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Il concetto di immagine (face)

Il concetto di immagine gioca un ruolo primario nell’analisi della cortesia verbale. Il termine inglese, face è
inteso in senso metaforico, riferendosi alla personalità dell’uomo come membro individuo della società di
cui fa parte. L’immagine di ognuno è composta da due fattori complementari, marcati con i termini positivo
e negativo. Positivo designa l’immagine positiva che l’individuo ha di se stesso e che vuole che sia
riconosciuta e rafforzata dagli altri membri della società. Negativo si riferisce al desiderio di ogni individuo
che i suoi atti non siano impediti dagli altri. Brown & Levinson definiscono così il concetto di immagine:
“Central to our model is a higly abstract notion of “face” which consists of two specific kinds of desire (face-
wants) attributed by interactants to one another: the desire to be unimpeded in one’s actions (negative
face), and the desire (in some respects) to be approved of (positive face).

Postulando la validità universale del concetto di immagine, si giustifica l’ipotesi secondo cui l’interazione
sociale in generale e quella verbale in particolare, impone ai partecipanti la norma di rispettare
mutuamente i “face-wants”. Se si viola la personalità umana, la sanzione è il conflitto, un tipo di interazione
marcato, con valore negativo per essere andati contro le regole generalmente accettate. Per evitare questa
situazione, gli interlocutori cercano un equilibrio, cercando di proteggere la propria persona e quella
dell’altro. Come ogni altro sociale implica un’offesa virtuale dell’altro e degli altri, è normale quindi che
coloro che stabiliscono una relazione interattiva adottino un atteggiamento più difensivo adattandosi allo
schema di aspettative che si assegnano mutuamente; ovvero, la norma è che nello sviluppare strategie di
cortesia, gli interlocutori si allontanino dall’interpretazione più sfavorevole dei loro atti; per esempio,
suggerire che l’interlocutore si stia sbagliando o che sia mal informato potrebbe implicare che sia
incompetente o ignorante. Per evitare tale interpretazione, le asserzioni di solito vengono fatte in modo
mitigato con formule tipo secondo me, se non mi sbaglio, può darsi che mi stia sbagliando… il concetto
espresso da queste ultime due formule è ciritca te stesso prima che possa farlo il tuo interlocutore. In caso
di disaccordo, molte volte la cosa più importante non è la verità o la falsità di quello che viene detto, ma la
vulnerabilità della persona dell’interlocutore. Queste sono norme o convenzioni da cui l’individuo può
discostarsi; questo ha come conseguenza che la persona sociale di un individuo non sia necessariamente
una costante. Groffman: “while his social face can be his most personal possesion and the center of his
security and pleasure, it is only on loan to him from society; i twill be withdrawn unless he conducts himself
in a way that is worthy of it.”

La maggior parte degli studi dedicati al concetto di face incentrano sulle strategie che servono per
proteggere la negative face dell’interlocutore, il focus è quindi sulle norme di interazione che stabiliscono
che gli atti dell’individuo non si impediscano ingiustificatamente. Gli atti esortativi sono il prototipo degli
atti del discorso che minacciano il diritto dell’individuo per agire autonomamente. Goffman considera
l’esortazione come un atto del parlante la c

ui finalità è chiedere permesso all’interlocutore per infrangere questi diritti: “asking license of a potentially
offended person to engage in what could be considered a violation of his rights”.

Brown & Levinson (cortesia negativa da una prospettiva interculturale): “When we think of politeness, in
Western cultures, it is negative politeness behaviour that springs to mind. In our culture, negative
politeness is the most elaborate and the most conventionalized set of linguistic strategies..; it si the stuff
that fills the etiquette books…”

Ci sono 4 strategie per realizzare un atto linguistico che minaccia potenzialmente la libertà di azione
dell’interlocutore:

1. Si realizza l’atto direttamente senza dimostrare cortesia


2. Si realizza l’atto mostrando cortesia positiva
3. Si realizza l’atto mostrando cortesia negativa
4. Si realizza l’atto indirettamente

Una quinta opzione sarebbe quella di non attuare l’atto, ed è quella che solitamente si preferisce quando
l’atto potrebbe minacciare gravemente la personalità dell’interlocutore. È il caso delle domande indirette,
critiche personali e insulti.

La mancanza di cortesia negativa è tipica di messaggi urgenti o difficili, ma anche di individui emozionati o
inferociti. Un esempio estremo sono gli interrogatori di polizia, in cui vengono poste domande con
strategie che servono per destabilizzare emozionalmente l’interlocutore: è una violazione intenzionale
della libertà di azione dell’interlocutore.

