Sei sulla pagina 1di 32

Capitolo 8:

Esercizi risolti

26
STRUTTURA

ESERCIZIO 1

Per le strutture cristalline FCC e BCC i siti interstiziali che possono essere occupati da atomi di impurezze
sono localizzati al centro di ognuno degli spigoli della cella unitaria. Calcolare il raggio r di un atomo di
impurezza che può occupare esattamente uno di questi siti per ognuna delle due strutture cristalline in
funzione del raggio atomico R dell’atomo della cella. Per quale delle due strutture cristalline si ha r
maggiore?

Risoluzione

R R R R
2r 2r

a
a

FCC BCC

Le figure mostrano gli atomi della faccia (100) delle celle unitarie FCC e BCC.

Reticolo FCC: il diametro r dell’atomo interstiziale è dato da

2r  a - 2  R (1)

e poiché nel reticolo FCC la costante reticolare a e R sono legate dalla relazione seguente

a  2R 2 (2a)

risolvendo rispetto a r si ottiene

r
2R  2  2 R
2
 R  
2  1  0.41  R

Reticolo FCC: vale ancora la (1) mentre la (2a) diventa

4R
a (2b)
3
da cui

4  R/ 3  2  R  2 
r  R   1  0.155  R
2  3 

27
28
DIAGRAMMI DI FASE

ESERCIZIO 2

Si consideri 1 Kg di una lega per saldature 50:50 Pb-Sn (vedi figura).


a) A che temperatura appare il primo solido per raffreddamento?
b) Qual è la prima fase solida che si forma e qual è la sua composizione?
c) A che temperatura la lega solidifica completamente?
d) In che quantità sarà trovata una fase proeutettica nella microstruttura?
e) Com'è distribuito lo stagno nella microstruttura a 182°C?
Per una temperatura di 200°C determinare per la stessa lega (i) la varianza (ii) le fasi presenti, (iii) le loro
composizioni, (iv) le loro quantità relative espresse in peso percentuale. Ripetere i quesiti precedenti per
una temperatura di 100°C.

Risoluzione

Questo è un esempio di diagramma di fase eutettico binario con limitata solubilità allo stato solido, tipico
delle leghe per saldatura. Con il 60% di Sn (corrispondente alla composizione eutettica) si ha la
temperatura più bassa a cui si ha la presenza di fase liquida.

29
a) A circa 215 °C.

b) La soluzione solida  con composizione di circa il 16% in peso di Sn. Questo solido è detto
proeutettico . Diminuendo la temperatura la composizione della fase solida varia dal 16% al 18.3% di Sn
a 183°C seguendo la curva del solidus. Analogamente la composizione del liquido varia da 50% a 61.9% di
Sn.

c) Alla temperatura dell’eutettico, cioè a 183 °C (il liquido rimasto solidifica seguendo la trasformazione
eutettica)

d) La fase proeutettica è quella formata appena al di sopra di 183 °C. La quantità è data dalla regola della
leva inversa:

xL  x
m  1Kg   61.9  50  0.273kg  273 g
x L  x 61.9  18.3

Completata la trasformazione eutettica a 183°C la lega è quindi costituita da fase proeutettica 1 e da


miscela eutettica di fase  (18.3% Sn) e  (97.8% Sn).

e) Si trovano le due fasi  e  nelle quantità

x  x 97.8  50
m   1000 g    601g
x   x 97.8  18.3

x  x 50  18.3
m   1000 g    399 g
x   x 97.8  18.3

Tuttavia 273g della fase  sono costituiti da fase proeutettico  e per differenza troviamo la quantità di
eutettico 
meut  m  mproeut  601g  273 g  328 g

Riassumendo, vi è la presenza di Sn nelle fasi  e  con la seguente composizione:


-  proeutettico ed eutettico (18.3% Sn)
-  eutettico (97.8% Sn)

La quantità in peso è data dalla frazione in peso in ogni fase per la quantità di ogni fase:
Sn in proeutettico : 0.183 · 273 = 49.9g
Sn in eutettico : 0.183 · 328 = 60.0g
Sn in eutettico : 0.978 · 399 = 390.1g

In totale si hanno infatti 49.9g + 60.0 + 390.1g = 500g di Sn (la lega era al 50% di Sn in peso).

Alla temperatura di 200°C:

i) la varianza è V=2-2+1=1

ii) le fasi presenti sono  e liquido


iii) La composizione di  è del 17% circa di Sn in peso.
1
Il termine proeutettico  è usato per distinguere la fase  che si forma per temperature superiori alla temperatura eutettica dalla
fase  che si forma alla temperatura eutettica.

30
La composizione del liquido è del 56% circa di Sn in peso

xL  x 56  50
iv) m%    100   100  15.4%
x L  x 56  17
x  x 50  17
m% L   100   100  84.6%
x L  x 56  17

Alla temperatura di 100°C:

i) la varianza è V=2-2+1=1

ii)  e 

iii) La fase  è circa il 5% di Sn, La fase  è circa il 99% di Sn

x  x 99  50
iv) m%    100   100  52.1%
x   x 99  5

x  x 50  5
m%    100   100  47.9%
x   x 99  5

ESERCIZIO 3
Qual è la concentrazione di Cu (% in peso) in una lega eutettica del sistema binario Cu-Ag? Come varia la
composizione del liquido durante la solidificazione di una lega contenente il 20% in peso di Cu? Quali fasi
si osservano ad una temperatura leggermente inferiore a quella di completa solidificazione?

xx

31
Risoluzione

La concentrazione è 100-71.9=28.1% in peso di Cu.


A circa 820°C comincia a formarsi il primo solido (). Al diminuire della temperatura il solido  ed il
liquido modificano la propria composizione e si arricchiscono in Cu; la quantità di solido aumenta e a
779°C il liquido residuo ha la composizione eutettica, mentre il solido ha la composizione x1.
Ad una temperatura di poco inferiore a 779°C (temperatura di completa solidificazione) si osserva la
presenza delle fasi  e . La fase  è presente sia come grani proeutettici (grani di fase  formati a
temperature >779°C) che come grani eutettici, più piccoli, mentre la fase  è presente solo come grani
eutettici.

