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STORIA CONTEMPORANEA

09.10.2020

LA CRISI DELL’EUROPA
La crisi dell’Europa è dettata da differenti fattori:
1. Con la conquista dell'America il mondo assunto impronta data dagli europei e poi ha
iniziato a cambiare nel corso del Novecento durante la Prima guerra mondiale poiché
l'Europa perde la sua funzione centrale. Questo evento però e soprattutto evidenziato con
la fine del colonialismo (decolonizzazione);
2. Alla fine del Novecento con la fine della Guerra Fredda (=confronto tra l'America e
l'Unione Sovietica di cui l'Europa era il punto di confronto) l'Europa non si identifica come
un'unica realtà &
3. La transizione demografica=Europa è un continente sempre più anziano dove i giovani
sono ormai una minoranza=>una società che invecchia è meno proiettata sul futuro.
Questa crisi della centralità europea ha spinto gli europei a porsi maggiori domande per capire le
dinamiche globali in chiave storica=>globalizzazione però emerge eurocentrismo.

LA STORIA E LA SUA CRISI


Marc Bloch, uno storico francese, sostiene che la storia, intanto, si occupa delle persone nella loro
concretezza e nelle loro relazioni sociali nel corso del tempo=>Storia è interrogare il presente
guardando al passato.
In quest’ultimo periodo la Storia sta subendo un grande cambiamento dettato da:
1. La categoria del tempo è molto sfidata dalla globalizzazione, cioè il tempo subisce anche dei
mutamenti perché nel mondo globalizzato tende ad essere compressa in una specie di eterno
presente. => generazioni più giovani perdono senso di legame col passato e al tempo stesso
perdono però anche la capacità di pensare al futuro. => in qualche modo lo spazio sembra
prevalere rispetto al tempo e questo ha ridotto il senso della Storia;
2. La fine delle “grandi narrazioni” (=grandi ideologie novecentesche) che hanno cercato di dare
una spiegazione complessiva della realtà. => crisi di una Storia intesa come grande narrazione;
La Storia come un interesse per l'altro è un’idea sviluppatasi in un’Europa che si è aperta al mondo.
Nel momento in cui l'Europa si è chiusa perde senso perché la Storia stessa è sempre un creare un
ponte con altri; ma se gli altri non sono più al centro del proprio interesse anzi addirittura gli altri
diventano nemici, gli altri diventano una realtà di cui aver paura.

LA STORIA DELLA GLOBALIZZAZIONE


Il rapporto tra globalizzazione e Storia è un rapporto molto complesso e contraddittorio perché da una
parte la Storia aiuta a capire la globalizzazione di oggi e aiuta anche a capire verso dove il mondo
può andare e dall’altra parte il presente della globalizzazione sembra mettere in discussione la Storia
delle grandi narrazioni suscitandole una domanda.
Però quest’idea di Storia è cambiata nel tempo => oggi l'uomo vive una Storia che riflette la
frammentazione del mondo globale e la perdita di centralità dell'Europa.
Il percorso dello storico britannico Arnold Toynbee, presentato nella sua opera Study of History, è
consapevole della crescente indipendenza mondiale alla base della sua concezione “ecumenica” della
Storia attenta a descrivere i “contatti” tra civiltà quale dinamica fondamentale dei processi storici. =>
nuovo universalismo che supera il tradizionale eurocentrismo senza andare oltre alla comparazione
tra civiltà. Questo è fondamentale poiché il tema della crisi da centralità europea saldato con il tema
del ripensamento della storia, cioè la perdita della centralità europea ha spinto a ripensare al concetto
di Storia.
Con la Caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la fine della Guerra fredda tutto cambia. Per Francis
Fukuyama dopo questo evento si conclude la Storia e il fatto che il mondo si spingesse verso il
modello occidentale liberale delle democrazie.
In opposizione a questa visione ottimistica sono presenti le tesi di Samuel Huntington secondo cui le
grandi aree culturali, ristrutturanti del mondo, sono destinate ad entrare in conflitto, in particolare tra
Occidente e Islam.
Queste due realtà sono state dei tentativi di provare a interpretare un mondo che usciva dagli schemi
del Novecento. Sia Fukuyama che Huntington mettono al centro il mondo globale tentando di dare
un'interpretazione delle dinamiche globali. Tutto questo dice come questo termine “globalizzazione”
si è imposto sul finire del 900 come una categoria capace di fornire una spiegazione della realtà. =>
globalizzazione è una categoria che unisce molto il locale e il globale.
Il termine “globalizzazione” è un termine difficile da definire. Esistono 3 grandi aspetti:
1. Politico come flussi trans-nazionali e reti di potere globale;
2. Economico come integrazione commercio-finanziaria &
3. Culturale come occidentalizzazione del mondo=diffusione di un modello culturale
occidentale nel mondo.
Non c’è accordo sugli esiti della globalizzazione (unificazione o frammentazione del mondo?) né sul
giudizio complessivo da dare sul fenomeno (positivo perché accresce la libertà e le opportunità degli
individui oppure negativo perché segnata da un aumento delle disparità economiche, sociali…).
In questo quadro è chiaramente un punto centrale il problema dell’estensione, intensificazione e
accelerazione delle relazioni globali. Sono 3 le questioni al centro:
1. Se la globalizzazione implichi il superamento dello stato-nazione;
2. Se la globalizzazione conduce o meno all’uniformità culturale del mondo
(occidentalizzazione/globalizzazione/ibridazione delle culture) &
3. Se la globalizzazione comporti o meno una nuova concezione di spazio e tempo (problema
della deteriorizzazione=venir meno dell’aggancio al territorio/globalismo/società delle
reti).
Quindi la Storia è in grado di rendere conto nel tempo della globalizzazione che unisce il local e col
globale e aiuta a comprendere meglio che cos’è la globalizzazione dal punto di vista storico. La
globalizzazione può diventare una categoria attraverso cui rileggere il passato. => molte
trasformazioni del passato sono state descritte attraverso la categoria della “modernizzazione”.
Perciò il concetto di Modernizzazione è stato un concetto centrale per molto tempo per spiegare i
processi globali nel campo storico. Nonostante ciò, veniva sempre posto al centro l’Occidente perché
considerato il motore dei processi della Globalizzazione.
Se si spostasse l’attenzione dalla modernizzazione alla globalizzazione, intesa come spazio di
interazione e di relazione per uno sviluppo tra parti diverse del mondo, questo può essere il campo
dove indagare nel tempo i rapporti tra Stati, popoli e civiltà.
16.10.2020
La Globalizzazione è una categoria storica vista come processo di crescente interdipendenza tra
diversi paesi del mondo a differenza del periodo dopo la Seconda Guerra Mondiale in cui si
descriveva molte trasformazioni del passato nazionale attraverso la “modernizzazione”. => categoria
per leggere le vicende di tutto il mondo (storia omnicomprensiva) partendo dal mondo occidentale
(occidentocentrismo=mondo avrebbe seguito i processi dell’Europa e dell’America con le stesse
modalità).
La globalizzazione può essere utilizzata come un concetto di tipo descrittivo per spiegare processi
ampi di trasformazione svolti su lungo periodo e come un fenomeno basato su processi di ampia
interazione. La globalizzazione è un processo: non determinato; che trasforma profondamente le
istituzioni politiche e sociali e provoca reazioni verso la frammentazione.
Alcuni ambiti della ricerca storica possono essere utili per costruire una storia della globalizzazione:
• Storia dell’economia mondiale;
• Storia delle migrazioni;
• Storia delle relazioni internazionali;
• Storia dell’imperialismo e del colonialismo;
• Storia della decolonizzazione &
• Storia delle missioni religiose.
Dagli anni 90 del XX secolo si è cominciato a parlare di “World History” o “Global History” che
tenta di esaminare le relazioni tra popoli, stati e civiltà. Un importante impulso alla World History è
venuto dalle analisi del sociologo americano Immanuel Wallerstein e al suo concetto di “sistema-
mondo” formulato negli anni 70 perché con questo concetto si inizia ad intendere che ogni sistema
sociale è un mondo a sé, indipendente dagli altri poiché autosufficiente nell’approvvigionamento dei
beni essenziali grazie alla sua divisione sociale del lavoro e non che tutto il mondo costituisce un
unico sistema.
Più che considerare il mondo come un “tutto” astratto la storia prova a descrivere le interazioni
osservabili tra individui sostenute istituzionalmente attraverso le “reti”. Questo concetto di rete ha dei
limiti perché tende ad appiattire le relazioni non permettendo agli scambi di distribuirsi in modo
uniforme nel globo e perché non dà contro degli orientamenti importi alle relazioni (molte relazioni
e scambi sono unidirezionali o triangolari).
La storia della globalizzazione indaga principalmente sugli spazi di interazione dove si sviluppano
scambi e reti. Si pongono alcune questioni:
• Estensione e importanza degli scambi e delle relazioni (emigrazione italiana non è quella
francese; i prodotti cinesi prima erano di lusso oggi non lo sono più);
• Le reti si differenziano per intensità e velocità dei contatti (dipende da mezzi tecnici e
condizioni organizzativo-istituzionali) &
• Durata e frequenza delle interazioni (le relazioni possono indebolirsi e anche esaurirsi).
Fino al 700 il centro del mondo era l’Asia coi suoi imperi (Cina, India, Giappone, Persia, Impero
ottomano e Russia) perché aveva la maggiore popolazione (70% della popolazione mondiale), aveva
le maggiori potenze economiche e aveva istituzioni politiche e religiose grandi come l’Europa.
I regimi euroasiatici e dell’Africa si somigliano molto perché i centri di potere non erano centralizzati
e il potere statale era forte nelle zone delimitate.
Questi imperi asiatici sono costitutivamente plurali perché al loro interno vi sono popolazioni diverse
etnicamente e religiosamente a differenza dell’Europa che aveva un’uniformità religiosa e quindi si
chiede fedeltà al sovrano soprattutto alle minoranze che credevano in questo modo di ottenere
protezione.
Emergono nuove forme di Stati: società mercantili nell’Europa centro-settentrionale (Olanda,
Inghilterra son la sua flotta marina, mondo tedesco) per superare le altre regioni del mondo cercando
anche di raggiungere forme più moderne di produzione, lavoro e mercato finanziario non statali. =>
Europa è piccolo mondo molto conflittuale che produce anche molta innovazione e conquista di
territori fuori.
A partire dalla seconda metà del Settecento inizia un primo processo di globalizzazione più moderna
perché l’Europa crea reti di scambi di alcuni prodotti più consolidate (tè, tabacco, cacao, oppio).
L’incontro con gli altri portano gli europei a creare le mappe etnografiche (classificando le razze in
base al colore della pelle). => Nella concezione europea si fonda l’idea di qualità morali legate a una
gerarchia di pelle perché più chiara più virtuosi e viceversa portando all’affermarsi della superiorità
dei bianchi sui neri.
Cresce la “grande domesticazione” che è lo sfruttamento delle terre in modo regolare e intensivo
dovuto alla crescita demografica forte e alla sedentarizzazione a livello globale. => Modernizzazione
degli imperi asiatici che portò alla costruzione di Stati che tassavano con più facilità le persone
sedentarie.
Parallelamente alla trasformazione degli imperi asiatici abbiamo le “rivoluzioni industriose” legate
alla domanda crescente di beni di consumo di lusso nelle classi d’élite dell’Europa e nei ceti benestanti
dei grandi imperi asiatici che mutano radicalmente il commercio mondiale. => nel corso del
Settecento i livelli di vita dei ceti benestanti europei erano molto simili a quelli dei ceti benestanti a
quelli orientali.
Si pongono così le basi per l’ascesa industriale dell’Europa non basate sul declino degli altri ma sul
fatto che la borghesia industriale emergeva sempre più accanto alla nobiltà.
C’è la spinta al commercio mondiale che alimenta lo sviluppo di un nuovo modo di produrre
(industrializzazione) e che si appoggia su diversi aspetti vantaggiosi:
• Europa ha fonti energetiche ancora inutilizzate che è il carbone per far funzionare il
macchinario;
• Europa poteva basarsi sul sistema schiavistico delle colonie gratuito &
• Europa ha attraverso colonie terre sfruttabili a basso costo.
La crescita della produttività agricola fece crescere l’urbanizzazione della popolazione con mercati.
L’Europa ha:
• delle istituzioni statali e politiche stabili che favoriscono gli investimenti economici;
• ha delle istituzioni finanziarie indipendenti dal potere e dai ceti mercantili. => separazione tra
proprietà e gestione e Stati essendo i più stabili godono della fiducia dei privati che vengono
finanziati da loro.
• rapporto vantaggioso fra guerra e finanza perché la guerra per espandersi cerca finanziamenti
nei territori conquistati. => sviluppo delle flotte incise sui commerci.

23.10.2020

Le rivoluzioni industriose sono rivoluzioni legate alla domanda crescente di beni di consumo
avvenuta in Asia; mentre le rivoluzioni industriali sono rivoluzioni legate all’offerta crescente di beni
di consumo a basso costo per risorse energetiche; ricerca dell’innovazione e sfruttare territorio e
schiavi avvenuta in Europa.
La fibra dei tessuti dominante in Europa era la lana che era poca e difficile da lavorare (come la seta)
ma adesso arriva anche il cotone che era tanta e facile da lavorare e colorare.
La rivoluzione industriale è un cambiamento irreversibile in ambito sociale con ascesa della
borghesia.
Lo stato può essere definito tale quando ricorrono tre elementi: 1. territorio; 2. istituzioni e 3. popolo.
L’Europa presenta stati moderni con forme di “patriottismo” sempre più forti => l’integrazione delle
economie rese le popolazioni sempre più interconnesse e consapevoli di appartenere ad uno spazio
comune facendo consolidare così la politica territoriale non più dinastica. Le élites tesero a
sovrapporre patriottismo e identità culturale.
In Medio Oriente, Africa e Asia si fondano società civili con sviluppo dei piccoli ceti urbani.
Purtroppo, durano poco perché nascono dei movimenti dopo una crisi sociale ed economica che
rivoluzionano i regimi politici.
Gli imperi asiatici per tenere il passo delle potenze europee non riescono a mettere in campo risorse
per rendere più efficace il sistema militare e a poter mantenere il controllo territoriale più
ampio=>Asia entra in crisi.
Europa cresce molto più velocemente rispetto al resto del mondo pur essendo partita dallo stesso
punto degli imperi asiatici.
Il dominio dei mari da parte degli europei permette uno sviluppo del settore economico più dinamico:
il sistema delle piantagioni caraibico-americano=>Stati europei hanno bisogno di risorse ma possono
contare sulle colonie.
Il Regno Unito è impero marittimo, senza eserciti quindi impiega le risorse per mantenere flotte
militari per aprire e gestire rotte commerciali; ma va contro la Francia=>contesa atlantica fra Francia
e Regno Unito
La guerra dei Sette anni=conflitto importante perché segna uno spartiacque tra Francia e Regno
Unito=>avendo radici europee è combattuta fuori dall’Europa per avere territori europei.
Alla fine della guerra dei Sette anni (alla fine del 700) avvengono le 2 rivoluzioni più importanti:
quella americana del 1776 (indipendenza dal Regno Unito e nascita degli Stati Uniti d’America con
Dichiarazione d’Indipendenza=>crisi per l’Inghilterra che subisce questa rottura e la spinge ad andare
verso mondo asiatico) e quella francese (rappresentanza e sovranità popolare e spese sostenute(idee
americane) mettono in crisi la monarchia francese creando un conflitto tra clero, monarchia e terzo
stato=>rivolte sociali e regionali con scontri fra girondini (federalisti) e giacobini (centralisti).
L’affermazione dei Diritti dell’Uomo come principio universale=>la Francia di Napoleone che
esporta le sue idee di ideologia e potenza giustificano l’ultimo tentativo dell’egemonia francese
sull’Europa (Civilisation universelle). Con l’egemonia napoleonica si afferma in Europa un modello
di stato centralizzato che esercita un controllo pieno sul territorio e che ha una capacità di penetrazione
nella società molto più forte di prima.
30.10.2020
La politica imperiale europea proiettata oltre al proprio raggio porta alla definizione di potenza =>
c’è bisogno di maggiori risorse e quindi avviene processo di espansione.
In un quadro di crescente ricerca di potenza imperiale il sistema di Vienna è contradditorio perché da
una parte fondato su principio di equilibrio tra potenze e dall’altra questo equilibrio di potenza spinge
europei a tensioni extraeuropee che poi riconfluiranno sul mondo europeo. Il Congresso di Vienna
(1815) garantisce la pace fino alla Prima Guerra Mondiale però alimenta una competizione crescente
che sarà poi l’origine del conflitto mondiali.
Agli inizi del XIX secolo le colonie latinoamericane si rendono indipendenti secondo un principio di
sovranità (=capacità di autogoverno per non dipendere più) non secondo un’idea nazionale (=popolo
che si riconosce negli stessi elementi culturali agganciati a realtà politico-territoriale creando uno
Stato). Il processo di indipendenza secondo il principio di idea nazionale sarebbe stato difficile nel
contesto dell’America latina perché le classi dirigenti latinoamericane erano spagnoli o creoli molto
integrati nella madrepatria oltre che sotto dominio spagnolo estraneo era molto ingerente e quindi in
reazione poteva venirsi a creare identità nazionale opposta e poi perché in sud America non esistevano
identità nazionali con identità specifiche e locali perché prima nascono prima territori con confini. La
Spagna era quasi totalmente dipendente dalle colonie latinoamericane quindi quest’ultime solo
tardamente decidono di non finanziare più economicamente la madrepatria e quindi affermarono un
principio di sovranità decidendo di gestirsi da sole le proprie risorse e di separarsi dando vita a stati
indipendenti senza proprie identità poi daranno vita a identità nazionale.
Alla fine del Settecento l’Impero ottomano trova una sua centralità strategica dovuta al fatto che è
una cerniera tra Asia ed Europa; non è una periferia.
La novità è l’irrompere dell’Impero russo nel Mar Nero dovuta a interessi di espansione territoriale e
vuole liberare Costantinopoli dal controllo ottomano liberando le popolazioni ortodosse che un tempo
gli avevano trasmesso la religione => espansione di carattere geopolitico verso Mar Mediterraneo
guadagnano influenza su popolazioni ortodosse e slave dei Balcani.
La Russia che spinge verso Mediterraneo est si scontra con espansione anglofrancese vero Ovest sul
territorio ottomano. La spedizione napoleonica in Egitto di tipo politico militare e culturale per
conoscere di più l’Oriente attraverso un incontro e si accelerano le trasformazioni già in atto lì.