Una domanda informativa sopra la capacità di B di fare una cosa: A protegge l’immagine negativa di B.

Una realizzazione indiretta dell’atto verbale è una forma di cortesia negativa che offre l’opportunità di
rispondere solo alla carica assertiva della locuzione, senza dover prestare attenzione all’atto esortativo
implicito.

Il parlante che emette un’esortazione ha come fine di influire sul comportamento intenzionale
dell’ascoltatore di modo che questo compia l’azione specificata dal contenuto proposizionale della
locuzione. Gli atti esortativi si suddividono in atti impositivi e non impositivi. Il parlante impositivo vuole che
l’ascoltatore realizzi l’atto esortato prima di tutto in beneficio del parlante stesso, si tratta dell’esortazione,
della supplica e dell’ordine. Gli atti non impositivi beneficiano in primo luogo l’interlocutore, non il parlante;
si tratta dei consigli, delle raccomandazioni e delle istruzioni. In entrambi i casi il parlante invade il campo
intenzionale dell’interlocutore, ma nel primo tipo il grado di imposizione è maggiore rispetto a quello nel
secondo.

Un’altra strategia di cortesia negativa consiste nell’indicare che non c’è bisogno di investire molta energia
nella realizzazione dell’atto richiesto.

L’ordine è un atto impositivo realizzato da parlanti che non tengono in considerazione l’immagine negativa
dei loro interlocutori. Questa mancata cortesia è caratteristica di 3 situazioni comunicative differenti:

- Il parlante si trova in una posizione di potere rispetto all’interlocutore, sia che sia potere fisico sia
che sia potere sociale
- Il parlante è emozionato o arrabbiato per il comportamento dell’ascoltatore
- Ci sono circostanze esterne alla relazione interattiva che richiedono che l’interlocutore reagisca
immediatamente all’esortazione

Se non si segue un’istruzione o un consiglio, solitamente la persona che lo ha dato insiste ripetendolo o
chiarendolo, soprattutto se si tratta di un consiglio personale. Non seguire un consiglio o una
raccomandazione può implicare che colui che ha consigliato tale cosa sia una persona incompetente o
una persona ignorante. Dal punto di vista interattivo la personalità degli interlocutori si vede minacciata
su due livelli distinti: il consigliante invade l’ambito intenzionale dell’interlocutore, minacciandone la
immagine negativa; inoltre il non aver seguito il consiglio, minaccia l’immagine positiva del parlante
originale, implicando che si mettono in dubbio la sua competenza in materia.

Gli atti linguistici impositivi non si differenziano solo sul piano interattivo ma anche in quello
propriamente linguistico.

Kolke segnala che: per favore si usa quasi esclusivamente in atti impositivi; a seconda dell’oggetto
illocutivo della esortazione non impositiva o a seconda del contratto conversazionale (Fraser),
l’interlocutore non ha obbligo di seguire il consiglio del parlante; a seconda del criterio del beneficio
primario dell’ascoltatore, questo può commentare positivamente o negativamente un consiglio.
Nella risposta a un atto impositivo il criterio del beneficio primario del parlante fa si che si escludano
valorazioni.

Fraser infine pone l’attenzione su un interessante fenomeno sintattico dell’inglese, l’imperativo del
verbo TRY ammette due classi di complementi dell’orazione, il gerundio e l’infinito. Con il gerundio
viene espresso un consiglio try opening the window . Con l’infinito invece si esprime un ordine try to
open the window

L’IMMAGINE POSITIVA

Quali sono gli atti linguistici che lasciano sentire i propri effetti sull’immagine positiva dell’interlocutore,
o sia, sull’immagine positiva che questo ha di se stesso? Questa immagine è basata sul desiderio di ogni
individuo di ciò che le altre persone desiderano per lui o che egli desidera per se stesso (es. salute,
libertà, onore). Brown & Gilman illustrano il concetto di immagine positiva segnalando che
l’espressione Have a nice day presume un’atto di cortesia che rafforza l’immagine dell’interlocutore; il
parlante desidera per l’interlocutore quello che desidera per se stesso. Altri atti che appoggiano
l’immagine positiva del destinatario sono il complimento, le congratulazioni, l’invito.

La cortesia positiva non si manifesta solo negli atti del discorso intrinsecamente cortesi, ma si occupa
anche di mitigare gli atti linguistici non cortesi.

