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L’Arte Romana

(Pagine 162-174)

I romani inizialmente si dedicarono alle armi, trascurando l’arte, che iniziarono a praticare
intorno al terzo-secondo secolo a.C. Nell’arte romana si fusero i valori ideali dell’arte greca
alle forme italiche.

ARCHITETTURA IN GENERALE: I romani usavano la volta, la cupola, l’arco, i mattoni


cotti in fornaci e il calcestruzzo per ampliare gli spazi interni.

Arco: si imposta dal piano di imposta ponendo i conci a raggiera rispetto a un centro. La
stabilità è garantita dal concio di chiave, quello centrale, più grande e di materiale più
resistente.

Volta: deriva dall’applicazione dell’arco e ha superficie curva. Abbiamo:

-Volta a botte: estensione longitudinale dell’arco, impostata su muri continui.

-Volta anulare: come quella a botte ma su muri ricurvi.

-Volta a crociera: intersezione di due volte a botte perpendicolari tra loro.

-Volta a padiglione: intersezione di due volte a botte ma senza archi perimetrali.

Cupola: sviluppo in rotazione dell’arco attorno al proprio asse.

I romani usavano la malta, cioè calce+sabbia mescolate in acqua. Aggiungendo alla malta
della ghiaia creavano il calcestruzzo.

ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO: Da Roma partiva una fitta rete di strade, le più
importanti si facevano:

sul fondo si mettevano pietre per il reflusso dell’acqua, poi uno strato di sabbia e ghiaia, e
infine uno strato convesso fatto di pietre squadrate.

I ponti, per i quali si usava il sistema dell’arco, erano semplici e resistenti. Le dimensioni
delle arcate dipendevano dal regime delle acque.

Acquedotti, erano molto usati e servivano per portare l’acqua dalle sorgenti alle città.
Dovevano avere una pendenza costante, e quindi spesso si usavano le gallerie. Sui fiumi si
sovrapponevano vari ordini di arcate in modo di fare strutture leggere e più alte.
ORGANIZZAZIONE DELLE CITTA’:

Foro: centro civile delle città romane. Inizialmente usato per i mercati, in età repubblicana vi
gravitarono le attività politiche. Di solito si disponeva nell’incrocio tra il cardo maximus e il
decumanus maximus, cioè gli assi principali della città.

Basilica: aula di giustizia. Il tipo più monumentale aveva una sala a pianta rettangolare con
colonne interne disposte su più file che creavano gli spazi longitudinali, cioè le navate.

Monumenti celebrativi: si usavano in onore dei generali. Potevano essere le porte urbane,
colonne onorarie o archi di trionfo, sulla cui sommità erano poste statue e quadrighe guidate
dall’imperatore.

ABITAZIONI DEI ROMANI:

Insulae: edifici a più piani. Nei piani bassi c’erano botteghe. Gli appartamenti erano costituiti
da stanze piccole e buie; erano fatte di legno ed erano soggette a crolli o incendi.

Ville: ricche residenze in cui ci potevano essere anche terme, palestre, teatri. Spesso erano
collegate ad aziende agricole. C’erano una parte padronale e una per la produzione in cui
abitavano gli schiavi.

Domus: case urbane per i ceti abbienti. Erano su un piano e fatte intorno ad uno spazio
aperto, l’atrium. All’ingresso c’era una sala di rappresentanza, il tablinium, e in fondo
l’hortus, il giardino.

ETÀ’ REPUBBLICANA
(Pagine 175-179)

A Roma furono eretti edifici sacri e civili, fra i quali i ponti Emilio e Milvio, le basiliche e i
magazzini della Porticus Aemilia. Si ereggono portici continui intorno ai templi per definire il
foro. I Romani derivarono dagli etruschi, quindi presentavano elementi ellenizzati.

I TEMPLI DEL FORO BOARIO: Nel foro Boario sono stati eretti due templi:

- Il Tempio della Fortuna Virile, è un tempio tetrastilo (quattro colonne sul fronte) e
pseudoriptero ionico (le colonne hanno sezione dimezzata); le colonne hanno
ruolo decorativo.
- Il Tempio di Ercole Vincitore: ha pianta circolare ed è monoptero periptero con 20
colonne corinzie scanalate, in marmo greco pentelico.

