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Sapori di

Sardegna
ITINERARI SPECIALI DI BELL’ITALIA NUMERO 32 GIUGNO 2003 - EURO 6,00 IN ITALIA
ITINERARI SPECIALI DI BELL’ITALIA/NUMERO 32/Sapori

100 PRODOTTI TIPICI


PIÙ DI
OLTRE 200 RISTORANTI E TRATTORIE

TUTTE LE SAGRE PER I BUONGUSTAI


di Sardegna/GIUGNO 2003

EDITORIALE GIORGIO MONDADORI


Sapori di SOMMARIO
SOMMARIO
Sardegna 9 PRIMA PAGINA. Eterna Sardegna, così insolita
ITINERARI SPECIALI DI BELL’ITALIA
NUMERO 32 - GIUGNO 2003 11 SARDEGNA. La mappa del gusto
Direttore responsabile: Luciano Di Pietro 12 INTRODUZIONE. Sapori di un’isola antica
20 FORMAGGI. I gioielli della pastorizia sarda
Redazione:
Marco Massaia (art director) 24 DIZIONARIO GASTRONOMICO. Sardegna in tavola dalla A alla Z
Michela Colombo (caporedattore)
Daniela Bonafede, Lara Leovino,
Sandra Minute 31 IL SASSARESE
Impaginazione:
32 Panorama
Corrado Giavara, Franca Bombaci 38 Genuinità e tradizione
Ricerca iconografica:
40 Il meglio in tavola
Susanna Scafuri
49 LA GALLURA
Segreteria: 50 Panorama
Orietta Pontani (responsabile),
Paola Paterlini
56 Una civiltà di contadini e pescatori
60 Il meglio in tavola
A cura di:
Aldo Brigaglia,
Pietro Cozzi,
64 I LIQUORI DI SARDEGNA. Mirto e dintorni
Studio Ready-Made (Milano)
69 IL NUORESE
Hanno collaborato 70 Panorama
per la documentazione, l’archivio e la redazione:
76 Dalla cucina dei pastori a quella del mare
Carlo Migliavacca 80 Il meglio in tavola
per i testi: Manlio Brigaglia, Lello Caravano,
Daniele Casale, Ornella D’Alessio, Carla
87 L’OGLIASTRA
Depetris, Emanuele Dessì, Emiliano Farina, 88 Panorama
Andrea Frailis, Franco Fresi, Mario Frongia,
Mimma B. Marcialis, Auretta Monesi, Bianca
94 La bella selvaggia
Maria Saccheri, Pierluigi Serra, Luca Urgu 98 Il meglio in tavola
per le fotografie: Nevio Doz, Gianmario Marras,
Adriano Mauri, Antonio Saba, Dario Sequi
104 MUSEI. Il piacere della tradizione in 28 tappe

Cartine di: Andrea Campagna, Mario Russo


121 L’ORISTANESE
122 Panorama
128 Una terra di tesori gastronomici
132 Il meglio in tavola
139 IL SULCIS-IGLESIENTE
ALLA SCOPERTA DEL PIÙ BEL PAESE DEL MONDO 140 Panorama
Direttore responsabile: Luciano Di Pietro 146 Nel cuore più antico dell’isola
EDITORIALE GIORGIO MONDADORI S.P.A. 152 Il meglio in tavola
Consiglio di Amministrazione 156 SAGRE. Feste gustose per dodici mesi
Presidente: Urbano Cairo
Consiglieri: Antonio Guastoni, Antonio 169 IL CAGLIARITANO
Magnocavallo, Giuseppe Cairo, Giuseppe
Ferrauto, Marco Pompignoli, Uberto Fornara
170 Panorama
Direttore generale: 176 I sapori che vengono dal mare
Giuseppe Ferrauto 180 Il meglio in tavola
Bell’Italia
Direzione, redazione ed amministrazione:
187 QUARTU SANT’ELENA. L’arte di preparare pane e dolci
corso Magenta 55, 20123 Milano,
telefono 02/43.31.31. 197 IN CANTINA. “Su inu, suzzu meraculoso de sa ‘ide”
Fax 02/43.74.65. E-mail: bellitalia@edgm.it

Ufficio diffusione: telefono 02/43.31.33.33


208 ASSOCIAZIONI. I “baluardi” della tipicità
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© 2003 Editoriale Giorgio Mondadori S.p.A.


Periodico associato alla FIEG
(Feder. Ital. Editori Giornali) LA COPERTINA. Allegria di costumi
tradizionali e prodotti tipici al ristorante
Pubblicazione periodica registrata presso “Su Gologone” di Oliena, nel cuore
il Tribunale di Milano il 17/04/2002, n. 236
del Nuorese (foto di Nevio Doz).
Prima pagina

ETERNA SARDEGNA,
COSÌ INSOLITA
L’ aggettivo “insolito” si usa spesso nel
mondo della comunicazione. Per quanto
riguarda la stampa, s’impiega special-
mente negli strilli di copertina, dove, con questo
temine, si vorrebbe indicare sempre qualcosa di
nuovo, di inedito, di sorprendente, tale da stimo-
lare il lettore alla curiosità. E all’acquisto. Così,
gli argomenti e i soggetti “insoliti” dei soliti ar-
gomenti si sprecano, comprese le “insolite” Sar-
degne. Vero è che ogni pubblicazione reca sem-
pre con sé, più o meno gradito, più o meno az-
zeccato, qualche elemento di originalità, almeno
a livello di buona volontà e di speranza; ma que-
sta volta osiamo nutrire una certezza, con la con-
vinzione di non sbagliarci: lo “speciale” di Bell’I-
talia che avete tra le mani può vantarsi di parlare
in modo davvero insolito della Sardegna, tutto
dedicato com’è esclusivamente ai suoi valori ga-
stronomici. Dunque, un viaggio tra i prodotti, i
sapori (e i luoghi dove gustarli) della Sardegna,
un’isola che non cessa davvero mai di stupire,
nemmeno sotto questo aspetto.
Abbiamo diviso la Sardegna, e di conseguen-
za anche questo “speciale”, in sette zone e set-
te capitoli, ciascuno preceduto da un sintetico,
ma affascinante, “panorama” fotografico, nel-
l’intento di offrire un breve “sapore” della re-
gione, questa volta da un punto di vista artisti-
co, culturale e paesaggistico. E quindi, a segui-
re, ricchissimi testi tutti dedicati ai sapori nel
vero senso della parola.
Un viaggio “inedito”, allora. Una guida davve-
ro utile per vacanze “non solo mare” e per una
conoscenza della Sardegna che duri tutto l’anno.
LA MAPPA DEL GUSTO

Mario Russo
Sette terre di bontà
La linea tratteggiata verde indica
i confini delle 7 aree in cui è
suddiviso questo “speciale” sulla
Sardegna: Sassarese, Gallura,
Nuorese, Ogliastra, Oristanese,
Cagliaritano e Sulcis-Iglesiente.
Sardegna

SAPORI DI UN’ISOLA
ANTICA
Una cucina dettata
da un’industria con cinquemila anni
di esperienza: la natura
DI MARIO FRONGIA - FOTOGRAFIE DI NEVIO DOZ
INTRODUZIONE

L a terra dei sapori, del gusto e dei profu-


mi ha un nome: Sardegna. La cucina iso-
lana, nelle sue molteplici e raffinate va-
riazioni, così come nella genuinità e nella sempli-
cità delle ricette, è un continente tutto da scoprire.
Un mondo naturale e dalla dimensione, per fortuna,
vertenza è d’obbligo: pandoro al peperone, aringa
e gelato o spaghetti con la marmellata di prugne in
Sardegna non hanno asilo. Mentre è nella norma
mangiare il pesce appena pescato, carni macellate
in giornata, ortaggi ancora bagnati dalla rugiada.
La cucina ammette le intuizioni. Le distilla, non
ancora umana. Luoghi, storie, personaggi, prodotti esagera. La tradizione negli ultimi anni è stata ri-
e tesori dell’enogastronomia sarda si svelano a chi li toccata con giovanile freschezza. E ancora: nono-
sa “scovare” con tratti gentili, amichevoli. stante la vigoria “visiva” e le dimensioni delle por-
Da qualche anno, per quanti visitano l’isola, il cuo- tate, non c’è da preoccuparsi. Un pasto consumato
re delle tradizioni culinarie locali è diventato elemen- nell’isola equivale ad un bel salto nel mondo del
to indispensabile per capire e catturare sensazioni gusto e della salute: ci si alza da tavola sazi e mai
forti. Un’immersione in un paradiso grande e unico appesantiti. Di certo, non soverchiati da cotture o
al tempo stesso. L’oste e il cantiniere, con i loro vezzi intingoli che mettono al tappeto.
e le abitudini tramandate di generazione in genera- “La natura, un’industria con cinquemila anni d’e-
zione. La vecchietta che cela ricette collaudate e irri- sperienza”, diceva un azzeccato spot di qualche an-
petibili. Allevatori e ortolani, fornai e pasticceri, no fa dedicato alle chicche del gusto sardo. Ebbene,
maestri dell’olio, dei formaggi e del vino, pescatori, quest’industria mantiene inalterato fascino, qualità
“principi” dei liquori e “artisti” degli insaccati. Gente e sostanza. La conferma? Per averla è sufficiente una
che sorride poco e parla meno. Piccoli ambasciatori breve escursione nei menu classici della cucina iso-
del bere e del mangiar bene. Con una misurata cura lana. Difficile confezionarne uno buono per tutte le
del particolare che alla lunga fa la differenza. Anzi, va stagioni. Un giochino e niente più fa dire che se si
detto che da Villasimius a Castelsardo, quando si va passa nel Sassarese è d’obbligo assaggiare le mon-
a tavola si dà il via ad una sorta di rito. Ma è bene es- zettas (lumachine di prato, arrostite in un bagno di
ser chiari: la cucina sarda è sinonimo di sobrietà. E prezzemolo, aglio, pane grattugiato e sale). La Gal-
cammina sui ritmi dettati dalle stagioni. lura è il regno della zuppa cuata: pane raffermo, bro-
I prodotti naturali della terra e del mare ne costi- do di carni selezionate, formaggio. Nel Nuorese
tuiscono l’anima. Sì, a partire dal pane fino ai dol- trionfa la pecora “in cappotto”, ovvero lessata con
cetti che concludono il pasto, si assapora un che di patate, sedani, carote e pomodori, e la coratella arro-
austero e inimitabile al tempo stesso. Un’altra av- sto o con piselli, interiora di agnello o capretto fine-
mente composte. Un po’ dappertutto vi possono
proporre pani frattau e vi conviene dire di sì: si tratta
di una torta di fette di pane carasau cotta con salsa di
pomodoro, pecorino e uova in camicia.
Dalle parti di Oristano si gusta il muggine in mil-
le modi, ma non perdetevi il filetto di spigola ai car-
ciofi o la bottarga con la ricotta o la provola. Nel menta dei pasti nella regione dei quattro mori. La tosa- tempi della lievitazione, la cottura. Lo sfarinato “a
Sulcis compaiono le grive, tordi bolliti e messi a sa- tura delle greggi, la transumanza, la vendemmia, le po- freddo”, di grano duro e semola, è il must. E, ma non
lare avvolti tra foglie di mirto. Il Cagliaritano è terra tature, la trebbia, ma anche i lavori domestici di un cer- è un dettaglio, anche le forme e gli abbellimenti este-
di fregola con arselle, uova di riccio fresche spalma- to rilievo, costituiscono dalla notte dei tempi occasione riori hanno un ruolo marcato nell’identificare l’area
te su crostini di pane al forno e orziadas: anemoni di di compagnia, balli, canti, baldorie. E con questi, un di provenienza: coccoi, moddizzosu e guttiau sono tre
mare fritti. Sui dolci, ci si perde. Ma sono insupera- lento e affascinante scorrere di vivande e vini. Con un esempi e tre carte d’identità. A farla breve, la filoso-
bili il gattò della Trexenta, mandorle e miele, gli ac- particolare: di fronte ai fornelli metodi, criteri e ragioni fia che denota sapori e amori del palato non solo ha
ciuleddi di Arzachena, sa pompìa di Siniscola, is ca- mutano anche a distanza di una manciata di chilometri. radici antiche, ma le difende a spada tratta: campani-
schettas di Aritzo e Belvì, i sospiri di Ozieri e gli L’olio, il pane, il vino regalano sensazioni differen- le per campanile, vicolo per vicolo, piazza per piaz-
amaretti di Quartu. ti a seconda della zona che li tiene a battesimo. Lo za, sagra per sagra. E questo, come ammettono i
Qui sopra: il tradizionale porceddu allo spiedo, il porcellino E va detto che ciascuna pietanza è figlia di usi e co- stesso può dirsi per i formaggi e per tutte le bontà gourmet più raffinati, non guasta. Anzi.
da latte cotto lentamente al calore della brace di legna stumi differenti. Da sempre, la gastronomia cammina derivanti dalla lavorazione del latte. Su casu axedu, I sardi sono gelosi custodi delle loro conserve ai fun-
aromatica della macchia mediterranea. Questo tipo
di cottura, chiamata in sardo sa furria furria, non richiede
di pari passo con i processi socio-economici e trae linfa superbo condimento per la minestra, ha una vasta e ghi, ai carciofini, agli asparagi. Riottosi distillatori di
altro condimento che il sale. Pagina accanto: l’aragosta dallo sviluppo generale delle popolazioni. L’economia apprezzata gamma di preparazioni. Sulla lavorazio- mirto, ottenuto dalle bacche o dalle foglie dell’arbusto
di Sardegna, rinomata fin dall’antichità, è la regina dei menu locale, le pratiche dettate dal tempo e dal territorio, le ne del pane, poi, ci si potrebbe scrivere un numero sacro a Venere, di armoniche salse alcoliche al manda-
a base di pesce. Tanti i modi prepararla: con gli agrumi
ad Alghero, con i pomodorini a Bosa, semplicemente arrosto abitudini degli antichi conquistatori – fenici, cartagine- speciale. I sardi, forti di un orgoglio radicato, difen- rino, alle noci, al melone, al fico d’India, per non dire
a Sant’Antioco, con la Vernaccia a Santa Teresa di Gallura. si, romani, arabi, bizantini, spagnoli – sono le fonda- dono la qualità della farina, il tipo di lavorazione, i dei limoncelli e delle tisane. Anche in questi casi, so-

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INTRODUZIONE

all’accostamento dei piat- d’auto. La zuppa di cernia


ti. La carne, ad esempio. e cappone adagiata su un
Non c’è paese dell’isola letto di crostini di pan ’e
in cui il porcellino da lat- seddori, la burrida, ossia il
te, o le interiora del ca- gattuccio con le noci e l’a-
pretto, o i nervetti di bue ceto, la merca, tipica spe-
non vantino preparazioni cialità dell’alto Oristane-
ad hoc. Basti dire che per se costituita da muggini
il porcetto arrosto gli este- lasciati a macerare in un
ti scelgono anche il tipo impacco di speciali erbe
di legna su cui cuocerlo. E salmastre. Ma non si pos-
col metodo a carraxiu sia- sono scordare i polpi con
mo nella mitologia: il por- le patate, le tagliatelle al-
cellino viene infilato in l’astice, gli spaghettini al
una buca scavata nel ter- nero di seppia o i pescio-
reno e ricoperto di braci ricavate dalla macchia me- lini a scabecciu, tipica merenda dei pescatori caglia-
diterranea. Il coniglio a succhittu – capperi e pomo- ritani a base di pesce e pomodoro cucinato, consu-
dori in un raffinato impasto a base di vinello bianco mata a temperatura ambiente o addirittura fredda. E
giovane e doc, con i fegatini dell’animale – è leccor- l’elenco dei piatti che mantengono una forte autore-
nia mozzafiato: peccato che sia diventato pratica- volezza legata alla storia e ai costumi del porticciolo
mente introvabile. Lo stufato di cinghiale al Canno- di provenienza continua all’infinito.
nau è un’altra “sberla” da non perdere. Sui primi, la musica è più o meno la stessa. Da
E ancora. Fino a qualche decennio fa uno dei prodot- Lanusei a Santa Margherita di Pula è impossibile
ti tipici più rinomati dell’Asseminese, area ad alta ur- trovare un ragù che si rassomigli. I culurgiones, ra-
banizzazione non molto distante da Cagliari, era la pa- violi più o meno grandi ripieni anche qui, a secon-
nada. Piccole “borse” tonde di pasta ripiene di carciofi, da delle zone, di ricotta, zafferano, menta, spinaci,
melanzane, agnello e patate, anguille e piselli. Robe
inenarrabili. Con una cottura particolare: la “borsa” di
pane funge da pentola a pressione per il contenuto.
Quindi, una cottura modellata “solo” sul dettaglio. Eb-
bene, le panadas non sono il piatto da sballo esclusivo
di Assemini e dintorni. In mezza Sardegna le “mini-
borse” di pasta col ripieno a base di carne o prodotti
dell’orto – ma non trascurate quelle al formaggio fre-
sco – sono un’altrettanto strepitosa perla da acquolina
pravvive una ricetta per casa. Tutti mettono su un li- marketing, la comunicazione, la distribuzione e un in bocca. Tra le tante, va citata quella ripiena di carne
quore uso famiglia. Tra i più rinomati, il fil ’e ferru, l’ac- atteggiamento di maggiore consapevolezza impren- di maiale confezionata a Oschiri.
quavite di ginepro, di Vermentino o di vinacce d’uva ditoriale negli ultimi anni hanno fatto passi da gi- Più o meno identico il discorso sui tesori del ma-
comune. E sono fieri dei risultati. Da un lato. Dall’altro, gante, permettendo di guardare con ottimismo al fu- re. Sull’intero perimetro, fatta forse eccezione per la
Turriga e Capichera trionfano al Vinitaly. L’extravergi- turo commerciale di questi prodotti. Ma sia chiaro: grigliata, ricette e abbinamenti mutano anche tra
ne D’Olia spadroneggia da anni al concorso nazionale sono la storia, le tradizioni e la genuinità il patrimo- borghi di pescatori distanti tra loro cinque minuti
riservato agli oli doc di Spoleto. I prosciutti e le salsic- nio di questa terra generosa.
ce di Irgoli si affermano in Inghilterra e in Belgio. Le Impossibile o quasi dettare un menu tipico. Ci si
Pagina accanto: mani sapienti impegnate nella preparazione
pardulas conquistano tedeschi e svizzeri, seadas e bot- riesce solo a patto di individuare almeno una decina del pane carasau, sottile come carta e perciò detto
targa arrivano sulle tavole dei francesi e il pecorino ro- di aree principali di provenienza. E anche così si anche “carta da musica”, biscottato e ridotto in strati quasi
mano trionfa negli States. E nella vostra gita avrete scopre che le interpretazioni sono molteplici. Da zo- trasparenti. Si consuma soprattutto nell’area settentrionale
e nei paesi di montagna, quelli a economia prettamente
l’imbarazzo della scelta: le “vie” sono tutte intriganti. na a zona, cambiano gli ingredienti e le combinazio- agro-pastorale. I centri di maggiore produzione del carasau,
Del pane, del vino, del mirto, dell’olio, ma anche del ni base. Dallo zafferano, “oro di Sardegna”, al timo, ora confezionato anche per l’esportazione, sono sia
torrone e dei salumi. In Sardegna i percorsi dedicati al la mentuccia, il finocchietto selvatico, la salvia, l’al- nel Nuorese che nei paesi del Logudoro. In alto: sul lungomare
del Poetto a Cagliari, i ricci di mare si consumano conditi
cibo e al bere meritano una passeggiata a sé. loro o, tra i legumi, la preferenza data alle fave piut- con una goccia di limone e accompagnati con una fetta
Lo scenario favorisce produzioni accurate, di nic- tosto che ai ceci, ai cavoli o alle lenticchie denotano di pane fresco. A destra: uno dei piatti più tipici e antichi
della cucina barbaricina, il pane frattau, che potremmo
chia e sempre più legate alla bontà dei prodotti e al- un curriculum di vecchia data. Ma variano anche le definire un’alternativa sarda alla pizza napoletana; si prepara
la storia enogastronomica del territorio. Certo, il tecniche di raffinazione, di cottura e di rilievo dato con pane carasau, pomodoro, pecorino e uova in camicia.

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INTRODUZIONE

indivia, carne, gamberetti eccetera, raggiungono L’originalità della cucina e delle ricette sarde sta an-
l’eccellenza con sughi sempre diversi. E alzi la ma- che nel totale coinvolgimento del nucleo familiare.
no chi non ha mai mangiato i malloreddus. Ben affo- Ad esempio, usanze e riti millenari vogliono che la
gati in un denso e profumato sugo a base di salsic- cattura, l’uccisione, la pulizia da piume o pelle de-
cia suina, sono un po’ bandiera e un po’ inno della gli animali da cortile sia operazione che padrone e
cucina sarda nel mondo. Ebbene, nella sola Barba- padrona di casa conducono assieme. Per poi spar-
gia il superlativo sughetto che li accompagna segue tirsi compiti e mansioni. Alla donna la preparazione
non meno di cinque modalità diverse. del bollito, del brodo, del ripieno: con la gallina ru-
Ma è nei dolci che viene a galla con prepotenza la spante, specie nelle sagre della Trexenta e del Par-
sottile difesa dei propri convincimenti. Le donne mo- teolla, si confeziona una sorta di rollè-polpettone a
strano grazia e cura per i particolari fin dalla scelta base di uova, pane grattugiato, pomodoro, latte e la
delle materie prime: miele, zucchero, mandorle, fari- carne più tenera dell’animale. Con le interiora,
na, burro, patate. E non va scordata l’acqua di fiori messe a raffinare nell’olio d’oliva, viene “inventa-
d’arancio e sapa, il mosto cotto. to” l’antipasto: da gustare caldo e possibilmente col
Sottile e orgogliosa difesa, insieme a una sublime pane abbrustolito. Le zampe insaporiscono, con ci-
abilità nel modellare, rifinire, stilizzare: così come polle, basilico e sedano, il sugo di pomodoro. Men-
nelle tradizioni e nelle meticolose lavorazioni del tre le ali e le cosce vengono cotte alla brace: e non
pane, anche i dolci sono terreno al femminile. E manca una conveniente sgocciolatura di lardo di
mettendo il naso nel protocollo che scandisce i pasti qualità. A farla breve, da una gallina una varietà di
delle festività religiose più sentite e delle ricorren- sontuosi sapori.
ze in famiglia, c’è anche chi azzarda uno spartiac- Ed è così che la visita in Sardegna non è più solo
que: alle signore i primi, i condimenti, le verdure, il calette e mare da cartolina, cavallini della Giara, nu-
pane, i dolci; agli uomini gli antipasti, gli arrosti, i raghi e chiese romaniche. O meglio, è sempre e an-
formaggi, le bevande, il caffè e l’ammazzacaffè. Ma cora tutto questo. Con in più un salutare omaggio al
si tratta di ipotesi. Suggestive e poco o nulla più. mangiare e al bere degli isolani.

Pagina accanto: un cacciatore


si ristora vicino al fuoco
con un classico spuntino a base
di pecorino, pane carasau
e salsicce, innaffiato da un corposo
vino rosso. Sopra: attorno
al focolare si dispongono
le “fondamenta” comuni
della cultura gastronomica
isolana. A destra: la salsiccia
è il salume sardo per eccellenza.
A base di carne magra e grasso
di suino, viene insaporita
con sale, pepe, finocchio e aromi
che variano da zona a zona.

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FORMAGGI

M ettendo in tavola i propri prodotti ogni


popolazione spiega la cultura dalla
quale proviene. In Sardegna è così for-
se ancor più che in altri angoli di mondo. Dai tempi
arcaici dei nuraghi e delle domus de janas, la pastori-
zia ha costituito la sola forma di sopravvivenza di
una popolazione forte e schietta, per la quale le greg-
gi rappresentavano la ricchezza di generazioni, furo-
no fonte di benessere ma anche di secolari dispute a
base di abigeato e di diritti di pascoli. Ma comunque
andassero le cose il prodotto finale di tanto latte
munto negli ovili sardi diventava puntualmente sa-
pido formaggio, dalle tipologie appena diverse ma
indicato con quasi un nome solo: pecorino.
Tagliato a fette con il coltellaccio a serramanico di
ogni pastore e sbocconcellato insieme a quel disco
volante dalla leggerezza insuperata che è il pane ca-
rasau. Pecorinu e casu: il pasto perenne degli uomini
vestiti in velluto a coste che trascorrevano più della
metà della loro vita insieme a pecore, capre e agnelli
Pagina accanto: forme di pecorino Dop, prodotto
nelle solitudini dei monti e delle pianure sarde. rigorosamente con latte di pecora. A denominazione
Pecorino a parte, la produzione casearia sarda di origine protetta, il pecorino è uno dei principali
prodotti di questa terra di tradizione pastorizia. Il tipo
presenta ovviamente altri prodotti più comuni, op- dolce ha gusto delicato, aromatico e leggermente
pure formaggi di nicchia, specialità rare quasi “fat- acidulo, con pasta bianca morbida e compatta; quello maturo
te in casa” come il casizolu di Oristano, saporito e a è più forte, gradevolmente piccante, con pasta dura. Sopra:
la caratteristica forma a pera del casizolu, specialità casearia
forma di pera che non entra però nella grande di- dell’Oristanese. In basso: il pastore Giovanni prepara
stribuzione e non esce dai confini dell’isola. il formaggio con gli stessi gesti senza tempo dei suoi avi.

Formaggi

I GIOIELLI DELLA
PASTORIZIA SARDA
Pecorino, fiore sardo, casizolu e i cento formaggi tipici
che portano in tavola sapori, profumi e aromi della Sardegna
DI AURETTA MONESI - FOTOGRAFIE DI NEVIO DOZ

20 21
FORMAGGI

Francia, cioè nel sancta sancto-


rum caseario per eccellenza.
Dal 1996, quando il pecorino di
Sardegna ha ottenuto la deno-
minazione d’eccellenza Dop, la
produzione dei caseifici riuni-
tisi nel Consorzio di tutela non
ha fatto che crescere. L’anno
scorso - il dato è importante -
ne sono stati marchiati come
Dop ben 12.000 quintali. Dop
sta a significare Denominazio-
ne di origine protetta, il ricono-
scimento della qualità massi-
ma ottenibile in una ben defi-
nita area geografica. Per fre-
giarsi di questo blasone il pe-
corino sardo deve essere pro-
dotto esclusivamente con latte
di pecora intero. Le due tipolo-
gie del formaggio, il sardo dol-
ce e il maturo, presentano dif-
ferenze organolettiche, di tec-
niche di lavorazione e di for-
ma. Il dolce si matura in 20-60
giorni, è bianco e morbido. Il
maturo necessita di una stagio-
natura di almeno 120 giorni. La
sua pasta si presenta quasi pa-
glierina ed è decisamente com-
patta, se non dura. È questo il
pecorino che si grattugia su cu-
lingiones e malloreddus, i tradi-
zionali primi di pasta sardi.
Nel sapore del pecorino c’è
tutta l’isola e la sua storia: la
terra aspra e dolcissima, il
profumo delle erbe di monte
accarezzate dalle brezze mari-
Il presente dell’allevamento ovino sardo, e del- I sardi sono maestri nel produrre formaggi: è così ne, l’aria pura, l’acqua di fon-
l’industria casearia che le è collegata, sta compien- sin dai tempi dei cartaginesi, dei fenici e dei roma- te, il fluire del tempo identico
do passi da gigante e il pecorino ha assunto una va- ni. La loro sapienza casearia s’incontra con quella a se stesso. Con pane e vini
lenza nevralgica nella mappa dei formaggi italiani. che si può definire una paleobiologia ambientale. forma un’inseparabile triade
Nelle sue due versioni, fresco e stagionato, il peco- Infatti agricoltura e pastorizia sarde sono attualissi- di cibi primordiali e proprio
rino vive differenziazioni che saltano al palato, do- me da millenni perché i principi delle metodologie per questo attualissimi.
vute al fatto che oggi non è più esclusivamente fat- biologiche, oggi giustamente molto seguite, sono gli
to con solo latte di pecora come un tempo, bensì stessi che hanno da sempre determinato i canoni di
miscelato con latte di mucca per renderlo meno sa- coltivazione dei campi e di produzione di alimenti Pagina accanto: bancarella
pido e aggressivo. base in tutta la Sardegna. di formaggi in un mercato
a Muravera, nel Cagliaritano.
Il censimento dei capi ovini presenti in Sardegna I formaggi isolani, cioè i pecorini sardi e qualche Qui a destra: un piccolo
ne conta tre milioni, tutti allevati in un territorio do- tipo di ricotta freschissima, si sono fatti largo sul “diluvio” di forme di pecorino.
Peso e dimensioni dipendono
ve l’inquinamento atmosferico e del suolo registra mercato italiano e estero, giungendo addirittura a dalle tecniche di produzione
tassi assolutamente nulli. farsi apprezzare negli Stati Uniti e, inaudito, in e dal protrarsi della stagionatura.

22 23
SARDEGNA IN TAVOLA DALLA A ALLA Z Dolci. Assaggiate i gueffus e i cande-
laus delle pasticcerie del Campidano.
vani o stagionati, ovini, vaccini o ca-
prini, sono il prodotto-simbolo di que-
Grive. Tordi e quaglie lessate e mes-
se per vari giorni a “riposare” in un
Dizionario gastronomico in 81 voci Più diffusi, anche nel Nord e in Bar- sta terra di tradizioni pastorali. fagotto di foglie di mirto e sale. Teu-
bagia, piricchittus e pabassinas, dol- lada, Santadi e Capoterra i luoghi ad
Abbardente. Non c’è affare impor- ed essiccate dopo essere state pressa- specializzata nelle produzioni di cetti a base di uva passa, mandorle, Fragole. Sì, tra nuraghi e spiagge alta specializzazione.
tante che in Sardegna non si chiuda te per perdere ogni traccia di acqua. A bonbon e confetti farciti con crema cannella, noci, scorza di limone grat- da sogno, maturano anche loro. Ad
con una stretta di mano e due dita di Cabras, Portoscuso, Cagliari. di mirto, fico d’India e pera. tugiata e miele, dolce o amaro. Gli Arborea stanno facendo le cose per Ichnusa. Da oltre un secolo è la birra
acquavite fatta in casa. amarettus si trovano in tutta l’isola: bene. Le fragole sono di primissima dei sardi, che ne sono i maggiori con-
Bue rosso del Montiferru. Carni spe- Carciofi. Lo “spinoso sardo” è entrato nascono da un sapiente impasto di scelta. sumatori pro-capite. Altre marche re-
Acqua minerale. Bonorva, Siliqua, ciali per grigliate e umidi speciali, da a pieno titolo nell’arte culinaria inter- mandorle dolci e amare più albume. gionali sono altrettanto apprezzate.
Codrongianos, Tempio, San Pantaleo, questa razza bovina tipica dell’isola. nazionale. Si combina con tutte le car- Anche le formaggelle sono diffuse, Fregola. È frutto della lavorazione
Macomer: terra di antichissime origini Dai macellai di Ghilarza, Macomer, ni, con minestre asciutte, in umido e ma cambiano impasto e nome (pardu- della semola di vario spessore, sgoc- Limoncello. I liquori a base di limo-
geologiche, la Sardegna produce un’i- Tramatza, Paulilatino. abbinato alla patate gialle di monta- las, casgiatini…) di zona in zona. I sa- ciolata di acqua allo zafferano. È alla ne hanno storie diverse a seconda
nestimabile varietà di acque minerali, gna. Serramanna, Villasor, Samassi i voiardi li fanno in tutte le case, quelli base di vari primi, soprattutto accom- della provenienza. Buoni gli infusi
lisce o naturalmente effervescenti. Burrida. Gattuccio di mare tagliato a paesi dalle grandi tradizioni. prodotti a Fonni anche a livello indu- pagnata dalle arselle. di Quartucciu, Cagliari, Alghero e
piccoli pezzi, lessati e lasciati a ma- striale sono i principi dell’isola. Marrubiu.
Agnello. Tutti l’hanno assaporato allo cerare per almeno 48 ore in una ma- Cardi. A Sestu, Villasor ma anche a Frutta. Nespole, albicocche, more sel-
spiedo. Ma con limone e uova, o con rinata fatta con il fegato dello stesso Uta e Decimoputzu i cardi sono parte Erbe. Tra le spezie e gli aromi più vatiche, susine, prugne, meloni, mele, Lumache. A Sassari, capitale indi-
carciofi e zafferano, non ha eguali. pesce, aceto, olio d’oliva, noci e integrante delle coltivazioni locali. usati spiccano l’alloro (nei pesci ar- uva sono tra le grandi coltivazioni iso- scussa di questo piatto, le propon-
rosto e negli ortaggi sott’olio), gono nelle diverse misure:
Agrumi. Arance, pompelmi, Cascà. È il couscous dell’isola la salvia (col sugo e con le car- ciogga, ciogga manna e ciogga
cedri, limoni, mandarini e di San Pietro: ceci, semola ni umide), il rosmarino (con le minudda. E poi ci sono le
mandaranci: queste le qualità grossa e verdure miste. La sa- patate e il pollo ruspante in te- monzettas arrosto: da leccar-
di agrumi più coltivate a Milis, gra a fine aprile. game). Cominciano a sorgere si i baffi.
Muravera, Villasor e Villacidro. iniziative per la commercializ-
Castagne. Aritzo, Fonni, Desu- zazione anche di aromi più raf- Maccheroni. Chiamati mac-
Angurie. Striate o tonde, suc- lo e tutti gli altri centri del finati, quali la menta, il timo e carrones de busa nell’Oristane-
cosissime e zuccherine: un ve- Gennargentu vantano casta- il finocchietto selvatico. se, nel Montiferru e in Oglia-
ro oceano di gusto e freschez- gne di ottima qualità. stra, si mangiano al sugo con
za. E a Santa Giusta e Arborea Fainè. Farinata di ceci cotta in le rigaglie di agnello.
c’è anche la sagra. Ciliegie. A Villacidro, terra grandi teglie circolari, è di origi-
dello scrittore Giuseppe Dessì, ne ligure ma è un simbolo di Malloreddus. È una delle pa-
Aragosta. La regina dei fondali a Bonnanaro e a Burcei, ai pie- Sassari: cercatela nelle apposite ste che da sempre rappresen-
“muore” con gli agrumi ad Al- di del monte dei Sette Fratelli, rivendite di via Usai. Ce n’è tano i primi piatti della Sarde-
ghero, con i pomodorini a Bo- qualità superlative. un’altra versione (chiamata la gna. Di rigore al ragù di sal-
sa, arrosto a Sant’Antioco. Mi- fainà) a Carloforte. siccia fresca profumati con
tica quella alla Vernaccia di Cinghiale. Viene cacciato in una spruzzata di pecorino.
Santa Teresa di Gallura. tutta l’isola per le sue carni sa- Fave. Bollite con la mentuccia
aglio. Chiedetela ad Alghero, Cala- porite. Di recente è cresciuta la produ- e condite con aceto di vino e sale: un lane. E a Pula c’è perfino un’azienda Malvasia. Un vitigno di nobile origi-
Asino. Chiedetelo a Sassari, ma an- setta e soprattutto a Cagliari. zione degli insaccati: a Pattada, Seulo, piatto antico e capace di sapori in- che ha sperimentato con successo la ne. Bosa ne è la patria conclamata.
che a Cuglieri, Bonarcado o Narbolia. Irgoli. Squisito cotto in tegame al Can- tensi. La favata, cotiche di maiale e produzione di banane.
Arrosto o in umido, dopo una mari- Cannonau. È il vino sardo più noto, nonau Nepente di Oliena, il vino pre- fave fresche, è un classico nel mon- Marmellata. A Galtellì, in Baronia,
natura di almeno quattro giorni, con color rosso rubino; invecchiato accom- ferito da Gabriele D’Annunzio. do agropastorale. Frutti di mare. Cozze e arselle, ma an- una insegnante di lingue all’univer-
prezzemolo e aglio. pagna carni e formaggi. Insuperabile che ostriche, datteri, bocconi, canno- sità di Berlino, Irene Ghisu, è tornata
in tegame con la capra, il cinghiale, il Cordula. Stomaco e intestini di pezza- Fil ’e ferru. Fildiferro è il nome del licchi: specie protette, se si è fortunati al paese d’origine e produce strepito-
Asparagi. Fritti con le uova, o lessa- manzo, la cacciagione. tura grossa del capretto o dell’agnello. distillato di corbezzolo, spesso cor- può capitare di trovarne qualche se marmellate biologiche. More, frutti
ti con un filo d’olio e due gocce di Fantastica arrosto o in tegame con car- retto al finocchio, prodotto artigia- esemplare nelle zuppe di pesce. di bosco, mele cotogne e agrumi sono
limone sono inarrivabili. Anglona, Capretto. Per i fanatici dei sapori ciofi o piselli. nalmente. Fatevi raccontare perché Chiedere nei ristorantini di Orosei, Si- i frutti alla base di quelle prodotte da
Sulcis, Sarrabus sono le zone “doc” forti circola quasi segretamente su si chiama così. niscola, Stintino e nelle trattorie della sempre in Sardegna.
per cercarli. call ’e crabittu. Si tratta dello stoma- Cozze. La zuppetta in bianco e al su- Marina a Cagliari.
co del capretto, contenente l’ultima go di cozze e arselle la si incontra in Formaggi. Su tutti il pecorino roma- Mazzafrissa. Squisito dolce a base
Beccaccia. Beccaccia, pernice e lepre poppata di latte materno, messo ad tutte le tavolate. Le produzioni mag- no, prodotto per l’80 per cento in Sar- Funghi. Alla rassegna “Porcino d’oro” di panna, formaggio, farina e miele
sono insuperabili in tegame con il vi- essiccare. Una “crema” da carbonari giori dai vivai di Olbia e di Arborea, degna e per il resto nel Lazio, viene partecipano ogni anno 25 tra i risto- creato artigianalmente negli stazzi
no, le lenticchie o le olive nere. del gusto. nel golfo di Oristano. esportato in tutto il mondo. Il fiore ranti regionali più quotati. Quella ap- della Gallura.
sardo è il principe dei formaggi, anti- pena trascorsa è stata un’annata da re-
Bottarga. Il caviale nostrano ricavato Caramelle L’azienda della famiglia Culurgionis. Sono i ravioli dei sardi, co e ricco di sapore. Anche il pecorino cord: le insalate di ovuli e i porcini ar- Miele. Di asfodelo, agrumi, eucalipto,
dalle uova di muggine o tonno, salate Rau, a Berchidda nel Sassarese, si è con numerose varianti zona per zona. sardo rientra tra i formaggi dop. Gio- rosto hanno deliziato i palati isolani. cardo, millefiori, castagno e corbezzo-