Prendiamo come referente la distinzione tra il macrolivello del discorso e il microlivello dell’atto del
discorso per esaminare alcune strategie.

- Nel macrolivello del discorso distinguiamo varie strategie per esprime la cortesia positiva.
Utilizziamo una strategia generale, che consiste nel mostrare la conformità con l’opinione emessa
dall’interlocutore, partendo dal macroatto argomentativo, che ha come finalità discutere la
giustificazione di opzioni contrarie. Nei turni alternati è normale che i parlanti manifestino cortesia
positiva per non manifestare apertamente che la pensano in modo diverso. La mitigazione della
propria opinione serve per minimizzare il dissenso, per cui si crea l’impressione che ci sia una
parziale conformità rispetto al tema discusso. In molte conversazioni gli interlocutori concedono più
importanza alla finzione per far coincidere le opinioni più che a verificarle.
Pommerantz: “Some of the ways of minimizing or de-emphasizing the stated difference between
oneself and co-interactants are: including claims of uncertainty when disagreeing […], forming a
disagreement as a partial agreement, stating a disagreement as an impersonal position (e.g.
couldn’t it be the case that.. or some people think..), and even withholding a disagreement entirely.
Strategie per esprimere incertezza, che si applicano per attenuare una opinione divergente: se non
mi sbaglio, può darsi che mi stia sbagliando, ma… In un’altra strategia il parlante accentua la sua
modestia fingendo ignoranza o incompetenza, con mezzi come non so molto di questo argomento,
ma; in questo modo si implica che l’ascoltatore sa di più o è meglio informato che il parlante sopra
il tema in questione. Invece per esprimere dissenso come conformità parziale si usano locuzioni
avversative come hai ragione, ma ;inoltre l’opinione divergente può essere introdotta con bneh,
che serve da allaccio pragmatico fra la locuzione dell’interlocutore che esprime l’opinione non
accettata e la locuzione del proprio parlante che esprime l’opinione contraria. La finalità priamria di
rispettare l’immagine positiva dell’ascoltatore è stabilire l’impressione che la si considera una
persona competente, capace di pensare e agire razionalmente.
Il rispettare e rafforzare l’immagine positiva dell’ascoltatore gioca un importante ruolo nella
comunicazione di massa. Infatti agli oratori si consiglia di orientarsi verso il loro pubblico, di
proteggerne l’ego; la finalità dell’approssimazione psicologica al pubblico è conseguire che adotti
un atteggiamento positivo accettando il messaggio emesso come un messaggio degno di essere
preso in considerazione, questa si chiama persuasione coatta.
Vi è inoltre una strategia di cortesia positiva di indole empatica, che si manifesta in due varianti,
una difensiva e una con spostamento di centro (alterocéntrica). Nella prima si evia di avviare una
conversazione su argomenti controversi che possano dare luogo a una divergenza di opinioni fra
parlante e destinatario. Nella seconda invece si sollevano temi di interesse personale, che si
introducono preferibilmente con domande sulla salute, il lavoro o la famiglia dell’interlocutore.
Questo tipo di interlocuzione è caratterizzata dalla ripetizione delle parole dell’altro per dimostrare
solidarietà.
- Nel microlivello dell’atto linguistico ci sono due categorie di espressioni referenziali indirette che si
utilizzano per silenziare o impersonalizzare l’identità dell’interlocutore. Un tipo di referenza si
manifesta con l’uso della desinenza verbale della prima persona del plurale, è una stgrategia che si
può chiamare pseudoinclusiva (Havertake), termine che deriva dalla distinzione tra referenza
inclusiva ed esclusiva. La realizzazione inclusiva o esclusiva della prima persona plurale deve
descriversi fondamentalmente nel contesto della classificazione degli atti linguistici.
Nel realizzare un atto linguistici esortativo, i parlanti che si avvalgono della strategia
pseudoinclusiva fingono che nell’attuazione partecipino in modo collettivo loro e i suoi
interlocutori. In che tipo di interazione serve la referenza pseudoinclusiva per mostrare cortesia
positiva? Il fattore decisivo è la relazione sociale asimmetrica tra gli interlocutori, ossia il parlante
deve avere autorità o potere sull’ascoltatore, una relazione gerarchica. Inoltre, le esortazioni
pseudoinclusive richiedono un analisi su due diversi piani: il piano dell’interpretazione
dell’ascoltatore e dell’intenzione del parlante. È evidente il carattere fittizio della referenza
inclusiva, quindi la reazione di chi riceve il messaggio di solito dista dall’essere positiva,
probabilmente si tratta che il parlante sia paterno, per cui si parla di paternal we.
L’intenzione perlocutiva del parlante è creare una solidarietà simbolica con l’ascoltatore,
eliminando la distanza sociale che li separa.
La seconda categoria di referenza indiretta si impiega per mitigare una critica diretta
all’interlocutore. Utilizzando una costruzione passiva senza agente specificato, il parlante smette di
riferirsi apertamente all’ascoltatore, conferendo un carattere indiretto all’atto. Questa strategia
consiste nel proteggere l’immagine positiva dell’ascoltatore e in conseguenza, la cortesia
comunicata è di tipo positivo.

