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L'Arte Romana
L'Arte Romana
(Pagine 162-174)
I romani inizialmente si dedicarono alle armi, trascurando l’arte, che iniziarono a praticare
intorno al terzo-secondo secolo a.C. Nell’arte romana si fusero i valori ideali dell’arte greca
alle forme italiche.
Arco: si imposta dal piano di imposta ponendo i conci a raggiera rispetto a un centro. La
stabilità è garantita dal concio di chiave, quello centrale, più grande e di materiale più
resistente.
I romani usavano la malta, cioè calce+sabbia mescolate in acqua. Aggiungendo alla malta
della ghiaia creavano il calcestruzzo.
ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO: Da Roma partiva una fitta rete di strade, le più
importanti si facevano:
sul fondo si mettevano pietre per il reflusso dell’acqua, poi uno strato di sabbia e ghiaia, e
infine uno strato convesso fatto di pietre squadrate.
I ponti, per i quali si usava il sistema dell’arco, erano semplici e resistenti. Le dimensioni
delle arcate dipendevano dal regime delle acque.
Acquedotti, erano molto usati e servivano per portare l’acqua dalle sorgenti alle città.
Dovevano avere una pendenza costante, e quindi spesso si usavano le gallerie. Sui fiumi si
sovrapponevano vari ordini di arcate in modo di fare strutture leggere e più alte.
ORGANIZZAZIONE DELLE CITTA’:
Foro: centro civile delle città romane. Inizialmente usato per i mercati, in età repubblicana vi
gravitarono le attività politiche. Di solito si disponeva nell’incrocio tra il cardo maximus e il
decumanus maximus, cioè gli assi principali della città.
Basilica: aula di giustizia. Il tipo più monumentale aveva una sala a pianta rettangolare con
colonne interne disposte su più file che creavano gli spazi longitudinali, cioè le navate.
Monumenti celebrativi: si usavano in onore dei generali. Potevano essere le porte urbane,
colonne onorarie o archi di trionfo, sulla cui sommità erano poste statue e quadrighe guidate
dall’imperatore.
Insulae: edifici a più piani. Nei piani bassi c’erano botteghe. Gli appartamenti erano costituiti
da stanze piccole e buie; erano fatte di legno ed erano soggette a crolli o incendi.
Ville: ricche residenze in cui ci potevano essere anche terme, palestre, teatri. Spesso erano
collegate ad aziende agricole. C’erano una parte padronale e una per la produzione in cui
abitavano gli schiavi.
Domus: case urbane per i ceti abbienti. Erano su un piano e fatte intorno ad uno spazio
aperto, l’atrium. All’ingresso c’era una sala di rappresentanza, il tablinium, e in fondo
l’hortus, il giardino.
ETÀ’ REPUBBLICANA
(Pagine 175-179)
A Roma furono eretti edifici sacri e civili, fra i quali i ponti Emilio e Milvio, le basiliche e i
magazzini della Porticus Aemilia. Si ereggono portici continui intorno ai templi per definire il
foro. I Romani derivarono dagli etruschi, quindi presentavano elementi ellenizzati.
I TEMPLI DEL FORO BOARIO: Nel foro Boario sono stati eretti due templi:
- Il Tempio della Fortuna Virile, è un tempio tetrastilo (quattro colonne sul fronte) e
pseudoriptero ionico (le colonne hanno sezione dimezzata); le colonne hanno
ruolo decorativo.
- Il Tempio di Ercole Vincitore: ha pianta circolare ed è monoptero periptero con 20
colonne corinzie scanalate, in marmo greco pentelico.
CAMPO MARZIO: E’ una zona pianeggiante. Qui Augusto concentrò parte dei nuovi edifici.
Nella parte più vicina alla città edificò il Teatro di Marcello, il Tempio di Apollo e il Portico di
Ottavia. Nello stesso periodo furono sistemati da Agrippa nuove Terme, giardini, la Basilica
di Nettuno e il Pantheon.
IL COLOSSEO: Mostra le concezioni romane basate sulla linea curva e la complessità dei
sistemi costruttivi.