IL FORO ROMANO: Era il nucleo della civiltà romana. Si svolgevano funzioni


amministrative, finanziarie e commerciali. Qui sorgevano le più importanti Basiliche
repubblicane (Basilica Porcia, Basilica Sempronia, Basilica Giulia).
La via principale di quest’area è la Via Sacra. L’Archivio di Stato, in cui si conservavano le
Tabulae delle leggi, si chiamava Tabularium.

LA SCULTURA: La scultura aveva compito celebrativo, ma poteva avere anche compito


storico. Le statue dovevano esprimere al meglio il carattere e le virtù. Sì arrivo anche alla
fase dell’eclettismo: l’arte romana si confronta con l’arte greca è utilizza diversi stili.I ritratti
romani esaltavano la personalità dell’individuo. L’arte del ritratto ma Tura quando giunge a
compimento la sintesi tra il realismo descrittivo dell’arte etrusca e il naturalismo ellenistico.
Si distinguevano due tipi di ritratti: il ritratto privato è il ritratto ufficiale. Degli esempi sono la
statua Barberini e il ritratto di Pompeo Magno.

L’ARTE A ROMA DA AUGUSTO A TRAIANO


(Pagine 180-188)

ARCHITETTURA: Augusto puntò su un programma di interventi di restauro e ha fatto


erigere molti edifici.

FORO DI AUGUSTO: Nel foro di Augusto a Roma si svolgeva l’attività politica


dell’imperatore. Qui si riuniva il Senato e venivano erette le statue dei generali. Era
composto da un cortile colonnato su due fronti, oltre i quali si aprivano due esedre rivestite in
marmo e ricche di statue. I due portici avevano eleganti colonne policrome. A fondale del
foro c’era il tempio di Marte Ultore. La concezione architettonica viene detta conservatrice
per la posizione frontale del tempio. Per la presenza di ali porticate che nascondono le
esedre e per l’influenza attica delle decorazioni.

CAMPO MARZIO: E’ una zona pianeggiante. Qui Augusto concentrò parte dei nuovi edifici.
Nella parte più vicina alla città edificò il Teatro di Marcello, il Tempio di Apollo e il Portico di
Ottavia. Nello stesso periodo furono sistemati da Agrippa nuove Terme, giardini, la Basilica
di Nettuno e il Pantheon.

ARA PACIS: E’ costituita da un recinto in marmo, quest’ultimo racchiude un podio cui si


accede mediante una scalinata. La porta frontale si apriva sul campo Marzio, da cui entrava
il sacerdote. L’altra porta si apriva sul fronte opposto ed era rivolta alla via Flaminia.
All’interno si trova l’altare ed è stato fatto costruire da Augusto.

L’ARCHITETTURA AL TEMPIO DI CLAUDIO: Nelle opere pubbliche viene esaltata la


materia grezza. Questa tendenza è confermata dalla Porta Maggiore a Roma.

L’INNOVAZIONE DEI PALAZZI DINASTICI DA NERONE A DOMIZIANO: Nel 64 d.C.


l’imperatore Nerone avviò la costruzione della Domus Aurea, la sua residenza, caratterizzata
da una serie di ambienti chiusi intorno ad uno spazio trapezoidale. Con il palazzo di
Domiziano, però, si creò una nuova tipologia di palazzo dinastico imperiale: un organismo
chiuso dalla forma compatta, diviso in porte pubblica e in parte privata.

IL COLOSSEO: Mostra le concezioni romane basate sulla linea curva e la complessità dei
sistemi costruttivi.
Fu il primo edificio costruito Roma per ospitare i giochi e lotte tra gladiatori.

È caratterizzato, all’esterno, da tre ordini di arcate sovrapposte; in origine le arcate erano 80


per piano ed ornate di statue. C’era un quarto piano in muratura continua con finestre. In
facciata sono utilizzati tre ordini architettonici: tuscanico, ionico e corinzio (dal basso verso
l’alto).

Organizzazione interna: ha forma ellittica; sotto la pavimentazione in legno c’erano corridoi e


vani, nei quali si trovavano macchinari, fiere e camerini. La cavea, anch’essa di forma
ellittica, ospitava 50.000 spettatori: sul podio sedevano i Senatori, le cariche pubbliche
ecc…, nelle gradinate più in alto prendevano posto gli spettatori appartenenti al ceto medio
e ancora più in alto la plebe; (i posti erano tutti numerati).

