Sei sulla pagina 1di 4

CONSIDERAZIONI ATTUALI SULLA GUERRA E SULLA MORTE (nota: la psicoanalisi applicata, definita da

Freud, si contrappone all’idea di psicoanalisi come semplice griglia interpretativa e costituisce il


perseguimento di una scienza applicata a campi che non rientrano necessariamente nella clinica).

Di fronte all’evolversi della Prima Guerra Mondiale, alla sua distruttività e alle conseguenze nefaste
sull’attività scientifica e clinica, Freud elabora una posizione complessa ma realistica, che si concretizzerà in
questo saggio di psicoanalisi applicata. Dapprima egli si propose di descrivere il fenomeno della delusione
scaturita da questa guerra. Freud era ben consapevole che la guerra fosse inevitabile, perché frutto delle
pulsioni distruttive insite nell’uomo, difatti nel saggio precisa che le guerre non sarebbero potute
scomparire nella misura in cui i popoli vivevano in condizioni molto diverse e l’odio era alimentato da forze
psichiche potentissime, ma prima della Grande Guerra ancora auspicava che i progressi della civiltà
avrebbero favorito una conduzione più illuminata della guerra, risparmiando le popolazioni inermi,
preservando le opere d’arte e la scienza e mettendo fine alla dinamica che identificava lo straniero con il
nemico. Per Freud non si poteva dunque evitare il conflitto, ma ci si sarebbe aspettato, visto il grado di
civiltà raggiunto dall’Europa che questa guerra sarebbe stata portata avanti in maniera più civile. Tutte le
acquisizioni di civiltà sono andate al macero in un attimo e fino ad allora si era vissuti nell’illusione di
un’idea di guerra come intesa cavalleresca, in grado di preservare i principi etici e morali. Freud pertanto, al
fine di argomentare e spiegare il processo di civiltà, afferma che quest’ultimo si basava in realtà su
un’illusione (che è una credenza dove prevale un bisogno emotivo sul principio di realtà) e non su un reale
incivilimento che richiede in ciascun individuo un processo di trasformazione delle componenti pulsionali.
Gli atti contrari alla civiltà non venivano compiuti non per una reale rinuncia e trasformazione pulsionale
necessarie per far parte di una comunità, ma per la paura della ritorsione e delle conseguenze di una legge
morale esterna. . Durante la guerra il sistema etico e morale e legalitario di una nazione viene meno e lo
stesso stato che prima mirava a promuovere i contatti tra nazioni, ora attribuisce a queste ultime il ruolo di
nemico. Lo stesso stato che induceva a non uccidere, adesso non si cura dei diritti umani. Tuttavia, affinché
l’uomo sia realmente civile tale legge morale deve essere interiorizzata e così tutti i principi etici. Freud
giunge alla conclusione che tale delusione deriva da un’illusione mediante la disamina del processo di
incivilimento da un punto di vista psicoanalitico. Per la psicoanalisi, appunto, le questioni che riguardano
l’individuale (ontogenesi), si riproducono su scenari più ampi e dunque al fine di analizzare fenomeni
collettivi si parte sempre dall’individuale. COLLEGAMENTO PSICOLOGIA DELLE MASSE E ANALISI DELL’IO .
(L’individuale e il collettivo non solo sono inoltre in stretta relazione fin da subito perché l’altro è sempre
presente, ma sono in una situazione tale che quello che accade sul piano individuale si riproduce in maniera
più estesa su scenari sempre più vasti nel collettivo, nelle relazioni portiamo il nostro mondo interno). Il
processo di incivilimento, in tal caso, parte dal quel piccolo barbaro che è il bambino piccolo, che non ha
limiti, regole e rinunce. Il processo di educazione è un processo di incivilimento che parte da una necessità.
A partire da tale processo Freud mette in luce due fattori, uno di ordine interno e l’altro esterno, ossia una
serie complementare: un fattore interno e uno esterno che concorrono alla formazione di qualcosa. In tal
caso al processo di incivilimento concorre un fattore interno e uno esterno nella loro reciproca interazione.
Il fattore interno su cui Freud batte è il bisogno di amore che ha a che fare con la prematurazione umana