L’Europa inizia ad essere vista come superiore ed un modello per l’oriente => cambiamento culturale.
La cultura orientalista è l’insieme delle discipline che iniziano a studiare l’Oriente a seguito della
spedizione napoleonica cambiando la sua visione attraverso un approccio testuale (gli europei
elaborano visione dell’Oriente che è rappresentazione, non realtà) => riflette sguardo europei su
questo mondo che sottolinea la differenza di modernità (loro meno moderni rispetto a noi europei) e
porta cultura in civiltà orientale ritenuta arretrata.

06.11.2020

Con gli eventi del 48 si rompe l’idea di restaurazione del Congresso di Vienna (1815) e si h un
conflitto tra principio nazionale (=il popolo ha diritto di scegliere liberamente il proprio sistema di
governo) e principio dinastico (=il popolo non ha diritto di scegliere il sistema di governo, ma deve
riconoscere al re il diritto di esercitare il potere e di trasmetterlo ereditariamente). Inizia così a
prendere forma l’idea di unificazione dello Stato come nazione in Italia e Germania che erano divise
in staterelli piccoli. In Italia inizia il processo con le 5 giornate di Milano. Nel 1870 nasce il Secondo
Reich con Bismarck escludendo l’Austria tedesca mentre nel 1861 nasce il Regno d’Italia come
progetto di stato nazionale possibile in quel periodo.
Nella prima metà dell’Ottocento si va consolidando una crescente espansione europea fuori
dall’Europa => incontro con popolazioni musulmane e idea importante di civilizzazione universale.
Si afferma la legittimità ibrida (=idea inclusiva che il dominio europeo è verso la civilizzazione e il
progresso presso le popolazioni extraeuropee) anche e in modo difficile.

L’espansione coloniale e l’espansione missionaria sono diverse perché la prima è volta alla conquista
e alla sottomissione di un territorio giustificato da idea di portare civilizzazione mentre l’espansione
missionaria è volto a educare alla religione cristiana le popolazioni locali di un territorio conquistato
dai colonizzatori e convertirle al cristianesimo partendo con l’idea di garantire assistenza religiosa
alle colonie. La religione diventa anche elemento di giustificazione dell’espansione coloniale. C’è
una contraddizione profonda perché imperi coloniali si sviluppano con idea di espansionismo
civilizzatore a cui non corrisponde mai un uguaglianza tra le popolazioni degli imperi coloniali; ma
si ha una sudditanza perché non si dà diritto di cittadinanza ai sudditi e col tempo porterà alla fine
della colonizzazione.

La rivoluzione industriale è un fenomeno globale (non europeo) che 1.non si diffonde in modo
uniforme ma vede zone fortemente industrializzate ed urbanizzate affiancate da zone meno
industrializzate (ex. Londra e Manchester industrializzate mentre Irlanda no, in Italia le regioni del
nord sviluppate mentre sud no); 2.non segue un unico modello quindi non è imitativo, ma adattamento
di prodotti al contesto locale; 3. avviene in modo lento.

Con lo sviluppo dell’industrializzazione si sviluppano le grandi città (=urbanizzazione) creando


nuove forme di socialità con la modifica di abitudini e mentalità (migrazione da campagna a città,
sviluppo di reti ferroviarie, creazione di nuove forme di aggregazione collettiva per il tempo libero
grazie all’illuminazione pubblica).

Lo sviluppo delle reti infrastrutturali è importante per la diffusione più ampia di prodotti in maggior
quantità a basso costo e per la diffusione a livello globale di armi. Tali beni si diffondono grazie a:
esistenza di rete commerciale globale, mezzi di trasporto a vapore (treni e navi), domanda di beni di
lusso europei da parte delle élite benestanti anche fuori dall’Europa. Altro strumento fondamentale è
il telegrafo che rende possibile una comunicazione di informazioni prettamente simultanea a livello
globale => 1. economia globale dei capitali (mercato finanziario globale separata da merci con centro
in Londra); 2. agenzia di stampa che diffonde giornali con notizie da tutto il mondo e 3. Stati possono
esercitare possono esercitare maggior controllo su periferie influenzando relazioni diplomatiche
internazionali (comunicazioni tra Stati con diplomatici e Governo centrale).

Nascono le correnti di pensiero marxista (critica capitalismo per superarlo) e liberalista (parla del
capitalismo come libertà di scambio di beni e di idee) che riflettono su questo mondo capitalista
globalizzato.

Sempre di più l’Europa di muove su orizzonte globale e industriale => negli anni 40 iniziano guerre
dell’oppio da parte dell’Inghilterra per aprire i porti cinesi a scambi con l’Europa => Trattati Ineguali
che costringono Cina ad aprire porti al sud allo scambio commerciale con Europa. Anche in Medio
Oriente l’Impero Ottomano viene forzato a scambi commerciali con gli inglesi col Trattato anglo-
ottomano. Tali imposizioni indeboliscono la dottrina liberale e creano un sistema integrato
dell’economia mondiale (dialogo europei con élite cinesi) => porti cinesi come Canton si aprono.
A partire dalla metà dell’Ottocento il colonialismo, che tendeva ad essere inclusivo in nome di una
civilizzazione universale, passa ad un eurocentrismo esclusivo affermando l’idea di una superiorità
culturale e morale del mondo europeo creando distanza col mondo extraeuropeo.

13.11.2020

Il mondo asiatico si apre in modo crescente all’influenza occidentale => Guerre dell’oppio e trattati
ineguali apertura porti cinesi a inglesi => soprattutto influenze culturali occidentali.

Nel 1868 il Giappone inizia una fase di più intensa modernizzazione coniugando elementi occidentali
(esercito, polizia, amministrazione, università) con quelli della tradizione locale. diventa il primo
stato costituzionale dell’Asia. La globalizzazione adattiva cioè le élite del mondo extraeuropeo
guardano all’esempio europeo producendo movimenti di riforma con acquisizione selettiva
preservando disprezzo per lei. Allontanarsi dalla tradizione locale feudale verso apertura culturale
europea ma non totalmente.

Si crea una tendenza verso unipolarismo culturale=gran parte del mondo guarda al modello euro-
britannico imponendo un’idea universale del progresso => si diffondono stampa e giornali ma non la
cultura, la lingua e la religione britannica.

Nel corso del XIX secolo si sviluppano più ampie relazioni economiche mondiali fuori dal controllo
degli Stati. Ma non si ha ancora un’economia globale unitaria.

Il volume del commercio mondiale crebbe tantissimo anche se si svolge ancora nell’area euro-
atlantica) e quindi resta ancora un policentrismo.

La nuova realtà mondiale si spostò da u paese ad un altro => grandi migrazioni europee verso
Americhe & russi asiatici, indiani, cinesi e giapponesi immigrati verso altri Paesi. Grazie a diaspore
di emigrati si rafforzano legami transnazionali.

Nel corso del XIX secolo fu possibile trasportare quantità sempre maggiori di merci lungo le grandi
distanze (con tempi e prezzi sempre + convenienti) => si trasforma radicalmente il mercato delle
derrate alimentari, introducendo una prima divisione del lavoro su scala mondiale (paesi produttori e
paesi importatori

STORIA & GLOBALIZZAZIONE-XX SECOLO


Tra Ottocento e Novecento abbiamo una crescente integrazione grazie a scambi storico-culturali tra
le diverse parti del mondo. => si rafforza percezione della contemporaneità tra vicende poste in aree
geografiche diverse => carattere eurocentrico della storia viene messo in discussione x’ emergono
tante realtà extraeuropee come protagoniste della storia => pluralità di civiltà e di culture =>
comparazioni tra civiltà (differenze fisiche e morali) per superare la storia universale eurocentrica e
porta a classificazione delle razze (europei sopra e altri sotto).

Lo sviluppo della globalizzazione avviene parallelamente a quello di Stati-nazione => reazione di


settori economici a dimensione globale degli scambi porta a invocare un maggior intervento dello
Stato (protezionismo che rivelava il nuovo ruolo degli stati, + che incidere sugli scambi).

Col protezionismo la politica tende a occuparsi sempre più dell’economia mondiale => globalismo
non è più destino ineluttabile ma qualcosa su cui poteva intervenire attraverso la politica degli Stati.
In quest’epoca si ha anche un forte processo di “territorializzazione” per connettere la dimensione
sociale ad uno specifico territorio coincidente con lo Stato-nazione (nazionalismo) => Stato aumenta
capacità di controllo territoriale sull’economia porta alla costruzione della nazione. L’integrazione
dell’economia mondiale deve ora andare a vantaggio dello Stato-nazione.

Il controllo dell’economia mondiale divenne l’obiettivo principale degli Stati => politica di potenza
assume sempre più carattere aggressivo => mondo diviene spazio di interazione tra Stati concorrenti.

Tra fine Ottocento e inizio Novecento raddoppia il tasso di crescita della popolazione => cresce idea
di della necessità di avere uno “spazio vitale” => competizione per la spartizione delle terre non
ancora colonizzate.

L’imperialismo è fenomeno che ha molteplici cause: economiche, strategiche, politiche e sociali =>
rapporti di dominio coloniale già presenti si rafforzano in Asia e Africa.

La Cina sembrava l’unica a non venire influenzata dall’imperialismo europeo.

Nei decenni precedenti la 1GM il mondo è una realtà indipendente nel suo complesso => sviluppo
dell’alfabetizzazione e della comunicazione.

Con l’esplorazione dei poli si completa la conoscenza della terra e si ha una profonda trasformazione
delle esperienze del tempo e dello spazio: creazione di fusi orari e motore a vapore.

Primi decenni 900 segnati da crescente integrazione dell’economia molto più unitaria alla vigilia della
1GM.

Agli inizi del XX secolo il sistema delle potenze divenne globale sia per ampliamento di influenza
europea (GB e Russia) sia per emergere di nuovi centri di potere (USA e Giappone).

20.11.2020

Teorie di Darwin applicate a competizione tra stati (lotta per supremazia del più forte sul più debole
per guadagnare lo spazio vitale), diverso da pensiero originale (teoria dell’evoluzione con
meccanismo di selezione per contrastare le tesi razziste di poligenismo) => spazio vitale sempre meno
in Europa e si cerca fuori (corsa a conquista di Africa).

Maggior possibilità di espansione con idea di spazio da conquistare accresce idea di poter diventare
più gradi che anima molti stati europei => corsa ad accaparrarsi spazi e risorse.

Nazionalismo cambia perché diventa più esclusivista (noi e altri), aggressivo (si difende perché teme
competizione di altri), razzismo (rappresentazione anche tra europei) portando a tensione; a differenza
della usa nascita come nuova forma di integrazione nello stato.

Imperialismo è mix di cose diverse dove rientrano tre cose principalmente: nazionalismo, capitalismo
e razzismo.

Imperialismo come competizione e conflitto tra G.B. e Francia per ragioni diverse perché G.G.
vedeva in lui ragioni economiche e commerciali, mentre la Francia ragioni politiche (affermazione
della sua grandeur) => si scontrano soprattutto in Africa.
Religione laica per idea sacrale della civilizzazione in chiave di legittimazione.

Nascono le prime alleanze europee permanenti con Bismark che durano più anni e possono essere
rinnovate per garantire equilibri europei (Patto dei tre imperatori tra Germania, Russa e Austria e
Triplice alleanza antifrancese tra Germania, Austria e Italia). Questo sistema entra in crisi alla fine
dell’800 perché impero russo entra nei Balcani e impero austriaco espulso da Germania portando a
rivalità tra potenze russa e austriaca => nuovo equilibrio europeo fondato su: a. rinuncia ad ulteriori
espansioni territoriali & b. alleanze globali (GB cerca intesa con USA, Francia e Russia in funzione
antitedesca perché rivalità tra potenza russa e austriaca nei Balcani + francese e tedesca).

Le due rivali in campo coloniale (G.B. e Francia) si alleeranno per far fronte a potenza tedesca con
l’Entente cordiale. In Asia scontro tra Inghilterra e Russia perché quest’ultima cercava sbocco sui
mari (Iran & Afghanistan pressione da nord Russia e da sud Inghilterra) si alleano contro Germania.

Mentre si accrescono timori di scontro globale tra le potente, si sviluppano anche nuove forme di
cooperazione internazionale (movimenti transnazionali): Croce Rossa, movimento delle Suffragette
per suffragio universale, Primo parlamento mondiale delle Religioni a Chicago (religioni iniziano a
connettersi), partito Internazionale socialista, 2 Conferenze dell’Aja (Olanda) per regolare in modo
pacifico le tensione internazionali per evitare un conflitto.

Agli inizi del 900 scoppia la guerra russo-giapponese spinse a guardare le civiltà in modo diverso =>
prevale impero zarista (nazione moderna non europea) contro una delle grandi potenze occidentali.
La Vittoria del Giappone dimostrò come anche una civiltà extraeuropea poteva essere pari all’Europa
sul piano militare, uno degli ambiti dove si esprimeva più compiutamente la modernità occidentale
=> inizia crisi eurocentrismo.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE


Si può parlare di Guerra Mondiale è globale (coinvolgimento di potenze europee occidentali con
colonie ed extraeuropee e combattimento prevalentemente in Europa, ma anche su fronti in altri
continenti), di massa (mobilitato più di 70 milioni di uomini con trasferimento ferroviario e
arruolamento obbligatorio) e industriale (sviluppo tecnologico che ha necessitato una grande
produzione industriale in serie), totale (coinvolge intere società e si combatte anche sul fronte
interno).

