cioè bollita Cagliari, decine di chioschi propon- Produzioni di buon livello in vari Tratalia. Polmone, cuore, fegato e Vero Milis e Baratili.
con patate, carote e cipolle è un’e- gono frequentatissime degustazio- centri. Tra questi Villaspeciosa, Us- intestini del capretto o dell’agnello:
Nasco. Vino da dessert, è ottimo con sperienza indimenticabile. Chiede- ni. Conditi con una goccia di limo- saramanna, Sestu. arrosto o in tegame. Vini. In Sardegna si contano ben 19
dolcetti secchi. Produzioni ne, accompagnati da una fet- vini Doc, Denominazione d’origine
scelte si trovano nelle cantine ta di pane fresco e un bic- controllata, e 15 Igt, Indicazione
PRODOTTI DOP, IGP, DOCG, DOC E IGT DELLA SARDEGNA
di Quartu Sant’Elena, Mogo- chiere di Vermentino. geografica tipica. Cannonau e Ver-
ro, Sant’Antioco. Prodotti Dop (Denominazione Girò di Cagliari mentino, ma anche Nasco, Monica,
Ricotta. Provatela con lo zuc- di origine protetta) Malvasia di Bosa Nuragus sono alcuni dei vitigni più
Noci e nocciole. Sono alla base chero e il miele. Oppure salata Formaggio Fiore sardo Malvasia di Cagliari tipici. Oggi le cantine – anche per
di molte varietà di dolci e, ov- con la pancetta. O magari con Formaggio Pecorino Romano Mandrolisai l’impulso che il Consorzio sardo
viamente, del torrone prodotto una spolverata di bottarga: la Formaggio Pecorino Sardo Monica di Cagliari dei Vini Doc ha dato alla qualità e
nel Nuorese. ricotta compare in molti piatti Bottarga di Cabras Monica di Sardegna alla commercializzazione – hanno
della gastronomia sarda. (istruttoria in corso) Moscato di Cagliari elaborato processi e prodotti che
Olio. La Sardegna vanta pro- Carciofo Sardo Spinoso Moscato di Sardegna hanno portato diversi vini a trionfa-
duzioni di olio d’oliva extra- Riso. Prima Arborea era nota (istruttoria in corso) Moscato di Sorso-Sennori re al Vinitaly e sulle tavole dei
vergine che da anni mietono per la produzione. Da qual- Olio extravergine Nasco di Cagliari buongustai. Visitate a Berchidda il
allori nelle più accreditate ras- che tempo anche le lavorazio- di oliva di Sardegna Nuragus di Cagliari Museo regionale del Vino.
segne nazionali. Cuglieri, Do- ni sono di ottimo livello: il ri- (istruttoria in corso) Sardegna Semidano
lianova, Alghero, Orosei, Gon- sotto ai frutti di mare del golfo Zafferano di Sardegna Vermentino di Sardegna Yogurt. Nell’isola viene chiamato
nosfanadiga, Villacidro, Sene- del Sinis merita applausi. (istruttoria in corso) Vernaccia di Oristano gioddu. Preparato con latte di capra o
ghe sono le aree di pregio. tela ai pastori che ad Orgosolo orga- di pecora ha un aspetto bianco luci-
nizzano i pranzi negli ovili. Salumi. Bortigali, Maracalagonis, Irgo- Prodotti Igp (Indicazione Vini Igt do, porcellanato. Si abbina al miele
Olive. Verdi in salamoia, o nere, pas- li, Seui, Monastir, Urzulei vantano otti- geografica protetta) (Indicazione geografica tipica) di cardo o al millefiori.
site o infornate, a scabecciu, a bagno Pesche. A San Sperate, il paese-mu- me produzioni di insaccati: salsicce, Agnello di Sardegna Barbagia
nell’olio, prezzemolo, aglio e aceto, o seo dello scultore e pittore Pinuccio prosciutti, capocollo, testa in cassetta, Pomodorino di Sardegna Colli del Limbara Zafferano. La piana di San Gavino
peperoncino e pomodoro secco. E non Sciola, maturano pesche giganti. mortadella, pancetta, lardo e filetti di (istruttoria in corso) Isola dei Nuraghi Monreale e le campagne di Turri sono
solo. Le olive vengono consumate an- suino, cinghiale e, di recente, equino. Marmilla sede di quello che viene definito oro
che in un impasto a focaccia. Pesci. Orate e spigole, triglie e mor- Vini Docg (Denominazione Nurra di Sardegna. Lo zafferano sardo è di
more sono le regine del mare sardo. Savoiardi. Eredità del regno sardo- di origine controllata e garantita) Ogliastra altissima qualità e lunga persistenza
Orziadas. Sono gli anemoni di ma- Ma ci sono anche le cernie, le murene piemontese. La capitale indiscussa è Vermentino di Gallura Parteolla aromatica. Cercate in libreria un libro
re. Impanate e fritte fanno parte dei e le anguille... per non parlare dei cro- Fonni, nel cuore della Barbagia, dove Planaria che lo propone in 70 ricette.
ricchi antipasti serviti nei ristoranti stacei, tra cui primeggia l’aragosta. gran parte dell’economia locale ruota Vini Doc (Denominazione Provincia di Nuoro
del Cagliaritano. intorno alle numerose fabbriche di di origine controllata) Romangia Zimino. A Marceddì, caratteristico
Pomodori. I camona di Pula sono questo popolare biscotto. Alghero Sibiola borgo di pescatori dell’Oristanese,
Pane. I re del coccoi e del moddizzosu davvero eccellenti. Arborea Tharros propongono le anguille in una zup-
sono di casa a Quartu Sant’Elena. Il Sebada. Detta anche seada, è il dolce Campidano di Terralba Trexenta pa di pesce semplicemente strepito-
civraxiu è opera dei fornai di Sanluri. Prosciutto. Tra quelli suini eccelle più classico del tradizionale menu Cannonau di Sardegna Valle del Tirso sa. Ma anche a Sassari e Cagliari
Sa costedda è di Villanovaforru. Ozie- quello di Villagrande: fatto coi agropastorale. Frittella di pasta fresca Carignano del Sulcis Valli di Porto Pino questo piatto va alla grande.
ri, nominata città del pane, è la capi- maiali allevati allo stato brado nelle ripiena di formaggio, si condisce con Aldo Brigaglia - Mario Frongia
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IL SASSARESE
Andrea Campagna
Terra calcarea dalle tenere forme rotonde come una bella donna,
il Sassarese offre una cucina varia come il suo territorio. Dalle falesie
di Capo Caccia alle colline punteggiate di chiesette romaniche,
le mitiche lumache del capoluogo e l’aragosta di Alghero ben si accoppiano
con la pecora, i piedini d’agnello e le altre prelibatezze
della gastronomia rurale. Il tutto accompagnato dallo splendido
pane di Ozieri e da numerosi vini di eccellenza.
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PANORAMA - SASSARESE PANORAMA - SASSARESE
Gianmario Marras
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PANORAMA - SASSARESE
Gianmario Marras
Nevio Doz
Sopra: il suggestivo chiostro romanico trecentesco della chiesa di San Francesco di Alghero; qui si organizzano Sopra: il borgo di Stintino, fondato alla fine dell’Ottocento da pastori sardi e pescatori genovesi costretti a lasciare
convegni e concerti per gli appassionati di arte, musica e letteratura. Sotto: uno scorcio l’Asinara dopo la costruzione del carcere. Il suo nome in sassarese (Istinthiu) significa “fiordo” per via delle due insenature
della spiaggia delle Saline di Stintino, nel golfo dell’Asinara. Il mare turchese e trasparente e la macchia della baia. Sotto: la Santissima Trinità di Saccargia, testimonianza del romanico-pisano in Sardegna.
mediterranea che lambisce la costa attirano ogni anno migliaia di turisti. La basilica deriverebbe il proprio nome da s’acca argia, la vacca dal pelo maculato scolpita in un capitello.
Gianmario Marras
Nevio Doz
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PANORAMA - SASSARESE PANORAMA - SASSARESE
Gianmario Marras
Gianmario Marras
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SASSARESE SASSARESE
Sassarese
TRADIZIONE
piatti. Non a caso una delle ricette polla di Banari, particolare non solo
più conosciute, l’aragosta alla catala- per la grandezza e il colore rosso lu-
na, è nata qui nel 1949 dalla fantasia cente, ma soprattutto per il profu-
di Lepanto Cecchini. Suo figlio Mo- mo persistente e il gusto delicato
Queste le parole chiave di una cucina ricca reno ha continuato l’eredità del padre e al ristorante dovuto al terreno argilloso in cui è coltivata.
“La Lepanto” si possono gustare piatti vincitori di pre- È proprio in queste zone che appare l’animo vero
e diversificata come il suo paesaggio, ora bagnato dal mare, mi internazionali: per esempio la coloratissima arago- dell’isola che, pur essendo circondata dal mare, con
ora dolce e verdissimo, ora aspro e selvaggio sta all’algherese dal singolare gusto dolce e amarogno- il mare non ha mai avuto buoni rapporti. E anche a
lo (il crostaceo bollito viene tagliato a tocchetti, e poi tavola il pesce scompare totalmente. Trionfano l’a-
DI ORNELLA D’ALESSIO - FOTOGRAFIE DI DARIO SEQUI condito con arance, limoni, pomodori, olio, sale, pepe, gnello, la capra, la pecora (soprattutto bollita) e il
alloro, prezzemolo e origano). maiale, di cui vengono recuperate e cucinate a pun-
I
Immancabile la visita alle cantine Sella e Mosca, tino tutte le parti commestibili. Spesso le bestie
azienda storicamente impegnata nella valorizzazio- vengono allevate allo stato brado e la carne assume
n Sardegna esistono tante, tantissime culture Altra abitudine alimentare nata in città, diffusasi ne delle uve locali (Torbato e Cagnulari) e nello svi- un sapore speciale, di mirto, di ghiande, di corbez-
diverse del mangiare. E nel Sassarese, più poi in tutta l’isola, è quella dei piedini d’agnello. La luppo di vitigni d’importazione (Chardonnay, Sau- zolo e di tutte quelle erbe aromatiche di cui è ricca
che altrove, questa ricchezza è molto eviden- spiegazione è semplice. Tutt’intorno a Sassari c’erano vignon, Cabernet e Sangiovese). Interessante il mu- la flora sarda. Tra le ghiottonerie: sa cordula, un ro-
te. Non solo perché è la provincia più vasta, che oc- moltissime concerie, che dell’agnello usavano tutto seo contiguo all’enoteca e la necropoli di Anghelu tolo di interiora legate con gli intestini e cotte in va-
cupa tutta la parte settentrionale dell’isola, ma an- eccetto appunto i piedini. E così c’era chi andava a Ruiu, ai margini della proprietà. ri modi; lo zimino di carne, frattaglie di vitella arro-
che per la varietà del territorio e del paesaggio che raccoglierli per venderli. Poi le donne li pulivano, li La tradizione dei piatti di mare sulla costa setten- sto un tempo cotte sulla griglia di fronte all’uscio di
passa dalle spiagge alle distese di vigne e cereali, bollivano e li preparavano, spesso, nel sugo piccante trionale continua da Stintino, con le zuppe di pesce, casa; su tattaliu, frattaglie di agnello. Questo piatto,
dalle colline alle montagne. dell’agliata. Legato invece alla storia e ai commerci i crostacei e i polpi e con le papate, antico piatto ma- un tempo considerato “da poveri”, oggi viene pre-
Il nostro viaggio gastronomico comincia da Sassari, con i genovesi è il successo della fainè, che dai carug- rinaresco della zona, fino a Castelsardo, nota so- parato in occasioni conviviali di ogni genere e per
seconda città sarda per numero di abitanti e importanza gi della Superba, dove è chiamata farinata, è arrivata prattutto per i pesci di scoglio. Bastano però pochi ogni ceto sociale.
storica, dopo Cagliari. La cultura gastronomica cittadina fino qui ed è a tutt’oggi molto apprezzata. Della cuci- chilometri verso l’interno e tutto cambia. Immense Un discorso a parte va fatto per il pane, da sempre
è da sempre in grado di elevare e valorizzare le cose più na tradizionale fa parte anche la carne d’asino. distese dedite all’allevamento, terre lavorate, colli- così importante nell’alimentazione che in Logudoro,
povere. Non a caso è la patria di grandi mangiatori di lu- Come un’isola nell’isola, Alghero fa storia a sé, in ne arse e battute dal vento. E splendide chiese. Dal- per San Silvestro, il capofamiglia faceva gli auguri a
mache e contende alla Francia il primato di chi ha co- tutto. Il suo passato parla catalano, lingua usata ancora la basilica romanico-pisana di Saccargia a quella in tutti con su càbule (pane a forma di ferro di cavallo) e
minciato ad apprezzare questo cibo, partendo dal fatto oggi tra la gente, nei nomi delle strade e nelle tradizio- pietra nera di Nostra Signora del Regno di Ardara, poi lo spezzava sulla testa dell’ultimogenito. Anche i
che negli insediamenti umani protosardi, fra Sassari e ni. Nelle abitudini alimentari troneggiano i piatti di dalla reggia nuragica di Santu Antine alla chiesa di dolci hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel
Porto Torres, sono state ritrovate enormi quantità di gu- mare, spesso legati ai crostacei. Le aragoste di Alghe- San Pietro di Sorres sulla collina di Borutta. Da cita- quotidiano. Gli ingredienti cambiano a seconda delle
sci. Questo “amore” continua tutt’oggi e i sassaresi sono ro, rinomate fin dall’antichità, regnavano sovrane an- re anche Banari, dove vive Giuseppe Carta, definito stagioni e le forme secondo le ricorrenze.
golosi di lumache di ogni genere. Raccontano i vecchi che sulle tavole dei romani condite con il garum, una
che anche nei momenti più duri è sempre stato facile salsa a base di pesce fermentato, sale e vino. Lungo la
UN TRIPUDIO DI SAPORI NELLE STRADINE DI OZIERI
riempirsi la pancia: per fare mangiare tutta la famiglia costa della Riviera del Corallo, nella parte nord-occi-
bastava trovare due chili di lumache, un po’ di pomodo- dentale della Sardegna, si trovano ancora oggi relitti di Una delle mete più golose del che proprio in questo spicchio di causa dell’ab-
ri, qualche uovo e una spruzzata di peperoncino. navi romane cariche di anfore per il trasporto di que- cuore settentrionale della Sarde- Sardegna fino a qualche decennio bandono
sto condimento. Le imbarcazioni partivano da Cadice, gna è Ozieri, il cui centro è un in- fa si produceva sa gruviera, e, co- dell’agri-
in Spagna, dove erano specialisti nella preparazione trico di viuzze e case ottocente- me in Svizzera, si allevavano bo- coltura. Adesso
del garum, e veleggiando verso Roma imperiale face- sche con le altane, logge coperte vini di razza bruno-alpina. Con la è in via di rea-
vano tappa ad Alghero per caricare le aragoste. Poi in stile neoclassico, importate ai valorizzazione dei vecchi sapori, lizzazione un
per alcuni secoli la storia non lasciò spazio alle ricerca- tempi degli scambi commerciali in atto ormai da tempo, anche importante progetto
tezze gastronomiche, fino alla fine dell’Ottocento, con la Francia. Questo antico bor- questo formaggio sta vivendo un per promuovere la cultura del vi-
quando i crostacei algheresi tornarono così in voga che go a forma di anfiteatro, capoluo- rilancio come prodotto di nicchia. no anche attraverso l’impianto di
i velieri aragostai della zona dovettero solcare tutti i go del Logudoro, è conosciuto Stessa sorte tocca a due vitigni vigneti sperimentali. Ma non è
mari per rifornire le tavole più raffinate d’Europa. La per le spianate (su pane fine), un autoctoni: l’Alvarega e il Rada- tutto. A Ozieri ci sono anche i
regina Elisabetta d’Inghilterra le volle inserire nel me- tipo di pane molto pregiato (nella gliadu. Storicamente Ozieri ave- dolci, tra cui i golosissimi sospiri,
foto), sia per i lunghi tempi di la- va una radicata tradizione nella fatti di pasta di mandorle, miele,
Qui a sinistra: aragoste e carciofi, i prelibati “spinosi vorazione che quelli di conserva- viticoltura, con consistenti produ- limone e zucchero e le coppulet-
sardi”, sono due tipici prodotti della cucina sassarese,
richiestissimi anche all’estero. Pagina accanto, in alto: zione. Ma i più forse non sanno zioni di vino, quasi scomparsa a tas, raffinate e gustose. (O. D’A.)
la fainè, versione locale della farinata di ceci genovese.
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SASSARESE
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SASSARESE
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SASSARESE
Menu tipico
SE SIETE A SASSARI CHIEDETE:
Primo
Pane cotto con pomodoro, zucchine,
basilico e ricotta mustia
Secondo
Zimino
(frattaglie di vitello arrosto)
Dolce
Casarinas, ossia formaggelle, e pabassinas.
Sopra: gli amaretti sardi sono i più grandi e con l’interno
più morbido; il loro gusto straordinariamente delicato SE SIETE AD ALGHERO CHIEDETE:
viene esaltato se accompagnato da un bicchiere
di Malvasia. In basso, nel riquadro: aragosta alla catalana Primo
con cipolla, peperoni, pomodorini e zafferano. Spaghetti ai ricci di mare
Secondo
veramente utilizzino in cucina ciò che producono, Aragosta alla catalana
ma non è impossibile. A Osilo, in località Donni-
gheddu sulla strada per Nulvi, s’incontra l’agrituri- Dolce
smo Sechi (tel. 079/42051). Servono 12 antipasti, 2 Torta di menjar blanc
primi, 3 secondi, l’arrosto di porcetto e per finire i (pasta sfoglia con crema di latte e scorze di limone)
dolci tipici: papassini, tericcas e ricottelle.
Grande scelta di antipasti anche all’agriturismo SE SIETE ALL’INTERNO CHIEDETE:
Su Recreu (tel. 079/442456) di Ittiri. La specialità Primo
sono le verdure grigliate condite in diversi modi, i Su succu, la fregula con sugo di pomodoro,
salumi, i crostini e le campagnole, fagottini di pasta basilico e pecorino
ripieni di verdura o carne. Curioso il cacioricotta
che prepara Gavino, lo chef, un formaggio morbido Secondo
e saporito fatto con il latte di capra e a volte di peco- Stufato di agnello con olive
ra e il dolce Recreu, una originale sebada con miele
di eucalipto locale e una glassa di arancia di Mura- Dolce
vera. Hanno anche 3 camere (prenotazioni: Terra Amaretti
Nostra, tel. 070/280537).
A Campanedda, tra Porto Torres e Alghero, all’a-
griturismo Sechi e Tilocca (tel. 079/306119) si man-
giano ravioli di ricotta di produzione propria, ta-
gliatelle con zucchine, agnello in verde o arrosto.
Deliziosi i dolci: formaggelle, con formaggio o ricot-
ta, papassini, tiricche di miele e i biscotti della non-
na. Hanno anche 8 stanze (prenotazioni: Terra No-
stra, tel. 070/280537). A Bonorva, all’agriturismo
Coronas (tel. 079/866842), Vittorina prepara: pane a
fittas, una spianata dura tagliata a pezzettini e cuci-
nata con il sugo di pecora o di maiale, pane bollito,
con pecora, patate, cipolle, finocchietti selvatici e
cavolo verza, favata, con il lardo, le ossa, le costine e
Nevio Doz
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SASSARESE
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LA GALLURA
Andrea Campagna
Dici Gallura e pensi subito mare, granito, sughere e vento, che non sono
soltanto paesaggio ma anche modo di essere un popolo,
una civiltà. Dalle coste più famose del mondo ai caratteristici stazzi
dell’interno, una cultura del mangiare diversa anche dal resto
della Sardegna. Suppa cuata, autentica regina della tavola, ravioli dolci,
formaggio fresco e tenere formaggelle di ricotta: i sapori
prevalenti sono discreti e delicati come i modi della gente di qua.
E come il Vermentino, il più nobile dei suoi vini.
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PANORAMA - GALLURA PANORAMA - GALLURA
Gianmario Marras
Gianmario Marras
PANORAMA - GALLURA PANORAMA - GALLURA
Gianmario Marras
Sopra: Rena Bianca è una delle Uno scorcio del campo da golf
spiagge di cui Santa Teresa del Pevero, inserito nella fantastica
di Gallura va giustamente orgogliosa. cornice naturale della macchia
Il candore dei granelli di sabbia mediterranea intorno a Porto Cervo.
riluce in un abbagliante contrasto Il percorso a 18 buche disegnato
con la macchia scura della vegetazione da Robert Trent Jones nel 1972
e il celeste limpido dell’acqua. si snoda per 6107 metri e va coperto
A sinistra: un tempo gli asini erano con 72 colpi; “green” sempre
l’unico mezzo per trasportare in perfette condizioni e servizi
i viveri al faro dell’isola di Razzoli, impeccabili sono il biglietto
nell’arcipelago della Maddalena. da visita di questo prestigioso club.
Oggi una comoda mulattiera
conduce all’edificio squadrato
sovrastante le coste scoscese
e selvagge; da qui si apre
un panorama indimenticabile
sulle Bocche di Bonifacio.