Materiali utilizzati e caratteri tecnici: La struttura è costituita da travertino in blocchi


squadrati, da tufo per gli spazi interni e da laterizio. Le volte e le parti superiori dei muri
interni furono realizzati in calcestruzzo. La scelta di una struttura portante in pilastri di
travertino consentì di inserire, in un secondo momento, i muri di tamponamento, proprio
come si fa oggi con le costruzioni in cemento armato.

Le soluzioni formali: le semicolonne ornamentali si alternano alle arcate. Il Colosseo ha


funzione monumentale su scala urbana ed è in asse con il Foro.

LE CITTÀ’ DI FONDAZIONE: I Romani utilizzarono uno schema urbanistico composto da


strade ortogonali. Le città erano i veri centri organizzativi del territorio. Nelle regioni in cui
non esisteva un assetto urbanistico, il territorio veniva suddiviso in base alle centurie.

LA FORMA DELLE CITTÀ: Le città potevano raggiungere una popolazione di 20-50 000
abitanti. La città era attraversata da due strade perpendicolari: la Via Praetoria, il decumano
(da est a ovest) e la Via Principalis, il cardo. Presso il loro incrocio si apriva il Foro. Gran
parte delle città di fondazione derivò dall’accampamento. L’accampamento aveva forma
quadrata in Età repubblicana e rettangolare in Età imperiale.

IL TEATRO NELL’ARCHITETTURA ROMANA: Il teatro romano deriva dal modello


ellenistico. E’ un edificio chiuso e nasce come edificio a destinazione urbana, assume
caratteri monumentali propri dell’architettura civile. La tecnica costruttiva è impostata
sull’applicazione dell’arco e della volta. La cavea è sviluppata in altezza ed è sostenuta da
gallerie sovrapposte e digradanti. La scena diventa un edificio monumentale e caratterizzata
da uno sviluppo in profondità.

(Pagine 189-195)

LA SCULTURA
Ottaviano Augusto ha orientato l’arte verso uno stile che celebrasse lui stesso e la sua
famiglia. Molte opere si ispirarono a quelle greche. L’attegiamento celebrativo è molto
evidente in due statue che rappresentano Augusto: Ponefice Massimo e Augusto loricato,
in quest’ultima l’imperatore è in corazza, la quale sembra essere un velo, in piedi e con un
braccio alzato, gesto fermo e rassicurante. Egli non ha un’età definibile e il suo volto è
sereno e distaccato.

Un’opera importante è l’arco di Tito, che presentava un ricco apparato figurativo,


testimoniato oggi da due episodi scolpiti a rilievo. Uno dei due rappresenta i soldati di Tito
che portano alla Porta Trionfale il bottino depredato nel Tempio di Salomone. Quest’opera,
grazie alla dinamicità è in grado di coinvolgere lo spettatore.

L’ARA PACIS AUGUSTAE: Esprime la politica culturale di Augusto. Esternamente sono


presenti pannelli, divisi orizzontalmente in due parti da una fascia di meandri. La parte
inferiore è ornata con motivi vegetali, quella superiore con scene storiche. Sulle sponde
laterali sono ritratte due processioni dedicatorie, e a fianco alla porta d’accesso la storia di
Roma e il suo destino. All’interno c’è in alto un fregio continuo di bucrani ( crani di bovini, in
chiave celebrativa), festoni e patere (coppe usati nei riti sacrificali), e in basso un motivo
geometrico.

Una delle due processioni raffigurate sulle sponde laterali è quella della famiglia Giulio-
Claudia, che incede lentamente, evocando tranquillità attica. Il rilievo si caratterizza per il
lieve chiaroscuro e i vari piani di profondità. L’opera non ha valore documentativo, e si rifà
all’arte ellenistica per l’incedere monotono dei personaggi.

LA COLONNA TRAIANA: Eretta nel complesso del foro di Traiano, a Roma, è costituita da
un fusto cilindrico composto da 18 rocchi. Sulla sommità c’è un capitello dorico, preceduto
da un toro decorato con ovoli. Alla base è presente un basamento cubico e in alto era
inizialmente presente una statua dell’imperatore. La colonna è coclide, ossia rivestita da una
fascia a spirale, in cui sono presenti dei rilievi con scene riferite soprattutto alle due
campagne di guerre vinte da Traiano contro i Daci. La narrazione, che procede dal basso
verso l’alto e da sinistra verso destra, inizia con l’attraversamento dei Romani del Danubio e
si conclude con la Notte, dopo la caduta dei barbari. Lo stile è realistico, ma sono presenti
semplificazioni descrittive. La storia è raccontata a favore dei vincitori, che , a differenza
degli sconfitti sono raffigurati sicuri di sé. La colonna ha anche valore documentario per la
presenza di immagini che rappresentano la vita agricola, e la quotidianità negli
accampamenti. Agli elementi ellenistici, come il verismo nel raffigurare lo spazio, si unisce la
volontà narrativa, tipica romana.