Fu il primo edificio costruito Roma per ospitare i giochi e lotte tra gladiatori.
LA FORMA DELLE CITTÀ: Le città potevano raggiungere una popolazione di 20-50 000
abitanti. La città era attraversata da due strade perpendicolari: la Via Praetoria, il decumano
(da est a ovest) e la Via Principalis, il cardo. Presso il loro incrocio si apriva il Foro. Gran
parte delle città di fondazione derivò dall’accampamento. L’accampamento aveva forma
quadrata in Età repubblicana e rettangolare in Età imperiale.
(Pagine 189-195)
LA SCULTURA
Ottaviano Augusto ha orientato l’arte verso uno stile che celebrasse lui stesso e la sua
famiglia. Molte opere si ispirarono a quelle greche. L’attegiamento celebrativo è molto
evidente in due statue che rappresentano Augusto: Ponefice Massimo e Augusto loricato,
in quest’ultima l’imperatore è in corazza, la quale sembra essere un velo, in piedi e con un
braccio alzato, gesto fermo e rassicurante. Egli non ha un’età definibile e il suo volto è
sereno e distaccato.
Una delle due processioni raffigurate sulle sponde laterali è quella della famiglia Giulio-
Claudia, che incede lentamente, evocando tranquillità attica. Il rilievo si caratterizza per il
lieve chiaroscuro e i vari piani di profondità. L’opera non ha valore documentativo, e si rifà
all’arte ellenistica per l’incedere monotono dei personaggi.
LA COLONNA TRAIANA: Eretta nel complesso del foro di Traiano, a Roma, è costituita da
un fusto cilindrico composto da 18 rocchi. Sulla sommità c’è un capitello dorico, preceduto
da un toro decorato con ovoli. Alla base è presente un basamento cubico e in alto era
inizialmente presente una statua dell’imperatore. La colonna è coclide, ossia rivestita da una
fascia a spirale, in cui sono presenti dei rilievi con scene riferite soprattutto alle due
campagne di guerre vinte da Traiano contro i Daci. La narrazione, che procede dal basso
verso l’alto e da sinistra verso destra, inizia con l’attraversamento dei Romani del Danubio e
si conclude con la Notte, dopo la caduta dei barbari. Lo stile è realistico, ma sono presenti
semplificazioni descrittive. La storia è raccontata a favore dei vincitori, che , a differenza
degli sconfitti sono raffigurati sicuri di sé. La colonna ha anche valore documentario per la
presenza di immagini che rappresentano la vita agricola, e la quotidianità negli
accampamenti. Agli elementi ellenistici, come il verismo nel raffigurare lo spazio, si unisce la
volontà narrativa, tipica romana.
(Pagine 196-205)
● Il Primo Stile (Metà II secolo a.C. ai primi decenni del I secolo a.C.) consiste nella
decorazione di pareti in modo da fingere il marmo o altri materiali. Le crustae (lastre
di marmo) danno il nome a questo stile: incrostazione. Le decorazioni si dispongono
in tre zone sovrapposte: fascia superiore con cornici in stucco, mediana (dipinta con
colori vivaci), basamento di colore chiaro.
● Il Secondo Stile (Inizio del I secolo a.C. al primo decennio del I secolo a.C.)
consiste nella affermazione della rappresentazione dello spazio mediante scenari
architettonici. Gli effetti di illusionismo prospettico sono amplificati da scenari di
vegetazione, di portici e da finestre aperte. Grande esempio di questo stile è il
“Cubicolo della Villa di Fannio Sinistore” dove la natura, le finestre ed i numerosi
dettagli danno particolare importanza allo spazio.
● Il Terzo Stile (Fine I secolo a.C. al 50-60 d.C.) consiste nella rappresentazione di
ampi spazi aperti al centro della parete seguiti da ampie rappresentazioni di
paesaggi e di temi mitologici. Dalla “Casa delle galline bianche” (della moglie di
Augusto, Livia) proviene la raffigurazione di un enorme giardino (caratterizzato da
un’ampia flora che da ampiezza allo spazio).