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lo: le varietà del miele sono tutte di al- tale della squisita spianata. A Gonno- foreste dei costoni del Gennargen- zucchero o meglio con miele di cor- Tiriccas. Dolcetti a base di sapa, sia d’u- Uova. Quelle di struzzo e di quaglia
to livello grazie alla ricchezza della sfanadiga a marzo si celebra la sagra tu, ha un sapore che non ha parago- bezzolo amaro. Attenzione: sebada è va sia di fico d’India, tipici del Natale. sono entrate alla grande nelle com-
flora spontanea e a fioritura alternata. della moddixina. In Barbagia il pane ni. Ora sta emergendo, da Teulada singolare, al plurale fa sebadas. Non In Gallura le chiamano cucciuleddhi. posizioni degli antipasti. Aziende
Specialissimo quello amaro. carasau, o carta da musica, e in Oglia- al Sarcidano oltre che in Barbagia, chiedete mai “una sebadas” se non vo- qualificate si trovano a Soleminis,
stra il pistoccu sono alcune delle ini- quello di capra. Notevole. lete fare la figura dell’ignorante. Tonno. Vive attorno a Carloforte e a Ussana, Ortacesus.
Mirto. Il liquore più amato dagli italia- mitabili specialità isolane. Con le Stintino, dove esiste tuttora la pratica
ni ha conosciuto, grazie al gradimento grandi sfoglie tostate si realizzano Quaglie. Allo spiedo, in tegame con le Sospiri. Dolcetti ripieni di pasta di della mattanza. A Olbia si trova uno Vermentino. Quello di Gallura, con
dei turisti, un successo commerciale piatti superlativi: primo fra tutti, il olive, al forno con le patate o anche mandorle, a Ozieri sono di casa co- dei più importanti stabilimenti di la- vigneti a Monti, Berchidda e Arza-
che lo ha consacrato come simbolo del- pane frattau (salsa di pomodoro, pe- lessate: proposte in continua ascesa. me il panettone a Milano e il vorazione. Dà la bottarga per condire chena, è l’unico vino sardo a fregiar-
l’isola anche all’estero. corino, uova in camicia). panforte a Siena. Da provare quelli gli spaghetti e degli ottimi filetti affu- si del marchio Docg, Denominazio-
Ravioli. Dimensioni, ingredienti, me- al mirto, all’arancio e al cioccolato micati da consumare con un filo d’olio ne d’origine controllata e garantita.
Moscato. I grandi creatori del celebre Pasta. Un suggerimento obbligato: todi di lievitazione, cottura: in Sarde- prodotti a Berchidda. extravergine come antipasto. Eccellente anche quello del Campi-
vino da dessert stanno a Sorso, Senno- provate is tallarinus (tagliolini) con- gna cambia un po’ tutto. Anche il no- dano, prodotto da diverse cantine
ri, Tempio, Dolianova, Sant’Antioco. diti con la polpa di granchio. A me: culurzones, culirgionis, pulilgioni. Sottoli e sottaceti. Carote, carciofi- Torrone. A Tonara, ma anche nei cen- del Sud dell’isola.
Thiesi, Sanluri, Iglesias, Calasetta e In Ogliastra, Gallura e Trexenta quelli ni, funghi, zucchine, cardi selvatici, tri alle pendici del Gennargentu, l’im-
Muggini. A Cabras è il pesce tipico Cagliari le principali produzioni dei da non perdere. peperoni, melanzane: gli ortaggi pasto di miele, mandorle, noci o noc- Vernaccia. L’impero di questo gran
da cucinare arrosto. La merca, pesce maestri pastai. sott’olio costituiscono una vasta ciole, ostia di farina e acqua. vino da dessert ha sede nelle cam-
ed erbe salmastre, è la ricetta tradi- Ricci. Sul lungomare del Poetto, a gamma di proposte in forte ascesa. pagne di Oristano, Zeddiani, San
zionale della zona. Pecora. “In cappotto”, cioè bollita Cagliari, decine di chioschi propon- Produzioni di buon livello in vari Tratalia. Polmone, cuore, fegato e Vero Milis e Baratili.
con patate, carote e cipolle è un’e- gono frequentatissime degustazio- centri. Tra questi Villaspeciosa, Us- intestini del capretto o dell’agnello:
Nasco. Vino da dessert, è ottimo con sperienza indimenticabile. Chiede- ni. Conditi con una goccia di limo- saramanna, Sestu. arrosto o in tegame. Vini. In Sardegna si contano ben 19
dolcetti secchi. Produzioni ne, accompagnati da una fet- vini Doc, Denominazione d’origine
scelte si trovano nelle cantine ta di pane fresco e un bic- controllata, e 15 Igt, Indicazione
PRODOTTI DOP, IGP, DOCG, DOC E IGT DELLA SARDEGNA
di Quartu Sant’Elena, Mogo- chiere di Vermentino. geografica tipica. Cannonau e Ver-
ro, Sant’Antioco. Prodotti Dop (Denominazione Girò di Cagliari mentino, ma anche Nasco, Monica,
Ricotta. Provatela con lo zuc- di origine protetta) Malvasia di Bosa Nuragus sono alcuni dei vitigni più
Noci e nocciole. Sono alla base chero e il miele. Oppure salata Formaggio Fiore sardo Malvasia di Cagliari tipici. Oggi le cantine – anche per
di molte varietà di dolci e, ov- con la pancetta. O magari con Formaggio Pecorino Romano Mandrolisai l’impulso che il Consorzio sardo
viamente, del torrone prodotto una spolverata di bottarga: la Formaggio Pecorino Sardo Monica di Cagliari dei Vini Doc ha dato alla qualità e
nel Nuorese. ricotta compare in molti piatti Bottarga di Cabras Monica di Sardegna alla commercializzazione – hanno
della gastronomia sarda. (istruttoria in corso) Moscato di Cagliari elaborato processi e prodotti che
Olio. La Sardegna vanta pro- Carciofo Sardo Spinoso Moscato di Sardegna hanno portato diversi vini a trionfa-
duzioni di olio d’oliva extra- Riso. Prima Arborea era nota (istruttoria in corso) Moscato di Sorso-Sennori re al Vinitaly e sulle tavole dei
vergine che da anni mietono per la produzione. Da qual- Olio extravergine Nasco di Cagliari buongustai. Visitate a Berchidda il
allori nelle più accreditate ras- che tempo anche le lavorazio- di oliva di Sardegna Nuragus di Cagliari Museo regionale del Vino.
segne nazionali. Cuglieri, Do- ni sono di ottimo livello: il ri- (istruttoria in corso) Sardegna Semidano
lianova, Alghero, Orosei, Gon- sotto ai frutti di mare del golfo Zafferano di Sardegna Vermentino di Sardegna Yogurt. Nell’isola viene chiamato
nosfanadiga, Villacidro, Sene- del Sinis merita applausi. (istruttoria in corso) Vernaccia di Oristano gioddu. Preparato con latte di capra o
ghe sono le aree di pregio. tela ai pastori che ad Orgosolo orga- di pecora ha un aspetto bianco luci-
nizzano i pranzi negli ovili. Salumi. Bortigali, Maracalagonis, Irgo- Prodotti Igp (Indicazione Vini Igt do, porcellanato. Si abbina al miele
Olive. Verdi in salamoia, o nere, pas- li, Seui, Monastir, Urzulei vantano otti- geografica protetta) (Indicazione geografica tipica) di cardo o al millefiori.
site o infornate, a scabecciu, a bagno Pesche. A San Sperate, il paese-mu- me produzioni di insaccati: salsicce, Agnello di Sardegna Barbagia
nell’olio, prezzemolo, aglio e aceto, o seo dello scultore e pittore Pinuccio prosciutti, capocollo, testa in cassetta, Pomodorino di Sardegna Colli del Limbara Zafferano. La piana di San Gavino
peperoncino e pomodoro secco. E non Sciola, maturano pesche giganti. mortadella, pancetta, lardo e filetti di (istruttoria in corso) Isola dei Nuraghi Monreale e le campagne di Turri sono
solo. Le olive vengono consumate an- suino, cinghiale e, di recente, equino. Marmilla sede di quello che viene definito oro
che in un impasto a focaccia. Pesci. Orate e spigole, triglie e mor- Vini Docg (Denominazione Nurra di Sardegna. Lo zafferano sardo è di
more sono le regine del mare sardo. Savoiardi. Eredità del regno sardo- di origine controllata e garantita) Ogliastra altissima qualità e lunga persistenza
Orziadas. Sono gli anemoni di ma- Ma ci sono anche le cernie, le murene piemontese. La capitale indiscussa è Vermentino di Gallura Parteolla aromatica. Cercate in libreria un libro
re. Impanate e fritte fanno parte dei e le anguille... per non parlare dei cro- Fonni, nel cuore della Barbagia, dove Planaria che lo propone in 70 ricette.
ricchi antipasti serviti nei ristoranti stacei, tra cui primeggia l’aragosta. gran parte dell’economia locale ruota Vini Doc (Denominazione Provincia di Nuoro
del Cagliaritano. intorno alle numerose fabbriche di di origine controllata) Romangia Zimino. A Marceddì, caratteristico
Pomodori. I camona di Pula sono questo popolare biscotto. Alghero Sibiola borgo di pescatori dell’Oristanese,
Pane. I re del coccoi e del moddizzosu davvero eccellenti. Arborea Tharros propongono le anguille in una zup-
sono di casa a Quartu Sant’Elena. Il Sebada. Detta anche seada, è il dolce Campidano di Terralba Trexenta pa di pesce semplicemente strepito-
civraxiu è opera dei fornai di Sanluri. Prosciutto. Tra quelli suini eccelle più classico del tradizionale menu Cannonau di Sardegna Valle del Tirso sa. Ma anche a Sassari e Cagliari
Sa costedda è di Villanovaforru. Ozie- quello di Villagrande: fatto coi agropastorale. Frittella di pasta fresca Carignano del Sulcis Valli di Porto Pino questo piatto va alla grande.
ri, nominata città del pane, è la capi- maiali allevati allo stato brado nelle ripiena di formaggio, si condisce con Aldo Brigaglia - Mario Frongia

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IL SASSARESE

Andrea Campagna
Terra calcarea dalle tenere forme rotonde come una bella donna,
il Sassarese offre una cucina varia come il suo territorio. Dalle falesie
di Capo Caccia alle colline punteggiate di chiesette romaniche,
le mitiche lumache del capoluogo e l’aragosta di Alghero ben si accoppiano
con la pecora, i piedini d’agnello e le altre prelibatezze
della gastronomia rurale. Il tutto accompagnato dallo splendido
pane di Ozieri e da numerosi vini di eccellenza.

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PANORAMA - SASSARESE PANORAMA - SASSARESE

Castelsardo, sovrastata dall’affascinante borgo fortificato,


si affaccia al centro del golfo dell’Asinara. Il castello
abbarbicato sulla rocca racconta da novecento anni la storia
dei conquistatori che vi si alternarono: dai Doria di Genova,
che nel 1102 fondarono il paese chiamandolo Castelgenovese,
ai catalano-aragonesi, giunti nel 1448, che lo ribattezzarono
Castell’Aragonese. Il nome attuale risale ai Savoia.

Gianmario Marras
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PANORAMA - SASSARESE

Gianmario Marras

Nevio Doz
Sopra: il suggestivo chiostro romanico trecentesco della chiesa di San Francesco di Alghero; qui si organizzano Sopra: il borgo di Stintino, fondato alla fine dell’Ottocento da pastori sardi e pescatori genovesi costretti a lasciare
convegni e concerti per gli appassionati di arte, musica e letteratura. Sotto: uno scorcio l’Asinara dopo la costruzione del carcere. Il suo nome in sassarese (Istinthiu) significa “fiordo” per via delle due insenature
della spiaggia delle Saline di Stintino, nel golfo dell’Asinara. Il mare turchese e trasparente e la macchia della baia. Sotto: la Santissima Trinità di Saccargia, testimonianza del romanico-pisano in Sardegna.
mediterranea che lambisce la costa attirano ogni anno migliaia di turisti. La basilica deriverebbe il proprio nome da s’acca argia, la vacca dal pelo maculato scolpita in un capitello.

Gianmario Marras
Nevio Doz

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PANORAMA - SASSARESE PANORAMA - SASSARESE

In questa foto: Sa pattadesa, il tipico coltello a


serramanico dei pastori fabbricato a Pattada, dove alcuni
maestri artigiani mantengono viva la tradizione dei
coltellinai. A destra: “Alzo gli occhi ed un enorme naviglio
mi viene addosso”. Con queste parole lo scrittore
Elio Vittorini descrisse la fastosa facciata tardo-barocca
del duomo di Sassari. Costruita tra il 1250 e il 1280 da
maestranze ispano-arabe, la cattedrale dedicata a San
Nicola subì rimaneggiamenti fino al Settecento.

Gianmario Marras

Gianmario Marras

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SASSARESE SASSARESE

Sassarese

GENUINITÀ E nu del suo pranzo di nozze e ancora


oggi spesso gli chef di Chez Maxi-
me, a Parigi, le propongono tra i loro
dai critici uno dei principali pittori
italiani viventi, che spesso nelle
sue tele iperrealiste “ritrae” la ci-

TRADIZIONE
piatti. Non a caso una delle ricette polla di Banari, particolare non solo
più conosciute, l’aragosta alla catala- per la grandezza e il colore rosso lu-
na, è nata qui nel 1949 dalla fantasia cente, ma soprattutto per il profu-
di Lepanto Cecchini. Suo figlio Mo- mo persistente e il gusto delicato
Queste le parole chiave di una cucina ricca reno ha continuato l’eredità del padre e al ristorante dovuto al terreno argilloso in cui è coltivata.
“La Lepanto” si possono gustare piatti vincitori di pre- È proprio in queste zone che appare l’animo vero
e diversificata come il suo paesaggio, ora bagnato dal mare, mi internazionali: per esempio la coloratissima arago- dell’isola che, pur essendo circondata dal mare, con
ora dolce e verdissimo, ora aspro e selvaggio sta all’algherese dal singolare gusto dolce e amarogno- il mare non ha mai avuto buoni rapporti. E anche a
lo (il crostaceo bollito viene tagliato a tocchetti, e poi tavola il pesce scompare totalmente. Trionfano l’a-
DI ORNELLA D’ALESSIO - FOTOGRAFIE DI DARIO SEQUI condito con arance, limoni, pomodori, olio, sale, pepe, gnello, la capra, la pecora (soprattutto bollita) e il
alloro, prezzemolo e origano). maiale, di cui vengono recuperate e cucinate a pun-

I
Immancabile la visita alle cantine Sella e Mosca, tino tutte le parti commestibili. Spesso le bestie
azienda storicamente impegnata nella valorizzazio- vengono allevate allo stato brado e la carne assume
n Sardegna esistono tante, tantissime culture Altra abitudine alimentare nata in città, diffusasi ne delle uve locali (Torbato e Cagnulari) e nello svi- un sapore speciale, di mirto, di ghiande, di corbez-
diverse del mangiare. E nel Sassarese, più poi in tutta l’isola, è quella dei piedini d’agnello. La luppo di vitigni d’importazione (Chardonnay, Sau- zolo e di tutte quelle erbe aromatiche di cui è ricca
che altrove, questa ricchezza è molto eviden- spiegazione è semplice. Tutt’intorno a Sassari c’erano vignon, Cabernet e Sangiovese). Interessante il mu- la flora sarda. Tra le ghiottonerie: sa cordula, un ro-
te. Non solo perché è la provincia più vasta, che oc- moltissime concerie, che dell’agnello usavano tutto seo contiguo all’enoteca e la necropoli di Anghelu tolo di interiora legate con gli intestini e cotte in va-
cupa tutta la parte settentrionale dell’isola, ma an- eccetto appunto i piedini. E così c’era chi andava a Ruiu, ai margini della proprietà. ri modi; lo zimino di carne, frattaglie di vitella arro-
che per la varietà del territorio e del paesaggio che raccoglierli per venderli. Poi le donne li pulivano, li La tradizione dei piatti di mare sulla costa setten- sto un tempo cotte sulla griglia di fronte all’uscio di
passa dalle spiagge alle distese di vigne e cereali, bollivano e li preparavano, spesso, nel sugo piccante trionale continua da Stintino, con le zuppe di pesce, casa; su tattaliu, frattaglie di agnello. Questo piatto,
dalle colline alle montagne. dell’agliata. Legato invece alla storia e ai commerci i crostacei e i polpi e con le papate, antico piatto ma- un tempo considerato “da poveri”, oggi viene pre-
Il nostro viaggio gastronomico comincia da Sassari, con i genovesi è il successo della fainè, che dai carug- rinaresco della zona, fino a Castelsardo, nota so- parato in occasioni conviviali di ogni genere e per
seconda città sarda per numero di abitanti e importanza gi della Superba, dove è chiamata farinata, è arrivata prattutto per i pesci di scoglio. Bastano però pochi ogni ceto sociale.
storica, dopo Cagliari. La cultura gastronomica cittadina fino qui ed è a tutt’oggi molto apprezzata. Della cuci- chilometri verso l’interno e tutto cambia. Immense Un discorso a parte va fatto per il pane, da sempre
è da sempre in grado di elevare e valorizzare le cose più na tradizionale fa parte anche la carne d’asino. distese dedite all’allevamento, terre lavorate, colli- così importante nell’alimentazione che in Logudoro,
povere. Non a caso è la patria di grandi mangiatori di lu- Come un’isola nell’isola, Alghero fa storia a sé, in ne arse e battute dal vento. E splendide chiese. Dal- per San Silvestro, il capofamiglia faceva gli auguri a
mache e contende alla Francia il primato di chi ha co- tutto. Il suo passato parla catalano, lingua usata ancora la basilica romanico-pisana di Saccargia a quella in tutti con su càbule (pane a forma di ferro di cavallo) e
minciato ad apprezzare questo cibo, partendo dal fatto oggi tra la gente, nei nomi delle strade e nelle tradizio- pietra nera di Nostra Signora del Regno di Ardara, poi lo spezzava sulla testa dell’ultimogenito. Anche i
che negli insediamenti umani protosardi, fra Sassari e ni. Nelle abitudini alimentari troneggiano i piatti di dalla reggia nuragica di Santu Antine alla chiesa di dolci hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel
Porto Torres, sono state ritrovate enormi quantità di gu- mare, spesso legati ai crostacei. Le aragoste di Alghe- San Pietro di Sorres sulla collina di Borutta. Da cita- quotidiano. Gli ingredienti cambiano a seconda delle
sci. Questo “amore” continua tutt’oggi e i sassaresi sono ro, rinomate fin dall’antichità, regnavano sovrane an- re anche Banari, dove vive Giuseppe Carta, definito stagioni e le forme secondo le ricorrenze.
golosi di lumache di ogni genere. Raccontano i vecchi che sulle tavole dei romani condite con il garum, una
che anche nei momenti più duri è sempre stato facile salsa a base di pesce fermentato, sale e vino. Lungo la
UN TRIPUDIO DI SAPORI NELLE STRADINE DI OZIERI
riempirsi la pancia: per fare mangiare tutta la famiglia costa della Riviera del Corallo, nella parte nord-occi-
bastava trovare due chili di lumache, un po’ di pomodo- dentale della Sardegna, si trovano ancora oggi relitti di Una delle mete più golose del che proprio in questo spicchio di causa dell’ab-
ri, qualche uovo e una spruzzata di peperoncino. navi romane cariche di anfore per il trasporto di que- cuore settentrionale della Sarde- Sardegna fino a qualche decennio bandono
sto condimento. Le imbarcazioni partivano da Cadice, gna è Ozieri, il cui centro è un in- fa si produceva sa gruviera, e, co- dell’agri-
in Spagna, dove erano specialisti nella preparazione trico di viuzze e case ottocente- me in Svizzera, si allevavano bo- coltura. Adesso
del garum, e veleggiando verso Roma imperiale face- sche con le altane, logge coperte vini di razza bruno-alpina. Con la è in via di rea-
vano tappa ad Alghero per caricare le aragoste. Poi in stile neoclassico, importate ai valorizzazione dei vecchi sapori, lizzazione un
per alcuni secoli la storia non lasciò spazio alle ricerca- tempi degli scambi commerciali in atto ormai da tempo, anche importante progetto
tezze gastronomiche, fino alla fine dell’Ottocento, con la Francia. Questo antico bor- questo formaggio sta vivendo un per promuovere la cultura del vi-
quando i crostacei algheresi tornarono così in voga che go a forma di anfiteatro, capoluo- rilancio come prodotto di nicchia. no anche attraverso l’impianto di
i velieri aragostai della zona dovettero solcare tutti i go del Logudoro, è conosciuto Stessa sorte tocca a due vitigni vigneti sperimentali. Ma non è
mari per rifornire le tavole più raffinate d’Europa. La per le spianate (su pane fine), un autoctoni: l’Alvarega e il Rada- tutto. A Ozieri ci sono anche i
regina Elisabetta d’Inghilterra le volle inserire nel me- tipo di pane molto pregiato (nella gliadu. Storicamente Ozieri ave- dolci, tra cui i golosissimi sospiri,
foto), sia per i lunghi tempi di la- va una radicata tradizione nella fatti di pasta di mandorle, miele,
Qui a sinistra: aragoste e carciofi, i prelibati “spinosi vorazione che quelli di conserva- viticoltura, con consistenti produ- limone e zucchero e le coppulet-
sardi”, sono due tipici prodotti della cucina sassarese,
richiestissimi anche all’estero. Pagina accanto, in alto: zione. Ma i più forse non sanno zioni di vino, quasi scomparsa a tas, raffinate e gustose. (O. D’A.)
la fainè, versione locale della farinata di ceci genovese.

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SASSARESE

secca al Villacidro, liquore Pagina accanto: ottima


sardo a base di zafferano. tavola e scorpacciate
di pesce all’aperto nel centro
Mentre la fainè doc, sia storico di Alghero.
semplice sia con cipolle e Qui a sinistra: Vittorina,
salsiccia, cotta nel forno a dell’agriturismo “Coronas”
di Bonorva, mentre prepara
legna si mangia da Sassu uno dei suoi impareggiabili
(via Usai, tel. 079/236402), piatti “poveri”. In basso:
gli spaghetti all’algherese,
apprezzata anche da To- una creazione della “Trattoria
gliatti e da Cossiga. Maristella” di Alghero; sono
Grandi scorpacciate di conditi con pomodori secchi,
vongole, capperi e bottarga.
pesce e crostacei ad Alghe-
ro, dove oltre ai ristoranti
arcinoti quali La Lepanto, Il
Pavone e Al Tuguri, ci sono altri indirizzi. Ottima l’a- c’è la fregula (palline irregolari di grano duro) e molti
ragosta del circolo AICS Mabrouk (nel centro storico, prodotti del territorio: rana pescatrice, scampi, gam-
tel. 079/970000). In cucina c’è Antonietta, ex giocatri- beri, cozze, arselle, agnello, coniglio, favette, aspara-
ce di softball, che prepara solo quello che le porta il gi, finocchietto selvatico e zafferano.
fratello pescatore e quindi il menu cambia in conti- Altro discorso per l’agriturismo Sa Mandra (Strada
nuazione. Abbondanti e sfiziosi gli antipasti della per Fertilia, tel. 079/999150), una sorta di enclave bar-
Trattoria Maristella (via Kennedy 9, tel. 079/978172). baricina a pochi chilometri da Alghero, dove si man-
Da non perdere la pescatrice con peperoni, gambe- giano i piatti della tradizione pastorale sarda. Ottimi i
retti, pomodori e rucola, il polpo in agliata e i filetti di ravioli di ricotta fresca alle sette erbe appena colte
rombo soffritti, con pinoli e uva passa. Servono anche (segrete!), i maccarrones de pungiu e il cinghiale cotto
gli spaghetti all’algherese, una loro creazione, con po- con olive biologiche e finocchietto selvatico. Un oc-
modori secchi, vongole, capperi e bottarga di muggi- chio di riguardo ai dolci: papassini (farina e frutta
ne a scaglie. Una delizia. secca, mandorle, noci, nocciole e uva passa), amaretti,
Enorme successo sta riscuotendo la paella algheresa bianchini (albume e zucchero) e il mitico gattò, con
Ristoranti del ristorante Daps (via Fratelli Cervi 16, tel.
079/950050), nome che ricorda la marca di una birra,
zucchero, miele e mandorle.
Nelle vicinanze c’è Anna Rita, un grazioso ed econo-
ma che in latino significa banchetto sontuoso. L’ha mico Bed and Breakfast immerso nel verde (prenotazio-
ideata lo chef Roberto Daga, insieme con i ragazzi ni: Sardegna B&B, tel. 070/7265007). Piatti di terra an-

IL MEGLIO IN TAVOLA dell’Istituto alberghiero di Alghero, per celebrare i


900 anni della città, armonizzando insieme i sapori
della catalanità e della sardità. E così al posto del riso
che all’agriturismo Finagliosu (tel. 079/530474) di Pal-
madula, in posizione panoramica su una parete a stra-
piombo sul mare. Pranzo o cena solo su prenotazione.
Sassari, Alghero, Stintino, Castelsardo...: preziosi consigli “da amico”
su dove scoprire e gustare i piatti
della tradizione nella Sardegna nord-occidentale
DI ORNELLA D’ALESSIO - FOTOGRAFIE DI DARIO SEQUI

I n Sardegna si è un po’ persa quella ricchezza


di sapori e gusti della cucina povera che ren-
devano ogni piccolo paese diverso dall’altro,
a favore di un diffusissimo e non ben identificato
mangiare “alla sarda”, assai poco originale e diffe-
renziato. Ciò nonostante esistono ancora ristoranti,
che consiglieresti a un amico. Con questa logica ab-
biamo selezionato alcuni indirizzi preziosi, sparsi
un po’ in tutto il nord-ovest dell’isola.
A Sassari le antiche ricette popolari sono riviste
con estro da Piero Careddu all’Antica Hostaria (tel.
079/200066). Tra i suoi piatti forti: pasta con polpette
trattorie e alcuni agriturismo fedeli a quella tradi- di carne di cavallo, pane zichi con pomodoro fresco,
zione gastronomica che tende a valorizzare i piatti zucchine, ricotta salata e menta fresca, stufato d’asi-
del territorio. Quei posti, spesso anche economici, no in crosta e come dolce la torta di datteri e frutta

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SASSARESE

A sinistra: lo staff della “Trattoria


Maristella” di Alghero alla
prova dell’assaggio. In basso:
le lumache, secolare passione
culinaria dei sassaresi;
i “bocconi”, lumache di mare
soffritte in olio con aglio,
prezzemolo, cipolla e peperoncino
sono un ottimo antipasto.

prattutto, il Moscato, che si


accompagna bene con i cozzu-
ri di sappa, pasta sfoglia mol-
to fine riempita di decotto di
mosto insaporito all’arancia e
alla mela cotogna.
A Siligo, nell’entroterra,
al ristorante Sa Figu Bianca
(cell. 348/4129677), si man-
giano i ravioli casalinghi, le
animelle di agnello, il porcet-
to allo spiedo, l’agnello con
carciofi e finocchietti selvati-
Si torna a parlare di cucina di pesce dirigendosi ci. Ottimi i dolci fatti in casa, come le formaggelle, il
verso Stintino. Al ristorante Lina (tel. 079/523505) timballo al caramello e un tiramisù che va a ruba.
si degustano la zuppa di pesce alla stintinese, le A pochi chilometri, a Banari, accanto all’atelier-
conchigliette karalis, pasta, formaggio e vongole un museo del pittore Giuseppe Carta, in un antico pa-
po’ piccanti, e il cappone (scorfano) del golfo del- lazzo in pietra si trova il S’Asilo (tel. 079/826232-
l’Asinara con le patate. 333/9489518), poche e panoramiche stanze che
Piatti di mare anche a Castelsardo, dove oltre ai guardano un’ampia vallata.
pesci di scoglio, come la triglia, l’orata, la spigola, il All’agriturismo Calarighe (tel. 079/925045), a Ro-
sarago e il pagello, vantano ottime aragoste. Antichi e mana, in un ambiente accogliente e familiare si as-
nuovi sapori si assaggiano, seduti in veranda, alla saggiano i piatti tipici, ciciones de furriadoso, gnocchi
trattoria Rocca Ya (tel. 079/470164). Le proposte va- con formaggio fresco filante, la cordula con i piselli, i
riano dal pesce in agliata alla razza al pecorino. nervetti di vitello e la pecora in diversi modi, ac-
Gusti misti di mare e di terra a Sennori, da Vito compagnati da vini del territorio. Da non perdere il
(tel. 079/360245), dove lo chef prepara ottimi antipa- dolce della casa a base di formaggio e miele. Nei
sti: cozze gratinate, polpo e patate, fritture di gam- dintorni, a Villanova Monteleone, c’è il B&B Su
beretti e scampi, bocconi (lumache di mare), ostri- Cantaru, poche camere circondate da un bosco (pre-
che e tartufi e le fave ribisale, ossia bollite con il notazioni: Sardegna B&B, tel. 070/7265007).
guanciale di maiale e Andando verso la
cipolla, condite con splendida abbazia di
aglio e prezzemolo. Saccargia, ci si può fer-
Mentre nella vicina mare comodamente al
Sorso, al ristorante Jo- ristorante Saccargia
smarì (tel. 079/359000), (tel. 079/434013), da cui
si assaggiano carne, si vede bene la chiesa.
pesce e verdure, so- Il menu varia tra piatti
prattutto, alla griglia. di terra e di mare. Im-
La cantina sociale “Ro- perdibili i ravioli ai car-
mangia” di Sorso e ciofi e bottarga.
Sennori, produce otti- Con il proliferare
mi Cannonau, Vermen- delle aziende agrituri-
tini (più robusti di stiche è sempre diffici-
quelli galluresi) e, so- le orientarsi su quali

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SASSARESE

Menu tipico
SE SIETE A SASSARI CHIEDETE:
Primo
Pane cotto con pomodoro, zucchine,
basilico e ricotta mustia

Secondo
Zimino
(frattaglie di vitello arrosto)

Dolce
Casarinas, ossia formaggelle, e pabassinas.
Sopra: gli amaretti sardi sono i più grandi e con l’interno
più morbido; il loro gusto straordinariamente delicato SE SIETE AD ALGHERO CHIEDETE:
viene esaltato se accompagnato da un bicchiere
di Malvasia. In basso, nel riquadro: aragosta alla catalana Primo
con cipolla, peperoni, pomodorini e zafferano. Spaghetti ai ricci di mare

Secondo
veramente utilizzino in cucina ciò che producono, Aragosta alla catalana
ma non è impossibile. A Osilo, in località Donni-
gheddu sulla strada per Nulvi, s’incontra l’agrituri- Dolce
smo Sechi (tel. 079/42051). Servono 12 antipasti, 2 Torta di menjar blanc
primi, 3 secondi, l’arrosto di porcetto e per finire i (pasta sfoglia con crema di latte e scorze di limone)
dolci tipici: papassini, tericcas e ricottelle.
Grande scelta di antipasti anche all’agriturismo SE SIETE ALL’INTERNO CHIEDETE:
Su Recreu (tel. 079/442456) di Ittiri. La specialità Primo
sono le verdure grigliate condite in diversi modi, i Su succu, la fregula con sugo di pomodoro,
salumi, i crostini e le campagnole, fagottini di pasta basilico e pecorino
ripieni di verdura o carne. Curioso il cacioricotta
che prepara Gavino, lo chef, un formaggio morbido Secondo
e saporito fatto con il latte di capra e a volte di peco- Stufato di agnello con olive
ra e il dolce Recreu, una originale sebada con miele
di eucalipto locale e una glassa di arancia di Mura- Dolce
vera. Hanno anche 3 camere (prenotazioni: Terra Amaretti
Nostra, tel. 070/280537).
A Campanedda, tra Porto Torres e Alghero, all’a-
griturismo Sechi e Tilocca (tel. 079/306119) si man-
giano ravioli di ricotta di produzione propria, ta-
gliatelle con zucchine, agnello in verde o arrosto.
Deliziosi i dolci: formaggelle, con formaggio o ricot-
ta, papassini, tiricche di miele e i biscotti della non-
na. Hanno anche 8 stanze (prenotazioni: Terra No-
stra, tel. 070/280537). A Bonorva, all’agriturismo
Coronas (tel. 079/866842), Vittorina prepara: pane a
fittas, una spianata dura tagliata a pezzettini e cuci-
nata con il sugo di pecora o di maiale, pane bollito,
con pecora, patate, cipolle, finocchietti selvatici e
cavolo verza, favata, con il lardo, le ossa, le costine e
Nevio Doz

la testa di maiale, fave secche e cavolo, maiale in


agrodolce. Una squisitezza il dolce tipico: cogones
d’elda, con i ciccioli di maiale, le noci e l’uva passa.

44
SASSARESE

UNA FAMIGLIA DI RISTORATORI: GLI ANDREINI


Cristiano e Gian Luca sono figli una ventata di novità ad Alguer,
d’arte. Il primo in famiglia a occu- cittadina molto catalana e un po’
parsi di ristorazione è stato il pa- sarda, sempre sospesa tra passato
dre: Sergio Andreini. Dopo anni e futuro. “Ci sentiamo algheresi,
d’insegnamento all’Istituto alber- sardi e italiani e i nostri piatti ri-
ghiero di Alghero è stato proprio specchiano questo spirito – dico-
lui a inaugurare il rimpianto club no i due fratelli –. La nostra cuci-
privato “S’Oberaju”: pochi tavoli, na vuole valorizzare il territorio,
qualche panca e una minuscola partendo da una ricerca scrupolo-
cucina in un vecchio palazzotto sa della materia prima. Un esem-
che occhieggia al mare, dove si pio è il menu che ritocchiamo questo che si vede l’intervento
andava tra amici per mangiare i ogni giorno in base a cosa trovia- dello chef. Non faccio né intingo-
piatti più tradizionali, come gli mo al mercato”. li né salse pesanti, ma solo una
spaghetti ai ricci e l’aragosta, Tra i piatti forti ci sono il tonno cottura delicata, in modo da evi-
spendendo due soldi. isolano marinato alle spezie, ca- denziarne il sapore”.
Qui, dopo varie esperienze in ramello di aceto balsamico ed er- Il carrello dei formaggi è un’ope-
Costa Smeralda, i due fratelli, bine di campo, il risotto allo zaf- ra d’arte: casizzolu del Montifer-
Cristiano e Gian Luca, hanno con- ferano di Turri con un ristretto di ru, caprini freschi lavorati con
tinuato a farsi le ossa, prima di scampi e carciofi snakati (croc- muffe nobili, pecorino erborina-
prendere il volo verso ristoranti – canti) o le tagliatelle fatte in casa to di Thiesi e di altre provenien-
stellati Michelin – della Ville Lu- al nero di seppia accompagnate ze con stagionature diverse. E
miére e della Svizzera, dove han- dalla coppazza (brodetto di pe- poi ci sono i dessert, tra cui lo
no lavorato con grandi cuochi, co- sce), il pesce spada e gli asparagi spumone al torrone di Tonara
me Alain Ducasse. Infine sono selvatici. “Come secondi oltre al con salsa di cioccolato caldo e i
rientrati ad Alghero, per lavorare pesce dei nostri pescatori e mai sorbetti, soprattutto per l’estate,
da “Andreini” (via Arduini 45, di allevamento – spiega Cristia- fatti con le arance di Muravera, il
tel. 079/982098) aperto tre anni fa no – ci sono le carni. Quella sar- prezzemolo, il limone e il basili-
dal padre Sergio, in un ex fran- da, come il bue rosso del Monti- co, senza però dimenticare le mi-
toio con soffitto a volte a botte in ferru, ma anche la cacciagione, il tiche sebadas con miele di acacia
un bel palazzo del centro storico. cinghiale o l’agnello è più dura e e cumino. E non è tutto. A tavola
L’arrivo di Cristiano, come chef, e difficile da lavorare di quella vengono serviti cinque tipi di
di Gian Luca, in sala, ha portato ‘continentale’, ed è proprio in pane fatto in casa. C’è la carta
degli oli (di cui sette sardi, uno
ligure, uno siciliano e uno pu-
gliese) per condire sia l’insalata,
rigorosamente di campo, che
qualsiasi altro piatto; e poi quel-
la dei distillati, dei caffè, degli
infusi biologici, dei tè... La carta
dei vini, in continua evoluzione,
è fortissima soprattutto sui vini
isolani, rappresentati da oltre 80
etichette sulle 250 totali. Dulcis
in fundo il box per i sigari, e una
sala per i non fumatori. (O. D’A.)

Una sala del ristorante (aa sinistra )


e lo chef Cristiano Andreini (iin alto ),
che si è fatto le ossa lavorando
nei migliori ristoranti europei
insieme al fratello Gian Luca.

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LA GALLURA

Andrea Campagna
Dici Gallura e pensi subito mare, granito, sughere e vento, che non sono
soltanto paesaggio ma anche modo di essere un popolo,
una civiltà. Dalle coste più famose del mondo ai caratteristici stazzi
dell’interno, una cultura del mangiare diversa anche dal resto
della Sardegna. Suppa cuata, autentica regina della tavola, ravioli dolci,
formaggio fresco e tenere formaggelle di ricotta: i sapori
prevalenti sono discreti e delicati come i modi della gente di qua.
E come il Vermentino, il più nobile dei suoi vini.

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PANORAMA - GALLURA PANORAMA - GALLURA

La stupenda spiaggia di Poltu li Cogghi, a otto chilometri


da Porto Cervo, è tra le più belle della Costa Smeralda.
Un arco di sabbia bianca finissima, delimitato dalle rocce,
si incontra con l’acqua turchese. Il particolare
fondale in granito regala al mare colore e limpidezza unici.

Gianmario Marras
Gianmario Marras
PANORAMA - GALLURA PANORAMA - GALLURA

Gianmario Marras
Sopra: Rena Bianca è una delle Uno scorcio del campo da golf
spiagge di cui Santa Teresa del Pevero, inserito nella fantastica
di Gallura va giustamente orgogliosa. cornice naturale della macchia
Il candore dei granelli di sabbia mediterranea intorno a Porto Cervo.
riluce in un abbagliante contrasto Il percorso a 18 buche disegnato
con la macchia scura della vegetazione da Robert Trent Jones nel 1972
e il celeste limpido dell’acqua. si snoda per 6107 metri e va coperto
A sinistra: un tempo gli asini erano con 72 colpi; “green” sempre
l’unico mezzo per trasportare in perfette condizioni e servizi
i viveri al faro dell’isola di Razzoli, impeccabili sono il biglietto
nell’arcipelago della Maddalena. da visita di questo prestigioso club.
Oggi una comoda mulattiera
conduce all’edificio squadrato
sovrastante le coste scoscese
e selvagge; da qui si apre
un panorama indimenticabile
sulle Bocche di Bonifacio.
Gianmario Marras

53
PANORAMA - GALLURA

A sinistra: la chiesetta di San Leonardo


a Luogosanto, pittoresco paesino agricolo della
Gallura situato tra Tempio e Arzachena.
Il piccolo edificio sacro ad aula unica dedicato
al Santissimo Salvatore era la cappella
palatina del castello di Balaiana, raso al suolo
nel 1432 da Alfonso d’Aragona. La furia distruttrice
del re risparmiò la piccola chiesa romanica
in conci di granito che ancora oggi, dopo il restauro
del 1995, domina dalla sommità di una collina
un paesaggio ondulato dai vasti orizzonti.
Sotto: la spiaggia attrezzata di uno degli alberghi
più belli ed esclusivi della Costa Smeralda.