(Pagine 196-205)

LA PITTURA ROMANA: Le maggiori testimonianze dell’Arte Romana sono le decorazioni


delle pareti delle case private [A differenza delle precedenti testimonianze di arte (Greca,
Cretese…) che rappresentavano decorazioni nei palazzi pubblici]. Le opere pervenute sono
caratterizzate da immediatezza (ricordiamo molte figure compendiarie definite da tratti rapidi,
pochi colori, luci ed ombre.
I QUATTRO STILI DELLA PITTURA POMPEIANA: L’eruzione del Vesuvio (79 a.C.)
distrusse diverse città campane, ha però favorito la conservazione di numerose opere d’arte.
Quest’ultime esprimono esprimono un vivace naturalismo, lo spazio è rappresentato in modo
tridimensionale mediante l’utilizzo di prospettiva, di chiaroscuro e ombre. Possiamo
distinguere queste opere attraverso “De Architectura” di Vitruvio in quattro stili di pittura
parietale:

● Il Primo Stile (Metà II secolo a.C. ai primi decenni del I secolo a.C.) consiste nella
decorazione di pareti in modo da fingere il marmo o altri materiali. Le crustae (lastre
di marmo) danno il nome a questo stile: incrostazione. Le decorazioni si dispongono
in tre zone sovrapposte: fascia superiore con cornici in stucco, mediana (dipinta con
colori vivaci), basamento di colore chiaro.

● Il Secondo Stile (Inizio del I secolo a.C. al primo decennio del I secolo a.C.)
consiste nella affermazione della rappresentazione dello spazio mediante scenari
architettonici. Gli effetti di illusionismo prospettico sono amplificati da scenari di
vegetazione, di portici e da finestre aperte. Grande esempio di questo stile è il
“Cubicolo della Villa di Fannio Sinistore” dove la natura, le finestre ed i numerosi
dettagli danno particolare importanza allo spazio.

● Il Terzo Stile (Fine I secolo a.C. al 50-60 d.C.) consiste nella rappresentazione di
ampi spazi aperti al centro della parete seguiti da ampie rappresentazioni di
paesaggi e di temi mitologici. Dalla “Casa delle galline bianche” (della moglie di
Augusto, Livia) proviene la raffigurazione di un enorme giardino (caratterizzato da
un’ampia flora che da ampiezza allo spazio).

● Il Quarto Stile (Seconda metà del I secolo d.C.), detto anche “Illuminismo
prospettico”, consiste nella rappresentazione in modo più ampio e sontuoso dei temi
del Secondo Stile (in modo più colorata, dando importanza al cromatismo, piccole
figure e ricche decorazioni.

GLI AFFRESCHI DELLA VILLA DEI MISTERI A POMPEI:


Al II stile appartiene il fregio ad affresco in una villa suburbana a Pompei, detta Villa dei
Misteri. Si tratta di una megalografia (ciclo pittorico con figure di grande dimensione). Il
tema trattato è probabilmente un rituale di preparazione ai Misteri dionisiaci. Lungo le pareti
della sala, 29 figure umane, da sole o disposte in piccoli gruppi, si stagliano su riquadri di
colore rosso (definiti da lesene, da un basamento dipinto con finti marmi, da un fregio a
meandri, in cui spiccano il giallo e il verde scuro). La scena è suddivisa in dieci episodi. Le
fasi del rito sono alternate a scene mitologiche. La scena si apre con un bambino che legge
un testo da un rotolo, quindi alcune donne preparano il sacrificio, Sileno suona la cetra, una
donna atterrita che fugge, Bacco con Arianna.
Le scene sono disposte lungo una base illusionisticamente sporgente verso la sala, come
fosse il proscenio di un teatro. Molti elementi presenti in queste raffigurazioni richiama la
pittura ellenistica.
L’ARCHITETTURA
Il principato di Adriano (II secolo d.C. , 117-138 d.C.) corrisponde ad una fase di profondo
assestamento politico. Adriano puntò sulla difesa dei confini territoriali dell'impero e sul
consolidamento delle sue strutture amministrative. Le sue maggiori attenzioni sono rivolte
alla Grecia, rinnova il centro monumentale di Atene: costruisce la Biblioteca, completa
l’antico Tempio di Atene, vi erige una porta monumentale (Porta di Adriano) che raccorda
la città antica a quella moderna, riprendendo lo schema sedimentato nei propilei ellenistici in
Asia Minore.