ESERCIZIO 4
2 Kg di una lega 85:15 Pb-Sn (vedi figura) sono scaldati a 200°C, temperatura alla quale la lega è
totalmente costituita da una soluzione solida . La lega deve essere fusa i modo tale che il 50% del
materiale sia liquido e la parte rimanente sia costituita da fase . Questo risultato si può ottenere o
scaldando la lega o modificandone la composizione mantenendo la temperatura costante.
a) A che temperatura bisogna scaldare il campione, mantenendone inalterata la composizione?
b) Come deve essere modificata la composizione della lega (espressa in % in peso di Sn) per ottenere
lo stesso risultato?

32
Risoluzione

a) Muovendosi verticalmente alla composizione data nella regione +liquido si ha il 50% di fase liquida a
circa 275 °C.

b) A 200°C e entro la regione +L si ha:


x=0.17
xL=0.56

ossia la composizione è rispettivamente 17%Sn-83%Pb e 56%Sn-44%Pb


Sia x0 la nuova composizione della lega tale che m=mL=0.5x2Kg=1Kg. Quindi

x L  x0
m   2 Kg   0.56  x0 2  1Kg
x L  x 0.56  0.17

che risolta rispetto a x0 fornisce x0 = 0.365, ossia una composizione avente il 36.5% in peso di Sn.

33
ESERCIZIO 5

Dal diagramma di fase di equilibrio del sistema binario Ni-Cu determinare:


a) il punto di fusione del Ni
b) la solubilità del Cu nella fase solida Ni a 1000°C
Data una lega avente il 53% in peso di Ni, determinare:
c) le temperature di liquidus e solidus
d) le percentuali di fasi presenti a 1200°C
e) le percentuali di fasi presenti a 1300°C

Tl

Ts

xl x xs

Risoluzione:

a) Il Nickel fonde a 1453°C (punto C in figura)


b) La solubilità arriva al 100% perché a 1000°C siamo nella regione monofasica in cui Cu e Ni hanno
completa solubilità allo stato solido.
c) Le due temperature sono 1320°C e 1275 rispettivamente (Tl e Ts in figura)
d) 100% fase solida (soluzione solida)
e) A 1300°C sono presenti le fasi liquide e solide (linea connodale blù) che hanno rispettivamente le
composizioni xl = 0.45 e xS = 0.58 (linee blù verticali), come si può leggere dal grafico. Detta
x=0.53 la composizione di partenza della lega, dalla regola della leva inversa si hanno le seguenti
frazioni di fase liquida (l) e solida (s):

34
xs  x 0.58  0.53 x  xL 0.53  0.45
l   0.38 s   0.62
x S  x L 0.58  0.45 x S  x L 0.58  0.45

ESERCIZIO 6

Selezionare un materiale refrattario nel sistema NiO-MgO che possa essere fuso a 2600°C ma non fonda
qualora venga posto in servizio a 2300°C.
Quante moli di MgO devono essere aggiunte a 1Kg di NiO per produrre un ceramico che contenga 25 %
molare di solido alla temperatura di 2400°C?
(N.B. 1Kg di NiO corrisponde a circa 13.4 moli)

Risoluzione

Il materiale dovrà possedere una temperatura di liquidus inferiore a 2600°C e di solidus superiore a
2300°C. Quindi la percentuale in moli di MgO dovrà essere rispettivamente inferiore al 65% circa e
superiore al 50%.
Dette xL e xS le composizioni rispettivamente del liquido e del solido a 2400°C, pari rispettivamente a 36%
e 63% (come si deduce dal diagramma), il materiale che alla temperatura di 2400°C possiede il 25% di
fase solida ha una composizione x tale che
x  xL x  36
  0.25
x S  x L 63  36
da cui x = 43%, ossia il materiale deve contenere il 43% di moli di MgO e il 57% di moli di NiO.
Quindi, poiché le moli di NiO MNiO =13.4 costituiscono il 57 % della lega, le moli di MgO M MgO da
aggiungere si ottengono dalla seguente proporzione:

13.4 M MgO
  M MgO  10.1
57 43

35
ESERCIZIO 7

Con riferimento al seguente diagramma di fase descrivere il sistema contenente il 40 % in peso di Pb alle
temperature di 300, 550 e 650 °C, indicando le fasi presenti, le loro composizioni e la loro quantità
relativa. Per la stessa composizione descrivere l’evoluzione microstrutturale al raffreddamento a partire da
650 °C.

Risoluzione

Il diagramma è caratterizzato dalla presenza di un composto stabile (Mg 2Pb) che fonde congruentemente a
circa 550 °C. Il diagramma può perciò essere considerato come l’unione dei due diagrammi di fase Mg-
Mg2Pb e Mg2Pb-Pb, entrambi rappresentativi di sistemi a parziale miscibilità. La composizione oggetto
dell’esercizio, 40 % di Pb, si colloca nel diagramma Mg-Mg 2Pb ed è perciò a questo che si deve rivolgere
l’attenzione.

A 300 °C il sistema è tutto solido e presenta due fasi, una costituita dalla soluzione solida  di
composizione 17 % in peso di Pb – 83 % in peso di Mg, l’altra costituita dal composto Mg 2Pb (circa 81 %
di Pb). La quantità relativa è data dalla regola della leva inversa:

x Mg 2 Pb  x 81  40
   0.64 Mg 2 Pb  1  0.64  0.36
x Mg 2 Pb  x 81  17

Perciò, il 64 % in peso è costituito da fase , mentre il restante è costituito dal composto Mg2Pb.