● Il Quarto Stile (Seconda metà del I secolo d.C.), detto anche “Illuminismo
prospettico”, consiste nella rappresentazione in modo più ampio e sontuoso dei temi
del Secondo Stile (in modo più colorata, dando importanza al cromatismo, piccole
figure e ricche decorazioni.
Nel periodo adrianeo rifiorì l’attività edilizia, orientata specialmente agli edifici pubblici e di
culto. A Roma l’imperatore fece ricostruire il Pàntheon nel Campo Marzio ed edificò il
Tempio di Venere a Roma (121 d.C.), un edificio debitore della tradizione ellenistica: è infatti
privo dell’assialità del tempio romano, per la mancanza del podio e specialmente per la
contrapposizione di due celle simmetriche rispetto ad un muro centrale trasversale.
L’architettura adrianea non segue precise norme formali o tipologiche. Gli edifici adottano
diverse soluzioni compositive, mentre tramonta l’idea di uno standard stilistico nell’uso degli
ordini, i quali, sono applicati con una libertà mai vista prima. Nasce la percezione dello
spazio in modo più “dinamico”.
Nelle province d’Asia Minore e d’Africa, le città e i loro monumenti furono oggetto di
sperimentazione progettuale ben più che nella penisola italica. La bassa densità abitativa di
queste città offrivano la possibilità di ricercare un linguaggio architettonico libero e disinvolto.
La strada colonnata (estesa per tutta l’Asia Minore) consisteva in un asse stradale
monumentale fiancheggiato da ampi colonnati e arricchito da piazze porticate di varie forme,
ma regolari. La combinazione di un arco centrale con due architravi laterali, spesso sostenuti
da colonne, componevano una trifora (Ricordiamo le costruzioni sacre di Baalbek e il
Tempio di Venere). Questa tendenza di movimento viene riconosciuta come Barocco tardo-
antico.
IL PANTHEON: Il Pàntheon era un tempio dedicato a tutti gli dei (dal greco pan,tutto, e
theòs, divinità) o forse alle sette divinità planetarie. Fu fatto ricostruire dalle fondazioni fra il
118 e il 128 d.C. da Adriano. Venne utilizzato come chiesa cristiana dal 608-610. Le parti
che lo compogono (corpo cilindrico, la cupola, il prònao) sono formalmente ben distinte,
dando un senso di armonia all’insieme. Parecchie caratteristiche del Pantheon richiamano
l’arte ellenica. Le colonne, il prònao hanno anche il compito di rappresentare imponenza.
Lasciando cavità entro lo spessore del tamburo, si è garantita l'asciugatura uniforme del
calcestruzzo, e l'alleggerimento, del peso della muratura, rendendo possibile la
realizzazione edll’entrata. Gli elementi costitutivi del Pàntheon sono: un prònao com-
posto da 16 colonne di granito egiziano alte quasi 12 metri e sormontato da un timpano
triangolare e da un a cupola emisferica.
L'abside, la cupola e l'ampiezza visiva del vano circolare indicano una precisa funzione
cerimoniale dell'edificio.
Nel Pàntheon trova spazio inedito il simbolismo cosmologi- co, espresso, ad esempio, dalla
suddivisione dell'edificio in base a precisi rapporti numerici. Il diametro del cilindro è pari
all'altezza interna dell'edificio, che è così idealmente circoscritto ad una sfera.
La sala può essere suddivisa in otto ideali settori, determinati dall’ingresso e dalle sette
nicchie. L'edificio, pertanto, è frutto di uno studio rigoroso dei multipli a partire da una forma
di base, portando alle estreme conseguenze il metodo progettuale di Vitruvio.
La novità compositiva espressa nel Pàntheon consiste soprattutto nella calibrata armonia dei
valori geometrici e formali. Le varie parti del Pantheon:
IL MAUSOLEO DI ADRIANO: Il Mausoleo di Adriano venne eretto sul modello dei sepolcri
dinastici a Roma e nel mondo ellenistico. La costruzione adrianea riprende il modello
circolare, le grandi dimensioni, con profusione di marmi e di statue. Il tamburo cilindrico si
alzava su un basamento a dado inquadrato da lesene, alto 15 metri.
