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• 1) La prima, quella del surplus di energia di Herbert Spencer (filosofo britannico, I 820- 1903), sostiene che il
bambino attraverso il gioco scarichi un eccesso di energia, ma l'osservazione che spesso un bambino sente il
desiderio di giocare, anche se è stanco, mostra che non vi è una chiara relazione tra energia e pulsione al
gioco.
• 2) Secondo la teoria di Granville S. Hall (psicologo e pedagogista statunitense, 1846 - 1924), invece, nel gioco i
bambini ripercorrerebbero le attività e i comportamenti dei nostri antenati. Ma se certi gioco come la lotta,
sembrano confermare questa teoria altri giochi moderni, come l'andare in bicicletta, non trovano analogie
nelle società primitive.
• 3) La terza ipotesi, quella più accreditata, di Karl Groos (psicologo tedesco, 186 1 1946), ipotizza che il gioco
infantile altro non sia che un esercizio per allenare gli istinti e i comportamenti necessari da adulti, come
dimostra il fatto che spesso i giochi dei bambini sono giochi di imitazione dei comportamenti adulti.Anche
negli animali vengono usati nel gioco schemi che sono comuni ad altre attività quali la caccia, gli
accoppiamenti e la fuga. In tal senso il gioco sarebbe una ‘palestra’ dove il bambino e il cucciolo
sperimentano e migliorano comportamenti e movimenti fondamentali per la vita adulta.
Interpretazioni sociologiche e
Psicologiche
Un grande contributo alla comprensione del gioco, dal punto di vista della psicologia
evolutiva, viene dagli studi di jean Piaget. Secondo questo autore esiste una
corrispondenza diretta tra gioco e sviluppo mentale del bambino, che tramite il
gioco cerca di affermare la propria presenza nel mondo.
Si possono descrivere così diverse fasi dello sviluppo del comportamento di gioco.
1)Il primo stadio è quello sensomotorio (0+ 18 mesi) in cui il bambino ripete
schemi motori che gli arrecano il piacere di sentirsi la causa di un evento. Il proprio
corpo diventa così il primo gioco che ha a disposizione.
2)La seconda fase consiste nel eioco simbolico e fantastico (fino a circa S anni); in
questa fase il bambino impara a 'far finta di' sviluppando cosi il pensiero astratto.