36
A 550 °C il sistema è ancora bifasico, ma in questo caso una fase è liquida, con composizione 52 % in peso
di Pb – 48 % di Mg, l’altra è soluzione solida  di composizione 22.5 % in peso di Pb – 77.5 % in peso di
Mg. Anche in questo caso si applica la regola della leva inversa per conoscere le quantità relative delle due
fasi:

xL  x 52  40
   0.41 L  1  0.407  0.59
x L  x 52  22.5

Il 41 % (circa) in peso è costituito da fase , mentre il restante è costituito da fase liquida.

A 650 °C il sistema è tutto in fase liquida omogenea di composizione 40 % in peso di Pb.

A partire da questo stato, in fase di raffreddamento si osserva la prima formazione di solido costituito da
poco più del 12 % in peso di Pb, alla temperatura di circa 590 °C. Attraversando il campo bifasico solido-
liquido la fase solida aumenta di quantità ed aumenta anche il suo contenuto di piombo. Allo stesso tempo
diminuisce la quantità di liquido, che va anch’esso arricchendosi in piombo.
Alla temperatura di circa 570 °C il sistema entra nel campo monofasico della soluzione solida e vi rimane
fino a circa 550 °C. Perciò, tra 570 e 550 °C il sistema è costituito unicamente da grani di soluzione solida
 di composizione costante, uguale a quella del liquido di partenza.
Al di sotto di circa 550 °C si formano i primi cristalli di Mg2Pb, che vanno aumentando in quantità al
calare della temperatura. Contemporaneamente la soluzione solida diminuisce in quantità e la sua
composizione varia con un progressivo impoverimento in piombo, fino a diventare Mg quasi puro in
prossimità della temperatura ambiente.
A temperatura ambiente la microstruttura è perciò costituita da grani di magnesio quasi puro e grani di
Mg2Pb.

37
ESERCIZIO 8

Un ceramico refrattario può essere ottenuto da argilla refrattaria scaldando il materiale grezzo caolinite,
Al2(Si2O5)(OH)4, eliminando l'acqua di idratazione. Determinare (i) le fasi presenti, (ii) le loro
composizioni, (iii) le loro quantità per la microstruttura risultante sotto la temperatura eutettica.

i)
La formula della caolinite può essere riscritta nel modo seguente:

Al2 (Si2O5)(OH)4 = Al2O3·2SiO2·2H2O

Al riscaldamento si ha eliminazione di acqua:

Al2O3·2SiO2·2H2O  Al2O3·2SiO2 + 2H2O 

La composizione del solido rimanente è:

molAl2 O3 1
mol % Al 2 O3   100   100  33.3%
molAl2O3  molSiO2 1 2

Con questa composizione nel diagramma si è nella regione a 2 fasi, SiO2 + mullite (sotto la temperatura
eutettica).

ii)
La fase SiO2 è costituita dal 100% di silice, la fase mullitica da 58% mol di Al2O3.

iii)
Quantità di SiO2:

38
x mull  x 58  33.3
mol % SiO2   100   100  42.6 mol %
x mull  x SiO2 58  0

Quantità di mullite:

x  x SiO2 33.3  0
mol % mull   100   100  57.4 mol %
xmull  x SiO2 58  0

39
DIFFUSIONE

ESERCIZIO 9

Una lastra di ferro BCC spessa 2 mm è stata esposta ad una atmosfera di gas carburizzante da una parte e
ad una atmosfera decarburizzante dall’altra ad una temperatura di 675°C. Dopo aver raggiunto lo stato di
equilibrio, il ferro è stato velocemente raffreddato a temperatura ambiente. La concentrazione di carbonio
sulle due superfici della lastra è stata determinata essere 0.015 e 0.0068 % in peso. Calcolare il coefficiente
di diffusione se il flusso diffusivo è 7.36x10-9 Kg/m2·s.
Suggerimento: usare l’equazione seguente per convertire le concentrazioni da peso percentuale a Kg/m 3
di C



C1


"
C1  
 C1
 
 1



C


C"   2
2
 C1
 
 1

Risoluzione

CA CA=0.015%
CB=0.0068%
XA=0
CB XB=2x10-3 m
C=2.25 g/cm3
Fe=7.87 g/cm3
xB=2mm x

Dalla conversione delle concentrazioni da peso % a Kg/m3 si ottiene:



 C


C "
 
C
C
C

C


 C

quindi le concentrazioni di C in A e B sono rispettivamente:



 0.015
C "

A
 0.015 99
 
 2.25 g / cm 3 7.87

40


 0.0068
C" 
B
 0.0068 99.9
 
 2.25 g / cm 3 7.87 g

Per determinare il coefficiente di diffusione si usa l’equazione di diffusione in condizioni stazionarie (1 a


legge di Fick):

dC
J  D
dx

in cui D è il coefficiente di diffusione, J il flusso di corrente di atomi e dC/dx il gradiente di


concentrazione. Nel nostro caso:

x B  xA Kg  2  10 3 m  11 m
2
D  J  7.36  10 9 2     2.3  10
CB  CA m  s  0.535 Kg / m 3  1.18 Kg / m 3  s

ESERCIZIO 10

Determinare il tempo di carburizzazione necessario a raggiungere una concentrazione di C di 0.3 % in peso


a 4 mm dalla superficie in una lega ferro-carbonio che inizialmente contiene una concentrazione di C di 0.1
% in peso. La concentrazione superficiale deve essere mantenuta allo 0.9 % di C (in peso) e il trattamento
deve essere condotto a 1100°C. Usare i dati di diffusione per -Fe in tabella.

Risoluzione
Nella maggior parte delle situazioni pratiche si incontra il fenomeno della diffusione in condizioni non
stazionarie in cui il flusso diffusivo J e il gradiente di concentrazione C variano nel tempo.