Gianmario Marras
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PANORAMA - GALLURA
Gianmario Marras
Antonio Saba
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GALLURA GALLURA
Gallura
UNA CIVILTÀ DI
CONTADINI E PESCATORI
Dalla sobria cucina contadina degli “stazzi” ai raffinati sapori
del mare cristallino: breve itinerario gastronomico nella terra del Vermentino
DI MANLIO BRIGAGLIA
Dario Sequi
rano tra i più belli al mondo. La Gallura ha colori in- che qua la fa da padrone, compagno abituale dei
credibili, che valgono da soli l’intera vacanza. Il me- sardi e amico delle migliaia di velisti e surfisti che
rito è anche del granito, che regala all’acqua traspa- popolano d’estate le acque galluresi.
renze spettacolari, come spettacolari sono le rocce, Senza capire questo paesaggio non si capisce la Gal- ta da una crosta brillante di formaggio. Franco Fresi, lura ha centinaia di spiagge mai toccate dal piede
giganteschi capolavori naturali e autentiche prota- lura. Che non è solo mare. La Gallura è anche il suo in- poeta gallurese tra i più noti, nato in uno di questi umano. Un tempo c’erano anche le gnàccare, nome
goniste del paesaggio. La quercia da sughero è terno, tutto verde e vallonato, con strade che fanno quieti stazzi, ce ne dà più avanti la ricetta (vedi box locale di quella che gli scienziati chiamano pinna no-
buffi saliscendi lungo i pendii. Lo pun- a pag. 62). La suppa è, come dice lui, il piatto forte bilis: enormi molluschi bivalvi, simili a grandi pale
teggiano le case bianche che si chiamano del pranzo nuziale: e infatti la chiamano anche sup- di fichi d’India, confitti verticalmente sul fondo del
“stazzi” (dal latino statio, luogo dove ci si pa di còju, di nozze. mare più quieto. Chi faceva il bagno al Cannigione,
ferma), cuore dell’azienda familiare che La cucina di mare è scoperta più recente. Certo sino a una trentina d’anni fa, vedeva questa foresta
vive del lavoro dei campi, di allevamen- esisteva da prima, portata soprattutto dalle numero- rameggiare immobile dieci metri più in basso. Del
to del bestiame, del bosco per la legna, se, attive colonie di pescatori (quasi sempre ponze- muscolo si faceva una splendida insalata, il ventra-
della vigna per l’aspro vino, dell’orto per si) che venivano a stabilirsi su queste coste. Il turi- me si friggeva fino a farne un pasticcio piccante, si
le provviste di casa. È da qui, dagli staz- smo, promovendo quei borghi solitari a piccoli para- diceva anche amabilmente afrodisiaco.
zi, dalla vita morigerata e severa dei disi estivi, ha esaltato le pietanze povere di chi vive- Regina del menu di mare è Sua Maestà l’Aragosta.
suoi contadini-pastori, che viene quella va tra reti, palamiti e barche. Lo zimino, per esem- Se n’è pescata tanta, in questi ultimi anni, che la Re-
che chiamano la “civiltà gallurese”. E pio, è la zuppa di pesce, che aveva per ingredienti gione ha dovuto ordinare un periodo annuale di fer-
siccome è anche civiltà del mangiare, tutti i pesci che non potevano an- mo biologico. Un tempo la sua
trae ancora oggi dalla tradizione dello dare sul mercato, ma ottimi per il pesca era centrale nella modesta
stazzo la sua cucina più tipica. sugo. La galletta faceva il resto. economia dei villaggi di pescato-
Sontuoso piatto d’obbligo è la suppa, Questa popolazione abituata ri: velieri venivano a caricarla un
una zuppa che dicono anche cuata, (meglio dire, costretta) a sfruttare po’ dappertutto per portarla a
cioè “nascosta”, pare perché sormonta- ogni angolo del mare si è trovata Genova o, meglio ancora, a Marsi-
anche due delikatessen che hanno glia. La stiva era forata in modo
A sinistra: un tempo in Gallura si producevano un mare di affezionati: le cozze (il da farci passare acqua di mare
le pesche e le angurie più buone di Sardegna. golfo di Olbia ne ospita alleva- sempre fresca: altrimenti l’arago-
Ora è un frutto selvatico come il fico d’India
a dare un tocco mediterraneo alla tavola.
menti che sono tra i più grandi sta, che è animale delicato, avreb-
Pagina accanto, in alto : la Gallura non d’Italia) e i ricci. I ricci sono un be sofferto e alterato il proprio sa-
è solo mare, ma anche dolci e verdi colline frutto di primavera, ma si posso- pore. Allo stesso modo, una volta
Antonio Saba
Antonio Saba
che danno un ricco pascolo agli allevamenti
dell’interno. Pagina accanto, in basso: i dolci no mangiare tutto l’anno. Non te- pescata, in attesa che arrivasse il
galluresi sono un trionfo di zucchero e miele. mono gli inquinamenti, e la Gal- veliero, veniva collocata dentro
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GALLURA GALLURA
Dario Sequi
del pescato, attivava un curioso mer- lunghe a volte anche un metro, che
cato, detto sbrigativamente “delle i galluresi doc non mangiano se
aragoste morte” (leggi piuttosto mo- non sepolte di zucchero e miele.
ribonde). Le si vendeva a prezzo di saldo, sicché pri- Sono un dolce tipico del periodo di Carnevale, ma
ma dell’invasione turistica (che si data per comodità la cucina turistica le ha allungate fino all’estate.
al 1962, anno di fondazione del Consorzio della Costa In verità, il dolce principe del menu estivo è la se-
Smeralda) si poteva mangiare l’aragosta a prezzi più bada o seada (al plurale si aggiunge una esse e fa se-
bassi del pesce “normale”. L’aragosta alla Vernaccia badas, seadas: state attenti a non dire “una sebadas”,
era il piatto che aveva reso famoso un piccolo risto- anche se ormai quest’uso è invalso anche nei came-
rante di Capo Testa, “Da Zia Colomba”. La proprieta- rieri indigeni). Il nome viene da seu, lo strutto con
ria, zia Colomba Muntoni, si è messa a riposo da cui si prepara la pasta che serve a fare una focacci-
qualche tempo: ha più di cent’anni, ma ogni mattina na ripiena di formaggio fresco, possibilmente aci-
va a mungere le vaccherelle e farci una ricottina che dulo, fritta e naturalmente mielata e zuccherata.
offre col miele agli amici che vanno a trovarla. Anche lo stazzo gallurese conosceva un dolce di
Dario Sequi
questo tipo (si chiamava la siata), ma è il turismo
che l’ha fatta atterrare sui tavoli galluresi dai pasco-
li della Sardegna interna.
Finiamo con la frutta. La Gallura produceva un LA GALLURA IN TAVOLA: LA RICETTA DELLA SUPPA
tempo (a Santa Teresa di Gallura, per esempio) an-
gurie e pesche da concorso. Ora è fortuna se arrivano Oggi nei menu dei ristoranti la tenero strato pastoso, frutto della zione di un mestiere) di provata
dai vicini campi del Coghinas o dai frutteti di Arbo- chiamano suppa cuàta, zuppa na- fusione del pane e del formaggio esperienza perché la suppa di un
rea, nell’Oristanese. A voler restare sul locale, si po- scosta, ma prima la si chiamava assieme al sugo e al basilico. matrimonio non poteva essere
trebbe scegliere l’uva: se non altro per rendere semplicemente la suppa. Già pre- La suppa, così fragrante e dorata, che ottima, degna di mintóu, de-
omaggio ai famosi vini, tutti doc e qualcuno anche sente, pare, nel Settecento nella può essere facilmente scambiata gna di ricordo e accomunata alla
dogc, che si fanno tra Tempio – patria di famosi ver- cucina gallurese, rappresenta da per una torta. Di qui, forse, il no- buona sorte degli sposi.
mentini – e Arzachena, dove un’azienda privata fa sempre uno dei piatti più caratte- me di suppa cuàta, quasi dissimu- In Gallura ogni ristorante che si
ottimi rossi per la carne e inarrivabili bianchi, tra cui ristici dell’economia alimentare lata, nascosta alla semplice inter- rispetti può offrire anche oggi
il mitico Capichera, per il pesce. Luras è l’ultima ar- dello “stazzo”. La ricetta è molto pretazione del profano. Tagliata a una buona suppa vecchio stile.
rivata, ma è già nel gruppo di testa con lo splendido semplice: in una teglia dai bordi spicchi, la sostanziosa pietanza Alcuni, meno rispettosi della tra-
Vermentino della cantina Depperu. alti, o in un altro semplice tegame, viene servita calda. Fredda perde dizione, l’hanno voluta “arricchi-
Ma un frutto che, come si dice oggi, intriga molto il sul fondo cosparso di un velo d’o- il 50 per cento del suo pregio, an- re” con carne, pesce, verdure o
visitatore è il fico d’India. Un frutto di piena estate, lio vengono alternati diversi strati che se in alcuni ristoranti viene aromi inadeguati. Altri, pur con-
stagione di climi densi. Cresce a siepe sui muretti di fette di pane rappreso e di for- considerata oggi anche un ottimo servando gli ingredienti giusti,
delle tanche, un trionfo di gialli e di rossi. Ed è gratis. maggio tenero. Tra strato e strato, piatto estivo. tendono a diluirli con brodi più
I galluresi dicono scherzando che al turista piacereb- salsa di pomodoro fresco con fo- Quando i matrimoni si celebrava- abbondanti, fino a ottenere una
be molto di più se qualcuno gli dicesse che, prima di glie di basilico. Il tutto, poi, viene no in famiglia, la suppa costituiva semplice zuppa che ricorda tan-
mangiarlo, bisogna togliergli la buccia spinosa. innaffiato con brodo di manzo e il clou del ricco pranzo di nozze. to la pur gradevole “acqua cotta”
messo nel forno già caldo. Un’ora Veniva chiamata per l’occasione toscana. Altri ancora sostituisco-
In questa pagina: l’estrazione e la lavorazione del sughero e mezzo circa di cottura e i bordi una manista (il termine, che po- no le larghe, sottili fette di for-
in Sardegna, e in particolare nei boschi della Gallura,
garantisce il 90 per cento della produzione italiana di tappi del recipiente vengono superati trebbe anche tradursi semplice- maggio fresco con del pecorino
e di materiale isolante impiegato nel settore edile. Pagina da una crosta dorata e profumatis- mente “cuoca”, sembra avere un piccante grattugiato o parmigia-
accanto: un vigneto in Gallura. Con gli ottimi Vermentini
Dario Sequi
e il celebre Capichera, la zona si è conquistata un posto sima sotto la quale si è formato un significato più ricco dell’indica- no a cubetti. (F.F.)
di tutto rispetto nella produzione vitivinicola isolana.
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GALLURA GALLURA
Ristoranti
C
consiglia di prenotare. Vini della casa. Ad Aglientu, l’agriturismo Stazzu Vintura, sulla
Ad Arzachena all’agriturismo Lu Branu dei fratel- strada Castelsardo-Santa Teresa di Gallura, in loca-
onsigliamo qui qualche ristorante di tradizione: gnocchi casarecci, ravioli, tagliatelle. li Columbano, sulla strada per Palau (tel. lità Lu Colbu, a 35 chilometri da Santa Teresa di Gal-
città e qualche agriturismo. Esclusi dal- Cacciagione, pesce e vini locali. Anche alla trattoria 0789/83075), si servono tutti i piatti galluresi antichi. lura (cell. 339/5661395), offre tutti i piatti tradiziona-
l’elenco, perché segnalati in qualsiasi Da Bisson in via San Luca (cell. 339/6424117) piatti Vini della casa (da visitare!). In territorio di Arzache- li della campagna gallurese, compresi quelli prodot-
buona guida, i ristoranti più noti, tra cui ne ricor- tipici galluresi e vini locali. na ricade per intero il comprensorio della Costa Sme- ti dal formaggio fresco (casgiu furriatu, mazzafrìssa,
diamo solo tre che per noi sono i migliori in assolu- Tra gli agriturismo, citazione d’obbligo per L’Agna- ralda. Se non volete spendere un occhio della testa, ghjuncata). Ottimo pesce. Meglio prenotare.
to: quello dell’albergo Gallura a Olbia (vedi box p. ta ideato da Fabrizio De Andrè e ora condotto dalla fate un salto al residence Capriccioli dove Francesco A Badesi, specialità marinare e campagnole della
61); il Canne al vento (tel. 0789/754219) di Franco moglie Dori Ghezzi e dai figli. Si trova a 15 chilometri Depperu vi accoglierà con cortesia e savoir faire sul- vecchia e nuova Gallura al ristorante Li Scaletti (tel.
Mannoni a Santa Teresa di Gallura; e La Gritta da Tempio, a 7 dal bivio a destra sulla Tempio-Oschi- la spiaggia che molti considerano la più bella di tut- 079/684710). Ottimi i vini locali.
(tel. 0789/708045) di Beniamino Amore a Palau, af- ri. Paste e carni della cucina sarda tradizionale, e vini
facciato su Porto Raphael e lo splendido panorama locali. Meglio prenotare (tel. 079/671384).
IL MENU DI RITA DENZA: PRODOTTI LOCALI, PROFUMI “DIVERSI” E TANTO AMORE
della Maddalena. Ad Aggius, paese il cui paesaggio granitico vale
A proposito di Palau, vale una visita la magica ro- da solo una vacanza, la pizzeria-trattoria Calimero, Rita Denza (nella foto), all’albergo re. Poi lo sanno tutti che cerco i
mantica atmosfera dell’hotel Capo d’Orso (tel. in centro (tel. 079/620297), propone specialità gallu- Gallura di Olbia (in corso Umber- prodotti uno per uno e vado per
0789/702000), in località Cala Capra. Nel suo risto- resi ed è l’unico locale in Gallura dove si cucina l’a- to I, tel. 0789/24648), imbandisce campi a scoprire erbe che forse
rante vengono profuse a piene mani qualità, cortesia sino in tutte le ricette. Vini locali. Tra gli agrituri- la tavola più raffinata non solo non sono neanche negli atlanti
e professionalità. Caratteristica che si ripete in tutte smo Il Muto di Gallura di Gianfranco Serra, ad un della Gallura ma, a detta di molti botanici. Pensa che adesso a Mu-
le strutture del gruppo Delphina, in particolare al chilometro da Aggius andando verso Tempio (tel. gourmet, di tutta la Sardegna. ravera, all’altro capo dell’isola,
Cala di Falco di Cannigione, alle Dune di Badesi e 079/620559). Pietanze rigorosamente locali. Tra le Cuochi per caso non si nasce. c’è un signore svizzero che alleva
al Torre Ruja dell’Isola Rossa. carni troneggia il cinghiale. Piatto principe la suppa Napoletana di lontana origine, in un suo vivaio tutte le erbe me-
A Tempio, bella cittadina alle falde della catena cuata. Sempre aperto (si consiglia di prenotare). Vi- suo nonno Giuseppe fu uno de- diterranee col sistema biologico.
del Limbara, il ristorante tipico (e bar) Caffè Ga- ni locali. A Calangianus il ristorante La Quercia, in gli ultimi monsù, come si chiama- Il mio menu cambia con le stagio-
briel, in via Mannu 43 (tel. 079/633601, aperto tutto via Tempio (tel. 079/660752) offre tutti i piatti della vano i grandi chef di cucina delle ni. In questo periodo comincio
l’anno), propone cibi strettamente locali, d’antica tradizione gallurese. famiglie aristocratiche: servì i con un’insalatina di campo con
Dario Sequi
A Sant’Antonio di Gallura il ristorante La Pi- Ruffo di Calabria, i Ruffo di Ba- crocchettine di spigola condite
traia di Angelo ed Arcangela (tel. 079/669381- gnara, i Lanza di Trabia, gli Spa- con olio e mosto d’uva (me lo
0789/43911) offre tutte le specialità della cucina da Potenziani. Suo padre Angelo portano da Berchidda, è più pro- Se non vuoi l’arcobaleno di dolci
tradizionale gallurese riproposte con molto buon era primo chef dei vagoni letto. fumato dell’aceto balsamico), e sardi che compro di paese in pae-
gusto da uno chef d’eccezione. Vini locali ma non Fu lui che nel 1923 venne ad Ol- rana pescatrice al profumo d’a- se, propongo un gelato di riso con
solo. Tra gli agriturismo, gode di meritata fama l’a- bia per gestire l’albergo Italia. rancia. Come primo, tagliolini ai frutti rossi. Ma perché non una ri-
zienda agricola-agriturismo Li Licci, che si trova Quando le bombe del ’43 distrus- ricci e un risottino ai carciofi sel- cottina all’abbamele, frutto ultimo
sulla strada Luras-Olbia, in prossimità del piccolo sero l’hotel Pausania, lo comprò, vatici in profumo di limone. del favo di miele? Vino di Tempio,
centro di Priatu (tel. 079/1665114). Tutte le tradizio- lo restaurò e nel 1948 lo riaprì col Dopo un sorbetto al basilico, rico- oppure il Vermentino di Depperu
nali specialità galluresi. Si privilegia la suppa cuata nuovo nome di Gallura. perto di salsa di limone, restando di Luras o i vini di Argiolas, che
e, tra le carni, il porcetto. Ottimi antipasti di pro- “I segreti della mia cucina? Nes- sempre sul pesce, filetti di San vengono dal Campidano. E per fi-
sciutto locale. Vini della casa. Sempre a Priatu me- suno. O meglio, tre regole: solo Pietro sauté all’olio di frantoio, nire, una grappa sottile o il mirto
rita una sosta l’albergo-ristorante-bar Montenero prodotti locali e solo freschissimi; serviti con salsa agrodolce di ci- che fa solo per noi il signor Franco
da Vittorio e Antonello (tel. 079/665104) che propo- secondo, fare qualcosa di diverso polle di Ozieri; lo accompagno Manca, 96 anni pieni. Il limoncello?
con i profumi ‘diversi’ della Sar- con un tortino di borragine, fin- Ora c’è anche quello, ma lo servia-
A sinistra : in Gallura non è difficile trovare un ristorante
Dario Sequi
dall’atmosfera calda e accogliente dove gustare le migliori degna; terzo, metterci tanto amo- ché la stagione ce la lascia. mo col miele di Muravera”.
specialità della gastronomia locale.
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Dario Sequi
I LIQUORI DI SARDEGNA
Dario Sequi
deri del proprio palato. In fondo, farsi
DI EMILIANO FARINA qualche litro di buon liquore di mirto
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I LIQUORI DI SARDEGNA
Adriano Mauri
Se oggi il mirto è senza quanto questi saporito, an-
dubbio considerato uno dei che se meno celebre.
simboli della terra di Sarde-
gna, i prodotti della tradizione liquoristica isolana Sopra: bottiglie di mirto prodotte su scala industriale.
Il liquore, un tempo specialità solo casalinga, viene oggi
non si fermano certamente qui. Impossibile non esportato con successo dalle aziende isolane nel resto
aver mai sentito parlare del fil ’e ferru o abbardente, d’Italia e nel mondo. Sotto: fiori di mirto, utilizzati
l’acquavite tipica dell’Oristanese e delle zone pasto- nel medioevo per produrre un profumo detto “acqua
degli angeli”. Della pianta, di cui sin dall’antichità
rali, ottenuta dalle vinacce pregiate e chiamata così si apprezzavano le proprietà medicamentose, nulla va sprecato:
(letteralmente: “fil di ferro”) perché nel Settecento i dalla macerazione delle bacche in alcol con l’aggiunta
di acqua e zucchero si ottiene il classico liquore; le foglie
distillatori clandestini interravano gli alambicchi vengono lavorate con lo stesso metodo per ricavare il liquore
per non farli cadere nelle mani dei finanzieri. Per ri- di mirto bianco e vengono utilizzate in molti piatti.
Dario Sequi
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IL NUORESE
Andrea Campagna
Territorio eterogeneo, il Nuorese: vi confluiscono zone geografiche
e culture diverse. Unificate però dai sapori forti e genuini della cucina
agro-pastorale, che trae dalla terra e dal ritmo delle stagioni
i suoi principali piatti. Il porcetto arrosto, la pecora bollita, i salumi
e le innumerevoli varietà di pecorino, il mitico Cannonau:
segni d’una cultura antica che non cessa di elargire generose emozioni.
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PANORAMA - NUORESE PANORAMA - NUORESE
Antonio Saba
PANORAMA - NUORESE
Gianmario Marras
Nevio Doz
Sopra: le caratteristiche stradine del quartiere di Sa Costa, a Bosa, si inerpicano fino al castello dei marchesi Sopra: scena di vita agreste nelle campagne di Orgosolo, ai piedi del Supramonte. In questa zona sono diffusi
Malaspina. Grazie alla favorevole posizione nella fertile valle del Temo, la cittadina sulla costa occidentale della Sardegna i vigneti di Cannonau, da cui si ricava il tipico vino corposo della zona. Sotto: i murales dipinti
vanta una storia millenaria, scritta nei suoi monumenti. Sotto: Cala di Luna, nel golfo di Orosei. Questo scenario sulle caratteristiche case basse di pietra a Orgosolo, nella Barbagia di Ollolai, raccontano le vicende
che rievoca i mari del Sud “nasconde” nei canali sommersi della costa gli ultimi esemplari di foca monaca. di questo centro agricolo e delle ingiustizie subite dai suoi abitanti.
Gianmario Marras
Gianmario Marras
PANORAMA - NUORESE PANORAMA - NUORESE
Gianmario Marras
Nevio Daz
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Nuorese
DALLA CUCINA
DEI PASTORI
A QUELLA DEL MARE
Piatti scanditi dall’alternarsi delle stagioni nelle zone dell’interno,
fragranti prodotti del mare sulla costa: il tutto arricchito da una forte
identità e da una meravigliosa ospitalità
DI LUCA URGU
Nevio Doz
P
“
ane e casu e binu a rasu” (pane, formaggio e
vino in abbondanza), recita un detto sardo.
Un’espressione che spiega bene il rapporto
dei sardi, in particolare quelli dell’interno, con il cibo.