Gianmario Marras
Antonio Saba
55
GALLURA GALLURA

Gallura

UNA CIVILTÀ DI
CONTADINI E PESCATORI
Dalla sobria cucina contadina degli “stazzi” ai raffinati sapori
del mare cristallino: breve itinerario gastronomico nella terra del Vermentino
DI MANLIO BRIGAGLIA

D ici Gallura e pensi subito mare, granito,


sughero e vento. Che poi fanno tutto un
insieme: non solo paesaggio, ma anche
modo di essere un popolo, una civiltà.
Mare, da queste parti, vuol dire Costa Smeralda,
arcipelago della Maddalena, Bocche di Bonifacio,
un’altra figura essenziale di questa terra: non solo
per l’apporto che dà all’economia di intere popola-
zioni (Calangianus è giustamente considerata la ca-
pitale italiana della lavorazione del sughero), quan-
to per il particolare aspetto che conferisce al pae-
saggio quella loro inclinazione a sud-est, dovuta al-
Costa Paradiso: alcuni dei luoghi che molti conside- la forte e persistente azione del maestrale. Vento

Dario Sequi
rano tra i più belli al mondo. La Gallura ha colori in- che qua la fa da padrone, compagno abituale dei
credibili, che valgono da soli l’intera vacanza. Il me- sardi e amico delle migliaia di velisti e surfisti che
rito è anche del granito, che regala all’acqua traspa- popolano d’estate le acque galluresi.
renze spettacolari, come spettacolari sono le rocce, Senza capire questo paesaggio non si capisce la Gal- ta da una crosta brillante di formaggio. Franco Fresi, lura ha centinaia di spiagge mai toccate dal piede
giganteschi capolavori naturali e autentiche prota- lura. Che non è solo mare. La Gallura è anche il suo in- poeta gallurese tra i più noti, nato in uno di questi umano. Un tempo c’erano anche le gnàccare, nome
goniste del paesaggio. La quercia da sughero è terno, tutto verde e vallonato, con strade che fanno quieti stazzi, ce ne dà più avanti la ricetta (vedi box locale di quella che gli scienziati chiamano pinna no-
buffi saliscendi lungo i pendii. Lo pun- a pag. 62). La suppa è, come dice lui, il piatto forte bilis: enormi molluschi bivalvi, simili a grandi pale
teggiano le case bianche che si chiamano del pranzo nuziale: e infatti la chiamano anche sup- di fichi d’India, confitti verticalmente sul fondo del
“stazzi” (dal latino statio, luogo dove ci si pa di còju, di nozze. mare più quieto. Chi faceva il bagno al Cannigione,
ferma), cuore dell’azienda familiare che La cucina di mare è scoperta più recente. Certo sino a una trentina d’anni fa, vedeva questa foresta
vive del lavoro dei campi, di allevamen- esisteva da prima, portata soprattutto dalle numero- rameggiare immobile dieci metri più in basso. Del
to del bestiame, del bosco per la legna, se, attive colonie di pescatori (quasi sempre ponze- muscolo si faceva una splendida insalata, il ventra-
della vigna per l’aspro vino, dell’orto per si) che venivano a stabilirsi su queste coste. Il turi- me si friggeva fino a farne un pasticcio piccante, si
le provviste di casa. È da qui, dagli staz- smo, promovendo quei borghi solitari a piccoli para- diceva anche amabilmente afrodisiaco.
zi, dalla vita morigerata e severa dei disi estivi, ha esaltato le pietanze povere di chi vive- Regina del menu di mare è Sua Maestà l’Aragosta.
suoi contadini-pastori, che viene quella va tra reti, palamiti e barche. Lo zimino, per esem- Se n’è pescata tanta, in questi ultimi anni, che la Re-
che chiamano la “civiltà gallurese”. E pio, è la zuppa di pesce, che aveva per ingredienti gione ha dovuto ordinare un periodo annuale di fer-
siccome è anche civiltà del mangiare, tutti i pesci che non potevano an- mo biologico. Un tempo la sua
trae ancora oggi dalla tradizione dello dare sul mercato, ma ottimi per il pesca era centrale nella modesta
stazzo la sua cucina più tipica. sugo. La galletta faceva il resto. economia dei villaggi di pescato-
Sontuoso piatto d’obbligo è la suppa, Questa popolazione abituata ri: velieri venivano a caricarla un
una zuppa che dicono anche cuata, (meglio dire, costretta) a sfruttare po’ dappertutto per portarla a
cioè “nascosta”, pare perché sormonta- ogni angolo del mare si è trovata Genova o, meglio ancora, a Marsi-
anche due delikatessen che hanno glia. La stiva era forata in modo
A sinistra: un tempo in Gallura si producevano un mare di affezionati: le cozze (il da farci passare acqua di mare
le pesche e le angurie più buone di Sardegna. golfo di Olbia ne ospita alleva- sempre fresca: altrimenti l’arago-
Ora è un frutto selvatico come il fico d’India
a dare un tocco mediterraneo alla tavola.
menti che sono tra i più grandi sta, che è animale delicato, avreb-
Pagina accanto, in alto : la Gallura non d’Italia) e i ricci. I ricci sono un be sofferto e alterato il proprio sa-
è solo mare, ma anche dolci e verdi colline frutto di primavera, ma si posso- pore. Allo stesso modo, una volta
Antonio Saba

Antonio Saba
che danno un ricco pascolo agli allevamenti
dell’interno. Pagina accanto, in basso: i dolci no mangiare tutto l’anno. Non te- pescata, in attesa che arrivasse il
galluresi sono un trionfo di zucchero e miele. mono gli inquinamenti, e la Gal- veliero, veniva collocata dentro

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56
GALLURA GALLURA

cassoni di legno, immersi a pelo d’ac- Il miele, per l’appunto. I gallure-


qua, in modo da restare in mare. si, di bocca dolce, lo usavano spes-
Quando le aragoste si urtavano, le so nella loro cucina. In particolare
antenne più sottili si rompevano, nelle decine di varietà di dolci (pri-
provocando l’inquinamento della me fra tutti li cucciuleddhi e meli, ca-
gabbia e la morte delle aragoste. Per nestrini di pasta, pasta di mandorle
questo i pescatori visitavano i vivai e miele, e le origliette, piccoli rombi
due volte al giorno, e toglievano di pasta fritta: “piccoli cuscini”,
quelle ferite o danneggiate. L’opera- dallo spagnolo) e soprattutto nelle
zione, essenziale alla sopravvivenza frittelle, li frisgioli longhi, frittelle

Dario Sequi
del pescato, attivava un curioso mer- lunghe a volte anche un metro, che
cato, detto sbrigativamente “delle i galluresi doc non mangiano se
aragoste morte” (leggi piuttosto mo- non sepolte di zucchero e miele.
ribonde). Le si vendeva a prezzo di saldo, sicché pri- Sono un dolce tipico del periodo di Carnevale, ma
ma dell’invasione turistica (che si data per comodità la cucina turistica le ha allungate fino all’estate.
al 1962, anno di fondazione del Consorzio della Costa In verità, il dolce principe del menu estivo è la se-
Smeralda) si poteva mangiare l’aragosta a prezzi più bada o seada (al plurale si aggiunge una esse e fa se-
bassi del pesce “normale”. L’aragosta alla Vernaccia badas, seadas: state attenti a non dire “una sebadas”,
era il piatto che aveva reso famoso un piccolo risto- anche se ormai quest’uso è invalso anche nei came-
rante di Capo Testa, “Da Zia Colomba”. La proprieta- rieri indigeni). Il nome viene da seu, lo strutto con
ria, zia Colomba Muntoni, si è messa a riposo da cui si prepara la pasta che serve a fare una focacci-
qualche tempo: ha più di cent’anni, ma ogni mattina na ripiena di formaggio fresco, possibilmente aci-
va a mungere le vaccherelle e farci una ricottina che dulo, fritta e naturalmente mielata e zuccherata.
offre col miele agli amici che vanno a trovarla. Anche lo stazzo gallurese conosceva un dolce di

Dario Sequi
questo tipo (si chiamava la siata), ma è il turismo
che l’ha fatta atterrare sui tavoli galluresi dai pasco-
li della Sardegna interna.
Finiamo con la frutta. La Gallura produceva un LA GALLURA IN TAVOLA: LA RICETTA DELLA SUPPA
tempo (a Santa Teresa di Gallura, per esempio) an-
gurie e pesche da concorso. Ora è fortuna se arrivano Oggi nei menu dei ristoranti la tenero strato pastoso, frutto della zione di un mestiere) di provata
dai vicini campi del Coghinas o dai frutteti di Arbo- chiamano suppa cuàta, zuppa na- fusione del pane e del formaggio esperienza perché la suppa di un
rea, nell’Oristanese. A voler restare sul locale, si po- scosta, ma prima la si chiamava assieme al sugo e al basilico. matrimonio non poteva essere
trebbe scegliere l’uva: se non altro per rendere semplicemente la suppa. Già pre- La suppa, così fragrante e dorata, che ottima, degna di mintóu, de-
omaggio ai famosi vini, tutti doc e qualcuno anche sente, pare, nel Settecento nella può essere facilmente scambiata gna di ricordo e accomunata alla
dogc, che si fanno tra Tempio – patria di famosi ver- cucina gallurese, rappresenta da per una torta. Di qui, forse, il no- buona sorte degli sposi.
mentini – e Arzachena, dove un’azienda privata fa sempre uno dei piatti più caratte- me di suppa cuàta, quasi dissimu- In Gallura ogni ristorante che si
ottimi rossi per la carne e inarrivabili bianchi, tra cui ristici dell’economia alimentare lata, nascosta alla semplice inter- rispetti può offrire anche oggi
il mitico Capichera, per il pesce. Luras è l’ultima ar- dello “stazzo”. La ricetta è molto pretazione del profano. Tagliata a una buona suppa vecchio stile.
rivata, ma è già nel gruppo di testa con lo splendido semplice: in una teglia dai bordi spicchi, la sostanziosa pietanza Alcuni, meno rispettosi della tra-
Vermentino della cantina Depperu. alti, o in un altro semplice tegame, viene servita calda. Fredda perde dizione, l’hanno voluta “arricchi-
Ma un frutto che, come si dice oggi, intriga molto il sul fondo cosparso di un velo d’o- il 50 per cento del suo pregio, an- re” con carne, pesce, verdure o
visitatore è il fico d’India. Un frutto di piena estate, lio vengono alternati diversi strati che se in alcuni ristoranti viene aromi inadeguati. Altri, pur con-
stagione di climi densi. Cresce a siepe sui muretti di fette di pane rappreso e di for- considerata oggi anche un ottimo servando gli ingredienti giusti,
delle tanche, un trionfo di gialli e di rossi. Ed è gratis. maggio tenero. Tra strato e strato, piatto estivo. tendono a diluirli con brodi più
I galluresi dicono scherzando che al turista piacereb- salsa di pomodoro fresco con fo- Quando i matrimoni si celebrava- abbondanti, fino a ottenere una
be molto di più se qualcuno gli dicesse che, prima di glie di basilico. Il tutto, poi, viene no in famiglia, la suppa costituiva semplice zuppa che ricorda tan-
mangiarlo, bisogna togliergli la buccia spinosa. innaffiato con brodo di manzo e il clou del ricco pranzo di nozze. to la pur gradevole “acqua cotta”
messo nel forno già caldo. Un’ora Veniva chiamata per l’occasione toscana. Altri ancora sostituisco-
In questa pagina: l’estrazione e la lavorazione del sughero e mezzo circa di cottura e i bordi una manista (il termine, che po- no le larghe, sottili fette di for-
in Sardegna, e in particolare nei boschi della Gallura,
garantisce il 90 per cento della produzione italiana di tappi del recipiente vengono superati trebbe anche tradursi semplice- maggio fresco con del pecorino
e di materiale isolante impiegato nel settore edile. Pagina da una crosta dorata e profumatis- mente “cuoca”, sembra avere un piccante grattugiato o parmigia-
accanto: un vigneto in Gallura. Con gli ottimi Vermentini
Dario Sequi

e il celebre Capichera, la zona si è conquistata un posto sima sotto la quale si è formato un significato più ricco dell’indica- no a cubetti. (F.F.)
di tutto rispetto nella produzione vitivinicola isolana.

59
GALLURA GALLURA

Ristoranti

IL MEGLIO IN TAVOLA ne tutte le specialità tradizionali della cucina gallu-


rese, piatti moderni, ottimi antipasti al prosciutto,
arrosti di carne locale. Vino della casa.
A Luogosanto, suggestivo paesino con una basilica
te. Sempre da quelle parti, potete fare una sosta al ri-
storante Belvedere (tel. 0789/96501) dove i fratelli Pi-
leri vi accolgono con un sorriso e una serie di piatti
preparati dalla mamma – pasta fresca, prodotti del
Dove assaporare le specialità della cucina risalente al 1200 e ventitré chiesette campestri, sugge- giorno. La sera è meglio prenotare.
riamo l’agriturismo Vaddhidùlimu di Mario Ziruddu, A Olbia il ristorante Da Giagoni e Mazzuccu, in via
tradizionale gallurese, tra agriturismo e ristoranti meno che si trova a pochi chilometri dall’abitato sulla strada San Simplicio (tel. 0789/27925), propone tutti i piatti
noti che offrono i piatti “di una volta” per Aglientu (tel. 079/652419). Propone tutte le pie- tradizionali galluresi e dell’ottimo pesce. Vini a scelta.
tanze della cucina tradizionale gallurese. Tra le carni In comune di Olbia c’è anche Porto Rotondo, località
DI FRANCO FRESI si privilegia la cacciagione e il porcetto. Piatti princi- mondana della quale segnaliamo, assieme al celebre
pe: la suppa cuata, i ravioli e gli gnocchi casarecci. Si Giovannino, il ristorante dello Sporting.

C
consiglia di prenotare. Vini della casa. Ad Aglientu, l’agriturismo Stazzu Vintura, sulla
Ad Arzachena all’agriturismo Lu Branu dei fratel- strada Castelsardo-Santa Teresa di Gallura, in loca-
onsigliamo qui qualche ristorante di tradizione: gnocchi casarecci, ravioli, tagliatelle. li Columbano, sulla strada per Palau (tel. lità Lu Colbu, a 35 chilometri da Santa Teresa di Gal-
città e qualche agriturismo. Esclusi dal- Cacciagione, pesce e vini locali. Anche alla trattoria 0789/83075), si servono tutti i piatti galluresi antichi. lura (cell. 339/5661395), offre tutti i piatti tradiziona-
l’elenco, perché segnalati in qualsiasi Da Bisson in via San Luca (cell. 339/6424117) piatti Vini della casa (da visitare!). In territorio di Arzache- li della campagna gallurese, compresi quelli prodot-
buona guida, i ristoranti più noti, tra cui ne ricor- tipici galluresi e vini locali. na ricade per intero il comprensorio della Costa Sme- ti dal formaggio fresco (casgiu furriatu, mazzafrìssa,
diamo solo tre che per noi sono i migliori in assolu- Tra gli agriturismo, citazione d’obbligo per L’Agna- ralda. Se non volete spendere un occhio della testa, ghjuncata). Ottimo pesce. Meglio prenotare.
to: quello dell’albergo Gallura a Olbia (vedi box p. ta ideato da Fabrizio De Andrè e ora condotto dalla fate un salto al residence Capriccioli dove Francesco A Badesi, specialità marinare e campagnole della
61); il Canne al vento (tel. 0789/754219) di Franco moglie Dori Ghezzi e dai figli. Si trova a 15 chilometri Depperu vi accoglierà con cortesia e savoir faire sul- vecchia e nuova Gallura al ristorante Li Scaletti (tel.
Mannoni a Santa Teresa di Gallura; e La Gritta da Tempio, a 7 dal bivio a destra sulla Tempio-Oschi- la spiaggia che molti considerano la più bella di tut- 079/684710). Ottimi i vini locali.
(tel. 0789/708045) di Beniamino Amore a Palau, af- ri. Paste e carni della cucina sarda tradizionale, e vini
facciato su Porto Raphael e lo splendido panorama locali. Meglio prenotare (tel. 079/671384).
IL MENU DI RITA DENZA: PRODOTTI LOCALI, PROFUMI “DIVERSI” E TANTO AMORE
della Maddalena. Ad Aggius, paese il cui paesaggio granitico vale
A proposito di Palau, vale una visita la magica ro- da solo una vacanza, la pizzeria-trattoria Calimero, Rita Denza (nella foto), all’albergo re. Poi lo sanno tutti che cerco i
mantica atmosfera dell’hotel Capo d’Orso (tel. in centro (tel. 079/620297), propone specialità gallu- Gallura di Olbia (in corso Umber- prodotti uno per uno e vado per
0789/702000), in località Cala Capra. Nel suo risto- resi ed è l’unico locale in Gallura dove si cucina l’a- to I, tel. 0789/24648), imbandisce campi a scoprire erbe che forse
rante vengono profuse a piene mani qualità, cortesia sino in tutte le ricette. Vini locali. Tra gli agrituri- la tavola più raffinata non solo non sono neanche negli atlanti
e professionalità. Caratteristica che si ripete in tutte smo Il Muto di Gallura di Gianfranco Serra, ad un della Gallura ma, a detta di molti botanici. Pensa che adesso a Mu-
le strutture del gruppo Delphina, in particolare al chilometro da Aggius andando verso Tempio (tel. gourmet, di tutta la Sardegna. ravera, all’altro capo dell’isola,
Cala di Falco di Cannigione, alle Dune di Badesi e 079/620559). Pietanze rigorosamente locali. Tra le Cuochi per caso non si nasce. c’è un signore svizzero che alleva
al Torre Ruja dell’Isola Rossa. carni troneggia il cinghiale. Piatto principe la suppa Napoletana di lontana origine, in un suo vivaio tutte le erbe me-
A Tempio, bella cittadina alle falde della catena cuata. Sempre aperto (si consiglia di prenotare). Vi- suo nonno Giuseppe fu uno de- diterranee col sistema biologico.
del Limbara, il ristorante tipico (e bar) Caffè Ga- ni locali. A Calangianus il ristorante La Quercia, in gli ultimi monsù, come si chiama- Il mio menu cambia con le stagio-
briel, in via Mannu 43 (tel. 079/633601, aperto tutto via Tempio (tel. 079/660752) offre tutti i piatti della vano i grandi chef di cucina delle ni. In questo periodo comincio
l’anno), propone cibi strettamente locali, d’antica tradizione gallurese. famiglie aristocratiche: servì i con un’insalatina di campo con

Dario Sequi
A Sant’Antonio di Gallura il ristorante La Pi- Ruffo di Calabria, i Ruffo di Ba- crocchettine di spigola condite
traia di Angelo ed Arcangela (tel. 079/669381- gnara, i Lanza di Trabia, gli Spa- con olio e mosto d’uva (me lo
0789/43911) offre tutte le specialità della cucina da Potenziani. Suo padre Angelo portano da Berchidda, è più pro- Se non vuoi l’arcobaleno di dolci
tradizionale gallurese riproposte con molto buon era primo chef dei vagoni letto. fumato dell’aceto balsamico), e sardi che compro di paese in pae-
gusto da uno chef d’eccezione. Vini locali ma non Fu lui che nel 1923 venne ad Ol- rana pescatrice al profumo d’a- se, propongo un gelato di riso con
solo. Tra gli agriturismo, gode di meritata fama l’a- bia per gestire l’albergo Italia. rancia. Come primo, tagliolini ai frutti rossi. Ma perché non una ri-
zienda agricola-agriturismo Li Licci, che si trova Quando le bombe del ’43 distrus- ricci e un risottino ai carciofi sel- cottina all’abbamele, frutto ultimo
sulla strada Luras-Olbia, in prossimità del piccolo sero l’hotel Pausania, lo comprò, vatici in profumo di limone. del favo di miele? Vino di Tempio,
centro di Priatu (tel. 079/1665114). Tutte le tradizio- lo restaurò e nel 1948 lo riaprì col Dopo un sorbetto al basilico, rico- oppure il Vermentino di Depperu
nali specialità galluresi. Si privilegia la suppa cuata nuovo nome di Gallura. perto di salsa di limone, restando di Luras o i vini di Argiolas, che
e, tra le carni, il porcetto. Ottimi antipasti di pro- “I segreti della mia cucina? Nes- sempre sul pesce, filetti di San vengono dal Campidano. E per fi-
sciutto locale. Vini della casa. Sempre a Priatu me- suno. O meglio, tre regole: solo Pietro sauté all’olio di frantoio, nire, una grappa sottile o il mirto
rita una sosta l’albergo-ristorante-bar Montenero prodotti locali e solo freschissimi; serviti con salsa agrodolce di ci- che fa solo per noi il signor Franco
da Vittorio e Antonello (tel. 079/665104) che propo- secondo, fare qualcosa di diverso polle di Ozieri; lo accompagno Manca, 96 anni pieni. Il limoncello?
con i profumi ‘diversi’ della Sar- con un tortino di borragine, fin- Ora c’è anche quello, ma lo servia-
A sinistra : in Gallura non è difficile trovare un ristorante
Dario Sequi

dall’atmosfera calda e accogliente dove gustare le migliori degna; terzo, metterci tanto amo- ché la stagione ce la lascia. mo col miele di Muravera”.
specialità della gastronomia locale.

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Dario Sequi
I LIQUORI DI SARDEGNA

D entro ogni bicchiere di mirto si nascon-


de una storia infinita, intrecciata fra rac-
conti e leggende che si perdono nei se-
coli. Se per i greci il myrtos, l’arbusto che cresce
spontaneo sulle coste del Mediterraneo, era sinoni-
mo di erotismo e fecondità, per i romani rappresen-
non è poi così difficile. Ecco qualche consiglio per
chi volese cimentarsi nell’opera, o per lo meno fos-
se interessato a sapere come si produce.
Aspettate fino a novembre-dicembre, periodo di
raccolta delle bacche, e procuratevene circa un chi-
lo. Lasciatele per almeno 40 giorni in infusione con
tava amore spirituale, mentre per i sardi è il simbo- un litro di alcol a 90 gradi e poi macinatele. Prepa-
lo dell’ospitalità per eccellenza. Da sempre. rate uno sciroppo con un litro d’acqua e 800 gram-
È quasi impossibile alzarsi dalla tavola di una fa-
miglia, un agriturismo o un ristorante sardo senza Pagina accanto: bacche di mirto nella macchia mediterranea.
prima aver sorseggiato un bicchierino di mirto Sotto: due modi per concludere degnamente un pranzo
a base di specialità sarde sono il mirto ghiacciato, imperdibile,
ghiacciato che, facendo leva sulle sue proprietà di- e il Villacidro giallo, altra gloria della tradizione
gestive, diventa una piacevole scusa per continuare liquoristica isolana; quest’ultimo ha un sapore molto
a conversare in tranquillità. Basta ap- aromatico, con un caratteristico fondo di anice e zafferano.
pena bagnarsi le labbra e lasciare
scorrere poche gocce sul palato per ri-
manere travolti dal gusto forte e sin-
cero di quelle piccole bacche violacee
staccate con cura dai rami di cespugli,
che non superano i due metri. Cespu-
gli della cosiddetta macchia mediter-
ranea che, insieme a ginepro, corbez-
zolo, lentisco e altri arbusti, mettono
radici soprattutto sulle coste nell’area
compresa tra Italia, Grecia, Spagna e
Sud della Francia.
Da qualche tempo a questa parte, la
Sardegna ha avviato un iter di com-
mercializzazione del mirto e dei suoi
derivati, che fino a qualche decennio
fa erano una prerogativa quasi assolu-
ta di abitanti e aziende isolane. Oggi,
attraverso un lento ma graduale pro-
cesso, molte di quelle aziende pluri-
centenarie lo stanno esportando con
successo oltre i confini regionali e na-
zionali. E insieme ad esso diffondono
l’immagine di un popolo caratterizza-
to da un amore indissolubile per la
I liquori di Sardegna terra e i suoi prodotti.
Città, campagne e paesi della Sar-
degna: il liquore di mirto si trova e si
beve ovunque. Sulle coste come nelle

MIRTO E DINTORNI zone interne. Dai bar, ai supermerca-


ti, al più moderno dei locali notturni,
consumato da giovani e anziani. Ma si
trova soprattutto nelle case della gen-
Dalle bacche violacee di questo tipico arbusto te comune, quella che ancora oggi con
della macchia mediterranea si ottiene un liquore pazienza ed esperienza va alla ricerca
delle bacche e se lo produce tra le
da sempre simbolo dell’ospitalità sarda mura domestiche, esaudendo i desi-

Dario Sequi
deri del proprio palato. In fondo, farsi
DI EMILIANO FARINA qualche litro di buon liquore di mirto

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64
I LIQUORI DI SARDEGNA

mi di zucchero facendolo trovarli, poi, lasciavano


bollire sul fuoco per 10 mi- emergere in superficie una
nuti. Aspettate che il pro- striscia di fil di ferro. Da
dotto si raffreddi, aggiun- non perdere un altro classi-
geteci le bacche macinate e co della Sardegna: il liquore
poi filtrate il tutto con una di Villacidro giallo (partico-
garza. A questo punto il li- larmente aromatico, con
quore di mirto è pronto per fondo di anice e zafferano),
essere imbottigliato. E be- simile per caratteristiche al-
vuto, freddo. lo Strega e al Galliano e

Adriano Mauri
Se oggi il mirto è senza quanto questi saporito, an-
dubbio considerato uno dei che se meno celebre.
simboli della terra di Sarde-
gna, i prodotti della tradizione liquoristica isolana Sopra: bottiglie di mirto prodotte su scala industriale.
Il liquore, un tempo specialità solo casalinga, viene oggi
non si fermano certamente qui. Impossibile non esportato con successo dalle aziende isolane nel resto
aver mai sentito parlare del fil ’e ferru o abbardente, d’Italia e nel mondo. Sotto: fiori di mirto, utilizzati
l’acquavite tipica dell’Oristanese e delle zone pasto- nel medioevo per produrre un profumo detto “acqua
degli angeli”. Della pianta, di cui sin dall’antichità
rali, ottenuta dalle vinacce pregiate e chiamata così si apprezzavano le proprietà medicamentose, nulla va sprecato:
(letteralmente: “fil di ferro”) perché nel Settecento i dalla macerazione delle bacche in alcol con l’aggiunta
di acqua e zucchero si ottiene il classico liquore; le foglie
distillatori clandestini interravano gli alambicchi vengono lavorate con lo stesso metodo per ricavare il liquore
per non farli cadere nelle mani dei finanzieri. Per ri- di mirto bianco e vengono utilizzate in molti piatti.

Dario Sequi

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IL NUORESE

Andrea Campagna
Territorio eterogeneo, il Nuorese: vi confluiscono zone geografiche
e culture diverse. Unificate però dai sapori forti e genuini della cucina
agro-pastorale, che trae dalla terra e dal ritmo delle stagioni
i suoi principali piatti. Il porcetto arrosto, la pecora bollita, i salumi
e le innumerevoli varietà di pecorino, il mitico Cannonau:
segni d’una cultura antica che non cessa di elargire generose emozioni.

69
PANORAMA - NUORESE PANORAMA - NUORESE

Particolare della maschera di legno di un Mamuthone, figura


tradizionale del carnevale di Mamoiada, nel cuore della
Barbagia. In questo antichissimo rituale dodici Mamuthones,
i “vinti”, sfilano in corteo danzando per le strade del paese
sferzati da otto Issohadores, i “vincitori”. Oltre alla maschera
indossano “mastruca” (la giacca di pelle di pecora
dei pastori) e campanacci. Resta ancora avvolto dal mistero
il significato di questo rito che potrebbe ricollegarsi
alla rievocazione di un evento militare o a un culto pagano.

Antonio Saba
PANORAMA - NUORESE

Gianmario Marras

Nevio Doz
Sopra: le caratteristiche stradine del quartiere di Sa Costa, a Bosa, si inerpicano fino al castello dei marchesi Sopra: scena di vita agreste nelle campagne di Orgosolo, ai piedi del Supramonte. In questa zona sono diffusi
Malaspina. Grazie alla favorevole posizione nella fertile valle del Temo, la cittadina sulla costa occidentale della Sardegna i vigneti di Cannonau, da cui si ricava il tipico vino corposo della zona. Sotto: i murales dipinti
vanta una storia millenaria, scritta nei suoi monumenti. Sotto: Cala di Luna, nel golfo di Orosei. Questo scenario sulle caratteristiche case basse di pietra a Orgosolo, nella Barbagia di Ollolai, raccontano le vicende
che rievoca i mari del Sud “nasconde” nei canali sommersi della costa gli ultimi esemplari di foca monaca. di questo centro agricolo e delle ingiustizie subite dai suoi abitanti.

Gianmario Marras

Gianmario Marras
PANORAMA - NUORESE PANORAMA - NUORESE

In questa foto: i Tenores de Bitti, uno dei gruppi vocali


grazie al quale si perpetua la tradizione
del “canto a tenore”, l’espressione musicale più arcaica
della Sardegna centrale. A destra: nella natura aspra
e selvaggia della valle del Lanaitto, ai piedi
del Supramonte, c’è ancora chi si dedica alla pastorizia
seguendo tecniche e stili di vita di un lontano passato.

Gianmario Marras

Nevio Daz

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74
Nuorese

DALLA CUCINA
DEI PASTORI
A QUELLA DEL MARE
Piatti scanditi dall’alternarsi delle stagioni nelle zone dell’interno,
fragranti prodotti del mare sulla costa: il tutto arricchito da una forte
identità e da una meravigliosa ospitalità
DI LUCA URGU

Nevio Doz
P

ane e casu e binu a rasu” (pane, formaggio e
vino in abbondanza), recita un detto sardo.
Un’espressione che spiega bene il rapporto
dei sardi, in particolare quelli dell’interno, con il cibo.
Un’alimentazione semplice ma ricca al tempo stesso
per varietà di prodotti e ricette che ogni singola zona
cottura: dagli arrosti fumanti (il celebre maialetto
da latte di pochi chili – 5 o 6 è il peso ideale – l’a-
gnello, il capretto) fino ai dolci è un mondo fatto
d’infinite varietà, che hanno nelle singole comunità
nomi differenti, così come sono differenti le tecni-
che e le modalità di preparazione.
falò accesi nelle piazze, e su filindeu. Piatto davvero
unico, quest’ultimo: preparato dalle donne in occa-
sione di una delle feste più partecipate e antiche del-
la Barbagia, San Francesco di Lula (nell’omonimo
santuario di campagna a una trentina di chilometri
dal capoluogo, ai piedi del maestoso e bianco Mon-
è in grado di offrire. Molte di queste davvero anti- Il Nuorese è anche il regno dei salumi, prodotti da talbo), viene offerto ai devoti che a piedi e a cavallo
che: tramandate di generazione in generazione, con- millenni con maestria artigiana: da non perdere il raggiungono il luogo di preghiera. Tra i primi piatti,
tinuano a conservare immutati sapori che hanno re- prosciutto di Desulo, Fonni e Oliena, le salsicce e i sa- accanto ai classici culungiones, ravioli ripieni di for-
sistito alla modernità imperante di cibi precotti, ve- lumi di Irgoli, dove tra l’altro esiste un salumificio in- maggio o ricotta, vanno poi ricordati sos maccarrones
loci e senza gusto, all’insegna di una completa omo- dustriale con un buon export. Salati e debitamente de busa, bucatini di pasta fresca fatti a mano, e l’im-
geneizzazione e annullamento delle singole iden- stagionati, introducono il pasto delle zone interne as- mancabile pane frattau che da antico piatto pastorale
tità. È proprio l’identità che nel Nuorese rimane un sieme alla squisita frue o frughe, latte cagliato di peco- è diventato oggi uno dei simboli classici della gastro-
punto forte: nella lingua come nelle tradizioni e nel ra, da servire freschissimo. nomia di questa area.
folclore, e naturalmente in cucina. Terra di pastori e contadini, si diceva: per questo Se la cucina delle zone interne è povera e sempli-
Un territorio senza dubbio eterogeneo, il Nuore- ha una cucina semplice in cui sono naturalmente le ce, non altrettanto si può dire di quella di mare. Un
se: in esso confluiscono zone geografiche (Mandro- stagioni e il ciclo di vita degli animali a suggerire pie- mare ancora generoso, che ai non numerosi pescato-
lisai, Barbagia, Sarcidano, Marghine e Planargia) e tanze e accostamenti. Piatti semplici ma gustosissimi, ri della provincia offre i suoi prodotti sia sul piccolo
culture diverse, ognuna con peculiarità sue proprie, cucinati in occasioni particolari tratto di costa occidentale che
in grado da sole di fare scuola, ma anche con alcune quali le numerose feste pagane su quello di levante: si va da
caratteristiche comuni capaci di rispecchiare a tavo- e religiose; piatti da popolo, da quell’autentico luogo incanta-
la quella che è stata e che continua ad essere la sua offrire a tutti, all’insegna di to che è Bosa alle caratteristi-
economia prevalente, essenzialmente pastorale e un’ospitalità che da queste che calette del golfo di Orosei
agricola. Ovunque dominano sapori forti e genuini parti fa del visitatore un amico e di Calagonone, la “residen-
Antonio Saba

che per essere gustati a fondo devono essere consu- al quale offrire sempre il me- za estiva” di Dorgali. Luoghi
mati nel territorio dove sono prodotti, rispettando glio che si possiede. magici, ricchi di insenature e
usi, tradizioni e rituali ancora in uso. Zuppe e minestre hanno di baie su cui cadono a picco
Tra le prelibatezze offerte dalla cucina delle zone interne Un’economia pastorale e agricola è essenzial- spesso un significato di forte le propaggini calcaree del
del Nuorese è d’obbligo provare su filindeu, una minestra
fatta con pezzi di pane carasau e formaggio fresco filante,
mente una cucina di terra, che trae dal territorio e simbolismo rituale. Rivestono Gennargentu, come in pochi
così come i maccarrones de busa, bucatini di pasta fresca attraverso il ritmo scandito dall’alternarsi delle sta- da sempre un ruolo simile a posti al mondo accade.
fatta a mano (sopra) o, se preferite, i saporiti culungiones, gioni i suoi principali piatti. Piatti che spesso na- Nuoro fae e lardu (fave e lar- Bosa è la capitale indiscus-
ravioli ripieni di ricotta (pagina accanto, in basso); tra i secondi

Nevio Doz
non può mancare, naturalmente, il porcellino da latte scono e si consumano all’aria aperta, aromatizzati do), preparate dal 17 gennaio sa della cucina di mare, in
allo spiedo, piatto-emblema dell’isola (pagina accanto, in alto). con erbe e foglie degli stessi rami che alimentano la per Sant’Antonio abate con i questa zona. Almeno due le

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76
NUORESE NUORESE

sue ricette caratteristiche: una, popolare e antichis- muggini arrostiti coi fumi di una tipica erba palustre,
sima (si dice risalga addirittura all’epoca fenicia), è le orate, le spigole, le aragoste. A Orosei e a Galtellì, a
s’azada, il gattuccio di mare cucinato come solo qui Posada e a Siniscola, primi e secondi piatti conserva-
in riva al Temo si fa. L’altra è l’aragosta, pescata in no la tradizione millenaria e l’immutata qualità delle
questo mare aperto e generoso nelle miglia di costa materie prime. Ma il piatto più tipico, da queste par-
che vanno da Bosa su fino ad Alghero. Ma quando si ti, è un dolce dalle strane caratteristiche: sa pompìa,
parla di Bosa non si può non citare la sua Malvasia, un ibrido fra un pompelmo e un arancio che cresce
un autentico gioiello dell’enologia italiana: vitigno solo a Siniscola e che si fa bollire a lungo, per poi es-
antichissimo, anch’esso a quanto pare di origine fe- sere melassato con miele di corbezzolo. Un’autentica
nicia, che solo in questo territorio, in questa terra rarità dal gusto indimenticabile.
bianca e salmastra di Planargia, riesce a dar vita a Tra i dolci spiccano gli amaretti, a base di mandor-
un vino paglierino indicato per dessert ma perfetto le, zucchero, scorza di limone e bianco d’uovo, molto

Antonio Saba
anche per accompagnare, invecchiato, i dolci a base apprezzati per il gusto delicato e per la loro soffice
di mandorle. consistenza. E sempre a proposito di dolci, forse non
La gastronomia agropastorale prevale anche nella tutti sanno che a Fonni si consumano ogni giorno cen-
regione a nord-est di Nuoro, le cosiddette Baronie, tinaia di migliaia di uova nelle diverse fabbriche di
oggi coniugata con i prodotti dello splendido mare savoiardi. Il biscotto fonnese viene prodotto in quan-
che ne lambisce le coste. Così insieme ai formaggi, ai tità industriali senza perdere un briciolo della qualità
Nevio Doz

funghi, agli arrosti di pecora e di maiale, tipici dei artigianale, e copre in ogni zona dell’isola ma anche
paesi di montagna, è frequente trovare i saporitissimi sul mercato esterno una domanda crescente di bontà.

Pagina accanto, in alto: la tradizione di pasta e dolci fatti


L’OASI DI TETI, UNA TAPPA OBBLIGATA PER I BUONGUSTAI in casa. In questa pagina, in alto: pardulas salate,
una specialità di Annamaria Mele del ristorante “L’Oasi”
A volte la passione paga e ripaga Da loro il meccanismo basato sulla a Teti; a destra: i tipici suspiros, dolcetti a base di pasta
di mandorle e acqua d’arancio; sotto: preparazione del pane

Nevio Doz
delle fatiche quotidiane con la mi- divisione del lavoro funziona per- carasau, il cui nome deriva da carasare, che significa tostare.
glior soddisfazione che un ristora- fettamente. Un sistema ben collau- Al centro è riconoscibile un pani frattau.
tore può chiedere: i complimenti dato, con ruoli ben definiti, ha ne-
della gente che arriva un po’ da gli ultimi tre anni decretato il suc-
tutte le parti grazie al passaparola. cesso del locale, con clienti che ar-
Nessuna strategia di marketing rivano da ogni parte dell’isola, me-
può infatti sostituire i buoni piatti, ta naturalmente anche dei turisti
serviti con il giusto mix di tradizio- italiani e stranieri nei mesi estivi.
Antonio Saba

ne e spirito d’innovazione, senza Mamma Annamaria ai fornelli (fo-


dimenticare naturalmente profes- to in basso), a cucinare con fantasia
sionalità e cortesia. È questo il se- vere e proprie leccornie; suo mari-
greto del successo dell’O Oasi di An- to fuori di casa la mattina presto di tutte le dimensioni e profuma-
namaria Mele e Luigi Dearca, da alla ricerca delle erbe selvatiche di tissimi. Sono buoni per tutti gli usi:
tredici anni ristoratori in Teti (via stagione, funghi, asparagi e per accompagnare e insaporire le
Trento, tel. 0784/68211), piccolo quant’altro il territorio è in grado carni selvatiche della cacciagione
borgo del Mandrolisai ai confini di offrire. Carni arrosto e in umido come il cinghiale o la lepre, ma an-
con la Barbagia. Siamo nel tipico tornano puntualmente nel menu, che la pernice e la quaglia, e allo
locale a conduzio- insaporite splendi- stesso tempo adatti a sposarsi bene
ne familiare, dove damente con le er- con la capra, l’agnello e il maiale. A
si danno da fare be aromatiche delle proposito: quest’ultimo viene let-
anche i figli dei zona. Un territorio teralmente esaltato con le castagne,
coniugi Dearca, che quando ci si altro frutto locale, in una delle tan-
cioè Ivan, Danilo e mette sa essere ge- te ricette da applausi che hanno
Laila, prossima al- neroso. Come è suc- fatto diventare il locale una tappa
la laurea in Giuri- cesso quest’anno fondamentale per tutti i buongu-
Antonio Saba

sprudenza all’Uni- con i funghi, spe- stai che approdano in Sardegna.