CS C0=0.1% al tempo t=0 e per 0<x<


CX=0.3% al tempo t e per x=xB=4mm
Cx CS=0.9% per x=0
C0 T=1100°C
x

0 xB=4mm x

L’equazione che descrive il processo è la seconda legge di Fick

C   C 
 D 
t dx  x 

che nel caso in cui D sia indipendente dal tempo diventa:

41
C  2C
D 2
t x
(1)

Nel caso praticamente importante in cui:


- il solido si possa supporre semi-infinito ossia nessun atomo che diffonde raggiunge la superficie
opposta (praticamente si può supporre che ciò avvenga se lo spessore della lastra è l  10 D  t )
- la pressione parziale del gas sorgente delle specie che diffondono viene mantenuta costante

la soluzione della (1) diventa:

C x  C0  x 
 1 - erf  
C s  C0  2 Dt 

in cui
Cx = concentrazione della specie che diffonde allo spessore x dopo un tempo t
z
2
erf(z) = funzione degli errori gaussiana della variabile z: erf  z   e
 y2
dy
 0

Dalla tabella I si ricava:

Tabella I: tabulazione dei valori della funzione degli errori


z erf(z) z erf(z) z erf(z)
0 0 0.25 0.5633 1.3 0.9340
0.025 0.0282 0.60 0.6039 1.4 0.9523
0.05 0.0564 0.65 0.6420 1.5 0.9661
0.10 0.1125 0.70 0.6778 1.6 0.9763
0.15 0.1680 0.75 0.7112 1.7 0.9838
0.20 0.2227 0.80 0.7421 1.8 0.9891
0.25 0.2763 0.85 0.7707 1.9 0.9928
0.30 0.3286 0.90 0.7970 2.0 0.9953
0.35 0.3794 0.95 0.8209 2.2 0.9981
0.40 0.4284 1.0 0.8427 2.4 0.9993
0.45 0.4755 1.1 0.8802 2.6 0.9998
0.50 0.5205 1.2 0.9103 2.8 0.9999

0.30  0.10  x   x 
 1 - erf   da cui erf    0.75
0.9  0.1  2 Dt   2 Dt 

Dall’interpolazione lineare dei valori di erf(z) si ottiene il valore di z corrispondente a erf(z)=0.75

z  0.8 0.75 - 0.7421 x


 da cui z  0.814 
0.85  0.80 0.7707 - 0.7421 2 Dt

e dalla tabella II
42
2 2
 1  4  10 
3
 x 1
t        1.14  105 sec  31.7 h
 2  0.814  D  2  0.814  5.30  10
-11

Tabella II: dati di diffusione

Energia di
Specie Metallo attivazio Valori calcolati
che in cui D0(m2/s) ne
diffonde diffonde
KJ/mol eV/atomo T(°C) D(m2/s)
-Fe 500 3.0x10-21
Fe 2.8x10-4 251 2.60
(BCC) 900 1.8x10-15
-Fe 900 1.1x10-17
Fe 5.0x10-5 284 2.94
(FCC) 1100 7.8x10-16
500 2.4x10-12
C -Fe 6.2x10-5 80 0.83
900 1.7x10-10
900 5.9x10-12
C -Fe 2.3x10-5 148 1.53
1100 5.3x10-11
Cu Cu 7.8x10-5 211 2.19 500 4.2x10-19
Zn Cu 2.4x10-5 189 1.96 500 4.0x10-18
Al Al 2.3x10-4 144 1.49 500 4.2x10-14
Cu Al 6.5x10-5 136 1.41 500 4.1x10-14
Mg Al 1.2x10-4 131 1.35 500 1.9x10-13
Cu Ni 2.7x10-5 256 2.65 500 1.3x10-22

ESERCIZIO 11

Sono dati i coefficienti di diffusione per Ni in Fe a due temperature

T(K) D(m2/s)

1473 2.2x10-15

1673 4.8x10-14

a) Determinare i valori di D0 e l’energia di attivazione Qd.


b) Qual è la grandezza di D a 1300°C (1573°K)?

43
Risoluzione

a)
Dall’espressione
 Q 
D  D 0 exp  d  (1)
 R T 

che fornisce la dipendenza di D dalla temperatura si ha:

Qd
ln D  lnD 0 
R T

In questo caso sono noti


J
D1=2.2x10-15 D2=4.8x10-14 T1=1473 K T2=1673 K, R=8.31
mol  K

 Qd
ln
 1 D  lnD 0 
 R  T1
Dalle due equazioni  per sottrazione si ha
ln D  lnD  Qd
 2 0
R  T2

Qd  1 1
ln D1  ln D 2    
R  T2 T1 

da cui

ln D1  ln D 2 J cal
Qd  R  315700  75500
1/T2  1 / T1 mol mol

quindi risolvendo rispetto a D0 la (1) e inserendo i valori di D1 e T1 si ha:

 Q 
D 0  D1 exp d   3.5  10 4 m 2 / s
 R  T1 

b)
Con i valori trovati di D0 e Qd si ottiene il valore di D alla temperatura di 1573 K dalla (1):

 Q d 
D  D 0 exp   1.1  10 14 m 2 / s
 R T 
 

44
ESERCIZIO 12

Uno strato di 0.5 mm i MgO è depositato tra due lastre di Ni e Ta allo scopo di fornire una barriera alla
diffusione che eviti reazioni tra i due metalli.
A 1400°C ioni Ni diffondono attraverso il ceramico, la cui area è di 4cm 2, verso il Ta. Determinare il
numero di ioni Ni che passano al secondo attraverso il MgO all’equilibrio. Il coefficiente di diffusione del
Ni nel MgO è 9x10-16 m2/s e la concentrazione del Ni è 9.14x1028 atomi/m3.

Risoluzione

Dalla prima legge di Fick


C  0  9.14  10 28 at  m 3 
J  D  (9  10 16 m 2 s 1 )   1.65  1017 at  m  2 s 1
x  0.5  10 3 m 

Il numero di ioni Ni che passano al secondo attraverso il MgO all’equilibrio è quindi

( 1.65  1017 at  m 2 s 1 )(0.0004m2)=6.6x1013 at/sec.