(che implica la necessità dell’altro per la nostra sopravvivenza) e con lo stato di vulnerabilità in cui si trova il
neonato alla nascita: il bisogno di qualcuno per poter sopravvivere. Il fattore esterno sono le costrizioni
educative (coercizione esterna) che vengono dalle figure genitoriali, le quali entrano in relazione con il suo
bisogno d’amore. Per poter garantirsi che quella figura di cui nutre un bisogno estremo rimanga a sua
disposizione deve seguire le sue indicazioni. In tale serie complementare vi è dunque la dipendenza
assoluta dall’altro, che fa si che l’autorità genitoriale abbia un potere educativo. Tale rapporto tra fattore
esterno e interno viene ad interiorizzarsi e quella relazione asimmetrica che chiede rinunce pulsionali, dà
d’altro canto la possibilità di convogliare quelle componenti pulsionali brutali in attività prosociali,
rinunciando al soddisfacimento pulsionale. Tale rinuncia deriva dapprima dalla paura di perdere l’amore e
dell’abbandono, ma successivamente tali imposizioni vengono interiorizzate trasformandosi in leggi morali
interne (si compie pertanto un compromesso, non si rinuncia completamente agli oggetti edipici, infatti si
rinuncia sottoforma di investimenti oggettuali ma non si rinuncia perché come oggetti vengono portati
dentro e vanno a formare il super io e questo discorso è connesso con un aspetto importante dello sviluppo
su cui Freud batte in Introduzione al Narcisismo: non siamo capaci di abbandonare un soddisfacimento che
abbiamo ottenuto precedentemente In breve nell’evoluzione del piccolo dell’uomo si passa da una
relazione diadica poi triangolare (dinamica edipica che si conclude con una nuova necessità ,ossia
rinunciare all’investimento oggettuale edipico: non siamo capaci di abbandonare un soddisfacimento
ottenuto precedentemente). I passaggi evolutivi nascono pertanto dalla costrizione, siamo costretti ad
abbandonare il narcisismo primario e formare l’ideale dell’io( in termini topico dinamici): l’io per
diventare ideale deve trovare dei compromessi e fare delle rinunce. Il processo di incivilimento ha un suo
corrispettivo sul piano della filogenesi (evoluzione della specie) e laddove tale procediamento psichico
non avviene e dunque si evitano le azioni riprovevoli solo per la ritorsione, allora ritorna fuori la parte
aggressiva e selvaggia. Dunque non eravamo civili e quindi ci siamo delusi della guerra ma al fondo di
questo crederci civili vi era una profonda illusione, che è una credenza dove prevale un bisogno emotivo
sul principio di realtà. Al fine di raggiungere l’incivilimento, bisogna fare i conti con la realtà psichica e con
le componenti aggressive intrise così da attivare il governo della vita pulsionale. A tal proposito Freud
conclude il saggio con una citazione latina: se vuoi vivere, preparati alla morte e se vuoi la pace preparati
alla guerra, ossia interiorizzare le verità psicologiche e accettare che l’uomo non è un essere mansueto, ma
ha delle caratteristiche tali da poter trasformare tali componenti aggressive in produzioni più sublimi della
nostra cultura. Il processo di incivilimento è perfettibile e mai compiuto del tutto e il conflitto è vitale e la
mancanza di quest’ultimo è mortifera. Si tratta semplicemente di uno sforzo continuo che ognuno deve
fare di guadagnare le acquisizioni dell’incivilimento e di preservarle di fronte a tutti i conflitti che mettono
in discussione l’equilibrio ottenuto. Per quanto il processo di incivilimento sia stato ottenuto, deve essere
mantenuto e questo richiede uno sforzo psichico e bisognerà fare i conti con le pulsioni primitive. Un altro
contributo teorico su cui Freud si sofferma è l’influenza dei fattori emotivi sulle funzioni intellettive. La
guerra mostra a tal proposito l’annebbiamento totale e di un’ipereccitazione emotiva che mette in scacco
le funzioni cognitive. I fattori emotivi hanno un effetto distorcente e inibente sulle funzioni cognitive.
Freud si sofferma sulle modificazioni che i singoli subiscono anche rispetto al loro sistema etico, laddove
sono immersi in una massa che verrà approfondito in psicologia delle masse.