Nevio Doz

versità di Cagliari. cialmente i porcini, Luca Urgu

78
Antonio Saba

Ristoranti

IL MEGLIO IN TAVOLA
Da Nuoro a Oliena, da Orgosolo a Bosa:
i luoghi dei sapori di una cucina a diretto contatto
con il territorio e le tradizioni contadine
DI LUCA URGU

C hiamateli ambasciatori del gusto, i risto-


ratori del Nuorese: gente che con pas-
sione propone antichi piatti, ma non tra-
scura il piacere di sperimentare attingendo a piene
mani da quell’autentico supermercato a cielo aperto
che è il territorio. Dai funghi porcini dei boschi del-
ci, presenti in abbondanza nelle colline rocciose du-
rante la stagione primaverile. Sono loro a suggerire
i piatti e gli accostamenti più succulenti in grado di
fare la differenza nelle preferenze dei buongustai.
A Nuoro, un locale è diventato nel giro di alcuni
anni un punto fermo del buon mangiare barbaricino:
la Barbagia o del Mandrolisai, agli asparagi selvati- è il ristorante Canne al Vento in viale Repubblica 66

80
NUORESE

(tel. 0784/201762), poco di- che ha sapientemente appro-


stante dallo stadio “Qua- fittato della grande vocazione
drivio”. Rievoca nel nome enologica del territorio: quan-
uno dei romanzi più cono- tità limitate ma qualità eccel-
sciuti di Grazia Deledda, la se, che raggiungono nel Can-
scrittrice nuorese Premio nonau e nel Nepente di Olie-
Nobel per la Letteratura na la loro più alta esaltazione.
nel 1926. In un ambiente Sempre a Oliena, chi alla buo-
confortevole propone tutte na cucina vuole associare l’at-

Antonio Saba
le ricette classiche della tività di trekking nei paesaggi
tradizione delle zone inter- mozzafiato della vallata di La-
ne, insieme ad alcuni primi naittu, in pieno Supramonte,
e secondi piatti nati dall’estro fertile e dall’inventiva non trascuri l’hotel-ristorante Enis Monte Maccione
dei suoi chef. Un’altra scelta “di gusto” è il ristoran- (tel. 0784/288363) dal nome della splendida altura
te Ciusa (viale Ciusa 55, tel. 0784/257052): ricette ti- dove si trova la struttura, immersa nel verde, e il ri-
piche “rivisitate”, pasticceria di produzione propria, storante Sa corte (tel. 0784/285313), all’inizio del pae-
ampia scelta di vini, regionali e nazionali. se per chi arriva da Nuoro. Proprio questi ristoranti si
Il vicino paese di Oliena meriterebbe uno spazio sono resi protagonisti di un’interessante iniziativa in
tutto per sé, per la ricchezza di iniziative e di propo- grado di unire in maniera davvero intelligente lette-
ste esistenti. Accanto al celebrato hotel-ristorante Su ratura ed enogastronomia: i “menu deleddiani”. Pro-
Gologone (tel. 0784/287512), fondato dal mitico Pep- pongono ricette succulente e saporite descritte nelle
peddu Palimodde e gestito ora con lo stesso slancio opere di Grazia Deledda, alcune cadute in disuso o
dai suoi eredi, uno spazio particolare se l’è meritata- addirittura dimenticate e ora felicemente valorizzate
mente guadagnato il Cikappa,, di Cenceddu e Killed- grazie alle testimonianze orali degli anziani del paese
du. Situato in via Martin Luther King 2 (tel. e alle abili mani di questi cuochi. A fine pasto, dopo
0784/289024), in pieno centro storico, si fa apprezzare aver assaporato il classico bicchierino di mirto o di ac-
per alcuni piatti tradizionali riportati ad antico splen- quavite, come digestivo ci si porta a casa anche un ro-
dore dalla sapienza della cuoca, ma anche per l’am- manzo della scrittrice sarda.
biente decisamente familiare del locale. Locale dalla Da Oliena a Orgosolo, con il suo paesaggio altrettan-
buona cucina di terra, ma a richiesta anche di mare, to affascinante, il passo è breve. Visitatissimo durante
che riesce ad abbinare bene l’”involucro” al contenu- tutto l’anno, per via del suo centro abitato colorato dai
to è il ristorantino Masiloghi di Gianfranco Maccaro- murales di denuncia sociale sulle vecchie abitazioni, è il
ne (via Galiani 68, tel. 0784/285696): ambienti caldi regno della cucina pastorale, dai sapori forti come su
color pastello sono la base del piacevole arredo, arric- zurrete (sanguinaccio di pecora) o sa cordula (interiora di
chito dalle tradizionali cassapanche in legno intarsia- pecora). Non a caso proprio a Orgosolo ha preso piede
to. Proprio di fronte, da un paio d’anni, opera il primo con successo una forma nuova di ristorazione, il pranzo
winebar della zona, il Managheri (tel. 0784/286035), coi pastori, con arrosti allo spiedo e carni fumanti cuci-
nate all’aperto negli ovili ai piedi
del Supramonte, dove si trovano i
pascoli migliori. Antonio Rubanu è
stato il primo, diversi anni fa, a dare
inizio a questa attività, che in qual-
che modo ha anticipato il boom de-
gli agriturismo in tutta l’isola.

In apertura : il rustico e confortevole


interno del ristorante “Santa Rughe“,
a Gavoi, dove si può gustare un
superbo tris di primi (in questa pagina,
in alto) a base di ravioli al ragù
di cinghiale, lisandros ai porcini e
gnocchetti di ricotta, zafferano e menta.
A sinistra: lo staff del “Su Gologone”
Nevio Doz

di Oliena, in uno scherzoso girotondo


intorno alle forme di pecorino.
NUORESE

Nevio Doz
Se si preferisce mangiare seduti comodamente a ta- Dalla Barbagia alla Baronia i sapori si addolcisco-
vola, ai Monti Blu (tel. 0784/401135) si è davvero in no e l’influenza marina pervade anche la cucina
buone mani: quelle di Battistino Menneas, 38 anni, chef proposta da molti locali, come Dal Pescatore di Ca-
e proprietario del bel locale, situato in pieno centro sto- lagonone (tel. 0784/93386) e Su Barchile di Orosei
rico. Uno che ha imparato l’arte nei locali della costa e (tel. 0784/98879). Pesce fresco di stagione e un buon
che ha poi deciso di aprirne uno tutto suo in paese. servizio anche a Bosa, all’hotel-ristorante dei fratel-
Carne o pesce, sempre freschissimo, il risultato finale è li Mannu (tel. 0785/375307) e all’hotel-ristorante Sa
sempre più che soddisfacente. Sulla strada che da Or- Pischedda (tel. 0785/373065), all’interno di un bel
gosolo porta al Supramonte, il ristorante Ai Monti del palazzo storico all’ingresso della graziosa cittadina
Gennargentu (tel. 0784/402374) abbina un suggestivo in riva al Temo.
scenario naturale alla cucina più tipica della Barbagia. Davvero interessante e degna dunque di una
A Gavoi, bella località sulle rive del lago di Gusa- particolare segnalazione è infine la formula che in
na, due locali si contendono il primato del piacere tutta la provincia sta prendendo piede, con notevo-
di gola. Uno è l’osteria Borello, in via Repubblica le gradimento da parte dei visitatori: una vacanza
(tel. 0784/53741), l’altro è il Santa Rughe in via Car- tranquilla a diretto contatto col territorio e con il
lo Felice 2 (tel. 0784/53774), in pieno centro storico. “calore” della gente del posto. Tutto questo propo-
Sapori decisi di montagna, con funghi e carni sapo- ne la giovane associazione Sardegna Bed & Break-
rite cucinate semplicemente arrosto o ingentilite fast (tel. 0784/285640), da qualche mese riconosci-
con le erbe, sono le carte vincenti bile con un marchio tutto suo, al
dei due locali. Un’ampia carta dei cui interno operano una cinquan-
vini, sia regionali che nazionali, tina di famiglie che aprono con
completa l’offerta. un sorriso la propria casa ai visi-
A Fonni, che coi suoi 1000 metri è tatori più “curiosi”.
il paese più alto della Sardegna, i
piaceri della cucina si possono assa- A sinistra: su prattu de cassa (il piatto
della caccia) è la specialità del “Cikappa”
porare ad alta quota nel ristorante di Oliena; comprende vari tipi
Su Ninnieri di Mario Crobu, a po- di selvaggina e verdure miste, il tutto
Antonio Saba

cotto nel forno a legna in una pentola


chi metri dalle piste innevate del tradizionale. In alto: la sala semplice
Bruncuspina (tel. 0784/57729). e curata del ristorante “Ciusa” di Nuoro.

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L’ OGLIASTRA

Andrea Campagna
Isola nell’isola, questo lembo di terra antica custodisce
il gusto dell’ospitalità e i sapori di una cucina che non ha uguali
nelle altre parti della Sardegna. Dagli aspri strapiombi
del Gennargentu alle inarrivabili calette della costa i profumi delle erbe
aromatiche, dei ravioli alla mentuccia e dei pecorini
inseguono il visitatore, come tentazioni cui è difficile resistere.

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PANORAMA - OGLIASTRA PANORAMA - OGLIASTRA

Vicino al porto di Arbatax, borgo alle pendici


del promontorio di Bellavista, si stagliano le notissime
“rocce rosse”, imponenti guglie di marmi granitici
che danno anche il nome a una rassegna estiva di musica blues.

Gianmario Marras
PANORAMA - OGLIASTRA

In questa foto: il centro storico di Tortolì con la chiesa


di Sant’Andrea. Edificata all’inizio del XVII sec. come cattedrale,
fu ristrutturata nel Settecento in stile baroccheggiante.
A destra: la coste dell’Ogliastra riservano straordinari
spettacoli naturali; il rosso delle rocce erose dal vento
crea un’armonia perfetta con l’azzurro del cielo e del mare.

Gianmario Marras

Gianmario Marras
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PANORAMA - OGLIASTRA

Gianmario Marras

Antonio Saba
Sopra: gli altopiani calcarei noti come “tacchi”, nei pressi di Ulassai. Queste formazioni carsiche Sopra: Barisardo, sorta in posizione arretrata rispetto alla costa per paura delle incursioni piratesche, deve oggi
di grande interesse geologico trasformano la zona nel cuore dell’Ogliastra al mare la sua fortuna; la tradizione agricola e artigianale dell’antica Barì ha ceduto il passo
in un paesaggio quasi dolomitico. Sotto: Lanusei, capoluogo dell’Ogliastra, con le sue piazze a una ricca vocazione turistica. Sotto: il rigoglioso bosco di Santa Barbara, nei pressi di Villagrande Strisaili.
ordinate e gli edifici storici si contrappone alla natura selvaggia che la circonda. Nella macchia mediterranea si trovano resti archeologici di età nuragica e prenuragica.

Gianmario Marras

Gianmario Marras

92
OGLIASTRA

Ogliastra

LA BELLA paesini sui monti, le gole, i maestosi tacchi di calcare


tra Perdasdefogu e Ulassai che caratterizzano una del-
le strade più suggestive d’Italia, i nuraghi che svetta-

SELVAGGIA
no come sentinelle nei picchi più alti dell’isola. Venti-
tré paesi, tutti in provincia di Nuoro, appena 60 mila
abitanti, attraversata da quel trenino verde che si ar-
rampica sui costoni in uno scenario da Far West d’Eu-
Alla ricerca dell’elisir di lunga vita in una terra antica ropa che meravigliò lo scrittore inglese David Herbert
Lawrence, l’Ogliastra ha una storia millenaria scritta
che si estende tra il Gennargentu e il Tirreno nelle vigne strappate alla montagna dove regna il ros-
so sardo per eccellenza, il Cannonau, e nelle erbe odo-
DI LELLO CARAVANO
rose brucate da pecore e capre che danno carni sapori-
te e formaggi da Nobel gastronomico. Dietro le ricette

C
che si tramandano di madre in figlia c’è la vita di un
popolo di contadini e pastori.
i deve essere un elisir di lunga vita nasco- pa. Il miracolo è figlio di un popolo che ha vissuto un Gli ingredienti alla base dei piatti più genuini e
sto in questa terra che si distende come un lungo isolamento, di montagne e pascoli che profuma- caratteristici sono spesso quelli “poveri” che la terra
anfiteatro dalle rocce rosse di Arbatax fino no di timo e serpillo, di una terra che da capo Bellavi- offre: patate, cipolle, spezie, accanto ovviamente ai

Antonio Saba
ai vigneti secolari della valle del Pardu e agli ultimi sta ai Supramonti è tutta un tesoro di natura. Forse è il formaggi e alle carni. La tradizione ogliastrina ha so-
ovili sotto le vette del Gennargentu. Ci deve essere un frutto di prodotti che non hanno visto né chimica né prattutto la forma dei culurgionis, i fagottini di pasta
segreto, se gli scienziati di mezzo mondo si sono sco- Ogm, di un’alimentazione che non conosce contamina- – primo piatto del menu tipico – riempiti con patate,
Pagina accanto: capre al pascolo nell’entroterra ogliastrino.
modati per capire il miracolo racchiuso nel Dna di uo- zioni, neppure in tempi di turismo in forte crescita ma formaggio, aglio o cipolla. E poi con la mentuccia di Le voci più importanti dell’economia sono la pastorizia
mini e donne ogliastrini, celebrato persino sulle pagi- rispettoso della qualità ambientale. fiume. Ma attenzione: ogni paese ha la sua variante, e l’allevamento, oltre alla produzione casearia e vinicola.
ne del prestigioso Times. Tra questi boschi e valli si è È un turismo attratto da una terra selvaggia e incon- tanti culurgionis quanti sono i campanili. La menta, Qui sopra: su casu axedu, formaggio tipico ricavato
da una cagliata acida senza sale che in tavola dà il suo meglio
tramandato un patrimonio genetico unico che è diven- taminata, con un fronte costiero di quasi 80 chilometri appunto. Irrinunciabile a Seui, Perdasdefogu, Bari- abbinato con il miele. In basso: gli immancabili culurgionis,
tato oggetto di ricerca internazionale. E che potrà forni- che si affaccia sul mar Tirreno, le bellissime calette di sardo, Lanusei, con una raccomandazione: possibil- ravioli di patate dal caratteristico profumo di menta.
re indicazioni sulla cura di alcune malattie e sul miste- Baunei e le lunghe spiagge bianche di Barisardo, Tor- mente va raccolta la mattina presto e subito impa-
ro della longevità che qui tocca i vertici più alti d’Euro- tolì e Gairo, le foreste demaniali di Seui, le grotte, i stata con patate e formaggio. Niente mentuccia in- Ma ci sono altri tipi di coccoi (per esempio, quella
vece a Ierzu, Baunei, Arzana. Non si tratta di bizzar- ripiena di zucca o porri, una specie di piadina servi-
rie del gusto: si usava ciò che offriva la terra. Una ta ancora oggi su foglie di vite), c’è su civarxeddu pre-
volta il condimento principe dei culurgionis era il nu di Seui, ci sono le minestre di mentuccia o finoc-
pecorino stagionato; oggi sono arricchiti col sugo di chietto e casu ‘e fitta (il pecorino in salamoia), tutti
pomodoro ma c’è chi li propone con successo anche piatti che figurebbero nella lista Slow Food dei sapo-
cotti su una leggera brace. ri da salvare. Intanto ci hanno pensato le donne a tra-
Erano piatti che scandivano un tempo i ritmi di una mandare la tradizione di cibi considerati, fino a qual-
società agropastorale. Il turismo era ancora un mirag- che anno fa, troppo poveri per finire sulle tavole del-
gio, non c’erano gli alberghi a quattro stelle, non c’era il le vacanze. Oggi invece i turisti non vanno solo a cac-
porto di Arbatax, non c’era l’aeroporto dove oggi atter- cia di calette solitarie ma anche di sapori genuini.
rano i charter provenienti dalla Germania e dalla Sviz- Così la cucina dei nonni è finita nei menu di molti ri-
zera. Dal mare ci si teneva lontani, si viveva solo di alle- storanti, trattorie, aziende agrituristiche, dalle coste
vamento, di olio e di vigne. E nulla andava sprecato. Se di Barisardo e Gairo ai boschi di Villagrande e Arza-
avanzava, l’impasto dei culurgionis si na, dal mare di Arbatax agli altopiani
utilizzava per un’altra prelibatezza, sa di calcare sopra Baunei e Urzulei.
coccoi prena, una sorta di focaccia farci- Cibi che sembrano esaltarsi in quella
ta. Le donne la preparavano per i ma- nuova frontiera del gusto rappresen-
riti che si trasferivano in campagna a tata dalle escursioni nei paradisi
curare gli animali: pasti freddi che ogliastrini, tra spiagge nascoste, un
riempivano le bisacce con il formaggio tempo regno della foca monaca, gole
e il pistoccu, il pane da accompagnare da brivido, falesie e sentieri del Su-
al prosciutto e al guanciale dopo aver- pramonte a picco su una costa salvata
lo ammorbidito con l’acqua dei torren- dal cemento: sono diventati una tradi-

Antonio Saba
ti che scendono dal Gennargentu o zione i pranzi e le merende organizza-
dalle sorgenti dei Supramonti. ti dalle associazioni di guide ambien-
Dario Sequi

95
OGLIASTRA OGLIASTRA

tali a base di pro- girandole e rigirandole sulla brace per ottenere una buzzare gli occhi ai viaggiatori dell’Ottocento, convinti

Antonio Saba
sciutto, ricotta e cottura lenta e omogenea. Non si può non parlare del di trovarsi di fronte a un curioso caso di geofagia. Ma
lattuga col miele, capretto arrosto, al centro di indimenticabili sagre esti- questo è anche il regno delle patate, ingrediente princi-
pecorino arrosto, ve, la carne per eccellenza della terra degli olivastri. pe di tanti piatti ogliastrini. Ad Arzana, la Pro Loco Sic-
pane moddixina, E quando si parla di carne e di formaggi, le guide caderba, impegnata con passione a recuperare tradizio-
olive, Cannonau. gastronomiche invariabilmente rimandano al rosso ni culturali e gastronomiche, punta alla valorizzazione
Alimenti geneti- d’Ogliastra. Il Cannonau ha segnato la storia di queste del tubero per eccellenza. “Vogliamo rilanciare la pata-
camente non mo- colline, inondate di sole e riparate dal maestrale. Una ta del Gennargentu – spiega il medico Raffele Sestu,
dificati in simbio- tradizione millenaria, curare la vigna, a cui gli anziani presidente dell’associazione. Sopra i 1200 metri cresce
si con una natura non rinunciano: è facile vederli ancora oggi indaffarati solo sul versante arzanese, attorno agli ovili, dove tutto
che non ha subìto con zappa e cesoie tra i filari di Ierzu, Cardedu, Loce- è biologico, bagnata dall’acqua delle sorgenti purissi-
Antonio Saba

contaminazioni. ri, Gairo, Osìni. Già nel 1500 i testamenti dei proprie- me. Ci stiamo gemellando con Tropea, un gemellaggio
Prodotti che una tari ierzesi notificavano la suddivisione della vigna e nel segno di cipolle e patate. Dobbiamo specializzarci e
volta viaggiavano degli utensili necessari per produrre il Cannonau. Og- puntare su questi prodotti.” E dopo l’iniziativa “Erbe
insieme con pastori e viticoltori sul trenino diretto in gi la tradizione è portata avanti dalle tre principali tintorie e colori” con lo stilista Missoni, quest’anno
Campidano o costituivano oggetto di scambio con i cantine del rosso rubino per eccellenza: a Cardedu, la Pro Loco punta su erbe e profumi. Erbe aromati-
barbaricini, che attraversavano a cavallo il valico di Perda Rubia e Vitivinicola Alberto Loi; a Ierzu, Anti- che che danno carni e formaggi saporiti, ma che pos-
S’arcu de su Mullone (un mucchio di pietre che indica chi Poderi (proprio a Ierzu, accanto alla cantina socia- sono avere un ruolo importante anche nell’industria
i confini comunali) nel Gennargentu per riempire gli le, che raccoglie i viticoltori della zona, è possibile vi- della moda e delle essenze.
otri di pelle col vino ogliastrino. Ma erano anche mer- sitare le vecchie “stanze” del vino, di Vittorio Demur- Dalla montagna arrivano le radici agropastorali, ma
ce per il baratto da un capo all’altro della terra degli tas, Giovanni Muceli, Giovanni Contu). “Usiamo tec- ormai da anni l’Ogliastra ha finalmente riscoperto il
olivastri: una botte di “rosso” in cambio di olio, latte e niche di produzione artigianali, rispettose della tradi- suo magnifico mare. E così le influenze marinare caglia-
formaggio per pagare il pascolo. zione e della cultura ogliastrina – afferma Renato Me- ritane e ponzesi – i primi pescatori sbarcati sulla costa
Oggi formaggi, vini, culurgionis vengono imbarcati reu, titolare della Cantina Perda Rubia, la più antica, di Arbatax arrivarono dalla costa campana – si fanno
nelle stive degli aerei in partenza da Tortolì carichi di visitabile su appuntamento – fedeli all’amore che sentire anche in cucina. Dalla zuppa alle polpettine di
turisti e arrivano sulle tavole della penisola o dell’Eu- questa terra coltiva verso la cultura del vino. Tradizio-
ropa centrale. È così anche per il casu axedu (il formag- ne, valori certi, riconosciuti e conservati. D’altronde
gio acido), grazie all’intraprendenza di Luciano Chiai,
un pastore che alla fine degli anni ottanta ha messo su
‘cannonau’ deriva dal greco kanonizo, cioè essere valo-
re di riferimento: andrebbe infatti scritto ‘canonau’,
Menu tipico
un minicaseificio a Barisardo per commercializzare il negli anni la scrittura si è corrotta”. Antipasto Qui sopra: le botti della storica cantina “Antichi Poderi”,
prodotto. Un vero nettare, confezionato dalle mani dei Ogliastra vuol dire natura. Anche il nome è legato al- Sanguinaccio di maiale a Jerzu, fondata nel 1950. Vino “principe” è il Cannonau
pastori aggiungendo al latte appena munto il quaglio, la terra. Deriverebbe da Agugliastra, il pinnacolo di Misto di formaggi doc, anche in versione Riserva con almeno due anni
cioè i fermenti lattici all’interno dello stomaco del ca- granito alto 128 metri sulla costa di Baunei, ma richiama (caprino, ricotta salata, casu axedu) di invecchiamento. Pagina accanto, in alto: tagliolini alla
marinara, primo di pesce tipico dell´Ogliastra “di mare”.
pretto, quegli stessi fermenti che le aziende farmaceu- anche l’olivastro (s’ozzastru), pianta robusta capace di Pagina accanto, in basso: in un menu ogliastrino
tiche usano come rimedio per i mali di stomaco (non a sfidare il vento e la siccità. Toponimo che parla di lega- Primo tipico non possono mancare i salumi, tra cui i famosi
prosciutti di montagna, e i formaggi stagionati.
caso sono tra le maggiori acquirenti di quagli di ca- mi stretti tra uomo e ambiente, di contadini e pastori Culurgionis
pretto sardo). “Prima dello yogurt è nato il casu axedu; che convivevano a fatica. E che erano costretti a nutrirsi Minestra di viscidu
era la colazione e la merenda per eccellenza dei pasto- con un pane da archeologia alimentare, frutto dell’im- (pecorino fresco in salamoia con patate e mentuccia di fiume) pesce, dalla fregola con le arselle ai calamari imbottiti e
ri che lo offrivano all’ospite spalmato su una fetta di pasto di argilla e ghiande, il lande cottu, che faceva stra- ai raviolini. Mare e montagna raramente si incontrano
pane moddixina. Quello ogliastrino è il più famoso di Secondo nel piatto: gli chef ogliastrini accostano i diversi sapori
tutti. Il motivo? I pascoli di questa terra sono i più sani Capretto arrosto ma hanno cura di non snaturare i due mondi. “In realtà
dell’isola, perché le capre si nutrono di foglie di cor- Tratalia il mare, che è l’elemento cardine del nostro turismo, è
(interiora di agnellino o di capretto avvolte
bezzolo, timo, serpillo e altre erbe aromatiche. Su casu dall’intestino e arrostite) ancora lontano dalla nostra cultura, che ha soprattutto
axedu viene prodotto anche in altre zone dell’isola, ma radici agropastorali – dice Walter Mameli, direttore del-
solo quello ogliastrino è “bianco come la neve”, dice Contorno l’Hotel “La Torre” a Barisardo – ma è proprio questo bi-
Giacomo Mameli, ogliastrino di Perdasdefogu, giorna- Asparagi selvatici nomio, mare e montagna, il nostro filo conduttore, sia
lista, direttore del mensile Sardinews, autore di nume- Cardi selvatici sul piano degli itinerari naturalistici sia gastrononici”.
rosi saggi sulla realtà isolana. La bella notizia è che il turismo, che in genere uniforma
Tante curiosità gastronomiche, al di là dei tradizio- Dolce tutto, non è riuscito a omologare sapori e profumi. La
nali piatti a base di carne. Che resta comunque uno Panixeddas terra degli olivastri ha mantenuto la sua identità. Forse
degli alimenti base del menu ogliastrino. La tratalia, (focaccine dolci con pane di sapa) perché sa che il Dna di uomini e donne ogliastrini stu-
Dario Sequi

per esempio, le interiora di agnellino o capretto legate Pardulas diato dai ricercatori è scritto anche nei piatti della tradi-
con un intreccio di intestini, cotte a fùrria fùrria, cioè zione. Gusti che custodiscono l’elisir di lunga vita.

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OGLIASTRA

Ristoranti

IL MEGLIO IN TAVOLA
Tra montagna e mare, tra foreste e laghi
la cucina dell’Ogliastra rimane fedele a se stessa
e non ama le contaminazioni
DI LELLO CARAVANO - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA

I n pochi minuti dalla montagna al mare e vi-


ceversa. Un itinerario tutto da “gustare” per
i panorami ma anche per i sapori. L’Ogliastra
è capace di offrire un paesaggio dietro l’altro, dal
Supramonte regno di capre e mufloni, alle colline
del vino e dell’olio, agli stagni pescosi a ridosso
no da una cultura millenaria, sulle ricette che fino a
poco tempo fa restavano tra le pareti delle cucine di
casa, magari ingentilendole un po’.
L’elenco cresce di stagione in stagione. Anche tra i
ristoratori dei centri di montagna, in genere più te-
nacemente legati a su connottu, alla tradizione, si fan-
delle spiagge. Con la stessa rapidità con cui muta la no strada piatti che conquistano premi e apprezza-
natura, cambiano anche i profumi in cucina. Dai cu- menti. È il caso della Pineta ad Arzana (tel.
lurgionis alla fregola con le arselle, dal cinghiale col 0782/37453). Un passato da ristoratore a Milano con i
Cannonau alla zuppa di pesce di Arbatax. Si volta fratelli, Cesare Nieddu è diventato un punto di rife-
pagina anche nel piatto, avvicinandosi o allonta- rimento della cucina sul Gennargentu, i piatti fu-
nandosi dalla costa. Rarissime le contaminazioni. In manti di culurgionis li chiama con affetto “il mio bro-
genere si resta fedeli al Dna di origine: mare o mon- dino”. La specialità della casa si chiama culurgionis
tagna. Con un’importante novità. Molti chef e risto- alla crema di porcini, uno dei tanti tesori nascosti nei
ratori hanno deciso di puntare sui sapori che arriva- boschi di leccio. Arzana è sbarcata anche sul mare: a
Girasole, si mangia bene presso l’hotel Birdesu, tre
stelle di Raffaele Piras. Specialità di montagna, molte
pietanze associate ai funghi e possibilità di scegliere
menu caratteristici (tel. 0782/669622).
Villagrande, con Talana, resta la capitale del pro-
sciutto sardo, fatto con quei maiali al pascolo brado
che per nutrimento conoscono solo ghiande, niente
mangimi chimici. Si distingue in particolare Il Bosco,
dei fratelli Peddio, immerso nella grande oasi verde
di Santa Barbara (tel. 0782/32505). Vale la pena spin-
gersi fino a Seui, uno dei paesini di montagna meglio
conservati (da vedere il vecchio carcere spagnolo, il
museo contadino, il gigantesco leccio di Su Canali
salvato mezzo secolo fa da una guardia campestre)
non solo per visitare il paradiso verde di Montarbu.
Nel paese si trova una nicchia gastronomica che tra-
manda una tradizione tipica: Ada Aresu (albergo-trat-
toria Deidda, tel. 0782/54621) prepara su richiesta su
civarxeddu prenu, una sorta di panada con patate, ci-
polle novelle, zucchine macinate, pomodoro e casu ’e

Per gustare il meglio della cucina ogliastrina non c’è


che l’imbarazzo della scelta: i filetti di branzino
allo zafferano (nella foto), proposti dall’albergo “La Bitta”
di Arbatax, sono solo una delle raffinatezze da non perdere.

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OGLIASTRA

GISELLA TASCEDDA, LA REGINA DELLA CUCINA OGLIASTRINA


In sala non la vedrete mai. La re- ricorda Gisella – i piatti
gina della cucina ogliastrina non forti per i primi avventuro-
sogna le passerelle, ama invece si turisti erano anguille in
vivere tra le sue pentole, dietro i umido e patelle fritte. Vino
suoi fornelli che accende ogni e birra stavano al fresco
giorno di buon’ora e spegne spes- nel pozzo.”
so a notte fonda. Gisella Tascedda Altri tempi. Oggi i turisti
(foto in basso), quasi 60 anni, una che vengono a bagnarsi
vita trascorsa tra culurgionis, coc- nelle calette da sogno vo-
coi prena, agnello coi carciofi e mi- gliono mangiare ogliastri-
nestre di finocchietto, è nata a Ba- no, gusti robusti e cibi di
risardo, l’antica Barì, il paese del- qualità. A cominciare da is
la torre e delle spiagge dorate do- culurgionis e sa coccoi pre-
ve un tempo sbarcavano i pirati na, piatti simbolo da Capo
saraceni, della bella cattedrale, Bellavista al Supramonte,
dell’altopiano di Tecu dove cre- che per Gisella non hanno
scono i cardi amari che insapori- segreti. “Sono tutte ricette di fa- sche. Per la chef dell’hotel La Tor-
scono i piatti di carne. miglia, – racconta – nonna Ma- re la ricetta è semplice: il segreto
Gisella è uno chef che ha il merito rianna le ha insegnate a mia ma- dei culurgionis è tutto nella men-
di aver portato sulle tavole dei tu- dre, come la minestra con casu ’e tuccia e nel soffritto di aglio.
risti – spesso facendoli riscoprire fitta, il formaggio in salamoia, Il menu di Gisella è ricco e ha ra-
agli stessi ogliastrini – i piatti del- mentuccia o finocchietti, erbe che dici antiche: dall’agnello con car-
la tradizione, nati secoli fa tra le andavamo a raccogliere in campa- ciofi e cardi selvatici, alla pecora
valli, le montagne e i boschi della gna con le mie sorelle. E mia ma- cotta nel brodo di cavoli e finoc-
terra degli olivastri. Ma è anche dre le ha insegnate a noi.” chietto, a sa conca ’e porcu (la testa
capace di inventare – dagli antipa- Sa coccoi prena (foto in alto) è il di maiale con fave, patate e l’im-
sti ai dolci – sempre qualcosa di simbolo della rinascita della cuci- mancabile finocchietto). Cucinare
nuovo, pur nel rispetto della terra na ogliastrina. Un impasto di pa- è un’arte intelligente e Gisella lo
madre. L’hotel La Torre (tel. tate, insaporito da un soffritto di sa bene. Ecco perché oltre alla tra-
0782/28030), a Barisardo, quattro cipolla, formaggio, olio e menta dizione porta in tavola piatti che
stelle di qualità, è una garanzia fresca tritata, adagiato su un disco nascono dagli incontri con i gour-
per gli appassionati della buona di pasta (farina e patate) chiuso met della penisola, ovviamente
cucina e per chi cerca i sapori di con sei spigoli e poi infornato. rielaborati tra i fornelli ogliastrini.
una volta. Quelli di casa. Tutto co- “Era questo il piatto tipico di Pa- Ecco serviti l’orata ai porcini, il ri-
minciò negli anni sessanta, i tem- squa”, spiega Gisella Tascedda. so guarnito con le costolette di
pi dei pionieri del turismo. “Non Oggi è una prelibatezza che rac- agnello, i ravioloni con ricotta e
c’era acqua né corrente elettrica, – chiude i sapori di questa terra e asparagi accompagnati da una
che sorprende i palati per la sua vellutata di scampi. Per non par-
semplicità (è diventata uno dei ci- lare delle famose tagliatelle nere.
bi preferiti per le escursioni lun- Ma nelle sere d’estate, confida Gi-
go le calette isolate e i sentieri dei sella, pur potendo scegliere fra
carbonai). È una delizia della buo- tante prelibatezze, i suoi ospiti
na tavola di cui le donne, vestali vanno pazzi per le minestre sem-
della tradizione, vanno così orgo- plici di una volta, come quella
gliose da custodirla gelosamente: “bianca”, fatta con pecorino fre-
sui banconi dei supermercati è sco in salamoia, mentuccia e fre-
quasi introvabile, a differenza dei gola. Piatti poveri, di antenati po-
culurgionis, altra invenzione oglia- veri, salvati dalla regina della cuci-
strina, ormai diffusi sulle tavole na ogliastrina e trasformati in teso-
milanesi come su quelle tede- ri sulle tavole della vacanze. (L.C.)

100
OGLIASTRA

I gustosi antipasti e i salumi “artigianali” sono


un gustoso anticipo del menu di terra offerto dall’ottimo IL TRENINO VERDE
ristorante “Il Bosco” di Villagrande Strisaili.
Un modo delizio-
Sulla costa si sta consolidando la tradizione della cu- so di conoscere
cina di mare. Con punte di eccellenza. E senza rinnega- l’Ogliastra è at-
re le origini agropastorali. Ai vertici c’è il ristorante del- traversarla con il
l’hotel La Torre a Barisardo (tel. 0782/28030, vedi anche Trenino Verde. Si
pag. 100), quattro stelle, regno di Gisella Tascedda, indi- tratta di un’ini-
scussa maestra tra i fornelli, capace di far conoscere ai ziativa delle Fer-
turisti i veri piatti ogliastrini ma anche di inventare me- rovie della Sar-
nu originali fondendo gli ingredienti di terra e di mare: degna che, inau-
dall’orata con i porcini ai malloreddus con le favette, dal- gurata a titolo sperimentale una
la razza col pomodoro fresco ai piedini di agnello, pas- ventina d’anni fa, ha registrato
sando per i dolci (sa panixedda, per esempio) e i celebra- sempre più successo. Si può parti-
fitta (da segnalare i primi piatti a base di porcini, una ti liquori di mirto e basilico. Garanzia di qualità anche re da Cagliari o da Mandas. La fer-
delle specialità della casa). Robusti sapori di monta- da Battista, il ristorante dell’hotel Victoria a Tortolì (tel. rovia a scartamento ridotto attra-
gna anche a Baunei. La tradizione della pecora “in 0782/624504), con ricette a base di pesce. Di prim’ordi- versa un territorio selvaggio e non
cappotto” con cipolle e patate la si ritrova tutta in due ne la cucina di un altro albergo, La Bitta (Porto Frailis, raggiungibile con altri mezzi, dove
ristoranti gestiti da cooperative: Il Golgo (tel. Tortolì, tel. 0782/667080), di Sergio e Donato Bovi, figli ogni cosa (cantoniere, stazioni,
0782/610732-cell. 337/811828) e Il Maneggio (cell. di uno dei primi ristoratori d’Ogliastra, di origini pon- viadotti) sembra uscita da una fia-
368/7028980-338/5921640). A poche centinaia di me- zesi: la cucina è raffinata, in una bella terrazza sul mare ba. La velocità è ridotta e consente
tri l’uno dall’altro godono di uno scenario naturalisti- tra atmosfere capresi e sarde si possono gustare i piccoli di apprezzare gli aspetti del pae-
co unico: l’altopiano del Golgo, alle spalle delle calet- culurgionis e le polpettine, tutto a base di pesce. saggio anche con brevi soste nei si-
te da copertina, Cala Luna, Sisine, Goloritzè, e con i C’è anche un altro hotel che gode di un’eccellente ti più suggestivi per picnic nella
buoni cibi offrono l’indimenticabile suggestione di reputazione culinaria. È Arbatasar (a Porto Frailis, natura o pasti tradizionali in carat-
una cena sotto le stelle del Supramonte. tel. 0782/667061-651800), nel vecchio nucleo del vil- teristiche strutture ricettive. L’of-
Ovviamente menu ogliastrino doc nelle migliori laggio dei pescatori, a due passi dal lungomare di ferta del Trenino Verde si ripete an-
aziende agrituristiche. Una delle ultime nate è Cixi Arbatax. È un nuovo albergo quattro stelle che pro- che in altre aree della Sardegna (ve-
Crobeni (ad Arzana, aperto solo d’estate, tel. pone una buona cucina grazie all’inventiva di due di cartina), paesaggisticamente di-
0782/37309), l’ultimo ovile sul versante arzanese del giovani cuochi, sempre alla ricerca di nuovi piatti. verse ma altrettanto interessanti: le
Gennargentu a 1300 metri, gestito dai fratelli Piras. Tradizioni marinare dei pescatori ponzesi anche al- tratte Sassari-Alghero, Sassari-
Per tutti formaggi, dolci di ricotta e un piatto antico la Nuova Capannina (Riva di Ponente, Arbatax, tel. Tempio-Palau, Nuoro-Macomer-
del tempo dei romani, se non addirittura nuragico: 0782/622862-cell. 329/0267224), che ha nel suo me- Bosa e Mandas-Isili-Sorgono.
la pecora arrosto con tocchetti di miele, per secoli il nu una saporita zuppa di pesce. A proposito di spi-
solo dolcificante. Cibi genuini e locali accoglienti gole, orate, anguille, bocconi, bottarga, ci si può ri-
anche in tre aziende di Villagrande, che propongo- volgere direttamente alla fonte. Da alcuni anni
no il menu tradizionale con un’attenzione particola- presso la peschiera San Giovanni di Arbatax è in at-
re agli antipasti di terra, prosciutto e guanciale. So- tività l’Ittiturismo (tel. 0782/667827-664415): tra reti
no S’Arroali Manna (tel. 0782/30067, nel borgo di e barche si cena all’aperto, con servizio ridotto al-
Villanova Strisaili, sul lago del Flumendosa, terra di l’osso, tanto pesce (la freschezza è garantita, i pe-
allevatori e rigogliosi pascoli), l’azienda Cabras nel- scatori lo catturano la mattina), vino e anguria.
la località Sa Carrubba a 800 metri dal paese (tel. Tradizioni rispettate anche nei Bed & Breakfast,
0782/646683) e Menhir, a Perdas Latinas (tel. che offrono colazioni con i biscotti e i dolci delle non-
0782/32593). A Loceri l’agriturismo Ogliastra, gesti- ne ogliastrine. Loceri ha la più alta percentuale di
to da Giampaolo Lecca e dalla moglie, propone sa B&B di tutta l’isola, interessanti offerte anche a Villa-
coccoi ’e forru (impasto di zucca rossa o porri selvati- grande (informazioni presso il presidio turistico di
ci, farina, pomodori, lardo, servito su una foglia di Santa Maria Navarrese, tel. 0782/615330).
vite): accogliente, buona cucina, nell’azienda si alle- Chiudiamo con la pizzeria Pedra Longa (cell.
vano pecore e maiali e si coltivano uve tipo Canno- 347/1269818), poco prima di Baunei. Imperdibile non
nau e Sangiovese (tel. 0782/77427-cell. 368/3272583). tanto il cibo quanto il panorama (ecco il motivo della se-
Sempre a Loceri c’è Su Barraccu della famiglia Pilia, gnalazione): sul mare, davanti al pinnacolo di roccia
lui allevatore, lei di Oliena, esperta nel pane e nei dell’Agugliastra, meta di scalatori da tutta Europa, nel
dolci: il casu axedu è di qualità (cell. 338/2073917). punto in cui il Supramonte si tuffa nel Mediterraneo.