La parte di società non coinvolte direttamente nella guerra (donne) sono comunque coinvolte dando
sostegno e producendo tutto ciò che serviva ai soldati sul fronte.

Grande entusiasmo all’inizio ma nel corso del tempo diventa fondamentale sostenerla con la
propaganda di stato che seleziona notizie da pubblicare in giornali creando controllo su opinioni =>
crescente ruolo dello stato.

La guerra porta ad un rafforzamento dell’identità nazionale compattando la società => spinge milioni
di persone a fare esperienza dello stato e ad alfabetizzarsi perché soldati al fronte devono scrivere
mantenendo legame con famiglia e per dare parola a condizione indicibile (scrivere tiene
umanizzazione in un contesto di disumanizzazione in trincea).

Carattere industriale della guerra dovuto alle innovazioni tecniche e applicazione di pratiche
industriali alla guerra => supremazia delle macchine sull’uomo, non etica bellica.
Con guerra scienza medica per sopperire al dramma umano (orrore) fa un salto innovativo con le
protesi. Il mutilato fisico sarà il protagonista del dopo guerra che aveva impatto molto forte nella
coscienza collettiva, ma anche impatto psichico perché produrrà effetti profondi che resteranno
menomale per l’orrore e lo stress che vivono (shock post-traumatico). Soldato senza nome.
All’inizio non si usavano gli elmetti di metallo per proteggere la parte della testa più esposta in
trincea.
Gli imperi coloniali (G.B. e Francia) attingono dalle proprie colonie uomini da far combattere al
fronte.
Conflitto mondiale che si innesca nei Balcani perché territorio di confronto acceso tra Austria e
Russia ma si sviluppa anche nazionalismo marcato ed aggressivo di tipo etnico nei suoi stati. Guerre
introducono carattere demografico => Assassinio di Sarajevo dell’imperatore austro-ungarico
Francesco Ferdinando da parte di un nazionaliste 19enne aveva progettato unione di Austria,
Ungheria e Serbia (maggioranza della società). Questo episodio non è l’innesco diretto della guerra,
ma porta ad una serie di scelte nate da scontro tra Austria e Serbia che condizionano scenario
europeo.
In poche settimane nel 1914 l’Europa si trova del tutto coinvolta in questo conflitto.
Socialisti appoggiarono intervento in guerra per passione nazionale che supera ideologia; anche
grande industria del nord con Corriere della sera favorevoli a entrata in guerra perché nella guerra
grande occasione; nazionalisti spingevano entrata in guerra contro Austria che vedevano conflitto
per Italia guerra di indipendenza per riprendere territori austriaci (Trentino, Alto Adige e Trieste).
Voci contrarie venivano la Chiesa con Papa Benedetto XV; i cattolici che successivamente
sostengono intervento per dimostrare che italiani sono pienamente nazionali.
27.11.2020
Con la Prima Guerra Mondiale cambia irreversibilmente non solo la geografia dell’Europa ma anche
quella del Medio Oriente.
Nel 1919 i grandi cambiamenti riguardano il centro dell’Europa dovuto alla dissoluzione degli imperi
centrali perché si creano nuovi Stati (Austria, Ungheria, Jugoslavia, Romania si amplia acquisendo
territori austroungarici, Ceco Slovacchia, Polonia, 3 repubbliche baltiche).
Austria e Ungheria che erano i 2 centri del vasto impero si ritrovano 2 piccoli stato nel cuore
dell’Europa che stimolano spinte revisioniste verso i trattati.
Nascono 2 stati inediti: 1. Jugoslavia è regno frutto dell’unione tra Serbia con Macedonia, Croazia e
Slovenia con centralità dell’elemento serbo e con conflitti all’interno & Cecoslovacchia è stato ibrido
che unisce popoli cechi e slovacchi (+ povero e agricolo) con egemonia ceca con due funzioni perché
baluardo verso mondo russo già con rivoluzione ma anche perché doveva impedire che il mondo
tedesco ritornasse a rafforzarsi troppo.
La Polonia si afferma come stato nazionale fedele ad antico regno polacco più sbilanciata verso il
Baltico, ma avrà vita breve perché spartito tra Germania nazista e URSS.
Nuovi stati che cercano di rispondere alle aspirazioni nazionali presenti nei popoli dell’Europa centro-
orientale => “ogni popolo ha diritto a costituirsi in stato” non trova spazio nei nuovi assetti
dell’Europa uscita con trattati perché nei territori vi sono diverse popolazioni che impediscono la
costruzione di una netta identità nazionale e perché presentano il problema che hanno territori abitati
da minoranze diverse (Ex. Romania con minoranze ungheresi).
Il quadro che esce dalla Prima Guerra Mondiale è problematico perché formato da: Germania
umiliata con territorio ridotto per Alsazia e Lorena a Francia e Prussia orientale a Polonia e nuovi
Stati instabili perché non sono pienamente nazionali perché non omogenei ma plurali e soggetti a
rivendicazioni di minoranze nazionali.
L’Italia guadagna Trentino con Trento e Trieste con suo entroterra Istria dallo scioglimento
dell’Impero Austroungarico => definizione di frontiera orientale che garantiva propria sicurezza e
superiorità marittima nell’Adriatico dovendo fronteggiare Regno Jugoslavo. La Questione di Fiume
si lega anche a vicenda della sistemazione dell’Impero Ottomano.
L’altro Impero che subisce una piena dissoluzione è quello Ottomano dopo essere uscito sconfitto
perché alleato della Germania e dell’Austria e nel trattato di Sèvres che riduce i suoi territori facendo
nascere nel Medio Oriente arabo la Siria e il Libano che sono mandati della Francia (=affidamento
internazionale ad alcuni stati europei il compito di accompagnare questi nuovi stati all’indipendenza
fatto dalla Società delle Nazioni) controllati direttamente e la Palestina, la Giordania e l’Iraq sotto
mandato dell’Inghilterra.
Oltre a questi mandati si prevedeva la creazione di un unico regno nella penisola araba dove c’erano
i principali centri musulmani sotto la dinastia Saud (clan dominanti la regione) sotto controllo
indiretto degli inglesi => monarchia Arabia Saudita.
La Russia attraversa cambiamenti di regime politico più che a livello geopolitico perché è legato
soprattutto all’avvento della Rivoluzione russa e alla fine degli assetti imperiali dinastici non portando
a dissoluzione territoriale. L’Unione sovietica si presenta in netta rottura col passato ma anche in
continuità con l’impero per i territori con diversità etniche.
La Grande Guerra segna un passaggio decisivo nella storia europea => tensioni tra potenze europee
portano ad un conflitto mondiale => inizio del declino dell’egemonia europea nel mondo. Europa
sconvolta da conflitto totale di tutte le popolazioni, indebolita da istituzioni politiche, umiliata da
intervento americano e spaventata da Rivoluzione russa.
A partire dall’India inizia un movimento nazionalista anticoloniale per liberarsi dal dominio
britannico => giovane avvocato Ghandi figlio dell’Impero che si sentiva pienamente suddito anche
se ha studiato a Londra e ha lavorato in Africa => combatte con fedeltà a Impero britannico con idea
che potesse aprire maggiore autonomia a India all’interno; ma poi alla fine della guerra (1919),
quando gli inglesi decidono di mantenere leggi restrittive, non lo vede d’accordo e inizia il movimento
che puntava a ottenere indipendenza che si otterrà nel 1947.
Anche nel mondo islamico contemporaneo vi sono movimenti anticoloniali che seguono quello
dell’Egitto ponendo fine al Califfato e nell’Impero Ottomano. Nel 1924 La nuova Turchia nasce come
Repubblica Nazionale Laica rompendo col passato imperiale e l’islam si frammenta in Stati diversi
culturalmente e politicamente con una crisi.
04.12.2020
Nella grande crisi europea successiva alla Prima Guerra Mondiale si formano nuovi regimi che
cercano di rispondere al protagonismo delle masse che chiedono di essere rappresentate avendo
rilievo politico: Leninismo (bolscevico incentrato su partito internazionale) in Russia, Fascismo con
autarchia nazionalista violenta, militarismo, statalismo ed esaltazione tecnologica per riportare ordine
dopo sconfitta in Italia (questione di Fiume), Spagna, Giappone e Germania (trattato di Versailles
1919 che la costringe a cedere territori, a ridurre effettivi militare e a pagare ingenti somme di denaro
per la responsabilità del conflitto => compatta il popolo tedesco per reagire a questo trattato su cui fa
leva il movimento nazista) => modello di progresso e modernizzazione rapido per colonie.
Il movimento nazista nasce nei primi anni 20 come piccolo movimento guidato da figura incolore di
Hitler perché origini asburgiche e combatte nell’esercito asburgico conoscendo bene la Guerra =>
movimento nazionalsocialista che unisce dimensione dei lavoratori e quella nazionale. Si riprende la
tradizione del mito ariano di fine 800 col razzismo scientifico, la teoria del darwinismo sociale e dello
spazio vitale e le usano come espressioni della razza superiore che ha diritto di dominare su razze
inferiori (slavi considerati come popoli dell’est destinati ad essere schiavi, ebrei). Scopo è unificare
etnie in una Germania unica. Nel 1933 assume potere legale e inizia processo di consensi.
La concezione dei nuovi regimi del sistema internazionale è di tipo imperiale => a un ordine globale
liberale si contrappone un grande spazio imperiale perché le grandi potenze non sono più in equilibrio.
Il sistema delle relazioni internazionali si ideologizza => si radicalizza la competizione darwiniana
tra gli Stati: aggressione giapponese alla Manciuria; conquista italiana dell’Etiopia e espansione
nazista.
11.12.2020
In Asia movimenti nazionalisti per creare spazio economico e politico + integrato si erano formati
già durante l’occupazione giapponese => decolonizzazione e indipendenza in Asia e Africa: Siria e
Libani sotto influenza francese nel 46; India, Pakistan, Sri Lanka e Birmania sotto influenza inglese
nel 47; Palestina sotto mandato britannico nel 48 con nascita di Israele; Indonesia sotto influenza
giapponese nel 49 liberandosi dal dominio olandese pur avendo partito comunista in maggioranza si
cerca di non scivolare in regime comunista come Cina subendo durissime repressioni negli anni 50;
Nord Africa sotto influenza negli anni 50; Algeria sotto influenza francese dopo crisi di Suez nel 56
porta una crisi alla Quinta Repubblica di De Gaulle e la Nuova Costituzione con assetti presidenziali
e nel 1962 in un referendum l’Algeria diventa indipendente; Africa sub-sahariana negli anni 60.
Nascono paesi che vogliono essere nazionali anche se è difficile perché pieni di diversità etniche e
religione, non omogenei culturalmente. Prima degli anni 50 abbiamo gran parte dell’indipendenza in
Asia, successivamente anche l’Indocina francese. I dirigenti che guidano queste indipendenze si erano
formati in scuole europee o in Europa e avevano partecipato come soldati alla guerra; dunque,
ragionavano secondo l’idea di nazione europea.
Negli anni 70 in Occidente, la crisi economica e lo shock petrolifero (nel conflitto israelo-palestinese
gli arabi decidono di non dare più petrolio agli europei), mettono in discussione la fiducia in un
progresso inarrestabile. Inizio della globalizzazione che è processo di forte crescita di integrazione
economico-finanziaria.
L’Austerity pone fine a un trentennio di crescita economica e sociale => illusione di uno sviluppo
senza limiti finisce.
Il paradigma della modernizzazione occidentale viene messo in discussione perché esistevano limiti
dello sviluppo di un modello economico e paradigmi che funzionavano per il mondo occidentale non
funzionavano per quello orientale (teoria della secolarizzazione= regressione della religione
all’avanzare lineare e continuo della modernità.
I mutati assetti internazionali (ruolo della Cina, mondo arabo e terzo mondo) incrinano il bipolarismo
della Guerra Fredda. I crescenti processi di globalizzazione mettono in discussione in Occidente lo
Stato-nazione e il suo ruolo di imprenditore/protettore/benefattore (=welfare state).
Nei paesi in via di sviluppo la rapida modernizzazione comporta un forte processo di urbanizzazione.
Nelle vaste periferie delle nuove megalopoli in Asia, in Africa e in Sud America, le istituzioni
religiose restano un riferimento per milioni di persone.
Giovanni Paolo II, papa polacco, interpreta il cattolicesimo in chiave globale => viaggio globale del
Papa in continuazione è un modo con cui la Chiesa costruisce un rapporto col mondo.
Nel 1979, la rivoluzione iraniana con la nascita della Repubblica Islamica proietta l’Islam sullo
scenario globale => prima Repubblica in cui la religione islamica diventa centro di un’ideologia
politica.
26.02.2021

CORSO MONOGRAFICO:
LA CHIESA CATTOLICA IN ETÀ CONTEMPORANEA
La Chiesa cattolica è un soggetto storico molto particolare che rappresenta oggi un’istituzione molto
originale perché non solo è una delle istituzioni che ha più continuità storica (2000 anni) ma anche
perché è una delle poche istituzioni che ha una dimensione globale. Ha al suo centro Roma ma è
presente in tutto il mondo e quindi proiettata verso di lui. Non interviene direttamente nella storia ma
ne fa parte in modo religioso. La perdita del senso storico della Chiesa è una grande perdita perché
non è solo il senso religioso, ma come fede cristiana è anche altro.
Le religioni si stanno deculturalizzando (perdendo la cultura) diventando o fondamentaliste o
solamente moraliste (Ex. fondamentalisti islamici che hanno strumentalizzato violentemente il
Corano o suprematisti bianchi che si dichiarano cristiani senza seguire le Sacre Scritture). Ma le
identità non si costruiscono con la violenza ma con la cultura. La Chiesa è una realtà storia che ha
tentato di stare nella storia sia passando vicende gloriose sia pagine grigie.
La storia contemporanea è segnata da una grande novità: il laicismo all’interno delle istituzioni e un
ateismo dilagante. Infatti il potere deve essere laico non religioso.
La storiografia sta guardando la storia in rapporto con la società. Si può fare storia raccontando la vita
dei papi e dei vescovi. Diverso è fare la storia connettendola al contesto sociale ed economico. Ciò
che è cambiato è il fatto che la storia è diventata una materia di studio non solo per gli uomini di
Chiesa ma anche per i laici perché si possono avere tante prospettive.
Nel 1800 lo stato vuole creare le scuole pubbliche e laiche, ma ciò alla Chiesa non piace poiché
l'istruzione è nata nei monasteri e dai frati. L’800 è stato il secolo più missionario della Chiesa perché
gli uomini della Chiesa partivano per le colonie con lo scopo di civilizzare i “barbari”. I vescovi sono
i capi delle diocesi locali che vengono nominati dal Papa scegliendo il nome da un elenco di persone
più adatte datogli da un Congresso di cardinali (un ministero all'interno del Vaticano). Il Papato
scende a trattative col governo cinese che non vede bene le religioni, in particolar modo quelle
occidentali.
CONCILIO VATICANO I E L’INDEBOLIMENTO DELLA CHIESA
Col Concilio Vaticano I la Chiesa viene a coincidere con la figura del Papa. Dunque si dà per scontato
l’infallibilità della parola e del volere di Sua Santità. Con l’interruzione di questo Concilio nel 1870
con la Breccia di Porta Pia al Papa è stato tolto il suo Stato ed è diventato un ospite. Papa Pio IX
chiese, tra l’altro, l’esilio in Austria ma gli venne negato. Vennero promulgate della leggi che
andassero a tutelare i rapporti tra il Papa e i vescovi oltre a stabilire un indennizzo che lo Stato italiano
doveva versare alla Chiesa. In età contemporanea, quando la forza degli stati nazionali cresce e non
guarda più in faccia il Papa, quest'ultimo è costretto a farsi da parte in molte questioni: il potere
temporale era funzionale al potere spirituale. Il fatto che il Papa lotti per ottenere il suo Stato nasce
dall’idea che, nell'età degli Stati nazionali, per una buona parte della dirigenza lui non può essere
prigioniero di uno Stato dichiaratosi laico ed anticlericale. Coi Patti Lateranensi del 1929 l’Italia
riconosce l’indipendenza di una piccola porzione di terra governata dal Papa. Nell’età napoleonica
viene introdotta una burocrazia laica efficiente (Ex. il compito dell’anagrafe, cioè la registrazione dei
certificati di nascita e di morte, che era in mano alla Chiesa ora va in mano del Comune). Papa Pio
IX vede finire il potere della Chiesa.