Nel periodo adrianeo rifiorì l’attività edilizia, orientata specialmente agli edifici pubblici e di
culto. A Roma l’imperatore fece ricostruire il Pàntheon nel Campo Marzio ed edificò il
Tempio di Venere a Roma (121 d.C.), un edificio debitore della tradizione ellenistica: è infatti
privo dell’assialità del tempio romano, per la mancanza del podio e specialmente per la
contrapposizione di due celle simmetriche rispetto ad un muro centrale trasversale.

L’architettura adrianea non segue precise norme formali o tipologiche. Gli edifici adottano
diverse soluzioni compositive, mentre tramonta l’idea di uno standard stilistico nell’uso degli
ordini, i quali, sono applicati con una libertà mai vista prima. Nasce la percezione dello
spazio in modo più “dinamico”.

Nelle province d’Asia Minore e d’Africa, le città e i loro monumenti furono oggetto di
sperimentazione progettuale ben più che nella penisola italica. La bassa densità abitativa di
queste città offrivano la possibilità di ricercare un linguaggio architettonico libero e disinvolto.
La strada colonnata (estesa per tutta l’Asia Minore) consisteva in un asse stradale
monumentale fiancheggiato da ampi colonnati e arricchito da piazze porticate di varie forme,
ma regolari. La combinazione di un arco centrale con due architravi laterali, spesso sostenuti
da colonne, componevano una trifora (Ricordiamo le costruzioni sacre di Baalbek e il
Tempio di Venere). Questa tendenza di movimento viene riconosciuta come Barocco tardo-
antico.

IL PANTHEON: Il Pàntheon era un tempio dedicato a tutti gli dei (dal greco pan,tutto, e
theòs, divinità) o forse alle sette divinità planetarie. Fu fatto ricostruire dalle fondazioni fra il
118 e il 128 d.C. da Adriano. Venne utilizzato come chiesa cristiana dal 608-610. Le parti
che lo compogono (corpo cilindrico, la cupola, il prònao) sono formalmente ben distinte,
dando un senso di armonia all’insieme. Parecchie caratteristiche del Pantheon richiamano
l’arte ellenica. Le colonne, il prònao hanno anche il compito di rappresentare imponenza.
Lasciando cavità entro lo spessore del tamburo, si è garantita l'asciugatura uniforme del
calcestruzzo, e l'alleggerimento, del peso della muratura, rendendo possibile la
realizzazione edll’entrata. Gli elementi costitutivi del Pàntheon sono: un prònao com-
posto da 16 colonne di granito egiziano alte quasi 12 metri e sormontato da un timpano
triangolare e da un a cupola emisferica.
L'abside, la cupola e l'ampiezza visiva del vano circolare indicano una precisa funzione
cerimoniale dell'edificio.
Nel Pàntheon trova spazio inedito il simbolismo cosmologi- co, espresso, ad esempio, dalla
suddivisione dell'edificio in base a precisi rapporti numerici. Il diametro del cilindro è pari
all'altezza interna dell'edificio, che è così idealmente circoscritto ad una sfera.
La sala può essere suddivisa in otto ideali settori, determinati dall’ingresso e dalle sette
nicchie. L'edificio, pertanto, è frutto di uno studio rigoroso dei multipli a partire da una forma
di base, portando alle estreme conseguenze il metodo progettuale di Vitruvio.
La novità compositiva espressa nel Pàntheon consiste soprattutto nella calibrata armonia dei
valori geometrici e formali. Le varie parti del Pantheon:

● La Cupola: I lacunari hanno la funzione di alleggerire il peso della struttura e


accentuano lo spazio e il chiaroscuro. Il prònao era rivestito da bronzo dorato.

● L’ordine superiore: si alternano pannelli in marmo e finestre murate (aggiunte nel


Settecento).

● L’ordine inferiore: presenta nicchie contenenti statue di divinità pagane.