102 103
MUSEI

Musei

IL PIACERE
DELLA TRADIZIONE
IN 28 TAPPE
Viaggio attraverso alcuni dei più significativi musei etnografici dell’isola,
dove rivivono gli oggetti, gli ambienti, gli utensili e soprattutto l’atmosfera
della tavola e della vita contadina di un tempo
DI MIMMA B. MARCIALIS

C

hi vuole capire diffidi di tutto ciò che tende
a presentargli la Sardegna come una riser-
va folkloristica. La Sardegna che importa
conoscere non è quella dei costumi sgargianti, ma
quella vestita di fustagno: le migliori guide sono i con-
tadini e i pastori”. È il consiglio che lo scrittore Giu-
famiglia Steri dal Seicento sino gli anni sessanta
del Novecento, il Museo delle tradizioni agroali-
mentari della Sardegna (tel. 070/9341028), unico
nel collegare gli spazi e gli oggetti alla storia e alle
abitudini alimentari della famiglia e della comu-
nità del paese. “Il cibo è storia, forse una delle mol-
seppe Dessì dà a chi vuole scoprire la Sardegna nella le più potenti della storia economica e politica”: è
sua complessità. C’è anche un altro modo, ora, di co- da questa convinzione che i proprietari e i respon-
noscerla: visitare i musei etnografici creati negli ultimi sabili scientifici del museo hanno preso spunto per
anni che raccolgono le testimonianze delle tradizioni allestire un’esposizione che ricostruisse gli stretti
agropastorali sarde. Molti sono allestiti all’interno di legami tra il cibo, tanto quello dell’alimentazione
vecchie abitazioni ristrutturate: le stesse tipologie abi- quotidiana quanto quello rituale delle feste, e i ci-
tative caratteristiche delle diverse zone dell’isola fan- cli produttivi delle risorse locali.
no da elemento portante dell’esposizione stessa. Collocata nella Trexenta, una tra le regioni più
È così che si presenta, a Siddi, nell’estremo Nord fertili della Sardegna, Casa Steri era il centro dell’a-
della provincia di Cagliari, nella casa abitata dalla zienda familiare, che produceva tutto il necessario,
dalla farina all’olio, dal vino al formaggio. All’inter-
no della casa, ogni ciclo produttivo aveva il suo spa-
zio, cosicché si possono ancora vedere la stanza del-
la molitura delle olive e della trasformazione del
latte, quella del mulino dei cereali e la stanza del
pane, la dispensa e, al piano superiore, i granai,
corredati dagli attrezzi originali: il frantoio, gli orci,
i paioli di rame, i contenitori per fare su joddu (lo
yogurt sardo), la macina, su strexu ’e fenu (il mul-
tiforme corredo di canestri, ceste e setacci), le pale
per il forno, gli attrezzi del lavoro agricolo, su moi e
sa quarra (recipienti usati come unità di misura). La
ricostruzione dei cicli produttivi, curata da antropo-

A sinistra: nel Museo delle tradizioni agroalimentari

Mario Russo
della Sardegna, a Siddi, sono conservati gli oggetti legati
Dario Sequi

ai vari cicli della produzione di olio, vino e formaggio.


Pagina accanto: la cartina dei musei etnografici in Sardegna.

105
MUSEI MUSEI

logi, storici, sociologi e nutrizionisti, è illustrata su gusto unico, dato dalla farina macinata con una mola Nella storia del vino in Sardegna ha avuto un ruo-
pannelli e leggii in ferro e canne legate, in sintonia di pietra e dunque non alterata dal calore dei macchi- lo fondamentale l’azienda che dà il nome al Museo
con l’originaria testura delle canne dei soffitti. nari elettrici. Casa Vargiu si propone anche come mu- Sella e Mosca (tel. 079/997700), ad Alghero, dove
Nella cucina, l’album Il cibo raccontato raccoglie le seo del ricamo, unico nel suo genere: ogni stanza è ar- viene ricostruita l’attività del fondatore, il piemon-
testimonianze degli anziani del paese sulle ricette tra- redata con pezzi tessuti e ricamati a mano, provenien- tese Vittorio Sella: pannelli esplicativi, corredati con
dizionali, come sa suppa ’e faa (zuppa di fave), pasto ti dai corredi di famiglia di più generazioni. foto d’epoca, documentano l’organizzazione azien-
di magro tipico della Settimana santa, il brodo di galli- Non lontano da Orroli, nel centro storico di Sadali è dale e gli aspetti innovativi introdotti ai primi del
na ripiena per le puerpere, is maccarronis de cibiru, pa- è stata ristrutturata una casa in pietra della fine del- Novecento in un contesto sociale e agricolo arcaico,
sta fatta a mano sul setaccio di fieno dei giorni di fe- l’Ottocento detta Sa omu ’e zia Cramella (tel. a cui risalgono i giganteschi torchi in legno, con le
sta, i dolci come i pirichittus o le párdulas. Il cibo era un 0782/59246), la Casa di zia Carmela. Arredata con mo- vasche di raccolta in granito (laccus).
simbolo dei legami sociali, come quando si partecipa- bili antichi, in ogni stanza sono esposti gli attrezzi e A Bitti, poco a nord di Nuoro, nell’antico rione di

Nevio Doz
va al lutto di una famiglia, portando ai parenti, dentro gli utensili delle attività che vi si svolgevano. È sem- Monti Mannu, recuperato e ristrutturato, le abitazioni
ceste ornate di nastri neri, pane e pietanze già cucina- pre la cucina l’ambiente più ricco di ricordi e di curio- sono diventate la sede del Museo della civiltà conta-
te, accompagnate da vino rosso. sità: i piatti e i bicchierini da rosolio nella piattaia a dina e pastorale (coop. Istelai, tel. 0784/414314-
A Orroli, in provincia di Nuoro, nella Omu Axiu, muro, i cucchiai di osso per la cagliata, su turradori per alle stanze da letto o di rappresentanza, di una ca- 333/cell. 3333211346): oltre tremila oggetti, distribuiti
Casa Vargiu (tel. 0782/845023), il cibo è raccontato e tostare il caffè o, in periodi di magra, le ghiande delle mera per la tessitura (sa domu ’e su telaiu) o, all’e- in venti locali, ripercorrono antiche tecniche e abitudi-
cucinato: i proprietari hanno recuperato la vecchia ca- sughere, più dolci delle altre, i cesti di asfodelo per ri- sterno, dell’officina del fabbro-maniscalco. ni come la produzione casalinga del pane carasau, cot-
sa di famiglia facendone un museo e un agriturismo. porre i culurgiones, ravioli di patate e menta, i setacci Il museo Galluras, Frammenti della civiltà gallu- to nel forno della cucina, o della confezione di sas vres-
La struttura ha la tipica organizzazione delle case-fat- dal fondo rigato per scavare gli gnocchetti, is mallored- rese (tel. 079/647281, www.museogalluras.it), a Lu- satas, coperte di lana tessute su un particolare telaio
toria ed è articolata in più corpi di epoche diverse (la dus, le pentole di coccio per le zuppe di legumi o, a ras, dimostra come questa zona della Sardegna si verticale. Nella stanza riservata al lavoro del pastore
parte più antica ha circa tre secoli) affacciati su una Carnevale, la zuppa di fave e cotiche. differenzi dalle altre anche nella tipologia delle ca- sono esposti diversi paioli per la bollitura del latte, ce-
corte lastricata. Nella cantina, con i vecchi attrezzi del- L’importanza del cibo e della sua produzione è evi- se: il museo è allestito in una tipica palazzina in gra- sti e contenitori per il formaggio e la ricotta, una scre-
la vinificazione si produce ancora un Cannonau ama- dente in tutte le ricostruzioni e le raccolte etnografiche. nito e si propone non solo come collezione di ogget- matrice di legno per il burro, oltre ad attrezzi legati al-
bile, che si dice sia uno dei segreti della longevità de- Nella Domu ’e sos Marras (tel. 0784/90472-90005), a ti, ma anche come raccolta di documenti e memorie l’allevamento delle pecore, come le forbici per tosare
gli abitanti di Orroli (è il paese italiano che vanta la Galtellì, una trentina di chilometri a est di Nuoro, la della tradizione locale. Vi è ricostruita la casa di una e gli aspi per ammatassare la lana.
più alta percentuale di ultracentenari). Nel magazzino cucina è l’ambiente al centro della vita familiare e dei famiglia benestante, arredata con mobili di buona A Suni, nell’estremità occidentale del Nuorese, La
del maiale ci sono tutti gli strumenti per la lavorazio- rapporti con gli amici e parenti più intimi, che si face- fattura e con abbondanza di utensili e stoviglie. Tra casa della tecnologia contadina (tel. 0785/34823) è in-
ne e per la conservazione degli insaccati. vano accomodare nelle panche in muratura addossate le curiosità, in cucina troviamo lu cadinu, recipiente titolata a Tiu Virgiliu, l’ultimo proprietario dell’abita-
La signora Tonia tiene corsi di cucina tradizionale e alla parete, mentre le donne preparavano e cuocevano in doghe di legno per la riserva dell’acqua con l’up- zione costruita ai primi del Novecento, dove sono sta-
mostra ai visitatori come si impasta, nelle apposite il pane nell’apposito forno a legna e gli uomini arrosti- pu, un mestolo di sughero dal lungo manico. Le ti raccolti gli oggetti che testimoniano le attività agro-
conche di coccio, sa fregula, chicchi di semola conditi vano le carni nel camino; persino le uova erano a por- stanze dell’ultimo piano sono dedicate alla tessitura pastorali e commerciali su cui si basava l’economia
con sugo di pomodoro e carne suina, o is spitzulus, tata di mano: le galline covavano dentro anfratti scava- della lana e alla lavorazione del sughero, le due atti- della Planargia. A un pianoterra rustico, dove è ancora
specie di maltagliati tipici della zona da gustare con ti in una parete laterale. Gli altri ambienti di questa an- vità, rispettivamente femminile e maschile, che han- visibile un mulino e dove venivano riposti gli attrezzi
sugo di funghi porcini. La lavorazione più interessan- tica casa padronale a due piani, costruita in pietrame e no da sempre contribuito al benessere sociale ed del lavoro dei campi e delle vigne, si contrappone un
te è la panificazione, con cui si produce un pane dal fango, con travi di ginepro e soffitti di canne, mostrano economico della zona. Al pianoterra una sala è dedi- piano rialzato, la vera e propria casa, dai colori vivi e
la funzionalità delle abitazioni tipiche: in sa domu ’e su cata alla viticoltura, con strumenti e attrezzi per la stanze arredate con mobili semplici ma caratteristici.
theraccu (la stanza del servo-pastore), arredata sparta- coltivazione, il trasporto e la pigiatura dell’uva, tra Nella cucina non manca il forno per il pane, la cui la-
namente e con al centro, come in un ovile di campa- cui un torchio di legno del Seicento e alambicchi di vorazione rappresentava uno dei momenti più impor-
gna, su foghile, ci sono tutti gli arnesi per la produzione rame per la distillazione dell’ea aldenti, l’aspra ac- tanti della vita familiare.
del formaggio; nei locali che circondano la corte si pos- quavite conosciuta anche come fil ’e ferru. Bellissimi esempi dei diversi tipi di pane si posso-
sono vedere il torchio, le botti e la vasca per il vino, la Che la Gallura sia una regione rinomata per i suoi no ammirare al Museo archeologico etnografico “Pa-
macina di pietra e gli attrezzi della coltivazione del vini lo dimostra anche la presenza a Berchidda del lazzo Atzori” (coop. Archeotour, tel. 0785/55438,
grano. Gli arnesi per la lavorazione e la conservazione Museo del vino-Enoteca regionale della Sardegna www.archeotour.com) di Paulilatino, in provincia di
dei cereali sono esposti nella stanza della massaia (sa (tel. 079/704587, www.museodelvino.net), una strut- Oristano. Il museo ha sede in una prestigiosa palazzi-
domu de sa massaia), dove le donne selezionavano le fa- tura moderna in cui si può seguire la storia della vi- na a tre piani, il cui primo impianto risale alla seconda
rine e conservavano le provviste annuali nelle lússias, ticoltura e dei suoi prodotti: sono esposte vasche in metà del XVI secolo. Nella sezione etnografica sono
altri cilindri di canne. L’autosufficienza del nucleo granito per la pigiatura che, simili a quelle rinvenu- esposti utensili della tradizione contadina e pastorale
familiare è testimoniata anche dalla presenza, oltre te nei nuraghi, sono ancora presenti nelle case delle locale negli ambienti della vita quotidiana, tra cui lo
vigne galluresi, insieme con altri oggetti della cultu- spazio della tessitura e della filatura della lana e del li-
A sinistra : nel Museo del vino di Berchidda si impara ra materiale del vino, tutto supportato da didascalie, no; un settore è dedicato all’“arte effimera” del pane,
ad apprezzare la qualità dei vini di Sardegna sotto foto e ausili didattici. Il museo svolge una funzione dove pani finemente lavorati sono esposti a seconda
la guida di un sommelier virtuale. Pagina accanto: l’antico
Dario Sequi

rituale della mattanza, seguito ancora oggi nella pesca didattica attraverso l’interattività: si impara a degu- delle occasioni cui erano destinati: il pane pintau, cioè
del tonno, è raccontato nel Museo della tonnara di Stintino. stare un vino con un sommelier virtuale). dipinto, per gli sposi, lavorato e decorato artistica-
(continua a pag. 114)

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LA SARDEGNA COM’ERA

Archivio Alinari-Archivio Alinari, Firenze


Immagini di una tradizione
antica, ancora viva

Istituto Luce/Gestione Archivi Alinari, Firenze


A sinistra: Castelsardo, nel Sassarese, è famosa ancora oggi
soprattutto per due cose, le aragoste e i cestini. In questa foto
degli anni Cinquanta un pescatore prepara una nassa per
la pesca del prezioso crostaceo, intrecciando giunchi e verghe
di olivastro. In alto: i costumi tipici della Sardegna prevedono
sempre un copricapo – un velo, una cuffia o uno scialle per
le donne e la caratteristica birritta, il berretto, per gli uomini –
come appare in questa immagine del 1920-30 circa.

109
LA SARDEGNA COM’ERA LA SARDEGNA COM’ERA

Museo di Storia della Fotografia F.lli Alinari, Firenze


Archivio Alinari-Archivio Alinari, Firenze
L’eleganza
dei costumi tipici
nella vita di tutti
i giorni
Sopra: la caratteristica cucina
di una casa rurale sarda in una
foto del 1903; qui si ricevevano
amici e parenti, mentre le donne
preparavano il pane e gli uomini
arrostivano le carni nel camino.
A sinistra: gruppo di donne
in costume tradizionale in
un’immagine dei primi anni del
secolo scorso. Pagina accanto,
in alto: un carro per il trasporto
del grano trainato da due buoi
fotografato su un’aia di Tratalias,
negli anni Venti del Novecento.
Pagina accanto, in basso: alcune
donne di Bono, Sassari, dipanano
la lana con gli arcolai. Come in
passato, anche oggi in Sardegna
l’allevamento delle pecore fornisce
la materia prima per una fiorente
Museo di Storia della Fotografia F.lli Alinari, Firenze
Museo di Storia della Fotografia F.lli Alinari, Firenze

attività di tessitura: tappeti,


arazzi, coperte, scialli,
tende e cuscini vengono
lavorati a mano sui tradizionali
telai di legno di quercia.

110 111
LA SARDEGNA COM’ERA LA SARDEGNA COM’ERA

Archivio Alinari-Archivio Alinari, Firenze


Archivio Alinari-Archivio Alinari, Firenze

In Sardegna anche il pane è un’arte


Sopra: nell’orto di una casa di Tratalias, antico paese del Sulcis, due contadine sfornano un pane simile a un cardo sfiorito.
Da sempre in Sardegna questo importante alimento viene lavorato nelle forme più fantasiose ,
per la tavola di ogni giorno come per le occasioni di festa. Pagina accanto: un suonatore di is launeddas, o sonus de canna,
lo strumento musicale più antico e caratteristico della Sardegna, ritratto sull’isola di Sant’Antioco.

112 113
MUSEI

La macina per le olive se di mandorle e zucchero, sa


nel frantoio di Sa domo de s’olia,
a Loceri, trasformato in museo. pasta de accotza. Il momento
della morte è rappresentato
mente; s’angulla e sa pramma, il dal lamento delle prefiche,
pane pasquale e quello della donne che, per tutto il periodo
domenica delle Palme, ornati della veglia, intonavano nella
con uova intere o mandorle. casa del morto pianti e lamenti
Tutti questi “ricami” venivano per decantarne le virtù.
fatti a mano o con l’aiuto di at- A Santadi, un furriadroxiu, abi-
trezzi chiamati pintapane. tazione tipica del Sulcis, è stato
Una rappresentativa colle- trasformato nella casa-museo
zione di pane decorato è espo- Sa domu antiga (coop. Fillirea,
sta al Museo archeologico-et- tel. 0781/955983-955178). I tre

Antonio Saba
nografico di Ittireddu (tel. ambienti sono affiancati e si af-
079/767623), in provincia di facciano sulla strada: s’apposen-
Sassari, che nella sezione dedi- tu, la camera da letto, è arreda-
cata alle tradizioni locali raccoglie reperti e docu- ta con mobili dell’Ottocento e corredata di biancheria
menti sul lavoro del pastore e del contadino, sulle tessuta a mano; sa sala ’e prandi, la camera da pranzo,
tecniche di filatura e tessitura e di intreccio, di pre- contiene, oltre ai mobili tipici, un antico telaio con tut-
parazione dei dolci e del pane. La raccolta più ricca ti gli accessori; sa coxina, la cucina, è ammobiliata solo
di tutti i tipi di pane della Sardegna si trova al Mu- con una piattaia e con un tavolo perché le stoviglie e i
seo della vita e delle tradizioni popolari sarde (tel. cesti venivano appesi alle pareti su un pannello detto
0784/242900) di Nuoro: solo una minima parte è appiccastrexu, insieme ai taglieri-contenitori in legno
esposta, anche perché alcuni esemplari sono ormai intarsiato, is talleris, usati anche come piatti da porta-
unici e rischiano di deteriorarsi irrimediabilmente. ta. All’interno, la casa si affaccia sulla corte circondata
A Quartu Sant’Elena, in un’antica dimora del cen- da un porticato, sa lolla, dove sono riposti gli attrezzi
tro storico, il museo “Il ciclo della vita” (tel. agricoli e della vinificazione e dove si trova il forno
070/884763-cell. 339/3635961) espone oltre cinquemi- per il pane, che nella Sardegna meridionale, per moti-
la reperti dal Settecento ad oggi che documentano le vi climatici, era sempre all’esterno.
tradizioni legate ai momenti fondamentali della vita, Nelle campagne i furriadroxius servivano soprattut-
dalla nascita alla morte e al ciclo dell’annata agraria. to da ricovero per il bestiame: erano costruiti con mat-
Il percorso museale segue quello dell’esistenza del- toni di fango ed erano costituiti da un’unica camera e
l’uomo come veniva vissuto nella società sarda. Un da logge col tetto di canne: in uno di questi, a Domu-
cestino con su nénniri, germogli di grano fatti crescere snovas, una decina di chilometri a est di Iglesias, è al-
al buio per restare bianchi, rappresenta la primavera, lestita l’Esposizione etnografica Sotgiu (tel.
la prima delle tappe della vita: la nascita, con l’antico 0781/70356), con l’attrezzatura completa per l’agricol-
rituale scaramantico di porre sull’addome della par- tura e l’allevamento del bestiame.
toriente alcune pietre con virtù terapeutiche; il batte- Nel Sulcis settentrionale, a Fluminimaggiore, esi-
simo, documentato con foto d’epoca e l’antico corredo ste ancora l’Antico mulino ad acqua Licheri (Start-
da neonato; l’infanzia, momento in cui si definivano i uno, tel. 0781/580623-581040), una struttura del Sette-
futuri ruoli maschili e femminili nella rigida distin- cento che ospita la ricostruzione delle tradizioni e del-
zione tra i giocattoli dei bambini e quelli delle bambi- le attività di coltivazione e di consumo del grano e dei
ne; la pubertà, con i rituali di iniziazione e di fecon- suoi derivati. L’attrazione maggiore è il mulino a due
dità illustrati attraverso una raccolta fotografica. Al ruote, azionate dal torrente che scorre in paese. All’in-
matrimonio sono collegate l’esposizione dei corredi terno, insieme alle macine del mulino, mole di epoca
di biancheria, alla cui confezione le ragazze dedica- nuragica e romana ritrovate nel territorio fluminese,
vano gran parte del loro tempo, dei gioielli, dote indi- ricco di siti archeologici, oltre che di eccezionale inte-
spensabile per l’ornamento del costume della festa, resse geologico e paleontologico.
delle stoviglie, dei cesti e delle pentole di rame, s’ar- A Sant’Antioco in via Necropoli, la strada dove gli
ramine bonu, appese alle pareti. Un pezzo raro è uno ipogei fenici sono stati utilizzati come abitazioni sino
stampo rettangolare di legno di castagno finemente agli anni sessanta del secolo scorso, si trova il Museo
intagliato, della prima metà dell’Ottocento, in cui, il etnografico “Su magasinu ’e binu” (tel. 0781/83590-
giorno di Corpus Domini, si preparava un dolce a ba- 800596, www.archeotur.it). L’edificio che lo ospita è un

114
MUSEI

Un recipiente in rame nell’altro tutti gli attrezzi dei


per la preparazione del mestieri maschili, in parti-
formaggio esposto al Museo
etnografico di Armungia. colare quelli strettamente le-
gati all’ambiente montano,
caratteristico medau, un cor- come il boscaiolo e l’inta-
tile circondato dai magazzi- gliatore (su biccalinna), i cui
ni dove sono raccolti gli manufatti, truddas e talleris
strumenti per la coltivazio- (mestoli e taglieri), erano
ne dei cereali e della vite. diffusi in tutta la Sardegna
Due sezioni sono dedicate da un piccolo esercito di am-
al bisso e alla palma nana: il bulanti del paese.
bisso è una pregiata fibra Anche ad Aritzo, sempre tra
naturale prodotta da un i monti del Gennargentu, le
mollusco bivalve, la Pinna nobilis: usata per tessere e attività lavorative e produttive erano legate ai boschi.
ornare stoffe preziose, ora è quasi scomparsa, anche a La Collezione etnografica di Aritzo (tel. 0784/629223-
causa della drastica diminuzione, nel mare, del mollu- 629218) raccoglie gli strumenti per la lavorazione del
sco. L’altra sezione è dedicata alla palma nana e a tutti legno. Anche gli aritzesi giravano la Sardegna per
i suoi usi: si costruivano cesti, borse, scope e ventagli e vendere i loro prodotti e sin dal Quattrocento erano
con le fibre più grosse si realizzavano le corde delle conosciuti per sa carrapigna, un sorbetto a base di zuc-
tonnare, come si vede anche nel modello in scala espo- chero e limone fatto con la neve conservata nelle grot-
sto al Museo civico di Carloforte (tel. 0781/855880, te montane, che is carrapigneris trasportavano sino al
www.carloforte.net) o al Museo della tonnara “Il ri- Campidano. I mastelli di legno, i contenitori di zinco e
cordo della memoria” (tel. 079/523053-523508-520081) gli altri arnesi sono esposti nel museo, ma vengono
di Stintino, nelle due località che per secoli hanno ba- ancora usati durante le feste e le sagre, come quella
sato la loro economia sulla pesca del tonno. delle castagne o, a Desulo, la manifestazione “La
Loceri è un paese dell’Ogliastra la cui economia ha montagna produce”, durante la quale si possono as-
avuto il suo centro nella coltivazione dell’olivo e nella saggiare e acquistare i prodotti locali, tra cui un famo-
produzione dell’olio: ne sono testimoni i due frantoi so torrone e degli ottimi salumi.
ancora presenti al centro dell’abitato: ristrutturati, so- Nel centro storico di Seui, arroccato alle falde dei
no utilizzati uno, Vecchi frantoi, per mostre tempora- “tacchi”, i rilievi che dividono la Barbagia dall’Oglia-
nee, l’altro, Sa domo de s’olia (tel. 0782/77051, stra, si snoda il percorso Museo della civiltà contadi-
www.comune.loceri.nu) come museo etnografico. Si na, pastorale, artigianale, della miniera e dell’emi-
tratta di una costruzione a tre piani: al pianoterra, uti- grante e carcere baronale (tel. 0782/54611-539002). In
lizzato come frantoio, è ancora presente la grande ma- una palazzina liberty sono raccolte le testimonianze
cina di granito dove le olive venivano ridotte in una delle attività produttive del territorio, soprattutto
pasta che, raccolta in cesti di giunco, era poi pressata quella estrattiva, legate alla vicina miniera di antraci-
per estrarne l’olio; nei due piani superiori è ricostrui- te, che costituì per più di mezzo secolo, dalla fine del-
ta la casa del frantoiano. Tra gli oggetti più interessan- l’Ottocento agli anni cinquanta, una voce importante
ti, uno schiacciapatate di legno e sa schigiola, conteni- nell’economia seuese. Il percorso comprende anche il
tore in legno dalle pareti forate in cui si faceva scolare carcere baronale, di epoca spagnola, ristrutturato e ar-
la cagliata per fare su casu ’e vita, un formaggio fresco redato con mobili ottocenteschi, e la Casa Farci, an-
tipico dell’Ogliastra. La stanza da letto, cui si accede ch’essa d’impianto spagnolo.
per una stretta scala di legno, è arredata con mobili ot- Ad Armungia, tra le montagne a nord di Cagliari,
tocenteschi di artigianato locale e arricchita con bian- paese natale di Emilio Lussu, il percorso museale
cheria tessuta e ricamata a mano. comprende il Museo etnografico “Sa domu de is áí-
I costumi di Desulo, sulle pendici del Gennargen- nas” (tel. 070/958123-958133), Casa Lussu, il Nuraghe
tu, tra i più conosciuti della Sardegna, si possono am- e il rione che lo circonda, la bottega del fabbro e la
mirare al Museo etnografico “Casa Montanaru” (tel. chiesa dell’Immacolata, del XVI secolo. L’allestimento
0784/619624-619425), allestito nella casa appartenuta è suddiviso in sei sale tematiche: la prima è dedicata
ad Antioco Casula, un popolare poeta dialettale noto ad Emilio Lussu di cui racconta, attraverso foto e do-
appunto con lo pseudonimo di “Montanaru”. In un cumenti, la storia umana e politica. Le altre cinque sa-
piano sono esposti gli utensili delle attività tipicamen- le sono dedicate ai lavori delle donne, al territorio, al-
te femminili: la cucina, la panificazione e la tessitura; l’abitato, alle risorse del bosco, alla pastorizia, all’arti-

116
MUSEI

gianato del ferro e all’agricoltura: in ognuna gli ogget- cio di tutta la Sardegna. Se la destinazione d’uso è
ti relativi alle diverse attività sono esposti al centro, uguale in ogni parte dell’isola, cambiano da zona a zo-
mentre alle pareti pannelli esplicativi ne spiegano l’u- na i materiali usati: nel Sud i cesti sono di fieno e giun-
so e ne raccontano la storia. Interessanti la ricostruzio- co, nel Centro di asfodelo, nel Nord di fieno marino e
ne delle attività femminili di filatura e tessitura e del- di palma nana. Le córbule dai bordi alti e i canestri lar-
la confezione del caratteristico pane pistoccu, e, nella ghi e bassi venivano realizzati dalle donne, con la tec-
sala dell’agricoltura, il calendario dei lavori agricoli in nica “a spirale”, e utilizzati per la panificazione o per
lingua sarda. Casa Lussu, ben conservata in tutti i par- riporre altri alimenti. Con il mirto, l’olivastro, il fieno
ticolari, è un esempio della tipologia abitativa del pae- marino o le canne venivano intrecciati i canestri per il
se, con la caratteristica corte chiusa e la cucina con il formaggio, le nasse per la pesca oppure le scope o il ri-
forno per il pane, dipinta a tinte vivaci. vestimento dei fiaschi. Caratteristico dell’Oristanese
In tutte le cucine tradizionali si trovano le pentole l’intreccio del falasco, una pianta palustre, con cui si
di rame, i cestini di varie fogge e dimensioni e i coltel- costruisce su fassoi, l’imbarcazione piatta utilizzata dai
li di fattura artigianale (sa leppa): il Museo del rame pescatori degli stagni. Il coltello tipico dei pastori e dei
(coop. Sa frontista, tel. 0782/802641) di Isili, nel nuore- contadini si chiama sa pattadesa o s’arburesa, a seconda
se meridionale, il Museo dell’intreccio mediterraneo che sia stato fabbricato a Pattada o ad Arbus: in que-
(tel. 079/471380) di Castelsardo, affacciato sul golfo st’ultimo paese il coltellinaio Paolo Pusceddu ha ri-
dell’Asinara, e il Museo del coltello sardo (tel. strutturato la settecentesca casa di famiglia e vi ha alle-
070/9759220-9756190, www.museocoltello.it) di Ar- stito un museo dove sono esposte le produzioni stori-
bus, a nord di Iglesias, sono dedicati a questi oggetti. che e contemporanee più caratteristiche dell’artigiana-
Isili è l’unico paese dove si sia conservata la tradizio- to del coltello sardo ed è ricostruito l’antico laboratorio
ne della lavorazione del rame, diffusa in varie parti del fabbro con attrezzi originali del secolo scorso.
dell’isola sin dall’epoca nuragica: nel secentesco con- Il Centro della cultura contadina di Villa Muscas
vento degli Scolopi è stato allestito il museo dedicato (tel. 070/487894, www.villamuscas.it ), nel cuore di Ca-
ai ramai, in cui sono esposti tutti i manufatti che com- gliari, ha la sua sede in un’antica villa che, a metà del-
ponevano il corredo domestico e l’attrezzatura della l’Ottocento, fu regalata dal canonico Muscas allo Stato
trasformazione del latte; gli oggetti, alcuni dei quali perché vi istituisse la Regia scuola di Agraria (e infatti
antichi e pregiati, sono corredati da schede informati- ha ospitato l’Istituto agrario sino agli anni ottanta del
ve che riportano il nome in sardo e in arromanisca, il secolo scorso). Durante più di un secolo di vita la scuo-
particolare gergo dei ramai. Il corredo della cucina era la ha funzionato anche come centro di sperimentazio-
composto da almeno quattordici pezzi: una brava pa- ne di tecniche di coltivazione e di metodi di produzio-
drona di casa lo appendeva alle pareti nell’ordine sta- ne agricola. Di tutte queste esperienze restano le testi-
bilito dalle regole sociali e lo lucidava almeno due vol- monianze nelle collezioni di arnesi e di macchinari,
te all’anno. L’unico ramaio ancora in attività, Luigi Pit- spesso rari, ma anche nelle documentazioni fotografi-
zalis, produce i suoi pezzi secondo la tradizione, con il che e bibliografiche, esposte nelle cantine dalle volte a
rame martellau, martellato, tra cui su prattu de cassa, un botte, all’interno delle quali è stato rinvenuto un pozzo
doppio tegame per cuocere in umido ricette tipiche romano a due bocche del II secolo. Nell’enoteca sono
come l’agnello con patate o carciofi. conservati i vini prodotti in Sardegna negli ultimi cin-
Castelsardo è la sede ideale per un museo dedicato quant’anni (circa 1300 bottiglie), che si possono degu-
alla cestineria, perché da sempre famosa per i suoi ce- stare accompagnati da prodotti sardi. È inoltre allo stu-
sti. All’interno del duecentesco castello costruito dai dio un ristorante dove presentare ricette innovative
Doria genovesi, il museo documenta l’arte dell’intrec- preparate con ingredienti tradizionali. Utilizzata spes-
so per manifestazioni enogastronomiche a tema (i fun-
In alto: tre tipi di canestri in giunco e asfodelo del Museo ghi, l’olio, i vini novelli, i prodotti della montagna…),
dell’intreccio mediterraneo a Castelsardo. nel periodo estivo ospita rappresentazioni teatrali.

118
L’ORISTANESE

Andrea Campagna
Disteso intorno alla fertile vallata del Tirso, l’Oristanese è famoso
per la fierezza delle sue donne, eredi della nobile tradizione
della giudicessa Eleonora, per i frutti dei pescosi stagni, dalla bottarga
di Cabras alle cozze di Arborea, e per la sua pregiata Vernaccia.
Ma anche l’interno riserva piacevoli sorprese gastronomiche,
figlie di una tradizione genuina e ricca di sapore.

121
PANORAMA - ORISTANESE PANORAMA - ORISTANESE

Un cavaliere al galoppo alla Sartiglia di Oristano, la giostra


equestre che si svolge durante il Carnevale. L’obiettivo è
infilare con la punta della spada un bersaglio a forma di stella.
Dal numero delle stelle colpite gli antichi traevano auspici sia
sul raccolto dei campi sia sulle fortune del cavaliere. Il volto è
nascosto da una maschera dai tratti misteriosamente femminili.

Antonio Saba
PANORAMA - ORISTANESE PANORAMA - ORISTANESE

Gianmario Marras

Nevio Doz
In questa foto : due delle originarie colonne del tempio
di Tharros, antico porto commerciale all’estremità sud
della penisola del Sinis, fondato dai Fenici nell’VIII secolo a.C.
Sopra: particolare di una casa del villaggio di Santa Cristina.
Pagina accanto, in alto: il paese di Santulussurgiu, situato a
500 metri di altezza all’interno del più grande vulcano spento
della Sardegna, nel parco del Sinis-Montiferru.
Pagina accanto, in basso : la facciata della basilica di San
Giovanni Battista di Sinis, che inserisce nelle sue
forme bizantine innesti di ispirazione protoromanica.
Gianmario Marras

Gianmario Marras

125
124
PANORAMA - ORISTANESE

Adriano Mauri

Sopra: angelo dell’altare maggiore della cattedrale


di Oristano. Pagina accanto: particolare del celebre
complesso nuragico di Santa Cristina di Paulilatino,
importante testimonianza della civiltà nuragica
germogliata nell’isola all’alba del II millennio a.C.

Gianmario Marras
126
Dario Sequi
ORISTANESE

rati” ai quali Valéry dedica un per il suo artigianato, si può


intero capitolo nel suo Viaggio assaggiare un’altra specialità,
in Sardegna, l’itinerario tra sa- sempre derivata dai bovini del
pori, aromi e gusti nella pro- Montiferru: il casizolu, formag-
vincia di Oristano, la più pic- gio a pasta filata dalla caratteri-
cola della Sardegna (2631 chi- stica forma di pera, con un pe-
lometri quadrati e 160 mila so tra i 3 e i 5 chili. Anche in
abitanti sparsi in 78 comuni). È questo caso, una lunga tradi-
anche la meno pubblicizzata zione fatta rivivere ha potuto

Antonio Saba
nei circuiti turistici internazio- salvare un prodotto destinato
nali, ma quella che offre al suo all’oblio. Conosciuto sin dal
visitatore pietanze eccellenti e Medioevo e originariamente
tra le più raffinate: dalla bottarga di Cabras alle cozze lavorato soltanto dalle donne durante l’inverno, ora fa
e arselle di Arborea e Marceddì, dall’olio extravergine parte della rosa delle specialità gastronomiche della
di Seneghe ai dolci mostaccioli di Oristano, fino ad ar- zona. Fresco è ottimo per preparare i primi piatti o i
rivare ai vini fra cui la pregiata Vernaccia. dolci; stagionato diviene leggermente piccante e sa
Ogni prodotto di questa zona ha alle spalle una tra- condire carni e ravioli. Altro centro del Montiferru,
dizione antichissima, secolare o millenaria, e con il Sennariolo, altra specialità: qui, e soltanto qui, si pro-
passare del tempo è riuscito a conservare il gusto ori- duce il miele di rosmarino, arbusto tanto profumato
ginario. Il mare e la montagna, la mitezza del clima e quanto abbondante nelle pianure della Sardegna.
una terra fertile bagnata dal Tirso, il fiume più lungo In una terra dove fino a cento anni fa esistevano fo-
dell’isola, hanno sapientemente “modellato” i piatti reste di lecci e sughere impenetrabili, la pianta simbo-
di una cucina semplice di fattura ma allo stesso tem- lo rimasta è l’ulivo, da cui si produce uno degli oli più
Oristanese po genuina e ricca di sapore.
Dalle pianure del piccolo centro di Milis, meta tra
aromatici e vantati della penisola. Cuglieri e Seneghe
sono i paesi che dal 1600 basano la loro economia sulla
gli altri di Vittorio Emanuele II e di scrittori come Ho- produzione dell’extravergine. Le olive vengono raccol-
noré de Balzac, Grazia Deledda e Gabriele D’Annun- te ancora manualmente e macinate con la spremitura a

UNA TERRA DI TESORI zio, ai pascoli del Montiferru, il viaggio è breve. In


questo altopiano basaltico, dove in tempi remoti spu-
tava fuoco il vulcano più grande della Sardegna, ora si
freddo, come avveniva anticamente. Questo procedi-

GASTRONOMICI alleva una razza bovina – la Sardo-Modicana – le cui


carni sono considerate tra le più saporite d’Italia. A do-
nare un gusto inconfondibile, le erbe profumate dei
pascoli in cui si nutrono. Siamo infatti tra i 400 e i 900
metri sul mare e il terreno di origine vulcanica fa sì che
Alla scoperta delle più preziose delizie per il palato: dalla bottarga, l’erba rimanga fresca anche d’estate. Qui si alleva il
“bue rosso”, praticamente scomparso fino a qualche
“il caviale dei sardi”, alla dorata Vernaccia, dalle saporite carni della razza anno fa e ora così rivalutato per il gusto intenso che è
sardo-modicana a un olio extravergine tra i più profumati d’Italia diventato una vera specialità. Gli allevatori della zona
sono riusciti a valorizzarlo e hanno creato un consor-
zio, di cui fanno parte circa 40 aziende che gestiscono
DI DANIELE CASALE E EMILIANO FARINA
una settantina di allevamenti. Gli animali vivono allo

F
“ stato semibrado, alimentandosi soltanto di erba fresca.
E a tavola la differenza si sente. Chi commercia o serve
u il primo giorno del mese di maggio, con ni, che non ammontano mai, in un’annata media, a la carne della Sardo-Modicana consiglia di gustarla co-
un tempo magnifico, che visitai gli orti, o meno di dieci milioni”. Il bibliotecario del re di Fran- me si cucinava in altri tempi, arrosto. Dalle parti di
piuttosto la foresta, d’aranci di Milis, que- cia a Versailles Antoine Valéry (1789-1847) fu soltanto Santu Lussurgiu, piccolo paese rinomato soprattutto
st’ornamento della Sardegna che conta più di 50.000 uno dei tanti viaggiatori che, tra il Settecento e i primi
alberi e la cui vicinanza mi fu annunciata da una brez- decenni del Novecento, visitarono la Sardegna e rima-
Terra ancora lontana dai grandi flussi turistici, l’Oristanese
za profumata. (...). Uno strato solido di fiori d’arancio sero incantati dall’imponenza degli agrumeti di Milis, “coccola” il visitatore con pietanze eccellenti e molto
copriva il suolo (...). L’abbondanza dei frutti è prodi- impiantati nel 1300 dai frati camaldolesi e ancora oggi, raffinate: dalla bottarga di tonno (in alto) o di muggine

Antonio Saba
qui a destra l’operazione della salatura), all’olio extravergine
(q
giosa: lunghi bastoni e sarmenti sostengono i rami per il sapore dei loro frutti, tra i più pregiati dell’isola. di oliva di Seneghe (pagina accanto), ottenuto
piegati, spesso, sotto il carico delle arance e dei limo- Comincia dalle arance di Milis, quei “globi rossi o do- da olive ancora raccolte a mano e spremute a freddo.