ELEZIONE DEL PAPA


Il Papa viene eletto attraverso il cosiddetto Conclave, formato da cardinali, ovvero ex arcivescovi,
appartenenti a varie città importanti con sedi cardinalizie che hanno più probabilità di essere nominati
cardinali. Il Papa a cicli nomina i cardinali, in base al merito ed all’età.

PONTIFICATO DI LEONE XIII (1878-1903)


Il pontificato di Leone XIII lungo dal 1878 al 1903 e la novità è che quest’ultimo è un pontefice senza
Stato, una sorta di sovrano senza terra. Il Papato diventa una potenza morale ed il suo approccio nella
politica internazionale è netto, viene percepito in una nuova maniera. Ricordiamo il suo libro Rerum
Novarum (1981). Papa Leone decide di mantenere la diplomazia (strumento strettamente statuale per
cui un rappresentante ufficiale permanente nell’altro Stato a fianco pe poter gestire al meglio i
rapporti), pur non avendo uno Stato, perché lui era un diplomatico. È un Papa molto intelligente ed
abile politicamente parlando, poiché coglie il rafforzamento della comunità comunista operaia e
decide di appoggiare la causa operaia, naturalmente in chiave cattolica. Ha anche intrapreso dialoghi
con i patriarchi ortodossi, con le comunità ebraiche, musulmane, ma soprattutto con l’America Latina.
Per la prima volta i vescovi latinoamericani vengono invitati a Roma dal Papa, dunque in un momento
di crisi, decide di compattare la Chiesa, modernizzare la visione geopolitica e diplomatica.
12.03.2021

VIAGGIO DI PAPA FRANCESCO IN IRAQ


Il viaggio di Papa Francesco in Iraq è stato un avvenimento molto significativo poiché è il primo
pontefice che si reca in visita in Medioriente ed entra in contatto con altre culture e religioni. Il viaggio
del Papa è una dimensione molto recente e nuova perché prima mancavano i mezzi ed ora il Papa
vuole trasmettere la sua protezione di padre comune dell’umanità al popolo dopo che la cristianità si
è diffusa molto di più fuori dall’Europa. Ad oggi viene usato per far presente ai credenti che lui è una
sorta di papà metaforicamente parlando dei credenti, ma non solo. Un altro passo molto importante è
l’incontro coi cristiani iracheni, che 30 anni fa erano circa 3.5 milioni, ad oggi sono 250.000. Il Papa
oggi è visto come un leader autorevole pure dalle altre religioni. Vi è una sorta di leadership nella
Chiesa cattolica, per quanto riguarda i dialoghi interreligiosi con altri credi. Dunque la figura del Papa
è stimata e rispettata anche da coloro che sono laici o che sono ad esempio musulmani. Il Medioriente
è un Paese prevalentemente musulmano ma con una presenza di comunità cristiana che nel corso del
900 ha vissuto una grande crisi. Nei paesi dove vi sono conflitti etnico-culturali-religiosi e nel
contesto mondiale il dialogo e la fratellanza tra leader e popolo è molto importante. Papa Francesco
è visto dalle altre religioni come un leader importante da seguire e come un mediatore tra le altre
religioni.

PAPA LEONE XIII


Papa Leone XIII (1878-1903) rilancia il ruolo internazionale della Santa Sede ed esercita un potere
su un territorio molto più vasto rispetto allo Stato del Vaticano che esisteva prima. La Chiesa viene
messa in crisi dalla Rivoluzione Francese e dall’arrivo della modernità perché viene colpita da nuove
ideologie ostili alla religione ma la spingono ad attivare nuovi processi che la cambiano.

CHIESA NELLA MODERNITÀ


Con la fine dello Stato Pontificio nel 1870, ecco che si ha un grande sviluppo della laicizzazione. Un
altro problema riguarda l’equalizzazione delle religioni, ovvero le religioni che sono sullo stesso
piano, in ambito di importanza, formalmente. Successivamente viene legittimata la professione di
culti diversi da quello cattolico, sempre la legittimazione del potere viene tolta alla religione, in favore
della laicità. Malgrado ciò, Papa Leone XIII col Non expedit invita i cattolici a non partecipare alla
vita politica, in Francia e in Belgio la popolazione non se ne cura, mentre in Italia è ben diverso. La
Chiesa ritiene che il sistema monarchico sia il migliore, poiché riflette più da vicino, ciò che è la
concezione gerarchica pontificia. La Chiesa strinse alleanze con nazioni quali Germania nazista, Italia
fascista e Spagna falangista, proprio perché aveva nostalgia dei vecchi sistemi governativi che la
appoggiavano, i famosi accordi tra gli altari ed i troni. La cultura borghese in età liberale entra però
in contrasto con quella cristiana, ignorandola oppure criticandola direttamente. Il fatto di trovarsi non
al centro dell’attenzione, ha fatto percepire la Chiesa come arretrata ed all’interno di essa delle
necessità di aggiornamento. Il modernismo difatti spingeva per introdurre dei cambiamenti, al fine di
aggiornare la Chiesa ai tempi moderni. Non è immutabile, chiaramente cambia mantenendo la forma
più originaria uguale. Dunque un secolo fa essa però si metteva in opposizione al resto della società,
in particolar modo alla borghesia. Tale intransigenza rimarrà per lungo termine immutata, attenzione
però: perché la Chiesa si colloca ancora di più nelle sfide del tempo, pur cercando di mantenere
un’identità ben rimarcata. Certamente si scontra e si confronta, conservando e proponendo la sua
proposta. Interagisce con la politica (partito dei cattolici), con l’economia, la società, ma anche con
la modernità e soprattutto coi problemi del mondo. L’Ottocento contrariamente a quanto si pensi ha
portato diverse innovazioni all’interno della Chiesa, del resto vi era necessità di farlo. In alcune fasi
assume degli atteggiamenti di apertura ed in altre di chiusure. Essa lotta contro gli Stati nazionali, i
quali le erano spesso ostili. Condanna il comunismo e successivamente pure il nazismo ed il fascismo.
L’intransigenza non è però solo opposizione, contro la società moderna, ma è anche un modo
attraverso cui la Chiesa si ricompone, si sviluppa e cambia dall’interno. L’accentatura su Roma ed il
Papa rende l’universalità, l’asse centrale della Chiesa. Con l’Ottocento, il Concilio Vaticano I, questa
tendenza riflette un maggior rafforzamento della Chiesa. Per tenere collegate e vicine tutte le sue
articolazioni locali, vi è necessità di viaggi che rimarchino alle periferie, il ruolo del papato. E’ un
modo per scongiurare la nefasta possibilità di formare Chiese nazionali, come in molti Paesi ortodossi
si è visto (Chiesa Bulgara, Chiesa Russa…).
ESSERE CATTOLICI IN ETÀ CONTEMPORANEA
In età contemporanea si cambia anche l’essere cattolici. Al principio si era cattolici per nascita, adesso
lo si è per scelta. Prima in fondo nei regimi di cristianità, la fede era data per scontata, sicuramente
ciò spinge la Santa Sede a rivedere il concetto di cristianità. Cresce anche il ruolo delle donne, che
segna un notevole cambiamento all’interno della Chiesa, del resto dalle crisi, occorre mettere in
pratica nuovi metodi, al fine di uscirne. Papa Francesco è un pontefice importantissimo, poiché è il
primo Papa che non viene dall’Europa. Egli deve pure affrontare un’Europa “scristianizzata” e con
strutture all’interno della Chiesa obsolete. Non accetta di essere confinata nella tradizione. La Chiesa
comincia ad intuire questo processo a Parigi, una città moderna, avanzata, però è anche una metropoli
cattolica. Pure le masse operaie, oltre alla borghesia, cominciano ad allontanarsi da essa. Come
riavvicinare il ceto operaio alla fede? Oramai dai centri metropolitani, l’ateismo regna sovrano,
dunque occorre cristianizzare ancora una volta le masse. Se i cattolici sono molto presenti in diversi
ambiti della società moderna, dentro la stampa, le banche, addirittura nell’esercito… ecco che sono
totalmente assenti nell’ambiente della fabbrica e ciò lascia spazio ai movimenti socialisti e comunisti.
Il marxismo agli operai insegna che la religione è l’oppio del popolo, Nel mondo cattolico purtroppo
regna un sentimento molto paternalistico, cioè assistono i proletari, senza fargli cambiare idea, senza
organizzare un partito vero che possa rovesciare le idee comuniste e socialiste. Tutto ciò culminò
con l’assassinio del vescovo di Parigi. La Chiesa per lungo tempo si limita a predicare ai poveri la
pazienza, senza agire attivamente. Nel 1874 tutto ciò muta nell’Opera dei Congressi che doveva
coordinare l’azione sociale dei cattolici, dunque organizzare la burocrazia delle casse di soccorso…
Il mondo cattolico rifiuta la lotta di classe, sebbene auspicasse ad una maggiore omogeneizzazione
delle ricchezze e ad una nuova organizzazione.

RERUM NOVARUM 1891


Viene riaffermato il diritto naturale della proprietà privata, che entra in contrasto con le idee marxiste.
Tuttavia, si afferma pure che questa deve avere pure una funzione sociale. Altro passaggio importante
è l’ammissione dell’intervento statale, al fine di frenare l’egoismo individuale degli imprenditori, con
lo scopo di migliorare la condizione dei lavoratori. Nel terzo elemento di riconosce il diritto al salario
dei proletari, viene condannata la lotta di classE, che sarà forzatamente violenta. Si appoggia però la
formazione di un sindacalismo cattolico. È un documento molto importante e che tutt’ora segna la
dottrina sociale della Chiesa. La novità di questa presa di posizione ha segnato una svolta ed essa
verrà richiamata dagli altri Papi, fino a Giovanni Paolo II che ricorderà i 100 anni dalla Rerum
Novarum. Papa Francesco, ad esempio, si sta molto impegnando nella sensibilizzazione
dell’ambiente, non solo dei poveri. Essa ha acceso un grande dibattito, non solo internamente, ma
anche esternamente, dunque si è sollevata la questione: “Ma i cattolici devono anche impegnarsi
politicamente?” Leone XIII fissa i limiti dei cattolici al solo piano sociale, poiché è preoccupato di
un’azione troppo politica, in un’Italia ancora priva dello Stato Pontificio. Tutto ciò si risolverà con i
Patti Lateranensi del 1929. Prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale la Santa Sede non aveva
ambasciate in Russia, Prussia e Gran Bretagna, invece era alleata di Austria e Francia, sebbene
quest’ultima oramai non assecondava molte richieste del Vaticano. D’altro canto, vi è l’Austria, la
quale è in crisi e soprattutto è assoggettata dalla Germania di Bismark. L’unificazione dello Stato
tedesco è stata per mano della Prussia, la quale guardava con diffidenza i cattolici. I cattolici in
qualche modo fanno riferimento a Roma e Bismark, uomo forte qual era, non poteva accettare di
condividere il potere con Roma. Egli attraverso dei provvedimenti amministrativi, penalizzò le
posizioni della Chiesa in Germania. Momento di ulteriore difficoltà nella Chiesa, poiché nessuno
l’avrebbe difesa da un Impero così ricco, potente ed influente. I cattolici tedeschi erano contrari ad
una riappacificazione coi tedeschi protestanti che rappresentavano l’élite prussiana dell’epoca. Ad un
certo punto però Germania e Spagna entrano in conflitto per le Isole Carolina ed il leader tedesco
chiede la mediazione del Papa. Ciò va a rafforzare il ruolo di pacificatore nelle dispute internazionali,
da parte della Chiesa. Il Papa spera di avere un aiuto per la questione romana in Italia, tuttavia la
Germania non ha nessuno interesse a mettersi contro l’Italia. Roma intuisce che l’ascesa tedesca
avrebbe minato gli storici equilibri europei, difatti la politica vaticana cerca di migliorare il rapporto
con la Francia, proprio per cercare di garantire il migliore equilibrio europeo possibile.
19.03.2021

KULTURKAMPF (1871-1887)
Bismark nella sua politica di costruzione dello Stato tedesco ha come obiettivo di rafforzare la
presenza di Berlino in regioni cattoliche come la Baviera ed il Baden. Occorre trovare il modo di
rendere i cattolici tedeschi fedeli a Berlino. Dunque comincia a fare emanare delle misure contro la
Chiesa che vengono chiamate Kulturkampf. Roma, essendo alla ricerca della soluzione alla questione
romana, chiede aiuto alla Prussia, la quale cerca di trovare una mediazione con la Chiesa modificando
alcune leggi del Kulturkampf. La diplomazia del Papato diviene la diplomazia della pace ma questa
linea di pacificazione, di cui il Papa Leone XIII necessita, si scontra con i pensieri dei tedeschi
cattolici che lo mostrano come un cedimento dallo Stato Pontificio. Davvero curioso il fatto che sono
stati i cattolici tedeschi a spronare la Chiesa a scontrarsi più sul Kulturkampf. La diplomazia Vaticana
prende coscienza che Bismark non ha intenzione di provare a risolvere la Questione Romana dato
che l’Italia fa molto comodo alla Prussia poiché ha una finestra sul Mediterraneo attraverso lo Stato
italiano. Già il Vaticano aveva compreso l’importanza di ribilanciare l’Europa che stava
soccombendo sotto il peso dell’influenza prussiana.

RALLIEMENT DI LEONE XIII ALLA REPUBBLICA FRANCESE


A partire dal 1887 il rapporto di Papa Leone XIII con la Francia aumenta ancora di più, nonostante
fosse piuttosto difficile poiché gran parte dei francesi si riteneva atea. Oltre a ciò, i francesi cattolici
erano molto diversi da quelli repubblicani che criticavano il desiderio dei loro rivali di ritornare alla
monarchia. Ecco che Leone XIII dovette convincere i cattolici francesi che oramai non si poteva più
tornare indietro poiché il Papa sperava anche che ci potesse essere un ricongiungimento tra l’Austria
cattolica e la Francia cattolica affinché potessero ridimensionare l’ascesa inarrestabile prussiana. Già
dagli anni ’90 dell’Ottocento la diplomazia vaticana aveva il timore che potesse scoppiare un conflitto
militare a causa della mancanza di un equilibrio geopolitico europeo stabile.

TERMINA LA PACE BISMARCHIANA E I RAPPORTI TRA CHIESA


ED IMPERO OTTOMANO
Ebbene la pace garantita da Bismark cessa a causa delle tensioni nei Balcani. Una volta che l’Austria
venne sconfitta nel 1866 dalla Prussia è costretta a rinunciare ai territori della Baviera e del Baden
spostandosi ad est, minacciando e conquistando dei territori nei Balcani che però erano più propensi
ad appoggiare l’idea del panslavismo. In questi anni la diplomazia vaticana si spende molto nel
cercare di risolvere i conflitti e le crisi diplomatiche tra potenze e staterelli. Oltre a ciò, Roma aveva
forti interessi a ricacciare via gli ottomani dai territori che circondavano la Grecia come il
Montenegro, l’Albania, il Kosovo e parte della Bulgaria. Anche le altre potenze europee vedevano
come minaccia l’Impero Ottomano e per questo gli vennero strappate alcune porzioni di terra
attraverso i celebri “protettorati”. Nel 1878 si conclude la guerra prusso-ottomana che libererà molti
Stati, come la Serbia e parte della Romania e della Bulgaria dal secolare impero. Ma le potenze
europee non hanno come obiettivo solo la dominazione delle terre ottomane nell’Europa dell’est, ma
soprattutto la colonizzazione dei territori del Nord Africa come gli inglesi che nel 1882 si garantiranno
il protettorato sui territori egiziani. Laddove i diplomatici vaticani non sono i benvenuti, ecco che
subentrano i delegati apostolici che curano gli interessi delle comunità cattoliche e, tuttavia, proprio
perché sono inviati dal Papa, svolgono un ruolo di carattere diplomatico ufficioso. La scelta di Leone
XIII è quella di rafforzare la delegazione apostolica a Costantinopoli col compito di rafforzare anche
il rapporto e le relazioni col governo ottomano poiché la Chiesa teme che, una volta sconfitto l’Impero
Ottomano, i cristiani non possono più godere dei privilegi che l’impero garantiva loro.