● Il pavimento: in marmo policromo con motivi geometrici.

IL MAUSOLEO DI ADRIANO: Il Mausoleo di Adriano venne eretto sul modello dei sepolcri
dinastici a Roma e nel mondo ellenistico. La costruzione adrianea riprende il modello
circolare, le grandi dimensioni, con profusione di marmi e di statue. Il tamburo cilindrico si
alzava su un basamento a dado inquadrato da lesene, alto 15 metri.

Nelle province d’Asia Minore e d’Africa, le città e i loro monumenti furono oggetto di
sperimentazione progettuale ben più che nella penisola italica. La bassa densità abitativa di
queste città, con la conseguente disponibilità di ampi spazi, e l’assenza di vincoli
preesistenti, offrivano la possibilità di ricercare un linguaggio architettonico libero e
disinvolto. Un altro elemento, destinato a orientare l’architettura tardoromanza e bizantina
anche nella stessa Roma, fu la combinazione di un arco centrale con due architravi laterali,
spesso sostenuti da colonne, che componevano una trifora (finestra caratteristica
dell'architettura medievale).
Nel II secolo si verificò un crescente scambio tra i diversi territori dell'Impero. Lo testimonia
la fortuna della tipologia della strada colonnata, che dalle regioni siriane si estese nel II
secolo in tutta l'Asia Minore. Consisteva in un asse stradale monumentale ricco di botteghe,
fiancheggiato da ampi colonnati e arricchito da piazze porticate di varie forme. Progetti
particolarmente ambiziosi furono, le costruzioni sacre di Baalbek. Qui nel I secolo d.C. era
stata iniziata la costruzione di un santuario, disposte secondo un principio di addizione di
parti monumentali secondo uno sviluppo assiale.
Esterno all'area, il Tempio di Venere fu iniziato in Età ellenistica e completato nei decenni a
cavallo tra il II e il III sec. d.C. Propone la combinazione di una cella a pianta circolare e di
un portico con timpano di accesso innalzato su un alto podio. Se il tema era già stato
sperimentato a Roma, ad esempio nel Pàntheon, nel tempietto di Baalbek si sperimenta un
nuovo principio espressivo: le cinque nicchie con statue,le colonne corinzie distanti dal muro
della cella e la trabeazione incurvata ad ogni intercolumnio creano un forte movimento e un
chiaroscuro sempre variato, che aumenta la tensione dinamica, perfetta sintesi tra l'idea
architettonica scenografica dell'Ellenismo e la predilezione romana per le linee curve.

(Pagine 206-212)

VILLA ADRIANA: La Villa Adriana fu fatta erigere da Adriano a Tiburtini, presso Tivoli. Il
complesso mostra ninfei, piscine, padiglioni, terme e fontane. Gli edifici rappresentativi
testimoniano una ricerca formale che voleva ricomporre e rielaborare le soluzioni tecnico-
costruttive, spaziali e stilistiche fino ad allora conosciute. Sono notevoli anche le decorazioni
degli ambienti come i mosaici pavimentali e le statue.

MECENATISMO: I Severi inaugurarono un nuovo mecenatismo (sostegno ad attività


artistiche e culturali), cui corrispose l’erezione di edifici pubblici e allo stesso tempo venne
ampliato il Palazzo dinastico sul Palatino. L’architettura severiana abbracciò il Barocco
tardo-antico che si sviluppò nelle zone orientali. Aspetti caratteristici sono il senso di
movimento, dall’esterno all’interno degli edifici, e la tensione di superfici e volumi.

IL REPERTORIO DI TIPOLOGIE DELLA VILLA:

1) Pècile: grande quadriportico, ricurvo nei lati corti, rivolto su una piscina. Vi si
affacciano gli alloggi delle guardie, del personale amministrativo e di servizio.

2) Canòpo: è un lungo bacino d’acqua ornato da colonne e statue che ospitava le feste
notturne degli antichi egizi.

3) Piazza d’Oro: era un complesso con una sala ottogonale absidata e porticata e
porticata, coperta a cupola. Dalla sala si potevano cogliere tutti gli ambienti dell’edificio.

4) Teatro Marittimo: è un edificio porticato circolare che ospitava un piccolo complesso


termale e una biblioteca. Ci sono molte decorazioni, ispirati a motivi marini.