Nell'ambito del processo di massificazione, infatti, e anche specialmente nel caso dell'esercito Freud
riprenderà tale questione in Psicologia delle Masse e Analisi dell'io e andrà bene ad identificare come
avviene questo processo di massificazione, in che termini avviene e cosa comporta, dunque anche una
perdita della soggettività e farà anche un esempio dell'esercito per andare a testimoniare l'importanza
del capo. In seconda istanza Freud va anche a connotare quello che è stato il cambiamento nell'ambito del
concetto di morte. L'uomo del 900 è sempre stato molto ipocrita nel considerare la morte nella misura in
cui la considerava sicuramente come un debito nei riguardi della natura, come un fatto incontestabile e che
dunque dovesse essere scontata prima o poi,-- ma al contempo si comportava in maniera ipocrita in quanto
tendeva a scartarla dalla vita e in quanto tale attribuiva le cause della morte di un'altra persona a fattori
casuali. Questa concezione di casualità della morte verrà a cadere nella prima guerra mondiale, in quanto
ora non andrà a morire una sola persona bensì schiere di soldati e di riflesso serve una nuova concezione di
morte. Al fine di trovarla, Freud si rifà alle concezioni di morte nell'uomo primitivo e anche agli strati più
profondi della psiche e dunque nell’es (inconscio); in tal senso partendo dalla disamina dell’uomo vissuto in
epoca primordiale, il quale nutriva un atteggiamento strano e contraddittorio nei confronti della morte, si
può affermare che noi in realtà discendiamo da una lunga generazione di assassini, una lunga stirpe di
omicidi quali godevano della morte dell'altro, soprattutto quando questa procurava un vantaggio ed è in tal
senso che l'uomo delle origini non si preoccupava di provocare la morte all'altro. La situazione cambiava
quando la morte invece riguardava se stessi, infatti nell'uomo primitivo non esisteva questa concezione ed
egli quasi non se ne curava come se avesse l'illusione di essere immortale, ma la situazione era ancora
diversa nel momento in cui la morte colpiva la persona amata. Notiamo un'ambivalenza nei riguardi della