ESERCIZIO 13

Un lato di un foglio sottile di palladio, avente uno spessore di 6 mm, viene esposto ad un gas di idrogeno.
L’idrogeno diffonde attraverso il foglio in modo selettivo verso il lato opposto che viene mantenuto ad una
pressione di idrogeno più bassa e costante. Calcolare l’area necessaria a far diffondere 4.1x10 -3 Kg di
idrogeno in 1 ora a 600°C. Assumere un coefficiente di diffusione di 1.7x10 -8 m2/sec, che la concentrazione
di idrogeno alle due facce sia 2.0 e 0.4 Kg per m 3 di palladio e che siano mantenute le condizioni di stato
stazionario.

Risoluzione

Il flusso diffusivo in condizioni stazionarie esprime la massa m che diffonde attraverso un’area A
perpendicolare in un tempo t
m
J
At

m
L’area cercata è quindi data da A
Jt

Per la prima legge di Fick, il flusso diffusivo è dato da

C ( 2.0  0.4) Kg / m 3
J -D  1.7  10 8 m 2 / sec  4.5  10 6 Kg / m 2 sec
x  6  10 3 m

45
m
che sostituito nell’espressione A  fornisce
Jt

m 4.1  10 3 Kg
A   0.25m 2
J  t 4.5  10 6 Kg / m 2 sec 3600 sec

ESERCIZIO 14

Un foglio di Fe ccc viene esposto ad un’atmosfera di gas carburizzante da un lato e decarburizzante


dall’altro, alla temperatura di 900K. Una volta raggiunto lo stato stazionario le concentrazioni di C sulle
due superfici sono 0.84 e 0.4 Kg/m3. Calcolare il tempo necessario per avere una diffusione di 1.25x10-6
Kg di C in un’area di 0.2 m2, sapendo che il coefficiente pre esponenziale D0=6.2x10-7 m2/sec, l’energia di
attivazione per la diffusione è Ed=80000 J/mole e R=8.31 J/mole K.
Risoluzione

Il coefficiente di diffusione si calcola dalla seguente espressione che ne esprime la dipendenza dalla
temperatura

 E   80000 
D  D 0 exp  d   6.2  10 7 exp  11
  1.4  10 m / sec
2

 R  T   8.31  900 

Il flusso diffusivo in condizioni stazionarie è dato da

C (0.4  0.84) Kg / m 3
J -D  1.4  10 11 m 2 / sec  6.3  10 10 Kg / m 2 sec
x 10  10 3 m

Tale flusso diffusivo in condizioni stazionarie esprime la massa m che diffonde attraverso un’area A
perpendicolare in un tempo t
m
J
At

Il tempo necessario a far diffondere una massa m=1.25x10-6 Kg di C in un’area A=0.2 m2 è quindi data da
m 1.25  10 6 Kg
t   9920 sec
J  A 0.2m 2  6.3  10 10 Kg / m 2 sec

ESERCIZIO 15

Un foglio di acciaio di spessore 2.5 mm viene esposto da entrambi i lati ad una atmosfera di azoto a 900°C,
fino ad ottenere condizioni di diffusione stazionaria. Il coefficiente di diffusione per l’azoto
nell’acciaio a questa temperatura è 1.2x10-10 m2/sec, il flusso diffusivo è pari a 1x10-7 Kg/m2sec e la
concentrazione di azoto alla superficie dell’acciaio posta alla pressione più alta è 2 Kg/m3. A quale
distanza dalla superficie posta alla pressione più alta la concentrazione all’interno del foglio sarà pari a
0.5 Kg/m3? Considerare un profilo di concentrazione lineare.

Risoluzione

46
Detta x tale profondità dalla prima legge di Fick si ha

C
J -D che, sostituendo i valori numerici, fornisce la
x

(2  0.5) Kg / m 3
1  10 -10 Kg/m 2 sec  -1.2  10 10 m 2 / sec in cui x è l’unica incognita ed è data da
(0  x ) m

1.2  10 10 m 2 / sec (2  0.5) Kg / m 3


x  0.0018m  1.8mm
1  10 7 Kg / m 2 sec

47
PROPRIETÀ MECCANICHE E TERMOMECCANICHE

ESERCIZIO 16

Un provino di rame di lunghezza iniziale 305 mm viene sottoposto ad uno sforzo di trazione di 276 MPa.
Se la deformazione è completamente elastica, quale sarà l’allungamento risultante? Il modulo elastico E
per il rame è 110 GPa.

Risoluzione

La deformazione è puramente elastica e sarà quindi legata allo sforzo applicato dalla

=E

L’allungamento, inoltre, è correlato alla lunghezza iniziale del provino mediante la

l i  l0 l
 
l0 l0

Combinando le due equazioni e risolvendo rispetto a l si ottiene

 l  l 0
  E    E da cui l 
 l0  E

Ponendo = 276 MPa, l0 = 305 mm e E = 110 GPa si ottiene

(276 MPa)  (305mm)


l   0.77 mm
110  10 3 MPa

ESERCIZIO 17

Un carico di trazione viene applicato lungo l’asse di simmetria di una barra cilindrica di ottone avente un
diametro di 10mm. Determinare lo sforzo necessario a produrre una variazione del diametro di 2.5x10 -3
mm, ipotizzando che avvenga una deformazione puramente elastica. Il modulo elastico della barra è E=97
GPa e il rapporto di Poisson =0.34.