5) Le Terme: caratterizzate dal movimento degli ambienti interni, organizzati attorno ad


una sala ottogonale, coperta forse da una volta a vela.

LE GRANDI TERME IMPERIALI: Le terme erano edifici vasti, adibiti a bagni pubblici e
dotati di alcuni sistemi di riscaldamento, basati su delle condotte di laterizio forato. Le
terme furono ideate perché, essendoci stato un incremento demografico, la mancanza di
servizi igienici diventava un fattore sempre più grave. Successivamente le terme si
arricchirono di statue, decorazioni, volte e pavimenti. Si trovavano anche locali di
servizio, biblioteche palestre e giardini. Le terme che ricordiamo sono le Terme di
Caracalla, un grande edificio continuo contenente vari servizi.

LA SCULTURA
DAL RECUPERO DEI MODELLI CLASSICI ALLA LORO CRISI: Adriano, grande
conoscitore d’arte, recuperò il gusto per il classicismo greco, che arricchì, soprattutto in
ambito architettonico. Nelle immagini di Antinoo, giovane amato da Adriano, riemerge il tipo
classico del corpo atletico in posa, ma con un chiaroscuro delicatissimo. In campo figurativo
si da importanza alla scultura celebrativa che sostiene e diffonde il culto dell’imperatore. Sul
piano stilistico si assiste ad un distacco dalla tradizione antica. Dalla seconda metà del II
secolo d.C., la produzione artistica divenne testimone della crisi della società romana. Il
linguaggio figurativo mescola elementi risalenti alla civiltà precedente con elementi che
denotano l’insorgere di tendenze visionarie o misticheggianti. I ritratti dell’imperatore
mostrano una lavorazione del marmo accurata; il ritratto imperiale emergerà nel III secolo
d.C. con la dinastia dei Severi con cui si ritorna ad un realismo incisivo.

IL RITRATTO EQUESTRE: Il ritratto equestre affonda le proprie radici nel mondo antico.
Quelli pervenuteci a noi sono pochi, poiché ci fu la cancellazione del ricordo di alcuni
personaggi del passato. Le sculture romane erano ispirate al modello Alessandrino come si
nota nella statua bronzea raffigurante Domiziano. Quest’ultima raffigura Domiziano che
trattiene un cavallo impegnato, con la mano sinistra tiene le redini, mentre con la mano
destra si appresta a scagliare una lancia; indossa una corazza arricchita da elementi in
argento e rame. Il modello alessandrino del DOMINATOR (condottiero vincitore) viene
successivamente sostituito dal PACATOR (comandante che esorta la pace).

STATUA EQUESTRE DI MARCO AURELIO: E’ un gruppo bronzeo, in origine dorato,


progettato da Michelangelo. L’imperatore indossa una tunica corta e il mantello militare;
compie un gesto conciliante, sottolineato dall’atteggiamento nervoso del cavallo e la forza
del suo sguardo viene sottolineata dal movimento della barba e dai capelli ricci. Questo è un
esempio di arte di Stato, riferibile alla ricerca della monumentalità.

LA COLONNA ANTONINA: Fu eretta, con intento narrativo, per commemorare le imprese


di Marco Aurelio. Il rilievo si snoda a spirale per 21 giri, le figure hanno un maggiore rilievo e
forti volumi, c’è anche una forte accentuazione del chiaroscuro, compaiono elementi
simbolici e richiami al mondo soprannaturale. Si avverte un coinvolgimento emotivo degli
artefici proprio perché emerge un carattere espressionista. L’opera esprime la crisi della
società romana infatti si vede il contrasto tra i vinti e i vincitori che afferma compiacimento
per la disfatta del nemico. Nel II secolo d.C. si ha un distacco dallo stampo ellenistico e
nasce un il linguaggio espressionista e simbolico vero e proprio dell’impero Romano.

I SARCOFAGI: Nel III secolo d.C. si creano delle soluzioni innovative: i sarcofagi. Nelle
lastre dei sarcofagi venivano rappresentate delle scene, come per esempio scene di guerra.
Viene ricordato il Sarcofago Ludovisi, in cui viene scolpita una scena di guerra tra i Romani
e i Daci. Dalle espressioni dei Daci può essere percepita un’immagine di autentico dramma.