ROMA CONTRO LA “TERZA ROMA”: MOSCA


Si voleva anche fare una politica filo-ottomana contro la Russia perché lei voleva imporre non solo il
proprio dominio sulle terre ottomane ma anche la sua religione ortodossa. La Chiesa russa dal 700
fino alla Rivoluzione russa del 1917 era stata gestita dal sovrano e dunque era un feudo della casata
regnante in cui non vi era un patriarca. Roma in fondo spera in un ritorno di comunione tra gli
ortodossi e cattolici. I russi nel 1878 marciano fino a Costantinopoli imponendo una riorganizzazione
dei territori e rendendo la loro capitale Mosca la terza Roma. Era ovvio che l’Imperatrice Caterina II
volesse liberare l’ex Bisanzio ed assoggettarla. La Chiesa ortodossa ha molti centri di patriarcati
perché dopo quello di Costantinopoli vengono quelli di Gerusalemme e di Antiochia (città vicina a
Damasco). I russi eleggendo un patriarca arabo e non più greco volevano ottenere le simpatie degli
arabi cristiani. Ma d’altro canto Roma cerca di rinforzare, quanto possibile, la sua presenza nei
Balcani attraverso la costruzione di chiese minoritarie. In Bulgaria, ad esempio, diversi vescovi e
sacerdoti ortodossi si staccano dal rito ortodosso ricongiungendosi a Roma pur conservando
l’indipendenza delle loro chiese => la Chiesa bulgara è cattolica, ma indipendente da Roma. Per Papa
Leone XIII mostrare che esisteva anche un cattolicesimo orientale era un modo per rafforzare il
profilo universale della Chiesa.

IL PAPA COME PADRE COMUNE DELL’UNIVERSALITÀ


La figura papale non solo si vedeva come padre dei cattolici, ma anche in generale come padre
dell’umanità ed a questo corrisponde il suo profilo di potenza morale della Santa Sede. Ad esempio,
oggi il Papa si batte contro il riscaldamento globale, dunque una campagna laica, senza religioni, che
viene però appoggiata dalla stessa Santa Sede. Leone XIII lo aveva già capito, tant’è che molto lo
considerano il primo Papa contemporaneo.

CHIESA E COLONIALISMO E IL RINNOVATO SLANCIO


DELL’AZIONE MISSIONARIA CRISTIANA NEL CORSO DEL XIX
SECOLO
La Chiesa accresce la sua presenza nei tanti contesti extraeuropei perché i missionari cristiani che si
recano nei continenti delle colonie europee sono europei che hanno il compito di evangelizzare più
persone possibili là. Queste esperienze sono molto importanti poiché la Chiesa prima si era
interfacciata solamente con l’Europa e raramente con nazioni al di fuori di essa. Questo tema ci apre
ad un filone importante: Chiesa e colonialismo. Il 19° secolo conosce uno slancio missionario
cristiano che pone il suo complesso nodo storiografico nel rapporto tra l’espansione missionaria e
quella coloniale e quindi nelle religioni imperiali. L’Imperial History ha infatti enfatizzato il nesso
tra missione civilizzatrice e civilizzazione cristiana. Il rapporto tra religioni ed Imperi è un tema con
un lungo dibattito alle spalle che ha conosciuto stagioni diverse. Un momento di passaggio sono stati
gli anni ’60 perché con la fine del colonialismo si è evidenziata la crisi della centralità europea
aprendo nuove prospettive. Il nuovo approccio contemporaneo dei Subaltern Studies che è stato
critico nei confronti dei Post Colonial Studies perché si iniziavano a criticare i colonizzatori e a
studiare per la prima volta i colonizzati riproponendo in negativo il nesso tra espansione coloniale ed
espansione missionaria e quindi mettendo in discussione i valori della missione civilizzatrice
all’interno di una società dove si pensava che i bianchi fossero superiori ai neri. Le chiese sono state
considerate in questo studio parte del progetto di dominio nell’epoca del colonialismo e non le si è
dato alcun spazio; al contrario dell’Imperial History che esaltava il colonialismo e la sua opera
missionaria. Il problema di questi studi molto ideologici è che loro riflettono sulla percezione del
passato coloniale assieme alle opere missionarie associando le opere missionarie al razzismo diffuso
nelle colonie, senza tener conto però che c’erano membri della Chiesa di colore o indios e che c’era
stata una lotta al razzismo che copiose comunità religiose portavano avanti. In questi ultimi anni è
stata condotta negli studi una revisione settoriale separando la storia delle singole chiese missionarie
dal colonialismo più militare e politico per cercare di analizzare al meglio il contributo della Chiesa
cattolica in Africa. Coinvolgimento molto più articolato delle Chiese nell’interazione tra colonizzatori
e colonizzati che non si può identificare solo ed in modo esclusivo con l’espansione imperiale. È vero
che la Chiesa abbia sostenuto l’impresa coloniale europea, ma non ha mai tollerato le diverse idee
basate sul razzismo, la tratta degli schiavi e dunque la schiavitù. Questi studi più recenti fanno
emergere la complessità dei rapporti ed interazioni che non possono essere bollate attraverso un
giudizio generico poiché l’esperienza coloniale varia in base alla nazione colonizzatrice: Belgio,
Francia, Italia e via discorrendo.

LE MISSIONI DEL PONTIFICATO DI LEONE XIII


Il pontificato di Leone XIII vede un rilancio delle missioni in età contemporanea e lo è stato attorno
a 3 grandi aspetti principali:
1) Viene completato quel processo di integrazione delle missioni estere sotto il governo di Roma
dando coerenza all’azione missionaria cristiana e sottraendo le missioni dal controllo politico
degli Stati; a differenza delle epoche precedenti quando erano state svolte sotto la tutela dei
governi europei come in America Latina. Tant’è che verrà creata una congregazione, la
Propaganda Fide, volta a riportare sotto il controllo del vaticano il processo di
evangelizzazione delle persone ed inoltre verranno costruite delle chiese locali, inizialmente
amministrate da un sacerdote europeo e successivamente da vescovi indigeni, dunque non
necessariamente europei, simboleggiando l’universalità della Chiesa ed un’apertura anche a
coloro che venivano considerati inferiori.
2) Trovare risorse economiche per finanziare le missioni evangelizzatrici.
3) Rafforzare la figura del Papa accentrando le periferie cattoliche nella città di Roma di cui un
esempio è il fatto che tutte le organizzazioni missionarie hanno la loro sede a Roma. Roma
introduce quindi un processo di romanizzazione cercando di rendere omogenea la vita di tutti
i cattolici al fine di compattare i fedeli, parlando ad esempio la lingua comune latina. Il
Concilio Vaticano II introdurrà la liturgia nelle lingue volgari in sostituzione al latino che
verrà utilizzato in alcune celebrazioni ad altri orari proprio per espandere al massimo la parola
di Dio. Da una parte Roma cerca di romanizzare le chiese, dall’altra queste ultime vogliono
conservare il loro rito come celebrare la messa nella lingua volgare locale. Ciò avviene in
particolar modo nelle chiese orientali. Questo processo di uniformità serviva a creare
un’identità sovrannazionale comune, superando le identità etniche, arginando l’indole
nazionalista dei missionari che, volontariamente o no, diffondevano i loro costumi e
tradizioni.
Altro grande tratto del pontificato di Leone XIII è il fatto che quest’ultimo usa la diplomazia vaticana
per difendere e legittimare le missioni cristiane cercando di dissociarle dal colonialismo. È chiaro che
i cinesi comincino a vedere nel cristianesimo e nei missionari europei degli agenti del colonialismo
producendo però un accostamento errato che non corrisponde alla realtà e che per questo la Chiesa
deve cercare di contrastare. Malgrado ciò la Chiesa deve comunque essere appoggiata dai paesi
europei come la Francia che ha esteso il suo protettorato in tutto il continente asiatico dall’Impero
Ottomano al Giappone.
26.03.2021

PAPA LEONE XIII E I POLI DI FEDE CRISTIANA


Leone XIII mobilita i fedeli con l’intento di dare un’anima al colonialismo: raccogliendo ad esempio
le offerte dai governi, ai quali è anche chiesto di proteggere i missionari e mostrare loro i pericoli di
quei territori dato che la Santa Sede era sprovvista di un esercito. Leone XIII si rapporta anche con
gli USA che, nonostante abbiano una tradizione protestante, sono per la gran parte di fede cattolica
(italiani, irlandesi, polacchi, neri ed ispano-americani). I cattolici americani faticano però ad
accreditarsi nella società dove vivevano proprio perché i più ortodossi seguivano più la parola
dell’autorità papale rispetto a quella del presidente. Nella seconda metà dell’800 nascono degli ordini
missionari con lo scopo di dare assistenza ai migranti cattolici. Oltre agli USA, un altro polo di fede
cristiana molto importante è l’America Latina. Inoltre vi è l’evangelizzazione africana che
contribuisce a portare nuovi fedeli cristiani in un continente storicamente islamico o di religioni tribali
e qui l’unica eccezione è rappresentata dall’Etiopia che ha una tradizione antichissima cristiana. Gli
imperi coloniali seguono una logica di unificazione della religione cristiana nelle popolazioni africane
e dunque era consuetudine rispettare le identità religiose degli indigeni. Quindi da questo punto di
vista i colonialisti si sono rivelati tolleranti, sebbene vi siano stati episodi in cui si sono serviti dei
missionari per raggiungere determinati scopi. Questo ragionamento vale anche per l’Asia come, ad
esempio, l’India e i suoi riti religiosi millenari che non vengono eliminati ma anzi vengono rispettati
e tollerati.
LE MISSIONI CATTOLICHE NEL MONDO
▪ Cina, che aveva già conosciuto alcune missioni cattoliche, a mano a mano che perde potere il
governo imperiale cinese il cristianesimo, seppur in misure contenute, si espande.
▪ Nord Africa ed in particolar modo in Tunisia il cristianesimo torna ed abbraccia nuovi fedeli.
Occorre ricordare che molti secoli fa erano già terre cristiane come si può vedere
Sant’Agostino. Il cattolicesimo francese torna a seguito del colonialismo dei bianchi che
costruiscono delle chiese, dei conventi e degli oratori anche per legittimare il loro controllo in
quell’area e per riproporre un rapporto tra politica e religione, anche se la Chiesa cattolica
cerca di dissociarsi dal colonialismo in nome dell'“universalità”. Si ricorda in questo periodo
il Cardinale Lavigerie che propone di separare lo Stato e la Chiesa e impone ai missionari di
vestirsi come le popolazioni locali oltre che di apprendere le lingue locali permettendo alla
Chiesa di sviluppare una strategia missionaria come fine. Malgrado gli sforzi però il
cattolicesimo non riesce ad espandersi e l’Islam si mantiene forte fino ad annientare la
presenta cristiana in Tunisia.
▪ Africa Nera viene vista dai missionari come un orizzonte aperto e un terreno fertile per le loro
missioni. Effettivamente nascono degli ordini ad hoc come l’Ordine Comboniano fondato da
San Daniele Comboni che si focalizza molto in Sudan riscontrando diversi risultati. Non a
caso lo stato del Sudan si è poi scisso anche per motivi religiosi oltre che politici.
▪ Balcani dove la maggior parte delle persone credenti erano ortodosse. Papa Leone XIII
introduce l’idea che uno slavo può anche essere cattolico adottando la strategia di
sponsorizzare l’operato di San Metodio e San Cirillo che ha dato origine all’alfabeto cirillico
e dicendo che è grazie a loro se il cristianesimo si è diffuso nei Balcani e poi nel resto dell’est
Europa. In parte il cattolicesimo grazie a questo intervento papale ottiene qualche risultato
importante come la Chiesa Bulgara.

LA LOTTA CONTRO LO SCHIAVISMO


La lotta antischiavista condotta dalla Chiesa e portata avanti soprattutto dal Cardinale Lavigerie ha
contribuito ai moti di rivolta africani durante la decolonizzazione negli anni ’60. Lo schiavismo aveva
prima portato la Francia e l’Inghilterra a vincere le due guerre mondiali servendosi di veri e propri
schiavi armati. Con le missioni cattoliche successivamente si crea un ponte culturale, sanitario e
religioso molto importante con l’Africa che viene arricchita attraverso degli scambi tra gli indigeni
ed i missionari. Certamente questi ultimi si sentivano superiori alle popolazioni locali, però nel loro
“bigottismo razziale” portarono molti benefici come il “Piano rigeneratore dell’Africa” che non era
assolutamente paragonabile ad un progetto coloniale dell’epoca che prevedeva violenza, coercizione
e discriminazione.

AMERICA LATINA
I primi flussi di migrazione europea durante l’Ottocento riguardano proprio l’America Latina ed in
particolar modo il Brasile, l’Uruguay e l’Argentina. Quelle terre all’epoca erano molto frammentate
ritrovandosi sempre di più sotto l’influenza statunitense. La Chiesa vive in quell’epoca una fase di
grande crisi e di forte emarginazione poiché le élite locali che rendono i loro paesi indipendenti
cercano di rompere i rapporti con la madrepatria compresi i legami ecclesiastici. Non a caso gli
indipendentisti latinoamericani che venivano finanziati dagli USA erano anticlericali e spesso erano
anche massoni (forte presenza massonica negli USA che erano loro finanziatori). La Chiesa oramai
conosce poco di quel continente perché aveva lasciato il controllo delle missioni al Portogallo ed alla
Spagna e quindi ha dovuto progressivamente, dai primi anni del ‘600, sottrarre il monopolio
missionario agli Stati che godevano una tradizione secolare. Nel frattempo si creava un distacco
significativo tra Roma e le periferie: non a caso nessun vescovo si era mai recato a Roma e viceversa.
Gli anni di Papa Leone XIII sono quelli in cui si rafforza la figura dei rappresentanti apostolici del
Vaticano nei territori americani e questa debolezza non è solo data dalla lontananza ma anche dal
fatto che le diocesi sono vastissime e sono composte da membri poco preparati. Per risolvere questi
problemi la Chiesa di Leone XIII cerca di moderare le politiche anticlericali che gli Stati che si erano
appena resi indipendenti avevano adottato intervenendo per istruire e per rendere più competenti i
membri che esercitavano le loro funzioni in quel continente ed infine per rafforzare la presenza
della Chiesa nel continente americano. La Chiesa Latino-americana, grazie a queste misure,
passerà da essere una realtà di periferia ad essere un polmone del cattolicesimo, tanto da dare a Roma
un Papa argentino: Papa Bergoglio. La Chiesa cattolica in questa esperienza di estroversione ha
trasformato molte società e viceversa perché la società ha trasformato la Chiesa portando quest’ultima
ad uscire dalla logica di ricondurre gli altri a sé. Papa Francesco dice che “Il mondo non è una sfera
ma un poliedro” indicando che il globo è pieno di angoli che dal centro sono più difficili da
raggiungere e la Chiesa, quindi, comprende che deve convivere assieme a persone che non accolgono
il messaggio del Vangelo e dunque può o giungerci a patto o semplicemente ignorarle. Il colonialismo
ha perso molto dal punto di vista militare e politico però ha lasciato dei segni indelebili come le lingue
che si sono diffuse in quell’epoca nel Continente Americano. Diverso però è stato il destino delle
missioni che sono rimaste attive ed hanno continuato ad esserci sempre con quegli stessi paesi che si
sono resi indipendenti dalle nazioni europee.