Ci sono quindi due tipi di situazioni comunicative in cui la protezione dell’immagine positiva dell’individuo
occupa una posizione particolare. Il primo tipo riguarda la situazione complessa di quando un parlante, per
non violare l’immagine positiva di un interlocutore, viola intenzionalmente quella di un altro; ma non
sempre è l’immagine positiva dell’altro che si protegge o si rafforza, la stesso cosa succede con l’immagine
positiva che ha l’individuo agente di se stesso.

La conclusione è che la cortesia positiva è un ricorso strategico di cui si serve il parlante per conseguire
differenti oggetti perlocutivi: rinforzare o proteggere l’immagine sociale dell’interlocutore da una parte e
dall’altra esprimere che il parlante lo considera degno di far parte del gruppo o della classe sociale alla
quale egli appartiene. Questa forma di solidarietà può essere designata con il termine in-group solidarity
(solidarietà di gruppo). A livello metalinguistico si tratta fondamentalmente della strategia che consiste
nell’evitare conversazioni su argomenti controversi, come su un complemento positivo, ossia, la strategia
che consiste nel trattare temi di interesse personale.

Le principali strategie linguistiche sono la ripetizione empatica delle parole dell’interlocutore, la referenza
pseudoinclusiva e la referenza indiretta.
INTRODUZIONE ALLA PRAGMATICA

Brown & LEvinson partono dal supposto che tutta la scoietà deve controllare l’aggressività dei suoi membri.
La cortesia presuppone l’esistenza di questo potenziale aggressivo e cerca di contrastarlo per redndere
possibili le buone relazioni sociali. Un altro loro punto di partenza è quello per cui la comunicazione è un
tipo di condotta razionale, che cerca la massima efficacia: la comunicazione è soggetta al principio di
cooperazione di Grice, lo schema socialmente neutro in cui si sviluppaono gli intercambi comunicativi e che
presumono la sua razionalità ed efficacia. La cortesia, la necessità di mantener le relazioni sociali, può
essere una buona ragione per allontanarsi da questo principio.

CONCETTI BASE

Gli individui presentano due proprietà basiche, che servono per spiegare il proprio comportamento
comunicativo:

I) Razionalità. Ogni individuo possiede un moddo di ragionamento che si può definire con
precisione e che lo conduce dai fini ai mezzi necessari per tentare di raggiungerli. È legata al
principio di cooperazione.
II) Immagine pubblica (face). Ogni individuo ha e reclama per se stesso una certa immagine
pubblica, un certo prestigio, che vuole conservare. È legata alla cortesia.

Il concetto di immagine pubblica è la nozione centrale della teoria di Brown &v Lecinson. La cooperazione
tra i parlanti si basa precisamente sul presupposto condiviso per cui l’immagine pubblica è vulnerabile e che
la si deve proteggere e che mantenerla consiste nel non danneggiare o minacciare quella degli altri.

L’immagine pubblica ha due vertenti:

1) Negativa: desiderio di avere libertà di azione, di non subire imposizioni da parte degli altri, di
dominare il proprio territorio.
2) Positiva: desiderio di essere apprezzato dagli altri, e che gli altri condividono gli stessi desideri

La nozione di immagine pubblica è universale e lo sono anche i modi in cui determina i comportamenti
sociali: da una cultura all’altra variano gli elementi particolari che configurano in ogni caso i tratti che
costituiscono l’immagine pubblica desirabile.

IL FUNZIONAMENTO DELLA CORTESIA

Si parte dall’idea che tutti gli individui abbiano la loro immagine pubblica, che tutti la vogliono mantenere in
salvo, e che il buon funzionamento delle relazioni sociali esige il mantenersi intatta l’immagine degli altri. Ci
sono diversi tipi di azioni che creano conflitti di interessi e che mettono in pericolo l’immagine pubblica:
sono le azioni che minacciano l’immagine pubblica (face-threatening acts). In questo caso l’emittente cerca
di attenuare la potenziale minaccia: per lui è necessaria la cortesia.