LA TARDA ANTICHITÀ’
(Pagine 214-220)

Nel III sec. d.C. si verificò a Roma una crisi sociale, cui seguì l'instaurazione del governo
tetrarchico, costituito da due Augusti e due Cesari. In architettura prevalse la linea curva, gli
spazi interni di terme e fori si articolarono e si diffusero le esedre, incavi semicircolari
sovrastati da una cupola. Furono costruiti:

● Il ninfeo degli horti Liciani, edificio di pianta decagonale, sulle cui muratura di base
si imposta la grande cupola.
● La Basilica di Messenzio, che presentava tre navate, le due laterali, realizzate in
opus caementicium, suddivise in tre spazi, le campate, ciascuna coperta da una volta
a botte, mentre quella centrale sosteneva tre volte a crociera. Sul lato corto a nord
c’era un abside.

I NUOVI PALAZZI IMPERIALI: Diocleziano istituì nuove capitali, e in ognuna di esse si


costruirono residenze per l’imperatore, solitamente fortificate e che comprendevano la
resistenza, con le sale di rappresentanza, edifici di culto, terme e mausolei. Quest’ultimi
erano di pianta ortogonale all’esterno e circolare all’interno. Era coperto da una cupola.

IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO A SPALATO: ha dimensioni grandi da sembrare una


città,presenta motivi stilistici originali,come la colonna inserita nelle linee rette e curve del
coronamente, o gli archi di sostegno aperti sopra le architravi. La cupola del mausoleo è
internamente rivestita di mosaici

AULA PALATINA NEL PALAZZO IMPERIALE A TREVIRI: dal palazzo è rimasta l’aula
Palatina per le udienze e l’amministrazione della giustizia.è costituita da un’unica sala
preceduta da un atrio con ampio quadriportico. Le pareti laterali sono percorso da un doppio
ordine di finestre, che illuminano uniformemente il semplice interno, mentre sono inquadrate
all’esterno da lesene.

LA SCULTURA: Si diffuse, per i ritratti di adorazione degli imperatori, un’immagine astratta,


con forme semplificate e massicce. Gli occhi delle figure vengono raffigurati innaturalmente
grandi, dallo sguardo intenso e distaccato, per dare un senso di distacco. Un esempio è la
Statua colossale di Costantino, tradotta in una sorte di “apparizione” dalle straordinarie
dimensioni, la rigida frontalità del volto e la fissità dello sguardo.

L’ARCO DI COSTANTINO: Costantino riconquistò Roma a seguito della battaglia contro


Massezio, per celebrare l’evento si fece ereggere l’ultimo arco di trionfo dell’impero,presso il
colosseo. L’arco ha tre fornici, conclusi in alto da un possente attico, sulle due facciate sono
collocate 4 colonne corinzie. Nell’arco furono accostati rilievi del tempo a rilievi di spoglio,
cioè presi da monumenti precedenti. L’arco si presenta come una raccolta di diversi stili, il
che testimonia la frammentazione culturale del tempo. Particolare elemento dell’arco è
l’Allocuzione di Costantino al popolo, in cui l’imperatore è rappresentato al centro, frontale,
mentre i suoi generali sono raffigurati solo di scorcio. Ad organizzare questa scena è
l’accostamento delle varie parti sullo stesso piano frontale.

L’EVOLUZIONE DEL MOSAICO IN TARDA ETÀ’ IMPERIALE: Nei mosaici le figurazioni


più ricorrenti sono ambientate in mondo marino, e sono rappresentate non delimitate da
riquadri, ma disposte in composizioni molto ampie e dilatate. Nei mosaici della Villa del
Casale a Piazza Armerina, sono raffigurati nelle sale più ampie scene di caccia o
combattimenti tra gladiatori, mentre negli ambienti più piccoli scene mitologiche.

All’inizio del IV secolo d.C. si diffuse l’opus sectile, che consiste nell’accostare tarsie (lastre
sagomate in piccoli pezzi), componendo rivestimenti di pavimenti e pareti. Si utilizzavano
materiali pregiati che offrivano un’ampia varietà cromatica.
I RITRATTI DEL FAYYUM: Nella regione del Fayyum si erano trasferiti molti cittadini
romani, che presero l’abitudine egizia di farsi mummificare ma sostituirono le maschere
d’oro con tavolette raffiguranti i loro volti. I ritratti erano frontali e cercavano di rappresentare
con fedeltà i tratti somatici e la psicologia della persona. Erano dipinti con una denso impasti
di colore a tempera o a encausto, cioè con la cera sciolta.

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