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FORO DI AUGUSTO

Il Foro di Augusto è uno dei Fori Imperiali di Roma, il secondo in ordine cronologico, dopo quello di Cesare.
Era largo 118 m., esedre comprese e lungo 125 m. La vista di oggi non rende l'idea della sua grandezza,
schiacciata com'è da vie ed edifici moderni. Il Foro infatti si estendeva molto più verso ovest, al di sotto
dell'attuale Via dei Fori Imperiali. Disposto perpendicolarmente al Foro di Cesare, ne riprese la pianta, con
una piazza porticata sul cui lato breve dominava il tempio di Marte Ultore, inaugurato nel 2 a.c., che
poggiava su un muro perimetrale alto ben 30 m., ancora conservato a tutt'oggi, destinato a separare il Foro
dalla Subura. Dietro i portici laterali si aprivano ampie esedre, semicircolari e coperte. Di fronte al portico
settentrionale una sala accoglieva la statua colossale di Ottaviano che guidava una quadriga trionfale.

LA STORIA

Ottaviano aveva promesso di erigere a Roma un tempio a


Marte Ultore nella battaglia di Filippi del 42 a.c., dove
insieme a Marco Antonio aveva sconfitto gli uccisori di
Cesare. Il grande tempio sostituiva un'edicola provvisoria
nel Campidoglio. Dopo la sconfitta di Marco Antonio e la
conquista dell'Egitto, il Senato conferì ad Ottaviano nel 27
a.c. i massimi poteri civili e militari, col titolo di Augusto.
Poté finalmente mettere in atto la Pax Romana ed
occuparsi della riorganizzazione urbanistica e
architettonica dell'Urbe, cercando soprattutto di
rispettare tutti i progetti, per lo più sulla carta, lasciatigli
da Cesare. Il Foro monumentale venne finanziato con il
bottino di guerra ottenuto da Ottaviano su un terreno
acquistato da privati, collocato sulle pendici del Quirinale,
a ridosso del popoloso quartiere della Subura. Il tempio di Marte fu edificato invece interamente a sue spese.

DESCRIZIONE

Il Foro era delimitato da un imponente muro in tufo e peperino dell'altezza di 30 m., con blocchi di peperino
e pietra gabina a vista, con tre marcapiani in blocchi di travertino, per separarlo dal retrostante quartiere
della Subura, soggetto a frequenti incendi. Lungo questo muro, ai lati del tempio di Marte Ultore, si aprivano
due ingressi secondari: quello più a nord a tre fornici, quello più sud (Arco dei Pantani) ad un solo fornice. Il
dislivello tra la Subura e il Foro più basso era coperto da due scalinate. La piazza, rettangolare, era
fiancheggiata da due portici ed era occupata sul fondo dal maestoso tempio di Marte. Il muro aveva una
pianta irregolare, adattata all'andamento degli antichi condotti fognari e della viabilità preesistente della
Suburra (oggi ricalcata dalla via della Salita del Grillo). Alla base delle scale furono eretti gli archi trionfali
dedicati nel 19 d.c. a Druso Minore (ne restano frammenti dell'iscrizione) e a Germanico per la vittoria sugli
Armeni.

TEMPIO DI MARTE ULTORE

Il tempio dedicato a Marte Ultore, cioè il


Vendicatore, "Colui che dalla sconfitta risolleva",
costruito da Augusto in memoria della vittoria di
Filippi, nel 42 a.c. per vendicare la morte di suo
zio Giulio Cesare, assassinato da Bruto e Cassio.
Il tempio si ergeva su un podio di 3,5 m, su una
superficie di 40 m x 30, in opera cementizia e
blocchi tufacei sotto i muri, e in blocchi tufacei e
travertino sotto le colonne che avevano naturalmente un peso maggiore. Il podio, rivestito in blocchi di
marmo sorreggeva, oltre alla cella, otto colonne corinzie in facciata e altrettante su ogni fianco, terminando
sul muro di fondo con una lesena. I colonnati e le pareti esterne della cella erano in marmo lunense. Sul
fronte aveva una scalinata con 17 gradini in marmo, su fondazioni in cementizio, con al centro un altare in
cementizio rivestito di marmo. La cella aveva sulle pareti interne due ordini di colonne staccate dalla parete,
cui corrispondevano sulla parete altrettante lesene. La cella aveva un'abside sul fondo, curvata mediante
un'intercapedine, con un podio per le statue di culto, e una breve scalinata rivestita da lastre alabastrine. Le
statue erano di Marte e Venere, altre statue erano collocate nelle nicchie sulle pareti, incorniciate tra le
colonne. Il tempio aveva due ingressi, uno a tre archi e uno ad arco singolo, quello che fu chiamato poi Arco
"dei Pantani". Il portico settentrionale terminava nell’Aula del Colosso, un vano ricchissimo di opere d’arte,
che doveva ospitare la statua colossale dedicata al Genio di Augusto, i cui giganteschi resti sono oggi presso
le Terme di Diocleziano. Dopo la morte di Augusto furono aggiunti ai piedi delle scalinate due archi
monumentali, dedicati a Germanico e a Druso Minore. Il frontone era ornato da una scena sacra: al centro
Marte poggiato ad una lancia, alla sua destra Venere ed Eros, seguiti da Romolo in atto di prendere gli
auspici, alla sua sinistra la Dea Fortuna con la cornucopia, seguita dalla Dea Roma armata. Alle estremità
erano le personificazioni del Palatino e del Tevere. Dietro il basamento era il penetrale, nel quale erano
conservate le insegne legionarie sottratte a Crasso e ad Antonio dai Parti e restituite ad Augusto.

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