128
ORISTANESE

mento permette all’olio di conservare quel sapore frut- del deserto che rischiava di cancellare interi paesi, si ar-
tato intenso, che si apprezza meglio se gustato a crudo. riva a Cabras, importante centro che sorge sull’omoni-
La qualità delle olive, il tipo di lavorazione e un aroma mo stagno; esteso per più di 2000 ettari, è il regno di una
inconfondibile hanno regalato ai produttori vari premi ricca avifauna e di pesce prelibato: orate, spigole e, na-
e l’apertura verso mercati stranieri, come quello tede- turalmente, muggini. Naturalmente perché Cabras è la
sco, francese e addirittura arabo. E Seneghe, ogni anno capitale della bottarga, la sacca di uova di muggine es-
a maggio, diventa una vetrina nazionale dove si riuni- siccata chiamata anche il “caviale dei sardi”. “Invenzio-
scono i maggiori produttori d’Italia di olio di qualità. ne” dei fenici, grazie agli arabi la battarikh – termine ara-
Ridiscendendo i pendii del Montiferru e avvicinan- bo che significa appunto uova salate di pesce – si diffu-
dosi al mare, oltrepassata l’immensa pineta di Is Are- se dalla Sardegna in tutto il Mediterraneo. Se fino agli
nas, creata durante il fascismo per fermare l’avanzata anni Settanta del secolo scorso era riservata a pochi, so-

Fotografie di Antonio Saba


DOVE LAGUNE E STAGNI SI INCONTRANO: I FRUTTI DI MARE DI ARBOREA
Ad Arborea, tra due specchi d’ac- gole veraci (che qui amano chia- tanto una varietà di questo mitile,
qua separati da una sottile striscia mare “arselle”) hanno preferito le quello originario dell’Atlantico. A
di terra, vengono prodotte e confe- sabbie soffici e poco profonde del- settembre, i 30 soci della coopera- prattutto ai pescatori e ai nobili, ora questa ambrata lec- Il “bue rosso” del Montiferru è una ricchezza dell’allevamento
nell’Oristanese interno; dalle carni gustosissime,
zionate vongole veraci, cozze e la zona per vivere: e la differenza tiva ne acquistano un certo quanti- cornia ha conquistato i palati e i mercati di tutto il mon- vive allo stato semibrado alimentandosi di erba fresca.
perfino ostriche che arrivano non si vede o, meglio, si sente. Anche tativo e lo trasferiscono nelle ac- do. La bottarga arricchisce con successo i primi e gli an-
soltanto sulle tavole dei sardi, ma perché qui il mare, vicinissimo que tranquille e pulite del golfo di tipasti. Ottima quella prodotta dalla ditta Smeralda: le
allietano il palato dei clienti dei ri- agli allevamenti e sempre limpido Oristano, dove rimarranno fino a uova vengono pulite e salate in sale marino, pressate e
storanti romani, milanesi, torinesi
e fiorentini. Con un marchio di
grazie all’incessante azione del
maestrale, funziona come un de-
inverno inoltrato. Questo partico-
lare trattamento consente alla coz-
quindi esposte ad asciugare fino a raggiungere la giusta
consistenza. La selezione per tipo e pezzatura consente
Menu tipico
qualità che, dopo severi controlli, puratore naturale. za di perdere la ruvidezza del gu- di raggiungere alti standard di qualità. Antipasto
garantisce la loro genuinità. “Alleviamo e confezioniamo – di- sto tipica delle fredde correnti Del muggine di Cabras non si gustano soltanto le Insalata di carciofi alla bottarga
Nello stabulario della cooperativa ce Franco Murgia, responsabile atlantiche, di acquistare il “sapore uova: un’altra ricetta tipica ed esclusiva è la merca (conditi con olio extravergine d’oliva di Seneghe)
Cpa, nata nel 1969, si lavora sette della cooperativa – due tipi di ar- nostrano”, donato dalle sostanze (sa mreca), anch’essa retaggio della tradizione culi-
giorni su sette per garantire una selle: quelle veraci ma anche presenti nei mari sardi e di depu- naria della comunità della zona. Primo
produzione continua e allo stesso quelle provenienti dall’Adriatico rarsi totalmente. Identico processo Tra gli stagni di Cabras e le ampie risaie a ridosso del Sa lorighitta con sugo di cinghiale
qualitativamente eccellente. (dette ‘filippine’), quando per le lo ricevono le ostriche, che in que- Tirso sorgono i vitigni ad alberello di Vernaccia, aroma- (pasta fresca di semola di Morgongiori)
Come i fenicotteri e tante altre prime, per alcuni mesi, vige il fer- sto modo, anche se hanno origine tico vino già conosciuto e apprezzato in età romana. Il
specie di uccelli hanno scelto que- mo biologico. La vongola verace si in mari lontani, possono a tutti gli linguista Max Leopold Wagner narra che questo vino Secondo
sti luoghi per svernare, così le von- distingue dalla filippina per il effetti essere definite locali. era considerato un ottimo rimedio contro la malaria, Sa mreca
suo guscio molto più E se lo stabulario, a vederlo dall’e- piaga che venne debellata nella zona soltanto negli an- (muggine bollito servito freddo in un cartoccio di zibba)

sottile e, all’interno, per sterno, sembra un piccolo edificio ni Trenta. La Vernaccia, dai 15,5 ai 18 gradi a seconda Petza imbinada
la polpa molto chiara e per lavorazioni artigianali, in dell’invecchiamento, viene fatta maturare in botti di ca- (polpa di bue rosso marinata nel vino del Montiferru)

soprattutto più morbi- realtà viaggia a ritmi industriali: stagno o di rovere riempite a metà e lasciata riposare in
da. Anche il gusto risul- ogni giorno vengono lavorati e ambienti di mattoni crudi non necessariamente freschi. Dolce
ta più delicato e infatti, prodotti, in inverno, 100-120 quin- Questo conferisce al vino un colore giallo-ambrato, un Trecce di casizolu
(sfoglie di formaggio con miele di rosmarino di Sennariolo)
anche se costa rispetto tali di frutti di mare, mentre d’e- profumo delicato ma caratteristico e un retrogusto di
alla ‘cugina’ mediamen- state si arriva a picchi di 500 e an- mandorle amare: accompagna secondi di pesce e, li-
Frutta
te il 30 per cento in più, che 600 quintali. quoroso dopo due anni di invecchiamento, i dessert.
Arance del bosco
è la più richiesta sui Ogni giorno enormi tir-frigo parto- Quanto fosse apprezzata questa bevanda ci riferisce di Villaflor, nell’agro
banchi del mercato. no con vongole e cozze verso i ancora Valéry, nel suo Viaggio in Sardegna: “Gli abitan- di Milis
Inoltre, la verace ha due mercati e i punti di vendita di tutta ti di Cabras, per quanto intrepidi bevitori, non si
sifoni anziché uno e la Sardegna, mentre altri due si ubriacano, anzi, per loro il vizio di bere è una specie
questo garantisce una imbarcano verso il continente. di macchia. Il vino, se non è inacidito, è caloroso.
migliore depurazione”. E in cucina? Le vongole sono otti- Quando capita una botte di vino di quello buono è
Discorso diverso per le me nei risotti, nelle zuppe e con la una scena da dipingere vedere questa meravigliosa
Antonio Saba

cozze: in tutto il Mediter- pasta, mentre le cozze le ostriche, popolazione di contadini e di pescatori svuotarla in
raneo viene allevata sol- si gustano gratinate o crude (D.C.). meno di un’ora, gli uni intonando canti bacchici, gli
altri, più seri, gustando e dissertando”.

131
130
ORISTANESE

Ristoranti

IL MEGLIO IN TAVOLA
Una selezione di locali accomunati
dall’eccellenza della materia prima ricca
di sfumature e di aromi
DI DANIELE CASALE E EMILIANO FARINA - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA

N ella provincia di Oristano sono tanti i lo-


cali capaci di conservare e offrire i piatti
della tradizione, sapientemente rielabo-
rati. Quella che segue è una selezione di posti “che
si consigliano agli amici”.
Chi ama il pesce e i primi in particolare può assa-
preti con i ricci. Da assaggiare anche gli spiedini di
gamberi e calamari e la fregola con le arselle di Mar-
ceddì. Olio e vino rigorosamente di proprietà.
Lasciando la costa e i pesci del golfo, a Seneghe
(“capitale sarda dell’olio”) un locale ricavato da un
antico caseificio degli inizi del Novecento si distin-
porare le linguine con gamberi in salsa d’arancio e gue per la cortesia dei proprietari e la qualità delle
la zuppa di arselle e cozze del vicino stagno di Mar- carni: è l’Osteria del Bue Rosso (cell. 338/2369026),
ceddì, preparati dai cuochi di Cibò-Qibò (a Terral- così chiamata perché si cucinano solamente carni di
ba, tel. 0783/83730. Poco distante, a Marrubiu, la razza Sardo-Modicana, allevate nei vicini pascoli
sosta è d’obbligo a La Risacca (tel. 0783/859115), do- del Montiferru. I piatti non sono esageratamente
ve vengono servite la fregola all’astice e gli strozza- elaborati, proprio per far risaltare l’aroma della car-
ne: tra i più richiesti il filetto ai ferri e gli ossibuchi
con polenta. Da assaggiare assolutamente il dessert,
le trecce di casizolu (formaggio fresco) con il miele,
alternative alla solita seada.
È comunque Santu Lussurgiu il regno del casizo-
lu: in questo paese, importante centro culturale del-
la provincia, segnaliamo la trattoria Bellavista (tel.
0783/552045-552170), appena inaugurata e con
un’ottima cucina casereccia (da provare la fregola
condita all’interno di un cestino di casizolu e il filet-
to ai ferri in crosta di casizolu).
All’Antica Dimora del Gruccione (tel.
0783/550300) Giovanna Belloni propone una cucina
basata su prodotti d’eccellenza e sul rispetto delle
stagioni. I piatti sono quelli della tradizione più
pura ma attenta alle nuove tendenze, per cui ac-
canto alle antiche pietanze a base di carne c’è tutta
una lista di piatti per vegetariani. Il recupero della
natura, dei vegetali, delle erbe è infatti un pilastro
della filosofia della casa, che offre anche corsi di
cucina all’insegna del biologico e del rispetto della
salute. L’Antica Dimora è un palazzotto secentesco
di proprietà degli avi della signora Giovanna e of-
fre, insieme ad altre tipiche case lussurgesi, un ser-

Un angolo dell’elegante ristorante “Cocco e Dessì”, una


delle migliori tavole di Oristano. Da provare le immancabili
specialità a base di muggine e i tipici dolci della casa.
ORISTANESE

“LE DUNE”, UN SICURO PUNTO DI APPRODO NEL RISTORANTE DI COSTANZA MARONGIU


“Il mio sogno più grande? Quello estremamente elabo-
di vedere la gente mangiare”. È rati, proprio come
nato così il desiderio di Costanza tradizione sarda vuo-
Marongiu (foto a destra) di aprire le. E d’altra parte ciò
un ristorante, unito alla nostalgia non significa che nel
di tornare sui fornelli come face- menu siano assenti
va assieme alla madre e alla non- ricette esclusive.
na, quando con loro abitava a Ca- Una fra tutte: la mi-
bras. La passione per la cucina nestra con le nacche-
l’ha portata a cambiare vita, or- re, mitile tanto gran-
mai nel lontano 1988, quando de- de quanto raro, or-
cise di chiudere il negozio di ar- mai estinto e presen-
tigianato e aprire il ristorante Le te soltanto in alcuni
Dune, affacciato sul mare di San allevamenti del Sul-
Giovanni di Sinis. cis. Conosciute so-
Tra le rovine fenicie di Tharros, ra- prattutto per il bisso,
re erbe palustri e stagni pescosis- sostanza fondamentale per la la- ti al pomodoro e una spigola bolli-
simi, la signora Marongiu ha deci- vorazione di tessuti e cestini, le ta”, ricorda sconsolata la cuoca. E
so di tramandare quei piatti della nacchere in campo culinario sono alla fine, le migliori bocche “sono
tradizione culinaria cabrarese per state una scoperta di Costanza, sempre quelle di casa nostra”.
riproporli ai suoi clienti, che in che di esse utilizza muscolo e al- “Chi viene dal Nord Europa, fran-
tutti questi anni hanno dimostrato tre parti nobili. Arricchiscono, ol- cesi, inglesi e tedeschi – sottoli-
di apprezzare facendo del suo lo- tre alla minestra, anche gli spa- nea la ristoratrice – è diffidente ri-
cale un sicuro punto di approdo ghetti. Altra specialità e rarità da spetto alla nostra cucina, mentre
nel mare ventoso di San Giovanni. trovare in ristorante è la merca, il spagnoli e giapponesi si dimo-
Con lei, ogni giorno, ci sono il ma- muggine bollito avvolto nella zib- strano più curiosi e si affidano, o
rito e il figlio Cristiano che ha de- ba (foto in basso), erba endemica meglio si fidano, dei nostri consi-
ciso di seguire le orme materne e che cresce soltanto negli stagni di gli. Ma i migliori clienti rimango-
affiancarla nella difficile arte del Cabras. Piatto dal sapore intenso, no gli italiani, che non guardano
“dar da mangiare”. Espressione “così intenso – dice la signora – neanche il menu: mangiano e ba-
non casuale, visto che Costanza si che lo serviamo come assaggio, sta, ovviamente solo pesce”.
definisce una “inappetente croni- non come portata a sé”. Nel locale di Costanza, aperto tut-
ca” e per lei prima di tutto la cuci- In 15 anni di professione, Costan- to l’anno (tel. 0783/370089), è pos-
na è soddisfare un bisogno. Ecco za ha “dato da mangiare” a molte sibile gustare ogni specialità ma-
perché i suoi piatti non sono persone, turisti e non solo, italiani rinara della zona, anche se la scel-
ma anche stranieri, ta è fortemente condizionata dalle
famosi e no. Tra gli stagioni: “Se un cliente vede sul
altri, nel 1992 arrivò, menu la bottarga con i carciofi
tra un imponente quando carciofi non ce ne sono,
servizio di scorta che ad esempio in estate, gli consiglio
“blindò” il locale, qualcos’altro. Allo stesso modo,
l’ambasciatore israe- quando non è periodo, spigola
liano: il menu però non ne servo perché quelle di al-
fu inversamente pro- levamento qui non arrivano”. So-
porzionale alla statu- litamente, i piatti proposti cam-
ra politica del perso- biano ogni settimana o a seconda
naggio. “Per motivi di quello che i pescatori sono riu-
legati alla religione, sciti a trovare nelle reti.
mangiò solamente
un piatto di spaghet- Daniele Casale

134
ORISTANESE

vizio di albergo diffuso (per un totale di 18


posti letto) e di Bed & Breakfast davvero
ospitale e ricco di umanità.
A Bonarcado, un antico mulino è stato tra-
sformato in ristorante e Bed & Breakfast. La
“zuppa bonarcadese” de Sa Mola (tel.
0783/56580), a base di pane, brodo, finocchiet-
to selvatico e pecorino, ha vinto diversi premi
per quel sapore così originale e intenso. Qui si
prepara, a costate o brasata, la carne d’asinello
e, in stagione, il capretto con i carciofi.
A Ghilarza, a pochi metri dalla casa-mu-
seo di Antonio Gramsci, il ristorante Ai Mar-
chii (tel. 0783/52280) propone menu singolari
a base di paste tipiche, come le raffinate lori-
ghittas, e nutriti secondi ricchi di carne, cac-
ciagione e ottimi funghi.
Sempre sul Montiferru, ma sul versante
che guarda al mare, si trova a Cuglieri l’al-
bergo-ristorante Desogos (tel. 0785/39660), ricavato spumone all’amaretto con mostaccioli. Vicino alla
in un’antica e accogliente dimora del centro storico, casa di Eleonora d’Arborea, la trattoria Al teatro
che offre ai suoi clienti principalmente cacciagione (tel. 0783/71672) offre una cucina più tradizionale:
(lepri, cinghiali) cucinata in umido. Buoni anche i da provare i ravioli di asparagi con uova di riccio e i
ravioli e i dolci di mandorle. Sempre a Cuglieri, il filetti di triglia con semi di sesamo. Decisamente
ristorante Meridiana si distingue per i suoi menu consigliabile è anche il ristorante dell’albergo Mi-
tutti a base di pesce “di seconda scelta”: il rombo al stral 2 (tel. 0783/210389).
forno con patate, il pesce San Pietro. Ma anche i Per una sosta un po’ più lunga, magari in un
gamberi al vapore con funghi, le uova di riccio, i agriturismo a contatto con la natura, si può sceglie-
granchi con rucola e valeriana (tel. 0785/39400). re tra mare o montagna. Chi preferisce alzarsi al
A Oristano città, vale la pena assaggiare l’involti- mattino col profumo della salsedine può alloggiare
no di muggine con verza e pomodorini servito da da Zenti arrubia (San Vero Milis, località Sa Rocca
Cocco e Dessì (tel. 0783/300720) e, per dolce, lo Tunda, tel. 0783/58010), così chiamato perché nei
dintorni – a pochi metri – sono soliti ritrovarsi cen-
tinaia di fenicotteri rosa (in sardo zenti arrubia, ov-
vero la “gente rossa”).
L’agriturismo, aperto tutto l’anno, è a duecento
metri dal mare di Capo Mannu, immerso nella mac-
chia mediterranea: le specialità sono i prodotti del-
l’orto, le patate al cartoccio cosparse di bottarga e il
liquore cremoso chiamato “latte di fenicottero”, a
base di limone e latte di pecora. Le sei camere di-
spongono di 10 posti letto.
Infine, alle falde del monte Arci, si può fare tap-
pa nell’agriturismo Sa Lorighitta (tel. 0783/932117)
di Morgongiori, così chiamato in onore della tipica
pasta che qui si lavora completamente a mano. Il
pranzo-tipo è a base di lorighittas, condita con sugo
di pollo ruspante o di forchettone.

Due piatti caratteristici della cucina nella zona


del Montiferru: i raviolini di carne di bue rosso, della razza
bovina sardo-modicana, considerata tra le carni
più saporite d’Italia (in alto) , e le trecce di casizolu
(formaggio fresco) alla brace con il miele (qui a sinistra).

136
IL SULCIS-IGLESIENTE

Andrea Campagna

Con la sua millenaria geologia, il Sulcis conserva una ricchezza


del sottosuolo che ne fatto per secoli l’area mineraria più importante
del Mediterraneo. Terra di uomini adusi al duro lavoro e di donne
dai grandi occhi scuri, custodisce nella cucina i sapori semplici e forti
di un territorio aspro ma generoso. Insieme alla tradizione marinara
di Carloforte e a vini che stanno mietendo successi in tutto il mondo.

139
PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE

Il magnifico scenario di un’insenatura tra Capo Spartivento


e Capo Malfatano, nel Basso Sulcis, uno dei tratti più belli
della costa sarda. Calette sabbiose e dune si alternano
alle rocce frastagliate che digradano dolcemente verso il mare.

Gianmario Marras
PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE

In questa foto: la miniera abbandonata di Nebida, sul golfo


del Leone. Quel che resta della laveria Lamarmora,
che ospitava gli impianti per la lavorazione del minerale,
è stato collegato a una passeggiata panoramica
che scende fino al mare con una lunga scalinata. In basso:
alberi piegati dal maestrale vicino a Portoscuso.

Gianmario Marras

Adriano Mauri

In questa foto: la spiaggia con dune di sabbia chiara di Cala


Domestica si apre su uno dei tratti costieri più incontaminati e
selvaggi dell’isola. In alto: il tempio di Antas,
tra i siti archeologici più significativi della Sardegna.
Costruito dai Cartaginesi verso il 500 a.C.
e dedicato alla divinità sardo-punica di Sid-Sardus Pater,
Gianmario Marras

fu riedificato nel secolo successivo dai Romani.


Adriano Mauri

143
PANORAMA - SULCIS E IGLESIENTE

La cittadina mineraria di Iglesias fu detta “Villa delle Chiese”


per i numerosi edifici sacri che vi sorgevano. Il duomo
(in questa pagina), intitolato a Santa Chiara, fu eretto
tra il 1284 e il 1288 in stile romanico-pisano e ristrutturato
nel XVI secolo. Tra Seicento e Settecento furono aggiunte
le cappelle laterali e il prezioso retablo di Sant’Antioco,
di cui si può osservare un particolare a sinistra.

Gianmario Marras
Gianmario Marras

144
Adriano Mauri

SULCIS E IGLESIENTE

li modella insieme con la natura circo- Spingersi verso quel lembo estremo di
stante, portando con sé quasi il ricordo Sardegna che è l’isola di San Pietro è
delle essenze di mirto, mischiate al per- come compiere un viaggio a ritroso
sistente sapore di mare. nel tempo. Lasciata Sant’Antioco ed il
In questa terra dai sapori antichi le di- porto di Calasetta, che dista un’ora dal
verse genti arrivate per mare o dalle pia- capoluogo Cagliari, si raggiunge il
nure hanno lasciato segni fortissimi delle porticciolo di Carloforte. Ad accoglie-
proprie tradizioni, della stessa cultura re il viaggiatore è la sequenza di pa-
enogastronomica che nel territorio è vasta lazzi del Settecento e dell’Ottocento,
e molteplice. Qui le parole hanno il ricor- un filare di colori e di stili sui quali
do dei luoghi di provenienza, dal ligure campeggia la statua di Carlo Emanue-

Adriano Mauri
al dialetto di quella cittadina del nuorese, le III detto “il Forte”. L’architettura,
Desulo, che ha trapiantato in questa terra soprattutto per i caratteristici balconi
più di seimila abitanti. in ferro battuto, è lo scenario cromati-
Si spazia dai sapori del cuscus tabarchino, il co- co delle due passeggiate sul lungomare dei Battel-
siddetto cashcà, e della focaccia genovese, alle pre- lieri e su quello intitolato a Cavour.
libatezze di una cucina tipicamente montana, fatta L’isola, tra le alte falesie di Capo Sandalo, è rino-
di poche e sapienti pietanze condite con le erbe mata per le grandi tonnare tornate agli antichi fasti.
aromatiche che la natura mette ancora abbondante- Da aprile a giugno il canale antistante le Tacche Bian-
mente a disposizione. Il mare e la montagna: è que- che e Punta delle Oche vede il transito dell’apprez-
sto forse lo spirito più “intimo” della cucina e della zatissimo tonno rosso, le cui carni costituiscono la
cultura enologica del Sulcis e dell’Iglesiente, dove base per i più prelibati piatti della cucina tabarchina.
gli abbinamenti di cibi di terra e di cibi di mare tro- Qui il tonno è sinonimo di vita, di cultura e di tradi-
vano la loro massima espressione. zioni, proprio quelle riproposte all’interno di “Giro-
tonno”, manifestazione che ha lo scopo di unire gli
Pagina accanto: la suggestiva chiesetta bizantina di Sant’Elia
Sulcis e Iglesiente (VI-VII sec.), a Nuxis, aperta solo in occasione della festa
del santo. In alto: un invitante piatto di linguine al tonno, specialità
appassionati enogastronomi e gli esperti di golosità
del Mediterraneo. Uno spettacolo antico quello della
delle zone costiere del Sulcis-Iglesiente. Sotto: un fiore
di zafferano, molto diffuso a Villacidro, Guspini e San Gavino mattanza, che si consuma secondo usanze antiche,
nel rito della circolarità della vita e della morte.

NEL CUORE PIÙ ANTICO


Monreale. Con 150.000 fiori si ottiene un chilo di zafferano.

DELL’ISOLA
Cuscus e focaccia genovese si accompagnano alle prelibatezze
del tonno e della cucina montana: tutte le specialità di una gastronomia
poliedrica, profumata dalla fragranza del mirto
DI PIERLUIGI SERRA

U na terra di contrasti forti e di emozioni


intense, di profumi e di silenzi, di colori
vividi e di tramonti tenui: il Sulcis-Igle-
siente, l’area geologica più antica di tutta la Sarde-
gna, conserva ancora quel fascino millenario di un
territorio inconsueto, tanto da renderlo accattivante
Una terra di popoli diversi, terra di isole nell’iso-
la e di storie differenti, come quella delle genti li-
guri di Carloforte, approdate in questo lembo di
Mediterraneo nel Settecento, o come i più antichi
fenici che sbarcarono a Sant’Antioco, fondando la
cittadina di Sulci. Questa terra ha i profumi del
e ruvido allo stesso tempo. vento, di quel forte maestrale che piega gli alberi e
Dario Sequi

146
SULCIS E IGLESIENTE SULCIS E IGLESIENTE

Inebriati dall’aroma di vitigni antichi e del profu- sulla tavola. Dominano ancora il tonno ed i suoi de-
mo del Remungiau, un vitigno di corpo, ottimo con- rivati, così come l’aragosta e il pesce freschissimo.
nubio per accompagnare crostacei e pesce, si riper- Merita una sosta la degustazione delle celebri fo-
corre sul battello il viaggio a ritroso verso Sant’An- cacce, retaggio dell’arte marinara del conservare il
tioco, l’isola-penisola, collegata alla terraferma da cibo per le traversate.
uno stretto lembo di terra lungo tre chilometri. Qui Lo scenario che accompagna il viaggiatore lungo
si stabilirono nell’VIII secolo a.C. i viaggiatori feni- la costa orientale tra Portoscuso a Buggerru, fino al-
ci, quei popoli di mare che fecero da apripista nei la punta di Capo Pecora e alle altissime dune di Pi-
secoli successivi ai romani e poi ai piemontesi. Di scinas, sulla Costa Verde, è impareggiabile. La stra-
questi antichi passaggi rimane una traccia impor- da costiera è una specie di quinta teatrale sulla
tante nella coltivazione di quel vitigno Carignano, quale si affaccia un mare da vivere nell’intensità di
apprezzato rosso che viene amabilmente riproposto un’immersione guidata. Lo scoglio del Pan di Zuc-
dalle Cantine del Sardus Pater di Sant’Antioco. Af- chero ha i toni intensi del blu, sui quali si riflette
fine per cultura e tradizione gastronomica, la peni- l’immagine dei numerosi gabbiani e degli uccelli
sola offre spunti e curiosità lungo i dodici mesi del- marini che nidificano sulla roccia.
l’anno. Dall’architettura di Calasetta, la seconda cit-
A fronte: nel golfo tra Capo Teulada e Capo Malfatano,
tadina di quest’isola, emergono richiami barocco- lungo la costa meridionale dell’isola, si apre una serie
piemontesi e arabeggianti, gli stessi che ritroviamo di piccole insenature selvagge e praticamente intatte.

LUIGI POMATA, UN ALCHIMISTA TRA I FORNELLI DI CARLOFORTE

Chimera dei migliori cuochi del


mondo, riconoscimento di profes-
sionalità e di inventiva: è il “Bocu-
se d’Or”, l’ambitissimo premio in-
ternazionale di cucina che que-
st’anno ha visto la presenza, in
rappresentanza per l’Italia, di uno
dei migliori interpreti della gastro-
nomia internazionale. Luigi Poma-
Adriano Mauri

Adriano Mauri
ta (foto nel box, a sinistra), carlofor-
tino doc, prima di partecipare al
contest ha dovuto sfidare i dieci
candidati italiani, all’interno della scia della valorizzazione del patri- foto nel box, a destra), quello stesso
selezione di Genova, portando monio culturale e delle tradizioni mare di Alghero che Luigi Pomata
avanti quella sua filosofia di vita sarde. Un nobile tra i fornelli, il cui ha frequentato e vissuto durante la
che trova applicazione nella scelta volto è noto in ambito televisivo scuola alberghiera. Il pellegrinag-
dei menu, nella preparazione dei per le partecipazioni e i premi al gio gastronomico è lungo: da
piatti, nella rivalutazione della programma “La prova del cuoco”. Courmayeur a Milano, da Londra
buona tavola. Rispetto delle tradi- Un messaggero di bontà, dunque, a New York. In questi viaggi il gio-
zioni, ricerca di nuovi sapori, in per questa promessa avverata del- vane carlofortino ha carpito l’ar-
una esaltazione della vita. Venti- la cucina italiana: dalle coste della monia del gusto, la flessibilità del
nove anni, nipote e figlio d’arte, piccola isola di San Pietro la visio- palato, la magia dei piatti, racco-
dopo il nonno e il padre, al quale è ne della vita di Luigi Pomata si gliendo il meritato successo, sanci-
subentrato nel celebre ristorante sposta in tutto il mondo, con i suoi to dai premi, dalle citazioni, dalle
Da Nicolo (a Carloforte, corso Ca- continui viaggi, le ricerche ap- menzioni d’onore. L’alchimista
Dario Sequi

vour, tel. 0781/854048), Luigi Po- profondite e la gioia autentica per della tavola ha sempre una sorpre-
mata ha fatto della cucina tipica la cucina. Una cucina dove trionfa- sa con la quale cullare l’ospite in
del territorio la base di partenza no non gli estremismi ma l’amabile una dolce concordanza di gusti e
per la preparazione di piatti inno- alchimia di pietanze e di aromi, dal profumi, dai quali è giusto e per-
vativi, che pur si muovono nella mare (come il musciame di tonno, fetto farsi rapire. (P.S.)

148 149
SULCIS E IGLESIENTE

A sinistra: alcune nasse da pesca, di foggia diversa, utilizzate


per la cattura dei crostacei e dei piccoli pesci di scoglio.
In basso: il forte vento di maestrale modella il paesaggio
dell’interno, come è ben visibile dall’aspetto curioso
di questa quercia da sughero, nell’entroterra di Portoscuso.

I ritmi del tempo si perdono in una sosta ad Igle-


sias, una delle sette Città Regie della Sardegna, di im-
pianto duecentesco. La cittadina, il cui centro storico
mostra i chiari segni di un passato fiorente e di una
classe mercantile che traeva dall’attività estrattiva
gran parte dei suoi capitali, ha una tradizione antica
nella lavorazione dell’argento. La ricerca storica e la
riproposizione delle antiche lavorazioni sono punti di
forza della cooperativa Sant’Eligio, specializzata nella
produzione di argenti di estrema qualità.
Le ricchezze archeologiche di tutto il Sulcis, dal
tempio di Antas di Fluminimaggiore, all’area di
Monte Sirai di Carbonia, fino alla meravigliosa strut-
tura di Nora, a Pula, sono la testimonianza di un pas-
sato ricchissimo, le cui tracce, anche nei disegni ri-
proposti nella tessitura, rivelano un profondo attac-
Dario Sequi

camento alla natura. Gli arazzi di Anna Rita Cogoni


di Villamassargia conservano questo fascino, tra di-
segni floreali e rappresentazioni fantastiche di una
Dal mare e dalla sua storia alle vicende del lavoro e natura amica e madre. Nelle viscere della terra, al-
dell’attività estrattiva: le miniere che costellano tutta l’interno delle grotte di Is Zuddas di Santadi, si av-
l’area del Sulcis e Iglesiente sono libri nei quali rileg- verte il senso profondo del territorio, dei suoi contra-
gere una vicenda millenaria che oggi rivivono in chia- sti e delle sue bellezze nascoste. Giusto il viaggiato-
ve di fruizione turistica e culturale. È il caso della Pa- re, in un vagare senza piani prestabiliti, apprezzerà
lazzina Bellavista, edificio ottocentesco di grande gli opposti che questo lembo di terra riserva.
pregio architettonico che ospitò per lungo tempo la
direzione delle miniere, ora luogo di mostre d’arte (la
prima, fino al 30 agosto, sul Guercino).
L’intera area del parco geominerario del Sulcis e
Iglesiente, con le sue peculiarità naturalistiche e stori-
co-artistiche, trae dai metalli spunti per pregevoli pro-
duzioni artigianali: i coltelli, rinomati quelli di Arbus e
di Guspini, hanno a Fluminimaggiore uno dei più at-
tenti costruttori. La bottega artigiana di Luciano Arrius
è specializzata nella produzione e nella riproposizione
di coltelli di pregio e di foggia antica, il cui mercato è
in continua espansione soprattutto in ambito collezio-
nistico. Ma il coltello, che da queste parti ha fogge e
forme differenti, è strumento e abituale compagno nel-
la vita dei campi, dalla celebre arburesa con la sua lama
panciuta alle snelle lame della pattedese. Le numerose
comunità pastorali che vivono nell’area del Sulcis-Igle-
siente, tra le vallate di Domusnovas, Musei e Villamas-
sargia, sono dedite in massima parte all’allevamento
delle capre, le cui carni rappresentano uno dei piatti
tradizionali di tutta questa area geografica. Così come
avviene sui monti di Gonnosfanadiga, Guspini e Villa-
Dario Sequi

cidro, località rinomate per la produzione di un ottimo


olio che ben si abbina con la cucina tradizionale.

150
SULCIS E IGLESIENTE SULCIS E IGLESIENTE

Ristoranti

IL MEGLIO IN TAVOLA LE 3 “B”: BED, BREAKFAST E... BUONA CUCINA


Il Bed & Breakfast è il sistema più diffuso di ospita-
lità sul territorio: una rete di strutture che fanno
Una terra dove fenici e liguri hanno lasciato segni fortissimi del rispetto della tradizione e della cura gastrono-
mica i loro punti di forza. Un esempio arriva dal
delle proprie tradizioni gastronomiche Rifugio S’Atra Sardigna, nel cuore della foresta
del Sulcis, in località Pixinamanna, vicino a Pula
DI PIERLUIGI SERRA
(www.sardegnadelsudovest.it; tel. 0781/957021),
che all’interno di una struttura ottocentesca propo-

C
“ ne cucina tradizionale e prodotti biologici.
“Il cuore dell’ospitalità sarda” è lo slogan che ac-

Adriano Mauri
adadie” nella lingua sarda significa “ogni gherita di Pula, con il loro rinomati centri benessere, e compagna il circuito Sardegna B&B Reservation
giorno”, quella quotidianità che si ripete il Grand Hotel Chia Laguna Le Meridien (tel. (www.sardegnabedandbreakfast.com; tel.
nei piatti della tradizione isolana, antesi- 070/92391), dove opera lo chef Romano Resen. Sopra: al ristorante “Da Letizia” di Nuxis nulla è lasciato 070/7265007), uno tra i più attivi dell’isola. Tra gli
gnani delle moderne scienze dell’alimentazione. Cada- Per gli amanti dell'agriturismo, si fa tappa invece al caso, a cominciare dalla presentazione dei piatti. aderenti al circuito merita una sosta il B&B Il Ca-
In basso: l’interno semplice e accogliente del ristorante
die è anche il nome di un piccolo ristorante di Domu- alla cooperativa Matteu di Teulada (tel. “Tonno di Corsa”, tra i più noti di Carloforte.
stello di Gioiosa Guardia di Villamassargia (tel.
sdemaria che ha fatto della cucina tipica sarda la vera 070/9270003), nel bellissimo golfo, con proposta di 0781/75011), di Betty Mascia. La tranquillità del
filosofia di vita. Lo chef Alberto Sarais è noto per i suoi pietanze contadine: tipica la capra cucinata in brodo luogo e il cibo genuino sono il giusto mix. A Uta, il
calamari attorcigliati e le paste fresche fatte in casa. e condita con sugo di pomodori freschi. L'alternati- forse dai fenici in Sardegna è il ceppo sul quale si sono B&B Mariella è un ottimo punto di partenza per
A poca distanza, sulla costa e vicini alle spiagge di va, sulle impervie montagne sempre di Teulada, è modellati i vini di questa cantina, tra i quali spiccano il visitare i monumenti nei dintorni. Altra tappa con-
sabbia fine, alcuni alberghi di gran classe abbinano l'agriturismo Is Truiscus (tel. 0781/9271256- cell. Carignano rosso e rosato e il Moscato dolce. sigliata è San Giovanni Suergiu, ideale per rag-
comfort di lusso e ottima cucina del territorio: sono l'Is 349/0894836), nel cuore di un'azienda agropastorale Il mare rimane il protagonista della tavola, soprat- giungere la costa e gli imbarchi per San Pietro: a
Molas Golf Hotel (tel. 070/9241006), noto per i suoi che alleva un migliaio di capre dalle quali ricava for- tutto nelle zone costiere: così il celebre tonno di San Casa Leilana è rinomata la colazione tipica servita
campi da golf, l'Hotel Flamingo (tel. 070/9208361) e il maggi, ricotte, yogurt e persino liquori a base di lat- Pietro trova spazio in molte preparazioni della cucina nel patio. Più a nord, sulla Costa Verde, a Marina
Forte Village Resort (tel. 070/92171) di Santa Mar- te. Altri ottime aziende agrituristiche si trovano ad del Sulcis e dell’Iglesiente, semplicemente bollito e di Arbus, il B&B Albertina non è lontano dai luo-
Arbus, Gonnesa e Guspini. servito con pomodorini e cipolle, oppure come contor- ghi più significativi dell’antica attività estrattiva.
Non può mancare un cenno no a piatti più elaborati. Carloforte ne è la capitale. Nel centro storico di Arbus è situato il B&B La
anche a una delle migliori Ampia scelta è offerta dal ristorante Tonno di Corsa Piazzetta. A pochi chilometri da Cagliari, a Capo-
aziende vinicole europee, la (via Marconi 47, tel. 0781/855106), che propone nel terra, nella bella località di Poggio dei Pini, si trova
Cantina Sociale di Santadi menu i piatti tradizionali dell’isola, in gran parte a ba- il B&B Myrsine (strada 31 n. 11, tel. 070/725619),
(tel. 0781/950127). Si va dal se di tonno, come il brasato e il tonno sott’olio. Da Vit- dal quale si possono intraprendere viaggi alla sco-
Terre Brune, l’oramai notissi- torio (via dei Battellieri 16, tel. 0781/855200) la scelta perta delle coste e delle località montuose nel Bas-
mo Carignano del Sulcis che si diversifica con specialità di mare: sughi a base di so Sulcis. A Santadi l’accogliente S’Andriana (tel.
rappresenta l’ottimo compa- pesce e zuppe alla carlofortina. Il cashcà, o cuscus, nel- 0781/955107) è perfetto per chi voglia abbinare le
gno di piatti a base di carne, la variante tipica dell’Africa mediterranea, è uno dei bellezze della montagna alle bellissime spiagge
cacciagione e formaggi sta- piatti forti del ristorante Dau Bobba, nella strada delle della Sardegna sud-occidentale. Da segnalare, infi-
gionati, fino al Rocca Rubia e Saline (tel. 0781/854037). Indimenticabile è una tappa ne, il B&B Sardinian Way (www.sardinianway.it).
all’Araja. Restando in zona, Da Nicolo, in corso Cavour (tel. 0781/854048), celebre
a Nuxis, il ristorante Da Le- per le paste fresche di origine ligure (vedi box pag.
tizia (tel. 0781/908114) ha 148). Inserito nei migliori vademecum gastronomici è
un'ottima scelta di carni, La Ghinghetta (tel. 0781/508143) a Portoscuso. Il me-
funghi di stagione ed erbe nu proposto spazia dal mare ai piatti della tradizione
aromatiche. montana. Ottima la scelta dei vini.
Le “strade di Bacco” conduco- A Guspini sono da segnalare i ristoranti La Cascata
no poi verso le Cantine Sar- (via Eleonora D'Arborea, tel. 070.9746639), Focus (via
dus Pater di Sant’Antioco (tel. Milano 22, tel. 070.970092) e Green Garden Pub (via
0781/83937), un’altra impor- XXV Aprile, tel. 070.972827). Ai confini del Sulcis-Igle-
tante realtà nel settore vitivini- siente, a Villacidro, dopo una sosta nelle cascate di Sa
colo: un antico vitigno portato Spendula, troviamo Da Giovanna e Vittorio (via Ro-
ma 106, tel. 070.9329287), Ester (via dei Mille 63, tel.
Adriano Mauri

Adriano Mauri
A sinistra: scorcio della costa 070.9315728), Italia 90 (tel. 070.9316587) e Taverna Ro-
selvaggia sull’isola di San Pietro. mana, in via Di Vittorio 24 (070.9316587).
SAGRE

Sagre

FESTE GUSTOSE
PER DODICI MESI
Dal Nord al Sud della Sardegna sono numerose le sagre popolari che celebrano
tutto l’anno i sapori legati ai riti antichissimi della vita
dei campi. Eccone una ricca selezione, partendo dall’estate.
DI BIANCA MARIA SACCHERI

D alla primavera all’inverno la Sardegna è un


tripudio di sagre popolari. A chi non si ac-
contenta di ammirare il mare e le spiagge,
o i misteriosi nuraghi e gli antichissimi siti archeologici
fenici, si offre un panorama di feste che coinvolgono in-
teri paesi, celebrazioni legate ai riti della vita contadina
invece, si svolge una rassegna dedicata non solo alle
ciliegie, ma anche alla degustazione e all’esposizione
dei prodotti locali (tel. 0782/41654). A Belvì (Nu) la
penultima domenica del mese tutto il paese si mobili-
ta per la sagra delle ciliegie e delle caschettas: assag-
gi del frutto, maturato ai piedi del Gennargentu, e di
e alle scadenze dell’annata agricola, le cui origini si tro- deliziosi dolcetti, veli di sfoglia trasparente ripieni di
vano nei periodi di riposo che si alternavano al lavoro. pasta di nocciola (tel. 0784/629216). Tra gli appunta-
menti da non perdere “Sa Tundimenta Seulesa”, la
GIUGNO prima domenica del mese a Seulo (Nu).
La prima domenica del mese si fa festa a Burcei (Ca), Alle pendici del Gennargentu, si passa una giornata
dove si allestiscono stand per l’esposizione, la degu- con i pastori del luogo alla scoperta della tosatura delle
stazione e la vendita delle ciliegie (info: tel. pecore, delle bellezze naturali della zona e dei sapori
070/738846), e a Bonnanaro (Ss), dove oltre all’assag- più antichi (tel. 0782/58130). È ancora tradizione a Tur-
gio del frutto, in questa zona leggermente più piccolo ri (Ca) il 28 e il 29 con la 9a festa della mietitura e della
e asprigno, si svolge anche una vivacissima fiera di trebbiatura del grano. Il sabato, dopo la mietitura a ma-
tradizione agricola (tel. 079/845003). Nello stesso pe- no con la falce e la spigolatura riproposta da gruppi di
riodo, anche Bonarcado (Or) (tel. 0783/56523) e Villa- messadoris (mietitori) e spigadrixis (spigolatrici), si può
cidro (Ca) (tel. 070/9315781) organizzano la sagra del degustare su murzu, la colazione contadina a base di pa-
frutto, presentato nelle sue varietà; a Lanusei (Nu), ne, olive, cipolle, formaggio e vino. Il giorno successivo
sarà dedicato alla trebbiatura con i buoi e la trebbia o
con il trattore; al termine, tutti a tavola per sa marraco-
nada, la spaghettata (tel. 0783/95026).
Nel Nord è protagonista il mare con i suoi prodotti. “I
gioielli del Mare” è la rassegna dedicata alle cozze, in
programma dal 3 al 10 a Olbia (Ss): i visitatori potran-
no deliziarsi con saporitissimi piatti. Sempre nella cit-

Mario Russo
tadina gallurese, il 23 e il 24 si tiene la sagra del pesce
fritto e dei frutti di mare (tel. 0789/21453). A Porto
Torres (Ss), dal 6 all’8, il porto turistico sarà un’enor-
me cucina a cielo aperto in cui si arrostiranno, per tut-

A sinistra: le deliziose caschettas, sfoglie dolci ripiene


Dario Sequi

di pasta di nocciole, offerte in occasione della sagra delle ciliegie


di Belvì. Pagina accanto: cartina delle sagre popolari in Sardegna.