Un’alimentazione semplice ma ricca al tempo stesso
per varietà di prodotti e ricette che ogni singola zona
cottura: dagli arrosti fumanti (il celebre maialetto
da latte di pochi chili – 5 o 6 è il peso ideale – l’a-
gnello, il capretto) fino ai dolci è un mondo fatto
d’infinite varietà, che hanno nelle singole comunità
nomi differenti, così come sono differenti le tecni-
che e le modalità di preparazione.
falò accesi nelle piazze, e su filindeu. Piatto davvero
unico, quest’ultimo: preparato dalle donne in occa-
sione di una delle feste più partecipate e antiche del-
la Barbagia, San Francesco di Lula (nell’omonimo
santuario di campagna a una trentina di chilometri
dal capoluogo, ai piedi del maestoso e bianco Mon-
è in grado di offrire. Molte di queste davvero anti- Il Nuorese è anche il regno dei salumi, prodotti da talbo), viene offerto ai devoti che a piedi e a cavallo
che: tramandate di generazione in generazione, con- millenni con maestria artigiana: da non perdere il raggiungono il luogo di preghiera. Tra i primi piatti,
tinuano a conservare immutati sapori che hanno re- prosciutto di Desulo, Fonni e Oliena, le salsicce e i sa- accanto ai classici culungiones, ravioli ripieni di for-
sistito alla modernità imperante di cibi precotti, ve- lumi di Irgoli, dove tra l’altro esiste un salumificio in- maggio o ricotta, vanno poi ricordati sos maccarrones
loci e senza gusto, all’insegna di una completa omo- dustriale con un buon export. Salati e debitamente de busa, bucatini di pasta fresca fatti a mano, e l’im-
geneizzazione e annullamento delle singole iden- stagionati, introducono il pasto delle zone interne as- mancabile pane frattau che da antico piatto pastorale
tità. È proprio l’identità che nel Nuorese rimane un sieme alla squisita frue o frughe, latte cagliato di peco- è diventato oggi uno dei simboli classici della gastro-
punto forte: nella lingua come nelle tradizioni e nel ra, da servire freschissimo. nomia di questa area.
folclore, e naturalmente in cucina. Terra di pastori e contadini, si diceva: per questo Se la cucina delle zone interne è povera e sempli-
Un territorio senza dubbio eterogeneo, il Nuore- ha una cucina semplice in cui sono naturalmente le ce, non altrettanto si può dire di quella di mare. Un
se: in esso confluiscono zone geografiche (Mandro- stagioni e il ciclo di vita degli animali a suggerire pie- mare ancora generoso, che ai non numerosi pescato-
lisai, Barbagia, Sarcidano, Marghine e Planargia) e tanze e accostamenti. Piatti semplici ma gustosissimi, ri della provincia offre i suoi prodotti sia sul piccolo
culture diverse, ognuna con peculiarità sue proprie, cucinati in occasioni particolari tratto di costa occidentale che
in grado da sole di fare scuola, ma anche con alcune quali le numerose feste pagane su quello di levante: si va da
caratteristiche comuni capaci di rispecchiare a tavo- e religiose; piatti da popolo, da quell’autentico luogo incanta-
la quella che è stata e che continua ad essere la sua offrire a tutti, all’insegna di to che è Bosa alle caratteristi-
economia prevalente, essenzialmente pastorale e un’ospitalità che da queste che calette del golfo di Orosei
agricola. Ovunque dominano sapori forti e genuini parti fa del visitatore un amico e di Calagonone, la “residen-
Antonio Saba
che per essere gustati a fondo devono essere consu- al quale offrire sempre il me- za estiva” di Dorgali. Luoghi
mati nel territorio dove sono prodotti, rispettando glio che si possiede. magici, ricchi di insenature e
usi, tradizioni e rituali ancora in uso. Zuppe e minestre hanno di baie su cui cadono a picco
Tra le prelibatezze offerte dalla cucina delle zone interne Un’economia pastorale e agricola è essenzial- spesso un significato di forte le propaggini calcaree del
del Nuorese è d’obbligo provare su filindeu, una minestra
fatta con pezzi di pane carasau e formaggio fresco filante,
mente una cucina di terra, che trae dal territorio e simbolismo rituale. Rivestono Gennargentu, come in pochi
così come i maccarrones de busa, bucatini di pasta fresca attraverso il ritmo scandito dall’alternarsi delle sta- da sempre un ruolo simile a posti al mondo accade.
fatta a mano (sopra) o, se preferite, i saporiti culungiones, gioni i suoi principali piatti. Piatti che spesso na- Nuoro fae e lardu (fave e lar- Bosa è la capitale indiscus-
ravioli ripieni di ricotta (pagina accanto, in basso); tra i secondi
Nevio Doz
non può mancare, naturalmente, il porcellino da latte scono e si consumano all’aria aperta, aromatizzati do), preparate dal 17 gennaio sa della cucina di mare, in
allo spiedo, piatto-emblema dell’isola (pagina accanto, in alto). con erbe e foglie degli stessi rami che alimentano la per Sant’Antonio abate con i questa zona. Almeno due le
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NUORESE NUORESE
sue ricette caratteristiche: una, popolare e antichis- muggini arrostiti coi fumi di una tipica erba palustre,
sima (si dice risalga addirittura all’epoca fenicia), è le orate, le spigole, le aragoste. A Orosei e a Galtellì, a
s’azada, il gattuccio di mare cucinato come solo qui Posada e a Siniscola, primi e secondi piatti conserva-
in riva al Temo si fa. L’altra è l’aragosta, pescata in no la tradizione millenaria e l’immutata qualità delle
questo mare aperto e generoso nelle miglia di costa materie prime. Ma il piatto più tipico, da queste par-
che vanno da Bosa su fino ad Alghero. Ma quando si ti, è un dolce dalle strane caratteristiche: sa pompìa,
parla di Bosa non si può non citare la sua Malvasia, un ibrido fra un pompelmo e un arancio che cresce
un autentico gioiello dell’enologia italiana: vitigno solo a Siniscola e che si fa bollire a lungo, per poi es-
antichissimo, anch’esso a quanto pare di origine fe- sere melassato con miele di corbezzolo. Un’autentica
nicia, che solo in questo territorio, in questa terra rarità dal gusto indimenticabile.
bianca e salmastra di Planargia, riesce a dar vita a Tra i dolci spiccano gli amaretti, a base di mandor-
un vino paglierino indicato per dessert ma perfetto le, zucchero, scorza di limone e bianco d’uovo, molto
Antonio Saba
anche per accompagnare, invecchiato, i dolci a base apprezzati per il gusto delicato e per la loro soffice
di mandorle. consistenza. E sempre a proposito di dolci, forse non
La gastronomia agropastorale prevale anche nella tutti sanno che a Fonni si consumano ogni giorno cen-
regione a nord-est di Nuoro, le cosiddette Baronie, tinaia di migliaia di uova nelle diverse fabbriche di
oggi coniugata con i prodotti dello splendido mare savoiardi. Il biscotto fonnese viene prodotto in quan-
che ne lambisce le coste. Così insieme ai formaggi, ai tità industriali senza perdere un briciolo della qualità
Nevio Doz
funghi, agli arrosti di pecora e di maiale, tipici dei artigianale, e copre in ogni zona dell’isola ma anche
paesi di montagna, è frequente trovare i saporitissimi sul mercato esterno una domanda crescente di bontà.
Nevio Doz
delle fatiche quotidiane con la mi- divisione del lavoro funziona per- carasau, il cui nome deriva da carasare, che significa tostare.
glior soddisfazione che un ristora- fettamente. Un sistema ben collau- Al centro è riconoscibile un pani frattau.
tore può chiedere: i complimenti dato, con ruoli ben definiti, ha ne-
della gente che arriva un po’ da gli ultimi tre anni decretato il suc-
tutte le parti grazie al passaparola. cesso del locale, con clienti che ar-
Nessuna strategia di marketing rivano da ogni parte dell’isola, me-
può infatti sostituire i buoni piatti, ta naturalmente anche dei turisti
serviti con il giusto mix di tradizio- italiani e stranieri nei mesi estivi.
Antonio Saba
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Antonio Saba
Ristoranti
IL MEGLIO IN TAVOLA
Da Nuoro a Oliena, da Orgosolo a Bosa:
i luoghi dei sapori di una cucina a diretto contatto
con il territorio e le tradizioni contadine
DI LUCA URGU
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NUORESE
Antonio Saba
le ricette classiche della tività di trekking nei paesaggi
tradizione delle zone inter- mozzafiato della vallata di La-
ne, insieme ad alcuni primi naittu, in pieno Supramonte,
e secondi piatti nati dall’estro fertile e dall’inventiva non trascuri l’hotel-ristorante Enis Monte Maccione
dei suoi chef. Un’altra scelta “di gusto” è il ristoran- (tel. 0784/288363) dal nome della splendida altura
te Ciusa (viale Ciusa 55, tel. 0784/257052): ricette ti- dove si trova la struttura, immersa nel verde, e il ri-
piche “rivisitate”, pasticceria di produzione propria, storante Sa corte (tel. 0784/285313), all’inizio del pae-
ampia scelta di vini, regionali e nazionali. se per chi arriva da Nuoro. Proprio questi ristoranti si
Il vicino paese di Oliena meriterebbe uno spazio sono resi protagonisti di un’interessante iniziativa in
tutto per sé, per la ricchezza di iniziative e di propo- grado di unire in maniera davvero intelligente lette-
ste esistenti. Accanto al celebrato hotel-ristorante Su ratura ed enogastronomia: i “menu deleddiani”. Pro-
Gologone (tel. 0784/287512), fondato dal mitico Pep- pongono ricette succulente e saporite descritte nelle
peddu Palimodde e gestito ora con lo stesso slancio opere di Grazia Deledda, alcune cadute in disuso o
dai suoi eredi, uno spazio particolare se l’è meritata- addirittura dimenticate e ora felicemente valorizzate
mente guadagnato il Cikappa,, di Cenceddu e Killed- grazie alle testimonianze orali degli anziani del paese
du. Situato in via Martin Luther King 2 (tel. e alle abili mani di questi cuochi. A fine pasto, dopo
0784/289024), in pieno centro storico, si fa apprezzare aver assaporato il classico bicchierino di mirto o di ac-
per alcuni piatti tradizionali riportati ad antico splen- quavite, come digestivo ci si porta a casa anche un ro-
dore dalla sapienza della cuoca, ma anche per l’am- manzo della scrittrice sarda.
biente decisamente familiare del locale. Locale dalla Da Oliena a Orgosolo, con il suo paesaggio altrettan-
buona cucina di terra, ma a richiesta anche di mare, to affascinante, il passo è breve. Visitatissimo durante
che riesce ad abbinare bene l’”involucro” al contenu- tutto l’anno, per via del suo centro abitato colorato dai
to è il ristorantino Masiloghi di Gianfranco Maccaro- murales di denuncia sociale sulle vecchie abitazioni, è il
ne (via Galiani 68, tel. 0784/285696): ambienti caldi regno della cucina pastorale, dai sapori forti come su
color pastello sono la base del piacevole arredo, arric- zurrete (sanguinaccio di pecora) o sa cordula (interiora di
chito dalle tradizionali cassapanche in legno intarsia- pecora). Non a caso proprio a Orgosolo ha preso piede
to. Proprio di fronte, da un paio d’anni, opera il primo con successo una forma nuova di ristorazione, il pranzo
winebar della zona, il Managheri (tel. 0784/286035), coi pastori, con arrosti allo spiedo e carni fumanti cuci-
nate all’aperto negli ovili ai piedi
del Supramonte, dove si trovano i
pascoli migliori. Antonio Rubanu è
stato il primo, diversi anni fa, a dare
inizio a questa attività, che in qual-
che modo ha anticipato il boom de-
gli agriturismo in tutta l’isola.
Nevio Doz
Se si preferisce mangiare seduti comodamente a ta- Dalla Barbagia alla Baronia i sapori si addolcisco-
vola, ai Monti Blu (tel. 0784/401135) si è davvero in no e l’influenza marina pervade anche la cucina
buone mani: quelle di Battistino Menneas, 38 anni, chef proposta da molti locali, come Dal Pescatore di Ca-
e proprietario del bel locale, situato in pieno centro sto- lagonone (tel. 0784/93386) e Su Barchile di Orosei
rico. Uno che ha imparato l’arte nei locali della costa e (tel. 0784/98879). Pesce fresco di stagione e un buon
che ha poi deciso di aprirne uno tutto suo in paese. servizio anche a Bosa, all’hotel-ristorante dei fratel-
Carne o pesce, sempre freschissimo, il risultato finale è li Mannu (tel. 0785/375307) e all’hotel-ristorante Sa
sempre più che soddisfacente. Sulla strada che da Or- Pischedda (tel. 0785/373065), all’interno di un bel
gosolo porta al Supramonte, il ristorante Ai Monti del palazzo storico all’ingresso della graziosa cittadina
Gennargentu (tel. 0784/402374) abbina un suggestivo in riva al Temo.
scenario naturale alla cucina più tipica della Barbagia. Davvero interessante e degna dunque di una
A Gavoi, bella località sulle rive del lago di Gusa- particolare segnalazione è infine la formula che in
na, due locali si contendono il primato del piacere tutta la provincia sta prendendo piede, con notevo-
di gola. Uno è l’osteria Borello, in via Repubblica le gradimento da parte dei visitatori: una vacanza
(tel. 0784/53741), l’altro è il Santa Rughe in via Car- tranquilla a diretto contatto col territorio e con il
lo Felice 2 (tel. 0784/53774), in pieno centro storico. “calore” della gente del posto. Tutto questo propo-
Sapori decisi di montagna, con funghi e carni sapo- ne la giovane associazione Sardegna Bed & Break-
rite cucinate semplicemente arrosto o ingentilite fast (tel. 0784/285640), da qualche mese riconosci-
con le erbe, sono le carte vincenti bile con un marchio tutto suo, al
dei due locali. Un’ampia carta dei cui interno operano una cinquan-
vini, sia regionali che nazionali, tina di famiglie che aprono con
completa l’offerta. un sorriso la propria casa ai visi-
A Fonni, che coi suoi 1000 metri è tatori più “curiosi”.
il paese più alto della Sardegna, i
piaceri della cucina si possono assa- A sinistra: su prattu de cassa (il piatto
della caccia) è la specialità del “Cikappa”
porare ad alta quota nel ristorante di Oliena; comprende vari tipi
Su Ninnieri di Mario Crobu, a po- di selvaggina e verdure miste, il tutto
Antonio Saba
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L’ OGLIASTRA
Andrea Campagna
Isola nell’isola, questo lembo di terra antica custodisce
il gusto dell’ospitalità e i sapori di una cucina che non ha uguali
nelle altre parti della Sardegna. Dagli aspri strapiombi
del Gennargentu alle inarrivabili calette della costa i profumi delle erbe
aromatiche, dei ravioli alla mentuccia e dei pecorini
inseguono il visitatore, come tentazioni cui è difficile resistere.
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PANORAMA - OGLIASTRA PANORAMA - OGLIASTRA
Gianmario Marras
PANORAMA - OGLIASTRA
Gianmario Marras
Gianmario Marras
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PANORAMA - OGLIASTRA
Gianmario Marras
Antonio Saba
Sopra: gli altopiani calcarei noti come “tacchi”, nei pressi di Ulassai. Queste formazioni carsiche Sopra: Barisardo, sorta in posizione arretrata rispetto alla costa per paura delle incursioni piratesche, deve oggi
di grande interesse geologico trasformano la zona nel cuore dell’Ogliastra al mare la sua fortuna; la tradizione agricola e artigianale dell’antica Barì ha ceduto il passo
in un paesaggio quasi dolomitico. Sotto: Lanusei, capoluogo dell’Ogliastra, con le sue piazze a una ricca vocazione turistica. Sotto: il rigoglioso bosco di Santa Barbara, nei pressi di Villagrande Strisaili.
ordinate e gli edifici storici si contrappone alla natura selvaggia che la circonda. Nella macchia mediterranea si trovano resti archeologici di età nuragica e prenuragica.
Gianmario Marras
Gianmario Marras
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OGLIASTRA
Ogliastra
SELVAGGIA
no come sentinelle nei picchi più alti dell’isola. Venti-
tré paesi, tutti in provincia di Nuoro, appena 60 mila
abitanti, attraversata da quel trenino verde che si ar-
rampica sui costoni in uno scenario da Far West d’Eu-
Alla ricerca dell’elisir di lunga vita in una terra antica ropa che meravigliò lo scrittore inglese David Herbert
Lawrence, l’Ogliastra ha una storia millenaria scritta
che si estende tra il Gennargentu e il Tirreno nelle vigne strappate alla montagna dove regna il ros-
so sardo per eccellenza, il Cannonau, e nelle erbe odo-
DI LELLO CARAVANO
rose brucate da pecore e capre che danno carni sapori-
te e formaggi da Nobel gastronomico. Dietro le ricette
C
che si tramandano di madre in figlia c’è la vita di un
popolo di contadini e pastori.
i deve essere un elisir di lunga vita nasco- pa. Il miracolo è figlio di un popolo che ha vissuto un Gli ingredienti alla base dei piatti più genuini e
sto in questa terra che si distende come un lungo isolamento, di montagne e pascoli che profuma- caratteristici sono spesso quelli “poveri” che la terra
anfiteatro dalle rocce rosse di Arbatax fino no di timo e serpillo, di una terra che da capo Bellavi- offre: patate, cipolle, spezie, accanto ovviamente ai
Antonio Saba
ai vigneti secolari della valle del Pardu e agli ultimi sta ai Supramonti è tutta un tesoro di natura. Forse è il formaggi e alle carni. La tradizione ogliastrina ha so-
ovili sotto le vette del Gennargentu. Ci deve essere un frutto di prodotti che non hanno visto né chimica né prattutto la forma dei culurgionis, i fagottini di pasta
segreto, se gli scienziati di mezzo mondo si sono sco- Ogm, di un’alimentazione che non conosce contamina- – primo piatto del menu tipico – riempiti con patate,
Pagina accanto: capre al pascolo nell’entroterra ogliastrino.
modati per capire il miracolo racchiuso nel Dna di uo- zioni, neppure in tempi di turismo in forte crescita ma formaggio, aglio o cipolla. E poi con la mentuccia di Le voci più importanti dell’economia sono la pastorizia
mini e donne ogliastrini, celebrato persino sulle pagi- rispettoso della qualità ambientale. fiume. Ma attenzione: ogni paese ha la sua variante, e l’allevamento, oltre alla produzione casearia e vinicola.
ne del prestigioso Times. Tra questi boschi e valli si è È un turismo attratto da una terra selvaggia e incon- tanti culurgionis quanti sono i campanili. La menta, Qui sopra: su casu axedu, formaggio tipico ricavato
da una cagliata acida senza sale che in tavola dà il suo meglio
tramandato un patrimonio genetico unico che è diven- taminata, con un fronte costiero di quasi 80 chilometri appunto. Irrinunciabile a Seui, Perdasdefogu, Bari- abbinato con il miele. In basso: gli immancabili culurgionis,
tato oggetto di ricerca internazionale. E che potrà forni- che si affaccia sul mar Tirreno, le bellissime calette di sardo, Lanusei, con una raccomandazione: possibil- ravioli di patate dal caratteristico profumo di menta.
re indicazioni sulla cura di alcune malattie e sul miste- Baunei e le lunghe spiagge bianche di Barisardo, Tor- mente va raccolta la mattina presto e subito impa-
ro della longevità che qui tocca i vertici più alti d’Euro- tolì e Gairo, le foreste demaniali di Seui, le grotte, i stata con patate e formaggio. Niente mentuccia in- Ma ci sono altri tipi di coccoi (per esempio, quella
vece a Ierzu, Baunei, Arzana. Non si tratta di bizzar- ripiena di zucca o porri, una specie di piadina servi-
rie del gusto: si usava ciò che offriva la terra. Una ta ancora oggi su foglie di vite), c’è su civarxeddu pre-
volta il condimento principe dei culurgionis era il nu di Seui, ci sono le minestre di mentuccia o finoc-
pecorino stagionato; oggi sono arricchiti col sugo di chietto e casu ‘e fitta (il pecorino in salamoia), tutti
pomodoro ma c’è chi li propone con successo anche piatti che figurebbero nella lista Slow Food dei sapo-
cotti su una leggera brace. ri da salvare. Intanto ci hanno pensato le donne a tra-
Erano piatti che scandivano un tempo i ritmi di una mandare la tradizione di cibi considerati, fino a qual-
società agropastorale. Il turismo era ancora un mirag- che anno fa, troppo poveri per finire sulle tavole del-
gio, non c’erano gli alberghi a quattro stelle, non c’era il le vacanze. Oggi invece i turisti non vanno solo a cac-
porto di Arbatax, non c’era l’aeroporto dove oggi atter- cia di calette solitarie ma anche di sapori genuini.
rano i charter provenienti dalla Germania e dalla Sviz- Così la cucina dei nonni è finita nei menu di molti ri-
zera. Dal mare ci si teneva lontani, si viveva solo di alle- storanti, trattorie, aziende agrituristiche, dalle coste
vamento, di olio e di vigne. E nulla andava sprecato. Se di Barisardo e Gairo ai boschi di Villagrande e Arza-
avanzava, l’impasto dei culurgionis si na, dal mare di Arbatax agli altopiani
utilizzava per un’altra prelibatezza, sa di calcare sopra Baunei e Urzulei.
coccoi prena, una sorta di focaccia farci- Cibi che sembrano esaltarsi in quella
ta. Le donne la preparavano per i ma- nuova frontiera del gusto rappresen-
riti che si trasferivano in campagna a tata dalle escursioni nei paradisi
curare gli animali: pasti freddi che ogliastrini, tra spiagge nascoste, un
riempivano le bisacce con il formaggio tempo regno della foca monaca, gole
e il pistoccu, il pane da accompagnare da brivido, falesie e sentieri del Su-
al prosciutto e al guanciale dopo aver- pramonte a picco su una costa salvata
lo ammorbidito con l’acqua dei torren- dal cemento: sono diventati una tradi-
Antonio Saba
ti che scendono dal Gennargentu o zione i pranzi e le merende organizza-
dalle sorgenti dei Supramonti. ti dalle associazioni di guide ambien-
Dario Sequi
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OGLIASTRA OGLIASTRA
tali a base di pro- girandole e rigirandole sulla brace per ottenere una buzzare gli occhi ai viaggiatori dell’Ottocento, convinti
Antonio Saba
sciutto, ricotta e cottura lenta e omogenea. Non si può non parlare del di trovarsi di fronte a un curioso caso di geofagia. Ma
lattuga col miele, capretto arrosto, al centro di indimenticabili sagre esti- questo è anche il regno delle patate, ingrediente princi-
pecorino arrosto, ve, la carne per eccellenza della terra degli olivastri. pe di tanti piatti ogliastrini. Ad Arzana, la Pro Loco Sic-
pane moddixina, E quando si parla di carne e di formaggi, le guide caderba, impegnata con passione a recuperare tradizio-
olive, Cannonau. gastronomiche invariabilmente rimandano al rosso ni culturali e gastronomiche, punta alla valorizzazione
Alimenti geneti- d’Ogliastra. Il Cannonau ha segnato la storia di queste del tubero per eccellenza. “Vogliamo rilanciare la pata-
camente non mo- colline, inondate di sole e riparate dal maestrale. Una ta del Gennargentu – spiega il medico Raffele Sestu,
dificati in simbio- tradizione millenaria, curare la vigna, a cui gli anziani presidente dell’associazione. Sopra i 1200 metri cresce
si con una natura non rinunciano: è facile vederli ancora oggi indaffarati solo sul versante arzanese, attorno agli ovili, dove tutto
che non ha subìto con zappa e cesoie tra i filari di Ierzu, Cardedu, Loce- è biologico, bagnata dall’acqua delle sorgenti purissi-
Antonio Saba
contaminazioni. ri, Gairo, Osìni. Già nel 1500 i testamenti dei proprie- me. Ci stiamo gemellando con Tropea, un gemellaggio
Prodotti che una tari ierzesi notificavano la suddivisione della vigna e nel segno di cipolle e patate. Dobbiamo specializzarci e
volta viaggiavano degli utensili necessari per produrre il Cannonau. Og- puntare su questi prodotti.” E dopo l’iniziativa “Erbe
insieme con pastori e viticoltori sul trenino diretto in gi la tradizione è portata avanti dalle tre principali tintorie e colori” con lo stilista Missoni, quest’anno
Campidano o costituivano oggetto di scambio con i cantine del rosso rubino per eccellenza: a Cardedu, la Pro Loco punta su erbe e profumi. Erbe aromati-
barbaricini, che attraversavano a cavallo il valico di Perda Rubia e Vitivinicola Alberto Loi; a Ierzu, Anti- che che danno carni e formaggi saporiti, ma che pos-
S’arcu de su Mullone (un mucchio di pietre che indica chi Poderi (proprio a Ierzu, accanto alla cantina socia- sono avere un ruolo importante anche nell’industria
i confini comunali) nel Gennargentu per riempire gli le, che raccoglie i viticoltori della zona, è possibile vi- della moda e delle essenze.
