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Il gioco d’esercizio è stato oggetto di studio, nonché di vera e propria diffusione,

da parte dello psicologo e filosofo di Heidelberg, Karl Groos40, che all’inizio del
secolo scorso, teorizzò e configurò il gioco come pre-esercizio, step di
preparazione alle attività tipiche dell’età adulta. Secondo il suddetto autore, il
Kinderspiel è infatti per i piccoli, sia animali sia per l’uomo, una manifestazione
seppur non completa delle attività istintive tipiche dell’adulto. Difatti, per questi
non esiste un unicum istinto generale che conduce al gioco, bensì differenti, che
pre-esercitandosi senza una ragione seria, giungono ad assumere la forma di
giochi.
Per l’analisi che Groos ha dedicato al gioco animale, cfr. The Play of Animals,
(1896). Per quel che riguarda il gioco nell’essere umano, cfr. il testo dello stesso
l’autore The play of Man, (1899).
L’istinto, su cui si fonda il Kinderspiel, pertanto, conduce quindi l’individuo al
pre-esercizio delle attività della vita adulta, quale forma di esercitazione già nella
fase dell’infanzia.
Ugualmente Piaget, più volte citato, si è occupato a lungo del gioco d’esercizio.
Lo psicologo francese si unisce alla teoria sviluppata da Karl Groos, nel ritenere
questa fase del gioco tipicizzante anche del mondo animale, seppur
contraddistinguendo delle disuguaglianze tra il gioco animale e quello antropico,
poiché nel primo gli schemi motori, basti pensare alle lotte o alla caccia, sono
esercitati a vuoto, dovuti all’istinto, che nell’enfant viene sorpassato andando di
là da gli schemi riflessi tipici delle “fiere”. Ciò è dovuto al prolungamento delle
proprie azioni, compiuto dal bimbo, al fine di raggiungere il piacere, ottenuto
dall’attività motoria. 45

Piaget fa constatare, infatti, come, sebbene questi esercizi ludici interessino il


bambino nei primi due anni di vita, essi rimangono comunque presenti anche
nell’età adulta, seppur la loro rilevanza andrà via via a ridursi, facilitando la
nascita di differenti schemi ludici.
Il gioco d’esercizio compare, in ogni caso, ogni volta che si acquisisce un inedito
potere o conoscenza. L’adulto, infatti, agisce spesso con le modalità proprie del
gioco d’esercizio, soprattutto nelle situazioni in cui «è ben difficile, -per
esempio- quando si è appena acquistato per la prima volta un apparecchio radio
o un’automobile, non divertirsi a far funzionare l’uno o ad andare in giro
nell’altra senza altro scopo che il piacere di esercitare i propri nuovi poteri»

. Lo sviluppo sociale

Lo sviluppo sociale concerne “il modo in cui i bambini interagiscono con gli altri,
e quindi gli schemi di comportamento, i sentimenti, gli atteggiamenti e i concetti
manifestati dai bambini in relazione alle altre
persone e al modo in cui questi diversi aspetti variano durante la crescita”.
Schaffer (1996)
Il termine sviluppo sociale piuttosto che socializzazione significa che il neonato è
una persona sociale fin dall'inizio, e diventa sempre più consapevole e capace
grazie al processo di interazione bidirezionale.
Il bambino è una persona positiva con i propri pensieri ed emozioni, ma anche
con motivazioni e obiettivi personali e individualisti all’interno del sistema
uomo-ambiente. Lo sviluppo sociale include una strada senza fine, che implica
due processi, uno è quello di aprirsi a individui e gruppi sociali, le persone sono
attaccate e interessate tra loro, e l’altro è quello di ottenere e mantenere la
propria identità e personalità.
Necessari tre domini di sviluppo:
- competenza sociale: non un tratto interno ma emerge dalle interazioni
tra il bambino e i suoi partner sociali:
1- misura di specifiche abilità desiderabili (check list)
2-status sociometrico (popolarità/isolamento)
3-analisi della qualità relazioni interpersonali (per cui la qualità dipenderà dalla
competenza di entrambi i partner e quindi difficile capire il contributo specifico
del singolo partner)
4-Approccio funzionale alla competenza sociale, visione etologica e sistemica
dello sviluppo (esempio modello dell’elaborazione delle informazioni sociali
Crick e Dodge);
L'abilità dipende dalla capacità del bambino di ottenere risultati e dipende
anche dalla risposta degli altri ai risultati del comportamento del bambino.
- consapevolezza sociale:
• consapevolezza di sé e degli altri
• Consapevolezza come individuo indipendente che come appartenente a
categorie o gruppi più ampi e il confrontarsi con altri gruppi (role taking, teoria
della mente, empatia, sviluppo di identità…);
- conoscenza sociale: acquisizione di regole e principi che governano il
sistema delle relazioni interpersonali: prossimali e lontani.
Prossimali= nella comunicazioni, interazioni sociali;
Lontani= organizzazioni sociali, convenzioni.
Un aspetto interessante la conoscenza sociale riguardo la conoscenza delle
regole è il gioco sociale. Infine, attraverso le attività ludiche si possono osservare
delle dinamiche che evidenziano alcune caratteristiche delle persone: la
cooperazione, il desiderio di vincere, la protezione verso i compagni, il dominio,
la subordinazione, la timidezza, l’indecisione, etc. sono alcuni aspetti che si
possono riscontrare, sia nell’infanzia che in età adulta. Attraverso la loro
osservazione è possibile definire una possibile linea comportamentale
dell’individuo. Questi inoltre sono dei comportamenti che, in tenera età,
possono influenzare e modellare l’identità del bambino per prepararlo alla vita
adulta.

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