RAPPORTO CON LA GUERRA


Affacciandoci sul 900 non possiamo non parlare delle due guerre mondiali e di come la Chiesa abbia
risposto. Il posizionamento della Santa Sede si lega molto al tema della pace: infatti la posizione del
Papa è quella del padre comune fra le nazioni e fra i popoli in periodo di guerra. Tutto ciò ha fatto sì
che il Papa sia diventato un’istanza pacificatrice. Papa Leone XIII interpreta la sua sovranità in modo
differente da quella antecedente. Infatti la Santa Sede afferma una forma di potere basata oltre i
confini europei e del mondo cristiano non coincidendo più con quella delle sole nazioni cattoliche =>
visione globale portando la Chiesa a maturare un interesse per tutti, dai cattolici agli atei. La Chiesa
quindi non si identifica più col solo mondo europeo ma come una potenza morale universale. Per
lungo tempo il nuovo attivismo della Santa Sede che appoggia ad esempio la Croce Rossa ha molto
a che fare con il ministero di pace che viene rinnovato in termini inediti sul finire del ‘900. Questo
ministero di pace assume dunque delle vesti nuove diventando qualcosa che prende forma in un
contesto internazionale e trasformando la Santa Sede in un Padre comune. Non a caso la Chiesa si
trova protagonista di molti contenziosi come nel 1885 la mediazione tra Germania e Spagna per le
Isole Caroline o anche nella battaglia di Adua del 1896 quando il Papa invitò il negus a liberare i
prigionieri italiani. Tutto ciò accade quando lo Stato italiano cerca in tutti i modi di sabotare la
trasformazione della Chiesa nonostante gli aiuti ricevuti da lei.
16.04.2021

BENEDETTO XV (1914-1922)
Nel 1899 la Santa Sede segue con molta attenzione, seppur non fisicamente a causa della
frapposizione italiana, la convenzione dell’Aja che con un trattato cerca di moderare le mire
espansionistiche e di risolvere le possibili controversie internazionali tra le nazioni coinvolte. Il tema
della pace diventa uno dei temi principali in quell’epoca. Si arriva poi alla Prima Guerra Mondiale
che funge da spartiacque poiché la Chiesa si confronta con un evento inedito di una violenza assoluta.
La Santa Sede è costretta ad affrontare questo evento critico con Papa Benedetto XV come capo che
agisce come un grande diplomatico ricoprendo però il suo ruolo per pochi anni. La guerra è lacerante
e la maggior parte dei cattolici abbraccia l’ideale patriottico e nazionalista imposti dai governi
diventando interventista, anche se vi è una parte che è contro la guerra e un ipotetico intervento
italiano. Ricordiamoci che alle armi vengono richiamati tutti e non vi esiste la possibilità di scegliere
l’obiezione di coscienza. In tutti i paesi c’è un processo di sacralizzazione della guerra, tanto che
molti vescovi scelgono di schierarsi dalla parte dei governi e alcuni cattolici francesi sono contro
quelli tedeschi. Benedetto XV prega per la pace, mentre gli eserciti pregano per la vittoria della
guerra: infatti ad esempio molte chiese sono dedicate a Santa Maria della Vittoria oppure vengono
distribuiti dei fogli di carta sui quali vi è scritta “la preghiera del soldato italiano”. Quindi la linea che
il Papato sceglie di fronte alla Prima Guerra Mondiale è quella dell’imparzialità perché la Chiesa non
si schiera con nessuna nazione ma promuove la pace e difende i civili coinvolti e le vittime della
guerra. L’imparzialità non va confusa con la neutralità scelta dalla Svizzera che non viene coinvolta
nelle vicende belliche. Capita spesso che i discorsi del Papa vengano accusati di simpatizzare la causa
tedesca (per consolidare le proprie posizioni commerciali e militari nel mondo ed aumentare il proprio
prestigio internazionale dato che era la prima potenza in quasi tutti gli ambiti) piuttosto che quella
francese (per onorare la Triplice Intesa formata da una serie di accordi politico-militari siglati con
Gran Bretagna e Russia che consistevano nel difendere militarmente uno Stato facente parte di questo
patto che era stato attaccato da una potenza esterna e per riprendersi i territori dell’Alsazia e della
Lorena che le erano state sottratte dalla Germania nel 1871 col Trattato di Francoforte) o britannica
(per riacquistare il proprio predominio commerciale ed industriale che le erano stati tolti dalla
Germania e per onorare anche la Triplice Intesa con accordi di difesa) o russa (per difendere la Serbia
che era sua alleata al fine di realizzare il panslavismo che vedeva i paesi slavi assoggettati alla grande
Russia) o austriaca (per rivendicare l’erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico Francesco
Ferdinando) perché Papa Benedetto XV difende i prigionieri militari di ogni schieramento.
Ovviamente la sua linea diplomatica non viene presa in considerazione e difatti si ritiene che la guerra
finisca quando uno Stato si arrende.

LA NOTA AI CAPI DI STATO DEI POPOLI BELLIGERANTI DEL 1°


AGOSTO 1917
Benedetto XV in questa nota definisce la guerra come “un’inutile strage” prospettando dei punti
concreti per negoziare la pace. Questa nota viene accolta in modo negativo dagli Stati coinvolti nel
conflitto poiché la si accusa di disfattismo e di collaborazionismo col nemico. Il Papa propone anche
di liberare i civili innocenti dai campi di prigionia, scambiare i prigionieri ed interrompere i
bombardamenti agli edifici di culto. La propaganda gioca un ruolo fondamentale tant’è che giungono
informazioni prive di fondamento riguardo stupri ai danni di monache belghe perpetrati dai soldati
francesi e tedeschi. Il Pontefice sostiene anche la nascita di “Stati cuscino”, come la Polonia, allo
scopo di evitare che nazioni rivali possano confinare. Qualsiasi speculazione sulla guerra finisce così
per condannare la sua posizione di imparzialità e il Papa rifiuta in modo netto la guerra in quanto tale.
Ciò ha un’importanza rilevante poiché da quel momento il Papato rifiuta nettamente la guerra e il
Pontefice ritiene che oramai i popoli coinvolti abbiano una loro identità culturale e storica e non a
caso interviene per la costruzione di un nuovo Stato polacco. Il rifiuto della guerra si rinforza dopo la
Prima Guerra Mondiale perché infatti da lei nasce il nazismo con la sua forma assoluta.

IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI TRA IL 1915 E IL 1916


Nella capitale armena Erevan vi è una targa dedicata a Papa Benedetto XV poiché è stato uno dei
pochi a adoperarsi in favore degli armeni e della loro causa. Viene considerato come il primo
genocidio del ‘900. Gli armeni erano presenti un po’ in tutto l’Impero Ottomano, in particolar modo
nell’attuale Armenia che all’epoca faceva parte dell’Impero Russo. Gli ottomani avevano già notato
che nella guerra russo-ottomana gli armeni avevano collaborato con gli invasori, cosicché nel 1915 i
gerarchi ottomani danno vita ad una vera e propria campagna di sterminio. In primo luogo questo
popolo viene estromesso dalla vita pubblica e cacciato in zone sempre più remote dell’Impero. In
secondo luogo i gerarchi ottomani conducono gruppi di persone armene nel deserto uccidendole. I
Giovani Turchi eliminarono la minaccia del pluralismo religioso e culturale per la seconda volta dato
che la prima era avvenuta nei confronti di alcuni villaggi greci. Probabilmente se non fosse scoppiata
la Prima Guerra Mondiale gli armeni non sarebbero stati sterminati. Mai confondere il genocidio
degli ebrei con quello degli armeni. Dalle informazioni che giungono da alcuni consolati siti in città
dell’Anatolia oltre che dalla testimonianza di diversi missionari ecco che la Chiesa cerca di frenare
le violenze contro il popolo degli armeni e addirittura il Papa scrive alcune lettere al Sultano che
lascia carta bianca ai suoi gerarchi. Gli armeni superstiti decidono di emigrare in paesi democratici
come gli USA o il Canada ma anche in Russia. I problemi si ripresentano quando i sovietici salgono
al potere bandendo la religione a favore di un ateismo di Stato.
23.04.2021

ATTEGGIAMENTO DELLA CHIESA NEI CONFRONTI DELLA


RIVOLUZIONE RUSSA CON PAPA PIO XI
La caduta della dinastia imperiale russa Romanov fece credere alla Chiesa di poter ottenere qualche
vantaggio dal punto di vista evangelico dato che, appena caddero i sovrani, venne anche liberata la
Chiesa Rutena presente nella Galizia e nell’Ucraina occidentale. Un altro esempio è la Chiesa
Cattolica della Lituania che venne repressa durante lo zarismo. Con la fine della Prima Guerra
Mondiale nascono molti Stati come la Polonia che è profondamente cattolica. Tornando in Russia, la
Chiesa vide una grande opportunità in una possibile conversione cattolica dei russi poiché si pensava
che il regime comunista potesse crollare da un momento all’altro. Benedetto XV d’altro canto è
contrario ad una conversione disordinata e fa in modo di consolidare la fede cattolica nell’Europa
occidentale. Tra l’altro nelle nuove nazioni si sviluppano forti nazionalismi che le dividono anche dal
punto di vista religioso dai paesi confinanti.
Quando poi i bolscevichi riescono a consolidare il loro potere, ecco che là Papa Pio XI (1922-1939)
giunge ad un concordato (=trattato bilaterale che la Santa Sede stipula con altri Stati per regolare la
situazione giuridica della Chiesa cattolica in un determinato Stato del mondo) volto a salvare gli spazi
della Chiesa, ma soprattutto ad impedire che gli ortodossi ed i cattolici venissero perseguitati. Lenin
non rinuncia però agli eccidi finché non necessita di un riconoscimento di sovranità da parte del
Vaticano. L’unico vero e proprio accordo che si riesce a realizzare risale al marzo 1922 e consisteva
nell’inviare degli aiuti alimentari alla popolazione colpita da una forte carestia. Un altro accordo nel
1924 doveva prevedere il riconoscimento da parte dell’URSS della libertà di culto e restituire le
proprietà della Chiesa; ma le trattative saltano ufficialmente nel 1927 quando l’URSS non necessitava
più del riconoscimento della propria sovranità da parte del Vaticano poiché l’aveva già ottenuto da
altre nazioni e nel frattempo i comunisti avevano già consolidato il loro potere in particolar modo
sotto il governo di Stalin.
Nel 1925 nasce l’Organizzazione Pro Russia volta ad aprire dialoghi coi locali, cercando di formare
un tessuto e poi una vera e propria gerarchia cattolica. Gli anni ’30 sono una vera e propria svolta
poiché dal 1929 cresce la politica di persecuzione contro la gerarchia cattolica: vengono chiusi i suoi
luoghi di culto, vietate le celebrazioni sacre e ampliate le pene verso i credenti. La Santa Sede in quel
periodo è costretta ad aprire un’inchiesta per immagazzinare informazioni sulle persecuzioni da parte
dei regimi totalitari contro i cattolici: rivoluzione culturale sovietica, repressioni franchiste nel 1936
ed eccidi nella Germania Nazista. Nel 1937 esce l’enciclica di Papa Pio XI “Divini Redemptoris” che
condanna il comunismo e poco dopo l’altra enciclica “Mit Brennennder Sorge” contro il nazismo.

IL RAPPORTO TRA LA CHIESA E IL FASCISMO


Nei paesi totalitari prima veniva lo Stato e poi la religione. Il primo totalitarismo che si affaccia con
la Chiesa è il fascismo. Nel 1920 Mussolini definisce il fascismo “la Chiesa di tutte le eresie” poiché
era un’unione tra gli irredentisti, i borghesi medi, i militari, … L’elemento più importante del
fascismo è la violenza, mediante la quale si ottiene il potere e si educa l’essere umano ad una nuova
società. La prima reazione della Chiesa è l’osservazione cioè l’analisi e la registrazione di ciò che
accade.
D’altro canto però il fascismo fa nutrire alla Chiesa la speranza di una risoluzione per la questione
romana, vista la sua indole a condannare un’eccessiva burocrazia ed a stimolare l’azione diretta nelle
questioni politiche, economiche e sociali. La Santa Sede non appoggia inizialmente i fascisti poiché
questi ultimi condannano il partito cattolico accettando solo il loro e uccidendo diversi sacerdoti
locali. Papa Pio XI comprende la necessità di iniziare vari dialoghi col duce Mussolini che necessita
pure lui il favore del Vaticano. Quindi cominciano i dialoghi della “Conciliazione” tra lo Stato italiano
e la Chiesa che terminano nel 1929 coi Patti Lateranensi. Nonostante ciò, il primo conflitto tra la
Chiesa ed il fascismo avviene un paio di giorni dopo la firma dei Patti Lateranensi quando Mussolini
dice alla camera che il Papa deve comunque stare al suo posto. In un primo luogo il rapporto è
instabile e in secondo luogo vi è la fiducia che si instaura quando viene disciolto il Partito Cattolico
per ordine del Papa. La Santa Sede scelse dunque la via concordataria tra suoi vertici e quelli del
Partito Fascista.
Nel 1935 l’Italia dichiara guerra all’Etiopia e i vescovi italiani sono entusiasti poiché finalmente
“l’aquila dell’impero torna a Roma” inaugurando una stagione di istruzione ed evangelizzazione in
quelle terre africane. Nel cuore del Vaticano invece i sentimenti sono opposti dato che il cardinal
Tardini condanna la campagna del fascismo definendola come nociva per la Chiesa stessa. La guerra
d’Etiopia introduce l’applicazione del razzismo in ambito legislativo come, ad esempio, vengono
banditi i matrimoni tra i membri della razza ariana con l’africana. Il Codice Canonico non prevede
l’impedimento di svolgimento di un matrimonio tra persone di etnie differenti.
Nel 1937 poi vengono promulgate le Leggi Razziali. La Chiesa di Pio XI era contro l’antisemitismo
(=odio nei confronti degli ebrei per fattori biologici), ma non contro l’antigiudaismo (=odio nei
confronti degli ebrei che praticano la loro religione perché questi avevano ucciso Gesù, ma nel caso
in cui un ebreo si fosse convertito al cristianesimo veniva perdonato). Nel 1938 Papa Pio XI
commissiona un’enciclica contro il razzismo e l’antisemitismo che ovviamente non verrà mai
pubblicata anche perché conteneva del contenuto definibile come “razzista” nonostante fosse contro
questo. Il comportamento del Pontefice è dato dal fatto che le Leggi Razziali non potessero coincidere
col passo biblico che recita:” Abramo padre degli uomini”.

IL RAPPORTO TRA LA CHIESA E IL NAZISMO


Il nazismo proclama che chiunque aderisca al Partito è libero di professare un cristianesimo svincolato
dai dogmi. In realtà è una tipologia svuotata del senso religioso cristiano originale e colmata
dell’antisemitismo e dell’odio per tutte le razze che non sono ariane.
Il nazismo stravolge la Costituzione Prussiana del 1871 poiché questa prevedeva la libertà politica e
non vi era alcuna legge contro gli ebrei ma anzi ve ne erano alcune che tutelavano le minoranze. A
fronte della crisi, della minaccia comunista e dell’impotenza della Repubblica di Weimar anche la
minoranza di cattolici che non approva il nazismo decide di appoggiarli chiudendo un occhio riguardo
a diversi fattori, tra cui l’antisemitismo. I vescovi erano totalmente contrari a questo definendolo
“un’eresia”, tant’è che venne vietato ai cattolici di unirsi al Partito delle Croci Frecciate ungherese.
La Santa Sede però, di fronte a tutte le lettere di minacce e lamentele da parte dei cattolici tedeschi
che protestavano contro le misure adottate contro il nazismo tacciandolo di innocenza poiché di fatto
“non aveva fatto alcun male ai cattolici”, vieta ai vescovi di fare propaganda contro Hitler.
Nel 1933 viene incendiato il Reichstag (Parlamento tedesco), Hitler vince le elezioni e assume pieni
poteri. (Le SS erano stanziate fuori dal Parlamento con i mitra puntati ed è per questo che il Partito
del Centro lo vota e poi si scioglie). Dopo poco tempo venne stipulato un accordo tra Santa Sede e
Terzo Reich volto a difendere gli interessi della Chiesa in Germania.; ma questo concordato porta la
Chiesa ad un ripiegamento su sé stessa poiché è vittima di incursioni, denunce e minacce. Nel luglio
1933 vengono emanate delle leggi che consistevano nel castrare le persone affette da malattie
genetiche per preservare la purezza della razza. Nonostante le richieste contro l’applicazione di questo
tipo di leggi da parte della Santa Sede, il Terzo Reich rifiuterà sempre di abrogarle.