otri di pelle col vino ogliastrino. Ma erano anche mer- sitare le vecchie “stanze” del vino, di Vittorio Demur- Dalla montagna arrivano le radici agropastorali, ma
ce per il baratto da un capo all’altro della terra degli tas, Giovanni Muceli, Giovanni Contu). “Usiamo tec- ormai da anni l’Ogliastra ha finalmente riscoperto il
olivastri: una botte di “rosso” in cambio di olio, latte e niche di produzione artigianali, rispettose della tradi- suo magnifico mare. E così le influenze marinare caglia-
formaggio per pagare il pascolo. zione e della cultura ogliastrina – afferma Renato Me- ritane e ponzesi – i primi pescatori sbarcati sulla costa
Oggi formaggi, vini, culurgionis vengono imbarcati reu, titolare della Cantina Perda Rubia, la più antica, di Arbatax arrivarono dalla costa campana – si fanno
nelle stive degli aerei in partenza da Tortolì carichi di visitabile su appuntamento – fedeli all’amore che sentire anche in cucina. Dalla zuppa alle polpettine di
turisti e arrivano sulle tavole della penisola o dell’Eu- questa terra coltiva verso la cultura del vino. Tradizio-
ropa centrale. È così anche per il casu axedu (il formag- ne, valori certi, riconosciuti e conservati. D’altronde
gio acido), grazie all’intraprendenza di Luciano Chiai,
un pastore che alla fine degli anni ottanta ha messo su
‘cannonau’ deriva dal greco kanonizo, cioè essere valo-
re di riferimento: andrebbe infatti scritto ‘canonau’,
Menu tipico
un minicaseificio a Barisardo per commercializzare il negli anni la scrittura si è corrotta”. Antipasto Qui sopra: le botti della storica cantina “Antichi Poderi”,
prodotto. Un vero nettare, confezionato dalle mani dei Ogliastra vuol dire natura. Anche il nome è legato al- Sanguinaccio di maiale a Jerzu, fondata nel 1950. Vino “principe” è il Cannonau
pastori aggiungendo al latte appena munto il quaglio, la terra. Deriverebbe da Agugliastra, il pinnacolo di Misto di formaggi doc, anche in versione Riserva con almeno due anni
cioè i fermenti lattici all’interno dello stomaco del ca- granito alto 128 metri sulla costa di Baunei, ma richiama (caprino, ricotta salata, casu axedu) di invecchiamento. Pagina accanto, in alto: tagliolini alla
marinara, primo di pesce tipico dell´Ogliastra “di mare”.
pretto, quegli stessi fermenti che le aziende farmaceu- anche l’olivastro (s’ozzastru), pianta robusta capace di Pagina accanto, in basso: in un menu ogliastrino
tiche usano come rimedio per i mali di stomaco (non a sfidare il vento e la siccità. Toponimo che parla di lega- Primo tipico non possono mancare i salumi, tra cui i famosi
prosciutti di montagna, e i formaggi stagionati.
caso sono tra le maggiori acquirenti di quagli di ca- mi stretti tra uomo e ambiente, di contadini e pastori Culurgionis
pretto sardo). “Prima dello yogurt è nato il casu axedu; che convivevano a fatica. E che erano costretti a nutrirsi Minestra di viscidu
era la colazione e la merenda per eccellenza dei pasto- con un pane da archeologia alimentare, frutto dell’im- (pecorino fresco in salamoia con patate e mentuccia di fiume) pesce, dalla fregola con le arselle ai calamari imbottiti e
ri che lo offrivano all’ospite spalmato su una fetta di pasto di argilla e ghiande, il lande cottu, che faceva stra- ai raviolini. Mare e montagna raramente si incontrano
pane moddixina. Quello ogliastrino è il più famoso di Secondo nel piatto: gli chef ogliastrini accostano i diversi sapori
tutti. Il motivo? I pascoli di questa terra sono i più sani Capretto arrosto ma hanno cura di non snaturare i due mondi. “In realtà
dell’isola, perché le capre si nutrono di foglie di cor- Tratalia il mare, che è l’elemento cardine del nostro turismo, è
(interiora di agnellino o di capretto avvolte
bezzolo, timo, serpillo e altre erbe aromatiche. Su casu dall’intestino e arrostite) ancora lontano dalla nostra cultura, che ha soprattutto
axedu viene prodotto anche in altre zone dell’isola, ma radici agropastorali – dice Walter Mameli, direttore del-
solo quello ogliastrino è “bianco come la neve”, dice Contorno l’Hotel “La Torre” a Barisardo – ma è proprio questo bi-
Giacomo Mameli, ogliastrino di Perdasdefogu, giorna- Asparagi selvatici nomio, mare e montagna, il nostro filo conduttore, sia
lista, direttore del mensile Sardinews, autore di nume- Cardi selvatici sul piano degli itinerari naturalistici sia gastrononici”.
rosi saggi sulla realtà isolana. La bella notizia è che il turismo, che in genere uniforma
Tante curiosità gastronomiche, al di là dei tradizio- Dolce tutto, non è riuscito a omologare sapori e profumi. La
nali piatti a base di carne. Che resta comunque uno Panixeddas terra degli olivastri ha mantenuto la sua identità. Forse
degli alimenti base del menu ogliastrino. La tratalia, (focaccine dolci con pane di sapa) perché sa che il Dna di uomini e donne ogliastrini stu-
Dario Sequi
per esempio, le interiora di agnellino o capretto legate Pardulas diato dai ricercatori è scritto anche nei piatti della tradi-
con un intreccio di intestini, cotte a fùrria fùrria, cioè zione. Gusti che custodiscono l’elisir di lunga vita.
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OGLIASTRA
Ristoranti
IL MEGLIO IN TAVOLA
Tra montagna e mare, tra foreste e laghi
la cucina dell’Ogliastra rimane fedele a se stessa
e non ama le contaminazioni
DI LELLO CARAVANO - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA
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OGLIASTRA
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OGLIASTRA
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MUSEI
Musei
IL PIACERE
DELLA TRADIZIONE
IN 28 TAPPE
Viaggio attraverso alcuni dei più significativi musei etnografici dell’isola,
dove rivivono gli oggetti, gli ambienti, gli utensili e soprattutto l’atmosfera
della tavola e della vita contadina di un tempo
DI MIMMA B. MARCIALIS
C
“
hi vuole capire diffidi di tutto ciò che tende
a presentargli la Sardegna come una riser-
va folkloristica. La Sardegna che importa
conoscere non è quella dei costumi sgargianti, ma
quella vestita di fustagno: le migliori guide sono i con-
tadini e i pastori”. È il consiglio che lo scrittore Giu-
famiglia Steri dal Seicento sino gli anni sessanta
del Novecento, il Museo delle tradizioni agroali-
mentari della Sardegna (tel. 070/9341028), unico
nel collegare gli spazi e gli oggetti alla storia e alle
abitudini alimentari della famiglia e della comu-
nità del paese. “Il cibo è storia, forse una delle mol-
seppe Dessì dà a chi vuole scoprire la Sardegna nella le più potenti della storia economica e politica”: è
sua complessità. C’è anche un altro modo, ora, di co- da questa convinzione che i proprietari e i respon-
noscerla: visitare i musei etnografici creati negli ultimi sabili scientifici del museo hanno preso spunto per
anni che raccolgono le testimonianze delle tradizioni allestire un’esposizione che ricostruisse gli stretti
agropastorali sarde. Molti sono allestiti all’interno di legami tra il cibo, tanto quello dell’alimentazione
vecchie abitazioni ristrutturate: le stesse tipologie abi- quotidiana quanto quello rituale delle feste, e i ci-
tative caratteristiche delle diverse zone dell’isola fan- cli produttivi delle risorse locali.
no da elemento portante dell’esposizione stessa. Collocata nella Trexenta, una tra le regioni più
È così che si presenta, a Siddi, nell’estremo Nord fertili della Sardegna, Casa Steri era il centro dell’a-
della provincia di Cagliari, nella casa abitata dalla zienda familiare, che produceva tutto il necessario,
dalla farina all’olio, dal vino al formaggio. All’inter-
no della casa, ogni ciclo produttivo aveva il suo spa-
zio, cosicché si possono ancora vedere la stanza del-
la molitura delle olive e della trasformazione del
latte, quella del mulino dei cereali e la stanza del
pane, la dispensa e, al piano superiore, i granai,
corredati dagli attrezzi originali: il frantoio, gli orci,
i paioli di rame, i contenitori per fare su joddu (lo
yogurt sardo), la macina, su strexu ’e fenu (il mul-
tiforme corredo di canestri, ceste e setacci), le pale
per il forno, gli attrezzi del lavoro agricolo, su moi e
sa quarra (recipienti usati come unità di misura). La
ricostruzione dei cicli produttivi, curata da antropo-
Mario Russo
della Sardegna, a Siddi, sono conservati gli oggetti legati
Dario Sequi
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MUSEI MUSEI
logi, storici, sociologi e nutrizionisti, è illustrata su gusto unico, dato dalla farina macinata con una mola Nella storia del vino in Sardegna ha avuto un ruo-
pannelli e leggii in ferro e canne legate, in sintonia di pietra e dunque non alterata dal calore dei macchi- lo fondamentale l’azienda che dà il nome al Museo
con l’originaria testura delle canne dei soffitti. nari elettrici. Casa Vargiu si propone anche come mu- Sella e Mosca (tel. 079/997700), ad Alghero, dove
Nella cucina, l’album Il cibo raccontato raccoglie le seo del ricamo, unico nel suo genere: ogni stanza è ar- viene ricostruita l’attività del fondatore, il piemon-
testimonianze degli anziani del paese sulle ricette tra- redata con pezzi tessuti e ricamati a mano, provenien- tese Vittorio Sella: pannelli esplicativi, corredati con
dizionali, come sa suppa ’e faa (zuppa di fave), pasto ti dai corredi di famiglia di più generazioni. foto d’epoca, documentano l’organizzazione azien-
di magro tipico della Settimana santa, il brodo di galli- Non lontano da Orroli, nel centro storico di Sadali è dale e gli aspetti innovativi introdotti ai primi del
na ripiena per le puerpere, is maccarronis de cibiru, pa- è stata ristrutturata una casa in pietra della fine del- Novecento in un contesto sociale e agricolo arcaico,
sta fatta a mano sul setaccio di fieno dei giorni di fe- l’Ottocento detta Sa omu ’e zia Cramella (tel. a cui risalgono i giganteschi torchi in legno, con le
sta, i dolci come i pirichittus o le párdulas. Il cibo era un 0782/59246), la Casa di zia Carmela. Arredata con mo- vasche di raccolta in granito (laccus).
simbolo dei legami sociali, come quando si partecipa- bili antichi, in ogni stanza sono esposti gli attrezzi e A Bitti, poco a nord di Nuoro, nell’antico rione di
Nevio Doz
va al lutto di una famiglia, portando ai parenti, dentro gli utensili delle attività che vi si svolgevano. È sem- Monti Mannu, recuperato e ristrutturato, le abitazioni
ceste ornate di nastri neri, pane e pietanze già cucina- pre la cucina l’ambiente più ricco di ricordi e di curio- sono diventate la sede del Museo della civiltà conta-
te, accompagnate da vino rosso. sità: i piatti e i bicchierini da rosolio nella piattaia a dina e pastorale (coop. Istelai, tel. 0784/414314-
A Orroli, in provincia di Nuoro, nella Omu Axiu, muro, i cucchiai di osso per la cagliata, su turradori per alle stanze da letto o di rappresentanza, di una ca- 333/cell. 3333211346): oltre tremila oggetti, distribuiti
Casa Vargiu (tel. 0782/845023), il cibo è raccontato e tostare il caffè o, in periodi di magra, le ghiande delle mera per la tessitura (sa domu ’e su telaiu) o, all’e- in venti locali, ripercorrono antiche tecniche e abitudi-
cucinato: i proprietari hanno recuperato la vecchia ca- sughere, più dolci delle altre, i cesti di asfodelo per ri- sterno, dell’officina del fabbro-maniscalco. ni come la produzione casalinga del pane carasau, cot-
sa di famiglia facendone un museo e un agriturismo. porre i culurgiones, ravioli di patate e menta, i setacci Il museo Galluras, Frammenti della civiltà gallu- to nel forno della cucina, o della confezione di sas vres-
La struttura ha la tipica organizzazione delle case-fat- dal fondo rigato per scavare gli gnocchetti, is mallored- rese (tel. 079/647281, www.museogalluras.it), a Lu- satas, coperte di lana tessute su un particolare telaio
toria ed è articolata in più corpi di epoche diverse (la dus, le pentole di coccio per le zuppe di legumi o, a ras, dimostra come questa zona della Sardegna si verticale. Nella stanza riservata al lavoro del pastore
parte più antica ha circa tre secoli) affacciati su una Carnevale, la zuppa di fave e cotiche. differenzi dalle altre anche nella tipologia delle ca- sono esposti diversi paioli per la bollitura del latte, ce-
corte lastricata. Nella cantina, con i vecchi attrezzi del- L’importanza del cibo e della sua produzione è evi- se: il museo è allestito in una tipica palazzina in gra- sti e contenitori per il formaggio e la ricotta, una scre-
la vinificazione si produce ancora un Cannonau ama- dente in tutte le ricostruzioni e le raccolte etnografiche. nito e si propone non solo come collezione di ogget- matrice di legno per il burro, oltre ad attrezzi legati al-
bile, che si dice sia uno dei segreti della longevità de- Nella Domu ’e sos Marras (tel. 0784/90472-90005), a ti, ma anche come raccolta di documenti e memorie l’allevamento delle pecore, come le forbici per tosare
gli abitanti di Orroli (è il paese italiano che vanta la Galtellì, una trentina di chilometri a est di Nuoro, la della tradizione locale. Vi è ricostruita la casa di una e gli aspi per ammatassare la lana.
più alta percentuale di ultracentenari). Nel magazzino cucina è l’ambiente al centro della vita familiare e dei famiglia benestante, arredata con mobili di buona A Suni, nell’estremità occidentale del Nuorese, La
del maiale ci sono tutti gli strumenti per la lavorazio- rapporti con gli amici e parenti più intimi, che si face- fattura e con abbondanza di utensili e stoviglie. Tra casa della tecnologia contadina (tel. 0785/34823) è in-
ne e per la conservazione degli insaccati. vano accomodare nelle panche in muratura addossate le curiosità, in cucina troviamo lu cadinu, recipiente titolata a Tiu Virgiliu, l’ultimo proprietario dell’abita-
La signora Tonia tiene corsi di cucina tradizionale e alla parete, mentre le donne preparavano e cuocevano in doghe di legno per la riserva dell’acqua con l’up- zione costruita ai primi del Novecento, dove sono sta-
mostra ai visitatori come si impasta, nelle apposite il pane nell’apposito forno a legna e gli uomini arrosti- pu, un mestolo di sughero dal lungo manico. Le ti raccolti gli oggetti che testimoniano le attività agro-
conche di coccio, sa fregula, chicchi di semola conditi vano le carni nel camino; persino le uova erano a por- stanze dell’ultimo piano sono dedicate alla tessitura pastorali e commerciali su cui si basava l’economia
con sugo di pomodoro e carne suina, o is spitzulus, tata di mano: le galline covavano dentro anfratti scava- della lana e alla lavorazione del sughero, le due atti- della Planargia. A un pianoterra rustico, dove è ancora
specie di maltagliati tipici della zona da gustare con ti in una parete laterale. Gli altri ambienti di questa an- vità, rispettivamente femminile e maschile, che han- visibile un mulino e dove venivano riposti gli attrezzi
sugo di funghi porcini. La lavorazione più interessan- tica casa padronale a due piani, costruita in pietrame e no da sempre contribuito al benessere sociale ed del lavoro dei campi e delle vigne, si contrappone un
te è la panificazione, con cui si produce un pane dal fango, con travi di ginepro e soffitti di canne, mostrano economico della zona. Al pianoterra una sala è dedi- piano rialzato, la vera e propria casa, dai colori vivi e
la funzionalità delle abitazioni tipiche: in sa domu ’e su cata alla viticoltura, con strumenti e attrezzi per la stanze arredate con mobili semplici ma caratteristici.
theraccu (la stanza del servo-pastore), arredata sparta- coltivazione, il trasporto e la pigiatura dell’uva, tra Nella cucina non manca il forno per il pane, la cui la-
namente e con al centro, come in un ovile di campa- cui un torchio di legno del Seicento e alambicchi di vorazione rappresentava uno dei momenti più impor-
gna, su foghile, ci sono tutti gli arnesi per la produzione rame per la distillazione dell’ea aldenti, l’aspra ac- tanti della vita familiare.
del formaggio; nei locali che circondano la corte si pos- quavite conosciuta anche come fil ’e ferru. Bellissimi esempi dei diversi tipi di pane si posso-
sono vedere il torchio, le botti e la vasca per il vino, la Che la Gallura sia una regione rinomata per i suoi no ammirare al Museo archeologico etnografico “Pa-
macina di pietra e gli attrezzi della coltivazione del vini lo dimostra anche la presenza a Berchidda del lazzo Atzori” (coop. Archeotour, tel. 0785/55438,
grano. Gli arnesi per la lavorazione e la conservazione Museo del vino-Enoteca regionale della Sardegna www.archeotour.com) di Paulilatino, in provincia di
dei cereali sono esposti nella stanza della massaia (sa (tel. 079/704587, www.museodelvino.net), una strut- Oristano. Il museo ha sede in una prestigiosa palazzi-
domu de sa massaia), dove le donne selezionavano le fa- tura moderna in cui si può seguire la storia della vi- na a tre piani, il cui primo impianto risale alla seconda
rine e conservavano le provviste annuali nelle lússias, ticoltura e dei suoi prodotti: sono esposte vasche in metà del XVI secolo. Nella sezione etnografica sono
altri cilindri di canne. L’autosufficienza del nucleo granito per la pigiatura che, simili a quelle rinvenu- esposti utensili della tradizione contadina e pastorale
familiare è testimoniata anche dalla presenza, oltre te nei nuraghi, sono ancora presenti nelle case delle locale negli ambienti della vita quotidiana, tra cui lo
vigne galluresi, insieme con altri oggetti della cultu- spazio della tessitura e della filatura della lana e del li-
A sinistra : nel Museo del vino di Berchidda si impara ra materiale del vino, tutto supportato da didascalie, no; un settore è dedicato all’“arte effimera” del pane,
ad apprezzare la qualità dei vini di Sardegna sotto foto e ausili didattici. Il museo svolge una funzione dove pani finemente lavorati sono esposti a seconda
la guida di un sommelier virtuale. Pagina accanto: l’antico
Dario Sequi
rituale della mattanza, seguito ancora oggi nella pesca didattica attraverso l’interattività: si impara a degu- delle occasioni cui erano destinati: il pane pintau, cioè
del tonno, è raccontato nel Museo della tonnara di Stintino. stare un vino con un sommelier virtuale). dipinto, per gli sposi, lavorato e decorato artistica-
(continua a pag. 114)
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LA SARDEGNA COM’ERA LA SARDEGNA COM’ERA
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MUSEI
Antonio Saba
nografico di Ittireddu (tel. ambienti sono affiancati e si af-
079/767623), in provincia di facciano sulla strada: s’apposen-
Sassari, che nella sezione dedi- tu, la camera da letto, è arreda-
cata alle tradizioni locali raccoglie reperti e docu- ta con mobili dell’Ottocento e corredata di biancheria
menti sul lavoro del pastore e del contadino, sulle tessuta a mano; sa sala ’e prandi, la camera da pranzo,
tecniche di filatura e tessitura e di intreccio, di pre- contiene, oltre ai mobili tipici, un antico telaio con tut-
parazione dei dolci e del pane. La raccolta più ricca ti gli accessori; sa coxina, la cucina, è ammobiliata solo
di tutti i tipi di pane della Sardegna si trova al Mu- con una piattaia e con un tavolo perché le stoviglie e i
seo della vita e delle tradizioni popolari sarde (tel. cesti venivano appesi alle pareti su un pannello detto
0784/242900) di Nuoro: solo una minima parte è appiccastrexu, insieme ai taglieri-contenitori in legno
esposta, anche perché alcuni esemplari sono ormai intarsiato, is talleris, usati anche come piatti da porta-
unici e rischiano di deteriorarsi irrimediabilmente. ta. All’interno, la casa si affaccia sulla corte circondata
A Quartu Sant’Elena, in un’antica dimora del cen- da un porticato, sa lolla, dove sono riposti gli attrezzi
tro storico, il museo “Il ciclo della vita” (tel. agricoli e della vinificazione e dove si trova il forno
070/884763-cell. 339/3635961) espone oltre cinquemi- per il pane, che nella Sardegna meridionale, per moti-
la reperti dal Settecento ad oggi che documentano le vi climatici, era sempre all’esterno.
tradizioni legate ai momenti fondamentali della vita, Nelle campagne i furriadroxius servivano soprattut-
dalla nascita alla morte e al ciclo dell’annata agraria. to da ricovero per il bestiame: erano costruiti con mat-
Il percorso museale segue quello dell’esistenza del- toni di fango ed erano costituiti da un’unica camera e
l’uomo come veniva vissuto nella società sarda. Un da logge col tetto di canne: in uno di questi, a Domu-
cestino con su nénniri, germogli di grano fatti crescere snovas, una decina di chilometri a est di Iglesias, è al-
al buio per restare bianchi, rappresenta la primavera, lestita l’Esposizione etnografica Sotgiu (tel.
la prima delle tappe della vita: la nascita, con l’antico 0781/70356), con l’attrezzatura completa per l’agricol-
rituale scaramantico di porre sull’addome della par- tura e l’allevamento del bestiame.
toriente alcune pietre con virtù terapeutiche; il batte- Nel Sulcis settentrionale, a Fluminimaggiore, esi-
simo, documentato con foto d’epoca e l’antico corredo ste ancora l’Antico mulino ad acqua Licheri (Start-
da neonato; l’infanzia, momento in cui si definivano i uno, tel. 0781/580623-581040), una struttura del Sette-
futuri ruoli maschili e femminili nella rigida distin- cento che ospita la ricostruzione delle tradizioni e del-
zione tra i giocattoli dei bambini e quelli delle bambi- le attività di coltivazione e di consumo del grano e dei
ne; la pubertà, con i rituali di iniziazione e di fecon- suoi derivati. L’attrazione maggiore è il mulino a due
dità illustrati attraverso una raccolta fotografica. Al ruote, azionate dal torrente che scorre in paese. All’in-
matrimonio sono collegate l’esposizione dei corredi terno, insieme alle macine del mulino, mole di epoca
di biancheria, alla cui confezione le ragazze dedica- nuragica e romana ritrovate nel territorio fluminese,
vano gran parte del loro tempo, dei gioielli, dote indi- ricco di siti archeologici, oltre che di eccezionale inte-
spensabile per l’ornamento del costume della festa, resse geologico e paleontologico.
