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CONNUBIO COMPOSITORE – ESECUTORE

Lezione 3

Il legame tra compositore ed esecutore ha sicuramente contribuito all’arricchimento della


letteratura clarinettistica e continua tuttora grazie alla stima e alla fiducia reciproca che si
stabilisce fra essi. Il loro sodalizio infatti ha dato vita a veri e propri capolavori.
È il caso delle composizioni nate dall’amicizia tra Mozart e Stadler ad esempio, o tra
Weber e Baermann, tra Spohr e Hermstedt, o ancora, tra Brahms e Muhlfeld.

W.A. Mozart ebbe un primo contatto fugace con il clarinetto già in giovane età.
Probabilmente ebbe l’occasione di sentirlo già nel 1763, presso l’“Akademie” della
Cappella di Mannheim a Schwetzingen, o forse solamente nel 1764 a Londra. Mozart
affascinato dai toni gravi e misteriosi, dai suoni caldi e profondi, iniziò di certo, ad
impiegarlo a piccole dosi, nelle sue opere sinfoniche e orchestrali. In particolare, a
Mannheim, ebbe possibilità di studiare approfonditamente le possibilità di impiego del
clarinetto in orchestra. Dopo aver udito i clarinetti nell’orchestra di Mannheim, la quale
aveva acquisito degna fama per l’altissimo livello qualitativo raggiunto, Mozart scrisse in
una lettera indirizzata al padre Leopold e datata 3 dicembre 1778: “Ah, se solo avessimo
anche noi i clarinetti! Non puoi immaginare l’effetto straordinario di una sinfonia con
flauti, oboi e clarinetti! Magari avessimo anche noi dei clarinetti!”.
Mozart era rimasto affascinato dal loro timbro e si era rammaricato che non fossero
disponibili a Salisburgo e Vienna. Capì da subito che questo strumento potesse svolgere
funzioni coloristiche insostituibili, poiché poteva passare repentinamente da
un’espressione malinconica alla più fresca vivacità, attraverso una semplice modifica
dell’emissione del suono
Ma la personalità del clarinetto, matura la propria dimensione espressiva solo grazie al
lavoro di indagine cui Mozart lo sottopose nelle tre composizioni scritte in periodi diversi
della sua vita: il Trio “Kegelstatt” in mi bemolle maggiore K498 del 1786, detto anche
“Trio dei birilli” perché sembra sia stato scritto durante una chiassosa partita a birilli; il
Quintetto K 581 in la maggiore del 1789, composto per il suo amico Anton Stadler, che
divenne, per le sue qualità strumentali ed espressive, dedicatario di opere successive che
entrarono a far parte del patrimonio immortale di ogni clarinettista. Anche il Concerto K
622 in la maggiore del 1791, fu dedicato all’amico Anton Stadler e al suo clarinetto di
bassetto, strumento che egli suonava con grande virtuosismo.
Un’altra fiorente collaborazione è quella tra Weber e Baermann, infatti per quest’ultimo,
Weber scrisse sei importanti composizioni solistiche: il Concertino op.26 per clarinetto e
orchestra, Sette Variazioni op.33 per clarinetto e pianoforte, il Quintetto op.34 per
clarinetto e archi, il Gran Duo concertante op.48 con pianoforte e i due importantissimi
concerti op.73 e 74 per clarinetto e orchestra. Baermann oltre ad essere stato un grande
virtuoso del clarinetto fu anche un compositore, sebben non eccelso. Tra le sue più
importanti composizioni per clarinetto ricordiamo un quintetto op.23 per clarinetto e
archi. Anche il figlio, Carl, fu oltre che abile esecutore, compositore e didatta presso la
corte di monaco. Famoso è il suo metodo didattico “Vollstandige Clarinett-Schule op. 63
e 64, ancora oggi largamente utilizzato in Germania. I Baermann padre e figlio, svolsero
spesso tournee insieme a Mendelssohn-Bartoldy e diedero l’input necessario per la
composizione dei suoi due Konzerstucke op.113 e 114 quest’ultimo orchestrato dallo
stesso Baermann.
È necessario ricordare i 4 concerti di Luis Spohr per clarinetto e orchestra, i quali
rappresentano un terreno di prova per ogni clarinettista che vi si approccia. Essendo un
grande virtuoso, Spohr scrisse questi concerti tenendo poco conto delle possibilità
tecniche del clarinetto, e introdusse elementi di virtuosismo.
Infine, ma non per importanza, grande attenzione bisogna riporre nella collaborazione tra
Brahms e Muhlfeld. Soprannominato da Brahms stesso “Fraulein Klarinette” ossia
signorina clarinetto, Brahms scrisse più volte in alcune sue lettere indirizzate a Clara
Schumann, di non aver mai sentito uno strumentista a fiato suonare tanto bene. Il grande
esecutore rappresentò per il compositore un nuovo stimolo compositivo in un periodo in
cui questo era venuto a mancare, nacquero così in poco tempo, il Trio op.114 per
violoncello clarinetto e pianoforte, il Quintetto op. 115 per clarinetto e archi, e le due
Sonate op. 120.

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