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SAGRE SAGRE

ti i partecipanti, montagne di pesce (tel. 079/515000). menta; per gustarli si può andare a Tortolì (Nu), alla A destra: degustazione di formaggi tipici rerà il tradizionale piatto, una
Il 7 a Stintino (Ss) si cucinano piatti tradizionali du- fine del mese, per partecipare alla sagra dedicata a della Trexenta alla sagra di Mandas. sorta di timballo fatto con pasta
In basso e nelle pagine seguenti :
rante la 4a sagra del tonno (cell. 348/8913273); lo stes- questo speciale piatto (tel. 0782/667690). Ad Aglien- alcuni esempi di costumi tradizionali, sfoglia e ripieno di carne di
so pesce, preparato secondo ricette diverse, si potrà tu (Ss) sarà possibile conoscere il pane caratteristico “protagonisti” delle sagre di paese. agnello o anguille (tel.
mangiare il 14 a Portoscuso (Ca) (tel. 0781/509504). della Gallura alla sagra del pani budditu (tel. 328/4646093); l’ultimo fine setti-
Un appuntamento particolare coinvolge il paese di Nu- 079/654375). Se, infine, si vogliono gustare i sapori pecora. Altra specialità dell’isola mana del mese la stessa sagra è
raminis (Ca), poco distante da Cagliari, dal 20 al 22: la della Trexenta, appuntamento a Mandas (Ca) con la è il cinghiale, cucinato nei modi organizzata a Oschiri (Ss), dove si
6a sagra del cereale. Nelle giornate di festa, si svolgerà sagra del formaggio (tel. 070/984185). più vari: per provarlo si può an- prepara anche la panada con le
una gara fra panificatori e, al termine, si potranno as- dare a Domus de Maria (Ca) (tel. verdure, per gli ospiti vegetariani
saggiare pane, primi piatti e dolci (cell. 349/3590870). AGOSTO 070/9236293) o a Santa Maria Co- (tel. 079/733443). Assaggi di
L’ultima domenica del mese a Meana Sardo (Nu) si fe- Il mese più denso di sagre e feste . Si degusta pesce, ghinas (Ss) il 10 (tel. 079/585604). gnocchetti e di is sappueddusu, fat-

Dario Sequi
steggia la sagra del formaggio, con degustazione dei arrosto o fritto in varie località: il 2 a Sarroch (Ca) All’inizio del mese a Talana ti con farina integrale, conditi con
saporitissimi formaggi locali (tel. 0784/64179). (tel. 070/900423), il 14 a Portoscuso (Ca) (tel. (Nu), sul versante est del Gen- sugo preparato con carne di maia-
0781/509504), il 15 a Golfo Aranci (Ss) (tel. nargentu, si svolge la sagra del le o salsiccia fresca, si trovano alla
LUGLIO 0789/21453), il 16 a Castelsardo (Ss) (tel. prosciutto: un’occasione unica per conoscere il gu- 3a sagra della pasta, a Piscinas (Ca) il 16 e il 17 (tel.
A Santa Teresa di Gallura (Ss) il 12 si festeggia la sa- 079/471506), il 23 a San Vito (Ca) (tel. 070/9927034). sto deciso del prosciutto sardo, marinato nel vino 0781/964175). I famosi dolci di sapa sono offerti ai
gra del pesce: diversi quintali di pesce locale, fritti in Da segnalare la curiosa sagra della carpa, in pro- rosso (tel. 0782/646862). Qui vicino, a Villagrande partecipanti della sagra in programma il 30 e il 31 a
un’enorme padella sul piazzale del porto, sono offerti gramma il 23 a Tula (Ss): sulle rive del lago Coghi- Strisaili (Nu), sempre nello stesso periodo, si fe- Sarroch (Ca) (tel. 070/900423). Negli stessi giorni
agli ospiti assieme a un ottimo bicchiere di Vermenti- nas si allestiscono tavolate per gustare la zuppa di steggia la sagra de is gathulis, una pietanza che non Sant’Andrea Frius (Ca) è in festa per la sagra delle
no (tel. 0789/754127). All’inizio del mese ancora pe- carpa, tinca e pesce gatto (tel. 079/718181). A Porto si trova da altre parti: polpette di patate, con for- mandorle, durante la quale si troveranno tante va-
sce a Teulada (Ca), nella zona di Porto Budello, alla Rotondo (Ss) il 15 si festeggia la sagra del pesce e maggio fresco in salamoia e strutto, fritte nell’olio rietà di dolci a base di pasta di mandorle: pastine,
sagra del pescatore (tel. 070/9270032). Frutta a vo- del calamaro, in cui il prelibato mollusco è proposto dalle donne villagrandesi (tel. 0782/32779). amaretti, gueffus, fruttini (tel. 070/9803368). Ancora
lontà, invece, a San Sperate (Ca) con la 42a sagra delle in umido o fritto (tel. 0789/21453); a Portoscuso (Ca) Ad agosto si celebrano anche i derivati di un fondamen- tradizione a Masullas (Or) (tel. 0783/990251) e ad
pesche, particolarmente rinomate nella zona, in pro- il 31, durante la 5a sagra del granchio, si preparano tale prodotto dell’agricoltura, il grano. A Giba (Ca) si po- Aritzo (Nu) (tel. 0784/628017), dove si svolge la fe-
gramma dal 15 al 20 (tel. 070/96040218), e ad Arborea gli spaghetti o la fregola (pasta di semola di grano tranno conoscere le tecniche di panificazione e assaggia- sta de sa carapigna, l’antico sorbetto al limone pre-
(Or) con la sagra delle angurie (tel. 0783/801208). Per duro) con sugo di granchio e tante porzioni di gran- re tante varietà di pane. Dall’8 all’11 un forno tradiziona- parato con lo zucchero. A Guspini (Ca), nella frazio-
assaggiare specialità uniche, si segnala la 14a sagra de chi lessati (tel. 0781/509504). le (costruito appositamente con i “ladri”, i mattoni di ne di Montevecchio, è in programma la 10 a sagra
sa prazzida e de sa pezza de craba che si svolgerà il 26 Passando alla carne, a Fluminimaggiore (Ca) si ce- fango) sfornerà per i visitatori il coccoi e il civraxiu, il pa- del miele, dedicata all’esposizione e alla degusta-
a San Vito (Ca): degustazione di carne di capra arro- lebra la 9a sagra della capra, dove si può assaggiare ne del Sulcis, con la ricotta, il formaggio, la gerda (pan- zione del miele e dei prodotti derivati dalla sua la-
stita allo spiedo e della prazzida, la pizza sanvitese l’ottima craba a cappottu, bollita in grandi pentole cetta di maiale), il pomodoro, le favette (tel. vorazione (tel. 070/970384).
con pomodori e melanzane o con cipolle (tel. per cinque ore con patate e cipolle (info: Pro Loco, 0781/963099). A Bonorva (Ss) il 10 si festeggia l’antico pa- Gli amanti di un buon bicchiere di vino non potran-
070/9927034). Da provare anche i tel. 0781/581040). A Ploaghe (Ss) il 10 (info: Pro Lo- ne di grano duro, su zicchi (tel. 079/867987). Il 4 ad Asse- no saltare la sagra del Vermentino, il più famoso e
culurgiones, ravioli dell’Ogliastra co, tel. 079/448254), a Osilo (Ss) il 18 e il 19 (info: mini (Ca) è il momento davvero importante e significati- apprezzato bianco della Sardegna, il 10 a Monti (Ss)
ripieni di patate, formaggio e Pro Loco, tel. 079/42669) si festeggia la sagra della vo de sa panada: una ventina di artigiani del posto prepa- (tel. 0789/44012); il 3 a Jerzu (Nu), nel cuore dell’O-
Andrea Molino

Cabras
Monserrato Iglesias Oristano
Mamoiada Mamoiada

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158
SAGRE

gliastra, si può assaggiare l’altrettanto conosciuto base di mandorle e acqua d’arancio (tel.
Cannonau, un rosso robusto e profumato (tel. 079/770077). Il 6 a Dualchi (Nu), appuntamento con
0782/71311). A Telti (Ss), un paesino a pochi chilo- la sagra dedicata a sa figumorisca, il fico d’India. Si
metri da Olbia, dal 15 al 17 si celebra il mirto, il tipi- potranno assaggiare il frutto, dal sapore dolciastro e
co liquore sardo ottenuto per infusione delle bacche con proprietà diuretiche e dissetanti, la marmellata,
in acqua e alcol con zucchero o miele (tel. il liquore e i numerosi dolci derivati dalla lavorazio-
0789/43375). Altra giornata speciale è in program- ne: papassini, pane ’e saba, tureddu, perlaperlazzu e
ma la seconda domenica del mese: Zeddiani (Or) tanti altri (tel. 0785/44894). Per conoscere i piatti ti-
ospita la sagra del pomodoro, dove ricette tradizio- pici dei pescatori cagliaritani, non si può mancare
nali, come i pomodori ripieni o i malloreddus al su- alla sagra del pesce a Giorgino, alle porte del capo-
go, saranno preparate per i visitatori (tel. luogo; ai partecipanti sono offerti burrida (gattuccio
0783/418408). di mare condito con salsa di noci), pruppu a schiscio-
nera (polpo in agliata), pisci a scabecciu (pesce fritto
SETTEMBRE e ripassato nell’aceto), lissa (muggine arrosto) e
In ambiente agro-pastorale questo mese rappresen- quintali di pesce fritto (tel. 070/604241).
ta l’inizio di un nuovo anno di lavoro nei campi e in
Sardegna è detto “Capidanni”; per festeggiarlo, a OTTOBRE
Tuili (Ca) l’8 si organizza il 3° “Capodanno dell’a- Riprendono in pieno le attività agricole e le occasio-
gricoltura”, con la trasformazione del latte in for- ni di festa diminuiscono, ma non per questo sono
maggio e ricotta e con la preparazione della carne di meno importanti. L’ultima domenica del mese Arit-
pecora (cell. 347/5156807). Il 7 è la giornata del me- zo (Nu) ospita la rinomatissima sagra delle casta-
lone: Turri (Ca) allestisce la 6 a sagra del melone gne, delle nocciole e delle noci. I partecipanti po-
coltivato in asciutto, una fiera-mercato del frutto tranno provare la frutta secca, che abbonda nei bo-
con degustazione assieme al prosciutto (tel. schi del Gennargentu, e, in particolare, assaporare
0783/95026), mentre a Lunamatrona (Ca) si svolge le castagne arrosto (tel. 0784/629223).
l’11a sagra del melone, della Malvasia e della peco- A Gesico (Ca) dall’11 al 19 si svolge la curiosa sagra
ra (tel. 070/939669). Il paesino di Solarussa, a pochi della lumaca. Tutte le sere si potranno mangiare
chilometri da Oristano, il 20 e il 21 festeggia la Ver- pietanze tradizionali a base di lumache, un tempo
naccia, vino ad alta gradazione alcolica ideale come piatto povero, oggi ghiottoneria raffinata, in ogni
aperitivo o con i dolci; per l’occasione si preparano variante: sizzigorrus, monzittas, tappadas, boveris
piatti cucinati col vino, come l’agnello, la spigola, il (tel. 070/987043).
muggine o le fave bollite (tel. 0783/374810). Nello splendido scenario di un uliveto millenario,
Il 14 e il 15 a Ozieri (Ss), è in programma la sagra de a Villamassargia (Ca) intorno alla metà del mese,
sos sospiros, il più caratteristico dolce ozierese a si svolge la 9a sagra delle olive, con degustazione

Tempio Cagliari

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SAGRE

di olive, bruschette condite con olio locale e paté di A Sanluri, a circa 40 chilometri da Cagliari, l’11 si fe-
olive (tel. 0781/75099). A Selegas (Ca) il 4 si ricorda steggia la sagra delle fave, preparate secondo diverse
la vendemmia tradizionale alla 3a sagra de sa bin- ricette locali (tel. 070/9370505). Da segnalare l’impor-
nenna; contemporaneamente ci sarà una mostra di tante fiera-mercato di Gonnosfanadiga (Ca), la 17a mo-
uve, vini e attrezzi (tel. 070/985541). stra dell’olio e dell’agroalimentare (tel. 070/9797129).

NOVEMBRE DICEMBRE
Si stappano i vini novelli e in varie località si orga- Il 7 Siligo (Ss) ospita la vivacissima sagra della sal-
nizzano sagre per presentare la produzione. A Milis siccia e del vino novello (tel. 079/836163), e Bud-
(Or) il secondo fine settimana del mese è in pro- dusò (Ss) organizza la sagra del cinghiale (tel.
gramma la rassegna regionale dei vini novelli con 079/715502). La prima domenica del mese ad Arbo-
degustazioni (tel. 0783/51168). rea (Or) si svolge la sagra della polenta (tel.
A Usini (Ss) il 30 si rievoca l’antico rito de ippuntare, 0783/801208), mentre a Thiesi (Ss) pochi giorni pri-
ossia l’assaggio del vino novello fatto in cantina ma del Natale si tiene la sagra dei dolci thiesini
passando da una botte all’altra e da una cantina al- (tel. 079/886012).
l’altra (tel. 079/380644). Dall’11 e al 18 Olbia (Ss)
ospita la rassegna del vino novello: gustosi vini e GENNAIO
specialità gastronomiche per un’intera settimana Nel cuore dell’inverno, molte sagre si svolgono at-
saranno offerti ai partecipanti (tel. 0789/21453). torno a colossali falò. Per esempio il 18, a Decimo-
In questo mese anche i funghi sono protagonisti, con putzu (Ca), per la festa di Sant’Antonio, si accende
esposizioni delle varie specie, completate da degusta- il fuoco in piazza e si mangiano fave e lardo, salsic-
zioni di piatti tradizionali della zona: si svolgono a Se- cia e funghi arrosto, malloreddus alla campidanese,
stu (Ca), dal 15 al 17, la 3a mostra micologica sestese il tutto accompagnato da un bicchiere di vino (tel.
(tel. 070/23601), e ad Arbus (Ca), il 29 e il 30, la 10a 070/965046). Il 25 ad Aglientu (Ss), durante i fe-
mostra del fungo (tel. 070/9759018). Tutti i prodotti ti- steggiamenti per Santu Paulu di Lu Laldu, si offre il
pici del Gennargentu, invece, il primo fine settimana tipico carr ’e cogghju e fodda, la carne di maiale con i
del mese saranno in esposizione a Desulo (Nu), alla cavoli, e i cozzuleddi ’e meli, i tipici dolcetti del po-
fiera “La montagna produce”: prosciutti, salsicce, pa- sto (tel. 079/654375).
ni, carni, formaggi pecorini, dolci e castagne arrosto In questo periodo dell’anno si apre anche la rasse-
per tutti i partecipanti (tel. 0784/619887). L’8 e il 9 gna “Lo bogamarì nella cucina di Alghero”, impor-
Turri ospita l’11a sagra dello zafferano: dopo la visita tante rassegna gastronomica dedicata alle prepara-
guidata ai campi in fiore e la dimostrazione della lavo- zioni con il riccio di mare: nel fine settimana si pos-
razione della pianta, si potranno assaporare il riso o i sono assaggiare le uova, sia crude sul pane sia come
malloreddus conditi con lo zafferano (tel. 0783/95026). condimento della pasta (tel. 079/979054).

Quartucciu Quartu Sant’Elena Ollolai

162
SAGRE

FEBBRAIO
sapa (tel. 0783/936157). Una festa particolare coin-
La festa di Alghero prosegue nei weekend di febbraio, volge Carloforte (Ca): la sagra del cous cous, il
e si ripete anche a Portoscuso (Ca), intorno alla metà piatto a base di pesce entrato nella tradizione popo-
del mese, con la 10a sagra del riccio, con pasta ai ricci e lare quando i carlofortini abitavano a Tabarka, pic-
vino bianco per tutti (tel. 0781/509504). Il secondo fine cola isola di fronte a Tunisi (tel. 0781/855298).
settimana a Samassi (Ca) si celebra un importante ali-
mento della Sardegna, il carciofo, più ricco di sapore MAGGIO
rispetto alle varietà che si trovano nella penisola. Per i Una delle ultime domeniche del mese, diversi paesi
partecipanti tante ricette preparate con la verdura (tel. sono coinvolti in una delle manifestazioni più im-
070/388210). Zerfaliu (Or) a fine mese propone la sa- portanti dell’anno, ossia Cantine aperte.
gra degli agrumi, durante la quale si potranno degu- Dalla Gallura al Sulcis, dalla zona di Alghero all’O-
stare agrumi e derivati (tel. 0783/27000). gliastra, per l’intera giornata calici in mano per ap-
prezzare le migliori etichette dell’isola. È possibile
MARZO anche visitare le aziende agricole e le cantine, attra-
La rassegna dello bogamarì si ripete ad Alghero, verso un percorso guidato che permetterà di cono-
mentre il carciofo diventa il protagonista di altre sa- scere non solo le tecniche utilizzate per la vinifica-
gre: a metà mese a Valledoria (Ss) (tel. 079/5819000) zione, ma anche i segreti che rendono i vini sardi
e a Uri (Ss) (tel. 079/419669); a Giba (Ca) i carciofi si tra i più stimati (tel. 070/241140).
potranno assaggiare crudi oppure cotti nelle panadas Per gli amanti dei sapori più decisi, a Decimoput-
(tel. 0781/963099). A fine marzo Boroneddu (Or) zu, un piccolo paese situato a circa venti chilometri
ospita la sagra degli asparagi e dei finocchi selvatici da Cagliari, l’11 si celebra la 16a edizione della sa-
che, secondo un’antica ricetta, saranno offerti in gra della pecora: per tutto il pomeriggio si potrà as-
mezzo alla fresa, la spianata (tel. 0785/53569). saggiare la gustosa carne bollita con diversi contor-
ni di verdure, come patate e cipolle bollite, carciofi-
APRILE ni in salamoia o pomodori (tel. 070/965046).
All’inizio del mese, Muravera (Ca) organizza la sa- Chi, invece, preferisce un piatto di pesce fresco, po-
gra degli agrumi, per assaggiare le ottime arance e trà recarsi a Cabras l’ultimo sabato del mese: qui,
altri prodotti, come marmellate e dolci (tel. nelle vicinanze dell’omonimo stagno, si arrostisce
070/9930760). Il lunedì dell’Angelo a Tonara (Nu) si l’ottimo muggine (tel. 0783/290227). Ad Arborea, a
svolge la sagra del torrone, preparato a mano con sud di Oristano, alla fine del mese si ripete da anni
mandorle, noci, nocciole e miele (tel. 0784/63814). A il “rito” della sagra delle fragole; il gustosissimo
fine mese a Sini (Or) appuntamento con la sagra frutto è offerto ai partecipanti, che potranno anche
del su pai saba, il dolce fatto con mandorle, uvetta e acquistarne intere cassette (tel. 0783/801208).

Alà dei Sardi Samugheo Orgosolo

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IL CAGLIARITANO

Andrea Campagna

Città crogiuolo di vestigia fenicie, puniche, romane, spagnole


e ottocentesche, Cagliari stupisce per la ricchezza dell’architettura urbana
ma anche della sua cucina di mare. All’interno, le morbide
pianure del Campidano, le grandi distese a grano della Marmilla
e i rilievi del Sarrabus regalano varietà di ricette,
di pietanze e di sapori della migliore tradizione contadina.

169
PANORAMA - CAGLIARITANO PANORAMA - CAGLIARITANO

La cattedrale di Santa Maria, duomo di Cagliari,


edificata dai Pisani tra il XII e il XIII secolo, ha subito
successivamente profonde trasformazioni
stilistiche. All’interno è degno di nota il pulpito,
realizzato intorno al 1160 da Guglielmo
da Pisa e donato a Cagliari dalla città toscana.
Gianmario Marras
PANORAMA - CAGLIARITANO

Gianmario Marras
Antonio Saba
Sopra: il caratteristico colle di Las Plassas, a nord di Cagliari, dalla forma perfettamente conica dovuta all’erosione naturale. Sopra: case del borgo di Tuili, piccolo centro agricolo della Marmilla non lontano dall’area archeologica Su Nuraxi, il villaggio
In cima i resti di un castello del XII secolo. Sotto: un vicolo del Castello, il quartiere di Cagliari nuragico meglio conservato di tutta la Sardegna. Sotto : la bellissima spiaggia del Poetto di Cagliari,
sviluppatosi intorno alla rocca, per secoli fulcro del potere politico e oggi trasformato in cittadella dei musei. una delle più grandi d’Italia, dove è possibile gustare ricci di mare appena pescati, una vera e propria prelibatezza.

Nevio Doz
Antonio Saba

173
PANORAMA - CAGLIARITANO

In questa pagina: la Giara di Gesturi, altopiano


di pietra e sughere nel cuore riarso dell’isola. A sinistra:
uno dei bellissimi mosaici policromi romani di Nora,
la più antica città dell’isola situata sul promontorio di Capo
di Pula, a circa 30 chilometri a sud-ovest di Cagliari.

Antonio Saba

Gianmario Marras
174
CAGLIARITANO

Cagliaritano

I SAPORI CHE VENGONO gatini del pesce e le noci tritate), le


anguille cotte con l’alloro e servite
con il pecorino, il capitone arrostito
di cosparsa di pecorino), oppure
ancora su caboniscu a prenu (pollo ri-
pieno) e sa pudda in tianu (gallina

DAL MARE
o la murena insemolata e fritta. cotta in pentola con diversi aromi).
Una tradizione importante, a Ca- Tutte ricette tipiche della tradizio-
gliari, quella dei fritti; il popolino ne contadina, al pari dei longus e
mangiava praticamente solo quello, delle mannareddas, pezzi di intesti-
Una cucina poco elaborata, golosa che si trattasse di maccioneddus (pic- no dell’agnellino scottati alla brace
coli ghiozzi), di gronghi o di pisciu o più frequentemente insemolati e
e irresistibile anche nelle pietanze più semplici re (pesce persico), ma aggiungeva il fritti con olio extravergine, o dei is
di questa terra generosa polpo bollito e, una volta ogni tan- tacculas, tordi o merli lessati, co-
to, riusciva a mangiare sa cassola, la sparsi da abbondante sale e avvolti

Adriano Mauri
DI ANDREA FRAILIS ricca zuppa di pesce immersa in un in un letto di mirto.
brodo con il pomodoro e servita Anche i primi piatti risentono

C
con i crostini di pane. della doppia origine della cucina
Un posto importante è riservato ai frutti di mare. di questa parte di Sardegna; e così a Cagliari i pran-
ittà di mare, e come tale aperta alle incur- I cagliaritani sono ghiotti (e la domenica mattina i zi a base di pesce sono spesso preceduti dalla fregu-
sioni navali ma anche agli apporti delle chioschi sul mare che li offrono sono presi d’assalto) la con cocciula (minuscole palline di semola cotte
più diverse culture, Cagliari riflette nelle di arrizzonis (i ricci), la cui polpa viene utilizzata con pomodoro e arselle), ma, oggi come ieri, la fan-
tradizioni della sua cucina questa caratteristica. pure per condire gli spaghetti, ma prediligono an- no ancora da padroni nella tavola dei giorni festivi i
Una cucina essenzialmente “povera” perché fatta che le cozze (da mangiare crude, condite solo con ravioli di pasta ripieni di ricotta, zafferano e spinaci
con ingredienti una volta di poco costo e di facile una goccia di limone) e le arselle; chi non le ha mai (ma anche bietole) e serviti con il sugo di pomodo-
reperibilità, poco elaborata e senza grandi sofistica- mangiate dovrebbe assaggiare is orziaras, anemoni ro, come anche i celebri malloreddus, e cioè gnoc-
zioni ma ricca di aromi e di sapori genuini, figlia di mare fritti nella semola e mangiati caldissimi, o chetti di semola al ragù di carne di maiale o alla sal-
della grande tradizione marinara del capoluogo ancora is bucconis (murici lessati e serviti in acqua siccia. Cinquanta, sessanta anni fa il ragù era d’ob-
della Sardegna. Cagliari, infatti, è l’unica città sarda caldissima e salata).
sul mare che ha sviluppato da sé una vera e propria Ha ragione Angelo Concas, il più famoso degli
classe di pescatori, mentre in altre parti dell’isola enogastronomi cagliaritani, quando sottolinea come
sono stati i genovesi, i catalani o i ponzesi a impor- Cagliari abbia “una storia di veri pescatori, in una
tare l’antica arte della pesca. terra che non è di veri pescatori” e come “oggi più
Ecco, quindi, che sono i sapori dello splendido ma- che mai è necessario far conoscere ai più giovani quei
re del Golfo a prevalere nella cucina cagliaritana, do- piatti semplici ma gustosi, che costituivano il più del-
ve però non mancano i piatti tipici a base di carne, le volte l’unico pranzo dei loro nonni e bisnonni”.
quella che anticamente come oggi arrivava in città dal Erano i tempi in cui la carne compariva (quando
“contado”, cioè dagli allevamenti del Campidano. compariva) appena una volta la settimana sulle tavo-
Una cucina povera che oggi povera non è più; un le dei cagliaritani meno facoltosi, e quasi sempre si
fritto misto fatto con il prodotto della “piccola pe- trattava di carne di cavallo (costava meno ed era de-

Nevio Doz
sca” non si trova in tutti i ristoranti cagliaritani e cisamente gustosa) cotta alla brace dopo un “passag-
non sempre è a buon prezzo, ma da qualche anno è gio” nell’aglio e nel prezzemolo. Un piatto ancora og-
stata riscoperta una tradizione gastronomica legata gi di casa in molti ristoranti di Cagliari e dell’hinter-
ai sapori più autentici dei piatti di mare da offrire ai land, insieme a quelle pietanze che, al pari del pesce
turisti che sbarcano a Cagliari. di piccola pesca, erano considerate povere: le inte-
Ecco quindi che l’offerta (fino a qualche anno fa li- riora, ad esempio, una volta venivano buttate via o
mitata all’arrosto o alle seppie) può oggi contare su vendute a vil prezzo dai macellai e diventavano nu-
piatti come la burrida (gattuccio di mare lessato, al trimento per le classi sociali meno agiate. E così nella
quale viene poi aggiunto un soffritto di aglio con i fe- tradizione cagliaritana e del Campidano occupano
un posto di primo piano sa cordula (stomaco, intestini
d’agnello, intrecciati e rosolati in tegame con i pisel-
Qui a destra: nei chioschi del lungomare di Cagliari li), ma anche una lunga serie di piatti con carni di
ci si può concedere uno spuntino a base di ricci (arrizzonis), animali (da pascolo o anche da cortile) cotte in tega-
con un bicchiere di Vermentino e una fetta di pane fresco. me o al forno. Da ricordare il coniglio in umido, op-

Adriano Mauri
Protagonisti della cucina “povera” della zona anche
Nevio Doz

i frutti di mare e la piccola pesca (foto della pagina accanto) pure sa busecca (trippa di manzo lungamente lessata
che si trasformano in piatti semplici ma gustosi. e poi cotta in una salsa di pomodoro e menta e quin-

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176
CAGLIARITANO CAGLIARITANO

bligo farlo con la carne del gallet- pari di su pani dorau, dove il pane “DA SEVERINO”: IL MIGLIOR PESCE DEL CAGLIARITANO NEL CUORE DELLA CAMPAGNA
to (caboniscu), e ancora oggi, nella prima rammollito nel latte viene
mente dei cagliaritani meno gio- successivamente bagnato nell’uo- Da ago e filo a pentole e mestoli. nuova avventura è il ristorante Da allora una sola vacanza (“Sette
vani, è rimasta impressa l’imma- vo sbattuto e poi fritto. La strana storia di Francesco Sai- “Da Monica”, come la sua secon- anni fa per andare in America, ma
gine di coloro che lasciavano il Nelle verdi campagne che cir- lis (al centro nella foto), ristoratore da figlia, con la clientela che an- l’America fino a qualche anno fa
grande mercato con in mano un condano Cagliari, invece, la tradi- ma non per vocazione, è fatta di cora oggi è la sua. Ma Franceschi- era qui”) e la vita scandita da ritmi
mazzo di galletti vivi, tenuti per zione impone minestre a base di decisioni improvvise, occasioni no è tipo da fiutare l’aria nuova ossessivi; ogni giorno sveglia alle 5
le zampe legate con filo di rafia; brodo di carne di pecora o agnello, colte al volo, intuizioni a volte ge- prima degli altri. Senorbì è a un e mezzo per curare un locale che
costavano talmente poco che ve- o minestroni di verdure o legumi, niali. Sessantasei anni portati alla tiro di schioppo, è un paese atti- chiude solo dieci giorni a gennaio
nivano venduti a mazzi di 4 o 5 con particolare riferimento alle grande, gestisce dal 1971 a Se- vo che sta per diventare cittadina per le pulizie di fine anno.
per poterne ricavare qualcosa. lenticchie e ai ceci (spesso con norbì (40 chilometri dal capoluo- e forse gli affari aumenteranno. Il segreto? “La gente mi vuole bene
Come cambiano i tempi! l’aggiunta delle cotiche di maiale), go) il ristorante fuori Cagliari più Chiude “Da Monica” a Guasila e perché mi conosce – dice France-
Un altro piatto decisamente davvero apprezzatissimi in questa frequentato dai cagliaritani, e schino – e sa che con me non avrà
Adriano Mauri

popolare, che per molti anni è parte dell’isola. Primi piatti che, non solo da loro. sorprese”. Ma il vero segreto è un
quasi scomparso dalla tavola dei oggi, è possibile gustare in molti Ma Francesco Sailis (“France- locale in campagna dove la gente
cagliaritani e che oggi al contra- ristoranti cagliaritani dove, al con- schino” per tutti) non ha sempre arriva da Cagliari, che è città di
rio vive una stagione nuovamente felice, è il mazza- trario, è praticamente introvabile su pisci a collettu, e fatto il ristoratore; aveva sei anni mare, per mangiare pesce freschis-
murru (zuppa di pane raffermo intinto nel brodo di cioè le fave lessate in grandi pentoloni nei quali gal- e mezzo quando nella natìa Gua- simo: aragosta e astice, triglie e
carne e servito con salsa di pomodoro e pecorino), leggiano anche l’aglio e il finocchietto selvatico. sila cominciò a frequentare la orate, cozze e ostriche. “Facciamo
che Angelo Concas ha scoperto far bella mostra di I vini sono da sempre un punto di forza dell’enoga- bottega di un sarto che aveva im- qualche bistecca per chi non man-
sé nel menu di un ristorante italiano a New York. stronomia campidanese. Angelo Concas giustamente parato il mestiere a Cagliari. A gia il pesce – suggerisce France-

Adriano Mauri
Un pasto “di recupero”, molto spesso cucinato per rileva come “cento anni fa i viticoltori del Campidano diciotto anni aprì in paese una schino – ma il porcetto lo dovete
non buttar via il pane avanzato dal giorno prima; al di Cagliari partecipavano e vincevano premi a mostre sartoria tutta sua. Poi l’avvento ordinare qualche giorno prima”.
internazionali come quelle di Parigi e Bruxelles”. dell’abito confezionato lo indus- Specializzato in matrimoni e ceri-
Ai piatti di pesce è tradizione accompagnare bian- se ad aprire prima uno, poi due apre il nuovo locale a Senorbì, monie in genere, “Da Severino”
chi freschi come il Nuragus (come il “Petraia” della negozi di abbigliamento maschi- Da Severino (via Piemonte 7, tel. specialmente d’estate copre senza
Cantina Sociale di Santadi), mentre alle pietanze a le e femminile, anche questi ab- 070/9808181), come il secondo fi- fatica i suoi 300 posti, e il sabato e
base di carne è bene accostare un Cannonau doc (co- bandonati quando il consumismo glio che, da qualche anno, ha in- la domenica è meglio telefonare
me il “Capo Ferrato” della Cantina di Castiadas o il dilagante fece rapidamente in- trapreso una sua strada parallela. per prenotare. Una vacanza nel
“Costera” della Cantina Argiolas di Serdiana) o un vecchiare i capi fatti arrivare dal Lui nella famiglia ha sempre cre- Sud dell’isola può essere una buo-
Monica di Sardegna (buono quello prodotto da Fer- Continente, rendendo poco re- duto; terzo di tredici figli, consi- na occasione per far visita a Fran-
ruccio Deiana a Settimo San Pietro). munerativa quell’attività. dera tali anche Luciano e Gianni, ceschino; lui tratta tutti, clienti
Tutta legata al lavoro delle massaie del Campida- E allora ecco l’occasione di un ri- che da decenni lo aiutano nella vecchi e nuovi, con la stessa cor-
no, invece, la tradizione dei dolci fatti in casa; in pre- storatore che vendeva la sua li- gestione del ristorante fin dall’a- dialità. “Perché – dice – anche
valenza a base di pasta di mandorle, come is gueffus, cenza a Guasila; via gli abiti, la pertura, nel 1971. loro sono la mia famiglia”. (A.F.)
hanno la caratteristica di rimanere morbidi senza es-
sere stucchevoli. Pregiati anche is pirichittus (bianchi
d’uovo con mandorle tagliate fini e tostate) e is bian-
chittus, mentre gli amaretti prodotti in questa zona
dell’isola sono sicuramente più morbidi di quelli di
altre parti. Legata alla tradizione anche sa pardula, il
dolce di pasta con ricotta e zafferano.
Il tutto in una tradizione di ospitalità che ha radi-
ci antiche; uno dei proverbi cagliaritani più citati
dice “bucconi sparziu, s’angelu si ’nci sèzziri” , cioè
che quando si condivide il cibo, a tavola vengono a
sedersi gli angeli. Più di così!

Adriano Mauri
Non solo sapori di mare sulle tavole del Cagliaritano.
Dalla tradizione contadina dell’interno derivano
infatti sa fregula (in alto) , a base di semola, acqua, Tutta la zona del Campidano è rinomata per la produzione
Adriano Mauri

Adriano Mauri

uova e zafferano, e le conserve (a sinistra), preparate di dolci (in queste foto). Nella pasticceria sarda mandorle,
con melanzane, funghi e cardi selvatici, autentiche agrumi, frutta secca, miele e formaggi freschi, sapientemente
prelibatezze sott’olio fatte in casa come una volta. decorati, si sposano in una golosa armonia per il palato.