delle stoviglie, dei cesti e delle pentole di rame, s’ar- A Sant’Antioco in via Necropoli, la strada dove gli
ramine bonu, appese alle pareti. Un pezzo raro è uno ipogei fenici sono stati utilizzati come abitazioni sino
stampo rettangolare di legno di castagno finemente agli anni sessanta del secolo scorso, si trova il Museo
intagliato, della prima metà dell’Ottocento, in cui, il etnografico “Su magasinu ’e binu” (tel. 0781/83590-
giorno di Corpus Domini, si preparava un dolce a ba- 800596, www.archeotur.it). L’edificio che lo ospita è un
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MUSEI
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MUSEI
gianato del ferro e all’agricoltura: in ognuna gli ogget- cio di tutta la Sardegna. Se la destinazione d’uso è
ti relativi alle diverse attività sono esposti al centro, uguale in ogni parte dell’isola, cambiano da zona a zo-
mentre alle pareti pannelli esplicativi ne spiegano l’u- na i materiali usati: nel Sud i cesti sono di fieno e giun-
so e ne raccontano la storia. Interessanti la ricostruzio- co, nel Centro di asfodelo, nel Nord di fieno marino e
ne delle attività femminili di filatura e tessitura e del- di palma nana. Le córbule dai bordi alti e i canestri lar-
la confezione del caratteristico pane pistoccu, e, nella ghi e bassi venivano realizzati dalle donne, con la tec-
sala dell’agricoltura, il calendario dei lavori agricoli in nica “a spirale”, e utilizzati per la panificazione o per
lingua sarda. Casa Lussu, ben conservata in tutti i par- riporre altri alimenti. Con il mirto, l’olivastro, il fieno
ticolari, è un esempio della tipologia abitativa del pae- marino o le canne venivano intrecciati i canestri per il
se, con la caratteristica corte chiusa e la cucina con il formaggio, le nasse per la pesca oppure le scope o il ri-
forno per il pane, dipinta a tinte vivaci. vestimento dei fiaschi. Caratteristico dell’Oristanese
In tutte le cucine tradizionali si trovano le pentole l’intreccio del falasco, una pianta palustre, con cui si
di rame, i cestini di varie fogge e dimensioni e i coltel- costruisce su fassoi, l’imbarcazione piatta utilizzata dai
li di fattura artigianale (sa leppa): il Museo del rame pescatori degli stagni. Il coltello tipico dei pastori e dei
(coop. Sa frontista, tel. 0782/802641) di Isili, nel nuore- contadini si chiama sa pattadesa o s’arburesa, a seconda
se meridionale, il Museo dell’intreccio mediterraneo che sia stato fabbricato a Pattada o ad Arbus: in que-
(tel. 079/471380) di Castelsardo, affacciato sul golfo st’ultimo paese il coltellinaio Paolo Pusceddu ha ri-
dell’Asinara, e il Museo del coltello sardo (tel. strutturato la settecentesca casa di famiglia e vi ha alle-
070/9759220-9756190, www.museocoltello.it) di Ar- stito un museo dove sono esposte le produzioni stori-
bus, a nord di Iglesias, sono dedicati a questi oggetti. che e contemporanee più caratteristiche dell’artigiana-
Isili è l’unico paese dove si sia conservata la tradizio- to del coltello sardo ed è ricostruito l’antico laboratorio
ne della lavorazione del rame, diffusa in varie parti del fabbro con attrezzi originali del secolo scorso.
dell’isola sin dall’epoca nuragica: nel secentesco con- Il Centro della cultura contadina di Villa Muscas
vento degli Scolopi è stato allestito il museo dedicato (tel. 070/487894, www.villamuscas.it ), nel cuore di Ca-
ai ramai, in cui sono esposti tutti i manufatti che com- gliari, ha la sua sede in un’antica villa che, a metà del-
ponevano il corredo domestico e l’attrezzatura della l’Ottocento, fu regalata dal canonico Muscas allo Stato
trasformazione del latte; gli oggetti, alcuni dei quali perché vi istituisse la Regia scuola di Agraria (e infatti
antichi e pregiati, sono corredati da schede informati- ha ospitato l’Istituto agrario sino agli anni ottanta del
ve che riportano il nome in sardo e in arromanisca, il secolo scorso). Durante più di un secolo di vita la scuo-
particolare gergo dei ramai. Il corredo della cucina era la ha funzionato anche come centro di sperimentazio-
composto da almeno quattordici pezzi: una brava pa- ne di tecniche di coltivazione e di metodi di produzio-
drona di casa lo appendeva alle pareti nell’ordine sta- ne agricola. Di tutte queste esperienze restano le testi-
bilito dalle regole sociali e lo lucidava almeno due vol- monianze nelle collezioni di arnesi e di macchinari,
te all’anno. L’unico ramaio ancora in attività, Luigi Pit- spesso rari, ma anche nelle documentazioni fotografi-
zalis, produce i suoi pezzi secondo la tradizione, con il che e bibliografiche, esposte nelle cantine dalle volte a
rame martellau, martellato, tra cui su prattu de cassa, un botte, all’interno delle quali è stato rinvenuto un pozzo
doppio tegame per cuocere in umido ricette tipiche romano a due bocche del II secolo. Nell’enoteca sono
come l’agnello con patate o carciofi. conservati i vini prodotti in Sardegna negli ultimi cin-
Castelsardo è la sede ideale per un museo dedicato quant’anni (circa 1300 bottiglie), che si possono degu-
alla cestineria, perché da sempre famosa per i suoi ce- stare accompagnati da prodotti sardi. È inoltre allo stu-
sti. All’interno del duecentesco castello costruito dai dio un ristorante dove presentare ricette innovative
Doria genovesi, il museo documenta l’arte dell’intrec- preparate con ingredienti tradizionali. Utilizzata spes-
so per manifestazioni enogastronomiche a tema (i fun-
In alto: tre tipi di canestri in giunco e asfodelo del Museo ghi, l’olio, i vini novelli, i prodotti della montagna…),
dell’intreccio mediterraneo a Castelsardo. nel periodo estivo ospita rappresentazioni teatrali.
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L’ORISTANESE
Andrea Campagna
Disteso intorno alla fertile vallata del Tirso, l’Oristanese è famoso
per la fierezza delle sue donne, eredi della nobile tradizione
della giudicessa Eleonora, per i frutti dei pescosi stagni, dalla bottarga
di Cabras alle cozze di Arborea, e per la sua pregiata Vernaccia.
Ma anche l’interno riserva piacevoli sorprese gastronomiche,
figlie di una tradizione genuina e ricca di sapore.
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PANORAMA - ORISTANESE PANORAMA - ORISTANESE
Antonio Saba
PANORAMA - ORISTANESE PANORAMA - ORISTANESE
Gianmario Marras
Nevio Doz
In questa foto : due delle originarie colonne del tempio
di Tharros, antico porto commerciale all’estremità sud
della penisola del Sinis, fondato dai Fenici nell’VIII secolo a.C.
Sopra: particolare di una casa del villaggio di Santa Cristina.
Pagina accanto, in alto: il paese di Santulussurgiu, situato a
500 metri di altezza all’interno del più grande vulcano spento
della Sardegna, nel parco del Sinis-Montiferru.
Pagina accanto, in basso : la facciata della basilica di San
Giovanni Battista di Sinis, che inserisce nelle sue
forme bizantine innesti di ispirazione protoromanica.
Gianmario Marras
Gianmario Marras
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PANORAMA - ORISTANESE
Adriano Mauri
Gianmario Marras
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Dario Sequi
ORISTANESE
Antonio Saba
nei circuiti turistici internazio- salvare un prodotto destinato
nali, ma quella che offre al suo all’oblio. Conosciuto sin dal
visitatore pietanze eccellenti e Medioevo e originariamente
tra le più raffinate: dalla bottarga di Cabras alle cozze lavorato soltanto dalle donne durante l’inverno, ora fa
e arselle di Arborea e Marceddì, dall’olio extravergine parte della rosa delle specialità gastronomiche della
di Seneghe ai dolci mostaccioli di Oristano, fino ad ar- zona. Fresco è ottimo per preparare i primi piatti o i
rivare ai vini fra cui la pregiata Vernaccia. dolci; stagionato diviene leggermente piccante e sa
Ogni prodotto di questa zona ha alle spalle una tra- condire carni e ravioli. Altro centro del Montiferru,
dizione antichissima, secolare o millenaria, e con il Sennariolo, altra specialità: qui, e soltanto qui, si pro-
passare del tempo è riuscito a conservare il gusto ori- duce il miele di rosmarino, arbusto tanto profumato
ginario. Il mare e la montagna, la mitezza del clima e quanto abbondante nelle pianure della Sardegna.
una terra fertile bagnata dal Tirso, il fiume più lungo In una terra dove fino a cento anni fa esistevano fo-
dell’isola, hanno sapientemente “modellato” i piatti reste di lecci e sughere impenetrabili, la pianta simbo-
di una cucina semplice di fattura ma allo stesso tem- lo rimasta è l’ulivo, da cui si produce uno degli oli più
Oristanese po genuina e ricca di sapore.
Dalle pianure del piccolo centro di Milis, meta tra
aromatici e vantati della penisola. Cuglieri e Seneghe
sono i paesi che dal 1600 basano la loro economia sulla
gli altri di Vittorio Emanuele II e di scrittori come Ho- produzione dell’extravergine. Le olive vengono raccol-
noré de Balzac, Grazia Deledda e Gabriele D’Annun- te ancora manualmente e macinate con la spremitura a
F
“ stato semibrado, alimentandosi soltanto di erba fresca.
E a tavola la differenza si sente. Chi commercia o serve
u il primo giorno del mese di maggio, con ni, che non ammontano mai, in un’annata media, a la carne della Sardo-Modicana consiglia di gustarla co-
un tempo magnifico, che visitai gli orti, o meno di dieci milioni”. Il bibliotecario del re di Fran- me si cucinava in altri tempi, arrosto. Dalle parti di
piuttosto la foresta, d’aranci di Milis, que- cia a Versailles Antoine Valéry (1789-1847) fu soltanto Santu Lussurgiu, piccolo paese rinomato soprattutto
st’ornamento della Sardegna che conta più di 50.000 uno dei tanti viaggiatori che, tra il Settecento e i primi
alberi e la cui vicinanza mi fu annunciata da una brez- decenni del Novecento, visitarono la Sardegna e rima-
Terra ancora lontana dai grandi flussi turistici, l’Oristanese
za profumata. (...). Uno strato solido di fiori d’arancio sero incantati dall’imponenza degli agrumeti di Milis, “coccola” il visitatore con pietanze eccellenti e molto
copriva il suolo (...). L’abbondanza dei frutti è prodi- impiantati nel 1300 dai frati camaldolesi e ancora oggi, raffinate: dalla bottarga di tonno (in alto) o di muggine
Antonio Saba
qui a destra l’operazione della salatura), all’olio extravergine
(q
giosa: lunghi bastoni e sarmenti sostengono i rami per il sapore dei loro frutti, tra i più pregiati dell’isola. di oliva di Seneghe (pagina accanto), ottenuto
piegati, spesso, sotto il carico delle arance e dei limo- Comincia dalle arance di Milis, quei “globi rossi o do- da olive ancora raccolte a mano e spremute a freddo.
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ORISTANESE
mento permette all’olio di conservare quel sapore frut- del deserto che rischiava di cancellare interi paesi, si ar-
tato intenso, che si apprezza meglio se gustato a crudo. riva a Cabras, importante centro che sorge sull’omoni-
La qualità delle olive, il tipo di lavorazione e un aroma mo stagno; esteso per più di 2000 ettari, è il regno di una
inconfondibile hanno regalato ai produttori vari premi ricca avifauna e di pesce prelibato: orate, spigole e, na-
e l’apertura verso mercati stranieri, come quello tede- turalmente, muggini. Naturalmente perché Cabras è la
sco, francese e addirittura arabo. E Seneghe, ogni anno capitale della bottarga, la sacca di uova di muggine es-
a maggio, diventa una vetrina nazionale dove si riuni- siccata chiamata anche il “caviale dei sardi”. “Invenzio-
scono i maggiori produttori d’Italia di olio di qualità. ne” dei fenici, grazie agli arabi la battarikh – termine ara-
Ridiscendendo i pendii del Montiferru e avvicinan- bo che significa appunto uova salate di pesce – si diffu-
dosi al mare, oltrepassata l’immensa pineta di Is Are- se dalla Sardegna in tutto il Mediterraneo. Se fino agli
nas, creata durante il fascismo per fermare l’avanzata anni Settanta del secolo scorso era riservata a pochi, so-
sottile e, all’interno, per sterno, sembra un piccolo edificio ni Trenta. La Vernaccia, dai 15,5 ai 18 gradi a seconda Petza imbinada
la polpa molto chiara e per lavorazioni artigianali, in dell’invecchiamento, viene fatta maturare in botti di ca- (polpa di bue rosso marinata nel vino del Montiferru)
soprattutto più morbi- realtà viaggia a ritmi industriali: stagno o di rovere riempite a metà e lasciata riposare in
da. Anche il gusto risul- ogni giorno vengono lavorati e ambienti di mattoni crudi non necessariamente freschi. Dolce
ta più delicato e infatti, prodotti, in inverno, 100-120 quin- Questo conferisce al vino un colore giallo-ambrato, un Trecce di casizolu
(sfoglie di formaggio con miele di rosmarino di Sennariolo)
anche se costa rispetto tali di frutti di mare, mentre d’e- profumo delicato ma caratteristico e un retrogusto di
alla ‘cugina’ mediamen- state si arriva a picchi di 500 e an- mandorle amare: accompagna secondi di pesce e, li-
Frutta
te il 30 per cento in più, che 600 quintali. quoroso dopo due anni di invecchiamento, i dessert.
Arance del bosco
è la più richiesta sui Ogni giorno enormi tir-frigo parto- Quanto fosse apprezzata questa bevanda ci riferisce di Villaflor, nell’agro
banchi del mercato. no con vongole e cozze verso i ancora Valéry, nel suo Viaggio in Sardegna: “Gli abitan- di Milis
Inoltre, la verace ha due mercati e i punti di vendita di tutta ti di Cabras, per quanto intrepidi bevitori, non si
sifoni anziché uno e la Sardegna, mentre altri due si ubriacano, anzi, per loro il vizio di bere è una specie
questo garantisce una imbarcano verso il continente. di macchia. Il vino, se non è inacidito, è caloroso.
migliore depurazione”. E in cucina? Le vongole sono otti- Quando capita una botte di vino di quello buono è
Discorso diverso per le me nei risotti, nelle zuppe e con la una scena da dipingere vedere questa meravigliosa
Antonio Saba
cozze: in tutto il Mediter- pasta, mentre le cozze le ostriche, popolazione di contadini e di pescatori svuotarla in
raneo viene allevata sol- si gustano gratinate o crude (D.C.). meno di un’ora, gli uni intonando canti bacchici, gli
altri, più seri, gustando e dissertando”.
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130
ORISTANESE
Ristoranti
IL MEGLIO IN TAVOLA
Una selezione di locali accomunati
dall’eccellenza della materia prima ricca
di sfumature e di aromi
DI DANIELE CASALE E EMILIANO FARINA - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA
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ORISTANESE
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IL SULCIS-IGLESIENTE
Andrea Campagna
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PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE
Gianmario Marras
PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE
Gianmario Marras
Adriano Mauri
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PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE
Gianmario Marras
Gianmario Marras
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Adriano Mauri
SULCIS E IGLESIENTE
li modella insieme con la natura circo- Spingersi verso quel lembo estremo di
stante, portando con sé quasi il ricordo Sardegna che è l’isola di San Pietro è
delle essenze di mirto, mischiate al per- come compiere un viaggio a ritroso
sistente sapore di mare. nel tempo. Lasciata Sant’Antioco ed il
In questa terra dai sapori antichi le di- porto di Calasetta, che dista un’ora dal
verse genti arrivate per mare o dalle pia- capoluogo Cagliari, si raggiunge il
nure hanno lasciato segni fortissimi delle porticciolo di Carloforte. Ad accoglie-
proprie tradizioni, della stessa cultura re il viaggiatore è la sequenza di pa-
enogastronomica che nel territorio è vasta lazzi del Settecento e dell’Ottocento,
e molteplice. Qui le parole hanno il ricor- un filare di colori e di stili sui quali
do dei luoghi di provenienza, dal ligure campeggia la statua di Carlo Emanue-
Adriano Mauri
al dialetto di quella cittadina del nuorese, le III detto “il Forte”. L’architettura,
Desulo, che ha trapiantato in questa terra soprattutto per i caratteristici balconi
più di seimila abitanti. in ferro battuto, è lo scenario cromati-
Si spazia dai sapori del cuscus tabarchino, il co- co delle due passeggiate sul lungomare dei Battel-
siddetto cashcà, e della focaccia genovese, alle pre- lieri e su quello intitolato a Cavour.
libatezze di una cucina tipicamente montana, fatta L’isola, tra le alte falesie di Capo Sandalo, è rino-
di poche e sapienti pietanze condite con le erbe mata per le grandi tonnare tornate agli antichi fasti.
aromatiche che la natura mette ancora abbondante- Da aprile a giugno il canale antistante le Tacche Bian-
mente a disposizione. Il mare e la montagna: è que- che e Punta delle Oche vede il transito dell’apprez-
sto forse lo spirito più “intimo” della cucina e della zatissimo tonno rosso, le cui carni costituiscono la
cultura enologica del Sulcis e dell’Iglesiente, dove base per i più prelibati piatti della cucina tabarchina.
gli abbinamenti di cibi di terra e di cibi di mare tro- Qui il tonno è sinonimo di vita, di cultura e di tradi-
vano la loro massima espressione. zioni, proprio quelle riproposte all’interno di “Giro-
tonno”, manifestazione che ha lo scopo di unire gli
Pagina accanto: la suggestiva chiesetta bizantina di Sant’Elia
Sulcis e Iglesiente (VI-VII sec.), a Nuxis, aperta solo in occasione della festa
del santo. In alto: un invitante piatto di linguine al tonno, specialità
appassionati enogastronomi e gli esperti di golosità
del Mediterraneo. Uno spettacolo antico quello della
delle zone costiere del Sulcis-Iglesiente. Sotto: un fiore
di zafferano, molto diffuso a Villacidro, Guspini e San Gavino mattanza, che si consuma secondo usanze antiche,
nel rito della circolarità della vita e della morte.
DELL’ISOLA
Cuscus e focaccia genovese si accompagnano alle prelibatezze
del tonno e della cucina montana: tutte le specialità di una gastronomia
poliedrica, profumata dalla fragranza del mirto
DI PIERLUIGI SERRA
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SULCIS E IGLESIENTE SULCIS E IGLESIENTE
Inebriati dall’aroma di vitigni antichi e del profu- sulla tavola. Dominano ancora il tonno ed i suoi de-
mo del Remungiau, un vitigno di corpo, ottimo con- rivati, così come l’aragosta e il pesce freschissimo.
nubio per accompagnare crostacei e pesce, si riper- Merita una sosta la degustazione delle celebri fo-
corre sul battello il viaggio a ritroso verso Sant’An- cacce, retaggio dell’arte marinara del conservare il
tioco, l’isola-penisola, collegata alla terraferma da cibo per le traversate.
uno stretto lembo di terra lungo tre chilometri. Qui Lo scenario che accompagna il viaggiatore lungo
si stabilirono nell’VIII secolo a.C. i viaggiatori feni- la costa orientale tra Portoscuso a Buggerru, fino al-
ci, quei popoli di mare che fecero da apripista nei la punta di Capo Pecora e alle altissime dune di Pi-
secoli successivi ai romani e poi ai piemontesi. Di scinas, sulla Costa Verde, è impareggiabile. La stra-
questi antichi passaggi rimane una traccia impor- da costiera è una specie di quinta teatrale sulla
tante nella coltivazione di quel vitigno Carignano, quale si affaccia un mare da vivere nell’intensità di
apprezzato rosso che viene amabilmente riproposto un’immersione guidata. Lo scoglio del Pan di Zuc-
dalle Cantine del Sardus Pater di Sant’Antioco. Af- chero ha i toni intensi del blu, sui quali si riflette
fine per cultura e tradizione gastronomica, la peni- l’immagine dei numerosi gabbiani e degli uccelli
sola offre spunti e curiosità lungo i dodici mesi del- marini che nidificano sulla roccia.
l’anno. Dall’architettura di Calasetta, la seconda cit-
A fronte: nel golfo tra Capo Teulada e Capo Malfatano,
tadina di quest’isola, emergono richiami barocco- lungo la costa meridionale dell’isola, si apre una serie
piemontesi e arabeggianti, gli stessi che ritroviamo di piccole insenature selvagge e praticamente intatte.
Adriano Mauri
ta (foto nel box, a sinistra), carlofor-
tino doc, prima di partecipare al
contest ha dovuto sfidare i dieci
candidati italiani, all’interno della scia della valorizzazione del patri- foto nel box, a destra), quello stesso
selezione di Genova, portando monio culturale e delle tradizioni mare di Alghero che Luigi Pomata
avanti quella sua filosofia di vita sarde. Un nobile tra i fornelli, il cui ha frequentato e vissuto durante la
che trova applicazione nella scelta volto è noto in ambito televisivo scuola alberghiera. Il pellegrinag-
dei menu, nella preparazione dei per le partecipazioni e i premi al gio gastronomico è lungo: da
piatti, nella rivalutazione della programma “La prova del cuoco”. Courmayeur a Milano, da Londra
buona tavola. Rispetto delle tradi- Un messaggero di bontà, dunque, a New York. In questi viaggi il gio-
zioni, ricerca di nuovi sapori, in per questa promessa avverata del- vane carlofortino ha carpito l’ar-
una esaltazione della vita. Venti- la cucina italiana: dalle coste della monia del gusto, la flessibilità del
nove anni, nipote e figlio d’arte, piccola isola di San Pietro la visio- palato, la magia dei piatti, racco-
dopo il nonno e il padre, al quale è ne della vita di Luigi Pomata si gliendo il meritato successo, sanci-
subentrato nel celebre ristorante sposta in tutto il mondo, con i suoi to dai premi, dalle citazioni, dalle
Da Nicolo (a Carloforte, corso Ca- continui viaggi, le ricerche ap- menzioni d’onore. L’alchimista
Dario Sequi
vour, tel. 0781/854048), Luigi Po- profondite e la gioia autentica per della tavola ha sempre una sorpre-
mata ha fatto della cucina tipica la cucina. Una cucina dove trionfa- sa con la quale cullare l’ospite in
del territorio la base di partenza no non gli estremismi ma l’amabile una dolce concordanza di gusti e
per la preparazione di piatti inno- alchimia di pietanze e di aromi, dal profumi, dai quali è giusto e per-
vativi, che pur si muovono nella mare (come il musciame di tonno, fetto farsi rapire. (P.S.)
