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Storia di un'idea
europea da pag. 11 a pag. 96 e da
pag. 117a 166
Filosofia Teoretica
Università degli Studi di Milano-Bicocca (UNIMIB)
6 pag.
Gran Bretagna
Germania
Per la prima volta si sente parlare di riconoscimento come atto simultaneo e
reciproco tra due soggetti. Appare per la prima volta una vera teoria di
riconoscimento. La germania dell’epoca è frammentata in principati, poco
coesa.
Il problema principale era la frattura tra irrilevanza politica della borghesia e il
suo ruolo di spicco. A differenza di francia e Inghilterra, i pensatori tedeschi
venivano dalla media e piccola borghesia. La borghesia voleva emanciparsi,
avere diritti paritari, da qui nasce l’idea di riconoscimento.
Pufendorf: crede nella naturale socievolezza e uguaglianza negli uomini.
Leibniz: crede nell’innata inclinazione alla socialità, con fini utilitaristici.
Kant: con lui si ha una svolta del pensiero tedesco. Cercava di inquadrare
l’esperienza nella sua totalità dentro le categorie della ragione.
Il precursore è Kant, il teorico sarà Fichte, il culmine lo abbiamo con Hegel.
Il passaggio tra Fichte e Hegel consiste nella detranscentalizzazione del
riconoscimento.
Hegel: parlerà di fenomenologia dello spirito.
Il suo obiettivo non era capire le condizioni necessarie per l’autorealizzazione
della ragione umana, ma quella di ripercorrere come lo spirito di evolva per
liberarsi da ogni condizionamento e diventare autonomo. Prova una base
empirica in quanto lo spirito deve oggettivarsi per potersi realizzare. Paragona
il riconoscimento all’amore tra uomo e donna, una limitazione della propria
libertà a favore dell’altro. È l’amore per Hegel la forma più immediata di
rispetto reciproco e proprio con l’amore che si ritrova se stessi nell’altro. Tre
sono secondo Hegel le condizioni da soddisfare per rendere il riconoscimento
un fattore di libertà: deve essere reciproco, deve essere un’autolimitazione
complementare e deve avere carattere espressivo universalmente accettabile.