Il livello della cortesia dipende da tre fattori:

I) Potere relativo (P) del destinatario rispetto al parlante e che costituisce la dimensione verticale
della relazione sociale
II) Distanza sociale (D) che include il grado di familiarità e il contatto fra gli interlocutori che forma
l’asse orizzontale della relazione
III) Grado di imposizione (G) di un determinato atto rispetto all’immagine pubblica.

Sono tutti di natura sociale (l’ultimo dipende dalla considerazione che ogni tipo di atto riceve in ogni
cultura). Il rischio potenziale che comporta una determina azione che minaccia l’immagine pubblica (AAIP)
si calcola: AAIP)x = (D+P+G)x . I tipi di strategie e le circostanze che determinano la selezione di una o
dell’altra possono essere rappresentati nello schema di Brown & Levinson (1987). Tali possibilità di
strategia sono:

i) Aperta e diretta (on recordo, without redress)


ii) Aperta e indiretta, con cortesia positiva (on record, with redress, with positive politeness)
iii) Aperta e indiretta, con cortesia negativa (on record, with redress, with negative politeness)
iv) Mascherata (off record)
v) Evitare l’azione che minaccia l’immagine pubblica

Una strategia è aperta quando l’emittente esprime chiaramente il suo desiderio di rendere partecipe
l’interlocutore della sua intenzione senza celarla. È diretta o senza compensazioni quando non c’è nessuna
intenzione di contrastare il danno potenziale. La strategia aperta e diretta consiste nell’esprimersi
letteralmente, seguendo le massime di Grice: essere chiari, concisi e non ambigui; per questo questa
strategia è spesso usata in situazioni in cui sono decisive la rapidità e l’efficacia.

Nelle strategie indirette (o con compensazioni) l’emittente non esprime direttamente la sua intenxione,
cerca invece di compensare o riparare al possibile danno o minaccia all’immagine pubblica che implica la
realizzazione di un determinato atto. Le compensazioni possono essere attuate tramite un tipo di cortesia
orientata a l’immagine pubblica positiva sia come all’immagine pubblica negativa.

La strategia aperta, indiretta e con cortesia positiva si basa sull’espressione di apprezzamento verso il
destinatario e i suoi desideri e nella similitudine di questi desideri con quelli dell’emittente. Vuole essere
una dimostrazione di intimità, familiarità e amicizia. La cortesia positiva si può esprimere con nomignoli,
battute e scherzi che rafforzano la conoscenza degli interlocutori.

La strategia aperta, indiretta e con cortesia negativa si basa sull’espressione di un atto realizzato che non
pretende limitare la libertà dell’azione del destinatario. Si esprime con il condizionale, le forme
interrogative, formule come per favore, il passato, verbi impersonali. Le strategie si orientano
principalmente in tre direzioni: non limitare la libertà di azione del destinatario, scusarsi e offrire
compensazioni per la possibile limitazione, distanziarsi dalla responsabilità di aver fatto la richiesta.

Con la strategia mascherata l’emittente pretende mascherare o dissimulare la sua vera intenzione, vuole
evitare che gli venga attribuita la responsabilità di aver realizzato un atto minaccioso, lascia al destinatario il
compito di decidere come interpretarlo. L’emittente si riserva la possibilità di non impegnarsi
nell’interpretazione più minacciosa dell’enunciato e di potersi rifugiare in un’altra. Vengono utilizzati mezzi
come la generalità assoluta, la descrizione di una situazione, ma di fatto può mascherare una richiesta o un
rimprovero. La violazione delle massime di Grice, come la generazione delle implicature, è spesso il
meccanismo impiegato.

L’immagine pubblica appare come qualcosa di straordinariamente debole e vulnerabile, sempre sottoposta
a potenziali aggressioni, continuamente minacciata da atti a volte insignificanti e che devono
continuamente essere riparati. Le strategie di cortesia esistono, i parlanti le utilizzano in modo sistematico
per assicurare o modificare lo statuto delle loro relazioni sociali. La tendenza a salvaguardare la propria
immagine pubblica da possibili aggressioni può essere vista come un tipo di universale sociologico che fa
pressione sulle strutture linguistiche: le pressioni sociali sul sistema linguistico si presentano sotto forma di
estensioni del significato e implicature che tornano sulla forma.

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