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SULCIS E IGLESIENTE
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SULCIS E IGLESIENTE SULCIS E IGLESIENTE
Ristoranti
C
“ ne cucina tradizionale e prodotti biologici.
“Il cuore dell’ospitalità sarda” è lo slogan che ac-
Adriano Mauri
adadie” nella lingua sarda significa “ogni gherita di Pula, con il loro rinomati centri benessere, e compagna il circuito Sardegna B&B Reservation
giorno”, quella quotidianità che si ripete il Grand Hotel Chia Laguna Le Meridien (tel. (www.sardegnabedandbreakfast.com; tel.
nei piatti della tradizione isolana, antesi- 070/92391), dove opera lo chef Romano Resen. Sopra: al ristorante “Da Letizia” di Nuxis nulla è lasciato 070/7265007), uno tra i più attivi dell’isola. Tra gli
gnani delle moderne scienze dell’alimentazione. Cada- Per gli amanti dell'agriturismo, si fa tappa invece al caso, a cominciare dalla presentazione dei piatti. aderenti al circuito merita una sosta il B&B Il Ca-
In basso: l’interno semplice e accogliente del ristorante
die è anche il nome di un piccolo ristorante di Domu- alla cooperativa Matteu di Teulada (tel. “Tonno di Corsa”, tra i più noti di Carloforte.
stello di Gioiosa Guardia di Villamassargia (tel.
sdemaria che ha fatto della cucina tipica sarda la vera 070/9270003), nel bellissimo golfo, con proposta di 0781/75011), di Betty Mascia. La tranquillità del
filosofia di vita. Lo chef Alberto Sarais è noto per i suoi pietanze contadine: tipica la capra cucinata in brodo luogo e il cibo genuino sono il giusto mix. A Uta, il
calamari attorcigliati e le paste fresche fatte in casa. e condita con sugo di pomodori freschi. L'alternati- forse dai fenici in Sardegna è il ceppo sul quale si sono B&B Mariella è un ottimo punto di partenza per
A poca distanza, sulla costa e vicini alle spiagge di va, sulle impervie montagne sempre di Teulada, è modellati i vini di questa cantina, tra i quali spiccano il visitare i monumenti nei dintorni. Altra tappa con-
sabbia fine, alcuni alberghi di gran classe abbinano l'agriturismo Is Truiscus (tel. 0781/9271256- cell. Carignano rosso e rosato e il Moscato dolce. sigliata è San Giovanni Suergiu, ideale per rag-
comfort di lusso e ottima cucina del territorio: sono l'Is 349/0894836), nel cuore di un'azienda agropastorale Il mare rimane il protagonista della tavola, soprat- giungere la costa e gli imbarchi per San Pietro: a
Molas Golf Hotel (tel. 070/9241006), noto per i suoi che alleva un migliaio di capre dalle quali ricava for- tutto nelle zone costiere: così il celebre tonno di San Casa Leilana è rinomata la colazione tipica servita
campi da golf, l'Hotel Flamingo (tel. 070/9208361) e il maggi, ricotte, yogurt e persino liquori a base di lat- Pietro trova spazio in molte preparazioni della cucina nel patio. Più a nord, sulla Costa Verde, a Marina
Forte Village Resort (tel. 070/92171) di Santa Mar- te. Altri ottime aziende agrituristiche si trovano ad del Sulcis e dell’Iglesiente, semplicemente bollito e di Arbus, il B&B Albertina non è lontano dai luo-
Arbus, Gonnesa e Guspini. servito con pomodorini e cipolle, oppure come contor- ghi più significativi dell’antica attività estrattiva.
Non può mancare un cenno no a piatti più elaborati. Carloforte ne è la capitale. Nel centro storico di Arbus è situato il B&B La
anche a una delle migliori Ampia scelta è offerta dal ristorante Tonno di Corsa Piazzetta. A pochi chilometri da Cagliari, a Capo-
aziende vinicole europee, la (via Marconi 47, tel. 0781/855106), che propone nel terra, nella bella località di Poggio dei Pini, si trova
Cantina Sociale di Santadi menu i piatti tradizionali dell’isola, in gran parte a ba- il B&B Myrsine (strada 31 n. 11, tel. 070/725619),
(tel. 0781/950127). Si va dal se di tonno, come il brasato e il tonno sott’olio. Da Vit- dal quale si possono intraprendere viaggi alla sco-
Terre Brune, l’oramai notissi- torio (via dei Battellieri 16, tel. 0781/855200) la scelta perta delle coste e delle località montuose nel Bas-
mo Carignano del Sulcis che si diversifica con specialità di mare: sughi a base di so Sulcis. A Santadi l’accogliente S’Andriana (tel.
rappresenta l’ottimo compa- pesce e zuppe alla carlofortina. Il cashcà, o cuscus, nel- 0781/955107) è perfetto per chi voglia abbinare le
gno di piatti a base di carne, la variante tipica dell’Africa mediterranea, è uno dei bellezze della montagna alle bellissime spiagge
cacciagione e formaggi sta- piatti forti del ristorante Dau Bobba, nella strada delle della Sardegna sud-occidentale. Da segnalare, infi-
gionati, fino al Rocca Rubia e Saline (tel. 0781/854037). Indimenticabile è una tappa ne, il B&B Sardinian Way (www.sardinianway.it).
all’Araja. Restando in zona, Da Nicolo, in corso Cavour (tel. 0781/854048), celebre
a Nuxis, il ristorante Da Le- per le paste fresche di origine ligure (vedi box pag.
tizia (tel. 0781/908114) ha 148). Inserito nei migliori vademecum gastronomici è
un'ottima scelta di carni, La Ghinghetta (tel. 0781/508143) a Portoscuso. Il me-
funghi di stagione ed erbe nu proposto spazia dal mare ai piatti della tradizione
aromatiche. montana. Ottima la scelta dei vini.
Le “strade di Bacco” conduco- A Guspini sono da segnalare i ristoranti La Cascata
no poi verso le Cantine Sar- (via Eleonora D'Arborea, tel. 070.9746639), Focus (via
dus Pater di Sant’Antioco (tel. Milano 22, tel. 070.970092) e Green Garden Pub (via
0781/83937), un’altra impor- XXV Aprile, tel. 070.972827). Ai confini del Sulcis-Igle-
tante realtà nel settore vitivini- siente, a Villacidro, dopo una sosta nelle cascate di Sa
colo: un antico vitigno portato Spendula, troviamo Da Giovanna e Vittorio (via Ro-
ma 106, tel. 070.9329287), Ester (via dei Mille 63, tel.
Adriano Mauri
Adriano Mauri
A sinistra: scorcio della costa 070.9315728), Italia 90 (tel. 070.9316587) e Taverna Ro-
selvaggia sull’isola di San Pietro. mana, in via Di Vittorio 24 (070.9316587).
SAGRE
Sagre
FESTE GUSTOSE
PER DODICI MESI
Dal Nord al Sud della Sardegna sono numerose le sagre popolari che celebrano
tutto l’anno i sapori legati ai riti antichissimi della vita
dei campi. Eccone una ricca selezione, partendo dall’estate.
DI BIANCA MARIA SACCHERI
Mario Russo
tadina gallurese, il 23 e il 24 si tiene la sagra del pesce
fritto e dei frutti di mare (tel. 0789/21453). A Porto
Torres (Ss), dal 6 all’8, il porto turistico sarà un’enor-
me cucina a cielo aperto in cui si arrostiranno, per tut-
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SAGRE SAGRE
ti i partecipanti, montagne di pesce (tel. 079/515000). menta; per gustarli si può andare a Tortolì (Nu), alla A destra: degustazione di formaggi tipici rerà il tradizionale piatto, una
Il 7 a Stintino (Ss) si cucinano piatti tradizionali du- fine del mese, per partecipare alla sagra dedicata a della Trexenta alla sagra di Mandas. sorta di timballo fatto con pasta
In basso e nelle pagine seguenti :
rante la 4a sagra del tonno (cell. 348/8913273); lo stes- questo speciale piatto (tel. 0782/667690). Ad Aglien- alcuni esempi di costumi tradizionali, sfoglia e ripieno di carne di
so pesce, preparato secondo ricette diverse, si potrà tu (Ss) sarà possibile conoscere il pane caratteristico “protagonisti” delle sagre di paese. agnello o anguille (tel.
mangiare il 14 a Portoscuso (Ca) (tel. 0781/509504). della Gallura alla sagra del pani budditu (tel. 328/4646093); l’ultimo fine setti-
Un appuntamento particolare coinvolge il paese di Nu- 079/654375). Se, infine, si vogliono gustare i sapori pecora. Altra specialità dell’isola mana del mese la stessa sagra è
raminis (Ca), poco distante da Cagliari, dal 20 al 22: la della Trexenta, appuntamento a Mandas (Ca) con la è il cinghiale, cucinato nei modi organizzata a Oschiri (Ss), dove si
6a sagra del cereale. Nelle giornate di festa, si svolgerà sagra del formaggio (tel. 070/984185). più vari: per provarlo si può an- prepara anche la panada con le
una gara fra panificatori e, al termine, si potranno as- dare a Domus de Maria (Ca) (tel. verdure, per gli ospiti vegetariani
saggiare pane, primi piatti e dolci (cell. 349/3590870). AGOSTO 070/9236293) o a Santa Maria Co- (tel. 079/733443). Assaggi di
L’ultima domenica del mese a Meana Sardo (Nu) si fe- Il mese più denso di sagre e feste . Si degusta pesce, ghinas (Ss) il 10 (tel. 079/585604). gnocchetti e di is sappueddusu, fat-
Dario Sequi
steggia la sagra del formaggio, con degustazione dei arrosto o fritto in varie località: il 2 a Sarroch (Ca) All’inizio del mese a Talana ti con farina integrale, conditi con
saporitissimi formaggi locali (tel. 0784/64179). (tel. 070/900423), il 14 a Portoscuso (Ca) (tel. (Nu), sul versante est del Gen- sugo preparato con carne di maia-
0781/509504), il 15 a Golfo Aranci (Ss) (tel. nargentu, si svolge la sagra del le o salsiccia fresca, si trovano alla
LUGLIO 0789/21453), il 16 a Castelsardo (Ss) (tel. prosciutto: un’occasione unica per conoscere il gu- 3a sagra della pasta, a Piscinas (Ca) il 16 e il 17 (tel.
A Santa Teresa di Gallura (Ss) il 12 si festeggia la sa- 079/471506), il 23 a San Vito (Ca) (tel. 070/9927034). sto deciso del prosciutto sardo, marinato nel vino 0781/964175). I famosi dolci di sapa sono offerti ai
gra del pesce: diversi quintali di pesce locale, fritti in Da segnalare la curiosa sagra della carpa, in pro- rosso (tel. 0782/646862). Qui vicino, a Villagrande partecipanti della sagra in programma il 30 e il 31 a
un’enorme padella sul piazzale del porto, sono offerti gramma il 23 a Tula (Ss): sulle rive del lago Coghi- Strisaili (Nu), sempre nello stesso periodo, si fe- Sarroch (Ca) (tel. 070/900423). Negli stessi giorni
agli ospiti assieme a un ottimo bicchiere di Vermenti- nas si allestiscono tavolate per gustare la zuppa di steggia la sagra de is gathulis, una pietanza che non Sant’Andrea Frius (Ca) è in festa per la sagra delle
no (tel. 0789/754127). All’inizio del mese ancora pe- carpa, tinca e pesce gatto (tel. 079/718181). A Porto si trova da altre parti: polpette di patate, con for- mandorle, durante la quale si troveranno tante va-
sce a Teulada (Ca), nella zona di Porto Budello, alla Rotondo (Ss) il 15 si festeggia la sagra del pesce e maggio fresco in salamoia e strutto, fritte nell’olio rietà di dolci a base di pasta di mandorle: pastine,
sagra del pescatore (tel. 070/9270032). Frutta a vo- del calamaro, in cui il prelibato mollusco è proposto dalle donne villagrandesi (tel. 0782/32779). amaretti, gueffus, fruttini (tel. 070/9803368). Ancora
lontà, invece, a San Sperate (Ca) con la 42a sagra delle in umido o fritto (tel. 0789/21453); a Portoscuso (Ca) Ad agosto si celebrano anche i derivati di un fondamen- tradizione a Masullas (Or) (tel. 0783/990251) e ad
pesche, particolarmente rinomate nella zona, in pro- il 31, durante la 5a sagra del granchio, si preparano tale prodotto dell’agricoltura, il grano. A Giba (Ca) si po- Aritzo (Nu) (tel. 0784/628017), dove si svolge la fe-
gramma dal 15 al 20 (tel. 070/96040218), e ad Arborea gli spaghetti o la fregola (pasta di semola di grano tranno conoscere le tecniche di panificazione e assaggia- sta de sa carapigna, l’antico sorbetto al limone pre-
(Or) con la sagra delle angurie (tel. 0783/801208). Per duro) con sugo di granchio e tante porzioni di gran- re tante varietà di pane. Dall’8 all’11 un forno tradiziona- parato con lo zucchero. A Guspini (Ca), nella frazio-
assaggiare specialità uniche, si segnala la 14a sagra de chi lessati (tel. 0781/509504). le (costruito appositamente con i “ladri”, i mattoni di ne di Montevecchio, è in programma la 10 a sagra
sa prazzida e de sa pezza de craba che si svolgerà il 26 Passando alla carne, a Fluminimaggiore (Ca) si ce- fango) sfornerà per i visitatori il coccoi e il civraxiu, il pa- del miele, dedicata all’esposizione e alla degusta-
a San Vito (Ca): degustazione di carne di capra arro- lebra la 9a sagra della capra, dove si può assaggiare ne del Sulcis, con la ricotta, il formaggio, la gerda (pan- zione del miele e dei prodotti derivati dalla sua la-
stita allo spiedo e della prazzida, la pizza sanvitese l’ottima craba a cappottu, bollita in grandi pentole cetta di maiale), il pomodoro, le favette (tel. vorazione (tel. 070/970384).
con pomodori e melanzane o con cipolle (tel. per cinque ore con patate e cipolle (info: Pro Loco, 0781/963099). A Bonorva (Ss) il 10 si festeggia l’antico pa- Gli amanti di un buon bicchiere di vino non potran-
070/9927034). Da provare anche i tel. 0781/581040). A Ploaghe (Ss) il 10 (info: Pro Lo- ne di grano duro, su zicchi (tel. 079/867987). Il 4 ad Asse- no saltare la sagra del Vermentino, il più famoso e
culurgiones, ravioli dell’Ogliastra co, tel. 079/448254), a Osilo (Ss) il 18 e il 19 (info: mini (Ca) è il momento davvero importante e significati- apprezzato bianco della Sardegna, il 10 a Monti (Ss)
ripieni di patate, formaggio e Pro Loco, tel. 079/42669) si festeggia la sagra della vo de sa panada: una ventina di artigiani del posto prepa- (tel. 0789/44012); il 3 a Jerzu (Nu), nel cuore dell’O-
Andrea Molino
Cabras
Monserrato Iglesias Oristano
Mamoiada Mamoiada
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SAGRE
gliastra, si può assaggiare l’altrettanto conosciuto base di mandorle e acqua d’arancio (tel.
Cannonau, un rosso robusto e profumato (tel. 079/770077). Il 6 a Dualchi (Nu), appuntamento con
0782/71311). A Telti (Ss), un paesino a pochi chilo- la sagra dedicata a sa figumorisca, il fico d’India. Si
metri da Olbia, dal 15 al 17 si celebra il mirto, il tipi- potranno assaggiare il frutto, dal sapore dolciastro e
co liquore sardo ottenuto per infusione delle bacche con proprietà diuretiche e dissetanti, la marmellata,
in acqua e alcol con zucchero o miele (tel. il liquore e i numerosi dolci derivati dalla lavorazio-
0789/43375). Altra giornata speciale è in program- ne: papassini, pane ’e saba, tureddu, perlaperlazzu e
ma la seconda domenica del mese: Zeddiani (Or) tanti altri (tel. 0785/44894). Per conoscere i piatti ti-
ospita la sagra del pomodoro, dove ricette tradizio- pici dei pescatori cagliaritani, non si può mancare
nali, come i pomodori ripieni o i malloreddus al su- alla sagra del pesce a Giorgino, alle porte del capo-
go, saranno preparate per i visitatori (tel. luogo; ai partecipanti sono offerti burrida (gattuccio
0783/418408). di mare condito con salsa di noci), pruppu a schiscio-
nera (polpo in agliata), pisci a scabecciu (pesce fritto
SETTEMBRE e ripassato nell’aceto), lissa (muggine arrosto) e
In ambiente agro-pastorale questo mese rappresen- quintali di pesce fritto (tel. 070/604241).
ta l’inizio di un nuovo anno di lavoro nei campi e in
Sardegna è detto “Capidanni”; per festeggiarlo, a OTTOBRE
Tuili (Ca) l’8 si organizza il 3° “Capodanno dell’a- Riprendono in pieno le attività agricole e le occasio-
gricoltura”, con la trasformazione del latte in for- ni di festa diminuiscono, ma non per questo sono
maggio e ricotta e con la preparazione della carne di meno importanti. L’ultima domenica del mese Arit-
pecora (cell. 347/5156807). Il 7 è la giornata del me- zo (Nu) ospita la rinomatissima sagra delle casta-
lone: Turri (Ca) allestisce la 6 a sagra del melone gne, delle nocciole e delle noci. I partecipanti po-
coltivato in asciutto, una fiera-mercato del frutto tranno provare la frutta secca, che abbonda nei bo-
con degustazione assieme al prosciutto (tel. schi del Gennargentu, e, in particolare, assaporare
0783/95026), mentre a Lunamatrona (Ca) si svolge le castagne arrosto (tel. 0784/629223).
l’11a sagra del melone, della Malvasia e della peco- A Gesico (Ca) dall’11 al 19 si svolge la curiosa sagra
ra (tel. 070/939669). Il paesino di Solarussa, a pochi della lumaca. Tutte le sere si potranno mangiare
chilometri da Oristano, il 20 e il 21 festeggia la Ver- pietanze tradizionali a base di lumache, un tempo
naccia, vino ad alta gradazione alcolica ideale come piatto povero, oggi ghiottoneria raffinata, in ogni
aperitivo o con i dolci; per l’occasione si preparano variante: sizzigorrus, monzittas, tappadas, boveris
piatti cucinati col vino, come l’agnello, la spigola, il (tel. 070/987043).
muggine o le fave bollite (tel. 0783/374810). Nello splendido scenario di un uliveto millenario,
Il 14 e il 15 a Ozieri (Ss), è in programma la sagra de a Villamassargia (Ca) intorno alla metà del mese,
sos sospiros, il più caratteristico dolce ozierese a si svolge la 9a sagra delle olive, con degustazione
Tempio Cagliari
160
SAGRE
di olive, bruschette condite con olio locale e paté di A Sanluri, a circa 40 chilometri da Cagliari, l’11 si fe-
olive (tel. 0781/75099). A Selegas (Ca) il 4 si ricorda steggia la sagra delle fave, preparate secondo diverse
la vendemmia tradizionale alla 3a sagra de sa bin- ricette locali (tel. 070/9370505). Da segnalare l’impor-
nenna; contemporaneamente ci sarà una mostra di tante fiera-mercato di Gonnosfanadiga (Ca), la 17a mo-
uve, vini e attrezzi (tel. 070/985541). stra dell’olio e dell’agroalimentare (tel. 070/9797129).
NOVEMBRE DICEMBRE
Si stappano i vini novelli e in varie località si orga- Il 7 Siligo (Ss) ospita la vivacissima sagra della sal-
nizzano sagre per presentare la produzione. A Milis siccia e del vino novello (tel. 079/836163), e Bud-
(Or) il secondo fine settimana del mese è in pro- dusò (Ss) organizza la sagra del cinghiale (tel.
gramma la rassegna regionale dei vini novelli con 079/715502). La prima domenica del mese ad Arbo-
degustazioni (tel. 0783/51168). rea (Or) si svolge la sagra della polenta (tel.
A Usini (Ss) il 30 si rievoca l’antico rito de ippuntare, 0783/801208), mentre a Thiesi (Ss) pochi giorni pri-
ossia l’assaggio del vino novello fatto in cantina ma del Natale si tiene la sagra dei dolci thiesini
passando da una botte all’altra e da una cantina al- (tel. 079/886012).
l’altra (tel. 079/380644). Dall’11 e al 18 Olbia (Ss)
ospita la rassegna del vino novello: gustosi vini e GENNAIO
specialità gastronomiche per un’intera settimana Nel cuore dell’inverno, molte sagre si svolgono at-
saranno offerti ai partecipanti (tel. 0789/21453). torno a colossali falò. Per esempio il 18, a Decimo-
In questo mese anche i funghi sono protagonisti, con putzu (Ca), per la festa di Sant’Antonio, si accende
esposizioni delle varie specie, completate da degusta- il fuoco in piazza e si mangiano fave e lardo, salsic-
zioni di piatti tradizionali della zona: si svolgono a Se- cia e funghi arrosto, malloreddus alla campidanese,
stu (Ca), dal 15 al 17, la 3a mostra micologica sestese il tutto accompagnato da un bicchiere di vino (tel.
(tel. 070/23601), e ad Arbus (Ca), il 29 e il 30, la 10a 070/965046). Il 25 ad Aglientu (Ss), durante i fe-
mostra del fungo (tel. 070/9759018). Tutti i prodotti ti- steggiamenti per Santu Paulu di Lu Laldu, si offre il
pici del Gennargentu, invece, il primo fine settimana tipico carr ’e cogghju e fodda, la carne di maiale con i
del mese saranno in esposizione a Desulo (Nu), alla cavoli, e i cozzuleddi ’e meli, i tipici dolcetti del po-
fiera “La montagna produce”: prosciutti, salsicce, pa- sto (tel. 079/654375).
ni, carni, formaggi pecorini, dolci e castagne arrosto In questo periodo dell’anno si apre anche la rasse-
per tutti i partecipanti (tel. 0784/619887). L’8 e il 9 gna “Lo bogamarì nella cucina di Alghero”, impor-
Turri ospita l’11a sagra dello zafferano: dopo la visita tante rassegna gastronomica dedicata alle prepara-
guidata ai campi in fiore e la dimostrazione della lavo- zioni con il riccio di mare: nel fine settimana si pos-
razione della pianta, si potranno assaporare il riso o i sono assaggiare le uova, sia crude sul pane sia come
malloreddus conditi con lo zafferano (tel. 0783/95026). condimento della pasta (tel. 079/979054).