Risoluzione

Il disegno seguente riporta la deformazione che avviene nella


barra di ottone in seguito all’applicazione del carico di trazione F.
Quando viene applicata la forza F la barra si allunga nella
direzione z e il diametro si riduce di d=2.5 x10-3 mm lungo la
direzione x.
Quindi la deformazione nella direzione x è data da

d  2.5  10 3 mm
x    2.5  10  4
d0 10mm

48
ed è negativa poiché si ha una riduzione di diametro. Per valutare la deformazione lungo l’asse z si utilizza
la

x x  2.5  10 4
  da cui z     7.35  10  4
z  0.34

Lo sforzo applicato è quindi dato dalla legge di Hooke, essendo la deformazione puramente elastica

   z  E  (7.35  10 4 )(97  10 3 MPa)  71.3 MPa

ESERCIZIO 18

Dal seguente diagramma sforzo deformazione di un campione di ottone determinare:


f) il modulo di elasticità
g) il carico di snervamento ad una deformazione permanente di 0.002 (0.2%)
h) il massimo carico che può essere applicato ad un campione cilindrico avente
un diametro iniziale di 12.8 mm
i) la variazione in lunghezza di un campione inizialmente lungo 250 mm soggetto
ad un carico di trazione di 345 MPa
j) considerando un campione cilindrico di questa lega di diametro 20 mm e
lunghezza 200 mm, calcolare la forza di trazione necessaria a causare una riduzione in diametro di
9x10-3 mm. Assumere un valore di 0.35 per il modulo di Poisson.

Risoluzione

a) Il modulo di elasticità è la pendenza della curva nella parte lineare (ossia la parte iniziale). Essa si
ottiene quindi dal rapporto tra la variazione dello sforzo e la corrispondente deformazione

  2   1 (150  0)
E    9375 MPa  93.75 GPa
  2   1 (0.0016  0)

b) É convenzione per determinare con precisione il punto di snervamento costruire una linea retta parallela
alla parte elastica della curva - ad una specifica deformazione di 0.2% (cioè 0.002). Il carico y

49
corrispondente all’intersezione di questa linea con la curva - è definito carico di snervamento. In questo
caso
y  250 MPa

c) Il carico massimo applicabile, ossia la resistenza a trazione, è il carico massimo cui arriva la curva -
(per deformazioni maggiori si forma il collo di strizione e si arriva a rottura). Dalla =F/A (F=forza
applicata, A=sezione del provino) e assumendo dalla figura =450MPa si ha:
2 2
d   12.8  10 3 
F =  · A =  ·  0    =     · 450·106 = 57876 N
 2   2 

d) Dalla figura si ricava la deformazione per  = 345 MPa (punto A in figura):


 = 0.06
Quindi, da l/l0 =  si ha l =  l0 = 0.06  250 mm = 15 mm

e) In seguito all’allungamento elastico dovuto al carico di trazione si ha un restringimento nelle direzioni x,


y laterali perpendicolari al carico applicato (lungo z). Si hanno quindi le deformazioni x e y che, nel caso
in cui lo sforzo applicato sia uniassiale, sono uguali (x=y).
Si definisce rapporto di Poisson
x y
=  
z z

 x d / d 0  9 10 3 / 20
Si ha quindi: z      1.29 10 3
  0.35

Dal grafico, a z = 1.29·10-3 corrisponde  = 115 MPa, da cui la forza da applicare alla sezione A
necessaria a causare la riduzione di diametro voluta è:

F =  · A = 115·106 N/m2 ·  (10· 10-3)2 m2 = 36110 N

ESERCIZIO 19

Determinare la variazione in diametro di un’asta cilindrica di nichel lunga 100 mm e di diametro 8 mm,
scaldata da 20°C a 200°C mentre i suoi estremi sono mantenuti rigidi. Si considerino le seguenti proprietà
del nichel:
E = 207 GPa

x°C -1

Risoluzione

Vi sono due contributi all’aumento di diametro: l’espansione termica d1 e la deformazione laterale di
Poisson d 2 dovuta all’impossibilità di allungarsi e quindi allo stress elastico di compressione che si
instaura.
La dilatazione termica è data da
d1 = d 0   l  T f  T0   d 0   l  T

in cui  l è il coefficiente di espansione termica lineare.

50
Dalla tabella I si ha che  l = 13.3 °C-1·10-6 e quindi

d 1 = 8 · 13.3°C-1·10-6 · (200-20) °C = 0.0192 mm

Per calcolare d 2 si ricorre alla definizione del rapporto di Poisson:

t
  (1)
l

1 l
La deformazione longitudinale  l si ottiene da   ; si ottiene
l T

 l    T f  T0     T
(2)
Da cui, essendo  t  d 2 / d 0 , si ottiene , applicando la (1) e la (2) e risolvendo rispetto a d 2

d 2    d 0   l  T f  T0   0.31·8 · 13.3°C-1·10-6 · (200-20) = 0.0059 mm

L’aumento totale di diametro d tot sarà dato dalla somma

d tot  d1  d 2  0.0192 + 0.0059 = 0.0251 mm

ESERCIZIO 20

Gli estremi di un’asta cilindrica di diametro 6.4 mm e lunga 250 mm sono fissati a supporti rigidi. L’asta
non è soggetta a tensioni a temperatura ambiente (20°C); dopo raffreddamento ad una temperatura di –
40°C è accettabile un carico massimo di trazione, indotto termicamente, di 125 MPa. Con quali dei
seguenti metalli o leghe può essere costruita l’asta: alluminio, rame, ottone, acciaio 1025, tungsteno?
Perché?

10-6   (°C-1) E (GPa)


Lega
23.6 69
Al
Cu 17 110
Ottone 20 97
Acciaio 1025 12 207
W 4.5 407

Risoluzione

Il problema richiede di stabilire per quale materiale il carico di trazione  che si instaura termicamente non
eccede 125 MPa (per un salto termico T=60°C). Dall’equazione che fornisce lo sforzo dovuto alla
dilatazione termica in un provino avente gli estremi montati su un supporto rigido

51
   ET

si ottiene lo sforzo che si instaura per i vari materiali, utilizzando i valori di E e riportati nella tabella
precedente:

Lega  ·E·T (MPa)

Al 98

Cu 112
Ottone 116
Acciaio 1025 149
W 110

Si può osservare che l’asta può essere costruita con tutti i materiali eccetto l’acciaio poiché per essi si
determina uno sforzo <125 MPa.