Nelle province d’Asia Minore e d’Africa, le città e i loro monumenti furono oggetto di
sperimentazione progettuale ben più che nella penisola italica. La bassa densità abitativa di
queste città, con la conseguente disponibilità di ampi spazi, e l’assenza di vincoli
preesistenti, offrivano la possibilità di ricercare un linguaggio architettonico libero e
disinvolto. Un altro elemento, destinato a orientare l’architettura tardoromanza e bizantina
anche nella stessa Roma, fu la combinazione di un arco centrale con due architravi laterali,
spesso sostenuti da colonne, che componevano una trifora (finestra caratteristica
dell'architettura medievale).
Nel II secolo si verificò un crescente scambio tra i diversi territori dell'Impero. Lo testimonia
la fortuna della tipologia della strada colonnata, che dalle regioni siriane si estese nel II
secolo in tutta l'Asia Minore. Consisteva in un asse stradale monumentale ricco di botteghe,
fiancheggiato da ampi colonnati e arricchito da piazze porticate di varie forme. Progetti
particolarmente ambiziosi furono, le costruzioni sacre di Baalbek. Qui nel I secolo d.C. era
stata iniziata la costruzione di un santuario, disposte secondo un principio di addizione di
parti monumentali secondo uno sviluppo assiale.
Esterno all'area, il Tempio di Venere fu iniziato in Età ellenistica e completato nei decenni a
cavallo tra il II e il III sec. d.C. Propone la combinazione di una cella a pianta circolare e di
un portico con timpano di accesso innalzato su un alto podio. Se il tema era già stato
sperimentato a Roma, ad esempio nel Pàntheon, nel tempietto di Baalbek si sperimenta un
nuovo principio espressivo: le cinque nicchie con statue,le colonne corinzie distanti dal muro
della cella e la trabeazione incurvata ad ogni intercolumnio creano un forte movimento e un
chiaroscuro sempre variato, che aumenta la tensione dinamica, perfetta sintesi tra l'idea
architettonica scenografica dell'Ellenismo e la predilezione romana per le linee curve.
(Pagine 206-212)
VILLA ADRIANA: La Villa Adriana fu fatta erigere da Adriano a Tiburtini, presso Tivoli. Il
complesso mostra ninfei, piscine, padiglioni, terme e fontane. Gli edifici rappresentativi
testimoniano una ricerca formale che voleva ricomporre e rielaborare le soluzioni tecnico-
costruttive, spaziali e stilistiche fino ad allora conosciute. Sono notevoli anche le decorazioni
degli ambienti come i mosaici pavimentali e le statue.
1) Pècile: grande quadriportico, ricurvo nei lati corti, rivolto su una piscina. Vi si
affacciano gli alloggi delle guardie, del personale amministrativo e di servizio.
2) Canòpo: è un lungo bacino d’acqua ornato da colonne e statue che ospitava le feste
notturne degli antichi egizi.
3) Piazza d’Oro: era un complesso con una sala ottogonale absidata e porticata e
porticata, coperta a cupola. Dalla sala si potevano cogliere tutti gli ambienti dell’edificio.
LE GRANDI TERME IMPERIALI: Le terme erano edifici vasti, adibiti a bagni pubblici e
dotati di alcuni sistemi di riscaldamento, basati su delle condotte di laterizio forato. Le
terme furono ideate perché, essendoci stato un incremento demografico, la mancanza di
servizi igienici diventava un fattore sempre più grave. Successivamente le terme si
arricchirono di statue, decorazioni, volte e pavimenti. Si trovavano anche locali di
servizio, biblioteche palestre e giardini. Le terme che ricordiamo sono le Terme di
Caracalla, un grande edificio continuo contenente vari servizi.