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SAGRE
FEBBRAIO
sapa (tel. 0783/936157). Una festa particolare coin-
La festa di Alghero prosegue nei weekend di febbraio, volge Carloforte (Ca): la sagra del cous cous, il
e si ripete anche a Portoscuso (Ca), intorno alla metà piatto a base di pesce entrato nella tradizione popo-
del mese, con la 10a sagra del riccio, con pasta ai ricci e lare quando i carlofortini abitavano a Tabarka, pic-
vino bianco per tutti (tel. 0781/509504). Il secondo fine cola isola di fronte a Tunisi (tel. 0781/855298).
settimana a Samassi (Ca) si celebra un importante ali-
mento della Sardegna, il carciofo, più ricco di sapore MAGGIO
rispetto alle varietà che si trovano nella penisola. Per i Una delle ultime domeniche del mese, diversi paesi
partecipanti tante ricette preparate con la verdura (tel. sono coinvolti in una delle manifestazioni più im-
070/388210). Zerfaliu (Or) a fine mese propone la sa- portanti dell’anno, ossia Cantine aperte.
gra degli agrumi, durante la quale si potranno degu- Dalla Gallura al Sulcis, dalla zona di Alghero all’O-
stare agrumi e derivati (tel. 0783/27000). gliastra, per l’intera giornata calici in mano per ap-
prezzare le migliori etichette dell’isola. È possibile
MARZO anche visitare le aziende agricole e le cantine, attra-
La rassegna dello bogamarì si ripete ad Alghero, verso un percorso guidato che permetterà di cono-
mentre il carciofo diventa il protagonista di altre sa- scere non solo le tecniche utilizzate per la vinifica-
gre: a metà mese a Valledoria (Ss) (tel. 079/5819000) zione, ma anche i segreti che rendono i vini sardi
e a Uri (Ss) (tel. 079/419669); a Giba (Ca) i carciofi si tra i più stimati (tel. 070/241140).
potranno assaggiare crudi oppure cotti nelle panadas Per gli amanti dei sapori più decisi, a Decimoput-
(tel. 0781/963099). A fine marzo Boroneddu (Or) zu, un piccolo paese situato a circa venti chilometri
ospita la sagra degli asparagi e dei finocchi selvatici da Cagliari, l’11 si celebra la 16a edizione della sa-
che, secondo un’antica ricetta, saranno offerti in gra della pecora: per tutto il pomeriggio si potrà as-
mezzo alla fresa, la spianata (tel. 0785/53569). saggiare la gustosa carne bollita con diversi contor-
ni di verdure, come patate e cipolle bollite, carciofi-
APRILE ni in salamoia o pomodori (tel. 070/965046).
All’inizio del mese, Muravera (Ca) organizza la sa- Chi, invece, preferisce un piatto di pesce fresco, po-
gra degli agrumi, per assaggiare le ottime arance e trà recarsi a Cabras l’ultimo sabato del mese: qui,
altri prodotti, come marmellate e dolci (tel. nelle vicinanze dell’omonimo stagno, si arrostisce
070/9930760). Il lunedì dell’Angelo a Tonara (Nu) si l’ottimo muggine (tel. 0783/290227). Ad Arborea, a
svolge la sagra del torrone, preparato a mano con sud di Oristano, alla fine del mese si ripete da anni
mandorle, noci, nocciole e miele (tel. 0784/63814). A il “rito” della sagra delle fragole; il gustosissimo
fine mese a Sini (Or) appuntamento con la sagra frutto è offerto ai partecipanti, che potranno anche
del su pai saba, il dolce fatto con mandorle, uvetta e acquistarne intere cassette (tel. 0783/801208).
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IL CAGLIARITANO
Andrea Campagna
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PANORAMA - CAGLIARITANO PANORAMA - CAGLIARITANO
Gianmario Marras
Antonio Saba
Sopra: il caratteristico colle di Las Plassas, a nord di Cagliari, dalla forma perfettamente conica dovuta all’erosione naturale. Sopra: case del borgo di Tuili, piccolo centro agricolo della Marmilla non lontano dall’area archeologica Su Nuraxi, il villaggio
In cima i resti di un castello del XII secolo. Sotto: un vicolo del Castello, il quartiere di Cagliari nuragico meglio conservato di tutta la Sardegna. Sotto : la bellissima spiaggia del Poetto di Cagliari,
sviluppatosi intorno alla rocca, per secoli fulcro del potere politico e oggi trasformato in cittadella dei musei. una delle più grandi d’Italia, dove è possibile gustare ricci di mare appena pescati, una vera e propria prelibatezza.
Nevio Doz
Antonio Saba
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PANORAMA - CAGLIARITANO
Antonio Saba
Gianmario Marras
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CAGLIARITANO
Cagliaritano
DAL MARE
o la murena insemolata e fritta. cotta in pentola con diversi aromi).
Una tradizione importante, a Ca- Tutte ricette tipiche della tradizio-
gliari, quella dei fritti; il popolino ne contadina, al pari dei longus e
mangiava praticamente solo quello, delle mannareddas, pezzi di intesti-
Una cucina poco elaborata, golosa che si trattasse di maccioneddus (pic- no dell’agnellino scottati alla brace
coli ghiozzi), di gronghi o di pisciu o più frequentemente insemolati e
e irresistibile anche nelle pietanze più semplici re (pesce persico), ma aggiungeva il fritti con olio extravergine, o dei is
di questa terra generosa polpo bollito e, una volta ogni tan- tacculas, tordi o merli lessati, co-
to, riusciva a mangiare sa cassola, la sparsi da abbondante sale e avvolti
Adriano Mauri
DI ANDREA FRAILIS ricca zuppa di pesce immersa in un in un letto di mirto.
brodo con il pomodoro e servita Anche i primi piatti risentono
C
con i crostini di pane. della doppia origine della cucina
Un posto importante è riservato ai frutti di mare. di questa parte di Sardegna; e così a Cagliari i pran-
ittà di mare, e come tale aperta alle incur- I cagliaritani sono ghiotti (e la domenica mattina i zi a base di pesce sono spesso preceduti dalla fregu-
sioni navali ma anche agli apporti delle chioschi sul mare che li offrono sono presi d’assalto) la con cocciula (minuscole palline di semola cotte
più diverse culture, Cagliari riflette nelle di arrizzonis (i ricci), la cui polpa viene utilizzata con pomodoro e arselle), ma, oggi come ieri, la fan-
tradizioni della sua cucina questa caratteristica. pure per condire gli spaghetti, ma prediligono an- no ancora da padroni nella tavola dei giorni festivi i
Una cucina essenzialmente “povera” perché fatta che le cozze (da mangiare crude, condite solo con ravioli di pasta ripieni di ricotta, zafferano e spinaci
con ingredienti una volta di poco costo e di facile una goccia di limone) e le arselle; chi non le ha mai (ma anche bietole) e serviti con il sugo di pomodo-
reperibilità, poco elaborata e senza grandi sofistica- mangiate dovrebbe assaggiare is orziaras, anemoni ro, come anche i celebri malloreddus, e cioè gnoc-
zioni ma ricca di aromi e di sapori genuini, figlia di mare fritti nella semola e mangiati caldissimi, o chetti di semola al ragù di carne di maiale o alla sal-
della grande tradizione marinara del capoluogo ancora is bucconis (murici lessati e serviti in acqua siccia. Cinquanta, sessanta anni fa il ragù era d’ob-
della Sardegna. Cagliari, infatti, è l’unica città sarda caldissima e salata).
sul mare che ha sviluppato da sé una vera e propria Ha ragione Angelo Concas, il più famoso degli
classe di pescatori, mentre in altre parti dell’isola enogastronomi cagliaritani, quando sottolinea come
sono stati i genovesi, i catalani o i ponzesi a impor- Cagliari abbia “una storia di veri pescatori, in una
tare l’antica arte della pesca. terra che non è di veri pescatori” e come “oggi più
Ecco, quindi, che sono i sapori dello splendido ma- che mai è necessario far conoscere ai più giovani quei
re del Golfo a prevalere nella cucina cagliaritana, do- piatti semplici ma gustosi, che costituivano il più del-
ve però non mancano i piatti tipici a base di carne, le volte l’unico pranzo dei loro nonni e bisnonni”.
quella che anticamente come oggi arrivava in città dal Erano i tempi in cui la carne compariva (quando
“contado”, cioè dagli allevamenti del Campidano. compariva) appena una volta la settimana sulle tavo-
Una cucina povera che oggi povera non è più; un le dei cagliaritani meno facoltosi, e quasi sempre si
fritto misto fatto con il prodotto della “piccola pe- trattava di carne di cavallo (costava meno ed era de-
Nevio Doz
sca” non si trova in tutti i ristoranti cagliaritani e cisamente gustosa) cotta alla brace dopo un “passag-
non sempre è a buon prezzo, ma da qualche anno è gio” nell’aglio e nel prezzemolo. Un piatto ancora og-
stata riscoperta una tradizione gastronomica legata gi di casa in molti ristoranti di Cagliari e dell’hinter-
ai sapori più autentici dei piatti di mare da offrire ai land, insieme a quelle pietanze che, al pari del pesce
turisti che sbarcano a Cagliari. di piccola pesca, erano considerate povere: le inte-
Ecco quindi che l’offerta (fino a qualche anno fa li- riora, ad esempio, una volta venivano buttate via o
mitata all’arrosto o alle seppie) può oggi contare su vendute a vil prezzo dai macellai e diventavano nu-
piatti come la burrida (gattuccio di mare lessato, al trimento per le classi sociali meno agiate. E così nella
quale viene poi aggiunto un soffritto di aglio con i fe- tradizione cagliaritana e del Campidano occupano
un posto di primo piano sa cordula (stomaco, intestini
d’agnello, intrecciati e rosolati in tegame con i pisel-
Qui a destra: nei chioschi del lungomare di Cagliari li), ma anche una lunga serie di piatti con carni di
ci si può concedere uno spuntino a base di ricci (arrizzonis), animali (da pascolo o anche da cortile) cotte in tega-
con un bicchiere di Vermentino e una fetta di pane fresco. me o al forno. Da ricordare il coniglio in umido, op-
Adriano Mauri
Protagonisti della cucina “povera” della zona anche
Nevio Doz
i frutti di mare e la piccola pesca (foto della pagina accanto) pure sa busecca (trippa di manzo lungamente lessata
che si trasformano in piatti semplici ma gustosi. e poi cotta in una salsa di pomodoro e menta e quin-
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176
CAGLIARITANO CAGLIARITANO
bligo farlo con la carne del gallet- pari di su pani dorau, dove il pane “DA SEVERINO”: IL MIGLIOR PESCE DEL CAGLIARITANO NEL CUORE DELLA CAMPAGNA
to (caboniscu), e ancora oggi, nella prima rammollito nel latte viene
mente dei cagliaritani meno gio- successivamente bagnato nell’uo- Da ago e filo a pentole e mestoli. nuova avventura è il ristorante Da allora una sola vacanza (“Sette
vani, è rimasta impressa l’imma- vo sbattuto e poi fritto. La strana storia di Francesco Sai- “Da Monica”, come la sua secon- anni fa per andare in America, ma
gine di coloro che lasciavano il Nelle verdi campagne che cir- lis (al centro nella foto), ristoratore da figlia, con la clientela che an- l’America fino a qualche anno fa
grande mercato con in mano un condano Cagliari, invece, la tradi- ma non per vocazione, è fatta di cora oggi è la sua. Ma Franceschi- era qui”) e la vita scandita da ritmi
mazzo di galletti vivi, tenuti per zione impone minestre a base di decisioni improvvise, occasioni no è tipo da fiutare l’aria nuova ossessivi; ogni giorno sveglia alle 5
le zampe legate con filo di rafia; brodo di carne di pecora o agnello, colte al volo, intuizioni a volte ge- prima degli altri. Senorbì è a un e mezzo per curare un locale che
costavano talmente poco che ve- o minestroni di verdure o legumi, niali. Sessantasei anni portati alla tiro di schioppo, è un paese atti- chiude solo dieci giorni a gennaio
nivano venduti a mazzi di 4 o 5 con particolare riferimento alle grande, gestisce dal 1971 a Se- vo che sta per diventare cittadina per le pulizie di fine anno.
per poterne ricavare qualcosa. lenticchie e ai ceci (spesso con norbì (40 chilometri dal capoluo- e forse gli affari aumenteranno. Il segreto? “La gente mi vuole bene
Come cambiano i tempi! l’aggiunta delle cotiche di maiale), go) il ristorante fuori Cagliari più Chiude “Da Monica” a Guasila e perché mi conosce – dice France-
Un altro piatto decisamente davvero apprezzatissimi in questa frequentato dai cagliaritani, e schino – e sa che con me non avrà
Adriano Mauri
popolare, che per molti anni è parte dell’isola. Primi piatti che, non solo da loro. sorprese”. Ma il vero segreto è un
quasi scomparso dalla tavola dei oggi, è possibile gustare in molti Ma Francesco Sailis (“France- locale in campagna dove la gente
cagliaritani e che oggi al contra- ristoranti cagliaritani dove, al con- schino” per tutti) non ha sempre arriva da Cagliari, che è città di
rio vive una stagione nuovamente felice, è il mazza- trario, è praticamente introvabile su pisci a collettu, e fatto il ristoratore; aveva sei anni mare, per mangiare pesce freschis-
murru (zuppa di pane raffermo intinto nel brodo di cioè le fave lessate in grandi pentoloni nei quali gal- e mezzo quando nella natìa Gua- simo: aragosta e astice, triglie e
carne e servito con salsa di pomodoro e pecorino), leggiano anche l’aglio e il finocchietto selvatico. sila cominciò a frequentare la orate, cozze e ostriche. “Facciamo
che Angelo Concas ha scoperto far bella mostra di I vini sono da sempre un punto di forza dell’enoga- bottega di un sarto che aveva im- qualche bistecca per chi non man-
sé nel menu di un ristorante italiano a New York. stronomia campidanese. Angelo Concas giustamente parato il mestiere a Cagliari. A gia il pesce – suggerisce France-
Adriano Mauri
Un pasto “di recupero”, molto spesso cucinato per rileva come “cento anni fa i viticoltori del Campidano diciotto anni aprì in paese una schino – ma il porcetto lo dovete
non buttar via il pane avanzato dal giorno prima; al di Cagliari partecipavano e vincevano premi a mostre sartoria tutta sua. Poi l’avvento ordinare qualche giorno prima”.
internazionali come quelle di Parigi e Bruxelles”. dell’abito confezionato lo indus- Specializzato in matrimoni e ceri-
Ai piatti di pesce è tradizione accompagnare bian- se ad aprire prima uno, poi due apre il nuovo locale a Senorbì, monie in genere, “Da Severino”
chi freschi come il Nuragus (come il “Petraia” della negozi di abbigliamento maschi- Da Severino (via Piemonte 7, tel. specialmente d’estate copre senza
Cantina Sociale di Santadi), mentre alle pietanze a le e femminile, anche questi ab- 070/9808181), come il secondo fi- fatica i suoi 300 posti, e il sabato e
base di carne è bene accostare un Cannonau doc (co- bandonati quando il consumismo glio che, da qualche anno, ha in- la domenica è meglio telefonare
me il “Capo Ferrato” della Cantina di Castiadas o il dilagante fece rapidamente in- trapreso una sua strada parallela. per prenotare. Una vacanza nel
“Costera” della Cantina Argiolas di Serdiana) o un vecchiare i capi fatti arrivare dal Lui nella famiglia ha sempre cre- Sud dell’isola può essere una buo-
Monica di Sardegna (buono quello prodotto da Fer- Continente, rendendo poco re- duto; terzo di tredici figli, consi- na occasione per far visita a Fran-
ruccio Deiana a Settimo San Pietro). munerativa quell’attività. dera tali anche Luciano e Gianni, ceschino; lui tratta tutti, clienti
Tutta legata al lavoro delle massaie del Campida- E allora ecco l’occasione di un ri- che da decenni lo aiutano nella vecchi e nuovi, con la stessa cor-
no, invece, la tradizione dei dolci fatti in casa; in pre- storatore che vendeva la sua li- gestione del ristorante fin dall’a- dialità. “Perché – dice – anche
valenza a base di pasta di mandorle, come is gueffus, cenza a Guasila; via gli abiti, la pertura, nel 1971. loro sono la mia famiglia”. (A.F.)
hanno la caratteristica di rimanere morbidi senza es-
sere stucchevoli. Pregiati anche is pirichittus (bianchi
d’uovo con mandorle tagliate fini e tostate) e is bian-
chittus, mentre gli amaretti prodotti in questa zona
dell’isola sono sicuramente più morbidi di quelli di
altre parti. Legata alla tradizione anche sa pardula, il
dolce di pasta con ricotta e zafferano.
Il tutto in una tradizione di ospitalità che ha radi-
ci antiche; uno dei proverbi cagliaritani più citati
dice “bucconi sparziu, s’angelu si ’nci sèzziri” , cioè
che quando si condivide il cibo, a tavola vengono a
sedersi gli angeli. Più di così!
Adriano Mauri
Non solo sapori di mare sulle tavole del Cagliaritano.
Dalla tradizione contadina dell’interno derivano
infatti sa fregula (in alto) , a base di semola, acqua, Tutta la zona del Campidano è rinomata per la produzione
Adriano Mauri
Adriano Mauri
uova e zafferano, e le conserve (a sinistra), preparate di dolci (in queste foto). Nella pasticceria sarda mandorle,
con melanzane, funghi e cardi selvatici, autentiche agrumi, frutta secca, miele e formaggi freschi, sapientemente
prelibatezze sott’olio fatte in casa come una volta. decorati, si sposano in una golosa armonia per il palato.
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CAGLIARITANO
Ristoranti
IL MEGLIO IN TAVOLA
Alla scoperta degli antichi sapori lungo un itinerario
enogastronomico che dal mare si snoda verso i paesi dell’interno,
tra siti archeologici e testimonianze storiche
DI ANDREA FRAILIS - FOTOGRAFIE DI ADRIANO MAURI
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promossi dall’attivo consorzio “Sa Corona Arrubia” –
dal ristorante Le Colline (tel. 070/9300123). A Orroli,
paese dell’altro gigante dell’archeologia sarda che è lo
splendido nuraghe Arrubiu, nella vecchia Casa Vargiu
Omu Axiu (tel. 0782/845023) un gruppo di donne ri-
propone i piatti antichi del territorio, insieme a corsi di
cucina tradizionale, di vinificazione e di panificazione
con le tecniche di un tempo. Possibilità di soggiorno.
Di notevole interesse l’Itinerario enogastronomico
del Ducato che si snoda lungo i paesi di Gergei, Escol-
ca, Mandas, Gesico e Siurgus Donigala tra siti archeo-
logici, testimonianze storiche e gastronomia tradizio-
nale. È organizzato dai fratelli Dedoni di Gergei (tel.
0782/808060). In ciascuno dei piccoli centri ci si ferma
a degustare i prodotti tipici. Il ricco menu propone an-
tipasti a base di corda con piselli, lumache al verde, fri-
cassea, frittelle di asparagi; tra i primi, fregola con lu-
mache, pennette ai cardi selvatici, ravioli di ricotta agli
asparagi; tra i secondi l’agnello in umido, il maialetto
arrosto e la gallina ripiena. Formaggi locali e dolci sar-
lamari fritti e la deliziosa aragosta alla sarda. Il Carbo- di completano la succulenta proposta.
nara (tel. 070/791270), nella centralissima via Umber- Un autentico pranzo coi pastori, tra natura selvag-
to, offre una vasta gamma di primi piatti, tra cui non ci gia, pinnettas (le classiche capanne pastorali) e gran-
si deve lasciar sfuggire le linguine al pescespada e di- di arrosti all’aperto, lo propone Albino Corgiolu
versi piatti di pesce e di carne. (cell. 333/2007872) a Domus Suas, nelle campagne
A Castiadas, lungo il bellissimo litorale a nord di di Goni, altra località la cui archeologia (le misterio-
Villasimius, il Sant’Elmo Beach Hotel (tel. 070/995161) se pietre fittili che l’hanno fatta ribattezzare la “Sto-
offre ai propri clienti ben cinque ristoranti (di cui uno nehenge sarda”) merita una visita approfondita. Se
per i più giovani) nei quali scegliere tra buffet interna- poi all’atmosfera magica e magnetica delle pietre si
zionali e tradizione sarda. associano il formaggio e la salsiccia, il porcetto e l’a-
Nei paesi dell’interno della provincia, oltre al risto- gnello cotto al momento, un delizioso vino fatto in
rante Severino di Senorbì, merita una sosta il Cavalli- casa e i prelibati dolci di Albino, la giornata non può
no della Giara di Barumini (tel. 070/9368122), situato che svolgersi all’insegna del piacere.
proprio di fronte all’imponen-
te complesso nuragico che è il
“principe” dell’archeologia
isolana. Propone piatti tipici
della cucina del territorio, ra-
violi di ricotta e malloreddus,
arrosto di porcetto e agnello.
Le stesse specialità sono offer-
te in maniera eccellente anche
nel vicino paese di Villano-
vaforru – paese di archeologia
nuragica e di ottimi musei,
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Adriano Mauri
L’abilità manuale dei panettieri, le
tecniche tradizionali e la qualità
delle materie prime fanno del pane
di Quartu una delizia da scoprire.
Quartu Sant’Elena
L’ARTE DI PREPARARE
PANI E DOLCI
Dove l’aria profuma della fragranza irresistibile
dei prodotti del forno, preparati come una volta grazie
a una sapienza antica e a una lunga tradizione
DI EMANUELE DESSÌ
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QUARTU SANT’ELENA QUARTU SANT’ELENA
Adriano Mauri
Sopra : i gueffus, preparati con zucchero e mandorle,
sono i dolci preferiti dai bambini e per questo rivestono,
da sempre, il ruolo di protagonisti in ogni festa
locale. A sinistra: ricostruita alla fine del XVIII secolo
dopo l’incendio che nel 1775 ne distrusse il tetto,
la parrocchiale di Sant’Elena presenta una semplificazione
di linee legata al primo affermarsi del neoclassicismo.