178 179
CAGLIARITANO

Ristoranti

IL MEGLIO IN TAVOLA
Alla scoperta degli antichi sapori lungo un itinerario
enogastronomico che dal mare si snoda verso i paesi dell’interno,
tra siti archeologici e testimonianze storiche
DI ANDREA FRAILIS - FOTOGRAFIE DI ADRIANO MAURI

R imandando alle guide specializzate la se-


gnalazione dei ristoranti di maggiore fa-
ma, abbiamo selezionato alcuni locali do-
ve la qualità non manca e i prezzi sono più che abbor-
dabili rispetto alla media, e comunque dentro un
buon rapporto qualità-prezzo.
via Mameli 101 (tel. 070/670480), locale storico del
centro, rappresenta un’autentica garanzia per chi
ama il pesce fresco a prezzi decisamente accessibili.
Anche La Mola Sarda, in via Trento 84 (tel.
070/280983) è una tappa obbligata per gli amanti
della cucina di pesce. Variati e gustosi i piatti di
A Cagliari città, il Trilogy Club in via Sassari 11 carne. Prezzi accessibili anche ai giovani.
(tel. 070/656060) propone piatti particolari tra cui il Il Viale (viale Trieste 120, tel. 070/280983) è un lo-
risotto con gorgonzola e castagne. Il Tomax di via cale relativamente “giovane”, ma la qualità è assicu-
Grazia Deledda 62 (tel. 070/652712) offre cucina ca- rata. Menu tipico di pesce, sia arrosto che fritto.
salinga: tagliatelle ai funghi porcini, trofie carlofor- Grande abbondanza di antipasti, buoni gli spaghetti
tine al pesto, tiramisù al cocco. Al Quirinus (via An- con arselle o bottarga. Sempre in viale Trieste, al 15,
gioy 82, tel. 070/670702), piatti particolari; speciali i
L’ambiente elegante del ristorante “Da Cesare”
primi con le verdure, tra cui il risotto con la crema del Caesar’s Hotel di Cagliari: accanto al comfort del grande
di spinaci e i gamberoni al cognac. Mondo Rafael in albergo tutte le specialità della cucina locale.
sto o fritto, e davvero prelibata la bistecca di cavallo. Il
San Domenico (via San Domenico 95, tel. 070/655406)
gode di meritata fama per la sua cucina creativa, che
abbina pesce e verdure.
Si mangia bene anche in due ristoranti di albergo. Il
primo è Severino, nel residence “Ulivi e Palme” (via
Bembo 25, tel. 070/43606). Il secondo è Da Cesare del
Caesar’s Hotel di via Darwin (tel. 070/3047686): se vo-
lete passare una serata in un ambiente elegante, assag-
giando piatti ricercati, qui non rimarrete delusi.
Segnaliamo, per gli amanti del buon vino, una nuo-
va proposta, in pieno centro storico: il wine-bar Enò
(in vico Carlo Felice, angolo via Angioy, tel.
070/6848243). Sono presenti 400 etichette da tutte le
regioni italiane; vini da degustare al bicchiere, ordina-
ti in bottiglia o acquistare per una cena fra amici. Enò
offre la possibilità di approfondire la conoscenza del
mondo nell’enologia attraverso materiale divulgativo,
promozioni periodiche con presentazione di territori e
tipologie di vini, momenti di incontro quali corsi di
c’è l’elegante Il Gatto (tel. 070/663596): ottima la degustazione e incontri con esponenti del mondo del-
pizza, buoni anche i primi e di prima qualità i dolci l’enologia nazionale. Il locale cagliaritano è il primo
fatti in casa. Famoso per la pizza squisita è anche anello di un progetto di catena su scala nazionale, rea-
Spazio Newton in via Newton 11 (tel. 070/496969), lizzato tramite la formula del franchising (per infor-
oggi diventato ancora più interessante per l’iniziati- mazioni www.eno-italia.com).
va del brunch, che comincia a prendere piede a Ca- Stupendamente situato sul lungomare del Poetto, il
gliari la domenica mattina. Il Piccolo Mondo, in via ristorante La Marinella (tel. 070/810126), abituale ri-
Arno 21 (tel. 070/272795, chiuso domenica sera e lu- trovo dei giocatori della squadra calcistica del Cagliari
nedì), è locale con specialità marinare. Monica è fi- e degli sportivi in genere, ha nei frutti di mare e nelle
glia d’arte; il padre gestisce da anni il ristorante Da pietanze a base di pesce i suoi punti di forza. Ottimo
Severino a Senorbì (vedi p. 179). Per chi ama man- anche il carrello di dolci sardi, tutti freschissimi.
giare vegetariano, consigliato il Terra di Mezzo in Sulla strada per Villasimius, subito dopo Gere-
via Portoscalas 1 (tel. 070/662889). Per chi invece meas, il caffè-ristorante Van Gogh offre atmosfera se-
preferisce il menu di “terra” tipico sardo, trova da rena e piatti anche veloci a prezzi buoni. Poco più
Sa Domu Sarda (via Sassari 51, tel. 070/653400) ra- avanti l’hotel Cormoran (tel. 070/798131) propone otti-
violi e malloreddus, porcetto e agnello cotti alla bra- mi soggiorni all’insegna del relax e della buona cucina,
ce. Interessante il prezzo. Anche lo storico ristorante con la possibilità di splendide immersioni alla scoper-
Italia dei fratelli Mundula (via ta di canyon, gorgonie giganti, relit-
Sardegna 30, tel. 070/657987) offre ti di navi romane ed altre delizie
ampia scelta di primi, carni e pe- del mondo subacqueo.
sci secondo tradizione. A Villasimius l’elegante Il Ra-
Al Villaggio dei Pescatori in lo- gno Blu in località Santo Stefano
calità Giorgino la Cooperativa dei (tel. 070/797061), a due passi da
Pescatori (tel. 070/250062) ha aper- una delle spiagge più belle della
to un piccolo locale dove il pesce è zona, propone prelibate pietanze
freschissimo. È l’occasione per un della tipica cucina marinara: pesci e
simpatico e gustosissimo pranzo in frutti di mare freschissimi ma an-
riva al mare. Molto frequentato dai che un inimitabile fritto misto, i ca-
giovani è il 744 in via Roma 181 (tel.
070/666626): ottima la pizza, gran- Qui a sinistra: da “Cesare”, il ricamo
de varietà di primi con sughi mari- di spigola e gamberi su vellutina
di zafferano e favette del Campidano.
nari (da assaggiare gli spaghetti al In alto: pesce fresco per un pranzo in riva
cartoccio), pesce freschissimo arro- al mare al “Villaggio dei Pescatori”.

182
promossi dall’attivo consorzio “Sa Corona Arrubia” –
dal ristorante Le Colline (tel. 070/9300123). A Orroli,
paese dell’altro gigante dell’archeologia sarda che è lo
splendido nuraghe Arrubiu, nella vecchia Casa Vargiu
Omu Axiu (tel. 0782/845023) un gruppo di donne ri-
propone i piatti antichi del territorio, insieme a corsi di
cucina tradizionale, di vinificazione e di panificazione
con le tecniche di un tempo. Possibilità di soggiorno.
Di notevole interesse l’Itinerario enogastronomico
del Ducato che si snoda lungo i paesi di Gergei, Escol-
ca, Mandas, Gesico e Siurgus Donigala tra siti archeo-
logici, testimonianze storiche e gastronomia tradizio-
nale. È organizzato dai fratelli Dedoni di Gergei (tel.
0782/808060). In ciascuno dei piccoli centri ci si ferma
a degustare i prodotti tipici. Il ricco menu propone an-
tipasti a base di corda con piselli, lumache al verde, fri-
cassea, frittelle di asparagi; tra i primi, fregola con lu-
mache, pennette ai cardi selvatici, ravioli di ricotta agli
asparagi; tra i secondi l’agnello in umido, il maialetto
arrosto e la gallina ripiena. Formaggi locali e dolci sar-
lamari fritti e la deliziosa aragosta alla sarda. Il Carbo- di completano la succulenta proposta.
nara (tel. 070/791270), nella centralissima via Umber- Un autentico pranzo coi pastori, tra natura selvag-
to, offre una vasta gamma di primi piatti, tra cui non ci gia, pinnettas (le classiche capanne pastorali) e gran-
si deve lasciar sfuggire le linguine al pescespada e di- di arrosti all’aperto, lo propone Albino Corgiolu
versi piatti di pesce e di carne. (cell. 333/2007872) a Domus Suas, nelle campagne
A Castiadas, lungo il bellissimo litorale a nord di di Goni, altra località la cui archeologia (le misterio-
Villasimius, il Sant’Elmo Beach Hotel (tel. 070/995161) se pietre fittili che l’hanno fatta ribattezzare la “Sto-
offre ai propri clienti ben cinque ristoranti (di cui uno nehenge sarda”) merita una visita approfondita. Se
per i più giovani) nei quali scegliere tra buffet interna- poi all’atmosfera magica e magnetica delle pietre si
zionali e tradizione sarda. associano il formaggio e la salsiccia, il porcetto e l’a-
Nei paesi dell’interno della provincia, oltre al risto- gnello cotto al momento, un delizioso vino fatto in
rante Severino di Senorbì, merita una sosta il Cavalli- casa e i prelibati dolci di Albino, la giornata non può
no della Giara di Barumini (tel. 070/9368122), situato che svolgersi all’insegna del piacere.
proprio di fronte all’imponen-
te complesso nuragico che è il
“principe” dell’archeologia
isolana. Propone piatti tipici
della cucina del territorio, ra-
violi di ricotta e malloreddus,
arrosto di porcetto e agnello.
Le stesse specialità sono offer-
te in maniera eccellente anche
nel vicino paese di Villano-
vaforru – paese di archeologia
nuragica e di ottimi musei,

In alto: vini regionali e nazionali


in degustazione al wine-bar “Enò”,
nuovissimo locale di Cagliari.
La scelta è fra quattrocento diverse
etichette. A destra: la sala del “Sa
Domu Sarda” di Cagliari, dove
si gustano i primi della tradizione
e genuini piatti sardi “di terra”.

184
Adriano Mauri
L’abilità manuale dei panettieri, le
tecniche tradizionali e la qualità
delle materie prime fanno del pane
di Quartu una delizia da scoprire.

Quartu Sant’Elena

L’ARTE DI PREPARARE
PANI E DOLCI
Dove l’aria profuma della fragranza irresistibile
dei prodotti del forno, preparati come una volta grazie
a una sapienza antica e a una lunga tradizione
DI EMANUELE DESSÌ

N é la baguette di Parigi e nemmeno la mi-


chetta di Milano. “Io non credo che ci sia
in Europa un villaggio il cui pane possa
essere paragonato a quello di Quarto”. E non che
monsieur Antoine Claude Valéry di mondo ne cono-
scesse poco. Scriveva, nel suo Viaggio in Sardegna: “La
campidanese vale assai di più che il miglior pane
d’Italia e di Francia”. L’anno del Signore era il 1834:
Valéry pubblica a Parigi il suo Voyage en Sardaigne,
rievocando i profumi sentiti entrando in quel borgo
dove le case erano fatte di fango e di paglia. Un borgo
che odorava di pane, di dolci e di vino. Un borgo po-
pagnotta stessa che serve di nutrimento al contadino vero e a un tempo ricco, dove le donne indossavano

187
QUARTU SANT’ELENA QUARTU SANT’ELENA

Adriano Mauri
Sopra : i gueffus, preparati con zucchero e mandorle,
sono i dolci preferiti dai bambini e per questo rivestono,
da sempre, il ruolo di protagonisti in ogni festa
locale. A sinistra: ricostruita alla fine del XVIII secolo
dopo l’incendio che nel 1775 ne distrusse il tetto,
la parrocchiale di Sant’Elena presenta una semplificazione
di linee legata al primo affermarsi del neoclassicismo.

abiti che facevano invidia – sono sempre parole di


Valéry – a quelli indossati dalle signore di Cagliari o
ai cappellini delle ragazze parigine.
E pensare che, se la storia avesse avuto un altro
corso, a Quarto (la “o” divenne “u” solo con un regio
decreto del 1862, per non confondere il paese sardo
con l’omonima località ligure appena resa famosa dai
Mille di Garibaldi) Valéry avrebbe mangiato… ba-
guette. Ma le mire espansionistiche della Francia ri-
voluzionaria si spensero, nel 1793, tra le siepi di fichi
d’India a ridosso delle spiagge dove le truppe sardo-
piemontesi respinsero il tentativo di sbarco del-
l’armée. Trent’anni dopo Valéry non trovò, in Sarde-
gna, il tricolore di Francia. Non sentì, a Quartu, pro-
fumo di baguette, ma di civraxiu, coccoi e moddizzosu,
“…il miglior pane d’Italia e di Francia”.
Un giudizio che, ancora oggi, inorgoglisce una co-
munità intera. Al punto che proprio le parole di
monsieur Valéry potrebbero, presto, far bella mostra
all’ingresso del primo museo sardo dedicato al pane
tradizionale. L’indirizzo sembra già esserci: il vec-
chio Convento dei Frati Cappuccini, accanto alla
chiesa di Sant’Agata, in piazza Azuni. E non in una
sala qualunque, ma probabilmente in quella abbelli-
Dario Sequi

ta dall’affresco che per un secolo ha dato dignità alla


volta del primo palazzo comunale della città. La ma-
no di un artista-artigiano, il Citta, alla fine dell’Otto-

188 189
QUARTU SANT’ELENA QUARTU SANT’ELENA

cento, disegnò il cielo e il ma- rizzazione delle produzioni

Dario Sequi
re, le navi francesi e, insieme, del pane tipico, coccoi e mod-
gli eroi che salvarono Quarto. dizzosu. Si è cercato di fina-
Niente baguette, sotto quella lizzare ricerca e tecnologia a
volta restituita ai quartesi e ai uno “starter microbico” in
sardi, ma solo civraxiu, coccoi grado di riprodurre le carat-
e moddizzosu. teristiche tipiche delle fer-
Cresciuta sino a diventare mentazioni a pasta acida: su
coi suoi 70.000 abitanti la terza frammentu, appunto. Insom-
città della Sardegna, Quartu ma, tecniche moderne appli-
Sant’Elena ha una vocazione cate alla tradizione. Il risulta-
forte per il turismo legata non to è stato un disciplinare di
solo ai 25 chilometri di costa o produzione, la base per la
ai fenicotteri rosa che popola- confezione del pane tipico
no gli stagni a ridosso delle che potrebbe fregiarsi di un
strade e dei palazzi. È una vo- marchio in grado di distin-
cazione fatta anche di cultura, guerlo su un mercato globa-
di tradizioni. Il paese di ieri, lizzato anche nella panifica-
infatti, non ha scordato l’anti- zione. Ma il disciplinare è
ca arte della panificazione. Sì, anche il punto di partenza
attorno all’abitato non ci sono per ottenere (attraverso il mi-
più le distese di spighe, il gra- nistero delle Politiche agrico-
no non diventa più farina nel- le) un marchio di riconosci-
le macine in pietra mosse da mento dell’Unione Europea.
un asinello. Però tecnologia e Il disciplinare va integrato
tradizione convivono nelle at- con una relazione storica, già
tività artigianali che, prima ancora che sorga il sole, ra oggi, regalano identici capolavori. “Bastano la la- messa a punto da Barbara Fois dell’Università di
sfornano il pane di una volta. E il dedalo delle viuzze ma di un coltello e un paio di semplici forbici per Cagliari. L’obiettivo è la Igp, Indicazione geografica
del centro o anche alcuni quartieri che non hanno mai modellare su coccoi”, spiega Mauro Argiolas, 27 anni, protetta, per coccoi e moddizzosu. Come previsto dal
conosciuto su làdiri (i mattoni di terra cruda) sono in- panettiere dal 1991 nel forno di famiglia, in via Dan- regolamento comunitario che disciplina la materia,
vasi da quei profumi tanto cari al Valéry. te, proprio davanti all’edificio neoclassico che ha a chiedere il riconoscimento Dop o Igp possono es-
Il civraxiu è un pane integrale, confezionato con fa- ospitato il mattatoio ma ha anche custodito i docu- sere solo associazioni di produttori e trasformatori
rina e crusca fine. Su moddizzosu, invece, è un pane menti dell’archivio comunale. La pezzatura tipica di prodotti agricoli. Come spiega Cornelia Cogoni,
che, in forno, diventa soffice e alto, da tagliare a fet- del coccoi è di 150 grammi ma, su richiesta, si posso- che ha un’attività di panificazione, il passo è stato
te. Il segreto è nella lavorazione: si può anche dire no modellare e cuocere anche piccole forme da mez- fatto: l’associazione esiste e si è già mossa per far sì
che la pasta è molto morbida, che dopo la pezzatura zo etto, in genere richieste per le cerimonie. che, presto, ci sia sul mercato il pane “Coccoi e
e prima ancora della lievitazione, va fatto scivolare Uno dei segreti del pane quartese, che accomuna Moddizzosu di Quartu Igp”.
nella farina, ma è impossibile descrivere il movimen- buona parte delle produzioni isolane, è il lievito, che Altro vanto, per l’agroalimentare di Quartu, sono i
to delle mani delle massaie, gesti tramandati di ma- da queste parti si chiama frammentu. “La preparazio- dolci. Una produzione favorita, nei secoli dei secoli,
dre in figlia. O di padre in figlio. Per generazioni. ne è semplicissima, – racconta Ambrogio Argiolas dalla presenza di vasti mandorleti. Per citare Enrico
Piano e croccante è su coccoi, il pane fatto con la se- dalla sua azienda di via Dante. – Si utilizza un pezzo Costa (Costumi sardi, 1913): “Non è solo il pane che le
mola finissima. C’è la semola anche nel pane delle di pasta di pane avanzato dal giorno prima e si ag- donne quartesi confezionano con cura speciale: esse
feste e delle cerimonie, su pani de is isposus. Ma pri- giunge a un impasto di acqua e farina. Aggiungiamo sono rinomate anche per altri generi di dolci, paste e
ma che il palato, è lo sguardo a essere rapito dalle anche un po’ di lievito di birra, ma è proprio un pizzi- biscotti prelibatissimi”. Il Costa cita gli intraducibili
mille forme che la pasta può assumere, forgiata da co: la proporzione è di 50 grammi di lievito su 50 chili nomi – immutati in novant’anni – e brevemente li de-
mani esperte e dai semplici oggetti che la cucina di di farina.” Anticamente su frammentu riposava in un scrive: pastissus de gesminu (“Dolci sopraffini fatti con
qualche secolo fa poteva offrire. Gli stessi che, anco- recipiente in terracotta chiamato xivedda, coperto con zucchero e mandorle tagliuzzate a mo’ di petali di
un panno. Con le richieste dei consumatori le dimen- gelsomino”), i piricchittus (“Boccoli di pasta composti
In alto: un tratto dei venticinque splendidi chilometri di costa
sioni e, quindi, gli oggetti sono cambiati, ma gli in- di farina, zucchero e uova”), il pane ’e saba (“Pane di
che si estendono dalla spiaggia del Poetto fino a Geremeas. gredienti sono sempre gli stessi. farina impastata con vino cotto”), le pardulas (“For-
L’attrattiva delle spiagge ha contribuito allo sviluppo della Amministrazione comunale (assessorato alle At- maggelle sottilissime”), le pabassinas (“Composte di
Adriano Mauri

vocazione turistica della cittadina. A destra: prima ancora


che per il palato il pane di Quartu Sant’Elena, con le sue tività produttive), Consorzio 21 e Porto Conte Ricer- una mistura d’uva passa, mandorle e pignoli, con-
ricche decorazioni e forme originali, è una festa per gli occhi. che hanno promosso un progetto pilota per la valo- densata con zucchero o miele”).

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QUARTU SANT’ELENA QUARTU SANT’ELENA

Dario Sequi
Squisitezze riprodotte con sapienza antica ancora elementari. “La tecnica conta, certo, ma gli ingredien-
oggi da giovani mani nelle botteghe dolciarie. Insieme ti più importanti sono l’impegno, la passione, direi
ai candelaus (piccoli recipienti di varie forme realizzati persino l’amore per questa attività”, sottolinea Igna-
con pasta di mandorle, vuoti o riempiti con sfoglia sem- zia Tocco, maestra dell’arte dolciaria.
pre di mandorle, profumate con essenza di fiori d’aran- Le nuove attenzioni del consumatore verso i pro-
cio) o, ancora, il gattò, confezionato con un impasto di dotti tipici e biologici, meglio se accompagnati da
zucchero sciolto e mandorle tostate. Il resto è arte: pos- un certificato di garanzia, hanno spinto un gruppo
sono nascere piccole forme o riproduzioni, in miniatu- di imprenditori agricoli a dar vita all’associazione
ra, di monumenti e chiese, portate in processione du- “Colline Quartesi”: uva da tavola, pomodori ma so-
rante la sagra campestre di San Giovanni, nel mese di prattutto patate, che vedono Quartu primeggiare in
luglio. È l’occasione anche per apprezzare gli splendidi Sardegna per quantità di produzione, ma non solo.
costumi di Quartu, magari da mettere a confronto, sem- Versatili in cucina, le patate da queste parti si spo-
pre a luglio con le tradizioni popolari di tutto il mondo sano a meraviglia (magari profumate con il rosmari-
grazie a “Sciampitta”, festival del folklore organizzato, no) con il maialetto arrosto. Oppure, nei piatti di
con il sostegno del Comune e della Regione Sardegna,
dal gruppo folklorico “Città di Quarto”. In alto e nella pagina accanto : il Convento dei Frati
Si sta cercando di tramandare la tradizione dei dol- Cappuccini, costruito accanto alla chiesa di Sant’Agata
Dario Sequi

nel 1631, è candidato a ospitare il primo Museo sardo


ci di Quartu attraverso corsi di formazione o anche del pane tradizionale. Il restauro della struttura è stato
semplici dimostrazioni che cominciano nelle scuole realizzato con il contributo dell’Unione Europea.

192 193
QUARTU SANT’ELENA

mare, con le pregiate orate e le spigole del golfo de- aromatico, ampio, fragrante, con sentori di fiore di
gli Angeli, davanti al quale, nella bianchissima mandorlo e albicocca secca. Al palato è dolce, armo-
spiaggia di Quartu, tra novembre e aprile, è un nico, caldo, ricco di sapidità, ben strutturato. Ideale
trionfo di ricci, serviti in accoglienti gazebo insieme come vino da meditazione, ben si accompagna ai
al pane e a un bicchiere di Vermentino fresco. dolci tipici di Quartu a base di mandorla o ricotta,
Di recente introduzione è proprio la sagra della come le pardulas.
patata (organizzata, a giugno, davanti alla chiesa di Sapori da esaltare anche con il Nuscara, Malvasia
Sant’Andrea, a Flumini, una delle tante apprezzate Doc di Cagliari prodotto dalla Cantina di Quartu
testimonianze dell’arte religiosa nel territorio), (fondata nel 1926), un vino bianco da dessert di ori-
mentre risale agli anni sessanta la sagra dell’uva, gine antichissima, arrivato forse in Sardegna in
organizzata in occasione della grande festa dedicata epoca bizantina. Giallo paglierino tendente al dora-
alla patrona sant’Elena (madre dell’imperatore Co- to, ha un profumo intenso e persistente, con un re-
stantino) a settembre. trogusto di mandorle amare. Servito fresco, 8-10
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento gradi, è un ottimo aperitivo. Se accompagnato ai
Quartu esportava, sfuso, buona parte del vino pro- dolci, meglio se a base di mandorla, la temperatura
dotto, per lo più bianco. Oggi la produzione vitivi- ideale di servizio è di 12-14 gradi.
nicola presenta pregiati Doc che ben si sposano con Quartu Sant’Elena, il mare a un chilometro e le
la cucina sarda ma, soprattutto, con i dolci quartesi. vette dei Sette Fratelli alle spalle. I nuraghi sul ma-
Come il Moscato, la Malvasia o il Nasco Gutta ’e re e le chiese medievali che convivono tra case e
Axina (tradotto, l’anima dell’uva) prodotti dalla can- negozi. Qui l’enogastronomia affonda i suoi segreti
tina Villa di Quartu, un’azienda agricola gestita da in una storia millenaria. Pagine scritte dalla prepo-
due giovani donne. Con il frutto di 45 ettari di vi- tenza degli invasori (dai fenici fino ai piemontesi),
gneto, l’azienda produce anche bianchi e rossi, coc- ma anche dall’orgoglio dei sardi di queste terre. Un
colati nelle botti che trovano casa nelle viuzze del orgoglio che, ancora oggi, resiste, per regalare sa-
quartiere di Cepola, la culla di Quartu. La vocazio- pori e profumi senza tempo.
ne per i vini da dessert potrebbe trovare nel Nasco
importanti prospettive. Di colore giallo oro antico, il Uno scorcio di Quartu vista dalla pianura circostante l’abitato.
Nasco di Cagliari Gutta ’e Axina ha un profumo Sullo sfondo si stagliano le vette del gruppo dei Sette Fratelli.

Dario Sequi
In cantina

“SU INU, SUZZU


MERACULOSO DE SA ’IDE”
Cannonau, Vermentino, Monica, Carignano, Muristellu,
Nuragus... Ecco alcuni dei vitigni da cui nasce
su inu, il vino sardo, “succo miracoloso della vite”
DI CARLA DEPETRIS

M

a questo vino sembra aceto!”, penso casa sua, fresca e scura. Le botti sono soltanto tre e
io. Non oso dirlo ma lo sguardo tra il tutto odora fortemente di vino. Ci riempie di nuovo i
supplichevole e il divertito del mio ac- minuscoli bicchieri direttamente dal rubinetto della
compagnatore mi conferma che è proprio così. “Que- botte. “Beva, beva…”, insiste. Tento di rifiutare con la
sto è vino genuino garantito”, proclama intanto orgo- scusa che non ho mangiato niente. Non c’è scampo: i
glioso l’anziano contadino, mentre dà qualche colpet- due bambinetti che sono attaccati ai suoi pantaloni
to affettuoso alla piccola botte. Siamo nella cantina di vengono spediti in casa a prendere pane e formaggio.

197
IN CANTINA

“Adesso, però, con il formaggio, deve assaggiare Siamo nel Nuorese, e io mi incanto a guardare que-
il vino rosso!”, dice. Intanto tira fuori dalla tasca un ste montagne silenziose, dove a tratti la roccia nuda
coltello a serramanico. Tiene la mezza forma di pa- forma gole oscure. Il vento sembra non avere un suo
ne fatto in casa appoggiata allo stomaco e con gesti rumore, eppure è sostenuto, pieno di fragranze strane,
lenti e precisi ne taglia delle fette, spesse almeno così diverse da quelle che conosco. Sanno di luoghi re-
due dita. Poi è la volta del formaggio, che ci offre moti, antichi. Questi profumi mi danno una strana
sulla punta del coltello. Accidenti… è proprio buo- sensazione di dejà vu e cerco di capire dove e quando.
no! Ci guarda con occhi ridenti e sguardo benevolo. “Adesso assaggerai i vini di queste parti, – dice il
Mangia anche lui qualcosa, ma si capisce che lo fa mio accompagnatore – quelli di cantina. Chiudi gli
più per dovere di ospite che per appetito. È una occhi e respira a fondo tutti questi odori. Mettili in
delicatezza, questa, che mi confonde. È un uomo memoria… poi mi dirai”. Ed eccoci a Jerzu, in Oglia-
semplice, con grandi mani dure come cuoio e il vi- stra. Malgrado la stagione l’aria è leggera, il vento lie-
so scolpito da rughe decise, nero di campagna. Ep- ve come la carezza di una mano fresca. Le anziane del
pure quanto garbo! paese vestono di nero, indifferenti al clima, dignitose
Il mio accompagnatore mi spiega che in Sardegna, e remote. La pelle dei visi ha il colore dell’avorio e gli
ancora oggi, molti contadini si fanno il vino in casa. sguardi sono intensi, seri. Mi sento intimidita con i
E proprio perché non vogliono usare nessun artificio miei abiti colorati, quasi fuori posto.
per mantenerlo, dopo appena qualche mese si
“spunta”. “Ma loro lo bevono così da secoli, – ag- Sfilata di vini di Sardegna, risultato della grande sapienza
giunge – e non ci fanno più caso”. enologica che ha attraversato una civiltà millenaria.

Adriano Mauri
IN CANTINA

Dario Sequi
Vigneto nella Gallura settentrionale,
terra del Vermentino Docg,
“bandiera” della vitivinicoltura sarda.

In cantina il mio compagno scambia cordiali saluti Quando il giorno dopo ripartiamo ho l’impressio-
con tutti. C’è un incrociarsi di battute in una lingua ne di lasciare dei parenti. E nella mente il calore di
che mi è totalmente estranea e poi ecco i bicchieri. un gran fuoco dove sfrigola una carne saporita, il
Vino rosso. È il famoso Cannonau. Viene religiosa- piacere delle chiacchiere con un bel bicchiere di
mente versato con gesti calmi e con un avvitamento Cannonau da assaporare piano piano… Ed ecco il
finale del polso per evitare che anche una sola goccia vento, il profumo dei cespugli caldi di sole, la mor-
vada sprecata. Li osservo mentre portano il bicchiere bidezza del velluto…
alle labbra: gli occhi sono chiusi e l’espressione rapi- Mi risveglia dalle mie fantasie il mio accompa-
ta. Li imito. Sì, gli occhi si devono chiudere, perché gnatore: “Siamo in Gallura. Qui conoscerai un’altra
solo così si è concentrati sul sapore. Sento come un perla: il Vermentino”.
profumo di more, misto a qualcosa che mi ricorda il Gallura… Che strano nome. Gli chiedo da dove
petalo vellutato di una rosa. È morbido, intenso, for- deriva e mi spiega che il nome riecheggia nel gallo
te. Il calore che mi invade dentro mi fa venire voglia dello stemma pisano dei Visconti, primi signori del
di ridere. Quando riapro gli occhi mi accorgo che mi Giudicato. E il gallo, sin dal 1956, identifica i pre-
guardano tutti divertiti e soddisfatti. Ormai siamo giati vini della Cantina della Gallura.
amici. Vengo invitata ad una cena a base di cinghia- “Ma per capire il Vermentino, – aggiunge – devi
le e formaggio arrosto (quanto c’è di meglio per “ac- prima vedere una cosa…”. Mi fido di lui e non prote-
compagnare” il Cannonau, dicono). sto. Proseguiamo il viaggio sino alla punta più a

201
IN CANTINA

nord-est della Sardegna: Porto Ro- stare ferma. Alla fine della giorna-
tondo, Porto Cervo, Palau, Santa ta sento la pelle calda e tesa, odo-
Teresa di Gallura. Spiagge abba- rosa di mare. Ho una fame da lupi.
glianti, l’acqua del mare lucente. I Ed eccoci in un ristorantino alle-
colori sembrano lavati di fresco, gro che mette in mostra una va-
nuovi. Abituata ad un’aria che rietà incredibile di pesce e di frut-
sembra sempre vista attraverso ti di mare. Senza neanche chieder-
occhiali sporchi, è come se mi fos- lo ci arriva sulla tavola una botti-
si tolta un velo. Tutto è chiaro, lu- glia di Vermentino. Aspetto che il
minoso, pieno di fragranze vitali. mio compagno me ne parli. Adoro
Ed ecco ancora questa voglia di ri- quelle sue spiegazioni, sono così
dere, di buttarmi a capofitto den- strane per chi non sa niente di vi-
tro l’acqua maliziosa. ni. “Guarda il colore, – dice – deve
Rocce granitiche dalle forme essere paglierino, brillante. Il sa-
straordinarie, contorte o levigate, pore secco, pieno, caldo. È un vino
come se la mano del tempo, nella che ha nerbo ma anche armonia
sua carezza continua, le avesse ed equilibrio. È un vino elegante
modellate per addolcirle. Il vento ma non lasciarti ingannare: ha un
e il sole inebriano. Non riesco a tenore alcolico di 13 gradi”.

Antonio Saba

Sopra : formaggi stagionati e saporiti salumi sardi si gustano al meglio


con un buon bicchiere di Cannonau di Sardegna doc, vino regionale diffuso
nel Cagliaritano, nella provincia di Oristano e in alcuni comuni del Nuorese
(soprattutto Oliena e Jerzu). Il vitigno omonimo è ritenuto di origine iberica.
IN CANTINA

Sì, quel giallo brillante sembra una strana zuppa fatta di fette di
proprio compendiare tutta la lu- pane e formaggio fresco, il tutto
minosità della giornata appena irrorato di brodo e spolverato con
passata. Chiudo gli occhi, come pecorino fresco: Si chiama suppa
mi è stato insegnato. Resisto alla cuata o zuppa gallurese. “Ci sta
tentazione di bere tutto d’un fiato bene il Vermentino?” mi chiede.
e trattengo in bocca quella splen- Caspita! Siamo allegri come due
dida liquidità. Assaporo sino in liceali in vacanza. “Per colpa del
fondo. La chiave di lettura me l’ha vino”, dico io. “Per merito suo”,
data il mio amico ed è tutto chiaro: corregge lui scandalizzato.
ecco le rocce assolate e calde, la Ed aggiunge che il Cannonau
spiaggia abbagliante, il mare tra- e il Vermentino, prodotti in tutta
sparente e luminoso! l’isola, assumono fragranze di-
Non gli dico queste mie sensa- verse a seconda del luogo di pro-
zioni, non ce n’è bisogno. Mi duzione: nel Campidano, nella
guarda con aria complice e riem- Trexenta (che si pronuncia Tre-
pie di nuovo il bicchiere. Arriva- sgenta, come la j francese, ma co-
no cose deliziose: frutti di mare, sì carezzevole che è impossibile

I MIGLIORI VINI DI SARDEGNA


Questi sono alcuni dei più rinomati e squisiti vini di Sardegna. Molti
di essi hanno ottenuto negli ultimi anni prestigiosi riconoscimenti al-
le principali fiere e non temono confronti con i più celebrati vini na-
zionali e internazionali. Questo che segue è un elenco molto parzia-
le, perché in realtà sono molte le produzioni degne di citazione.
Tra i rossi vanno ricordati: il Turriga, un Igt prodotto dalle cantine Ar-
giolas di Serdiana; il Terre Brune, un Carignano del Sulcis Doc della
cantina di Santadi; il Nepente, Cannonau Doc della cantina di Oliena;
il Marchese di Villamarina prodotto ad Alghero da Sella & Mosca; il
Karana, un Nebbiolo di Luras Igt della cantina di Tempio; l’Ajana, un
barricato Igt a base di Cannonau e Carignano, della cantina Ferruccio
Deiana, e il Cannonau Doc della cantina di Jerzu.
Tra i bianchi meritano una menzione speciale il Cerdena, barricato
Igt di Argiolas; il Villa di Chiesa, Vermentino di Sardegna Doc barri-
cato della cantina di Santadi; il Funtanaliras, Vermentino di Gallura
Docg delle cantine di Monti; il Canayli, Vermentino di Gallura Docg
superiore della cantina di Tempio; il Capichera, Vermentino di Gal-
lura Docg dell’omonima cantina; lo Saruinas, Vermentino di Gallura
Docg della giovane ma intraprendente cantina Depperu di Luras; il
Pluminus, un barricato Igt di
Ferruccio Deiana; il Tuvaòes,
Vermentino di Sardegna Doc
prodotto da Cerchi di Usini; il
Gutt ’e Axina, Nasco Doc della
cantina Villa di Quartu.
Tra i classici vini da dessert,
ricordiamo il Torbato Brut di
Sella & Mosca, la Malvasia di
Bosa della cantina di Flussio e

Nevio Doz
la Vernaccia della cantina

(A.B)
Contini di Cabras (nella foto).
riprodurne il suono), così come
nel Sarrabus, il sapore di questi
vini si esalta con la morbidezza
del calore delle campagne assola-
te e pigre, diventano “veri e pro-
pri nettari”, dice.
Rimpiango di non aver più tem-
po a disposizione. La vacanza sta
per finire e il mio amico mi tortura
con tutte le cose che non farò in
tempo a gustare: l’ambrata Ver-
naccia, che lui sostiene debba es-
sere abbinata a cose salate e non
con i dolci, la Malvasia, il Mosca-
to, dove spiccano i sentori di favo
di miele, il Carignano del Sulcis, il
Monica di Sardegna…
Ecco, vedo già questa “Insula
Vini”, come verso la fine del Cin-
quecento la chiamava il botanico
Andrea Bacci, simile a uno di
quei bei sogni dove tutto si acca-
valla e le immagini sono lampi
veloci che vorresti trattenere, ri-
percorrere piano piano per gusta-
re le sensazioni vissute.
Riparto lasciando purtroppo
molte cose in sospeso. Ma la
prossima volta…

Adriano Mauri
Una bottiglia del celebre Turriga,
vino rosso ottenuto dall’assemblaggio
di uve Carignano, Bovale Sardo,
Cannonau e invecchiato in barrique.
Associazioni

I “BALUARDI”
DELLA TIPICITÀ
Un consorzio e una fondazione a difesa della ricchezza dei prodotti dell’isola
DI ORNELLA D’ALESSIO

P
“ ocos, locos y mal unidos”: gli agriturismo e gli alberghi sardi fi- con suino isolano, sale e pepe, senza
ecco come Carlo V defini- no a tre anni fa erano riforniti princi- latte in polvere e conservanti, ma con
va i sardi nel XV secolo. E palmente da aziende nazionali e in- carni fresche lavorate nello stabili-
ancora oggi il campanili- ternazionali. Ma la Sardegna è una mento di Chilivani (visitabile), una
smo su tutta l’isola continua a essere terra sui generis in tutto, anche nei sa- frazione di Ozieri.
forte, anche e soprattutto fra paesi li- pori delle materie prime, che sono ri- Altro bell’esempio di coesione po-
mitrofi. Solo negli ultimi tempi qual- masti quelli di una volta. La stessa polare viene dalla Fondazione Lo-
cosa sta cambiando. E qualcuno ha seada, il dolce sardo più tipico, a livel- gudoro Meilogu di Banari (tel.
cominciato ad applicare il sano prin- lo industriale viene fatto con farine di 079/826270, www.fondazionelogudo-
cipio “l’unione fa la forza”, proprio dubbia qualità e il ripieno con sotto- ro.com ) che quest’anno, insieme alla
nel settore alimentare. prodotti del latte; noi invece utilizzia- Fondazione Banco di Sardegna e ai
Uno dei fautori è Andrea Prato, mo esclusivamente semola di grano Comuni di Siligo, Bessude, Thiesi,
che tre anni fa con due amici, uno sto- duro, strutto casareccio, e formaggio Borutta e Cossoine, ha promosso un
rico commerciante di formaggi e salu- fresco di vacca prodotto dal Caseificio corso per valorizzare la cultura eno-
mi e il principale produttore di grano di Berchidda, il paese del trombetti- gastronomica del territorio, attraverso
e cereali dell’isola, ha fondato il Con- sta Paolo Fresu (l’azienda è visitabile lo studio di prodotti quali il vino, l’o-
sorzio Alimentare Sardo, ricalcando e ha un punto vendita. Info: cell. lio, i formaggi, gli insaccati, il pane e i
le orme della precedente piccola 335/5489924-tel. 079/2679004). Altro dolci. Il corso, strutturato in lezioni
azienda Satta & Murgia, nata come ingrediente importante della seada, teoriche e laboratori del gusto, ha
distribuzione all’ingrosso di prodotti da aggiungere all’impasto di formag- permesso di affrontare “l’arte della
alimentari freschi nel Sassarese. “Ci gio, è il limone. Noi utilizziamo solo il tavola” sia come aspetto culturale
siamo resi conto che si stava perden- distillato fresco delle bucce di quelli delle tradizioni locali sia sul piano
do uno dei tesori isolani, la ricchezza belli e sugosi di Muravera. Altri delle potenzialità occupazionali che
e la varietà dei gusti, e che se non ci esempi sono le farine, che noi produ- tale risorsa rappresenta per produtto-
fossimo uniti – spiega Andrea Prato – ciamo con il 40 per cento di grano sar- ri, operatori economici, amministra-
sarebbe stato un disastro. I ristoranti, do, e le salsicce, fatte rigorosamente zioni locali e aziende agrituristiche.

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