CASO DEL CARDINALE MUNDELEIN DI CHICAGO


Nel maggio del 1937 il Cardinale statunitense di Chicago di origine tedesche George William
Mundelein in una conferenza insulta Hitler definendolo un imbianchino criminale. Hitler furioso
chiede provvedimenti e la Chiesa allora si divide in due parti tra chi appoggia Mundelein e chi
appoggia il fuhrer. Il Papa interviene alla fine mostrando il suo sostegno al Cardinale. Ma poco dopo
Papa Pio XI muore e viene eletto come Pontefice Pio XII.
30.04.2021

IL PONTIFICATO DI PIO XII (1939-1958)


Questo è stato un pontificato di transizione perché molto legato ai rapporti col totalitarismo, ai silenzi
della shoah, alla divisione dell’Europa durante la guerra fredda, assieme alla Democrazia Cristiana.
Il dibattito riguardo questo pontificato è stato seguito da artisti, giuristi, giornalisti e tanti altri.
Pio XII nasce a Roma e si forma all’inizio del ‘900 venendo influenzato da un forte realismo e
nazionalismo che vive con estrema sofferenza il risorgimento italiano e quindi la Questione Romana.
La sua famiglia era da sempre legata al Papato, difatti suo nonno aveva seguito Pio IX in esilio a
Gaeta. Pio XII entra in seminario per poi specializzarsi in Diritto Canonico e Civile, contrariamente
alla maggior parte dei sacerdoti che erano soliti lasciare le questioni giuridiche a giuristi vicini alla
Chiesa. Pio XII, grazie alle sue conoscenze, godette di posizioni privilegiate sedendosi sin da giovane
ai tavoli di potere. Partecipò assieme al cardinale Merry ai concordati con la Serbia nel 1914, dando
così inizio alla stagione concordataria in cui la Santa Sede cerca di stringere accordi per quanto
riguarda il laicismo nella società civile. Nel 1917, Eugenio Pacelli viene nominato nunzio apostolico
in Baviera e nell’anno successivo si reca a visitare i campi di prigionia. Risiede in Germania per circa
12 anni. Nel 1930 viene nominato cardinale in sostituzione del cardinale Gasparri. Pacelli è
protagonista come segretario di Stato nei concordati di Germania e di Austria del 1933 piuttosto
controversi. Ciò testimonia il fatto che all’epoca la Chiesa era disposta a scendere a compromessi con
le nascenti nazioni. La stagione concordataria va avanti fino agli anni ’50. Il 13 marzo 1939 viene
nominato 260° Vescovo di Roma e vicario di Cristo. Il nuovo papa prosegue la gestione curiale con
continuità. È il primo papa ad utilizzare la radio per pronunciare i suoi discorsi ed inoltre è un papa
assai autoritario, come la foto testimonia.
I SILENZI SULLA SHOAH
L’atteggiamento tenuto da Pacelli riguardo prima le discriminazioni giuridiche sugli ebrei e
successivamente riguardanti le violenze ai danni di questi. Pacelli sceglie di moderare i toni con tutti
i suoi interlocutori al fine di non provocare crisi diplomatiche. Tant’è che spesso siede ad accordi col
Regime Fascista e Nazista, ma anche con le potenze democratiche occidentali. Pacelli manda un
appello ad Hitler quando quest’ultimo e Stalin firmano il patto Molotov-Ribbentrop nel 1939 che
tuttavia viene ignorato. Nel 1939 scoppia la guerra quando la Germania invade la Polonia e il Papa
condanna l’antisemitismo e la violenza. Nei mesi successivi il Papa fa un appello per liberare la
Polonia che era un importante paese cattolico e per difendere il Belgio anch’esso aggredito dai Terzo
Reich. Il Papa collabora sin dal 1940 coi generali tedeschi che vogliono rovesciare il dittatore per
garantire il rispetto dei diritti dei prigionieri di guerra assieme a quelli dei civili che erano vittime
innocenti spesso inviando viveri e documenti falsi per consentire a questi ultimi di sfuggire ai lager.
Nell’ottobre 1943 il Papa cerca di impedire ai nazifascisti di rastrellare gli ebrei nel ghetto di Roma
ma ovviamente e purtroppo tutto ciò non servì a nulla.

ENCICLICHE DI PAPA PIO XII


Dopo la guerra Papa Pio XII pubblica 3 encicliche molto importanti per la storia della Chiesa:
a. Mystici Corporis (1943) = ecclesiologica che riguarda la coscienza della Chiesa e la sua
natura, valorizza per la prima volta la continuazione del corpo mistico di Cristo con tutte le
sue ricadute sui sacramenti e sull’impatto con i fedeli e quindi muove una concezione
giuridica-societaria.
b. Divino Afflante Spiritu (1943) = ribadisce il primato del magistero e l’importanza della
Bibbia e di come quest’ultima viene interpretata dalla Chiesa.
c. Mediator Dei (1946) = rivoluziona la liturgia.
Tutte queste encicliche contribuiscono a modernizzare il vecchio paradigma della cristianità
medievale e ad esempio la seconda riconosce il valore della critica filologica pur riconoscendo anche
la supremazia del magistero. La Mediator Dei si concentra sulla figura del sacerdote che celebra la
messa dando le spalle al pubblico, poiché non può darle a Dio. Prima la messa era in latino, durava
venti minuti ed era poco partecipata. Successivamente vengono distribuiti dei foglietti in italiano, con
la spiegazione dei passi liturgici. All’epoca non c’erano le letture fatte dai fedeli ma parlava solamente
il sacerdote. I fedeli non venivano nemmeno concepiti come concelebranti, dunque la Mediator Dei
è un’enciclica rivoluzionaria.

REGIMI TOTALITARI
Il papa si milita ad impegnare i cattolici nella formazione di un nuovo ordine internazionale ed allarga
determinate riflessioni anche ad argomenti di economia, giurisprudenza e società.

DEMOCRAZIA CRISTIANA
Nel 1943 nasce la Democrazia Cristiana. Quando l’Italia viene occupata dalle truppe anglo-americane
i cattolici si impegnano a supportare la resistenza per liberare la penisola il più presto possibile. Il
Papa individua le cause della Seconda Guerra Mondiale in un potere politico tolto dalle mani dei
cittadini. Fino alla Prima Guerra Mondiale si pensava che la guerra fosse una punizione divina. Il
papa poi punta il dito contro il separatismo cioè la laicità dello Stato riconoscendo una “democrazia
religiosa” come miglior compromesso. Per il cardinale Ottaviani la DC deve essere uno strumento
per arrivare al Parlamento e per spingere a tornare al vecchio ordinamento. Lo statista Alcide De
Gasperi è molto attento a non sbilanciarsi sulla questione della forma di governo (monarchia o
repubblica) e difatti i braccianti=contadini sostengono il re mentre i borghesi e gli industriali
vorrebbero la repubblica. Nel 1946 viene riformata l’azione cattolica poiché alcune associazioni
vengono legate sempre di più alla figura del vescovo, ma secondo altri questa riforma servì per
rendere più autonome le varie diocesi. La Diocesi di Piacenza era ben diversa da quella di Bari,
nonostante entrambe facessero parte del magistero. Dopo questa riforma vengono scomunicati i
comunisti.

OPERAZIONE STURZO
Nel 1952 viene promossa l’alleanza tra il Movimento Sociale Italiano e la Democrazia Cristiana col
fine di creare un argine contro i comunisti. Molti vedono il tramonto del pontificato con la morte di
Pio XII, l’ultimo papa re, anche se il potere temporale era stato perduto da Pio IX il 20 settembre
1870 con la Breccia di Porta Pia che aveva sancito l’annessione di Roma e dello Stato Pontificio al
Regno d’Italia.
07.05.2021
La Chiesa è una grande realtà contemporanea che ha uno sguardo anche oltre la cristianità. Papa
Francesco è visto come una grande figura con cui dialogare con gli altri nella globalizzazione =>
rivoluzione ma questo Papa è anche visto come un papa che insiste molto sulle tematiche di maggior
importanza, ad esempio l’ambiente, la migrazione e tanto altro.

GIOVANNI BATTISTA MONTINI: ARCIVESCOVO DI MILANO


DAL 1954 AL 1963 E PAPA PAOLO VI DAL 1963 AL 1978
Gian Battista Montini viene nominato vescovo di Milano negli anni 50 ed è stata una delle figure più
importanti di tutto il Novecento. Montini si misura con la realtà milanese che poneva questioni che
interrogano la Chiesa nel suo complesso e che, come episcopato, si apre al mondo. Infatti nel 1962 è
il primo cardinale europeo a recarsi in Africa verso la fine del suo mandato. Nel Concilio Vaticano II
papa Giovanni XXIII Roncalli e papa Paolo VI grazie a Montini hanno iniziato ad aprire dialoghi col
mondo extraeuropeo perché volevano internazionalizzare la curia romana coinvolgendo esponenti
delle chiese non europee => globalizzazione della Chiesa con internazionalizzazione della curia e
fine dell’egemonia italiana sul papato. È stato il penultimo Papa italiano ed è stato l’ultimo grande
interprete del papato italiano. L’italianità del Papato era garanzia di imparzialità che esprimeva un
modo di agire estremamente moderato e diplomatico messo a punto dal fatto di non aver un grosso
Stato ma piccoli staterelli nel 1500 contro dei giganti imperi come quello spagnolo, inglese e francese.
Questa italianità resta tuttora perché l’italiano è la lingua veicolare all’interno della Chiesa Cattolica
e della Santa Sede come cultura con radici nell’umanesimo cristiano anche se non è più una italianità
del Papato. La maggior parte degli uomini di Chiesa, in particolar modo a partire dai vescovi devono
parlare italiano e per questo devono trascorrere un periodo di tempo a Roma.
Giovanni Battista Montini nasce nella fine dell’800 da una famiglia borghese cattolica di Brescia
assai attiva politicamente perché figlio di un deputato del Partito Popolare. Il mondo cattolico
bresciano è moderno ed aperto a nuove idee poiché Brescia è una città commercialmente molto attiva.
Montini era cresciuto in un popolo multiculturale, quello asburgico, che stimolava il confronto con le
diverse etnie. Nel 1920 diventa prete addentrandosi nel cuore della Chiesa e pochi anni dopo viene
mandato a Roma per rappresentare il cattolicesimo bresciano nella radice della Chiesa lavorando
presso la Segreteria di Stato. L’umanesimo cristiano è un cattolicesimo bresciano attento a quelli che
sono gli apporti della cultura europea.

La segreteria di Stato come ufficio più vicino al Papa per aiutarlo nelle varie questioni è divisa in 2
sezioni: 1. questioni clerico-ecclesiastiche interne della Santa Sede e 2. questioni con gli altri Stati da
parte del Papa quindi gli affari tra il Papato e gli altri Stati. Il segretario di Stato è una figura cardinale
molto importante che funge da mediatore tra il Papa e i diplomatici di stati esteri.
Montini viene indirizzato negli anni 20 (periodo di grande fermento) verso la carriera diplomatica
anche se non studia presso l’Accademia dei Nobili Ecclesiastici a Roma. Entra anche come
collaboratore e coordinatore presso la segreteria di Stato sempre a partire dagli anni 20. La curia
romana era dominata dai romani, con una sensibilità e cultura totalmente differente da quella
bresciana. Montini è un grande intellettuale con una sensibilità diversa perché attento ai problemi che
viveva il cattolicesimo europeo nel rapporto con tutte le sfide del mondo moderno sia europeo sia
extraeuropeo (società industriale, stati nazionali con regimi, …).
Papa Benedetto XV scrive l’enciclica “Maximum Illud” nel 1919 come una riforma sul come separare
le missioni dal colonialismo: i missionari devono prendere la cittadinanza dei paesi in cui vanno a
stare e quindi staccarsi dal proprio paese d’origine e devono sviluppare le chiese e le diocesi locali
inserendo il cristianesimo nei paesi extraeuropei. Montini si preoccupa anche di riformare il modus
operandi della celebrazione liturgica perché ora siamo abituati a pensare che la messa sia un momento
di condivisione, mentre all’epoca era differente dato che infatti molte persone erano solite appartarsi
per pregare. I cattolici si assumono delle responsabilità pubbliche con la politica e Montini si rivela
un papa che si preoccupa delle relazioni esterne con le altre nazioni.
Montini fa la sua carriera fino a diventare uno dei più stretti collaboratori di Papa Pio XII con la figura
del sostituto sotto al segretario di Stato (sostanzialmente ha un rapporto strettissimo col papa tanto da
divenire suo figlio spirituale). Durante la Seconda Guerra Mondiale Montini lavora
all’organizzazione che la Santa Sede mette in piedi per aiutare i prigionieri di guerra, i profughi e gli
alleati e nella Roma occupata dai nazisti nel 1943 Montini è braccio destro del Papa nell’azione di
nascondere molti ebrei sfruttando il carattere di extraterritorialità del Vaticano (Tanti sono stati salvati
negli ospedali gestiti dagli ordini religiosi). Montini lavora anche nella costruzione di un postfascismo
perché già negli anni 30 diventa assistente della sezione romana della FUCI (Federazione Università
Cattolici Italiani) lavorando sotto il fascismo per formare un gruppo di giovani (sia uomini che donne)
che diventano i grandi leader della classe dirigente postguerra della Democrazia Cristiana (partito
unico di cattolici d’ispirazione cattolica fondato da De Gasperi col sostegno di Montini senza mediare
tra Chiesa e società) che guideranno il paese italiano nella celebre Prima Repubblica.