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QUARTU SANT’ELENA QUARTU SANT’ELENA
Dario Sequi
re, le navi francesi e, insieme, del pane tipico, coccoi e mod-
gli eroi che salvarono Quarto. dizzosu. Si è cercato di fina-
Niente baguette, sotto quella lizzare ricerca e tecnologia a
volta restituita ai quartesi e ai uno “starter microbico” in
sardi, ma solo civraxiu, coccoi grado di riprodurre le carat-
e moddizzosu. teristiche tipiche delle fer-
Cresciuta sino a diventare mentazioni a pasta acida: su
coi suoi 70.000 abitanti la terza frammentu, appunto. Insom-
città della Sardegna, Quartu ma, tecniche moderne appli-
Sant’Elena ha una vocazione cate alla tradizione. Il risulta-
forte per il turismo legata non to è stato un disciplinare di
solo ai 25 chilometri di costa o produzione, la base per la
ai fenicotteri rosa che popola- confezione del pane tipico
no gli stagni a ridosso delle che potrebbe fregiarsi di un
strade e dei palazzi. È una vo- marchio in grado di distin-
cazione fatta anche di cultura, guerlo su un mercato globa-
di tradizioni. Il paese di ieri, lizzato anche nella panifica-
infatti, non ha scordato l’anti- zione. Ma il disciplinare è
ca arte della panificazione. Sì, anche il punto di partenza
attorno all’abitato non ci sono per ottenere (attraverso il mi-
più le distese di spighe, il gra- nistero delle Politiche agrico-
no non diventa più farina nel- le) un marchio di riconosci-
le macine in pietra mosse da mento dell’Unione Europea.
un asinello. Però tecnologia e Il disciplinare va integrato
tradizione convivono nelle at- con una relazione storica, già
tività artigianali che, prima ancora che sorga il sole, ra oggi, regalano identici capolavori. “Bastano la la- messa a punto da Barbara Fois dell’Università di
sfornano il pane di una volta. E il dedalo delle viuzze ma di un coltello e un paio di semplici forbici per Cagliari. L’obiettivo è la Igp, Indicazione geografica
del centro o anche alcuni quartieri che non hanno mai modellare su coccoi”, spiega Mauro Argiolas, 27 anni, protetta, per coccoi e moddizzosu. Come previsto dal
conosciuto su làdiri (i mattoni di terra cruda) sono in- panettiere dal 1991 nel forno di famiglia, in via Dan- regolamento comunitario che disciplina la materia,
vasi da quei profumi tanto cari al Valéry. te, proprio davanti all’edificio neoclassico che ha a chiedere il riconoscimento Dop o Igp possono es-
Il civraxiu è un pane integrale, confezionato con fa- ospitato il mattatoio ma ha anche custodito i docu- sere solo associazioni di produttori e trasformatori
rina e crusca fine. Su moddizzosu, invece, è un pane menti dell’archivio comunale. La pezzatura tipica di prodotti agricoli. Come spiega Cornelia Cogoni,
che, in forno, diventa soffice e alto, da tagliare a fet- del coccoi è di 150 grammi ma, su richiesta, si posso- che ha un’attività di panificazione, il passo è stato
te. Il segreto è nella lavorazione: si può anche dire no modellare e cuocere anche piccole forme da mez- fatto: l’associazione esiste e si è già mossa per far sì
che la pasta è molto morbida, che dopo la pezzatura zo etto, in genere richieste per le cerimonie. che, presto, ci sia sul mercato il pane “Coccoi e
e prima ancora della lievitazione, va fatto scivolare Uno dei segreti del pane quartese, che accomuna Moddizzosu di Quartu Igp”.
nella farina, ma è impossibile descrivere il movimen- buona parte delle produzioni isolane, è il lievito, che Altro vanto, per l’agroalimentare di Quartu, sono i
to delle mani delle massaie, gesti tramandati di ma- da queste parti si chiama frammentu. “La preparazio- dolci. Una produzione favorita, nei secoli dei secoli,
dre in figlia. O di padre in figlio. Per generazioni. ne è semplicissima, – racconta Ambrogio Argiolas dalla presenza di vasti mandorleti. Per citare Enrico
Piano e croccante è su coccoi, il pane fatto con la se- dalla sua azienda di via Dante. – Si utilizza un pezzo Costa (Costumi sardi, 1913): “Non è solo il pane che le
mola finissima. C’è la semola anche nel pane delle di pasta di pane avanzato dal giorno prima e si ag- donne quartesi confezionano con cura speciale: esse
feste e delle cerimonie, su pani de is isposus. Ma pri- giunge a un impasto di acqua e farina. Aggiungiamo sono rinomate anche per altri generi di dolci, paste e
ma che il palato, è lo sguardo a essere rapito dalle anche un po’ di lievito di birra, ma è proprio un pizzi- biscotti prelibatissimi”. Il Costa cita gli intraducibili
mille forme che la pasta può assumere, forgiata da co: la proporzione è di 50 grammi di lievito su 50 chili nomi – immutati in novant’anni – e brevemente li de-
mani esperte e dai semplici oggetti che la cucina di di farina.” Anticamente su frammentu riposava in un scrive: pastissus de gesminu (“Dolci sopraffini fatti con
qualche secolo fa poteva offrire. Gli stessi che, anco- recipiente in terracotta chiamato xivedda, coperto con zucchero e mandorle tagliuzzate a mo’ di petali di
un panno. Con le richieste dei consumatori le dimen- gelsomino”), i piricchittus (“Boccoli di pasta composti
In alto: un tratto dei venticinque splendidi chilometri di costa
sioni e, quindi, gli oggetti sono cambiati, ma gli in- di farina, zucchero e uova”), il pane ’e saba (“Pane di
che si estendono dalla spiaggia del Poetto fino a Geremeas. gredienti sono sempre gli stessi. farina impastata con vino cotto”), le pardulas (“For-
L’attrattiva delle spiagge ha contribuito allo sviluppo della Amministrazione comunale (assessorato alle At- maggelle sottilissime”), le pabassinas (“Composte di
Adriano Mauri
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QUARTU SANT’ELENA QUARTU SANT’ELENA
Dario Sequi
Squisitezze riprodotte con sapienza antica ancora elementari. “La tecnica conta, certo, ma gli ingredien-
oggi da giovani mani nelle botteghe dolciarie. Insieme ti più importanti sono l’impegno, la passione, direi
ai candelaus (piccoli recipienti di varie forme realizzati persino l’amore per questa attività”, sottolinea Igna-
con pasta di mandorle, vuoti o riempiti con sfoglia sem- zia Tocco, maestra dell’arte dolciaria.
pre di mandorle, profumate con essenza di fiori d’aran- Le nuove attenzioni del consumatore verso i pro-
cio) o, ancora, il gattò, confezionato con un impasto di dotti tipici e biologici, meglio se accompagnati da
zucchero sciolto e mandorle tostate. Il resto è arte: pos- un certificato di garanzia, hanno spinto un gruppo
sono nascere piccole forme o riproduzioni, in miniatu- di imprenditori agricoli a dar vita all’associazione
ra, di monumenti e chiese, portate in processione du- “Colline Quartesi”: uva da tavola, pomodori ma so-
rante la sagra campestre di San Giovanni, nel mese di prattutto patate, che vedono Quartu primeggiare in
luglio. È l’occasione anche per apprezzare gli splendidi Sardegna per quantità di produzione, ma non solo.
costumi di Quartu, magari da mettere a confronto, sem- Versatili in cucina, le patate da queste parti si spo-
pre a luglio con le tradizioni popolari di tutto il mondo sano a meraviglia (magari profumate con il rosmari-
grazie a “Sciampitta”, festival del folklore organizzato, no) con il maialetto arrosto. Oppure, nei piatti di
con il sostegno del Comune e della Regione Sardegna,
dal gruppo folklorico “Città di Quarto”. In alto e nella pagina accanto : il Convento dei Frati
Si sta cercando di tramandare la tradizione dei dol- Cappuccini, costruito accanto alla chiesa di Sant’Agata
Dario Sequi
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QUARTU SANT’ELENA
mare, con le pregiate orate e le spigole del golfo de- aromatico, ampio, fragrante, con sentori di fiore di
gli Angeli, davanti al quale, nella bianchissima mandorlo e albicocca secca. Al palato è dolce, armo-
spiaggia di Quartu, tra novembre e aprile, è un nico, caldo, ricco di sapidità, ben strutturato. Ideale
trionfo di ricci, serviti in accoglienti gazebo insieme come vino da meditazione, ben si accompagna ai
al pane e a un bicchiere di Vermentino fresco. dolci tipici di Quartu a base di mandorla o ricotta,
Di recente introduzione è proprio la sagra della come le pardulas.
patata (organizzata, a giugno, davanti alla chiesa di Sapori da esaltare anche con il Nuscara, Malvasia
Sant’Andrea, a Flumini, una delle tante apprezzate Doc di Cagliari prodotto dalla Cantina di Quartu
testimonianze dell’arte religiosa nel territorio), (fondata nel 1926), un vino bianco da dessert di ori-
mentre risale agli anni sessanta la sagra dell’uva, gine antichissima, arrivato forse in Sardegna in
organizzata in occasione della grande festa dedicata epoca bizantina. Giallo paglierino tendente al dora-
alla patrona sant’Elena (madre dell’imperatore Co- to, ha un profumo intenso e persistente, con un re-
stantino) a settembre. trogusto di mandorle amare. Servito fresco, 8-10
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento gradi, è un ottimo aperitivo. Se accompagnato ai
Quartu esportava, sfuso, buona parte del vino pro- dolci, meglio se a base di mandorla, la temperatura
dotto, per lo più bianco. Oggi la produzione vitivi- ideale di servizio è di 12-14 gradi.
nicola presenta pregiati Doc che ben si sposano con Quartu Sant’Elena, il mare a un chilometro e le
la cucina sarda ma, soprattutto, con i dolci quartesi. vette dei Sette Fratelli alle spalle. I nuraghi sul ma-
Come il Moscato, la Malvasia o il Nasco Gutta ’e re e le chiese medievali che convivono tra case e
Axina (tradotto, l’anima dell’uva) prodotti dalla can- negozi. Qui l’enogastronomia affonda i suoi segreti
tina Villa di Quartu, un’azienda agricola gestita da in una storia millenaria. Pagine scritte dalla prepo-
due giovani donne. Con il frutto di 45 ettari di vi- tenza degli invasori (dai fenici fino ai piemontesi),
gneto, l’azienda produce anche bianchi e rossi, coc- ma anche dall’orgoglio dei sardi di queste terre. Un
colati nelle botti che trovano casa nelle viuzze del orgoglio che, ancora oggi, resiste, per regalare sa-
quartiere di Cepola, la culla di Quartu. La vocazio- pori e profumi senza tempo.
ne per i vini da dessert potrebbe trovare nel Nasco
importanti prospettive. Di colore giallo oro antico, il Uno scorcio di Quartu vista dalla pianura circostante l’abitato.
Nasco di Cagliari Gutta ’e Axina ha un profumo Sullo sfondo si stagliano le vette del gruppo dei Sette Fratelli.
Dario Sequi
In cantina
M
“
a questo vino sembra aceto!”, penso casa sua, fresca e scura. Le botti sono soltanto tre e
io. Non oso dirlo ma lo sguardo tra il tutto odora fortemente di vino. Ci riempie di nuovo i
supplichevole e il divertito del mio ac- minuscoli bicchieri direttamente dal rubinetto della
compagnatore mi conferma che è proprio così. “Que- botte. “Beva, beva…”, insiste. Tento di rifiutare con la
sto è vino genuino garantito”, proclama intanto orgo- scusa che non ho mangiato niente. Non c’è scampo: i
glioso l’anziano contadino, mentre dà qualche colpet- due bambinetti che sono attaccati ai suoi pantaloni
to affettuoso alla piccola botte. Siamo nella cantina di vengono spediti in casa a prendere pane e formaggio.
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IN CANTINA
“Adesso, però, con il formaggio, deve assaggiare Siamo nel Nuorese, e io mi incanto a guardare que-
il vino rosso!”, dice. Intanto tira fuori dalla tasca un ste montagne silenziose, dove a tratti la roccia nuda
coltello a serramanico. Tiene la mezza forma di pa- forma gole oscure. Il vento sembra non avere un suo
ne fatto in casa appoggiata allo stomaco e con gesti rumore, eppure è sostenuto, pieno di fragranze strane,
lenti e precisi ne taglia delle fette, spesse almeno così diverse da quelle che conosco. Sanno di luoghi re-
due dita. Poi è la volta del formaggio, che ci offre moti, antichi. Questi profumi mi danno una strana
sulla punta del coltello. Accidenti… è proprio buo- sensazione di dejà vu e cerco di capire dove e quando.
no! Ci guarda con occhi ridenti e sguardo benevolo. “Adesso assaggerai i vini di queste parti, – dice il
Mangia anche lui qualcosa, ma si capisce che lo fa mio accompagnatore – quelli di cantina. Chiudi gli
più per dovere di ospite che per appetito. È una occhi e respira a fondo tutti questi odori. Mettili in
delicatezza, questa, che mi confonde. È un uomo memoria… poi mi dirai”. Ed eccoci a Jerzu, in Oglia-
semplice, con grandi mani dure come cuoio e il vi- stra. Malgrado la stagione l’aria è leggera, il vento lie-
so scolpito da rughe decise, nero di campagna. Ep- ve come la carezza di una mano fresca. Le anziane del
pure quanto garbo! paese vestono di nero, indifferenti al clima, dignitose
Il mio accompagnatore mi spiega che in Sardegna, e remote. La pelle dei visi ha il colore dell’avorio e gli
ancora oggi, molti contadini si fanno il vino in casa. sguardi sono intensi, seri. Mi sento intimidita con i
E proprio perché non vogliono usare nessun artificio miei abiti colorati, quasi fuori posto.
per mantenerlo, dopo appena qualche mese si
“spunta”. “Ma loro lo bevono così da secoli, – ag- Sfilata di vini di Sardegna, risultato della grande sapienza
giunge – e non ci fanno più caso”. enologica che ha attraversato una civiltà millenaria.
Adriano Mauri
IN CANTINA
Dario Sequi
Vigneto nella Gallura settentrionale,
terra del Vermentino Docg,
“bandiera” della vitivinicoltura sarda.
In cantina il mio compagno scambia cordiali saluti Quando il giorno dopo ripartiamo ho l’impressio-
con tutti. C’è un incrociarsi di battute in una lingua ne di lasciare dei parenti. E nella mente il calore di
che mi è totalmente estranea e poi ecco i bicchieri. un gran fuoco dove sfrigola una carne saporita, il
Vino rosso. È il famoso Cannonau. Viene religiosa- piacere delle chiacchiere con un bel bicchiere di
mente versato con gesti calmi e con un avvitamento Cannonau da assaporare piano piano… Ed ecco il
finale del polso per evitare che anche una sola goccia vento, il profumo dei cespugli caldi di sole, la mor-
vada sprecata. Li osservo mentre portano il bicchiere bidezza del velluto…
alle labbra: gli occhi sono chiusi e l’espressione rapi- Mi risveglia dalle mie fantasie il mio accompa-
ta. Li imito. Sì, gli occhi si devono chiudere, perché gnatore: “Siamo in Gallura. Qui conoscerai un’altra
solo così si è concentrati sul sapore. Sento come un perla: il Vermentino”.
profumo di more, misto a qualcosa che mi ricorda il Gallura… Che strano nome. Gli chiedo da dove
petalo vellutato di una rosa. È morbido, intenso, for- deriva e mi spiega che il nome riecheggia nel gallo
te. Il calore che mi invade dentro mi fa venire voglia dello stemma pisano dei Visconti, primi signori del
di ridere. Quando riapro gli occhi mi accorgo che mi Giudicato. E il gallo, sin dal 1956, identifica i pre-
guardano tutti divertiti e soddisfatti. Ormai siamo giati vini della Cantina della Gallura.
amici. Vengo invitata ad una cena a base di cinghia- “Ma per capire il Vermentino, – aggiunge – devi
le e formaggio arrosto (quanto c’è di meglio per “ac- prima vedere una cosa…”. Mi fido di lui e non prote-
compagnare” il Cannonau, dicono). sto. Proseguiamo il viaggio sino alla punta più a
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IN CANTINA
nord-est della Sardegna: Porto Ro- stare ferma. Alla fine della giorna-
tondo, Porto Cervo, Palau, Santa ta sento la pelle calda e tesa, odo-
Teresa di Gallura. Spiagge abba- rosa di mare. Ho una fame da lupi.
glianti, l’acqua del mare lucente. I Ed eccoci in un ristorantino alle-
colori sembrano lavati di fresco, gro che mette in mostra una va-
nuovi. Abituata ad un’aria che rietà incredibile di pesce e di frut-
sembra sempre vista attraverso ti di mare. Senza neanche chieder-
occhiali sporchi, è come se mi fos- lo ci arriva sulla tavola una botti-
si tolta un velo. Tutto è chiaro, lu- glia di Vermentino. Aspetto che il
minoso, pieno di fragranze vitali. mio compagno me ne parli. Adoro
Ed ecco ancora questa voglia di ri- quelle sue spiegazioni, sono così
dere, di buttarmi a capofitto den- strane per chi non sa niente di vi-
tro l’acqua maliziosa. ni. “Guarda il colore, – dice – deve
Rocce granitiche dalle forme essere paglierino, brillante. Il sa-
straordinarie, contorte o levigate, pore secco, pieno, caldo. È un vino
come se la mano del tempo, nella che ha nerbo ma anche armonia
sua carezza continua, le avesse ed equilibrio. È un vino elegante
modellate per addolcirle. Il vento ma non lasciarti ingannare: ha un
e il sole inebriano. Non riesco a tenore alcolico di 13 gradi”.
Antonio Saba
Sì, quel giallo brillante sembra una strana zuppa fatta di fette di
proprio compendiare tutta la lu- pane e formaggio fresco, il tutto
minosità della giornata appena irrorato di brodo e spolverato con
passata. Chiudo gli occhi, come pecorino fresco: Si chiama suppa
mi è stato insegnato. Resisto alla cuata o zuppa gallurese. “Ci sta
tentazione di bere tutto d’un fiato bene il Vermentino?” mi chiede.
e trattengo in bocca quella splen- Caspita! Siamo allegri come due
dida liquidità. Assaporo sino in liceali in vacanza. “Per colpa del
fondo. La chiave di lettura me l’ha vino”, dico io. “Per merito suo”,
data il mio amico ed è tutto chiaro: corregge lui scandalizzato.
ecco le rocce assolate e calde, la Ed aggiunge che il Cannonau
spiaggia abbagliante, il mare tra- e il Vermentino, prodotti in tutta
sparente e luminoso! l’isola, assumono fragranze di-
Non gli dico queste mie sensa- verse a seconda del luogo di pro-
zioni, non ce n’è bisogno. Mi duzione: nel Campidano, nella
guarda con aria complice e riem- Trexenta (che si pronuncia Tre-
pie di nuovo il bicchiere. Arriva- sgenta, come la j francese, ma co-
no cose deliziose: frutti di mare, sì carezzevole che è impossibile
Nevio Doz
la Vernaccia della cantina
(A.B)
Contini di Cabras (nella foto).
riprodurne il suono), così come
nel Sarrabus, il sapore di questi
vini si esalta con la morbidezza
del calore delle campagne assola-
te e pigre, diventano “veri e pro-
pri nettari”, dice.
Rimpiango di non aver più tem-
po a disposizione. La vacanza sta
per finire e il mio amico mi tortura
con tutte le cose che non farò in
tempo a gustare: l’ambrata Ver-
naccia, che lui sostiene debba es-
sere abbinata a cose salate e non
con i dolci, la Malvasia, il Mosca-
to, dove spiccano i sentori di favo
di miele, il Carignano del Sulcis, il
Monica di Sardegna…
Ecco, vedo già questa “Insula
Vini”, come verso la fine del Cin-
quecento la chiamava il botanico
Andrea Bacci, simile a uno di
quei bei sogni dove tutto si acca-
valla e le immagini sono lampi
veloci che vorresti trattenere, ri-
percorrere piano piano per gusta-
re le sensazioni vissute.
Riparto lasciando purtroppo
molte cose in sospeso. Ma la
prossima volta…
Adriano Mauri
Una bottiglia del celebre Turriga,
vino rosso ottenuto dall’assemblaggio
di uve Carignano, Bovale Sardo,
Cannonau e invecchiato in barrique.
Associazioni
I “BALUARDI”
DELLA TIPICITÀ
Un consorzio e una fondazione a difesa della ricchezza dei prodotti dell’isola
DI ORNELLA D’ALESSIO
P
“ ocos, locos y mal unidos”: gli agriturismo e gli alberghi sardi fi- con suino isolano, sale e pepe, senza
ecco come Carlo V defini- no a tre anni fa erano riforniti princi- latte in polvere e conservanti, ma con
va i sardi nel XV secolo. E palmente da aziende nazionali e in- carni fresche lavorate nello stabili-
ancora oggi il campanili- ternazionali. Ma la Sardegna è una mento di Chilivani (visitabile), una
smo su tutta l’isola continua a essere terra sui generis in tutto, anche nei sa- frazione di Ozieri.
forte, anche e soprattutto fra paesi li- pori delle materie prime, che sono ri- Altro bell’esempio di coesione po-
mitrofi. Solo negli ultimi tempi qual- masti quelli di una volta. La stessa polare viene dalla Fondazione Lo-
cosa sta cambiando. E qualcuno ha seada, il dolce sardo più tipico, a livel- gudoro Meilogu di Banari (tel.
cominciato ad applicare il sano prin- lo industriale viene fatto con farine di 079/826270, www.fondazionelogudo-
cipio “l’unione fa la forza”, proprio dubbia qualità e il ripieno con sotto- ro.com ) che quest’anno, insieme alla
nel settore alimentare. prodotti del latte; noi invece utilizzia- Fondazione Banco di Sardegna e ai
Uno dei fautori è Andrea Prato, mo esclusivamente semola di grano Comuni di Siligo, Bessude, Thiesi,
che tre anni fa con due amici, uno sto- duro, strutto casareccio, e formaggio Borutta e Cossoine, ha promosso un
rico commerciante di formaggi e salu- fresco di vacca prodotto dal Caseificio corso per valorizzare la cultura eno-
mi e il principale produttore di grano di Berchidda, il paese del trombetti- gastronomica del territorio, attraverso
e cereali dell’isola, ha fondato il Con- sta Paolo Fresu (l’azienda è visitabile lo studio di prodotti quali il vino, l’o-
sorzio Alimentare Sardo, ricalcando e ha un punto vendita. Info: cell. lio, i formaggi, gli insaccati, il pane e i
le orme della precedente piccola 335/5489924-tel. 079/2679004). Altro dolci. Il corso, strutturato in lezioni
azienda Satta & Murgia, nata come ingrediente importante della seada, teoriche e laboratori del gusto, ha
distribuzione all’ingrosso di prodotti da aggiungere all’impasto di formag- permesso di affrontare “l’arte della
alimentari freschi nel Sassarese. “Ci gio, è il limone. Noi utilizziamo solo il tavola” sia come aspetto culturale
siamo resi conto che si stava perden- distillato fresco delle bucce di quelli delle tradizioni locali sia sul piano
do uno dei tesori isolani, la ricchezza belli e sugosi di Muravera. Altri delle potenzialità occupazionali che
e la varietà dei gusti, e che se non ci esempi sono le farine, che noi produ- tale risorsa rappresenta per produtto-
fossimo uniti – spiega Andrea Prato – ciamo con il 40 per cento di grano sar- ri, operatori economici, amministra-
sarebbe stato un disastro. I ristoranti, do, e le salsicce, fatte rigorosamente zioni locali e aziende agrituristiche.
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