ESERCIZIO 21

Una lamina spessa di metallo, la cui superficie è smaltata con un sottile strato di vetro, è soggetta a
riscaldamento. Calcolare la massima temperatura alla quale può essere portato il sistema senza che lo
smalto si fessuri, conoscendo i coefficienti di dilatazione termica del metallo e dello smalto, lo sforzo di
rottura del vetro ed il suo modulo di Young.
Si supponga che il sistema sia inizialmente privo di tensioni. Si supponga, inoltre, che lo spessore del
substrato sia sufficientemente elevato, rispetto a quello dello smalto, da poter supporre che la sua
dilatazione non venga influenzata da quella dello strato di smalto.

Dati:
temperatura iniziale: T0=20°C
coefficiente di dilatazione termica del vetro V=8x10-6 °C-1
coefficiente di dilatazione termica del metallo M=2x10-5 °C-1
sforzo di rottura del vetro V=70MPa
modulo di Young del vetro E=40GPa
rapporto di Poisson del vetro =0.3

Risoluzione

Essendo lo smalto vincolato nelle due direzioni della superficie della lamina (vincolo bi-assiale), la
tensione termica cui è soggetto il vetro è data da:

E  E    T E  ( V   M )  T E  ( M   V )  T
    
1  1  1  1 

Imponendo che essa non superi lo sforzo di rottura del vetro si ottiene un salto termico massimo di:

52
  (1   ) 70  106 Pa  (1  0.3)
T    102C
E  ( M  V ) 40  109 Pa  (20  8)  10  6C 1

La temperatura massima alla quale può essere portata la lamina è quindi:

Tmax = T0 + T =20°C + 102 °C = 122 °C

ESERCIZIO 22

Un’asta metallica (diametro 15 mm) i cui estremi sono rigidamente vincolati viene sottoposta ad un salto
termico di +200°C.
La variazione in diametro a cui sarebbe soggetta l’asta non vincolata è di 0.04 mm, il modulo elastico
E=250GPa ed il rapporto di Poisson  = 0.31.
Calcolare la variazione totale di diametro dell’asta vincolata e lo sforzo a cui sarà soggetta l’asta.
Calcolare che valore dovrebbe assumere E affinché lo sforzo non superi 600MPa.

Risoluzione

Da d1 = d 0   l  T ricavo = 13.3x10-6 °C-1

d 2    d 0   z    d 0   l  T  0.31·15 mm · 13.3°C-1·10-6 · 200 = 0.0124 mm

d tot  d1  d 2  (0.04 + 0.0124)mm= 0.0524 mm

   E   l  T = -665 MPa (sforzo di compressione)

600 600
  E   l  T  600 MPa da cui E   225
 l T 13.3  10 6  200

Il valore di E dovrebbe essere quindi minore o uguale a 225 GPa.

ESERCIZIO 23

Si consideri una piastrella ceramica smaltata con un sottile strato di vetro. Lo smalto è stato applicato in
forma di polvere e la piastrella è stata posta in forno, ad una temperatura sufficiente a provocare la
fluidificazione del vetro e la sua omogenea distribuzione sulla superficie. Successivamente la piastrella è
stata raffreddata fino alla temperatura di 20 °C. Sapendo che la temperatura di transizione dello smalto è
450 °C, che i coefficienti di dilatazione termica dello smalto e della piastrella sono, rispettivamente, 10x10 -
6
°C-1 e 7x10-6 °C-1, che il modulo di Young dello smalto è 55 GPa ed il suo rapporto di Poisson è 0.30,
determinare il tipo (compressione o trazione) e l’entità della tensione a cui lo smalto è soggetto. Si
supponga che la variazione dimensionale della piastrella in seguito a cambiamenti di temperatura non sia
influenzata dalla presenza dello smalto.

Risoluzione

53
Lo smalto, deposto sulla piastrella sotto forma di polvere, rammollisce e si distribuisce uniformemente se
scaldato ad una temperatura sufficiente a consentire il flusso viscoso. Al raffreddamento lo smalto subisce
la transizione vetrosa a 450 °C. Al di sotto di questa temperatura esso si comporta come un solido elastico
vincolato a deformarsi, nel piano, come la piastrella alla quale è ancorato. Lo spessore è, invece, libero di
variare. Il vincolo è perciò biassiale. Raffreddandosi, la piastrella si contrae meno di quanto vorrebbe fare
lo smalto, che perciò si pone in trazione. La relazione da applicare è*:

ET 55 x10 9 x (10  7) x10 6 x( 20  450)


    101 MPa
1  1  0,3

* al posto di  si pone la differenza tra i coefficienti di dilatazione termica dello smalto e della piastrella.
Le dimensioni della piastrella non rimangono, infatti, inalterate, ma si riducono per effetto della sua
contrazione.

ESERCIZIO 24

Una sfera di acciaio con un diametro di 12 mm è inserita in una cavità sferica il cui diametro è di 12.1 mm.
Il sistema è alla temperatura di 20 °C. Si immagini che la cavità sia realizzata in un materiale infinitamente
rigido e con coefficiente di dilatazione termica nullo. L’acciaio ha, invece, le seguenti caratteristiche:
 = 12,5x10-6 °C-1; E = 205 GPa;  = 0.31.
Calcolare la temperatura massima alla quale il sistema può essere scaldato senza che la tensione di
compressione nella sfera superi il valore di 230 MPa.