LA SCULTURA
DAL RECUPERO DEI MODELLI CLASSICI ALLA LORO CRISI: Adriano, grande
conoscitore d’arte, recuperò il gusto per il classicismo greco, che arricchì, soprattutto in
ambito architettonico. Nelle immagini di Antinoo, giovane amato da Adriano, riemerge il tipo
classico del corpo atletico in posa, ma con un chiaroscuro delicatissimo. In campo figurativo
si da importanza alla scultura celebrativa che sostiene e diffonde il culto dell’imperatore. Sul
piano stilistico si assiste ad un distacco dalla tradizione antica. Dalla seconda metà del II
secolo d.C., la produzione artistica divenne testimone della crisi della società romana. Il
linguaggio figurativo mescola elementi risalenti alla civiltà precedente con elementi che
denotano l’insorgere di tendenze visionarie o misticheggianti. I ritratti dell’imperatore
mostrano una lavorazione del marmo accurata; il ritratto imperiale emergerà nel III secolo
d.C. con la dinastia dei Severi con cui si ritorna ad un realismo incisivo.
IL RITRATTO EQUESTRE: Il ritratto equestre affonda le proprie radici nel mondo antico.
Quelli pervenuteci a noi sono pochi, poiché ci fu la cancellazione del ricordo di alcuni
personaggi del passato. Le sculture romane erano ispirate al modello Alessandrino come si
nota nella statua bronzea raffigurante Domiziano. Quest’ultima raffigura Domiziano che
trattiene un cavallo impegnato, con la mano sinistra tiene le redini, mentre con la mano
destra si appresta a scagliare una lancia; indossa una corazza arricchita da elementi in
argento e rame. Il modello alessandrino del DOMINATOR (condottiero vincitore) viene
successivamente sostituito dal PACATOR (comandante che esorta la pace).
I SARCOFAGI: Nel III secolo d.C. si creano delle soluzioni innovative: i sarcofagi. Nelle
lastre dei sarcofagi venivano rappresentate delle scene, come per esempio scene di guerra.
Viene ricordato il Sarcofago Ludovisi, in cui viene scolpita una scena di guerra tra i Romani
e i Daci. Dalle espressioni dei Daci può essere percepita un’immagine di autentico dramma.
LA TARDA ANTICHITÀ’
(Pagine 214-220)
Nel III sec. d.C. si verificò a Roma una crisi sociale, cui seguì l'instaurazione del governo
tetrarchico, costituito da due Augusti e due Cesari. In architettura prevalse la linea curva, gli
spazi interni di terme e fori si articolarono e si diffusero le esedre, incavi semicircolari
sovrastati da una cupola. Furono costruiti:
● Il ninfeo degli horti Liciani, edificio di pianta decagonale, sulle cui muratura di base
si imposta la grande cupola.
● La Basilica di Messenzio, che presentava tre navate, le due laterali, realizzate in
opus caementicium, suddivise in tre spazi, le campate, ciascuna coperta da una volta
a botte, mentre quella centrale sosteneva tre volte a crociera. Sul lato corto a nord
c’era un abside.
AULA PALATINA NEL PALAZZO IMPERIALE A TREVIRI: dal palazzo è rimasta l’aula
Palatina per le udienze e l’amministrazione della giustizia.è costituita da un’unica sala
preceduta da un atrio con ampio quadriportico. Le pareti laterali sono percorso da un doppio
ordine di finestre, che illuminano uniformemente il semplice interno, mentre sono inquadrate
all’esterno da lesene.
All’inizio del IV secolo d.C. si diffuse l’opus sectile, che consiste nell’accostare tarsie (lastre
sagomate in piccoli pezzi), componendo rivestimenti di pavimenti e pareti. Si utilizzavano
materiali pregiati che offrivano un’ampia varietà cromatica.
I RITRATTI DEL FAYYUM: Nella regione del Fayyum si erano trasferiti molti cittadini
romani, che presero l’abitudine egizia di farsi mummificare ma sostituirono le maschere
d’oro con tavolette raffiguranti i loro volti. I ritratti erano frontali e cercavano di rappresentare
con fedeltà i tratti somatici e la psicologia della persona. Erano dipinti con una denso impasti
di colore a tempera o a encausto, cioè con la cera sciolta.