IL PARTITO DEMOCRAZIA CRISTIANA


La Democrazia Cristiana è stata fondata negli anni ’50 da Alcide De Gasperi che durante la Seconda
Guerra Mondiale è stato nascosto in Vaticano per salvarsi dall’arresto dei fascisti poiché era
antifascista. Montini, a differenza di molti personaggi romani che avevano guardato con interesse al
fascismo in una sorta di grande impero che appoggia il cattolicesimo, era critico nei confronti dei
Patti Lateranensi del 1929 e quindi aveva una posizione assai particolare sotto molti punti di vista.
La Democrazia Cristiana d’ispirazione cattolica era molto più connessa alle gerarchie ecclesiastiche
tra la Chiesa e lo Stato. Dopo il bombardamento di San Lorenzo il 19 luglio 1943 il Papa si getta in
mezzo alle persone colpite dai bombardamenti. La mediazione tra i fascisti ed i partigiani avviene nel
palazzo dell’Arcivescovado di Milano. I cattolici con molti preti e papi non sono stati a guardare ma
anzi hanno partecipato alla resistenza in modo non armato (dava da mangiare ai partigiani,
nascondeva gli ebrei, aiutava i profughi a fuggire in Svizzera) a differenza dei partigiani che hanno
imbracciato le armi ed infatti molti preti sono stati fucilati. La Chiesa è stata punto di riferimento
importante in questo periodo drammatico che l’Italia ha vissuto e molti vescovi ed arcivescovi come
l’arcivescovo di Milano Schuster hanno cercato di far abbandonare la città pacificamente dai fascisti
senza rovinarla chiedendo un accordo. I festeggiamenti che ci furono dopo questo avvenimento li
dobbiamo a queste mediazioni ecclesiastiche perché altrimenti Milano sarebbe diventata una trincea
dove si sarebbe combattuto di casa in casa. L’Italia tra tutti i paesi europei aveva il più grande Partito
Comunista occidentale. Ci voleva un partito che favorisse la democratizzazione di una grande fetta
di fascisti italiani che anche dopo la guerra continuavano a simpatizzare col Partito Fascista. La
Chiesa dà la forza al nuovo partito DemoCristiano per contenere la possibilità che le forze di
ispirazione marxista potessero arrivare al potere => prima costruisce le forze antifasciste (cristiani,
socialisti, comunisti, liberali ed altre forze minori) che scriveranno assieme la Costituzione Italiana
molto solida e molto bella tuttora perché influiscono lì culture politiche molto diverse e molto
profonde. Dal 1947 la collaborazione antifascista si interrompe e poi nel 1948 la Democrazia
Cristiana prevalendo nelle elezioni dà inizio alla stagione di governo della Democrazia Cristiana che
dura per 50 anni governando alleata con i piccoli partiti laici perché la politica era pluralista
nonostante avesse i numeri per la maggioranza assoluta e cioè poter governare da solo => partito
cattolico governa il destino del Paese italiano in un quadro di laicità. De Gasperi corona il partito dei
cattolici di destra e di sinistra per aumentare il peso dei cattolici nella politica italiana. Oggi i cattolici
si sono divisi poiché le istanze cattoliche sono debolissime mentre l’idea di Montini e di De Gasperi
era unitaria. Il problema del mondo cattolico era la cultura che si misurava con tradizioni filosofiche
molto più forti come il comunismo, fascismo, liberismo e quindi vi è una fragilità culturale che
Montini, dato che non era provinciale, era un uomo aperto alla cultura europea. Molto della
Costituzione Italiana è intrisa nell’elaborazione cristiana come l’articolo 1 che dice che l’Italia è una
“Repubblica fondata sul lavoro” che non è un concetto comunista ma cristiano. Con la legge del 1978
la numero 833 della Democrazia Cristiana la sanità diviene pubblica. Tutto questo impegno parte da
questa riflessione degli anni ’30 che ha formato l’élite cattolica dell’epoca. Un’idea del ruolo dei
cattolici nella politica che sono per la prima volta al potere, dato che l’Italia è quasi sempre andata
contro la Santa Sede.
RELIGIONE E LAVORO
Nei primi anni 50 il rapporto tra Papa Pio XII e il suo più stretto collaboratore diplomatico Montini
si incrina e Montini viene allontanato da Roma e nominato Arcivescovo di Milano sostituendo
Schuster anche se non aveva mai gestito una parrocchia. Montini vive questa nomina in modo molto
sofferto perché non capisce questa incrinatura col papa. Milano nel 1954 è una città che si è appena
ricostruita, che si sta avvicinando al “boom economico” in grande fermento e in espansione e che
diventa soprattutto il più importante centro industriale d’Italia (La fabbrica della Pirelli a Milano, la
Breda e l’acciaieria Falc a Sesto San Giovanni, la Magneti Marelli a Corbetta) per cui è una città fatta
di immigrati dal Sud in cerca di lavoro. Quindi è una Milano operaia, industriale, del terziario che
cresce con tante periferie il cui centro è il Duomo ed è una città impregnata di cattolicesimo molto
sociale e molto attivo nonostante i molti immigrati => Milano nell’universo degli anni 50 è centro
estremamente avanzato e industrializzato ma molto cattolico. Montini intuisce che la società milanese
a metà degli anni 50 si sta trasformando sotto la spinta dell’industrializzazione rischiando di perdere
il legame con la fede => Montini coglie la sfida di far fronte ad una crisi religiosa nella società
moderna industrializzata.

LA MISSION DE FRANCE
In Europa negli anni 40 durante la Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato dopoguerra a Parigi
nella Francia cattolica e molto più moderna ed industrializzata il Vescovo di Parigi sente che nelle
periferie operaie della città la gente non crede più e che ci si sta allontanando dalla Chiesa così crea
delle missioni andando in mezzo alla gente operaia e scegliendo di vivere come loro per riannunciare
il Vangelo in modo nuovo in Francia. Nascono quindi i preti operai che vivono il loro ministero in
fabbrica andando in mezzo agli operai. È un’esperienza originale e ardita e talmente nuova che viene
vista con sospetto perché si pensa che questi preti cedano alle idee marxiste dato che sentono che il
problema dell’ingiustizia sociale è molto forte. Vi è il problema della vita operaia che era molto
pericolosa poiché i padroni potevano fare dei loro operai ciò che volevano ed infatti all’epoca si
moriva moltissimo => problemi di grande ingiustizia sociale. Il mondo della fabbrica era uno dei
pochi mondi in cui la Chiesa era totalmente estranea fino a quel periodo perché si entrava in un
territorio ostile popolato da milioni di persone. Papa Pio XII interrompe questa esperienza nel 1954
poiché molti preti cominciavano a simpatizzare per la causa operaia. Questa esperienza era stata vista
con molto interessamento da Montini anche se lui era molto critico per gli esiti ma attento alla risposta
a questo mondo di gente allontanata => Montini quando arriva a Milano nel suo discorso d’ingresso
dice che “la Chiesta deve parlare ai lavoratori, ai poveri e ai lontani” per indicare i lavoratori come
mondo lontano culturalmente, i poveri come monto lontano socialmente e i lontani come mondo
lontano religiosamente quindi c’è sfaccettatura e crisi in Italia che era uno stato che si diceva cattolico.
Le 3 dimensioni (lavoratori, poveri e lontani) si ritrovavano nella stessa persona negli anni di forte
polarizzazione perché si intrecciavano nelle figure degli operai, poveri e lontani dalla terra natia.
Montini quindi si impegna per instaurare un rapporto religioso col mondo del lavoro.

LE PERIFERIE DI MILANO NEGLI ANNI ‘50


Le periferie di Milano negli anni 50 nascono perché la città vive una fase di grande trasformazione
=> nuovi quartieri che sorgevano negli anni 50 e 60 dal nulla per dare casa alle milioni di persone
che arrivavano in città per lavorare in quegli anni. Montini all’inizio ha l’idea borghese del centro
cristiano staccato dalle periferie pagane come città geografiche lontane e socialmente e
antropologicamente in crisi (visione positiva della città e opinione classica sulle periferie), ma
l’esperienza di Parigi negli anni successivi lo cambierà radicalmente aprendo un grande dibattito (la
gente la fede ce l’ha però fa fatica a celebrarla). L’idea di Milano era nebbiosa, inospitale e fredda
per i nuovi arrivati anche perché non aveva case per loro quindi all’inizio si costruiscono baracche e
poi negli anni 60 case. Montini è un borghese che si interessa più alla città come luogo di perdizione
frutto del capitalismo egoista che al mondo contadino tipicamente cristiano => senso positivo della
città ma all’inizio sguardo tradizionale della periferia secondo cui il centro della città deve salvare la
periferie che si sono perdute. Tra anni 50 e 60 finisce la civiltà contadina => grande trasformazione
sociale, culturale e antropologica. Questi nuovi immigrati aderivano al Partito Comunista per essere
uguali e quindi integrarsi meglio ma questo non significava che la fede non ci fosse perché le
tradizioni del loro paese meridionale le portavano pensando di poterle conservare però poi le
perdevano. La Chiesa purtroppo bon riusciva ad essere vicina a queste persone anche se deve stare
più vicina a questo mondo della periferia.

IL “PIANO MONTINI” PER LE NUOVE CHIESE


L’episcopato montiniano è un’esperienza molto importante perché col “Piano Montini” in 9 anni
vengono costruite più di 950 chiese a Milano per far sì che in tanti posti della città nuova che sembra
anonima e senza incontri tra le persone venga data un’anima dove la gente si possa ritrovare e in parte
per contrastare il fatto che il partito comunista organizzava le masse. Al principio molte chiese erano
delle baracche in legno. Montini va molto nelle periferie perché si appassiona alla gente che vive lì
domandandosi se avessero ancora una fede in una società irreligiosa=tra le persone ancora esiste un
substrato di fede che non si esprime più nelle forme tradizionali. Tutt’oggi molta gente non va in
chiesa, però ha un minimo di senso spirituale mentre all’epoca si pregava per la conversione dei
comunisti ma senza agire. Montini adotta un atteggiamento differente poiché coglie che le persone
lontane dalla Chiesa sono molte di più rispetto a quelle più vicine e capisce che la lontananza delle
periferie era data anche dalla lontananza della Chiesa e da quelli che si dicevano cristiani anche se il
cristianesimo dei ricchi milanesi insensibili alla domanda delle periferie era falso e non autentico e
quindi imborghesito, abitudinario e menefreghista nei confronti dei più poveri. Alla fine del suo
episcopato Montini ribalta la sua concezione e quindi rimette al centro la periferia perché “la periferia
popolare è fatta da gente che ci crede mentre il centro borghese da persone laiche o falsamente devote”
=> questi due mondi dovevano relazionarsi di più. L’arte come architettura per Montini è uno
strumento moderno per trasmettere il Vangelo a Milano. Il Piano Fanfani del 1949 mirava a costruire
nuovi centri abitativi uniti all’arte come strumento moderno per far comprendere l’arte agli operai.
Quindi tutti i più grandi architetti di quel periodo vengono ingaggiati per costruire edifici moderni
con servizi essenziali e quindi costruiscono molte Chiese come quella di Baranzate. Nessuno nella
Diocesi di Milano voleva andare a fare il parroco nella Bassa=periferia meridionale come mondo
troppo difficile mentre Montini sente che questo è un mondo di lontani che dev’essere aiutato. Idea
di comunicare alla gente la paternità di Dio e fraternità tra le persone riconnettendo i diversi mondi
della città (sempre più anonima e frammentata) attraverso un discorso allo stesso tempo religioso e
civile. La missione è quello che può cambiare davvero la Chiesa per Montini.

MONTINI IN AFRICA NEL 1962


Montini diventa cardinale nel 1962 stimato dal Papa Giovanni XXIII e fa una missione in Zambia, in
Nigeria ed in Sudafrica. Coglie che il cristianesimo extraeuropeo è uno molto più vivace, fresco e
autentico che può insegnare a quello europeo più infiacchito e stagnante dalla borghesia ribaltando
l’idea che il cristianesimo deve andare dall’Europa verso l’Africa. Il pensiero della Chiesa sulla
questione sociale va allargata oltre la società industriale europea ma deve diventare una dottrina che
studi il divario nord industrializzato e sud non industrializzato del mondo. Montini scrive l’enciclica
“Popolorum Progressio” verso la fine degli anni 60 (fine del suo mandato arcivescovile a Milano)
sulla dottrina sociale della Chiesa che riguarda come costruire una globalizzazione umana con la pace
attraverso lo sviluppo => pace e sviluppo che vanno assieme. Il cristianesimo europeo verrà salvato
dalle periferie.
13.05.2021

I CRISTIANI IN IRAQ – SCHEDA DI SINTESI DEL PROFESSORE


GIORGIO ALDO DEL ZANNA
I cristiani dell'Iraq sono considerati una delle più antiche comunità di credenti in Cristo presenti
continuativamente in un paese del mondo. La stragrande maggioranza fa parte dei popoli indigeni
orientali di lingua aramaica, discendenti dalle antiche comunità etniche assire della Mesopotamia; vi
è anche una piccola comunità di armeni, così come esiste un piccolo numero di curdi, arabi e
turcomanni cristiani.
In Iraq i cristiani erano circa 1.500.000 nel 2003, che rappresentano poco più del 6% della
popolazione del paese, in calo rispetto al 12% del 1947, con una popolazione di 4,7 milioni di persone.
Sono stati contati oltre 1,4 milioni di cristiani nel 1987, ovvero l'8% del popolazione. Dopo la guerra
d'Iraq (2003-2011) è stato stimato che il numero dei cristiani sia sceso fino ad un numero di 450.000
nel 2013, con le stime che partivano da circa 200.000 fedeli. La denominazione più ampiamente
seguita tra i cristiani assiri (gruppo etnico) è quella della Chiesa cattolica caldea.
I cristiani vivono principalmente a Baghdad, Bassora, Arbil e Kirkuk e nelle città assire ed in regioni
come la piana di Ninive, nel nord. Gli assiro-cristiani vivono prevalentemente nel nord dell'Iraq; e
nelle regioni confinanti nel nord-est della Siria, nel nordovest dell'Iran e nel sud-est della Turchia,
un'area all'incirca corrispondente a quella abitata dagli antichi Assiri.
I cristiani in Iraq non sono autorizzati a fare proselitismo (=opera di chi cerca di convertire o
coinvolgere altri individui a una certa religione o altra dottrina) soprattutto tra i musulmani. I fedeli
dell'Islam che cambiano la loro fede con il cristianesimo sono soggetti ad una forte pressione sociale
ed ufficiale che può portare anche alla pena di morte. Tuttavia, ci sono casi in cui un musulmano
adotterà la fede cristiana in segreto dichiarando la sua apostasia. In effetti, essi sono cristiani
praticanti, ma giuridicamente musulmani; in tal modo, le statistiche dei cristiani iracheni non include
i musulmani convertiti al cristianesimo.

LA VITA DEI CRISTIANI IN IRAQ E IN KURDISTAN


Durante la storia dell’Iraq, per diversi anni i cristiani rappresentavano l’élite della società. Anni fa le
famiglie cristiane erano circa mezzo milione mentre ora sono diminuite notevolmente. Vi sono state
3 grandi emigrazioni di cristiani dal Kurdistan e dai paesi vicini, come l’Iraq o la Siria:
1. Alla fine degli anni ’70 ;
2. Inizio degli anni ’90 ed è stata la principale;
3. Nel 2006 quando il regime di Saddam Hussein cadde.
Circa la vita sociale dei cristiani in Kurdistan vi era una grande collaborazione ed amicizia tra loro ed
i fedeli appartenenti ad altri culti. Difatti spesso partecipavano alle celebrazioni religiose ed alle
festività scambiandosi anche doni.
La prima area per i cristiani venne edificata nel Seicento, la seconda venne edificata nel Novecento,
infine la terza venne costruita verso la fine del 2010. In Kurdistan negli ultimi 10 anni non vi sono
mai stati problemi tra cristiani e musulmani. Difatti è legale praticare qualsiasi culto grazie ad una
legge del 2015. In ogni scuola si studiano le religioni più importanti della nazione quindi l’Islam ed
il Cristianesimo. Vi è un forte rispetto tra i fedeli di diversi culti. I cristiani hanno anche un ufficio
apposito nel parlamento islamico del Kurdistan, volto a risolvere eventuali problemi dovuti a
discriminazione religiosa o sociale oppure a minacce di stampo terroristico. Sulaymaniyya, una città
importante del Kurdistan, fondata 300 anni fa, ospita da diversi secoli le 3 comunità religiose più
influenti: Islam, Ebraismo e Cristianesimo. Sin da bambini non si fanno discriminazioni tra culti e vi
è un forte rispetto perché ciò è la spina dorsale della società. L’unica differenza è che i cristiani
producevano e vendevano alcol.

SIRIAQ
Siriaq era la lingua franca di coloro che abitavano in quelle zone. La storia antica è molto importante
poiché fa comprendere gli eventi che accadono quotidianamente. Se nel resto dell’Iraq i fedeli
combattevano tra loro, invece nel Kurdistan vi era la pace e non a caso il Pontefice un paio di mesi fa
ha visitato quelle zone. Il Kurdistan è stata una terra di mezzo tra l’Impero Romano e la Persia: dunque
vi sono sempre stati interscambi non solo commerciali ma anche culturali e religiosi. Addirittura i
primi scambi risalgono ad Alessandro Magno. La cristianità si diffuse grazie a Marmora, un profeta
che si traferì in quelle zone nel II secolo d.C. Durante la storia del Kurdistan però vi furono diversi
scontri violenti tra cristiani e musulmani ma, nonostante ciò, vi sono stati diversi imperatori cristiani
che migliorarono i rapporti tra i fedeli di altri culti.

REGIME DI SADDAM HUSSEIN


Coloro che non si adeguavano al suo regime dittatoriale venivano discriminati e spesso anche uccisi
o torturati. Coloro, dunque, che volevano fare carriera e ricoprire cariche importanti erano obbligati
a convertirsi all’Islam e ad abbracciare l’ideologia del despota. Vi furono però diverse eccezioni ed
infatti uno dei consiglieri più fidati di Saddam era cristiano proprio perché il sistema su cui si basava
era secolare.

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