persona amata data da un conflitto, conflitto scaturito da quelle che erano da un lato le tendenze dell'uomo
primitivo ad uccidere l'altro in quanto nemico e al contempo la non accettazione della propria morte e
dunque il fatto che questa persona era una persona amata e in quanto tale simile a se stesso e dunque
traspare il conflitto generato da queste due pulsioni contrastanti. In tal senso Freud fa riferimento a quella
che potrebbe essere il senso di colpa originario, riprendendo il discorso della filogenesi come abbiamo visto
accompagnerà tutti i saggi e in tal senso fa riferimento all'orda primordiale e dunque l’assassinio compiuto
nei riguardi di questo uomo delle origini che sarebbe questo padre primordiale il quale si sentiva
onnipotente e imponeva l'astinenza sessuale ai propri figli. I figli si vendicarono uccidendolo e divorandolo
e in tal senso furono incorporati i primi divieti morali (totem e tabù): ossia il divieto dell'uccisione e anche il
divieto dell'incesto, nella misura in cui ci sarà anche un passaggio da quella che è la natura alla cultura e da
una società endogamica ad esogamica, in quanto ora i figli di questa orda si trovarono a dover uscire dalle
proprie origini per poter ricercare il proprio godimento sessuale in quelli che erano altri clan e qui vediamo
che ci saranno dei risvolti specialmente in Psicologia delle Masse in cui Freud riprende questa questione
filogenetica e in tal senso possiamo dire che questo senso di colpa originario non può che essere un delitto
di sangue, senso di colpa di cui d'altronde se ne sono appropriate anche le religioni cristiane concependolo
come un debito da pagare nei confronti di questo essere superiore, di questo dio che è stato ucciso.
Troviamo questa concezione di morte anche per quanto concerne il nostro inconscio, Freud passa la
disamina di come il nostro inconscio analizza la morte e in quanto tale vediamo che non sussistono
differenze con l'uomo delle origini nella misura in cui anche per il nostro inconscio la propria morte non
esiste in quanto nell'inconscio non esiste il concetto di limite e di riflesso, non esiste la morte perché è il
limite più assoluto. . L’uomo non è in grado di rappresentare la propria morte e non potremmo vivere se
avessimo la costante consapevolezza di essere mortali. In tal caso il soldato che viene chiamato in guerra e
si espone a rischi mortali, nega la morte. Per poter andare in guerra è necessario un meccanismo psichico
che prevede la negazione della morte e della mortalità. La situazione cambia quando si tratta della morte
dell'altro come nemico nella misura in cui questa è una verità psicologica con cui dobbiamo confrontarci,
ossia che l'es uccide anche per le piccole cose e uccide chiunque ferisca il proprio narcisismo e l’uomo deve
rendersi conto di possedere una forza distruttiva con cui deve fare i conti e che deve imparare a governare
per domarla e fin quando non sarà compiuto questo processo non si potrà giungere ad un processo di
incivilimento effettivo ed è per questo che tale saggio è squisitamente attuale perché anche oggi è come se
non si fosse mai compiuto tale processo nella misura in cui in realtà si fa ancora fatica a combattere con i
limiti quando poi andrebbero solo accettati, sublimati, governati. Riprendendo questo discorso di Freud
fatto in Considerazione Attuali vi sono dei nessi con Psicologia delle Masse: va ad analizzare quello che è
il processo di massificazione imponendo delle premesse, ossia che la psicologia individuale e sociale non
possono essere viste come differenti nella misura in cui la psicologia individuale tiene sempre conto
dell'altro e che anzi questi meccanismi devono essere contrapposti a quelli che sono i fenomeni del
narcisismo che in quanto tale vanno ad eliminare l'altro per propria natura; in seconda istanza tessere
una distinzione tra ps individuale e ps sociale semplicemente sulla base di un fattore numerico (nella
prima ci sono poche persone, nella seconda molte) non è una motivazione logica sufficiente per pensare
che esista una pulsione originaria sociale indecomponibile ed è in tal senso che analizza il processo di
massificazione riprendendo la letteratura dell'epoca: LeBon e Mcdugall. Concorda con lebon per il
concetto di anima della massa (rsiprendendo quello che era accaduto con i soldati, questa anima
collettiva che si era manifestata nell'ambito della massa, fa si che l'individuo all'interno della stessa
compia delle azioni che da solo non avrebbe mai compiuto e Lebon ne ricava la causa in tre diversi fattori
che sono in primis che la massa favorisce l'anonimato e dunque questo sentimento di potenza invincibile
che la massa sente di avere, in seconda istanza il contagio mentale che è un fenomeno molto importante
ripreso da Mcdugall e che consiste nel contagio dato da un legame libidico che vedremo essere di matrice
identificatoria della massa si va a diffondere tra tutti i membri e in quanto tale avviene questo contagio
di questa affettività e in terzo luogo la più importante per quanto concerne l'asse verticale è la
suggestionabilità data dal capo e in quanto tale notiamo una correzione tra contagio e suggestionabilità
nella misura in cui il contagio è un effetto della suggestionabilità e dunque data da questo capo della
massa che Freud critica a Mcdugall e Lebon di non averlo preso in considerazione e procede la disamina
di questo processo di massificazione per quanto concerne l'analisi di Mcdugall dove appunto distingue
massa e folla: la folla è quella intesa da Lebon, dunque un gruppo di individui che non hanno
un'organizzazione di base che li tenga uniti al contrario della massa comunemente intesa anche come la
intende Freud che ha come punto in comune questa considerazione così da poter creare questi legami
lipidici tra i membri della massa. Mcdugall continua l'analisi del processo di massa e chiarisce i cinque
punti essenziali secondo cui la massa per essere tale deve mancare delle componenti di soggettività che
l'individuo perde nel momento in cui si va ad uniformare nell'ambito della massa.

Potrebbero piacerti anche