Risoluzione

La sfera deve prima dilatarsi fino a toccare le pareti della cavità. Il salto di temperatura necessario si trova
applicando la definizione di coefficiente di dilatazione termica, :

1 d d 0,1
 da cui T    667C
d 0 T d 0  12 x12,5x10 6

La temperatura alla quale la sfera tocca le pareti della cavità è, perciò,

T = 667 + 20 = 687 °C

Ogni riscaldamento ulteriore comporterà una tensione di compressione nella sfera, che è vincolata a
dilatarsi nelle tre direzioni dello spazio (vincolo triassiale). La tensione è data dalla relazione

ET (1  2 )  230(1  2 x 0,31)


 da cui T     34C
1  2 E 205x10 3 x12,5x10 6

La tensione di compressione raggiungerà il valore di 230 MPa a

T = 687 + 34 = 721 °C

ESERCIZIO 25

54
Fibre di allumina di 20mm sono incorporate in una matrice di alluminio. Assumendo che vi sia un buon
legame tra le fibre e la matrice stimare lo stress termico agente sulle fibre quando la temperatura del
composito aumenta da 25 °C a 250 °C. Dire se lo sforzo cui sono soggette è di trazione o compressione,
sapendo che il coefficiente di dilatazione dell’Al è Al = 2.5x10-5 °C-1 e quello delle fibre di allumina fibra =
6.7x10-6 °C-1. Il modulo elastico delle fibre è Efibra=386 GPa.

Risoluzione

Dalla T si ha che la deformazione della matrice di alluminio è

Al= 2.5x10-5 °C-1 ·(250-25)°C = 0.005625

Poiché la deformazione delle fibre sarebbe invece pari a

fibra = 6.7x10-6 °C-1 · (250-25) °C =0.00151

e quindi inferiore, esse sono sottoposte ad uno sforzo di trazione dato dalla

= Efibra = Efibra (Al-fibra) = Efibra (Al-fibra) T =

= 386x109N/m2· (2.5x10-5 -6.7x10-6 ) °C-1·(250-25) °C =1.6GPa

ESERCIZIO 26

Ordinare i materiali ceramici della seguente tabella secondo la loro resistenza allo shock termico (TSR)
utilizzando i dati forniti nella tabella stessa.

Materiale E (GPa)  f (MPa)  (W/m·K) 10-6   (°C-1)

Vetroceramica 120 241 3.3 6


(Pyroceram)
Zirconia parz.
205 635 2.9 10.1
stabilizzata

Mullite 145 185 6.1 5.7


Pyrex (vetro
64 69 1.4 3.3
borosilicato)

Risoluzione

Il rapido raffreddamento di un corpo fragile (tipicamente un materiale ceramico) può produrre frattura
fragile per shock termico specialmente al raffreddamento poiché si inducono sforzi di trazione superficiale.
La capacità di resistere a brusche variazioni di temperatura dipende da:
- salto termico T
- proprietà meccaniche e termiche del materiale a parità di T
In particolare, in riferimento alle proprietà del materiale, la resistenza è migliore se si hanno:

55
- elevata resistenza a frattura f
- elevata conducibilità termica 
- basso modulo elastico E
- basso coefficiente di espansione termica 

Si può quindi esprimere RST come

 f    f ( N / m2 )   (W / m  K ) W
RST   
E  l E ( N / m2 )   l ( K 1 ) m

La TSR per i materiali citati risulta essere:

Materiale TSR (W/m)

Vetroceramica 1105
(Pyroceram)
Zirconia parz.
890
stabilizzata

Mullite 1365
Pyrex (vetro
457
borosilicato)

ESERCIZIO 27

Il nitruro di silicio (Si3N4) pressato a caldo ha una resistenza teorica di 550 MPa. A causa della porosità
residua sono presenti difetti approssimabili ad una forma ellittica allungata, il cui raggio di curvatura è
stimato essere di 0.005 cm. Il pezzo di Si3N4 in esame dovrebbe sostenere un carico di f = 200MPa. Qual
è la lunghezza massima del difetto tollerata?

E’ noto che la massima intensificazione dello sforzo si verifica in corrispondenza all'apice di un intaglio.
Per uno sforzo  applicato perpendicolarmente all’asse maggiore di una fenditura che si ipotizza avere
forma ellittica esso vale

c
 max  2

Nel nostro caso max=550MPa, 200MPa e =0.005cm, da cui


2
   6 2 
c   max     550 10 N / m   0.005 cm  0.00945 cm

 2   2 200 10 6 N / m 2 

56
ESERCIZIO 28

Determinare la lunghezza della cricca superficiale che può portare a frattura, sotto uno sforzo di 300 MPa,
un acciaio caratterizzato da un valore di KIc di 60 MPa m1/2 ed un ceramico, costituito da nitruro di silicio,
caratterizzato da un valore di KIc di 3.6 MPa m1/2. Per entrambi i casi si assuma un fattore geometrico Y =
1. Si determini poi, nel caso dell’acciaio, lo sforzo che si potrebbe raggiungere senza rischio di provocare
frattura fragile se si assumesse che, in fase di controllo non distruttivo del pezzo, sia stato possibile rivelare
solo cricche di dimensioni superiori a 3 mm, sia nel caso di cricche superficiali, sia con cricche interne
della stessa dimensione.

Risoluzione

a) Si fa ricorso alla relazione


K Ic  Y f
c

da cui
2
1  K Ic 

c 
  Y f 
 

Poiché si tratta di cricche superficiali, c è proprio la lunghezza della cricca.


Sostituendo i valori dati si trova, per l’acciaio:
2
1  60 
c     0.01274 m  12.74 mm
  300 

e per il nitruro di silicio:


2
1  3.6  5
c     4.6 x10 m  46 m
  300 

b) Nel caso di una cricca superficiale di 3 mm la relazione fornisce il seguente valore di sforzo di frattura:
K Ic 60
f    618 MPa
Y c  0.003

Se invece la cricca fosse all’interno del pezzo c sarebbe la semilunghezza, cioè 1.5 mm. In tal caso si trova:
K Ic 60
    874 MPa
f Y c  0.0015

57

Potrebbero piacerti anche